F Francesco Pallone PALONE I discursi da vrascera discursi da... · de Josephine Baker, la nera che...

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Francesco Pallone I discursi da vrascera Poesie Calabresi Memoria

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Francesco Pallone

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Dedico questa fatica in particolare a mia moglie Carla

per il ruolo di moderatrice e per quello di ispiratrice di molti bozzetti,

ed ai figli che hanno mostrato interesse a conoscere il modo con cui si viveva e, con le loro risate,

non mi hanno dissuaso dallo scrivere questo libro

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Francesco Pallone

I discursi da vrasceraPoesie Calabresi

Memoria

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ISBN 978-88-6093-054-5

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È mai possibile? Può un ingegnere scrivere poesie, diventarepoeta? Alle prese con i calcoli, con i goniometri, con i computers,con i progetti, con tutto quel mondo tecnico che distingue la pro-fessione di ingegnere di qualsivoglia specializzazione, è maipossibile che egli possa essere conquistato simultaneamentedalla musa ed occupare il suo tempo nella ricerca della rima o,se essa non si usa più, nella limatura dei versi?

Alla domanda sembra quasi inevitabile una risposta negativa.Non scherziamo, un tecnico, per giunta ingegnere, non ha

possibilità di ascendere al Parnaso.Però, ciò che sembra a prima vista, non sempre corrisponde

al vero. Ingegn.. .ere. Ebbè, l’ingegno non si addice al poeta? Macerto che si addice. E non solo. Il poeta trae il suo nome dalgreco. L’etimologia ci rende certi che poeta deriva dal verbogreco “poíèin” che significa fare. E se il poeta è uno che fa, cheopera, altrettanto lo è l’ingegnere. Dunque, è possibile che vi sia(e nemmeno è cosi raro...) un poeta-ingegnere o, se lo preferite,un ingegnere-poeta. L’ingegnere, nell’espletamento dei sui com-piti professionali, agisce e così pure il poeta che si abbandonaalla ispirazione, ma cesella il suo verso.

Questa riflessione mi è venuta spontanea, leggendo le poesiedi Francesco Pallone, ingegnere già impegnato ai vertici diun’azienda di trasporto pubblico, che, dopo la pubblicazione diuna raccolta di poesie, che ha avuto successo, manda ora allestampe un’opera corposa, complessa, completa, che comprendenon solo le sue poesie, tante, tutte in dialetto e tutte belle, maanche due romanze, E musiche ‘e papa (il padre fu grande inten-ditore e maestro di musica che, a Mangone, ebbe tanti ma pro-prio tanti discepoli musicofili appartenenti a diverse generazio-ni), 20 canzoni raggruppate sotto il titolo Cantamunille sunannu.

Ma vi sono anche 38 disegni e bozzetti, sparsi qua e là, tuttidi particolare significazione, dettati all’estro dell’artista Palloneda luoghi di particolare bellezza di Mangone e Cerisano, pereternare una fontana, una vinella, un albero secolare. Già

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Mangone e Cerisano, i due paesi così cari all’ing. Pallone, l’unoperché gli ha dato i natali, l’altro perché è il luogo d’origine dellasua consorte.

Pensando a Lui mi sono ricordato di una canzone della gran-de Josephine Baker, la nera che alle Folies Bergères, cantavaapplauditissima, da un anno all’altro: “Io ho due amori:il miopaese e Parigi...”. Francesco Pallone ha anche lui due amori:Mangone e Cerisano. Ché il paese della moglie Carla, Cerisano,è collocato, nel suo cuore, nei suoi pensieri, nelle sue ispirazionicome Mangone, il paese della sua famiglia, degli amatissimi suoigenitori, dei compagni di scuola e di giochi. Egli vive, allo stes-so modo, dell’uno e dell’altro, ne conosce ogni angolo, ogni stra-da è per Lui un ricordo, ogni persona incontrata un volto amicoed indimenticabile, ogni vicenda triste o lieta l’occasione per tra-durla in versi e tramandarne il ricordo.

C’è che la poesia dell’Ingegnere è autentica. Il dialetto è quello vero,quello che si parla a Cerisano ed a Mangone, che è più o meno lo stesso.

Scrive come sente parlare. In genere, rimatori dialettali sonopropensi a tradurre neologismi italiani in vernacolo, ma Palloneutilizza vocaboli che sono nati nei paesi del Cosentino, che sonoda sempre nella parlata degli abitanti, evitando, a giustissimaragione, di tradurre parole nuove dall’italiano. Un dialetto tradi-zionale - il suo -, autentico, tintinnante come una moneta d’oro,non dal suono falso come una patacca.

È difficile dire quale sia la poesia più bella della sua raccoltaL’ho cercata invano, leggendole tutte perché non mi è parso dirilevare differenze. È come se fossero capitoli dello stesso libro.Non si può dire se un capitolo sia più bello di un altro. Se ilromanzo è bello, tutti i capitoli sono belli, allo stesso modo.

Il lettore non deve scegliere. Il consiglio è di leggere tutto,partendo dall’inizio, così l’opera potrà gustarsi nella sua interez-za. Nell’opera, c’è il figlio che parte e la madre gli fa le ultimeraccomandazioni, c’è l’elettore che si pone tante domande, c’è ilragazzo che fa suonare il CD, c’è il giovane afflitto da un morbonuovo che si chiama depressione, c’è l’invitato al pranzo delle“frittule”, c’è... c’è... c’è la vita, c’è un mondo che resiste, non èsopraffatto dalla modernità, che continua a vivere perché cosìvogliono i calabresi di Mangone, di Cerisano, di altre centinaiadi comuni, perché così sente e vive il Poeta che, nei temi, nelle

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situazioni, nei personaggi, a volte si accosta - senza accorgerse-ne - al grande, intramontabile Michele De Marco (Ciardullo):antesignano nel rispetto rigoroso del dialetto, sicuro interpretedi una Calabria contadina, autentica,vera, inobliabile.

Le liriche di Francesco Pallone sono battiti del suo cuore, nelquale Egli racchiude e porta la gente che ha incontrato nel tempoe con cui continua a dialogare, da lontano, come se invece stes-sero assieme, attorno a ra vrascera, gente di cui conosce gioie,affanni, desideri, aspirazioni. E, mentre gli anni passano, conti-nua a condividerli.

Ernesto Corigliano

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Ernesto Corigliano, avvocato cassazionista, è stato per lungo tempoconsigliere dell’Ordine forense e politico impegnato (in giunta sia alComune di Cosenza che alla Regione Calabria). Giornalista pubblicista,è stato corrispondente da Cosenza di importanti quotidiani politici, eco-nomici e sportivi, e direttore di periodici (già di “Corriere dellaCalabria”, “Gazzetta calabrese”). È tuttora direttore del mensile“Iniziativa” da lui fondato e che alimenta anche cultura e tradizionicalabresi mantenendo memoria del passato.

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Al lettore

Quindici anni sono passati dalla pubblicazione della primaraccolta Ritrovarsi di poesie calabresi avvenuta nel 1993.

Quando, dopo una forzata inerzia ho cercato di concludere laseconda raccolta, ho preso coscienza che non potevo più recupe-rare il troppo tempo perduto, ma che potevo evitare di perdernealtro.

Da ciò lo stimolo a riprendere le fila per concludere questaseconda raccolta assieme alla determinazione di volerla dedi carea mia moglie ed ai figli i quali manifestavano interesse a cono-scere “come si viveva ai nostri tempi“: un passato che li in -curiosiva e li meravigliava specie per quanto non più proponi -bile oggi.

Il terreno dell’ispirazione è rimasto quello della quotidianitàvissuta con il cuore della gente che esprime i propri disagi, i tor-menti della sua anima e le ricadute nel proprio ambiente condialoghi scambiati sotto il fresco davanti casa, dove le persone,passano, si fermano, raccontano partecipando al dolore che col -pisce il prossimo e scherzano anche sugli episodi legati al duali -smo di coppia che, detti con ironia, servono anche ad atte nuarele suscettibilità domestiche.

I discursi da vrascera è il titolo che ho adottato, proprio per l’at-mosfera ancora esistente nei paesi, che ripropone il bra ciere, lapedana con l’asciugapanni sopra, le donne attorno, al cune chesferruzzano e tutte che commentano i fatti, anche con malizia,mentre i figli giocano attorno.

L’attuale realtà è modificata: l’aria negli appartamenti è ri -scaldata senza il richiamo insostituibile del focolare col suoruolo aggregante di scrigno della memoria.

Le cose scritte, sono un diario del nostro vissuto, lo zibal donedel cuore per ricordarsi delle abitudini, delle speranze, delleattese amare del lavoro cercato e negato, dei danni della droga,del rischio della genetica, dell’abbandono dell’uomo alla suaimpotenza di fronte ai suoi crescenti bisogni ed in preda ai

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malanni nuovi: l’ansia, la paura, la depressione, che trasformanola vita in un sentiero di gelida paralisi.

Le poesie che ironizzano sui guasti della politica e delle isti-tuzioni, proprio perché divenuti “malanni d’epoca”, non fannoriferimento a persone e circostanze.

Seguono due composizioni in prosa, che potevano ancheessere scritte in versi sciolti, ma sono nate così, e spero incontri-no il favore dei lettori.

Nel libro vi sono riportate alcune mie composizioni musicali,scritte sulla stessa tematica delle poesie, ed anche alcune altre dimio padre (su di una ho adattato le parole per un inno) scelte traquelle che suoniamo nelle riunioni familiari, porto di approdoper noi figli ed elemento aggregante e di identificazione di cuiabbiamo verificato, nel tempo, il valore.

Ho inserito, ad intercalare, bozzetti e schizzi che riprodu conoscorci del mio paese natìo, Mangone, di cui mantengo sostan-zialmente il dialetto, e di Cerisano, paese di mia moglie e sedeprivilegiata, assieme ad Aprigliano casa Cri bari, per le occasionidi convivialità celebrate durante i giorni delle frittole del maialeche, nella finzione, continua a “dialo gare“ sugli accadimenti del-l’anno, colorati dalla satira e alleg geriti dall’ironia.

Il calabrese adoperato non presenta particolari astrusità fone-tiche per dare il giusto suono alle parole; però, tra quelle adope-rate, ve ne sono alcune come:

šcaffettune (schiaffone),šcantare (spaventarsi, balzare di paura),šcattare (schiattare, crepare),mmišcare (mischiare, rimescolare)

la cui pronuncia, per come viene proposta dall’autore GerhardRohlfs nel Nuovo dizionario dialettale della Calabria per ripro-durre il fonema sc, si ottiene leggendo la š, sovrasegnata da unaccento tondo, con il suono di sc come nelle parole scendere, sce-mare.

Rende, 15 dicembre 2008

Francesco Pallone

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I discursi da vrascera

Ppe ‘ncignare

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Na rumanza longa... ppe ‘ncuminciare

Mo ve cuntu na rumanzascritta puru a fantasiacca, davanti na cannatasupra a porta e casa mia

duve a gente chi se fermaccu lu core mi cce spunae li screzii da pignatae li jochi da furtuna

chi spernuzza rose e spinee fa criscia arradicatetante storie senza finede persune sbenturate;

Puru ancuna chi ‘ud è veraallu mmenzu e na catervade discursi de vrascerachi pped’anni li cunserva.

E cussì, tempu passannu,ti se mmišcanu ppe via:

bonu e quantu ha fattu dannue se perdu a fantasia.

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I discursi da vrascera

U paise è de ccussì: è pigliare alla leggera,cullu risu e a barzelletta, i discursi da vrascera!

Chine e fa, male ‘u vò fare,però bastu a te “conzare”e spalancanu spiragliuallu viziu de lu tagliu!

Certu, puru le patutellà cce trovanu cumportu...quante storie ‘un su sprejuteppe ssa rota de riportu,

e su fatte storie antichestannu ‘ntornu alle vrasceredintra a rota de l’amichede luntane primavere!

Ma...ppe chille nate a sfiziugià le spunanu alla bannaquasi sempre nu judiziuchi le ‘nchiova la cunnanna

no de carcere o galera,ma...de misi de vrascerachi de veru, fau lu dannuppe li jurni e tuttu n’annu!

Chissi lazzi partu all’umbra de lu cavudu d’estate,e pue criscianu lu vernu ppe lu friddu de sirate,

e sse fannu storie veretante ciarle de vrascere.

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Sulu ppe nue granni

Si u core se ‘ncattura intra lu pettume piglia nostalgia de cose belle,appicciu u focularu...mi cce assettu...e lu pensieru joca tra e fiammelle:

figure chi disegnanu e vampate,rumuri quannu sparanu facigliesbuffi de fumu sutta le ventate,rumanze che coglìanu le famiglie;

muntagne e nive chi chiudianu porte,guttari de nu metru... arricamati,castagne e mila chi t’inchìanu sporte...ma quanti... quanti jurni su passati!...

na vita!... privilegiu chi n’è datu!...e quantu, prima, bonu ‘u me parìa,cumu u mattune cavudu, ‘ncartatu,mo l’anima e la mente mi quadìa.

Chisse parole, a chine cc’è passatucce riportanu avanti a gioventù...mo nun se parra... e chissu è nu peccatuca ppe via orale ‘un se trasmetta cchiù

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E m’ha scavuniatu

Quant’era bella!... la minnuzza tisa,nu riccitellu d’oru supra a faccia,perciava lu magliune e la cammisa...sentìe l’aria, a malizia de la caccia!

Mo li s’assetta ‘nsanu supra a panza,e a carne ‘ntornu all’ossa sta appicata!Oje se mova cumu vo l’usanzala cerasella russa... appiccicata!

Ma le rimana chillu lampu ardentee la spertizza: te capiscia ‘mprima:“De quantu tempu ‘un ne vidimu e nente?te trovu penserusu stamatina,”

me dicia già stringennume la manu,“T’arricordi chill’anni? be... mo jamu!Muglierta cumu sta? l’atru t’è natu?”

Nu sguardu sulu e m’ha scavuniatu!

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È in partenza dal binario...

“Chissa... è fatta ccu sazizza... mangiatilla appena arrivi...figliu, nun te trascurare... a mie... para ca ‘un te civi...Ti la mintu intra ssa busta ccu le cose de mangiaree ca tu... nu jurnu sanu ‘ntra lu trenu cc’è restare!

Ohi ssu studiu cchi m’ha fattu!... viceversa tu restavi.Sacciu ca fazzu la ciota...ppecchì cca... mancu zappavi!però vidi... simu mamme... quantu avimu preparatulu vidimu alluntanare... e cca nente è gnermitatu!

Ss’atra cosa famme dire: tenatilla a maglia e lana‘ud è tempu assinceratu... e cce vo ‘ncuna simana...e mannaja!... già me sentu ca nun ti l’avìa de direed iu tosta n’atra vota... n’atra vota m’è pentìre!...

Cose e vecchie!... siti granni e sapiti cumu stareed iu ancora restu sempre a te dire cumu fare...Chine u sa cchi ne succeda!... ve vidimu sempre chillippe la manu o ‘ntra lu sinu... ni restati piccirilli...

-”È in partenza dal binario...” - a nna vota si sprejutued iu llà signu rimasta a te fare lu salutua circare e ‘un te perdìre... ma se ‘mbroglianu le manuchi salutanu... e lu trenu... si nne scivula luntanu.

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Para nu sonnu... ed èdi nu dirittu

A chiazza: spalle a muru... illu spachìa,sta fore casa ppe nu liticare...i figli, la mugliere, cchi pôu fare?...sempre allu fusu de la caristia!

Chine guverna avissi de vidirelu sciollu fattu ccu sse liticate,ppe avire sulu cchiù segge occupatementre a povera gente sta a murire!

E sordi chi se votû e nun su spisie puterranu dare lu lavurua ssi giuvini forti, ‘nfila u muru,chi aspettanu a fatiga misi e misi.

“U postu!”...ssa speranza l’ha ligatiu prumintanu ad anni e curru spise!...crisciû i pezzenti ad ogni fine e mise,tanti atri senza ‘mpiegu su tornati.

Ma cchi cce vo a cangiare? quali cureppe rapere sse capu chine e tuttutranne de ‘ncuna cosa de costruttu,ppe dare nu spiragliu allu dulure,

ppe videre a partenza le matine,de mugliere u salutu, e borse chine,gioia e stanchizza a sira, alla scuratae u vinu supra a tavula parata?

Para nu sonnu, ed èdi nu dirittuma quantu se pò fare stannu cittu,restannu tra li pulici e munnizza,de chine sfrida e vruscia la ricchizza?

Restamu ancora a fare i pecuruni?se stà sciollannu tuttu... ‘un ti nn’adduni?

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Intra ssu munnu e mo

Ognunu u dicia: “è tuttu trasformatu”e tante cose, e veru, ‘u vannu cchiù,ma, ’ntra ssu munnu novu a giuventùcce trova nu scenariu stracangiatu!

A figliu chi nascìa: “bonuvenutu!”era l’aguriu e tuttu u vicinatu;l’amure de li ziti avia fruttatue u megliu jure cci l’avia projutu.

Sentìe, passannu, adduru de lessia,vidìe pannizzi e fasse sempre spase,e mamme chi, allattannu avanti e case,guardavu l’atri figli mmenzu a via;

cchiù ne venianu e cchiù era na ricchizza,puru ccu vestiture arripezzate,– chille chi li cchiù granni avìu lassate –e pane scarsu supra la cannizza.

Mo senti ca, si nascianu, è nu sbagliuchi quasi sempre s’ha de cancellareca su pisi difficili a portare,e alla famiglia ci hannu datu u tagliu:

a gravidanza fa le smagliature,u sinu perda chilli pirozzelli,te stanchi tra pappine e quatrarellinun chiami cchiù alla casa a manicure,

perdi i contatti, ppe tia nente te resta,t’è riscordare gite, balli e festa...

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Pperò perdimu e gioie di guagliuni,chi jocanu e te fannu cumpagnia,ma tanti cci nne su, senza allegria...chi vâu circannu sordi alli spicuni

e fannu pena e raggia: cchi farannuda granni e senza scola? è n’atru dannu!

E te dumanni: quale via pigliare?,lavuru e casa ‘u resci a nne trovare,e quannu i figli su desideratinu lli pue avire cchiù, mancu adottati.

Puru i boni peccati e giuventùcumu na vota... nun se fannu cchiù.

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Sse recenti novità

Hai vistu sse recenti novità?riguardu punti chi vannu cangiaticirca la “coppia” e la maternitàe lu bisognu d’essa sparigliati.

Quindi va riformata la famiglia,chi ppe nue è fatta sulu e due spusati;gente du stessu sessu ‘ud è parigliama alla famiglia vonnu equiparati

ca du rapportu, ‘un c’è necessità,cumu na vota lu facìa la gente,e certu, resta n’eventualitàma i figli se pou fare senza nente:

si te serva lu seme... c’è la banca,l’organu femminile u poi ‘mprestarecumu sceglissi carne intra na chianca,e a culure li figli li poi fare!

Pensa nu pocu, povara criatura,si nascia criscerà “contro natura”

quannu chiamu “a papà“ cc’è na signora,e la mamma se po chiamare Andrea...ed è ccussì ca tuttu si nne morasi dintra nun c’è vita chi se crea...

Allu pettu nun tiranu i guagliuninè ‘ntra le vrazze da mamma su accitati,criscianu e però nun su jettunissi figli de ssi figli sparigliati!

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Pecchì portare avanti sse “follie“de le scoperte de ss’attualità?ma veramente sunu chisse e vieppe vivere na vita e libertà?

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Nu rescimu allu capire

Na duminica matina chine ‘ncuntru? a Petruzzelluchi vidennume m’abbrazza e me diciadi: “ohi bellu!e ppe tie nun passa tempu! te sta bona la famiglia?quannu ne vidiamu a mare... ccu la figlia piccirilla!

Ma mo, dicia, su spusati? tutti quanti? stannu cca?“- be, rispunnu, quasi tutti, e li tui?... mo cumu va? -

“Sai, nun sacciu cchi te dire: cose bone e malamentefatti chi, nun mi cce conzu... me vrigognu de la gente!...e ppecchì, figliuma... vena, ccu n’amicu avìa pensato,ed invece llà ma spuna: questo è Giò, mio fidanzato.

Là per là rispunnu: certu, di mia figlia è il pretendente,«No papà, già mia sorella ha l’amica convivente»ed iu cca signu ammutatu... forse ancora me sbagliava...ma, parola ppe parola,... tuttu... u figliu confermava!

Tuttu chissu era daveru! è dovutu e m’assettare...ma cum’è chi m’è successu!?... senza mai ne dubitare!

Passu e notti ccu muglierma ppe ne fa capacitativistu ca ppe nue ‘ud esistu ssi concetti snaturati!...E’ dulure chi ne ‘nchiova,... fa smaniare... chi n’ha chiusu!...capiscìmu, amaramente, ca filamu a chissu fusu...

È strudutu li pensieri... granne è u guaiu chi n’è sbullatu...atru ca la discendenza!... tuttu u ramu è sgarrupatu!“

Dittu chissu è statu cittu... faccia ‘nterra caminannu,chilla gioia era sprejuta...nè cce resta ‘mpannu ‘mpannunu surrisu!... me saluta.

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Ssu velenu chi te sciolla

E giru senza pace... cchi cordogliu!cumu è successu ‘un ti lu sacciu dire...era nu figliu bellu... mo u ricogliû...nu sguardu e l’occhi e me sapìa capire!

Nu delicatu!... nente se scurdavae mantenìa ccu mie la cumpidenza...nu rispettusu... cumu caminava...nu fusu!... e facìa tuttu ccu pacienza.

Quasi a nna vota mi s’è ‘nturvulatu,ha perdutu da faccia lu surrisu, né cce potìe parrare...era ‘nquetatu,mi carricava d’ogni sorta e pisu.

A scola era frunuta e nè s’azava...da matina ‘ncignava... volìa sordi,cce pensu ccu vrigogna... m’arrobbava,ha scancellatu u bonu di ricordi.

Se jettava intr’e vrazze ca morìa:“chissa è l’urtima vota“ me circava,e na povera mamma cchi facìa?!...ccu tremitu e speranze cci li dava.

Quannu mi l’hâu ricotu e chillu statuu core mi l’ha dittu: l’hai perdutu...me signu ‘ncapunita ed è lottatuma sulu raschi ....e lacrime è chiangiutu.

Scordare tuttu... u vogliu piccirilluchi me currìa ccu le vrazzulle aperte,chiangennu se facìadi nu miccillu...dormiadi e cce ‘ncattava le cuverte!

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Vaju guardannu chilla granne scarpappe lu peduzzu chi s’avìa stoccatu...me poggiu supra a faccia chilla sciarpachi cce tenìa lu collu riparatu.

Guardu fotografie e quannu era bravu...e dintra u tiraturu trovu cartee mera chisse?... sunu du spitale...cc’è puru a litterella de Natale !

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Su malannu novu

Na malatìa chi è nova: a depressione,chi ti s’avventa quannu si cuntentu,quannu a fatiga ‘un c’è, né la tensione,quannu a sirata è queta e nun cc’è ventu!

...e ‘ncumincia lu straziu... e rašcunate,cani chi te macinanu i stentini,visceri a tummarinu... ’ntisicate,friddu chi piglia tuttu...intra li rini;

ansie de cose... cumu avissi e faree te curranun appressu e ‘un ci la fai,nu panicu si t’hai d’alluntanaree voculi si è jire... e pue nu vai.

Chillu chi cchiù volìe, moni è nu dannue le jurnate libere ppe farele perdi una pped una... si nne vannusenza chi nente resci a gnermitare!

Ccu chilla libertà chi avìe circatute si resciutu sulu a ‘ncatturare:giuvane e sanu prima... e mo malatu,ccu nu problema u jurnu: lu campare!

Forse a natura avimu violentatue chissu male novu è na vandettachi la scuntamu a prezzu assai salatu:“L’ominu quannu ‘un serva cchiù... se jetta”

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Diciamillu tu

“Finarmente viju n’amicu!L’hai sentute e novità?”de cchi genere, le dicu,“Cumu?... da felicità!De l’Europa, e tutti quanti,simu i suli benestanti.”

Hai capitu? le cose...allegramentevannu pigliate mo si voi campare;è na necessità ca urtimamentesulu ridennu resci a nun crepare

ca si le novità nu pigli a risearrivanu e rimani furminatumoni chi resti a maniche e cammiseca ssa pubbrica spisa... ha divoratu.

Puru u produttu lordu n’è nimicue ppe dispettu nun s’è sviluppatu;ne sta projennu a pampina de ficu,l’urtimu vestimentu ch’è restatu!

C’eru programmi ppe dimensionarela spisa, ccu ricette e consulenti,imprese e sindacati a rimboccaree maniche pped essere coerentie alla ricerca de lu tavulinuppe ne scrivìre megliu lu destinu:

Partuti tutti ppe cce sparagnarenun c’è rimastu nente ppe campare.

Manca lu sordu, a gente vò de cchiù,cchi s’ha de fare? diciamillu tu.

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M’hai levatu e fantasie

“Nu mme possu cchiù ‘nquetare!me ritrovu intra e poisie...Hai capitu cchi m’hai fattu?m’hai levatu e fantasie!“

Ccu ssu scrittu chi cce fam’ha vrusciatu a libertà.

“Ca te stenni allu divanude cca lla?... chissu nu scrivi, ca voi videre a tivu e de butifull me privi?...”

Trova tuttu bellu e fattunu llu cunta... ohi malanova...si la piglia sulamente ccu le cose chi nun trova...!

“Cchi cos’è?... ppe ssi cazetti!nu li fannu l’usa e getti? cumu i fazzoletti e cartasempre pronti si unu parta.

Cumpratilli...ppe piacire‘un ne possu cchiù sentire!”

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Fai da te

L’ura è arrivata!...e mo possu cacciarechill’armatura e gessu de lu pettu,strinta da quannu è juta a sse ‘ngessare,perciò l’è misa a seda supra u lettu,

ca si ‘nziammai le vena u mancamentume cada ‘nterra ppe lu svenimentu.

Pigliu a forfice e circu de studiareu tagliu chi l’avia de praticare.

“Ma un cc’è bisognu e ssi preparativi,mina a sbrigare avimu e fare prestupropriu ‘ud è vistu l’ura chi venivicaccia ssu gessu e fallu lestu lestu!”

Doppu s’incitamentu da consorteda mente mi se rapanu le porte,tagliu ma... viju lu vrazzu stortu e scuru...ricordu u gridu e chilla botta a muru

pensu: nun ci l’ha fatta a ss’ammentare,perdu la vista... e me sentu mancare:

ppe prima ‘ncacanatu, doppu stisume sentu e stare all’aria senza pisu...stennutu ‘nterra “trovo il nuovo sito”e se fruna l’aiutu du marito.

Annaffiatu ccud acqua, acitu e saleilla me chiama ed iu, cumu Jugale,circu e m’azare... dicu...” nente, nente” tuttu se scura e cadu nuovamente.

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Stennutu ‘nterra, là signu restatuduve u medicu, doppu, m’ha conzatu:“‘Ngegné... ppe n’atra vota ‘un t’azzardare,facimu prima... bastadi chiamare,

fai tante cose, u sacciu, ma nud èchissa... tra chille cose “fai da te“

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Muzzuni e fumu puru intra u spitale

Ssa sigaretta vruscia la ragiunefa perdere a nna vota la crianza,eppuru tutte su brave persunema...chi cc’è cc’è... te fumanu ‘ntra stanza.

Dintra ogni tazza e cessu... nu muzzunechi fa na gorna gialla de vrodata,n’atru è propriu allu spicchiu e nu mattunee ‘ntra le scale cc’è na simminata.

Eppuru simu dintra nu spitaleculle scritte: un se fuma, già stampate,malati chi nun rescianu a jataree cruci de periculu signate;

e si ‘ncunu protesta: “‘ud hai misura” senti sbottare una ch’è arraggiata,“senza pacenzia pari na criatura,cchi te pò fare nu pocu de fumata!

va bonu de ccussì? l’aria è cangiata?” e rapa le finestre a spalancuni:torna la tussa a chine era passataed alli sani arruzza li purmuni...

e tuttu chissu ppe na sigaretta...magari na tirata...e pue se jetta!

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L’hâu scippata

L’hai accucchiatu ancunu sordu?viu ca teni a librettella!

“Alla posta signu stata, c’è versatu a pensionella,e sinnò chine te guarda si nun teni cchi cce dare!A vecchiaia è nu bisognu!... e n’avimu e preparare.”

Ma... a nna vota... de lu sinuaggrancannu l’hâu scippata...su sprejuti in motorinucumu fossi na ventata...

Quanti c’eramu lla ‘ntornututti quanti... vi... restati!

Illa ‘nterra... e nue... ‘nciotati.

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Cumu nu lampu... l’è vistu volare

“Te viju e frequente all’acqua a vussurìa!a trovi bona? veni a rifriscare...Nun si de cca! Mi pari de stravia...ma vida cumu signu?! m’è ‘ntricare!“

Rispunnu: è nu piacire, tu addimmanna,teni ragiune, vegnu a villeggiarepperò nun signu straniu de ssa bannapuru si ‘u mi l’hai vista frequentare!

Mo tegnu tempu e vajiu ad acque bonee chissa è tra le meglie... cce vaju chiaru,me giova puru... abbascia la pressionee pue è vicina e mi cce trovu ‘mparu!

“Ma Vussuria t’assetti? c’è la seggia...e ccussì parru... tegnu cca na massachi ‘u duna pace... né u dulure alleggiappecchì è nu dispiacire chi nun passa...

Nu giuvine e vint’anni... cum’è fare?!dintra nu lampu l’è vistu volare!iu signu vecchia, spostu... mo sburìuma patre e mamma!?... chillu figliu miu!

Nun te fa gabbu, vi, ma ssu parrarem’ha datu u lenimentu de sfogare...Va figliu bellu...va... pensa a ssa nonna,bona jurnata... va ccu la Madonna!“

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U fumu all’areosol

“Chisà pecchì ss’adduru d’aria avana,ccu aroma de sicarru... ne sai nente?

“Sarà ssu deodorante... l’aria sana è n’essenza chi u vì... garba alla gente.”

Però ssu spinnu certu nud’avìa,preferisciu nu pinu, na lavandanu profumu d’oriente, na malìaa ss’adduru di scontu e superstanda...

“Si teni sonnu dorma ca t’è azare,domani cc’è na granne fatigata,è l’aria chi addolciscia il riposare,perciò te dicu fai bona nottata”.

Ma iu stranitu mi cce signu azatu,nu raspu cumu s’iu fossi abbragatu.

Vajiu guardannu e cce svelu l’arcanu:dintra u port’acqua du riscaldamentunu spugnatu e muzzuni, chinu sanuavìa esalatu ‘ntra l’appartamentu

ppe tutta a notte e finu alla matinachill’aria bella... china e nicotina!

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Frittule e jennaru 2001

“Mi la sentu a gentilizza chi faciti a mme chiamaree cce vegnu ccu piacire tra de vue ppe celebrarechissa usanza chi èdi antica, e pperò me para novappecchì mai diventa vecchia chilla cosa chi te giova.“

Ccussì ‘ncigna lu maiale chi alla fine m’ha rispusudoppu nu collegamentu chi s’è rivelatu “astrusu.”N’atru fattu è capitato e no tantu ppe la rima,ma ppe via ca nu maiale l’hamu fattu pocu primae...sapimu si è siccatu? si se senta disturbatu?conseguenza è ca sta cittu e u rispunna si è chiamatu.Quante vote ai cellulari chiami amici...e invece sentichille vuci chi rispunnu: “tenu cellulari spenti,”

ma al momento col “dual bend” una linia eradi attivae ccu chissa hadi trasmessu proseguennu la missiva,ma u maiale, è abbarrucatu,chine sa chi l’è giratu!

“Quante vote vi l’è dittu: stati attenti ppe la razza, lu mangiare, a cumpagnia... v’a scordati a mucca pazza?su animali chi a mangiare, erba sula cce vulerrae quant’atru, ruminannu, loru trovanu ppe ‘nterra,

si c’è carne intra u foraggiu tu carnivori e voi fare?è na bella turbativa da catina alimentare!

Stati attenti a cchi faciti... vue pensieri u vvi nne dati?già se parra troppu spessu puru e l’omini clonaticcu ssi jochi e biogenetica certi e nue su tra cancellifatti tanti,..paru tori ccu nu metru e gammarellichi nun ponnu caminare...sulu e rejanu a ‘ngrassare.

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Figlicé, vi lu ripetu: “fate salvo” lu maiale...già mangiati salsicciotti ccu ‘ntestinu artificiale...e ‘un c’è scrittu a provenienza...siti certi e cchi cumprati?chi nu fossiru atri cosi, puru chissi riciclati?

Transgenico u mangiare, transessuale a cumpagnias’è una vota dicu: “e trans” ma, ogni jurnu è na ciotìa...

Naturale ‘un cc’è cchiù nente... trasgressione ppe ogni cosa...n’atru pocu lu bio gas vi lu vinnanu a gassosa!

Nud è sempre bonu affare potenziare u riciclaggiu,se distruggia la natura, li viventi e lu paesaggiu.

Pensa all’acqua chi vivimu...puru a nostra è già ciclata,e ppe nni lla ‘nsapurire ni la servanu cloratachi si a coci quannu vena e te para bella chiara,facce a prova, supra u focu squaglia u stagnu da quadara!

Giuvinò simu là là... si voliti pue consarequannu a cosa è sconquassata... nu vve resta che vrusciare...

Mo ve beffanu davanti e, dicennu: “mira el dito” sulu azatu chillu e mmenzu, “l’indirizzano sul sito.”

Cchi ve dicu? stati boni, tuttu quantu è in vostre manipraticati l’anticorpi e vaccini ppe li saniSperu me voliti bene...chissu già me tena arzillu...puru si me va la capu, alla fine de lu grillu...chilla botta! alla ‘ntrasatta...ve salutu ohi gioie mieè finire ppecchì tegnu scarricate e batterie.”

E cca chiuda.,..vi l’è dittu ch’era ‘st’annu amareggiatuppecchì ha vistu ca verace propriu nente cc’è restatu:l’erba tena la diossina, ppe la frutta è arrisicare,mangi pisci e cc’è mercuriu, cancarena è lu fumare,c’è tant’aria e tossicosi, su velenu e medicine

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ppe via e l’emoderivati, lorde l’acque de marine,cc’è lu vinu al metanolo, ogliu e machina a ‘nsalata...cchi facimu? mo ogni cosa va di nuovo rifondata?

Voi sapì cchi è naturale?sulu a frittula e maialesi è crisciutu predilettuallevatu a latte e pettuca si cc’è un contaminatoescia bellu e immunizzatoppecchì u latte de la mammasempre è bonu,nun te ‘nganna.

E pped oje nun cce pensamuappagati ni nne jamu.Pulizzati la cridenzae domani? Diu cce pensa.

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Nun sapimu a verità

Nannuzzu allu nipute va cuntannuvolennulu carmare ch’è arraggiatuppe causa e tribunale... cc’è ‘mmecchiatue aspetta ssa giustizia, annu pped annu,chi ppe accettare ca ‘ud è veru nentele fa campare a vita e nu pezzente!

Nun cc’è lu fattu, perciò nun è provatuppe ss’accuse chi ancora e vâu pensannu“iennu vidennu e parrannu parrannu”,sempre cchiù sulu resta e disperatuca ppe la vita sua cunta l’onorechi nun se guarda cchiù cumu valore.

Ma a chin’è cunti ssi fatti esistenziali!...na vota!... mo se nascia criminalisi ‘ud è diversamente dimostratol’accusa già t’annasca lu reato.

