Ex-Press DAIRY · sione e tanta umiltà per imparare a gestire al meglio questo giornale. Può...

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Ex- Press Dalla stampa internazionale di settore, in italiano, una selezione dei migliori articoli tecnici DAIRY Contiene I.P. Gennaio - Febbraio 2016 - Anno 20, n.1 - Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. 70% DCB Piacenza - Una copia 6,80 ALIMENTAZIONE Nutrirle per farle riprodurre Alimentare i vitelli in inverno SALUTE I diversi volti di Mycoplasma Polmonite da Mycoplasma nei vitelli MASTITI & CO. La diagnosi della mastite bovina Cura dei capezzoli in inverno

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Ex-PressDalla stampa internazionale di settore, in italiano,

una selezione dei migliori articoli tecnici

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ALIMENTAZIONE

Nutrirle per farleriprodurre

Alimentare i vitelliin inverno

SALUTE

I diversi voltidi Mycoplasma

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La diagnosi dellamastite bovina

Cura dei capezzoliin inverno

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Diteci le vostre

opinioni!

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“Tutto quello che c’è di piccolo è tutto quello che c’è di più belloe di più grande.Tutto quello che c’è di nuovo è tutto quello che c’è di più belloe di più grande.Tutto quello che comincia ha una virtù che non si ritrova mai più.Una forza, una novità, una freschezza come l’alba. Una giovinezza, un ardore.Un’ingenuità.Il primo giorno è il più bel giorno.”(Charles Peguy)

Carissimi lettori di Ex-Dairy Press,per augurarvi buon anno abbiamo scelto di cominciare l’editoriale delnostro primo numero con questa poesia di Peguy. Sono i cari auguriche vogliamo fare a voi per questo 2016, perché ogni giorno di questoanno possiate godere della gioia di un nuovo inizio, e sono anche leprime parole con cui iniziamo questa nuova avventura...

Come già sapete, infatti, da quest’anno nella redazione di Ex-Dairy Press,insieme a Delia, cui non potevamo rinunciare e che ci accompagneràcome una madre premurosa, entriamo attivamente anche noi due, Mariae Valentina. Vi starete chiedendo chi siamo e da dove veniamo…siamo due amiche,entrambe veterinarie.

Valentina, 35 anni, sposata e con 4 figli, milanese di nascita e berga-masca di adozione dopo il matrimonio... Come molti, da sempre vole-vo studiare veterinaria, nonostante non mi piacesse l’idea di fare il cli-nico dei piccoli animali... mi sono appassionata alla microbiologia e al-le malattie infettive, in particolar modo alla gestione degli allevamentidei bovini da latte tanto da accettare dopo la laurea una borsa di stu-dio sulla paratubercolosi e poi il dottorato di ricerca sulla mastite daaureus. Poiché era difficile rimanere a far ricerca in università, dopo unaparentesi da informatore farmaceutico ho lavorato nel campo dell’alimen-tazione e della genetica come product manager e tecnico commerciale,fino ad incontrare Delia ed Enrica, durante la fiera di Cremona di 2 an-ni fa.

Maria, 34 anni, sposata, mamma di Davide, vive in provincia di Milano…Finita ragioneria, mi sono appassionata al mondo della veterinaria perl’interesse verso il ruolo del veterinario nel tutelare la salute pubblica.Dopo la laurea ho sempre lavorato in laboratorio nell’ambito della ri-cerca scientifica e ho conseguito il titolo di dottore di ricerca in Igienee Sanità Pubblica con una tesi sui fattori di patogenicità dell’aureus. Lamia avventura con Ex-Dairy Press e le sue meravigliose fondatrici haavuto inizio con una telefonata di Valentina mentre tornava dalla fieradi Cremona, quello stesso giorno di due anni fa…”

Nel frattempo, abbiamo conseguito nel 2013 anche il diploma di spe-cialità in “Igiene e Tecnologia del latte e derivati”.

Editoriale

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Dunque, per riassumere: ci piace leggere, studiare e vivere nel mondodegli allevamenti da latte!!! Perciò potete immaginare come l’incontrocon Ex-Dairy Press sia stato per noi un vero e proprio “colpo di fulmi-ne”!!!

Quindi, cercheremo di raccogliere con onore ed entusiasmo questo pre-zioso testimone da Enrica e Delia, che 19 anni fa hanno avuto la bril-lante idea, la geniale inventiva e il coraggio imprenditoriale di fondarequesta rivista per aiutare voi allevatori, tecnici e veterinari a rimanerein contatto col mondo internazionale della zootecnia da latte.Sappiamo di avere un compito non semplice, perché la loro lungimi-ranza e il modo con cui in questi anni “si sono prese cura di voi” ri-mane per tutti speciale, ma da parte nostra vogliamo metterci tanta pas-sione e tanta umiltà per imparare a gestire al meglio questo giornale. Può darsi che qualcosa pian piano cambi, mano a mano che diventere-mo sempre più capaci di esprimere le nostre passioni e di interpretarei vostri interessi, ma non temete, l’anima di Ex-Dairy non verrà stravol-ta per nessun motivo!

Il nostro desiderio è che questa rivista diventi sempre più uno strumen-to di lavoro indispensabile per tutti voi, un vero e proprio aiuto per illavoro importantissimo e splendido che fate, cioè mantenere in vita efar produrre uno dei settori più importanti della nostra economia.Per questo scopo è sempre più necessario che si sviluppi ancora di piùun rapporto diretto con voi, e anche le nostre scelte future di sviluppa-re il “volto I-tech” della rivista avranno lo scopo di favorire il dialogo ela relazione tra noi e voi.

Benjamin Franklin ha detto: “Tell me and I forget, “Parlami e dimenticherò,Teach me and I may remember Insegnami e forse ricorderòInvolve me and I learn.” Coinvolgimi e imparerò”

Auguri di un buon nuovo inizio a Ex-Dairy Press e a voi tutti auguri dibuon lavoro!

Editoriale

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Sommario7

Abbonamento annuo (6 numeri) 40 €. Abbonamento on-line 30 €. Abbonamento all’estero 50 €. Numero arretrato 6,80 €.Il pagamento può essere effettuato: - con versamento sul c/c postale n° 39438205 intestato a: E.D. Press s.n.c.- inviando assegno non trasferibile intestato a: E.D. PRESS s.n.c.- effettuando un bonifico bancario sul C/C BANCOPOSTA - IBAN IT28J0760101600000039438205.- con PayPal collegandosi al sito: www.dairypress.com

Direttore ResponsabileDelia Pertici

Traduzione e EditingDelia Pertici FraschiniMaria MazzilliValentina Daprà

CollaborazioniMattia Olivari

ImpaginazioneTip.Le.Co. - Piacenza

In copertina:In copertina: La generazione che non ha mai sen-tito muggire una vacca. Questa foto è stata scat-tata durante una giornata di visite ad aziende agri-cole promossa dalla organizzazione britannica LE-AF (Link environment and farming, cioè avvicina-re l’ambiente e l’agricoltura) tramite l’iniziativaOpen Farm Sunday, partita nel 2006. Nella primadomenica, le aziende che hanno aderito all’inizia-tiva hanno accolto 30.000 visitatori e da allora nehanno avuti oltre 100.000 all’anno. Il 7 giugno2015, il giorno in cui è stata scattata questa foto,i visitatori sono stati un record di 291.000!

Editore:E.D. Press s.n.c.Via Nino Bixio, 3420098 S. Giuliano Milanese (MI)telefono: 348/2660385 - 333/5976047 -392/1138308e-mail: [email protected] web: www.dairypress.com

Copyright: L’utilizzo dei testi protetti da copyright è stato concordato con i detentoriprima della pubblicazione.

Disclaimer: I prodotti commerciali citati in questa rivista ven-gono riportati esclusivamente per rispettare la fe-deltà al testo tradotto ed hanno solamente unoscopo informativo. E.D.Press non sostiene neces-sariamente questi prodotti, né ha una posizione di-scriminante nei confronti di altri prodotti analoghiche possono essere altrettanto adatti.

Anno 20 - n. 1 - Gennaio - Febbraio 2016Stampa: Tip.Le.Co. - PiacenzaSpedizione: Tip.Le.Co. - PiacenzaChiuso in tipografia il 20 Gennaio 2016

Registrazione presso il Tribunaledi MilanoN. 86 del 24/02/97

Indice inserzionisti 78

seguiteci su

AlimentazioneNutrirle per farle riprodurre 7Vitelli: consigli per alimentarli quando fa freddo 11Zolfo: mai senza, ma neppure mai troppo! 14Le papille ruminali si modificano durante la transizione 18Cosa aspettarsi dal proprio alimentarista 20

GestioneManze: come allevarle per raggiungere gli obiettivi 22Problemi con la qualità del latte? Ripartite dalla base! 25Come imparare ad essere produttivi 29

SaluteI diversi volti di Mycoplasma 33La polmonite da Mycoplasma nei vitelli 45Dermatite digitale: una battaglia che stiamo vincendo? 53

Mastiti & Co.La diagnosi della mastite bovina: dove siamoarrivati e dove stiamo andando 57La cura dei capezzoli in inverno 61

GeneticaRazze: il conflitto è sempre più acceso 64

AttualitàDal cuore della Svizzera una Bruna davvero originale 69

RubricheL’angolo delle interviste: Enrico Brusaferri 72Dal mondo 76

Quando, all’inizio degli anni ‘70, HarryAnderson imparava la pratica della fe-condazione artificiale, non c’era biso-gno di chiedersi se una vacca fosseo meno in calore. “Era quasi come sestessero ferme in piedi con una luceaccesa lampeggiante con la scritta:”Fecondami!” racconta Anderson. “Equando mio papà aveva iniziato a fe-condare le vacche 20 anni prima, eraancora più facile e lui aveva normal-mente il 70-80% di tasso di concepi-mento.”Sono cambiate molte cose da quan-do nel 1952 il padre di Anderson fon-dò la “Anderson Breeding Services” aModesto, in California. In particolare,sono decisamente aumentate le di-mensioni delle aziende rispetto allamedia del passato, che era di circa 50animali. Oggi, l’azienda di Andersonserve 20.000 vacche appartenenti a 12aziende che vanno dai 500 ai 3.500capi, nell’area di Modesto. Anche laproduzione di latte negli ultimi 5 an-ni è aumentata in modo esponenzia-le. “In passato, le vacche non dove-vano lavorare così duramente,” affer-ma Anderson. “Grazie ai miglioramen-ti raggiunti in genetica e nella gestio-ne, oggi le vacche sono unospettacolo di produttività.”

I tre livelli della nutrizionedelle vacche da latte

Una cosa che non è cambiata è la ne-cessità che hanno le vacche di parto-rire in modo efficiente, di entrare inlattazione e di fare latte.

“L’efficienza riproduttiva e il successocon cui le aziende allevano la loro ri-monta, sono a mio parere i due fatto-ri principali per il successo finale del-le aziende da latte,” afferma Anderson.Sebbene la riproduzione oggi sia unagrande sfida, Anderson non è dispo-sto ad arrendersi.“Non è necessariamente vero che lemandrie ad alta produzione non pos-sano raggiungere un buon livello ri-produttivo, perché vedo che succedeogni giorno, ma questo richiede sfor-zi ed esperienza da parte di tutti glioperatori che lavorano in questi alle-vamenti.”Quale è la variabile più importanteche è necessario controllare per man-tenere un’elevata efficienza riprodutti-va nelle vacche ad alta produzione?“La nutrizione, senza dubbio,” affermaAnderson. “Per ottenere il concepi-mento, lo sperma deve incontrarel’ovulo. Possiamo rilasciare corretta-mente lo sperma, ma la vacca deveessere fisicamente capace di produr-re un ovulo di qualità e gli ormoninecessari perché possa accadere ilmiracolo della riproduzione. Pochi anni fa, al meeting annuale delDairy Cattle Reproduction Council(DCRC), Anderson aveva ascoltato unapresentazione fatta dal dottor JosèSantos, uno scienziato dell’Universitàdella Florida. La discussione di Santossui tre livelli della nutrizione convinsemolto Anderson, perchè rispecchiava

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Nutrirle per farleriprodurreQuali sono gli elementi essenziali per una riproduzione disuccesso? Ne parla in questo articolo un esperto statuniten-se, il quale - oltre a presentare i tre diversi livelli di nutri-zione cui mirare per potere ottenere una riproduzione efficien-te - mette anche in luce le principali problematiche nell'am-bito riproduttivo ed elenca i punti critici della gestione che se-condo lui potrebbero aiutare ad avere un programma ripro-duttivo che funzioni.

>>>

fedelmente le condizioni da lui osser-vate sul campo. Questi 3 livelli sono:

Livello 1 - Sopravvivenza: un animaledeve mangiare per sopravvivere epreservare i processi vitali come la re-spirazione, la circolazione, ecc. Al mi-nimo livello di base, è la nutrizioneprima di tutto che permette all’anima-le di continuare a vivere.

Livello 2 - Lattazione: i mammiferiproducono il latte per nutrire i loropiccoli dopo il parto. I nutrienti dispo-nibili al di là della sopravvivenza sa-ranno tutti convogliati nella lattazione.

Livello 3 - Riproduzione: la riproduzio-ne avverrà in modo efficiente solo segli altri bisogni sono soddisfatti.Questo è il motivo per cui sono ne-cessarie maggiori risorse nutritive perassicurare le normali funzioni endocri-ne necessarie per sostenere la vita, lalattazione e la creazione di un nuovoessere.“Secondo me, tutto questo ha moltosenso” sostiene Anderson. “Questospiega perché, per esempio, fare deitagli sulla nutrizione in periodi in cuiil prezzo del latte é basso e/o il costodel cibo è alto invariabilmente porta aproblemi di riproduzione.Virtualmente, oggi tutti gli allevamen-

ti fanno un lavoro da buono ad ec-cellente nel soddisfare i Livelli 1 e 2,ma è necessario uno sforzo supple-mentare e grande abilità per raggiun-gere il Livello 3. Si tratta anche di untraguardo più fragile da mantenere,da cui le aziende potrebbero allonta-narsi nel tempo, per i motivi più di-versi.”

La connessione nutrizione-fertilità

Santos ha dedicato la sua carriera nel-la ricerca veterinaria e nella scienzadell’allevamento da latte a studiare larelazione tra nutrizione, salute dellavacca e riproduzione. Il suo scopo ècercare di capire meglio come leaziende possano raggiungere stabil-mente il “Livello 3”. Si è imparatomolto sull’importanza della salute intransizione, e sugli effetti dannosi chei problemi al parto e le malattie nelpost-parto possono avere sulla conse-guente fertilità. “Le vacche che hannoproblemi nel post-parto hanno un ri-tardato ritorno all’ovulazione, un ri-dotto numero di gravidanze per inter-venti di fecondazione e un aumentodei riassorbimenti embrionali,” affer-ma Santos. “Poiché non conosciamoancora completamente i meccanismidi come e perché capitano queste bat-

< Nutrirle per farle riprodurre

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> Secondo Anderson,la variabile più

importante che ènecessario

controllare permantenere un’elevataefficienza riproduttiva

nelle vacche adalta produzione è senza

dubbio la nutrizione.

tute d’arresto, dobbiamo scegliere unapproccio più su larga scala per pre-venire i fattori di rischio che predi-spongono le vacche ad ammalarsi du-rante la fase di transizione. Questemisure preventive includono:1. migliorare la gestione delle vacchein transizione e dei gruppi;

2. formulare diete adeguate a preveni-re le malattie del periparto associa-te con il bilancio energetico nega-tivo e l’ipocalcemia;

3. diminuire i problemi al parto attra-verso la selezione genetica e l’at-tenzione al parto;

4. minimizzare l’incidenza di mastiti eproblemi podalici.

Il bilancio energetico negativo è unarealtà delle prime fasi della lattazio-ne, esacerbato in primo luogo dallascarsa assunzione di cibo. SecondoSantos, gli sforzi nutrizionali dovreb-bero essere tesi a minimizzarlo il piùvelocemente possibile per un buonnumero di ragioni. Grazie alle sue ri-cerche, ha scoperto infatti che le vac-che che perdono peso corporeo acausa del bilancio energetico negativodurante i primi 65 giorni post-partohanno più probabilità di essere ano-vulari alla fine del periodo di attesavolontaria, hanno un minor numero digravidanze per interventi di feconda-zione e hanno un maggior rischio diriassorbimento dopo la prima insemi-nazione post-partum.Queste battute d’arresto sono dovutein parte alle conseguenze che accom-pagnano il bilancio energetico negati-vo e la perdita di peso corporeo, spie-ga Santos. Per esempio, un’alta con-centrazione di acidi grassi non esteri-ficati (NEFA) è il risultato della mobi-lizzazione delle riserve tissutali daidepositi, principalmente dal grasso.“Un’alta concentrazione di NEFA nelsangue e una lunga esposizione adessi, sembra avere un impatto nega-tivo sull’immunità e sulla riproduzio-ne nelle vacche da latte. Alcuni NEFAcompromettono la qualità degli ooci-

ti, che potrebbe essere correlata conla bassa fertilità osservata durante lafecondazione,” argomenta Santos.Ovviamente, questa è una delle mol-te ragioni per cui le vacche che per-dono troppo peso corporeo hannouna scarsa riproduzione. “La mancan-za di energia riduce anche la frequen-za e le onde delle pulsazioni dell’or-mone luteinizzante, che inizia il pro-cesso di maturazione del follicolo ova-rico e di ovulazione; il risultato finaleè un ritardo nell’attività ovarica, checausa un minor numero di vacche chemanifestano estro e che concepisconoal momento della fecondazione. Ottenere un’altra gravidanza nei tem-pi giusti è anche più complicato chefar sì che le vacche ovulino di nuovo.Altri fattori da considerare sono lamanifestazione dell’estro, la qualitàdell’oocita e la vitalità embrionale. “Ilciclo estrale può essere più corto emeno intenso nelle vacche ad altaproduzione, anche se gli animali so-no sani e hanno un’eccellente inge-stione di sostanza secca giornaliera”afferma Santos, il quale attribuiscequesto fatto al basso livello circolan-te di ormone estradiolo nelle vacchead alta produzione, che può anche ri-tardare l’ovulazione e causare periodipiù lunghi di dominanza follicolare, ilche significa che al momento dell’ovu-lazione e dell’eventuale fecondazionevengono rilasciati ovuli più vecchi emeno motili. “Viene data molta enfa-si alle vacche anovulari, ma la morteembrionale precoce è un altro gran-de ostacolo per una riproduzione ef-ficiente della mandria,” dice Santos.“Le vacche anovulari non solo hannouna ridotta manifestazione estrale eun ridotto indice di concepimento, mahanno anche una sopravvivenza em-brionale compromessa.”“Un obiettivo realistico di successo ri-produttivo è il 20% o meno dellamandria anovulare entro i 60 giornidopo il parto,” sostiene Santos.

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Santos sta conducendo una ricercamodificando l’ingestione di specificiacidi grassi in vacche nel preparto eall’inizio della lattazione, che sembraessere una buona opportunità non so-lo per migliorare la fertilità del po-stpartum, ma anche per migliorare iltrasferimento dell’immunità passivanei vitelli tramite il colostro.

Prospettive tecniche

Nell’ambiente che frequenta, Andersonpuò verificare di persona qual è l’im-patto della nutrizione sulla fertilità al-l’inizio della lattazione e sulla gravidan-za. La sua prima osservazione è: “ilproblema più grande solitamente nonè la razione in se stessa. La maggiorparte dei nutrizionisti professionisti,che fanno da consulenti alle aziende,hanno un’eccellente capacità di gesti-re i fabbisogni delle vacche.” Comun-que, secondo lui ci sono molte diffe-renti “razioni” che vengono fatte inazienda, e queste includono:1. la razione che sviluppa il nutrizio-nista

2. quella messa nel carro miscelatore 3. quella che esce dal carro miscela-tore

4. quella che la vacca mangia5. quella che la vacca digerisce.

Proprio come ci sono molti passaggi fi-siologici che possono influenzare lafertilità nella vacca, ci sono molti mi-glioramenti che possono influenzare larazione che le vacche effettivamentemetabolizzano.” Sottolinea Anderson.Inoltre, le condizioni di malattia dellafase di transizione spesso abbattonol’appetito e l’assunzione di sostanzasecca e possono dunque innescareproblemi di fertilità a cascata. Il sovraf-follamento, per esempio, è un proble-ma che Anderson dice di aver osser-vato troppo spesso. La sua formula per i “4 importantielementi” per una riproduzione azien-dale di successo sono:

1. Nutrizione - formulando e sommi-nistrando razioni di “Livello 3”, conl’assistenza dei nutrizionisti.

2. Transizione - limitando i fattori dirischio per le patologie della transizio-ne, con l’assistenza dei veterinari.

3. Tecnica - trovare gli animali vera-mente in calore e fecondarli al mo-mento giusto.

4. Riconoscimento - osservare la vitadi ogni vacca e dedicare attenzionigestionali agli altri fattori che la pos-sono condurre al successo, come ilcomfort, i protocolli vaccinali, la curadei piedi, l’abbattimento dello stressda caldo e la densità di stabulazione.

Questi elementi sono influenzati pre-valentemente dal personale che gesti-sce le vacche giorno per giorno.I tecnici dell’Anderson Breeding Servi-ce raggiungono di routine tassi di con-cepimento dal 35% al 45% e tassi digravidanza a 21 giorni del 20-25%.Entrambi gli scenari sono circa più al-ti del 10% rispetto alle medie del set-tore. Secondo Anderson, le aziende dimaggior successo sono quelle gestiteda un manager che promuove la cul-tura del lavoro di squadra e che siaspetta che la persona più influentecomunichi regolarmente con gli altri.“I migliori nutrizionisti sono quelli checercano il rapporto con le personeche fecondano, monitorando regolar-mente la condizione corporea, le ma-nifestazioni dei calori, la consistenzadelle feci e lo stato del mantello. Lepersone che fecondano sono le uni-che che vedono le vacche da vicino,praticamente ogni giorno, e hannouna scrupolosa valutazione di comestanno. La maggior parte dei cambia-menti nella condizione corporea, nel-lo stato nutrizionale e nella perfor-mance riproduttiva sarà osservata daloro molto prima che siano visibili sulfoglio di calcolo del computer.”

< Nutrirle per farle riprodurre

Titolo originale:“Feeding to breed”

Autore:Maureen Hanson

Fonte: Animal HealthCenter, Dairy Herd

Management,ottobre 2015

www.dairyherd.com

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

La fase più critica e più costosa nel-l’allevamento dei vitelli e manze dalatte è il periodo prima dello svezza-mento. Durante questo periodo, i vi-telli sono estremamente suscettibili al-lo stress da freddo in presenza di unatemperatura critica più bassa di 10°Cper i vitelli appena nati e di 0°C peri vitelli più vecchi.Lo stress da freddo può indurre neivitelli la mobilizzazione del grassocorporeo, per generare calore, cau-sando così sostanzialmente una perdi-ta di peso. Inoltre, i vitelli che avran-no patito lo stress da freddo avrannoil sistema immunitario compromessoe saranno più suscettibili alle malattie. Con il freddo, se utilizzate bottiglie in-dividuali o secchi per l’alimentazione,somministrate giornalmente più latteo sostituto del latte in uno dei se-guenti modi: 1) aggiungete una som-ministrazione o un terzo pasto; 2) au-mentate di un terzo il volume sommi-nistrato, oppure 3) aumentate i soliditotali somministrati.

Gli allevatori dovrebbero lavorare conun nutrizionista per essere sicuri dinon eccedere il 15% di solidi totali nelsostituto del latte. Un tipico sostitutodel latte per vitelli dovrebbe contene-re (base secca) il 20% di proteina, (dal22% al 24% di proteina se contieneproteine non derivanti dal latte comeproteine della soia o farine di pesce)e almeno il 15% di grasso. Le fonti di

grasso nel sostituto del latte come igrassi del latte, il sego, il grasso bian-co scelto o il lardo, sono da preferi-re agli oli vegetali, che sono scarsa-mente utilizzati dai vitelli. I sostitutidel latte che contengono dal 15% al20% di grasso sono da prediligere,soprattutto per i vitelli stabulati in am-bienti più freddi. I sostituti del latteche contengono tutti i prodotti del lat-te generalmente sono migliori di quel-li che contengono proteine vegetali,oli vegetali o proteine di pesce. Se state per somministrare sostituti dellatte contenenti fonti proteiche che nonderivano dal latte, non dovreste comin-ciare prima delle tre settimane di età;dopo la terza settimana, i vitelli do-vrebbero essere in grado di digeriremeglio le formulazioni contenenti fon-ti proteiche non derivanti dal latte. I vi-telli possono essere nutriti anche conlatte mastitico o munto da vacche trat-tate se il latte ha un aspetto normalee se non è stato munto da un anima-le con mastite da stafilococchi, Myco-plasma e/o coliformi. Se i vitelli vengo-no alimentati con latte di scarto, è rac-comandata la pastorizzazione.

Il latte andrebbe somministrato aduna temperatura minima di 38,5°C oalla temperatura corporea. Se stateseguendo un programma di svezza-mento accelerato, utilizzerete un sosti-

>>>

Gli animali giovani sono particolarmente sensibili allo stressda freddo. Per aiutarli ad affrontare al meglio la stagione in-vernale, potrebbe essere fondamentale adottare alcuni ac-corgimenti per la loro alimentazione. In questo articolo, laDottoressa Erickson, della South Dakota State University, of-fre alcuni consigli per evitare i rischiosi scompensi nutrizio-nali causati dal freddo eccessivo.

Vitelli: consigli peralimentarli quando fafreddo

ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

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tuto del latte con un contenuto in pro-teine più elevato (26%-28%) e un ri-dotto contenuto di grasso (15%-20%).Per incrementare il contenuto energe-tico nel latte o nel sostituto del lattepotreste aggiungere un integratore digrasso in commercio, ma è comun-que consigliabile utilizzare prodotticreati appositamente per essere mi-scelati con liquidi. Gli studi raccoman-dano che i vitelli di razze piccole (peres. Jersey) consumino 0,7 kg di so-stanza secca (SS) con 0,14 kg di gras-so, mentre per i vitelli di razze gran-di (Holstein) è raccomandato un con-sumo di 0,9 kg di SS e 0,2 kg di gras-so al giorno, in aggiunta allo startere all’acqua fresca.Lasciate a disposizione acqua frescae pulita tutti i giorni. Con temperatu-re molto rigide, potrebbe essere ne-cessario somministrarla più volte algiorno a causa del possibile congela-mento dell’acqua, e comunque, nei

periodi più freddi, l’acqua andrebbescaldata a temperatura corporea pri-ma di essere somministrata. Il consu-mo di acqua dovrebbe essere di 3,8litri al giorno nel primo mese di vitae 7,6 litri al giorno nel secondo meseprima dello svezzamento.In aggiunta al latte o al sostituto dellatte, lasciate che i vitelli abbiano libe-ro accesso al concentrato (starter) po-chi giorni dopo la nascita. Lo starterper vitelli dovrebbe contenere minimoil 18% di proteina ed essere appetibi-le, per incoraggiare il vitello ad inizia-re a mangiare prima possibile. Inoltre,per l’accrescimento accelerato oggisono disponibili sul mercato deglistarter con un contenuto in proteinepari al 22%. Somministrare un ecces-so di proteina totale nella dieta puòportare a diarrea o a feci non forma-te. Anche lo stato fisico dello starterè importante: uno starter grossolanoe/o pellettato è preferibile rispetto aduno starter macinato finemente. Dalledue settimane di età il vitello dovreb-be consumare approssimativamente0,2 kg di starter. In prossimità del periodo dello svez-zamento, bisognerebbe iniziare ad of-frire anche del fieno di alta qualità. Solitamente i vitelli vengono svezzatitra le 6 e le 8 settimane di età, manon andrebbero svezzati a meno chenon consumino un minimo di 0,9 kgdi starter e bevano acqua per alme-no tre giorni consecutivi.Quando i vitelli sono malati e disidra-tati potrebbe rendersi necessario l’uti-lizzo di elettroliti.

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

< Vitelli: consigli per alimentarli quando fa freddo

Titolo originale:“Cold weatherfeeding advice”Autore: TraceyErickson, South

Dakota StateUniversity.

Fonte: Dairy HerdManagement,

29 Ottobre 2015.

I vitelli che patisconolo stress da freddoavranno il sistema

immunitariocompromesso e

saranno piùsuscettibili

alle malattie.

