Fabio Ferruci - L'Arte Della Memoria Di Giordano Bruno

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Fabio Ferruci - L'Arte Della Memoria Di Giordano Bruno

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  • COLLANA

    SAGGI PER LANIMA

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  • Fabio Ferrucci

    LARTE DELLA MEMORIA

    Il trattato De umbris idearum rivistodal noto esperto di scienza della memoria

    a cura del dott. Gianni Golfera

    Anima Edizioni

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  • Anima Edizioni. Milano, 2005. Fabio Ferrucci, 2005.

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo(compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i paesi. Per i diritti di utilizzo contattare leditore.

    Direzione: Timoteo FalconeRedazione: Sabrina LescioEditing: Sabrina DelfinoDTP: Jonathan Falcone

    ANIMA s.r.l.Gall. Unione, 1 - 20122 Milanotel. 02 72080619 fax 02 80581864e-mail: [email protected]

    I edizione novembre 2005I ristampa luglio 2006II ristampa luglio 2008III ristampa gennaio 2010III ristampa marzo 2011

    Tipografia ITALGRAFICAVia Verbano, 14628100 Novara (NO)

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  • INDICE

    Presentazione di Guido del Giudice*PrefazioneIntroduzione

    Obiettivi e limiti della ricerca1. Le immagini di memoria prima di Bruno

    1.1. Simonide di Ceo1.2. LArs memoriae classica

    1.2.1. Loratore e la memoria1.2.2. I loci1.2.3. Le imagines: memoria rerum e memoria verborum1.2.4. Punti di vista

    1.3. Metamorfosi medioevali1.3.1. La Ad Herennium, Cicerone e Aristotele1.3.2. Le regulae per le immagini: varianti e corruzioni1.3.3. Due applicazioni della memoria verborum

    1.4. Pietro Tomai1.4.1. Vita di un mnemonista del XIV secolo1.4.2. La Phoenix sive artificiosa memoria1.4.3. Regole e consigli tra plagio e originalit1.4.4. La memoria verborum della Phoenix1.4.5. Tecniche alternative1.4.6. Numeri1.4.7. Codifica e de-codifica

    1.5. Altri contributi1.5.1. I trattati sulla memoria1.5.2. Ars Combinatoria1.5.3. in attesa di una sintesi

    Note2. I Presupposti dei sistemi bruniani

    2.1. Premessa

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  • 2.2. Un alfabeto per (quasi) tutte le lingue2.3. Conseguenze del principio fonetico2.4. Fonetica e diplomazia2.5. Strutturazione dei loci2.6. Verifica dellefficienza dei lociNote

    3. Memoria Vocum Le immagini della prima pratica3.1. Introduzione3.2. Allestimento del sistema3.3. Il principio della associazione arbitraria3.4. Le immagini degli agentes3.5. Il ruolo delle appropriatae operationes3.6. Laggiunta degli instrumenta3.7. Le ruote3.8. Funzionamento del sistema combinatorio

    3.8.1. Sillabe bielementali3.8.2. Sillabe trielementali e oltre: trucchi grammaticali3.8.3. E le altre lingue?

    3.9. Sviluppi3.9.1. Quando i loci non bastano3.9.2. Aesopum et Cimbrum subornari3.9.3. La forza dellabitudine

    Note4. Memoria Terminorum Le immagini della seconda pratica

    4.1. Introduzione4.2. Le ipotesi relative al funzionamento della seconda pratica

    4.2.1. Felice Tocco4.2.2. Frances Amelia Yates4.2.3. Rita Sturlese4.2.4. Ubaldo Nicola4.2.5. Manuela Maddamma

    4.3. Secunda praxis: una alternativa possibile4.4. Ri-allestimento del sistema

    4.4.1. La prima praxis come punto di partenza4.4.2. I vexilla e la dislocazione degli attori4.4.3. Le ruote della secunda praxis

    4.5. Strutturazione della memoria verborum4.5.1. Premessa

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  • 4.5.2. Le immagini degli agentes-inventores e le loro actiones4.5.3. Gli insigna4.5.4. Gli adstantes4.5.5. Le circumstantia4.5.6. Possibilit alternative

    4.6. Funzionamento del sistema combinatorio4.6.1. Memorizzazione verticale4.6.2. Garanzie per la codifica e la de-codifica4.6.3. Sillabe bielementali aperte4.6.4. Sillabe bielementali chiuse4.6.5. Determinazioni accessorie4.6.6. Un problema pratico

    4.7. La secunda praxis e la memoria rerumNote

    5. Conclusioni5.1. Vantaggi e limiti delle pratiche bruniane5.2. Bruno e le mnemotecniche moderne

    5.2.1. Dallarte alla tecnica5.2.2. Trasformazioni e scambi di ruolo5.2.3. La parte per il tutto5.2.4. Il bagaglio culturale dellapprendista5.2.5. Loci atomi5.2.6. Esigenza sistematica e libert

    NoteLA TRADUZIONE DELLA ARS MEMORIAE DEL DE UMBRIS IDEARUM

    Arte della memoria di Giordano BrunoParte PrimaParte Seconda

    I subiectaGli adiectaLo strumento

    Parte TerzaPrima pratica che riguarda la memoria dei suoniStabilit delle ruoteil movimento delle ruote

    Seconda pratica che riguarda i termini semplici per mostare un qualsiasiraggruppamento di diverse sillabe di parole

    Adiecta relazionabili al collo

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  • Oggetti adattabili ai piediDescrizione delle Figure dei Segni Zodiacali, tratte da Teucro Babilonese,che possono essere facilmente utilizzabili per la presente arte

    ArieteToroGemelliCancroLeoneVergineBilanciaScorpioneSagittarioCapricornoAcquarioPesci

    immagini dei pianeti, tratte dai filosofi egiziani e persiani, utilizzabili sia peri luoghi che per i subiecta

    Sette immagini di SaturnoSette immagini di GioveSette immagini di MarteSette immagini del SoleSette immagini di VenereSette immagini di MercurioSette immagini della LunaImmagine del Drago della Luna

    Ventotto immagini delle posizioni della Luna tratte ad uso di questa arteGrande utilit delle immagini precedenti per la memoria delle coseRiguardo alle sillabe in cui la vocale precede la consonanteRiguardo alle lettere liquide e alle terminali poste tra le sillabe o altermine delle stesseLe due grandi invenzioni di questa arte, ed elogio della stessa

    La pratica delle cose rappresentabili con termini incomplessiLa pratica delle cose rappresentabili con termini complessiNote

    Bibliografia ragionata

    Artes memoriae o testi con riferimento allars memoriaeTesti di Giordano Bruno

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  • Altri testiSaggistica sulle artes memoriaeSaggistica su Giordano BrunoAltra saggisticaMnemotecniche moderne

    Figure

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  • RINGRAZIAMENTI

    Un vivo ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questo lavoro:in primis a Paolo Bagni che, oltre ad esserne il relatore, ne stato anche ilprimo convinto sostenitore; al correlatore Walter Tega; a Carlo de Pirro, per gliilluminanti squarci di pensiero; ad Andrea Vivarelli, per le sue prospettivecontrocorrente; allo staff della Policonsult di Bologna, in particolare adAlberto Fasullo, per la loro passione nei confronti delle mnemotecnichemoderne.

    Grazie soprattutto a Giorgio Bassi e a tutto il personale della BibliotecaComunale di Faenza, per il preziosissimo aiuto nelle ricerche bibliografiche enella inesauribile e costante disponibilit dimostratami; grazie anche aGiuseppe Fagnocchi per tutti i libri che mi ha prestato e per tutti quelli chenon gli ho ancora restituito.

    Grazie infine ai miei genitori Agnese e Giovanni per il supporto continuo, amia moglie Giulietta per linfinita pazienza e a mio figlio Federico che,durante la lunga gestazione di questa tesi di laurea, ha avuto tutto il tempo dinascere, imparare a camminare e di cominciare a dare il proprio personale,prezioso contributo alla redazione del testo, nei momenti in cui capitava nelmio studio e trovava il computer lasciato imprudentemente acceso.

    Fabio Ferrucci

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  • PRESENTAZIONE

    di Guido del Giudice*

    lalba. Una carrozza con le insegne papali attende sul sagrato della Chiesa diS. Domenico Maggiore a Napoli. Un frate, piccolo ma solenne nella candidatonaca dellordine domenicano, esce dal cancello laterale del convento e visale, abbandonandosi ancora assonnato sul sedile di velluto. Quel frate Giordano Bruno da Nola. Papa Pio V, cui giunta voce della straordinariaabilit del giovane rappresentante della grande tradizione domenicana nellamemoria artificiale, vuole vederlo allopera.

    A Roma Bruno reciter a memoria, in ebraico, il salmo Fundamenta, dallaprima parola allultima e viceversa. Sar la prima di numerose esibizioni chenel corso della sua vita conceder a papi, imperatori, autorit accademiche edecclesiastiche, con lorgoglio irridente del genio incompreso.

    Ma la Chiesa non tarder a scoprire che la prodigiosa memoria diquelluomo solo la manifestazione esteriore di una straordinaria capacit diintuizione, di una inarrestabile brama di sapere e comunicare, e dovr fare iconti con il suo pensiero corrosivo e ribelle fino alla spavalderia.

    Bruno un grande sensitivo: immerso nellUniverso, convinto di poterabbattere la divisione tra umano e divino. LArs memoriae rappresenta per luiun mezzo per andare oltre lumanit, alla ricerca del vero e dellinesprimibile,per stabilire vincoli, per arrivare alle intuizioni universali partendo dallanatura delle cose.

    Quelle immagini che ognuno di noi pu formarsi autonomamente, unavolta vivificate dalle emozioni, ci connettono automaticamente con la sferadelle idee di cui siamo ombra, umbra profunda, ma a cui fatalmente, comeuna fiamma, tendiamo e da cui dipendiamo in un ciclico alternarsi di ascensoe descenso, dove gli spiriti pervengono alla contemplazione del divinoprincipio e le anime si incarnano, mutando e assumendo il controllo dellamateria e delle forme. Astri, numeri, figure, rinviano tutti alle forze elementaridella natura, operanti in una materia che ha la stessa dignit dello spirito.Bruno avverte tutto ci e cerca di esprimerlo utilizzando con disinvoltura tuttele arti, gli strumenti che il suo tempo riesce ad offrirgli: la magia naturale,lastrologia, la matematica e, appunto, larte della memoria. Egli non si

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  • accontenta per degli artifici lulliani o degli altri mnemonisti precedenti, maelabora, sperimenta, trasforma. Luso delle immagini assume per lui unsignificato che va al di l della semplice correlazione mnemonica e, a partiredalle cosiddette opere mnemotecniche, esso si evolver e accompagnertutto il suo pensiero successivo. Dalle allegorie dello Spaccio agli emblemi deiFurori, fino ai concetti-statue della impressionante Lampas trigintastatuarum, lassociazione parola-immagine si trasforma da semplice tecnica dimemoria a meccanismo di pensiero, che consente di elaborare e confrontare iconcetti per giungere a nuove verit.

    Lo capir, purtroppo, anche Giovanni Mocenigo, il patrizio veneziano chelo attirer nella trappola mortale, consegnandolo allInquisizione. Con ilpretesto di voler imparare lars memoriae, egli mirava in realt adimpadronirsi, pervertendone scopi e significati, dei segreti del vincolo e dellamagia naturale.

    Gianni Golfera salito in carrozza, idealmente, quella mattina e ha preso postodi fronte a Giordano. In quel viaggio da Napoli a Roma ha appreso dalMaestro i segreti della memoria.

