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Confederazione Generale Italiana del Lavoro Area delle Politiche di Sviluppo Ambiente e Territorio EVENTI NATURALI Le proposte della CGIL per la messa in sicurezza del territorio, la gestione delle emergenze e la ricostruzione Presentazione L’Italia sta affrontando un’allarmante crisi ambientale, che congiuntamente alla crisi economica sta mettendo letteralmente in ginocchio il nostro Paese. Per tale ragione vogliamo avanzare, attraverso una discussione che coinvolga tutti gli attori interessati e le diverse realtà che hanno vissuto le tragedie ambientali sulla propria pelle, alcune proposte che noi pensiamo essere fondamentali per prepararsi meglio ad affrontare le crisi ambientali o le calamità naturali che hanno come conseguenza traumi sociali significativi e in qualche caso addirittura devastanti per una comunità, una fetta di territorio, una intera filiera economica se non, addirittura, per l’intera economia del Paese. Le proposte della CGIL, sviluppano le idee del Piano del lavoro, partendo dal presupposto che la prima grande ricchezza dell’Italia è se stessa, il suo territorio, la sua cultura, il suo patrimonio storico e artistico, la sua tradizione di saper fare, progettare e produrre. La CGIL, assieme alla riqualificazione dell'industria e dei servizi, ritiene scelte prioritarie la messa in sicurezza del Paese, la prevenzione e la valorizzazione del territorio, una nuova etica pubblica e il rispetto del patrimonio comune. Nel Piano del Lavoro la CGIL ha proposto, fra le altre cose, un piano straordinario di creazione diretta di lavoro attraverso programmi immediatamente attivabili per la bonifica (a finanziamento pubblico e privato) del territorio con modalità innovative che insieme al risanamento affrontino la messa in sicurezza e la prevenzione, da attivare con l’assunzione di giovani qualificati. Per la CGIL il territorio è una risorsa pubblica di interesse strategico, il territorio è un bene comune che deve essere tutelato, mantenuto e valorizzato. La tutela e la manutenzione del territorio, le bonifiche dei siti inquinati, la messa in sicurezza antisismica degli edifici, l'efficientamento energetico degli stessi, a partire dagli edifici pubblici, la tutela del patrimonio artistico e culturale, sono le “grandi opere” di cui ha bisogno il nostro Paese. E' indispensabile regolamentare il tema della prevenzione (vincoli, sistemi di previsione, predisposizione di piani d'emergenza, allertamento e monitoraggio) in materia di rischio e dissesto idrogeologico e non solo, quest’ultimo oggetto di interventi che prevedono, per i prossimi sette anni, una spesa di quasi 9 miliardi di euro; 1.313 opere di prossima cantierizzazione per un valore pari ad un miliardo di euro per interventi di tipo strutturale ( messa in opera di sistemazione attiva o passiva). Allo stesso tempo serve una legge quadro che, in maniera armonica e parallelamente ai quadri normativi che regolano la prevenzione, l’allestimento, l’essere pronti ad affrontare le criticità (prepardness) catastrofali, normi l'insieme di interventi successivi ai disastri ambientali avendo un'unica, rigorosa e comune, cornice giuridica per affrontare sia la fase straordinaria, immediatamente succedanea alla crisi ambientale/calamitosa, sia la fase di ricostruzione vera e propria.

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Confederazione Generale Italiana del Lavoro

Area delle Politiche di SviluppoAmbiente e Territorio

EVENTI NATURALI

Le proposte della CGIL per la messa in sicurezza del territorio,la gestione delle emergenze e la ricostruzione

Presentazione

L’Italia sta affrontando un’allarmante crisi ambientale, che congiuntamente alla crisi economica stamettendo letteralmente in ginocchio il nostro Paese.

Per tale ragione vogliamo avanzare, attraverso una discussione che coinvolga tutti gli attoriinteressati e le diverse realtà che hanno vissuto le tragedie ambientali sulla propria pelle, alcuneproposte che noi pensiamo essere fondamentali per prepararsi meglio ad affrontare le crisiambientali o le calamità naturali che hanno come conseguenza traumi sociali significativi e inqualche caso addirittura devastanti per una comunità, una fetta di territorio, una intera filieraeconomica se non, addirittura, per l’intera economia del Paese.

