ILSENTIERODALLA MADONNA DEL POLLINO A SERRADICRISPO · 2010. 1. 5. · Raggiunta laGrande Porta del...

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Capitolo 5 IL SENTIERO DALLA MADONNA DEL POLLINO A SERRA DI CRISPO 5.1 Itinerario Madonna del Pollino - Fosso Iannace - Piano Iannace - Valle dei Monumenti - Sorgente Pittaccurc' - Serra di Crispo Nel presente lavoro viene proposto un itinerario in cui, alle peculiarità di carattere geologico e geomorfologico si associano quelle di carattere storico, naturalistico e architettonico. Il percorso ricade in un lembo del territorio molto significativo del Parco Nazionale del Pollino, il cosiddetto "cuore del Pollino", area circoscritta dalle vette di Serra del Prete, Monte Pollino, Serra Dolcedorme, Serra delle Ciavole e Serra di Crispo. L'itinerario, lungo circa 11 Km AIR, con un dislivello complessivo di 500 m circa e un tempo di percorrenza medio di 7 ore AIR, non presenta parti- colari difficoltà escursionistiche, pur richiedendo un buon allenamento. Il periodo migliore per effettuare l'itinerario è da maggio ad ottobre, dato che la presenza di neve potrebbe creare qualche difficoltà, soltanto fino a Piano Iannace, per pochi tratti della vegetazione fitta che ostacola l'uso degli sci. L'accesso al sentiero è possibile attraverso l' A3, con uscita a Lauria nord, ed imboccando la Sinnica con uscita a S. Severino Lucano. Raggiunto S. Severino si prosegue lungo la S.P. in direzione Mezzana-Salice. Dopo una ripida salita di circa due chilometri si raggiunge il Santuario, dotato di un' area di parcheggio. Arrivati al Santuario della Madonna del Pollino (1537 m), immerso nel verde e nel silenzio del paesaggio, si imbocca il sentiero seguendo il fondo del canalino terroso che scende di fianco al Rifugio Pollino. Dopo una breve discesa di pochi metri il percorso si fa orizzontale e poi procede in leggera salita alla base delle ripide pareti rocciose che incombono a sinistra (fig. 1). Si procede senza difficoltà seguendo il tracciato evidentissimo attraverso due belle radure pianeggianti; quindi una ripida discesa porta al Fosso Iannace che si costeggia per qualche decina di metri fino al guado. Superato il ruscello il sentiero diviene quasi pianeggiante dopo una brevis- sima, ripida, salita iniziale. Dopo circa 200 m si trova sulla destra il ripido 77

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  • Capitolo 5

    IL SENTIERO DALLA MADONNA DEL POLLINO

    A SERRA DI CRISPO

    5.1 Itinerario Madonna del Pollino - Fosso Iannace - Piano Iannace- Valle dei Monumenti - Sorgente Pittaccurc' - Serra di Crispo

    Nel presente lavoro viene proposto un itinerario in cui, alle peculiarità dicarattere geologico e geomorfologico si associano quelle di carattere storico,naturalistico e architettonico.Il percorso ricade in un lembo del territorio molto significativo del ParcoNazionale del Pollino, il cosiddetto "cuore del Pollino", area circoscrittadalle vette di Serra del Prete, Monte Pollino, Serra Dolcedorme, Serra delleCiavole e Serra di Crispo.L'itinerario, lungo circa 11 Km AIR, con un dislivello complessivo di 500m circa e un tempo di percorrenza medio di 7 ore AIR, non presenta parti-colari difficoltà escursionistiche, pur richiedendo un buon allenamento.Il periodo migliore per effettuare l'itinerario è da maggio ad ottobre, datoche la presenza di neve potrebbe creare qualche difficoltà, soltanto fino aPiano Iannace, per pochi tratti della vegetazione fitta che ostacola l'usodegli sci.L'accesso al sentiero è possibile attraverso l'A3, con uscita a Lauria nord,ed imboccando la Sinnica con uscita a S. Severino Lucano. Raggiunto S.Severino si prosegue lungo la S.P. in direzione Mezzana-Salice. Dopo unaripida salita di circa due chilometri si raggiunge il Santuario, dotato diun'area di parcheggio.Arrivati al Santuario della Madonna del Pollino (1537 m), immerso nelverde e nel silenzio del paesaggio, si imbocca il sentiero seguendo il fondodel canalino terroso che scende di fianco al Rifugio Pollino. Dopo una brevediscesa di pochi metri il percorso si fa orizzontale e poi procede in leggerasalita alla base delle ripide pareti rocciose che incombono a sinistra (fig. 1).Si procede senza difficoltà seguendo il tracciato evidentissimo attraversodue belle radure pianeggianti; quindi una ripida discesa porta al FossoIannace che si costeggia per qualche decina di metri fino al guado.Superato il ruscello il sentiero diviene quasi pianeggiante dopo una brevis-sima, ripida, salita iniziale. Dopo circa 200 m si trova sulla destra il ripido