    Oggi, a pi di quattro secoli di distanza, grazie a questa opera realizzata daFabio Ferrucci, concede, come Bruno, saggi delle sue doti non comuni,destando, come allora, ammirazione e sconcerto e diffonde, attualizzandola, latecnica della memoria per immagini. Una volta associata alla lettera, alnumero, alla parola, limmagine acquista una forza sua propria, talismanica:da semplice artificio mnemonico si carica di contenuti emozionali. questa lagrande intuizione che Gianni Golfera deve a Bruno e in questo libro ci spiegacome la lettura del De umbris idearum gli abbia fornito gli elementifondamentali per lelaborazione di un personale metodo di memoria(battezzato Gigotec dalle sue iniziali), che egli diffonde quotidianamente,attraverso corsi di insegnamento e dalle pagine del sito www.gigotec.com.Forte della padronanza tecnica della materia, egli ci propone una rivisitazionedinamica del De umbris, in cui coniuga la divorante curiosit dellosperimentatore allammirazione devota per il Maestro. Si tratta di un esempioeclatante di rivitalizzazione di un testo attraverso la sua applicazione pratica.Leffetto che ne sortisce quello di una illuminazione dei passi pi esoterici eapparentemente incomprensibili del testo bruniano e la suggestione dei vastiorizzonti applicativi dei suoi insegnamenti. Il libro, partendo dallanalisi dellefonti, ripercorre il cammino compiuto dal Nolano e chiarisce le tecniche da lui

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  • utilizzate e sviluppate, dimostrando come larte della memoria non sia unostrumento obsoleto, ma un sistema ancora attuale e fecondo di applicazioni,cui le sorprendenti capacit di Golfera, restituiscono quellutilit pratica che iltempo gli aveva sottratto. Il suo commento presenta un fascino particolareproprio perch si avverte lentusiasmo di chi quello strumento lo utilizzaquotidianamente e vuole saggiarne e svilupparne le potenzialit. Al giornodoggi, mezzi come il computer sembrerebbero rendere superflua questatecnica, se essa non celasse qualcosa di ben pi importante e sostanziale. Siscopre il velo di unarte che va molto al di l della semplice abilitmnemonica, arrivando a stabilire contatti e vincoli con la natura e conlassoluto.

    In appendice al libro viene proposta la traduzione dellArs memoriae (checostituisce la seconda parte, quella pratica, del De umbris), realizzata daFabio Ferrucci, in sintonia con le intuizioni di Golfera e colpevolmenterimasta nel cassetto fino ad oggi. Quando Gianni me la sottopose, cinque annifa, mi si rivel subito superiore alle altre allora disponibili, che risultavano, inmolti punti, del tutto incomprensibili e oscure, perch non ne era stata capitalapplicazione pratica. Siamo certamente disposti a sorvolare benevolmente suqualche audacia interpretativa, in cambio della soddisfazione di poter eseguireoperativamente le istruzioni che Bruno impart ad Enrico III di Valois, cui iltesto era dedicato. Soltanto recentemente Nicoletta Tirinnanzi ha realizzato perledizione delle Opere mnemotecniche, diretta da Michele Ciliberto, unanuova traduzione, in cui al rigore filologico si accompagna quellacomprensione dellutilizzo pratico dellarte, che le era mancata in ampi tratti diun suo precedente tentativo.

    Il libro a cura di Golfera costituisce pertanto un prezioso strumentointroduttivo, indispensabile a chi voglia davvero imparare ad utilizzare il suometodo con la piena conoscenza delle basi teoriche e storiche e, soprattutto, laconsapevolezza di quanto, anche in questo campo, si debba al geniostraordinario di Giordano Bruno. Al di l delle eccezionali capacitmnemoniche di cui fa sfoggio e che deve a doti innate, coltivate e perfezionatefin dallinfanzia con continuit e tenacia, Gianni Golfera si rivela, dunque, uninterprete bruniano valoroso e appassionato, che ci restituisce, illuminandonela praxis, il senso vero della straordinaria eredit del Nolano.

    * Curatore del sito internet www.giordanobruno.info, ha dedicato a Giordano Bruno due suggestivi saggi: WWW.GiordanoBruno (2001) e il recente La coincidenza degli opposti (2005).

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  • PREFAZIONE

    Dopo aver passato sedici anni della mia vita a ricercare, studiare, sperimentareed insegnare i misteri della memoria sono riuscito a portare il mio nome nelletelevisioni e nei giornali di tutto il mondo.

    Tutto questo nulla ha a che vedere con la vanit dellaffermazione ne tantomeno con il desiderio di conquista.

    Tutto ci che ho fatto stato animato dal desiderio di migliorare la qualitdi vita delle persone che frequentano i miei corsi e di aiutare il progressoscientifico attraverso i miei esperimenti e le mie dimostrazioni.

    Molte volte mi stato chiesto quale fosse lorigine delle mie capacit ecome sono cominciate le mie ricerche Voi, in questo momento, e per laprima volta, avete tra le mani questa risposta, la risposta in queste pagine.

    In effetti le mie ricerche affondano le radici nellantica Scienza dellaMemoria espressa da Giordano Bruno e riportata in queste pagine.

    Se credessi di potervela insegnare unicamente con questo libro sareipresuntuoso ma sarei ingenuo a credere che nessun beneficio possa derivaredalla sua lettura.

    Avere una buona memoria serve a garantire una qualit di vita superiore.Avanzamenti di carriera, successo negli studi e stima professionale sono

    solo la minima parte di quello che si pu ottenere migliorando la propriamemoria.

    In tutti questi anni ho insegnato come potenziare la memoria a Deputatidella Camera, dirigenti di Poste Italiane, manager, imprenditori, studenti, vip,bambini, traumatizzati cranici, persone disabili e persone con disturbinellapprendimento.

    Queste esperienze mi hanno insegnato moltissimo, ho capito che tutto ciche desideriamo dalle nostre facolt mentali, noi possiamo raggiungerlo!Lintelligenza poca cosa se paragonata alla volont e dopo aver visto chetutti ma proprio tutti, se solo lo vogliono possono raggiungere con il miosistema dei risultati superiori ad ogni aspettativa, sono giunto alla conclusioneche anche tu, tu che leggi, meriti una qualit di vita superiore ed io tiaccompagner alla sua ricerca attraverso la migliore risorsa che luniversoabbia mai generato: la tua memoria e la tua intelligenza.

    Queste due realt inscindibili possono portarti a dei risultati cos eccellentida superare ogni mio tentativo di descrizione.

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  • Tutto quello che ti serve un po di fiducia in te, un minimo di volont edil desiderio di migliorare, a tutto il resto provvederanno i miei insegnamentiper migliorare la memoria attraverso una miglior attivit cerebrale eneurologica; in altre parole imparerai ad usare in modo ottimale le tue capacite ti sorprenderai quando ti renderai conto che gli unici confini che abbiamosono le nostre insicurezze.

    Non mi resta che augurarti una buona lettura ed una vita piena di successoe di ricordi meravigliosi.

    Ringrazio moltissimo Fabio Ferrucci per aver contribuito alla realizzazionedella presente opera.

    FraternamenteGianni Golfera

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  • INTRODUZIONE

    Noi, in unocchiata, percepiamo: tre bicchieri su unatavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini duna

    pergola. Sapeva le forme delle nubi australi dallalba del30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la

    copertina marmorizzata dun libro che aveva visto unasola volta, o con le spume che sollev il remo, nel Rio

    Negro, la vigilia della battaglia di Quebraco. Questiricordi non erano semplici: ogni immagine visiva eralegata a sensazioni muscolari, termiche, ecc. Poteva

    ricostruire tutti i sogni dei suoi sonni, tutte le immaginidei suoi dormiveglia. Due o tre volte aveva ricostruito

    una giornata intera; non aveva mai esitato, ma ogniricostruzione aveva chiesto unintera giornata. Mi disse:

    Ho pi ricordi io da solo, di quanti non ne avranno tuttigli uomini insieme, da che mondo mondo.

    J.L. Borges, Funes o della memoria in Tutte le opere, cit.

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  • OBIETTIVI E LIMITI DELLA RICERCA

    Il De umbris idearum di Giordano Bruno, pubblicato a Parigi nel 1582 pressola stamperia di Gilles Gourbin, si inserisce nella vasta schiera di trattati, scritti,sistemi, metodi o semplici stratagemmi che vanno sotto il nome comune diarti della memoria o, come diciamo noi pi modernamente,mnemotecniche, anche se questultimo termine da un lato porta in squalcosa di riduttivo rispetto allidea di ars che tali pratiche hanno avuto nelpassato, dallaltro sta pi ad indicare dei trucchi usati sporadicamenterispetto a quello che un vero e proprio modus cogitandi completamentediverso dal nostro, a tutti i livelli, per mezzo del quale pu operare una menteeducata alla ars memoriae.

    Se larte della memoria qualcosa di estremamente lontano dal nostromodo di pensare, nel passato, senza la stampa, con poche possibilit didisporre di carta per prendere appunti, battere a macchina una conferenza ocurare la stesura di unorazione, una memoria educata era di vitale importanzaper certe figure professionali quali oratori, uomini politici, giuristi,predicatori, letterati, studiosi e docenti. Oggi, al contrario, ci troviamoquotidianamente bombardati da unenorme quantit di dati e informazioni, eper dobbiamo preoccuparci ben poco ai fini di una loro memorizzazione,poich si tratta di informazioni che saranno sempre e comunque recuperabilisu un libro, in un archivio, in una biblioteca, allinterno di un cd rom o di unabanca dati magari consultabile via internet senza neppure uscire di casa.

    Parallelamente a questo fenomeno di aumento della quantit diinformazioni e del suo stoccaggio stabile su supporti pi o menopermanenti, abbiamo avuto, nel nostro secolo, un mutamento radicaledellapproccio didattico scolastico che, allapprendimento di dati in manieramnemonica, ha contrapposto la comprensione personale dei concetti: aduno scolaro oggi viene richiesto di capire, piuttosto che di ricordareletteralmente; pi importante, ad esempio, comprendere le cause che hannoportato alla fine dellImpero Romano piuttosto che memorizzare nomi e datedi tutti gli ultimi imperatori. Ricordare a memoria non mi serve a nulla,giacch posso trovare tutte le informazioni di cui ho bisogno su unaenciclopedia: cos diceva Albert Einstein. In questo modo lapprendimentomnemonico ha assunto a poco a poco una connotazione negativa, di

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  • ripetizione pedissequa a pappagallo, in contrapposizione alla rielaborazionepersonale e ad una comprensione concettuale pi profonda.

    Lars memoriae, dal canto suo, si trasformata in una tecnica, inmnemotecnica appunto, senza pi la pretesa di essere un modo di dare sensoalla realt ed interpretare il mondo, bens ridotta a dei pratici metodi epresentata ai corsi di formazione dei manager dazienda in abbinamento alletecniche di lettura veloce, oppure vistosamente pubblicizzata agli studentiuniversitari come mezzo per sveltire e rendere pi efficiente la preparazionedegli esami. Allo stesso tempo gli artisti della memoria sono divenutifenomeni da baraccone o dei campioni di quiz televisivi, nel caso in cui ed la migliore delle ipotesi le loro facolt derivino da arte ed esercizio, oppuresono stati considerati dei veri e propri casi clinici, studiati da neuro-psicologi e psichiatri quando invece mostrano di essere in grado di ricordaremolto, moltissimo, o addirittura tutto, come il Funes borgesiano, senza doverricorrere esplicitamente ad un qualche tipo di tecnica.