Le proposte della CGIL, sviluppano le idee del Piano del lavoro, partendo dal presupposto che laprima grande ricchezza dell’Italia è se stessa, il suo territorio, la sua cultura, il suo patrimoniostorico e artistico, la sua tradizione di saper fare, progettare e produrre.La CGIL, assieme alla riqualificazione dell'industria e dei servizi, ritiene scelte prioritarie la messain sicurezza del Paese, la prevenzione e la valorizzazione del territorio, una nuova etica pubblica e ilrispetto del patrimonio comune. Nel Piano del Lavoro la CGIL ha proposto, fra le altre cose, unpiano straordinario di creazione diretta di lavoro attraverso programmi immediatamente attivabiliper la bonifica (a finanziamento pubblico e privato) del territorio con modalità innovative cheinsieme al risanamento affrontino la messa in sicurezza e la prevenzione, da attivare conl’assunzione di giovani qualificati.Per la CGIL il territorio è una risorsa pubblica di interesse strategico, il territorio è un benecomune che deve essere tutelato, mantenuto e valorizzato. La tutela e la manutenzione del territorio,le bonifiche dei siti inquinati, la messa in sicurezza antisismica degli edifici, l'efficientamentoenergetico degli stessi, a partire dagli edifici pubblici, la tutela del patrimonio artistico e culturale,sono le “grandi opere” di cui ha bisogno il nostro Paese. E' indispensabile regolamentare il tema della prevenzione (vincoli, sistemi di previsione,predisposizione di piani d'emergenza, allertamento e monitoraggio) in materia di rischio e dissestoidrogeologico e non solo, quest’ultimo oggetto di interventi che prevedono, per i prossimi setteanni, una spesa di quasi 9 miliardi di euro; 1.313 opere di prossima cantierizzazione per un valorepari ad un miliardo di euro per interventi di tipo strutturale ( messa in opera di sistemazione attiva opassiva).

Allo stesso tempo serve una legge quadro che, in maniera armonica e parallelamente ai quadrinormativi che regolano la prevenzione, l’allestimento, l’essere pronti ad affrontare le criticità(prepardness) catastrofali, normi l'insieme di interventi successivi ai disastri ambientali avendoun'unica, rigorosa e comune, cornice giuridica per affrontare sia la fase straordinaria,immediatamente succedanea alla crisi ambientale/calamitosa, sia la fase di ricostruzione vera epropria.

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La materia del rischio e dissesto idrogeologico è stato affrontato dal governo, enucleandolo dallecompetenze del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri eistituendo una struttura di missione presso Palazzo Chigi (DL 303/1999 art.7 comma 4)con ilcompito di :

“coordinamento, monitoraggio controllo, programmazione, progettazione erealizzazione degli interventi strutturali in materia di dissestoidrogeologico, siano essi di prevenzione o di messa in sicurezza post-eventi,con particolare riferimento a quelli previsti negli accordi di programmaStato-regioni nonché in tutti gli altri accordi fra pubbliche amministrazioniin cui vi sia allocazione di risorse statali, facenti capo, nelle materie sopraindicate, agli enti ed organi preposti”

Una configurazione istituzionale che “reagisce” ad una condizione, effettivamente drammatica, diun territorio devastato e minacciato da frane ma non affronta la messa in campo di un accuratopiano di prevenzione lontana da comportamenti e logiche emergenziali che perpetuano loro stessi.

L’emergenza diviene, così, il setting costante all’interno del quale si stabilizzano e si svolgono iprocessi d’intervento (procedure pratiche) randomizzati più che di sostegno ragionato eprogrammato.

I dati sui rischiSi riportano alcuni dati sul rischio idrogeologico e sismico ricavati da atti parlamentari, alcunemonografie pubblicate su riviste specializzate, dati diffusi da organi ministeriali e di ricerca statali edati/analisi ad opera della Consulta Nazionale Protezione Civile della Fp CGIL e Centro StudiFILLEA Cgil.

FraneIl Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) ha diffuso alcuni datielaborati sulla base dei piani di assetto idrogeologico (PAI) redatti dalle autorità di bacino, regioni eprovince autonome. I comuni interessati da aree ad alta criticità idrogeologica sono 6.633, pariall'81,9% dei comuni italiani. Il 9,8% della superficie nazionale è ad alta criticità idrogeologica.Sempre il MATTM, questa volta riportando dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricercaambientale (ISPRA), ci fa sapere che le aree ad alta criticità idraulica sono pari a 12.263 Km²,quelle soggette a criticità idraulica sono pari a 23.903 Km², per una popolazione esposta di6.154.011 abitanti mentre altri 5,8 milioni vivono sotto minaccia.

I fenomeni franosi interessano, invece, 1.001.174 abitanti; il 24,9 % è interessato da aree a rischiofrana; il 18,6 % da aree a rischio alluvione; il 38,4 % da aree a rischio sia di frana che di alluvione.In 5 regioni il rischio coinvolge il 100% dei comuni.Il due terzi delle aree esposte a rischio interessano centri urbani, infrastrutture e aree produttive eoltre 6 milioni di italiani vivono in 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio, considerati adelevato rischio idrogeologico con una spesa di oltre 1 miliardo di euro all'anno da 20 anni perriparare disastri annunciati, ovvero dieci volte superiore a quanto servirebbe per prevenire.

