Evidenze architettoniche nel P.N. del Pollino

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C redo sia opportuno ini- ziare questo breve excursus sulle più im- portanti emergenze architetto- niche dai numerosi edifici sacri disseminati nel parco. Essi testimoniano la trascorsa egemonia degli ordini religiosi che svolsero un ruolo essenzia- le nell’ambito dei processi d’insediamento e di sviluppo economico nei territori mon- tuosi del Pollino. II più importante è senz’altro il cele- berrimo monastero dei Santi Elia e Anastasio a Carbone, tanto da essere posto al centro della ricerca scientifica di numerosi studiosi di storia medioevale. Nel X sec. giunsero, prove- nienti dal Mercurion (sui pen- dii occidentali del Pollino), i monaci basiliani che costitui- rono una nuova Eparchia monastica nella valle del Sinni, quella del Latiniano. Questi monaci dissodarono i terreni, trasformarono la foresta in terra coltivata, raggrupparono la gente rurale creando i pre- supposti per la rinascita della vita economica nell’unità spi- rituale e religiosa. Con l’avvento dei Normanni si assistette alla creazione di grandi centri monastici e la concentrazione del comando in Basilicata si attuò con l’aba- te di Carbone che ebbe fin dal 1153 il titolo di archimandri- ta, vale a dire di superiore da cui dipendevano gli altri abati. Le donazioni dei signori feu- dali aumentarono le rendite del monastero che ben presto divenne uno dei più grandi dell’Italia meridionale, giun- gendo a possedere numerose terre e chiese dal Raparo allo Jonio, fino in Puglia. Nel 1168 gli furono sottoposti i monasteri greci di Lucania; nel 29 EVIDENZE ARCHITETTONICHE NEL PARCO DEL POLLINO Bruno Niola di T he history and the culture of the Park. An heritage to protect and enhance.

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Articolo in Basilicata Regione anno XXVI - 99

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Credo sia opportuno ini-ziare questo breveexcursus sulle più im-

portanti emergenze architetto-niche dai numerosi edificisacri disseminati nel parco.Essi testimoniano la trascorsaegemonia degli ordini religiosiche svolsero un ruolo essenzia-le nell’ambito dei processid’insediamento e di sviluppoeconomico nei territori mon-tuosi del Pollino. II piùimportante è senz’altro il cele-berrimo monastero dei SantiElia e Anastasio a Carbone,tanto da essere posto al centrodella ricerca scientifica dinumerosi studiosi di storiamedioevale.Nel X sec. giunsero, prove-nienti dal Mercurion (sui pen-dii occidentali del Pollino), imonaci basiliani che costitui-rono una nuova Eparchiamonastica nella valle del Sinni,quella del Latiniano. Questimonaci dissodarono i terreni,trasformarono la foresta interra coltivata, raggrupparonola gente rurale creando i pre-supposti per la rinascita dellavita economica nell’unità spi-rituale e religiosa.Con l’avvento dei Normannisi assistette alla creazione digrandi centri monastici e laconcentrazione del comandoin Basilicata si attuò con l’aba-te di Carbone che ebbe fin dal1153 il titolo di archimandri-ta, vale a dire di superiore dacui dipendevano gli altri abati.Le donazioni dei signori feu-dali aumentarono le renditedel monastero che ben prestodivenne uno dei più grandidell’Italia meridionale, giun-gendo a possedere numeroseterre e chiese dal Raparo alloJonio, fino in Puglia. Nel1168 gli furono sottoposti imonasteri greci di Lucania; nel

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EVIDENZE ARCHITETTONICHENEL PARCO DEL POLLINO

Bruno Niola

di

The history and the culture of the Park. An heritage to protect andenhance.