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  • tratto pietroso che in altri 200 m circa di percorso risale fino alla bassafaggeta che ombreggia i dolci pianori in leggera salita della parte piùoccidentale del Piano di Iannace.In questa prima parte del percorso, quasi interamente nel verde, è possibileanunirare il bosco misto abete-faggio (fig. 2).Lungo il sentiero, poco prima di arrivare al Piano di Iannace, sono visibilialcune doline (fig. 3), testimonianza del modellamento operato dai processicarsici.Si prosegue in leggera salita senza percorso obbligato fino ad uscire dal boscorado sui prati che conducono sulla sommità del dosso da cui si domina il piano.Appena fuori dal bosco, sulla sinistra, si può notare una "vasca" naturale,di fango e acqua, traccia del passaggio dei cinghiali (fig. 4).TI piano è costituito da tlysch, poggiante su calcari; il tlysch è impermeabile,e questo fa sì che l'acqua scorra, come sorgenti, verso i tre inghiottitoi, incalcare, ai lati del piano.Giunti al Piano di Iannace, concedendosi qualche momento di riposo, èpossibile godere di un eccezionale panorama. Partendo da sinistra si possonoanunirare Serra di Crispo, lo spartiacque tra la Val Sarmento e la Valle delFrido, Monte Pollino, con antistante, Timpa Conocchielle e Serra del Prete.In primavera, tutto il piano è coperto da narcisi e da macchie di bassoginepro, e la presenza del Crocus vernus, tra le piste dell'arvicola di mon-tagna, ci annuncia il risveglio, dopo il nevoso e rigido inverno.A sinistra dei Piani di Iannace, si scende verso l'inghiottitoio del ruscello.Portandosi a sinistra della piccola parete rocciosa che sbarra il corso d'acqua,si entra nel bosco e si costeggia il fondo della valle passando a destra,sull'orlo dei caratteristici "imbuti" di una fila di piccole doline. Percorsinon più di un centinaio di metri si raggiunge un geosito assai caratteristico,quasi fiabesco, detto la "Valle dei Monumenti", costeggiato dal ruscelloche scende da destra, proveniente dalla Sorgente Pittaccurc' .Si tratta di un gruppo di monoliti calcarei, alti anche alcuni metri, scolpitiin forme bizzarre dal lento lavorio delle acque piovane.Ritornati al Piano, seguendo i ripidi tornanti della stradella di serviziodell'Acquedotto Pittaccurc' , si prosegue lungo la strada fino al suo terminein prossimità della presa dell'acquedotto; qui l'area è stata sconvolta, neglianni '80, dai lavori di captazione delle sorgenti, che hanno sfregiato unodei più bei pianori in quota dell'intero massiccio. Questa parte del sentiero,

