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Avvertenza e ringraziamenti Come spesso accade per gli autori di successo, soprattutto nella letteratura popolare, molte delle opere di Evangelisti hanno avuto numerose edizioni in collane editoriali diverse. In bibliografia vengono forniti i dati relativi alle prime edizioni. Qui si danno invece i dati delle edizioni di riferimento per questo lavoro, assieme ai titoli abbreviati usati nellindicare il luogo delle citazioni. Alphaville: Alla periferia di Alphaville, Napoli, Lancora del Mediterraneo, 2000 Antracite: Antracite, Milano, Mondadori, 2004 (collana Strade Blu) Castello: Il castello di Eymerich, Milano, Mondadori, 2001 Catene: Le catene di Eymerich, in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 297-446 Cherudek: Cherudek, Milano, Mondadori, 1999 (collana Oscar Mondadori) Corpo: Il corpo e il sangue di Eymerich, in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 151-296 Flag: Black Flag, Torino, Einaudi, 2002 Gorica: O Gorica, tu sei maledetta, in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 447-462 Inquisitore Nicolas Eymerich, inquisitore, in Lombra di Eymerich. I romanzi originari dellinquisitore, Milano, Mondadori, 1998, pp. 9-149 Mater: Mater Terribilis, Milano, Mondadori, 2002 (collana Strade Blu) Metallo: Metallo urlante, Torino, Einaudi, 1998 Mistero: Il mistero dellinquisitore Eymerich, Milano, Mondadori, 1997 (collana Urania) Occhi: Sotto gli occhi di tutti. Ritorno ad Alphaville, Napoli, Lancora del Mediterraneo, 2004 Picatrix: Picatrix, la scala per linferno, Milano, Mondadori, 1998 (collana Urania) Punks: Punks. Nuove forme di antagonismo sociale, Il Mulino a. 33, n. 291 (gen.-feb. 1984), pp. 77-110. Sbirri: Gli sbirri alla lanterna. La plebe giacobina bolognese dallanno I allanno V (1792-1797), Bologna, Bold Machine, 1991 Sinistre: Sinistre eretiche. Dalla banda Bonnot al sandinismo. 1905-1984, Milano, SugarCo, 1985 Snuffs Snuffs. La crudelt come spettacolo, Il Mulino a. 34, n. 301 (sett.-ott. 1985), pp. 802-825. Magus: Magus. Il romanzo di Nostradamus, Milano, Mondadori, 2000 (collana *Oscar Mondadori+) Tutto: Noi saremo tutto, Milano, Mondadori, 2004 (collana Strade Blu) I miei ringraziamenti pi sentiti vanno in primo luogo a Valerio Evangelisti per la grande disponibilit che mi ha dimostrato durante la stesura di questo libro. Ringrazio anche gli amici Roberto Chiavini e Gian Filippo Pizzo sia per gli utili commenti alle varie parti del libro che hanno letto in anteprima sia per laiuto che mi hanno dato nel corso degli anni procurandomi libri ed altro materiale. Sono infine riconoscente al Social Sciences and Humanities Research Council of Canada per avere sponsorizzato il progetto di ricerca sul romanzo di genere di cui questa monografia costituisce un primo risultato.

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I. VALERIO EVANGELISTI: IL REALISMO DELLA NARRATIVA FANTASTICA Le storie e la Storia Uno dei fenomeni pi appariscenti del panorama letterario italiano degli anni Novanta stato senza alcun dubbio la ritrovata vitalit del romanzo poliziesco a firma italiana, stimolato dal caso Camilleri e irrobustito sia dalla riscoperta di scrittori come Loriano Macchiavelli, gi attivi da anni ma la cui produzione era rimasta decisamente subalterna rispetto a quella dei colleghi anglo-americani, che dallavvento di una nutrita e sempre crescente schiera di giovani autori, da Carlo Lucarelli a Sandrone Dazieri, da Massimo Carlotto a Marcello Fois, che hanno saputo rinnovare gli schemi narrativi della letteratura del mistero, secondo lespressione coniata dalla stesso Lucarelli,1 e adattarli al contesto culturale e sociale del nostro paese. Ci che per non forse stato rilevato in maniera abbastanza chiara nella ormai corposa bibliografia critica sul poliziesco made in Italy che in realt questo fenomeno si inquadra in una pi ampia rinascita del romanzo di genere in una cultura in cui, fino a pochi anni fa, esso appariva come fruibile soltanto in traduzione. Meno praticati rispetto al giallo, ormai anche fin troppo presente nelle librerie italiane, horror, fantasy, fantascienza hanno comunque conosciuto, allo scorcio del ventesimo secolo, una fortuna inattesa e per molti versi sorprendente. Nellambito della narrativa fantascientifica, il successo di Valerio Evangelisti, si pone come un caso letterario paragonabile, almeno per i suoi effetti sul genere se non per le tirature dei romanzi, a quello di Camilleri. Come nel caso dello scrittore siciliano, infatti, lesordio di Evangelisti nel 1994 con Nicolas Eymerich, Inquisitore, vincitore lanno precedente del premio Urania, costituisce una specie di discrimine tra da un lato una produzione italiana spesso originale ma comunque clandestina, apprezzata soltanto da una ristretta cerchia di lettori/amatori e rifiutata a priori dal grande pubblico (e spesso dagli editori maggiori) e dallaltro una narrativa italiana di genere conscia delle proprie possibilit e legittimata da rispettabili livelli di vendita e dal crescente plauso della critica. Non a caso, la pubblicazione nella mondadoriana Urania del secondo romanzo del pi noto ciclo narrativo di Evangelisti, che ha come protagonista il fosco inquisitore trecentesco Nicolas Eymerich, veniva salutato da Marzio Tosello, nella postfazione, come una sorta di piccolo miracolo: Autore del romanzo che ha vinto lultima edizione del Premio Urania, oggi Valerio Evangelisti ha lonore di essere il primo scrittore italiano a venire pubblicato su queste pagine al di fuori di ogni tenzone o competizione letteraria. Per Tosello, la chiave per capire la portata di quella che, nel suo piccolo, era una vera e propria svolta epocale molto semplice: Evangelisti riuscito a vincere la tradizione ostilit dei lettori verso gli autori italiani, che risultava in un crollo verticale delle vendite ogni qual volta si dava spazio a un autore che magari italiano non era ma il cui nome suonava tale2 (classico in questo senso il caso del giallista americano Bill Pronzini). In realt letichetta di fantascienza non definisce in maniera del tutto accurata lopera dello scrittore bolognese, anche se inevitabilmente da essa che bisogna partire per una ricognizione che ne metta in luce loriginalit del progetto letterario. Nei romanzi e racconti apparsi in dieci anni di attivit, Evangelisti ha operato una originale mescidazione di generi, dallhorror al noir al western: credo che non sia sbagliato scorgere nella descrizione fornita dallo stesso Evangelisti del metodo narrativo di Richard Matheson, autore di un insolito romanzo sui vampiri, Io sono leggenda, anche una non troppo velata dichiarazione di poetica: Che [Matheson] sia autore di narrativa fantastica certo; in quale delle sottospecie si collochi quanto meno dubbio. La verit che Matheson attinge dalla letteratura di genere senza fare troppi distinguo. Da ogni filone prende ci che gli serve: dalla

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fantascienza la parvenza di razionalit, dallhorror lincombenza di una alienit totale e ostile, dal thriller inquietudini e sudori freddi di un protagonista alle prese con un realt che non capisce e che non pu dominare.3 La definizione che Evangelisti suggerisce per Matheson quindi applicabile allautore stesso: uno scrittore di genere senza che sia facile precisare di quale genere si tratti (Occhi, p. 50). La questione poi resa pi complicata dalla pubblicazione, verso la fine del 2004, di Noi saremo tutto, che racconta le gesta di Eddie Lombardo alias Eddie Florio, dirigente di organizzazioni sindacali corrotte e affiliato alla Anonima Assassini di Tony Anastasia, sullo sfondo torbido delle lotte sindacali dei portuali di San Francisco e New York tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del secolo scorso. Romanzo che ricostruisce con precisione e grande maestria le trasformazioni della lotta operaia negli Stati Uniti in un trentennio particolarmente turbolento della loro storia, si distingue dalla precedente produzione letteraria dellautore per lassoluta assenza di elementi fantastici o futuribili, e per laderenza ad uno stile e a tematiche che paiono dovere pi ai maestri della grande stagione del realismo americano, da Theodore Dreiser a Sinclair Lewis, che alla paraletteratura. Classificato senzaltro dalla critica come autore di fantascienza, Evangelisti si rivela dunque uno scrittore molto pi sfuggevole e di difficile collocazione: a ben vedere, infatti, ci che caratterizza tutti i suoi romanzi e che pu costituire una sorta di minimo comune denominatore non tanto lelemento fantastico quanto lambientazione parziale o totale delle opere in un passato pi o meno remoto, che spazia dal medioevo di Eymerich al dopoguerra di Eddie Florio, per cui non sarebbe sbagliato ascrivere lautore ad uno dei pi antichi generi della narrativa romanzesca, il romanzo storico. (Diverso il caso della narrativa breve, in quanto in parecchi racconti di Evangelisti, da O Gorica, tu sei maledetta, del 1995, ai pi recenti Il nodo Kappa o Sepultura appare pi evidente la matrice fantascientifica. Come vedremo in seguito, per, esiste uno stretto nesso fra fantascienza e romanzo storico.) Sorto allinizio dellOttocento, il romanzo storico incontra grande fortuna come genere narrativo soprattutto tra gli anni 20 e 40 di quel secolo fortuna in gran parte legata al suo ruolo pedagogico e propagandistico nella transizione tra la cultura illuministica dominata dalla classe aristocratica a quella romantica che vede protagonista la borghesia, e che in diversi paesi, inclusa naturalmente lItalia, coincide anche con lemergere di una nuova forma di identit nazionale fondata sulla nozione di popolo. Nella sua ampia ricostruzione di due secoli di dibattito critico sul genere, Margherita Ganeri ha sottolineato come il romanzo storico in senso stretto, la cui fondazione tradizionalmente attribuita a Walter Scott, si differenzi dal genere gotico che lo ha preceduto (ed influenzato), nonostante anche questultimo si collocasse spesso in ambientazioni pi o meno remote: Nei generi [...] come il picaresco e, soprattutto, il gotico, considerato lantesignano pi prossimo di quello romantico, la storia costituisce uno scenario pittoresco, uno sfondo immobile e stereotipato, un elemento quasi accessorio della narrazione. Dietro il romanzo romantico, invece, si inscrive la volont di contrastare le omissioni e le falsificazioni della storiografia ufficiale. Il suo metodo compositivo, da Scott in poi, presuppone la documentazione darchivio e postula linvenzione letteraria come complementare ad essa.4 I personaggi di Scott, come quelli di Manzoni, raccontano la storia dal basso, cio da un punto di vista che, essendo diametralmente opposto a quello della storiografia ufficiale, ne pu mettere in luce le insufficienze e le ambiguit: il castello dellInnominato, per fare un esempio banale, non pi, come nei romanzi gotici di una Ann Radcliffe, la semplice scenografia tenebrosa e suggestiva per una serie di eventi misteriosi ma piuttosto la sede di un potere politico che