U judice e na vota era signorechi fore e ogni ‘nteresse avìa de stare,specchiatu e giustu aviadi de campare d’ogni partitu si nne stava fore,

e si n‘inchiesta, e veru, se rapìa stavi tranquillu ca se cunchiudiappecchì c’era deveru lu reatuda testimoni e fatti comprovatu.

Era nu Salamune ppe saggezza,sentìa le parti.. senza intuizionenu lla sgarrava a giusta direzionee a verità nu diventava pezza;

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ppe cuscienza s’avìa d’approfondireca ognunu de la via pò deragliare...E prove vere avìanu de trovareccu la mente disposta alle vidire;

senza difenna sempre e a spata trattaa cosa ditta, ma chi nud è esatta!

A vita di cristiani ‘ud è nu jocu.Chi tena la vilanza ha de pisaresapennu quantu serva a nu sgarrarejettannu galantomini allu focu.A gente spera ca nun s’ammutassia cuscienzia ed in causa se chiamassi

perciò si pensa ca ‘un si pò sbagliarené tantumenu te poi fa venirelu dubbiu si de tuttu poi capiree si hai capitu prima e cunnannare.

Mo cchi succeda? nun te sacciu dire!Senti parrare bravi presidenti:“troppi guagliuni fannu l’eccellentippe la notorietà... se faû vidire;

Ma cc’è la voglia d’evitare i sbaglide chine propriu ‘un ne puterra fareccu la prudenza, prima d’accusareppe modu chi e parole nun su ragli?

Na vota pp’essa capu de cantierec’era la prova du sapire fare:tante opere chi avianu de durare,e, dopu lu collaudu, avie u potere!

perciò nipute miu fatte la cruceca u veru ‘un se scancella ed avrà vuce,

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è puru veru ca ppe senza nentet’hâu misu supra a vucca de la gente,ma chine te canuscia ‘un ci ha cridutue chissu nud è pocu... è un granne aiutu!

Sacciu ca e pene e Giobbe stai passannu...chillu chi t’hâu cacciatu tu darannu.Atru ‘un te sacciu dire: te dunerrassa vita mia si e cose t’aggiusterra.

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L’è dovuta rottamare

Tu m’hai portatu ‘mbrazza sidici annipugliu pugliu assettatu e allu sicuru,cce su crisciuti i figli, fatti granni,cose chi né me scordu né trascuru.

Te guardu e sempre e cchiù signu prejatu:bella, cunchiusa cumu na signora,d’arreti, i fianchi, teni n’apparatuchi ancora allu guardare m’accalora.

Mai t’è traditu... eppuru sempre i figlipredicanu ca oramai vecchia si fatta,pocu sicura, e tanti sordi piglipped ogni cosa chi cce va rifatta.

“Quannu te lasserà nu nne chiamare“rincaravanu a dose, “e te dicimu:pensi alla spisa ancora e si l’è fare?Decidate ca nud appezzentimu!

L’hai fattu u cuntu de l’anzianità?u tempu passa e lassa signi a tutti;tu dici ca è berlina e qualità,motori e chissi mai si nne su rutti,

ma ‘ntra ssu tempu quante migliorìehannu cangiatu cose manu a manu,l’aria condizionata ‘u nna volìe?è na necessità ppe stare sanu.

Na machina cchiù piccula è pigliare,”‘nsistiscianu a mme dire predicannu.Ma cumu a guardu tornu a cce parrare:bella, t’hai fattu ss’urtimu compreannu

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e cumu sempre te si accuntentata,hai cunsumatu pocu a caminare,si c’era ancuna parte ‘ncirottatanullu si nn’è accorgiutu a te guardare,

ca teni u trattu e nobildonna veraccu l’anni si rimasta na regina,

e mo m’è preparare a dire “c’era na lancia Thema chi m’era vicina!”

ricordu: ppe “na perdita interiore”se su appicciate luci allu cruscottu,nu tubu internu “parte posteriore”s’era ingottitu e quindi s’era rottu...

t’era mancatu u scambiu di calorequannu a temperatura ti s’azavappe l’intimu tormentu du motorechi alla frizione, bonu ‘un s’accoppiava.

Puru ssa vota te si accuntentata:avimu manovratu u reggispinta,nu spessoricchiu ccu na regulatae si tornata bella, ardente e sprinta.

De tannu l’è ‘ncignata alla squatrarequannu d’estate, u cavudu ne vulla,ed acqua frisca ‘u ll’è fatta mancarecumu nu manca alli cavalli a sulla.

Pensare che a scamaccianu, vacante,spogliata e la ‘mpaccottanu a casciottaancora bella e, in fondo, interessanteccu la passione ai tempi de la cotta,

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è cosa chi nun resciu a digerire!Intantu ppe l’acciacchi è ‘ntroppicata...na toccatella e l’è fatta partire...ma, possu stare ccu ss’arrisicata?

Purtroppu è cuntrattatu na guagliuna“ippissilon Vanity” ccussì se chiama,

è piccirilla ma se fa gran damae le soddisfazioni mi le duna...

e quannu passa tempu e ss’è rodatame dicianu ca va cumu na sita,sutta le manu mie resta ‘mparata,me seguirà ppe ss’atra menza vita

ca ss’urtimu giocattulu de lussuu jurnu ca ‘u rinnovanu a patenteiu, caminannu, passu dopu passu,ricordu certu a cchiù granne parente...

di cui li stemmi me volìa scippare...e avìa ‘ncignatu ma ‘ud è avutu coreca me perìa nu spreggiu familiareperciò l’è dittu a llu rottamatore

si chisse due piastrine me pigliavaprima chi alla spogliare se junnava...ccussì le guardu e me ricordu e cchiùda Thema... e sburiatelle e gioventù.

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A gelusia

Malerva arradicata! ‘u mora mai;l’urtimu mazzu u trovi ppe curunama ppe quale peccatu? nu llu sai!E dintra l’agunia...là ti se spuna.

Velenu de jurnate una pped unachiatru ppe sentimenti e fantasia,jestima chi è cchiù brutta da sfurtunachi ammazza ogni legittima gulia

e chiaga e lu soggettu e la patutastrazzati de ssa brutta malatiachi né vida ogni cosa cumu è jutae né che a nullu aggiova ssa ciotìa.

Curtellu scannaturu d’ogni bene,scuru d’ogni jurnata e cuntentizza,funtana amara, svuommicu de pene...

allorda l’amicizia ccu munnizza‘nturvula fatti e chiagadi lu core,scippa la vita.... e lu fa...pped amore!

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A niputicchia

Na mullichella e carne vispa e tisa,l’occhiu para na luce appiccicata,passanu i jurni e, benedica, pisa,criscia chi ti nne linchi na vrazzata.

I figli eccussì tantu ‘u ll’è guardatie mmi nne dola...quantu haiu perdutu!Eramu de lavuru abbarrucati,e quante mossicelle ‘ud è godutu!

Ma forse chisse gioie, eru decisede le godire in veste e pensionati,quannu nun cunta cchiù si le cammisecolletti e puzi tenanu apprettati.

Cunta cumu se criscia a niputina,si t’azi bonu, e u sule da matina.

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U prisepiu a l’arberu e Natale

U prisepiu me porta nostargia,u passatu me tornadi alla mente..quannu eramu guagliuni... a casa mia...u focularu, u paise e... quanta gente...!

Ccu lla famiglia ‘ntornu s’aspettavala menzannotte ppe lu Bumminellu,papà supra la paglia lu posavapropriu ‘mmenzu allu bove e all’asinellu...

appiccicava pue na lucitellappe l’angelu e la scritta: “Pace in terra“supra la grutta e u cielu ccu la stellatagliate intra la carta:... ’ntempu e guerra!

Se jia doppu alla missa, ‘ncappottati,alla chiesia matrice... e avanti u spiazzuvrusciavu, ccu vampili affacigliatii granni cippi de lu focarazzu

e ‘ntornu cci rotavanu i guagliunuccu lle manuzze russe di geluni.

Usanze perse ormai... ed anticipate sonanu e glorie... mentre stai mangiannu...pochissime de nue restu assettatee l’âtre avanti l’arberu aspettannu:

“un attimino!” ed è na rimurata...lejanu i numi e volanu i regali:mancu li vidi... a rrobba è già scartata...ancunu si nne trovadi due guali.

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Nascia nu mare e scatule e de carte,mangiare e supra a tavula è friddatu!Di cellulari a musica se parte e ognunu dicia: ”Prontu?” e s’è giratu:due passi e se disperda ppe la casach’è china curma e nente cchiù cce trasa.

Senti li chianti de li piccirillichi vonnu li regali d’ancun’âtru...“attenti, attenti“... cadanu i turdilliccu la sperlunga bona... ed iu mi chiatru...

chilla bella frittura...! era croccantepatate a pasta gialla... erû ‘mpacchiuse...e mamme šcaffettianu tutte quante...Ss’usanze nove... cumu su scunchiuse!

De cose belle... quali hannu portatu?‘ntornu alle tavulate nun cce stannu;Natale s’è arridduttu a nu mercatu,ccussì cumu succeda a Capudannu;

spisate fatte a svacantacannizzae quanta parte finiscia intra a munnizza!

Ssi Natali vacanti ‘u vorra farema la risposta è chissa: ”e mo ppe st’annucchi vai truvannu!... boni avimu e stare...sapimu si cce simu e cca a ‘natr’annu?...!

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I discursi tra virgolette

Cchi te dicu!...Sunu belli e te ‘ncanti alli sentìre!Atra cosa édi lu sforzu ppe circare de capire;

na movenza ccu le manu chi te paru prufessurima ‘un capisci nente u stessu puru si schiumi suduri.

Me ricordu sse parole: “ca il lavoro era di nicchiaa prescindere e comunque riferito al territorioca poi c’era na filiera, in cascata de ssa nicchia,chi s’avia d’articolare, “diventar laboratorio”che passava nell’indotto, con quant’altro, a tutto tondoe, rescennu a veicolare non si raggiungeva il fondo

perché c’è il valore aggiunto e che fa la differenza,si spalmava, ‘ud è capitu ca dicìa de na carenzariguardante il contenuto e il lavoro in sinergiache dell’aiseberg era la punta, ci voleva fantasiae che la diceva lunga di quant’era già il sommersoe perciò, nessun cervello, qui doveva esser disperso.

Il problema? le risorse: bisognava interagiree a trecentottanta gradi si doveva intervenire.

Iu ‘ncignava a me pensare ch’era tuttu risorvutuassolutamente si, ma u lavuru duv’è jutu?

Per interagire megliu m’è portatu nu varrile,ppe la nicchia du lavuru è cumpratu tri cannile

e l’appicciu tri matine ca bisoga esorcizzarei diavuli e ssa nicchia chi nun fannu fatigare!

Sse parole su assai belle, ma de sule un quatru tantu:tra prescindere e comunque cc’è bisognu de nu santu.

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I fatti e l’espiantu

Gigité, l’ha captato chillu chi te vogliu dire?Senti a mia... su cose e nente!... ccu muglierta t’è godire!

– Ohi cumpà... fossi deveru!... mai la trovu cumpessata!supra e cose e fare assieme nud è mai sintonizzata!“‘Ud è cosa, ‘ud è mumentu, ma cchi teni? si ‘nciotatu?“chisse sunu le risposte tra le meglie chi m’ha datu.

Su trent’anni e ssa sonata... mancu tegnu cchi sperare,certe vote puru a gioia la scuntenta e l’è ammucciare!Ha ridutu sulamente ppe ssi fatti de l’espiantuquannu è dittu ch’aderisciu, scrivu si pe tuttu quantu,

ca si l’organi su boni, alla morte e vogliu dare;m’ha rispusu: “Stai tranquillu, s’è ppe chissu ‘un te stonareca vidimu eventualmente cumu e quannu intervenire...nue restamu e lu sapimu cumu e cose hannu de jire...

nu me fidu de le carte e de quantu dichiaratu,si ccu l’organi traccheggi... vannu a male ed è peccatu! “

Gigité, ma te vo bene?... vistu quantu è preoccupatade la via ch’i pezzi pigliu al momentu da chiamata!

“Compà, chissu e cchiù me dola... ppecchì già cce signu apezzie si ancunu u perdu prima...mi lu dici cchi arripezzi?“

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L’umiltà da contessa

Nu sbrilluccicu e brillanti,tutti i jiriti occupatie catine cchiù di Santichi cce ‘mpicanu i graziati.

Tantu... è sulu ppe umiltàca rispettu a quantu tenaporta in poca quantità:‘ncuna cosa... appena appena.

Nun se minta lu collié,e nun porta u solitariuppecchì... u vì?! ccussì cum’èva apprezzata... e lu rusariuogni jurnu va a pregareppe nun se fare arrobbare!

Nun sia mai ssa cosa cca!e ssinnò cumu facissi a mustrare l’umiltà!

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Le puzzava... e ciminera

S’erad’iu?... me... già fujuta!e né m’eradi spogliata!...ppe na vita l’ha servutamo... l’hâu datu la pedata.

L’occhi e tena dissiccati...s’ha vinnutu la cammisappe li figli chi ha spusatie mo senti ad illa, tisa:

“Non c’è largo per la vecchia,la casetta è strutturata,era fatta catapecchiaora pure l’ho arredata.”

e prosegua a furestera“puzza come ciminiera,

ha l’odore del salameche portavano da giù...non ha certo un solo figlio,aria, non ne posso più.”

Però l’atre noricelleccu la stessa arragiunata,scotulannu le gunnelle,puru s’hannu pulizzata!

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Lu cumpari... da purpetta

Cce vo pocu... na bugia, pue na bona mussiata,ppe cce simminare dubbiu... la persuna è pulizzatae si lu cumpari cunta ccu ricamu secretatulu cristianu chi cce ‘ncappa èdi frittu e ‘nfarinatu.

Supra terra de malizia ccu la mmidia ppe concimetrovi sempre e strummazzare ‘ncuna cosa ppe le rimechi, condita ccu risate, ammucciate e toccatelle,arricchiscianu la fera delle sporte ccu spurtelle.

Ma tu, amicu chi u canusci, cumu l’hai potutu fare?“È lu veru, me spagnava, sulu nu potìa restare.Sai cum’è... ssu munnu d’oje e ccu chissi chiari e luna,si du seguitu ti scasi... ti nne vonnu dire ancuna!

E pue, tegnu figi e figlie... è restare appressu a gente.“Ma ca perdadi la faccia chill’amicu?!... nun fa nente?

Hai capitu lu cumpari? bell’amicu da purpetta,sempre l’urtimu chi arriva e lu primu chi s’assettae se pigliadi, allu megliu, un apprausu generalespecie quannu vena e mangia alle frittule e maiale.

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Si ppe dire

Quannu sarà difficile parrarevolerrati sapire cchi pensavae ve sporzati de scavuniaresi c’era cosa chi me turmentava,

quannu tenìa la forza... e jia sparatue quannu signu esciutu pensionatu.

Sempre l’affettu vostru... e si sgarrassi?quale nume cce lassu... bonu sia!...me ricanuscerannu de li passichi è caminatu e supra quale via?

Mo cunta cumu ti fannu apparirebasta na sputacchiella a nu giurnale,na nequizia cchiu granne ppe pungire...na vita sana fannu jire a male!

E la cuscienzia? duve va a finire!sulu a famiglia canuscia la persuna...Certu... la verità nun pò sprejire,e lu tempu... e risposte ti le duna.

Ma quantu hannu e durare chissi affannie sse risposte arrivu?... – simu granni –dintra ssu pezzu e vita de campareo quannu simu tra e persune care?

Si, ppe dire, me spubbrica la gente?“Te canuscimu... u tuttu è restu e nente”me rispunniti vue... ma iu vulerraca su ‘nterrogativu nu nascerra!

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Si... cioè... praticamente

Tu l’hai vista mo a Giuditta?certamente ‘u lla canusci... senza ciglia... si le pitta..S’ha studiatu a permanente curta curta e riccia ricciacerte gamme... nude e longhe e de supra... la pelliccia!

Voculìa senza na sosta...

Si caminadi, t’ancheggia;‘mpizzu ‘mpizzu e ‘ntorciniata si s’assettadi alla seggia.

Ppe lu restu?... na gallinamanca sulu u coccodéma lu versu è quasi guale pecchì parradi a: “cioè”

dittu propriu ccu l’atteggiu:fa de capu la girata:“Si.. cioè... praticamente...nu me sentu realizzata..sa..la gente ‘un te capisciacussì tu nun si te stessacampi senza avì piacìre

sto penzannu... veramente... ca mi nne volissa jire”.

Nel tramente se girìa... c’era lla nu guagliunastrue fa càdere la manu... ppe salutu... ccu nu scastru...

Ruminannu la ciggumma“Ciau... ragà... ve dittu nente!”

E rispunnu li vicini: “Si..., cioè..., praticamente...”

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I discursi da vrascera

Seguennu l’a, b, c, ...

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A carità pilusa

Figliu chi nun fatiga... è na ruvina!dintra la casa fa la zimpunianun cc’è jurnu, né sira né matinae de campare te passa ogni gulìa!

Sa piglia ccu lu munnu sanu sanu;dorma lu jurnu ed esciadi la nottepredica, quannu è svigliu, du divanuâtru ca “figlicè”...na passa e botte!

Se rucculìa de cchiù e nu quatrarellue vo truvare griffata a vestitura...i sordi... aspetta...dintra u panarellue a mamma dicia... ”povara criatura!”

Ma si orvica li jurni intra nu lettusenza voglia e curaggiu e ‘ncuminciaremi dici cumu fa a pigliare e pettue situazioni?...e guarderà passare!

E lotanìa ppe fatti mai ‘ncignatie ppe furtune chi averranu e venire...!Famiglie chissi, ne ponnu parturire?Ppe ssa risposta è megliu cce pensati!

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A cumpagnia d’Adamu

Spessu sse giravote a storia ha fattu,e a jire suprasutta n’ha ‘mparatu,ca ‘ud è de mo chill’erramu de fattuch’hadi vrusciatu tuttu u simminatu!

De quannu è cumparutu ha male agituca u paravisu l’era statu datu,ppe fare quantu l’eradi proibitusi l’ha perdutu e sulu guai ha lassatu.

L’ominu sulu...è nu fatigature...lu guaiu e sempre è stata a compagnia,chiamala cumu vue: na mgarìachi già allu troppu ha misu e chicature...

Ca si allu giustu n’eramu fermati,li guai nud eru mancu ‘ncuminciati!

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A fantasia ppe rimediu

A vita de famiglia...s’è ntricata...s’è persu u capu e tuttu...Una pped unae cose ‘un se prisentu, ma ad ondata:a prima attoppa e l’atra te ‘ncavuna!

Squadata tutta, a pasta si ‘mpacchietta,pigli nu filu e s’aza na frittata;e cose ‘mbece, tutte e senza frettal’è fare bone e ognuna accriteriata.

Mo nun ce poi, de supra, ragiunare,ca u tempu è pocu e tuttu s’ha de fare,e prima chi a richiesta è formulatal’è avire bella pronta e priparata...

e ad èscere e ssa zona de ciotìadicianu ca cce vo la fantasia.

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A furtuna è ssu dulure

Arrivanu, l’abbrazzi, si prejatu...cumu si mai te fossiru partuti:cce dici quante cose hai priparatu,vonnu sapire li fatti accaduti...

Ma prestu, avanti a porta, già conzate,cumparanu e valigie da partenza...nun sai cumu e jurnate su passatesenza potire stare ‘ncumpidenza...

L’abbrazzi, pettu a pettu, e li saluti...l’hai visti pocu e ssi nne su volati...ohi cumu è amaru... l’è vìdere partuti,cumu si nun ce fossiru mai stati!

Eppuru è na furtuna e ringraziare:luntanu sì...ma vannu a fatigare.

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All’amica pensionata

È na bella circostanza, bellu è puru quantu dici...ppe nun perdere lu passu, mo prosegui ccu l’amici.

Te cumpessu, haiu pensatu e te dire ‘ncuna cosa de portata spumaggiante e de chiacchiera festosa,e pperò, subitu a pinna, ha pigliatu la scansata,e lla, supra e cose serie, a nna vota s’è posata.

Propriu quannu se cunsuma na simana fatigataed aspetti, arrabbattunnu, a duminica sonnatachi du marti la pripari... e cce pensi e la ‘nsapuri, e, de vernu o tra le neglie, china a vidi de culuri,

a nna vota se prisenta ssa duminica de vitappe cunchiudere, arrivannu, una parte de la gitachi prosegua jurnu jurnu e ccu fatti la scrivimu:una pagina a jurnata finu a quannu na sentimu.

De duminica cchi fa? ‘ncuna cosa ‘ncuminciatate divaghi, ‘ncuna urgenza, una bella alligistrata...te tratteni ccu n’amicu...parri e l’urtima elezione...pensi all’anima, alla gente, alle cose fatte bone,

ed a tante cose e nente...fai na bella cumpessatae cce chiatri a te vidire cumu s’èdi ‘mpurveratabona parte da cuscienza...chilla non professionalechi, perrò, de cchiù mo serva “per l’impegno nel sociale.”

Tu si brava e sai vidire tuttu chillu chi cce servano sortantu alli vicini...ma ppe tutta ssa catervade nue amici a ppe quant’âtri chi s’aspettanu vivennude trovare una speranza ppe campare surridennu.

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E pperciò nue te dicimu de te gòdere tranquillassa duminica de vita cumu fossi piccirillae restare tra l’amiche e ll’amici spenserataccu l’amure du vicinu ppe te godere a jurnata.

Cumu dintra n’aula e scola assettati ni consamue ppe chillu chi sai dire tutti quanti t’aspettamu

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A llu sapire!

Tuttu quantu è cunsumatuse ritrova pensionatue la moglie sua divinacchiù de santa è già una e trina.

È tranquilla e lu cunsola:nu potennu stare solaè resciuta, ccu pregare,lu maritu a fa campare!

ca ppe via dell’aldilàti lu fa restare ccae l’ha dittu:”è già ‘mpetraturesti, ma... si cunnannatu

a scuntare e punizionica m’hai fattu male azioni!però tegnu la ‘ncumbenzad’accordare l’indurgenza...

me capisci?... ti nn’è starepropriu vì... sulu rigare!Chissu è quantu già è cunchiusu,mo, facimune bon usu!”

Certu, cumu cunnannatu,illu, è statu agevolatu.

Cchi furtuna e granne ausilio,– la cunnanna è a domicilio –

e alla casa lu restringiappe ssa pena chi ‘ncuminciamentre, chilla già passata

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nu lle vala!... ‘ud è cuntatappe mancanza d’intenzione...

mancu e doglie vannu bone!e nn’ha avutu!... a cce pensaregià potìa risuscitare!

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Al naturale

Scrivanu jurnu jurnu a giovinezzae de la casa sentû la certezza;

ppe le zite cce vo la vicinanzachi mantena lu sangu a mišculanza!

Quannu te spunu ‘mbrazza li niputi,ogni vota ccu prescia... e su partuti,

te lassanu lu loru megliu jure,e, si su carmi, ‘un cce su meglie cure,

si su ‘nzirrusi, megliu du spitaleu liffiting tu fannu al naturale!

po se partanu ‘nterra... arreti tu,rumpanu e cose e nu lle trovi cchiù!

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A luce chi se sprida

Chissu... è metudu Jugale:fore u sule chi te ‘nceca,

dintra chillu artificialee la luce chi se spreca!

“Ssa persiana azativillaca ‘un se sciolla la titilla!”

E però parri a nnu muru:‘ntra le stanze? sempre scuru.

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Amaru ‘nnamuratu de gulia

L’acqua vivuta a guccia ‘un caccia arsura,cchiù assai lu desideriu te turmentacumu ‘ntra nu desertu de caluraaspetti che u buccale se prisenta...

e aspetti, aspetti ma...chin’ha de darefa perda l’acqua e nu te fa spacchiare.

Amaru ‘nnamuratu de guliachi aspetti amure prontu chi se da...E’ megliu si l’assicchi a fantasiavistu ca u principiare nun se sa.

Chi tena sangue friddu nun capisciae nun se sa jettare a vrazza aperte,l’amure nu ‘ncumincia ma finisciaquannu te scanzi sutta le cuverte!

Amaru ‘nnamuratu de guliaforse te resta sulu a fantasia.

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A misura e quantu basta

Lu vidimu cca stasira: su crisciute e tavulate,figli granni e puterusi ccu sse belle fidanzate.

Iu v’abbrazzu e ne vidimu, augurannuve a salute,alle feste de ‘natr’annu...chisse e mo si nne su jute!

Quannu vue siti presenti ed attornu ni girati,è na festa tutti i jurni...pecchì vue rigenerati.

E l’aguriu nostru è chissu: cunchiuditi tutte e coseccu furtuna, ccu salute, cud amure, juri e rose;

Cumu sale intra a minestra e basilicu alla grastafossi “u sordu” sutta manu a misura e quantu basta

ppe accitare li bisogni mantenennu u desideriue l’amure ppe le cose chi circati ccu criteriu.

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A musica a pompa: pom...pipì, pom...pipì

De quannu u munnu è munnu,m’hannu dittuche l’ure da matina tenu l’oru;ppe li quatrari e mo...t’è stare cittu:chillu chi è bonu...u sannu sulu loru.

E’ puru veru...ma si viju jettarechiss’ure terse e cielu pulizzatu quannu la vita ‘ncigna a gnermitare,me para na jestima allu criatu

chi te rapa na pagina a jurnatappe cce scrivere cumu l’hai ‘nquatrata.

Dicu sse cose no ppe predicare,ma sulu ppe mustrare nu caminuchi avimu fattu senza ne ‘nciotaredormennu le nottate a sonnu chinu,

circannu lu silenziu ppe studiare:nun c’era musca chi sentìe volare!

Mo ti nn’accorgi...parta lu Ci Die la musica a pompa: pom...pipì...

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Ancora ‘un sagliu

A manu sfarfallia chi a vidi duppia...e da luntanu para nu ventagliu...

“alta temperatuta”...ancora ‘un sagliu

ca si arrivassi a quota de tizzunea vampa me frunerra a nnu volune!

Megliu lassare u tempu e rifriddarerestannu ‘ntuornu a casa...a caminare

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A notizia in esclusiva

“Aspettamu” hannu dittu, “na criatura,due misi scarsi e ancora ‘un se po dire.”Ha de passare u tempu...se matura,ppe mo ssa gioia, dintra hâmu e tenire.

Partecipare, quindi, n’è proibitupuru si la volissimu cantaredavanti a chiazza, e pue fare cummituccu parenti ed amici a festeggiare.

Però le cose, a tempu s’hâu de fare...piglianu cunsistenza la via via...avanti u specchiu, llà possu parrarede li segreti de ssa figlia mia:

mi guardu, mi salutu e mi ringraziu,ripassu e ridu finu a chi me saziu.Ma ripensannu pue la circostanzae a chilli chi rotavanu intra a stanza

viju ca ssa notizia in esclusivaparta pubblicitaria e a tutti arrivae ca jiurata: “segreta ha de restare”supra li manifesti a poi trovare.

Decidu loru...simu esecutoride li cummanni loru...ssi tesori!

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A nottata

Šcanti la notte e zumpi de lu lettuppe vìdere chin’è ch’è ritornatu...ancora nente... e senti supra u pettunu pisu spasu... ormai si dissonnatu!

Alla secunna azata vai spiannuallu soggiornu, e lu giubbottu vidi,na granne scarpa storta chi sta ‘mpannusupra nu saccu giallu... e mo ta ridi

ca trovi a prova, senza fare sbagliu,du “picculu de casa“... chi è ricotu.“Papà, ti sei svegliato?...apra ca sagliu”n’atra è trasuta, iu ‘mbece restu e rotu...

e cce vo jurnu fattu ppe ‘ncuntrareu terzu... mentre scinnu a fatigare.

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Appressu tutti... a prucessione

L’adduru e latte?...e duve u trovi cchiù!mo su tutte all’essenza de tabaccu:sugaru vrusciatizzu o su per giù,supra nu monumentu chi è lu taccu,

labbra e carbune...e pue...minigonnatesbattanu e ciglie e allarganu a “cioè”...le cosicelle e supre scappottatemustranu chiaru tuttu quantu c’è.

E tu segui ssa moda scumminata?te si guardata bona la matina:bella, lucente doppu na lavata?a quinnici anni teni a carne china

nun c’è bisognu de sse mašcaratee né de mosse ardite ppe attirarestannu in atteggiu a fimmine campate!a crozza parta sulu a vve guardare

ca frutta bella e frisca de stagionese tira appressu tutti....a prucessione.

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Appressu a moda “e fimmina siccata“

Scinnìa da ruga, e prescia, ammantisata,le dicu: duve curri stamatina?u vi ca finarmente t’è ‘ncuntrata!N’aviadi spinnu e dicia... a niputina?

“E cchi te cuntu...e cose bone u vannu,me guerrizzu dicennu: -ti cce abbaca?-ma illa se distruggia...va vacannue sutta l’occhi spreja e se divaca...

ppe nente si cce jocadi la vitaappressu a moda e fimmina siccatama chine nun ce nascia costruitadiventa sulamente na malata.

Cchiù passa tempu e cchiù la vidi stancama vida certe vote!.. cchi le manca?

Sai cchi te dicu? megliu ‘u nne parrare,è fattu puru tardu, t’è lassare.”

E de ccussì me chianta intra a vinella,scanza ccu grazia... quantu è ancora bella!se fa dintra le spalle na stringiuta,na lacrima s’asciutta...e si nn’è juta!

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A praivasi

Avia d’essere chissu u mise bonu?puru lejutu in euro è na palata!“a ciel sereno” è classicu: nu tronu...“Senti, lu gustu è persu da chiamata,

né sacciu e quannu ‘un parru a mia sorella,tantu chi a vuce sua mi l’è scordataperciò, cchi mustri a fare ssa tabella?stai tu,alla casa, tutta la jurnata.”

Rispunnu e dicu i numeri chiamati:cce sunu tutti e se po’ fa capacecumu ssi scatti se su liberati...Se ferma, nu rispunna, il labbro tace

ma sta tirannu u jatu...e lancia in resta,cud’argomenti fini ed accitantimi cce sa sgarrupare na tempestaduve cce vo l’aiutu de li santi!

Signu partutu male ed è sbagliatu,ccu la tabella...u nervu l’è toccatu!

E sai cumu è frunuta? ca m’ha dittu:“A praivasi mo cc’è... ppecchì hai svelata?nun te vogliu cacciare ssu dirittul’è leja tu...ccussi resta privata!”

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A premiazione

“Forse t’avissi mo e muntare a capu?tutti i presenti, u sai, m’eranu amici...e pue, parramu chiaru, si nu rapussa poetica vena?...tu cchi dici?

Si ss’acqua nun te ‘mpunnadi lu corequale spacchiu dunassi alli presenti?dicimu u veru: si nu traduttoree ciò chi dicu...a vote nu lu senti.

E’ propriu de cussì!... me guardi storta?tu pensa: chine spira ‘ntra la mentele cose, le cchiu belle e ti le porta

ccu versi già cunchiusi ppecchì e senta?tu minti u nume sutta....ma un te parefirma congiunta avissimu e signare?!

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A seguitu da spusa

Già se senta a rimurata...fujia fujia...ognunu curra...“c’è la spusa!..èdi arrivata”...e la gente chi s’ammurrada vinella a guardiareppe la videre passare.

E se toccanu e cummari, chine parra, chine rida,cuntû fatti pari pari...“Guarda, guarda...già si vida!“

E cumparadi apprettata:è na stella de sprennure...una vesta arricamata,velu supra e scollature...

“Viva a spusa”...illa ‘un se girae va a passu arrittimatu,c’è lu strascicu e ss’ammira ppecchì è riccu ed aggraziatu...

Già è arrivata allu sacratu...jettû pampine de rosa,lu portale è spalancatu,tisu u patre de la sposa.

Sona musica e campane,nu paise cc’è chi guarda:Chine trasa, chi rimane,ancun’atru chi s’attarda...

Illa avanza a velu spasu tra due fila de ‘mmitati,all’ataru cc’è lu spusu, e mo tutti sunu azati

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e le guardanu u vestitu, li ricami...cumu è fattu,cumu u velu l’hannu misu... bella è...para nu ritrattu.

Se ‘ncomincia la funzione ccu la gghiesia a furmicaru,ccu discursi fatti citu, chi proseguanu a rusariu

e cussidi nun se fruna a parrare de la spusa,du corredu chi se porta, e si è propriu cumu s’usa,du corpettu ch’è nesciutu de le manu e zia Luisella‘ncuminciatu quannu a spusa era ancora quatrarella; quannu assieme ad acu e filu se cusìa la fantasia:cchi quatraru se pigliava, si restava o sinne jia.

Mentre cùntanu ssi fatti sta parrannu u sacerdote,dicia: “U bene e l’unu all’atru, è la vera meglia dote,e si doppu i jiuri e rose ‘ncuna spina pò venirevi cce vo na cosa sula ppe l’unione mantenirech’è rinunzia da ‘mparare da la vita chi fa scola:Nud aviti e liberare chilla urtima parola,chi, resciuta a mantenire, e si dintra la lassati,nun cce su cose du munnu chi ve vidanu spaiati.“

Cca s’appuzzadi alla ricchia, sulu ppe parrettiare,a cumpagna da vicina chi nu rescia a ‘un criticare:

“E mo è sulu n’apparenza, sulu sordi de jettareppecchì ss’abiti de spusa... dopu nun se ponnu usare...mancu durû na jurnata!... giustu u tempu de l’eventocumu e supra nu vignanu spernuzzassi sordi al vento”

- Pped ogni abitu, -rispunna la vicina,- u sai? volissica la spusa chi lu porta una storia cce scrivisside na vita juta bona, ccu problemi superati,de salute, de lavuru e de screzii e parentati.

Sai cchi dicu? fa piacire videre abiti sfilare...ogni tantu a fantasia puru s’ha de liberare!...Nun te senti giuvinella, certe vote, si li guardi?nun te vena de pensare ca ppe nue, forse ‘ud è tardi?

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Nel tramente hannu cunchiusu e lu parracu ha finitu,c’è lu vattimentu e manu ppe la spusa e ppe lu zitu...Su commossi!.. su guagliuni! stà ‘ncignannu ss’avventura...chi e portassi ppe lu munnu...ccu chill’allegria chi dura!Mo se votanu e l’ataru e principia a vita loru:l’aguramu e mantenire, sempre u stessu anellu d’oru!

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A settant’anni cchi cangia

A nnu parente granne è dumannatucchid era chi l’età modificavae, circa u fare, cchi s’era cangiatu,vistu ca l’anni sui boni e portava.

Ha pensatu e pue ha dittu: “Gioia miana vota, puru a notte fatigavi!Chillu chi va cangiannu è l’energia;mo t’è appentare e prima ‘un te stancavi.

L’acqua chi porti, trasuda de lu catue puru stannu fermu cc’è perdenza,dura de cchiù si è bonu e si è stagnatu,ma se riducia, fruna e resti senza,

e si ccu na sursata t’è spacchiaressu sursu d’acqua ti l’hannu de dare.

11 maggio 2003

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Aspettannu

Ogni vota chi partanunnuci* ‘mmacante...

U jurnu se fermasupra e spere du riloggiu.

Quannu u telefunu sonase chiatra la vitae le gamme,nu pisu pisantenu rispunnu alla prescia...

l’azu ccu speranzamahannu sbagliatu numeru.e ‘ncioti ppe cumu sburiare... aspettannu.

*ingoi

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A ssa terra chiagata

Aria addurusa, terra profumata...puru li muri a siccu e petra jancate portanu e luntanu,a nna ventata,storie e suduri e gente...chi mo arranca.