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  • che supera i 250 m di dislivello, è caratterizzato da un fitto bosco, nel qualesi incontrano i cosiddetti faggi "a pipa", chiamati così per la forma assuntadal tronco.Questa struttura è dovuta al peso della neve, che piega l'albero, durante lesue prime fasi di crescita; sciolta la neve, la crescita riprende in modoregolare.Nella stagione invernale successiva, l'albero è più forte e non viene piùschiacciato dal manto nevoso.Lungo tutto il tratto che va dal Piano Iannace alla sorgente, sono visibili iresti di un'antica frana preistorica cementificata e ricoperta di vegetazione.Dopo tante ore di faticoso cammino, la Sorgente Pittaccurc' (1.900 m) offre unluogo di riposo ideale, dove poter pranzare e far rifornimento idrico (fig. 5).Per ridurre l'impatto visivo della fontana, ricoperta di cemento negli anni'80, un gruppo di guide l'ha ricoperta con delle pietre, per renderla il piùpossibile naturale.Essendo un punto di ristoro anche per i pastori e le mandrie, è in progettodi costruire, a distanza di 10 m dalla fontana, una vasca per le greggi.Da qui in poi il terreno è scoperto e si procede senza percorso obbligato,costeggiando la base della Serretta della Porticella, parte finale di Serra diCrispo, chiamata anche "Serra del Telegrafo", perché un tempo vi passavala teleferica, che ha comportato il taglio di alcuni Pini loricati.Raggiunta la Grande Porta del Pollino, il valico tra Serretta della Porticellae Serra delle Ciavole, si può ammirare un fantastico panorama che va daSerra Dolcedorme al M. Pollino, con in primo piano i pianori della Pianadel Pollino, lunghi alcuni chilometri.Dalla Grande Porta del Pollino si può risalire direttamente sulla Serrettadella Porticella, tra una suggestiva moltitudine di Pini loricati, fmo a portarsisulla cresta che tennina bruscamente alla vetta (fig. 6) di Serra di Crispo.Tutta la Serra di Crispo è un estesissimo giardino punteggiato da spettacolariammassi di rocce e contornato da macchie di basso ginepro e spettacolaripini loricati e risulta tra i più avvincenti e seducenti luoghi di tutto il Massicciotanto da essere denominato "Giardino degli dei".Mozzafiato appare il panorama, infatti, se non c'è foschia è possibile scorgere,verso sud-est, il Golfo di Taranto e la spiaggia di Sibari.Sempre con lo sguardo rivolto verso la Calabria, dietro a Serra delle Ciavole,si vedono le due vette della Manfriana (fig. 7), e precisamente su quella

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  • orientale, giacciono dei massi lavorati, che indubbiamente denunciano lafattura umana. I sedici blocchi squadrati risalgono probabilmente al IV-Vsec. a.c. e sono stati scoperti dalla nostra guida Giorgio Braschi, negli anni'80. Tra le due vette, sono stati trovati, invece, cocci di vasellame, traccedi un probabile accampamento degli stessi "scultori", che hanno scavato iblocchi della vetta.Dalla sommità della vetta di Serra di Crispo si gode di un'ampia visualedell'alta Valle del Raganello, coperta dal verde manto della Fagosa e chiusain fondo dalla massiccia mole calcarea della Timpa di S. Lorenzo. A fiancodella timpa, si scorge il caratteristico tavolato di roccia della Timpa diPorace, inclinato verso la Gola di Barile.Si aprono nel bosco della Fagosa le due radure di Masseria Rovitti e diCasino Toscano e più lontano, la Piana dei Moranesi con il Lago Fondo.Situato presso le sorgenti del Torrente Raganello, nella parte più alta diun' ampia radura, Casino Toscano era la base e ricovero per i pastori cheportavano le loro mandrie nella zona.Dalla parte opposta, nel territorio di Terranova del Pollino, sono visibiliTimpa delle Murge e Timpa di Pietrasasso, testimonianze dell'attivitàvulcanica sottomarina, avvenuta nel Terziario in era mesozoica, si tratta disiti che costituiscono un raro e suggestivo "giardino geologico" dove affioranomasse di lava a cuscino, "pillow", e verdastre rocce ofiolitiche, solidificatesiper raffreddamento a contatto con l'acqua.Proseguendo il cammino lungo la cresta, si può notare, nel versante norddi Serra di Crispo, una frana ciclopica, che ha provocato il distaccamentodi buona parte della montagna. La frana ha creato Timpa Castello, sullaquale spicca il caratteristico scoglio roccioso di Pietra Castello, residuo difrana.Su Pietra Castello troviamo gli ultimi pini loricati, a quote più basse nonne troviamo più, perché non vincono la competizione con il faggio, checresce più velocemente e perciò lo copre.Tra la frana e Timpa di Castello, si trova la Valle degli Orsi, a testimonianzache un tempo, lì, vivevano gli orsi.Scendendo circa lO m in avanti, troviamo una dolina di vetta, di notevolidimensioni, in cui si allunga una roccia detta l'iguana (fig. 8), per la suaforma caratteristica.TI ritorno è per la stessa via oppure si possono scegliere percorsi, nei punti