TerremotiL’Italia è un Paese ad elevato rischio sismico: circa 3000 terremoti oltre la soglia del danno hannocolpito il nostro territorio nell’ultimo millennio, 200 dei quali distruttivi; negli ultimi due secoli iterremoti hanno causato circa 160 mila vittime (85.000 delle quali dovute al terremoto di ReggioCalabria e di Messina del 1908); dal 1900 ad oggi si sono verificati 20 terremoti con intensitàsuperiore od uguale al IX grado MCS, (in media un terremoto disastroso ogni 5/6 anni); i dannieconomici e le conseguenze sul patrimonio storico, artistico, e monumentale sono stati ingentissimi.

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Per la sua particolare posizione geografica e con il 68% del territorio esposto a rischio sismico, il66.8% della popolazione abita in territori sismici (zona 1, 2, 3)

Popolazione esposta e territorio interessato

Zona% numero di

comuni%

popolazione%

Superficie

valore dell’azione sismicaespresso in termini di

accelerazione massima suroccia

Zona 1 - E’ la zonapiù pericolosa.Possono verificarsifortissimi terremoti

8.9 4.9 9.1 0.35

Zona 2 - In questazona possonoverificarsi fortiterremoti

28.6 35.1 35.9 0.25

Zona 3 - In questazona possonoverificarsi fortiterremoti ma rari

20.1 26.8 23.1 0.15

Zona 4 - E’ la zonameno pericolosa. Iterremoti sono rari

42.4 33.2 31.8 0.05

I costi dei rischi

Dal rapporto ANCE/CRESME, “Lo Stato del Territorio Italiano 2012, Insediamento e rischiosismico e idrogeologico”, si deduce che il costo complessivo dei danni provocati dai terremoti edagli eventi franosi ed alluvionali dal 1944 al 2012, rivalutato in base agli indici Istat al 2011,supera i 240 miliardi di euro, circa 3,5 miliardi all’anno.

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costo complessivodal 1944 al 2012

rivalutato al 2011(miliardi)

costo medioannuo inmiliardi

terremoti 181 2,6dissesto

idrogeologico61,5 1,0

totale 242,5

Il costo annuo sostenuto dallo Stato è sensibilmente cresciuto nell’ultimo ventennio passando da 2,8miliardi/anno fino al 1990 a 4,7 miliardi/anno nel periodo 1991 – 2009 per giungere a 6.8miliardi/anno dal 2010.

costo deidanni

provocatida eventi

che si sonoverificati

tra:

Miliardicomplessiv

i

miliardi

annui

% dei242,5

Mtotali

periodoin anni

il 1944 e il1990

132,5 2,8 55% 46

il 1991 e il2009

90 4,7 37% 18

il 2010 adoggi

20,5 6,8 8% 5

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costo deidanni

provocatida eventi

che si sonoverificati

tra:

Miliardicomplessiv

i

miliardi

annui

% dei242,5

Mtotali

periodoin anni

Il susseguirsi di eventi sismici ha inciso in maniera significativa sull’economia del Paese. I debiticontratti che si accumulano ogni anno fanno oggi circa 4,5 miliardi. La tabella seguente sintetizza icosti sostenuti dallo Stato per alcuni di essi, dalla quale è possibile evincere fino a quando sidovranno pagare i debiti contratti per ogni evento e la “spesa pro-capite”, quest'ultima ottenuta dalrapporto tra il costo attualizzato delle ricostruzioni (comprensive anche delle risorse utilizzate per ilrilancio economico e la ricostruzione industriale) e il numero dei senza tetto.

anno evento sismico spesa pro-capite debito contratti fino al1968 Belice 130 mila Euro1976 Friuli 390 mila Euro1980 Campania e Basilicata 180 mila Euro 20231997 Umbria e Marche 400 mila Euro 20242002 Molise e Puglia 300 mila Euro2009 L’Aquila 140 mila Euro 20322012 Emilia 600 mila Euro

Un attento studioso della materia ci fa sapere che:

“Se accadessero di nuovo alcuni devastanti terremoti del passato, di cuisono noti dati molto precisi (eventi di magnitudo superiore a 6.8assolutamente devastanti), o crisi sismiche con eventi multipli (comeaccadde nel 1693, nel 1783, nel 1857 ecc., o tra il 1916 e il 1920, concinque forti terremoti in cinque anni ) un tale modo di procedere, ossia lamancanza di regole prestabilite (tutto si riscrive su misura), potrebbedeterminare anche l’impossibilità di garantire i livelli d’intervento che sisono consolidati in questi ultimi decenni e, quindi, più gravidisuguaglianze”.

Per queste ragioni, sinteticamente qui richiamate, occorre intervenire per:

1. Ridefinire gli usi del territorio in relazione alle mappe di vulnerabilità e degrado,sospendendo e/o ritardando tutte le concessioni e/o altri provvedimenti amministrativi

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attualmente in essere che comportano, a qualsiasi titolo, “consumo di suolo” e prevedendoaree di rispetto indisponibili alle costruzioni e revisione delle norme urbanistiche relativeall’uso del territorio con l'obbligo di mappatura dei rischi ai fini della VIA (valutazione diimpatto ambientale), preventiva ai Piani di Governo del Territorio. La mappatura dei rischideve rimanere di competenza di soggetti pubblici istituzionali.