    La situazione, alla fine del 500, completamente diversa e tanto ildedicatario Enrico III di Valois, quanto qualsiasi altro lettore del De umbrissono perfettamente in grado di apprezzare il testo bruniano per quello che ,ovvero un trattato di memoria, e come tale possono collocarlo nellambitodelle arte memoriae che, dalla pseudociceroniana Ad Herennium, al Deoratore, allInstitutio oratoria di Quintiliano, passando per tutta la serie deitrattati medioevali, giungevano fino allOratoria artis epitoma di Pubblicio,alla Phoenix sive artificiosa memoria di Pietro da Ravenna, ai trattati diRomberch e Rosselli, al Teatro di Giulio Camillo e a quanti ad essi sirifacevano.

    Cos, fin dalla sua pubblicazione, il De umbris accolto in manieraentusiasta, conosce una vasta circolazione ed una notevole risonanza: ne sonotestimoni le pi di cento copie giunte fino a noi, molte delle quali recano lafirma di letterati e studiosi di primo piano tra la fine del 500 e linizio del600; tra questi, Alexander Dicson ne appronta in breve tempo un compendiodal titolo De umbra rationis (ledizione del 1584) e Daniel Sennert lo utilizzaassieme ad un altro testo bruniano, il De imaginum composizione, perrealizzare, nel 1599, il suo Templum Mnemosynes. Tale fortuna durer percirca un secolo, fino a quando, verso la fine del 600, lars memoriae non sarpi la chiave di lettura privilegiata dellopera bruniana, giacch lamaggioranza degli studiosi preferir mettere laccento o sulla critica allereligioni rivelate, come si ritrova nello Spaccio, o sulla visione delluniversoinfinito, dei mondi innumerevoli, o ancora sulle teorie eliocentriche. Si dovr

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  • attendere linizio del IXX secolo per avere una riscoperta del De umbris,grazie soprattutto agli scritti del kantiano Buhle e alle Lezioni di storia dellafilosofia di Hegel; nel 1835 uscir a Stoccarda la prima edizione moderna, adopera di August Friedrich Gfrrer, nel 1868 quella del Tugini, fino a giungerealla pubblicazione tra il 1879 ed il 1891, delledizione nazionale degli scrittilatini di Bruno, curati in un primo tempo da Imbriani e Tallarigo,successivamente da Tocco e Vitelli. Per la lectio storico-critica del De umbrissi dovr invece attendere il 1991 ed il corposo lavoro di collazione degliesemplari della editio princeps svolto da Rita Sturlese.

    Il presente lavoro intende cercare di dimostrare come le immagini dimemoria impiegate nel De umbris per la memoria verborum venganoutilizzate in maniera altamente innovativa rispetto a quelle dei trattati dimemoria precedenti e come tale novit non sia assolutamente fine a s stessa,bens tragga origine dai diversi presupposti di ordine grammaticale,combinatorio e strutturale da cui muove Bruno per architettare le propriepratiche di memoria.

    Allo scopo, seguiremo gli sviluppi della memoria verborum dalle originifino ai trattati precedenti il De umbris, mostrando punti di contatto edifferenze tra i precetti del nolano e le altre artes, con particolare attenzioneallars proposta da Pietro da Ravenna nella sua Phoenix; si tratta di unparallelo significativo per almeno due ragioni: innanzitutto perch, almomento della pubblicazione del De umbris, la Phoenix del ravennate ancora sicuramente il trattato di memoria pi diffuso; in secondo luogo perchBruno stesso considerava lartificiosa memoria di Pietro come la pi utile edinteressante che mai gli fosse capitato di leggere. Vedremo inoltre come laprassi di memoria verborum del De umbris, dal punto di vista delle tecnicheutilizzate, consista in gran parte di rimaneggiamenti e adattamenti di principi,regole e precetti preesistenti che vengono ora integrati in base ad un uso chein molti casi completamente diverso da quelle che erano le intenzionioriginali dei loro inventori.

    Prenderemo in esame infine quali siano i rapporti tra i princpi del Deumbris e le mnemotecniche moderne, le quali, nonostante affermino dibasarsi completamente sullars classica e sui principi esposti da Leibniz unsecolo dopo Bruno, sono anche debitrici in larga misura di idee trattate inmaniera pi o meno esplicita nel testo bruniano.

    In Appendice viene riportata la traduzione da noi realizzata della ArsMemoriae, quando ancora non era disponibile il testo di Manuela Maddamma.

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  • Chiude il lavoro una bibliografia ragionata su Bruno, le artes memoriae esulla saggistica relativa a questi argomenti.

    Fabio Ferrucci

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  • 1. LE IMMAGINI DI MEMORIA

    PRIMA DI BRUNO

    1.1. SIMONIDE DI CEO

    Nonostante Mnemosine sia la madre delle Muse, larte della memoriapossiede, a differenza delle altre arti, una data di nascita relativamente precisa. Cicerone, nel De oratore, a descrivercene lorigine in questi termini: Siracconta che una volta Simonide stava cenando a Crannone, in Tessaglia, acasa di Scopa, uomo ricco e nobile. Egli aveva cantato unode che avevacomposto in suo onore, in cui aveva inserito molti riferimenti a Castore ePolluce, allo scopo di abbellirla come fanno i poeti. Scopa, allora, coneccessivo e gretto risentimento, gli disse che per quel componimentolavrebbe ricompensato con met della somma pattuita: il resto potevachiederlo, se lo credeva opportuno, ai suoi Tindaridi, che aveva lodato quantolui. Poco dopo, Simonide fu chiamato fuori: due giovani erano alla porta e lochiamavano con grande insistenza.

    Egli si alz, usc, ma non vide nessuno. Nel frattempo, la sala in cui Scopabanchettava croll, ed egli stesso mor con i suoi parenti sotto le macerie.Quando i congiunti vollero seppellirli, non li poterono riconoscere in alcunmodo, cos maciullati; Simonide allora li identific uno per uno per lasepoltura perch ricordava la posizione che ognuno di loro occupava duranteil banchetto.

    Stimolato da questo episodio, egli cap che lordine era lelementofondamentale per illuminare la memoria. Pertanto coloro che esercitanoquesta capacit della mente devono fissare dei luoghi immaginari, raffigurarsicon il pensiero ci che vogliono ricordare e collocarlo in questi luoghi: coslordine dei luoghi conserver lordine delle cose e limmagine delle coseindicher le cose stesse; i luoghi saranno per noi come le tavolette di cera, e leimmagini come le lettere.*

    Il Simonide di cui parla Cicerone nel racconto, non affatto unpersonaggio fantastico, ma Simonide di Ceo, poeta lirico ed elegiaco greco

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  • fra i pi ammirati, tanto da essere chiamato lingua di miele (da cuilappellativo Melicus) e vissuto tra il 556 ed il 464 circa a.C.; prima del 514,anno del suo trasferimento in Tessaglia, era stato ospite di Pisistratide Ipparcoad Atene, e dopo essere miracolosamente scampato al crollo della casa diScopa si rec nuovamente ad Atene nel 490 dove acquist grande fama,componendo un epitaffio per i caduti di Maratona che fu preferito a quello diEschilo, oltre al celebre epitaffio per i caduti delle Termopili; ospite dal 476 diGerone di Siracusa, and infine ad Agrigento, dove mor.

    Non discuteremo qui se la scoperta dellars memoriae debba essereattribuita o meno a Simonide di Ceo, anche se numerose fonti antiche, tra cuiliscrizione marmorea nota come Cronaca di Paro e datata 264 a.C., citano ilpoeta come inventore del sistema dei sussidi mnemonici: ci che realmenteconta il fatto che almeno a partire dal V secolo a.C. in Grecia si praticaunarte di memoria fondata su tre principi fondamentali, principi che sarannola base di tutti i sistemi di memoria De umbris compreso successivamenteescogitati per pi di venti secoli e che possono essere evinti dal raccontociceroniano: PRIMATO DELLA VISTA SUGLI ALTRI SENSI: ben difficilmente potremo ricordare

    nomi, numeri, parole, dati se non ci creiamo, pi o meno esplicitamente,una qualche rappresentazione di tipo visivo di essi; non basta cio avercompreso ed essersi formati un concetto: necessario vedere le cose damemorizzare o , nel caso in cui si debba ricordare qualcosa di astratto,formarsi unimmagine che sia in grado di richiamarci alla mente la cosastessa. Simonide ricostruisce lordine perch vede nella propriaimmaginazione la disposizione delle persone; egli inoltre, pur essendo unpoeta, eccelleva nelluso di belle immagini e sosteneva, come ci riportaPlutarco che i metodi della poesia fossero gli stessi della pittura, essendo lapittura una poesia silenziosa e la poesia una pittura parlante, giacch leazioni che i pittori dipingono nellatto del loro compiersi, le parole ledescrivono dopo che esse sono compiute1. Un secolo e mezzo dopoSimonide, Aristotele affermer nel De anima che la nostra psiche non ingrado di pensare neppure speculativamente, senza lutilizzo di una qualcheimmagine, essendo la facolt immaginativa il tramite fra la percezione,operata dai cinque sensi, ed il pensiero. Tutte le artes memoriae cheverranno in seguito saranno in primis dei sistemi di regole per poterformare delle immagini efficaci delle cose o delle parole da ricordare.

    ORDINE DEI LUOGHI: a nulla servirebbe avere delle seppur splendide immagini,

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  • se queste venissero abbandonate a s stesse nei remoti meandri della nostramente, senza poter disporre di un metodo che ci consentisse un lororecupero ordinato.Poniamo, ad esempio, di aver memorizzato unimmagine per ciascuna dellecose che dobbiamo comprare al supermercato: chi mi assicura che, almomento di fare la spesa, sar in grado di ricordarle tutte? Oppureprendiamo un esempio pi classico e immaginiamo di essere un oratoreche, di fronte al proprio pubblico, non ha problemi a ricordare tutto quelloche deve dire, ma disgraziatamente monta le varie parti del discorsosecondo una successione diversa da quella stabilita in precedenza,commuovendo il pubblico quando non necessario, invertendo lordinedelle argomentazioni, o ricordandosi di piazzare lesordio solamentequando ormai si trova a met dellorazione stessa: non basta dunque esserein grado di memorizzare sic simpliciter, giacch necessario anche saperecome recuperare le immagini e in quale ordine montarle. A tale scopo servedunque una struttura ordinata, da noi perfettamente conosciuta, che possafunzionare da sistema di loci nel quale andremo a collocare, appunto, lenostre immagini di memoria. Come Simonide ricordava le persone in baseal loro posto a tavola, cos le artes successive mostreranno come crearsisequenze ordinate di loci in edifici, in casa propria, in chiese e palazzi, neigironi dellInferno, in monasteri o per la strada, dando regole preciseriguardo alla loro dislocazione, dimensione, luminosit e varie altrecaratteristiche. E non importa, si badi bene, che tali luoghi siano realmenteesistenti o creazioni fittizie della nostra immaginazione, limportante vederli come se fossero reali, giacch, a lungo andare ci farai labitudineche non ti sembreranno affatto diversi da quelli pi veri2.