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  • di minor pendenza della vetta, che però non sono tracciati.Tra Serra di Crispo e la Sorgente Pittaccurc', si incontra una forma didepressione, utilizzata dai pastori di on tempo, come ricovero per gli ovini.Qui, l'accumulo dello sterco, che si è depositato nel corso degli anni, hapermesso lo sviluppo di ona vegetazione nitroflla (fig. 9) (è stata trovataperfino ona veseia gigante del peso di 60 kg).

    Figura l - L'inizio del sentiero Figura 2 - Tratto pianeggiante del sentiero

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  • Figum 3 - Dolina

    Figum 4 - Traccia del passaggio dei cinghiali a Piano Iannace

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  • Figum 5 - La fontana alla sorgente Pittaccwc'

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    Figura 6 - La vetta di Serra di Crispo (2.053 m)

    Figura 7 - Sullo sfondo le due vette della Manfriana; sulla destra in primo piano. Serradelle Ciavole

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  • Figura 8 - "Testa dell'iguana" nella dolina di vetta

    Figura 9 - Vescia diamantata ai Piani di Iannace

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  • 5.2 Il Santuario della Madonna del PollinoTI Santuario sorge sulla cima di un'imponente dorsale carbonatica, la Crestadel Pollino, delimitata sul lato occidentale da una ripida scarpata, che cuhninacon Timpa Conocchiello a 1.885 m di quota, scendendo per 4,5 km indirezione NNO fino alle sorgenti del Frido, a circa 850 m più in basso.A 1.537 m di quota sorge la chiesa della Madonna del Pollino, uno deisantuari più famosi della Basilicata e della Calabria, dove per quasi tresecoli, fino a pochi decenni or sono, folle di devoti si recavano in pellegri-naggio, percorrendo impervi sentieri che facevano capo agli abitati di S.Severino Lucano, Terranova del Pollino, Viggianello e Frascineto.L'origine dell' edificio è settecentesca, ma è stato ricostruito nel 1870 eristrutturato nel 1976. Alle spalle e a sud est della chiesa restano alcunecasupole ed ovili, risalenti al 1870, costruiti per il ricovero del clero e deipellegrini, nonché degli animali, ad oggi ridotti a macerie o demoliti perfar spazio a nuovi edifici.TI santuario, infatti, negli ultimi anni è stato snaturato da opere di modernìz-zazione finalizzate al richiamo turistico. Ciò a condotto, tra l'altro, ad unabbandono dei vecchi sentieri che conducevano al santuario dai centri urbanivicini.L'importanza storica del luogo è stata sottolineta da Quilici (2001) che, nelriconoscere alcuni insediamenti rupestri e diversi frammenti ceramici, chevanno dall 'Età del Bronzo all'Alto Medioevo, ed associandoli alla presenzadi una sorgente, quale luogo di approvvigionamento idrico, avvalora l'ipotesidella frequentazione del sito come luogo di culto, ben più antica di quellasettecentesca (Lazzari, 2003).