Nu šchiaffu d’acqua supra u scogliu arrivaaza na šchiuma...e para te saluta...sbriglia la fantasia chi va...chi scrivafatti... gente chi parta... chi è venuta...

jochi d’amure e chilli lampi d’occhichi ‘ncuntri e pue se vannu ad ammucciarecumu rota n’anellu...e te ‘nginocchie veni, ritornannu... allu circare.

Cce su cose sbagliate ma...cce passi...è tuttu u restu chi tena malie...Arriverà lu jurnu chi portassilavuru a tutti e pace sse vie vie

ca ppe lu restu...cchi cce manca?...nente:ricchi de core...tanta brava gente.

Agli amici di Calarossa

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A temperatura mite

“Si arridduttu a nu catusuehi!...te jetta ogni ventata!Ma te vidi?...te si chiusu...cumu a passi na vernata!

Tu m’hai vistu ca ‘u mme sentu,culla freve signu esciuta,nu pocu aria!...mancu ventu,ccussi a vita l’hai frunuta.”

Iu, ppe ‘un senta litaniem’azu e fora signu jutu,(ma si ‘un curi e malatiecce rimani: ricadutu.)

«Propriu chissu ‘ud avie fare,»u dutture ha decretatu,«sse punture ‘ud è lassarestannu dintra, riguardatu,

cc’è bronchite, ‘un se fissia,è ‘ntasatu nu purmune,ohi signò, si nud escìanu l’azava ssu frevune!»

“Ohi dottò... siti sicuru?nud è sulu male e gola?stessa forma è avutu purue cce signu juta a scola!

Dottò, stadi a chilla rasaa temperatura mitequannu pulizzamu a casapropriu ppe la purmunite!”

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«Ohi signora mia che ho udito!nud è cosa de scherzare....cca cc’è in bilico il maritoo...u volimu pulizzare?»

“Nud è nente ca stai bonu!no dottò?..illu è nu tronu.Ccu ssa scarrica e gnezioni,dintra l’organi su boni,e guarisci... ‘ud è ccussì?u dutture ha dittu si.”

Doppu u mise signu azatupuru ancora ‘ncatarratu;

è pigliatu u mandolinu ppe me fare cumpagnia...m’ha trovatu: “Soni e finu?mo stai bonu...bene mia!

Hai perdutu u sovrappeso,menu male!...eri n’obeso!

Ti l’è dittu, m’è sta a sentefai la finta ca ‘ud è nente...e ccussì pigli la viachi se ‘mpesa a malatia.”

Dicu: senti, è chissa a viachi hai pensata ppe ssu viaggiu?...e me voi, perdutamente,cumu membru e l’equipaggiu?

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A via da sigaretta

Rapi lu libru e lu muzzune troviduve na vota c’era la pansé...moni cce jujji cinnera...riprovi,resta la nicotina col “flambé”.

E sigarette lassu itinerariuchi poi seguire jennu manu manu:primu muzzune, n’atru...nu rusariuch’inchia biccheri, tazze e piattu chianu.

Trovi la gornicella de suffrittuccu l’ogliu tornu tornu allu muzzune,lu fumu saglia a filu...ppe derittupò se girìa, se sfrangia a mmuolicune!

Te ‘ncanti!... chill’adduru de cucina...segui cull’occhi...e mè!..là cc’è vrusciatu,allu spicune e sutta a guantierina!...c’è chinu e ‘mprunte!...u mobile è anticatu...

e ‘n’atra sigaretta è mmenzu a tazza...c’è ‘mpinta, tisa...ti cce fa pensare!...a vita, tante vote, cumu è pazza,mantena all’irta chi s’ha de jettare!

E pue... li muzzicuni intra u piattinuchi ‘ncutti ‘ncutti stannu nginocchiati!...cchiù friddulusu ancunu è a rotacinu,de nu prisepiu paranu spuntati...

e lu muzzune granne?... ancora fuma,se stringia a gorna d’ogliu e se cunsuma.

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A vita

È nu jurillu e trempa,pue, na jurnata e ventulu spoglia ‘nzanu e nu llu vidi cchiù.

Ma e pampinelle tuttead una ad una se juncerannu a n’atru pizzu e munnue cchiù lucenti e bellele ‘ncuntri tra le stelle...

Vestutu de culuri mai pensatie ccu n’adduruchi nun ce criditi,lu megliu jure tra li juri coti

ca nente de ssa vita va perdutu!

Puru nu cardu...lu trovi jurutu.

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A vota chi ne fa ricriare

“Via cchi me cunti figliu!...l’hâu tagliatappe cce cacciare chille due armelluzze!m’ hâu dittu ca ti c’eradi restata...vue sutta...rimaniati a manu muzze,

pue tuttu è risorvutu graziaddiu...mo cumu sta?” - S’ha de canalizzare,-“è chissu è l’urtimicchiu?..bene miu...cumu è crisciutu!...Famminne prejare!...

Trasu ca mo salutu a mammarella,quantu è passatu!...se mantena bella?”

Appena si ‘ntraguardu su prejateppecchì cumpagne e scola eranu state,

ma cumu a manu stenna a salutareu movimentu a fa canalizzare...Nu vattimentu e manu... e cchi risata!Illa pperò, rimana ‘mbarazzata

e le dicimu: “Si bona venutal’âmu aspettata...e ss’aria s’è movuta!Chissa è la vota chi ne fa ricriare chillu chi sempre avimu e silenziare.

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A ziu Pasquale

Chissu è brinnisi pensatu de lu figliu ch’è a Torinus’è ‘mparatu tante cose, manìa casa e sa de vinu.

Allu porcu e Ziu Pasquale volìa essere presentema si nun c’è de persuna, c’è restatu ccu la mente:

“tuttu godu e tuttu viju, cose fatte ccu gran curema, si sa, ca li ricordi, nun te portanu u sapure...

Divertitive cuntenti, ca bellizza aviti e dote,bone frittule ppe tutti,

signu Stefanu, il nipote.

Cerisanu 2003

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Basta

È veru!...coglia puru a magarìachi te mova lu sangu chi te strozza,libera la pullitra fantasiae arreti i fumi si nne va la crozza...!

Ma tu è tenire ferma la capizzappe ‘ncatinare la pullitra pazzappe ‘un te sciollare escennu fore pistaa ruttecollu... mo è fermare e basta.

L’hai fatta ssa curruta e cavallina,fermate mo chi a vutta è ancora china...e pensa....ca ppe chillu chi te resta,è megliu la vijilia de la festa.

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Basta na vota sula

Le sai e punture ppe te vaccinare?fatte già prima della giuventù?e trivalenti!Su cumu e mugliere,na vota “prese”‘un cci nne vonnu cchiù.

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Basta nu pocu d’armunia

Simu granni e arreti a nue, chiaramente, c’è “u passatu”ma davanti, si allungamu, nud è tuttu guadagnatu?

Nun ce vo lu granne focu chi vampila le fureste,basta ‘ncunu focarellu appicciatu ppe le feste

ccu nu pocu d’armunia, senza ssu “lassame stare”sinnò, puru u fochicellu ni l’avimu e riscordare.

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Benedizione e l’abitinu

Si lu tenìa ‘ncattatuintra lu sinu...

Era addirruttu pellasupra l’ossa!

Dentuzzi e fore e labbricelle e cira...

Madonna mialu core s’è perciatu,diciame Tu cchi è fare...

T’ha guardatu!Li s’appicciu l’occhiuzzi...

Jatunìa...

Ohi cchi dulure Madonnella mia.

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Brinnisi alla frittula 98

Me ricordu e tremu ancora ripensannu alla quadarachi cull’acqua addissiccata se vrusciava para para,cosa chi nud è successu, cumu aviti assapuratu,ppe nu santu prutetture chi sse frittule ha sarvatu

de li guai de la quadara ppecchì illu le vò bonedatu ca su pue l’effetti a tenìre a tradizione,e l’effettu è travolgente, cumu sempre ‘un c’è l’egualequannu è all’opera u primariu ccu li guanti, ch’è Pasquale:

tuttu quantu ha rianimatu e la frittulicchia è viva,quindi a prognosi s’è sciota dopu “terapia ‘ntensiva.”

U periculu scampatu, mo n’ha fattu esilaranti,damu sutta ca maiali nue n’avimu e fare tanti,e stavota dicu “nue” me ricogliu nella listappe nu sprejere n’amure maturatu a prima vista.

Perciò fissu appuntamentu già ppe l’annu subentrantech’a passione du maiale s’ha de cogliere all’istante:

unu all’annu ha de restareed a turnu avimu e fare.

Chissa quindi è la ‘ncignata chi, partuta stamatina,ricominciadi li canti da “commedia ch’è divina”e lu jurnu ti s’apparaquannu roti la quadara.

Nu biccheri a tutti quanti, ma...unu sulu, ppecchì è salesi ‘nsapuri ccu l’affettu e condisci ccu maiale.

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C’è la scola

M’hai dittu ca te lassu sempre sula,ca giuventù è passata, u tempu vola..e mo a nna vota u desideriu calaccu la consueta scusa: “c’è la scola,“

e puru quannu cangiu la propostatu me rispunni: “nu me duni sosta,te vegnu appressu e si ca fazzu motucchiù caminata e chissa... ma si ciotu?”

Seguennu a ‘mpacchiu ppecchì s’è spunutaa nna vota...e ripiglia: “‘un t’è bastata?vi quantu giri?... ed atru ca n’esciuta,già chissa è na signora caminata!

de stamatina signu appressu a te:cchi voi? nu matrimoniu o na turné?”

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C’è sempre ‘ncuna cosa chi va bona

Tu fattill’escia u jatu stamatina!E cchi cos’è... me pari u due novembre...u munnu graziaddiu nu va a ruvina....Te chiangi guai ppe tutti!...è cussì sempre!

Avissa d’essere iu la disperataca t’è vrusciatu cavuzu e cammisae supra u giaccu puru... na ferrata...propriu allu pettu!...ha fattu na riprisa!...

(Ti le cumpri sse cose a misto lana...!centu ppe centu e te restava sana.)

Eppuru signu allegra... nun ce paru?ma si...sulu alla morte ‘un c’è riparu!

Ha vistu?...li cazetti l’è trovatisu dintra a varichina...su smacchiatied hâu cacciatu nu culure bellu...!si vidi!...te starannu nu pinnellu.

C’è sempre ‘ncuna cosa chi va bona‘un t’arraggiare...u senti cumu trona?

Esci cussì cu lu cappottu novue nun se vida giaccu nè lu restu.Vi..mangia ssa ‘nzalata..su...c’è n’ovue puru u supratavula... fai prestu,

na cravatta vivace...cci nn’hai tante!escia...ca già cussi tu si elegante

u vidi?..cca tu ti nne lighi centudistintu teni sempre u portamentu.

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C’è unu sulu chi sa tuttu

Propriu quannu si malatu e correnti ‘ud è pigliare,propriu tannu nun c’è pizzu chi nun s’ha de pulizzare,

e se vida u desideriu ca tra tutte e puliziecci nn’è una “e tentazione” chi riguarda propriu a tie!

No ppecchì, loru ‘un te vonnu, né ppe mala volontà,e ca, propriu... dintra a casa... si nu ‘mpacciu...megliu llà.

Duve vai, duve te sposti, llà ritornanu a lavaree, ca doppu u pannu asciuttu, chillu ‘mpusu hâu de passare!

Ma cce si.?..ppe nun capirech’èdi tempu e ti nne jire?

Teni a freve chi te squaglia, funna u nasu da frussione,e te dicia:”si fissatu ppe na picca e alterazione.”

E ritorna a rapa porte e finestre a spalancareca l’ha dittu u specialista,”l’aria sempre hai de cangiare.”

Puru n’atru luminariu, riferiscia ca dicìa:“U ricambiu nun fa male, l’aria bona fa la via,

ca riviscia a purmunera,ccu “l’effetto primavera.“

E deveru cce risorgi,...se ‘ncumincia n’atra vitaduve mancanu e correnti e a mugliere ‘ud è cchiù zita,

e pue, e veru, suprattuttu,c’è unu Sulu chi sa tuttu!

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Calza a “modulo continuo“

Stai pped escere de pressa,si già tuttu alligistratu,ti cce mancanu i cazetti,ti li quazi e si apprettatu!

Ma t’accorgi...allu garrunecc’è nu bucu!... nu purtune!

E cchi fai? te ‘nqueti e gridi?...tira a punta e scinna tuttu,guarda dopu...nun ce cridi?nun se vida cchiù lu ruttu.

Ti la conzi ppe soletta quannu crisciu e chicature...mo se fannu a gamma longae n’ammucci de rutture!

Nun te quatra? ‘ud hai capitu?te ritorna cumu nova;quannu ammucci, ppe tirata,a quazetta... se rinnova!

“Calza a modulo continuo“scinna sempre...quannu frune?quannu a lastica de supra...è vicina allu garrune.

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Cantu d’amure alli niputi

Luce de l’occhi e vattiti du coremalìe d’amure e gioie du campare;

primavere intra lu vernumedicine a ogni malannu, iu volissi caminarei primi passi vostri assieme.

E si veniti e ‘ntornu mi giratichinu de gioia restu si cce siti; v’è vistu cchiù di figli e v’è tenutue tra le vrazza u suonnu v’è pigliatu.

Madonna, ohi, guardamilli de vicinu,e supra a capu tenacce la manue quannu arriva l’ura e me quetarechille manuzze all’occhi è canuscire!

E mamma avia circatu e mi lu direNud è capitu e ‘un possu ripararema quannu arriva ss’ura e me quetarechille manuzze le vorra sentire.

Rende 2007

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Cca te senti chinu

Si v’è parrare e veru ve cuntristuppecchì v’è dire ca signu arrivatu...sai cchi facissi?...chi s’è vistu vistu,me vulerra trovare pensionatu.

Vidi duve te porta ssu casinu?nun c’è cuscienza, nun c’è nente cchiù...nun se supporta, cca te senti chinue all’aria a spugna jetti puru tu.

È propriu cumu a storia e l’assediatu:chi è dintra se vulerra liberare,chi è fore lu purtune hadi forzatuca dintra lu castellu vò chiummare...

Ma lassa fare e cose allu destinu...e ppe lu restu... ormai cce si vicinu!

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Cchi se po fare

“Cumpa Ci!.... chi bella cera!”Cummaré, bona cuscienza,cumu fossi in penitenza:poco il giorno e niente a sera!

“Ma tu dici ca te giova?chi nun fossi n’atru eccessude ssi tempi de progressu...e lu sangue se rinnova?”

M’hannu datu na ricettachi speriamu nun falliscia,si l’azotemia mi criscia ci vorra la machinetta,

ppecchì i rini su toccati,hannu dittu “compromessida fenomeni pregressi”e vulerru trapiantati.

“Ahi, m’hai datu dispiacire!Diu te scanzi ssa disgrazia.“

Cummaré? si fa la grazia...prima o dopu hâmu e murire...

a mia piaciadi campareu cchiù a longu vorra stare,

ma ca strepitu e ‘ntristiusciu?...forse anticipu e...finisciu.

Cummaré? cchi se po fare?U Signure ha d’aiutare

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Ccu li tagli intra lu core

Da matina va varannu...u biccheri lu cunsumae lu sa ca le fa male...però viva, viva e fuma!

E sta sempre ‘mpannu ‘mpannu, in periculu e varare.Moni basta n’addurata, e l’adduru u fa ‘mbriacare.

Dopu quantu l’è successu... a disgrazia chi l’è juta,unu ad unu l’hâu lassatu...a famiglia l’ha perduta.

Ogni tantu ancunu sprazzu...torna n’ominu brillantema su lampi sempre e menu, menu lustri...è desolante!

Se ricoglia prestu e sulu..’mprima ‘mprima s’ammucciavala buttiglia sutta u vrazzu, pecchì a gente poi parrava...

mo ‘un se cura... si l’abbrazza e finiscia la jurnata ccu li tagli intra lu core, e la solita ammupiata.

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Ccussì me passa

A vippita t’hai fatta?... ohi Chiricuzzuè arradicatu u gustu de lu ‘ntruzzu.

“Tu puru si venutu a mme ‘nquetare?u ‘ntruzzu ccu muglierma vorra fare

ma m’è restatu chillu de lu vinue pue...na visiticchia ‘n tabacchinu...

Perciò lassame stare ssa via viaccussì me passa ‘ncuna fantasia!”

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Ccussì va

Puru ‘ntra la tempesta cc’è nu lampu...ppe mia nun c’è nu sprazzu de surrisu...

turvulu è tuttu e cc’è ssu granne pisuchi forse durerà ppe quantu campu

e rolla supra u core a stennicchiarecumu si pasta sfoglia va facennu

chilla fina ppe brodu, e ha de rollareppecchì cchiù mungia e cchiù se va spannennu...

‘Ntra ss’urtime jurnate du campareiu me pensava de me riposare.

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Cellulare: cchi rifriscu!

Si sicuru ca ss’aggeggiu, libertà sempre te porta?e controlli e dintra u lettu o restannu avanzi a porta?

Si... lu porti ad ogni rasa, e però nun te scordarete pò dare nu rifriscu!..già se chiama cellulare!

Senti: mentre appurpettava la mugliere de Ninettua consorte puru stava ricambiannucce u cornettu;

l’avia dittu:”Resto in casa ca ‘un ce su programmi d’éscia.”Allu megliu i cellulari... tutt’i due rispunnu ‘mprescia,

ma l’amure chi avia fattu? ti l’aviadi rivotati“pronti, pronti, “alli telefuni chi se trovanu scangiati!

Mo te lassu immaginare chi è potutu succedire....nè servìa nu lampu e geniu, era chiaru de capire!

Voi sapire cumu è juta,cumu a storia s’è frunuta?

Nun c’è stata nulla furia... tutti i due ccu lu peccatunun se partu: lancia in resta,... nullu corpu s’è sparatu;

propriu cumu ‘un fossi nentesu scinnuti tra la gente!

Cchi l’avianu aperti a fare...malanova e cellulare!

Si li guardi... su conzati,i cornetti?... su restati,

e te parranu e l’affettuchi è crisciutu intra lu lettu.

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Certe vote a minigonna

Appiccia na cannila alla Madonnade comu è juta... megliu ‘un potìa jire:

restare pizzicata a minigonnapropriu quannu lu trenu ha de partire

e te strazzare sulu nu pezzottu!È cchiù de na pigliata e ternu a lottu!

Dici ca culinuda t’hâu viduta?E be? le vidi?... chine va vestuta?

de mutandine, arreti vidi u lazzu!Nun ce pensare, veni ca t’abbrazzu,

pensa pero che, tra la cose bone,ppe lu viaggiare è megliu u pantalone.

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Chi d’amure nu sbampa

Chine d’amure ‘u sbampa ‘un pò capireca te avvicini ppe ssu focu ardente

e quanta grazia e Diu se po sprejireperciò chillu chi vincia è nu perdente

né l’acqua frisca ti lu pò stutare:ha de morire u focu... ppe passare!

A gulìa d’abbrazzare u munnu sanus’astutadi vrusciannu chianu chianu.

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Chilla frasetta

Si a trasa e ad escia t’apranu portiereccu chine dicia: “prego“ e chine “avanti,“e se te movi dintra l’alte sferee si tra li mmitati cchiù ‘mportanti,

nun te poi dire “n’ominu alla manu”chi chianu passa e aspetta ppe la via,duve, ppe forza, se camina chianurestannu de la gente ‘ncumpagnia.

E’ quannu aspetti avanti porta chiusasenza sbuffare, trovi l’umiltà,o a senta cose chi tu l’hai ‘mparatee ti le mustranu cumu novità;

quannu nu dici, e ti nne guardi Diu,chilla frasetta: “‘un sai chine sign’iu.”

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Circa sule

L’è ‘ncuntratu mmenzu a viaveramente trasformatu...

Quanta pena me facìasi lu vidi... chi è restatu!

Tu ricordi?... na culonna!

me fa scastu a nne parrare...l’aiutassi la Madonna!

Mo camina scianchiatuccu la manu destra ciotachi le penna... e senza jatuquannu t’ha de salutare,partama nun sa cchiù gnermitare!

Te ricordi?... chi pussanza*...e cchi vuce,... cchi favella!

mo...assettatu...circa suleallu funnu da vinella!

*vigore fisico

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Cose antiche

E nue guardamu... presentu fidanzatechi ne ricordu l’atre!... su ad annate:

mo c’è Gisella, Antonia e Carmelina“Ma ieri ‘un c’erû Franca, Clara e Gina?”

iu le dummannu chisse cose antiche,siccati te rispunnu: “Pà... su amiche”

“Però...venu ogni tantu...a ripassarei tempi cunsumati ppe provare!”

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Cumpà

Cumpà, signu a nna brutta condizionemuglierma me contestadi ogni azione,

me stabiliscia puru lu campare,e quannu me dissiccu de l’arsurame dicia ca cce vo, megliu aspettare pped ogni cosa cce vo giusta l’ura.

Puru l’amure ‘ud è cchiù desideriu,ma è nu ‘ngravogliu chi chiuda la via,ppe ‘mbece e dare, nega ccud imperiue u sangu intra la capu tammurria.

La voglia s’è cangiata a nu dispettu,u talamu a nu lettu e contensioneca u bene chi nun chiudi pettu a pettus’assicca e se sbacanta d’emozione.

Iu propriu ‘un sacciu cchiù chillu ch’è fare...chisà si ancuna cosa a fa cangiare,ppe ne gustare ancunu sursu chinu!

“Cumpà, tralascia... abbrazzete u cuscinu.”sse cose su n’aspettu de ciotìa...cumu l’avaru: mora e pezzentia!

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Cumu fossi naturale

Si te guarda alla ‘mpetrata*tu fattilla na toccata...cumu fossi naturale!Nun fa videre...normale.

Illa percia e parte a parte,fa fattura e fa le carte...e si, a manu, te trattenarapa l’occhi a ciò chi vena,

resta vispu, e, senza frettacala a manu intra a sacchetta.

*In modo fisso

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Cumu l’atre cose tue

Mamma mia chi aria pisante!mo è finitu e rigistrare...!Tu cchi guardi?.. e musichicchie?vavatinne a passiare.

Iu, sinnò, cussì ce lassu! e cce vonnu i puzi tanti...hai capitu cchi t’è dittu?.. ppe piacire e pigli i guanti?

ma no chilli... l’atri...i russi? chissi novi...ohi cchi sudata...nu ‘ncantatu...a spina attacchi? tena... a tenda va stirata,

puru u lucidu è finitu!...ppe li mobili c’è “Pronto”mu va cumpri?...cca vicinu... c’è in offerta cu lu sconto,

tena boni li lignami, li pulizza, i fa gentili,cumu passi ccu la pezza se ricoglia puru i pili

e lo sconto è “prezzo intero”è n’affare... ppe davero,

prendi tre... ne paghi due...!......cumu l’atre cose tue.

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Cùntacce alli figli chisse cose

U cane ricanuscia lu patrune:è chillu chi le duna lu mangiare,puru si nun facissi ca portare,già bellu e priparatu, lu pastune.

Le ‘mpara a chine nud ha d’abbaiare,de chine po’ pigliare la carizza,tenìre a mussarola senza stizza,e jire intra lu jume a sse lavare.

La mamma sa si mangianu li figli,illa cumpra lu pane e fa cucina;lu patre si nne va ‘mprima matinae trempe trempe e tagliadi carigli.

Capita ca li figli nu lli vida,dumannadi si l’urtimu è crisciutu...Cce dicissi ca u patre ‘un sinn’è jutue cce vo bene quantu ‘un ce pò crida!

A mamma è santa e a casa reja ‘nsanu...U patre è arreti u pane, arreti a sporta,è arreti a tuttu chillu chi te portama nu vidi la faccia né la manu.

Tu cuntacce alli figli chisse cose,ccussì signu presente, me fâu festapuru si me ricogliu ccu na restasula e cipulle...assieme alle due rose

cogliute intra u spinaru ppe le darea tia chi nu me scordu de t’amare.

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Cussì è

Nue cce venimu sempre ccu piacire!..Sarà chi a core amatu se rispunna...ma cc’è de cchiù...stai ‘m pace...c’è na frunnaduve t’appenti...ppe te riviscìre....

Trovi a famiglia,... u tessere premure...cose pensate e ditte a nna guardata...e ll’acqua frisca...terra cuncimata...troppe crisciute...e jetti de criature...

Chisà...forse n’avimu apprufittatu!però si trovi u megliu....cumu u lassi!a gioia e dare t’inchia...! ta cacciassi?

e ssu piacire nue l’hâmu stipatu....Si galantomu e teni ancora e dire,Gigì... ssu ritrovarsi... è nu piacire!

Aprigliano 21 giugno 1998

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Da fressura intra a vrascia

I guai l’ha fatti sulu pped amureca la mugliere l’aviadi tradisciutu,mo ‘ntra la chiazza e tutti è salutatu“lavata è l’onta”, nud è cchiù cornutu!camina tisu senza cchiù vrigognamoni chi ha scuverchiato ogni magagna.

Ma si c’era la “Praivasi” e guardared’âtra manera u fattu jia a finire;

cumu ppe Anzermu: ppe se fa capaceavia misu al telefunu u cuntrollu,na cimice....pperò è finita a pace:chillu chi ha registratu èdi nu sciuollu!

Nun ce cridìa... ma c’eradi l’amante...e se volia jiettare de lu ponte...le šcattava lu core e l’ha gridatu:a gente lu sapìa e l’ha risentutu.

“Ppe legge“ ha diffamatu la muglierachi avia dirittu a nu llu fa sapirepperò s’è disperatu ‘mmenzu a ferae chissa cosa a “legge“ ha de punire.

S’i tradimenti restanu ammucciaticuverti puru restanu i mariti,ma si da parte lesa denunziatevonnu i danni morali e risarciteca u dannu nascia quannu ufficiarmente a prisenti grandonna tra la gente;si guardi... èdi illa chi si l’ha jocata...ma appezzentisci tu tutta la vita.

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A casa?... la mugliere l’ha d’usareccu sordi e tuttu u restu ppe campà,Illa prosegua certu a fatigareca ccu n’entrata sula ‘un ci se fa.

Va riformatu u dittu chi avantava:“pigliare due picciuni ccu na fava”

De cchiù fave ha bisogno mo “il piccione“e si lu cunti arrisichi a prigione;intantu si assulatu e si pezzente:tuttu a muglierta e a tie?...nu resta nente!

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Davanti a sala operatoria

Aspettavajancu cumu nu pannu lavatuspunutu supra u core gravidu de lacrime...però nun c’è nullu periculu...è dintra e manu du Signure!

Allura ppecchì ssu pisu?a capu te dicia na cosae lu core fa vìdere tutte e patute passate!...cose chi ‘mparanu, chi fortificanu,ma chi fossiru l’urtime!...

Là avanti a sala operatoria,a gruppia gente se fa curaggiu.Te guardi a fiancu e chiaru vidica ppe nu spitale, a tua, è la cosa cchiù leggia,ma dintra è pisante u stessue tuttu girìa... a capu... na giostra,jinocchie de gumma te fannu vacare...e aspetti du sentere rideredu videre forte, chi curra,chi girìa lu munnu n’atra vota...

Na stritta e nu zumpu,se rapa la porta,na fulla cummeglia lu cammise jancu,ripetanu tutti: “C’è nu guagliune chi un se risbiglia”

Addimmanni poggiatu allu muru:“ma cumu se chiama? chin’è?è l’urtimu chi hannu portatu?“

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Fai ppe jire cchiù vicinuma se chiuda la porta... e de fore nun tena maniglia...

A nna vota rumuri chi criscianu... nu sbalancu:“Fate passae, fate passare“spingianu na barella:u vidi, camini intra a fulla,èdi illu ed è vivu!Me stringia la manu poggiata alla faccia,me guarda projennume l’anima...

Cchi granne ricchizza è la vita...Signure grazie,aiuta tutti, aiuta tutti,aiutane.

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Da vedetta e caseggiatu

È la storia de n’amantechi facia lu spasimantee pensava, veramente,ca nu llu sapìa la gente,

(e però ‘ud avìa cuntatua vedetta e caseggiatu)

e ppe vida, da vinella,si c’escìa la passatella,se servìa de lu salutu,cumu le venìa rennutude l’amante chi passava

mentre lui la salutava:

si respunna e vascia capuvò di’ “veni ca te rapu”,si s’accosta rasu muradicia ca nu vida l’ura,che a passione è travolgentee cchiù striscia e cchiù è fremente;

si due passi fa currennutempu già se stà perdennue arrivassi allu penninu,alla porta du jardinu.

Illu, faccia arrussicata, scinna e se fa la fišcatach’è na vera cumpessionee de fatti e de ‘ntenzione.

Nullu, pensa, l’intuìsciae nessunu ‘nsuspettiscia,ma nun sa ca cc’è appostatua vedetta e caseggiatu,

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chi ha ‘ncignatu da matinaa cuntare a fujitina!Puru quantu ‘ud ha smicciatu,vrazze a cruce, e l’ha juratu.

E ccussì hannu preparatuu salutu e vicinatu:al passaggiu de l’amantelu salutu èdi acclamante!e parìu tante gallinechille fimmine e vitrine!

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Doppu i guai

“Si me vue, portu lu cane...nu mme va de lu lassare...”e cussì nun si venuta ppe ssu granne e troppu amare!

Frati, soru, li cugini, ogni cosa aviu conzatappe passare, doppu i guai, tutti ‘nsieme na jurnata.

Ppe lu cane, allu barcune, fattu dintra na cistellac’era prontu lu fullune, ricciu ‘ntornu e cuvertella.

Ma ssu granne e troppu amure, una cosa me ricorda:“Tira sempre, quannu è al dunque, cchiù nu pilu ca nacorda”.

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Duve su loru

Volerrasutta ss’occhi de li figlistare quetatu...

guardare ‘ncumpagniachianu calare u suledintra ssa terra mia.

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E carte? su arrivate

“Manca na carta sula ppe ‘ncignaree pane e carne te possu cumprare,”

Jatava alla mugliere u sbenturatuchi lacrime a funtana avia vivutu,

“A mmanu, nun se piglianu cchiù carte, sulu ppe Posta tuttu arriva e parte.”

Ma “posta” ‘un ne camina e né se firma,si fa nu menzu passu pue se ferma;alla mugliere dicia: “Cce vò calma”ma illa de parole n’è già curma...

Nu jurnu... n’atru... a stessa è la sonatachiangiu li figli...ed illa?... è esciuta ciota,propriu juta de capu a sventurata..ppe via de chissa macina chi rota

a folle ppe le cose e sutta ccàppecchì s’ha de campare e carità!

Mo, Ciccu, finarmente èdi a jurnate...cce vo lu tempu... e carte?.. su arrivate!ed illu, a sira, s’ha de cucinare,cumpùnere li figli e ha de lavare.

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E cci nne parru sempre

Sciollu quanti malanni u munnu munnuperdi lu cuntu e chilli chi cce sunnu!

“Cchi tena ssu guagliune?”: “nu sarcomam’hâu dittu si cce vogliu jire a Romaperò speranze..nente... ‘un cci nne sunnu...ssu male chi ‘un se vida... è jiutu a funnu.

Iu signu sula e mai signu partutaduve mi ‘mpesu? e poi chine m’aiuta?u frate sinn’è jutu militareè l’unicu chi ce potìa cuntare.

I medici m’hâu dittu:”Godatillumo ca sta bonu ed êdi piccirillu...”Ma si giovassi l’aria de lu mareppe quantu tempu me podi campare?

ca sulu ssu pensieru me sustenajurnu luntanu fossi... chi nu vena...Signu cumu la terra arsa e siccata...na guccia d’acqua ed è n’abbiverata...!

Guardalu cum’è bellu...! ‘un para nente...m’hâu dittu ca lu male èdi potente..”E se vivìa le lacrime asciuttannuccu lu sinale chillu jume funnu...

“Si vogliu possu jire e straviarema sanu nun ce po cchiù ritornare...figliu!.. è na spata ‘mpettu...cchi dulure...e cci nne parru sempre allu Signure!...”

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E chiudanu i purtuni

Stenni la manue pigli šcaffettuni...

bussi alla portae chiudanu i purtuni!

Circhi ccu vuce chiara, poi gridannuma ‘un c’è cchiù nulluchi te va guardannu!

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E cime

Ohi sciollu chi te vinne!... duve arranchi?“Allu murvinu...pigliu la chiantime“Te parti sulu? i figli? “su alli manchisu jiuti assieme ppe tagliare cime”.

Su figli chi s’è mangianu cull’occhi,tutti giuvini belli, puterusi...e fimmine le cadu alli jinocchi,ma su guagliuni seri e rispettusi.

E’ vistu, però, sagliere Luigina,appiccicata tutta... ‘u m’hai capitu?Speramu ‘un se ‘ncuntrerru stamatinasinnò le cime... è tagliu allu maritu!

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Ed illu appiccicatu, se cocìa

Bellu, sudatu, ccu nna granne gacciacoglia allu mmenzu e spacca lu cugnale,era unu forte. vì... nu pistasale...culure e mustazzolu avìa la faccia.

Doppu finitu nu lassava reglie,tutti li corpi li dava precisi...tagliava intra nu voscu, misi e misi...tornavadi allu calu de le neglie.

Stare cchiù sulu ormai nun cce rescìaccu desideriu da mugliere bellae nun cce stava cchiù dintra la pella,ma chissu la mugliere ‘un capiscìa.

Pigliava serre e giru a scunchiusionespettegulannu ccu le sue vicine...ma ad illu, juntu vì, propriu alla fine,sbullavanu le vene da pressione;

c’eranu e muntagnole... ma ‘un tradìarestava a mantenire chillu pisu,

chi scarricatu porta ‘mparadisu,ma sgarbu alla mugliere nun facìa

e se tenìa luntanu da tagliolaca le custava ‘u dare cumpidenza,pperò aspettava... sempre ccu pacienza,quannu la voglia le stringìa la gola...

ma puru mo a mugliere nun saglìaed illu, appiccicatu, chi vullìa

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E di mo mi nn’era scisu!

Te!... ma chillu lu canusciu assettatu alla panchina...u vì... rida... ohé Loré... ma cchi bellu stamatina!dicia tuttu, si ricotu? nun t’è vistu chisà e quannu!“Me ricogliu ccu piacire, cce mancava mo de tannu...”Vì, mo cunta... cumu va?ti nne parti o resti cca?“Cchi te cuntu?! ‘u dicu nentealla fine è a stassa cosa,

ogni pizzu è indifferente.

Tuttu quantu se ripeta, s’adderizza o s’arrivogliaa secunna de la gente: ti strazzuna o ti ricoglia...trovi i stessi jocarelli, li ‘nteressi ammucciunati,li surrisi de paranza, li segreti spubbricatie lu solitu rotarechi tu sulu ‘un poi fermare!”

Ohi Loré, me porti angoscia... jamu, t’offru nu café,ma ‘un si statu tra parenti?...”Propriu chissu è lu perché;finu a quannu le cummena, parentela e cucinelle!poi finiscianu festini e lu sonu e cieramelle.Te pulizzanu a dispensa e te sculanu lu vinu,quannu a cista hai d’addobbare tannu ‘ntricanu u caminu...

Fatti vecchi e cinquant’anni ti li mintu a brigaderippe nu rapere la porta, né appicciare cannileri...Puru a vrascia fatta apposta ppe mannare la vrascera,tuttu quantu è riscurdatu, criticannu e ogni manera.L’esperienza chi m’è fattu me riporta alla sustanza:o le forze su de tue, o vacante resti e panza.

Mo la raggia l’è perduta, e de guai... si...n’è passati!nun me vogliu amareggiare ss’anni chi me su restaticullu tossicu a rotare supra cose e cosicelle...n’atru pocu e na partimu!...cchi scuverchiu baghettelle?”