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

In this issue:Vietnam heads up new

market potential

page 563

More than a

displaced abomasum

pages 567 and 579

Your guide to this year’s

World Dairy Expo

center section

www.hoards.com September 10, 2015

Perché le vacche hanno bisogno dizolfo? Lo zolfo è essenziale per i ru-minanti; si trova negli aminoacidi me-tionina, cisteina, cistina, omocisteina etaurina. Lo zolfo è anche presente nel-la cartilagine e nelle vitamine B tia-mina e biotina. Metionina e cisteinasono considerati gli aminoacidi piùcritici poiché sono due dei 20 incorpo-rati nelle proteine. Infatti, la metioni-na dà praticamente inizio alla sintesidi tutte le proteine. Dato che la metio-nina, la tiamina e la biotina non pos-sono essere sintetizzate dalla vacca,questo si ottiene con la dieta o vienesintetizzato dai microbi del rumine.Un quantitativo adeguato di zolfo nel-la dieta consente la massima crescitamicrobica, che assicura due cose: mi-gliora la digestione del cibo e aumen-ta il quantitativo di proteina microbi-ca che raggiunge l’intestino.Quindi, è facile capire come una de-ficienza di zolfo possa compromette-re in modo diretto o indiretto tutte lefunzioni produttive.Le attuali raccomandazioni per quan-to riguarda lo zolfo sono dello 0,20%della sostanza secca nella dieta per lamaggior parte degli animali da latte,con quantitativi leggermente più alti(0,29%) raccomandati per i vitelli ali-mentati con latte o sostituto del lat-te. Il massimo livello di zolfo racco-mandato per non correre rischi è duevolte quello dei fabbisogni (0,4% del-la sostanza secca).Sul campo, se ne può spesso sommi-nistrare di più senza apparenti proble-mi; un esempio sono gli ioni solfatiaggiunti alle diete delle vacche vicino

al parto per prevenire la febbre puer-perale, i quali spesso spingono leconcentrazioni di zolfo nella dieta benoltre lo 0,5%.La tossicità dello zolfo causata da uneccesso nella somministrazione si ve-rifica più probabilmente quando lo zol-fo nella dieta viene somministrato sot-to forma di solfuro e non sotto formadi solfato. Con diete con alti livelli dizolfo possono anche verificarsi dellediarree, e un eccesso di zolfo nella die-ta è stato collegato a dei sintomi di po-lio-encefalomalacia (una malattia neu-rologica) in animali da carne.

L’eccesso di zolfoè una preoccupazione

Oggi che la parola d’ordine nell’alleva-mento moderno da latte e da carne èl’alimentazione di precisione, si potreb-be pensare che tutte le variabili do-vrebbero essere sotto controllo, dun-que perché ogni tanto si sente ancoradire che ci sono problemi e sintomi as-sociati con la tossicità dello zolfo? Nelprendere le decisioni per eliminare lepotenziali fonti di zolfo(i), l’alimento èdi solito il primo elemento da prende-re in considerazione.• Tutti gli integratori minerali vengonoaggiunti nei giusti quantitativi?

• Si tiene conto di tutti i cibi nella die-ta che contengono zolfo, inclusiquelli cambiati più di recente?

Alcuni degli alimenti usati oggi del-l’alimentazione delle vacche da lattepossono avere un’alta concentrazionedi zolfo; i solubili di distilleria (DGS,Dististillers Grains with Solubles): unsondaggio sulle DGS di 40 industrie

Zolfo: mai senza, maneppure mai troppo!Il giusto quantitativo di zolfo nella dieta consente la massi-ma crescita microbica, migliorando quindi la digestione del ci-bo e aumentando il quantitativo di proteina microbica cheraggiunge l’intestino. Ecco perché una deficienza di zolfo po-trebbe compromettere in modo diretto o indiretto tutte le fun-zioni produttive.

di etanolo del Midwest, promossodalla università del Minnesota nel2008, aveva indicato una media dello0,7% di zolfo (da 0,31 a 1,93%). Lozolfo che è presente nelle DGS nonproviene dal mais, ma probabilmentela maggior parte proviene dai prodot-ti chimici aggiunti durante la lavora-zione, soprattutto dall’acido solforicousato per la pulitura. Come risultato,il quantitativo di zolfo presente in di-

verse trebbie può variare in base aiprocedimenti utilizzati nelle diverseaziende che le producono. Ecco alcune delle domande alle qua-li bisognerebbe dare una risposta:• Ci sono diverse fonti di DGS?• La dieta è stata aggiustata in basealle analisi di un campione?

• Sappiamo cosa viene somministra-to?

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Lo zolfo (dal sanscrito sulvere e dal latinosulfur) era già noto agli antichi e viene cita-to nella storia biblica della genesi. Alcunefonti fanno derivare il termine zolfo dall’ara-bo sufra, che vuol dire giallo. Omero men-zionò lo zolfo nel IX secolo A.C. Gli antichiusavano questo elemento come medicina,come facciamo ancora noi oggi.Lo zolfo è l’elemento chimico nella tavolaperiodica con simbolo S (dal latino sulfur) enumero atomico 16. È un non metallo ino-dore, insapore, molto abbondante. La suaforma più nota e comune è quella cristalli-na di colore giallo intenso. È presente sotto forma di solfuri e solfati in molti minerali esi ritrova spesso puro nelle regioni con vulcani attivi.È un elemento essenziale per tutti gli esseri viventi, dove è presente in due amminoaci-di, la cisteina e la metionina, e di conseguenza in molte proteine. In campo industrialesi usa soprattutto per ricavarne fertilizzanti, ma anche per polvere da sparo, lassativi, in-setticidi e fungicidi. Inoltre, lo zolfo - in buona parte ricavato come scoria di raffinazionedegli idrocarburi - si trova in alcuni disinfettanti, trova largo impiego nell’agricoltura (oveè impiegato per le sue proprietà fungicide, ad esempio per combattere fitopatologie co-me l’oidio).Le grandi quantità di carbone bruciate dall’industria e dalle centrali elettriche immettonoogni giorno nell’atmosfera molto biossido di zolfo, che reagisce con l’ossigeno e il vapo-re acqueo nell’aria per formare acido solforico. Questo acido forte ricade a terra con leprecipitazioni dando luogo alle famose piogge acide che acidificano i terreni e le risorseidriche causando gravi danni all’ambiente naturale di molte regioni industrializzate.L’estrazione dello zolfo iniziò in Sicilia a partire dagli inizi del 17° secolo e si sviluppòrapidamente fino a raggiungere nel 1820 la quota di 378 000 tonnellate, pari ai 4⁄5 del-la produzione mondiale. Con lo sviluppo della produzione industriale si arrivò al puntoche nel 1834 un censimento stimava oltre 200 miniere in attività il cui prodotto venivaspedito via mare in tutta Europa e perfino negli Stati Uniti d’America.Nel 1867 vennero scoperti vasti giacimenti sotterranei di zolfo in Louisiana e nel Texas, eper sfruttarli venne ideato un procedimento del tutto nuovo, il processo Frasch, che per-metteva l’estrazione del minerale dagli strati profondi mediante l’iniezione di acqua sur-riscaldata nel sottosuolo. Con questo metodo dal rendimento elevato lo zolfo americanodivenne più competitivo conquistando presto i mercati mondiali.

< Zolfo: mai senza, ma neppure mai troppo!

Titolo originale:“Sulfur: Can’t live

without it... orwith too much”

Autore: Alvaro Garcia,D.V.M., direttore delle

risorse agricole enaturali, South Dakota

State University.Per concessione di:Hoard’s Dairyman,10 settembre 2015

Copyright: W.D.Hoard& Sons, Fort

Atkinsons, WI-USAwww.hoards.com

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

Anche se quest’ultima domanda po-trebbe sembrare strana, a volte gli al-levatori parlano di questo alimentosenza essere sicuri al 100% del pro-dotto che è stato acquistato. Un re-cente sondaggio ha indicato un ran-ge dallo 0,22 all’1,80% di sostanzasecca come zolfo nei solubili, con unamedia più alta rispetto a quella delleDGS. Sfortunatamente, variando ilquantitativo di solubili aggiunti alleDGS, si contribuisce notevolmente al-la variazione nella composizione deinutrienti.

Qual è il ruolo dell’acqua?

Avendo escluso la dieta come possi-bile responsabile, bisogna quindi con-centrarsi sull’acqua (per esempio, nel-le regioni più a nord del Midwest l’ac-qua ha un alto contenuto di zolfo).Non solo dovrebbe essere presa inconsiderazione la concentrazione as-soluta nell’acqua, ma anche quantobevono gli animali, il che ovviamentevaria a seconda della temperatura. Le concentrazioni al limite di zolfo chesono accettate durante i mesi freddidell’anno potrebbero risultare rischio-se durante i mesi estivi, quando glianimali bevono di più. Le giovanimanzette di 90 kg possono aumenta-re l’ingestione di acqua di più del50% quando le temperature vanno dai4 ai 26 C°. Per i giovani animali di so-lito vengono raccomandate concentra-zioni di zolfo sotto le 500 ppm.Nell’esempio, si può calcolare l’inge-stione di solfato nelle manze; datoche nella sua forma chimica il solfa-to contiene un terzo di zolfo, le con-centrazioni di zolfo possono esserecalcolare dividendo il solfato per 3. Inun campione d’acqua con concentra-zioni sicure di 500 ppm di solfato, lozolfo equivale a 167 ppm o mg/L.Acqua: supponiamo che le giovanimanze di cui parlavamo prima in in-

verno bevano 8,4 litri di acqua al gior-no e 12,5 l di acqua in estate; la per-centuale di zolfo sulla sostanza seccaapportata dall’acqua è calcolata comeingestione totale di zolfo dall’acqua ingrammi (0,167) divisa per i chilogram-mi di sostanza secca ingerita, divisaper 10. Secondo i calcoli, lo zolfo ap-portato dall’acqua di abbeverata èdello 0,14% in inverno e dello 0,21%in estate.Alimenti: supponiamo che a questemanze venga somministrata una mi-scela al 60:40 (base secca) di fieno dierba e trebbie di birra modificate(50% umidità) rispettivamente con lo0,2% e lo 0,7% di zolfo. Lo zolfo ne-gli alimenti è 0,12% nel fieno di erbae 0,28% nelle trebbie di birra modifi-cate, per un totale di 0,40%, cioè ilmassimo considerato di solito comesicuro.Se mettiamo insieme l’ingestione diacqua e di cibo, finiamo con l’averedelle concentrazioni di zolfo che van-no dallo 0,54% in inverno allo 0,61%in estate. Persino l’acqua che contie-ne quantitativi limitatamente sicuri diconcentrazione di zolfo può ancoracostituire un terzo di tutto lo zolfo in-gerito. Questi calcoli suggerisconoche le massime concentrazioni di zol-fo considerate sicure presenti neglialimenti (0,4%) e nell’acqua (0,14%),se sommate, possono facilmente su-perare nella dieta i livelli consideratidi sicurezza (0,4%).La faccenda potrebbe diventare anco-ra più grave durante l’estate, quandol’ingestione di acqua aumenta drasti-camente.Anche l’aggiunta di un alimento conun contenuto di zolfo più alto del so-lito potrebbe sbilanciare l’equilibrio diuna dieta che in passato non avevacreato problemi.

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Le strategie nutrizionali utilizzate du-rante il periodo di transizione per otti-mizzare la produzione di latte e la sa-lute delle vacche da latte nelle primefasi della lattazione continuano adevolversi.Tradizionalmente, per le vacche inasciutta veniva scelto l’approccio co-siddetto di “steaming up”, cioè la som-ministrazione di una razione più ricca,allo scopo di fornire una maggiorequota di energia sotto forma di carboi-drati fermentescibili proprio nel mo-mento in cui l’assunzione giornalieradi sostanza secca diminuisce fino al30%, solitamente appena prima delparto. Inoltre, si pensava che la quotaulteriore di energia potesse facilitare ilpassaggio alla dieta della lattazione,che ha un tenore di energia più eleva-to e con caratteristiche di fermentesci-bilità maggiori. Questo approccio nutrizionale portavaperò spesso a errori nella transizione,poiché le vacche tendevano ad esseresovrappeso al parto o si comportava-no come tali dal punto di vista meta-bolico, ed erano quindi soggette aduna eccessiva perdita di peso ed a unamaggior incidenza di disordini metabo-lici all’inizio della lattazione, come fe-gato grasso e chetosi. Attualmente invece, nelle aziende incui le vacche sono divise in uno o duegruppi nutrizionali, per le asciutte vie-ne consigliata una dieta caratterizzatada un minor tenore energetico (adenergia controllata). L’obiettivo è som-ministrare sufficiente energia per sod-

disfare i fabbisogni giornalieri, ma sen-za arrivare ad una ingestione di ecces-siva energia rispetto ai fabbisogni.Questi suggerimenti nutrizionali sonoil frutto di due decenni di ricerca scien-tifica che ha analizzato gli adattamentimetabolici che avvengono nel fegato,nei tessuti adiposi, nei muscoli e nel-la ghiandola mammaria. Anche se i benefici della dieta inasciutta a tenore di energia controlla-ta sono ben documentati, rimane lapreoccupazione che un cambiamentorapido da una dieta con un più bassotenore di carboidrati fermentescibili aduna dieta per lattazione con un più ele-vato tenore di carboidrati fermentesci-bili possa portare le vacche ad esserepiù suscettibili a disordini digestivi, co-me l’acidosi ruminale subacuta (SA-RA). Sorprendentemente, si conosce assaipoco di come le papille ruminali si mo-difichino durante il periodo della tran-sizione. Una classica ricerca degli an-ni ‘80 aveva dimostrato che le papilleruminali impiegano da 4 a 8 settima-ne per arrivare alla massima crescitaquando le vacche sono alimentate conrazioni ad un livello estremamentebasso di energia e con un elevato te-nore in foraggio, seguite da razioni conun alto tenore energetico e con un ele-vato contenuto di concentrati. Quellaricerca ha portato alle linee guida sug-gerite negli anni ‘90 e all’inizio del2000, secondo cui le razioni nella par-te finale dell’asciutta avrebbero dovu-to avere un livello di fermentescibilità

Le papille ruminalisi modificano durantela transizione La transizione é un momento delicato, anche perché nel ru-mine avvengono dei cambiamenti funzionali e strutturali cheancora non sono ben compresi. Tra cui la modificazione nel-la superficie assorbente delle papille ruminali. Di questo par-la l’articolo scritto dalla dottoressa Heather Dann, ricercatri-ce presso il Miner Institute.

Titolo originale:“Rumen papillaeadapt during thetransition period”Autore: Heather DannFonte: Miner InstituteFarm Report,Aprile 2015

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dei carboidrati e di energia a metà trala dieta dell’asciutta e la razione dellalattazione, per stimolare la crescita del-l’epitelio ruminale ed aumentare cosìl’area di superficie adibita all’assorbi-mento degli acidi grassi volatili e perprevenire l’abbassamento del pH rumi-nale (cioè SARA). Più recentemente, al-cuni ricercatori canadesi hanno sugge-rito che, con le strategie nutrizionali at-tualmente in uso per le vacche inasciutta, la regressione delle papille ru-minali é moderata, e infatti la superfi-cie di assorbimento delle papille regre-disce solamente del 75% rispetto allalattazione. Inoltre, con la dieta per leasciutte vicine al parto, la loro area su-perficiale viene ripristinata entro 2-3settimane. Comunque, c‘é ancora qual-che evidenza che le vacche fresche sia-no soggette a SARA in parte a causadella diminuzione nell’assunzione disostanza secca che avviene al parto edal suo impatto negativo sulla funziona-lità dell’epitelio ruminale. La funziona-lità dell’epitelio ruminale potrebbe in-fatti essere più importante dell’area disuperficie delle papille. Un altro gruppo di ricercatori canade-si ha somministrato alle vacche inasciutta una dieta con un livello con-trollato di energia, seguita dopo il par-to da una razione con più elevato te-nore energetico, e ha prelevato cam-pioni di papille ruminali alle settimane-3, +1 e + 6 dal parto. Fatto interessante, le papille ruminalisono andate soggette ad adattamentiistologici e morfologici e a modifichedella espressione genica all’inizio del-la lattazione. Queste alterazioni sonoavvenute in seguito a fattori di cresci-ta che hanno cambiato i profili del-l’espressione genica, e hanno influen-zato la struttura epiteliale. I ricercatorihanno osservato che una conoscenzadel meccanismo di crescita e di diffe-renziazione dei tessuti epiteliali del ru-mine può portare a nuove strategie dinutrizione, a nuovi additivi alimentario a nuovi ingredienti bioattivi.Per esempio, il butirrato (un acidograsso volatile che deriva dalla fer-mentazione ruminale) è noto per sti-molare la proliferazione dell’epitelio

ruminale e la crescita delle papille, an-dando ad aumentare la superficied’area destinata all’assorbimento deinutrienti. Quindi, alcuni ricercatori po-lacchi hanno recentemente studiato unprodotto a base di sodio butirrato mi-croincapsulato (0-300 g/d), sommini-strato nella dieta delle vacche vicine alparto per 30 giorni, potenzialmente ingrado di stimolare la crescita delle pa-pille ruminali e l’adattamento del rumi-ne alla dieta della lattazione. Dopo ilparto, le vacche sono state alimentatecon una dieta di lattazione senza so-dio butirrato per 60 giorni. Fatto inte-ressante, negli ultimi 5 giorni primadel parto le vacche alimentate con so-dio-butirrato sono arrivate ad un livel-lo di ingestione di 1,678 kg in più disostanza secca rispetto alle vacchescelte come controllo, senza un au-mento di beta-idrossibutirrato nel pla-sma. Sfortunatamente, non sono statirilevati effetti dell’integrazione di sodiobutirrato sull’assunzione di sostanzasecca o sulla produzione di latte all’ini-zio della lattazione. Fino a che non capiremo qualcosa dipiù riguardo all’adattamento delle pa-pille ruminali, una adeguata formula-zione della razione e una buona gestio-ne della corsia di alimentazione conti-nueranno ad essere i punti critici perla prevenzione dell’acidosi ruminalenelle vacche fresche.Il rischio di SARA può essere minimiz-zato seguendo questi consigli:1. formulare razioni adeguate volte adottimizzare l’assunzione di carboi-drati fermentescibili, l’assunzione difibre attive e con una capacità tam-pone endogena;

2. ridurre al minimo il calo di assun-zione di sostanza secca all’avvicinar-si del parto;

3. somministrare diete con una varia-zione minima nella composizione;

4. favorire il libero accesso al cibo co-sì che i pasti siano piccoli e regola-ri e si eviti così un pasto troppo ab-bondante tutto in una volta;

5. includere nella razione integratoriappropriati che prevengano l’abbas-samento del pH ruminale.

La maggior parte delle aziende da lat-te utilizza un alimentarista professio-nista per avere una guida per quan-to riguarda l’alimentazione delle vac-che e gli animali da rimonta. Questapersona può avere un grande impat-to sulla performance della mandria esul profitto aziendale. Cosa ci dovrem-mo aspettare da questi professionisti?Potremmo riassumere il tutto in treparole: competenza, attenzione, com-petitività.

Un consiglio competente. Il vostro ali-mentarista deve essere aggiornatosulle ultime novità che riguardanol’alimentazione degli animali da latte;deve essere in grado di capire il com-plesso ruolo dei nutrienti che stimo-lano la crescita dei batteri ruminali;deve saper riconoscere l’importanzadei foraggi di alta qualità e lavorarecon voi per fornire agli animali que-sti foraggi. Deve essere consapevoledi come la miscelazione e la sommi-nistrazione della razione influenza l’in-gestione e le performance degli ani-mali. Deve sapere quali integratori so-no adatti alla vostra azienda.Competenza significa anche conoscen-za delle condizioni di mercato per gliingredienti della razione, e quali sonogli alimenti da valorizzare con i prezziattuali. Quando ha senso somministra-re trebbie di birra, o distiller, oppuresemi tostati o farina di canola? Qualisono i pro e i contro di questi alimen-ti? Dove li potete trovare? Sono fontiaffidabili? Oltre che della dieta dellevacche in lattazione, l’alimentarista de-ve essere consapevole dell’importanzadelle diete delle vacche in transizione.Dovrebbe sapere quando è giusto

somministrare razioni anioniche; do-vrebbe capire l’impatto che hanno sul-l’ingestione i cambiamenti di gruppo,e l’importanza della ingestione sullasalute delle vacche fresche e sulla pro-duzione. Anche l’alimentazione dei vi-telli e delle manze ha un impatto a lun-go termine sul reddito dell’azienda,quindi il vostro nutrizionista deve sa-pere come alimentare questi animaliper ottenere il giusto accrescimento adun costo ragionevole. Come potete ca-pire se il vostro alimentarista è compe-tente? Parla mai della partecipazione ariunioni dove danno nuove informazio-ni? Porta nuove idee nella vostra azien-da? Lavora con altri allevatori che voistimate? Se gli fate una domanda suqualcosa di nuovo nel settore, vi sem-bra informato/a? La vostra azienda hafatto dei progressi lavorando conlui/lei?

Attitudine all’attenzione. È importan-te che il vostro alimentarista abbiasinceramente a cuore la vostra azien-da. Dovrebbe visitare l’azienda rego-larmente e passare il tempo osservan-do gli animali; dovrebbe camminarein mezzo agli animali, facendo casoalle feci, alla condizione corporea, al-la ruminazione, alla salute dei piedi,alle condizioni della stalla e al com-portamento di riposo. Dovrebbe ana-lizzare il cibo alla mangiatoia e i fo-raggi che vengono somministrati enella visita dovrebbe includere anchele vacche asciutte e i giovani anima-li. Mentre è in azienda, il vostro ali-mentarista dovrebbe interagire con lepersone che alimentano o si occupa-no degli animali, nonché, ovviamen-te, con voi. Deve sapere quello che

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Cosa aspettarsi dalproprio alimentaristaSe non avete mai pensato a tutti gli aspetti della gestioneche dovrebbe conoscere un alimentarista (cioè, il vostro ali-mentarista!) e quelli in cui dovrebbe essere coinvolto oltreall’alimentazione, ve lo ricorda il dottor Gardner in questo bre-ve ma interessante articolo.

voi e il vostro personale vedete e sta-te facendo; deve conoscere e rispet-tare i vostri obiettivi. Personalmente,ritengo che l’alimentarista dovrebbeanche trovare il tempo di analizzare idati dell’azienda: come va la produzio-ne e quali sono le tendenze? Come sela cavano le vacche fresche? Le man-ze partoriscono all’età giusta e se lacavano bene dopo il parto? Qual è lamortalità dei vitelli? Quanto è il tas-so di rimonta e perché gli animali la-sciano l’allevamento? Anche certi da-ti economici andrebbero analizzati:quanto costa alimentare una vacca inlattazione con una produzione media?Qual è il reddito al netto dei costi ali-mentari? Come si confrontano questidati con quelli di altri allevamenti? Cisono possibilità di migliorare la situa-zione? Che dire delle manze e dellevacche asciutte? Attenzione significaanche essere disponibile tra una visi-ta e l’altra; se ne avete bisogno, po-tete chiamarlo e parlare col vostro ali-mentarista? Se succede qualcosa nelfine settimana, è disponibile? Se do-vessero esserci dei cambiamenti ina-spettati nei foraggi, è in grado di mo-dificare le razioni e farvele avere alpiù presto?

Aritmetica competitiva. Non è un se-greto che le aziende stiano operandocon margini molto stretti. Il vostro ali-mentarista deve impostare delle razio-ni in grado di sfruttare al massimo ilvostro investimento. Questo non signi-fica il costo più basso per vacca/gior-no o il costo più basso per kg/latte, masignifica il più alto reddito al netto deicosti alimentari.Questo vuol dire che bisogna valutareanche i titoli del latte così come la pro-duzione totale e poi confrontarli con ilcosto della dieta. Dovreste sapere lemedie del settore per questi parametrie quali sono i dati dei migliori alleva-menti.Ovviamente, molte delle cose che in-cidono su questi numeri esonerano dalcontrollo del vostro alimentarista. Se iforaggi non sono di alta qualità, se ilcomfort degli animali è scadente, se lasalute della mammella è al di sotto delminimo standard, o se continuate amungere una mandria che non produ-ce, il vostro alimentarista non potràfarvi avere dei buoni risultati. Lui o leideve fare però la sua parte, formulan-do razioni e fornendo prodotti econo-micamente vantaggiosi.

Titolo originale:“What should youexpect from yournutritionist” Autore: Charme E.Gardner, medicoveterinario con unmaster in EconomiaAziendale. Lavorapresso il Center forDairy Excellence inPennsylvania. Per concessione di:Hoard’s Dairyman,Novembre 2015Copyright 2015: W.D.Hoard & Sons, FortAtkinson, WI-USAwww.hoards.com

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< Nel caso ci fosserocambiamenti inaspettatinei foraggi, un bravoalimentarista dovrebbeessere in grado dimodificare la razione ecomunicarla al piùpresto al suo cliente. Aproposito di bravialimentaristi… ecco ilprofessor CharlesSniffen, del MinerInsitute, mentre analizzal’unifeed di un’aziendadurante una delle suetante visite in Italiacome consulente.

Molte ricerche nazionali condotte dal1991 hanno indicato che non si sonofatti grandi progressi nella morbilitàdei vitelli e sull’età degli animali alprimo parto. Per esempio, in quellostesso periodo, la mortalità dei vitelliprima dello svezzamento andavadall’8% all’11%. Studi condotti su va-sti database hanno appurato che lamortalità alla nascita va dal 10 al20%. Aggiungendo circa il 2% di mor-talità dei vitelli svezzati, il dato risul-tante è di circa il 25% di perdite neivitelli, che possono avvenire al mo-mento della nascita o successivamen-te. Tutto questo costituisce una perdi-ta sconcertante in termini di rimontae genetica.

Il peso corporeo alla maturitàè la guida da seguire

Secondo il report del NAHMS (Natio-nal Animals Health Monitoring System,Sistema Nazionale Monitoraggio Salu-te Animale, ndt), l’età media al primoparto (AFC, Average age at First Cal-ving) é migliorata solo in modo mar-ginale, passando da 25,8 mesi nel 1991a 25,2 mesi nel 2007. Molti sembranoaccettare l’obiettivo di avere un’etàmedia al primo parto di 24 mesi, maalcuni puntano ad una età tra i 20 e i22 mesi. Questo secondo obiettivo hauna logica dal punto di vista della ri-duzione dei costi di alimentazione e dimantenimento di 2-4 mesi, ma qual èla logica in termini di biologia e real-tà? La verità è che a 22-20 mesi moltemanze al primo parto potrebbero nonessere cresciute abbastanza.Se la manza di una razza di grandi di-mensioni (Holstein) pesa 40 kg alla

nascita e il vostro obiettivo è di rad-doppiare quel peso entro 2 mesi,avrete una vitella di 80 kg. Da quelmomento in poi, se una manza au-mentasse ogni giorno di 800-900grammi fino al’età di 24 mesi, arrive-reste ad avere una manza che pesa660 kg al primo parto. Poiché le man-ze (ed anche le vacche) al parto per-dono fino all’11% del peso corporeocon il vitello e i fluidi/tessuti associa-ti, quell’animale arriverà dunque a pe-sare circa 590 kg all’inizio della primalattazione. Ma ci sono altre precisazio-ni e altri fattori da considerare in que-sto scenario.Primo: qual è il peso corporeo all’etàmatura delle vostre vacche (MBW,Mature Body Weight)? Basandosi suuna raccolta dati di 5 anni pubblicatasul Journal of Dairy Science, il pesocorporeo all’età matura viene raggiun-to intorno alla terza lattazione. Però ilnumero medio di lattazioni in USA èsolo di 2,5. La crescita e le perfor-mance delle manze sono influenzateda molte variabili fenotipiche oltre chedalla nutrizione, quindi, se il peso al-la maturità è la somma di variabili fe-notipiche e genotipiche, come si puòpensare di utilizzare una sola curva dicrescita per tutte le manze? Nel 2007Pat Hoffman ha sviluppato la Tabella 1per uso universale con diversi MBW,considerando il peso corporeo comeuna percentuale piuttosto che comenumero assoluto.