2. Stabilire norme di controllo e verifica del mantenimento in operatività e della fruibilità dellestrutture di coordinamento. Il DL 59 convertito in L 100/2012 (Riforma della Protezionecivile) prevede entro 90 gg che i Comuni predispongano il Piano di emergenza protezionecivile; dei Piani e delle strutture in essi contemplate, va garantita la fruibilità.

3. Individuare le fonti di reperimento risorse per primo soccorso e assistenza, e per laricostruzione, definendo le procedure per l’accesso veloce alle risorse.

4. Mettere in campo politiche di bilancio adeguate che consentano di affrontare situazionistraordinarie post-evento (superamento patto stabilità);

5. Lo sviluppo di un piano occupazionale completo e dettagliato.

Serve un'unica cornice normativa che disciplini materie eterogenee solo in apparenza ma checostituiscono un continuum politico- economico finalizzato alla gestione integrata del territorio edell’economia da calamità. Si citano alcuni dei temi che devono essere disciplinati per le fasi ante,durante e post calamitose:

1. fisco, 2. contributi previdenziali, 3. ammortizzatori straordinari, 4. metodologie di intervento e di solidarietà in tutta la fase dell'emergenza, 5. definizione degli standard nella fase di ricostruzione, 6. finanziamento, 7. regole europee, 8. procedure anti-delocalizzazioni di imprese, 9. protocolli anti-corruzione e di contrasto all’illegalità,10. infiltrazioni malavitose,11. anticipazione della liquidità e del credito.

La CGIL con questo contributo, delinea una piattaforma, da portare al confronto con le associazionidatoriali, le Università, gli ordini professionali e con i diversi livelli istituzionali (Conferenza delleRegioni, Anci, ecc.), per ricercare una larga condivisione e definire una proposta da sottoporre alGoverno e al Parlamento.

Si tratta di delineare il perimetro delle azioni da attivare per la prevenzione e la messa in sicurezzadel territorio e per la gestione delle emergenze e la ricostruzione a seguito di una calamità,definendo un unico modello d'intervento politico che va dalla pianificazione alla fiscalità,dall’assistenza alla popolazione alla tutela del territorio. Un' azione condivisa e conosciuta dellapubblica amministrazione che scatti automaticamente in queste situazioni, una legge quadro peraffrontare emergenza e ricostruzione e per costruire una politica di programmazione preventiva e dirimessa in sicurezza del territorio. Un modello d’ intervento a matrice perché nei grandi traumi si intrecciano questioni economiche, dicittadinanza e sociali su cui occorre dire parole chiare. I contenuti da sviluppare:

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1) fase di messa in sicurezza del territorio e prevenzione, sviluppando un piano straordinario dimessa in sicurezza del territorio, dal rischio idrogeologico e sismico, per la manutenzione e laprevenzione, con il coinvolgimento democratico della popolazione nelle scelte di programmazione.2) fase di pianificazione. Vengono individuate metodologie e criteri per gestire le questioni relativeal fisco, agli ammortizzatori straordinari, alle metodologie di intervento e di solidarietà in tutta lafase dell'emergenza, per l'individuazione dei tecnici, dei professionisti e delle imprese che dovrannointervenire nell'eventuale fase di emergenza con adeguati e certi livelli di professionalità e capacitàoperativa.3) fase straordinaria: gestione dei primi 100 giorni post-evento calamitoso, con le modalità definitein fase di pianificazione. Nomina del commissario che deve sempre coincidere con i poteri elettivilocali.4) fase di ricostruzione: gestione ordinaria tramite bandi, attivazione delle misure fiscali econtributive, degli standard per i finanziamenti e le modifiche delle regole europee, delle procedureper evitare la delocalizzazioni di imprese, per proteggersi da infiltrazioni malavitose e per avereforme di anticipazione della liquidità e del credito.

Rivendicare dunque una legge quadro, che contenga un Piano straordinario di messa in sicurezzadel territorio del nostro paese dai rischi sismici ed idrogeologici e in grado di orientare in modoequo, i comportamenti da adottare in situazioni post-evento. Le due cose sono infattiinevitabilmente collegate. Interventi normativi dunque per la fase ordinaria per ripristinare le normali pratiche di prevenzionee programmazione, per la messa in sicurezza e la cura del patrimonio abitativo e infrastrutturale, deibeni storico-artistici, del suolo, delle acque e dell'aria, per la pulizia dei fiumi, la manutenzione deiboschi e il ripopolamento delle aree. Aprire infine una negoziazione locale per costruire reti diemergenza.