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esemplifica tutta la forza, larbitrariet, e larroganza della classe dominante. Esiste una forte contiguit tra il romanzo storico ed i vari generi popolari, tutti figli in vario modo del romanzo dappendice, che si consolidano nelle loro strutture tra la seconda met del diciannovesimo secolo e gli inizi del ventesimo. Questo rapporto si evidenzia, a livello stilistico, con il ricorso ad una scrittura fondamentalmente mimetica anche in quei generi, come il fantastico, in cui anzi proprio la natura inverosimile degli eventi messi in scena a richiedere una narrazione che crei quanto pi possibile lillusione di una sorta di presa diretta, come ha osservato recentemente Emanuella Scarano in La voce dello storico (2004). A livello di contenuto, invece, va rilevato come sia proprio il romanzo davventura a continuare ad occuparsi del passato anche in una fase come quella dominata prima dalla poetica verista e poi da quella decadente, in cui lattenzione pare spostarsi sul presente, sia questo inteso in termini di rappresentazione di una realt vista come esterna al soggetto che del mondo interiore del soggetto stesso. In altre parole, sono anche romanzi storici opere come i Tre moschettieri di Dumas padre o il ciclo di Sandokan di Salgari in quanto anche questi, a loro modo, si propongono di ricostruire da prospettive eccentriche un determinato ambito storico-culturale, rievocato con grande accuratezza e dovizia di particolari che non si esauriscono nel tocco pittoresco ma che piuttosto possono anche articolarne la complessit (si veda, ad esempio, linterpretazione in chiave post-coloniale di Salgari proposta da Paola Galli-Mastrodonato). Ora, sono proprio questi i motivi che permettono di inquadrare la narrativa di Evangelisti nellambito del romanzo storico: da una parte la scrittura dellautore bolognese sempre funzionale e subordinata alla rievocazione accurata del momento storico scelto; dallaltra, si propone di restituire alla memoria eventi e figure messe ai margini della storiografia istituzionale, di ridare voce agli sconfitti e ai dimenticati, di capire non soltanto che cosa accaduto ma anche che cosa avrebbe potuto accadere. In questo senso, quindi, la narrativa di Evangelisti va vista come ripresa e continuazione della tradizione ottocentesca del romanzo storico-avventuroso piuttosto che come un aspetto del revival post-moderno del genere favorito in Italia dallo straordinario successo del Nome della rosa, e coincidente con la riflessione sullo stesso statuto della conoscenza prodotta dalla storiografia. Il problema, osserva Ganeri riguardo al dibattitto sulla portata epistemologica della storiografia, non pi quello della intelligibilit o meno della storia, ma quello della parzialit, della arbitrariet e della intercambiabilit delle sue interpretazioni, viste sempre come versioni ideologiche incoscienti, connesse al potere economico-politico (Il romanzo storico in Italia, p. 118). In questo contesto, la autoreferenzialit e lesibizione della frattura tra linguaggio e realt che caratterizzano la letteratura post-moderna vengono a trovarsi in rapporto conflittuale con la dimensione eticopolitica della ricostruzione storica, che invece ci che sta al cuore della narrativa di Evangelisti. Se, cio, anche nelle opere di questultimo la riscrittura della storia resa necessaria per riparare alla parzialit delle interpretazioni ufficiali e alloblio che esse ingenerano, ci non implica per che le varie interpretazioni siano appunto intercambiabili o ugualmente arbitrarie, perch non sono n intercambiabili n arbitrari i rapporti di potere tra vincitori e vinti, tra carnefici e vittime, tra oppressori e oppressi (per lo stesso motivo, Evangelisti un severo critico delle tentazioni revisioniste della storiografia contemporanea). Lapproccio di Evangelisti al romanzo storico si svolge lungo due binari. Da una parte, ricostruisce con precisione il contesto in cui si svolgono le vicende dei suoi personaggi. Se, come ha affermato egli stesso, romanzo storico e fantascienza hanno in comune il fatto che calano il lettore in mondi ignoti ma coerenti in quanto [i]l passato remoto ci ignoto quanto il futuro,5 una delle sfide principali per il narratore appunto quella di restituire lalienit, la radicale alterit di questo mondo ignoto in tutta la sua complessit. E non si tratta solo di

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rappresentare la realt della societ medievale di Eymerich o dellAmerica tardo-ottocentesca di Pantera rievocandone, con aneddoti ben scelti, i gesti quotidiani, i costumi, gli odori e i sapori, i momenti di socializzazione, dagli scambi commerciali agli incontri conviviali, ma anche e soprattutto di mettere in evidenza simultaneamente la distanza che separa il nostro presente da questi universi alieni e le linee di continuit che ad essi ci legano, e che fanno s che il presente sia comunque il prodotto di questo passato cos diverso. Laltro binario infatti costituito dal valore metaforico che il passato viene ad assumere in rapporto alla contemporaneit, in quanto, come ha ripetuto Evangelisti in varie occasioni, il soggetto principale del suo lavoro di narratore resta comunque il presente. Per questo, piuttosto che cercare di riprodurre, con risultati inevitabilmente artificiosi, modi di pensare pi o meno rispondenti allepoca storica data, Evangelisti preferisce delineare i propri personaggi con psicologie moderne, che gli permettano di colmare la distanza tra un presente noto al lettore soltanto in maniera immediata ed inconscia, e un passato ignoto e sperimentabile soltanto in maniera mediata, tramite una forma di narrazione. Per il romanziere, in altre parole, storia e contemporaneit si illuminano simultaneamente, in un gioco di rimandi per cui luna non comprensibile se non viene contestualmente colta nel suo rapporto con laltra. Non si pu riflettere sul passato senza partire da problematiche radicate nel presente, ma allo stesso tempo non si pu comprendere il presente senza unadeguata storicizzazione. Prima di Eymerich: i saggi storici e sociologici In realt, la riflessione di Evangelisti sullo statuto etico ed epistemologico della ricostruzione storica precede il suo esordio letterario, ed anzi uno dei temi fondamentali dei suoi lavori di storico militante pubblicati prima di dedicarsi alla letteratura. Evangelisti nasce a Bologna il 20 giugno 1952, lanno in cui, coincidentalmente, leditore Mondadori lancia una collana destinata ad avere grande successo, Urania, di cui il futuro scrittore diventa un fedele lettore gi ad undici anni, sfidando la censura dei genitori.6 Il rovente clima politico della fine degli anni Sessanta ha una grande importanza per la maturazione politica e intellettuale del futuro scrittore. In unintervista apparsa su un sito internet francese ha ricordato linfluenza duratura degli entusiasmi e delle letture di quel periodo: Nel maggio del 68 volevo scappare di casa per andare a Parigi. Purtroppo, sono riuscito ad arrivare in Francia solo alla fine di luglio, quando tutto era finito. In ogni caso, ho avuto la possibilit di raccogliere una grande quantit di riviste Socialisme ou Barbarie, Rouge et Noir, ecc. che presentavano una riflessione sulla sinistra ben pi moderna ed attraente di quella allora corrente nel mio paese. Mi fu poi facile (ero davvero molto giovane) integrare queste tesi con quelle di Marcuse, McLuhan, Fromm, ecc., e pi tardi ancora con quelle stavolta tutte italiane del movimento detto Autonomia Operaia. Ci ha stratificato un bagaglio culturale che, sorprendentemente, si rivela per me forse pi utile oggi che allepoca in cui si formato. indice preciso di un pensiero forte, che include fra le sue armi la capacit di previsione.7 Il riferimento ad un pensiero forte ha anche una valenza programmatica e polemica. Qui come altrove lo scrittore rivendica limportanza di una intransigente difesa dei valori morali, economici e politici tradizionalmente associati alla sinistra rivoluzionaria antimilitarismo, antirazzismo, antifascismo, anticapitalismo di fronte alle derive liberiste dei partiti della sinistra moderata contemporanea ed al potenziale relativismo del cosiddetto pensiero debole. Dopo avere conseguito la laurea in scienze politiche, Evangelisti conduce, parallelamente

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al lavoro di funzionario prima presso lIntendenza di Finanza di Bologna, poi alla Direzione Compartimentale del Territorio di Emilia e Marche, una intensa attivit di ricerca e di insegnamento presso le universit di Ferrara e, soprattutto, di Bologna, terminata, secondo il racconto dello stesso autore, quando questi prende posizione in favore del movimento studentesco della Pantera nel 1990.8 I saggi pubblicati lungo larco degli anni Ottanta, da Storia del partito socialista rivoluzionario 1881-1893 (1981), scritto in collaborazione con Emanuela Zucchini, a Gli sbirri alla lanterna. La plebe giacobina bolognese dallanno I allanno V (1991), si occupano speficicamente di lotta di classe, sia nelle sue versioni pi propriamente rivoluzionarie che in quelle istituzionalizzate in varie forme partitiche di ispirazione socialista tra la fine del settecento e il ventesimo secolo, con particolare attenzione per quei fenomeni che, nel volume omonimo del 1984, lautore definisce sinistre eretiche, cio per i movimenti nei quali lafflato insurrezionale anti-capitalista si esprime in forme che li pongono in rapporto conflittuale o comunque antagonistico anche con le correnti del movimento operaio dominante nella loro epoca (Sinistre, p. 7). Si tratta non solo di una scelta intellettuale ma anche di impegno propriamente politico, come evidente da un recente commento dellautore in una intervista con il critico Filippo La Porta: Mi riconosco da sempre in una sinistra libertaria che ha patito sulla propria pelle gli orrori di cui parli [cio, quelli generati dallutopismo comunista], nel senso che stata decimata e massacrata dai comunisti ortodossi ogni volta che questi hanno avuto un minimo di potere.9 Contemporaneamente Evangelisti coltiva numerosi interessi, che spaziano dalla musica rock alla paraletteratura al cinema di genere, dedicandosi addirittura alla produzione amatoriale di mediometraggi in Super 8 (alcuni circolati anche allestero nei circuiti punk e underground), assolutamente trash per ammissione dello stesso autore ma dai titoli evocativi. Ne citiamo alcuni: Rambo 3: la stronzata (presentato a Bologna la sera prima delluscita di Rambo 2: la vendetta), Il figlio delluomo elettrico contro i paninari e, nel 1992-93, Gli astronauti ninja contro la barbara invasione delle amazzoni marziane. Interesse per la cultura popolare ed analisi storico-sociologica si intersecano in due importanti saggi, pubblicati sulla prestigiosa rivista Il Mulino tra il 1984 e il 1985 e dedicati alla musica punk ed al ripugnante fenomeno degli snuff movies, cio di film di inaudita violenza, ovviamente illegali e prodotti e diffusi clandestinamente, che mostrano una donna sottoposta a sevizie e alla fine solitamente uccisa. Il secondo saggio particolarmente significativo in quanto affronta alcune tematiche che verranno poi riprese a una decina di anni di distanza nelle opere di narrativa. Evangelisti innanzitutto propone una serie di osservazioni metodologiche riguardo al lavoro dello storico. Di contro alla tradizione che vuole la storiografia come scienza del passato, lautore, sulla scorta delle conclusioni della scuola francese della nouvelle histoire, sottolinea limprescindibile relazione che lega la ricerca storica alle sollecitazioni del presente, proponendo quindi di definire la storia quale scienza non del passato ma delle connessioni logiche e tematiche tra eventi temporalmente articolati (Snuffs, p.. 803). Da ci deriva la necessit di soffermarsi con rigore e acribia metodologica anche su fenomeni contemporanei marginali e quindi apparentemente irrilevanti da un punto di vista scientifico, ma che possono invece fornire importanti indizi per capire e storicizzare il presente. [I]l cultore di storia simultanea, scrive ancora Evangelisti, non tarder a rendersi conto di quanto la nozione di effimero sia a sua volta effimera. Non vi fenomeno che non sia collegato ad altri fenomeni, la cui indagine e la cui connessione in sintesi logiche pu fornire insospettate chiavi di lettura dellintera epoca in cui lo studioso, volente o nolente, si trova immerso. Da cui limportanza di vagliare, con curiosit sempre allerta, segni a un primo sguardo vacui, alla ricerca delleventuale profondit dellunidimensionale (Snuffs, p. 804). In altre parole, il compito dello storico della contemporaneit quello di articolare in tutta