Anticipare troppo compromettela lattazione

Ma cosa può comportare ridurre l’AFCda 24 mesi a 20-22 mesi? Un recente

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Manze: come allevarleper raggiungeregli obiettivi Nei momenti chiave del ciclo di vita delle manze, raccoglie-re le misurazioni di peso e altezza può aiutarvi a definire seil vostro programma di gestione delle manze è centrato sul-l’obiettivo o se le manze stanno “rimanendo indietro”.

studio del Wisconsin ha usato i dati deicontrolli funzionali 2005 di 69.145 vac-che Holstein con dati relativi a tutta laloro carriera produttiva. I dati sono sta-ti raccolti tenendo in considerazionediversi fattori come la frequenza dimungitura, i criteri di gestione azien-dale e la produzione media di latte/perstalla/per anno. Per quanto riguardaproduzione di latte e sua composizio-ne, l’età media ottimale al primo par-to è risultata essere tra i 23 e i 26 me-si (vedi Tabella 2).La produzione di latte saliva con un an-damento lineare negli animali con unAFC minore solo nelle stalle con 3mungiture, con circa 1841 kg in più dilatte rispetto ai 24 mesi. Così come inmolte delle pubblicazioni citate in quel-lo studio, la produzione di latte alla pri-ma lattazione è scesa di 166 kg, 368,7kg e 653 kg per le manze che partori-vano rispettivamente a 22, 21 e 20 me-si rispetto ai 24 mesi. In qualunquemodo, questo studio non avalla l’ipo-tesi che i giorni di produzione e laquantità di latte prodotto vengono mi-gliorati facendo partorire le vacche aduna età più precoce.Infatti, mentre si osservava un miglio-ramento nelle aziende con 3 mungi-ture per quanto riguarda la lunghez-za della vita produttiva e la produzio-ne di grasso e proteine con un’etàmedia al primo parto sotto i 24 me-si, di contro si osservava l’effetto op-posto nelle stalle con 2 mungiture. Ladifferenza nell’aumento della vita pro-duttiva e nei componenti del lattequando l’età media scendeva sotto i24 mesi potrebbe essere stata dovu-ta anche al fatto che nelle stalle con3 mungiture venivano seguite anchealtre pratiche gestionali non prese inconsiderazione nello studio. Ci sono anche altri elementi pratici daconsiderare quando si deve decidere esi analizza quale AFC possa essere mi-gliore per un allevamento. Per esem-pio, grazie ad una raccolta di dati epi-demiologici delle stalle di New York eda uno studio in campo più recente ef-fettuato in Pennsylvania, sappiamo chegli episodi di malattie respiratorie ediarree nei vitelli prima dello svezza-

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Tabella 1: Peso definito come % del peso corporeo all’età matura

Età delle manze, mesi % del peso corporeo maturo

Vitello 6.5

1 9.7

2 12.8

3 16.5

4 20.2

5 24.0

6 27.7

7 31.4

8 35.0

9 38.9

10 42.4

11 46.3

12 49.9

13 53.7

14 57.4

15 61.1

16 64.7

17 68.5

18 72.2

19 76.0

20 79.6

21 83.3

22

23 90.8

24 (7 giorni prima del parto) 94.0

24 (7 giorni post parto) 85.0

Tabella 2: Picchi di lattazione da 23 a 26 mesi

Età al primo parto

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

n =

413

1.751

6.194

11.569

13.466

11.168

8.481

6.132

4.387

3.150

2.434

Latte, kg

8.917,63

9.202,03

9.404,78

9.565,81

9.570,80

9.593,48

9.612,53

9.484,62

9.495,50

9.467,83

9.505,48

% Grasso

3,71

3,68

3,65

3,64

3,65

3,66

3,68

3,70

3,70

3,74

3,74

% Proteina

3,03

3,00

3,00

3,00

2,99

2,99

3,00

2,99

2,98

2,99

2,99

> Se pur marginale,qualsiasi riduzione

nell’età al primo partodelle manze serve aridurre il numero digiorni in cui queste

devono esserealimentate e anticipa il

momento in cuientreranno nel gruppo

in produzione. Ma,prima di abbassare

troppo l’età al primoparto, bisogna

comunque assicurarsiche le manze siano

cresciute a sufficienza.

mento compromettono questi animaliper tutta la vita. Dunque, controllate idati riguardanti la salute degli animaliper vedere se le manze che partorisco-no oltre i 24 mesi hanno avuto proble-mi di salute da vitelle.Secondo i dati raccolti nell’arco di 10anni nella stalla sperimentale dellaCornell, una differenza di 450 gram-mi nell’incremento ponderale giorna-liero durante i primi 2 mesi di vita sipuò tradurre in una produzione di cir-ca 385 kg in più di latte in prima lat-tazione, e 998 kg in più di latte nelleprime tre lattazioni. Un approfondi-mento ulteriore di questi dati ha di-mostrato che la crescita minore dei vi-telli è avvenuta durante i mesi inver-nali poiché non erano stati fatti i cor-retti adattamenti alimentari per il cli-ma freddo. Quindi questi vitelli sonocresciuti più lentamente e in seguitohanno prodotto meno latte. Un altro fattore da considerare èquando le vacche vengono fecondatein modo da partorire in un certo pe-riodo dell’anno, o se l’età della fecon-dazione viene cambiata per program-mare i parti in modo da venire incon-tro ad un programma aziendale speci-fico di cicli di produzione di latte.Poiché i tassi di gravidanza sono più

bassi nella stagione più calda, molteaziende scelgono di non fecondare glianimali in questi mesi. Ritardare la fe-condazione può avere senso, ma que-sto può prolungare l’età media al pri-mo parto. Come dobbiamo muoverci quindi?Penso che ci siano dei momenti chia-ve in cui registrare peso ed altezzadegli animali per valutare come staandando il programma dei vitelli edelle manze.Questa raccolta dati non deve essereeffettuata per forza su tutti gli anima-li, ma almeno su un campione rappre-sentativo di 10-20. Questi momentisono alla nascita, alla fine dei 2 me-si d’età, alla fine dei 6 mesi, alla finedei 12 mesi (appena prima della fe-condazione) ed appena prima del pri-mo parto. Questa operazione consen-te di ottenere uno spaccato di comegli animali stanno andando nei mo-menti chiave, e consente di avere pri-ma del primo parto dei dati utili perscoprire quali animali non stanno cre-scendo bene.Sappiamo anche che l’insorgenza diproblemi respiratori e diarree posso-no far compromettere i vitelli per lavita, quindi bisogna far tutto il possi-bile per evitare queste patologie.

< Manze: come allevarle per raggiungere gli obiettivi

Titolo originale:“Grow heifers tomeet your goals”

Autore: A.F. Kertz,titolare della Andhil

LLC, un’aziendadi consulenza.Fonte: Hoard’sDairyman, 25

Settembre 2015Copyright 2015:

W.D. Hoard & Sons,Fort Atkinson, WI-USA

www.hoards.com

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

In questo articolo di Leo Timms, professore presso l’Iowa Sta-te University, troviamo un decalogo da seguire per produrrelatte di alta qualità iniziando dai… principi base. Perché in ef-fetti troppo spesso si fanno dei cambiamenti senza avere ve-ramente chiaro il problema nel suo complesso e senza affron-tare le dinamiche del microrganismo specifico e della vacca.

In generale, il nostro obiettivo è diavere latte della migliore qualità conuna conta delle cellule somatiche(CCS) più bassa possibile ed un ridot-to numero di vacche con problemi dicellule. Quando la CCS diventa eleva-ta e/o aumentano le mastiti cliniche,veniamo spesso chiamati a risolverei problemi di qualità latte e a valuta-re le procedure aziendali.Per valutare queste procedure abbia-mo sviluppato molte liste delle coseda fare e degli approcci sistemici.Spesso, quando queste valutazioni so-no terminate, creiamo una lista delleprocedure che sono risultate effettua-te correttamente e una di quelle cherichiedono attenzione.Tuttavia, talvolta siamo troppo concen-trati sulla lista delle procedure che “ri-chiedono attenzione” (come per esem-pio indossare i guanti).Questa può essere un’abitudine im-portante (e appoggio pienamente l’uti-lizzo dei guanti), ma se i dati mostra-no che c’è un problema con una vac-ca ad inizio lattazione, quella di indos-sare i guanti non è la preoccupazio-ne primaria. Ancora peggio, obbligaread utilizzare i guanti potrebbe condi-zionare il comportamento del mungi-ture e concludersi in un latte più sca-dente con cellule somatiche più alte.Mentre le liste delle cose da fare so-no importanti, spesso la ricerca dellasoluzione dei problemi trascura le ba-si: a) Il problema che sto affrontandoè nuovo o vecchio? b) Che dati ho per

poter verificare il numero di animalicoinvolti, così come i casi nuovi ri-spetto ai casi cronici? c) Che organi-smi sono coinvolti, e… questo nuovoproblema è causato da organismi si-mili o differenti rispetto al passato?Troppo spesso facciamo dei cambia-menti senza avere veramente chiaroil problema nel suo complesso e sen-za affrontare le dinamiche del micror-ganismo e della vacca.

Iniziare dalle basi1. Media della CCS del latte di mas-sa o media ponderata dei controllifunzionali (DHI*): questo campioneindicativo è una misurazione elet-tronica di meno di un millilitro (ml)di latte e rappresenta l’intera stal-la. Nei controlli funzionali, la mediaponderata delle CCS rappresentaun peso totale o una lettura su sca-la, dove ciascuna vacca viene pe-sata in base alla CCS/ml nel latte eal volume di latte totale. Anche se questo è un numero im-portante, questa piccola frazione dilatte non ci informa su quante vac-che problema abbiamo e se si trat-ta di casi nuovi o vecchi. Dal mo-mento che le singole vacche sonodecisive per questa misurazione ge-nerale, la CCS media può anche in-nalzarsi senza nessun nuovo caso,o abbassarsi mentre ci sono deinuovi casi. Ma la conta cellulare

Problemi con la qualitàdel latte? Ripartite dallabase!

ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

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>>>

*DHI, Dairy HerdImprovement,organizzazione nazionalecon compiti moltosimili a quelli dellenostre APA.

In this issue:Cheerios provide ration insightpage 720

Round Table: They stick to the reproduction basics pages 731 to 733

Are your scales on target? page 738

www.hoards.com November 2015

non diminuirà mai, a meno che nonsi affrontino le vacche problema.

2. CCS individuale: è fondamentaleche le aziende abbiano i dati indi-vidualisulle cellule somatiche.Questo consente di guardare alledimensioni, alla portata e alle dina-miche del/i problema/i. La cosa mi-gliore è avere i dati mensili deicontrolli funzionali, ma possonofunzionare anche alcuni test elettro-nici singoli oppure il CMT(California Mastitis Test) effettuato alivello individuale. I dati di ogni sin-gola vacca consentono di classifica-re le vacche (problema o meno),ma anche di valutare la vacca e ledinamiche aziendali (casi cronici ri-spetto a nuovi casi, guarigioni).

3. Definire una vacca problema: unpassaggio chiave è definire cosa siauna vacca problema rispetto allaCCS, e quale livello di CCS deve at-tirare la nostra attenzione. In basealla ricerca, la soglia corretta dellaCCS per singola vacca dovrebbe es-sere di 200.000 cellule/ml e la mag-gior parte dei centri per i controllifunzionali utilizza questo valore so-glia per mettere le vacche dalla par-te buona o cattiva della scala.Alcuni allevatori credono che que-

sta soglia sia troppo bassa. Va ri-cordato che la CCS di una vacca èla media ponderata dei quattroquarti, e una CCS di 200.000 contre quarti non infetti (meno di100.000) significa che il rimanentequarto infetto ha una conta mag-giore alle 500.000 cellule/ml.Questa è una vacca problema.

4. La vacca influisce sul latte di mas-sa: ricordate che l’impatto comples-sivo della bovina sulla CCS del lat-te di massa è dato dalla concentra-zione della sua CCS moltiplicata peril volume di latte prodotto. Moltevolte la gente cerca di abbassare lamedia delle cellule evitando di met-tere in cisterna il latte delle vacchecon le cellule più alte e bassi volu-mi di latte, mettendole in asciuttae così via. Questo spesso risulta innessun cambiamento e occasional-mente addirittura in un innalzamen-to della CCS media.

5. Monitorare le singole vacche congrafici a dispersione: I grafici a di-spersione (scatter plot) vengonospesso utilizzati per definire le dina-miche della CCS.Confrontando la CCS precedentecon quella attuale, compaiono quat-tro diverse popolazioni: non infette(basse per due mesi); croniche (al-te per due mesi); guarite (CCS altaquindi bassa); e vacche nuove conun’alta CCS. I singoli gruppi in lat-tazione possono essere rappresen-tati diversamente, e le singole vac-che possono spesso essere identi-ficate scorrendo sullo schermo. Unodei principali problemi con questosistema è che non considera unodei gruppi maggiormente a rischio,le vacche fresche, poiché hanno unsolo valore di CCS.

6. Monitorare le vacche fresche: moni-torare la CCS delle vacche fresche alprimo controllo funzionale è eccel-lente, ma quest’ultimo potrebbe es-sere lontano dalla data di parto. Uti-lizzare un CMT sulle vacche fresche

< Problemi con la qualità del latte? Ripartite dalla base!

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

ESEMPIO DI GRAFICO A DISPERSIONE PER LA CCSLinear Score (LS) paragonato al LS del precedente controllo (PLS)

Fonte: www.reserchgate.net

offre un’osservazione migliore e piùtempestiva. Il segreto è miscelare lasecrezione (colostro o latte denso) ei reagenti per il CMT (quindi spor-catevi le dita) prima di ruotare ilpiattino e leggere il risultato: nessunaddensamento ha un valore predit-tivo negativo (non infetto) maggio-re del 95%. Per le infezioni, la pre-senza di un addensamento ha un va-lore predittivo positivo che va solodal 25 al 50%. La CCS può essereelevata per un’infezione, o alta conun ruolo protettivo, soprattutto nelcaso di capezzoli che risultano aper-ti prima del parto.

7. Guerra ai microrganismi: imparate aconoscere i microrganismi. La col-tura microbiologica di routine puòaiutare, ma la presenza di micror-ganismi contagiosi non definisce ilnumero di vacche problema.Inoltre, la presenza di microrgani-smi ambientali bassi nel latte dimassa può significare un’eccellentesanificazione pre-mungitura delmungitore anche a fronte di proble-mi di mastiti da ambientali. La col-tura individuale delle “vacche pro-blema” è la più definitiva per era-dicare i patogeni contagiosi ed am-bientali, ma è anche uno spazio diprevenzione e terapia. Per esempio:a. Staph. aureus è un patogenocontagioso e si diffonde da bovineinfette durante le operazioni dimungitura. Monitorate la salute deicapezzoli, poiché Staph. aureus èuna piaga diffusiva, ed è particolar-mente critico per le manze, le vac-che fresche e in inverno.b. Streptococchi ambientali arrivanodalla lettiera e dall’ambiente. ConStr. dysgalactiae, cercate i problemia livello delle punte dei capezzoli.c. I coliformi vivono nel materialefecale e nell’acqua. Sono cattivi co-lonizzatori della cute, ma buoninuotatori che crescono velocemen-te nel latte.

8. Mastite: interazione tra patogeni eospite: la mastite avviene quandoun patogeno entra nell’ospite el’ospite reagisce. L’obiettivo numerouno dovrebbe sempre essere quellodi minimizzare il numero di batteri,indipendentemente dal patogeno. Lamaggior parte delle volte, i patoge-ni interagiscono e invadono la pun-ta del capezzolo o l’orifizio del ca-pezzolo, quindi la sua valutazione el’attenzione alla salute del capezzoloè un punto critico. Infine, un altropunto critico è un ospite in salute.Vacche pulite e ambienti puliti pos-sono comunque portare a vaccheproblema quando il sistema immu-nitario dell’ospite è compromesso.

9. A proposito di vacche problema: laprevenzione è la prima cosa. Le stra-tegie di prevenzione andrebberomonitorate e dovrebbero aiutare afar scendere la CCS, limitando lenuove infezioni, ma più spesso que-ste strategie fanno solo in modo chela CCS non aumenti. La conclusioneè spesso frustrante per gli allevato-ri la cui CCS rimane invariata mal-grado i molti cambiamenti. Questopoiché si rifiutano di dedicarsi allevacche problema e di prendere ladecisione di spostarle. Queste deci-sioni possono essere attuate conuna varietà di mezzi, incluso il trat-tamento, l’asciutta, la vendita o lamungitura separata, ma le decisioniprese vanno eseguite.

10. Occupatevi delle persone come del-le vacche: anche se la maggior par-te di questo articolo è incentrato sul-le vacche, fondamentalmente sonole procedure e le pratiche che mi-glioriamo e mettiamo in atto coeren-temente che rendono fattibile la pro-duzione di latte di alta qualità. E lachiave sono le persone. Osservate lepersone e le vacche, fate bene atten-zione ed addestrate entrambi, ed ac-certatevi che il modo di agire di tut-ti sia eccellente.

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

Titolo originale:“Remember the basicswhen troubleshootingmilk quality”Autore: Leo Timms,Professore pressoil Dipartimento diScienze Animali,Iowa State University,Ames, Iowa.Per concessione:Rubrica “MilkQuality”, da Hoard’sDairyman, Novembre2015.Copyright 2015:William Hoard & Sons,Fort Atkinsons,WI - USA

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Che cos’è la produttività per voi? Permolti, significa più tempo, denaro erisorse per fare altro. Per esempio, seavete cinque persone che lavoranoper il compimento di una particolaremansione, e riuscite a trovare un mo-do per portarla a termine utilizzandosolo quattro persone, la quinta perso-na potrebbe essere disponibile per la-vorare su qualcos’altro. La produttivi-tà è l’arte di fare di più con il tem-po, il denaro e le risorse che avete adisposizione.Che sia chiaro, la produttività richie-de cambiamenti. Se la vostra organiz-zazione considera l’abilità di cambia-mento come una qualità importanteper gli affari, allora continuate e an-date avanti con il perfezionamentodella produttività. Se invece la vostraimpresa segue una sua linea, si rifiu-ta di snellire i processi ed evita le in-novazioni, allora un miglioramentodella produttività non è necessario.Dato l’attuale contesto economico,un’impresa che non progredisce pre-sto vacillerà sotto il suo stesso pesoe si estinguerà. Detto questo, se sta-te lavorando o possedete questo tipodi azienda, per voi il modo migliore diessere produttivi sarebbe aggiornareil curriculum e cercare un altro lavo-ro. Al contrario, una cultura di produt-tività interna che tende continuamen-te all’efficienza ottimale darà alla vo-stra organizzazione l’opportunità dimigliorare la sua posizione, massimiz-

zare i profitti, incrementare la suaquota di mercato e collocarsi sul mer-cato per il successo e la crescita fu-turi.Ecco sei caratteristiche culturali neces-sarie per dare alla vostra organizzazio-ne l’abilità di accettare i piccoli e tal-volta grandi cambiamenti che richiedeun miglioramento della produttività.

1. Sensibilità culturale

Nelle persone responsabili della pro-duttività, una delle più importanti qua-lità in termini di affari è la sensibilitàculturale, cioè la capacità di compren-dere le politiche interne della propriaazienda, le sue idiosincrasie, i puntiforti e quelli deboli e il modo in cui lecose vengono fatte. Per rendere le co-se più complicate, le organizzazionihanno molteplici culture, chiamatesubculture. Per esempio, il servizio As-sistenza Clienti potrebbe avere unacultura interna differente rispetto alsettore Sviluppo dei Software. Prima di andare avanti con un’inizia-tiva di produttività, dovreste porvi ladomanda “Questo cambiamento orga-nizzativo richiederebbe prima un cam-biamento culturale?” La riposta po-trebbe essere sì o forse no, a secon-da che i cambiamenti che stanno peressere fatti siano allineati e coerenticon la cultura organizzativa attuale.

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

Come impararead essere produttivi Le aziende da latte si trovano oggi ad operare in un merca-to estremamente concorrenziale, dove i margini di guadagnosono notevolmente ridotti. In questo contesto, la produttivi-tà può essere la chiave per rimanere sul mercato in modocompetitivo e vincente. Vi proponiamo un articolo di EricBloom, un esperto internazionale di gestione aziendale, chespiega cos’è la produttività e come massimizzarla nella ge-stione delle risorse aziendali, prima fra tutte quella del per-sonale impiegato in azienda.

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2. Mentalità innovativa

Le opportunità innovative per accre-scere la produttività si presentano inmolte forme. Potrebbe essere la crea-zione di successo, la realizzazione, ilriutilizzo e/o il miglioramento di un IT(Information Technology, tecnologiedell’informazione e della comunicazio-ne, ndt) esistente o dei processi d’im-presa che riducano i costi, migliorinola produttività, aumentino la compe-titività aziendale, o forniscano valoreall’impresa. Trovare queste soluzioni innovative ri-chiede la disponibilità a guardare conun occhio critico ai processi operativiesistenti, anche se siete stati voi stes-si a progettarli. Citando Albert Einstein,che diceva: “Nessun problema può es-sere risolto dallo stesso livello di co-scienza che lo ha creato”. Questo perdire che, se desiderate migliorarli, do-vete pensare ai vostri processi da pro-spettive diverse.

3. Concentrarsi sulla gestione

Come per tutte le iniziative organizza-te, i progetti relativi alla produttivitàdevono avere un supporto gestiona-

le, altrimenti molto probabilmentenon saranno finanziati o, se verrannofinanziati, alla fine saranno destinatiad un lento declino. Se siete il re-sponsabile esecutivo del progetto,fantastico! Se non lo siete, dovete tro-vare qualcuno che possa occuparsidelle risorse e degli agganci politicinecessari a trasferire la vostra innova-zione di produttività dalla teoria allapratica aziendale.

4. Comunicazione con i dipendenti

Praticamente, tutti i miglioramenti diproduttività sono una forma di cam-biamento, e questo cambiamento de-ve essere comunicato alle personecoinvolte nei seguenti modi:• Abbiate chiaro in mente quello chevolete comunicare.

• Siate coerenti nel tempo.• Siate consapevoli che pubblici diffe-renti hanno bisogni e paure diffe-renti.

• Spiegate il fondamento logico inmodo che chi ascolta possa capiremeglio il problema.

• Le persone vengono persuase piùdall’aspetto umano che da dati sta-tistici.

< Come imparare ad essere produttivi

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

> La produttività èl’arte di fare di più conil tempo, il denaro e le

risorse che avete adisposizione.

Immagine: Dick’s Graphic&Printing

• Mostrare passione ed entusiasmoautentici ha la potenzialità di creareempatia nei vostri interlocutori.

5. Apprendimento organizzativoe autoapprendimento

L’apprendimento organizzativo nascedalla combinazione di apprendimentoformale ed esperienza di impresa, en-trambe guidate (o soppresse) dallacultura organizzativa interna. Dal pun-to di vista dell’istruzione, dipendentidiversi necessitano di differenti tipolo-gie di formazione per poter crescere:i tecnologi hanno bisogno di impara-re nuove tecnologie; gli executive conesperienza hanno bisogno di esserevicini alle tendenze di settore e allemigliori pratiche aziendali. Infine, tut-ti i dipendenti hanno bisogno di mas-simizzare le loro capacità interperso-nali, le abilità commerciali e l’intelli-genza emozionale. Queste abilità nel-l’insieme aiutano gli addetti all’IT atutti i livelli, non solo ad identificarel’efficienza organizzativa, ma anche adavere senso pratico negli affari, ren-dendoli una realtà.La curiosità professionale sia indivi-duale sia organizzativa comporta cheessi siano introspettivi e più consape-voli dell’ambiente circostante. L’intro-spezione fa sì che le persone si do-mandino “Come posso migliorarmi?”mentre la consapevolezza all’ambien-te esterno fa sì che le persone si pon-gano la domanda “Cosa posso impa-rare dalle persone a me vicine che pos-sa aiutare me e/o la mia impresa adandare avanti con successo?” Entram-be queste domande conducono al pen-siero innovativo e aiutano a dare im-pulso alla produttività.

6. Evitare e risolvere i conflitti

La produttività conduce al cambia-mento ed il cambiamento conduce alconflitto. L’abilità di minimizzare que-sto conflitto aiuta a facilitare il cam-biamento che, a sua volta, conducealla produttività. La vostra personaleabilità organizzativa nell’avere a chefare efficacemente con i conflitti, puòfare o disfare la vostra stessa capaci-tà ad accrescere la produttività orga-nizzativa.Una buona cosa da ricordare se pen-sate di essere frenati o ostacolati dauno specifico individuo è che il 99%delle volte le persone non sono con-tro di voi ma sono a favore di se stes-se. Questo significa che se riusciste acomprendere la ragione alla base del-le obiezioni di qualcuno, spesso po-treste tramutare un presunto avversa-rio in un alleato.Una volta che avrete capito la cultu-ra interna della vostra azienda rispet-to a queste sei qualità culturali, po-trete favorire la produttività della vo-stra intera organizzazione. Con questaconsapevolezza, analizzate l’impattoche questi fattori stanno avendo sul-la predisposizione della vostra orga-nizzazione a favorire l’innovazione, acomunicare internamente, a diffonde-re il sapere aziendale e a favorire icambiamenti. Infine, dove appropria-to, ideate un piano per andare lenta-mente verso una vera cultura produt-tiva. Questa cultura, a sua volta, saràil vostro trampolino di lancio versomiglioramenti continui, cambiamentidi gestione, ed una utilizzazione otti-male del tempo e delle risorse eco-nomiche, cioè quello di cui la vostraorganizzazione ha bisogno per cresce-re e prosperare.

Titolo originale:“Creating aproductivity culture”Autore: Eric Bloom,presidente e fondatoredi ManagerMechanics LLCFonte: Dairy HeardManagement,Novembre 2015

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La prima esperienza con le mastiti daMycoplasma di Greg Goodell, veteri-nario del Colorado, fu letteralmente uncaso di “battesimo del fuoco”. “Circa 15anni fa, come molte persone, pensavoche le mastiti da Mycoplasma fosseroprincipalmente un ‘problema califor-niano,’” afferma Goodell, proprietariodella Dairy Authority LLC, Greeley, Co-lorado. “È stato così fino a quando unodei miei clienti non ha subito una gra-ve epidemia di mastiti da Mycopla-sma.” In quel caso, l’azienda, che si sta-va espandendo da 2.500 a 5.000 capi,identificò e abbatté circa 20 animali po-sitivi per Mycoplasma e fu in grado dicontrollare l’epidemia. Per Goodell lalezione fu che qualsiasi azienda da lat-te può essere affetta da mastiti da My-coplasma, evidenziando l’importanzacritica della sorveglianza in stalla.

Alcune differenze rispettoagli altri agenti di mastite

Mycoplasma è un microrganismo sti-molante per due sue principali carat-teristiche: è altamente contagioso e, incaso di mastite, non è trattabile.Sheila Andrew, professoressa e spe-cialista presso l’ufficio Extension Dairydell’Università del Connecticut, affer-ma che il batterio si manifesta in stal-la con diverse patologie: “La mastiteè la forma più acuta, affligge piùspesso le bovine ad inizio lattazioneimmunocompromesse dallo stress daparto, e può essere subclinica, clinicao cronica.”Oltre al sistema mammario, Mycopla-sma si localizza nei tratti respiratorio e

urogenitale come parte della normaleflora batterica degli animali in lattazio-ne. I vitelli possono contrarre la polmo-nite e infezioni auricolari persistentibevendo latte da bovine infette, per viaaerea e da attrezzature per l’alimenta-zione contaminate.Infezioni articolari e artriti possono ve-rificarsi in bovine di ogni età. SpessoMycoplasma entra in azienda quandovengono acquistate nuove vacche omanze da rimonta da fonti esterne. MaGoodell, che pratica in sei Stati del-l’Ovest, quasi ogni anno si occupa an-che di alcuni casi in aziende chiuse.“Quasi sempre si presenta come ma-stite nelle vacche fresche,” afferma.“Abbiamo imparato che ampliarsistrettamente dall’interno non proteggecompletamente un’azienda da Myco-plasma.”Inoltre, Goodell sta osservando chel’andamento delle infezioni respirato-rie e auricolari da Mycoplasma va dipari passo con i focolai di congiunti-vite batterica acuta, che sono semprepiù in aumento.Sebbene nei casi di mastite vengaspesso isolato Mycoplasma bovis, an-che altre specie di Mycoplasma sonoin grado di causare mastite, eMycoplasma bovoculi è solitamenteisolato in molti casi di congiuntivitebatterica acuta.

Un problema nazionale

I giorni in cui si pensava che Mycopla-sma fosse solo un problema delleaziende californiane sono ormai molto

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I diversi voltidi MycoplasmaNonostante l’aumentata attenzione nei confronti di Mycopla-sma abbia permesso di migliorarne la vigilanza e lo screeningdi routine del latte di massa sia un altro modo efficace per te-nerlo sotto controllo, secondo alcuni veterinari statunitensi l’at-tenzione nei confronti di Mycoplasma non è mai abbastanza!Ecco le loro scoperte e i loro consigli.