Modello di soccorso e ricostruzione

In un paese antico, fragile e vario come l’Italia il modello di ricostruzione dovrebbe:

porre l’attenzione alla salvaguardia dell’identità dei luoghi e ricreare la ricomposizionedelle città e dei paesi (creare alloggi e reti per la ricostruzione che evitino nuoviabbandoni del territori);

Prevedere clausole che vincolano le imprese a ricostruire in loco. Nella fase di pianificazione, per le esigenze che si verificheranno nelle fasi di emergenza e

soccorso, definire modalità di individuazione, che consentano di valorizzare la micro emedia economia, i prodotti, la mano d'opera e le filiere produttive locali, promuovendoneil lavoro.

creare “filiere di solidarietà” con altre imprese per garantire la certificazione ISO anchenel primo post-evento (esternalizzazione temporanea, dei filoni di attività colpiti dallacalamità, a imprese gemellate);

porre attenzione alla “ricostruzione migliorativa” cioè destinare, in fase di ricostruzione, il5% dei fondi stanziati, per opere di adeguamento sismico, ambientale ed energetico, dimiglioramento della vivibilità e della bellezza degli agglomerati urbani, di riduzione degliinquinamenti etc. . Il ricorso a sistemi assicurativi obbligatori escluderebbe a priori questaopportunità;

delineare, in fase di ricostruzione, dei criteri e delle linee guida per la progettazione degliinsediamenti, che contengano i principi ispiratori di una programmazione sostenibile diricostruzione del territorio, e che richiedano requisiti prestazionali alla progettazione inambito urbano ed architettonico, ispirandosi ai principi della ricostruzione urbana, dellasostenibilità/circolarità dei cicli di materia e dei flussi di energia, che si declinano poi nei

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diversi ambiti, come il recupero ed il riutilizzo delle acque, l’organizzazione dellamobilità sostenibile, l’autosufficienza energetica locale ecc…;

porre la titolarità degli interventi di ricostruzione in capo ai diretti responsabili, alleamministrazioni comunali che hanno la diretta responsabilità dei regolamenti edilizi, estrumenti che istruiscono le modalità tecniche e procedurali con cui realizzare laricostruzione;

porre l'urgenza alla ripresa delle attività produttive - per tornare il prima possibile alavorare e ad avere un reddito - ed all’usufrutto dei servizi essenziali: dare dunque prioritàalla ricostruzione delle fabbriche, dei plessi scolastici ecc.;

declinare e governare gli interventi in rapporto alla tenuta e allo sviluppo territorialesocio-economico e ambientale;

istituire le Conferenze dei Cittadini Attivi a tutti i livelli di attività di protezione civilepraticati sul territorio, chiamate a partecipare alla formulazione dei “piani di soccorso e diprotezione civile”;

promuovere campagne di sensibilizzazione e diffusione della conoscenza dei rischi delterritorio e dei piani di soccorso immediato (cd piani d’emergenza) e di protezione civile;

mettere in chiaro l’attivazione delle strutture pubbliche e militari per l'offerta di aiuti esupporto (alloggi, mense, strutture sanitarie e attrezzature) e regolamentarel’organizzazione della zona dei campi/area di accoglienza destinata alla ristorazionegarantire poi il ciclo del freddo;

mettere in chiaro e delimitare i compiti assegnati alle forze militari per la sicurezza deiterritori colpiti;

norme di controllo e verifica delle aree di soccorso e dei campi di ammassamento dellepopolazioni colpite che devono essere gestite dal locale consiglio comunale;

mettere in chiaro la modalità per la classificazione dell' emergenza NBCR-E; predisporre norme di controllo e verifica del mantenimento in operatività e della fruibilità

delle strutture di coordinamento. Il DL 59 convertito in L 100/2012 (Riforma dellaProtezione civile) prevede entro 90 gg che i Comuni predispongano il Piano di emergenzaprotezione civile; dei Piani e delle strutture in essi contemplate, va garantita la fruibilitàcon i livelli minimi di servizio;

istituzione di URP regionali e locali di protezione civile; istituzione della “giornata del rischio”

Il “sistema delle regole” di coordinamento ed intervento

Oggi la filiera delle competenze dell’azione pubblica continua a non essere chiara e ben definita, visono sovrapposizioni, lacune o ambiguità che inducono alla deresponsabilizzazione o al principiodi delega di chi è chiamato a governare tali processi. Come pure sono lacunose le regole perpianificare la prevenzione o per intervenire sia in prima fase di emergenza sia nella ricostruzione.La linea di interventi/azioni esplicativi/e dovrebbe occuparsi di:

mettere in chiaro e completare la catena delle responsabilità in stato di pianificazione,preparazione e di emergenza;

mettere in chiaro e completare la catena delle responsabilità e delle competenze necessarieper affrontare situazioni post-evento in stato di emergenza;

mettere in chiaro la partecipazione dei diversi soggetti previa definizione degli ambiti diconfronto e partecipazione nelle fasi di pianificazione (casa di vetro);

mettere in chiaro e completare la catena della responsabilità politica in capo alle ordinanze,che attualmente è stata “delegata” ad un amministratore e non ad un politico;

migliorare la tempestività della dichiarazione dello Stato di emergenza da estendersi per unperiodo rapportato alla dimensione dell'evento;

