ScoutOggi fileper evitare di essere lasciati indietro dalla società. In questo modo la nostra...

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1 PERIODICO SCOUT CASTANO & TURBIGO giugno 2009 numero 8 www.tuttoscout.org distribuzione gratuita

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ScoutOggiPERIODICO SCOUT

CASTANO & TURBIGOgiugno 2009 numero8

www.tuttoscout.org

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A.E.

Na sinsù

E’ questo lo slogan dell’oratorio feriale 2009. Penso che possa essere di esortazione per tutti noi. Forse molto spesso ci lasciamo schiacciare dalle mille cose da fare, dalle numerose scadenze che ci opprimono, dalle richieste che devono essere subito realizzate per evitare di essere lasciati indietro dalla società. In questo modo la nostra attenzione si focalizza su chi ci è davanti ma nemmeno abbiamo il tempo per guardarla negli occhi, per renderci conto se è triste o felice, se è cambiata o meno. Il nostro sguardo va già oltre, va al di là perché stiamo già pensando a cosa si deve fare dopo.Perché allora non fermarci anche noi. Alziamo lo sguardo! Leviamo gli occhi verso quel cielo che in qualche occasione imprechiamo e che invece, senza nemmeno renderci conto, è così pieno di stelle luminose, anzi alcune cadono e forse potremmo esprimere qualche bel desiderio

per la nostra vita.A parte le battute forse sarebbe proprio il caso di accorgerci che la nostra quotidianità non deve essere legata alla terra, ma ogni nostra azione può realizzarsi perché Qualcuno dall’alto ci sostiene , ci benedice, ci accompagna. Forse ogni tanto dovremmo realmente fermarci e guardare il cielo per ringraziare Colui che lo abita e nonostante la nostra dimenticanza, il nostro egoismo NON SI DIMENTICA di noi.Forse saremo avvantaggiati a farlo nelle prossime vacanze, nei prossimi campi e ci renderemo conto che sgorgherà in noi il sincero desiderio di guardare più spesso il cielo, anzi di desiderare che il CIELO ABITI LA NOSTRA TERRA.Auguri

Don Mauro

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struito una colonia su un cartellone usando ciò che la natura offriva: fogli, sabbia, sassi e tronchi.Le capanne, nell’unità e tra le note di vec-chie e nuove canzoni, hanno costruito 3 ca-polavori.Il pranzo è stato un momento di gioia, di condivisione.Subito dopo il pranzo abbiamo giocato a cercare delle patate strane in un campo di gioco, i castorini sono stati bravissimi, le hanno trovate tutte.Poi è arrivato il momento della chiusura e dei saluti.Sono stati 2 giorni molto importanti e stu-pendi, accompagnati dalla voglia di stare insieme, crescendo ed imparando.Alla prossima avventura.Crunk, Crunk!

Vecchio Castoro

Il pernottamento del 16-17 maggio era molto importante per la Colonia Aurora.Alle 16 c’è stato il ritrovo a Turbigo e dopo aver fatto la cerimonia d’apertura, noi Vec-chi Castori e castorini ci siamo incamminati per andare a prendere il treno.Arrivati a destinazione, La Colonia Eliote-rapica di Turbigo, i castorini hanno esplora-to il territorio, ricco di vegetazione, giochi ed animali: Pony, galline, cani, oche.Chiamati i castorini, si sono messi in diga ed hanno ascoltato il racconto di Castoro Argentato che rivelava un grande segreto a Ruggine e Bolle, nostri vecchi amici.Dopo il racconto, ascoltato con entusismo da tutti, abbiamo imparato insieme la can-zone del cambio delle code.All’ora di cena si sono uniti a noi i lupetti del branco Fiore Rosso, mescolando risate e gioia.Finita la cena e dopo un po’ di gioco libero, i castorini si sono preparati ad un momento per loro magico e molto importante, il cam-bio della coda, segno tangibile che hanno fatto un percorso e che sono cresciuti nel segno dell’amicizia e dell’unità con la Co-lonia.In una diga illuminata dal fuoco dei cerini e formata da Vecchi Castori, castorini e Gran-de Castoro Bruno, è avvenuta la cerimonia in un clima di grande solennità.Dopo questo magico momento siamo andati tutti a dormire, contenti per la giornata tra-scorsa.La mattina è iniziata all’alba delle 6,30 con i primi risvegli ed ufficialmente alle 8.Dopo aver sistemato la zona ‘notte’ , dopo una colazione buonissima e dopo una stu-penda partita di Basket, la Colonia si è divi-sa in 3 capanne ed ognuna di queste ha co-