< I diversi volti di Mycoplasma

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lontani. Infatti, Andrew ha affermatoche la prima infezione da Mycoplasmadiagnosticata in una vacca da latte èstato un caso di mastite causato daMycoplasma bovis a New York, confer-mato nel 1962.Piuttosto che una classificazione geo-grafica, uno studio del 2007 del Natio-nal Animal Health Monitoring System(NAHMS, Sistema Nazionale di Moni-toraggio della Salute Animale, ndr) hadimostrato che i casi di mastite conta-giosa causate da Mycoplasma avven-gono decisamente più di frequente inaziende con più di 500 vacche, mentrela prevalenza di mastiti causate daStaph. aureus o Strep. agalactiae nonvaria significativamente in base alle di-mensioni aziendali.“Penso che Mycoplasma sia presentenelle aziende in tutta la nazione damolto tempo,” afferma Goodell. “LaCalifornia è stata la prima con azien-de di grandi dimensioni, quindi hadovuto rapportarsi prima con il pro-blema su larga scala.”Goodell ritiene che in altri Stati leaziende abbiano di fatto gestito Myco-plasma senza sapere che ci fosse:“Buone pratiche di mungitura e un ec-cellente approccio di gestione verso lemastiti, del tipo riformare tutti i casi cli-nici dopo tre ricadute, probabilmentehanno aiutato gli allevatori a preveni-re il diffondersi di Mycoplasma che eraeventualmente presente nelle loroaziende.”

Un batterio ambientale?

Un’altra scoperta riguardo Mycopla-sma è che può sopravvivere per lunghiperiodi nell’ambiente dove si trovanovacche da latte. Una volta che è statoclassificato come un agente causa dimastite decisamente contagioso, po-trebbe potenzialmente rientrare anchenella categoria dei microrganismi “am-bientali”.Goodell e Dave Wilson, veterinari pres-so l’ufficio Extension dell’UniversitàStatale dello Utah, alcuni anni fa han-

no condotto uno studio per determina-re quanto può sopravvivere Mycopla-sma in lettiere di sabbia riciclata. Ave-vano iniziato in primavera con circa18.144 kg di lettiera di sabbia utilizza-ta da un’azienda con 35 nuovi casi almese di mastite da Mycoplasma. Duetest PCR (Polymerase Chain Reaction,reazione a catena della polimerasi,ndr) avevano già identificato M.bovisnella sabbia che era stata conservatain un cumulo per almeno un anno do-po essere stata usata come lettiera perle vacche. In seguito, erano stati pre-levati dal cumulo campioni settimana-li a 1,27 cm, 17,8 cm e 50,8 cm di pro-fondità. Ad inizio primavera, quando letemperature massime giornaliere era-no attorno ai 10°C, sulla superficie e al-l’interno del cumulo erano stati isolatidei livelli estremamente elevati di My-coplasma, variabili tra 1 e 2 milioni diunità formanti colonia per grammo(UFC/g). Con il passare dell’estate el’aumento delle temperature, questi li-velli si erano ridotti prontamente, finoa quando tutti i campioni erano risul-tati negativi da luglio a ottobre. Ma la storia non finì lì. Continuaronoa valutare i campioni, e quando in au-tunno le temperature scesero, conmassime giornaliere variabili tra i 4°Ce i 14°C, i campioni più in profonditàricominciarono a risultare positivi perMycoplasma, con livelli variabili tra34.000 e 200.000 UFC/g. La sabbia èrisultata positiva per Mycoplasma inmaniera intermittente nei 9 mesi finoa dicembre, quando è terminata la ri-cerca.“Dopo la prima settimana, quando letemperature erano al di sopra di 32°Co al di sotto della temperatura di con-gelamento non abbiamo mai trovatoun campione positivo, e mai sulla su-perficie,” afferma Wilson. “Ma abbia-mo imparato che Mycoplasma puòessere isolato al di sotto della super-ficie di un cumulo in presenza di umi-dità per alcuni mesi e forse anni, ri-comparendo quando le condizioni

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ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

< Anche se loscreening di routine dellatte di massa è unmodo per tenere sottocontrollo i micoplasmi,il valore di questapratica si riduceenormemente qualora illatte in cisternaprovenga da più di1.000 animali perché -potenzialmente - ladiluizione puòmascherare la presenzadel microrganismo.

ambientali sono favorevoli. Abbiamoipotizzato che stoccare la sabbia del-le lettiere riciclata in uno strato sotti-le potrebbe funzionare per asciugarela sabbia e distruggere Mycoplasma,ma non lo abbiamo mai studiato di-rettamente con grandi quantitativi disabbia.” In un altro studio, Wilson e Goodellhanno messo in coltura la sabbia del-la lettiera della stessa azienda, più al-tre sette aziende risultate PCR positi-ve nel latte di massa per M. bovis oM. alkalescens, o per entrambi. Tredelle otto aziende avevano almeno 1campione di lettiera positivo (dueconfermati come M.bovis dalla PCR),26 di sabbia e 1 di paglia. “Abbiamoriscontrato che la presenza diMycoplasma era fortemente associatacon la sabbia riciclata, che era peròdi gran lunga la lettiera più comune-mente utilizzata,” ha affermato Wilson.Sulla base delle informazioni attuali,Wilson ha concluso che il posto piùsicuro per utilizzare lettiere di ricicloprovenienti da aziende con mastiti daMycoplasma è nelle vitellaie (vedibox).

Cerchiamolo…

Goodell crede che l’aumentata atten-zione nei confronti di Mycoplasma ab-bia permesso di migliorare il suo con-trollo. Anche se lo screening di routi-ne del latte di massa è un modo pertenerlo sotto controllo, secondo lui ilvalore di questa pratica si riduceenormemente qualora il latte in cister-na provenga da più di 1.000 animali,perché - potenzialmente - la diluizio-ne può mascherare la presenza delmicrorganismo. Per le aziende piùgrandi, saranno più accurati campio-ni di gruppo. Oltre allo screening dellatte di massa, Goodel consiglia:• Coltura della singola vacca. La col-tura batterica è ancora l’esame dia-gnostico più attendibile in assolutoper quanto riguarda il controllo diMycoplasma, secondo Goodell eWilson. Eseguendo la coltura dei ca-si clinici e di tutti gli animali ad ini-zio lattazione, si possono identifica-re immediatamente le vacche posi-tive per Mycoplasma. In alcuni ca-si, l’esame colturale identificherà i

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< I diversi volti di Mycoplasma

Titolo originale:“The many facesof mycoplasma”

Autore:Maureen Hanson

Fonte: Dairy HerdNetwork,

Novembre 2015

36

ExDairyPress Gennaio/Febbraio 2016

casi subclinici. “Mycoplasma nonsempre è incluso negli organismistandard per cui la maggior partedei laboratori esegue esami per ma-stiti,” afferma Goodell. “Siate certiche Mycoplasma venga specificata-mente richiesto, e lavorate con il vo-stro veterinario per selezionare unlaboratorio di fiducia per effettuaregli screening.”

• Test dei gruppi ad alto rischio. Seun’azienda non vuole investire nel-l’esame colturale individuale per sin-gola vacca, Goodell afferma che ilmigliore approccio successivo è loscreening giornaliero dei gruppi adalto rischio delle vacche ad inizio lat-tazione e degli animali in infermeria.

• Test sui nuovi animali prima che en-trino in azienda. La rimonta andreb-be esaminata per Mycoplasma primadel suo arrivo. Se non è possibile,eseguite l’esame colturale il primapossibile dopo l’ingresso in stalla.

Quando un test di screening di uncampione identifica un animale posi-tivo per Mycoplasma, riguardo al suo

futuro ci deve essere una politica ditolleranza zero. “La macellazione èl’opzione più sicura,” afferma Goodell.“Assolutamente non permettete cheMycoplasma faccia un solo passo inpiù nella vostra azienda.” E Wilson ag-giunge: “Tutti i peggiori focolai che homai visto di mastiti, artriti e polmoni-ti da Mycoplasma in vacche da latteadulte - che colpivano approssimati-vamente un terzo della stalla - si so-no verificati in aziende che avevanocercato di convivere per almeno unanno con una bassa prevalenza divacche positive per Mycoplasma, eavevano perso il controllo.”Per 15 anni, Wilson ha raccolto i datidelle aziende con risultati aggiornatidegli esami colturali su tutta la stallae che hanno cessato l’attività nel NordEst degli Stati Uniti. “Negli anni, tra il64% e il 71% delle aziende che hannochiuso avevano vacche positive perStrep.agalactiae, Mycoplasma o en-trambi,” afferma.Questo sottolineal’importanza di effettuare sulla rimon-ta lo screening per gli agenti contagio-si di mastite, incluso Mycoplasma.

LIMITARE LA DIFFUSIONE DI MYCOPLASMA

Poiché i micoplasmi sono altamente contagiosi e possono essere danno-si per le vacche di ogni età, devono essere prese delle misure preventi-ve per limitarne la diffusione. Sheila Andrew, Professoressa dell’Universitàdel Connecticut e specialista dell’Extension Dairy consiglia:1) Attuare le misure igieniche raccomandate per la prevenzione di tuttele mastiti, inclusa la disinfezione dei capezzoli.

2) Pastorizzare il latte di scarto da somministrare ai vitelli e mettete inatto degli accorgimenti per assicurarsi che la pastorizzazione raggiun-ga stabilmente tempi e temperature adeguati.

3) Nelle aziende con una nota storia di mastiti da Mycoplasma, al postodel colostro fresco è meglio utilizzare un sostituto del colostro di altaqualità.

4) Stabilire un programma di monitoraggio efficace in collaborazione conil veterinario aziendale.

5) Testare per Mycoplasma tutte le manze prima che vengano introdottein azienda.

Il futuro è innovare! editoriale

Dr Loris CorteseAmministratore Delegato Cortal extrasoy

L’internazionalizzazione dei mercati e il confronto con le realtà diverse degli

altri paesi stanno rendendo la concorrenza per il nostro settore agricolo sempre più pressante. Per questa ragione, risulta fondamentale avere degli strumenti che permettano di valutare la redditività

della propria azienda, in grado anche di identifi care i punti critici e di trovare soluzioni per migliorare il profi tto.Anche se nell’economia agricola italiana le tradizioni sono ancora molto radicate, i metodi tecnologici per ottenere redditività risultano importanti ed indispensabili come valido aiuto nel controllo e nell’ottimizzazione dei processi. Con l’impiego dei software di ultima generazione, infatti, è possibile abbattere effi cacemente costi e sprechi. Fortunatamente l’agricoltura italiana propende in questo verso, anche se ancora con troppe idee e poca pratica. I dati emersi da un sondaggio eff ettuato da Wired, IBM Italia e Coldiretti Giovani Impresa sono a

sostegno di questa aff ermazione, rivelando che il 74% delle aziende agricole italiane intervistate presidia il Web, l’80% delle aziende intervistate ritiene che la tecnologia sia lo strumento utile per ridurre i costi, rendere effi ciente la produzione e aiutare nella tutela dell’ambiente il 93% delle aziende ritiene importante investire nel marketing. L’applicazione in campo però è eff ettivamente ancora scarsa: solo il 10% del campione intervistato ha progetti in corso, il 28% vende prodotti su e-commerce, il 18% usa smartphone e tablet in campo e il 7% ha previsto un budget da investire nel marketing. Si è visto inoltre che sono i giovani under 35 ad utilizzare maggiormente la tecnologia, sebbene gli strumenti moderni siano a portata di tutte le generazioni.In ambito zootecnico, un esempio virtuoso nell’impiego di software tecnologici è sicuramente Israele, dove la totalità degli allevamenti presenta sistemi di rilevamento applicati alla mandria. Il motivo è semplice: svariati studi ed esperienze pratiche dimostrano come i costi diminuiscano signifi cativamente in queste realtà, raggiungendo profi tti più alti.

Questi sistemi di rilevamento permettono all’allevatore di tenere sotto costante controllo molti più aspetti rispetto ad un’azienda “non tecnologica”, perché seguono singolarmente ogni animale in tutte le fasi produttive, sia dal punto di vista alimentare che gestionale, puntando ad assicurare il massimo benessere alla mandria. Con tali strumenti è possibile anche pianifi care il lavoro trovando soluzioni ideali, grazie alla possibilità di registrare e tenere monitorati i dati. Migliorare l’effi cienza ed aumentare la redditività è quindi possibile, ma è necessario adottare sistemi e tecnologie che permettano una gestione corretta e di precisione, aprendo le porte al futuro.Cortal extrasoy da anni sta sviluppando un sistema innovativo ed avanzato che rileva in tempo reale tutti gli aspetti relativi alla mandria: Cow Detector System. Il sistema, associato all’impiego di alimenti tecnologici e ad un’assistenza tecnica di alto livello, permette di ottimizzare la gestione dell’allevamento, evitando le perdite nascoste e massimizzando i profi tti.

Cow Detector SystemL’innovativo sistema che permette di conoscere in anticipo il manifestarsi delle patologie tipiche della fase di post parto.

all’interno

PROGRAMMA TRANSITION COW LA GESTIONE DEI GRUPPIPer capire l’importanza di questo punto critico è necessario ricordare che in un gruppo di vacche troviamo animali dominanti e animali sottomessi. Gli animali sottomessi possono presentare dei modelli di comportamento alterati e una produzione di latte inferiore del 3,8-5,5% fi no a due settimane dopo lo spostamento. Il servizio è nelle pagine seguenti.

Cortalinf rmaBimestrale n. 50 - febbraio 2016 - www.cortalruminanti.it

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PROGRAMMA TRANSITION COW 2° PARTE

Ogni azienda zootecnica ha le sue peculiarità relativamente a:

• strutture• gestione• alimentazione

Qualsiasi sia la “personalità di una azienda” è comunque fondamentale creare i presupposti migliori per permettere agli animali di esprimere al meglio il loro potenziale, non solo nella fase produttiva. Anche la transizione, ad esempio, va seguita al meglio in quanto non è un momento a sé, ma un “trampolino di partenza” per la futura lattazione. Eventuali errori commessi in questa fase possono infatti compromettere sia le produzioni, che l’intera carriera della vacca.I maggiori punti critici in transizione riguardano:

1. SPAZIO IN MANGIATOIA2. AREA DI RIPOSO3. PAVIMENTO CUCCETTE E LETTIERA4. GESTIONE DEI GRUPPI

4 PUNTI CRITICIPER L’INGESTIONE IN ASCIUTTA

PROGRAMMA TRANSITION COW:

Nel numero precedente (n°49 dicembre 2015) abbiamo trattato i primi 3 punti. Di seguito riporteremo alcuni suggerimenti relativi alla migliore gestione dei gruppi di animali necessari per la buona riuscita della Transition Cow.

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LA COMPETIZIONEPer capire l’importanza di questo punto critico è necessario ricordare che in un gruppo di vacche troviamo animali dominanti e animali sottomessi. Gli animali sottomessi possono presentare dei modelli di comportamento alterati e una produzione di latte inferiore del 3,8-5,5% fino a due settimane dopo lo spostamento. Al contrario di quanto si possa pensare, anche le bovine dominanti risentono dello stress diminuendo la loro produzione di latte, poiché ad ogni cambio di gruppo devono utilizzare energia per ripristinare la loro dominanza.Le bovine che guadagnano peso hanno la tendenza ad essere più dominanti rispetto alle bovine più magre o piccole. Le primipare sono spesso sottomesse alle bovine adulte. La stabulazione libera permette la piena manifestazione dell’espressione gerarchica, ma anche le bovine alla catena manifestano fenomeni di dominanza per l’accesso alla tazza dell’acqua o all’alimento.Lo stress derivante da un cambiamento di gruppo si manifesta sino a 3-7 giorni dopo e, in particolare, le interazioni fisiche come spinte, testate, ecc. si manifestano con maggiore intensità nelle prime 48 ore dopo lo spostamento per poi diminuire in seguito (Grafico 1). Gli spazi limitati amplificano i comportamenti bellicosi, poiché gli animali sono più a stretto contatto fra di loro. In uno studio americano del 2000 è emerso che il 60% degli animali sottomessi manifestava problemi di zoppia, al contrario degli animali dominanti dove i problemi si

sono verificati solo nel 18% dei casi. Tale differenza è da attribuire al minor tempo dedicato al riposo e al maggior tempo passato in piedi delle vacche sottomesse, rispetto alle bovine dominanti.

LA GESTIONE DEI GRUPPIAnche per gli animali in asciutta, il cambiamento del gruppo rappresenta un notevole stress poiché genera comportamenti antagonisti tra le bovine. Lo stress è elevato sia per i nuovi soggetti inseriti nel gruppo, sia per quelli già presenti. Le bovine già presenti nel gruppo manifestano infatti comportamenti bellicosi per mantenere la loro posizione nella gerarchia. L’organizzazione dei gruppi di asciutta, di transizione e di parto deve quindi tener conto anche di queste interazioni sociali.Nell’articolo pubblicato nel precedente numero è emerso che il principale fattore nutrizionale per la prevenzione delle patologie metaboliche del peri-parto è il grado di riduzione di ingestione in transizione e non la quantità assoluta ingerita dall’animale. Contenere il rischio di riduzione dell’ingestione in seguito allo spostamento degli animali tra un gruppo e l’altro, è la chiave per ottenere una transizione di successo. Lo stress degli animali che deriva dallo spostamento di gruppo è una delle cause che determina il calo da ingestione, soprattutto nelle

bovine sottomesse. Anche se nelle attuali tipologie di allevamento lo spostamento degli animali da un gruppo all’altro è cosa molto frequente e molte volte inevitabile, si suggerisce di limitare il più possibile i movimenti tra i box.Per quanto riguarda l’organizzazione dei gruppi, si possono adottare 2 possibili strategie:• spostare gli animali continuamente METODO TRADIZIONALE

• gestire un GRUPPO SOCIALMENTE STABILE per tutto il periodo del preparto

Entrambe le strade hanno vantaggi e svantaggi da considerare.

METODO TRADIZIONALE Gruppo unico di asciuttaLe bovine sono organizzate in un unico gruppo e le entrate e le uscite sono frequenti: arrivano costantemente le bovine appena messe in asciutta ed escono quelle che stanno per partorire generando stress continuo per ristabilire la gerarchia nel gruppo (vedi Focus a pagina successiva). Con questa gestione le bovine vengono spostate al momento del parto in un apposito box e vi stazionano per poche ore.Vantaggi sono sufficienti box parto più piccoli che resteranno anche più puliti. Svantaggi lo spostamento dell’animale al momento del parto può bloccarlo, soprattutto nelle primipare!

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Grafico 1. Tipo e frequenza di interazioni in un nuovo gruppo

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PROGRAMMA TRANSITION COW 2° PARTE

GRUPPI SOCIALMENTE STABILI Cook, dell’Università del Wisconsin, propone di organizzare il periodo del close-up (21 giorni prima del parto) in tre gruppi in cui praticare il tutto pieno e tutto vuoto. In questo modo, le vacche in transizione trascorrono tale periodo sempre con le stesse compagne formando così un gruppo “socialmente stabile” (Immagine 1). Il parto potrebbe essere espletato anche in questi box a patto che il vitello sia prontamente trasferito, oppure potrebbe avvenire in un box parto adiacente, luogo più pulito, ma che implica un’osservazione più assidua degli animali.Vantaggi viene alleggerito lo stress delle vacche sottomesse. Svantaggi servono spazi molto ampi.

BOX PARTOIl box parto deve essere particolarmente curato sotto il profi lo igienico e l’ingresso delle bovine deve avvenire non prima dei due giorni che precedono il parto. A sostegno di ciò, in un’indagine di campo condotta da Cook e Nordlund, si è rilevata una concentrazione di NEFA elevata negli animali che hanno soggiornato nel box del parto per più di tre giorni. Il rischio di chetosi è raddoppiato, come pure la dislocazione dell’abomaso.

Molti allevatori conducono la bovina in maternità quando i piedi del vitello spuntano dal canale del parto. Questa pratica presenta alcuni svantaggi: gli animali devono essere continuamente osservati per capire quando inizia il parto per non intercorrere nel pericolo di interruzione del parto soprattutto nelle manze. Il parto, poi, deve avvenire in piena tranquillità per non stressare le bovine, quindi questo box dovrebbe essere collocato sia nelle vicinanze del box di asciutta, che in un luogo appartato e tranquillo.

GRUPPO POST PARTO O DI OSSERVAZIONEDopo il parto gli animali dovrebbero essere trasferiti in un gruppo di osservazione e rimanervi dai 10 ai 21 giorni successivi. La permanenza in questo gruppo evita di inserire nel box delle vacche in lattazione animali fragili o con patologie sub cliniche che potrebbero subire fenomeni aggressivi, permettendo, inoltre, di seguire il loro iter clinico in modo accurato attraverso l’applicazione di diete o trattamenti specifi ci.

Gruppo preparto tradizionale: costante subbuglio sociale con frequenti entrate ed uscite (permanenza animali: + 20 giorni).

Gruppo socialmente stabile: viene stabilito un ordine sociale che rimane stabile fi no al momento del parto.

Da -3 a -10 giorni Dal -20 a -11 giorni Dal -10 giorni al parto

Immagine 1. Differenza nella gestione dei gruppi in modo tradizionale e con gruppo socialmente stabile

focus

Nella fi gura proposta da Nordlund, si può ben notare il livello di stress delle bovine a seconda del gruppo di cui fanno parte. Se gli animali vengono movimentati giornalmente si vede come lo stress sia elevatissimo; se gli animali sono invece spostati settimanalmente i picchi di stress si riducono notevolmente, mentre se il gruppo viene mantenuto stabile dall’inizio alla fi ne dell’asciutta si può notare come il picco di stress sia solo iniziale e coincida con il momento di formazione del gruppo.

PROFILO DEL SUBBUGLIO SOCIALE ENTRO GRUPPO

Entrata giornaliera di animali nel gruppo

Entrata settimanale di animali nel gruppo

Entrata contemporanea di animali nel gruppo:GRUPPO SOCIALMENTE STABILE

A cura del Dr Gianluca ZorziCoordinatore Cortal extrasoy

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Inserimento gruppo adatto

BOVINEIN TRANSIZIONE

(asciutta-postparto)

Probabile calonell’ingestione

Ingestionenormale

Unifeedrazionato

Dietaad libitum

A basso contenutoenergetico

Ad alto contenutoenergetico Infertilità,

calo produzione latte, ecc.

Inserimento gruppo sbagliato

(stress sociale)*

*

AUMENTO DEL RISCHIO DI PATOLOGIE PUERPERALI

Sindrome della vacca a terra (comprende: collasso puerperale da ipocalcemia,

chetosi, ritenzione placentare, metriti, ecc.)

Sindrome della vacca grassa (comprende: parto difficile, steatosi epatica,

laminite da acidosi e quindi zoppia)

*

*

*RIPRESA POST PARTO

RAPIDA*

La corretta riuscita della transizione, passa sia attraverso un’ottimale gestione dei gruppi sia attraverso

un’attenta formulazione della razione in asciutta (vedi Cortal Informa n°47 e 48). Di seguito riportiamo uno schema che riassume i concetti espressi finora. In

particolare, l’inserimento di un animale in un gruppo errato può aumentare i rischi di dismetabolie nel post parto, indipendentemente dalla razione in mangiatoia. Invece, se inserito in un gruppo corretto, l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per la riuscita dell’asciutta dimostrando, anche in questa fase, la stretta relazione tra gestione ed alimentazione.L’asterisco (*), presenta i punti critici della fase di transizione che il sistema Cow Detector System di EHTS (approfondimento a pag.7) è in grado di monitorare, avvisando l’allevatore in tempo reale su eventuali criticità. Per maggiori informazioni chiama Cortal!

ALIMENTAZIONE E GESTIONE VIAGGIANO INSIEME, ANCHE IN ASCIUTTA!

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L’INGESTIONE COME METODO DI PREVENZIONE

In uno studio di Huzzey (2007), si evince che le vacche cui era stata diagnosticata una metrite avevano speso meno tempo

ad alimentarsi rispetto a vacche sane nel periodo del pre-parto. Inoltre, questi animali avevano presentato un atteggiamento meno aggressivo, hanno ridotto la quantità di alimento ingerito nel periodo successivo alla somministrazione dell’unifeed ed erano state meno motivate ad alimentarsi anche dopo il parto. La mancanza di

motivazione sembrava avere origine da un comportamento di sottomissione verso animali più dominanti. Questo dimostra che nel pre parto gli animali sottomessi tendono a trascorrere meno tempo in mangiatoia, aumentando quindi il rischio di sviluppare patologie in grado di compromettere anche la lattazione successiva. In un altro studio eff ettuato da Gonzalez (2008), durante la prima fase della lattazione sono stati registrati i dati relativi al tempo trascorso in mangiatoia, al numero di visite e alla loro durata media, confrontandoli con

le patologie sviluppate. I dati illustravano che animali con chetosi mostravano una diminuzione dei tempi di alimentazione di circa 45 minuti al giorno, 3-4 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi.Questi risultati indicano che variazioni nei tempi di accesso alla mangiatoia possono essere degli utili indicatori di rischio per questa e altre patologie.Alla luce delle analisi e degli studi eff ettuati, risulta indispensabile per le aziende moderne disporre di sistemi in grado di monitorare tutte le fasi di allevamento della mandria.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Le domande più frequenti che generalmente sorgono pensando al benessere degli animali si possono

tendenzialmente riassumere come segue:• l’animale sta bene, è in buona salute,

è produttivo?• l’animale è libero da paura o dolore?• l’animale è in grado di vivere secondo

la propria natura? Molto probabilmente sembreranno banali, ma, se rivolte ai propri animali, non sempre

si è in grado di dare una risposta oggettiva e si risolve tutto con “va bene” o “non va bene”, fi dandosi più delle proprie sensazioni che della realtà. Lo stato di benessere della mandria, anche se considerato a fondo solo negli ultimi anni, è direttamente collegato alla produzione e quindi al profi tto aziendale, diventando una voce importante nel calcolo del bilancio. Per questo motivo, la gestione di una stalla non è semplice anche perché spesso l’allevatore non ha dati precisi e puntuali a disposizione. Nelle fasi della vita dell’animale ci sono punti di controllo che possiamo valutare. Ad esempio il momento in cui una manza raggiunge peso, altezza ed età al primo

parto, la quantità e la qualità di latte prodotto da una vacca, l’assenza di patologie metaboliche e così via. In alcune fasi però, è diffi cile trovare dei punti di controllo e raccogliere dati che ci permettano di capire come stiamo lavorando, in particolare durante asciutta e transizione, la cui riuscita infl uenza l’andamento del post parto perché può aumentare il rischio di problemi metabolici. Le patologie che possono insorgere ad inizio lattazione comportano un’importante perdita economica per l’allevatore (Vedi tabella 1), sia come spesa sanitaria che come minore quantità di latte prodotto, oltre a minare pesantemente la salute ed il benessere dell’intera mandria.

si è in grado di dare una risposta oggettiva e si risolve tutto con “va bene” o “non va bene”, fi dandosi più delle proprie sensazioni

COME MONITORARE L’INGESTIONE IN TRANSIZIONE E NEL POST PARTO

Tabella 1. Principali voci di costo correlate

ad una transizione scorretta

incidenza % per mandria per vacca per 100 vaccheIpocalcemia 4 218 euro 872 euroDistocia 21 180 euro 3.780 euroRitenzione placenta e metriti 15 249 euro 3.735 euroChetosi/steatosi 14 184 euro 2.576 euroDislocazioni abomaso 4 391 euro 1.564 euroMastiti 40 177 euro 7.080 euroZoppie/problemi podali 38 371 euro 14.098 euroTotale 1.770 euro 33.705 euro*

*Fonte: Charles Guard, DVM, PhD, “The costs of common diseases of dairy cattle”, ottobre 2008

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Esempio 1. ORE TRASCORSE IN CORSIA DI ALIMENTAZIONE. Qui è evidente come le ore che l’animale trascorre ad alimentarsi calino in seguito al parto (freccia verde). Questo può indicare dei problemi di tipo metabolico o sanitario a causa di una transizione non corretta. Il sistema permette di identificare rapidamente l’animale rispetto al resto del gruppo e di intervenire per tempo.

Esempio 2. ORE TRASCORSE IN CORSIA DI ALIMENTAZIONE. In questo caso si può notare come le ore che l’animale trascorre in corsia di alimentazione in seguito al parto (freccia verde) rimangano stabili rispetto a prima del parto. Questo significa che l’animale è in salute e che quindi la transizione è stata gestita correttamente.

COME MONITORARE L’INGESTIONE IN TRANSIZIONE E NEL POST PARTO

Esempio 3. PERCENTUALE DI RIPOSO. Il grafico dimostra come questo animale

passi più tempo in una posizione di decubito dopo il parto (freccia verde). Questo è dovuto ad una condizione di

ipocalcemia.