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Finarmente è nu piacire de te sentere acconzatu,te ricordi chillu jurnu quannu te si dipromatu?chille feste e rifacimu!...vistu e cose cumu vannuchi continui a strampunìre?...resta cca... cchi vai rotannu?

“Caru amicu,...llà cc’è l’ortu...nu lu possu dissiccare...mi nne scinnu però spessu...ne potìmu salutare,si potissi...la chiantime cca porterra e tuttu l’ortu...e de mo mi nn’era scisu!... nun ce sterra mancu mortu!”

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‘Edi nu casu senza soluzione

Caru cumpare miu, signu siccantepperò nud è cchiù tempu de le rise,a muglierma cce dicu ca su tante,cchiù e mille sigarette intra nu mise,

a na cuntata fatta ‘mpannu ‘mpannu!...e nu pensannu propriu alla sacchetta;tornu alle dire: pensa quantu dannuporti alla gente a fiancu chi è costretta

a ssu fumu passivu!...simu “al clu”u purmune, e catrame ‘u nne pò cchiù!

E si ‘nsiammai nu dannu me venerracc’è puru a beffa....ed iu ccussì la viju,ca lu risarcimentu chine u derra?ed a pagare avissi d’esser’iu,

in solido alla moglie, cunnannatappe chissa interminabile fumata!

‘Edi nu casu senza soluzione.Cumpà te lassu...tante cose bone.”

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È fattu ccussì

E trasformadi a casinututtu quantu l’è vicinu.

Si u dummannanu cchi vò,“Tuttu e subitu... peròsi mu duni, m’hai fricatue sinnò ‘u m’avissi datu.”

Ccu sa sorte e pregiudiziu,pò fa cose de judiziu?

Spara e scascia senza sosta,manna littera ppe posta,sempre anonima o firmatada garzuni de cordata.

È cuntentu e se ricrìaquannu tuttu se smerdìa,né capiscia ca si trasaporcheria dintra la casa,tuttu frunadi a liquamemancu bonu ppe litame...

né la resci a pulizzareccu nu jume d’acque chiare!

Cce rimana nu porcile,e la gente chi è civile,puru si ‘ntippa li nasie si juri porta a vasi,de llà fuja sdilloggiatappecchì a tampa cc’è restata!...

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E ccu chissi chiari e lunapuru u bonu se ‘ncavuna,e ppe quantu è menu e nente,se ruvina tanta gente.

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E in machina è passata

I gumiti sbersati... a gamma ciotadintra na gorna e sangu... scumminata...frunutasutta u sule e le cicale...!

Vicinua borsa e paglia de la spisachi là davanti tutta s’era spasa...

Cchi cosa ‘ngrata e chi malu distinu!“Chin’è ssa povarella?.. sta vicinu?facimu ‘ncuna cosa... allu spitale?”

“Ormai... cchi vai portannu.. u vì, cchi vale?”

A gente jia de prescia.. l’ha gurdata...nu signu e cruce...e in machina è passata!

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E le sai fare

Cumu lavuri tu è nu precipiziu,ti se rivota ad essa schiavitùe tu, me para, ca teni ssu viziuo, forse s’ha de dire ssa virtù?

Però ogni vota, figlia, cchi cummini...cussì facennu tu ti cce ruvinie pue cunchiudi “al meglio”...è nu piacirema de nu modu chi ne fa murire!

Ccussì facennu finiscimu in comao cioti chi giramu Roma Roma.

A luntananza nun ne pò mustrarele cose chi fai ‘ntempu e le sai fare!

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È ‘ncominciare

Si pped ogni cosa dittaleji sempre le cchiù brutte,stai guardannu ccu na lentechi e parole e cangia tutte.

M’addummanni: “Cumu è fare?”Tu scancella... è ‘ncominciare.

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E nullu si nn’accorgia ca è frunuta

Vena cumu nu latru a t’arrobbaredintra te lassa, ‘nsanu, dissossatu!Caccia sustanza e forze ppe campare,te mantena a nnu filu...vì...’mpicatu...

E nun poi jire avanti né tornare:si u filu lassi...cumu nu lenzuluchi ‘nterra cada ppe s’ammuzzellare,nun fai rumure...si restatu sulu...

conzatu allu penninu senza appigli,supra a chiatrata chi cchiù sutta tira.Nu pensieru alla casa ed alli figlippe ss’urtima guardata de la sira...

Pigli l’abbriviu e ‘ncigni a perrupare...si jiutu, nente cchiù te pò fermare!

E nullu si nn’accorgia ch’è frunuta,ca ss’urtima partita l’hai perduta!

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E perciò m’hâu numinatu

Chissu fattu chi ve dicu, tuttu quantu è fantasia:è ‘ncuntratu lu maiale lauriatu ‘mmenzu a via...

Caminava,... e ‘ud era sulu!... c’era tuttu l’apparatu...allu mmenzu se rotava... l’addimmannu cchi era statu...

Me fa signu d’accitare,pue ‘ntra ricchia dicia: “Pensa

ppe lu meritu cce signue ppe via da trasparenza

ppecchì tutti li cumpagni, n’avìu fattu cchiù de mieed iu sulu, nu maiale, ‘ud è fattu fissarie.

E perciò m’hâu numinatupropriu ‘ntra l’assessoratu.”

Statti attentu a chine restaca te ponnu fare a festa.

“No, me signu già ‘nfurmatu,m’ha rispusu ssu latratu:-Stai tranqullu, simu nue,mo cce siti puru vue.-”

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E prolunghe

Mi cce trovava, u prezzu era mercatuperciò dudici maglie m’è cumpratubelle chi è nu piacire alle trappare,ccu chisse sì, ca mo possu scialare!

Ma nu pensieru m’hadi disturbatu,a commessa m’ha vistu annuvulatu:“C’è ‘ncuna cosa chi ve possu fare?nu lle voliti? se ponnu cangiare.“

Ca c’era nu problema avìa capitue, gentile, m’ha fattu lu quesitu:“A lunghizza... voliti controllare?“– me piacia vascia ppe me cummegliare –

pperò ‘un c’è dittu: – temu l’accurciatach’è conseguenza certa e ogni lavata! –Una ne rapa e mi la stenna ‘nsana“Cchiù longa e chissa... simu a na suttana“

me dicia la commessa de vitrina,chi era puru na bella signorina;prosegua: “Ogni misura vi facìmuca chissu è n’opificiu e lu potìmu.”

A signorina chi ‘un sapìa l’effettude quannu lassu a maglia a pede e lettue se ricoglia, s’èdi furtunata,nu bonu parmu e mmenzu ritirata,

restadi tisa cumu si ‘un ci sentaquannu le circu fasce larghe trentasenza dire l’idea de la prolunga,sutta ogni maglia curta... chi...s’allunga

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e se riporta allu centu ppe centutornannu in campu de combattimentu.

Dimmanna si vulerra na panceraccu lu signu da vita, fatta c’erapuru a nu bonu prezzu, assai mercatu,– Iu fasce ppe n’atr’usu haiu circatu. –

Sbulla ccu na risata e simpatìa chi n’ha portatu a tutti l’allegria.

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Era nu dirittu

Cumu s’eranu minati!tutti i due s’eru struppiati!E su juti alli stagliarequannu stavu a ss’ammazzare!

Ma sfuriavanu de cchiù:“si ti pigliu”, «ma cchi vû?»“è ccussì ppecchì pperò” «statte citu ca sinnò» “sinnò cchi? sinnò me šcantu?” «vida ca tu fazzu tantu.»

Ccu ssu pocu e liticataunu a gamma s’ha stoccata,l’atru sbattadi alle pale,sfracellannuse u gangale,de nu granne scavatorechi avìa ruttu lu motore...

E ccussì ppe liticarechine avìa de fatigares’hâu chiamatu ssa ruvinaalle cinque da matina!i lavuri s’hâu jocati,tutti i due mo su ‘ngessati,e perdutu è lu tesoruchi mo chiamasi lavoru:

nu dirittu de l’aviredatu mo, vi, ppe piacire!

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E rinnine su pronte

Quannu spalumma l’urtima e se partetutta a cuvata u nidu ha già lassatu...

Quante mulliche e terra avìa ‘mpastatu,fililli d’erba, agnunu misu ad arte,

pue gira, gira ‘ntornu e ssi nne vola...segui ccull’occhi e lu nudu alla gola...

e rinnine su pronte a trasvolare,cce vo la primavera ppe tornare.

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E schede e l’onorevole

Ccu lu jiritu puntatuall’amicu l’ha ‘nzinatu:“chillu lladi, u maggiordomu,u vicinu, u chiamu Tomue l’ha fattu segretariu...si ‘ncomincia!...è nu rusariu;

Supra a scheda tuttu scriva,e allu capu, si unu arriva,prima e trasa cci la piglia,e te senti de famiglia”

ca ppe nume t’ha chiamatu,tutti i figli ha ricordatu.

Certe vote Tomu sbagliae cchi vidi!... u taglia taglia!

e na vota juta male,c’è volutu lu spitale!...

Senti cchi l’è capitatu:quannu trasa n’impiegatul’onorevole l’accoglie,vrazza aperte ad illu e moglie,

ma po’, quannu la saluta, fa lu nume de l’amanteppecchì Tomu avìa sbagliatu ccu la scheda!...cci nn’ha tante!e u maritu, già scasatuccu la capu...l’ha ‘mprascatue gridannu pue dicìa:“Pperò chissu un ce volìa!Corna... ponnu capitare...ma schedate alle trovare!...”

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Eurofrittule 1999

Chissu è brinnisi a prolunga, ccu na frittula ‘ncignatuchi, però, de l’una a l’atra, manu manu s’è allongatu,e ppe st’annu, a cumu viju, possu dire senza tema:jennu avanti de ssu passu, mi cce ‘nsertu nu poema.

‘Ncuminciamu: a percepisci una cosa eccezionale?nu’ lle vidi?... chisse e st’annu su eurofrittule e maiale!

“È il maiale dell’Europa chi sbilanza nel futuro,”Cumu fa si nue da lira n’âmu già persu l’adduro?

Quannu manca la materia, ssa cangiata monetariacumu a fai?..ccu lu sbilanzu? lu pigliamu a gamme all’aria...!

Ppe cangiare u sordicellu l’è tenire intra a sacchetta,viceversa aria te mangi ‘ntorcinata alla forchetta.

“Nun capisci? mo è cangiatu... stamu già nell’Euroclima...”Senti a mia, nu mme stonare... cca cc’è la materia prima,e fintantu chi me curra, cumu fossidi da mia,la ‘nsapuru e, quannu fruna, vaju in eurofantasia!

Nel tramente puru jocu, aspettannu senza presciaca ccu tante lotterie... forse forse, ‘ncuna rescia!

Certu, stannu intra u sistema su vincenti le jocatevistu mo ca da furtuna le palline su truccate,nun c’è cchiù la dea bendata... era un po’ meridionale,mo scuverta e pue truccata s’è calata nel socialedannu sordi, e cca fa bonu, sanu sanu a nnu paisecumu fossiru le paghe chi pigliavanu ogni mise!

Ssu ricordu, du passatu, torna mo a portata e manu,chissu, vidi, è lu prodigiu du miraculu italianu,

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fa de nue nu paradisu, sazia le necessitàe pperciò sbarcanu tanti...tutti gli extra su cca!..

Cumu rapi na TV... i miliuni su lenticchiechine guarda vida grassu chi ni escia de le ricchie!Quindi pensanu: i prisutti, le sazizze, li jettamu,e li pigliu ppe dirittu, ‘ud aspettu ca cce damu!

Perciò mo chi è suttamanu nu maiale e ssa bontànu mangiamu ccu salute puru ppe l’umanità.

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È venuta a cummari a mme cuntare

A cummari è sagliuta: “M’è sfogare”me dicia, “ppe nu pocu me cumporti,tegnu duluri, dintra, troppu forti,figliu, si ‘un parru me sentu crepare.

A casa casa rotu allu circare,me sentu e manu sue supra la faccia,nun c’è potutu!... nente... èdi na gacciachi reglie reglie tuttu ha de jaccare.

Illu ha trovatu male cumpagnie,era nu sincerune... l’hâu ‘mbrogliatucircannu libertà s’è ‘ncatturatu,una pped una s’ha chiusu le vie!

E quante vote mi se presentava‘mpusu, tremannu, cumu pullicinu...supra de tie ‘mpicava lu destinue u core linze linze te strazzava!

Però era n’atru... e quannu se facìajurannu e spergiurannu cangiamentuse ‘nturvulava tuttu,... nu turmentu...mi l’hannu ricogliutu la via via...

L’occhi sbersati, cumu strazzu e ‘nterra...e vittate alle vrazza... e llà juravi:mai cchiù na lira o ti lu perrupavi...e dintra ‘ncuminciavadi la guerra...

Cumu succeda?... su ccussì finititanti atri figli e mamma sbenturatichi ppe volare se su sutterrati...e a sse disgrazie tanti su arricchiti!

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Le caccianu de l’anima a misura,de la ragiune u bonu sentimentu...nu resta nente!... nu disperdimentu,u resta giuventù, gioia, natura!

Me torna a mente quannu m’aspettavaavanti a scola, fujennu a mme ‘ncuntrarequantu era piccirillu!... mo a pensare!...quetavadi ogni ‘mpicciu e m’abbrazzava.

U pensu sempre u figliu miu... cchi cruce...Haiu persu lu munnu, amure e luce.

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E zumpate da pressione

Malanova! è già duevventi! pò scoppiare la testata...ma cum’è?... ccu senza sale ssa pressione ‘un s’è vasciata?Puru i pinnuli li pigliu...e si ancunu capillarenu mantena?... è l’ischemia... nu circuitu pò zumpare!

Cca cce vo pront’intervento: centotredici?... cchi fazzu?chiamu u medicu: “Si... prontu? tegnu o core... fa lu pazzu...nu diureticu potente?... chissu è chillu chi è lassatumi portava giramenti e restava defedatu...e lli rini! cchi duluri!... nun cce su li preparatichi nun portanu ss’effetti chi nun su desiderati?

Ho capito...si...capisco, nun c’è propriu nente e fareppe ogni cura de malannu, n’atru n’hai de sopportare!Ah...va bene...grazie assai...certu è megliu si veniti... ah!...passati...quannu?... ‘un sai!“

Mo subentra la mugliere: «ha chiamatu? si cuntentu?t’avia dittu lassa stareca cchiù pigli medicine e cchiù cc’è malu campare!Chille guccie!... sempre stisu e russannu o in dormivegliae te para de campare? qualunqu’atra cosa è meglia!»

“Nud hai vistu ch’è lassatu ppecchì avìa lu velu all’occhie li crampi jurnu e notte... di talluni alli jinocchi?”

«E perciò si sempre svigliu e te sentu caminarepuru a notte, nu passeggiu... ogni pocu te viju azare!»e continua: «’Ud hai cunchiusu?... puru si te si operatu?»E capitu, nun c’è versu, restu sempre l’accusatu!

Cumu fazzu?... cce rimagnu?... vogliu vivere e vidired’esser’utile alla casa e li figli m’è godire.Puru ccu le malatie possu vivere cuntentuchicchiariannu supra e cose senza avire turbamentu;

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tegnu tante cose e fare ed ancora cose e diree talenti chi ‘ud è spisu e ccussì possu perdire.Vogliu rida, stare azatu, e campà jurnate bone,m’è convincere ca tuttu èdi fruttu e fissazione.

“Chissa si è na terapia... bravu“ ha dittu u specialista,“Piglia a pinna e cancellamu una bona menza lista.Ppe lu restu è chicchiariare ppecchì u ridere te conza,lassa stare le patute sinnò u core ti se sponza!Ccussì a vita s’adduciscia... e cce campi da cristianu,poi girare, fare tuttu... cumu nu malatu...sanue si tu lu fai convintu, scordi tuttu ppe daveru,ma nu dumannare: cumu?... nu llu sacciu... è nu misteru“

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Fossi ‘mpartenza u trenu ppe le stelle

Iu tegnu u megliu, nu me manca nente,vogliu cchiù ancora gioia de campare,i sentimenti belli haiu de curare,tegnu pace in famiglia e ccu la gente...

amici chi me venanu a trovare...u cielu e tuttu chissu è ringraziare!

Na cosa mi l’aspettu de vidìre:lu ramicellu de la discendenza,è cchiù du vinu bonu intra a cridenza,nu spacchiu e core chi vorra sentire.

I niputi l’aspettu e tegnu prescia!Dumani arrivu figli e a mogliettinaa dua jurni s’è chiusa intra a cucinafacennu e cose ppecchì tuttu rescia!

E ccu piacire... nun s’è contristata,me tocca allu passaggiu lu capillu,me guarda cumu figliu piccirillu,mova la capu e me fa na zinnata,

me dicia puru na parola duce...me sentu circondatu e troppa luce,de tante cose, troppu cose belle!...me partissi lu trenu ppe le stelle?!

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Già partutu

Bi?!... va!... sumate... “Me ‘ncrisciu,n’atru pocu... e chine s’aza!... ssa jurnata nu finisciu!”

E’ capitu... vaju sulu... evitamu n’arraggiata,...s’è ppe vue...! mancu morennu la faciti na mmasciata!

“E si... mo... si ca mo vaju...e però nu m’angosciare!prima dici: figliu, quetu... sutta u sule mo è squagliare!

Ohi cchi cavudu!... deveru!..mancu resciu a rapa l’occhi,guarda u vrazzu?... si nne cada!..mi se chjicu li jinocchi!”

A ssu puntu ti nne penti du disturbu da chiamata...puru illu è nu guagliune!.. è la gioventù stancata!

Ma de subitu nu squillu... lu telefunu ha sonatu,tuttu ‘ntornu l’aria è nova... lu soggiornu è ventilatu.

Fa nu transitu!... nu lampu!... l’è sbullata l’energia,u telefunu è alla ricchia e sse squaglia: “Gioia mia,

si... si... vegnu... nu minutu.”Tu te voti... illu è sprejutu.

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Grazie... e ssi nne va

Stava ricotu... avanzi llà pregavaquannu na zingarella s’avvicina,le vatta supra u vrazzu... le circavapecchidi era diuna da matina.

Ssu fattu... de ccussì... l’ha distrubbatu...a stava secutannu... s’è fermatu,

de la sacchetta caccia mille lirecce projia ccu la mossa e si nne jiree a zingarella dicia là per là:“dato mangiare grazie“ e ssi nne va.

Chilla parola là ti l’ha ‘nchiovatupersu tra li pensieri e senza jatu.

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Gridalu... e lu sai

Hai vistu mai... de n’arberu jurutuca u jure lu poi ténere ammucciatu?e quannu u fruttu criscia tennerutupoi dire: “‘u ll’avia vistu!...”ma si ciotu?

Ti nn’è scialare, cc’è allumare u sule,e cc’è portare a gente a strude e sole...ma veramente dici? chissu è melee de li jurni nostri èdi lu sale...

da Pruvidenza è granne cumprimentue de l’amure vostru èdi lu cantu...è la ricchizza vera chissa ccà:ppecchì l’ammucci ssa maternità?

È na criatura ch’intra u sinu criscia,amure e desideriu a ‘nsapuriscia!Ccussì fa l’ortulanu e core finuchi sa quantu le criscia intra u jardinu

ed è cuntentu, u dicia, si nn’avanta,fatiga ccu speranza, nun s’abbentae dicia ch’è na cosa bella assai!Rapa a finestra, gridalu... e lu sai.

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Guariscia ssu lavoratore?

Ppe prima cosa... a legge rispettannu,era “lavoratore infortunato”,a capu supra u collu jia vacannu,l’avìanu misu u gessu “accravattato”.

Mentre ch’iu ppe la chiazza caminava,supra u sedile e n’autu parcheggiatuviju u collare e gessu: mi guardava...dal portatore s’era sparigliatu.

Però... era fattu ad arte!... e s’era juntuvidìe u collare... sanu e tuttu puntu...

M’èdi venuta na strizzata e core:chisà... guariscia ssu lavoratore?

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Ha de passare

‘Nciotatu propriu tuttu... sanu sanu,m’hâu dittu: “Se spupazza na guagliuna...si e vidi caminare!... manu a manu,quannu se fermu pue... ne vidi ancuna!

Lu mussu allonga, a vasa, a guarda duce,cumu fossiru suli intra na stanzae ppe cchiù libertà, stutata a luce,se stricanu allu muru, panza e panza.

È na vrigogna... arreti a gente rida...ed era nu cristianu misuratu!Si lu vai cunti... nullu ti cce crida,nu vecchiu!... a sessant’anni nnamuratu

ccu figli granni, na mugliere bellaed illu ccu na panza a ceramella!...L’ufficiu nud esista... mo è frunutue lu cervellu ‘nsanu s’ha vivutu.”

E dicia: nun c’è propriu nente e fare?“È na brutta nottata,... ha de passare.”

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Hai d’accunsentire

‘U nne chiudimu cumu tupinariné perdimu lu tempu a n’arraggiare,ca si cuntamu i dispari e li parine restu pochi jurni de campare !

Pigliamunilli tutti ‘ngrazia e Diue chillu chi voi tu, vogliu pur’iu.

Sulu a nna cosa m’ hai d’accunsentire:ancora e capu ’u mmi nne fare jire,

d’accordu... tu lu dici ed iu l’è farema nu pretenna chillu chi è pensare!

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I bidelli

Quannu a mente se riposa supra e cose du passatuse prisenta sempre a scola... te ricordi?... ‘nnamuratu!La cumpagna chi alla vista sulamente arrussicavio la cotta scillicante chi la capu cce lassavi!

E’ però... doppu, ridennu... te ‘nzapuri e colazionie i panini di cumpagni... sempre i megli e li cchiù boni.Venu ‘mmente li bidelli chi ppe nue eru personaggi‘ntra lu jocu de le parti... cumu fossiru ancoraggi...

cummegliavu marachelle, le notizie ni le davasi u pressure era arrivatu o si ancora si sperava...

U bidellu era l’amicu... fora, escennu da lazione,stavi bonu, eri malatu, te pigliavi a sospensione,alla fine, arreti a porta, si la cosa malu pigliac’è prisente... è nu cumportu... cumu unu de famiglia...

Cumu fai a te riscordare... a Ninnuzzu?, un gigantegalantomu... e a Zaccaria? nu teatru era viaggianteccu lu viziu chiacchiarusu chi ogni tantu pizzulavae si nun te gavitavi puru u signu cce restava.

Li primi anni... ricordati? nu signore...: Mirabelli;e però nun se sapìa s’era unu di bidelli!Sempre a lustru era vestutu... nu talianu spiccicatu...una vota, n’ispetture, ppe lu preside ha pigliatu

propriu quannu,’ncapu e scale, lu saluta ppe collegae spiegannu lu da fare ccu piacire ti lu pregadi cce fare cumpagniajennu a la segreteria,duve sbrigadi le cose, mina subitu a finiree “il collega” l’accumpagna ppecchì aviadi de partire!

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Passa tempu e s’ispetture jia trovannu a nu cungressuchillu preside e Cusenza.. quannu, u veru, era llà pressucussì manna li saluti, – senti mo li jiocarelli –,ppe lu preside verace, al collaga Mirabelli!

Su i bidelli del passato!

Mo, si serva e l’é circare,‘mprima u nume l’é cangiareo sinnò cce perdi u jatu

cchi bidellu?...è sminuisciutumo...collabora...è pentutu?

Na decina d’anni faera una autorità!...

u bidellu...era nu deo,era n’organu e liceo

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Il bell’Avolio(prof. Aldo Avolio)

E chist’annu chine vena ppe pruessure de francese?“Unu togu, n’elegante!...vò a parrata giargianese!..

E ‘ncignannu a nne ‘mparare ssa calata ‘de Parì’nue, veraci calavrisi, ne partimu de ccussì:

I vocabuli una ad unu: la frittata,”fricassé”...ve potiti immaginare le risate e i coccodè!

E ccu la “Litteratur”... “no parlam in fransuà”chi già i filmi ccu Totò eru l’università.

Ppe parrà c’é fare orecchiu,controllare ccu lu specchiuppe ‘mparare la chiusurade lu mussu e la misuradu buchicchiu ppe la “ou”...giustu tantu e no di cchiù...

nue?... le vucche tutte aperte...(là su chiuse... cchiù cuverte)le vocali de... Parì,son...petì, petì, petì!

Mentre e nostre!...i...e...aviva l’ospitalità!sempre larghi de misura!puru ccu la chicatura!

Nun cce rescia a vucca chiusa......mancu u primu jurnu: a spusa!

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Nue l’avimu ppe calàtassa larghezza di parrata!

E però, jennu e votannu, ha finitu a nne ‘mparare u pressure, il bell’Avolio, chi u volimu salutare.

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Illa?...nooo!

“Me... ca figliama... u vì cca?“– e se striscia supra a frunta –

“l’ha pulita!... nu lenzulu!illibata, nun s’é junta!...

Ci l’hâu dittu in tribunalea ssa carne mia: Luisellachi nud è cumu chiss’atre,illa ‘un s’aza la gunnella.“

Rosa e Micu chi sentìam’ha sparatu a gumitatappe me dire, a vucca ferma:illa no... ci l’hannu azata.“

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Il linguaggio dell’amore

Guarda sempre dintra l’occhiccussì sai chillu chi é fare,e de subitu capiscica, veloce, é sdilloggiare!

Certu...cumu te ricoglié restare de vedetta,specie si ‘ncomincia a dire:“E ppecchì si esciutu e fretta?“

Mo, si tu trovi a rispostachi, quetata a fa restare,vegnu puru e l’atru munnumanu e pedi a te vasare!

Quannu a parru...alla carmatachissa è la risposta data:

“Ppecchì é fattu lu casinu?e ppecchì ‘u mme si vicinu.Nun capisci i jochi e core?è il linguaggio dell’amore.”

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I miei settant’anni

Si m’avissiru dittu e disegnaren’ominu e settant’anni, averra vistupiù o menu vecchiù,nu palu ppe appoggiare,l’ossa arruzzate...nente cchiù de chistu.

Invece moni, ”al tatto” e alla guardatavidi la vita attiva chi é crisciuta,ss’età de mmenzu,s’édi prolungata“ e con quant’altro” si cc’é mantenuta.

Già guardannu tra nue,cce simu genteancora bona e no ppe la jettare,giuvine o giovanile, pretendentede stare supra a sella a trottiare.

Piglia ssu settantenne chi te parraccu ssa cascia toracica sanizza,chi sona mandolinu... (e si chitarracc’è chi accumpagna ad arte...è na bellizza),

ccu na scatola cranica pensante,sempre guardata de la pruvidenza,na medicina pronta ad ogni istante,nò ppe necessità ma ppe prudenza,

è certu na risorsa de sfruttareppe fare cose belle e allegramente:niputi e niputicchie da guardareo jire a visitare nu parente.

Mo signu cca a passare ‘ncumpagniassu mumentu ch’è sempre na fermatappe piglià jatu e ppe studiare a viappecchì, ppe mia, la trempa,va scansata

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e quindi, senza prescia, vaju avantisi resciu a stare e core liberatuvistu ca e forza e dintra su mancantie bagagli pisanti haiu lassatu;

pperò stipàti e vorra mantenìreppe cce dare ogni tantu na guardatacumu fotagrafie ppe cce vidìrepersune, cose, e l’acqua ch’è passata.

Haju trovatu pace internamente,ogni dulure nud è cchiù cocente....

E mi l’aspettu u friscu de la sirastannu assettatu avanti a porta e forameravigliatu e ssu munnu chi girae chi lu tempu miu si lu divora.

Iu vorra jire avanti a mme ‘mpresciareppe cunchiudìre e cose ch’é spunutesperannu sse jurnate de l’usarecumu lu sale chi l’ha ‘nsapurisciute.

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Importante è ‘un te fermare

Moni ‘un sempre ne vidimu e ridotta è la presenza,e, ogni vota, tra l’amici, registramu na carenza:chi è partutu ppe vidire si cce vo manutenzione,e chi, ‘mpressa l’hâu chiamatu ed è sutta osservazione.

Mo, ppe nue, l’aguriu è chissu: tutti nue de la brigata‘ud avissimu malanni... mai cchiù longhi e na jurnata,puru si li machinari ‘un su propriu frischi e novihannu laschi ccu rumuri, e ppe partere riprovi,

le facimu nue le veci, tutti nue da cumpagnia.cumu quannu nun te parta, ppe lu friddu, a batteria.

L’importante è nun fermare,perciò avimu e caminare

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Iu me fazzu a prigionia

Quantu amure, core ardente... cchi rispettu delicatucce volissi diventare n’animale abbannunatu.

L’ha lavatu, l’accarizza, l’ha portatu a visitarea telefunu m’ha dittu: “Iu lu cane m’è portare”.

Duve tenu la misura? atru c’è chi ‘u va lassatu!...è cussì na prepotenza chi mantena ‘ncatinatu!

Nu ricattu de l’amure... e te fannu cumportarequantu, loru, ppe d’amure, nud averranu e circare.

C’è de cchiù... lu cane in casa nu pò stare in prigionia,li cce vonnu porte aperte... l’é portare mmenzu a via!

L’attenzione di cristiani ppe li cani, è na misurasia de la bontà de core, du rispettu e da cultura;

e ccussì staju in subbugliu.... e li danni chi me fa!...e pperò se garantiscia allu cane a libertà.

Iu me fazzu a prigioniastannu fore a casa mia

puru a multa l’é pagata: “bestia non autorizzata”

ppecchì al taccu du stivale de nu vigile e ”city“prima addura e, a gamma azata, fa il rilascio di pipì.

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Jatuniava

Sentìe nu mantice arreti lu spruvéri*...sentìadi friddu e l’aria li mancava...dutturi avìu chiamatu furesterisi ‘ncuna medicina li ‘mparava.

Era arridduttu!... u pettu era sagliutu e sulu supra supra se movia...ccu la gnezione u peju era frunutu...ma quantu straziu e pena te facia!

N’ha fattu signu e rapere a curtina...volìa lu ventu sentere... e vidirel’abbagliu de lu sule, la matina...vicina a gente sua volìa sentire.

- “Sulu ppecchì te senti scuntricatufai de cussì?... ma vi?... ssa medicinaè chilla chi i dutturi t’hannu datu!...nu senti ca va megliu a cannarina?

Ohi figliu... su, curaggiu... sta carmannu...u spruvèri tu tiru?... cchi dicissi?nun fišcu cchiù i purmuni ccu l’affannuiu... mo... puru a finestra la chiudissi...

me ca va megliu.... a tussa èdi passata...para nu sonnu u straziu da nottata! “-

L’annacava parrannu a filu e vucechissu era certu u balsamu cchiù duce,

e supra a manu chi l’accarizzava,quetu, accucciannu, ci s’arrucciulava.

*cortinaggio attorno al letto

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L’adduru e sapunetta

A maglia!... quant’è bella!... gioia mia!La trovu supra u lettu a vrazze aperte...è stisa... ma... cchiù longa la sapia...e mi l’apparu supra le cuverte.

Nud è la mia... ma... i figli su spicati!mi la misuru: maniche a tri quartie i rini restu fora... ventilati...de chiangere mi vena... ma... te ‘nquarti?

E duve vai?... canusciu la stazione!Già trasa e dicia: “hai vistu a maglia?... piglia!Sta vota è janca,... c’è misu a lozione...ma u forte è ssu sapune de Marsiglia!

Càngiate quannu voi ca nun c’è fretta,ma cumu addura chissa sapunetta!”

Quantu tempu cce vo mu se svapura!...Notte ppe notte u sentu... e quantu dura!

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L’amicizia

Nè ppe lu sbersu e né ppe lu ‘nteresse,ma passa sulamente de lu coreccu lu cuncime duce de la mente,

ca le amicizie e tavula e de lettuparanu frische cumu lu gelatu,duranu finu a quannu ‘nsapuriscio finu a quannu tuttu ‘ud hai liccatu...

Né me dire ca fazzu la morale:sse cose avimu viste tale e quale.

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L’amicu spacchiu

Chissu “amicu“ u vìè “lu spacchiu“

è nu vinu chi quadìae ti scarfa duicent’annisi lu vivi ‘ncumpagnia.

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L’aiutu du cumpari

“E ppecchì te si ‘nquetatu?u cumpari n’ha aiutatu!Simu juti apposta a marechi è lu postu ppe curare!

Doppu misi e ssa vacanzam’è crisciuta... vì... la panza:l’aria e jodiu ha fattu benee frunute su le pene,

ppecchì armi ssa questione?Chisse... ‘un su le cose bone?forse ca te si scordatuquante pene âmu passatu?

Mo lu figliu n’è venutue ti doli ppe l’aiutu?anzi avimu e ringraziarelu cunsigliu du cumpare!“

Era bella a lla vidirein istato interessante...e pue mantenìa l’agirede na fimmina prestante...

U maritu de vicinule guardavadi lu sinu.

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L’anellu è ppe sempre

E’ ‘ncuntratu a Chiricuzzu...vataliava le patute:a mugliera, ‘ncifarata,le vicine su currute,de le manu l’hâu scroccatue ssinnò, ppe quattru sordil’avia bellu e pezziatu...

«Ma cchi hai fattu? te ricordi?»

“E si, è statu ppe l’anellu,voi sapire cum’è jiutu?ppe pagare la cambialelu corredu l’è vinnutu.”

«Via cchi hai fattu!...si cce pensiti nn’accorgi puru sulu..hai perdutu tutti i sensi!»

“E però a televisionecose eterne, le cchiù bonecchiù de tutte è lu brillantee du core è lu gigante...e l’anellu comprovava quantu amure le portava!

Ppe li sentimenti grannipoi pensare a quattru panni?E ccussì m’ha ringraziatude la casa m’ha cacciatu.“

E mustrava supra a fruntauna riga de palatachi la faccia l’ha sfreggiata.

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nud ha pace, mancu dorma...leja: ‘Amore chi trasforma ‘(chi è lu titulu e nu libru chi l’hâu datu ppe capire)mentre illu s’addimmannappe circare de vidire

cumu è juta ssa sventura,chi nun sa quantu le dura,senza cumu e senza quannue sse dola disperannu:

“Ogni sordu chi è addobbatuccu nu vasu cci l’è datu!È campatu de speranzaca l’amure era sustanzae mo ‘un sacciu cchiù cchi fare...me dumannu: ma cum’è?e me resta ssu stonare:ma ss’amure chi cos’è?“

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L’ho nel cuore

“Il momento per il posto?e non è certo il migliore,ma tu,... aspetta,... stai tranquillocome vedi... l’ho nel cuore.”

Ma cchi figliu e gran signora...stessa frase stamatinal’ha vinnuta vinti vote...e s’ha chinu la cantina!

Però mo...la gente ha vistue ‘ud è facile ch’arricchia!

Quannu arriva lu mumentunu lla fa chilla crucicchia!

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L’urtima parola

Nu viaggiu é fattu, e mancu n’allusione!chi stassi migliorannu a situazione?

Te vorra dire: “Si“, ma nu speraresu cose chi scatinanu scenate,su fatti ca ‘un se rescia a summarcare!ppe lu mumentu adattu vâu stipate.

Aspettale... sarà na zicchettatachilla chi coglia, stenna... ed è arrivata!

U vrazzu du destinu nun s’arresta,parole chi se jettanu a struppiareed allu core le fannu la festa,ca l’urtima parola ha de restare

ppe mintere u sigillu alla jurnatachi ccussì chiuda cum’è ‘ncuminciata.

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La casa è pulizzata

Mo chi a fimmina lavurae de casa s’é partutace vo chi se piglia curadu maneggiu: a sostituta.