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mettere in chiaro gli standard e i criteri sia per l’immediata classificazione dell'areacoinvolta sia per la successiva certificazione del danno;

misure di regolamentazione e indirizzo rivolte all'attività delle professionalità tecnichecoinvolte nelle azioni di accertamento delle situazioni di crisi, che assicurino il necessariocoordinamento con il ruolo insostituibile delle istituzioni pubbliche;

criteri per la progettazione e la realizzazioni di moduli abitativi provvisori per dare un tettoalle popolazioni colpite dal sisma (requisiti e certificazioni di qualità ed energeticoambientali dei moduli); criteri per le occupazioni di urgenza e le espropriazioni;

assunzione di protocolli legalità territoriale che, avendo come riferimento le procedure e gliindirizzi delle Linee Guida predisposte dal Ccasgo (Comitato di Coordinamento per l'AltaSorveglianza delle Grandi Opere) prevedano, sulla base di quanto realizzato nell'esperienzadell'Emilia Romagna e dell'Aquila, misure di prevenzione e di contrasto alle infiltrazionimafiose;

imporre la certificazione SOA (società organismi di attestazione) senza deroghe alle impreseimpiegate nella ricostruzione per evitare l'altro fenomeno degenerativo, quello dell'illegalitàdiffusa;

l'obbligo del DURC (documento unico di regolarità contributiva ossia l'attestazionedell'assolvimento, da parte dell'impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confrontidi INPS, INAIL e Cassa Edile) alle imprese impiegate nella ricostruzione;

l'obbligo del versamento della Cassa Edile/Edilcassa nella provincia colpita in luogo delleprovince di provenienza delle imprese e ciò al fine di monitorare il flusso degli operai e deisoggetti imprenditoriali impegnati;

evitare forme derogatorie per l’individuazione delle società nell’emergenza e post-emergenza sia per gli appalti sia per l’avviamento al lavoro, ma anche per la prevenzione(vedi SMND).

stabilire graduatorie e priorità degli interventi di riduzione del rischio e di ricostruzione(ospedali, scuole, fabbriche, case, infrastrutture e beni culturali e religiosi, ecc.) conattribuzione della titolarità delle decisioni a livello locale in raccordo con le strategienazionali; ridefinizione di “edificio strategico”;

predisporre accordi con categorie per evitare delocalizzazioni; individuazione di qualifiche professionali, rapporto con i professionisti; norme per regolare l’impatto degli interventi massicci in emergenza sull’economia e sul

mercato – prevedere delle logiche in base al quale il mercato si confronta (vedi ad esempiola fornitura massiccia di cemento nelle case durevoli dell’Aquila);

prevedere un protocollo intesa ARAN-OO.SS. che regolamenti il coinvolgimento di tutti ilavoratori pubblici impegnati in tutta la fase emergenziale.

Il “sistema delle risorse”

individuazione delle fonti di reperimento risorse per primo soccorso e assistenza e per laricostruzione;

definizione delle procedure per l’ accesso veloce alle risorse destinate per gli interventiimmediati di messa in sicurezza e per la ricostruzione (utilizzando come nel caso dell'EmiliaRomagna, la Cassa Depositi e Prestiti con funzione di anticipazione);

criteri per l'istituzione di raccolte fondi per gli aiuti alle popolazioni colpite e per laricostruzione;

facilitazioni per l’ accesso al credito bancario e facilitazioni a titolo gratuito individuandoentità e fonti; vanno previsti canali di credito specifici e straordinari affinché le banchepossano erogare risorse sia a privati che ad aziende.

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Il ruolo del volontariato

In fase di pianificazione deve essere analiticamente definito il ruolo del volontariato nellagestione della fase straordinaria. Innanzitutto deve essere delineata la tipologia di interventi chepossono essere svolti anche dai volontari e quelli invece che devono restare di esclusivapertinenza dei professionisti. Gli interventi dei volontari devono in ogni caso essere integrativi enon sostitutivi. Nella fase di prevenzione devono essere organizzati corsi di formazione per lapreparazione dei volontari per l'eventuale partecipazione alla fase straordinaria.