    COINVOLGIMENTO EMOTIVO: ripensiamo per un istante al banchetto di Scopa eallo stato danimo in cui si deve essere trovato il nostro Simonide almomento della drammatica ricostruzione della posizione dei commensali: ilricordo del boato del soffitto che crolla, la consapevolezza di avere salvatola pelle per un soffio, le immagini dei volti e dei corpi dei banchettantiorrendamente sfigurati. Siamo sicuri che, in circostanze normali, con unpranzo tranquillo, in cui tutto si fosse svolto in maniera assolutamenteregolare e monotona, senza alcun avvenimento particolarmente degno dinota, Simonide avrebbe potuto ricostruire la collocazione di tutti i presenticon altrettanta sicurezza? Probabilmente no, ed ecco perch le immagini dimemoria non dovranno essere normali, scialbe, anonime, dozzinali estereotipate, bens particolari, stimolanti, sconvolgenti, attraenti, orride,

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  • rivoltanti o stupefacenti, giacch si ricorda meglio ci che colpisce siapositivamente che negativamente la nostra affettivit. Per questo ci sonocose, nomi, persone, avvenimenti che rimangono indelebilmente impressinella nostra mente non tanto per la loro importanza, quanto perch noisiamo rimasti colpiti dallo loro curiosit, dalla loro particolarit. Primatodella vista, ordine dei loci e coinvolgimento emotivo verrannosuccessivamente adattati ed interpretati alle pi svariate esigenze per le qualilars memoriae verr via via utilizzata nei secoli successivi, ma nessuntrattatista li ignorer, n verr mai dimenticato il tragico banchetto dalle cuimacerie sorse una pratica destinata a condizionare in larga misura la storiadel pensiero occidentale, sia di quello dellet classica, sia successivamente,di quello medioevale e rinascimentale.

    1.2. LARS MEMORIAE CLASSICA

    1.2.1. LORATORE E LA MEMORIA

    I principi mnemonici scoperti da Simonide furono sicuramente sviluppati eorganizzati sistematicamente in trattati greci di cui, per, oggi non rimastatraccia. Per nostra fortuna lars memoriae, al pari di tante altre conoscenze ediscipline, venne importata dai Romani nel corso del loro processo diassimilazione della cultura greca, ed infatti le prime tre fonti per larte dellamemoria giunte fino a noi sono tutte latine:

    la Retorica Ad Herennium, composta verso l85 a.C da un ignoto, anchese per lungo tempo la paternit dellopera fu erroneamente attribuita aCicerone;

    il De oratore di Cicerone, del 55 a.C.; lInstitutio oratoria di Quintiliano del 95 a.C..

    Ci che balza immediatamente allocchio lappartenenza di tutte le tre

    opere alla letteratura retorica, e questo perch la memoria veniva consideratacome una delle cinque parti di cui constava la retorica stessa, secondo ilseguente schema:

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  • inventio: trovare cosa dire; dispositio:mettere in ordine ci che si trovato; elocutio: adattare le parole pi adeguate ed aggiungere lornamento delle

    figure; memoria:ricordare saldamente cosa dire e quando dirlo; pronunciatio:recitare il discorso; controllare la dizione e la gestualit.

    Un buon oratore, infatti, doveva essere in grado di scoprire le cose migliori

    di cui trattare, in relazione allargomento assegnatogli, disponendole in unasuccessione coerente e funzionale al discorso stesso, utilizzando le parole, lefigure ornamentali, il registro e la gestualit pi adatti alla circostanza, eriuscire infine a ricordare tutto questo, montandolo nella sequenza corretta,nel preciso istante in cui si veniva a trovare a faccia a faccia con il propriouditorio, dal momento che non era certo possibile, a quel tempo, tenersi deifoglietti di appunti in mano, n, del resto, sarebbe stato tollerabile per ilpubblico, contrariamente a quanto avviene in continuazione oggigiorno,assistere alla lettura di un discorso scritto.

    Come per noi il valore di un pianista solista verrebbe immediatamentesminuito nelleventualit in cui egli si proponesse in pubblico suonando conlo spartito di fronte a s e ci accade da quando, verso la met del secoloscorso, la pianista Clara Wieck, moglie di Robert Schumann, ha introdottolusanza del recital solistico eseguito interamente a memoria allo stessomodo la professione delloratore implicava solo performance a memoria;oltre a ci, una buona capacit di ritenzione forniva, alloratore che lapossedesse, tutta una serie di abilit accessorie, come ci racconta Ciceronestesso: Ma forse il caso che io vi spieghi quale sia il vantaggio, quantalutilit e limportanza della memoria per loratore? Quanto valga il ricordareci che si appreso al momento di assumere la causa, le riflessioni che sisono fatte successivamente al riguardo? Lavere ben impressi nella mente tuttii pensieri? Tutto ben disposto il materiale del discorso? Lascoltare il propriocliente e lavversario con latteggiamento non di chi ascolta un discorso con leorecchie, ma se lo imprime nella mente? Perci solo quelli che hanno buonamemoria sanno che cosa dire, entro quali limiti e in che modo; sanno che cosahanno gi confutato e ci che resta da confutare. E inoltre ricordano molto dici che hanno fatto in cause precedenti e molto di ci che hanno sentito daaltri3. Dunque, come ai giorni nostri la carriera di molti valenti pianisti statairrimediabilmente compromessa dalla loro pessima memoria, cos, nel I

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  • secolo a.C. doveva esserci pi di un collega di Cicerone che si vedevaprivato dei favori del pubblico e quindi di una potenziale clientela peraver trascurato di approfondire e curare, a tempo debito, lars memoriae alpari delle altre quattro sezioni della retorica.

    Prosegue Cicerone: Ammetto certo che la natura la fonte principale diquesta dote [] tuttavia quasi nessuno ha una memoria tanto salda daricordare lordine di tutte le parole o di tutti i nomi o di tutti i pensieri se nonha disposto e registrato ogni cosa; n, daltra parte, vi alcuno di memoriacos labile da non ricevere alcun giovamento da questo esercizio4. E,similmente, la Ad Herennium : Due sono le memorie: una naturale, laltraartificiale. Naturale quella che insita nella nostra mente ed nata assieme alnostro pensiero; artificiale quella che trae la propria forza dal metodo e dallostudio. Ma come in altri campi larte contribuisce a fortificare ed aumentare idoni della natura, anche se la bont dellingegno pu sovente supplire alladottrina, cos accade qui: che talvolta la memoria naturale, se qualcuno se laritrova eccellente, pari a quella artificiale, ma questultima conserva edaccresce con leducazione le qualit innate5. Lars memoriae si presentadunque alloratore come una tecnica volta al miglioramento della memorianaturale: pi una persona dotata di una buona memoria, pi trarrgiovamento dallars, ma anche chi non un mnemonista nato potr compierevistosi ed insperati progressi grazie allapplicazione e allesercizio costanti.

    Vediamo ora in dettaglio in cosa consista questa exercitatio e come, nei tretrattati presi in esame, i principi di Simonide vengano adeguati alle nuoveesigenze retoriche.

    1.2.2. I LOCI

    Constat igitur artificiosa memoria ex locis et imaginibus.6Questo lesordio della sezione sulla memoria della Ad Herennium, a

    testimonianza immediata del fatto che la scoperta episodica di Simonide sitrova ad essere qui applicata in maniera generalizzata e sistematica. ComeSimonide ricordava in base allordine dei posti a tavola, ora il discepolo invitato ad allestire un sistema altamente organizzato di loci in cui potercollocare in seguito tutte le cose da ricordare: naturalmente, pi cose vorraffidare alla memoria, pi alto sar il numero di loci di cui dovr disporre.Come devono essere realizzati questi loci ? La Ad Herennium ci d le seguentiprescrizioni, dalle quali gli altri due trattati si discostano poco:

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  • un locus un posto facilmente afferrato dalla memoria e dalla vista: una

    porta, un intercolumnio, una finestra, un angolo, un arco, ecc. Mentre la AdHerennium e Cicerone non si dilungano in esempi, Quintiliano fin dasubito preoccupato dellaspetto organizzativo della struttura dei luoghi e cidice che un buon sistema di loci pu essere un grande palazzo diviso inmolte stanze, oppure un edificio pubblico, una lunga strada, il perimetrodella citt, una serie di quadri, e cos via;

    la successione dei loci deve essere ordinata: Se vedessimo davanti a noimolte persone che conosciamo sarebbe per noi uguale dire i loro nomicominciando dalla prima, dallultima o da quella del mezzo;7 cos se i locisono stati ben ordinati, magari in base ad un percorso univoco allinterno diun edificio, o lungo una strada, non avremo problemi ad andare dal primoallultimo, o dallultimo al primo, o a cominciare da uno qualsiasi,procedendo in avanti o allindietro; Quintiliano, nellesempio del palazzo,suggerisce di partire dal vestibolo, passare allatrio, facendo il girodellimpluvium per proseguire poi ordinatamente con le altre stanze, camereda letto e sale, magari utilizzando anche statue ed altri oggetti simili;

    bene non usare troppi luoghi tra loro molto somiglianti, come una lungaserie di intercolumni, giacch ci pu ingenerare confusione; i loci devonoessere di media grandezza (in quelli grandi le immagini si perdono, mentrequelli piccoli a volte non riescono a contenerle), non troppo chiari o tropposcuri (in modo che le immagini non si perdano nelle tenebre n feriscano losguardo), ad una distanza media luno dallaltro, di circa tre piedi, poichuna distanza maggiore rischia di far perdere il collegamento visivo ementale tra essi, mentre una distanza inferiore rischia di far sovrapporre leimmagini dei loci adiacenti; vanno collocati in una zona poco frequentata, giacch la folla ed il

    passaggio di troppa gente pu confondere ed indebolire le immagini inessi collocate;

    nel caso i luoghi reali non soddisfino, se ne possono creare di fittizi, iquali si comporteranno esattamente come quelli reali;

    per praticit si pu contrassegnare un locus ogni cinque, ponendo unamano doro nel quinto luogo e un nostro amico di nome Decimo neldecimo luogo e cos via, allo stesso modo, ogni cinque loci.

    1.2.3. LE IMAGINES: MEMORIA RERUM E MEMORIA VERBORUM

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  • In maniera del tutto analoga alla dispositio, la quale si trova a met strada trala inventio che tratta delle res e la elocutio che si occupa delle verba, allostesso modo loratore pu ricorrere allars memoriae per la memorizzazionedi cose (memoria rerum), intese sia come cose fisiche, sia come sezioni deldiscorso (lordine dei concetti stabilito dalla inventio) oppure ma tutti i treautori ci avvertono che si tratta di una pratica ben pi ardua per ricordareparole, frasi, o interi discorsi (memoria verborum) elaborati durante la fasedella elocutio.

    Le imagines di memoria sono appunto delle raffigurazioni delle cose odelle parole da ricordare. Con quali criteri vanno realizzate?

    La raffigurazione delle cose si ottiene formando sommariamente leimmagini di esse; quella delle parole affidando ad una immagine ilricordo di un nome o di una espressione.

    Le immagini devono essere forti da un punto di vista affettivo, cos dacreare in noi degli urti emozionali: si useranno quindi immaginiimpressionanti o insolite, belle o disgustose, comiche od oscene(imagines agentes) ; ci si ottiene nel migliore dei modi grazie allutilizzodi figure umane, drammaticamente impegnate in una qualche attivit,adornate, imbrattate, sfigurate o messe in ridicolo, eccezionalmente belleo brutte; gli oggetti si prestano peggio a questo tipo di trasformazioni eper questo vengono meglio utilizzati come accessori dellimmagineprincipale, anche se nulla vieta di usare oggetti al posto di figure umane.

    Per la memoria verborum si utilizzano immagini dotate di somiglianzafonetica con le parole da ricordare, come Domizio per domus itionem,oppure in base ad una associazione di similitudine, contiguit,opposizione.