E cussì, seduta stante,c’è la caccia a ss’aiutante.

“Senti, è proprio una salvezzal’ho trovata eccezionalecchi te dicu... una sveltezza!...poi... chi forza!... nud ha eguale!”

S’è cussì – prestu rispunna –è ppe mie na sarvazione!ccu na casa fatigatacce vo chissa soluzione.

E l’amica, affezionata,propriu all’atto l’ha mannata.

Era granne e puterusa“Duve t’haiu e pulizzare?”dicia, tisa, alla mia spusachi ‘u rescìa a s’orizzontaredintra tutta l’abbunnanza:chillu pettu!... e chilla panza!

S’ha guardatu u territoriu...si nne va a locomotivae nu lumicellu e avoriu‘nterra: è vittima votiva!

Doppu agguanta u tavulinude lu centru du salottu

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chinu e cosicelle e finu,u secunnu ternu all’ottu:statuicelle de cristalluminiature de Muranu,jocarelli e marmu giallu...su volati tutti...’nsanu!e llà ‘nterra... intra u frappé...s’è sarvatu... u cruasonné!

Mancu u tempu e na guardata,e a fragaglia avìa scupata.

Vadi avanti... e alla giratappe trasire la poltronatutta a tenda s’ha ‘mpesata...s’è scusata... “‘Ud era bona,paru cose ‘ntempu e guerra,cumu e tocchi vannu ‘nterra,ccussì capita si ‘un s’usa.”illa ha dittu alla mia spusa.

L’âmu dittu e se fermarecà era tempu de mangiare.

E l’avimu ringraziata“ma a fatiga ‘ud è finita,tu mi l’hai bona pagata‘u ll’é fatta a pattuita!”

Ma cchi dici... ‘un t’è sembrata,me!... la casa hai pulizzata!

“Là ‘un c’è fattu “... t’è paruta....guarda a casa... l’hai frunuta!

“C’è la purvera!” ‘Ud è cosa...nu minutu e si cce posa!

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“Forse nun t’é accuntentatu?”no!.. ppe d’oie n’ha bastatu.

Me!... me signu liberata!mi se su carmati i nerviperciò statti sprecurataca ogni vota chi me serviiu te fazzu la chiamta;anzi passa de l’amica– ss’atra paga è na jurnata –ci la fai ppe amure miu,e cce spurveri le muravogliu sta’ dissobbrigata,nu lla privu e chi lavura.

Mi cce dici, tena a mente,ca pulizzi veramentee u rigalu chi m’ha fattu...‘un se scorda facirmente!C’è nu dittu...ed è solenne:pane e pitta s’ha de renne.

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La festa

Natale!...era La Festa..!...s’aspettavae la famiglia si cce ricuglìa!Lassava dittu, chi luntanu jiaca ppe Natale si nne ritornava.

N’abitu, lu cappottu,...ppe ssa data,a Diu piacennu, o novi l’accattavio rivotati... ti l’alliggistravi,ma tutti avianu bella la cangiata.

Natale ti crisciadi pocu a pocu,du tridici dicembre jia ‘ncasannue te parìa ca si fruniadi l’annucumu lu cippu e cerza de lu focu.

“I fritti ha priparati?” “Mo m’abbentue dopu...ssi turdilli l’é ammelare...Ccu ssi guagliuni è nu combattimentu...‘un sacciu duve l’haiu d’ammucciare!

Girìanu, scavunianu ogni rasella!...”galliavanu e vicine da vinella...chi volìu fare megliu ppe mustraredurci chi sulu loru sannu fare.

Eranu cose... avianu la scadenza...si ‘ud era la jurnata e l’ura giustanun c’erû chianti, guagliuni ccu la susta...!nente de nente escìa de la cridenzappecchì a sira e Natale ce volìa...e ccu s’usanza crisciadi la gulia!

Mo ssa cridenza è chiusa... cce su cose,furme ppe durci chi ‘un si fannu cchiù...c’è nu fogliettu scrittu... Mezza Dosee c’è na data... de la gioventù.

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La gioia de campare

Ohi frate miu si u vidi!... édi conzatu!trent’anni a na carrozza...là chiagatu...ppe tutti li bisogni chi ha de farecce vo gente forzuta allu girare!

Mo sta cuntentu...quetu...te surridade quannu jennu a Lurdissi è venutu...dicia ca ‘ntornu è bellu quantu vida,canta ppe chillu jurnu chi cc’è jutu

chi e gamme... nu ll’ha fatte caminareperò l’ha datu a gioia de campare!

E chine u va saluta... allu purtune,ppe tutte e cose belle chi le dicedavanti llà... se fa nu pizzulunee lu vida de l’occhi ch’è felice.

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La luce di niputi

Cumu fossiru brillanti chi l’avimu e incastonaresunu l’anni de cca avanti chi n’avimu e delibare

unu ad unu: na collana ccu li figli la tessimue la luce di niputi chi aspettamu e chi volimu!

Chine u sa si le manuzze n’accarizzerannu l’occhie pue, vrazza puteruse, dannu forza alli jinocchi!

Sse speranze chi pensamu se trasformanu a realtà?‘ntra la mente cce su sempre, l’aspettamu stannu cca.

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“La misura in cui“

Le senti cumu parru sse guagliune?chillu chi fannu, è ormai cosa comune:

“Nella misura in cui cce si arrivata,e ad illu piàcia... ti cce poi accasare,e si te senti tutta realizzatanun c’è bisognu de te maritare!”

Ccu ssu giudiziu vâu “de monte a valle“né pensanu ca dannu fruizione,doppu na prima granne prucessionei stessi le rivotanu le spalle.

Spessu succeda ccu la convivenzama loru nun su propriu ‘mbarazzate“nella misura in cui c’è convenienza“restanu assieme e nun su maritate!

né c’è riferimentu ppe l’usanzapuru quannu se trovu ccu la panza!

‘Ncominciu sulamente a sse doliresi cce su figli e s’hannu de spartire!

Circanu tannu la misura in cuii figli su du primu o su di suirumpennuse la crozza a ricordarequann’è chi l’è successu e se sgarrare

o quannu ‘un ci ha votatu cchiù le spalleed ha lassatu i munti ppe la valle.

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Litterella de Natale 1998 a Gesù Bambino

Ssa litterella e tantu avìa de faree quante cose tegnu e te circare!

Nun s’allongassi a lista di fagliantie Fai chi ne godissimu cuntenti,e no nue suli, ma ccu tutti quanti, a gente e fore e tutti li parenti.

E pue te circu: ténane vicini,ognunu avissi capu e core sanu...Volissimu tenire i pullicinide li galluzzi nostri... ppe le manu.

E na speciale grazia a nue maritippe ‘ud essere intra a casa riscordati,cuntente le mugliere ppe nue ziticumu lu primu jurnu de spusati!

Sempre di figli fossiru cuntentivorra ca nun perdissiru li canti...belle persune senza turbamentigranni cumu la nive fa li manti.

E ppe le figlie Tu sai cchi te dicu:de la vita tesserranu lu jocuccu la pacenzia allu tilaru anticuduve l’amure stutadi ogni focu;

e fossiru lu mele de la casa...ma iu te circu cose e cose e cosema cchi te dugnu a cangiu? dicu trasama nun ce trovi sulu juri e rose!

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Mo tegnu ancora ssa raccummannata:ppe ssi giuvini granni... ohi cchi volerra!lavuru pped ognunu e l’accasatagioia e cuscienza chi nun li mancherra.

Ppe mie Te dicu: circu e ‘un fare cchiù,sinceramente, quantu nu vòi Tu.

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Lu cimentu de la vita

Te vogliu bene, figliu, amure miu,t’è datu ancuna vota na šcaffetta...mo ve guardamu, siti na coppiettachi volati lu munnu graziaddiu!

...e v’aspettamu sempre... ppe sentirechi alla ‘ntrasatta e manu ni posatisupra la faccia, quannu ritornati,e a mmasciatella prima e vi nne jire.

Ss’amure chi v’ha juntu, unicu e granne restassi lu cimentu de la vita,forte, cunchiusu, chi ogni cosa accita puru quannu li guai mustranu e zanne.

Campati a gioia e nun v’alluntanatie aviti tuttu chillu chi circati.

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Lu sbarattu e capudannu

Viu de parrare ed illa: ”Statti cittu!finiscia de girare... uffa cchi ‘mpacciu!signu nervusa, si, lenticchie allittu,cali ssu mussu... me, ssi panni é cacciu...

aria, ‘ud è cosa, simu ‘nzippellatichissu tu minti?... ssu custume?...via!novi l’é dare e no già cunsumati,fai veramente ancuna opera pia...!“

All’urtinu de l’annu...cchi pulita!e quantu spaziu liberu...ed iu sudujocannu intra la casa na partitachi si la perdu...restu culinudu:

senza lu vestimentu...e appena azatu,jettu suduri...e cchi duluri e panza!viju a cravatta,...nu coppu cc’è ligatu,l’urtimu chi ha lassatu fore a stanza!

E u blazere duv’è?...la giacca scura?...“Senti nu’ predicare, gira e trovifora cc’è tutta sana a spazzatura,cchi me guardi? cchi ‘ncanti?...va...ti movi?“

e torna a capudannu a cuntentizzaca trasanu i saccuni da munnizza.

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Lu veru stile liberty

Cuverchiu?... cchi cos’è chissa invenzione?nu ‘mpicciu chi ogni vota l’é cacciare!...ca nun te duna subitu a ‘mpressionedu statu e quantu stai ppe cucinare!

Nu sucu russu, subitu lu vidi,ccussì cumu de subitu t’addura!n’impressionismu bellu si lu giri...supra a cucina janca è na pittura!

E quannu pue t’arriva all’aldilànu sguicciu russu supra a mattonella!Ti cce trasmetta na vitalità...!formadi nu disegnu ccu na stella!

E supra la buttiglia?... una poisia,tutta a cucina viva de magìa!

Tu l’é vidìre... no dittu ccussì...c’è propriu u veru stile liberty

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Ma cumu?

Gridava: “carricatime di ‘mmasti...è na vrigogna! ca tegnu li costi.

Nun ci la fazzu de me lamentaremo basta, vogliu sulu lavurare.

Si nud arriva ssu momentu miuchillu chi fazzu doppu?...lu sacciu iu!

Avìadi quarant’anni... s’è jettatu...sutta lu ponte l’hannu ricogliutu.

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Maiale 1999

‘St’annu, u maiale viju tra li pasturie dintra lu prisepiu ci pò stà,cce su li zampugnari, i portaturi,ogni esponente de la società.

E dintra ssa cornicie cussì bellavicinu all’oste cc’è la lavannara,u ciabattinu e chi ammola curtella,u jaccature e c’édi la furnara.

Vistu u maiale dintra chissa gentee dintra lu prisepiu sistematugià nascia l’armunia, mal’un c’è nente,e lu maiale s’è nobilitatu

ppecchì dintra ssu sfondu, tu dicu iu,cce trovi sulamente grazieddiu.

Perciò, sarà ssu fattu chi ha guidatupigliannu ppe la manu a fantasia,lu porcu intra u prisepiu m’ha ‘nsertatu,li signu jutu appressu la via via

sentennu adduri, fatti de famiglia,sapure de ‘mpanata,...i zappaturi,...quantu cuntrastu ccu ssu fuja e pigliaccu ssi giri tra machine e rumuri,

ccu gumma sutta i denti o tramezzini,parrannu ccu nu schermu e ccu tastiere...nun canusci parenti ne vicini,tornanu verni e passu primavere

tuttu facennu stannuse assettaticà è na virtuale e bella procedura

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ma...si nente sentiti ed adduratissu tastu sulu...è granne fricatura!

Perciò volissi dire, e vi lu dicu:lucciola nu pigliati ppe linterna,e u giru du maiale intra lu vicu

u megliu megliu de le cose cerna*...

appressu u purcelluzzu caminannute fai na scola chi te po fruttare...tu crisci dintra e vai jennu ‘mparannue bone frittulicchie saprai fare!

Chissa chi ne mangiamu é quinta essenzachi, dintra... tuttu fa resuscitaree cci nne vo de libera docenzae tempu e studiu ppe ti lla ‘mparare!

Si fai na tesi, ‘un ce sarà l’egualee minterai la stola a ssu maiale,ca è veramente nu cantu alla vitaall’amicizia, alla gioia pulita.

Mo vi salutu, ppe st’annu ni lassamu,a fine du lillenniu ne trovamu.”

* discerne

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Maiale 2001 da Gigino

Ppe l’oraculu chiamati? ed iu, prontu signu cca,e rispunnu finu a quannu u maiale parrerà;ojie a linea resta attiva,ve trasmettu la missiva:

“Ccu ssu brinnisi ringraziu e assapuru ssa jurnata,privilegiu chi me duna l’amicizia celebratatra de vue chi cce veniti de tant’anni e siti cca,e tra amici novi...a loru un aguriu e anzianità

maturata ccu salute, lungu i jurni de l’annateppe cce fare, e ssi mumenti, tante belle rimpatriate;e si ancunu ‘un pò venire ppecchì altrove si nn’è jiutunu le mancherà de nue lu ricordu e lu salutu.

E succeda, a vita è chissa, cc’è la pagina e votarechi ppe quantu nu vulissi... nu la poi certu fermare...una pagina a jurnata ppe scrivire cose belle,e lu nume, v’aguramu, puru e l’anime gemelle.“

Chissu è quantu stà dicennu, e me para eccezionaleè n’amicu chi ‘un tradiscia, è di nostri, è ssu maiale.E continua, commovente, ssu parrare chi te ‘ncantappecchì ha fattu u pellegrinu, ha passatu a porta santa;

“Iu me signu preparatu ‘ud è stata na ciotìa,è dovutu guerreggiare cuntra la natura miachi me dicia de godire, de volire sempre e cchiù,de pensare a passatelle, al fratello da Ti Vu,

granne o picculu chi sia, te sa propriu ‘ncatturare:u propositu migliore... spreja, tu fa cancellare!Ppe resista è avire forza centu vote cchiù e na cerzae sinnò, propriu a natura, te fa jire a viceversa

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e no sempre si cce rescia d’apparare la ruvinasi se campanu jurnate ccu la regola suina!

Ma si passi a porta santa ppe manténere lu pattu,fratiscelli mia, vu dicu, m’è custatu ma l’é fattu

ed a vue me signu offertu, sanu tuttu, interamente,me viditi a pezzarelli, supra e tavule e ssa gente.Voi na prova? si lla dintra cce vai duni na spiatade ssa carnicella mia...nun ce trovi la ‘mpicata!

Nu me signu conservatu a salami..guarda tuni,tra quadara, vrascia e furnu...consumatu di guagliuni!

Mo ve lassu, ve salutu, tegnu l’anima cuntentaa vve videre ricoti ccu ss’usanza, chi se senta,cumu base formativa di valori de famigliachi lu tempu fa apprezzare, senza nullu lassa e piglia.

Cumu aguriu: jissi bonu ssu prim’annu du duemila,pace, amure, la salute e, si serva, puru a pila.“

Ohi Gigì, vidi cchi sensi ssu maiale...e chi ossatura!n’ha parratu ohi Gé, lu senti? cumu fossi na criatura!

E perciò, de core u pensu quannu vegnu a vve trovare!...poi m’è cara l’accoglienza de vue tutti e u sapì fare:figli, jennari, niputi, ccu le nore...è nu piacireohi Gigì, sse frittulicchie, ni le fai propriu godire!

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Maiale 2003

Poi mintere allu core u serramentu?lu pue certu pungìre, u pue chiagare,ma le rimana dintra u sentimentuchi è lu segretu ppe lu fa campare.

Perciò s’è scatturatu lu maialeed è venutu, allegru, corazzune,ppe ne dunare quantu eccezionaletena... pped arricchire ogni guagliune;

cuntentu, a zampe aperte s’è jattatue cca liberamente n’ha parratu:

“Senti, ve dicu, l’é decisu ajeri,ss’aguriu vi lu fazzu appassionatu,sacciu che me teniti intra i pensieri,e ognunu e vue nu postu m’ha sarvatu.

Arieggiu bonu dintra chissa casa,e me rifrisca nu biccheri e vinu,pue tegnu nu ricordu ad ogni rasa,lu sonu duce de lu mandolinu

chi puru spellizzatu, friddu e tisu,me dà l’idea de stare ‘mparadisu!...

ed iu sacciu de veru lu destinu,chi nu volerra mai ccussì vicinu...

Nun su parole, sunu cose belle,se sa, l’amicu veru è ppe la pelle;

perciò supra de mie cuntati puru,ve dugnu tuttu e no sulu l’adduru!

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Mastru e Aiutu

Quannu u pede lu poggiavasupra si cce ‘ncacanava!Era chissu u passu sua:molleggiatu, a frunta vascia..fatigava da matinaaiutannu u mastru d’asciachi era togu...a provulune,i quazuni a zumpafossu,tunnu e capu,... bonacciune...

Alla ricchia...la matita,squatru, riga e chiummu a lazzu,l’acqua ‘ntra na vozza e critau serracchiu sutta u vrazzu..n’asta e metru intra a sacchetta...Tutti i dua?... su na macchietta!

Passu avanti lu Café duve rota sempre gente?si nne scialu...! ‘ud è perdutadi Jugale la simente!

L’atru jurnu cchi te fannu:nu murale de castagnu loru avìanu de scurtareppe na vattita e cancellu chi s’aviadi de cangiare.

A vilanza de nu settu, Mastru stennadi lu paluti lu ‘nchiova cu nu pede e ti lu misura: gualu.Supra a parte curta, Aiutu, si cc’è jutu a ‘ncavarcarecumu quannu de guagliune lu faciadi ppe jocare...

Mastru, a serra liberata, supra e sutta na bellizzala minava arrittimata ma se ‘ntoppa a na fruntizzaOhi chi scossa!... s’è šcantatue lu pede s’ha tiratu...!

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E cchi vidi!... palu e serra si sbilanzu supra a fruntae te stennu, tisu, ‘nterra.illu: Aiutu... (chi ridìa ca u lavuru procedìa!)

Mastru e supra lu toccava ppe vidire si era ruttupecchì nun se risbigliavagià vidìa quasi nu luttu.

A šcaffetta ‘u risentìa, era sempre ‘ntisicatufinu a quannu u fiascu e vinu, ‘ncanna l’hadi liberatu:

...’mprima,’mprima? s’affucavasecondariu... assapurava,subitaniu s’è movutu e s’è vistu arrivisciutu!

Quannu s’ha sculatu tuttus’è trappatu... ‘ud era ruttu!Unu vozzu era affacciatu,e i capilli avìa scrimatu!

“Staju bonu...” Aiutu parra: “ca nu vaju tantu de finusi na bottarella e chisse mi se conza ccu ssu vinu!..

Però tu mina a finire...ca tra pocu mi nn’è jire...

po’ cchi dicia lu ‘ngegneri?nu facimu cumu aieriquannu u scuru n’ha pigliatue lu muru s’è spanzatu!“

– Chissa è l’opera!...è d’artistate ricrìa già sulu a vista...! –

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Mi l’aspettu e cca

Guardava lu nipute chi cantavae avìe e vidìre quantu era prejatu:a vucca e stesse mosse ricopiavae l’occhi lustri lustri... l’ha abbrazzatu.

U figliu de lu figliu...è nu piacire,u stessu nume chi hannu misu a tia,veramente ne godi, u senti dire...te spunta mentre stai frunennu a via.

Te poi rifare e quantu s’è perdutuppe ssu lavuru chi t’ha cunnannatu:i cientu fatti chi nud hai godutu,i jochi assieme chi nud hai jocatu,

e chi t’hannu lassatu na dolìa...ccu tuttu u desideriu chi n’avia!

Se pensa ca c’è tempu ppe lu fare,ma fuja né lu pue ricuperare...e mo chi è lu mumentu ppe godireaspettu chi u facissiru nascire

ssu niputicchiu: mi l’aspettu e ccao mi lu guardu stannu...a parte e lla?

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Mintacce la pezza

Ppe Roma ccu ssu cavudu te parti...Quale speranze giru inta la mente!quantu curaggiu tena.. cchi si sentesapennu che a sentenza c’è lu marti?...

Si trovu bonu.... c’è n’operazionechi caccia u cchiù chi potu rasuliare!...eppuru édi na grazia de circare...de sulu chissu vena sarvazione.

Signure miu cc’è stare ‘ncumpagnia!...hai simminatu dintra e ‘ntornu a tuttie n’aspettamu e videre li frutti

Tu nu nne lassi suli e mmienzu a via!Crisciane a fede e dunane fortezzamintacce a sse faglianze Tu la pezza.

Cerisano, 5 luglio 1998

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Mo ca nun cunti

Ancora!... abbrancicati alla capizzale menze sole de ssa mala razzae nun se fâu capace ‘ntra la crozza:a cosa è rutta e cchiù nun s’arripezza.

Hannu cangiatu, e subitu, cavallusagliennu supra chine tena ‘ncuollusenza scriminiare u chissu e chillusi l’hâu trasutu all’urtimu cancellu.

Tutti li zumpi chi l’hai fatti fare?allu riscuordu...! “è sulu ppe valurehannu sagliutu e scale ‘mpare ‘mpare”

e mo chi ‘un cunti...ca nun poi largire?se ‘mpizzanu cà hannu e gnermitarerescennu a stare ‘mpannu e a mantenire!

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N’atra vota cogli e meti

Puru lu patre ‘u nasciadi ‘mparatued ogni jurnu è n’atru jurnu e scola,e quantu sbagli!...la parola ‘u volae resta avanti cumu lu peccatu.

Macini tempu ppe lu digerire...puru chillu chi hai fattu ppe fa bene,ma ‘ud ha cogliutu giustu, ed oje tenenu pisu chi te ‘ntossica a morire.

Cumu forte curdogliu ti lu trovi...parrane... e cunta i fatti ppe capire...i figli lu volerranu sapireppe levare sse pene ed atri chiovi.

Si nu lli cacci, i guai te trovi avantie fannu u corsu loru,...’un cce su santi!

Mo, viceversa, se ponnu addirizzare....n’avimu e dire e cose ppe capireppe vìdere lu cumu e quantu diree n’abbazare e maniche ppe fare.

“Ohi pa’... si stamu tutti stritti a punu,li guai su nente, e nu ne pò nessunu!si cadi... ccu l’aiutu ‘u resti arreti,simmini n’atra vota, cogli e meti.”

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N’è restatu lu tatanu*

“Fuja, fuja... acchiappa, acchiappa “è la solita gridata!...N’è partuta a lavapanni...si nne va...teleguidata...

Tisa, trasadi de latu...s’adderizza...na fujutasupra chillu pavimentu...ed ancora... ‘ud è frunuta!

Va sbattennu e banne banne,”Tu cchi fai? resti all’atteggiu?è lu filu,... è troppu longu,‘ud’è cane de passeggiu“.

Sulu ca bau bau nun fa,quannu coglia fa BUM, BUM...e currimu i cientu metripartu iu e riparti tuppe circare e l’afferrareca la casa fa tremare!

A ‘ncruciamu avanzi a portae acchiappamu a malanova...ni ‘mpacchiamu due capatementre l’acqua ‘nterra chiova...

Trema tutta, ‘un ce rescimu,nun ce vastanu le manu!...“ Ccu ssi strepiti, lu vidi?...ne rimana lu tatanu! “

* tremòre

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Ma, trovatu u tastu giustu,iu le cacciu l’energia...mentre la mia donna dicia:“nu l’accurci tu la spina?si nne va... ‘ncuna matina!“

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N’ha servutu

Quante jurnate belle hâmu perdutu,discursi e gentilizza hâmu vrusciatu!

Pperò tu dici: “chissu n’ha servutu,dintra la pasta ha fattu de levatu

ed ha spasu cuscienzia intra la mente:recuperamu... ‘ud hâmu persu nente”.

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N’usanza bella

A nue n’édi frunuta la stagione,a via è da loru... jamu a rasa rasa

cumu succeda appressu a prucessionechi, cumu scanza, pigli a via da casa

ppecchì cc’è l’irtu... e tu nun ci la faie ccu l’affannu, venanu atri guai.

Restanu loru, forti, ppe portare a statua da Madonna e ppe ‘nchianare:

li figli arreti, avanti le muglieretornamu tutti l’anni ppe sse fere.

N’usanza bella chi n’ha de restare...ccussì porti lu core a ‘ngileppare

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Na frase chi li fa zumpare

“È certu!.. u vì?... alli figli è sulu dareca veramente sunu pezzi e coreperò dicianu cose!.. cose e pazzi, chi u core ti lu fannu pezzi pezzi!“

Continuadi l’amicu: “E l’é sentire!”Gridanu: “t’è circatu de nascìre?e quindi fazzu chillu chi me piaciae no lu cumu e quantu tu me dici.”

Rispunnu ch’è na cosa chi se sae u fannu no ppe male,...ppe l’etàchi le fa dire, senza valutare,ca tenanu dirittu de sbagliare;

Si ‘nsisti fâu le cose ppe crapicciu...Chiamali tu sinnò loru s’ammucciu,sentali e vidi ca se fannu a micciusu giuvinelli boni ed iu lu sacciu,

pperò “ssi tempi tui“ lassali stareppecchì è na frase chi li fa zumpare!

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‘Ncumincia la jurnata... e pullulìa

U paise se sviglia... a prima luce,s’apra la porta supra nu vignanu...n’atra e pue n’atra... ancora n’atra luce...ppe séntere si jazza... stenni a manu...

Trasa l’adduru e stizza, risinusu...u fumu s’aza supra i cieramili...nu sbuffu d’aria ccu l’adduru e chiusu...vivi u café...è cavudu e te pili...

a tazza te quadìa... gusti l’aroma...sutta già passa lu primu traìnu:e ciancianelle, i muli, è già ciroma,a nna vota s’è fattu jurnu chinu.

A gente ‘ncappottata ppe la via,‘ncumincia la jurnata... e pullulìa.

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Na gradita presenza

Ohi quannu vena cchi duluri e panza,chi nu lli cacci ccu l’antispasmina!se spanna avanti mmenzu de la stanzaaspetta e avire u tronu de regina,

e si d’atizza nun po superare,sta tisa, ‘mpirunata, ppe s’azare.

E nun te dicia grazie e né salutailla t’onura culla sua prisenzapuru si ‘ud è aspettata né volutailla, certu, sse cose nù lle pensa!

Alle bone notizie nu lla vidi,alle disgrazie arrivadi ppe prima,porta tantu rifriscu chi ‘un ce cridisupra u nervu du dente, èdi na lima!

È na vilanza, ed illa taglia gualu,e quannu si nne vadi è ‘nfastiditaca puru si ‘ud ha dittu tuttu u malutu la prisenza sua nud hai capita!

perciò ritornerà ppe te ‘mparareu meritu evidente ad apprezzare!

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Ne diciadi cumu jia(Prof. Antonio Spadafora)

“È Totonnu... stà arrivannu”... n’allarmava la staffettachi, de ‘nzilu supra a porta, stava in turnu di vedetta.

Spiega o ‘nterroga?... chisà...! tutte e date addimmannava!Ccu lla storia era nu guaiu... chine bona a gnermitava!

C’era ancuna sufficienza...ma tri e quattru era l’essenza!

Nue pigliavamu l’astine... e u reggistru?... era un tratteggio;i colloqui e patre e mamma?... “Non potiadi jire peggio”.

Sse sentenze eru palate,e famiglie scumportate...ma ai trimestri successivic’eru tanti redivivi!

Menu male ca avanzannu Illu s’era adderizzatue ccu la filosofia era propriu fattu n’atru!

E pue all’urtimu!... te dicu,s’era fattu u megliu amicu:ne diciadi cumu jia,la maturità e la via!

“Giuvinò, va cumu va,cumu hai fattu finu cca?

s’hai studiatu, si promossu,ma, si puru scarsu e studiu allu quintu si arrivatu,gira a vota, dacce sutta, e te trovi licenziatu,u vve pôu tutti bocciare!...vue circati a v’aiutare.

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Giuvinò... però... ‘ncasati!ssi tri misi... accellerati!

E ne dava la speranza,puru ccu na stritta e panza,ma na freve ne venìa de finire ppe ‘ncignarechilla cosa diventata mo nu sonnu: fatigare!

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Nu ‘nsapuriscia cchiù

Mo tieni sessant’anni!... vai facennuguerre?... ti lassi?... circhi atre gunnelle?

nu ll’hai capitu... ppe le quatrarellecci vonnu l’anni giusti... a giuventù!

È veru: scinni a nive de la Sila,senza racchette vai ch’è na bellizza!

Ma ppe lu restu?... cumu bella pizzarestata a sira chi nu bala cchiù...

nud’è croccante, è fridda, allasticata,tuttu de supra s’è fattu a na pittella...

nud è filante chilla muzzarellanu ‘nsapuriscia propriu a nullu cchiù.

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Nu jure de jardinu

Propriu u primu gridu fattu quannu appena m’era natol’é sentutu stamatina ca mi l’era registratu....ed all’annu chi cantava: “Trinca, trinca...” na canzunaccu parole mo luntane, ne capisciu sulu ancuna...

l’é tenutu tra le vrazza, era granne e l’é portatualli pedi du Signure... Illu sì, ca l’ha guardatu!

Mo, Madonna mia si spusa e cce vena ‘ncumpagniade nu jure de jardinu chi èdi mele e marvasia.

Se vulerru ppe na vita, è lu primu e sulu amure,ccu rispettu delicatu alla base de l’ardure.

La mugliere è nu tesoru chi cchiù passa ed è pregiatu,e si rescia, u bastu jurni ringraziannu lu criatu,

ca mantena l’armunìa, nun te fa nulla sparata,porta lustru ppe la mente chi se sciala ristorata,

apra facce allu surrisu chi è salute ppe la genteed è cosa chi arricchiscia e nun custa propriu nente.

Ohi Signure miu sai tuttu... cchi t’avimu de circare?già n’hai chinu de ricchizze, ma iu ‘nsistu e ne guardare!

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Nu minutu

“ Nu minutu... e cchi cos’è...!me stai arreti pede pedee pue... hai vistu cchi succede?...

e ca tu ‘un me lassi ‘mpace...na sirena!... chiami sempreed iu fujiu!... signu ciota...

u problema è si me sciollu...Tu?... te spusi n’atra vota“.

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Nu scherzu e Giulianu

Ccu la fotocopiatrice, u compiuter e serviziuha cunchiusu unu di scherzi...mo tu cuntu...ch’è nu sfiziu.

Nu collega era mmitatu a nu corsu e formazioneed avìa de jre a Roma ppe dispostu e Direzione,

e a ssa littera de mmitu una frase hâdi ‘nsertatuchi dicìa: “Per solo alcuni era statu preparatu”

ppecchì i megli avianu e fare, cumu dicia lu decretu,e portare ‘ntra l’uffici u progressu gia concretu,

e ppe fare prestu e bene, ccu li megli si scusavaca i compiuter c’eru tutti, ‘ncuna seggia cce mancava

e che quindi, cunchiudennu, ppe questione e fare ‘mpressasi portassidi la seggia: così fatta... tutti a stessa”.

Mo pensativilla suli quannu a Roma édi arrivatue, trasutu intra la scola, a poltrona s’ha sballatu

tra cartuni, fili e lazzi, tuttu ‘ntornu pagliarelle,illu mmenzu troneggiava ccu la sua seggia a rotelle.

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Nun c’è rimediu si chiudi lu core

A vulerra sentìre ‘nnamurata,ma è na gulia chi resta... e né se spera...ricordu, pensu e pue cunchiudu: c’erana cosa bella chi édi già passata.

Nun c’è richiamu chi pungia lu core;a ‘ntisa cumu fossidi addurmuta,la smova sulu lu televisore;se curca quannu a notte édi frunuta.

Si parru... dicu “cose già scuntate“‘ncignu a pensare?... ”cose già sapute;me guardu arreti... si nne su fujiute,‘mpinte a rusariu, tutte le jurnate.

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Nun ce fai boni i sui

Ccu quantu dicu, forse fazzu sbagliuca mo tutti pensamu ccu malizia...e pue... sarà n’aguriu o n’atru ragliu,unu di tanti chi nun fa notizia?...

Certu, lu core u tegnu ‘ncantaratu,sutta nu pisu ch’è nu cantamuneppecchì la gente chi m’avìa chiamatum’hadi tenutu chiusu lu purtune

cà nun si trasa cchiù si nun si gualua chine s’ha ‘ngrassatu e cosicelle,

si nun si tipu chi poi fare “u palu“cce perdi serenata e ciaramelle!

E dicianu ca guardi i fatti tui...ma sai ppecchì?... nun ce fai boni i sui!

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Nun sai cchi fare

Duve ponnu cumpunireli pensieri e lu ‘nciotareppe ssu granne patiscìre,si nun tenu duve stare?

Guerre e grida su de casa...è la malatìa chi ‘nciota...‘mpace ‘u resta nulla rasa...ed aspettanu a ricota.

Ogni sira lu calvariu:si ricoglia o se ‘ncavuna?le jurnate e calendariusu le stesse... una pped una!

Su tant’anni!... chi pôu fare?Hâu pensatu de tentaresdilloggiannu de straforuppe sse fare a vita loru...

e ccussì ‘ncignû e finusciûle jurnate de travagliu...s’alluntananu, si spingiû,hâu consatu lu bagagliu

propriu cumu sbenturati...su in partenza e ‘un sai cchi fare...e lu sa poi duve jatichine resta ad aspettare?

Quannu pensu... cchi volimu?la famiglia ‘un se sciollassi,a sincerità de primue la vita ripigliassi...ppe lu restu? cchi sacciu iu?sulu chillu chi vo Diu.

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Nun se sa

“Ma,... viditi... all’organismu sulu a freve u pò sarvare,cà reagiscia e ti le còcia le sostanze de cacciare.”

Menu male!... era avvilito...ssi malanni ‘un passu mai:

“A natura u vì.... ha reagitocu lle frevi,... forse ‘un sai...si su forti, belle e chinesimu prossimi alla fine!”

Ppe speranza nud è malespecie ditta intra u spitale!...

Ma u scongiuru du malatuiu, però, mu signu datue le manu, a cose certe,poggiu sutta le cuverte.

Si me circanu: “Pecchì?”propriu... dicu... de ccussì...

certamente male ‘un fa!si fa bene?... nun se sa.

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Nun si criatura

Quannu venanu e rappe... ‘un te truccare...chissa è l’età chi ha de caminare!

Si ‘mmece e linchi e creme e de pitturamustri, lampante, ca nun si criatura...

Potiti dire ma ppecchì me ‘ntricu?dire sse cose... pò... sulu n’amicu.

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O chi per lui

Nu jurnu allu catastu avìa de jiree ccud ancunu avìadi de parrareppe na finata*, chi s’ha de vidire,ca li vicini fannu caminare.

Chiamalu ‘mprescia... e lu nume cce dicu,oppure ancunu di ‘mpiegati sui...“Nud’è capitu u nume... quale amicu?“chiamame... e cci l’è dittu... o “chi per lui.”

Doppu na bella pezza, passu e guardu,russu lu trovu, e tuttu appiccicatu,me dicia ca ‘ud ha curpa, facìa tarduca na caterva e gente avìa chiamatu

e lamentava: “Gente scustumate,su granni e fannu ancora e guagliunate!Quannu ssu “chi per lui “m’hâu de passareli senti sulu ridere a sbullare...!