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la loro densit e spessore quelle catene di causalit che legano fra loro fenomeni culturali disparati e discronici. La complessa temporalit dei romanzi del ciclo di Eymerich, strutturata proprio sulla ricostruzione di nessi causali tra eventi in diversi periodi storici, trova qui una sua prima giustificazione teorica. Il secondo elemento anticipatore del saggio invece inerente allo specifico tema trattato. Pur facendo i necessari distinguo rispetto alla raccapricciante pratica degli snuff movies, Evangelisti inquadra questultimo fenomeno nellambito di una pi ampia storia di quello che chiama cinema di ferocia o necrocinematografia, genere che spazia dai violentissimi pseudodocumentari affermatisi in Italia tra gli anni 60 e 70 con il celeberrimo Mondo cane (1962) e i suoi vari epigoni ai sottogeneri di cinema popolare americano giocati su una sempre pi efferata escalation di violenza, testimoniata dalle etichette che li definiscono: blood and gore (i due termini significano entrambi sangue) o splatter (verbo che significa schizzare, e il cui oggetto sottinteso di nuovo il sangue). Va notato che Evangelisti lungi dal condannare in toto e acriticamente sia il blood and gore che, in particolare, lo splatter. Delle due pellicole di George A. Romero che sono considerate capostipiti del secondo sotto-genere La notte dei morti viventi (1969) e Zombi (1978) sottolinea anzi non solo la validit formale ma soprattutto la forte carica di critica sociale antirazzista e anticonsumistica. Loggetto della critica di Evangelisti piuttosto la spettacolarizzazione della violenza fine a se stessa. Gli snuffs non costituiscono soltanto lesempio pi eclatante della reificazione definitiva dellentit umana, cio della sua assimilazione ad una cosa che pu essere impunemente spezzata o squarciata (Snuffs, p. 805), ma, in quanto frontiera estrema di una morbosa ricerca di emozioni forti, sono anche sintomo di una precisa situazione socio-politica coincidente con il neoliberismo reaganiano e thatcheriano in cui, svaniti ormai il decoro e il moralismo che avevano caratterizzato fino almeno al dopoguerra la piccola e media borghesia, imperano invece gli istinti pi aggressivi, il cinismo, il culto del successo materiale, il disprezzo per il debole o lo sconfitto ostentati in forme impulsive, brutali, istintuali, pur se ammantate di pretesti virtuosi (Snuffs, p. 821). Vale la pena di sottolineare questa descrizione della contemporaneit perch il futuro immaginato nei romanzi ne sar la logica conclusione. Unaltro importante risultato di una simile ricerca storica e sociologica, che si configura come premessa alla comprensione della contemporaneit, che nel riportare alla luce quelle esperienze politiche, sociali, e culturali apparentemente secondarie o comunque rimosse dalla memoria corrente, essa rivela il presente non come un approdo inevitabile, ma piuttosto come il risultato di un processo articolato e complesso che ha avuto tra le sue vittime tutta una serie di alternative spesso originali e vitali. La nota conclusiva allintroduzione di Sinistre eretiche ha un valore metodologico che va oltre limmediato ambito della storiografia di e sulla sinistra l evocata: di contro alla olimpica sicurezza di chi affronta la storia della sinistra secondo criteri di linearit, per cui il passato giustifica un presente ritenuto ottimale, ed ogni momento necessariamente prodromico al successivo, scrive Evangelisti, lo studio di queste esperienze liminali dimostra che marginalit non sinonimo di irrilevanza (Sinistre, p. 14). Come risulta dallampio saggio dedicato allesperienza allora in fieri del sandinismo nicaraguense contenuta nello stesso volume, lattivit di ricerca storiografica non solo non si limita ad una asettica ricostruzione di un fenomeno collocato in un passato pi o meno remoto, ma anzi non pu essere disgiunta da un impegno critico e di denuncia del potere coercitivo delle ideologie dominanti e delle istituzioni che beneficiano dalla loro egemonia. proprio in questo recupero della memoria storica che ad esempio Evangelisti identifica uno degli aspetti dirompentemente innovativi della rivoluzione sandinista. A proposito del comandante guerrigliero Carlos Fonseca, scrive: Sotto la sua guida lintero FSNL [Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale] si

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trasforma in una fervida e originale accademia di storia, impegnata a restituire un passato ad un popolo che la dominazione coloniale, le ripetute invasioni statunitensi ed i tiranni autoctoni hanno voluto e reso privo di memoria (Sinistre, p. 133). La questione della memoria storica viene poi ad acquistare maggiore urgenza a fronte del sostenuto revisionismo che ha caratterizzato parte della storiografia italiana negli anni 90 ed a portato ad una rilettura spesso assolutoria di fenomeni quali il fascismo o le pratiche repressive della chiesa cattolica. Nellintroduzione alledizione italiana dellopera pi nota di Eymerich, il Directorium inquisitorum, a cura dello storico dellInquisizione Louis Sala-Molins, Evangelisti ripercorre criticamente i nodi principali dei recenti tentativi di revisione apologetica della storia del Santo Uffizio, nei quali individua non tanto (o non soltanto) finalit di tipo politico, ma soprattutto lintenzione di ri-scrivere la storia dal punto di vista dei vincitori, sopprimendo le ragioni e lindentit stessa delle vittime. Per Evangelisti, le vittime dellInquisizione non sono tanto disprezzate, quanto oscurate nella loro personalit, mutilate della loro natura di uomini e donne in carne e ossa.10 La narrativa di Evangelisti si invece mossa, in maniera sempre pi evidente, controcorrente rispetto a queste tendenze revisioniste, per dare voce e corpo e identit agli sconfitti, per scrivere una storia (reale e fantastica) dal punto di vista di chi, pur venendone travolto, si battuto contro il potere coercitivo per la dignit dellessere umano. Recensendo Antracite, un romanzo del ciclo di Pantera che ha come sfondo le lotte sindacali dei minatori americani allindomani della Guerra Civile, Wu Ming 4 ha osservato che alcune delle pagine pi commoventi del romanzo ci restituiscono il senso di un oscuro punto dorigine delle lotte, secondo la celeberrima suggestione di Benjamin: non si lotta per i posteri ma per gli antenati.11 Proprio nel recupero della memoria storica, delle ragioni degli antenati, si pu individuare uno degli elementi caratterizzanti dellopera per niente di evasione di uno scrittore classificabile nellambito dellintrattenimento piacevole solo per ragioni di mercato.12 Limpegno di Evangelisti in questo senso, che gi aveva trovato epressione in Progetto Memoria, la rivista dellantagonismo sociale da lui diretta tra il 1989 e il 1992, si intensificato dopo il definitivo congedo dal mondo accademico. Dalle pagine cartacee e telematiche della rivista Carmilla, che dirige sia nella versione a stampa che on-line, e dalle colonne di numerosi periodici non soltanto italiani Liberazione, Avvenimenti, LUnit, Il Manifesto, LEuropeo, Le Monde Diplomatique lo scrittore intervenuto con appassionati e documentatissimi articoli sui maggiori e pi controversi eventi politici degli ultimi anni, dalle guerre in Iraq allintervento della NATO in Kosovo, dalle violenze al G8 di Genova al caso di Cesare Battisti, esprimendo spesso posizioni severamente critiche rispetto al pensiero comune. Carmilla, in particolare, diventata il centro di aggregazione per un variegato gruppo di scrittori e intellettuali comprendente fra gli altri Giuseppe Genna, Antonio Moresco, e il collettivo Wu Ming (ex-Luther Blisseth), impegnato nella elaborazione di una sorta di controinformazione che possa fornire una alternativa critica alla ideologia neoliberale, fondata sulla supina accettazione di un mercantilismo globalizzato, imperante nei media italiani. Letterature e oltre: Evangelisti narratore Ad una attenta lettura, per, possibile gi rintracciare nella saggistica lemergere dellEvangelisti narratore: i ritratti di figure storiche, le descrizioni minuziose degli ambienti, la ricostruzione di atti di sommossa o di repressione rivelano infatti un notevole gusto per laffabulazione. In un saggio come Gli sbirri alla lanterna, che sulla base di fonti documentarie in gran parte inedite ricostruisce le vicende del giacobinismo bolognese tra il 1792 e il 1797, la dimensione locale degli eventi permette allautore di delineare la personalit ed il carattere dei