Cow Detector System è il sistema di EHTS per il monitoraggio completo dell’attività, del benessere e dell’alimentazione per tutta la mandria. Segue gli animali dalle prime manifestazioni dei calori fino alla fine della carriera, osservando attentamente il comportamento della singola vacca per prevenire dismetabolie e problemi di deambulazione,

monitorando inoltre l’attività estrale e la produzione di latte. La maggior parte delle patologie che si presentano durante il periodo di transizione possono essere rilevate e curate ancora prima delle manifestazione cliniche. Il sistema Cow Detector

System è in grado di monitorare ed avvisare eventuali problemi in tempo relativamente a:

PREVEDI IL FUTURO DELLA TUA STALLA CON COW DETECTOR SYSTEM

COW DETECTORSYSTEM

• calo nell’ingestione (primo sintomo di malessere fi siologico o psicologico),• calo nell’attività e aumento del tempo in decubito (stress sociale, zoppie),• vacca a terra.Il sistema è in grado di generare grafici e allarmi che permettono all’allevatore di conoscere in anticipo il manifestarsi delle patologie tipiche della fase di post parto. Di seguito riportiamo, a titolo di esempio, dei grafici prodotti dal sistema.

SCOPRI COW DETECTOR SYSTEMwww.ehts.it

Esempio 1

Esempio 2 Esempio 3

A cura del Dr Alessandro Cortese EHTS

Per maggiori informazioni [email protected]

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Cortal extrasoy S.p.A.Via Postumia di Ponente, 342

tel. 049 [email protected]

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Incontri tecnici

DTP n0 030 — CERT. n0 22170

DTP n0 042 — CERT. n0 37909

1° ottobre 2007 è la data di pubblicazione del primo numero di Cortal informa all’interno della rivista Ex-DairyPress. Una storia lunga 8 anni, nata da un idea del Dr Loris Cortese e del Dr Gianpietro Didonè che, prima dello sviluppo di social o blog, avevano immaginato un periodico ricco di articoli tecnici che fungesse da incubatore di idee, informazioni e servizi per gli allevatori. Ringraziamo tutte le persone che hanno collaborato alla stesura dei numeri e tutti i lettori che fedelmente ci seguono e con noi sono giunti alla 50esima edizione della rivista.Se volete condividere questa emozione con noi inviateci un selfi e con il Cortal Informa all’indirizzo [email protected] oppure pubblicatelo sulla nostra pagina Facebook Cortal extrasoy.

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ANCORA SUCCESSI PER LA TRANSITION FIRMATA CORTAL!

Lo scorso 22 dicembre si è svolto a Quinto Vic.no (VI) l’ultimo incontro tecnico con allevatori per l’anno 2015 sulla Transition Cow. Numerosi i presenti che hanno potuto raff rontarsi su un tema tanto importante quanto diffi cile da gestire. Interessanti gli argomenti trattati dai relatori Dr Gian-luca Zorzi (Coordinatore Cortal) e Dr med. vet Einat Aluf (ENGS Systems). Anche il 2016 presenterà un calendario ricco di eventi! Per maggiori informazioni scrivici a uffi [email protected] o seguici su Facebook

1° ottobre 2007 è la data di pubblicazione del primo numero di Cortal informa all’interno della rivista Ex-DairyPress. Una storia lunga 8 anni, nata da un idea del Dr Loris Cortese e del Dr Gianpietro Didonè che, prima dello sviluppo di social o blog, avevano immaginato un periodico ricco di articoli tecnici che fungesse da incubatore di idee, informazioni e servizi per gli allevatori.

Cinquantasfumature di arancione

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La polmonite da Mycoplasma è causa-ta dal microrganismo denominato My-coplasma bovis (M. bovis). Esso pro-voca anche otite media, artrite e ma-stite, ed è spesso difficile da diagno-sticare perché quando ne sono infettigli animali possono mostrare sintomidiversi. Comunque, è una delle princi-pali cause di otite media, quindi se ma-nifestano segni di infezione oculare(come la testa inclinata o un orecchiopenzolante) la probabilità che i vitellisiano infetti da M. bovis è piuttostoelevata. Questo microrganismo è sta-to ed è ancora molto studiato, perchéci sono tuttora fattori non ben cono-sciuti riguardo a come riesce a provo-care la patologia, come si diffonde nelsingolo animale e come si trasmettetra i diversi animali.M. bovis è molto contagioso e si puòdiffondere per via aerea, con le secre-zioni respiratorie, il contatto naso- na-so, il cibo, l’acqua, il materiale dellalettiera, le apparecchiature per l’ali-mentazione e gli operatori stessi. SeM. bovis entra in una mandria, si in-fetterà circa il 100% dei vitelli, e nono-stante ciò i vitelli possono non svilup-pare una malattia clinica, oppure mo-strare segni clinici. In una popolazionedi vitelli sani e che non sono sottopo-sti a stress ambientali, è possibile iso-lare M. bovis da tessuto polmonare fi-no ad oltre il 7% dei vitelli. L’incidenzadi malattia più elevata si trova solita-mente nei vitelli stabulati in gruppi eche soffrono di stress ambientali, inparticolare lo stress da freddo.Questo organismo ha molte proprietàche gli permettono di invadere i tessu-

ti, stabilire un’infezione e causare unapatologia clinica. Esso ha la capacità diattaccare rapidamente le mucose deltratto respiratorio, e questa è la ragio-ne per cui la polmonite nei vitelli è so-litamente la patologia causata da M.bovis più comune. Può anche diffon-dersi dai polmoni attraverso il circolosanguigno nelle altre parti del corpo,per esempio nelle articolazioni. Gli ani-mali con infezioni subcliniche agisconocome serbatoi per le nuove infezioni epossono diffondere l’organismo nel-l’ambiente per anni, senza svilupparepatologia clinica. Questa eliminazionepuò essere costante o intermittente,mentre gli animali che sviluppano se-gni clinici di malattia eliminano un nu-mero estremamente elevato di Myco-plasma nell’ambiente.

Modalità di infezione

Gli animali che sono portatori subcli-nici permettono a questo microrgani-smo di rimanere presente stabilmentenella mandria eliminando continua-mente Mycoplasma nell’ambiente. Glianimali che hanno sviluppato una pa-tologia respiratoria cronica eliminanoun numero elevato di microrganismi,aumentando l’incidenza di patologierespiratorie, specialmente nelle stalleaffollate. Questa modalità di elimina-zione di Mycoplasma rende pratica-mente impossibile eliminare questomicrorganismo dall’azienda una voltache vi è entrato. I vitelli appena nati possono facilmen-te infettarsi in sala parto attraverso la

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La polmonite daMycoplasma nei vitelliQuali sono i segni della presenza di micoplasmi in azienda, per-ché e come si diffondono così velocemente dai vitelli alle vac-che in lattazione, quali sono le principali misure per arginarli ei più comuni errori che vengono fatti nel gestirli: questo e mol-to altro si trova in questo interessante articolo scritto dal pro-fessor R.Corbett per la rivista Bovine Veterinarian.

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cile da gestire. Interessanti gli argomenti trattati dai relatori Dr Gian-l

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< La polmonite da Mycoplasma nei vitelli

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lettiera contaminata, una ventilazionedi scarsa qualità e la presenza di vac-che che stanno eliminando il micror-ganismo. M. Bovis é stato coltivato di-rettamente da campioni di aria prele-vati nelle gabbiette dei vitelli e rappre-senta dunque una fonte importante diinfezione per i giovani animali. In pas-sato, si pensava che Mycoplasma fos-se un microrganismo abbastanza fragi-le che non fosse in grado di sopravvi-vere per lunghi periodi di tempo al-l’esterno dell’organismo animale pervia della mancanza di una parete cel-lulare, mentre studi recenti hanno di-mostrato che Mycoplasma è in gradodi sopravvivere per lunghi periodi ditempo nell’ambiente, specialmente sequesto è freddo e umido. Uno studioscientifico ha provato che Mycoplasmaè sopravvissuto per più di sei mesi inuna lettiera in sabbia.Questi microrganismi hanno molti fat-tori di virulenza che permettono loro diprovocare facilmente una infezione ecausare una patologia in un organismoanimale. Come già detto, Mycoplasmaha l’abilità di aderire alle mucose deltratto respiratorio superiore, invadereil tessuto e moltiplicarsi rapidamente. Affinché il sistema immunitario possaorganizzare una risposta contro un pa-togeno invasore, deve riconoscere cer-ti antigeni, presenti solitamente sullasuperficie del patogeno. Mycoplasmaha però l’abilità di cambiare o mutarequesti antigeni, cosicché il sistema im-munitario ogni volta deve ripartire dacapo per produrre anticorpi specificicontro questi nuovi antigeni. Mycopla-sma puó anche produrre sulle superfi-ci tissutali dei “biofilm” (biopellicole*)che lo proteggono dal sistema immu-nitario dell’animale, e quando inizia amoltiplicarsi produce poi metabolitiche sono tossici per il tessuto che hainfettato.M. bovis viene comunemente isolatodai polmoni di animali che si sono in-fettati con altri patogeni agenti di pol-monite. È stato infatti isolato nell’82%

dei casi di polmoniti causate da Man-nheimia haemolytica e da casi di pol-monite causati da Histophilus somni ePasteurella multocida. Una teoria or-mai consolidata ritiene che Mycopla-sma invada il tessuto polmonare e pro-vochi nel polmone una infiammazioneche a sua volta predispone gli anima-li alle infezioni dai patogeni menziona-ti in precedenza, che causano rapida-mente una grave patologia polmonare.Quando M. bovis provoca una infezio-ne in un animale, solitamente la solarisposta anticorpale non riuscirà a cu-rare l’infezione. Poichè M. bovis è ingrado di alterare la risposta immuni-taria, ha una grande tendenza a svilup-pare una infezione ad andamento cro-nico; gli animali colpiti richiedono trat-tamenti multipli e solitamente sonoquelli che rendono meno all’internodel gruppo: di questi dovrà esserne ri-formata un’elevata percentuale.

Il trattamento precoceè un fattore critico

É estremamente importante che i nuo-vi casi di polmonite da M. bovis sianoidentificati e trattati il prima possibile.Molti degli antibiotici utilizzati nellestalle agiscono inibendo la sintesi del-la parete cellulare e non funzionanocontro i micoplasmi poichè questi nonhanno la parete cellulare. Quindi, seviene diagnosticato Mycoplasma, è im-portante sviluppare un protocollo ditrattamento efficace usando antibioticispecifici, che siano realmente efficacicontro questo patogeno.Le ricerche in campo indicano che os-sitetracicline, spectinomicina, fluorfeni-colo e tularomicina possono trattareefficacemente una patologia causata inmodo primario da Mycoplasma. È op-portuno ricordare però che ogni usoextra-etichetta (off label) di antibioticirichiede una solida relazione veterina-rio-cliente-paziente. Misurate la tempe-ratura nei vitelli ai primi segni di dimi-nuzione dell’appetito, scolo nasale, oc-chi lacrimosi, orecchie penzolanti o au-

* Un biofilm obiopellicola o

microfouling, è unaaggregazione complessa

di microrganismicontraddistinta dallasecrezione di unamatrice adesiva e

protettiva.

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mento della frequenza respiratoria. Untrattamento immediato con l’antibioti-co giusto è essenziale per eliminarel’infezione prima che l’animale diventicronicamente infetto. In stalle dove c’èun’incidenza molto alta di polmoniti,potrebbe valer la pena monitorare latemperatura in tutti i vitelli di uno spe-cifico gruppo di età, dove si ha la mag-gior incidenza di problemi polmonari.È comune vedere un aumento dellatemperatura corporea prima che si os-servino segni clinici di polmonite, e iltrattamento fatto in quel momento au-menterà molto la possibilità di guari-gione dalle infezioni da Mycoplasma.È importante continuare il trattamentofino a che l’animale non sarà comple-tamente guarito dall’infezione. I proto-colli dovrebbero includere l’antibioticoappropriato, la lunghezza del tratta-mento, il sito di iniezione e il tempo disospensione richiesto per la macella-zione dopo il trattamento.

Ridurre l’esposizione

La prevenzione e il controllo della pol-monite causata da M.bovis si basa pre-valentemente sulla riduzione dell’espo-sizione dell’animale al microrganismo.Dopo la nascita, il vitello dovrebbe es-sere rimosso il prima possibile dalla sa-la parto e posto in una gabbietta indi-viduale che è stata pulita dopo il vitel-lo precedente. Usando box individualiche prevengono il contatto naso-nasotra vitelli si riduce in modo significati-vo l’esposizione. Se possibile, evitateche le poste siano a contatto; questo èimportante specialmente nelle posteadibite ad infermeria, che non dovreb-bero mai avere strutture a contatto conle stalle dei vitelli non infetti.Il sovraffollamento nei box di gruppogioca anch’esso un ruolo rilevantenella diffusione del microrganismo.Idealmente, per ogni vitello in gabbiadovrebbero esserci almeno 8 metriquadri e mezzo di spazio. Stalle so-vraffollate provocano un contatto piùdiretto e un aumento di densità del

microrganismo nell’aria, aumentandomolto le possibilità dei vitelli di diven-tare infetti.É stato dimostrato che una ventilazio-ne adeguata nelle stalle dei vitelli gio-ca un ruolo essenziale nella prevenzio-ne e nella diffusione della polmonitenei vitelli. Il dottor Ken Nordlund, del-l’Università del Wisconsin, ha prodot-to una consistente mole di dati sui si-stemi di ventilazione nelle vitellaie, chehanno avuto una grande influenza nelsettore e hanno ridotto di molto l’inci-denza delle polmoniti nei vitelli. Unabuona ventilazione riduce in modo si-gnificativo la concentrazione di patoge-ni polmonari nell’aria e riduce quindil’esposizione. Le aziende più grandi e quelle riserva-te all’allevamenti dei soli vitelli, in gra-do di riempire rapidamente una vitel-laia, per esempio in una o due settima-ne, hanno diminuito l’incidenza di pol-monite praticando un sistema di ge-stione del tipo “tutto pieno-tuttovuoto”. In questo caso, tutti i vitellistanno insieme in una vitellaia finchésono svezzati e pronti per essere spo-stati nei primi recinti per gruppi. Que-sto previene la continua esposizioneprovocata dall’introduzione di nuovianimali in un gruppo di vitelli già co-stituito.Una sanitizzazione estremamente cura-ta degli strumenti utilizzati per alimen-tare i vitelli, dei secchi, delle sonde ga-striche, delle bottiglie, dei box per vi-telli, eccetera, riduce ovviamentel’esposizione dei vitelli ai patogeni pol-monari. Quando si occupano dei vitel-li malati, gli operatori dovrebbero in-dossare i guanti e cambiarli tra un vi-tello e l’altro. I vitelli dovrebbero esse-re trattati dopo essere stati alimentati,in modo che i patogeni non venganotrasmessi ai vitelli sani cui si dà damangiare dopo aver maneggiato quel-li malati. Nei grandi allevamenti e ne-gli allevamenti specializzati in vitelli, èconsigliabile avere un gruppo dedica-

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to di operatori, non coinvolti nell’ali-mentazione, che hanno solo il compi-to di trattare gli animali malati.Poichè M. bovis causa anche mastitinelle vacche in latte, ai vitelli non do-vrebbero essere somministrati il colo-stro non pastorizzato o il latte dellevacche infette dal microrganismo. Il co-lostro dovrebbe essere pastorizzato a60 C° per 60 minuti. Ci sono eccellen-ti pastorizzatori disponibili in commer-cio, in grado di mantenere la giustatemperatura e far circolare il colostroper assicurarne un riscaldamentoomogeneo, e che poi raffreddano il co-lostro dopo la pastorizzazione. I pastorizzatori che lavorano ad altatemperatura per un tempo più brevesono più utilizzati per grandi volumi dilatte da somministrare ai vitelli dopo lacolostratura.Le stalle che sanno di avere mastiti daMycoplasma devono identificare levacche infette e possibilmente rimuo-verle dalla mandria. È difficile fare pro-gressi nel ridurre l’incidenza di polmo-niti da Mycoplasma nei vitelli se c’è unproblema significativo di mastite daMycoplasma negli animali adulti, an-che utilizzando la pastorizzazione.Bisogna mettere in atto un buon pro-gramma di biosicurezza per aiutare aprevenire la diffusione dell’infezioneda fonti esterne, così come dal’internodella stalla. Sono ora disponibili sul mercato testsierologici che possono determinare seun animale è positivo per M. bovis.Numerose stalle che hanno utilizzatoquesti test hanno scoperto che la mag-gior parte degli animali che hanno in-trodotto come rimonta erano statiesposti a M. bovis, enfatizzando l’im-portanza della biosicurezza in concer-to con le altre pratiche di prevenzione.È anche una buona pratica fare cam-pioni auricolari ai vitelli per identifica-re e rimuovere gli animali persistente-mente infetti da BVD (Diarrea ViraleBovina); ci sono anche test che posso-no esser fatti sul latte in cisterna ab-

bastanza sensibili da poter rintracciaresu 3.000 animali un animale persisten-temente infetto da BVD (PI-BVD). Il vi-rus della BVD è immunospressore edè molto comune osservare un aumen-to dell’incidenza di malattie respirato-rie in stalle dove esiste un animale per-sistentemente infetto.

Fattori nutrizionali ed ambientalicoinvolti nell’immunità

Una buona nutrizione è assolutamen-te essenziale per consentire al sistemaimmunitario dell’animale di funziona-re in modo appropriato. Sfortunata-mente, i giovani vitelli sono spesso ali-mentati con latte ad un livello tale danon permettergli di guadagnare pesoin base al loro potenziale genetico.Questa carenza nell’assunzione dei nu-trienti impedisce anche che il sistemaimmunitario ottenga le sostanze nutri-tive necessarie per organizzare una ri-sposta immunitaria efficiente contro ipatogeni invasori. Per raggiungere lesostanze nutritive necessarie per cre-scere e anche per mantenere un siste-ma immunitario sano, i vitelli dovreb-bero ricevere ogni giorno un quantita-tivo di latte equivalente almeno al 20% del loro peso alla nascita.È comune vedere un aumento nellepatologie respiratorie nei vitelli duran-te e dopo lo svezzamento. Ai vitelli vie-ne spesso tolto il latte in modo im-provviso, e poi ci si aspetta che rice-vano energia e proteine sufficienti dauna razione per l’accrescimento a bas-so tenore proteico e con foraggi dibassa qualità! Un buon programma disvezzamento deve permettere al vitel-lo di effettuare questa transizione inmodo non brusco, mentre gli vengo-no garantiti abbastanza nutrienti perpoter mantenere un tasso di accresci-mento costante. Lo stress da freddo è uno dei princi-pali fattori che aumentano l’incidenzadi polmonite da Mycoplasma nei vitel-li. Una lettiera con uno spesso stratodi paglia nelle strutture dove vengono

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posti i vitelli è una delle vie miglioriper ridurre lo stress da freddo.Lo strato di paglia sulla lettiera dovreb-be essere abbastanza profondo da na-scondere le zampe del vitello quandoè sdraiato. Inoltre, l’uso della copertadurante i primi 30 giorni di vita aiutail vitello a mantenere la sua tempera-tura corporea ed a ridurre la perdita dipeso corporeo se fa freddo. L’aperturadella cuccetta dovrebbe essere posizio-nata in modo da impedire l’entrata diforti correnti d’aria. L’uso di paglia umi-da come lettiera può portare alla pro-duzione di ammoniaca in seguito allacrescita batterica, che irrita il tratto re-spiratorio dei vitelli e predispone allepatologie respiratorie.Questo è vero anche nei box in cuivengono messi i vitelli in gruppo, do-

ve la segatura umida, i trucioli e la pa-glia costituiscono un eccellente am-biente per la crescita batterica e la pro-duzione di ammoniaca.La polmonite da Mycoplasma é unproblema decisamente comune nellestalle da latte e negli allevamenti divitelli.Progettazione della struttura, ventila-zione, igiene, nutrizione, stress gestio-nale, rivelamento precoce della malat-tia, trattamento e biosicurezza sonotutti aspetti importanti di un program-ma ben disegnato per ridurre l’inciden-za di polmoniti da Mycoplasma nei vi-telli. Una volta che queste manze en-treranno in produzione, questo signifi-cherà animali più sani, aumento deitassi di accrescimento corporeo e au-mento della produzione di latte.

Titolo originale:“Mycoplasmapneumonia indairy calves”Autore: Robert BCorbett DVM,PAS, ACAN Fonte: BovineVeterinarian,ottobre 2015

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< L’uso della copertadurante i primi 30giorni di vita aiuta ilvitello a mantenere lasua temperaturacorporea ed a ridurre laperdita di pesocorporeo se fa freddo.

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1. Percentuale di vacche gravidea 150 giorni di lattazione

Se volete scegliere un dato su cui concentrarvi,concentratevi su questo parametro. Vi darà una vi-sione chiara e accurata dell’efficienza riproduttivadel vostro allevamento; è importante perché laproduzione di latte diminuisce con l’allungarsi del-la lattazione. Ecco perché, per ottenere il massimo,i programmi di riproduzione devono essere effi-cienti e tempestivi. I fattori che possono limitare la percentuale di vac-che gravide entro i 150 giorni sono molti e pos-sono comprendere: una non corretta gestione del-la fase di transizione, bassi tassi di concepimen-to, problemi sanitari, insufficiente numero di vac-che fecondate a causa di una bassa rilevazione deicalori. Gli allevamenti che ottengono i migliori risultati ri-produttivi hanno più dell’89% di vacche gravideentro i 150 giorni di lattazione; senza arrivare aquesto valore estremo, il 75% di vacche gravidea 150 gg è un realistico obiettivo minimo per lamaggior parte degli allevamenti.

2. Numero di vacche fecondabili e non ancorainseminate oltre il limite fissato per la primainseminazione

Indipendentemente dal vostro protocollo riprodut-tivo, nessuna vacca dovrebbe uscire dal controllo

10 parametri per monitorarela gestione riproduttivaCome si usa dire, non si può gestire ciò che non si misura. Gli allevatori impegnano molto tempo e molti sforzi nei programmi di riproduzio-ne, ma per farlo in maniera efficiente dovrebbero poter misurare accuratamentei risultati ottenuti. Il controllo e la misurazione delle performance riproduttive con-sentono infatti agli allevatori di prendere tempestive e corrette decisioni per mi-gliorare la gestione della loro azienda. Ecco quali sono i parametri riproduttivi consigliati ed attualmente anche più uti-lizzati.

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del “radar”. Una vacca che non viene fecondata,non diventerà mai gravida! È importante fissareun obiettivo di giorni di lattazione entro i quali tut-te le vacche dovrebbero essere inseminate – siasu calori rilevati, sia su sincronizzazione o unacombinazione dei due metodi.Alcune volte le vacche vengono spostate nel grup-po di vacche da non fecondare, oppure dimenti-cate per altri motivi; tenere sotto controllo questasituazione permette di rendersene conto e risol-vere il problema. L’obiettivo per questo parame-tro deve essere Zero.

3. Tassi di concepimento rilevati mensilmenteper numero di inseminazioni e numerodi lattazione

Un monitoraggio mensile dei tassi di concepimen-to alla prima e seconda inseminazione nonchéglobale per le primipare e le vacche adulte, puòmettere in evidenza opportunità di miglioramenti.Per esempio, le primipare che da manze avevanoavuto incrementi di peso giornalieri inferiori allamedia, possono mostrare tassi di concepimentoscadenti. Nelle vacche adulte, bassi tassi di concepimentopossono essere dovuti anche a problemi che han-no avuto durante il periodo di asciutta. Una cattiva gestione dell’assistenza al parto puòportare a problemi nel post parto, quindi ad una

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diminuzione dei tassi di concepimento alle primeinseminazioni.I tassi di concepimento possono essere negativa-mente influenzati da problemi nell’alimentazione,mastiti, non corretta applicazione dei protocolli disincronizzazione, o non corretta rilevazione dei ca-lori. Il sovraffollamento, ed ovviamente lo stress ter-mico, influiscono sui tassi di concepimento. Un’analisi condotta su oltre 120.000 vaccheHolstein in allevamenti da 500 a 2.000 vacche hamostrato tassi di concepimento medi del 47% al-la prima inseminazione, 39% alla seconda e 41%medio per tutte le inseminazioni nelle primipare.Per le vacche adulte, il tasso di concepimento me-dio è stato del 39% al primo intervento, del 34%al secondo e del 36% quello medio per tutte leinseminazioni.

4. Tasso di concepimento medio mensileper tipo di inseminazione

Di solito, si usa suddividere il tipo di fecondazio-ne in: calori naturali, sincronizzazione, ri-sincroniz-zazione. Molte stalle hanno anche altri modi di co-dificare le loro fecondazioni, per cercare di capi-re quale programma riproduttivo funzioni meglio.Per esempio, gli allevamenti che hanno sistemi dirilevazione elettronica dei calori possono inserireanche questa tipologia, e addirittura anche codifi-care la fecondazione in base al supposto momen-to dell’ovulazione. La corretta applicazione del protocollo e la giustatempistica sono i due fattori che influiscono in mi-sura maggiore sul successo dei programmi di sin-cronizzazione. La fertilità delle vacche, la qualitàe la corretta manipolazione del seme ed un atten-ta rilevazione dei calori sono fattori chiave per tut-ti gli altri tipi di fecondazioni. I moderni sistemi di sincronizzazione possono mi-gliorare la fertilità, e anche fare in modo che vac-che anovulatorie o cistiche tornino in ciclo, quin-di questi programmi possono aumentare i conce-pimenti. I tassi di concepimento su calori naturali di soli-to sono un po’ più bassi rispetto a quelli ottenu-ti con i programmi di sincronizzazione, ma pos-

sono portare allo stesso numero di vacche gravi-de entro i 150 giorni di lattazione. Quale programma funziona meglio? Dipende dal-le strutture, dal personale, ecc. Per questo occor-re analizzare mensilmente l’andamento dei tassi diconcepimento per tipologia di fecondazione e ve-rificare se ce ne sono alcuni che sono al di sottodelle aspettative.

5. Tasso di gravidanza (PR) ogni 21 gg

Il tasso di gravidanza si ottiene moltiplicando iltasso di rilevazione calori (HDR) per il tasso diconcepimento (CR). Di conseguenza, tutti i fattoriche influiscono sull’espressione e sulla rilevazio-ne dei calori e sul tasso di concepimento hannoun effetto su questo parametro. Il PR è un parametro molto utile perché permet-te di tenere sotto controllo in maniera tempesti-va il trend riproduttivo dell’allevamento. Occorre prestare attenzione, perché mentre alcuniprogrammi gestionali escludono dal calcolo le co-siddette vacche “da non inseminare” (DNB), altrile includono. Attualmente, il miglior 25% degli al-levamenti fra le 500 e le 2.000 vacche ha tassi digravidanza medi del 28%.

AltaSANTANO, (Shotglass X Shamrock), 2559 a TPI e 756a NM$, ma soprattutto 4,8 a DPR, l’indice fertilità.Utilizzare tori con alti indici per DPR significa poter mi-gliorare attraverso la genetica il tasso di gravidanza (PR),uno dei più importanti parametri riproduttivi.

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6. Percentuale di manze fecondate a 15 mesie diagnosticate gravide entro i 17 mesi

Questo è un parametro per valutare l’efficienza ri-produttiva del programma di fecondazione dellemanze. Il range in mesi permette di valutare sial’efficacia delle fecondazioni sia di verificare levacche rilevate gravide alla diagnosi. Su questo parametro possono influire negativa-mente fattori come la formazione di gruppi dimanze da fecondare una volta superato il perio-do (età in mesi) di attesa volontaria, bassi tassidi concepimento e una non adeguata rilevazionedei calori. I migliori allevamenti Holstein hannol’81% di manze gravide tra i 15 e 17 mesi.

7. Tassi di concepimento mensili per numero diinseminazioni e tipo di seme utilizzato

Molti allevatori utilizzano il seme sessato per leprime inseminazioni sulle manze, quindi occorrevalutare anche le differenze dei risultati nei tassidi concepimento tra le prime inseminazioni equelle successive. I fattori che influenzano la fer-tilità nelle vacche, sono gli stessi che influenzanoanche quella delle manze. Il “Dairy Calf and HeiferAssociation” fissa il “gold standard” (parametroottimale) a oltre il 70% di tasso di concepimentoalla prima inseminazione nelle manze. Con il se-me sessato ci si deve aspettare una riduzione frail 7 ed il 12%.