ColoniA AurorA

Stare insieme, crescendo e imparando

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Sabato 18 aprile sono andato a Milano all’Istituto dei ciechi per partecipare a Dia-logo nel buio. Dialogo nel buio è un percorso completa-mente al buio con riproduzioni di Milano, della natura e di una casa. C’è anche un vero bar. Con il bastone per i ciechi e una guida non vedente si entra in varie stanze in cui do-vevamo capire con gli altri sensi (il tatto, l’udito e l’olfatto) cosa ci circondava e che cos’era stato riprodotto nel percorso. Nella prima stanza c’erano delle piante e dei sassi e un ponte tibetano che dondolava. In un’altra stanza c’erano dei sacchetti con dentro degli aromi che dovevamo ricono-scere. Nella casa c’era un mappamondo in rilievo, un libro scritto in Braille e dei mobili da aprire. C’era anche un telefono e dei quadri. Nella riproduzione di Milano c’erano i ru-mori delle moto, delle macchine e dei clac-son che suonavano e un martello pneumati-

co. C’erano il marciapiede, una moto, una macchina e un camion e la rete dei lavori in corso. Per attraversare la strada (una ri-produzione) bisognava ascoltare il semaforo che faceva fib fib fib quando si poteva attra-versare, quando il semaforo era giallo fib fib fib dopo un po’ ricominciavano a passare le macchine (per finta). Poi siamo andati al bar dove io sono caduto perché era buio e pensavo ci si dovesse se-dere per terra. Ci hanno portato un vassoio con 3 ciotoline, una con le patatine una con i pistacchi e una con le noccioline. Poi ci hanno portato un piatto con delle pizzette e da bere, per i bambini c’erano 2 aperitivi o dei succhi di frutta. Io ho preso il succo con il gusto a sorpresa e ho indovinato che era alla pesca. E’ stata un’esperienza bellissima che vorrei rifare. La cosa che mi ha colpito di più è che si può vivere bene anche senza la vista.

Erik Sanna

Dialogo nel buio

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Ho sempre pensato che il Campo Estivo sia un’avventura fantastica da vivere con la pro-pria Squadriglia, ma ancora più importante per migliorare i rapporti interni, l’affiata-mento e la preparazione.

Non è per niente facile, al Campo Estivo la Squadriglia deve dimostrare quanto lavoro ha prodotto in un intero anno, deve dimo-strare di che cosa è capace, che cosa gli squadriglieri hanno imparato e cosa sanno mettere in pratica. Insomma ce la deve met-tere tutta per chiudere l’anno in bellezza.

La preparazione al CE è iniziata circa due mesi prima della partenza. Con il Consiglio Capi e i Capi, con tutto lo staff di Reparto, abbiamo organizzato a grandi linee tutto il programma. Noi esprimevamo i nostri giu-dizi, i nostri desideri, o anche le richieste fatteci dalla Squadriglia. Si votava se fare

gli Hike o una Missione, decidevamo chi e come doveva animare il fuoco di bivacco, e così via. Per prendere il Brevetto di Ani-mazione Espressiva, dopo aver conquista-to le relative Specialità, mi sono presa la responsabilità dei fuochi. Ho scelto i temi delle scenette e le ho animate, ho deciso le tecniche che le squadriglie avrebbero utiliz-zato (mimo, burattini, ombre cinesi e così via). Ma anche le Squadriglie dovevano im-pegnarsi per i fuochi: preparare i costumi, confezionare burattini e scrivere la trama delle storie...

Il momento dell’inventario è risultato ab-bastanza frustrante: ci si accorgeva, all’im-provviso, che le bombolette per la lampada erano finite, che la tenda aveva ancora al suo interno generazioni di ragnetti dell’ul-timo San Giorgio e che pentole, mestoli e

Il Campo Estivo di reparto:fanta sti ca avventura

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coperchi si nascondevano misteriosamente da qualche parte. E allora via al tesoriere perché recuperasse qualche spicciolo, per poter comprare nuovamente tutto quello che mancava. Via ai lavori di restauro e ripristi-no, sempre chiedendosi se non sarebbe stato meglio farli subito.

