Evoluzione del debito degli enti locali, Italia: 1861-2012

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1 Questa versione: 30 aprile 2014 Giuseppe Della Torre La serie statistica del debito delle Amministrazioni Locali: Italia, 1861-2012 Alcune elaborazioni sulla recente ricostruzione di Banca d’Italia 1 Indice 1. Le stime statistiche del debito delle Amministrazioni Locali: la “cenerentola” del debito pubblico 2. La recente ricostruzione del debito delle Amministrazioni Locali da parte di Banca d’Italia: 2.1. La struttura delle informazioni e le nostre rielaborazioni; 2.2. I contenuti della serie e le modalità di costruzione delle informazioni 3. La dinamica del debito delle Amministrazioni Locali e della sua composizione, 1861-2012 4. Tre considerazioni a mo’ di conclusione 5. Bibliografia 6. Tabelle statistiche e figure 1 Questo saggio costituisce un’estensione del paragrafo sul debito degli enti locali redatto dall’A. nell’ambito del recente volume sulla Cassa Depositi e Prestiti dopo la privatizzazione del 2003 (Della Torre 2013 in De Cecco e Toniolo (a cura di) 2013, pp. 186-90, 206-12). Una prima versione del lavoro è stata presentata nell’XI Seminario del Centro Interuniversitario di Ricerca per la Storia Finanziaria Italiana (CIRSFI) su “Il ruolo della finanza locale nel processo di formazione degli Stati europei tra età medievale e contemporanea”, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, 13-14 dicembre 2013. Ringraziamo Maura Francese e Angelo Pace di Banca d’Italia e Gianfranco Di Vaio di Cassa Depositi e Prestiti per gli utili suggerimenti su una versione precedente.

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XI Seminario del Centro Interuniversitario di Ricerca per la Storia Finanziaria ItalianaUniversità degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Il ruolo della finanza locale nel processo di formazione degli Stati europei tra età medievale e contemporanea, Cassino, 13-14 dicembre 2013Il saggio illustra la dinamica del debito degli enti locali e la sua composizione (debito obbligazionario, verso il sistema bancario e la Cassa Depositi e Prestiti) dall'Unificazione nazionale. I dati di base sono ottenuti da una rielaborazione delle informazioni costruite da Banca d'Italia (Francese e Pace 2008).

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Questa versione: 30 aprile 2014

Giuseppe Della Torre

La serie statistica del debito delle Amministrazioni Locali: Italia, 1861-2012 Alcune elaborazioni sulla recente ricostruzione di Banca d’Italia1

Indice

1. Le stime statistiche del debito delle Amministrazioni Locali: la “cenerentola” del debito pubblico

2. La recente ricostruzione del debito delle Amministrazioni Locali da parte di Banca d’Italia: 2.1. La struttura delle informazioni e le nostre rielaborazioni; 2.2. I contenuti della serie e le modalità di costruzione delle informazioni

3. La dinamica del debito delle Amministrazioni Locali e della sua composizione, 1861-2012

4. Tre considerazioni a mo’ di conclusione 5. Bibliografia 6. Tabelle statistiche e figure

1 Questo saggio costituisce un’estensione del paragrafo sul debito degli enti locali

redatto dall’A. nell’ambito del recente volume sulla Cassa Depositi e Prestiti dopo la privatizzazione del 2003 (Della Torre 2013 in De Cecco e Toniolo (a cura di) 2013, pp. 186-90, 206-12). Una prima versione del lavoro è stata presentata nell’XI Seminario del Centro Interuniversitario di Ricerca per la Storia Finanziaria Italiana (CIRSFI) su “Il ruolo della finanza locale nel processo di formazione degli Stati europei tra età medievale e contemporanea”, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, 13-14 dicembre 2013. Ringraziamo Maura Francese e Angelo Pace di Banca d’Italia e Gianfranco Di Vaio di Cassa Depositi e Prestiti per gli utili suggerimenti su una versione precedente.