8. Percentuale di manze che partorisconooltre i 24 mesi

Questo parametro indica l’efficienza del program-ma di allevamento e di riproduzione delle manze,dalla alimentazione, alla gestione dei gruppi, dal-la rilevazione dei calori ai tassi di concepimento. Le manze che non crescono in modo ottimale, perfare un esempio, hanno più probabilità di contri-buire a ridurre il reddito.

Il miglior 25% degli allevamenti per questo para-metro ha meno del 15% di manze che partorisco-no oltre i 24 mesi di età.

9. Percentuale di aborti in vacche e manze

In questo caso, per aborti si intendono tutte levacche e le manze diagnosticate gravide e chesuccessivamente vengono trovate vuote. Una cer-ta percentuale di perdite embrionali è fisiologica,e negli allevamenti in cui le diagnosi sono fattemolto presto questa percentuale può essere mag-giore.Malattie (come la BVD), e stress da caldo (THI>65) e cause alimentari (come la presenza di mi-cotossine) possono influire su questo parametroin maniera significativa. I dati medi nella Holstein sono: 9% nelle vacche3% nelle manze.

10. Mortalità neonatale per numero di lattazioni

Questo parametro può essere influenzato dallaroutine utilizzata nella assistenza al parto, dal per-sonale, da cause genetiche, alimentari o da pato-logie. Tutti gli sforzi fatti per riuscire a ingravida-re e portare al parto una bovina sono vanificatise poi il vitello muore alla nascita. La media di nati-mortalità nelle manze Holstein èdel 7% e del 4% nelle vacche adulte.Gli allevamenti migliori per questo parametro han-no tassi di nati-mortalità medi annuali non supe-riori al 2-3%.

La riproduzione è influenzata da numerosi fattori,da quelli genetici a quelli climatici. Tenere sotto controllo le performance attraversol’accurata misurazione di alcuni importanti para-metri di riferimento, permette di prendere contempestività le giuste decisioni in termini di ge-stione.

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Tra le cause di zoppia, la dermatite di-gitale è una delle più difficili da con-trollare. In questo articolo vi propo-niamo l’approccio proposto dallaDottoressa Middleton per ridurre effi-cacemente l’incidenza di questa pato-logia in allevamento.Nella cura delle vacche da latte, lazoppia è diventata un argomentosempre più importante. Malgradoquesto, la ricerca ha messo in eviden-za che, nel ridurre i casi di dermatitedigitale (una delle principali cause dizoppia) non stiamo facendo progressi.Ricerche più recenti condotte all’uni-versità del Wisconsin-Madison hannorivelato nuovi metodi di approccio al-la dermatite digitale.La dermatite digitale, conosciuta co-me “verruche pelose del tallone” (ininglese: hairy heel warts, ndt), è cau-sata da un microrganismo infettivochiamato Treponema, presente limita-tamente agli ambienti dell’allevamen-to. Treponema invade il tessuto deltallone ed erode lo strato di epider-mide, causando un dolore intenso evari sintomi clinici.Se avete mai guardato tra i talloni diuna vacca gravemente zoppa e avetevisto una lesione rossa, aperta, circo-lare, allora siete in grado di diagnosti-care la dermatite digitale.Recentemente, è stato sviluppato unnuovo sistema di classificazione perdefinirne la gravità. Gli stadi più importanti della derma-tite digitale sono M2 e M4. Lo stadio

M2 è caratterizzato da lesioni rosse eaperte e normalmente la vacca è zop-pa. Identificare e trattare correttamen-te e tempestivamente le vacche conlesioni M2 rimane il metodo di trat-tamento più efficace. L’identificazionedi vacche con la dermatite digitale vafatta più spesso rispetto alla frequen-za dei pareggi di routine. Sceglieteuna persona in stalla che sia respon-sabile di identificare le vacche con le-sioni M2, e le vacche zoppe in gene-rale. Questo controllo è meglio chevenga fatto quando la vacca è intrap-polata o in di sala mungitura.La buona notizia è che, se una vaccacon una lesione M2 viene identificataprecocemente, il trattamento della le-sione può essere efficace. La ricercaha messo in evidenza che il tratta-mento maggiormente efficace per lostadio M2 è un bendaggio con ossi-tetraciclina. Applicate un piccoloquantitativo di polvere o soluzione diossitetraciclina su un tampone di gar-za 4x4 e bendate con poco materialeda bendaggio. L’obiettivo è che il ben-daggio cada in 1-2 giorni. Se non siè staccato, va rimosso. È importantenotare che usare l’ossitetraciclina conquesta modalità è un utilizzo del far-maco off-label, cioè in modo non con-forme a quanto indicato in etichetta(off-label si definiscono i farmaci re-gistrati che vengono utilizzati in ma-niera non conforme per patologia, po-polazione o posologia, ndr). Lavorate

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Dermatite digitale: unabattaglia che stiamovincendo?La zoppia nelle vacche da latte è un problema estremamen-te comune in allevamento. Tra le cause di zoppia, la derma-tite digitale è una delle più difficili da controllare. In questoarticolo vi proponiamo l’approccio consigliato dalla dottores-sa Middleton per ridurre efficacemente l’incidenza di questapatologia in allevamento.

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< Dermatite digitale: una battaglia che stiamo vincendo?

> Questa tabella èstata pubblicata sul

n.6/2014 di ExdairyPress

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con il vostro veterinario per determi-nare il corretto tempo di sospensioneper il latte mentre utilizzate questometodo di trattamento. Lo stadio M4è lo stadio cronico, proliferativo, nelquale potreste osservare le caratteri-stiche proiezioni tipo fronde. Inoltre,durante questa fase le vacche mostra-no solitamente un certo grado di zop-pia. Dopo che una vacca ha raggiun-to lo stadio cronico M4, il trattamen-to è decisamente inefficace. Se nota-te una vacca con una dermatite digi-tale con una lesione estesa, rossa eaperta, potreste aver perso la batta-glia.

La prevenzione nelle manze

È estremamente importante prevenirela dermatite digitale nelle manze. Lemanze che soffrono di dermatite digi-tale hanno circa il 40% di probabilitàin più di sviluppare le lesioni quandoentreranno in lattazione. Un bagnopodalico è un metodo di trattamentoefficace per la prevenzione della der-matite digitale nelle manze, ma le

strutture dedicate alle manze non so-no solitamente ideate per un pro-gramma di bagni podalici di routine.Alcuni studi hanno inoltre dimostratoche la somministrazione di integrato-ri minerali nelle manze è risultata ef-ficace nel ridurre l’incidenza di derma-tite digitale. Anche la genetica giocaun ruolo nel controllo della dermati-te digitale, ma sembra che gli alleva-tori attualmente non stiano selezio-nando specificatamente per i caratte-ri di resistenza.

Progettazione e gestionedei bagni podalici

Nelle stalle da latte, i bagni podalicisono il perno attorno ai quali gira laprevenzione contro le zoppie. Una re-view delle ricerche scientifiche sugge-risce l’utilizzo di solfato di rame co-me miglior prodotto da utilizzare neibagni podalici, con la formaldeide su-bito a seguire come seconda scelta.Alcuni preferiscono non utilizzare laformaldeide per preoccupazioni ri-guardo alla salute pubblica, comun-

Stadio Descrizione

M0 Pelle pulita; nessun segno di lesioni presenti o pre-esistenti

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Una piccola lesione rotonda con bordo chiaro, di meno di 2 cmdi diametro; la superficie è opaca, ruvida, chiazzata rosso-grigiacon vivaci puntini rossi sparsi. La vacca reagisce quando la le-sione viene schiacciata, indicando dolore acuto, che probabilmen-te la farà zoppicare.

M2Evidenti lesioni chiazzate rosso-grigie che hanno superato i 2 cm;dolorose per la vacca quando vengono schiacciate

M3Stadio di guarigione dopo il trattamento, con in superficie unacrosta secca e marrone; nessuna reazione da parte della vaccaquando la lesione viene pressata

M4La lesione è diventata cronica, con escrescenze in superficie; nonè più dolorosa

M4.1 Una lesione cronica con nuove lesioni M1 che iniziano in superficie

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Titolo originale:“Digital dermatitis:Are we winningthe battle?”Autore: GabeMiddleton, DVM,lavora con il Dr. MelWenger alla ClinicaVeterinaria di Orrville,Orrville, Ohio. Fonte: Dairy HerdManagement,Novembre 2015

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que nessun prodotto è efficace a me-no che il bagno podalico sia utilizza-to regolarmente, e i bagni podalicinon sono efficaci nel trattamento divacche con lesioni M2 attive.Sviluppate un piano per i bagni poda-lici e seguitelo puntualmente renden-dolo parte della regolare routine sani-taria aziendale. Generalmente, le va-sche dei bagni podalici di nuova pro-gettazione sono più lunghe (3 metri) epiù strette (60,96 cm) rispetto a quelleconsigliate in passato; queste nuovedimensioni consentono alla vacca diimmergere il piede posteriore nella so-luzione presente nel bagno podalicoalmeno due volte mentre lo attraver-sa. Un bagno podalico progettato cor-

rettamente consente un’applicazionepiù efficace della soluzione, il che a suavolta fornisce agli allevatori l’opportu-nità di utilizzare una soluzione menoconcentrata e di ridurre la frequenza diutilizzo del bagno podalico.Ricordate, i pilastri di una programmadi controllo della dermatite digitalesono la riduzione della dermatite di-gitale nelle manze, l’identificazione eil trattamento immediati delle lesioniM2, e un programma regolare per ibagni podalici. Con le nuove strategie nella gestionedella dermatite digitale possiamo faredei progressi per ridurre l’incidenza diquesta patologia in allevamento.

< L’identificazione dellevacche con dermatitedigitale va fatta piùspesso rispetto allafrequenza con cui sifanno i pareggi deglizoccoli.

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Al fianco delle metodiche dia-gnostiche tradizionali, si stannofacendo strada altri metodi chedovrebbero aprire nuove stradeper il controllo della patologia.

L’identificazione del patogenoche causa infezioneintramammaria

L’identificazione dell’agente ezio-logico di mastite, caposaldo del-la corretta gestione della patolo-gia, può essere effettuata attra-verso tre modalità principali, chesono: l’analisi del fenotipo bat-terico e del genotipo batterico, ela ricerca degli anticorpi specifi-ci prodotti dall’animale in segui-to all’infezione (metodiche im-monoenzimatiche).

L’analisi fenotipica

L’analisi fenotipica si basa sullavalutazione morfologica del mi-crorganismo, sulle sue caratteri-stiche di crescita, sulla capacitàdi metabolizzare diverse sostan-ze chimiche, sulla sensibilità agliantibiotici e su altre caratteristi-che che conseguono all’espres-sione genica. Il gold standarddella diagnostica di mastite èsempre stata l’analisi microbio-logica. Talvolta può essere un va-lido aiuto utilizzare dei terreni se-lettivi per aumentare la sensibi-lità dell’analisi in presenza dicampioni di latte compositi (daquarti misti) o di latte di cisterna.Vantaggi dell’analisi fenotipica: - questi metodi si basano sullecaratteristiche biochimiche chesono facilmente analizzabili ecomuni alle specie batteriche;

- sono abbastanza facili da effet-tuare;

- hanno un costo relativamentecontenuto;

- sono facilmente disponibili sulmercato.

Svantaggi dell’analisi fenotipica:- la stessa specie può esprime-re diverse caratteristiche, chequindi possono inficiare la ri-producibilità dei risultati e latipizzazione;

- l’interpretazione dei risultati èsoggettiva;

- le analisi sono laboriose e ri-chiedono tempo.

L’analisi genotipica

I metodi genotipici utilizzanol’analisi del DNA come base perl’identificazione ed è ormai di-sponibile la maggior parte dellesequenze geniche dei principalipatogeni mammari. Attualmentela PCR (Polymerase Chain Reac-tion, ndt) è diventato uno dei me-todi più diffusi per l’identificazio-ne diretta degli acidi nucleici de-gli agenti infettivi.Vantaggi dell’analisi genotipica:- la sensibilità della PCR è mol-to elevata, essendo in grado dirintracciare anche una singolamolecola di DNA, anche se ilmicrorganismo non é più vita-le. Poiché fino al 30% dei cam-pioni di latte provenienti damastiti cliniche da’ esito nega-tivo alla diagnostica microbio-logica, l’utilizzo della PCR puòridurre significativamente lapercentuale di falsi-negativi.Diversi studi hanno dimostra-to che i campioni batteriologi-camente negativi spesso con-tengono diversi patogeni agen-ti di mastite e alcuni di essihanno anche elevate cellulesomatiche.

- l’interpretazione dei risultati èoggettiva e indipendente dal-l’operatore;

La sostenibilità di un metododiagnostico utilizzato di routineper la diagnosi della mastitedipende da numerosi fattori,tra cui la specificità, la sensibi-lità, il costo, il tempo necessa-rio a produrre i risultati e la fat-tibilità dell'utilizzo della meto-dica per un gran numero dicampioni di latte. In questo ar-ticolo vengono illustrati i van-taggi e gli svantaggi delle me-todiche oggi in uso e le nuovefrontiere che si stanno aprendonell’appassionante campo del-la diagnostica della mastite bo-vina.

La diagnosi della mastite bovina:dove siamo arrivati

e dove stiamo andando

La mastite bovina comporta unagrave perdita economica per gliallevatori, poichè si traduce in ca-lo della produzione, costi in far-maci e veterinario, riforma pre-matura e cambiamenti nella com-posizione del latte dovuti all’in-fiammazione.Dunque, la realizzazione di ade-guate misure preventive di con-trollo sono un fattore cruciale perla sostenibilità di ogni azienda dalatte. Lo standard più frequenteper la valutazione dell’infiamma-zione a livello mammario è laconta delle cellule somatiche(CCS), e la diagnostica dell’agen-te eziologico si basa sull’isola-mento microbiologico del pato-geno, che tuttavia non è semprecorrelato con il livello di cellulesomatiche. L’identificazione corretta e velocedel patogeno è assolutamentenecessaria per il controllo dellapatologia, per ridurre il rischio diinsorgenza di infezioni croniche eper scegliere la corretta terapiaantibiotica.

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- i tempi in cui si ottengono i ri-sultati sono minori;

- i campioni di latte possono es-sere additivati con un conser-vante e analizzati insieme allecellule somatiche.

Svantaggi dell’analisi genotipica:- La PCR tradizionale non èquantitativa, mentre la sua evo-luzione denominata Real TimePCR (RT-PCR) offre anche que-sta opportunità anche se richie-de una strumentazione più co-stosa.

- Anche per quanto riguarda lalettura ed interpretazione dei ri-sultati, la PCR tradizionale hauna risoluzione molto bassa,che viene migliorata notevol-mente dall’utilizzo della RT-PCR;

- Il latte contiene sostanze cheinibiscono la PCR, quindi unametodica disegnata per uncampione di latte deve com-prendere protocolli e reagentispecifici per l’estrazione delDNA.

Un’altra evoluzione della PCR tra-dizionale è la "PCR multiplex"che puó simultaneamente ampli-ficare differenti specie di interes-se in una singola reazione, risul-tando quindi potenzialmente me-no cara e più veloce. Anche que-sta metodica presenta comunquedegli svantaggi, essendo la mes-sa a punto complessa, la sceltadei batteri da cercare e l’interpre-tazione dei risultati elaborata.In generale, i metodi diagnosticimolecolari hanno anche il van-taggio di consentire l’ identifica-zione di ceppi di microrganismiparticolarmente virulenti, o di-stinguere tra un focolaio di infe-zione causato da un solo cloneoppure da cloni diversi. Nel ca-so infatti in cui il focolaio siacausato da un solo clone predo-minante, ciò solitamente è indi-ce di una trasmissione di tipocontagioso del microrganismooppure che gli animali sono sta-ti esposti a un particolare fatto-

re critico di natura ambientale.Ci sono almeno altri 3 metodi didiagnostica molecolare (AFLP,RFLP e PFGE) che sono statimessi a punto per la ricerca de-gli agenti di mastite, ma tutti ri-chiedono una analisi microbiolo-gica iniziale.L’ultima innovazione nel campodella diagnostica molecolare è latecnica del microarray*, che è ingrado di determinare contempo-raneamente 7 specie di patogeniagenti di mastite entro 6 ore, conuna sensibilità del 64% è unaspecificità del 100% e i cui risul-tati vengono letti su un biochip.Anche questa metodica richiedeperó laboratori specializzati, unoperatore esperto e una messa apunto laboriosa.

* Un microarray di DNA (comunementeconosciuto come gene chip, chip a DNA,biochip o matrici ad alta densità) è un in-sieme di microscopiche sonde di DNA at-taccate ad una superficie solida come ve-tro, plastica, o chip di silicio formanti unarray (matrice).

Metodiche immunologiche

Le metodiche immunologiche so-no utilizzate spesso per la lorovelocità d’uso, la semplicità, ilcosto relativamente basso e ladisponibilità di diversi kit com-merciali. Esistono in commerciodei kit ELISA (Enzyma-LinkedImmunosorbent Assay, ndt) perla ricerca di S. aureus da utiliz-zare in caso di mastite, ma i ti-toli anticorpali non sono precisa-mente correlabili con il numerodi cellule batteriche presenti.L’utilizzo del test ELISA ha delleimplicazioni potenzialmente inte-ressanti associato all’analisi mi-crobiologica: una vacca che sitrova nei primi giorni dell’infezio-ne può risultare positiva all’isola-mento microbiologico ma nega-tiva agli anticorpi, mentre unavacca può essere positiva aglianticorpi ma negativa all’isola-mento nel caso di una infezionecronica da S. aureus in cui l’eli-

minazione del patogeno è inter-mittente, o quando l’infezione sitrova in un solo quarto e la con-centrazione di cellule batteriche èdiluita in un prelievo composito(dei 4 quarti).Eppure, il test non é considera-to accurato se le vacche sono ameno di 30 giorni di lattazione oproducono meno di 13,6 kg dilatte al giorno.Nonostante questo test sia dispo-nibile da molti anni, il suo utiliz-zo non si é dunque mai afferma-to su larga scala.

La diagnosi della mastitee le cellule somatiche

La comunità scientifica internazio-nale ha ormai stabilito come so-glia di sanità del quarto mamma-rio il livello di 100.000 cellule. I metodi per misurare le cellulesomatiche possono essere direttio indiretti: i metodi diretti consi-stono in contatori automatici, chepossono essere portatili o auto-matici da laboratorio, disponibiliin commercio di diversi tipi.Quelli portatili sono veloci dausare, comodi da spostare esemplici da utilizzare, ma sonopoco sensibili, mentre quelli au-tomatici da laboratorio sono mol-to più accurati ma sono moltocostosi, di grandi dimensioni,percio’ nel costo delle analisi de-ve essere incluso il costo di spe-dizione al laboratorio.Un altro metodo di misurazionediretto é il la DCC (DifferentialCell Count, conta cellulare diffe-renziale, ndt) che é in grado dimostrare i cambiamenti nelleproporzioni cellulari relative epuò dunque essere utilizzata perdifferenziare una mammella sanada una infetta, con una sensibi-lità e specificità rispettivamentedel 97,3% e 92,3%, anche in cam-pioni di latte con SCC di 1000cell/mL.Il metodo indiretto più comuneper misurare la CCS (essendo fa-

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cile, veloce, poco costoso e pra-tico in campo) é invece ilCalifornia Mastitis Test, che agi-sce tramite l’aggiunta al campio-ne di latte di un reagente checausa la lisi delle cellule e in ca-so di elevata CCS, causa la for-mazione di una matrice gelatino-sa. Ma se il campione di latte hauna CCS al di sotto di una certasoglia, stabilire la viscosità delgel diventa soggettivo, e facil-mente puó dar luogo a falsi po-sitivi o negativi.Il Wisconsin Mastitis Test (WMT)é invece un test di laboratorioche si fa sul latte del tank, e dàun risultato più preciso del CMTutilizzando lo stesso principio dibase. Nel 2010 é stato pubblicato unaltro metodo indiretto per valuta-re la CCS e il contenuto di gras-so in un campione di latte, checonsiste in una sedimentazionecitometrica portatile, a basso co-sto e con un tempo di reazionedi 15 minunti, con un limite so-glia minore di 5x104 cell/mL.

La variazione ionica:conducibilità del latte

Un effetto della mastite è il cam-biamento nella concentrazioneionica che porta a modificazioninella conducibilità elettrica dellatte. Vi è dunque un aumento diioni causato da un piú alto livel-lo di sodio, potassio, calcio, ma-gnesio e cloro. La misura dellaconducibilità elettrica è la meto-dica più diffusa per la diagnosidella mastite nei sistemi di mun-gitura automatica, sempre peróabbinata alla sorveglianza deglioperatori e ai dati che il softwa-re gestionale elabora rilevando icambiamenti nella produzione dilatte e nella frequenza di mungi-tura. Questo parametro non è af-fidabile se utilizzato da solo acausa dell’elevato numero di fal-si positivi.

La valutazione dei biomarker

Un biomarker è un parametrobiologico caratteristico che puòessere misurato e valutato comeindicatore di un normale proces-so biologico, di un evento pato-logico, o per valutare la rispostafarmacologica agli interventi tera-peutici. Per essere consideratoun "buon biomarker" l’indicatoredeve essere specifico per unamalattia, non deve variare in ca-so di patologie non correlate ela sua quantificazione deve esse-re affidabile e riproducibile. Come avviene per gli ioni, anchegli enzimi vengono rilasciati nellatte come esito della rispostaimmunitaria dell’animale control’infezione. Gli enzimi in rappor-to con la sintesi del latte tendo-no a diminuire, mentre gli enzi-mi correlati con l’infiammazionetendono ad aumentare. Peresempio, gli enzimi che vengonorilasciati dai fagociti (cellule ri-chiamate dal circolo sanguignoper attaccare i batteri, es. i neu-trofili) aumentano esponenzial-mente così come tendono ad au-mentare gli enzimi che si trova-no nel circolo sanguigno. Tra glienzimi che possono essere usaticome biomarker per la diagnosidi mastite vi sono il NAGase, lasiero amiloide A (SAA), l’aptoglo-bina (Hp), e la lattato deidroge-nasi (LDH).Per valutare la loro concentrazio-ne nel latte, che aumenta nelleprime fasi della mastite, bisognaperò allestire metodiche di tipofluorimetrico e colorimetrico, cherichiedono competenze specifi-che.Anche le proteine del latte pos-sono essere danneggiate dai bat-teri, oppure dalle proteasi endo-gene che vengono rilasciate du-rante gli episodi di mastite. Nel2013 é stato pubblicato uno stu-dio in cui é stato valutato unpannello di 47 peptidi tramite di-verse metodiche (elettroforesi,

spettrometro di massa) che hamostrato una sensibilità del 75%e una specificità del 100%.Sono stati messi a punto anchedei saggi immunoenzimatici pervalutare le proteine di fase acu-ta, tra cui un ELISA che é dispo-nibile in commercio per la SAA.Purtroppo, attualmente anche iltest ELISA ha delle applicazionilimitate per lo studio di nuovimediatori infiammatori, essendodisponibili ancora pochi anticor-pi specifici per queste interessan-ti sostanze.

Riassumendo

Per l’identificazione dei patogenimammari, l’analisi fenotipicacontinua ad essere più usata ri-spetto all’analisi genotipica, masi stanno aprendo nuove possibi-lità e cambiamenti. Uno dei pro-blemi più sentiti è il gran nume-ro di campioni di latte negativiall’ analisi microbiologica, cioèche vengono classificati comefalsi negativi. Quindi possononon essere diagnosticati parec-chie infezioni, compromettendocosì la loro eradicazione dallamandria. Dunque, l’analisi micro-biologica si avvia ad essere inte-grata con l’utilizzo di metodi ge-notipici. Per esempio, uno studiodel 2013 ha dimostrato l’utilitàdella combinazione tra analisimicrobiologica come primo crite-rio di identificazione dell’infezio-ne, e l’uso di una PCR multiplexper l’identificazione dei batteriassociati con le infezioni intra-mammarie.D’altra parte, i metodi genotipicisono considerati più costosi equesto è un dato di fatto, anchese il dover fare dei test fenotipi-ci ulteriori per arrivare ad unadiagnosi precisa può incrementa-re notevolmente anche i costidelle analisi microbiologiche.

Le prospettive future

Le prospettive future della dia-

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gnosi della mastite sono rivoltealla ricerca di nuovi biomarker, adavanzamenti tecnologici che con-sentano di alzare i livelli di sensi-bilità e specificità dei test, allamessa a punto di kit diagnosticiche siano veloci, efficienti ed uti-lizzabili in campo. Recentemente,la ricerca biomedica ha introdot-to le analisi proteomiche che per-mettono l’identificazione di bio-marker, lo studio dei profili diespressione genica e introduconoa una miglior comprensione deimeccanismi di fisiologia e patolo-gia cellulare.Questi avanzamenti tecnici hannopermesso l’identificazione di nuo-ve molecole coinvolte nella masti-te; in particolare, la proteomicasta rendendo possibile la codifica-zione di intere sequenze genichedei principali batteri che causanomastite, e combinando queste in-formazioni con quelle disponibilisu tossine, enzimi e metabolitiche vengono prodotti in mammel-la, potrebbero portare all’ identi-

ficazione del patogeno nel latte.In futuro, i protagonisti più inte-ressanti dal punto di vista dellepossibilità analitiche sono in ge-nerale tutti i biosensori, che usa-no recettori biologici (anticorpi,enzimi e acidi nucleici) che -combinati chimicamente con mo-lecole apposite - producono unsegnale che mostra uno specificoevento biologico in atto (es. lareazione antigene-anticorpo).

Concludendo

L’idoneità di un metodo diagno-stico dipende dalla sua specifici-tà, sensibilitá, costo, tempo cherichiede l’analisi e la sua fattibi-lità in presenza di gran numerodi campioni di latte. I nuovi pro-gressi tecnici nella diagnosi dimastite richiedono però ancoradei training specializzati e moltaesperienza per l’interpretazionedei risultati. La PCR e la diagno-si batteriologica convenzionalesono i metodi diagnostici attual-mente più utilizzati e riconosciu-

ti come affidabili da veterinari eallevatori. La sensibilità delle col-ture batteriche puó essere com-pletata con la PCR per avere ri-sultati più solidi, ma questa com-binazione non é abbastanza rapi-da per consentire di prendere de-cisioni terapeutiche adeguate.I risultati della ricerca sulla pro-teomica dei biomarker inizianoad essere disponibili per la dia-gnosi precoce di mastite e l’effi-cienza del farmaco, e potenzial-mente per scoprire nuovi bersa-gli per lo sviluppo di terapie in-novative. Attualmente però que-ste innovazioni non possonoancora essere usate per la dia-gnosi di routine.In conclusione, vi è una grandedomanda per una procedura dia-gnostica per la mastite alternati-va, veloce e accurata soprattuttoperché le stalle stanno aumen-tando le loro dimensioni, le vac-che producono più latte e le tec-niche di mungitura automatichesono sempre più diffuse.

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La corretta e puntuale diagnosi della mastite sia essa clinica o subclinica è il puntodi partenza indispensabile per poter affrontare e risolvere correttamente il problema.Inoltre, il problema dell’antibiotico-resistenza e quindi la necessità di applicare tera-pie mirate anche nel caso della mastite fa sì che la diagnosi di quest’ultima sia con-siderato un requisito obbligatorio già in diversi paesi europei e in tempi relativa-mente brevi ci aspettiamo che lo sarà anche in Italia. Anche per questi motivi, latecnologia avanza anche nel campo della diagnosi della mastite. Tuttavia, tale pro-gresso non si traduce necessariamente in un miglioramento delle informazioni al ri-guardo. L’articolo che vi presentiamo è un contributo a conoscere meglio cosa ci siasul mercato e cosa ci possa offrire.

Il commento

Per chi volesse approfondire l’argomento, il testo integro e la bibliografia sono a disposizione presso laRedazione.

Estratto da: “Technological advances in bovine mastitis diagnosis: an overview” -Autori: C.M.Duarte, P.P. Freitas, R. Bexiga - Journal of Veterinary Diagnostic Investigation

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1. Fate un piano

Prendetevi il tempo di analizzare iprodotti che usate per immergere edisinfettare i capezzoli. Per prevenirele infezioni mastitiche, l’immersionenel prodotto disinfettante dopo lamungitura è egualmente importantenei mesi invernali quanto in estate;usare un post-dip con maggiori livel-li di emollienti è cruciale per proteg-gere, curare e ammorbidire i capezzo-li durante la transizione verso tempe-rature più fredde, nelle più difficilicondizioni di allevamento invernale.Durante le temperature estremamen-te rigide, per proteggere i capezzoliusate un prodotto per capezzoli spe-cifico per l’inverno, mentre nel perio-do di transizione verso e dopo l’inver-no potrebbe essere necessario ancheusare un prodotto esfoliante.