Io, Capo Sq, vedevo un gran caos nel mio angolo, un intero Campo Estivo da prepara-re, una Squadriglia da guidare e... casse al verde! Certo questa situazione si ripete ogni anno in tante Squadriglie, non sarà forse il caso di farsi furbi? Intanto però, maniche rimboccate e ulteriore autofinanziamento. Fiera del dolce, lotteria, pulizia di giardini o vendita di oggettini fatti da noi: almeno le idee non ci mancavano! Alla fine, esauste ma soddisfatte, siamo riuscite a comprare

tutto il necessario.

E soprattutto mi sono accorta di quanti spre-chi inutili si fanno all’interno di una Squa-driglia! Perché quando anche solo una retina per lampada a gas è stata guadagnata con impegno e fatica, diventa molto più prezio-sa!

Infine l’assegnazione dei Posti d’Azione. Questo era un momento sacro per la mia Squadriglia, ciascuno esprimeva le pro-prie preferenze ed io con la mia Vice, do-vevo assegnarli considerando il bene della Squadriglia, ma anche quello della persona stessa. Se anche un solo Posto d’Azione non viene rispettato, si sa, il lavoro di tutti vie-ne danneggiato. Un boscaiolo che non porta abbastanza legna, costringe un fuochista ad

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allontanarsi dal fuoco e lavorare per lui, e di conseguenza un cuciniere a pensare a fuoco e padelle. È una reazione a catena!

Al campo il momento più emozionante è senza dubbio la missione. È fantastico per una squadriglia, vivere un’emozione così forte. Nel mio Reparto non si sa quando e come si svolgerà la missione, è tutto segre-tissimo. Al Campo dello scorso anno, i Capi avevano chiamato i Csq alle 17:00 circa di-cendo: - “Preparatevi: minimo indispensa-bile, uniforme e pronti a partire!”. La cosa più bella è informare la Squadriglia: - “ Ra-gazze! Zaino in spalla, il più leggero possi-bile, scarpe comode e via!”. La reazione di solito è plateale… le urla di gioia si sentono in tutto il Campo.

La nostra Missione di quest’anno è stata “top secret” fino a quando non siamo ar-rivate al punto di partenza. Frizzanti ed eccitate apriamo la nostra busta trovando questo messaggio: “Cara Sq Puma, la vostra Missione si svolgerà nella città di Alghero.

E’ una missione di Animazione Espressiva, dovrete impegnarvi e mettere in gioco tut-te le vostre competenze. Dovrete incontra-re degli artisti di strada e chiedere loro di insegnarvi qualche tecnica di espressione.” Fantastico! La mia Squadriglia aveva già lo zaino in spalla e tanta voglia di mettersi in gioco. Durante l’uscita dovevamo gestire un momento di preghiera, un Consiglio di Squadriglia, momenti di gioco e ovviamente momenti di relax, oltre alla nostra missio-ne! Alghero è una città fantastica, sopratutto durante l’estate, una località di mare movi-mentatissima, per la nostra missione abbia-mo intrattenuto una colonia di bambini con giochi, bans e canzoni.

Un’esperienza unica: ogni anno dopo il Campo Estivo la Squadriglia è unita, affiata-ta e cosa più importante soddisfatta e felice. Cresciuta dal punto di vista tecnico e favo-losamente bella. E ciascuno di noi conserva un bagaglio di ricordi che non lo lascerà più.