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1. Le stime statistiche del debito delle Amministrazioni Locali: la “cenerentola” del debito pubblico2

Accanto a lavori più lontani, esiste una recente letteratura sulle stime statistiche del debito pubblico dall’Unificazione, nella versione ristretta di debito del Tesoro o del Settore statale: Confalonieri e Gatti, Spinelli e Fratianni, Direzione Generale del Debito Pubblico, G. Salvemini e V. Zamagni, V. Zamagni3. Scarse sono invece le informazioni sul debito locale, in particolare nell’Ottocento e per gli anni tra le due guerre mondiali. Più in dettaglio, le serie storiche del debito totale e dei mutui in obbligazioni, elaborate dalla Direzione di statistica del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (MAIC), avevano dati mancanti per lunghi periodi temporali, in particolare per gli anni 1861-1873 e 1900-1911 (per tutti Volpi (1962). I dati sulle emissioni obbligazionarie (per un periodo ristretto e per una parte dei Comuni), tratti dal Veritas finanziario (1888), danno indicazioni sulla grande rilevanza delle “ditte bancarie” nel collocamento, ma non consentono di costruire una serie storica. I dati bancari delle serie elaborate da Renato De Mattia (1967) e da Franco Cotula et al. (1996) sovrastimavano il fenomeno, in quanto i mutui chirografari e le obbligazioni si riferiscono al debito degli enti morali, inclusivi delle opere pie. Le informazioni erano invece complete per il terzo circuito, quello dei mutui della CDP.

Francesco A. Répaci (1936) scriveva sullo stato delle rilevazioni dei dati di finanza pubblica per gli anni a cavallo del primo conflitto mondiale:

“mentre per lo Stato abbiamo potuto ricostruire il movimento complessivo della gestione finanziaria, dal 1914 al 1932, anno per anno, per gli enti locali ciò non è stato possibile, [in quanto] rilevazioni saltuarie e frammentarie si dispongono per le finanze di tali enti. Ancora in Italia non si è riusciti a organizzare una statistica periodica integrale. I dati complessivi disponibili riguardano il 1912, 1925 e 1928, e si riferiscono d’altra parte ai bilanci di previsione, e limitatamente alla gestione di bilancio”. In aggiunta, l’indagine sugli stati patrimoniali per gli enti locali non è mai stata eseguita per tutti i comuni del Regno. Répaci ha rintracciato dati per i comuni capoluogo di provincia e solo per alcuni anni 1911, 1925, 1927 e 1932 (Répaci 1936, pp. 24-25).

2. Il set informativo è di recente nettamente migliorato a seguito della ricostruzione del debito delle Amministrazioni Locali condotta da due studiosi di Banca d’Italia dall’Unificazione nazionale sino ai giorni nostri (Francese e Pace 2008). Dopo una breve presentazione della struttura delle informazioni di Banca

2 Rinviamo ad alcuni nostri lavori in argomento, che non saranno citati nelle prossime

pagine per non appesantire il testo: Della Torre (2000a), (2000b), (2004), (2007), (2013), e Della Torre et al. (2006).

3 Per tutti rinviamo al lavoro di Zamagni (1998) e alla bibliografia ivi citata.

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d’Italia, nel paragrafo 2 inseriamo nostre elaborazioni che consentono di articolare il debito totale delle Amministrazioni locali per categorie di strumenti finanziari – settori di contropartita. Nel § 3 svolgiamo qualche considerazione di medio-lungo periodo sulla dinamica del debito totale delle Amministrazioni Locali e della sua composizione tra categorie di strumenti finanziari – settori di contropartita: titoli obbligazionari; finanziamenti delle banche, della Cassa Depositi e Prestiti, e degli intermediari non monetari; e debiti verso altre unità delle Amministrazioni Pubbliche. Nell’ultimo paragrafo svolgiamo qualche considerazione conclusiva.

2. La recente ricostruzione del debito delle Amministrazioni Locali da parte di Banca d’Italia 2.1. La struttura delle informazioni e le nostre rielaborazioni

Nel lavoro condotto per la Storia della Cassa depositi e prestiti, 1850-1990 (Della Torre 2000a e 2000b) avevamo a disposizione le stime del debito degli enti locali verso il sistema bancario di Renato De Mattia e di Franco Cotula e i dati da noi elaborati sul debito verso la CDP. Non avevamo potuto individuare il debito in obbligazioni e quindi la composizione del debito totale.