E cchi cos’è?... nu resciu propriu a nente!eppure m’hannu dittu ch’è prisente,ma chissu “chi per lui “è nu sfatigatu,nun ce riposa,...u vidanu... è passatu

e nella stanza attigua va a finire,duve dicianu propriu du sentire...

eccu ppecchì me trovi arrussicatu,ccu trentadue persune è già parratuma l’urtima m’ha dittu ca ‘un ce lassae ca me fa chiamare appena passa.“

*demarcazione di confine

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Ottu dicembre, a festa chi ne ricoglia

Marì, nue te volimu ringraziarede cchiù ppecchì cce perdi la salute,te parti all’alba ppe ne fa gustaresse carni e latte chi su appartenute

allu crapettu d’Acri chi è nu squagliu,ti l’hannu datu ed ammazzatu e pressaccu curtellata amica, senza sbagliucà ci hai campatu da professoressa.

A machina Pegiò ci l’hai strudutae al grande rischio te si subbarcataquannu a frana, na casa avia spartuta,rimasta a menza, supra a carreggiata!

C’era la strata longa ppe la Silapuru periculusa!... ccu “trasbordu”perciò in partenza s’appiccia na cannila“chi u traghettu rescissi”...me ricordu!

Menumale che mamma te vidìedirettamente e ‘un c’era d’aspettareppe sapire da figlia sse vie viee si la nive la facìa passare!

Certu ca è statu e veru nu tormentul’attesa annuale de trasferimentu:tu ppe nun perda punti ‘ud accettavie ad Acri, l’annu, lu ricominciavi.

Ppe ss’atra cosa t’avìmu e ringraziare:manteni ssa jurnata ppe l’usanzachi aviadi mamma, ccadi, a nne chiamare e tutti quanti inchiamu chissa stanza

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e ccu papà, cuntentu, chi guardavasi eravamu de numeru crisciuti,ccu lu surrisu sue mentre cuntava,compresi i figli e Rosa, li niputi.

Oje, de tutti i due, simu guardaticcu papà chi ne dicia: “aumenterete“e i figli di niputi su ‘ncignatie nun c’è dubbiu ppecchì dicia: “Vedrete“;

signu sicuru puru ca surridasia ppe la prima e secunna niputella,ca ppe ssu rotu de Maria chi vidae sia puru ppe n’atra cosa bella:

Checco e Giuseppe, all’Africa c’è jutue nud ha avutu la malinconiappecchì su vote e vote chi è partutued “il mal d’Africa” s’è fattu malìa:

l’ispirerà de certu de portarena buttigliella e sabbia...a compararecumu è successu quannu è rimpatriatue...a purverella d’oru.. n’ha portatu

8 dicembre 2005

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Pagherò

Tu veramente speri?... ancora cridi?...ccu tanti aggiornamenti, i tira e molla...fatiga fatta e nullu sboccu vidicurranu e spise... tuttu ti si sciolla.

Dicianu: “Devi adire il Tribunale,cc’è lu lavuru... e pagu quantu vale.”

E tu chi ormai de tuttu si chiagatuspuni le carte avanti l’avucatu.

“Statti tranquillu, nun se po sgarrarefattu u lavuru mo l’hâu de pagare...è propriu cumu ti l’hannu circatu...puru u cuntrattu teni... ed è firmatu.

È cosa fatta... né c’è l’eccezione!circamu a provvisoria esecuzione.”

Su sse parole, balsamu e malìa...portu li sordi a lla famiglia mia!

Però passa lu tempu... appezzentisci...te ‘mpari “la realtà processuale,”chilla è chi cunta... e tuni annichiliscisapennu chilla vera, sula e tale.

“ Ma si!... tu si ‘ngegneri!..” campi e numepuru si fai de debiti nu jume!...nessunu u vo capire finu a mo:scrivimu... fatigannu... “Pagherò.”

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Pariadi nu cristianu

Dintra la caggia granne l’aggelluzzuvolannu...sbattulìa...piglia nu ‘ntruzzu...

ma cchiù forte se minta a sbattiscirecumu volissi de le sbarre escìre...

e va derittu e resta ccu la capudintra li ferri. ‘Un perdu tempu, rapu,

allargu i fili, u pigliu, l’accarizzu...lu core vatta e tremadi lu pizzu...

nu strepitu... pariadi nu cristianu...me resta senza jatu... tra le manu.

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Però a faccia s’ha vulata

La mugliera, Lisa a bella, piglia puru la misatappe assistenza de la zia... però... a faccia s’ha vulata!

E n’è mortu lu maritu jestimannu lu parentechi va trova la mugliere ccu vrigogna ppe la gente,

e, assettatu avanti a porta l’ordinava lu café...

Lisa a bella lu serviadi... al marito dicìa...”te“.

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Pò la leggia scunchiudire?

A furtuna de l’amici? si prisenta bella e fattaquannu c’è la “fattispece“ chi se gira alla ‘ntrasattae la causa “tale e quale “se trasformadi a “diversa”de “a vincimu allu sicuru” la ritrovi “menza persa”

ca lu jiancu si fa nivuru ppecchì è vistu alla scurata,supra a stessa fattispecie, l’aria ‘ntornu è trasformata...o lu giru, o la sustanza, ccu la tua cchiù granna curane partimu a “causa vinta”, se conchiuda a giratura.

Nun se sa cumu è successu... a nna vota s’è cangiatul’indirizzu da pretura ch’era “già consolidatu”

E ti spiegu ch’è “dinamica” chissa legge chi se ‘ntricachi, lejutu a “raso terra” è la legge “di n’amica”;si a canusci certu rescia... e sinnò va a trasa ed escia!

A realtà nun sunu “i fatti”, a realtà è “processuale”chi nun rassimiglia propriu a quant’era tale e quale

e pperciò resti ‘mpetratu, stonatizzu ppe capirecumu a stessa fattispecie porta a tuttu n’atru dire!

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Potimu curra, ridere e cantare

E fermate nu pocu!...me ch’è friscu...è esciutu propriu mo... zuccaru quantu?“Ppe accettare na guccia... u vì... su piscussu tridici è sicuru... ‘ncunu santu!...

si se vota e ssa banna me conzassi...no ca me manca nente!... graziaddiuppe figliama... chisà cchi le dunassi”...ah... dicia... cumu stà?... tu giru iu?...

“ Sapìe ca m’è nasciuta sgarrupata?sgallata cumu Ntoni... u ziu Tonnuzzu...ppe ‘mprima m’era parsa na gacciata,una jestima chi te lassa muzzu!...

ma... jurnu jurnu è vistu quant’è bellae cchi ricchizza dava ssa criatura,e ca na gamma ciota nu scancellali doni a jume dati da natura...

e a gioia e dintra l’occhi chi m’aspettu...le cure, le manuzze... chilla vuce...mo rescia: scinna e saglia de lu lettuse mova sula e porta adduru e luce.

Me parra d’ogni cosa e mi le dicia:rumanze, i temi e scola, e cose sue;a matina lu sule benedicia,e mo cuntenti simu puru nue,

e ancora e cchiù godimu allu pensare:potìmu curra, ridere e cantare.È chissu veramente lu tesoruchi nu l’appatta mancu tuttu l’oru!

S’è fattu tardu....eppuru avia na prescia!u vì... ppe via e ssu tridici... si m’escia!...”

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Ppe la via

Ma cumu hai fattu figliu a te ‘mbrogliaredicennu tutti ‘ss’anni fissarie...cumu hai dormutu e notti ppe cangiare,e no tu sulu, le speranze mie!

Vorra sapire quantu è capitatu,quale rotella, ferma, ha scunchiudutu,troppi su l’anni e dintra ssu passatuppecchì ‘u vve siti datu nullu aiutu.

Iu mo nu possu cchiù guardare arretivogliu speranze, e avanti caminare,però nun ci nne vonnu cchiù segreti,u tempu è troppu pocu e ha de fruttare.

Iu, mamma, tegnu sempre e vrazza aperte,dormiti, ed iu ve ‘ncattu le cuverte

mo siti a caminare supra vieduve ‘un ce sû da casa cumpagnie

ma cc’è la forza, e bona capu avìticuraggiu... ‘u vve fermati e cce resciti.

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Ppe n’amicu

Cchi possu dire?!... ci l’avia n’amicusapìa li fatti, pene, circostanze,chi canuscìa ppe nu sapire anticu...n’hâmu godute tante bone usanze!...

Nun sacciu cumu... me sentìa sicurue nun te resciu a dire lu ppecchìma, si a nna vota me calava scuru,sulu nud era: propriu de ccussì.

L’amicu è nu tesoru e si te lassadintra lu core resta nu vacantechi u tempu nun ti l’inchia, né te passae cchiù cose te mancanu... e su tante!

Te ‘ncanti e, a vote, para du sentire,ne vidi quasi quasi la presenzae parrare cce poi, si sai seguire,di passi de lu tempu, a percorrenza.

Lu ‘ncuntri ed è cuntentu ca junciuti,unu ccu l’atru, li stamu vicinu,illu s’è azatu a forza... e si nn’è jutuca l’hâu chiamatu supra atru caminu.

Me dicia ca potimu assapurare,e ancora e cchiù, chiss’aria de famigliachi te ricoglia ppe lu bonu stare;è nu richiamu chi lu core piglia...

continuadi a nne dire: “‘u vve sperditi,”s’appenta... pue ripiglia: “ccussì è juta,ma l’amicizia è bene chi goditi...restati sempre i megli”... e ne saluta.

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Ppe nu mumentu

Ma quantu è bellu ss’arberu de nuceccu l’umbra ricamata de magia,l’aria chi tra le foglie chicchiariaccu ssu frusciare quetu, friscu e duce

chi sutta pelle avanza tremulannu,t’ammupia tuttu e perdi la presenza,nun sai duve se trova la cuscienzade tuttu quantu ‘ntornu va rotannu:

senti la radichicchia cchiù profunnachi è zillicata de la primavera,na guccitella d’acqua chi la ‘mpunna...

ppe nu mumentu lla, tuttu è cum’era.Nu cane arriva ed azadi la gamma...chisà... capiscia... e va de n’atra banna.

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Ppe tornare a ‘ncuminciare

Iu me fidu e Tie, Signure,tu de mie nun te fidare

cumu appena giri l’occhisignu già jutu a sgarrare!

È ssa molla chi sta suttasempre pronta e carricata

puru quannu nu volissiè fujuta ed è sberrata...

e Tu sai cchi ss’ha de fareppe tornare a ‘ncuminciare!

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Pree...sente!

Cumpra guali ssi cazetticcussì...... a giru si sparagnae cchiù tardu si scarcagna!Nel tramente... ‘ntra i tiretti

tegnu u tempu de trovaree t’è possu apparigliare!

Chine è guarda e spumature...!quasi tutti e nu culure.

“C’è da aggiungere ‘zebrato’si ritorna...da ‘lavato’

cumu in guerra: là il drappellote rispunnadi all’appelloper sordato chi èdi assentetutti gridanu: “Pre..e...sente”

ed iu associu ssu salutual cazettu, chi è cadutu

e una vota ha caminatu,cchi spurtuna... c’è restatu!

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Prima e dopu

Ccu n’occhiuzzu a caramellae lu zuccaru chi culaè na duce quatrarellachi se spagna a stare sula!

Parra citu e prima aspettachi ha frunutu u fidanzatu,propriu vi... n’anima elettachi li santi ha cuntemplatu!

Li vaju trovu doppu n’annu...tutta a musica è cangiata:illu ‘u resciadi a ‘ncignare,illa a storia ha già cuntata,

ppe la casa vena e va,piglia chissu, u minta llà,mmutta ad illu chi s’arrasa,illa grida duve trasa:

“Vi, fa prestu ed escia e llocu,tegnu a pasta supra u focusi nu resciu alla girare,mi la fai tutta ‘mpacchiare.”

e sse tessa ogni rasellaccu lu ventu intra a gunnella.

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Puru tra de nue ssa vita è bella

L’è ‘ncuntrata e mi l’ha dittu:

“Cucivula nun c’è, signora mia!Norama è bella! tutta taccu e punta...nue?... simu vecchie, senza fantasiame diciadi ccussi, quannu lu cunta.

Però sunu parole... iu lassu fare...e’ na guagliuna,... cùnchiadi criscennu...ne tena cose, ancora e se ‘mparare!...e farà prestu ca ‘u lle manca sennu!...

Però a cucina, ‘u rescia a gnermitare:furnaci aperte... e tuttu èdi vrusciatu!Hâu d’escere da casa ppe arieggiaree tenanu u soggiornu affumicatu.

Ma nu mme mmiscu... fatti de maritu...però ha già fattu passi de gigantepuru si l’ovu frittu è abbrustulitu,e lu spaghettu al dente èdi croccante!...

Ma venanu cchiù spessu e su cuntenti,mi dicia: “Quanto è buono... ma è comprato?qual è la ditta e quali gli ingredienti?“Nun sacciu figlicé... ma n’è sarvatu!

Simu vicine, supra a stessa via,chillu chi serva, u trovi duve mmia.Iu nu mme movu o, si girìu, è ppe pocu,c’è la pignata sempre supra u focu.

Quannu te dicia, veni e t’arricettitiri la seggia... e basta ca t’assetti;tu dicu ccu lu core e mammarellaca puru tra de nue ssa vita è bella!

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Purvera d’annata

Ti lu circu ppe piaciressa fatiga na cacciamu?quattru tavuli, due seggee pue, doppu, n’appentamu!

“Ccu ssu cavudu?... se suda...ppe dumani lu facimuccu lu friscu... alla scurata!stai tranquillu, a cunchiudimu!“

Mo cc’è purvera d’annata:macchie de travasu e vinu...chille segge chi te guardusempre e mmenzu allu jardinu!

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Quannu cala lu sule

Iu me ricordu de quannu la vucca era ducequannu u cuntattu de manu aggrizzava lu corequannu lu sulu pensieruca tu me stavi aspettannume dava forza e curaggiu de saglier cime e passare jumare;

Duve si juta iu nun t‘è trovatama ppecchìsi sprejuta ccussì?!

Dicia duve siaggiusti lu nidu?ma duve lu fai?Nun possu pensare che m’ha straviatuma passa lu tempu e nun te viu spuntare,tu nud’arrivi.

Te circu intra l’aria da sira e cala lu sule,intra l’aria te sentuma nun ce si cchiù.

Ogni sira me cala davantie nu jurnu e speranza si vruscia.

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Quannu liga la famiglia

Propriu stasira ti lu vogliu dire:su già luntani i fatti e l’arraggiate,u tempu chi è passatu fa capire,e ppe parrare bastu due guardate!

N’avimu caminatu irti ccu scisepigliannu puru ‘ncunu arrozzulune,n’hâmu guastati jurni a cchiù riprisejettannu ancuna cosa du barcune.

Però l’avimu avuta la manigliachi n’ha tenutu: i figli ‘un su sgarrati,simu ligati tutti alla famiglia,e li difetti su menzi aggiustati,

né fannu straggia cchiù le gelusieca le rotelle ni se su conzate,mancu me ‘nquetu si e cazette miecontinuanu a restare sparigliate!

Dicimu mo alli figli: “si potiticcu le parole nun ne strapazzatitantu facimu chillu chi voliticà cose e l’atru munnu nun circati.

Projitinilla a parolicchia ducee a mammata nu mi l’abbarrucati...ca restu sulu e pue me trovu ‘ncruce:vue, “fate un salto“ e ‘mprescia vi nne jati.

Perciò lassatimilla senza affanniccussì me campa ppe n’atri cent’annie a mia, si nu la fazzu cchiù ‘nquetare,me duna lu permessu de campare!“

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Quannu manca l’acqua

“Vida!... l’acqua si nn’è juta... cumu è fare ppe la doccia?chissa è n’atra siccatura... veramente mo me scoccia...Pà?... cum’è ca nud arriva?...manca sulu a ssu palazzu,chillu e fiancu se sciacquetta...m’è lavare...cumu fazzu?

Iu tra pocu haju e nescìre e lu sciampu m’haiu e farevida tu de pruvidire... de ccussì nun pò passare.”

– Figlicé, lavàte e capu ti nne possu fa sentire,ppe la doccia...la speranza de ta fare... l’è perdìre.

È scasatu mari e munti... «èdi rutta l’adduttrice»m’ha rispusu n’impiegatu de la ditta appaltatrice;

l’hâu chiamata du comune, l’assessure ci ha parratue farà nu novu allacciu quannu u tempu s’è cunzatu.

Perciò, figlia, ‘un t’arraggiare, cca cc’è na ferita apertacumu cce mintissi sale o cacciassi la cuvertaccu ssu friddu e malamorte...!E perciò nun c’è bisognu, mancu e sbattere sse porte.

Tutt’al più...ccu na buttiglia, chi te ‘mpicu ccu n’armaggiu,tiri a corda e... chianu chianu... fai nu picculu lavaggiu.

E speriamu jissi bona pue ccu ssa condotta fatta,ca pur’iu cchiù nun supportu sse lavate de la gatta!

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Quannu partiamu

“Ohi Madonnella mia du bon caminuTu guardamillu sempre de vicinu,allu bisognu stennacce na manu,e nun ‘ncuntrassi malu cristianu“

Ccussì pregava chilla mamma miatutte le vote chi unu e nue partìa.

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Resta ccu l’aria tua

E guarda chine ‘ncuntru?... è tutta a scola!ia la miseria cumu u tempu vola!...

Cchi viju... ti pitti?... puru tiri a pella?cchi vai facennu... troppu si truccata!...ti prego puru... allonga ssa gunnellasinnò nun t’assimigli!... si cangiata!

Resta ccu l’aria tua!... si sempre bella,si fascinusa,... teni la favella!

E pue, tutte le curve su allu giustuppe dare all’occhi chillu stessu gustu!...

Propriu nun serva chissu pittamento...basta nu toccu...di mantenimento,

ti resta sempre tantu... e va guardatu;iu cchi te dicu!... u sai, signu spusatu,però signu cuntentu e me cunsolavìdere bella a mia cumpagna e scola!

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Restannucce a campare senza guerra

Guardu ssi palummicchi... l’hâu capitulu jocu de mugliere e de marituchi circadi pacenzia ppe ‘nzertare,ppe crisciere li figli e l’allevare?

Iu cchi lle dicu?... ”duve jati jatima u postu vostru è chillu de spusatiduve se vola prima e pue s’atterrarestannucce a campare senza guerra”.

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Resti ‘nchiovatu lla

L’anima si cc’è ‘mpinta a ssu spicune!mo cce su mazzi e juri e cc’è la mente...risentu quannu ha chiusu lu purtune...passa lu tempu ma... ‘un cancella nente.

Guardamu u cielu, u sule le matine,e notti?... sulu e scuru restu cchine...

jurnate spise supra vrasce ardentie ‘ntra lu core spine e graspi amari...ne venanu a trovare li parenti,restanu ccu curdogliu li cchiù cari.

Però ‘ud alleggia nente... è punu chiusu,u tempu lassa sempre e cchiu nu pisu...i libri sunu lla... lu cellulare...pperò nu llu sentimu cchiù sonare.

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Ricordannu

A menza fujutella avimu fattae ss’atra parte avimu ‘ncumunciata,si ne toccassi propriu a paru e patta?resterra n’atra bella scarpinata!

Nu vorra Diu, campata d’assistenza!...allura è propriu megliu sbarattare...poveri figli...quanta sofferenza...perderranu e jurnate ppe campare.

Speriamu nu mancassi la salute,cce sunu ancora studi e cunchiudire,e cose belle,...forse e cchiù volute:cce su marce nuziali de sentire,

cce su juri chi circu cumpagniae niputi ca stennanu la manuppe caminare ssa parte de via,e jire assieme queti, chianu chianu

e de li tempi nostri cce parrare,sempre ccu gioia, ppe ss’immaginareli tempi e prima... de ccussì, criscennu,ne penserannu e core... ricordannu.

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Ricordannu Peppinu Angotti(Primario di Ortopedia)

Stavu sonannu ccu lu mandolinumotivi chi cantavamu e guagliuni:lu core granne, de speranze chinu,de turmenti d’amure e de canzuni;

Me criscia lu suspiru tra le note,torna presente u tempu chi è passatu,tu si davanti cumu e tante votesonannu... avanti casa... si assettatu...

Cantannu chianu, seguennu a fantasiachi musica e sirata liberava...circavi all’aria, tra le tante, a viaduve, la mente, a spassu te portava

e ccu la manu me facìe signalede nun fermare ancora la sonatachi portava ricordi... e de lu maleluntanu mantenìa la pungigliata.

L’urtima passiatella a Cerisanu,murettu ppe murettu a n’assettare...e passu doppu passu supra u chianu...eranu cchiù li sguardi du parrare:

ccussì scurra, a nu lampu, a giuventù...jire luntanu... ‘un ci pensavi cchiù...

e te tenìa la manu Carolinamentre a storia chiudie chilla matina.

17 settembre 2006 (un mese dopo)

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Rimpatriatu

Sempre chiummu a chillu palu?“Dici a sordi?... mancu u scartu...

ogni pizzu è fattu... gualu...è decisu... mi nne partu”.

Doppu n’annu u ‘ncuntru ancorae me dicia ‘ntossicatu:

“Tuttu è fattu... ma e lla foraguarda... m’hannu rimpatriatu”.

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Riscorda ssa jurnata

Cumpà cchi cc’è?...ppecchì si dispiaciutu?“Cchi te rispunnu!...nun signu accordatuccu la signora mia... nu scanusciutu!maritu ed è campare assulignatu!

Le vorra fa capire: all’età giustarispunni cumu appicci lampadina...si allongu a manu, ogni ura è chilla giusta;ppe senta discu ‘ud è cangià puntina!

Tu la chiami... te coci... fai la rota,nun se ricoglia ed è puru scuntrusa...‘nsurdata... (passa bona ppe na vota!)ma bussi e resta sempre porta chiusa...

e si ‘nsistisci, quetu, alla chiamare,piglia l’amure tua ppe cosicella,te diciadi ppecchì la voi ‘nquetare...eppuru stare ‘nsieme è cosa bella!

Ppe te sburiare ‘ud è cangiare stalla;ppe mie su cose e core, su nu ritu,‘ud è la cursa supra na cavalla,è gioia ed alimentu de maritu

è puru cumprimentu ppe la spusachi nun t’ha de mmuttare for’a casa...u maritu ti circa, nud abusa...patrune...nu se jettadi a nna rasa...

e ppe ssa cosa chi è na grazia e Diucumpà... chillu chi passu... lu sacciu iu!

È lizzicusa, t’ha de rifriddare,

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‘ncatturannu ogni foga ed ogni ‘ntisa,ed iu ppe stare megliu, m’è scordare,scardinannu l’amure!...è storia e risa! ”

Cumpari miu, capisciu, e cchi voi fare?chissa è na cosa chi nun poi cangiare,ma ccu llu tempu se duna n’aggiustata,cchi è fare mo?...riscordate a jurnata.

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Ritrovarsi (c/o Laions 20 febbraio 1994)

Un amicu e giuventù m’ha chiamatu: cchi facìa?propriu mo ccu “Ritrovarsi” potìa dire ca nu jia?Pue l’elencu chi m’ha lettu de vue tutti cummitatim’ha toccatu i sentimenti ca de sempre v’è apprezzati.

Quindi subitu è chiamatu a telefunu l’amiculu maiale chi me parra: quantu ha dittu mo ve dicuca da zona fraquentata illu già si nn’era jiutu,e a segreteria rispunna che era altrove trattenutu...

Sulu tardu, finarmente, è arrivata la chiamata:“Senti, ppe lu cellulare zona d’ombra è capitata,quannu ti cce trovi dintra nu poi fare nente cchiù,ppecchì perdi lu signale e a cornetta fa...Tu, Tu...

e continua: “Chi è passatu...all’imbarcu via Majillali colleghi nun saglianu ca la via nud era chilla.Avîu chinu u marciappiedi e assurdavanu e gridateppecchì tutte le menzine volian’essa traghettate.

Avîu già giratu u trenu e cangiatu la tabella,nu cartellu ‘mmenzu a loru: “Qui l’imbarco per Maiella”“Alta quota ed aria fina, cura rapida e, temprati,se ritorna megliu e prima: facce nove e riciclati.

E siccome eranu tanti nun cc’è statu nente e fareccu lu trenu su partuti ppe se jire a rinnovaree tornare n’atra vota majaluzzi de famigliachi lu ficatu s’arrusta alla vrascia supra a griglia.

È aspettatu l’atru trenu... perciò tu nun m’hai trovatuma in effetti la presenza, chissa mia, nud ha mancatu!

Sulu cc’è na novitàti la dicu, è chissa cca:

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Iu ccu chissu mmitu è chiusu...mi cce vodi cchiù giudiziu...e mo calu lu cartellu ca “rinnovu l’eserciziu“.

Tutti i strogli, cose vecchie, fora jettu,...è sbarattaree me tegnu le pruviste chille bone da sarvare

cullu stemma qualità... perciò lavu lu stanzinuci arieggiu, na pittata e na pulizzata e finu,

sinnò sgarru i capeccolli. Vogliu dare garanziadi casatu maialescu e pregiata mercanziachi fa l’alto gradimentu e cull’indice chi saleriportannu a primu postu li prodotti du maiale,

apprezzati di clienti chi me sunu affezionati e canuscianu i salami ca si l’hannu già mangiati.

Ssu rinnovu certamente l’è portare a cunchiusioneccu l’aiutu vostru...amici,...mo guditive a funzioneca sse frittule su bone, e ‘u jettati ‘nterra nente,lu majale è sempre statu la ricchizza de la gente.

Ve salutu speranzusu ca cc’è tantu chi ne liga,e si a manu mi la dati restauramu la putiga...

U sapiti cchiù de mie, siti gente de culturachi apprezzati le pruviste chi ve duna la natura:

Si vrusciati ligna e cerza, nun faciti focu e paglia,e u majale de cca dintra ccu la gioia v’attinaglia.

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Senza atri sciolli

Na vota, si u surdatu ‘un te pigliava,dintra le case... c’era nu murire!Era la Patria chi te rifiutava...chi tu, volennu, nun potìe servire.

La Patria de na vota a canuscìe,e de persuna mai l’avìe ‘ncuntrata, supra li sordi a faccia la vidìeca de nu latu c’eradi stampata...

Mo ppe sse carte e nente l’ha perdutae assieme a tuttu u restu s’ha jocata...

puru de l’atru latu si nn’è jutae nu lla trovi mancu ‘ncurunata!

Nun se ritrova... sta tra le ammucciatee nun la vidi mancu ‘ntrasparenza!...si licca le ferite ch’ha pigliate,circa de stare arreti ppe decenza.

L’hannu levatu e manu la vilanza...in tribunale cc’è da convenuta,l’hâu sbacantata propriu da sustanzachi na facìa de casa, appartenuta.

Chisà si mai ritornadi conzatae n’atra vota tutti ne ricoglie,e passadi a nna vota ssa nottatasenza atri sciolli... e senza nove doglie...

Chisà si la truvamu l’unitàe a tantu suspirata libertà‘ncignannu n’atra vota a gnermitarevidennu ssi guagliuni fatigare.

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Se pò campare?

Ssu lavuru è ormai na chiaga,quannu cc’è... nullu te paga...ppe n’accontu c’è penare...ma ccussì se pò campare?

Nullu parra e se capisciaca u proverbiu è già scuntatu:“Cavallu miu, si campi, l’erba criscia;quannu paganu a mie, sarai pagatu.”

Ma cc’è n’aria e purvereraduve è prontu u furminante...tira, tira... ma le gentesu scunchiute e sunu tante!...

Le famiglie stannu ‘nguerrascarse e sordi e de lavuru...e ccu l’omini alla casa...lu domani resta scuru!

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Sessanta

Cumu potìa passare chissu jurnuchi quasi alla ‘ntrasatta m’è arrivatu?Sessant’anni!.. ti para nu “passatu”...chillu chi resta dopu ardutu u furnu...

Sparta lu tempu cumu na gacciatae a vita te rimane reglie reglie,tu circhi de ligare chille megliema quantu cci ne resta spernuzzata!

ligna chi nun se coglia, va perduta....eppuru... me paria ch’era servuta!

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Sessant’anni

Ssi sessanta?... li pensava cumu bumma e scarricareed imbece, dintra, sbotta sulu chillu chi ‘un poi fare!

Ci ripensi e si cuntentu... u traguardu l’hai passaturingraziannu a Pruvidenza, ta camini, ‘un si ‘ncroccatu,resti tisu e si t’appretti pari ancora cinquantennema a sustanza èdi diversa... c’è la forza chi nu renne.

E si è sagliere, mintimu, ppe arrivare a n’atra quotascegli u vasciu di scaluni!... ‘u d’è cchiù cumu na vota!ca nu zumpu e nu sbilanzu cumu rinnina volavi...ch’arrivavanu ssi tempi, tannu cumu cce pensavi!

Tuttu jia cumu nu fusu... nu filatu... “na bellezza”è capitu cchi hâmu persu cu “l’eterna giovinezza”e ca puru su fandonie, vacantizze senta dire:“l’anni ‘un cuntanu: guagliune... dintra cca ti cc’è sentire!”

Però, mo, guardame seriu dintra a pallarella e l’occhi:Tu, ssu dintra cca chi dici, veramente, duve u tocchi?

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Si ‘ncuna cosa fa

Va ad occhi vasci e vergine chiagatacumu circassi subitu n’aiutumentre se spanna na malìa fatata...e nu giuvine, bellu e c’è cadutu!

Escianu... ed illu addura de lavuruchi porta sempre appressu lu sudure,ma illa tena d’oru u pennituru,dicia: “è ricordu de n’aticu amure! “

“I figli, tutti, su da razza mia:c’è nu morettu, n’atru biunnu e finu,”“a fimminella”, dicia, “è na gulìae l’arberu ne nuce e nu vicinu“

chi tuttu u jurnu illa lu guardavae, dintra, a pelle, li se colorava.

È sempre bella, canta intra lu “coru”e spessu cangia u pendentiffi d’oru,

ma a gente nun sa senta a criticare...si ‘ncuna cosa fa... certu a sa fare.

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Si nun c’è...ppecchì venire?

A presenza sua nun c’èma l’ha fatta signalarea n’artisticu muzzunechi continuadi a fumare...

e ssa vota s’è ‘nsertatu,quasi misu ccu gran curaduve vruscia ‘ncumpagnia,dintra u saccu e spazzatura.

Cc’è lu fumu!.. “È un signale,è n’allarme, ‘un si cuntentu?vì... ccussì nun c’è bisognude chiamare ogni mumentu...”

E difatti era venuta,rapa porte e fuocu astuta...“Su signali...! l’è capire:si cce su... staiu ppe venire!”

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Si tu chi m’ha šcantatu*

Li spari de la festa “Patronale”

chi l’urtimi de tutti, i corpi scuri,

dicianu u furgularu quantu vale

e, si è all’altezza... tremanu li muri!...

Li stessi è senti quannu, e sutta sutta,

ha de pigliare a fressurella e l’ova...

a batteria se libera, vi... tutta

(pezzi quarantadue) chi è nova nova!

L’urtime botte, propriu le cchiù bone

e fa, cadennu e supra, u pentolone!

Curru dicennu: ma cchi s’è sciollatu?

“E’ nente... u vì... si tu chi m’hai šcantatu!”

*spaventato

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Spasimu accitatu

A speranza chi resta è sulu chillachi guariscissi quannu ‘un c’è cchi fare,simu venuti tutti a te pregareSignure... ssa cunsigna... pigliatilla:

rennane ancora bellu lu surrisu,chi rotassi sanizza ppe la casa,certu dintra la capu nun ne trasaca ti la vue portare ‘mparedisu...

Puru ccu ssa certezza de lu beneiu cchi te possu dire chi nun sai?frunissi la nottata de ssi guaie le rascate funne de sse pene...

Ppe lu mumentu è spasimu accitatu...u figliu nud è ancora spalummatu!

luglio 1999

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Ssa iscrizione

È trovatu a nnu muru ss’iscrizione‘ntempu de manifesti elettorali,

m’è parsa,tra le tante, una de bonema ‘un c’era nume de li scritturali:

“l’azioni chi simentanu la pacese fannu senza sangu ed amminazze,

senza la guerra a tuttu: nente piacevitrine rutte e focu intra le chiazze.

Ccu l’aggressione... arrobbi na partita...puru ccu l’usu da parola grossa,ma allordi u modu de campare a vitae ‘ntornu ‘ntornu cce scavi la fossa

ppe cuntu e in nome della libertàchi, si cchiù gridi, cchiù luntana va!

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Ssa lingua

Ssa cosicella e nente, pampina arradicata,ammazzadi la gentee nu lassa vittata:

Dicia cose de cieluo tingiadi de ‘mpernu,te chiatra intra lu gelu,o loda u Patreternu.

Nessunu la ‘ncapizzassa bestia scatinatachi fa carne e sazizzapuru ccu na ‘nsalata!

Ma... duce... è na maliziachi u core pò squagliaree nun cce vo perizia ppe lu sapire fare!

Na parolicchia duce ‘un custa nente,eppuru... te fa amicu de la gente.

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Sse cose e nente

Eppuru hannu guardatu assieme e stellee fattu ppe ogni cosa na parrata!...a stessa voglia de le cose belleu stessu pane ‘mpusu alla ‘nsalata

de pummadori ccu cipulla friscaprojuta de le manu de l’amicuchi dintra a tutti l’atri nun te ‘mmišcaca se ricorda tempu e stampu anticu!...

Mo nud esisti cchiù... passa e nu smicciue de le spalle vide le girate...forse perdanu tempu! èdi nu ‘mpicciuppe se persune granni e ‘ntaffarate.

Moni s’appoggiu ad atre vrazze e spalle,parrannu a gola china... “a monte e a valle”loru restanu sempre “nel contesto”e boni stannu supra u manifesto.

E tu? rimani a fare ssi lamenticumu l’abbannunata errama zitapuru frodata de li sentimenti:sse cose e nente... chi strazzu la vita!

Vuci e cuscienza? ...sulu na parata...davanti a lobbra longa... arreti azata...e li corredi janchi chi aviè tu?...nun fannu gola propriu a nullu cchiù.

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Ssu fumare

Muzzuni azati... fâu na piantagione,me fâu pensare a fimmine in tutù,avajane... ”chinate a pecorone”chi ricoglianu e ‘nterra la virtù;

ma ppe la neglia!... è Londra sul Tamigi,e ccu la manu t’hai de vantilare,cumu si fossi dintra i suffumigi duve te manca l’aria e respirare!

“Però, compà?... chi bella fantasìa!“e già... è la cosa chi sarvu ppe mia,ca ppe lu restu, viju de m’arrasareduve cce trovu l’aria ppe campare,

ca ccu sse neglie d’aria e nicotinapuru u megliu purmune se sfracina.

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Stai tranquilla ca va bona

Nue partimu ppe fa benee però nun ce rescimu,e nne strascinamu peneppe le cose chi ‘un potimu.

Senta: i figli a circherannua via loru a modu giustu...duna tempu... cce vo l’annupp’escia vinu de lu mustu!

Ma chin’è chi nu volissil’urme ppe li passi e fare?u caminu dirigissipropriu senza se ‘nciotare.

Stai tranquilla ca va bona ppecchì i figli fâu progetti,u cerbellu le funzionané se scordanu l’affetti,

ccu fiducia si nne parra,cc’è l’accordu familiare,certamente nun se sgarrala ricetta ppe campare.

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Su, al momentu, sparigliati

Manca u destru... cca u sinistru... puru chissu èdi spaiatu?forse è megliu... si cce scrivu: “è cazettu sparigliatu”;

e perciò fazzu la lista ccu le marche di filati,li culuri e tutti chilli chi mo suli su restati;

doppu scrivu ccu lu gessu bellu granne: “guarda chistu”e cchiù granne, supra supra, ccu na freccia: “avissi vistu?”

e però ssu tentativu nu mm’ha datu nullu aiutuanzi a lista s’è allongata... guarda cca?... bonu venutu!

