Ezio Mauro Il direttore traccia il bilancio della terza ... · Napoli, 9 giugno 2014 ... Abbiamo...

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INCHIOSTRO NUMERO SPECIALE Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www.inchiostronline.it Numero speciale in occasione de La Repubblica delle Idee Napoli, 9 giugno 2014 «Il futuro riparte da qui» Ezio Mauro Il direttore traccia il bilancio della terza edizione di Repubblica delle Idee Osserva soddisfatto piazza del Gesù. Ha trascorso tre giorni nel cuore di Napoli. Ora Ezio Mauro, direttore di Re- pubblica, si lascia andare ed esclama: “Il futuro del Paese parte da qui”. È domenica 8 giugno, ultimo giorno di Re- pubblica delle Idee. In piazza centinaia di napoletani at- tendono l’inizio del concerto conclusivo di Enzo Avitabile e Bottari: così il festival saluta la città. È il “botto finale”, che condensa tutta l’energia e l’entusiasmo di chi ha se- guito la kermesse. Nell’aria tiepida del tardo pomeriggio c’è un clima familiare e l’allegria della festa, come solo i napoletani sanno fare. Repubblica delle idee a Napoli. Com’è andata? Magnificamente. Avevamo molta voglia di venire qui a Napoli. Con questa città abbiamo una storia molto anti- ca: una delle prime edizioni locali di Repubblica è nata proprio qui ventiquattro anni fa. Abbiamo un legame mol- to forte con questa città e siamo convinti che il tema di quest’anno, “Riscrivere il Paese” non si possa compiere se non cominciando dal Sud, quindi era il momento giusto di venire a Napoli. Cosa significa riscrivere il Paese, soprattutto parten- do da Napoli? Il Sud deve essere al centro degli impegni per il futuro del Paese. Questo vuole dire parlare di lavoro, che oggi è il problema centrale di tutta Italia. Napoli ha un problema di disoccupazione giovanile molto forte, come ce l’ha tutto il Paese. Per questo nel riscrivere il Paese è necessario mettere il lavoro al primo posto. Credo che il Governo ne sia consapevole. Che risposta ha dato la cittadinanza alla Repubblica delle Idee? Abbiamo avuto una risposta che non ci aspettavamo e che non abbiamo avuto da altre parti. Avevamo avuto molta attenzione e partecipazione ovunque, ma l’affetto di Napoli mai. La gente per strada ci diceva grazie, ma siamo noi che dobbiamo ringraziare Napoli. Ci torneremo sicuramente. Qual è l’immagine del futuro del giornalismo che è ve- nuta fuori dalla Repubblica delle Idee? È venuta fuori la conferma che negli anni della crisi e del- la difficoltà il giornalismo si sa inventare nuove strade e nuove forme di espressione. Queste sono coerenti con il mondo del cartaceo, quello che ha creato il marchio e il rapporto con i lettori, che ha creato la community. Pensia- mo cos’era ieri sera questa piazza (ndr, Piazza del Gesù) per Webnotte Live. Tutto questo è nato da un giornale, fatto da gente del giornale e riporta al giornale. Solo due anni fa non lo avremmo creduto possibile. Quale idea sul giornalismo cartaceo oggi? Rispetto ad altri mezzi più veloci il giornale può fare una riflessione sul nocciolo culturale di problemi che abbia- mo davanti. In questo il prodotto cartaceo riesce molto meglio. In questa occasione, per esempio, noi abbiamo messo a disposizione di Napoli e di tutto il Paese, secon- do il ruolo che riveste il giornale, una merce preziosissima che sono le idee. Naturalmente non soltanto le nostre: le nostre firme hanno parlato del mestiere, del Paese e dei problemi internazionali. Poi ci siamo confrontati con artisti, intellettuali, studiosi, specialisti di altri paesi e al- tre culture. Abbiamo incontrato il premio nobel Spence e ascoltato le opinioni di tanti altri ancora: è proprio questo il compito di un giornale. Ci sono nuove idee per il futuro del giornalismo? Ce ne sono già molte. Basti pensare all’incrocio tra car- ta e web e soprattutto all’innovazione che è il motore di tutto. Sono nate un sacco di operazioni giornalistiche che non c’erano fino a pochi anni fa. Insomma, diciamo che la macchina infernale del giornale è in movimento. Chiudere Repubblica delle Idee con il concerto di Enzo Avitabile e dei Bottari, antica tradizione popolare campana, cosa vuol dire? Vuol dire rispettare il territorio. Repubblica delle Idee non è un’astronave che arriva da lontano e si posa qui e quan- do va via non lascia nulla, ma si incrocia con il territo- rio. Pensiamo al grande successo degli ospiti che sono venuti da fuori come Roberto Benigni che ha dialogato con Eugenio Scalfari oppure l’affollatissimo incontro con Zygmunt Bauman. Pensiamo anche alla meraviglia che è stato il dibattito con Tony Servillo con il teatro San Car- lo pieno. Il successo di Rocco Hunt lo abbiamo toccato con mano ieri con i ragazzi che lo aspettavano, correvano quando lo hanno visto arrivare e l’hanno scortato quando è andato via. La stessa cosa si è vista con Avitabile per due sere di seguito. È il territorio che in quel momento si riconosce in un personaggio che si carica di significati di rappresentanza. È stata una cosa molto bella. Anche con Renzi c’è stato lo stesso riconoscimento? Per lui credo ci sia stata molta curiosità e attenzione: è un presidente del Consiglio nuovo, giovane. Si è affidato a Renzi anche chi ha ancora delle resistenze ma è curioso di capire se questa promessa di cambiamento si compirà davvero, anche perché si rende conto che il Paese ha as- solutamente bisogno di cambiamento. Qual è stata l’idea migliore del festival? Il giornalismo può andare a conquistare territori che non pensava fossero suoi. Adesso noi dobbiamo essere all’al- tezza di quello che Napoli ci ha rivelato. Rossella Grasso