    Ognuno appronter da s le proprie immagini, e ci perch ciascuno pi colpito da certe somiglianze che da altre.

    Per questultima ragione e a causa dellenorme vastit e variet delle

    espressioni, assolutamente ridicolo, come hanno fatto diversi trattatisti greci,cercare di allestirsi unimmagine per ciascuna parola esistente in modo daavere un elenco gi approntato ai fini di una memoria verborum: Qualevalore potranno avere le immagini di un migliaio di parole quandonellinfinito numero di espressioni ci occorrer ricordare ora questa, oraquella? E perch distogliere gli altri da un lavoro intellettuale ed evitare loroogni ricerca, fornendo i risultati gi ottenuti e pronti?8. Ed questo il

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  • principale motivo per cui i trattati di memoria classici sono cos avari diesempi, giacch, come ci avverte la Ad Herennium, compito del maestro quello di insegnare i principi e citare un paio di esempi, non tutti, per renderepi chiaro linsegnamento9.

    Fatto sta che lAd Herennium non riesce neppure a giungere al fatidico paiodi esempi per la memoria verborum e ne riporta solamente uno:

    Iam domuitionem reges Atridae parant.

    Per memorizzare le parole di questo verso inizieremo a collocare in unluogo Domizio, con le mani levate al cielo, fustigato dai Marcii Reges, e cirappresenta Iam domuitionem reges; per la seconda parte del versocollocheremo invece, in un secondo luogo, gli attori Esopo e Cimbro che sipreparano (parant) per la parte di Agamennone e Menelao (figli di Atreo)nellIphigenia.

    Pur trattandosi di un unico, isolato esempio e nonostante il testo non sidilunghi certo in spiegazioni, possiamo notare come ci vengano presentati, inun solo verso, cinque diversi procedimenti di realizzazione di immagini per leparole, e precisamente:

    SOMIGLIANZA FONETICA: si possono collocare immagini che, pur non avendonulla a che spartire con la parola da ricordare, tuttavia hanno il nomefoneticamente molto simile; cos Domizio per domuitionem; cos perricordare il tedesco Treppe (scala) potremmo utilizzare una trippa dimaiale;

    USO DI UNA IMMAGINE CHE HA IL NOME COINCIDENTE CON LA PAROLA DA RICORDARE: nelnostro caso si tratta di una persona col nome coincidente, ovvero i Regesdella gens Marcia ad indicare la parola reges, come se oggi usassimo unnostro amico che si chiama Ferri di cognome per ricordare la parola ferriin una locuzione, magari come i ferri del mestiere; luso di questoprocedimento non certo limitato alle persone: posso collocare adesempio unncora per indicare lavverbio ancra, il numero 7 perindicare delle sette religiose, e cos via;

    USO DELLO STESSO TERMINE CON SIGNIFICATI DIFFERENTI: ben diverso ilsignificato del parant per gli Atridi che tornano a casa o per una coppiadi attori che si travestono; cos noi oggi potremmo usare una persona chemena unaltra (nel senso di picchiare) per ricordare il verso 18 del CantoI dellInferno che mena dritto altrui per ogni calle, pur avendo il verbomenare, in questo caso, un senso completamente diverso, o ancora, nel

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  • precedente esempio i ferri del mestiere potremmo rendere linteralocuzione collocando il nostro amico Ferri nellatto di prostituirsi,essendo la prostituzione il mestiere per antonomasia. Ci scusiamo sequalche lettore dovesse rimanere urtato dalleccessiva trivialit delleimmagini che stiamo collocando, anche se ci sarebbe unulterioreconferma, per noi, della efficacia di questi procedimenti sulla nostraaffectivitas

    COLLOCAZIONE DI UNA PERSONA PER RAPPRESENTARE S STESSA: Agamennone eMenelao non fanno altro che indicare s stessi, ovvero gli Atridi, o figlidi Atreo; posso quindi collocare il Papa per ricordare il termine papa, o ilmio lattaio se devo rammentare lattaio; lunico pericolo rappresentatodal rischio di una raffigurazione anonima o comunque debole per certipersonaggi istituzionali o del passato di cui manchi la conoscenzapersonale e diretta;10 in questa eventualit ci viene per in aiuto ilprincipio successivo:

    PERSONIFICAZIONE DELLE PERSONE COLLOCATE PER MEZZO DI VOLTI CONOSCIUTI:lautore dellAd Herennium sa bene che nessuno pu avere unaraffigurazione vivida degli Atridi; cos sfrutta abilmente il parant per farvestire i panni di Agamennone e Menelao da due noti attori del tempo,Esopo e Cimbro, come se noi utilizzassimo Elizabeth Taylor perCleopatra, o dessimo il volto di Kevin Costner a Robin Hood.

    Oltre a queste cinque regole per le immagini, possiamo evincere

    dallesempio almeno altri quattro principi:

    LE IMMAGINI DEVONO INTERAGIRE FRA LORO: infatti per mezzo dellinterazioneche si creano dei nessi, dei legami, ed per questo che le immaginivengono collocate a coppie in ciascun luogo, perch piazzando una solaimmagine per luogo, oltre allo spreco di loci, aumenta il rischio diperdere dei pezzi della frase da ricordare; se mi ricordo di Domizio, miricorder sicuramente anche del fatto che cera qualcuno che lo stavapicchiando; della coppia di attori che si prepara, altamente improbabileche la mia mente ne cancelli uno e si ricordi solo dellaltro. In questomodo abbiamo in ciascun luogo un piccolo quadretto, unazionecompiuta, svolta da un paio di personaggi in relazione reciproca, senzafronzoli superflui, ma, allo stesso tempo, sfruttando a fondo la capacitdi contenimento del luogo stesso;

    IL NUMERO DEI LUOGHI DA UTILIZZARE DIPENDE DALLE RELAZIONI TRA LE IMMAGINI: se

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  • ho una immagine isolata, senza interazioni con altre, essa occuper dasola un intero locus; se, come nellesempio, due o pi immagini siaccoppiano, allora le sistemer tutte nello stesso luogo; i Reges Marciipossono fustigare Domitium molto meglio se tutti si trovano nelmedesimo posto, decisamente peggio se il nostro Domitium si trovasseprudentemente in un altro locus;

    CASI GRAMMATICALI, TEMPI E PERSONE VERBALI VANNO IL PI POSSIBILE MANTENUTI:nella prima immagine abbiamo i Reges (nominativo) che fustiganoDomitium (accusativo), cos come i reges (nominativo) preparano ladomuitionem (accusativo); lo stesso discorso vale per Atridae parant;naturalmente lesempio della Ad Herennium scelto con molta cura enon sempre detto che tale simmetria si possa mantenere in tutti i casi;quando per ci avviene, abbiamo un appiglio in pi che ci viene inaiuto al momento del ricordo;

    CI CHE NON ESSENZIALE NON VA RAFFIGURATO: lo Iam iniziale del verso vienetranquillamente ignorato, vuoi perch un avverbio di pi difficilerappresentazione, oppure perch le immagini gi collocate cirestituiscono perfettamente quattro delle cinque parole di cui formata lafrase.

    1.2.4. PUNTI DI VISTA

    Oltre ad una serie di indicazioni comuni, ciascuno dei tre retori inserisce qua el nel testo delle valutazioni personali che riguardano lars memoriae ingenerale e la memoria verborum in particolare.

    Vediamo:

    lautore dellAd Herennium incoraggia lapplicazione alla memoriaverborum, perch essendo una pratica pi difficile, ci di grangiovamento e rafforza la memoria delle cose11; si preoccupa anche disottolineare come la memoria verborum non sia autosufficiente, ma siasolamente un puntello alla memoria naturale: non potremo cioutilizzarla per memorizzare interi discorsi, poich posto un verso, noi loripasseremo dentro di noi due o tre volte e poi ne rappresenteremo leparole con immagini. In tal modo larte viene in aiuto alla natura, poichluna separata dallaltra avrebbe meno efficacia12;

    Cicerone convinto che la memoria rerum sia quella specifica

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  • delloratore, essendo quella verborum meno necessaria e presentando piproblemi, come, ad esempio, quando ci troviamo di fronte alla creazionedi immagini per le parti del discorso prive di un riferimento concreto,come le congiunzioni; in ogni caso le imagines aiutano la memoria esbagliano coloro che temono di ritrovarsi le proprie facolt naturalischiacciate e ottuse dallenorme carico di immagini;

    proprio di questo timore che Quintiliano non riesce a liberarsi, poich convinto che il movimento del discorso sia reso impacciato in modoirrimediabile dal doppio compito imposto alla memoria di ricondurreogni parola ad un simbolo; tutta lars, allora, serve solo ai banditoridasta o al limite per ricordare degli elenchi, e i mnemonismiCarmada e Metrodoro di Scepsi, tanto elogiati da Cicerone, diventanoquasi dei ciarlatani agli occhi di Quintiliano. Meglio allora memorizzarein maniera visiva ci che si scritto sulla tavoletta, ovvero le lettere e leparole, senza ricorrere ad ingombranti artifici.13

    Se c una cosa che accomuna i tre retori la preoccupazione per i metodi

    farraginosi della memoria verborum: Quintiliano la critica senza piet,Cicerone si limita a sorvolarla beatamente e linsistenza dellautore dellAdHerennium indica chiaramente quanti pochi potessero essere gli studentidisposti ad applicarsi ad essa; di pi, nella Ad Herennium, le deboli ragioniaddotte per incoraggiarne lutilizzo e le giustificazioni riportare quasi a mo discusa per spiegare lesiguo numero di esempi citati ci fanno pensare che forse,sotto sotto, neppure lignoto maestro di retorica del I secolo a .C. ne facesseun uso entusiastico.

    E tutti questi problemi relativi allorganizzazione sistematica, allavelocizzazione, allo snellimento ed al miglioramento dellefficacia dellamemoria verborum rimarranno sempre, come vedremo, una costante nellastoria successiva delle artes memoriae occidentali.

    1.3. METAMORFOSI MEDIOEVALI

    1.3.1. LA AD HERENNIUM, CICERONE E ARISTOTELE

    Durante tutto il Medioevo lars memoriae riesce a sopravvivere, anche se confunzioni ed implicazioni sociali completamente diverse rispetto a quelle

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  • dellet classica, giacch, in un mondo sommerso dai barbari, la figuradelloratore diviene quanto meno superflua, e parimenti superflua diventa lamemoria come sostegno alleloquenza. Lars memoriae, al pari di tutto ilpatrimonio culturale della latinit, trova rifugio nei monasteri, ed qui chesubisce una mirabile mutazione, tanto pi incredibile se si pensa che essa fudovuta principalmente ad un errore filologico. Per tutto il Medioevo edanche oltre, infatti, la Ad Herennium fu lunica fonte disponibile sullamemoria artificiale e la paternit dellopera fu erroneamente attribuita aCicerone: il trattato veniva chiamato Retorica seconda perch associato al DeInvenzione, a sua volta chiamato Retorica prima14; tale errata associazionerisulta essere di primaria importanza, poich Cicerone, nel De Invenzione, adun certo punto tratta delle quattro parti della virt: prudenza, giustizia,fortezza e temperanza, mostrando come la prudenza sia a sua volta divisa inmemoria, intelligentia, providentia, giacch memoria la facolt per cui lamente ricorda ci che accaduto. Intelligenza la facolt con cui accerta ciche . Preveggenza la facolt per cui si vede che qualcosa sta per accadereavanti che accada15. Le definizioni ciceroniane delle virt e delle loro partifurono un riferimento importantissimo allinterno di quel processo diformulazione delle quattro virt cardinali operato da Alberto Magno e daTommaso DAquino nelle loro Summae, e poich Cicerone, nella Retoricasecunda (cio nella Ad Herennium) trattava della memoria artificiale come diun metodo per rafforzare la memoria naturale, diventava ovvio ragionandoin base alla propriet transitiva, come diremmo oggi considerare larsmemoriae come parte della virt e della prudenza.