Tratto da: www.agesci.org

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I rACConTi SCouT

Il Papa ad un campo scout

Corre l’anno 19... Il reparto scout nautico “Parsifal” campeggia nella località Belpra-to, vicino all’omonimo lago.Come tutti i campi scout nautici, la vita si svolge tranquillamente fra le attività di terra e di acqua. E’ evidente che, se il caldo si fa sentire, la prossimità dell’acqua è una attrat-tiva irresistibile.Irresistibile anche per .. il Papa.Egli era stato un ottimo vogatore, quando era prete giovane, sui monti della sua pa-tria: addirittura la nomina a vescovo gli era pervenuta mentre faceva furibonde gare di canoa con i suoi ragazzi (*). Adesso però stava a Roma e la nostalgia era tanta, soprattutto a motivo di quel caldo tremendo che correva nell’anno 19…Accade così che un giorno una utilitaria targata Roma si ferma vicino al bosco dove è accampato il “Parsifal”.Scende un autista ed un signore che indossa una giacca chiara sopra dei pantaloni di vel-luto blu. I due si avviano verso la direzione dove i capi stanno riposando nella calma della siesta.“Ragazzi – dice l’autista – vi presento il papa di Roma.” I capi hanno un sussulto da cardiopalma: è proprio LUI, non c’è dubbio! “Cari ragazzi , dice il papa: io abito a Roma dove c’è un caldo insopportabile. Se mi vo-lete, pianto qui la mia tendina e partecipo alla vita del campo obbedendo fedelmente agli ordini. Mi volete?” I capi si guardano in faccia, increduli. Dopo un attimo di smarrimento, la prima parola che esce d’istinto è un sonoro: “Si figuri! Ma certo!” Un capo corre alla tendina di Don Romual-do Cicolini, l’AE, che se la dorme beatamen-

te e lo strattona violentemente fuori: “Vieni, don: non crederai ai tuoi occhi. Corri!”Poco dopo, un fischio lacerante convoca an-che i ragazzi. Il papa si rivolge ad essi: “Cari ragazzi, quando ero giovane andavo sempre con i miei giovani sulle montagne della mia patria. Adesso non posso più farlo. Mi volete con voi? Pianterò la mia tendina vicino alle vostre e sarò un bravo e obbediente allievo

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in acqua come un ferro da stiro, muore di invidia.

[Un giorno Giacomo, 15 anni, si rivolge al Papa che vuole essere chiamato Don Carlo : “ Don, mi vorrei confessare da Lei. Posso?” – “Certamente, vieni pure!”-“Guardi che i miei peccati farebbero svenire tre cardina-li”. “Va bene, non preoccuparti, cercherò di non svenire.” – I due si appartano su un pra-to erboso: da lontano Don Romualdo spia la scena. Da come Don Carlo sorride, capisce che la paura di Giacomo è infondata. Alla fine il quindicenne torna in squadriglia con gli occhi lucidi e dice: “Amici, prima ero in-certo se continuare con gli scouts ma adesso non voglio più ritirarmi: non posso fare un dispetto simile a Don Carlo].

Arriva il fuoco da campo dell’ultima sera: tutti sanno che Don Carlo dovrà ripartire il giorno dopo. Le fiamme sembrano non vo-lere morire mai. Prima di cantare “Signor fra le tende schie-rati” il capo reparto dice: “Don Carlo, questa sera Le disobbediamo e non La chiamiamo più così ma Santità. Non vogliamo che vada via prima che non abbia dato a ciascuno di noi personalmente la Sua benedizione. In compenso Le promettiamo che non ci allon-taneremo mai dalla amicizia con Gesù.”Finito il canto, lentamente tutti passano da-vanti al Papa e, con le lacrime agli occhi, lo abbracciano e lo baciano.Quella notte pochi riuscirono a dormire: chi era uscito sul prato giura che le stelle brilla-vano più del solito.+ Adesso la tendina di “Don Carlo” fa bella mostra di sé nella sede del Parsifal: nessuno la vuole più usare per non toglierle quell’alo-ne di luce che la circonda.

Don Romano Nicolini da Esperienze Progetti

dei vostri capi. Mi volete?”

“Sìììììììììììììììììììììì” , è il lacerante e diverti-to grido dei ragazzi.