2. Mantenete un registro

Mantenere un registro delle condizio-ni di salute dei capezzoli per tutto l’an-no vi aiuterà a mantenere sotto con-trollo la salute dei capezzoli. Queste in-formazioni sono indispensabili per va-lutare il programma che avete impo-stato per mantenere i capezzoli sani inqualsiasi situazione climatica.

3. Rivedete le proceduredi mungitura e le impostazionidelle attrezzature

Assicuratevi che durante la mungitu-ra siano seguiti tutti i passaggi neces-sari. Una procedura di mungitura benimpostata dovrebbe permettervi lagiusta stimolazione della mammella,seguita dal rilascio del latte nel tem-po stabilito (90-120 secondi), l’applica-zione di una pressione sulla punta del

capezzolo quando lo si asciuga, l’at-tacco corretto del gruppo di mungitu-ra. Assicuratevi che il vostro serviziodi manutenzione sia fatto regolarmen-te e che tutto l’impianto sia imposta-to per una pulsazione, uno stacco au-tomatico e una impostazione del vuo-to ottimali adatti alla vostra mandria.Questo vi aiuterà ad ottenere il lattedi migliore qualità in modo sicuro.

4. Educate i mungitori

È importante che i vostri mungitorisiano pronti ad affrontare i problemiche le temperature fredde potrebberoprovocare ai capezzoli. Le punte di ca-pezzoli irregolari (ipercheratosi) sonopiù difficili da pulire; i mungitori do-vrebbero pulire i capezzoli con un ge-sto dall’alto verso il basso, con unaleggera torsione su ogni capezzolo, la-vorando da quello più lontano al piùvicino. Per pulire in modo corretto lapunta dei capezzoli, sarebbe impor-tante anche asciugare una secondavolta, applicando pressione sulla pun-ta dei capezzoli per rimuovere l’ecces-so di cheratina che si è formata e cheè pronta a venire via. I mungitori do-vrebbero osservare da vicino le pun-te dei capezzoli per essere sicuri chesiano puliti prima di attaccare il grup-po di mungitura.

5. Ottimizzate gli alloggiamenti

Durante la stagione fredda, diventa an-cora più importante adattare l’ambien-te in cui vivono le vacche, per esseresicuri che abbiano lettiere abbondanti,pulite e asciutte. Questo potrebbe vo-ler dire dover usare più lettiera, e ag-

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>>>

La cura dei capezzoliin inverno I cambiamenti nella temperatura significano che è arrivato ilmomento di cominciare a pensare di più alla salute dei ca-pezzoli. Se cominciate a pianificare per tempo, questo vi aiu-terà a prevenire delle costose infezioni mastitiche quando ilfreddo arriverà davvero.

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< La cura dei capezzoli in inverno

Titolo originale:“5 guidelines for

winter teat health”Autore: Keith Engel,specialista dell’igienee delle forniture perle azienda da latte

per GEA. Fonte: L’articolo èapparso sul numerodi dicembre 2015 di

Dairy HerdManagement

> I mungitoridovrebbero pulire i

capezzoli con un gestodall’alto verso il basso,

con una leggeratorsione su ogni

capezzolo, lavorando daquello più lontano al

più vicino.

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giungerla più di frequente. Se per lalettiera utilizzate materiali riciclati, que-sto potrebbe significare comprare nuo-vo materiale, soprattutto per le vacchefresche e le manze con edema.È anche importante fornire delle pro-tezioni contro il vento, e proteggere levacche dalle temperature polari, e perquesto è importante monitorare in stal-la la velocità del vento e la temperatu-ra. Questi fattori sono particolarmente

importanti per la salute dei capezzolidelle vacche fresche, poiché questevacche hanno meno flusso di sangueverso la mammella e gonfiore.Rivedere questi cinque punti vi aiute-rà ad avere punte dei capezzoli sanequest’inverno: i capezzoli sani aiutanoa ridurre al minimo la possibilità chei batteri infettino la mammella, ridu-cendo quindi la possibilità di una piùalta incidenza di mastiti.

PCR RANKING – IL 1MO INDICE MULTIBREED AL MONDO

vacca di taglia media longeva

alte produzioni

meno lavoro cure veterinarie.

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PCR RANKING – IL 1MO INDICE MULTIBREED AL MONDO

vacca di taglia media longeva

alte produzioni

meno lavoro cure veterinarie.

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Le differenze di produttività (e non solo) tra le razze sononote da tempo…ma nell’era della genomica quale sarà la raz-za che prenderà la quota maggiore di mercato? Sarà unarazza pura o un incrocio a soddisfare le esigenze del mer-cato del futuro? Le possibili risposte a questi ed altri quesi-ti in questo articolo pubblicato su The Bullvine.

Razze: il conflittoè sempre più acceso

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Diversi report dei media sul latte, in-clusi articoli apparsi recentemente suHoards Dairyman e su riviste specia-lizzate, hanno documentato che esisto-no differenze tra le razze sia nelle pre-stazioni sia negli andamenti. La do-manda è: “quali fattori influenzerannola scelta della razza del futuro?”.

La forza della tradizione

Spesso sentiamo gli allevatori e i giu-dici di gara affermare “Una buona vac-ca è una buona vacca, non importa diche colore sia.” È vero? Siete d’accor-do? Se la vostra risposta è determina-ta dalla passione, allora molto proba-bilmente non sarete d’accordo con lafilosofia del ‘qualsiasi cosa va bene’.Gli allevatori solitamente non sonodaltonici quando si tratta di mais, difieno, di macchine per pulire le stalle

o di computer. I nostri antenati in NordAmerica, cento anni fa, non erano le-gati alla razza quando iniziarono a pas-sare dalle razze a duplice attitudine aquelle che producevano latte. Per questo articolo, vi chiedo di lascia-re perdere la vostra passione e di con-siderare i fattori che potrebbero deter-minare la razza prescelta per il futuro.

I protagonisti

Forse ci sono dieci o dodici razze dalatte in tutto il mondo, ma fondamen-talmente tutto si riduce a due razze:Holstein e Jersey. Al momento, questedue razze rappresentano in Nord Ame-rica poco meno del 99% degli animalidi razza pura presenti nelle stalle.Quindi, la scelta sarà tra le razze Hol-stein e Jersey. Perché le Jersey hannoguadagnato popolarità? Questo suc-

Tabella 1 - Percentuale di vacche sotto controllo funzionale, per razza

razza 1988 2013

Ayrshire 0.6 0.2

Brown Swiss 0.9 0.8

Guernsey 1.4 0.2

Holstein 91.4 89.1

Jersey 5.3 9.5

Milking Shorthorn 0.1 0.1

Red Holstein 0.3 0.1

Fonte: www.cdcb.com

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cesso è dovuto a quello che le Jerseyhanno fatto o a quello che le Holsteinnon hanno fatto? Perché le altre razzehanno ridotto la loro quota di merca-to? Pensateci, potrebbe essere unacombinazione di molti fattori.

La razza Jersey non sta ad aspettare

Circa venti anni fa, la Jersey canadeseaveva uno slogan ‘una vacca marronein ogni stalla’. Per di più, durante gli ul-timi due decenni e oltre, la Jerseyamericana ha investito risorse conside-revoli nel marketing del latte prodottodalle Jersey e nel promuovere il paga-mento del latte basato sui titoli. Nel 2014, la Jersey Canada e un pro-fessore di economia dell’Università diGuelph hanno pubblicato un reportche affermava che gli allevamenti diJersey potevano essere leggermentepiù redditizi nel contesto del sistema digestione canadese. Recentemente, Ho-ards Dairyman ha pubblicato un artico-lo che dimostrava che, nel contesto deigrandi allevamenti della California, leJersey rendono 66 dollari (circa 61 eu-ro, ndt) in più per vacca/anno.

La razza Holstein si accontenta

Mentre gli allevatori di Jersey sonostati aggressivi nella competizione perla quota di mercato, gli allevatori diHolstein apparentemente hanno fattofinta di non vedere, si sono acconten-tati, sono stati fiduciosi e, probabil-mente, anche compiaciuti. Essi dannoper scontato che il dominio della Hol-stein prevarrà senza bisogno di: 1) pro-muovere i punti di forza delle Holstein;e 2) rimuovere dalla popolazione sucui fanno selezione gli animali con no-tevoli limitazioni (ad esempio animalicon tasso di gravidanza delle figlie ne-gativo, vita produttiva negativa, titolibassi,…,ecc.)

Perché si sono verificati gli incroci

Si stima che il 4,5% degli animali dalatte sotto controllo funzionale negliStati Uniti siano incroci, e la proporzio-ne potrebbe essere anche più elevatanelle stalle non sotto controllo. Consi-derando i numerosi report relativi agliincroci, è ovvio che l’incrocio tra razze

è avvenuto per i fattori limitanti dellerazze pure. Anche se i benefici dell’ete-rozigosi durano poco, una o due ge-nerazioni quando viene utilizzato unprogramma a tre vie, gli incroci han-no fornito alle aziende da latte l’oppor-tunità di aumentare il profitto in brevetempo.Le bellezze nere F1 talvolta chiamateHojo’s, che è il nome dato all’incrocioHolstein x Jersey, sono apprezzate da-gli allevatori che focalizzano la loro at-tenzione sulla fertilità, sulle percentua-li dei titoli, sui parti in età precoce perle manze, sul minor tempo dedicato al-le vacche in asciutta e sui costi per ilmantenimento di animali di maggioremassa corporea. Se ci fosse un modo per le Hojo’s diriprodursi in purezza, sia le Holsteinche le Jersey avrebbero di che preoc-cuparsi per la loro quota di mercato.Questo potrebbe essere possibile unavolta che sapremo di più su come uti-lizzare le informazioni contenute nelDNA. Chissà, sarà il tempo a dirlo.

Le sfide future per le razze

Il futuro delle aziende da latte e dell’as-setto genetico degli animali su baseglobale promette di essere molto di-verso che in passato. Il modo in cui lerazze si preparano dal punto di vistagenetico, al di là di produzioni stabilie vita produttiva, sarà significativo perdeterminare quale razza arriverà primadelle altre. Ecco sette cambiamenti sucui riflettere:• Nuova razzaAlcuni allevatori di Holstein attual-mente non utilizzano un toro che nonabbia il 100% di progenie america-na, ed è solo negli ultimi anni che gliallevatori delle Isole Jersey hannoacconsentito alla registrazione di ani-mali figli di tori Jersey provenientidall’esterno. Le razze sono così sacreche non possono essere migliorate?Forse gli allevatori di razza pura inpassato hanno perso l’opportunità diapportare nuovo materiale geneticoalla loro razza eletta. Quindi, di nuovo, potrebbe esserci in

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Fonte: www.cdcb.com

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futuro la disponibilità a passare aduna razza mista? È avvenuto nellerazze da carne, perché non in quelleda latte?

• GenomicaLo studio a livello genetico dell’as-setto dei geni degli animali è un da-to di fatto, anzi, realisticamente è an-che di più: sarà la forza trainante chedarà impulso alla genetica ad un rit-mo molto rapido. Dalla relazione an-nuale del 2014 della Holstein Canada,possiamo osservare che circa l’8%degli animali che sono stati registra-ti erano stati testati anche dal puntodi vista genomico. Questa percentua-le è troppo bassa considerando chepuò essere verificata la discendenza,i difetti genetici possono essere te-stati, sono disponibili il 60-70% dimodelli di trasmissione accurati, eche in futuro le informazioni geno-miche saranno utilizzate per prende-re decisioni a livello alimentare e ge-stionale. Le razze hanno bisogno diessere progressiste e di spostare lapercentuale di animali testati dalpunto di vista genomico fino al 50%entro il 2020. Siamo nell’era dell’informazione, e larazza che avrà i dati avrà un vantag-gio sulle altre.

• Nutrizione animaleMolti lavori hanno cominciato a stu-diare il ruolo che la genetica puòavere nel facilitare la conversione de-gli alimenti nelle vacche da latte. Nel2014, Holstein USA ha cominciato aclassificare i tori per FE (Feed Effi-ciency, Efficienza Alimentare, ndr), unindice che considera la produzioneextra delle figlie di un toro al nettodei costi di mantenimento e alimen-tazione. Ci possiamo aspettare di im-parare molto sul tema dell’efficienzaalimentare nei prossimi anni. Alcunicredono ci siano differenze tra le raz-ze, ma finora non è stato provato. Comunque, se una razza dimostras-se superiorità nel convertire l’alimen-to in latte, questo potrebbe essere ungrande vantaggio per quella razza.

• Capacità riproduttivaSappiamo già che la razza Jersey, at-

traverso le linee di sangue utilizzate,ha superato le Holstein dal punto divista riproduttivo. Le Jersey si ripro-ducono precocemente e hanno deitassi di concepimento più elevati. Lacompetizione è cominciata: per leHolstein, identificando le linee di san-gue superiori dal punto di vista ripro-duttivo…per le Jersey, migliorando laloro posizione leader in questo am-bito attraverso la selezione genetica.Conviene ad entrambe le razze dareun’attenzione in più alla riproduzio-ne. Se non faranno niente, allora unarazza mista potrebbe competere perarrivare alla posizione di leader intermini di riproduzione.

• Fattori ambientaliGli addetti ai lavori hanno familiari-tà con le informazioni riguardantil’impronta di carbonio, l’inquinamen-to, l’utilizzo dell’acqua, lo stress dacaldo e da freddo, la gestione dei nu-trienti,..ecc. Anche se oggi non abbia-mo informazioni e dati sulle differen-ze tra animali o razze per questiaspetti, probabilmente ne sapremodi più in futuro. Le associazioni di razza devono as-sistere nel promuovere lo sviluppodi informazioni sugli animali e sul-la razza per quanto riguarda questiaspetti.

• Salute e immunitàPer un certo periodo, agli allevatoriè stata data l’informazione che la raz-za Holstein ha un vantaggio comenumero di tori leader che hanno bas-si tassi di SCS (Somatic Cell Score,punteggio delle cellule somatiche,ndr). Le informazioni sull’immunitàalle malattie dei tori stanno inizian-do ad essere utilizzate e gli allevato-ri ci fanno sempre più caso; siamoagli stadi iniziali della conoscenzasulle razze e sulla loro capacità di re-sistere alle malattie, incluse le malat-tie che riducono la produzione. Le razze hanno bisogno di prepararsia conservare nei loro data base infor-mazioni genetiche accurate riguardan-ti l’immunità e la salute e, senza alcundubbio, ad includere queste informa-zioni negli indici di merito totale.

< Razze: il conflitto è sempre più acceso

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• Mantenimento degli animaliTutti gli allevatori vogliono una vac-ca che non richieda particolari atten-zioni. Le vacche coccolate e costoseda mantenere devono essere una co-sa del passato; spesso sentiamo difamiglie di vacche pubblicizzate comefacili da gestire, ma, solitamente, idati a supporto sono insufficienti. Se una razza potesse provare gene-ticamente che i propri animali richie-dono meno lavoro e attenzione, que-sto potrebbe essere un valido argo-mento di vendita.

Strategie di accoppiamento

Attualmente, le strategie di selezionedella razza Holstein e della razza Jer-sey sono principalmente limitate allaproduzione e alla conformazione. Larazza che estenderà la sua strategia diselezione includendo alcune informa-zioni genetiche associate agli aspettimenzionati precedentemente, avrà piùpossibilità di aumentare la propriaquota di mercato. Un indice di meritototale (TPI, LPI, JPI, NM$, Pro$…ecc)non sarà in grado di soddisfare tutti gliallevatori di una particolare razza. Holetto con interesse il commento su“The Milk House” di Hei-Bri Jersey (Io-wa, USA) “La Jersey è due razze inuna. Quando usiamo i tori da show ve-diamo un enorme calo nella produzio-ne in prima lattazione; secondo me, gliallevatori che acquistano il toro sba-

gliato per la loro mandria sono quelliche si perdono la vera vacca Jersey.”Si può dire lo stesso per le Holstein?

Il futuro immediato

Predire il futuro, come il predominiodi una razza sulle altre, non è unascienza esatta. Comunque, un buon in-dicatore potrebbe essere la quota at-tuale di seme venduto. La tabella 2 mostra che la Jersey, conquasi il 13%, ha il potenziale per in-grandire la propria quota di mercato.Detto questo, potrebbe essere che unaquota delle vendite di seme sessatoJersey sia stato utilizzato su vaccheHolstein per produrre incroci femmine.Comunque sia, l’aumentata proporzio-ne delle vendite di seme Jersey do-vrebbe essere presa molto seriamentein considerazione dalla Holstein.

La conclusione di Bullvine

Oggi le razze non sono solo macchiecolorate, genealogie ininterrotte e tra-dizione. In futuro, globalmente, le raz-ze varranno per loro composizione ge-netica e per come questa servirà ai bi-sogni dell’industria del latte. Visioneprecisa, pianificazione strategica, ricer-ca e sviluppo e fornitura efficace diservizi sono ciò di cui le razze hannobisogno su base continua. Se questodovesse significare una più accanitacompetizione per le quote di mercato,ebbene, che lo sia.

Titolo originale:“Could Breed Wars BeHeating Up?”Autore: Murray HuntFonte: The Bullvine,Settembre 2015 www.thebullvine.com

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Tabella 2 - Vendita seme di tori da latte in USA - 2014

Holstein 83.50%

Jersey 12.60%

R&W / Red & RC Holstein 2.40%

Razze europee (3x) 0.60%

Brown Swiss 0.40%

Tutte le altre razze 0.50%

Totale vendite 23.64M dosi (Nazionale 98,8% + Importato 1,2%)Fonte: www.naab-css.org

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Per chi proviene dall’Italia, dopo averpercorso il Canton Ticino e attraver-sato il tunnel autostradale del SanGottardo, la visuale si apre sul pano-rama offerto dallo specchio d’acquadel Lago dei Quattro Cantoni sulle cuirive si affacciano i tre cantoni foresta-li che, nel lontano 1291 diedero vita alprimo nucleo della ConfederazioneElvetica: Uri, Schwyz e Unterwalden.Percorro la litoranea Altdorf –Brunnen con i suoi caratteristici scor-ci lacustri, proseguo in direzioneZurigo e dopo circa 3 km lascio l’au-tostrada e seguo le indicazioni perSteinen, un agglomerato di circa2.500 abitanti adagiato ai piedi dellemontagne, a 450 metri di altitudine,proprio di fronte alla località turisticadi Rigi-Kulm. Superata la periferia delpaese, giungo nell’azienda Tannenhof,l’allevamento di proprietà della fami-glia Ulrich, dove incontro Josef che,dopo un breve scambio di saluti, miinvita a visitare la stalla e mi spiegache inizialmente l’azienda era situatanelle vicinanze del paese. Nel 1979, inseguito alla costruzione dell’autostra-da e al frazionamento dei terreni, so-no stati costretti a trasferirsi. “Nel2011 abbiamo ristrutturato la stalla au-mentando i m²/capo. Per noi, alleva-re vacche di razza Original Braunviehè una tradizione di famiglia: gli ani-mali fanno parte della casa, hannotutti un’ascendenza, un nome…ha ini-

ziato mio nonno e poi ha continuatomio padre. Anche se una volta quel-la dell’allevatore era una figura pro-fessionale più apprezzata rispetto adoggi, già all’epoca non era facile eser-citare questo mestiere, e i problemisorti nei primissimi anni hanno subi-to preoccupato. Così, in seguito oltreche alle vacche da latte ci siamo de-dicati anche all’allevamento dei vitellie dei tori. Per un po’ è sembrato cheandasse meglio, ma poi siamo torna-ti sui nostri passi e abbiamo preferi-to concentraci sulla produzione di lat-te. Attualmente mungiamo circa 45vacche, tutte di pura razza OriginalBraunvieh, con una produzione mediadi 25l/capo/giorno.” Nonostante quello che sosteneva nel1967 il dottor Andrea Sciuchetti, ecioe’ che: “La razza Bruna Originale(BO) possiede un livello genetico chesarà in grado di soddisfare la totalitàdelle esigenze future che verranno po-ste all’economia animale”, fino agli ini-zi degli anni ’80 meno del 3% dellapopolazione di bovini bruni dellaConfederazione erano animali di raz-za BO, e la razza correva seri rischise non di estinzione, di una drasticaulteriore riduzione. “Siamo arrivati ad avere meno di3.000 capi in tutta la Svizzera,” raccon-ta ancora Josef. “Sul mercato erano

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Dal cuore della Svizzerauna Bruna davverooriginaleCon l’opera di selezione iniziata nel 14° secolo dai monacidi Einsiedeln, la Svizzera può vantare una delle più antichetradizioni al mondo per quanto riguarda la zootecnica da lat-te. Nel patrimonio bovino elvetico la Bruna Originale (OriginalBraunvieh) rappresenta una delle razze più antiche dellaConfederazione. A Steinen, in Canton Schwyz, ho incontratola famiglia Ulrich, da tre generazioni appassionati allevatoridi questa razza.

DI Mattia Olivari

www.dairylife.farm

time, life, family

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< Dal cuore della Svizzera una Bruna davvero originale

> La famiglia Ulrich alcompleto: Josef e sua

moglie Ruth con le lorofiglie e la vacca Rigi.

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presenti solo 1 o 2 riproduttori maschiall’anno, con il rischio di estinzionedella razza. Soltanto in seguito ci si èaccorti che, grazie alla sua robustez-za e alla grande capacità di adatta-mento, la Bruna Originale poteva co-stituire una fonte di reddito per mol-ti allevatori.” Nel 2001, la FSAB (Federazione Svizze-ra Allevatori Bovini Bruni) ha avviatoun programma sostenuto finanziaria-mente dal Governo Federale che pre-vedeva una serie di misure volte al re-cupero e al mantenimento in purezzadella razza, e oggi la popolazione diquesti bovini può contare circa 8.300capi allevati.Nonostante la selezione operata negliultimi 10 anni abbia portato ad un no-tevole incremento nella produzione dilatte (fino a 10.000 kg/capo per lattazio-ne in condizioni ottimali di allevamen-to), l’obiettivo zootecnico resta comun-que quello di mantenere una razza aduplice attitudine. “Il miglioramentogenetico è riuscito a mantenere lacombinazione tipica della razza tra pro-duzione lattifera e sviluppo delle mas-se muscolari,” spiega Josef, mentre mimostra orgoglioso l’ottima conforma-zione del loro toro aziendale. Per l’al-levatore di BO il vantaggio è duplice:produzione di latte di qualità superio-re e, nel contempo, possibilità di otte-

nere buoni vitelli (con un incrementoponderale medio di 1.200-1.300 g/gior-no) da destinare al mercato della car-ne. La stessa vacca adulta può esserevenduta ad ottimi prezzi non solo co-me soggetto da vita, ma anche comeanimale da macello. Nell’economia diun’azienda di montagna, la vendita dicapi d’allevamento e da macello costi-tuisce un’importante componente delreddito. Dal suo avvento, anche la ge-nomica ha permesso di effettuaregrandi passi avanti nella conservazio-ne e miglioramento della Bruna Origi-nale. I test previsti per l’anno in corsohanno riguardato 150 tori e 600 vac-che. I dati pubblicati ad Agosto 2015hanno messo in evidenza come, rispet-to al 2014, si sia registrato un trend po-sitivo nei caratteri valutati, con un no-tevole aumento dell’accuratezza nellastima. “Sicuramente, quando un mag-gior numero di allevatori permetterà latipizzazione dei propri tori, allora sare-mo in grado di fornire indici genomiciancora più accurati,” sostiene Madelei-ne Berweger (tecnico specialista Qua-litas AG). Il carattere docile, la resisten-za alle intemperie (soprattutto aglisbalzi di temperatura), la rusticità e lalongevità unite ad un’ottima valorizza-zione dei foraggi e ad una buona atti-tudine al pascolamento, rendono laBruna Originale ideale per lo sfrutta-

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mento dei pascoli alpini in quota. E in-fatti, da metà giugno a metà settem-bre la famiglia Ulrich alpeggia il pro-prio bestiame a Fusio (Canton Ticino)su pascoli compresi tra i 1.200 e i 2.400metri di quota. “Siamo convinti,” affer-mano Josef e sua moglie, “che la BOsia la razza più adatta di ogni altra al-lo sfruttamento delle regioni di mon-tagna. Il vantaggio del periodo trascor-so in alpe non risiede tanto nella qua-lità del latte prodotto, quanto nel be-neficio che ne traggono le vacche intermini di salute.” Insieme ad altre 10aziende, l’allevamento Tannenhof faparte di un caseificio cooperativo perla produzione di formaggio e la distri-buzione di latte alimentare. Parlandodella commercializzazione del prodot-to, il discorso cade inevitabilmente sul-la realtà economica e di mercato in cuisi trovano ad operare gli allevatori el-vetici, e Josef mi spiega quali sono leproblematiche che devono affrontarenel loro contesto economico: “Anchese il progresso ha portato grandi mu-tamenti in campo economico-sociale,l’allevamento rappresenta tuttora unodei pilastri dell’economia svizzera. Ilproblema più grosso riguarda il paga-mento diretto (Direktzahlung): gli alle-vatori stabiliscono il prezzo minimo dellatte e la differenza tra questo ed ilprezzo di mercato è finanziata dalloStato svizzero con una compensazionediretta (una specie di sovvenzione,N.d.A.) all’allevatore. Questa potrebbesembrare una politica vantaggiosa perl’economia del settore, ma in realtà civincola alle decisioni dello Stato che,in materia di zootecnia, emana leggi

molto severe. Con questo sistema noiallevatori possiamo decidere molto po-co!” Josef spera che qualcosa cambinell’attuale politica agricola della Con-federazione e continua ad essere fidu-cioso nei riguardi del futuro. Quandogli domando quali siano i suoi proget-ti, risponde: “A dir la verità, non hoparticolari progetti per gli anni a veni-re. Se il prezzo del latte (da 0,50 a 0,65ChF/litro) dovesse rimanere ai livelli at-tuali, non ci dovrebbero essere partico-lari problemi.Comunque, sono convinto che, rispet-to alle grandi aziende, l’allevamentofamiliare abbia più possibilità di supe-rare le eventuali difficoltà scaturitedalle dinamiche di mercato, almenoqui in Svizzera, e lo conferma il fattoche le nostre aziende zootecniche so-no per lo più costituite da allevamen-ti di piccole e medie dimensioni.” La Svizzera, per le sue peculiarità geo-grafiche, ha mantenuto una tradizionecentenaria nell’allevamento del bestia-me, ma anche qui, come nel resto delmondo, ogni allevatore sa per espe-rienza quanto questa attività, pur ri-chiedendo sacrificio e dedizione, sia ingrado di coinvolgere emotivamente, atal punto da sentirsi gratificati nellapropria identità. Anche per Josef Ul-rich, appassionato cultore della razzaOriginal Braunvieh, fare l’allevatore èmolto più che esercitare un’attività oottenere un guadagno: è uno stile divita, una passione. “Mi piace questolavoro e anche la vita che faccio. Dipreoccupazioni ce ne sono molte, manon rinuncerei mai alle mie vacche!”conclude Josef soddisfatto.

Variazioni dell’attendibilità (B) dell’indice genomico (DGZW) per la razza Bruna Originale

CARATTERE B % DGZW – Agosto 2014 B % DGZW – Agosto 2015

Latte - kg 0,56 0,61

Grasso - kg 0,50 0,58

Proteine - kg 0,50 0,63

Altezza della groppa 0,36 0,38

Punteggio mammella 0,30 0,37

Carnosità 0,35 0,40

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L’ANGOLO

DELLE INTERVISTE

Come è cominciato

Dottor Brusaferri, ci raccontibrevemente la storia della suaazienda... “La storia della mia azienda ini-zia nel 1991, quando diventiamogestori di una proprietà cheavevamo acquistato molti anniprima a Villagana, e che per unadecina d’anni era stata gestitada un nostro zio finchè, appun-to nel 1991, siamo subentratinoi, mio padre Alceste ed io.All’inizio abbiamo avuto grossedifficoltà, perchè non avevamoneanche idea di quante gambeavessero le vacche! Venivamoinfatti da un mondo completa-mente diverso, perchè io sonomedico e mio padre aveva fat-to per tanti anni l’industriale.Poi però, pian pianino, abbiamocominciato a capire come fun-zionavano le cose e cosa pote-vamo fare. Da circa una decinadi anni è entrato nella gestioneanche mio fratello, per cui ades-so a gestire l’azienda siamo ioe lui.”