Ma n’idea m’ha furminatu, nata propriu a nnu mumentu,scrivu: “cercasi cumpagnu, fine e scopu: “accoppiamentu,”

e ppe avire alla ricerca n’interesse cchiù marcatuscrivu puru ca una vota sulamente hâu caminatu

e, se in casu reperiti e stirati la matina,ponnu stare, “come nuovi “, n’atra vota intra a bustina!

Ccu speranza dicu: forse se cangiasse ssa realtà?n’atru forse cci lu junciu ed è la felicità

ppecchì pensu: si se ‘ncuntru, loru ‘nsieme tornu a starevistu ca sunu soggetti fatti assieme ppe ‘mbecchiare!

Si fallisciu?... l’è stipare cumu l’atre cose bellechi me restanu a ricordu de tante anime gemelle.

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Succumpà ‘un te fare gabbu

Ohi cummà, si abbarrucata... ed appentate nu pocu!u café l’è preparatu e sta escinnu... è supra u focue na picca te rifrischi... mo t’è fare ssa pettata!puru si vai chianu chianu te sviluppi na sudata!

“Cchi cce fai?.. cce stamu all’irtu... te ringraziu veramente,hai saputu ca lu figliu, l’urtimellu èdi sergente?Fa le cose na bellizza, m’ha spegatu ca illu ‘mparali surdati sutta ad illu; fa vidì cumu se spara.

E pperò sse cose e guerra nu me lassanu tranquilla...Mo sta ccu lu capitanu... dorma dintra a stessa villa.e accumpagna la mugliere quannu escia a fare spisa.Mo ssa cosa ‘u mme quatrizza... è nu tipicellu tisa...

alle vote ‘un ce vo nente a se fare na faciglia...mi cce rotadi la capu... po su guai ppe la famiglia.”

Epperò nun te fissare!... quantu zuccaru cce mintu?“Cc’è maritumma, è saglìre, sta facennu nu recintu:”unu basta? u pigli amaru? “Sini, grazie, quantu vali!nu scarazzu ccu la rizza sinnò fujiu l’animalie le servanu e puntine chi è cumpratu ‘ncapu a chiazzama guardannu le cavalle... cchiù me sentu éscere pazza:

quannu passanu i cavalli de cumpari Carminuzzuse scatinanu e pullitre... ohi! cce vo nu fossu a puzzu,funnu e fattu ppe fermare ca a natura se scatinase scapizzanu e li ragli... l’hannu e dare a medicina!

Succumpà, ‘un te fare gabbu... vussuria siti struiti,me vrigognu a llu pensare... ma... cchi guardanu i mariti?quannu serva medicina... s’è luntana a farmaciachissu spacchiu u vâu trovannu allu primu pizzu e via.”

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Sulu

Ohi scunsulata vita! m’hai ragatue mo mi lassi sulu a ssu penninusenza forze ed aiutu, abbannunatunun si nn’accorgia chine m’è vicinu!

A capu intra e jinocchie me ricogliue ccu le vrazza stringiu i gammarelli,e cose se prisentanu nu ‘mbrogliu,sentu rumure chiusu de cancelli.

Vorra trovare ancora vrazze apertee cavude de vasi e d’accoglienzecumu chille de sutta le cuvertequannu tornava doppu le partenze.

Mo pensu u jurnu de me ricoglìreanticipatu a prima de partire.

Arrinzinatu restu intra ssu chiatru...ssu jurnu è longu e null’aspettu l’atru.

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Sunu ssi tempi e mo chi portû guai

N’arberu e cerza, granne, arradicata,dintra la terra sua, cull’aria fina,all’umbra ci pue fare n’appentatasi chiova... o u sule cocia da matina...

cc’è tavula parata ppe l’amici,spacchiu ppe tutti, bastadi passare,c’è nu bisognu? sulu ca lu dici,te spuni e pigli forza ppe ‘ncignare...

si u ventu mina forte, ancuna fogliase strazza quannu u cielu spurverìadi rami azati, ancuna si nne spogliafintantu chi nun passa la trupìa...

Ma puru na ventata fastidiusapò capitare... e coglia alla ‘ntrasattaquannu lu tempu u duna nulla scusae la jurnata è bella, l’aria è chiatta.

Na cerza e chisse... supra nu curinu!...e si la pò chiamare na ventata!...ma si ssa cerza se chiama Giginuse frunadi a nna bona zillicata

ppecchì nu sgarra mai lu dittu anticu:“Ad aria netta, u tempu u lle fa nente” Gigì, mo si cchiù forte, si l’amicuchi mantena la stima de la gente.

Perciò n’atri cent’anni... e ccu salute...Nue... te venimu a spunere e patute,toccannu ferru, ‘un cci nne sianu mai,ma su li tempi e mo chi portu guai!

per Gigino 1999

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Te derra cunsigliu

Cumu ogni mamma ‘mbrazza t’ha allattatu,e tu lu pettu chinu l’hai pungiutu...cumu è successu?... moni s’è ‘mbrogliatucumu si nente tu avissi resciutu!

Le strazzunii le carni ccu sse spine,cce lassi senza pane la cannizza,de vie du core, chi de tie eru chine,su sprejuti li sonni intra a munnizza!

Sarà na quatrarata! a cumpunimu,c’è lu rimediu a core adduluratu,ogni problema nue lu risorvimu,movate figliu... sinnò resti chiagatu.

Cangia però, nun fare u prepotente...teni le vrazza aperte de li frati...(n’ominu fattu... e nun capire nente,ppe nente quanti jurni hadi jettatu!)

Nu lle perciare cchiù lu core ohi figliu...e lu Signure te derra cunsigliu

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Ti cce cangiu a lampadina

Vì ca a luce è furminata!Si, ‘nsia mai, scala a penninute sbilanzi... è n’ammaccatacchiù de chilla de lu linu!“Ci canusciu ohi donna Ca..iu crisciutu signu cca...”

La parrata aviadi a ragliue al finale “la sucata”...se dicìa ch’era lu megliue faciadi la risata...

Manu avanti se ‘ncaminama la porta ‘mpila a tagliue de cozzu a piglia ‘nchina...!Si cce pensu cchi sbaragliu...!

Li si sciollu capu e denti...lu portamu allu spitale...L’hannu datu i sacramenti:commozione cerebrale!

“Nu miracolo ci vole”chillu cammise n’ha dittuca l’avianu ‘mpintu e molee lu nasu mo è derittu.

U miraculu è venutu!Simu stati allu trovare...ppe stavota ‘un si nn’è jutue ‘ncignavadi a parrare:

“Donna Ca... ci canuscìa...né me fazzu persuasu

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da caduta e mmenzu a via...chi m’ha spracellatu u nasu...!‘ncunu dente cc’è lassatu...chissu manca... l’hai trovatu?

ma tu statte sprecurataca sta vota, e quannu sagliujocu e manu mie a ventagliucussì a porta e tagliu ‘un trasa, nu mme sciollu... ed alla casacumu u pede me caminavegnu... e cangiu a lampadina.”

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Trent’anni e Stefanu

Mio caro figlio, ccussì forse ‘ncignerrasi tu, e luntanu, nun te ricoglissii jurni passu passu li seguerraca nente cchiù de tia perda volissi.

Ma, ringraziannu Diu simu vicini,restamu ‘nsieme e mo te festeggiamu,tutti li frati e pure li cugini,Cecilia, a niputicchia, u primu ramu.

Simona chi ccu tie ha rapertu casa,assieme alle famiglie n’ha mmitatu.Mo pensa ad ogni bene: t’auguramuppecchì tu n’atra vota ne si natu

e a ssu pensieru si squaglia lu coreed è la gioia chi ne fa parrare,capiscìmu da vita lu valorechi l’apprezzamu u cchiù chi se po fare.

N’urtima cosa ohi Sté... nun te scansaresi quannu arrivi te vogliu abbrazzare.

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U cistellu sutta a lavagna Do Giuvanni (preside prof Giovanni Giallombardo)

Mo parramu e do Giuvanni, puru preside impegnatu,‘mmanu sua chissu Liceu è partutu e ha funzionatu;n’ha spunutu a Piazza GIL... supra a scola magistrale,va pensati?... aviamu sutta... ”giramentu cerebrale“.

Ma ne davadi respiru... ca lu gessu se jocavadintra l’ura e matematica... a vidìre si u ‘mbucava,cumu dintra u campu e bocce quannu pigli l’allazzata,ma lu gessu sempre ‘nterra se faciadi l’atterrata!

Doppu a palla era da nostralà ppe là vidìe na giostra,ppecchì i due du primu bancu se lanzavanu a ricoglialu gessettu finisciutu cumu sempre avanti a soglia!

“Grazie, grazie” le dicìapropriu a chine lu projìa.

De duv’era mo... lu lanciu, le parìa facilitatuccu na giravota e mastru u gessettu l’ha volatupropriu... vi... sta vota... coglia...nente e fare... è avanti a soglia!

E jia bona la jurnata...si a menz’ura... era passata!ccu lu gessu finisciutu reglie reglie, piccirillecosicché ‘un se cunchiudìa la lezione e Tartenville:

n’argomentu de cerbellu,chi si ‘un teni e quatrarellude ssu latu sviluppatu,nun c’è zappa e simminatu!

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Però cc’è rimediu a tuttuccu lu cuntu alla rovescias’abbelliscia puru u bruttuaspettannu senza presciaa grillera... a campanella...ohi cchi granne cosa bella!

Ditta e crudu... de ccussì... para brutta e... pocu seria!ma n’hai vistu scolaresche chi s’abbrazzu ssa materia?

Do Giuvà, nu vve ‘nquetati,simu stati scapizzati,però assieme allu rispettun’è restatu granne affettue ppe tutti i pruessuri...– chi l’apprezzi si maturi –ppecchì ognunu chi è passatu‘ncuna cosa n’ha lassatu.

Vue restati tra li grannivistu ca siti ‘ntrecciaticcu li fatti e diciottannichi de scola su ‘mpastati.

Nun su “fatti de na vota”nun su sulu “na ricota!”:hâu decisu la partita chi è jocata ccu la vita.

Mo tra i vanchi du Liceu n’atra vota Vi sentimue cum’erati a trent’anni... dintra a scola Ve vidimu....pperò nun pò capitare...ma... u volissimu agurare!

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U dentame e Totonnuzzu

“E bongiornu a Vussuria.” Gazie, dicu, cumu va?Iu te trovu na bellizza...tuo nipote mo cchi fa?

“Te ricordi? cce trovavi chinu e zuccaru u suchinusempre ‘mpusu allu piattinu!

Mo, te dicu, già fatiga, è a Torinu, cumu è bellu!sulamente... avie ragiune... l’è mancata la vuccuzza....m’avìe dittu, ed era vera!...e però nu ti nn’accorgi ca s’è misa la dentera!.....

Cumu fossiru di sui!... propriu i denti di vint’anni!...Puru tu, però, stai bonu... e nne su passati d’anni!

Hai saputu? a soriscella...mo sta bona... na favella!...e li denti è tena tuttibelli, forti, janchi e ‘ncutti!

Iu però te vorra dire,

ca me gira ssa pensata,

cumu hai fattu alla capire,ccu tant’anni anticipata,ca u dentame, Totonnuzzu,tuttu aviadi de perdìre?”

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U dettatu du maiale 2006

U porcu e st’annu s’è disorientatuccu calata dantesca mi l’ha dittu,ca, in fondo “èdi cuntentu e m’ha parratue tale e quale vu riportu scrittu.

“A ssu mumentu criticu da vitame ritrovu sperdutu mo chi scura,a luce da ragiune è arrifarditatra tante cose chi me fâu paura

cà la “finalità“ viju smarritachi me dava certezza all’urtim’ura...

Morennu iu rinascìa ppe l’amiciziach’è sentimentu ppe l’eternità;a curtellata mia facìa notizia, si nne parrava dintra a società.

E mo? signu nu tiziu tra le genti?nu tiziu e porcu ch’è globalizzato?ma iu nud è cangiatu i sentimentirestu ppe la tradizione “del casato.“

Perciò nun signu nu “disobbediente”chi tuttu sfreggia e tuttu pò scasciare:stadii, treni e città senza se penteppecchì impunitu sa che ha de restare!

Mo se professa l’antitradizionecancella tempo, frittula e maialee tra le cose chi su state bonesi nne sarvassi ancuna!... Nente vale.

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Pretennanu, gridannu, “l’atra cosa”ppe garantire a vera libertà,e lu pareggiu delle “quote rosa“;vattanu e manu a chi cchiù danni fa.

E allura?... si è ccussì chi tuttu passafinisciu a chiummu “in crisi e identità.”Si u bonu lu decidadi la massanun cce restu maiale e qualità!...”

Rispunnu: senti, teni nu primatuchi e tutti èdi stampatu intra la mentee mai nessunu e nue ti l’ha cacciatuppe lu passatu e specie allu presente,

statti tranquillu si “cosa e cridenza,“si “sapure chi fa la differenza!”

“Cussì me dici? allura restu cca,ve parru ccu lu core sollevatuma haiu saputu tante novità:campare tra de vue èdi peggioratu.

Quannu lu fuocu amicu, e lu sapitiè chillu chi ‘ud aspetti e chi t’ammazza, chirurgicu se dicia, ma e sentitili grida chi sbullentanu la chiazza?

troppu dolente n’è ssu trapassareperciò cce vodi chine ne capiscia,n’amicu veru chi ne pò aiutarequannu a vita terrena se finiscia!

Nue cchì circamu?... avimu de murire?datine ‘ncuna cosa e terapiachi lu curtellu fa menu dolireca nu volimu, nue, l’eutanasia...

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e pue, restati ‘ntornu radunatippe nn’assistenza fatta ccu lu coreccussì ne risentimu ripagatide chissu sacrificiu ch’è l’amore

ssa cosa bella...e si cc’è la presenzaè propriu quantu fa la differenza.

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U disturbare

Fossi puru lu pinnulicchiu ppe campare,si cce voi bene, i figli ‘u disturbare,

ca, nu volennu, duni turbamentu;te rispunnanu: ca ppe stare bonu, te devi garantire u movimentuca, benedica, stai cumu nu tronu,

e ca lu pinnulicchiu da matinate vala cumu duppia medicina...

pperciò tu sulamente l’è circareppecchì cc’è ‘ncorporatu u caminarecumu ha tenutu a dire u specialista:“Almeno tre chilometri di pista.”

Lu bene ti lu vonnu certamente te vonnu però videre presenteperciò nu scavunìare chissà cchì:i giuvini su fatti de ccussì...

Allu bisognu, e case hannu smovutesi ‘un fannu tuttu... è ppe la tua salute.

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U dittu anticu

“Se tratta e cosa urgente... mi l’è fare,signu arrivatu!... né possu campare!

Sicuru ti le rennu rimporzaticcu li ‘nteressi chi su maturati;

è nu piacire granne chi me faie tuttu quantu... ‘ud è scordare mai.”

Pigliatu ppe lu core... ‘ud è pensatuquantu chille parole avia azziccatu!

Passate le prumisse e chilla sira‘ud è adduratu cchiù mancu na lira,

mentre ‘ntra ricchia sona u dittu anticu:“tu ‘mpresta e perdi i sordi ccu l’amicu.”

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U granicellu de lu jovi santu

Dintra lu granicellu finu e jancuquante manu cc’è vistu!... la premura

de quannu u crisciu a moni, supra u vancuduve cce resta sulu ppe ‘ncun’ura,

duve, si t’avvicini, dintra crisci,là duve ‘mbece e mòrere... rivisci.

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U liffiting

Scrivanu jurnu jurnu a giovinezza,lu mele si lu servanu alla tazza,da casa loru tenanu certezza

d’essere sempre li bonivenutinue l’abbrazzamu quannu su ricotitavula e lettu trovu apparicchiati.

Ppe le zite cce vo la vicinanza,è midicina chi ogni cosa conzaed all’amure dunadi sustanza.

Quannu te spunu ‘mbrazza li niputi,mentre loru su belli e alligistrati,vidi li rami cumu su juruti!

Ti lu portanu loru... u megliu jure,e puru si su tristi... ed hai cchi faresunnu lu megliu de tutte le cure:

stira le rughe de la cannarina,tirannute lu collu, a niputina,

appredicati tutti ti lu fannuveramente scurdare ogni malannu!

E quantu renna chissu trattamentoall’unna e pella ch’èdi “sotto al mento!”

Te possu dire, megliu du spitaleu liffiting te fannu!... al naturale!

E la catrea te conzi!... tutti quantipartanu n’terra... quattru manu... avanti!

e hai voglia ca li preghi!... restu immunie puru tu finisci a pecuruni!

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U maiale 2007

Ppe prima cosa vogliu celebrarede li patruni e casa a dedizione!

Cce vo pacenzia e tantu fatigareppe na frittula doc, e tradizione!

Mo nu pensieru a tutti li mmitatiricordannu che a carne mia mangiati.

“Curtellu amico” m’ha spaccatu u core,– né pensava a ccussì ca jia a finire –v’avìa circatu sulu nu favorechi ve ricordu prima e mi nne jire:

tanti dutturi cce siti d’animalipensaticce, volimu accuntentati:

si ppe na vota sula i genitaliprima de perdere... fossiru provati!

e pue... bonu venutu u trattamentuchi ppe na vita caccia lu pensieruda passatella e d’ogni turbamentue lu ricordu annega intra u misteru

anche si resta nell’inconsciu ‘mpintuu profumu e ssa rosa eccezionalechi resta chiusa dintra u labirintudu cerebru annegliatu du maiale.

Stavota, e veru, nun ve riscordati,ormai tutti cce simu priparati!

Ve ricordava, ‘ncunu tempu arreti,duve mmuttava a troppa frenesia:

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quasi cce simu, simmini e nun metippe via e ssu mantu paru e fetenzia

chi jettamu ma nullu a vo vicinu“ca manca il sito ppe la trasformare”

e ne tenimu avanti u sacchettinuccu tantu di “profluvio del puzzare”.

Llà s’inquina la falda, cc’è diossina,e l’ecoballe vannu in ferrovia,ma cchiù gridamu e cchiù ne sta vicinae, ammuzzellata, criscia la via via.

L’animali domestici e cacciati,ma loru trasformavanu i rifiuti,resdui alimentari mo jettatie chi na vota venianu cumpunuti.

Puru e mulliche date alla gallinefacianu carne cumu la vrodata;a ligname vrusciava intra e cucinesi ‘un c’era modu d’essere riusata.

e Napuli cantava: “Tira a rezza”al balsamu de l’aria e Mergellina,mo duve jetti e tiri cc’è munnezzae ‘ntippi u nasu a ss’aria sopraffina.

Basta... ca nun me va ss’aria sinistra,pperò è sempricemente a verità:te jetti fore o mangi ssa minestra...è dittu troppu e mm’è fermare cca,

ma na risposta s’hadi de truvare,forse l’anticu aviti e attualizzare.

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E mo brindati ca ssu bellu vinominta delizia al gusto del suino.

Cumu viditi, a vita vi l’è dataPpecchì è l’amure chillu chi me mmutta,faciti u stessu alla persuna amatae forse u munnu u va cchiù suprasutta!

Aguri e n’annu novu, eccezionale,v’abbrazzu a tutti... me firmu... lu maiale.

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U mare ccu li cati

Chiudala a porta!... e ssa finestra fermaca cumu l’aria s’aza sbatta e sciolla!

Ma cchi!...chine li senta sse lagnanze...nun su trasmesse cumu bone usanze!

cce resti sulu, cumu na corollach’i petali, lu ventu s’ha volati;‘un porta a nente chissu tira e molla....

Cchi fai?t’asciutti u mare ccu li cati?

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U mme rispunni?

E’ vistu!.. a teni sempre chilla spina!Se va dicennu amicu e te sburdella...

para la panza de na cieramellasempre jujjata ppe se tene china!

Cumu sposti nu jiritu... illa sonae nun c’è nota chi le rescia bona!

U mme rispunni?... mi nne vaju... ridi?te signu amicu e veru... nun ce cridi?

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U piparellu

Para na cosicella cumu tante,nu cornicellu russu, virde o scuruma dintra duna forza de gigantesi dosi lu sapure ccu l’adduru!

Si tu cce sai la merca e lu pristignue ti lu sumministri ccu misura,cumu lu vinu de bonu vitignute spacchia quannu vrusci de l’arsura.

Ccussì duna culure ed allagriae tanta, tanta voglia de lu cantu,sapure allu mangiare ‘ncumpagnia,e tuttu se cummegliadi d’incantu:

la serenata t’esciadi struggente,conza la nota giusta alla passione,a cumpagnia se ‘nfoca, se fa ardente, le cose chi se fannu escianu bone.

Ma attentu ccu lle manu!... ca, mai sia,ti tocchi ‘ncuna parte delicata,te passa tutta quanta l’energiae vrusci cumu n’anima dannata!

Certu... si ‘un teni musiche e strumentinun fai cuncerti e ‘u duranu e sonate...l’anni chi si nne volanu li sentie venanu alla mente e serenate,

u friscu de la sira, i chiari e lunaquannu se potìa fare ogni pazzia,u core forte chi nun se ‘ncavuna,e chi, mo, porta a spassu a fantasia

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chi sangue friscu manna allu cervellucussì fa ancora bene u piparellu,e si è vicina l’anima gemellala terza età, sentiti, è ancora bella.

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U sacciu, l’hai pensatu

“Cchi guardi, guardi, guardi... cchi misuri?Cazetti longhi e teni sulu tu,cchi cce facimu?... quatri ppe li muri?Vida ca su bucati!... ‘un servu cchiù.

Puru chiss’atri li ricogli e ‘nterra?Pigliamu l’acu?... simu ‘ntempi e guerra?“

Guarda che ancora nud è pipitatu!

“U sacciu, cchi te cridi?...l’hai pensatu”.

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U sciollu du trattore

S’avìa fatta a casicellapiccirilla ma aggraziata:u mattune, a listarella...mo, si a vidi, è appittellata.

C’è passatu lu trattoree puru illu s’è sciollatu.Nente cchiù se pò conzaree mo chiangia... cumu fare?!...

Nud è mancu assicuratu,propriu sulu s’è chiagatu!

A mugliere l’avìa dittu:“Prima e fare, ‘mpratichiscia,e nu jire senza occhiale,fatte cuntu... inchi u spitale!”

E tu, sputa ca nnumini,u d’è juta de cussì?S’ha ‘mpilatu quattru o cinquetra parenti e li vicini!

U canatu sta gramannu,né ricorda cchid è statufa rumuri cacagliannue allu lettu èdi ‘ngessatu!

L’è sprejuta la memoria,tu cce ridi?... atru ca storia!

Tena muscia tutta a gamma,(cose jute sfurtunate)parra ‘mpintu a: “Mamma, mamma”e prosegua ppe jurnate!

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U terminale spentu

Tant’è... ssa casciottella intra u taschinut’assista si, ma. fa scherzi de finu!

Cussì è successu aieri ppe Nicola,chi smiccia, cumu ai tempi de la scola,a fimmina chi passa, e si lu rida,ped illu è fatta... ha sulu de decida.

Passa, lu rida, è bella, na cerasa...– ma teni l’anni tui!... cchi fa’... ‘ud è cosa! –nue le dicimu... ma nun c’è chi fare,già pensa cumu l’ha d’avvicinare.

U pianu: cellulare a manu chinadua passi, la girata e l’è vicina...anzi, sa trova quasi tra le vrazza:“scusatemi“, le fa, “na mossa pazza“;

Ma u cellulare parra ed illa senta“Potrebbe avere a terminale spenta”.

Nu risu n’è sbullatu... illa è passata,cernuta e pettu e nun s’è cchiù votata.

Nicola, vucca aperta a ciarciagale...e nue?... le manu supra a terminale!

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U vala nente

Tu giri, t’arrabbatti e sudi amaru,te mangi le stentine centu vote,aspetti e speri de tornare caruppe chine hai fattu tante cose ciote!

Ma quannu ti cce trasa intra la menteche “focu chi se stuta ‘u vala nente?”

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Una cosa chi ‘un se sciolla

Quannu u fumu sinn’è jutu e lu turvu è risettatuvidi chiaru: ppe na vita sulamente hai fatigatu!

Nu viaggiu? u ristorante? ogni tantu... a pizzeria...ma u facerra n’atra vota...! tegnu a famigliella mia.

de cum’è signu cuntentu, puru a casa ppe l’estate...!‘ncuna cosa du suverchiu... allegrizza e tavulate;

Ni ci rotanu li figli chi, a parole, su scuntentima si tornanu li vidi ca t’abbrazzanu... e lu senti

ca cu tutte e guerricelle una cosa l’è restatachi li liga, nun se sciolla,.. e nue dua ci l’hâmu data!

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Unu e cchiù

Eccu n’atru ch’è arrivatudintra a fascia e pensionatue scummeglia lu misteruchi se cride ppe deveru,d’approdare ‘mparadisuliberatu d’ogni pisu!

Certamente è nu scalune;si cce arrivi su furtune,e però, da matinatateni avanzi la jurnata.

Passa tempu... ‘un sai cchi fare,t’hannu sulu e cummannare:‘piglia chissu, vate llà,ha perduta a dentità.

Nue facimu chianu chianuma se pigliu vrazza e manu!

Ne facimu piccirilli,ne trastullu a “vrilli, vrilli”,propriu è n’atra a condizioneduve campi la pensione.

Jennu jennu si conzatua nnu poveru malatuchi, perdennu la ragiune,ha de stare a nnu spicune,megliu si ‘un se fa vidireca pò fare scumparire!

E mugliere? nu cuncertu!‘ntra i discursi nun te ‘nsertu!

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Te ‘ncuraggiu: “nun ta venti,e pò mancu bonu senti,nun t’adduni? si ‘ncantatu,hai de stare acquagliaratu”.

Nu llu vi?... t’è stare appressuca sinno sgarri l’ingressu...puru a porta all’aldilà,duve ‘mpacciu ‘un ssi nne dàma si tu prima voi farecchi cce vò? m’è anticipare.

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Va!... sburìa

Ppecchì teni ssa faccia de stranìa?“Curranu guai ccu la signora mia!

A toccu dintra u lettu?... è la corrente!“Uffa“ me dicia... e pue “lassame stare,intra stanotte ‘ud è dormutu e nentee tegnu na jurnata e fatigare!

A mente carme e frisca sempre teni?nun te capisciu propriu!... e duve veni?sai cchi te dicu?.. escia e va sburìacà oje... propriu è la jurnata mia!”

Ma u jurnu appressu identica sonatacchi dici?.. ’ncuna cosa è cunsumata? “

Cchi dicu?... s’è ccussì fatte curaggiuné pensare a ricambi de passaggiu!

Si a primavera ‘un conza la gulìatrovate i quattru amici e va sburìa!

e pensa a quannu a vita è stata bella:giuvane tu... muglierta quatrarella!

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Vaju guardu li filmini

Si vicini ‘un teni i figli... poi trovare li niputi?Illi, appena su spusati, tutt’i due si nne su juti.

Signu statu sfurtunatu!... ora mai se su straviati...chine u sa si e viju ancora!... quasi mi l’è riscordati...!

Vaju guardu li filmini e mme viju... piccirillistavu ‘nsieme... supra l’erba e parianu due jurilli

e de mie c’èdi nu vrazzu stisu ppe li mantenire...eru picculi e bastava e nu lli facia cadire...!

Anzi ppe tutte le cose e ppe chianti e ppe ridutel’abbrazzavanu quetati... cce facìu certe dormute!

Mo su granni e ‘un ce su vrazza! sulu chille da furtunae ci l’aguru ppe sempre, radicata, chi nun fruna...

Però quannu è destinatu ca ssa vita l’è finireli volerra na jurnata... ppe n’abbrazzu... e lli vidire

e ppe chiudere lu giru... n’atra vota piccirilliquannu stavu supra l’erba e parianu due jurilli

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Venissi ssa risposta du lavuru

Ohi Di? u café fammillu cumu saica nel tramente frunu u cuntrapilu,cc’è ssu mumentu sulu senza guai...Esciu e m’aspettu ‘ncapu u ceramilu.

Venissi ssa risposta du lavuru!Ma u jurnu scura... muzzicuni a lettesu simminati a surchi avanti u muru...ma e duve arrivu tante sigarette?!

Mo... quasi quasi... aspettu a mme pigliare,m’arrucciulu dumani ppe fumare...

E coglia, ma le trova arrucciulate...eranu de muzzuni... già fumate!...

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Verginella da cerasa

Se senta a verginella da cerasa!tutti li megli l’hâu circata spusa,e, sulu intra lu sonnu s’è sentuta,comu fossi “sedotta e abbannunata.”

Mmolica tuttu, fa casinu e grida,spettegula pperò... né senta e vida.Si a guardi, è cumu a lingua zillicarechi taglia amaru... nullu a pò fermare...

e nu ricogli mula né capizzae nente cce rimana chi nu strazza...tu poi gridare chi t’escia la vozzama fruna spubbricannute alla chiazza

ccu llu chiantu finale e disperata:“Iu signu bona... e loru m’hâu ‘nzinata*.”

E continua dicennu: “Vistu camintanu dubbiu alla verginità,ca, certu, mancu sannu chi cos’èvistu ca mo è na cosa chi nun c’è.”

Ed ha ragiune ca c’èdi sulu illachi l’ha stipata sutta la titilla!

*istigata

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Vì... ch’è nente

Scrivu ‘mpunta de pinninuassettatu ‘mpizzu ‘mpizzuperò grattadi... ed aggrizzue le macchiu u tavulinu

ccu nu sguicciu e ‘nchiostru russuiu l’ammacchiu u ricamatue me storciadi lu mussu...centru e tavula pregiatu!

C’era ‘ntornu tanta gentechi è rimasta a sse guardare,illa ha dittu: “Vì ch’è nenteresciu puru allu lavare!”

Chine u sa... sulu restatusi... ssu Nente... è già scuntatu!

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Viziu e curaggiu

Chin’era?... nu sciacquettu de biccherechi cchiù cce ‘mpunni e cchiù lordu se fa,vanniatu cumu squagliu de niverede janche cime duve nullu va...

projutu cumu guccia d’acqua chiarasula rimasta tra la granne arsurappe tie sulu sarvata cara cara:lu jure verginale de criatura...

Occhi sulu ppe tie... parole e vuce,Tu lu granne, lu sulu, tu lu duce.

Ma cumu l’aria e n’atra parte spira,vota le spalle, ‘un te canuscia e gira.

* * *Nud è lu zumpu fattu supra u carrude chine vincia brandiscennu a spata,nud è mancu lu prezzu de nu sgarruè viziu e chine s’è bona assettata

circannu lu cchiù commidu passaggiua chi vicinu passa... cchi curaggiu!

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Vo quatratu puru l’ovu

“Nun se pò lassare stare!tuttu moni ha de quatrare,né se pò cchiù jire avanticcu cumpari o ccu li santi!

Chine ‘nquatra mo la viaha d’avìre fantasiae lu cerebru pensantegià quatratu e illuminante.”

L’oratore cca fermava,sguardu a favuce... e ‘ncignava:

“Due più due, cinque pò fa,soggettiva è a libertà.Ogni schema mo vo novu,vo quatratu puru l’ovu!”

Era bravu!... quantu escìaera ‘ngegnu e fantasia...ma a Ciccuzzu nun quatravachillu saggiu chi parrava...

Certu, l’ovu s’è quatratumegliu u porti allu mercatu,va precisu intra e casciotte‘mparu gavita le botte,

s’è appoggiatu u rotunìa,ccussì fattu nun cadìa...ma da parte da gallina?ssa pensata... è nna ruvina!...

Si quatrate l’ha de fare,tena pocu de campare!

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Volissa dire

Volissa dire: ma cchi bellu statu,si liberu, ci campi, si cuntentu...

ma ancora fazzu lu disoccupatu,jurnate e fila a ssu collocamentu.

E all’ura fatta ppe me ricoglìreIu volerra fermare o scumparire.

Tornu alla casa... ed oje cchi m’aspetta?...cchi trovu? ...na cambiale o na bulletta?

li figli chi me guardu ‘ncera ‘ncera...muglierma nnucia amaru... e sse dispera.

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Zu Nicola(Prof Nicola Coppa)

Illu sì ch’era pruessure!e deveru n’ha ‘mparatud’ogni jure lu culure e de tutti u scheletratu!

Chilla chimica... e po’ l’osse! nud avianu cchiù segreti...le cchiù piccule... le grossesia davanti ca darreti.

U registru?... nu calvariu...cchiù crucicchie de n’ossariu!Si u studiavi... eranu guaie nun c’erû Tizi e Cai.

Mo nu jurnu n’ha spiegatude l’ossiginu fatatuchi jocannu intra la foglia“Fotosintesi”...na ‘mmbroglia

collegannu ccu nu motuallu circulo d’azotu......è nu gassu chi camina...‘nterra fa de levatina

è perciò ca l’erba criscia,du cuncime te finisciaintra a carne e l’animalipue ritorna cumu sali

sacciu cumu e sacciu quantifatti n’ha ‘ntrecciati tantiarrivannu a dimostrare

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ca si megliu voi campare

ce vò l’aria campagnolasenza puzza e fumarolappecchì è l’aria da campagna meglia e chilla da città,

cumu te mangiassi sagnachi fa criscia de cca...llà.

A ssu puntu è capitatu,ppe mustrare ch’ha ‘mparatu,unu e nue fadi ss’esciuta,– l’ura ‘ud’eradi frunutae voliadi gavitare ca ‘ncignassi a ‘nterrogare –manu azata, cussì dicia:

“Ma si è vera cumu è veral’aria meglia è alla muntagna.....quale ‘mpedimentu c’erade città fare ‘ncampagna?”

Cca se sbulla na risatachi scalascia ‘fore usanza’senza freni... liberatae ne fa tenìre a panzachi financu zu Nicolaha ridutu intra la scola.

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Zu ‘Ntoni... vo toccata a sintonia

Bruscu de modi... bonu ‘u lle va nente...nervusu viva e campa rusicannu,aspru e scuntrusu... e puru salutannupara ch’è risentutu ccu la gente.

Cumu te parra... rapa na feritachi te strapazza e nun s’attagna mai;te dicia corne e peste chi nun sai:tutti su cumu l’arbitru e partita.

Nud ha capitu ca, ccussì facennurestadi ‘ncatinatu ruminannu;se crida allu cospettu de lu munnuchi ‘mbece sulamente u va scansannu.

Eppuru!... na toccata e sintoniae campassi ridennu e ‘ncumpagnia!

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I discursi da vrascera

Due rumanze

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No sempre fantasie

Su fatti cuntati,su cose pensate, su scasti,su pisi sagliutisu fantasie disperate,memorie,umbre dintra e vinelle,camini ppe la via,sagliute tra munti e timpuniguardannu de supra le cime chille spasere de terrechi se vascianu allargannu, e ancora cchiù sutta,maccaturi de terra zappata,orti chiantati a scrime storte e deritte chi s’acquatrettanu allu chianu;aria chi te faciglia e t’attizzae sule chi t’ammela.

Tuttu ssu merare munti e animaliu sarva intra la mente chine parta ppe fatigare, ‘ncarceratu,quannu cca nu lu po fare restannu liberu,saziatu du piacire e l’aria e da gente sua.

Chine parta se porta chill’adduru sudatu... chill’aspettare ccu llu core chi tammurria finu a quannu senti u passude purcine tra le frasche e, passata a porta, l’abbrazzu senza parrare... cadennu intra la paglia.