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1174 un incendio lo distrusse;I’imperatore Federico II neconfermò i possedimenti ed iprivilegi così come nel 1361fece papa Innocenzo VI; nel1432 fu distrutto da un secon-do incendio in seguito al qualeabitanti e monaci decisero dicambiare il nome del paese(che si chiamava Montechiaro)in quello odierno, in omaggioal primo Abate del monastero:S. Luca Carbone di Armentoche ne completò la costruzio-ne; nel 1647 vi fu I’assalto delpopolo (che mal sopportava leangherie della nobiltà e dell’al-to clero) e la decapitazione diun monaco che non era riusci-to a fuggire.Quando nel 1806 il paese fuassalito dai briganti e saccheg-giato, i cittadini si rifugiarononel convento ed organizzaronouna strenua difesa sino all’arri-vo di un reparto francese; unsecondo assalto dei briganti siebbe nel 1809 da parte di1600 masnadieri. Nello stessoanno il monastero fu distruttodalle soldatesche di Gioac-chino Murat.Oggi dell’antico monasterorestano soltanto poche tracce atestimoniare con quanta distra-zione si è conservata la memo-ria storica di questo territorio.Anche l’unica grande AbbaziaCistercense di tutta la Ba-silicata, S. Maria del Sagittarioin territorio di Chiaromonte,svolse un ruolo autonomo efondamentale all’interno del-l’organizzazione socio-econo-mica territoriale dell’area invirtù dei poteri feudali e deivasti domini di cui venne adisporre nel tempo a seguitodelle donazioni elargite.La fondazione dell’Abbazia,edificata secondo molti nel1152, è avvolta da una sugge-stiva leggenda. Si racconta che

un cacciatore, inseguendo unacerva, ritrovò la statua dellaMadonna che inspiegabilmen-te era sparita dalla chiesa diChiaromonte. Ricollocata nellachiesa principale il dì seguentescomparve nuovamente. Ri-trovata dopo alcuni giorninello stesso luogo, e resasi inu-tile ogni altra sistemazione, ilconte Ugone di Chiaromontedecise di far sorgere il mona-stero nell’esatto sito del ritrova-mento.II monastero circondato damonti e da boschi di colossalicerri e abeti godeva della mas-sima venerazione presso ipopoli vicini avendo il privile-gio di custodire il corpo delBeato Giovanni da Caramola.L’Abbazia, fedele ai canoni del-l’architettura cistercense, eracaratterizzata da un’estremasemplicità, con decorazioniridotte al minimo. Restauratanel 1572 in seguito ad unincendio doveva risultareimponente come attestano iruderi ancora esistenti di arcateslanciate e ariose e di vasti cor-tili decorati con affreschi. Nel1807, con le leggi eversivedella feudalità e l’incamera-mento dei beni ecclesiastici aldemanio, il monastero vennesoppresso decadendo rapida-mente nelle strutture architet-toniche.Come si è detto, il monastero,oltre ad avere un’ampia rino-manza come centro religioso eculturale, esercitò un’impor-tante funzione economicaincrementando le attività pro-duttive con le sue numeroseGrancie. Una di queste, laGrancia di Ventrile, sebbeneintitolata alla “Visitazione diMaria Vergine”, era posta allaconfluenza del torrente Fridacon il fiume Sinni. Centro dismistamento di prodotti agri-

coli e pastorali, in particolaredel latte che confluiva dalmonastero attraverso una con-duttura di terracotta, era coltempo divenuta residenzainvernale per i monaci anziani.II piano terra del fabbricato eradestinato a magazzini, stalle ecantine, quello superiore alleabitazioni dei monaci e delgranciere. Era dotato di duetorri e una chiesa che conserva-va una pittura murale diMadonna. Con la soppressionedel Sagittario la Grancia decad-de e andò in rovina.Non molto distante dallaGrancia del Ventrile, in territo-rio di Francavilla in Sinni, è laCertosa di San Nicola fondatanel 1395 da Venceslao San-severino conte di Tricarico eChiaromonte. La certosa, ubi-cata nella contrada SantaEliana comunemente detta FràTomaso, doveva essere grande emagnifica, come appare dal-l’austerità dalle sue mura oradiroccate, ed era la terza nelnapoletano dopo quella diPadula e di Serra San Bruno inCalabria. Dall’incontro con ifigli di San Bruno prenderàavvio la storia del centro ruraledi Francavilla sul Sinni.II centro venne fondato tra lafine del XIV sec. e gli inizi delXV sec. proprio in relazionealla presenza della Certosa,quale villaggio libero da obbli-ghi feudali. II toponimodenunzia infatti come l’esi-genza di mettere a coltura e direndere produttivi i propri ter-ritori, spingesse i monaci afavorire l’insediamento deicoloni sia con l’esenzione daipesi fiscali sia con l’abolizionedelle prestazioni più gravose.Sino all’eversione della feuda-lità il nucleo urbano e il terri-torio di sua pertinenza conti-nuarono a dipendere dalla cer-