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INCHIOSTRO NUMERO SPECIALE

Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www.inchiostronline.it

Numero speciale in occasionede La Repubblica delle Idee Napoli, 9 giugno 2014

«Il futuro riparte da qui»Ezio Mauro Il direttore traccia il bilancio della terza edizione di Repubblica delle Idee

Osserva soddisfatto piazza del Gesù. Ha trascorso tre giorni nel cuore di Napoli. Ora Ezio Mauro, direttore di Re-pubblica, si lascia andare ed esclama: “Il futuro del Paese parte da qui”. È domenica 8 giugno, ultimo giorno di Re-pubblica delle Idee. In piazza centinaia di napoletani at-tendono l’inizio del concerto conclusivo di Enzo Avitabile e Bottari: così il festival saluta la città. È il “botto finale”, che condensa tutta l’energia e l’entusiasmo di chi ha se-guito la kermesse. Nell’aria tiepida del tardo pomeriggio c’è un clima familiare e l’allegria della festa, come solo i napoletani sanno fare.

Repubblica delle idee a Napoli. Com’è andata?Magnificamente. Avevamo molta voglia di venire qui a Napoli. Con questa città abbiamo una storia molto anti-ca: una delle prime edizioni locali di Repubblica è nata proprio qui ventiquattro anni fa. Abbiamo un legame mol-to forte con questa città e siamo convinti che il tema di quest’anno, “Riscrivere il Paese” non si possa compiere se non cominciando dal Sud, quindi era il momento giusto di venire a Napoli.

Cosa significa riscrivere il Paese, soprattutto parten-do da Napoli?Il Sud deve essere al centro degli impegni per il futuro del Paese. Questo vuole dire parlare di lavoro, che oggi è il problema centrale di tutta Italia. Napoli ha un problema di disoccupazione giovanile molto forte, come ce l’ha tutto il Paese. Per questo nel riscrivere il Paese è necessario mettere il lavoro al primo posto. Credo che il Governo ne sia consapevole.

Che risposta ha dato la cittadinanza alla Repubblica delle Idee?Abbiamo avuto una risposta che non ci aspettavamo e che non abbiamo avuto da altre parti. Avevamo avuto

molta attenzione e partecipazione ovunque, ma l’affetto di Napoli mai. La gente per strada ci diceva grazie, ma siamo noi che dobbiamo ringraziare Napoli. Ci torneremo sicuramente.

Qual è l’immagine del futuro del giornalismo che è ve-nuta fuori dalla Repubblica delle Idee?È venuta fuori la conferma che negli anni della crisi e del-la difficoltà il giornalismo si sa inventare nuove strade e nuove forme di espressione. Queste sono coerenti con il mondo del cartaceo, quello che ha creato il marchio e il rapporto con i lettori, che ha creato la community. Pensia-mo cos’era ieri sera questa piazza (ndr, Piazza del Gesù) per Webnotte Live. Tutto questo è nato da un giornale, fatto da gente del giornale e riporta al giornale. Solo due anni fa non lo avremmo creduto possibile.