    Manca ancora un personaggio al quadro che si sta delineando, ed Aristotele. Come ben sappiamo, uno dei maggiori meriti di TommasodAquino consistette nella assimilazione del pensiero aristotelico allinterno diquello della Chiesa, allo scopo di preservare e difendere la Chiesa stessa,confutando le argomentazioni degli eretici: il risultato pi tangibile di questoenorme lavorio teoretico appunto la Summa Theologiae. Nellambito diquesto processo imbattersi nel De memoria et reminescentia aristotelico,signific per i frati domenicani, la possibilit di dare una solida base teoricaalla giustificazione dellars memoriae ciceroniana attraverso il riesame deiprincipi psicologici dei luoghi e delle immagini condotto appunto con lausiliodelle osservazioni fatte da Aristotele sulla memoria e la reminescenza.

    Ci che dovette colpire lAquinate fu sicuramente il fatto che tutti i contitornavano: Aristotele sostiene che la memoria appartiene alla stessa partesensitiva dellanima a cui appartiene anche limmaginazione e che consta di

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  • una collezione di immagini mentali derivate da impressioni sensoriali; lareminescenza, invece, pur conservando traccia delle forme corporee,appartiene alla parte intellettiva. Le Sacre Scritture e tutta la didattica cristianaparlano di cose spirituali raffigurate sotto similitudine di cose corporee. Larsmemoriae insegna a ricordare tutto, compresi i concetti, per mezzo diimmagini. Tommaso tirava quindi le somme e ne deduceva che naturale perluomo raggiungere gli intellegibilia mediante i sensibilia, perch tutta lanostra conoscenza fonda i propri principi nel senso16.

    Cos larte della memoria, sebbene proiettata fuori dal ricettacolo dellaretorica, trovava ora accoglienza nel cuore della escatologia cristiana,divenendo uno dei mezzi pi importanti per inseguire la virt ed ottenere lasalvezza.

    1.3.2. LE REGULAE PER LE IMMAGINI: VARIANTI E CORRUZIONI

    I precetti per i loci e le imagines risultano sostanzialmente invariati rispetto aquelli classici nella esposizione che ne d Alberto Magno nel suo commento alDe memoria et reminescentia aristotelico, nonostante egli lavorasse su unaversione della Ad Herennium corrotta in pi punti. La variante pi curiosa esignificativa si ha quando Alberto Magno afferma che Cicerone consiglia dicompiere lesercizio mnemonico nelloscura intimit, poich nella pubblicaluce le immagini delle cose sensibili sono sparpagliate ed il loro movimento confuso. Ecco perch Tullio prescrive che noi ricerchiamo ed immaginiamoluoghi oscuri, con poca luce17. La regola dei luoghi non troppo scuri, ntroppo chiari, viene qui singolarmente unita a quella che raccomanda diutilizzare come loci dei posti poco frequentati e viene a riguardare non solo iloci dellars, ma anche e soprattutto il locus nel quale si dovr svolgerelesercizio mnemonico, che viene cos ad essere trasportato in una misticaoscurit. Inoltre lesempio citato da Alberto Magno per la memoria verborum lo stesso della Ad Herennium, ma assai pi contorto a causa delle corruzionidel testo, con immagini confuse di qualcuno bastonato dai figli di Marte elintroduzione sulla scena di una errante Ifigenia18.

    Degne di nota sono invece tutte le obiezioni che, nel De bono, AlbertoMagno avanza alla memoria verborum e linsinuarsi del dubbio che le regoleciceronianesiano pi un impaccio e un ostacolo che un reale aiuto allamemoria, poich:

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  • c bisogno di tante immagini quanti sono i concetti e le parole daricordare: una tale moltitudine rischia di confonderci;

    le metafore di memoria (le immagini) rappresentano con menoaccuratezza una cosa rispetto a ci che avviene con la descrizione dellacosa effettiva;

    sarebbe meglio e pi economico ricordare i propria (le cose e le parolestesse) piuttosto che i metaforica (le immagini).

    Tali obiezioni vengono per immediatamente respinte come infondate, visto

    che, di fatto, le immagini aiutano la memoria, molte cose e parole possonoessere ricordate grazie a poche immagini che, sebbene meno precise edaccurate delle cose e delle parole stesse, muovono di pi lanima e quindiaiutano meglio la memoria19.

    Lavanzare obiezioni e confutarle sicuramente tipico dello stile dialetticoutilizzato nel De bono, e tuttavia significativo il fatto stesso che osservazionie dubbi del genere siano riportati nel testo, perch ci indice di certeperplessit che dovevano sicuramente essere diffuse e che possiamo ritrovare,con pochissime varianti, gi nella Institutio di Quintiliano.

    Invece Tommaso dAquino, che, dal canto suo, fu con tutta probabilit unmnemonista, riporta in totale quattro sole regole di memoria20 che sono dellevarianti al testo della Ad Herennium:

    usare immagini non troppo familiari, cos che possono destaremeraviglia: per questo le cose viste nellinfanzia sono pi radicate nellamemoria. Inoltre, legare le intenzioni spirituali a un qualche simbolocorporeo aiuta a non farle scivolare via;

    disporre ordinatamente nei loci ci che si vuole ricordare, cos che da unpunto ricordato venga reso agevole il passaggio al punto successivo;

    indugiare con cura ed aderire con interesse vivo alle cose da ricordare,perch, come dice Cicerone, la sollecitudine conserva nitide le immaginidelle cose;

    meditare con frequenza ci che si desidera ricordare, cos che leimmagini siano rafforzate dallabitudine.

    Al pari di Alberto Magno, anche Tommaso dAquino svisa il senso della

    solitudo dei loci,21 solo che qui la solitudo diventa sollicitudo e la terza regoladellAquinate diventa una curiosa esortazione ad aderire con vivo interesse

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  • alle cose da ricordare. Della memoria verborum non vi traccia in tutta laSumma; forse che essa fosse totalmente sparita nella teoria e la sua praticadefinitivamente sepolta?

    1.3.3. DUE APPLICAZIONI DELLA MEMORIA VERBORUM

    In realt esiste uno spiraglio, una possibilit che la tecnica della memoriaverborum non fosse andata completamente perduta, anzi, forse tali possibilitsono addirittura due ed entrambe si devono ai frati domenicani; infatti graziead essi che, oltre allo sforzo filosofico, teologico, e dottrinale che porta allarealizzazione delle Summae di Alberto Magno e Tommaso dAquino, abbiamoil rifiorire dellarte oratoria, non pi secondo lelegante strutturazione delletclassica, bens nella forma della predicazione, giacch lordine domenicanoera appunto sorto principalmente come ordine di predicatori. Una buonapredica ha lo scopo di imprimere nella mente di chi ascolta degli insegnamentimorali e spirituali e ci pu avvenire in maniera sicuramente pi efficace ememorabile facendo ricorso a delle similitudini corporee, meglio ancora sesi tratta di esempi insoliti, singolari ed eccentrici: tale lindicazione chetroviamo nella Summa de exemplis ac similitudinibus rerum di Giovanni diSan Giminiano, scritta allinizio del secolo XIV. Le Summae che si vannoappunto diffondendo tra i predicatori in questo periodo sono delle collezioni,dei repertori di immagini e di similitudini da utilizzare nelle prediche; oltre aci le Summae presentano, al loro interno o in appendice, delle regole per lamemoria artificiale, tratte o da Tommaso dAquino o dalla Ad Herennium; vainoltre notato come qualcuno di questi trattati venga scritto non pi in latino,bens in volgare, come gli Ammaestramenti degli antichi di Bartolomeo diSan Concordio, opera dellinizio del secolo XIV che presenta, in appendice,un Trattato della memoria artificiale che non altro che la traduzione italianadella sezione sulla memoria della Ad Herennium. Da un lato abbiamo cos deipredicatori che fanno uso della memoria artificiale per ricordare le prediche e,forse, qualcuno di essi utilizza non solo la memoria rerum, ma anche lamemoria verborum a fini memorativi, anche se si tratta solo di una congettura;dallaltro il propagarsi di testi in volgare dimostra come allargomentovengano ad interessarsi dei gruppi di laici, anche se la diffusione dovevaessere limitata ad un ambito di tipo devozionale.

    Lunico altro utilizzo questa volta pienamente documentato dellamemoria verborum allinizio del XIV secolo quello che troviamo in Robert

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  • Holcot, un frate domenicano inglese che, nelle sue Moralitates, davaistruzioni su come potersi formare delle rappresentazioni, dei veri e propriquadri dei vizi e delle virt destinati non ad una realizzazione visiva, bensintesi come vere e proprie immagini di memoria ad uso dei predicatori.Vediamone uno: Il simbolo della Penitenza, come la dipingevano i sacerdotidella dea Vesta, secondo Remigio; la Penitenza soleva essere dipinta in formadi uomo interamente nudo, con una frusta a cinque corregge in mano. Al dil della autenticit o meno dei riferimenti antichi citati da Holcot, sembra checi troviamo davanti alla solita memoria rerum: un uomo, immaginato nudoper renderlo pi memorabile, con una frusta in mano, per indicare laPenitenza. Ma il testo presegue cos: Cinque versetti o sentenze erano scrittesu ciascuna delle corregge. Immagini di memoria rerum utilizzati comecontenitori di memoria verborum, ma non attraverso altre immagini, bensper mezzo delle verba stesse inscritte nellimmagine: questa la novit equesta, secondo la Yates, poteva essere linterpretazione medioevale di quellache era stata nel passato la memoria per le parole22. Il sistema non semplicistico come sembra e si basa su quella memoria visiva della paginache molti di noi usano ancora oggi quando riescono a ripetere una frase lettasu un libro rivedendo mentalmente la collocazione della frase sulla pagina;in fin dei conti si tratta dello stesso tipo di memoria che consigliava giQuintiliano, quando sosteneva che, al cumulo delle immagini, preferibileapprendere a memoria un passo delle tavolette stesse su cui si scritto. ,infatti, come se la memoria seguisse una traccia, come se avesse sottocchionon solo le pagine, ma le righe stesse, ed uno parla come se leggesse23.

    Si tratta, comunque, di fenomeni collaterali. In realt lora della riscossadella memoria verborum scoccher solo alla fine del secolo 15, ma a quelpunto lenorme buco sia teorico sia pratico dei secoli precedenti far sentiretutto il suo peso, tanto che si ricomincer a memorizzare parole su basicompletamente diverse rispetto alle precedenti.

    1.4. PIETRO TOMAI

    1.4.1. VITA DI UN MNEMONISTA DEL XIV SECOLO

    Nato a Ravenna verso il 1450 (da cui appunto lappellativo Ravennatis) PietroTomai comp gli studi di diritto a Padova con Alessandro Tartana da Imola.

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  • Qui, prima di avere compiuto ventanni mostrava gi le proprie capacitmnemoniche, giacch era in grado di recitare a memoria tutte le lezioni delTartagna, oltre allintero codice di diritto civile indicando, in riferimento adogni legge, i sommari di Bartolo, le prime parole del testo, il numero delleglosse e i termini a cui ciascuna glossa faceva riferimento.