    5.2.1 Le origini del SantuarioSull'origine del Santuario di Pollino, che si fa risalire ai primi decenni delsecolo XVIII, non si trova nessun documento scritto né negli archivi delladiocesi di Tursi-Anglona (diocesi a cui appartiene il territorio pollinese),né nell'Archivio Parrocchiale di S. Severino Lucano (nel cui territorio èubicato il Santuario), per questo motivo siamo costretti a far fede ad unaserie di leggende tramandate per vie orali di generazione in generazionefino ad arrivare ai giorni nostri (Carlucci, 2004).Soltanto attraverso il racconto tramandato a voce al Sacerdote ProsperoCirigliano ("Tradizione popolare sull'origine del Santuario", 1889) è stato

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  • possibile raccogliere e coordinare alcune notizie.«"Lo. tradizione comincia con una apparizione della SS. Verginead un pastore che, nella montagna di Pollino, ricca di folti edalti abeti, conduceva al pascolo il suo gregge.Wvamente impressionato della visione avuta, il pastore la divulgòrapidamente; e, di bocca in bocca, quell'insolito avvenimentofu appreso in tutti i paesi circostanti al monte.Tutti ripetevano: "È stata vista la Madonna, circonfusa di luce,bella come il sole!"».

    Una donna di S. Severino Lucano di nome Rosa Maria, spinta dal suo fortesentimento religioso, accompagnata da sua cognata Vittoria, si recò al monte.La donna aveva lasciato a casa il marito Antonio Perrone, affetto da un'in-guaribile malattia e il figlio, che ancora dormiva, Michelangelo.Giunte sulla montagna, dopo aver camminato a lungo, pregarono la Vergine,affinché, se indegne di vederla a faccia a faccia, almeno ne ricevessero lagrazia di poter trovare un po' d'acqua per estinguere l'arsura.A breve distanza da loro, improvvisamente videro sgorgare uno zampillod'acqua da una grossa pietra. Accanto a questa pietra, videro l'apertura diuna grotta (fig. lO), nella quale entrarono. Appena entrate notarono, sottoun cumulo di pietrame lo spigolo di una cassa. All'interno della cassascoprirono, avvolta in un panno di lana, una piccola statua della SS. Verginecol Bambino, quasi intatta, ma scolorita e sciupata nei lineamenti.Chi aveva nascosta, in quella grotta lontana dagli abitanti, la preziosa cassa?Un tempo in Italia, nelle chiese era proibito il culto delle immagini sacre,per cui furono più volte ordinate atroci persecuzioni. I devoti, per sottrarrealle profanazioni le immagini esposte nelle chiese, le nascondevano inluoghi sicuri e inaccessibili.Ecco spiegata la ragione del ritrovamento di quella cassa, per cui le duedonne, ritornarono alla propria casa, dove trovarono Antonio miracolosamenteguarito, in compagnia del piccolo Michelangelo quieto e tranquillo.Antonio sorpreso ed ammirato dell' impresa della moglie e della sorella,fece voto che avrebbe fatto costruire, su uno sperone roccioso, vicino allagrotta del ritrovamento, una Cappella, dopo aver raccolto il denaro dai paesivicini, sia della Basilicata che della Calabria.Sulle origini del rinomato santuario, quasi simile a quanto ha esposto il Rev.Don Cirigliano, è fiorita una leggenda, pervenuta a noi dagli antenati,

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  • Figura lO - Grotta della Madonna

    Figura Il - TI Santuario della B.'Y. del Pollino; a fianco alcuni edifici per i turisti.