La disponibilità delle informazioni è da allora migliorata. Di recente è stata pubblicata la serie storica, dall’Unificazione, del debito pubblico elaborata da due studiosi di Banca d’Italia (Francese e Pace 2008)4. Accanto all’omogeneità e alla completezza delle componenti del debito, uno degli aspetti rilevanti di tale ricostruzione è l’estensione al settore Amministrazioni Pubbliche (AP) del Sistema Europeo dei Conti Economici. Le AP includono le Amministrazioni Centrali (AC) (in particolare, il Tesoro dello Stato, la Cassa Depositi e Prestiti5 e le Aziende autonome con produzione di servizi “non di mercato”6), le Amministrazioni Locali (AL) e gli Enti di Previdenza e Assistenza (Francese e Pace 2008, pp. 50-51).

Per ciascuno dei tre sottosettori, la serie di Francese e Pace fornisce informazioni sul debito totale (chiamato “non consolidato”, cioè comprensivo del debito detenuto da altre unità delle AP) e il debito collocato all’esterno delle AP (“consolidato”). Di quest’ultima componente sono evidenziate le due voci componenti storicamente rilevanti: i “titoli” e i “prestiti delle Istituzioni Finanziarie Monetarie” (IFM) (vedi Tabella 1 tratta da Francese e Pace 2008, tav. 3, pp. 44-48).

4 Rinviamo anche alle note metodologiche in Banca d’Italia (2008) e agli

aggiornamenti nei Bollettini Statistici di Banca d’Italia. 5 Sino alla privatizzazione della CDP del 2003, che ne comportò l’uscita dal perimetro

delle Amministrazioni Pubbliche. 6 Ad es. l’ANAS e l’Azienda delle Foreste demaniali.

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Tabella 1 Debito delle Amministrazioni Pubbliche, composizione per sottosettore,

1861-2007 Fonte: Francese e Pace 2008, tav. 3, pp. 44-48

Sui dati della Tabella 1 abbiamo svolto alcune elaborazioni in modo da derivare la composizione per strumenti finanziari – settori di contropartita del debito delle AL (Tabella 2).

Nelle colonne 1-2 della Tabella 2 abbiamo riportato rispettivamente il debito totale delle AL e quello collocato al di fuori delle AP. La differenza tra le due definizioni di debito è pari alle «poste di consolidamento» (col. 7), che esprimono il debito verso altre unità delle AP. Il debito collocato fuori del perimetro delle AP è stato suddiviso tra i titoli obbligazionari (col. 3); i finanziamenti degli IFM (col. 4), inclusivi della CDP dal 2006 (col. 5); e la posta residuale altri intermediari creditizi (col. 6), comprensiva dei finanziamenti del Crediop, dell’INA e, negli anni 2003-05, della CDP.

Nelle stime di Francese e Pace, le poste di consolidamento, cioè il debito delle AL collocato all’interno delle AP, non sono articolate per componenti. Nella nostra serie abbiamo provveduto a ripartire tali poste.

Sino alla fondazione della CDP “italiana” (1863), le poste di consolidamento sono nulle e sono poco rilevanti sino alla creazione delle Casse postali (1875). Successivamente, tali le poste crescono d’importanza sino a raggiungere alla fine dell’800 un terzo del debito totale delle AL. Tra la fondazione della CDP (1863) e la privatizzazione (2003), sono i crediti di tale istituzione ad assumere un ruolo centrale, se non esaustivo. Pertanto, di rilievo è la suddivisione delle poste di consolidamento tra la CDP e, per residuo, le altre unità delle AP.

Le informazioni disponibili (Della Torre 2000b, 2013) consentono di ripartire gli impieghi a favore delle AL della CDP tra i prestiti della Gestione principale della Cassa; i mutui erogati dalla Gestione principale “ceduti” agli Istituti di previdenza amministrati dalla Cassa; e i mutui in cartelle della Sezione Autonoma del Credito Comunale e Provinciale, preposta al consolidamento e alla dismissione dei debiti “onerosi” (coll. 8, 9 e10). Da notare che, sino alla fine dell’800, sono del tutto prevalenti i crediti verso le AL della Gestione principale. Dal 1897, anno di fondazione della Sezione Autonoma per il Credito Comunale e Provinciale, e sino al secondo conflitto mondiale, i mutui in cartelle della SACCP assumono valori di tutto rilievo rispetto a quelli erogati dalla Gestione principale. Questa “spaccatura” è di particolare interesse per la fase sul finire dell’800 con i provvedimenti di consolidamento e conversione dei prestiti pregressi “onerosi”.