    Poteva giocare una partita a scacchi e contemporaneamente dettare duelettere su un tema scelto al momento dagli astanti, mentre unaltra personalanciava i dadi ed una terza prendeva nota di tutti i lanci. Alla fine, Pietrosapeva ricordare tutte le mosse della partita a scacchi, tutte le gettate dei dadi etutte le parole delle lettere, iniziando addirittura dalle ultime e ripetendole arovescio fino alle prime. Lesse diritto civile e canonico, professando comelibero docente a Bologna, Pavia, Ferrara, Pisa, Pistoia e Padova, e poi, semprepreceduto dalla propria fama, in Germania, a Greifswald, Wittemberg eColonia, per fare ritorno forse in Italia, dove mor tra il 1508 ed il 1512.Personaggio eccentrico, dalla vita sregolata (pare fosse stato cacciato dallacattedra di Colonia con laccusa di aver frequentato troppe prostitute) PietroTomai non fu certo il primo mnemonista della storia, ma fu sicuramente ilprimo ad utilizzare le proprie capacit quasi esclusivamente per finiautopropagandistici.

    Conoscere tutto il Codice a memoria senza bisogno di sfogliar carte fu unacaratteristica che aument a dismisura il prestigio di questo giurista: tuttivolevano vederlo, sentire le sue lezioni, invitarlo per metterlo alla prova: lavera e propria realizzazione del sogno ciceroniano delloratore che ricordatutte le leggi, le cause, le testimonianze, ci che stato confutato e ci che ancora da confutare. E Pietro Tomai seppe ben amministrare le sue doti, nonsolo come giurista, ma anche come scrittore.

    1.4.2. LA PHOENIX SIVE ARTIFICIOSA MEMORIA

    Dal momento della prima edizione, che quella di Venezia del 1491, laPhoenix sive artificiosa memoria riscosse un immediato successo, tanto daessere pi volte risparmiato, divenendo il manuale di memoria pi utilizzatoper pi di un secolo. E tutto ci perch fu il primo trattato di mnemotecnica arivolgersi direttamente al mondo laico con un taglio espositivo agile efunzionale: un compendio di precetti realizzati dallautore per scopi pratici,per ricordare nomi, articoli di legge, elenchi, commentari, e cos via; non piuna memoria connessa a intelligentia e provvidentia allo scopo di

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  • procacciarsi la vita eterna, non pi lunghe dissertazioni filosofiche su intellettoe immaginazione, ma una tecnica finalmente utilizzabile quotidianamente perscopi professionali.

    Questo successo letterario di cinquecento anni fa si presenta ai nostri occhinella deludente veste di un trattatello di una ventina di fogli in sedicesimo, deiquali, espunti ringraziamenti, dediche, premesse e post-fazioni, ne restanosolamente sette specificamente dedicati allesposizione dei consiglimnemonici. Lorigine del titolo Phoenix chiarita dallo stesso Pietro Tomaiallinizio del testo in questi termini spiccatamente autopropagandistici: Etcum una sit Foenix et unus iste libellus, libello si placet Foenicis nomenimponatur; con lo stesso tono viene ribadito, in pi di un punto, come illibro sia stato scritto per svelare tutti i segreti del suo autore, allo scopo dilasciare dei degni eredi di questa arte.

    1.4.3. REGOLE E CONSIGLI TRA PLAGIO E ORIGINALIT

    Il taglio espositivo scelto da Pietro Tomai implica la presentazione dei principimnemonici Conclusiones, come li chiama lui sotto forma di consigli,senza preamboli teorici, quasi da ricettario di cucina: fai cos io perricordare faccio cos non sono daccordo con chi dice che e cos via,parlando sempre in prima persona o rivolgendosi in maniera diretta al lettore,inframezzando il tutto con racconti delle proprie strabilianti gestamnemoniche. In nessun caso Pietro Tomai cita le proprie fonti, vendendocome originali dei precetti magari vecchi quindici secoli: questo plagioreiterato raggiunge lapice della comicit per noi moderni, ovviamente quando, alla fine dellesposizione delle Conclusiones, lautore si rammentaallultimo momento di un importantissimo principio fino ad allora taciuto e cipassa, quasi sottobanco, spacciandolo per suo, nientemeno che la regola dellaAd Herennium sulla numerazione dei loci con una mano ogni cinque, unacroce (anzich Decimo: calo delle nascite o Cristianesimo dilagante?) ognidieci e cos via. Ma la stragrande maggioranza dei lettori contemporanei dellaPhoenix non poteva saperlo e cos tale regola fu tranquillamente accoltaassieme a tutte le altre. Vediamo.

    Senza troppi preamboli Pietro Tomai consiglia di usare come contenitore diloci una chiesa, e ad essa applica sostanzialmente le regole della AdHerennium, ma con tre distinguo:

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  • si raddoppia stranamente la distanza tra i loci che passa dai tre piedi dellaAd Herennium ai cinque o sei della Phoenix. Entrambi i testi parlano digiusta distanza, ma dall85 a.C. al 1491, la misura dei mediocriaintervalla si dilata sensibilmente, vuoi per il mutamento di percezionedello spazio architettonico che deve essersi verificato sicuramente inquindici secoli, vuoi perch una chiesa presenta gi di fatto i propri lociad una distanza superiore ai tre piedi;

    il principio della corretta illuminazione dei loci non neppure citato, enon perch esso fosse andato perduto con il passare del tempo, visto chesi ritrova in trattati successivi: pu essere che Pietro Tomai lo abbiaomesso, confidando nel buon senso del lettore; oppure che labbiadeliberatamente taciuto, dal momento che una chiesa, in genere, non mai fortemente illuminata, n totalmente buia;

    non importa collocare i loci in posti poco frequentati, giacch basta avervisto la chiesa vuota almeno una volta, non importa quando.

    poi la volta delle regole per le immagini:

    qualunque immagine si collochi, essa dovr eccitare la nostra memoria, e

    ci possibile solo attraverso un qualche movimento: il principioclassico delle imagines agentes;

    per i nomi di persona, si usano immagini di nostri conoscenti cheabbiano lo stesso nome che dobbiamo memorizzare; la raffigurazione vafatta in maniera non statica: dobbiamo al contrario rappresentarci lepersone nellatto di fare qualcosa che per loro sia tipico;

    per gli animali e gli oggetti inanimati si collocano le immagini deglianimali e delle cose stesse;

    se un oggetto non in grado di muoversi, dovr essere mosso daqualcuno;

    se unimmagine piccola, la si potr moltiplicare; se di difficilecollocazione, si potr fare uso di immagini ausiliarie;

    unimmagine buffa viene ricordata con maggiore facilit; unimmagine erotica ecciter la nostra memoria come nessun altra

    potrebbe fare; pi volte infatti Pietro Tomai colloca la sua amica digiovent Ginevra da Pistoia o, pi in generale, delle bellissime fanciulle,possibilmente nude.

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  • 1.4.4. LA MEMORIA VERBORUM DELLA PHOENIX

    Fino a questo punto non ci troviamo di fronte a novit sconvolgenti; ci cheinvece risulta essere veramente singolare nella Phoenix la trattazione chepotremmo quasi definire scientifica della memoria verborum; di essavengono esaminate con cura le varie modalit, le possibilit dapplicazione e ilimiti. Seguendo le istruzioni del testo, veniamo guidati in maniera gradualealla raffigurazione prima di singole lettere, poi di sillabe e parole, fino allapossibilit di rappresentare i casi latini; Pietro Tomai descrive pi di unatecnica e riporta addirittura una memoria numerorum per la raffigurazione dicifre, numeri e riferimenti bibliografici.

    La grande novit consiste nellutilizzo per la memoria verborum di quelliche verranno chiamati alfabeti visivi, sistemi che consistono nellacollocazione di immagini la cui iniziale del nome coincida con la lettera damemorizzare, oppure di oggetti la cui forma ricordi la lettera stessa, come uncompasso per la lettera A. Dal canto suo, Pietro Tomai prescrive la tecnicadella collocazione di persone possibilmente delle donne, tranne se si misogini per le lettere dellalfabeto (nella Phoenix, sulla scia della miglioretradizione delle imagines agentes, immagine sempre inteso nel senso diimmagine di una persona, non di un oggetto): Antonio, per la A, Benedetto,per la B, e cos via. Per una sillaba bielementale si collocheranno cos duepersone, ma non in due loci diversi, bens nello stesso locus, introducendo unpreciso modo di ordinare le immagini, cos da non incorrere in confusione almomento del recupero: Se devo collocare in un luogo la copula et, colloco inquel luogo Eusebio e Tommaso dAquino, ma in modo che Eusebio tocchi illuogo e Tommaso stia di fronte a lui. Se invece Tommaso dAquino fosse alposto di Eusebio e Eusebio al posto di Tommaso, allora vedremmo collocatoin quel luogo non la copula et, bens il pronome te.

    Una delle regole di questarte stabilisce che ci che viene prima in ordine vacollocato pi vicino al luogo; come sulla carta scriviamo prima la lettera e inquesta copula cos facciamo anche nel luogo; si tratta di una regola generaleche va osservata in qualunque espressione o quantaltro vada collocato24. Siottiene in tal modo un notevole risparmio di loci ed una maggior compattezzadelle immagini stesse. Verrebbe da pensare che, nel caso di una sillabatrielementale, le persone da collocare diventino tre, invece Pietro Tomai, inconsiderazione sia della presenza costante di almeno una vocale in ciascunasillaba e della pericolosa confusione potenziale dovuta alla collocazione di trepersone nello stesso luogo, prescrive lutilizzo di due sole figure, ovvero

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  • una persona e un oggetto o un animale, allo scopo di rappresentare una sillabadi tre lettere: naturalmente una delle due immagini dovr rappresentarci duedelle lettere che formano la sillaba. La regola questa: se la vocale si trova inposizione centrale o terminale, la consonante che precede la vocale e la vocalestessa andranno raffigurate con un oggetto che sia mosso da una persona chemi rappresenti la lettera rimanente: Nella sillaba bar, prendo limmaginedellultima lettera e vi aggiungo qualcosa il cui nome cominci allo stessomodo delle due lettere che precedono. Perci se avr collocato nel luogoRaimondo che percuote il luogo con un bastone, in quel luogo legger lasillaba bar; se invece Simone avesse percosso il luogo, si sarebbe avuta lasillaba bas [] se invece la vocale alla fine, come nella sillaba bra, alloracolloco nel luogo unimmagine per la prima lettera con qualcosa che vengamosso o si muova da s, il cui nome cominci con le sue lettere che seguononella sillaba. Perci se avr collocato nel luogo Benedetto con delle rape odelle rane, otterr la sillaba bra; Tommaso la sillaba tra25. Se invece lavocale si trova allinizio della sillaba bisogna collocare sempre nel luogolimmagine della prima lettera assieme ad una cosa il cui nome cominci comele lettere seguenti: cos se Antonio fa girare una mola, vediamo apposto ilverbo amo; se al suo posto c Eusebio il verbo emo26. Semplice ed efficace,anche se si tratta di una pratica limitata a monosillabi di tre lettere, come Pietro stesso ad ammettere: Va detto che non si possono collocare conaltrettanta facilit parole di tre o quattro sillabe, ma non occorre usare moltesillabe inutilmente quando di pu ottenere lo stesso risultato usandone poche:basta infatti che siano state collocate le prime due sillabe27. In pratica, questotipo di memoria verborum non ha la pretesa di codificare in maniera perfettaintere parole, ma semplicemente intende far memorizzare linizio, le primelettere, in modo da funzionare da aggancio, da appunto mnemonico e venireincontro a quelle situazioni in cui cerchiamo disperatamente una certa parola,sentendo di averla sulla punta della lingua e basterebbe che qualcuno oqualcosa ce ne suggerisse le prime lettere che noi saremmo immediatamente ingrado di ricordarla: la memoria verborum proposta da Pietro Tomai svolgeappunto questo ruolo.