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tosa di S. Nicola il cui priore viesercitava la piena giurisdizionecon il titolo di barone.Numerosi altri villaggi sorseroin seguito alla fondazione dicase religiose. Analoga è infat-ti la nascita della cittadina diS. Basile, da mettere in rela-zione con la presenza delmonastero di S. Basilio Cra-terere fondato tra la fine del Xe gli inizi dell’XI sec. da partedei monaci bizantini. Intornoal cenobio ben presto sicostruì il primo nucleo di abi-tazioni. Alla fine del XV sec.profughi albanesi giunseronella zona e si aggregarono alborgo fino ad allora scarsa-mente popolato e, quando ilvillaggio passò nel 1515 sottola giurisdizione del vescovo diCassano che ne divenne “utilesignore”, ottenne gli statuticon i quali agli abitanti, ormaiin maggioranza albanesi, siconcedeva di coltivare le terre

del vecchio monastero dietroversamento della “decima”domenicale.Parimenti trovarono sede, pres-so il monastero baronale di S.Maria della Saectara in qualitàdi vassalli, i profughi albanesiprovenienti dalla città diKorone in Morea. Del mona-stero, sorto presumibilmentetra il X e il XI sec in prossimitàdel torrente Rubbio, restanosoltanto pochi ruderi.Diversi sono invece i monu-menti religiosi posti in contestipaesaggisticamente spettacolaricome la chiesa medioevale diMaria S.S. di Costantinopoli(XVII-XVIII sec.) a Papa-sidero. Incastonato nelle goledel Lao in un posto suggestivo,il santuario conserva un im-portante affresco raffigurantela Madonna Odigitria conBambino e una Statua ligneadella Vergine della fine delXVIII sec.

Altro esempio è il Santuario diS. Maria delle Armi a Cer-chiara, aggrappato alla pareterocciosa, significativa testimo-nianza di arte rinascimentale.Antico edificio di culto testi-moniato già dal sec. X, comeprovano i resti delle grotterupestri del monte Sellaro, ovesi insediarono nel X secolo imonaci anacoreti di originegreca. La sua costruzione iniziònel 1440 in seguito al ritrova-mento di alcune tavolettebizantine tra le più antiche mairinvenute. L’edificio, inizial-mente una piccola cappellaricavata nella roccia, fu benpresto ampliato in seguito adun nuovo ritrovamento diun’immagine della Verginedipinta su una lastra di pietra.La chiesa venne notevolmentearricchita dalle opere d’arteapportate dai Pignatelli mar-chesi di Cerchiara.Altri luoghi di culto estrema-

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Santuario di S. Maria della Rupe, detta delle Armi(Foto: O. Chiaradia)