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La colonna 12 indica i crediti alle AL da parte di altre AP. Da menzionare, i finanziamenti alle AL dell’INPS e dell’INAIL, e, dopo la privatizzazione, i mutui alle AL ceduti dalla CDP al ministero dell’Economia e delle Finanze.

Dal 1982, la serie dei finanziamenti della CDP agli enti locali (col. 8)7 si pone nettamente al di sopra delle poste di consolidamento indicate da Francese e Pace (col. 7), evidenziando un netto salto di serie. Tale scostamento è legato all’esistenza di una profonda differenza quantitativa tra l’attribuzione dei mutui agli enti “mutuatari” (per lo più, gli enti locali) e agli enti “debitori” (per una parte significativa, lo Stato) (Banca d’Italia 2008, p. 12). La nostra serie (col. 8) attribuisce il totale dei crediti della CDP agli enti locali, mentre le poste di consolidamento di Francese e Pace (col. 7) sono al netto del debito locale accollato allo Stato. Di conseguenza, da quell’anno, la nostra serie si pone sistematicamente più in alto della serie di Francese e Pace.

Dal 1982, il debito totale nella nostra serie (col. 13) è definito dal debito locale totale della serie di Francese e Pace (col. 1), meno le poste di consolidamento (col. 7), più gli impieghi della CDP (col. 8). Tale relazione ha valore sino al 2003, quando la CDP esce dal perimetro delle AP e rientra tra gli intermediari non monetari (sino al 2006).

Dalla privatizzazione della CDP, l’uscita della Cassa dal perimetro delle AP ha comportato la riduzione delle poste di consolidamento e parallelamente l’aumento del debito collocato all’esterno delle AP. Tali processi sono stati frenati perché, nel 2003, parte dei mutui pregressi erogati dalla CDP agli enti locali sono stati trasferiti al Ministero dell’economia e delle Finanze.

Nel triennio 2003-05, ove la CDP è collocata tra gli intermediari non monetari, abbiamo definito il debito totale degli enti locali come somma dei titoli obbligazionari (col. 4), dei finanziamenti delle IFM (col. 5) e della CDP (col. 8), e degli strumenti detenuti da altre unità delle AP (col. 12). Per inciso, ricordiamo che quest’ultima voce comprende i crediti alle AL della CDP (di cui abbiamo tenuto già conto con la col. 8).

Dopo l’inserimento nel 2006 della CDP all’interno degli IFM, abbiamo definito il debito totale come somma dei titoli obbligazionari (col. 4), dei finanziamenti delle IFM (inclusivi delle erogazioni della CDP) (col. 5), delle altre voci detenute da operatori esterni alle AP (col. 6), e degli strumenti detenuti da altre unità delle AP (col. 12), in buona sostanza mutui ceduti dalla Cassa al Tesoro tra le misure condotte con la privatizzazione. La colonna 5 include i finanziamenti delle banche e della CDP, per cui abbiamo escluso dal computo la colonna 8, accesa ai crediti erogati dalla CDP.

7 De Bonis et al. (2012) hanno costruito una serie molto prossima alla nostra (vedi tav.

4, col. Prestiti alle altre AP e altri residenti, pp. 38 sgg.).

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Così facendo, dopo il 2006, la nostra serie del debito totale torna a coincidere con quella di Francese e Pace. Il debito totale delle AL dal 2006 è più basso di quanto in precedenza rilevato con la nostra serie, essendo questa riferita ai crediti della CDP dal lato dei mutuatari, non dei debitori.

Tabella 2 Debito delle Amministrazioni Locali, composizione per strumenti finanziari e

settore di contropartita, 1861-2007: nostre elaborazioni su dati Francese e Pace Fonte: Francese e Pace 2008 e Della Torre 2000b

2.2. I contenuti della serie e le modalità di costruzione delle informazioni La serie del debito delle AL di Banca d’Italia richiede qualche considerazione

sui contenuti delle voci sintetiche indicate qui sopra e sulle modalità di costruzione delle informazioni (Francese e Pace 2008, pp. 12-18). Di seguito riportiamo le voci più rilevanti all’interno dei due aggregati fondamentali che definiscono il debito delle AL e qualche cenno sulle modalità di costruzione e di stima dei dati statistici che ne sono alla base.

a) obbligazioni e buoni ordinari emessi dai Comuni, dalle Province e, più di recente, dalle Regioni.