    La tecnica dellalfabeto visivo della Phoenix si ferma dunque alle parolebisillabiche e diventa estremamente complessa nel caso in cui una sillaba siaformata da pi di tre lettere: come potremmo infatti memorizzare la sillabapentaelementale prans? Ma Pietro Tomai ha in serbo per noi altre sorprese.

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  • 1.4.5. TECNICHE ALTERNATIVE

    Per ovviare ai problemi degli alfabeti visivi ci vengono mostrate delle altrepossibilit per la memorizzazione delle verba. Vediamole:

    a)

    UGUAGLIANZA TRA LINGUA STRANIERA E PARLATA COMUNE: se dobbiamo collocareuna parola straniera che suoni identica nella nostra lingua, non facciamoaltro che collocare limmagine della cosa stessa: da folli rappresentaretutte le lettere di vinum quando posso ottenere lo stesso risultato piazzandonel locus limmagine di una bottiglia di vino.

    b)

    SUONO DELLA VOCE: si tratta di un metodo che, per quanto mi risulta, nonviene citato da altri, n prima n dopo Pietro Tomai: una frase, unacitazione pu essere memorizzata in blocco se conosco qualcuno che laripete sempre; lidea di collocare una persona per il motto suo tipico sicuramente originale, tuttavia, pensandoci bene, non altro chelestensione del solito principio delle imagines agentes: cos come collocole persone nellatto di fare il loro gesto tipico, e ci allo scopo di renderepi viva limmagine di memoria, allo stesso modo posso collocarlenellatto di dire la loro frase tipica, ma questa volta con una finalit bendiversa, che quella di memorizzare la frase stessa. C per in questatecnica una componente diversa da tutte le altre, poich lunico caso incui il fattore uditivo prevarica forse quello visivo: non tanto limmaginedi chi pronuncia la frase a farci venire in mente le parole, quanto la frasestessa che continua a risuonarci nella testa

    c)

    GESTO CORPOREO: se il termine da collocare fa riferimento ad un gestocorporeo, il che generalmente accade con dei verbi, posso raffigurarmiqualcuno che compie il suddetto gesto, come uno che scrive per il verboscrivere, o un altro che afferra un oggetto per il verbo afferrare e cos via.

    d)SIMILITUDINE: la riesumazione della tecnica classica della somiglianza ditipo fonetico, quella grazie alla quale la Ad Herennium consiglia dicollocare Domizio per indicare il ritorno a casa, cio la domuitionem.

    Grazie a questa abbondanza di tecniche alternative, la memoria verborum

    ottenuta utilizzando gli alfabeti visivi diventa la estrema ratio per ricordareuna parola e va quindi utilizzata solo in tre casi:

    quando le altre tecniche falliscono, il che pu accadere soprattutto se la

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  • parola di difficile o impossibile raffigurazione (come un avverbio), nonconosciamo nessuno che ce labbia sempre in bocca e non assomigliafoneticamente ad unaltra parola rappresentabile;

    quando si vuole avere un riferimento preciso delle prime lettere di unaparola di difficile memorizzazione;

    se la parola da fissare molto breve (al massimo due sillabe di due o trelettere ciascuna, come pater o coram).

    Della parola memorizzata con una qualsiasi di queste tecniche poi

    possibile indicare anche il caso latino, giacch Pietro Tomai fa corrispondereciascuno dei casi latini ad una parte del corpo umano (testa per il nominativo,mano destra per il genitivo, sinistra per il dativo, piede destro per laccusativoe sinistro per il vocativo, mentre il ventre o il petto indicano lablativo). Dalmomento che ciascuna immagine di memoria implica lutilizzo costante difigure umane, queste andranno relazionate al locus o alloggetto con cuiinteragiscono per mezzo della parte del corpo che rappresenta il caso latino daricordare. Se invece la tecnica utilizzata dovesse comportare la collocazionedel solo oggetto (come del pane nel caso di panem) si piazzer comunque nellocus una figura umana: Se una cosa, per esempio un pane,28 collocher nelluogo una ragazza nuda che tocca un pane col piede destro; se invece vogliocollocare il termine uomo29 posto ad indicare un qualche grado o una certacarica, come un abate, metto nel luogo un unico abate nudo che calci il luogostesso col piede destro30.

    Dopo aver fornito alcuni precetti riservati ai giuristi, per la memorizzazionedi leggi e Codici, Pietro Tomai ci dice che pure possibile, anzi consigliabile,collocare pi immagini nello stesso luogo dando ad esse una strutturazione:ad esempio, per gli argomenta di legge egli usa una immagine per il titolo,ovvero lintestazione dellarticolo di legge e poi colloca pure, nello stessospazio del locus, due o tre delle parole principali dellargumentum grazie aduna delle tecniche suesposte. Si ottiene in questo modo unimmaginecompleta riguardo allinformazione che stiamo cercando, rendendo parimentiefficiente luso dei loci; se invece non c tempo a sufficienza, come quandosi devono imparare lunghi elenchi per una dimostrazione dal vivo delleproprie capacit, allora Pietro Tomai consiglia la collocazione di una solaimmagine per ciascun locus.

    Di tutte queste idee della Phoenix dovremo tenerne docchio soprattutto tre,ovvero:

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  • la collocazione di pi immagini nello stesso locus; lassegnazione delle varie parti di un argomento alle diverse immagini

    collocate nel medesimo locus; la regola di avere sempre una persona come immagine principale alla

    quale connettere gesti e oggetti come immagini secondarie.

    Si tratta infatti di tre tecniche per la realizzazione di immagini che verrannosistematizzate da Bruno tanto nella prima quanto nella seconda praxis del Deumbris.

    1.4.6. NUMERI

    Lultima Conclusio della Phoenix ci mostra infine un originale sistema per lamemorizzare non pi di lettere, bens numeri. La grande forza di questosistema consiste nelle sue possibilit combinatorie, grazie alle quali, con solesedici immagini, sono rappresentabili tutti i numeri immaginabili. Dapprima sipreparano dieci immagini per le decine 10, 20, 30 eccetera fino a 100: unacroce per il 10, qualcosa di spigoloso unito a qualcosa di tondo per il 20 e cosvia. Poi abbiamo altre cinque immagini per le unit da 1 a 9, rappresentategrazie alle dita della mano unite per associazione a persone o a oggetti: Ilpollice della destra dei guelfi, lindice dei ghibellini, il medio dei giudei, ilquarto dito quello degli anelli, il mignolo il dito delle orecchie; lo stessovale per le dita della mano sinistra. Dico che il pollice dei guelfi perch iguelfi dicono di tenerlo in grande considerazione: lindice perci deighibellini. Dico che il medio dei giudei perch se glielo mostriamo ciguardano molto male: se vuoi sapere il perch prova a chiederglielo e loscoprirai; anulare e mignolo non hanno bisogno di spiegazioni31. Per inumeri dal 6 al 9 si usa la medesima simbologia con la differenza che per iprimi cinque numeri (da 1 a 5) immagineremo azioni svolte con la manodestra, mentre per i rimanenti quattro (da 6 al 9) con la sinistra. Infine, il miointerlocutore mi indicher il numero 1000. Cos se voglio ripetere laQuaestio XI, capo III mi immagino nel luogo un guelfo che tiene una crocenella mano destra ed un giudeo che cerca disperatamente di afferrarla con laforza con la mano destra. Se voglio collocare la Seconda lettera ai Corinzi,capitolo 4, raffiguro nel luogo un ghibellino che tiene nella mano destra untripode,32 mostrandolo ad una graziosa fanciulla; la quale a sua volta lo prendenella propria mano destra33.

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  • Nonostante questo sistema nasca e muoia praticamente col proprio autore,giacch le mnemotecniche moderne basano la memorizzazione dei numeri suprincipi completamente diversi, tuttavia dovremo tenerne conto quandoandremo ad analizzare il De umbris, sia per le regole combinatorie cheimplica, sia per lidea di introdurre delle differenziazioni basate sulluso didiverse parti del corpo.

    1.4.7. CODIFICA E DE-CODIFICA

    Un dubbio potrebbe a questo punto insinuarsi nella mente del lettore: non sarche tutta questa abbondanza di tecniche per la realizzazione di immagini miimpedisca poi di ricostruire in maniera univoca ci che devo ricordare?Quando cio mi ritrovo di fronte ad unimmagine di memoria, come faccio asapere s essa sta ad indicare un numero, se ne devo considerare solo la primalettera per ricostruire una parola, se lazione che sta svolgendo ad esserepeculiare o essa indica semplicemente se stessa? Se questo problema evidente nella Phoenix nondimeno presente in tutte le altre artes poich,seguendo le indicazioni della Ad Herennium, durante il processo di codificadellimmagine posso decidere se operare in base ad una associazione disimilitudine, contiguit o opposizione, ma non c nulla che mi suggeriscaquale metodo usare al momento della decodifica. significativo, a questoriguardo, come nessuna arte di memoria affronti questo problema: n laPhoenix ma ci potrebbe essere messo in relazione allassenza, nel testo, diconsiderazioni teoriche n tanti altri trattati, anche se generalmente piprodighi di considerazioni e valutazioni sul funzionamento della memoria.Possibile che tutti abbiano tralasciato questo aspetto?

    In realt non si tratta di trascuratezza: pi semplicemente questo dubbiosussiste unicamente a livello teorico e non si pone mai nella pratica: se siamoin grado di ricordare unimmagine non possiamo fare a meno di connetterla alproprio referente originale (res, litterae, o verba) in base alla correttaassociazione, e ci avviene perch unimmagine di memoria sempre ilrisultato di un nostro processo mentale di costruzione ed essa rimane semprein qualche modo impregnata del procedimento per mezzo del qualelabbiamo ottenuta. Cos se labbondanza dei modi effigiandi a nostradisposizione ci torna estremamente utile per costruire immagini, cos chepossiamo scegliere di utilizzarne uno nel caso in cui gli altri falliscano, essinon ci creano alcun tipo di impaccio al momento del recupero dei dati.

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  • 1.5. ALTRI CONTRIBUTI

    1.5.1. I TRATTATI SULLA MEMORIA

    La vasta schiera di trattati che vengono scritti e pubblicati nei secoli XV eXVI, da quello di Publicio34 del 1482 a quelli di Romberch35 (1533) eRosselli36 (1579) per citare i pi famosi, non aggiungono molto a quanto gipreso in esame a proposito della Phoenix: le uniche novit degne di nota, aifini della nostra trattazione, riguardano la costituzione di liste di immaginipreconfezionate, gi pronte per essere collocate come riferimenti dimemoria verborum. Invece di dare, cio, delle istruzioni per la realizzazionedegli alfabeti visivi, come aveva fatto Pietro da Ravenna, ci vengono oraproposte delle vere e proprie tabelle di alfabeti completi, dalla A alla Z. Talialfabeti si basano o sulla coincidenza tra lettera da memorizzare e inizialedellimmagine collocata, oppure sulla somiglianza visiva tra forma della letterae forma delloggetto collocato. Il trattato di Romberch fornisce, ad esempio,una tabella dove sono riportati ventuno immagini di anim