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mente interessanti sono ilSantuario di S. Maria delloSpasimo a Laino Borgo, cono-sciuto meglio con il nome di S.Maria delle Cappelle: un com-plesso di 15 cappelline, alcunedelle quali così piccole da acco-gliere un visitatore per volta,costruite intorno ad unaChiesa più grande che è ilSantuario vero e proprio.Ricordiamo inoltre la Cappelladi S. Sofia (XI-XIII sec.) aPapasidero, edificata tra leantiche case dell’abitato daimonaci Basiliani, che custodi-sce un ciclo di affreschi eseguitia partire dal XVI sec. LaChiesa dei SS. Pietro e Paolo aFrascineto, risalente al XII sec.,risulta di chiare origini bizanti-ne, sebbene sia stata rimaneg-giata ed ingrandita nel 1500.Essa ha mantenuto l’anticoimpianto e le primitive caratte-ristiche architettoniche di basi-lica greca, anche se è stata suc-cessivamente restaurata inepoca contemporanea. L’in-terno è a croce latina a trenavate ornate di stucchi, convolta a botte e tre absidi atrifoglio. In origine era com-pletamente affrescato ma oggiconserva solo quattro affreschidel XVII sec., molto deteriora-ti. II Convento del Colleretoposto a qualche chilometro daMorano e ben visibile anchedall’autostrada del Sole,costruito nel 1546 dal BeatoBernardino da Rogliano, eraarricchito da numerose opered’arte che in parte ritroviamonelle chiese di Morano. Perfinanziare la costruzione del-l’Albergo dei Poveri a Napolivenne soppresso nel 1751.L’anno seguente venne riapertoper essere definitivamentechiuso nel 1809 dai francesi.Divenuta una vera e propriacava di materiali, oggi riuscia-

mo a riconoscere solo la chiesasul cui muro terminale si apro-no tre nicchie, la torre campa-naria e le stalle.Accanto agli edifici sacri neitanti paesi del parco si trovanoanche numerosi palazzi nobi-liari e strutture fortificate.Chiaromonte ne è uno splen-dido esempio. La cittadina nelcorso del medioevo assunse lecaratteristiche di terra muratatramite la trasformazione del-l’antica roccaforte in vero eproprio castello edificato e conla costruzione della potentecinta muraria dotata di treporte che racchiudeva un altonumero di abitanti.Innumerevoli sono i castelli: ilCastello Aragonese di Castro-villari risalente al 1478, straor-dinario esempio di architetturamilitare attribuita a FrancescoGiorgio Martini, giunto a noipressoché intatto; quello diSenise del periodo normanno,dipendente dalla contea diChiaromonte, parte di uncomplesso sistema difensivocreato a difesa della valle sotto-stante; del castello feudale diEpiscopia del XIV sec., contorre duecentesca, sorto su unpreesistente fortilizio norman-no del XII secolo che, seppurmanomesso da successivi inter-venti, conserva l’aspetto e l’im-ponenza originaria.All’interno dei centri storicirileviamo una cospicua presen-za di palazzi signorili, in genereedificati tra il XVI e il XIXsecolo. Tra i più belli ricordia-mo i palazzi Dolcetti, Lauria eDi Giura a Chiaromonte; l’ori-ginale palazzo Mazzilli aCalvera ornato sulle paretiesterne con un cornicione rap-presentante le quattro stagioni,di medaglioni marmorei non-ché di statue, teste di angeli esculture diverse. Le case nobi-

liari Frabasile e Verderosa aEpiscopia, il palazzo Amato aRotonda e il palazzo De Filpoa Viggianello, caratterizzatidalla presenza di portali dimarmo scolpito, spesso difinissima fattura, opera dellasapienza artigiana di scalpellinilocali.

BibliografiaAA.VV., Sottosistema storico-culturale,Regione Basilicata, Progetto Pollino,Quaderno n. 3, Tip. Arti GraficheFiniguerra, Lavello 1977.FONSECA C. D. e LERRA A. (a cura di),II Monastero di S.Elia di Carbone e ilsuo territorio dal Medioevo all Õet�Moderna, Atti del Convegno 26-27 giu-gno 1992, ed. Congedo, Lecce. CAP-PELLI B., II Monachesimo Basiliano aiconfini calabro-lucani, ed. F.II iFiorentino, Napoli 1963.ELEFANTE F., Luoghi sacri, casali efeudi nella storia di Chiaromonte,Amministrazione comunale di Chiaro-monte, Rionero in Vulture 1988.ELEFANTE F., Saggio storico su Chia-romonte. II territorio dalle origini allÕUnit�dÕItalia, Arti Grafiche Racioppi, Chia-romonte 1987.DE LEO P., LA TERZA G., E.M.S. RO-SETO, TOMMASELLI M., II Poll inoStoria Arte Costume, (a cura di P. DeLeo), Editalia, Roma 1984.

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