Quale idea sul giornalismo cartaceo oggi?Rispetto ad altri mezzi più veloci il giornale può fare una riflessione sul nocciolo culturale di problemi che abbia-mo davanti. In questo il prodotto cartaceo riesce molto meglio. In questa occasione, per esempio, noi abbiamo messo a disposizione di Napoli e di tutto il Paese, secon-do il ruolo che riveste il giornale, una merce preziosissima che sono le idee. Naturalmente non soltanto le nostre: le nostre firme hanno parlato del mestiere, del Paese e dei problemi internazionali. Poi ci siamo confrontati con artisti, intellettuali, studiosi, specialisti di altri paesi e al-tre culture. Abbiamo incontrato il premio nobel Spence e ascoltato le opinioni di tanti altri ancora: è proprio questo il compito di un giornale.

Ci sono nuove idee per il futuro del giornalismo?Ce ne sono già molte. Basti pensare all’incrocio tra car-ta e web e soprattutto all’innovazione che è il motore di tutto. Sono nate un sacco di operazioni giornalistiche che

non c’erano fino a pochi anni fa. Insomma, diciamo che la macchina infernale del giornale è in movimento.

Chiudere Repubblica delle Idee con il concerto di Enzo Avitabile e dei Bottari, antica tradizione popolare campana, cosa vuol dire?Vuol dire rispettare il territorio. Repubblica delle Idee non è un’astronave che arriva da lontano e si posa qui e quan-do va via non lascia nulla, ma si incrocia con il territo-rio. Pensiamo al grande successo degli ospiti che sono venuti da fuori come Roberto Benigni che ha dialogato con Eugenio Scalfari oppure l’affollatissimo incontro con Zygmunt Bauman. Pensiamo anche alla meraviglia che è stato il dibattito con Tony Servillo con il teatro San Car-lo pieno. Il successo di Rocco Hunt lo abbiamo toccato con mano ieri con i ragazzi che lo aspettavano, correvano quando lo hanno visto arrivare e l’hanno scortato quando è andato via. La stessa cosa si è vista con Avitabile per due sere di seguito. È il territorio che in quel momento si riconosce in un personaggio che si carica di significati di rappresentanza. È stata una cosa molto bella.

Anche con Renzi c’è stato lo stesso riconoscimento?Per lui credo ci sia stata molta curiosità e attenzione: è un presidente del Consiglio nuovo, giovane. Si è affidato a Renzi anche chi ha ancora delle resistenze ma è curioso di capire se questa promessa di cambiamento si compirà davvero, anche perché si rende conto che il Paese ha as-solutamente bisogno di cambiamento.

Qual è stata l’idea migliore del festival?Il giornalismo può andare a conquistare territori che non pensava fossero suoi. Adesso noi dobbiamo essere all’al-tezza di quello che Napoli ci ha rivelato.

Rossella Grasso

INCHIOSTRO NUMERO SPECIALE

Photogallery Una grande festadi 4 giorni per riscrivere il Paese

InchiostroAnno XIV numero speciale9 giugno 2014www.unisob.na.it/inchiostrowww.inchiostronline.it

Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Direttore editorialeLucio d’Alessandro

Direttore responsabilePierluigi Camilli

Coordinamento scientificoArturo Lando

ResponsabiliGianmarco Della RagioneAnna DichiaranteAlfonso FasanoClaudio Pellecchia

Coordinamento redazionaleAlfredo d’AgneseCarla MannelliAlessandra OrigoGuido Pocobelli Ragosta

In redazioneGianmarco Altieri, Roberta Campassi, Mariana Cavallone, Roberta Cordisco, Diego De Carlo, Elisabetta de Luca, Lara De Luna, Lisa D’Ignazio, Diletta Della Rocca, Gianluca Esposito, Lorenzo Ena, Barbara Gigante, Daniele Gargagliano, Rossella Grasso, Simone Giannatiempo, Nicola Lo Conte, Paola Marano, Rita Murgese, Vincenzo Nappo, Roberto Panetta, Lucia Francesca Trisolini,Germana Squillace, Valentina Trifiletti, Francesco Ungaro, Ciriaco Viggiano

Grafica Biagio Di Stefano

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa 80135 Napoli via Suor Orsola 10Partita Iva 03375800632

Redazione80135 Napoli via Suor Orsola 10 tel. 081.2522212/226/234 fax 081.2522212Registrazione Tribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