I titoli obbligazionari emessi dalle AL sino al 1930 sono stimati su informazioni puntuali per alcuni anni tra il 1877 e 1900 contenute nella Statistica dei debiti comunali e provinciali del MAIC. I dati mancanti derivano da elaborazioni dei due AA. sulla base dei piani di ammortamento del Veritas finanziario e delle Operazioni di borsa di Antonio Tronci. Per gli anni 1930-1933, le informazioni sono tratte dal Manuale dei valori italiani a reddito fisso di Francesco Cavigioli, e sino al secondo dopoguerra i dati mancanti sono derivati dai piani di ammortamento del medesimo lavoro. Per il secondo dopoguerra, i dati sono sistematici e derivati dal Bollettino Statistico di Banca d’Italia. Per il periodo 1927-1950, sono inclusi i due prestiti obbligazionari di 30 milioni di dollari ciascuno emessi negli Stati Uniti dai comuni di Roma e Milano, convertiti nel secondo dopoguerra in mutui del Crediop (Francese e Pace 2008, pp. 14-15, e bibliografia ivi citata).

b) prestiti erogati alle AL dagli intermediari finanziari monetari (IFM), dalla Cassa Depositi e Prestiti, dal Crediop e dall’INA, al netto dei mutui di cui lo Stato si è accollato il rimborso.

I dati 1861-1936 relativi alle Casse di risparmio ordinarie, agli istituti di credito ordinari e agrario sono tratti dai Bilanci degli istituti di emissione di Renato De Mattia; i dati 1920-1965 sulle erogazioni del Crediop sono elaborazioni dei due Autori su informazioni di quell’istituto. Successivamente, sono dati elaborati da

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Banca d’Italia. I prestiti erogati dalla CDP sono tratti da segnalazioni dell’istituto. I dati relativi ai mutui erogati alle AL dall’INA, dal 1926, sono derivati da informazioni dell’istituto (Francese e Pace 2008, pp. 16-18, e bibliografia ivi citata).

3. L’evoluzione del debito delle AL, 1861-2012

1. Per quanto attiene all’evoluzione del debito totale e alla sua composizione (obbligazioni, finanziamenti delle IFM e della CDP, e altre voci) possiamo individuare le seguenti fasi storiche, intorno alle quali bisognerà riflettere più intensamente, e che qui presentiamo solo a titolo di mera indicazione8 (vedi figure 1-2):

Figura 1, Debito delle Amministrazioni Locali sul PIL%, 1861-2012: debito totale, titoli obbligazionari, finanziamenti degli IFM e della CDP, altri

Figura 2, Debito delle Amministrazioni Locali, 1864-2012: quote % di composizione (titoli, IFM, CDP, altri)

Seguendo una tripartizione temporale tra l’Unificazione e il primo conflitto mondiale, gli anni tra le due guerre mondiali, e il secondo dopoguerra, le figure 1-2 consentono di derivare alcune dinamiche rilevanti.

2. Una prima fase di significativa crescita, rispetto al PIL, del debito locale sino alla metà degli anni ‘90 dell’800 (dall’1 a più del 10% del PIL) e una certa stabilità sul valore del 10% sino al primo conflitto mondiale.

Il debito mostra due modelli radicalmente diversi nelle strutture del finanziamento degli enti locali. Un primo sottoperiodo, sino alla fondazione delle Casse postali, vede il prevalere dei mutui in obbligazioni, espressione di un sistema finanziario primordiale, caratterizzato dalla centralità delle “ditte bancarie” e con uno scarso spessore delle banche di deposito. Poco rilevante è pertanto il comparto dell’intermediazione bancaria e degli istituti di emissione. Intorno alla metà degli anni ’70 dell’800, il peso delle obbligazioni è circa l’80% del debito totale, per decrescere gradualmente sino al 1896 (intorno al 60%) e subire subito dopo una decisiva contrazione, sino al 1926 (8 % del totale).