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  • secondo cui sul Pollino, moltissimi anni fa, la Madonna apparve a unapastorella mentre pregava. Sbucata da una grotta, scavata nella roccia le siavvicinò e le disse che doveva riferire agli abitanti del suo paese di costruireper Lei una Cappella, nella quale dovevano venerarla sotto il nome di"Madonna del Pollino", quindi le porse una lettera da consegnare al Parrocodi S. Severino.Solo a seguito di una seconda apparizione e una nuova lettera, il Parrocosparse la notizia e si raccolsero i fondi per costruire una chiesetta.Il Santuario, modesto e misero, fu ampliato e abbellito dal Rev. Sac. DonVincenzo Pangaro (1870). Accanto alla cappella furono costruiti una casettadi abitazione per il clero, rifugi e baracconi per i numerosi fedeli, che viaccorrevano da ogni luogo.Nei primi decenni degli anni '60 furono apportate delle modifiche permigliorare l'accesso e il trattenimento nel sacro luogo, e nel 1966 venneinstallato un serbatoio d'acqua potabile, che attingeva direttamente daIannace (Perrone C., 1966).

    5.2.2 La festaLa festa della Madonna di Pollino è una delle feste più importanti dellamontagna calabro-lucana. Dal giorno in cui è stato edificato il Santuario,presumibihnente tra il 1725 e il 1730, migliaia di pellegrini si recano ognianno sul monte per far visita alla Vergine, per appagare i loro bisogni disicurezza e protezione (Carlucci, 2004).Gli appuntamenti festivi sono tre: la salita di giugno, la festa di luglio e ladiscesa di settembre, infatti, la statua viene trasferita al santuario nei mesi estivi,mentre durante l'inverno rimane custodita nella chiesa di S. Severino Lucano.Desta forte impressione il momento della salita della Madonna perché èuna processione che si svolge lungo l'intera giornata. Si parte alle sei delmattino dopo la celebrazione liturgica e si arriva al santuario in montagnala sera prima del tramonto, percorrendo a piedi i 18 km di strada.La salita è una manifestazione collettiva che unisce la popolazione di S.Severino Lucano con quella che vive lungo la valle del Frido, in particolarenelle frazioni di Mezzana, dove la processione compie varie soste e vienecelebrata una messa. Uguahnente intenso e significativo è il momento delladiscesa dal santuario verso S. Severino Lucano (Scaldaferri, 2004).L'altro momento festivo, che a parere di molti risulta essere il più importante,

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  • è quello che cade il fine settimana precedente la prima domenica di luglio.In questa festa vi sono diversi livelli di partecipazione. Assai forte è l'aspettoche attira l'interesse degli antropologi, ovvero quello profano: vi è unarilevante presenza di bivacchi e banchetti, di musica e danza, di veri e propririti di passaggio che coinvolgono i giovani che si accampano per diversenotti nei pressi del santuario e si rendono protagonisti di impegnativeperformance musicali, che sono spesso vere e proprie gare di resistenzafisica. In questo la Madonna del Pollino trova forte consonanza con altriimportanti culti mariani del sud Italia, nonché con altre importante ricorrenzelucane, dove sacro e profano si mescolano, per esempio, nei culti arborei.Sicuramente c'è anche un aspetto devozionale molto forte, che trova riscontronegli ex voto, nelle persone miracolate, nei fedeli che giungono al santuarioe partecipano ai riti religiosi.Negli ultimi tempi c'è la tendenza da parte delle autorità ecclesiastiche adirreggimentare la festa "depurandola" della componente più profana, peresempio, con il divieto di danzare in chiesa e con l'abolizione della tradizionedell'incanto, ovvero la messa all'asta del privilegio di portare in processionela Madonna durante la processione principale del sabato.Dal punto di vista musicale, questa festa costituisce sicuramente un motivodi grande interesse per gli studiosi. Uno degli elementi più interessanti ècostituito dal fatto che in occasione di questa festa si incontrano suonatoridi tanti paesi della Basilicata e della Calabria; soprattutto durante la festadi luglio, si radunano zampognari, suonatori di organetto e tamburello.È significativo notare come i tipi di zampogna ancora presenti oggi rispec-chiano quelli attestati da Norman Douglas (1868-1952) nella sua descrizionedella festa degli inizi del novecento, dove oltre a menzionare la danza tipica,descrive due tipi di zampogna nei quali si riconoscono chiaramente lasurdulina e la zampogna a chiave (Scaldaferri, 2004).

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