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protagonisti maggiori e minori della sommossa, servendosi delle spesso vivide descrizioni riportate dagli atti processuali. Ugualmente, la rappresentazione dei luoghi bolognesi del potere e della rivolta, come ad esempio Piazza Maggiore con la sua folla variegata (cfr. Sbirri, p. 75-76), anticipa i tableaux che, nei romanzi, servono a ricostruire, attraverso una serie di vignette, la vita quotidiana del medioevo di Eymerich o dellAmerica del secondo Ottocento di Pantera. E non quindi un caso che verso la fine degli anni Ottanta Evangelisti inizi anche a dedicarsi alla narrativa, con romanzi fatti circolare fra amici: comincia cos, in sordina, la carriera dellEymerich letterario, protagonista dei romanzi che appariranno poi con i titoli di Le catene di Eymerich e Il corpo e il sangue di Eymerich, con i quali Evangelisti finalista al premio Urania nel 1991 e nel 1992, e che verranno pubblicati solo in seguito al successo del romanzo di esordio.13 Sono i romanzi definiti dallo stesso autore a formula,14 anche se gi in queste prime prove narrative evidente il tentativo di superare le convenzioni del genere fantascientifico in cui venivano collocate dalla pubblicazione in Urania. Proprio questa differenza aveva avuto un ruolo non secondario nella mancata vittoria, prima del 1993, del concorso bandito dalla collana mondadoriana. Ricorda lo stesso Evangelisti in una intervista con Carlo Donati: Al primo romanzo hanno risposto che era troppo bello per la collana, al secondo che mancavano le astronavi.15 Evidentemente non un caso che delle astronavi appaiano, per la prima e a tuttoggi ultima volta, proprio in Nicolas Eymerich, inquisitore. La calorosa accoglienza tributata dai lettori alla prima avventura di Eymerich si ripete con luscita dei due romanzi successivi, fino alla definitiva consacrazione con il quarto, Il mistero dellinquisitore Eymerich, pubblicato prima a puntate su Venerd, supplemento di Repubblica, che permette allautore di uscire dalla cerchia relativamente ristretta degli appassionati di narrativa fantastica per raggiungere un pubblico pi ampio e generalizzato. Con Cherudek (1997) inizia invece la fase pi sperimentale della narrativa di Evangelisti, che costruisce qui una avventura metafisica in cui entrano in gioco una serie di tematiche la coscienza individuale e la morte; la natura del tempo; la percezione della realt; il conflitto tra principio maschile e principio femminile che ricorrono anche nei romanzi successivi, ed in particolare in Il castello di Eymerich (2001) e Mater Terribilis (2002), che con Cherudek costituiscono una vera e propria trilogia in cui lo scrittore bolognese sviluppa una propria cosmogonia di dichiarato stampo junghiano. Grazie al successo riscosso dai propri romanzi, che che fra laltro gli ha permesso di dedicarsi in modo definitivo e professionale alla scrittura, nella seconda met degli anni Novanta Evangelisti si fa promotore di iniziative editoriali volte alla riscoperta e alla promozione della fantascienza italiana, curando due importanti antologie: I denti del mostro sono perfetti (1997), per il quarantacinquesimo anniversario della fondazione di Urania, in cui, assieme ad autori gi apparsi nella collana mondadoriana quali Luca Masali e Nicoletta Vallorani, sono presenti diversi dei maggiori esponenti della nuova narrativa di genere, da autori di noir in trasferta come Sandrone Dazieri e Barbara Garlaschelli a autori horror come Alda Teodorani ad esponenti del gruppo dei cannibali come Niccol Ammaniti e Tiziano Scarpa; e Fragments dun miroir bris (1999), antologia per il pubblico francese che ripercorre, con testi di autori che vanno da Lino Aldani a Vittorio Curtoni ai contemporanei, le alterne e mai troppo fortunate vicende del genere in Italia. Intanto le sue opere vengono tradotte in numerosi paesi europei, e in Francia, dove il ciclo di Eymerich ha un successo paragonabile a quello italiano, gli valgono numerosi premi letterari tra cui il Prix Tour Eiffel nel 1998, il Grand Prix de lImaginaire, assegnato dal festival di fantascienza di Poitiers, nel 1999, e il Prix Graham Masterton nel 2003 (per Picatrix) e nel 2004 (per Black Flag). Del 1999 anche Magus, la trilogia dedicata a Nostradamus, commissionatagli da Mondadori per la collana I Faraoni. Romanzo che diverte molto e molto

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fa pensare, secondo lindovinata definizione di Silverio Novelli su Avvenimenti,16 Magus costituisce, come vedremo, una sorta di summa dei vari temi che Evangelisti era andato articolando nei romanzi precedenti, ed ha avuto un ruolo non indifferente nel liberare lautore dalla gabbia sempre pi stretta della categoria della fantascienza. Nel frattempo, Evangelisti ha dato inizio ad una seconda serie parallela a quella di Eymerich e ad essa legata, detta ciclo del metallo, comprendente la raccolta di racconti Metallo urlante (1998), per molti versi opera di transizione, e i romanzi Black Flag (2002) e Antracite (2003), in cui prevalgono atmosfere inquietanti da narrativa post-apocalittica ed horror abilmente amalgamati con il cinismo, il disincanto, e la volont demistificatoria tipici della tradizione cinematografica del western allitaliana inaugurata da Sergio Leone. Con le avventure di Pantera, il pistolero e stregone protagonista dei due romanzi e di un racconto di Metallo urlante, Evangelisti intende tracciare una storia parallela degli Stati Uniti che restituisca alla memoria forme di resistenza al capitalismo senza freni e allarroganza imperialista delle lites politiche e impenditoriali del paese e che dimostri lintima connessione tra le scelte del presente e i tradimenti passati degli ideali libertari ed egualitari del sogno americano. A questo secondo filone legato tematicamente anche il pi recente romanzo di Evangelisti, Noi saremo tutto, in cui, come abbiamo gi detto, lautore mette definitivamente da parte i tradizionali ingredienti fantastici per raccontare una storia nerissima sullo sfondo delle lotte sindacali negli Stati Uniti fra gli anni 30 e 50. Negli ultimi anni Evangelisti ha iniziato a impegnarsi in altri media, dando cos sfogo ad una naturale vocazione poliedrica e multimediale di cui erano gi testimoni, nei romanzi, i fitti richiami intertestuali che spaziano dalla musica rock al cinema, dal fumetto alle nuove tecnologie informatiche.17 Secondo Evangelisti infatti lo scrittore non deve sottrarsi alla sfida costituita dai nuovi media, ma anzi deve approfittare delle nuove risorse che questi gli mettono a disposizione. Dei propri sconfinamenti in altre forme espressive ha detto: Cerco di estendere la mia produzione letteraria in tutti i campi. In passato il libro era centrale, se non unico per la propria capacit di evocare la fantasia,alimentarla, arricchirla. Oggi limmaginario trova anche altre fonti espressive. Come scrittore tento quindi di invadere alcuni di questi territori, sperimentando esperienze narrative diverse. Sarebbe sbagliato non cercare di cimentarsi anche con questi linguaggi.18 La passione per il rock, evidente nei titoli dei racconti di Metallo urlante che sono altrettanti nomi di pi o meno note bands, ha trovato espressione nella collaborazione con gli Aghast Insane, per i quali ha scritto il testo della canzone Terrible Mother, mentre altri gruppi hanno tratto ispirazione dai suoi romanzi per le proprie composizioni, come nei concept albums Liber Primus - Evil e Liber Secundus - Reviviscence, dei Time Machine, ispirati a Cherudek, e Quaestio Prima, dei Picatrix, ispirato al romanzo da cui il gruppo ha preso il suo nome. Insieme a Marcello Fois, Evangelisti ha anche scritto il libretto per lopera Tanit, musicata da Fabrizio Festa, e ispirata a Il mistero dellinquisitore Eymerich, la cui prima si svolta il 15 settembre 2001 al Teatro Novelli di Rimini. Naturalmente, al centro di questa attivit multimediale rimane il suo personaggio pi famoso, padre Eymerich, che stato protagonista di tre sceneggiati radiofonici per la RAI scritti dallo stesso Evangelisti: mentre nel caso di La scala per linferno si trattava delladattamento di Picatrix, con Il castello di Eymerich (che fra laltro ha vinto il Prix Italia 2000 per la sezione Fiction Seriale Radiofonica) e La furia di Eymerich lo scrittore ha proposto nuove avventure che solo in un secondo momento e con diverse importanti variazioni sono state poi sviluppate in opere narrative (il secondo, oltre ad essere stato ridotto a fumetti, anche alla base della vicenda narrata in Mater Terribilis). Il 2003 invece lanno di Eymerich a fumetti: oltre alla graphic novel La furia di Eymrich, con testi di Evangelisti e disegni di una giovane promessa dei comics italiani, il bolognese Francesco

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Mattioli, lo scrittore ha collaborato con Ade Capone ad un racconto speciale, I cristalli di Eymerich, per la popolare serie Lazarus Ledd, mentre in Francia stata pubblicata la prima parte delladattamento in due volumi di Nicolas Eymerich, inquisitore, sceneggiato da Jorge Zentner e disegnato con grande suggestivit da David Sala, e tradotto anche nel nostro paese. Da alcuni anni, infine, Evangelisti scrive per il cinema e la televisione, sia come soggettista che come sceneggiatore. Per il piccolo schermo, autore del soggetto di una miniserie, I figli della cometa, in corso di produzione presso la Eagle Pictures per conto della RAI. Tra i vari progetti cinematografici in cui in coinvolto, va sicuramente ricordata la sceneggiatura di Morire di piacere, riduzione di un testo a lui particolarmente caro, Carmilla, il racconto di vampiri di Sheridan LeFanu, in una versione ambientata sullo sfondo della Rivoluzione Francese. Dalle sue opere stato intanto tratto, per la regia di Mariano Equizzi, il mediometraggio R.A.C.H.E., un film dalle inquietanti atmosfere post-apocalittiche basato su eventi della storia futura narrata nei romanzi di Eymerich e nel racconto O Gorica, tu sei maledetta. Apologie della paraletteratura: sulla narrativa di genere Pur non mancando di sottolineare gli elementi specifici di un progetto letterario che, a pi di dieci anni dalluscita del primo volume del ciclo di Eymerich, difficilmente pu essere ancora inquadrato nellambito della semplice fantascienza, Evangelisti accetta e anzi rivendica con orgoglio il proprio statuto di scrittore di genere, di artigiano di una letteratura popolare o, per usare un termine pi appropriato, paraletteratura, scelta coscientemente proprio in virt delle possibilit espressive che offre allautore. La stessa nozione di letteratura di consumo, che sottintende una fruizione semplicistica e finalizzata alla pura evasione, viene re-interpretata in chiave positiva da Evangelisti, secondo il quale non si tratta di evitare la questione del consumo quanto piuttosto di dare dignit al proprio lavoro attraverso lautoconsapevolezza e nello stesso tempo rivendicare un certo rispetto.19 Nei saggi di critica culturale, raccolti in Alla periferia di Alphaville (2000) e Sotto gli occhi di tutti (2004), il problema dello statuto della paraletteratura ritorna insistentemente, ed da queste riflessioni che necessario partire per mettere a fuoco gli aspetti caratteristici e, pi in generale, la portata critica dellopera dello scrittore bolognese. La recente fioritura del romanzo di genere, e in particolare del poliziesco nelle sue varie permutazioni, seguita da una consacrazione critica talvolta un po frettolosa, non deve far dimenticare che in Italia il processo di legittimazione culturale della paraletteratura stato molto pi lungo e contrastato che in paesi come gli Stati Uniti, la Francia e lInghilterra, in cui scrittori dichiaratamente di genere Raymond Chandler, Georges Simenon, Arthur Conan Doyle, per fare solo i nomi pi ovvi sono stati acquisiti relativamente presto dalla storia letteraria tout court. A parte alcune rare eccezioni (in particolare, Vittorio Spinazzola e Giuseppe Petronio, non a caso due sociologi della letteratura), nel nostro paese la tradizione idealista crociana da una parte e quella marxista dallaltra sono state caratterizzate dal radicale rifiuto di qualsiasi confronto con una produzione culturale non inquadrabile n in termini di categorie estetiche n di evidente impegno ideologico, se non per reiterarne una assoluta censura a priori. Fino a tempi recentissimi, quindi, la paraletteratura rimasta relegata nel limbo dellinestetico, del culinario, del marginale: letteratura, o meglio lettura, di puro consumo, da stazione o aereoporto, perennemente uguale a se stessa e incapace di esprimere contenuti originali. Il successo di critica dei tre autori spesso citati come gli esponenti maggiori del giallo in Italia prima degli anni 90, e cio Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia (le cui opere peraltro anticipano aspetti della