8 Abbiamo in corso di avanzata stesura un lavoro più ampio con Gianfranco Di Vaio di

CDP.

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Alla fondazione delle Casse postali, il debito delle AL verso la CDP è poco rilevante. Dal 1875 al primo conflitto mondiale, cresce e con una certa regolarità il peso dei mutui della CDP: dallo 0,5% sul PIL del 1875 al 6,4% del 1914. L’intensificazione dei mutui delle istituzioni finanziarie monetarie, prevalentemente Casse di risparmio ordinarie, è invece molto più lento: dallo 0,3% del 1864 al 2% del 1914.

Tra il 1895 e il 1914, il ruolo dimensionale della CDP raggiunge livelli di assoluta centralità. Si tratta di una fase ricca di accadimenti, che richiedono un richiamo ad alcuni aspetti tecnici dei finanziamenti della Cassa e alle norme introdotte nel periodo.

Le rassegne sul ruolo creditizio della CDP centrano l’attenzione sulla Gestione Principale (ad es., De Mattia 1967 e Cotula et al. 1996), ma anche le Gestioni annesse e gli Istituti di previdenza amministrati dalla Cdp sono parti importanti nel finanziamento agli enti locali (Conte 2000, pp. 114-20, 133-42; Vaccaro 2012, cap. XI).

Tra le Gestioni annesse, costituite per il raggiungimento di finalità particolari, di particolare interesse è la costituzione nel 1897 della Sezione autonoma per il credito comunale e provinciale (Saccp), con l’obiettivo di convertire, consolidare o unificare i debiti pregressi, con fondi derivati dall’emissione di cartelle e non dalla raccolta postale.

Da menzionare infine gli Istituti previdenziali amministrati dalla CDP, previsti dalla legislazione sociale nell’ultimo quarto del secolo XIX per diverse categorie di personale dei comuni, delle province, delle istituzioni pubbliche di beneficenza e dello Stato: ad es., il Monte pensioni per gli insegnanti delle scuole elementari (1879), la Cassa pensioni per i medici condotti (1898), e così via. La voce che qui interessa è costituita dai prestiti agli enti locali “ceduti” dalla Gestione principale agli Istituti di previdenza.

Dopo il 1896, a fronte del consistente incremento delle erogazioni del “gruppo” CDP, vi è da dire che tale incremento è sorretto in tutto dalle erogazioni della Saccp, che vanno a sostituire debiti pregressi delle AL in obbligazioni e verso la Gestione principale della CDP.

Per inciso ricordo che la progressione della quota della Saccp è dovuta negli anni 1897-1898 alla sistemazione dei debiti dei comuni della Sicilia, della Sardegna, delle isole d’Elba e del Giglio; negli anni 1903-1904 ai provvedimenti a favore del Comune di Roma; e negli anni 1906-1908 agli interventi a favore dei Comuni di Milano e Genova.

3. Durante la prima guerra mondiale abbiamo un repentino ridimensionamento del debito locale, con il pronto recupero dei valori nell’immediato dopoguerra, sino al picco del 1934 (16% sul PIL). Dopo il conflitto, l’espansione del debito locale è

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sorretta da CDP e dal sistema bancario. Per inciso, ricordiamo che l’incremento della quota del debito obbligazionario dal 1927 è l’esito dei due prestiti obbligazionari in dollari dei comuni di Roma e Milano negli Stati Uniti. L’avvio del “circuito dei capitali” nel 1935 blocca le nuove erogazioni agli enti locali da parte di CDP e delle banche (Asso 2000, pp. 277-79).

4. Nel secondo dopoguerra sono da menzionare il drastico ridimensionamento dei valori reali del debito e la forte espansione sino al massimo storico del 1973-1975 (21% del PIL); la netta riduzione sino ai primi anni ’80, più tenue negli ultimi trenta anni.

Il secondo dopoguerra vede la fase sino alla metà degli anni ’60 con il netto predominio della CDP sulle banche; la fase sino al 1975 con l’espansione dei mutui bancari; successivamente il ritorno alla centralità della CDP.