Quantu tempu passava?... sulu u pitittu te facìa ricogliere...l’aggiustavi u mantisinu, le cacciavi lu filu de paglia chi intra u tuppu s’era ficcatu... a stringìe n’atra votacumu fossi l’urtimu vuccune d’aria...ligatu a chillu lampu el’occhi quannu passava lu jancu e li sbersava... e pue aguardavi scinnere... chilla chjica bella sutta a cinta,

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allu mmenzu... chi s’attunnava a destra, a sinistra, a destra...ppe n’atru pocu vidìe a capu... e pue cchiù nente...

Sentìe a trumma du postale... è già tardu... a valigia... matutte sse cose ‘un ce trasanu... pperò è tardu...e te strazzi partennu.

Su cose, adduri e vampate chi te inchianu la mente e caminanu supra u teatru quannu, sbersatu supra u lettu,ccu le jirite a jette tra capu e cuscinu, t’appenti a pigliare jatuintra ssu munnu chi stravìa.

Intra la cammera, l’adduru e vernice frisca s’alluntana e trasanu chilli du teatru:l’erba, l’adduru e riganu chi se mmišca ccu chillu da jino-stra, sempre cchiù forte chi cummeglia tutti l’atri...

i cumpagni e scola, le nivere... a luce chi si nne jia ad ogniventata... u bar ccu li soggetti du paise... u trissette e lubigliardu... fatti vecchi e l’urtimu sentutu duve u varveri...e n’atra vota l’adduru e stallaticu... u càvudu chi te zillica lafantasia chi parta senza capizza... chilli animali... i cavallichi se circavanu scuverchiannu li denti e projiennu a natura.

M’ è fermare... troppa fulla intra sse cose... u richiamu èforteed è jire a fatigare... ppe scinnere a Pasqua...

E u teatru se chiuda... assettatu supra u lettu... nu pocu etempu ppe orvicare sse cose chi ‘un su cchiù de tue...

Mo basta... àzate, àzate e ricogliate all’ufficiu...all’ufficiu cc’è tuttu...

Tutti buttuni: ppe sagliere, ppe chiamare, ppe parrare, ppefare u café... ppe te spurverare e scarpe... ppe vìdere cchifannu e dicianu ssu munnu munnu... buttuni ppe tuttu

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chillu chi pò sérvere... tuttu cc’è, de néscere nun c’è biso-gnu... ogni cosa a teni sutta chillu cielu, a nidu e vespa chitocchi azannu a manu, lustru de luce fridda duve a faccia sefa de lenzulu e l’anima mora...

Arberi e marine ‘nquatranu i muri ppe t’òffrere viaggi eprummìntere meraviglie de natura “incontaminata “...pro-priu là da duve signu partutu ppe fare i sordi e tornarealli vìdere pagannu!

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Se su spusati, e l’ataru?chille troppe adduruse

A ogni casa s’inchia de atre parole,cumu l’acqua turvula chi, scinnennu, slavina quannu se rapanu e cateratte du cielu.

Chillu fattu chiaru e pulitu si stava facennu ‘mbrogliatu efetusu...Cumu n’orda de pellizzuni scinnuti razziannu...cumu nu periculu granne!

S’ hâu de sonare e campane ppe currere...ppe difennere cce voû pali, šcuppette... e fele dintra lu core... L’avimu e pigliare ...l’ammazzamu:megliu nu luttu de lu dissonure !

Loru due, due guagliuni ammelati du sule, belli, chi se pia-cìanu... due juri addurusi, frutta cunchiuta a tempu giustuchi profuma!...

E loru due, manu a mmanu, supra la cima e duve vidìetuttu,se su trovati intra l’erba, calannu u sule, sutta u cielu rifri-scatu... e se su voluti bene.

L’ataru? chille troppe adduruse e la tuvaglia janca sutta aloru ccu li canti di passeri chi rotavanu de cerza a cerza.

Pue a furia turbula e scura da caccia de Juda s’è liberatacumu u vennari santu... l’hannu trovati manu a mmau...sbersati, a brazza aperte... e l’atre due avianu tra le jiritemargherite janche... ed erva addurusa de la cima.

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I discursi da vrascera

E musiche e papà

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E musiche e papà

Quantu m’è caru mo lu ricordarema lu cordogliu ‘un passa, l’anni si...“papà.”... iu ancora resciu a te parrare,te sentu puru... puru si ‘un ce sì...

e le sonate tue chi me studiavacussì allu mandolinu le facìae u premiu era “na lira“...l’aspettavae dintra u carusellu me criscia.

E puru ccu lu figliu c’é sonatu,mi cce faciadi l’accumpagnamentu,stannu in cucina...là, doppu mangiatumi cce ricriava tuttu... era cuntentu...

ancora e sonu apposta ppe sentìree puru giru ppe la vecchia casaduve l’adduri, para de vidiree sentu e guardu llà, rasa ppe rasa.

Me fermu avanti l’anta e librerìa,l’unica cosa chiusa ppe ‘un toccarepinze e ferruzzi... na minuteriaservente a cosicelle e raffinare.

Iu jeri ccu Giuseppe n’é parratue dintra u libru le vogliu mintireppecchì ‘ud è sulamente nu passatuma l’aria bella chi te poi godire,

n’essenza chi tra nue è restata forte:a mazurca “Maliarda“, na chiamatacumu nu legamentu de la sorte...ed alla RAI Giuseppe l’ha sonata....

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Si ne straviàmu... ppe ne richiamare,ssa musica de tue basta sonare.

20 gennaio 2001

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L’armonie de casa

Chille manuzze se su fatte manuvolanu e vannu supra li strumentie stai ‘npensieru quannu nu’ lli senti...guardi prejatu...sedutu allu divanu.

Para ca li se ‘ncroccanu alli tastipperò sempre gentili li manìacumu si canuscissiru la viae chilli soni fossiru rimasti...

svigliàti mo ritornanu a parrare:jumi de note, scrivanu e sonate,e l’anime da casa su restate

‘ntra li strumenti li senti parrare...Su belli figli e bellu è lu sentire...fossi sempre lu tempu e ne godire!

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I discursi da vrascera

Cantamunille sonannu

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Di che cosa si tratta?

di composizioni sgorgate dall’amore: quello dei nipoti,gemme spuntate sui rami della discendenza;

quello giovanile e passionale; quello tormentato dal dub-bio dell’abbandono, dalla gelosia che nella nostra terra èforte; quello “a dispetto” a botta e risposta e quello canta-to con la logica di “chi disprezza compra“;

quello afflitto dal bisogno e quello della nostra terra pia-gata e vilipesa.

In definitiva questa raccolta si apre con Cantu d’amure alliniputi che esprime il desiderio struggente di poterli vedere cre-scere, di avere le loro carezze e di sentirli vicini quando è ilmomento di concludere il nostro cammino; e si chiude conSs’urtima speranza che è, appunto, la speranza di un riscatto daparte di giovani leali e ben formati che, svincolati dal tornaconto,siano in grado di riprendere il loro ruolo di guida socio-politica.

Ho inserito Pastorale a Gesù Bambino, che da molti anni è can-tata nella parrocchia di Rende; Inno alla Beatissima Vergine diLourdes, di cui ho scritto le parole su una melodia di mio padre,che nella stessa parrocchia della Beatissima Vergine di Lourdesdi Roges cantiamo alla Madonna, con l’assenso del parroco DonFranco Perrone; Venerdì Santo.

I testi delle due canzoni Una offerta tra amici, parodia del mal-vezzo politico della sistemazione di parenti ed amici, e Vent’anniappena relativa ad aspetti grotteschi della moda, non sono in dia-letto per non farli apparire come fatti esclusivamente calabresi.

Anche il testo della canzone Hasta la vista non è in dialettoperché è stata dedicata alla Prof.ssa Susana Cavallo, insegnantedi lingua spagnola e Vice rettore nella Università AmericanaLoyola University di Roma, che, in visita in Calabria per cono-scere i luoghi delle proprie origini, è stata ospite del Centro cul-turale ”In dulcedine societatis a Rende“, tra le cui finalità vi èquella di mantenere vivo il dialetto e le tradizioni del passato.

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Cantu d’amure alli niputi

Luce de l’occhi e vattiti du coremalìe d’amure e gioie du campare;

primavere intra lu vernumedicine a ogni malannu, iu volissi caminarei primi passi vostri assieme.

E si veniti e ‘ntornu mi giratichinu de gioia restu si cce siti; v’è vistu cchiù di figli e v’è tenutue tra le vrazza u suonnu v’è pigliatu.

Madonna, ohi, guardamilli de vicinu,e supra a capu tenacce la manue quannu arriva l’ura e me quetarechille manuzze all’occhi è canuscire!

E mamma avia circatu e mi lu direNud è capitu e ‘un possu ripararema quannu arriva ss’ura e me quetarechille manuzze le vorra sentire.

Rende 2007

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Lu friscu a tia ti giova

Bella pagana mia tu cchi voi farea ssu cristianu tu lu voi perdire?chillu chi circhi è cantu di luparaod è carizza di liccasapune*.

Sedate supra l’acqua de jumaraduve scinna cchiù frisca e porta nivesciacquate ca lu friscu a tia ti giovacirca âtru agellu ppe fare la cuva.

RitornelloGioia bella troppa e jinostrajure addurusu de ssa terra nostra!ti vogliu ohi bella sulu guardarema, zingarella, cce possu murire

te sentu cumu l’unna du marechi me mbruscina** e chi me fa perdireccu tia vicinu nun ce possu staretanti saluti mi nn’haiu de jire, ccu tia vicinu nun ce possu staretanti saluti mi nn’haiu de jire.

2a strofaLiberu vogliu stare cumu jatuchi t’inchia e nu nne vidi la presenzaquantu cchiù voi ni pigli...ccu abbunnanza...quannu sinn’escia nulla cosa sconza.

Vogliu girare liberu a cummitue fare ccu l’amici a partitellavogliu durmire quannu tiegnu voglia e culla fantasia ca scinna a saglia.

Bella ccu tia nu possu fare u zituppecchi nun tegnu l’arte du maritu.

Ritornello*rasoio

**rotolarsi per terra

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A tradisciuta calavrisella

1a strofa

Quannu te pensu si na cosa e l’atru munnuquannu ti guardu mi se scippadi lu corecchiù nu me basta de te dire amure amoree sulu ‘nsuonnu possu stare ‘nsieme a tia.

Te vugliu sentere restannu a t’abbrazzare,li labbra appena appena ni toccamu,me sentu a vucca duce a ssu pensaren’ hâmu e spusare ppecchì già m’hai dittu si.

Ritornello

Calavrisella, calavriséde chissu amure cosa cchiù bella nun c’ési la passione dintra te staresti cuntenta, e veru... ppe tutta la vitacalavrisella, calavrisé,calavrisella, calavrisé.

2a strofa

Me rapi e vrazze avanti a porta de la casanun te riscordi mai ca si la spusaed iu te sentu la patruna d’ogni cosasi veramente la ricchizza de la casa;

E lu lavuru haiu circatu ad ogni rasamenza vacante édi la vurza de la spisappecchì nu bastanu li sordi ppe ogni cosa eppuru e tia m’accoglia nu surrisu.

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Rit.

Calavrisella, calavrisécosa cchiù bella de l’amure tua nun c’ési la passione dintra ne stastamu cuntenti, e veru... ppe tutta la vitacalavrisella, calavrisénun tradiscimu ssa calavrisé.

3a strofa

Si mi neganu ancora lu lavurupregu u Signure de nun fare na ciotia;chine cummanna n’ha calatu intra lu scurue la ricchizza hadi vrusciatu a pezzentìa.

Dintra lu nidu i figli aspettu a vucca apertae quasi nente cci cunsignu intra la sporta ccussì me moradi la vita e ppe l’amure si nn’esciadi ss’urtima guccia de sudure

Rit

ohi gentarella, ohi gentarécce vô cervellu ccu cuscienzia... ma cci n’è?e ppe ssi figli sutta lu sulefa cumu ppe li tui dintra lu scuru.Cce vò lavuru, trova duv’è,nun se tradiscia ssa calavrisé!

Calavrisella , calavriséne resta ancora ssa speranza ... ma duv’è?s’escia de capu ppe ssu campà

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t’hâu tradisciuta tutti quanti e ccussì èt’hâu tradisciuta, calavrisécalavrisella, calavrisé.

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Cumu piglia! è “fuoco amico”

Quantu è bellu, a sira sira na parrata de te faresutta a pergula allu friscu ccu n’amicu a vve cuntarequannu torni du lavuru ccu nu fruttu, ccu nu juretrovi u biccherinu friscu chi t’asciutta lu sudure.

Si stancatu ma cuntentuvidi a porta de la casac’è muglierta chi t’aspetta...ma...atra gente c’è...cchi fa?!

E me zumpa ‘mpiettu u corecchi e successu?... cchi sarà?è tornatu lu parente de l’America e mo è cca?o è successu ancuna cosa...forse ccu lu motorinu?Chi nun fossi de cussìohi Madonna ... Tu cce si!

Ritornello

Curru ‘ncuntr’a nu surdatu Menu male duve ha cotu!ma êdi figliuma... e me! me! certu... amici cci nne sû,Gioia, figliu, si ricotu?! ma si spari, spara bonuma a ssu vrazzu...vi...cchi c’è? nullu fare puru tu“nente è focu di šcuppetta ca ppecchì ssu focu amicu“fuoco amico“ mi ferì, manna puru all’âtru munnu!perciò mo signu in licenza o te trovi a nnu minutuca in serviziu un possu jì.” accattatu e pue vinnutu

e ccu senza fare nente N’appuntamu mo e vivimusupra a vucca de la gente... na buttiglia e chillu vinusu de morte le rašcate, agurannu quantu dici:n’agunia ch’êdi a puntate! “nu ‘ncuntrassimu e ssi “amic!“

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tarantella

Cumu l’ha fatte a mammà

E mo le quatrare e vidimucumu l’ha fatte a mammàse dicianu vestutema tuttu hannu e mustrare,

e tu te dummanni: ma cumu?c’è l’intimu? u tenanu o no?nun se capisciadi nentesi ‘ncuna cosa cce stà!

vestute mo su trasparentidicia cosa hannu de cummeglià?

Refrain

Gonne alli pedi se mintû d’estateccu spaccatine chi arrivanu là

minigonnissime mintanu e vernupuru si fore lu gelu ce stà

lu cellulare alla ricchia ‘mpacchiatunu passu e se giranu ppe se realizzà,dece parole su: ”praticamente,cioè, a prescindere, di tutto di più”pue c’è “comunque” ch’è nu condimentuch’intra u discursu bonu cce stal’atre parole su poche eccezionide sse bellissime figlie e mammà!

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Diciamilla a verità

Me ricorduchilli vasia prima cotta ppe tia,quannu a vuccaera ducee s’aggrizzava lu core...

lu pensieru sulu mi dunavaforza e lu curaggiu de passaredintra li valluni e le jiumareppe sentire ancora e t’abbrazzare.mo’ pecchì ritardicch’ haju de pensaremi voi straviare?dicia tu ...

Dicia duve tu si jutaforse aggiusti n’atru nidu...t’hannu e veru ‘ncatturatu...t’ hannu fattu magarìa.

Dicia si ti nne voi jire,forse a n’atru te voi dareancun’atru fa la rota ?diciamilla a verità.

Te circu intra l’aria da sirafina chi mora lu jurnu...ogni sira mi cala davantie n’atra speme si vrusciasu suspiri ...si nne volanu all’aria cumu a pula intra lu ventusenza speme...

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Terra mia terra chiagata

Terra mia terra chiagatat’hâu fatta nimicadi figli chi partu luntanua circare furtuna!

Quanti atri figli ligati tantu curdogliu crisciutuquanti cervelli vrusciatie vrazza perciate... si fannu... ppecchì!Dintra le case fatti brigantifigli bravi intra e vrazze un cce su!

Ritornello

Quale libertà?Intra sse catine ‘ncatturati suli.Quale libertà

Sempre cchiù pezzentisenza nu ricordunu saccu vacantec’hannu de ricoglia...Ch’iu nu vidissi lu jornu chi u portanu llà...cunsumatu a vint’annie finiscia ccussì

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A dichiarazione

Bella quatrara cchi tenti de dire?troppu me guardi e nun sacciu cchi faresignu focusu e mi possu appicciare,diciame chiaru: te possu servìre?

Certu de vernu, e sutta e lenzulecc’è troppu friddu e te possu addobbarepuru d’estate cc’è de rifriscare.Iu sacciu tuttu ca tegnu le mulee si ‘ud agguantu a tempu a capizza illa se ‘ngrigna me fujia e mi strazza .

Ritornello

E allura cchi pensi cchiùscatinate puru tupensamu a na bella famigliada giuvine i figli l’è fa

Te possu cumprare la lavapannizzie puru a cucina e âtre cose chi voicuntenta m’aspetti a mme dare l’amurea sira chi arrivu ccu tuttu de cchiù

te vogliu ténire, ohi, cumu na rosae resti la sula regina da casate vogliu ténire, ohi, cumu na rosae resti la sula regina da casa.

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Datime i voti

1° strofa Cce su e ‘lezioni, e ha chiamatu u cumpari“datime i voti ca u fazzu ppe vue,posti e lavuru vi nne possu daresi vaju a Roma ve pensu de llà;e cca signu propriu vicinu i buttuniduve se gire se vota e se fae cce su puru li sordi e l’Europappe ssi giuvinotti lavuru cci nn’ha

RitornelloChine ti crida caru cumparippecchì ogni votafai de ccussì,figli e figliasrti

l’ hai sistematima i figli nostri?rotanu cca;

Caru cumpari chine ti cridacippiti e cioppitie bla bla bla bla,Stessa sonata quannu eri llà,te si scordatu cumu hai fattu e cca.Stessa sonata quannu eri llà,te si scordatu cumu hai fattu e cca.

2° strofaSempre ppe fissa n’aviti pigliatupassanu i seculi e restati lla;quannu si nascia no tutti su nudicc’é a chine a seggia le proianu e lla,stannu intronati ppe tutta la vita

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nun tenû certu u problema e campà..!amaru chine e speranze l’appicaa chissa gente chi ricca se fa.

3° strofaI figli nostri su pocu ‘mparatica sempre e menu alla scola se fae mo ca tutti su globalizzaticchi l’hâu ‘mparatu ? e cchissu nu vva!

Hannu e sapire e parrate stranieree la lingua nostra? su quattru paroledipromi e carta ma senza mestiere...!e i senza lavuru su sempre di cchiù.

Ritornello e poi:caru cumpari te si arricchitue te vidimu arricchire de cchiù,Ccu ssu lamentu te ringraziamuma i megli voti nu lli vidi cchiù.

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Hasta la vista

Strofa (di Anonimo con adattamento in versi di Francesco Pallone)Si los besos fueran aguaTe daria yo un amplio mar.Si los abrazos fueran hojasTe daria un enorme àrbol.

Si la vida es un planetaLa galaxia yo te daria.L’amistad si fuera vidaYo la mia te oficeria.

Refrain (versi di Francesco Pallone)Por miL’amistad es un sentimientoDe la escuela de l’amorCustodiato en la cabezaCon las perfumados flores.Una apretan de manosCuando se encuentran nuestros senderosComo sucedido esta tardeSiempre por l’amistad.Una apretan de manosY asta la vista, señora.

Rende, 28 giugno 2008

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Una offerta tra amici

Vieni in regionepotrai scaldar poltronese hai vero diletto un posto c’esce sempre a gabinetto.

“però tengo un parentemi aiuta alla elezione!”Ma si!... lo nominiamo,diventa consulente in commissione.

E se non è gaglioffo,piazzato allo sviluppo,in mano un lanterninodi certo troverà il suo tavolino.

“Questo sì, mi tranquillizzail parente è molto scaltroil futuro lo elettrizzatroverà tutto e quant’altro

Ma, la gente c’è che aspettaquesto posto... che si fa?“A prescindere e comunquegli si piazza proprio là.

Il concetto, dammi retta,oggi è quello di “usa e getta “fai le cose col tuo pianoperché il popolo è sovrano

sempre detto ufficialmentein effetti... conta niente.“Ma ti sei ben sistemato

ed il popolo ha pagatoper avere in contraccambio

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la promessa per lo scambio,e quand’è che ci sarà?“Questo proprio non si sa

e dipende dal “quant’altro”,dall’indotto in sinergia,che sviluppo avrà l’incontro e dal come si da il via.

“non c’è pure il territorio?e se frana sotto?“ Vedi,tu t’attacchi e resti in piedi!“entrato” sei per sempre sistemato.

“Procedura?“ è trasparentepuoi raccogliere la mannaperché qua nessuno ingannase si tratta di un parente

che, da tutti noi affrancato,può dormire spensierato!

che, da tutti noi affrancato,può dormire spen sie ra to!

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E n’atra mi cunsola

1° strofaQuannu t’haiu vasatu a prima votaancora si jucava ad escia e trasa,bella quatrara mo la corda è tisama tu nu me ‘ncatturi intra la casa.

Bella nun si né pane né farinasi dicia missa e la campana sonapuru si resti chiusa intra la tanascarfa lu sule e n’âtra mi cunsola.

RitornelloNud’hai capitu quantu, ohi, m’eri carae tu hai jocatu ppecchì avie atra mira!mo tenate puru chi te para‘mprescia frunimu ca è venuta sira!

(si ripete daccapo il ritornello)

2° strofa“Bellu acitusu mia, puru la quagliarestadi tisa sutta âtru mirinu,la sola a pò perciare anche âtra sugliae ccu la scarpa cce fai miglia a miglia.

Puru senza de tia cca chiove e schiovepuru si tu ‘ud adacqui crisciu fave.tegniu gallu e gsllina mi fa l’ovee tegnu focu e ligna e ‘un temu nive.

RitornelloStamu perciò allu ronzu,ohi, chi ne para,nun simu cucchia e nun facimu cira,ognunu se tenerra, ohi, chi l’è caru.chissa èdi la pensata, ohi, de stasira!

(si ripete daccapo il ritornello)

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Vent’anni appena

1a strofa

Io ti guardo inorridito Hai due trampoli di taccoper la gonna che hai tu dove tu galleggi in pièche si allunga appena un dito reggiseno a balconcinoal disotto del tutù donde sguscia il tuo bel sen

col rossetto che deborda,gli occhi tinti di lillàio vorrei che mi dicessicome puoi relazionar?

Refrain

Si... ma tu hai vent’anni appenasi, e tu terresti la scenase la tua maschera buffatu dismettessi e sai perché?

Splendida, bella sei di piùfiore odoroso, fresca rugiada sei tu

2a strofa

Se dal banco ti scostassi Ma cos’è che vi trascinanon ti reggeresti in piè a imbruttire il vostro ardore dai trampoli se cadi a mostrarvi senza storianon è certo un bel veder. e perdendo ogni pudor.

Se non c’è la fantasiache lavora a indovinar,voi buttate la magiae il trasporto dell’amar.

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A Gesù Bambino (pastorale)

1° strofaGesù per dormire - ti offro il mio cuorelo scaldo d’amore - e canto per Te.Sei tu che pulisci - che levi la scoria,riempi la storia - soltanto d’ amor.

Rit. Apri il tuo cuore al Santo Bambinoaccogli l’amore che sparge per Te:uomo del mondo fai sosta, riposa,ti parla nel fondo del cuore Gesù.

2° strofaLe ansie, le pene, - che tieni nel cuoreportale al Bimbo - che nasce per te;ha preso il tuo posto - per farti la viain Sua compagnia - il dubbio non c’è. Rit.

3° strofaLa strada s’appiana - ti guida la stella,e l’anima bella - trabocca d’amor.Incontri il vicino - ne senti il bisognoe giorno per giorno - fratello sarà. Rit.

4° strofaE tutti i grovigli - brutture e conflittibruciamoli al fuoco - d’amore per Te;la fiamma che nasce - diventi una stellala guida più bella - dell’umanità. Rit.

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Inno alla nostra Madonna di Lourdes(su melodia di Isidoro Pallone)

1a strofaTu sei la mamma più bellal’aiuto che cerca il mio cuore,guida i miei passi nel mondoa spendere bene ogni giorno.

Ti voglio un gran benel’anima è piena di Te,ora Ti chiedo rimani,ovunque Tu resta con me.

RitornelloE Rende Madonna di Lourdesoggi implora Tesalute al malato che soffree fede salda nel cuor.

La gioia di vivere accendivinci ogni schiavitùche incatena le menti sperdutecolmando il vuoto con Te.

Di Rende Madonna di Lourdesguarda la gioventù,non manchi il lavoro che placae nelle famiglie l’amor.

2a strofaLa stella sei del mattino,guida, Celeste Regina,dona saggezza alle mentia rispettare la vita.

Salva tu la pace,spingi alle scelte d’amorche nelle vicende del mondocancellino guerra e terror.

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Venerdì Santo

La Madre 1° volta 2° volta

Figlio ti guardo Goccia per gocciatutto piagato, il sangue hai versatostrazio nel cuore ed ho vissutoche muore con Te lo strazio con te.

Figlio, figlio, figliotrafitto ed esanguemi sei tornato in seno,sfigurato amoreFiglio, figlio, figlioposto sulle mie bracciasfigurato amoremio sfigurato amor.

Il coro

Anch’io tra quella follaho detto “ crucifigge “Ti ho spintonato e offeso,sputato e ti ho deriso

Perdona le mie colpee come il buon ladroneaccoglimi nel Regnoabbi pietà di me.

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E nu velu se spanna

1a strofa Ohi mamma senti chi ti vogliu dired’aria e de sule te vorra saziare…Volissi scancellare ogni dulure,tanti atri jurni ti volissa dare.

2a strofa Chi la forza te dassi lu Signuredi sagliere cuntenta… e t’annacassicumu coglia lu sonnu alle cuntruree ccu le fantasie tu t’addurmissi.

3a strofa Junti ne lassi e ne lassi cuntentipane supra la tavula ‘u nne manca,onure ti portamu e chillu lustruchi n’hai dunatu e chi n’è statu mastru.

4a strofa Chi chianu lu dulure s’acqueterraE chi tornata n’atra vota ‘n fasseQuetu quetu lu sonnu te venerra…Nu stonamento duce te turnasse

5a strofa Cchi pena granne chi mi sentu dintrami strazzunìa lu core e mi lu ‘mpunna…

Già t’alluntani… e nu velu se spanna…Restamu… s’è frunuta a ninna nonna.

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Ss’urtima speranza

1a strofaLa sentimu ppecchì cc’èè nu male chi cce stà.nun c’è scola né cuscienzaè nu cancaru chi va...e si scarsu è lu lavurula bruttunerìa camina,tutti damune da fare,n’atru passu? ...è la ruvina;tutti damune da fare,n’atru passu? ...è la ruvina;

RitornelloE dicimu: mò basta, fermamula misura di tuttu s’è chinala vrigogna già n’inchia la faccia,simu e menu de na sputatina,

nu spiragliu ‘ncignamu a lassareduve u sule traserra... ccussìfinarmente viderramu jurnue aria frisca ‘ncignassi a trasìfinarmente viderramu jurnue aria frisca ‘ncignassi a trasì

2a strofae guardamu l’orizzonte,l’aria pò tornare bella tanti beni avimo ancoraappicciamu na fiammella

e li figli u troverannolu curaggio speranzusu

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chi trasmettadi la forzapped escìre de lu chiusu

si cce vo lu sacrifiziulu facimu ccu judizio.

Ritornello

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INDICE

Presentazione 5Al lettore 9

Ppe ‘ncignare

Na rumanza longa...ppe ‘ncuminciare 12I discursi da vrascera 14Sulu ppe nue granni 15E m’ha scavuniatu 16È in partenza dal binario... 17Para nu sonnu... ed èdi nu dirittu 19Intra ssu munnu e mo 20Sse recenti novità 22Nu rescimu allu capire 24Ssu velenu chi te sciolla 26Su malannu novu 28Diciamillu tu 29M’hai levatu e fantasie 30Fai da te 31Muzzuni e fumu puru intra u spitale 34L’hâu scippata 35Cumu nu lampu... l’è vistu volare 36U fumu all’areosol 37Frittule e jennaru 2001 38Nun sapimu a verità 42L’è dovuta rottamare 45A gelusia 49A niputicchia 50U prisepiu a l’arberu e Natale 52I discursi tra virgolette 54I fatti e l’espiantu 55L’umiltà da contessa 56Le puzzava... e ciminera 57Lu cumpari... da purpetta 58Si ppe dire 59Si... cioè... praticamente 60

Seguennu l’a, b, c, ...

A carità pilusa 62

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A cumpagnia d’Adamu 63A fantasia ppe rimediu 64A furtuna è ssu dulure 65All’amica pensionata 66A llu sapire! 69Al naturale 71A luce chi se sprida 72Amaru ‘nnamuratu de gulia 73A misura e quantu basta 74A musica a pompa: pom...pipì, pom...pipì 75Ancora ‘un sagliu 76A notizia in esclusiva 77A nottata 79Appressu tutti... a prucessione 80Appressu a moda “e fimmina siccata“ 81A praivasi 82A premiazione 83A seguitu da spusa 84A settant’anni cchi cangia 88Aspettannu 89A ssa terra chiagata 90A temperatura mite 91A via da sigaretta 93A vita 94A vota chi ne fa ricriare 95A ziu Pasquale 97Basta 98Basta na vota sula 99Basta nu pocu d’armunia 100Benedizione e l’abitinu 101Brinnisi alla frittula 98 102C’è la scola 103C’è sempre ‘ncuna cosa chi va bona 104C’è unu sulu chi sa tuttu 106Calza a “modulo continuo“ 107Cantu d’amure alli niputi 108Cca te senti chinu 109Cchi se po fare 110Ccu li tagli intra lu core 111Ccussì me passa 112Ccussì va 113Cellulare: cchi rifriscu! 115Certe vote a minigonna 116

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Chi d’amure nu sbampa 117Chilla frasetta 118Circa sule 119Cose antiche 120Cumpà 121Cumu fossi naturale 122Cumu l’atre cose tue 123Cùntacce alli figli chisse cose 124Cussì è 126Da fressura intra a vrascia 127Davanti a sala operatoria 129Da vedetta e caseggiatu 131Doppu i guai 134Duve su loru 135E carte? su arrivate 136E cci nne parru sempre 137E chiudanu i purtuni 138E cime 139Ed illu appiccicatu, se cocìa 140E di mo mi nn’era scisu! 141‘Edi nu casu senza soluzione 143È fattu ccussì 145E in machina è passata 147E le sai fare 148È ‘ncominciare 149E nullu si nn’accorgia ca è frunuta 150E perciò m’hâu numinatu 151E prolunghe 152Era nu dirittu 154E rinnine su pronte 156E schede e l’onorevole 157Eurofrittule 1999 158È venuta a cummari a mme cuntare 160E zumpate da pressione 162Fossi ‘mpartenza u trenu ppe le stelle 165Già partutu 166Grazie... e ssi nne va 167Gridalu... e lu sai 168Guariscia ssu lavoratore? 169Ha de passare 170Hai d’accunsentire 171I bidelli 172Il bell’Avolio (prof. Aldo Avolio) 175

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Illa?...nooo! 177Il linguaggio dell’amore 178I miei settant’anni 179Importante è ‘un te fermare 181Iu me fazzu a prigionia 183Jatuniava 184L’adduru e sapunetta 185L’amicizia 186L’amicu spacchiu 187L’aiutu du cumpari 188L’anellu è ppe sempre 189L’ho nel cuore 191L’urtima parola 192La casa è pulizzata 193La festa 196La gioia de campare 197La luce di niputi 199“La misura in cui“ 200Litterella de Natale 1998 a Gesù Bambino 201Lu cimentu de la vita 203Lu sbarattu e capudannu 205Lu veru stile liberty 206Ma cumu? 207Maiale 1999 208Maiale 2001 da Gigino 210Maiale 2003 212Mastru e Aiutu 214Mi l’aspettu e cca 216Mintacce la pezza 217Mo ca nun cunti 218N’atra vota cogli e meti 219N’è restatu lu tatanu 221N’ha servutu 223N’usanza bella 224Na frase chi li fa zumpare 225‘Ncumincia la jurnata... e pullulìa 226Na gradita presenza 227Ne diciadi cumu jia (Prof. Antonio Spadafora) 228Nu ‘nsapuriscia cchiù 230Nu jure de jardinu 231Nu minutu 233Nu scherzu e Giulianu 234Nun c’è rimediu si chiudi lu core 235

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Nun ce fai boni i sui 236Nun sai cchi fare 237Nun se sa 238Nun si criatura 239O chi per lui 240Ottu dicembre, a festa chi ne ricoglia 241Pagherò 243Pariadi nu cristianu 245Però a faccia s’ha vulata 246Pò la leggia scunchiudire? 247Potimu curra, ridere e cantare 248Ppe la via 249Ppe n’amicu 250Ppe nu mumentu 251Ppe tornare a ‘ncuminciare 252Pree...sente! 253Prima e dopu 254Puru tra de nue ssa vita è bella 256Purvera d’annata 257Quannu cala lu sule 258Quannu liga la famiglia 259Quannu manca l’acqua 260Quannu partiamu 261Resta ccu l’aria tua 262Restannucce a campare senza guerra 263Resti ‘nchiovatu lla 265Ricordannu 266Ricordannu Peppinu Angotti (Primario di Ortopedia) 267Rimpatriatu 269Riscorda ssa jurnata 270Ritrovarsi (c/o Laions 20 febbraio 1994) 272Senza atri sciolli 274Se pò campare? 275Sessanta 277Sessant’anni 278Si ‘ncuna cosa fa 279Si nun c’è...ppecchì venire? 280Si tu chi m’ha šcantatu 281Spasimu accitatu 282Ssa iscrizione 284Ssa lingua 285Sse cose e nente 286Ssu fumare 287

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Stai tranquilla ca va bona 288Su, al momentu, sparigliati 289Succumpà ‘un te fare gabbu 290Sulu 291Sunu ssi tempi e mo chi portû guai 293Te derra cunsigliu 294Ti cce cangiu a lampadina 295Trent’anni e Stefanu 297U cistellu sutta a lavagna 299U dentame e Totonnuzzu 301U dettatu du maiale 2006 302U disturbare 305U dittu anticu 306U granicellu de lu jovi santu 307U liffiting 308U maiale 2007 309U mare ccu li cati 312U mme rispunni? 313U piparellu 314U sacciu, l’hai pensatu 317U sciollu du trattore 318U terminale spentu 319U vala nente 320Una cosa chi ‘un se sciolla 321Unu e cchiù 322Va!... sburìa 324Vaju guardu li filmini 325Venissi ssa risposta du lavuru 327Verginella da cerasa 328Vì... ch’è nente 329Viziu e curaggiu 330Vo quatratu puru l’ovu 331Volissa dire 332Zu Nicola (Prof Nicola Coppa) 333Zu ‘Ntoni... vo toccata a sintonia 335

Due rumanze

No sempre fantasie 338Se su spusati, e l’ataru? chille troppe adduruse 342

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E musiche e papà

E musiche e papà 344L’armonie de casa 346Sentimentale 348Maliarda 349T’amo 350Amore ardente 351Aurora 352Me ne frego 353

Cantamule sonnannu

Di cosa si tratta 356Scherzando 357Cantu d’amure alli niputi 358Lu friscu a tia ti giova 360A tradisciuta calavrisella 362Cumu piglia! è “fuoco amico” 366Cumu l’ha fatte a mammà 368Diciamilla a verità 370Terra mia terra chiagata 372A dichiarazione 374Datime i voti 376Ti aspetto 379Hasta la vista 380Una offerta tra amici 382E n’atra mi cunsola 386Vent’anni appena 388A Gesù Bambino (pastorale) 390Inno alla nostra Madonna di Lourdes 392

(su melodia di Isidoro Pallone)Venerdì Santo 394E nu velu se spanna 396Ss’urtima speranza 398

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