“R” non è solo la sedicesima lettera dell’alfabeto. E’ un monito, un avvertimento, un segnale. Per chi ha frequen-tato negli ultimi quattro giorni il teatro San Carlo e Palaz-zo Reale, l’enorme “R” bianca che giganteggia su piazza Trieste e Trento non è stata solo la “R” di “Repubblica”, ma l’imperativo che è stato scelto come messaggio: Ri-scrivere il Paese. Il Festival ha tentato di farlo con ospiti di eccellenza, per poi raggiungere l’apice del successo con l’incontro tra il premio Oscar Roberto Benigni e il fondatore di “Re-pubblica” Eugenio Scalfari. Le grandi firme del quotidia-no romano hanno instaurato un dialogo con il pubblico, svelando le dinamiche del la-voro giornalistico e i meccani-smi affascinanti che mettono in moto la macchina dell’infor-mazione. Vere“officine”, coordinate da Dario Del Porto e Giovanni Marino, dove ogni genere di scrittura giornalistica è stato non solo spiegato, ma anche raccontato con la partecipa-zione dell’esperienza dai pro-tagonisti di questo mestiere.Nello spazio dedicato alle “officine” il giornalismo è sta-to declinato in tutte le sue sfaccettature, dall’attività del fotoreporter analizzata da Mi-chele Smargiassi, al giornali-smo investigativo raccontato da Carlo Bonini e Piero Colaprico. Dall’ indagine socia-le che, come spiegano Maria Novella De Luca e Vera Schiavazzi, può interrogarsi sul perché i giovani sentano la necessità di intraprendere sfide alcoliche su internet, al giornalismo che diventa l’occhio di bue che illumina i retroscena della cronaca per raccontare la notizia. Lo ha fatto Liana Milella quando si è occupata delle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. Il giornalismo può essere anche un rischio quando assume i panni dell’inchiesta e lo dimostra la testimonianza di Daniele Mastrogiaco-mo, rapito dai talebani in Afghanistan nel 2007. Dario Cresto-Dina e Conchita Sannino raccontano lo ‘scoop’ e sorridono quando riflettono che nell’era in cui si invita alla multimedialità e allo studio dell’inglese, la vaticanista Giovanna Chirri può vantare lo scoop sulle dimissioni di Papa Ratzinger grazie alla conoscenza del latino.Ogni mattina Napoli ha ospitato “Casa Repubblica” nel-la cappella Palatina di Palazzo Reale dove il direttore

Ezio Mauro, con altre firme del web, da Massimo Raz-zi a Giuseppe Smorto, ha aperto virtualmente le porte della redazione romana e stimolato una riflessione sulle potenzialità del giornalismo multimediale. Oltre alle “of-ficine”, i “twitter time”, i “dialoghi”, gli “show”. Posti a sedere tutti occupati per lo spettacolo di Serena Dandi-ni “Ferite a morte”. Fila lunghissima anche per assistere all’intervento del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky e del regista premio Oscar Paolo Sorrentino in ricordo di Giuseppe D’Avanzo, firma celebre di “Repubblica” e figura sempre ricordata nel corso del Festival.Unica nota dolente la protesta dei disoccupati all’ester-

no del San Carlo mentre il ma-xi-schermo proiettava l’incon-tro in corso in quel momento tra il premier Matteo Renzi e il direttore Ezio Mauro. Due i leit motiv di questa “Repubblica delle idee”: l’esito delle elezioni europee e gli scandali Expo e Mose. “Quale politica dopo le Europee?” è stato intitolato il Twitter time con Claudio Tito, mentre il dialogo tra Lucio Ca-racciolo e Federico Rampini ha cercato di rispondere alla do-manda: “E adesso, quale Eu-ropa?”. Si è parlato di opinione pubblica nella ‘società liquida’ con Zygmunt Bauman e di ‘de-mocrazia ibrida’ con Stefano Rodotà. In risposta ai recenti

scandali sulla corruzione al Nord, Renzi ha detto di voler puntare sulla cultura e il premier ha speso parole di elo-gio per il teatro San Carlo, tempio sacro della tradizione artistica. Dallo stesso palco e sullo stesso argomento Roberto Benigni, dopo il selfie con Scalfari, ironizza: «La prossima ‘Repubblica delle idee’ la facciamo a Venezia». E intanto nel suo saluto di chiusura Ezio Mauro annun-cia che la prossima edizione sarà sempre in una città di mare.Lo scenario che in questi quattro giorni si è presenta-to a Napoli ha davvero lasciato sperare che possa es-sere riscritto il Belpaese. Per anni il giornalismo è stato costretto a scrivere le miserie di un’Italia dimentica di sé. Come ha ripetuto più volte in questi giorni Vittorio Zucconi citando Montanelli: «Per fare il giornalista ci vogliono buone scarpe e uno stomaco di ferro». Non lo dimenticheremo.