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recente narrativa noir) e Umberto Eco, costituisce in realt non tanto leccezione che prova la regola, ma piuttosto la dimostrazione che fino a tempi recentissimi stato possibile avvicinarsi al romanzo di genere soltanto da una posizione eccentrica, in cui cio esso fornisse una struttura formale per narrazioni che in realt intendevano porsi fuori dai confini del genere stesso, inteso appunto, limitatamente, come ripetizione di schemi immutabili con pura e semplice funzione di evasione. Non a caso, i tre autori si servono delle convenzioni del giallo classico per violarle scopertamente: mancanza di scioglimento nel Pasticciaccio, sconfitta dellinvestigatore e occultamento della verit in Il giorno della civetta, e ricostruzione errata del significato degli indizi in Il nome della rosa. In altre parole, la verit del romanzo sulla possibilit della giustizia o sulla conoscibilit del mondo si articola proprio nella frantumazione, da parte dellautore, delle attese sollecitate nel lettore dalletichetta di genere. Sarebbe dunque difficile non sottoscrivere la tesi di Stefano Tani, che nel 1984 scriveva: In Italia un romanzo poliziesco particolarmente ben scritto da parte di uno dei pochi professionisti del genere rimarr sempre soltanto un romanzo poliziesco, mentre anche un mediocre romanzo che adotti la struttura del poliziesco, se scritto da uno autore tradizionalmente serio (ad esempio, Michele Prisco), sar con tutta probabilit considerato dai critici un romanzo utilmente innovativo.20 In uno dei pi acuti saggi sul problema del genere nel sistema letterario contemporaneo, Carla Benedetti ha osservato come nella modernit la nozione di genere come insieme di norme e convenzioni che indirizzano sia la produzione che la ricezione dellopera venga ad acquisire una funzione perversa, in quanto proprio in rapporto ad essa, ma in negativo, che si definisce la letteratura stessa: La letteratura alta (o dautore) per sua stessa definizione quella che si sottratta alla signoria dei generi.21 Non a caso, il termine letteratura di genere diviene, per simmetria, sinonimo di paraletteratura, cio si colloca al polo opposto, nel campo della produzione letteraria, alla letteratura dautore. La contaminazione, avvenuta allinsegna del post-moderno, tra letteratura di elite e di consumo in quelli che Benedetti chiama generi di recupero costituisce un ulteriore sviluppo di questo complesso rapporto che per non implica necessariamente la legittimazione delle strutture e dei codici del romanzo popolare tradizionale. Da una parte infatti [l]a nuova produzione attinge a piene mani dalla letteratura di genere, non pi svalutata come tale ma anzi recuperata proprio in quanto di genere, per cui [l]a via del genere [...] si riapre al traffico creativo (Benedetti, I generi, p. 63-64). Dallaltra, per, la stilizzazione post-moderna delle convenzioni di genere, latteggiamento ammiccante dellautore che mette in evidenza la natura artificiosa delle norme a cui accetta di sottostare implicano comunque sempre una doppia prospettiva in cui il genere simultaneamentre praticato e svalutato. Come osserva ancora Benedetti, nei generi di recupero la via dei generi viene riaperta, ma ci avviene appunto nella forma di un recupero paradossale che non cancella la loro svalutazione estetica, ma semmai la sfrutta: [...] la letteratura di genere viene apprezzata e ripraticata nonostante sia di genere, nonostante porti in s [...] linestetico contrassegno che la modernit le ha attribuito (Benedetti, I generi, p. 69). Un esempio evidente del funzionamento di questo meccanismo di simultanea accettazione e ripulsa dato proprio da Il nome della rosa, opera a cui fra laltro sono stati accostati i primi romanzi di Evangelisti a causa della comune ambientazione medievale. Come noto, e come abbiamo appena ricordato, nel romanzo di Eco le regole del giallo classico, apparentemente seguite in maniera quasi pedissequa nellinvestigazione condotta da Guglielmo di Baskerville, vengono capovolte dalla rivelazione che in realt il detective giunto allo scioglimento della vicenda, alla individuazione della verit, tramite un colossale misreading degli indizi. Il romanzo opera cio su un doppio registro, come giallo e come meta-giallo sui

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limiti di quella peculiare teoria semiotica che Sherlock Holmes, il referente intertestuale di Guglielmo, chiama la scienza dellinvestigazione. Ma il gioco tra livello narrativo e metanarrativo si ripropone anche nel momento della decodificazione, in quanto, almeno secondo le intenzioni dellautore precisate nelle Postille a Il nome della rosa, il romanzo richiede un lettore simultaneamente in grado di leggere la trama in quanto tale, e quindi di apprezzare il mondo narrativo nella sua compiutezza (scrive Eco: volevo, con tutte le mie forze, che si disegnasse una figura di lettore il quale, superata liniziazione, diventasse mia preda, ovvero preda del testo e pensasse di non volere altro che ci che il testo gli offriva22), e di essere complice del narratore nel distinguere tra la ricostruzione storica o la trama investigativa da una parte e le convenzioni strutturali, retoriche e narrative che le regolano dallaltra in altre parole, un lettore che non confonda il gioco dei codici linguistici e culturali con qualcosa al di fuori di essi, con la realt. Il fato riservato al lettore ingenuo, incapace di compiere entrambe queste operazioni, naturalmente quello di venire ingannato dal testo stesso. Il romanzo, infine, richiede lettori post-moderni: [S]e, col moderno, chi non capisce il gioco non pu che rifiutarlo, col post-moderno anche possibile non capire il gioco e prendere le cose sul serio. Che poi la qualit (il rischio) dellironia. C sempre chi prende il discorso ironico come se fosse serio. (Eco, Postille, p. 529). Lironia quindi il meccanismo che permette di riarticolare, a livello di decodificazione, la distinzione tra cultura popolare e di elite che il post-moderno avrebbe sospeso: il lettore postmoderno il consumatore sagace il cui cedimento alla seduzione ipnotica del piacere del testo redento dalla coscienza che si tratta soltanto di una sorta di teatro delle ombre messo in atto dai codici semiotici. Il progetto letterario di Evangelisti si distingue piuttosto nettamente da questo tipo di recupero post-moderno della letteratura di genere, recupero che invece caratterizza anche lopera di autori per altri aspetti (compreso quello della contemporaneit) vicini al creatore di Eymerich, come, ad esempio, lormai ex-gruppo dei pulp o cannibali.23 Non a caso, i modelli pi spesso citati dallautore sono i narratori dappendice dellOttocento europeo, da Salgari a Dumas, da Dickens a Carolina Invernizio, oltre ai classici del romanzo di genere del Novecento. Per Evangelisti ciascun genere assolve a specifici scopi e bisogni nel lettore, ma in generale nella modernit proprio alla paraletteratura che stato affidato il compito che aveva caratterizzato la grande tradizione realista: la descrizione critica della realt. Poliziesco, fantascienza e horror, i tre generi maggiori da lui praticati e integrati in una originale forma di romanzo neo-gotico,24 condividono la tendenza a sottoporre il reale ad un processo di straniamento, di sfasamento di prospettiva, che ne mette in luce le disfunzioni e gli orrori: il romanzo di genere, in altre parole, insegna a scorgere lincubo nascosto dietro la normalit apparente.25 Si tratta adesso di vedere in che modo e con quali caratteristiche peculiari ciascun genere si faccia veicolo del proprio tipo di discorso critico. inevitabile iniziare con il romanzo poliziesco e noir in quanto su di esso esiste ormai una ben consolidata tradizione interpretativa, e la posizione di Evangelisti pu essere inquadrata nel pi ampio movimento di rivendicazione della sua specifica funzione di critica sociale che ha accompagnato la ritrovata legittimit del genere. Gi nel 1992, e cio proprio allinizio del boom del romanzo di genere allitaliana, Massimo Carloni scriveva a proposito dei polizieschi di ambientazione metropolitana della coppia Felisatti-Pittorru apparsi negli anni Settanta: Il maggior pregio di questi autori [...] quello di aver coperto, con dignit artigianale, una fascia narrativa di ispirazione realistica che si era andata pericolosamente assottigliando negli anni Sessanta e Settanta. Ai fermenti della societ non

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corrispondevano opere letterarie di un certo respiro che esemplificassero, per un pi vasto pubblico, i problemi della nostra societ ed indicassero possibili soluzioni.26 Se da una parte proprio ci che ne sancisce la marginalit allinterno del sistema letterario, dallaltra, lapparente ingenuit del romanzo di genere, che crede ancora nelle possibilit mimetiche del linguaggio e nella capacit della narrativa di colmare la distanza tra codice linguistico e realt, e quindi di fornire una rappresentazione accurata di un determinato ambiente socio-culturale, si rivela come la caratteristica che gli permette di assumersi quelle responsabilit a cui la letteratura alta sembra avere abdicato. Per riprendere una definizione proposta da uno dei suoi massimi esponenti italiani, Loriano Macchiavelli, il poliziesco sempre stato un possibile motivo di squilibrio, un virus nel corpo sano della letteratura, autorizzato a parlare male della societ nella quale si sviluppava.27 Va precisato inoltre che loggetto della critica dei teorici del romanzo di genere non tanto (o non soltanto) la narrativa sperimentale delle avanguardie ma soprattutto quella ampia produzione letteraria, anti-sperimentale come la paraletteratura, ma imperniata sugli ideali del bello scrivere e del buon raccontare che Stefano Tani ha definito romanzo medio.28 Sorto come reazione allimpegno politico e sociale e agli scenari epici del neo-realismo da una parte e al rapporto antagonistico con il pubblico della letteratura modernista dallaltra, il romanzo medio caratterizzato da un ripiegamento sul privato e lintimo spesso reso narrativamente con il motivo del ritorno al luogo della memoria, microcosmo assediato dalla industrializzazione e dai mass-media dalla modernit, insomma la cui riscoperta rende possibile la mitologizzazione del passato, decantato per di tutte le sue contraddizioni sociali e politiche. contro questa letteratura del disimpegno che Evangelisti scaglia i suoi strali pi polemici. Rispondendo ai critici che avevano individuato in Alla periferia di Alphaville un tentativo piuttosto semplicistico di invertire il consolidato ordine di valori e di stabilire il primato della paraletteratura su ogni altra forma di produzione letteraria, lautore afferma che invece oggetto della sua critica molto pi semplicemente il minimalismo dilagante, la debolezza scambiata per poesia, i colori pastello ritenuti tinte ideali per dipingere il mondo, la gratuit stilistica, il chiamarsi fuori dello scrittore dalla storia (Occhi, p. 5). Ci non vuol dire che il romanzo di genere sia necessariamente meno disimpegnato o meno ripetitivo, ch anzi literativit, la ripetizione di schemi e situazioni una delle sue cifre costitutive.29 Piuttosto, proprio in virt del suo carattere popolare che il romanzo di genere non pu non essere calato nella storia e nella quotidianit: la necessit di stabilire un contatto immediato e viscerale con il lettore, di coinvolgerlo nella vicenda, costringe lautore ad un confronto diretto con il pubblico, di cui deve conoscere e saper rappresentare paure e pulsioni. Secondo Evangelisti, Se [lo scrittore di genere] vede nella realt che descrive delle contraddizioni, le amplifica, perch spera che il lettore sia catturato dallassonanza problematica (Apologia della sottoletteratura, in Alphaville, p. 28). Ne consegue che, magari inconsciamente come nel caso di Sue, lo scrittore di genere spesso finisce con lesprimere idee progressiste o sovversive, o comunque di denuncia rispetto allo status quo. Fra i vari sottogeneri del romanzo poliziesco, il pi connaturato a svolgere questo compito di denuncia sociale il noir, radicato necessariamente nella contemporaneit e, rispetto al giallo classico, privo di facili soluzioni alla vicenda criminosa in quanto destituito di qualsiasi fiducia in una vittoria finale e conclusiva del bene sul male e nella capacit dellinvestigatore di riportare ordine nel mondo turbato dallavvento del fatto delittuoso. Evangelisti si rivolge alla tradizione del polar, il romanzo poliziesco francese, per identificare i modelli pi originali e audaci di romanzo nero. Uno degli autori pi amati e pi spesso ricordati da Evangelisti JeanPatrick Manchette, scomparso prematuramente nel 1996, che stato autore di numerosi romanzi