I crediti verso le AL della CDP sono fortemente crescenti, dai valori poco contenuti del 1947 sino all’8% sul PIL del 1964, per balzare al 12% del 1978 (Battilossi 2000, pp. 367-70, 376). L’aspetto di rilievo è che l’entità dei finanziamenti agli enti locali nell’esperienza 1965-79 si pone ben al di sopra dei livelli massimi raggiunti nelle precedenti esperienze storiche: sul finire dell’800 (3-6% sul PIL, 1892-1914) e negli anni ’30 del XX secolo (6-7%, 1933-37). Il ridimensionamento dei crediti verso la clientela di CDP dopo il 1978-83 è intenso, ma i valori si mantengono intorno all’8% del PIL.

Dal 1966 al 1976 progredisce fortemente il finanziamento delle banche, che passa dallo 0,5% sul PIL del 1965 all’8-9% del 1976.

Dal 1977 CDP ritorna ad essere egemonica, con valori tra il 70 e l’80%, a seguito del consolidamento dei debiti pregressi degli enti locali verso il sistema bancario del 1977-1978 e del conferimento alla Cassa del monopolio legale del credito agli enti locali (Battilossi 2000, pp. 375, 427).

Dal 1997 cresce il peso delle obbligazioni, che raggiunge nel 2007 il 27% del totale, per poi flettere negli anni più recenti, rispetto al PIL e alle altre forme del debito.

In concomitanza con il processo di privatizzazione della CDP nel 2003, il trasferimento in proprietà di parte dei mutui al MEF porta a una riduzione della quota della CDP dal 67 al 36%. Dal 2006, i finanziamenti delle banche e di CDP contano, complessivamente, intorno al 60% del totale.

4. Tre considerazioni a mo’ di conclusione

I dati disponibili consentono di avanzare alcune prime considerazioni rese possibili dalla disponibilità delle informazioni, in altri punti confermano punti già acquisiti in letteratura.

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1. Riservandomi di approfondire le ragioni sottese alla dinamica del debito locale e della sua composizione interna, ricordo che ambedue sono state fortemente condizionate dai provvedimenti normativi e dall’azione di politica fiscale perseguita dall’Amministrazione Centrale. Pertanto, le dinamiche rilevate ex-post sono il risultato dell’interazione tra il quadro normativo, le sue modificazioni e il margine di discrezionalità riconosciuto agli enti locali.

2. L’inclusione del debito locale all’interno del debito pubblico complessivo (“delle Amministrazioni Pubbliche” nel SEC) è necessaria perché non solo rilevante, ma anche instabile rispetto alla dinamica del debito del Tesoro. In altri termini, il livello e la dinamica del debito del Tesoro non sono un’approssimazione soddisfacente del debito delle Amministrazioni Pubbliche, né come entità, né come dinamica.

3. Il riferimento alle specifiche esperienze locali (a livello micro) ha evidenti limiti (cioè il prevalere del puntuale sul generale), tuttavia anche il riferimento al complesso degli enti locali non va esente da limiti. Rammento che il tutto è fatto di esperienze molto diversificate (comuni capoluogo e “altri”; comuni urbani, rurali e montani; Nord e Sud) e che le informazioni derivabili dal dato macro (livelli medi del debito e della sua composizione interna) sono generalizzabili solo se è possibile individuare un ente locale medio rappresentativo, condizione che è difficile ritenere verificata. Come spesso accade in queste forme di analisi è necessario tenere ben presente congiuntamente i due piani, micro e macro.

5. Bibliografia Asso P.F. (2000), “Gli anni tra le due guerre”, in De Cecco e Toniolo (a cura di) 2000.

Baffigi A. et al. (2011), “Italian National Accounts, 1861-2011. A Project of Banca d’Italia, Istat, University of Roma «Tor Vergata»”, in Quaderni di storia economica, Banca d’italia, n. 18, ottobre.

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Banca d’Italia (2008), “Serie storiche del debito delle amministrazioni pubbliche. Allegato 1: Note metodologiche”, in Banca d’Italia, Supplementi al Bollettino Statistico. Note metodologiche, XVIII, n.s., n. 73, 11 dicembre.

Battilossi S. (2000), “Dalla ricostruzione agli anni Novanta”, in De Cecco e Toniolo (a cura di) (2000).

Cotula F. et al. (a cura di) (1996), I bilanci delle aziende di credito, 1890-1936, Laterza, Roma-Bari.

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Page 11: Evoluzione del debito degli enti locali, Italia: 1861-2012

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