Roberta Cordisco

I grandi momenti Le immagini degli eventi più attesi di Repubblica delle Idee. Dall’alto a sinistra,in senso orario, l’incontro tra Benigni e Scalfari, l’intervista di Matteo Renzi con Ezio Mauro, i ra-gazzi della Scuola di Giornalismo al lavoro e una sessione delle Officine con Vittorio Zucconi

Un’idea a forma di RIl diario della manifestazione organizzata dal quotidiano

«Il mestiere del giornalista è difficile, carico di responsabilità, con orari lunghi, anche notturni e festivi, ma è sempre meglio che lavorare». Al di la dell’aspetto ironico, la frase di Luigi Barzini, poi ripresa anche da Indro Montanelli, fotografa la re-altà legata alla professione del giornalista. Un ”mestiere” solo apparentemente uguale a se stesso. In realtà, sensibile più di altri ai continui cambiamenti della società.Fonti, ricerca della verità, rapporto tra informazione veloce e informazione corretta: sono questi i temi del giornalismo mo-derno, in un mondo in cui dominano la rete e i social network e le notizie sono a portata di tweet. Chiunque potrebbe im-provvisarsi reporter, sfruttando il vantaggio della velocità con cui le notizie viaggiano su internet. Una foto scattata con lo smartphone al momento giusto, la mezza frase ascoltata per caso e poi riportata su Facebook, il video del testimone occa-sionale: lo scoop è oramai alla portata di tutti e non più solo dei grandi colossi dell’informazione. Anche Luigi Vicinanza, direttore editoriale del gruppo Finegil, non ha dubbi: «Il web non è il futuro: è già il presente». Il mondo non ha più bisogno di professionisti del giornali-smo? La risposta è no. L’istantaneità dei nostri tempi ha dei pregi, ma non risolve il bisogno dell’approfondimento, del-la ricerca di quello che sta dietro alle notizie. Perché queste possono certamente avere una diffusione rapidissima, ma senza la necessaria analisi retrostante rischiano di diventare un contenitore vuoto. Quello che Carlo Bonini chiama “elogio della lentezza” è, perciò, ancora il futuro verso il quale viaggia questa professione, senza per questo voler smentire quanto affermato da Vicinanza. Non ha dubbi l’ex allievo di Giuseppe D’Avanzo: «L’eredità di D’Avanzo è il cosiddetto giornalismo dei fondamentali, la scrittura che rispetta le regole fonda-mentali del mestiere e la ricerca rigorosa della verità». Regola aurea. In tutte le sue forme, il giornalismo è investigazione della realtà. Soprattutto quando si decide di informare su ciò che accade nelle stanze della politica. La quale, se si sente minacciata, cerca di ridurre il giornalista al silenzio, facendo terra bruciata intorno, come il Charles Foster Kane di “Quarto Potere”. Aspetto che mai come oggi, in pieni scandali Expo e Mose, torna prepotentemente d’attualità.Sarebbe facile piegarsi all’“informazione fast food”, limitan-dosi a riportare qualcosa senza spiegarne i retroscena. E’ il tratto distintivo del giornalista, dei professionisti come Bonini o Pietro Colaprico, che ha rivoluzionato il linguaggio di Tan-gentopoli, lo scandalo dei nostri tempi. C’è ancora bisogno di chi risponda al bisogno di contenuti manifestato dai lettori. Poco importa se avviene con l’online o con il vecchio, fascinoso, quotidiano cartaceo: chi vuol esse-re informato, vuole esserlo tout court in modo da poter essere protagonista attivo della realtà che lo circonda. Ecco perché, nonostante internet, i social e la tecnologia a portata di mano, c’è ancora bisogno del giornalismo vecchio stile, che indaga, svela, spiega e approfondisce. Un “mestiere” che, come “Il Gattopardo” di lampedusiana memoria, cambia sempre per non cambiare mai.

Claudio Pellecchia

Il giornalismo del domaniWeb e ricerca della verità

Parole ed esperienze dei protagonisti dell’informazione