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(tradotti di recente anche in Italia) caratterizzati da un forte impegno socio-politico, con i quali ha operato un radicale ri-orientamento della struttura del poliziesco postulando una contiguit e co-dipendenza tra criminalit e ordine sociale. Come James Ellroy negli Stati Uniti, Manchette, teorizza lingresso della criminalit, in unepoca di rivoluzioni fallite, tra le componenti normali sia del potere politico che del sistema economico, fino ad impregnare il vivere comune.30 Morte e corruzione vanno quindi interpretate come sintomi di una pi vasta patologia sociale in cui violenza e sopraffazione non sono occasionali scarti da una normalit di rispetto e cooperativit ma piuttosto gli elementi costitutivi, anche se occultati, delleconomia capitalista e dellideologia liberista che ne lespressione politica. In questo senso, dunque, il noir ha avuto una capacit predittiva che mancata alla letteratura alta. Nellintroduzione ad un numero di LEuropeo sulla cronaca nera, Evangelisti ha scritto: Listinto egoistico prevale su quello solidale, la competizione pacifica si fa guerra di tutti contro tutti. in questo senso che il noir ha vinto: nelle sue espressioni migliori aveva anticipato e interpretato tutto ci. Ma non bello quando la letteratura si fa realt, e la realt letteratura.31 Anche fantascienza e horror possono, con modalit diverse, articolare un tale senso di straniamento, di presa di coscienza della distanza tra gli ideali della cultura occidentale e le sue attuazioni reali. Entrambi derivazioni del grande fiume della letteratura fantastica, i due generi trovano una loro precisa codificazione nelle riviste popolari americane della prima met del Novecento i pulp magazines dai titoli ormai quasi leggendari come Amazing Stories o Weird Tales o Fantasy & Science Fiction e costituiscono una risposta alla crisi del modello di conoscenza positivista che aveva confortato la cultura ottocentesca. E proprio sui pulp magazines americani si formato il pi grande autore di narrativa horror, modello di stile e figura esemplare delle potenzialit del genere: H. P. Lovecraft, creatore, fra gli anni Venti e Trenta, di una inquietante mitologia secondo la quale il cosmo retto da mostruose entit Azathoth, Cthulhu, Yog-Sothoth assolutamente incuranti dei destini dellumanit e governati da leggi del tutto incomprensibili ai mortali. Nel creare questo pantheon folle, Lovecraft non fa altro che registrare il senso di smarrimento e di soggezione dellindividuo di fronte ad un cosmo svuotato di significato e indifferente ai desideri umani, in cui se da una parte Dio definitivamente morto, dallaltra naufragato anche il sogno delluomo di sostituirlo imbrigliando luniverso in una serie di formule scientifiche. In Lovecraft, critico radicale del mito illuminista del progresso, il futuro non ci riserva che incubi, n c speranza di sottrarci alle forze che ci attendono al varco.32 Laspetto originale dellopera dello scrittore americano sta nel fatto che a questo fondamentale pessimismo verso il futuro non corrisponde un recupero in senso positivo di valori tradizionali e arcaicizzanti; anzi, il passato, come il futuro, segnato dalla presenza degli orrori che emanano dalle deit cieche della sua cosmogonia. piuttosto il presente a costituire una precaria e fragilissima normalit, costantemente a rischio di venire frantumata, scagliando cos il personaggio negli abissi dellorrore e della pazzia. Come il poliziesco, anche la narrativa horror guarda con sospetto la superficie del reale e tenta di mostrarne il rovescio, il lato oscuro e sotterraneo rappresentandone le manifestazioni che, come i sintomi di un disturbo psichico, fanno irruzione e segnano irrimediabilmente la normalit. Vedremo in seguito limportanza del modello psicoanalitico nella critica sociale di Evangelisti. Per adesso, importante sottolineare la parentela che lega i due generi, i cui confini in certi casi finiscono per essere difficilmente distinguibili. il caso, ad esempio, di un certo filone di thriller come Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris, per citare una delle opere pi note, in cui non lelemento sovrannaturale ma la violenza dellessere umano verso i suoi simili a far scattare la molla della repulsione e dellorrore. Se lhorror dominato dalla presenza dellirrazionale di fronte al quale crollano le labili

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barriere della ragione, la fantascienza, almeno nelle sue forme classiche, ne pu apparire addirittura agli antipodi in quanto il tratto caratterizzante appare la fiducia nel progresso tecnologico e scientifico. In quella che, fin dal titolo, forse la sua pi diretta dichiarazione di poetica, In difesa della fantascienza, Evangelisti enfatizza invece ancora una volta i punti di contatto tra generi diversi, individuando per essi una identica funzione, svolta naturalmente secondo le modalit proprie a ciascuno, e cio lintegrazione della modernit nella esperienza vissuta: La fantascienza [...] il medium attraverso il quale scienza e tecnologia entrano nei sogni. dunque essa stessa materia onirica, che dal reale riceve linput, ma che poi rielabora fino a renderlo assimilabile da parte dellinconscio. [...] Mi sia permesso dire che, di tutte le narrazioni di genere, solo lhorror ha una funzione altrettanto importante. Ma nellhorror lonirismo scoperto, mentre nella fantascienza sottile, e non intacca la sfera del razionale. Anzi, la potenzia, costruendo le fondamenta psichiche ed emotive di una maggiore lucidit.33 Come nellesperienza onirica, nella scrittura fantastica fantascientifica, horror, e cos via il lettore si trova di fronte ad una elaborazione dei dati reali che gli consentono di dare forma alle sue inquietudini ed angoscie pi autentiche e profonde, con esiti che per Evangelisti sono necessariamente liberatori: proponendo sogni consapevoli, da cui si entra e si esce a volont,34 la letteratura fantastica si pone infatti come efficace strumento di reazione allassedio massmediatico cui sottoposta limmaginazione del soggetto/consumatore. Nei saggi critici e programmatici Evangelisti propone dunque non soltanto una apologia, ma soprattutto una vera e propria poetica della letteratura di genere, vista come luogo privilegiato per una riflessione sulle trasformazioni sociali e psicologiche risultanti da una societ globalizzata in cui le istituzioni politiche ed economiche (stati, organizzazioni internazionali, corporations) riducono, in maniera pi o meno apertamente coercitiva, gli spazi di libert dellindividuo. Scrivere la storia del futuro La collocazione di Evangelisti nellambito della fantascienza non comunque solo una forzatura dovuta a fattori casuali come la pubblicazioni dei primi romanzi in Urania. Gi in quelle opere Evangelisti aveva infatti elaborato una peculiare e complessa struttura narrativa tripartita che, se da una parte gli ha permesso di recuperare suggestioni e tematiche dai pi vari generi, dallaltra oscilla tra due punti di riferimento fondamentali: il romanzo storico, nel narrare un passato pi o meno remoto, dal Trecento di Eymerich allOttocento di Pantera, e la fantascienza, nellimmaginare un futuro ugualmente pi o meno vicino. Secondo Evangelisti, questa struttura risponde, in prima istanza, a esigenze narrative specifiche: tutto ci che favolistico e leggendario lo riferisco al medioevo, mentre le mie preoccupazioni riguardanti il presente le metto nelle altre parti.35 Va detto subito inoltre che tale struttura non assolutamente rigida e anzi gi subisce importanti variazioni con il quarto romanzo, Il mistero dellinquisitore Eymerich, per poi diventare sempre pi flessibile dopo Cherudek, che imprime una decisiva svolta non soltanto alla saga dellinquisitore ma anche al progetto narrativo dellautore, fino alla radicale semplificazione in Antracite e Noi saremo tutto, caratterizzati invece da una fondamentale linearit della trama (un caso ancora diverso costituito da Metallo urlante, che il risultato del montaggio di quattro racconti). Ciononostante, sarebbe errato vedere nella scelta di una struttura cos particolare una sorta di trovata superficiale, di cui lautore pi maturo si liberato: essa ha infatti anche una importante funzione ideologica ed coerente con la visione della storia che sottende non solo il ciclo di Eymerich ma, mi pare, la narrativa di Evangelisti nel suo complesso.