Don Romualdo non sta più nella pelle al pensiero di avere come collaboratore nien-temeno che il papa. “Quando lo racconterò ai miei amici preti, chi mi vorrà credere?”, pensa.– Comincia la normale vita da campo. Il Papa è davvero un ottimo campeggiato-re. Soprattutto nella voga è un formidabile concorrente per tutti. Sembra proprio che il tempo si sia fermato e che sia tornato come ai bei tempi. Don Romualdo, che galleggia

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Era iniziata come un’uscita normale ma poi...Sono le 4 di sabato quando le ragazze della squa-driglia Aironi dovrebbero incontrarsi davanti alla sede del gruppo Scout di Castano Primo per prendere del materiale che servirà per cucinare il giorno dopo. Passa il tempo, ma ancora le ragaz-ze sono davanti al grande cancello. Cosa staran-no facendo? Bhè, è abbastanza ovvio... .. stanno aspettando una componente della squadriglia: Emily che naturalmente si è accorta di essere in ritardo alle 16:20 (vero Emily?). Allora, le altre ragazze decidono di avviarsi alla stazione verso le 16:30, sapendo di avere il treno alle 16:34. ce la faranno? Scocca l’orologio delle 16:30, Rachele sfreccia verso la stazione, peccato che non sape-va la strada per raggiungerla, quindi si perse. Le ragazze rimaste indietro, le più intelligenti, chie-sero un passaggio e arrivarono alla stazione, ar-rivate Maria si girò eeeeee... .... tataaa, chi vide? Ma è ovvio, Rachele arrabbiatissima e indietro, indietro, indietro la piccola smemorata: Emily.Ecco la campanella che suona. Le ragazze schie-rate pronte a salire. Appena si aprirono le porte si fiondarono sul treno, per evitare le altre sciagure, tutte tranne una, infatti, una a caso (Rachele) ri-mase incastrata tra il tubo per aggrapparsi e una porta. Dopo alcuni secondi le ragazze l’aiutaro-no. Ed eccoci su, bene, ora come potevamo non fare un’altra cavolatina? Se foste stati su quel tre-no avreste di sicuro notato che una delle ragazze si sdraiò su un sedile lanciando tutto il materiale davanti a sé, guardando le altre caricate come muli pronti per un trasloco. Chiese alle altre: ma perché non vi sedete? E Sara le rispose: <<guar-da che siamo arrivati!!!>>Finalmente l’intera squadriglia riuscì ad arrivare a destinazione, entrò nella sede Scout di Turbigo, ammucchiarono le cose modi (stanza della Sara).Giacomo ci spiegò come riscaldare la stanza, quale legna dovevamo prendere per accendere la stufa: << ssist, non vi preoccupate la legna che dovrete prendere è quella nel cortile a destra,

non prendete assolutamente quella del vicino se no viene fuori con l’accetta.>> A Giacomo probabilmente non hanno mai insegnato qual è la destra e qual è la sinistra; infatti le scambiò e ovviamente gli Aironi presero la legna del vici-no. Il vicino uscì con l’accetta e urlò: <<quella è la mia non dovete toccarla!!>>. Gli Aironi allora spaventate presero l’altra legna, entrarono e inveirono contro Giacomo. Allora lui, tanto per prenderci un po’ in giro iniziò a raccontarci che il vicino era pazzo e un giorno siccome i lupetti facevano troppo rumore spaccò 2 finestre della sede per entrare. La storia continuò fino a quando Giacomo non se ne andò diventando sempre più spaventosa. Tornate da Messa, accesero la radio a volume alto. Non l’avessero mai fatto! Qual-cuno bussò alla finestra: <<allora, state zitte!! Domani mi devo svegliare alle 5:00!!>> Che paura! ! Immobilizzate dalla paura spensero la radio e iniziarono a parlare a voce bassa. Dopo una mezz’oretta si sentirono dei rumori fuori dalla porta, che durarono qualche secondo, 1 minuto, 2 minuti, 3, 4, 5 minuti; Sara prese un coltello a caso che si trovò davanti, Emily prese la scopa, e l’unica intelligente prese l’accetta e se la portò alle tempie pronte a sferrare un colpo per difen-dersi.<<dai ragazze, chiunque sia ormai è den-tro.>> disse Sara. Come dire: <<e si, ormai sia-mo morte, tanto vale andare a vedere.>> Sara si fece coraggio, dietro a lei c’era Emily e su una panca c’era Maria che teneva bloccata Rachele. Sara si avvicinò alla porta, prese la maniglia e la spinse...... le ragazze fecero un grande urlo alla vista di un uomo tutto nero. Appena si tranquil-lizzarono si accorsero che era Giacomo passato da loro per una visita di controllo. Al che si mise-ro tutte a ridere ed abbracciarono Giacomo.Che bella uscita è stata molto movimentata.

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