Il “sistema dei contributi” e la solidarietà nazionale

criteri per la definizione dell'ammontare del contributo di soccorso e relativi criteri diriconoscimento e distribuzione di alloggi e/ o indennità;

definizione dei criteri per la quantificazione del contributo per la progettazione ericostruzione in rapporto alle priorità individuate; a tutti deve essere garantito il ripristinodell'immobile e il contributo deve tener conto del reddito in rapporto agli interventinecessari per il ripristino;

la gestione delle risorse per la costruzione post-sisma deve coinvolgere i cittadini in manieradiretta, sulla base di esperienze già sperimentate positivamente (Consorzi Umbria/ Marche);

campo delle agevolazioni e dei contributi per i comuni colpiti; quantificazione percentuali di esonero e casistiche, agevolazioni fiscali e tributarie in favore

di contribuenti e di imprese e/o incentivazioni fiscali in rapporto a entità del dannoall'attività e tenuta occupazionale; sospensioni, proroghe, facilitazioni;

sospensione delle scadenze in obbligo per gli adempimenti tributari da parte dei contribuentie dei contributi assistenziali e previdenziali a tutto il periodo di Stato di emergenza eproroghe da considerarsi fino alla ripresa delle normali attività;

tempi di regolarizzazione in rate (non meno di 120) e tempi congrui, a partire dal meseimmediatamente successivo al superamento dello Stato di emergenza o di normale ripresadelle attività;

proroga termini di pagamento: bollette, contributi consortili, sfratti, assicurazioniobbligatorie, rate dei mutui e dei finanziamenti di ogni tipo; individuazione tipologie diprocedimenti giudiziari per i quali introdurre la sospensione.

dimezzamento dei termini temporali nelle procedure d'appalto.

Interventi per patrimonio e uso abitativo

modalità anche amministrative di utilizzo del patrimonio sfitto e inutilizzato nelle areeinteressate dagli eventi e in quelle dei territori contigui;

misure sugli sfratti, sui provvedimenti di rilascio e sulle rate di mutuo nelle aree interessatedagli eventi e in quelle dei territori contigui e di contrasto al caro-affitti e all'aumento delcosto dell'abitazione;

definizione di tipologie di contratti di affitto, anche transitori che consentano uncoinvolgimento delle varie espressioni del fabbisogno, delle istituzioni e della proprietàdisponibile a praticare canoni calmierati e concordati, sia nel settore abitativo che in quellodegli usi diversi quali capannoni industriali e artigianali, locali commerciali, laboratori, studiprofessionali, con una fiscalità di vantaggio per il proprietario;

norme che facilitino e promuovano la salvaguardia dei contratti di locazione esistenti e ingenerale del patrimonio di alloggi esistente e recuperabile, specie nei casi in cui gli immobilinecessitino interventi di riparazione e recupero gestibili in tempi relativamente ristretti;

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norme che prevedano agevolazioni e provvidenze per i proprietari di immobili danneggiatiche si impegnino, una volta concluse le opere di recupero e ricostruzione, a confermare ilcontratto di affitto già esistente nei confronti dell'inquilino;

norme che accelerino le decisioni nell'ambito del condominio con particolare riguardo agliinterventi sulle parti comuni in materia di sicurezza, salvaguardia ambientale e recupero, sianel regime ordinario che in quello di emergenza e della ricostruzione;

misure sull'accesso al credito per gli interventi sulle proprietà individuali e sulle particomuni sia nel regime ordinario che in quello di emergenza e della ricostruzione;

specifiche misure sul recupero del patrimonio abitativo pubblico di Comuni e Aree; utilizzo mirato agli interventi e alle opere sulla sicurezza, in senso lato, definendo forme di

incentivi e/o detrazioni strutturali per il patrimonio immobiliare privato e svincolando dalpatto di stabilità gli interventi sul patrimonio immobiliare pubblico

norme che prescrivano il riuso anche al fine di evitare il consumo di suolo.

Interventi per l'occupazione

Attivi (interventi di messa in sicurezza del territorio e prevenzione) creazione di occupazione nel settore pubblico e privato per la progettazione e realizzazione

della bonifica del territorio, la messa in sicurezza e la manutenzione del territorio, la messain sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico e privato, il patrimonio artistico eculturale.

Passivi (interventi in emergenza e ricostruzione) Attivazione tavolo di monitoraggio e governo per il mantenimento dei rapporti di lavoro in

essere; proroga dell'indennità di disoccupazione; garanzie salariali; riconoscimento dell'istituto della Cig straordinaria e della Cig in deroga; politiche per il mantenimento e lo sviluppo delle attività produttive evitando

delocalizzazioni e chiusure. Utilizzo delle white list delle Prefetture, introducendo criteri premiali per le aziende

partecipanti ai bandi pubblici, che impiegano manodopera certificata professionalmentedalla bilateralità contrattuale, i cui profili siano individuati da accordi sindacali territorialitra i soggetti firmatari dei contratti provinciali dell'edilizia e le amministrazioni pubblichelocali.

programmi di attivazione su beni sociali, beni culturali, beni ambientali economia del futuro evitare forme derogatorie di avviamento al lavoro nel pubblico impiego (con l’utilizzo

dell’“ordinanza”)

Intersindacale istituire tavolo permanente di coordinamento politico-sindacale presso la CDLT coinvolta

per garantire la circolarità delle notizie che deve assumere la rapidità e la puntualità dellarete, che ci può consentire, sul piano delle relazioni con i diversi ministeri e con giornali etv;

coinvolgimento delle strutture per avere una posizione della Cgil conclusivamente organicasull'emergenza ambientale del paese e sulla necessità di una legge quadro per gli interventisuccessivi a grandi traumi naturali;

prevedere un “punto” interno alla Confederazione che possa svolgere opera di monitoraggioordinamentale e contrattuale, studio della materia e presidio democratico.