Le caratteristiche dell’azienda

D: Oltre a voi, quante personelavorano in azienda?“La nostra è una situazione unpò speciale, perchè abbiamoun’azienda di proprietà ed una

in affitto, una grande azienda dicirca 150 ettari di proprietàdell’Ospedale Civile aScorsarolo, dove abbiamo sola-mente campi e l’allevamentodel giovane bestiame e le duerealtà sono gestite separata-mente. Qui a Villagana lavorano11 persone, tra vacche e im-pianto di biogas, e nell’altra duepersone. Posso dire che ho dei dipenden-ti davvero speciali, che mi fan-no anche da consulenti! Hoavuto la fortuna di imbattermiin persone che ritengo siano in-sostituibili. Una di queste è ilmio capo stalla, un diplomato eche oltre a fare molto bene ilsuo lavoro di capo stalla mi dàanche ottimi consigli sulla ge-stione. In più, ho la fortuna di averedei collaboratori che sono statiin grado di accettare i cambia-menti che in questi anni si so-no succeduti, e non è da tuttiessere capaci di coglierne l’im-portanza.Poi ci sono un alimentarista(utilizziamo materie prime conuna integrazione della Farmer),un consulente veterinario (ildottor Mino Tolasi) che, soprat-tutto all’inizio, è stato fonda-mentale, ed infine un consulen-

te per la gestione del seme edei piani di accoppiamento, ildottor Francesco Giudicatti diGGI Italia.”

D: Chi decide in azienda? E co-me? “Le decisioni fondamentali ven-gono prese in modo quasi ca-suale, cioè quando uno si rendeconto che c’è una possibilità nevaluta i pro e i contro e decidese è interessante oppure no. Peresempio, l’introduzione del testdi gravidanza è stata presaquando il consulente di GGI Ita-lia e i commerciali IDEXX sonovenuti ad illustrarci il prodotto. La programmazione invece vie-ne fatta semestralmente: ovve-ro, almeno semestralmente io emio fratello ci incontriamo e va-lutiamo i dati dell’azienda siadal punto di vista economicosia gestionale. Per questo scopoci avvaliamo di un programmaeconomico- gestionale di conta-bilità analitica che ci permettedi valutare bene la divisionedelle spese in funzione del no-stro allevamento, per cui vedia-mo dove si può "rosicchiare unpò" in questi momenti di diffi-coltà generalizzata del settore,dove si può intervenire dal pun-to di vista economico e gestio-

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Top Manager Italia:Enrico Brusaferri

Cari lettori, la nostra voglia di incontrarvi e crescere con voi è statalo spunto per questo “angolo delle interviste”, che abbiamo pensatodi dedicare di anno in anno a un soggetto diverso. Il 2016 sarà l’an-no di un ciclo di interviste che abbiamo chiamato “Top Manager Italia”.Per questo, siamo andati a cercare quelli di voi che negli ultimi annihanno effettuato in azienda dei cambiamenti gestionali che gli hannopermesso di migliorare il proprio lavoro e il reddito. Speriamo che questi “incontri” vi siano da stimolo e confronto!

Ex-DairyPressincontra il dottorEnrico Brusaferri,

titolaredell’azienda

AgricolaVillagana Mattino,di Brusaferri A.&C.,

Villachiara(Brescia).

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nale per fare sì che l’aziendapossa crescere qualitativamentee migliorare in termini di pro-duzione.”

D: Questo programma di con-tabilità è stato impostato ap-posta per voi?“Si tratta di un programma dicontabilità analitica industriale,dove l’azienda viene divisa incentri di costo: le vacche in lat-te, la coltivazione del mais, ecce-tera. Ogni centesimo che vienespeso in azienda viene attribuitoad un centro di costo e questoci permette di sapere esattamen-te quanto ci cosatto gni singolacosa. Per esempio, parlando del-le colture, siamo in grado diquantificare al centesimo il costodel silomais, cioé sappiamoesattamente quanto ci è costatoquest’anno produrre il silomais,perchè ogni centesimo che è sta-to speso per quel tipo di coltiva-zione è stato attribuito allo spe-cifico centro di costo. Questo miconsente di avere un dato fonda-mentale: mi permette di capirese per la mia azienda è più con-veniente acquistare il prodottofinito oppure produrlo. Lo stes-so viene fatto con le vacche inlatte, le manze, e così via, in mo-do da poter fare un’analisi accu-rata dei costi e sapere quantocosta produrre il latte o allevareuna manza.”

D: Anche queste analisi le fateogni 6 mesi?

“No, a questo aspetto diamoun’occhiata anche mensilmente,perchè ovviamente ci sta moltoa cuore, mentre ogni sei mesiconsideriamo i dati aziendali nelloro insieme e valutiamo se c’èqualche intervento particolareda fare. Per esempio, da un pòdi tempo ci stiamo focalizzandomolto sulla rimonta. Infatti, so-no sempre più convinto che sidebbano eliminare meno ani-mali, cioè dovrei riuscire adavere meno rimonta involonta-ria, per poter selezionare conpiù tranquillità gli animali da te-nere. Non credo che sia più il mo-mento di fare produrre di piùalle nostre vacche, anzi, credoche sarebbe molto difficile au-mentare le produzioni, invecepenso sia più logico pensare al-le strategie da mettere in attoper cercare di tenere gli anima-li in azienda il più a lungo pos-sibile.”

D: Quali cambiamenti avete fat-to negli ultimi due anni e conche risultati?“Il cambiamento più grosso ef-fettuato nella nostra azienda ne-gli ultimi due anni è stata la scel-ta di introdurre il test di gravi-danza di routine a 28 giorni sulsiero e il protocollo di sincroniz-zazione dei calori. Oggi seguia-mo un programma di sincroniz-zazione che prevede Presych,Ovsynch e Resynch.

Chiaramente non tutte le modi-fiche che vengono introdottedanno dei vantaggi così imme-diati. Devo ancora valutare e ca-pire l’effettivo beneficio econo-mico della scelta di sincronizza-re tutti gli animali: se valutosoltanto la riuscita di questoprogramma dal punto di vistadel numero di animali gravidipenso che non ci siano dubbisul fatto che sia interessantefarlo, ma devo ancora capirequanto incideranno i maggioricosti per i farmaci, il seme e lamanodopera.Ovviamente, il tutto può esserequantificato non sull’arco di unsolo anno (durante il quale po-trebbero esserci eventi di diver-sa natura che incidono sui risul-tati), ma probabilmente sarannonecessari almeno due o tre an-ni per avere un quadro esattodella situazione.Detto questo, sono fermamenteconvinto che una routine qual-siasi sia meglio di nessuna rou-tine, e seguire un protocollo siameglio che prendere decisioni"di volta in volta".Quello che però secondo me édavvero importante è non solodecidere di fare qualcosa dinuovo, ma anche avere dei si-stemi di verifica per capire sequello che hai fatto ti ha porta-

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Enrico, che gestisce l’azienda conil fratello Francesco, oltre adessere un allevatore esercita laprofessione di medico e si dedicaai suoi hobbies, cioè giocare abridge e andare a caccia diallodole. Il libro che preferisce è IlGabbiano Johnatan Livingstonementre il suo film preferito èBirdy. Adora i Pink Floyd.

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L’ANGOLO

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to benefici oppure no. Non èsufficiente decidere di introdur-re un cambiamento: quando sidecide di provare a fare una co-sa nuova, nello stesso momen-to bisogna anche sapere comeverificare oggettivamente sequella cosa nuova avrà un esi-to positivo o meno. E non pen-so che questa sia la parte piùfacile, anzi!Prendiamo per esempio il testdi gravidanza… Prima dell’intro-duzione del test di routine, ladiagnosi di gravidanza venivafatta mediante palpazione ma-nuale dal veterinario a 40-45 ggdalla fecondazione. Oggi il test(sul siero delle vacche gravide)viene fatto a 28, 60 e 90 giornidalla fecondazione. Abbiamoscelto di effettuare non solo ladiagnosi di gravidanza, ma an-che la riconferma a 60 e 90 ggpoichè circa il 3% degli animali

arrivava vuoto in asciutta. I da-ti raccolti dopo i primi 10 mesidi utilizzo del test (quindi circaun anno fa), hanno confermatoil successo di questa scelta: nel-l’arco di poco meno di un anno,il nostro tasso di gravidanza épassato dal 17% al 22%, au-mentando dunque del 25%!Inoltre, finora non abbiamo piùavuto casi di vacche arrivatevuote al momento dell’asciuttanè animali che hanno manife-stato calore oltre i 90 giorni digravidanza.”

Analisi e Spunti

D: Quindi, è soddisfatto dellasituazione attuale… ci puo� direquali sono i vostri obiettivi fu-turi?

“Beh, della situazione attualenon si può essere soddisfattiper evidenti motivazioni socioe-conomiche e perchè non si in-travvedono vie d’uscita. Comeimmagino per molti, il mioobiettivo futuro é sopravvivere! Quando alcuni anni fa sono sta-to obbligato a fare il biogas,perchè intravedevo un futuronon eccessivamente roseo perla zootecnia, non credevo chepotesse compensare quello cheoggi perdo - o che non guada-gno – con il latte! Sono moltocontento se a fine anno faccioun bilancio di pareggio con lazootecnia, ma devo vivere, imiei dipendenti devono vivere.Per cui quello che ci resta vie-ne dall’altra attività.”

D: Come fa a mantenersi ag-giornato sulle ultime novita�del settore zootecnico?“Io ho la fortuna di fare ancheun lavoro che mi porta al difuori del mio allevamento (ilmedico), e questo è fondamen-tale per la mia sopravvivenzapsicofisica, perchè purtroppo ilnostro é un mondo molto chiu-so, dove é difficile trovare ideenuove. A volte mi sento un po’come uno che “ruba” le ideedegli altri… Io che vengo da unmondo scientifico diverso, cheè quello della medicina umana,a volte mi stupisco di quantapoca scienza ci sia nel mondozootecnico. Forse solo negli ul-timi dieci anni la scienza si èoccupata della zootecnia, maper i professionisti di questosettore non ci sono linee guidada seguire e uno può dire qual-siasi cosa! Capisco che non cisiano linee guida per situazioniparticolari, ma che non ne esi-stano neppure per le situazioninormali, per la quotidiana rou-tine di allevamento, per me èinconcepibile.Diciamo che c’è poca comunica-zione scientifica... probabilmen-te quello che cerco c’è, ma nonè facile trovarlo!Per esempio, per i protocolli

della sincronizzazione ci siamodi fatto affidati a chi ci vende ilseme per cui potrei pensare cheforse è convenuto a tutti e due,visto che ovviamente mi sonotrovato a usare più seme!Insomma, penso che la scienzadebba essere svincolata dalla"questione economica", cioè cidovrebbero essere dei protocol-li validati in modo diverso, nondovrei essere io a decidere sequella scelta per me va bene ova male, ma dovrebbe dirmelola scienza, che dovrebbe già es-sere arrivata a questa conclu-sione!”

D: Sotto questo aspetto, qual èda voi il ruolo del veterinarioaziendale?“Ovviamente, i protocolli li ab-biamo impostati insieme al ve-terinario, appoggiandoci a unpò di letteratura, informandoci,cercando… però una linea gui-da vera e propria, cioè qualcu-no che dicesse chiaro e tondo"se fai così otterrai questi risul-tati, se fai cosà otterrai invecequesti altri risultati", non l’hotrovata. Magari esiste, ma nonsono stato capace io di trovar-la... insomma, se una personaoggi si ammala di polmonitepuò andare a Palermo, a NewYork o a Milano e vieni curatanello stesso modo, non c’è pos-sibilità di decidere "forse faròcosì", ci sono delle linee guidaassolute che i medici, salvo ec-cezioni, seguono sempre, men-tre linee guida per la sincroniz-zazione, per esempio, ne ho tro-vate più d’una e con numeri di-scordanti tra loro.Ecco, secondo me quello chemanca nel mondo della zootec-nia sono delle linee guida asso-lute che tutti dovrebbero segui-re se vogliono lavorare bene.Ognuno improvvisa un pò, e misembra - purtroppo - che anchetra i professionisti non ci sia ac-cordo: si va da 0 a 100 e inmezzo c’è di tutto.”

D: È contento oggi di come vala sua azienda?

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“Sono fiero del fatto che neglianni è cresciuta, sia numerica-mente sia come produzione, ela vedo come un’opera nostra.Anche strutturalmente ha acqui-sito adesso un aspetto vivibile,e ormai la vedo un pò come ca-sa mia (ovviamente, è il postodove passo la maggior partedelle mie giornate!) e mi fa pia-cere vedere che sia diventataanche così piacevole! E, secon-do me, non è vero che questoha poco a che vedere con l’ope-ratività, perchè sono convintoche l’ordine e la pulizia hannosempre il loro peso nella gestio-ne! E poi mi rende fiero vede-re che gli animali sono in formae sono ben tenuti, e che anco-ra oggi ho voglia di fare qualco-sa per migliorarla! Non sareisoddisfatto se avessi raggiuntol’obiettivo che mi ero prefissatoe pensassi di non avere piùniente da fare.A me sembra invece di avereancora tanto da fare e questomi rende fiero della mia azien-da e del lavoro che stiamo fa-cendo.”

D: Se dovesse dare dei consi-gli a dei futuri allevatori, qualisarebbero?“ Il primo concetto che vorreiche capissero é che solo gli ani-mali che stanno bene fanno lat-te! Se come primo obiettivo siponessero la produzione digrandi quantità di latte, certa-mente sbaglierebbero. Perchégli animali, quando stanno be-ne, non sono frenabili nella lo-ro produzione, mentre quandonon stanno bene si può fare

qualsiasi cosa ma il latte non lofanno! In poche parole, vorreiche capissero che soltanto ani-mali ben tenuti, curati e asse-condati nella loro fisiologia ebiologia possono premiarti. Il primo obiettivo di ogni alle-

vatore dovrebbe essere far starbene gli animali, tenerli in salu-te e seguire bene i vitelli... per-ché avere i vitelli in forma vuoldire avere manze in forma, equesto vuol dire avere vaccheche producono più latte!!”

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L’AZIENDA VILLAGANA- Totale 916 vacche (in lattazione e 10% asciutta)- Totale rimonta 1.007- Tasso gravidanza (PR, pregnancy rate): 17% prima dell'introduzione deltest di gravidanza, attualmente 22% (è considerato buono-ottimo unPR del 20%, ndr).

- Interparto 404 giorni- Produzione media: 36 kg/capo/giorno (circa 250 quintali/giorno) - Grasso 3,86%- Proteine 3,27%- Alimentazione: uso di materie prime prodotte in azienda quali forag-gi insilati di mais, triticale e sorgo + materie prime acquistate: mais,soia, colza, fieni, cotone e integratori alimentari

- Produzione terreni agricoli: 7.600 q.li/anno per ogni unità produttiva- Sistema Afifarm per rilevazione del calore e dei dati produttivi (acce-lerometro e pedometro)

- Impianto di biogas

Se volete proporvi per un’intervista, scriveteci in Redazione!!

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NOTIZIEDAL MONDO

Premio Nobel alla... avermectina

William C. Campbell,un parassitologo e as-sociato RISE (ResearchIntership in Scienceand Engineering) pres-so la Drew University,posa vicino al dipintoda lui fatto poco dopo

aver appreso di avere ricevuto il Premio Nobel perla medicina, nella sua casa di North Andover, Mas-sachusetts. Il Dr. William C. Campbell e il Dr. Satoshi Omura han-no ricevuto ex-aequo il prestigioso Premio Nobel2015 per la Medicina per la scoperta della avermec-tina, il principio attivo che ha rivoluzionato il settoredella salute degli animali e ha portato anche al trat-tamento di alcune delle malattie parassitarie più de-vastanti, tra cui la cecità fluviale (oncocercosi) negliesseri umani. Originariamente sviluppata per il be-stiame, la scoperta rivoluzionaria della avermectinaha portato allo sviluppo di prodotti della casa farma-ceutica Merial che hanno avuto ed hanno un impat-to significativo a livello internazionale.Praticamente tutti gli allevatori conoscono il prodot-to IVOMEC® (ivermectina), il primo endectocide siaper i parassiti interni che esterni nei bovini. IVOMECutilizza una versione modificata di avermectina, chia-mata ivermectina, e ha rivoluzionato le tecniche dicontrollo dei parassiti.

Dal New Hampshire - La prostaglandina duranteil calore potrebbe migliorare la fertilità

Il trasporto degli spermatozoi all’interno dell’ovidot-to, il sito della fecondazione, è il risultato delle con-trazioni uterine e dello sbattere delle ciglia al suointerno. I ricercatori della Università del New Ham-pshire (UNH) hanno verificato che, se somministra-ta durante l’estro, la prostaglandina è in grado dimigliorare queste azioni in diverse specie animali.Ricercatori tedeschi hanno esaminato gli effetti del-la somministrazione di prostaglandina a vacche su-bito dopo l’inseminazione con seme convenziona-le: i tassi di gravidanza nelle vacche non trattate ein quelle trattate sono risultati essere del 59 e il66%, rispettivamente, ma non statisticamente signi-ficativi.A seguito di questo, i ricercatori della UNH hannopensato che il potenziamento del trasporto deglispermatozoi avrebbe potuto essere particolarmen-

te utile quando il numero degli spermatozoi è limi-tato, come nel caso del seme sessato. I ricercatorihanno quindi fecondato 165 vacche di primo inter-vento sia con seme convenzionale sia sessato de-gli stessi tori. Subito dopo la FA, a metà delle vac-che all’interno di ogni gruppo è stata iniettata unasoluzione salina e all’altra metà 500 microgrammidi prostaglandine.Facendo una media per entrambi i trattamenti, lafertilità è risultata del 19,8% inferiore con il semesessato rispetto a quello convenzionale, quindi conil seme sessato la prostaglandina non ha migliora-to la fertilità. Il tasso di gravidanza delle vacche in-fuse con soluzione salina è risultato del 38,1% dimedia contro il 48,8% di quelle infuse con prosta-glandina. I ricercatori hanno concluso che la som-ministrazione di prostaglandina dopo la FA quan-do si usa seme sessato non è vantaggiosa.

Dal Canada - Programmi di controlloavanzato potrebbero diminuire l’impatto

della paratubercolosi

Anche se i programmi di controllo delle malattiehanno ridotto negli allevamenti da latte la preva-lenza di infezioni di paratubercolosi da sottospeciedi Mycobacterium avium (MAP), in genere non so-no riusciti ad eliminarlo del tutto. Questa la con-clusione di alcuni ricercatori dell’Università di Cal-gary, pubblicata sulla rivista Preventive VeterinaryMedicine. I principali obiettivi di questi programmidi controllo sono quelli di ridurre la pressione del-l’infezione nelle aziende e l’esposizione dei giova-ni vitelli al MAP, l’agente causa della malattia di Joh-ne. Recenti studi clinici sull’infezione hanno fornitonuove conoscenze riguardo ai test diagnostici e disuscettibilità alla infezione da MAP; in questi studi,un inoculo altamente concentrato ha provocato le-sioni più pronunciate, soprattutto nei giovani vitel-li. Seppure le lesioni sono risultate più gravi nei gio-vani vitelli, anche gli animali fino a 1 anno di etàsono risultati suscettibili alle infezioni. Malgrado ilsuo uso deve ancora essere convalidato, nei giova-ni animali si potrebbe riuscire ad ottenere una pre-coce individuazione e diagnosi combinando il testELISA con la cultura fecale, oltre a testare per MAPtutti gli animali oltre i 36 mesi di età.

Dagli USA - Se fuori fa freddo …

Il periodo pre-svezzamento è il più costoso dell’al-levamento di manze. I mesi più freddi cui andiamo

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incontro, sono anche il momento in cui i giovanivitelli hanno bisogno di più sostanze nutritive.Quando le temperature scendono sotto gli 8 C°, inostri animali più giovani diventano stressati per ilfreddo ed il loro fabbisogno energetico aumenta.Per ottimizzare i tassi di crescita e ridurre al mini-mo i problemi di salute durante l’inverno, le stra-tegie di somministrazione del latte devono esseremodificate. Il sostituto del latte deve avere almenoil 20% di grasso, riferisce un articolo su Dairexnet…Potete aumentate il contenuto solido del liquido delsostituto del latte dal 12,5 al 16%, e potete ancheaumentare il numero di pasti al giorno mantenen-do costante il quantitativo per pasto, oppure darepiù latte per pasto (su questo argomento vedi l’ar-ticolo a pag. 11).

Dalla British Columbia - L’alloggiamento in coppiapuò favorire l’incremento ponderale

Le gabbie o i box individuali sono stati a lungo con-siderati come il gold standard per l’edilizia abitati-va dei vitelli, ma un crescente numero di ricerchemostra che ci potrebbero essere dei benefici socia-li con la coabitazione in coppia. Alcuni ricercatori della University of British Colum-bia hanno notato che fino ad oggi il cosiddetto “al-levamento sociale” è stato associato a maggioreassunzione di cibo solido, quindi ad un migliore in-cremento ponderale prima e dopo lo svezzamento.Per valutare gli effetti del precoce o ritardato accop-piamento, 40 vitelli maschi Holstein sono stati al-levati singolarmente o in coppia con un altro vitel-lo a partire da 6 giorni o 43 giorni di età. Lo stu-dio includeva otto coppie di vitelli nel trattamentoa coppia. Tutti i vitelli sono stati alimentati con 2 li-tri di latte al giorno per quattro settimane e poi con1,5 litri al giorno da 4 a 7 settimane. Il volume dilatte è stato poi ridotto del 20% al giorno fino aquando i vitelli sono stati svezzati, a 8 settimane dietà. I vitelli hanno anche avuto accesso a starter eunifeed.L’assunzione di starter è risultata significativamen-te più alta nei vitelli messi da subito in coppia ri-spetto a quelli lasciati da soli o accoppiati più tar-di, per tutto il periodo della sperimentazione. A 10settimane di età, l’assunzione di sostanza secca distarter è stata in media, rispettivamente, di 2,17 -1,08 e 1,22 kg al giorno per quelli messi da subitoin coppia, per quelli accoppiati in seguito e per ivitelli lasciati da soli. Nel corso del periodo speri-

mentale, i vitelli messi da subito in coppia hannomostrato maggiore incremento medio giornaliero. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulnumero di settembre del Journal of Dairy Science.

Dalla …sala mungitura! - Se usateasciugamenti di stoffa….

..forse è arrivato il momento di sostituire la vostralavatrice e/o asciugatrice. Asciugare efficacementei capezzoli è fondamentale per la preparazione pre-mungitura. Con la loro maggiore capacità di assor-bimento, gli asciugamani di stoffa hanno un van-taggio rispetto a quelli di carta, però devono esse-re disinfettati tra un uso e l’altro. Se in sala mun-gitura usate panni in tessuto, ecco alcuni suggeri-menti per ridurre i costi di funzionamento dilavatrice e asciugatrice. Se fate più di quattro cari-chi di asciugamani al giorno in una lavatrice easciugatrice domestiche, forse dovreste passare adapparecchi industriali: una lavatrice industriale du-rante la centrifugazione rimuove più acqua, il checonsente di risparmiare energia durante l’asciuga-tura. Inoltre, rispetto ad una lavatrice domestica, lalavatrice industriale richiede metà dell’acqua per kgdi biancheria lavata, riducendo così i costi di riscal-damento dell’acqua. Anche passare ad una asciu-gatrice industriale potrebbe servire a ridurre i co-sti energetici a metà in quanto può gestire un ca-rico superiore di asciugamani ed asciugarli più ve-locemente.

Dal Minnesota - I sintomi di una scorrettamiscelazione dell’unifeed

Ogni volta che il mixer è in funzione, ci si sforza diavere una dieta miscelata nel modo giusto. Ma avolte superiamo o sottostimiamo il nostro obbiet-tivo. I tempi di miscelazione variano a seconda deltipo e delle condizioni del carro miscelatore, dellaquantità di mangime nel mixer e della dimensionedel trattore che lo sta alimentando, ha fatto notareJim Linn, dell’Università del Minnesota. In genera-le, mescolare per cinque minuti dopo che è statoaggiunto l’ultimo ingrediente è sufficiente per me-scolare completamente il carico. Con i carri misce-latori verticali, il tempo finale di miscelazione do-po che sono stati aggiunti tutti gli ingredienti èspesso solo di 3 o 5 minuti. Se l’unifeed viene mi-scelato troppo, le dimensioni delle particelle si ri-ducono, e non resta sufficiente fibra lunga. Linn haindicato alcuni segnali da cui si può dedurre che

NOTIZIE DAL MONDO

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Attiva il potenziale del tuo vitellocon un latte ricostituito

Le prime settimane di vita dei vitelli determinano le loro future performance. InVivo Nutrizione e Salute Animale ha sviluppato Newean, un programma completo di svezzamento che mira al successo delle tue manze. L’insieme del supporto tecnico, dell’assistenza in allevamento ed di una completa gamma di mangimi d’allattamento attiva il potenziale dei tuoi animali.

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ABS Italia pag. 2Agroteam pag. 13Alta Italia pag. 50-52Cortal Extrasoy pag. 37-44/80Ecolab pag. 28Filozoo pag. 17/79

Genesi Project pag. 63Dairy life pag. 68Nutristar pag. 32Pro Tech pag. 56Volac pag. 6

INDICE INSERZIONISTI

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l’unifeed è stato mescolato troppo o troppo poco:l’eccesso di miscelazione potrebbe essere il moti-vo per cui la produzione di latte diminuisce, si haun’ inversione nel rapporto grasso/proteine e le fe-ci sono spesso molli. Si potrebbe anche notare as-senza di ruminazione alla mangiatoia, un aumentodel consumo di sale messo a disposizione, o un au-mento dei casi di dislocazione dell’abomaso. Se in-vece ingredienti come fieno o insilato risultanocompattati, le feci sono poco consistenti, si ha uncalo del titolo di grasso e le vacche selezionanol’alimento e mangiano troppo concentrato, alloral’unifeed potrebbe non essere stato miscelato a suf-ficienza.

Dalla ADSA - Aggiungere zucchero perottimizzare le rese

Una meta-analisi di 85 ricerche pubblicate è statautilizzata per valutare l’effetto dell’aggiunta di zuc-chero nella dieta. L’analisi, condotta da StephenEmanuele e presentata durante il meeting annualedella American Dairy Science Association (ADSA),ha valutato il livello di aggiunta di zuccheri (con-trollo - dall’1,5% al 3% - dal 3 al 5% e dal 5% al7% di aggiunta di zucchero), il livello di produzio-ne di latte (vacche sopra o sotto i 33 kg di latte), ei livelli di amido, proteina degradata (RDP) e NDF(fibra neutro detersa). Con l’aggiunta di zucchero, le vacche più produtti-ve hanno prodotto 2,13 kg di latte in più rispetto aquelle meno produttive; il livello ottimale di zucche-ri aggiunti è risultato essere il 6,75%, con livelli diamido inferiore al 30%, dal 10 all’11% di RUP e ol-tre il 17% di NDF.“I produttori di latte e i nutrizionisti riconoscono

che il tasso di disponibilità di carboidrati nel rumi-ne è importante. Lo zucchero è il carboidrato piùveloce che fermenta più rapidamente rispetto al-l’amido e dovrebbe essere aggiunto alle razioni perottimizzare la resa in proteine e in produzione dilatte. Si possono usare diverse fonti di zucchero,in base alla disponibilità e ai costi per unità di zuc-chero, “ ha affermato il professor Mike Hutjens, del-la Università dell’Illinois, nel riassumere i risultatidella meta-analisi.

Da Vienna - Le vacche preferiscono sdraiarsise non hanno cuccette disponibili

La disponibilità delle cuccette influenza il compor-tamento delle vacche. I ricercatori della Universitàdi Risorse Naturale e Scienza di Vienna (Austria)hanno valutato gli effetti di tre livelli di disponibi-lità delle cuccette sulla gestione del tempo da par-te delle vacche e sulle loro interazioni in termini diaggressività. Il loro lavoro è stato pubblicato su Ap-plied Animal Behaviour Science. Quando le vaccheavevano accesso ad un minor numero di cuccette(sovraffollamento), hanno trascorso meno temposdraiate, soprattutto di notte. Le vacche hanno an-che passato più tempo in piedi nelle corsie, ma nonhanno modificato la quantità di tempo trascorsomangiando.Con una maggiore densità, le vacche sono risul-tate più propense ad allontanarsi l’un l’altra dallecuccette. In caso di sovraffollamento, le vaccheche non erano riuscite a spostare le altre dallacuccetta hanno trascorso più tempo sdraiate du-rante il giorno, indicando che lo stare sdraiate du-rante questo periodo di tempo è l’opzione che me-no preferiscono.

NOTIZIE DAL MONDO

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