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cui i due blocchi si combattono incessantemente con eserciti di esseri subumani creati tramite mutazioni genetiche ed altre forme di tecnologia deviata, e con armi sofisticate che trasformano la stessa psiche in terreno di lotta. I tentativi di resistenza interna vengono invece efficientemente portati alla luce e soppressi grazie ad un capillare sistema di sorveglianza e repressione che vede gli avversari sul campo inaspettatamente alleati nel cruciale compito di mantenere lordine nelle rispettive sfere dinfluenza. Sar evidente anche da una esposizione cos sommaria come il futuro immaginato da Evangelisti serva ad articolare una riflessione critica su una serie di temi socio-politici cruciali al nostro scorcio di secolo: i rapporti fra Nord e Sud del mondo, il neo-imperialismo americano, il controllo dei mass-media e dellinformazione, il trionfo del capitalismo neo-liberista, il crescente pericolo rappresentato dagli estremismi religiosi ed etnici. In questo senso, quindi, Evangelisti si inserisce in quella grande tradizione della fantascienza come metafora del presente, o, per dirla con Robert Scholes, come genere che ci offre un mondo dichiaratamente e radicalmente discontinuo da quello che conosciamo, ma che in qualche modo ci fa tornare a confrontarci in maniera cognitiva con il mondo noto.36 Le peculiarit strutturali della narrativa del creatore di Eymerich ci permettono per anche di andare oltre quello che in fondo diventato un luogo comune del genere: nellopera di Evangelisti, ed in particolare nei primi romanzi, luso del genere fantascientifico non soltanto finalizzato ad una interpretazione in chiave allegorica del nostro contesto socio-culturale, ma piuttosto ad una presa di distanza critica da esso che permette di osservarlo come se fosse gi consegnato alla storia. A livello stilistico, ci si traduce in una narrazione condotta secondo i canoni del realismo, ulteriore elemento di distinzione tra ladozione dei moduli della narrativa di genere in quanto tali ed il loro recupero ironico post-moderno. Come ha osservato Barbara PuschmannNalenz, infatti, nella fantascienza il modello organizzativo del mondo da parte della narrazione costruito presupponendo sia una realt oggettiva che la coerenza di ci che viene rappresentato. Descrivendo un mondo per definizione irreale, la fantascienza deve essere realista, e addirittura naturalista nel suo metodo narrativo.37 Solitamente sobria e funzionale allazione, la prosa di Evangelisti si f pi densa in quei momenti in cui necessario enfatizzare la tangibilit e la presenza del mondo rappresentato, per localizzare precisamente il lettore nellambiente romanzesco. Si prendano ad esempio certe descrizioni delle scene di battaglia nelle sezioni o nei testi di ambientazione contemporanea o futura. Qui predominano uno stile diretto, che ricorda i reportage di guerra di una emittente televisiva come la CNN, un uso accurato della terminologia tecnica, ed una narrazione rigorosamente eterodiegetica, il tutto in funzione di una ricostruzione oggettiva, pi vicina a quella rivendicata dallo storico che dal narratore. Ecco lincipit del racconto Metallica, in cui Evangelista racconta un episodio della storia futura della dissoluzione degli Stati Uniti, la presa della citt di New Orleans da parte delle truppe cristiane fondamentaliste del reverendo Mallory: La notte sopra Algiers era solcata dalle scie incandescenti dei missili, lanciati a grappoli dalle batterie semoventi nascoste nelle paludi e tra le rovine di New Orleans. A completare la fantasmagoria, ogni cinque minuti apparivano i tracciati multicolori dei Cruise scagliati dalla portaerei Aryan Defender, ormeggiata al largo delle isole Chandeleur. (Metallo, p. 177) Con piccolo cambiamenti nel tempo verbale e nella toponomastica, questo potrebbe essere un reportage giornalistico da Bagdad o da uno dei tanti teatri di guerra allinizio del ventunesimo secolo. Lo stile scompare dietro luso strumentale della lingua, che pu suggerire lorrore della violenza che sta per essere perpetrata sulla citt non tanto indulgendone in una descrizione minuta che la spingerebbe nellambito della simulazione, di una anestetizzata esibizione

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mediatica della brutalit, ma semplicemente venendo a costituire il tessuto connettivo in cui sono incastrati dati di realt come nomi di luoghi, di armi, di mezzi di distruzione. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, il romanzo di genere caratterizzato da una sorta di compulsione a rappresentare il reale, compulsione che si traduce anche a livello stilistico. Se infatti Evangelisti ben cosciente del fatto che in una societ multimediale impossibile avere una percezione diretta della realt in quanto questa non si offre mai in maniera immediata ma sempre il risultato di un processo di codificazione e decodificazione, di simulazione di altre simulazioni veicolate dai mass-media, paradossalmente, proprio tramite il ritorno ad un genere che, per quanto altamente formulaico, allo stesso tempo cerca di costruire mondi tangibili, che diventa possibile avvicinarsi alla realt, anche se in maniera obliqua. Il critico americano Fredric Jameson ha descritto bene questa procedura in un noto saggio sulla fantascienza: [L]a fantascienza pi tipica non cerca seriamente di immaginare il vero futuro del nostro sistema sociale. Piuttosto, i suoi numerosi pseudo-futuri [mock futures] assolvono alla funzione assai diversa di trasformare il nostro presente nel passato specifico di qualcosa ancora a venire. Ci che, al ritorno dalle costruzioni immaginarie della fantascienza ci viene offerto nella forma di passato remoto di un qualche mondo futuro, di passato postumo e rimemorato collettivamento, il momento presente che non si rende disponibile alla nostra contemplazione in quanto limmensit quantitiva di oggetti e vite individuali che comprende non totalizzabile e quindi immaginabile, e anche perch ostruito dalla cultura mediatica che permea gli angoli pi remoti della nostra coscienza. [...] La fantascienza quindi rende possibile e d luogo a un metodo unico per comprendere il presente come storia.38 La costruzione di una storia futura che collega le varie sequenze che costituiscono sia il ciclo di Eymerich che quello di Pantera permette allautore di articolare una analisi del presente in cui vengono plasmate quelle forze che trasformeranno il mondo nella visione distopica del futuro immaginata dalla sua narrativa. La struttura tripartita vista sopra costituisce lequivalente strutturale di una visione chiusa della storia, e confuta lentusiasmo post-moderno per le narrazioni e le strutture aperte che si astengono dal proporre conclusioni in quanto queste significherebbero mettere fine al gioco illimitato della semiosi (in uno dei pochi commenti sul post-moderno, nella citata intervista a Gigamesh, Evangelisti ha chiarito sinteticamente la natura della sua critica: Quanto a chi ritiene che la post-modernit abbia ucciso le scelte di campo e il discorso critico, mi fa sorridere. In realt manifesta una precisa ideologia. Quella che in italiano viene detta qualunquista). Evangelisti invece trae vantaggio dalle restrizioni caratteritiche del genere imponendo al testo una sorta di chiusura forte, in cui ogni livello della trama si conclude e, simultaneamente, illumina e qualifica le conclusioni dellaltro. La Storia, dunque, lungi dallessere una collezioni casuale di eventi, veduta invece come un sistema organico e chiuso, una architettura complessa nella quale gli esseri umani ereditano gli errori del passato e si trovano costretti a ripeterli. Inquadrando le vicende narrate tra da una parte le pratiche repressive dellInquisizione, descritte con grande accuratezza storica, e dallaltra quelle immaginate ma ugualmente inquietanti dei sistemi di controllo sociale delle nazioni americane ed europee del futuro, Evangelisti sembra voler suggerire che gli orrori e le atrocit del nostro tempo, dai campi di battaglia delle guerre mondiali ai campi di sterminio del nazi-fascismo, dai conflitti neo-tribali nei vari angoli della terra agli infiniti esempi di repressione politica e sociale di tutte le nazioni, compreso lOccidente democratico, non sono deviazioni o momentanei passi indietro lungo la strada verso larmonia planetaria, ma sono infatti la nostra vera eredit ed il nostro destino. Non a caso, sono proprio i pensatori utopici, come lo psico-biologo Wilhelm

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Reich, che appare in uno dei romanzi pi provocatori, Il mistero dellinquisitore Eymerich, a non essere al passo con il reale movimento della storia umana, e ad essere destinati a venirne schiacciati. Ma paradossalmente, proprio per questo che necessario il lavoro della memoria, a cui contribuisce anche la narrativa: per ricordare che possibile pensare un altro modo di vivere le relazioni sociali, che [le] alternative allesistente nascono di continuo.39 In questo senso, dunque, romanzo storico e fantascienza si trovano a convergere: la narrazione di un mondo altro ha come scopo una rappresentazione straniata, ma per questo di maggiore effetto critico, del presente. Se gi Manzoni, con un famosissimo lapsus, sottolineava lomologia fra il Seicento del suo romanzo ed il momento storico a lui contemporaneo, cos Evangelisti non nasconde, sia che scriva del cupo medioevo di Eymerich o dellallucinante futuro delle guerre psichiche fra RACHE e Euroforce, che parla sempre della contemporaneit. La puntualizzazione metodologica secondo la quale lo storico sempre implicato nel proprio contesto, teorizzata esplicitamente nei lavori storiografici, vale anche per il romanziere. A testimonianza della grande coerenza del percorso intellettuale di Evangelisti basteranno due affermazioni fatte a quasi venti anni di distanza luna dallaltra. Al ricercatore che nel 1985 dettava una sorta di slogan deontologico della propria professione, asserendo che nessuno storico pu evidentemente sottrarsi, nella scelta delloggetto di studio, della metodologia di ricerca o delle chiavi interpretative, alle sollecitazioni del presente (Snuffs, p. 803), risponde nel 2002 il narratore che afferma: La fantascienza trasfigurazione del presente, il presente sotto forma di metafora.40 Nicolas Eymerich, tra storia e psicoanalisi Nonostante debba molta della sua recente fama postuma allessere stato scelto da Evangelisti come protagonista dei propri romanzi, Nicolas Eymerich41 una figura di notevole rilievo per la storia della chiesa medievale e in particolare della Inquisizione, delle cui pratiche intese fornire una codificazione generale e di portata universale nella sua opera pi nota, il Directorium Inquisitorum, completato ad Avignone nel 1376 ma pubblicato per la prima volta nel 1503, poi in una nuova edizione curata e ampliata dal canonista spagnolo Francisco Pea nel 1585 e 1587. Eymerich nacque nel 1320 a Gerona, nel regno dAragona, da una famiglia della piccola nobilt locale ed a quattordici anni entr come novizio in un convento di Domenicani dove studi sotto la tutela di Dalmau Moner (che, come diverse altre figure storiche del periodo figurer poi nei romanzi di Evangelisti). Completati gli studi a Tolosa e Parigi, si dedic prima allinsegnamento a Gerona, per diventare, allinizio del 1357, Inquisitore generale del regno, succedendo a Nicolau Rossell, nominato cardinale lanno precedente.42 Noto per la sua intransigenza, che non risparmiava neanche i funzionari delle corona, si trov presto in contrasto con il re Pietro IV il Cerimonioso, che inizialmente riusc a farlo sospendere dalle sue funzioni nel 1360. Dopo un periodo passato a svolgere incarichi amministrativi, nel 1366 ottenne di nuovo la guida dellinquisizione aragonese, impegnandosi subito in una feroce campagna repressiva contro i seguaci del filosofo francescano Raimondo Lullo (c. 1232/35 - 1316), autore contro il quale scrisse anche un trattato (Tractatus contra doctrinam Raymundi Lulli), tuttora manoscritto. Il contrasto con la corona sfoci in scontro aperto: dopo aver sostenuto la rivolta della diocesi di Terragona contro il sovrano, linquisitore venne prima incarcerato e poi, nel 1376, esiliato. Nel 1377, segu papa Gregorio XI a Roma, dove lanno seguente assist alla turbolenta elezione di Urbano VI che dette origine allo Scisma dOccidente, nel quale si schier per il partito avignonese, sostenendo prima Clemente VII poi Bonifacio XIII, e contribuendo al dibattito con un Tractatus de potestate papali, composto intorno al 1383. Dopo la morte di