Strategie – linee politiche/programmatiche:

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a livello locale

pianificare e attuare le attività di Previsione e Prevenzione attraverso i ProgrammiRegionali di previsione e Prevenzione (di cui alla legge 225/92) redatti sulla base degliindirizzi statali;

ripristinare le normali pratiche di prevenzione e programmazione per la messa in sicurezza ela cura del suolo, delle acque e dell'aria;

classificazione e mappatura dei rischi del territorio e a cascata; delineare i limiti dello sviluppo sostenibile per ciascuna comunità in termini di

urbanizzazione e utilizzo del territorio (definizione delle soglie di accettabilità dei rischi) ; ridefinire gli usi del territorio in relazione alle mappe di vulnerabilità e degrado, prevedendo

aree di rispetto indisponibili alle costruzioni; piani per l’adeguamento della vulnerabilità urbana, per garantire, in caso di evento la

funzionalità della struttura urbana minima; piani di rafforzamento e adeguamento del patrimonio abitativo esistente per ridurre la

propensione al danno delle costruzioni esistenti. Ipotesi di estensione degli incentivi fiscalialla messa in sicurezza del patrimonio abitativo, con priorità nelle aree a maggiore rischio;

Piani per la continuità economica produttiva e la messa in sicurezza del sistema produttivo.

a livello nazionale

piano nazionale strategico per la messa in sicurezza del territorio e la prevenzione dai rischinaturali, sulla base di un monitoraggio continuamente aggiornato della vulnerabilità e deldegrado (con fondi strutturali nazionali o fondi europei previsti nell’accordo di partenariato2014-2020 nell’ambito dell’obiettivo tematico 5 - “ promuovere l’adattamento alcambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi” - previa definizione distandard di qualità e linee guida concertate (stato-regioni-anci) sia per la stesura erealizzazione dei progetti sia per collaudi finali di verifica);

potenziamento del Fondo di Prevenzione per il rischio sismico e sostegno all’edilizia verdeper l’adeguamento antisismico del patrimonio di edifici esistenti;

indirizzi e criteri per la redazione dei programmi regionali di previsione e prevenzione. Lamappatura dei rischi in essa contenuta dovrà essere vincolante per le norme urbanistiche.Revisione delle norme urbanistiche relative all’uso del territorio con l’obbligo di mappaturadei rischi ai fini della VIA (valutazione di impatto ambientale), preventiva ai Piani diGoverno del Territorio;

indirizzi e criteri per la difesa delle attività produttive dai rischi naturali (continuitàoperativa);

Piano Nazionale di mitigazione e contrasto ai Cambiamenti climatici ; definizione di un quadro di riferimento legislativo per orientare i comportamenti nei casi in

cui avvengano eventi estremi, evitando in questo modo che si adottino a danno e traumaavvenuto, scelte in emergenza;

uniformare le procedure straordinarie sulle misure fiscali: sistema fiscale già predispostocon misure (aiuti, sostegni, aliquote, tempi di pagamento, detrazioni... ) uguali per tutti icittadini e le imprese e che non cambi tra un evento e l'altro;

piano per evitare l’evasione fiscale in caso di trauma ambientale; Affidamento certo ai poteri ordinari del processo di ricostruzione della città capoluogo e dei

comuni circostanti; procedure nelle modalità della ricostruzione per garantire legalità e sicurezza; procedure per la difesa delle attività produttive;

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procedure per il governo dei fenomeni immobiliari e di rendita nelle grandi fasi dellericostruzioni;

Piano nazionale di intervento, in accordo con le regioni (Accordi di Programma) e con glienti preposti (Autorità di Distretto).

a livello europeo

distribuzione dei fondi europei che tenga conto della strutturale maggiore vulnerabilitàdell'Italia al rischio sismico: l'Italia è l'unico paese con l'80 per cento di rischio sismico dei17 paesi dell'euro; rivisitazione del fondo di solidarietà europeo;

politiche di bilancio adeguate che consentano di affrontare situazioni straordinarie postevento (superamento patto stabilità);

massima diffusione e condivisione del meccanismo europeo e funzionamento della PC UE esuperamento della visione di PC intesa solo come monitoraggio e soccorso;

valutare l'ipotesi che almeno una parte delle spese di ricostruzione vadano affrontateattraverso la stampa ad hoc di moneta da parte della Bce.

00198 RomaCorso d’Italia, 25Tel. 06/8476.268e-mail [email protected]

Affiliata alla ConfederazioneEuropea dei Sindacati (CES)e alla Confederazione Internazionaledei Sindacati (ITUC-CSI)