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Pietro IV nel gennaio 1387, Eymerich god inizialmente dellappoggio del suo successore Giovanni, che lo reintegr nella carica di inquisitore generale. Sempre pi feroce nella propria opera di persecuzione (pare che facesse fra laltro reintrodurre la pratica di forare la lingua dei condannati con un chiodo perch questi non potessero bestemmiare), nel 1388 venne messo sotto processo dalla cittadinanza di Valencia. Nel 1391, dopo una ulteriore rivolta della citt contro le sue azioni, sub una decisa censura da parte del Consiglio dei Cento di Barcellona, e fu definitivamente esiliato nel 1393. Risiedette di nuovo ad Avignone, per rientrare a Gerona alla morte di Giovanni tre anni dopo. Mor nella sua citt natale il 4 gennaio 1399. Eymerich fu anche scrittore prolifico: oltre ai testi gi ricordati, scrisse trattati contro la magia (De jurisdictione Ecclesi et inquisitorum contra infideles dmones invocantes, c. 1364) e contro diverse eresie del suo tempo, una refutazione della dottrina della Immacolata Concezione, sostenuta allepoca dai lullisti in Aragona, commenti alle sacre scritture, sermoni, ecc. Anche da questi sommari dati biografici evidente come la figura storica di Eymerich si presti bene ad un recupero romanzesco: la feroce e quasi monomaniacale persecuzione degli eretici, veri o presunti, la scaltrezza e lintransigenza che gli permettono di portare avanti la propria missione nonostante laperta ostilit del potere politico, la volont di imporre la propria visione del mondo non soltanto tramite gli strumenti repressivi dellinquisizione ma anche con opere manualistiche e di denuncia, sono tratti caratteriali dalle grandi potenzialit espressive. In realt, per, la nascita di Eymerich come personaggio romanzesco avvenuta in maniera quasi casuale. Lo stesso Evangelisti ha ricordato in varie occasioni di essere inizialmente rimasto affascinato dal nome forte, tagliente incontrato nella Storia dellintolleranza in Europa di Italo Mereu, del 1988.43 La scoperta di Eymerich venuta inoltre a coincidere con una svolta fondamentale per il percorso intellettuale dello scrittore bolognese, che verso la fine degli anni Ottanta collabora con il neuropsichiatra e psicoterapeuta Bruno Caldironi alla stesura di un manuale sulle patologie della personalit Seminari di psicopatologia e psicoterapia; a ci seguono poi studi pi approfonditi in psichiatria, con una preferenza non tanto per la psicoanalisi freudiana classica, pi prescrittiva e orientata verso il dominio dellinconscio da parte della coscienza, secondo la nota formula l dove era lEs deve subentrare lIo, ma piuttosto per quegli approcci eretici come la psicologia analitica junghiana e la psico-biologia di Wilhelm Reich che enfatizzano da una parte la dimensione collettiva dellinconscio e dallaltra il potere liberatorio e anti-istituzionale del lavoro psicoanalitico. Alla analisi storica di approccio fondamentalmente marxista, ed attenta quindi in particolare al tema della lotta di classe, si sovrappone dunque un modello interpretativo di tipo psicoanalitico che individua a livello sociale una serie di disfunzioni che costituiscono il correlativo collettivo di quelle patologie che la psichiatria investiga a livello individuale: ne risulta un originale matrice interpretativa della modernit capitalistica che ricorda (pur essendosi sviluppata indipendentemente da esso) LantiEdipo di Gilles Deleuze e Flix Guattari, e che giocher un ruolo di sempre maggior rilievo nella narrativa di Evangelisti. La creazione di Eymerich, comunque, si configura prima di tutto come una sorta di autoanalisi, come una sorta di autobiografia mascherata44. Racconta Evangelisti: [T]ra quelle pagine [di Seminari di psicopatologia e psicoterapia] ho scoperto il carattere schizoide, descritto accuratamente, trovandolo perfetto per Eymerich. E anche, in parte, per me. [...] Sono legato indissolubilmente a Eymerich. Lui rappresenta il peggio di me stesso. Nasce dal lato oscuro del mio carattere. Quando penso a Nicolas interrogo me stesso, cerco di portare alla luce quei comportamenti che giusto evitare e li travaso interamente nella sua anima, nel suo cervello. Cos, nella vita quotidiana, sono pi buono.45

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Del suo creatore, Eymerich condivide effettivamente alcune manie e tratti caratteriali, dal disgusto per gli insetti alla repulsione per le folle ed i contatti fisici troppo insistiti.46 Il fatto per che Evangelisti insista sulla dimensione autobiografica del suo personaggio ha un valore che va al di l della semplice aneddotica, in quanto sottolinea la dimensione etica della scrittura, anche (e forse soprattutto) di una scrittura che si pone coscientemente ai margini del sistema letterario. In altre parole, se, come abbiamo visto, nessun tipo di analisi critica sia del soggetto che della societ pu prescindere dalla situazione storica dellanalista, ne consegue che il punto di partenza per il lavoro critico deve essere necessariamente la conoscenza di s. Lanalista, come lo storico, infatti profondamente implicato nel proprio tempo e nel proprio momento storicosociale, e partecipa, volente o nolente, dei suoi pregiudizi. Il lavoro sul volume di Caldironi, ha detto Evangelisti, ha portato alla scoperta del fatto che tutto ci che combattevo sul piano razionale (intolleranza, autoritarismo, oscurantismo, ecc.) era ben radicato in me stesso. Di pi, esisteva tutto intorno a me, nelle persone e nella societ intera. Ma ci ha conseguenze anche per il lettore, a cui si richiede una partecipazione attiva, un mettersi in gioco parallelo a quello dello scrittore. Continua Evangelisti: stato allora che ho concepito lidea di mettere il mio lato oscuro in un personaggio romanzesco, di farne s una incarnazione del male, ma anche del fascino del male. Di obbligare il lettore a riconoscersi in esso, e dunque a porsi domande.47 Secondo Calderoni, la sub-personalit schizoide contraddistinta da una diffusa e insuperabile diffidenza legata ad un esasperato istinto di conservazione:48 da una tale ipertrofica necessit di proteggere la propria individualit che lo schizoide vede costantemente minacciata dal mondo esterno, derivano una serie di caratteristiche, fra cui la difficolt a vincere la propria innata diffidenza e stabilire rapporti empatici con gli altri, la tendenza a oggettivare gli altri e trasformarli in strumenti di cui servirsi, la forte carica aggressiva, che in taluni casi pu venire eroticizzata, ma che si manifesta anche in un comportamento freddo e distaccato, una certa rigidit sia fisica che mentale (che si traduce, questultima, nella tendenza a vedere il mondo esterno in termini assoluti, senza zone grigie), un senso di astrazione dal proprio corpo, visto esso stesso come oggetto o semplice meccanismo. Dello schizoide, Eymerich rivela i tratti pi peculiari e appariscenti, che sono poi proprio quelli che lo rendono particolarmente efficace nel ruolo di inquisitore. La prima descrizione del carattere del giovane domenicano, fresco di nomina ad inquisitore generale del Regno dAragona, ne sottolinea il carattere schivo e solitario e descrive linsanabile frattura che lo separa dai suoi simili: Per indole profonda detestava doversi esibire, trattare con il prossimo, parlare pubblicamente. I suoi unici momenti di felicit erano quando, chiuso nella propria cella dalle pareti candide e ripulite fino allossessione, poteva assaporare sogni di gloria che, nella realt, erano inibiti dalla sua avversione per la vita di societ; oppure quando, da dietro le quinte, riusciva a manovrare circostanze e persone fino a farle muovere secondo i suoi intricatissimi disegni. (Inquisitore, p. 28) Il saio dietro al quale si nasconde come unarmatura o la cella meticolosamente nettata da qualsiasi intrusione di corpi estranei (in unepoca in cui, come ovvio, ligiene personale era a dir poco approssimativa) costituiscono altrettante barriere che evitano il contatto ed il confronto con laltro, che anzi appare sempre come potenziale fonte di contagio, come portatore di malattie fisiche (non a caso il primo romanzo si apre in una Saragozza in preda alla peste) ma soprattutto dello spirito: leresia pu annidarsi ovunque, e in ultimo luogo si identifica con qualsiasi posizione alternativa a quella sostenuta dallinquisitore. Eymerich stabilisce il proprio rapporto con il mondo in base ad una serie di rigide categorie dicotomiche, a loro volta interpretabili nei termini della opposizione fondamentale di bene e male (o, secondo lortodossia cristiana, divino e diabolico). A livello sociale, essa si

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traduce nel binomio ordine-caos. Come Eymerich ama ripetere, la Chiesa lunica fonte di ordine e stabilit in unepoca dominata dallanarchia, e non a caso il domenicano riserva le sue parole pi dure e sprezzanti per quei movimenti interni della Chiesa stessa, come i francescani, che propongono una visione alternativa della sua missione, fondata sulla carit piuttosto che sulla forza e lautorit.49 Eymerich , in questo senso, una figura dallalto valore simbolico, che riassume la logica di tutti i regimi repressivi: incarna in s tutto quello che intolleranza, arroganza del potere e autoritarismo. qualcuno che distrugge tutto ci che non rientra nei suoi parametri, con in mente un suo modello astratto di societ, e rispetto a quello considera ogni altra cosa nemica e da sterminare.50 A livello individuale, invece, lopposizione di bene e male si sovrappone a quella di spirito e corpo, e fornisce una sorta di legittimazione teologica alla repulsione per la fisicit tipica del carattere schizoide. Il rapporto conflittuale di Eymerich con il proprio corpo diviene uno dei temi centrali del ciclo, e la sua evoluzione indice del processo di trasformazione subito suo malgrado dallinquisitore. Ci viene reso esplicito gi in La catene di Eymerich, che, pur essendo il secondo romanzo pubblicato, si svolge nel 1365, e cio relativamente tardi nella cronologia interna della serie. Qui Eymerich tormentato da un crescente senso di alienazione dal proprio corpo, ritenuto fino ad allora quasi una trascurabile appendice della testa: Gli pareva che il proprio corpo gli divenisse estraneo, quasi che capo, tronco e membra non avessero reciproco coordinamento. In quei momenti si sentiva come una marionetta di legno, fatta di segmenti separati tenuti assieme da fili impalpabili (Catene, p. 364). La necessit di ricomporre in maniera positiva il dualismo spirito-corpo anche al centro di Cherudek, il romanzo considerato da molti il capolavoro dello scrittore bolognese, e di cui si parler pi diffusamente nella sezione dedicata alle opere. evidente che vi una omologia tra il controllo esercitato da Eymerich sulla propria fisicit e quello esercitato sul corpo sociale nel suo ruolo di inquisitore e rappresentante della Chiesa: ci che non immediatamente reso esplicito per venire poi gradualmente messo a fuoco nello svolgersi del ciclo romanzesco il rapporto tra la dimensione sociale e quella individuale della patologia di Eymerich. In altre parole, Evangelisti, seguendo la lezione di Reich, ribadisce la stretta interdipendenza tra disfunzioni psicologiche e condizioni sociali. Se in Il mistero dellinquisitore Eymerich e nel successivo, Cherudek, diventer chiaro il ruolo giocato dalla madre di Eymerich, la fredda e distante Dona Luz, nello sviluppo della personalit schizoide del figlio, allo stesso tempo sar anche evidente che madre e figlio sono simultaneamente il prodotto e i perpetuatori di una societ repressiva, allo stesso tempo vittime e carnefici. Ma una volta che il tarlo del