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LE TRACCE DELLA STORIA 1 EVA CANTARELLA GIULIO GUIDORIZZI DALLA PREISTORIA ALLA FINE DELLA REPUBBLICA ROMANA

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le tracce della storia 1eva cantarella giulio guidorizzi

dalla preistoria alla fine della repubblica romana

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IV Sommario

SEZIONE 1 LA PREISTORIA E LE CIVILTÀ DELL’ANTICO ORIENTE

TESTO

TESTO

CAPITOLO 1 Le origini dell’umanità

CAPITOLO 2 Le civiltà della Mesopotamia

1. La comparsa dell’essere umano 92. Il piú antico stadio dell’umanità: il Paleolitico 113. La trasformazione dell’ambiente nel Mesolitico 144. La svolta del Neolitico 155. La nascita delle città 18

1. La Mesopotamia, culla della civiltà 312. L’antichissima civiltà dei sumeri 323. L’impero degli accadi 374. La fioritura della civiltà babilonese 385. L’irruzione degli hittiti in Mesopotamia 396. Il poderoso impero degli assiri 427. L’impero «multinazionale» dei persiani 45

LO SPAZIO, 4 · IL TEMPO, 4 · I FATTI, 5 · LE FONTI SCRITTE, 6I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 7 · I CONCETTI CHIAVE, 8STORIA • IDEE

L’origine della specie e l’ipotesi evoluzionista 10STORIA • SCIENZA

La lavorazione della pietra 11STORIA • CULTURA

Lo sciamano e il mondo magico 14STORIA • IDEE

Le Veneri preistoriche e il matriarcato 20STORIA • CULTURA

I riti di passaggio 21LO SCHEMA DEI CONTENUTI 23VERIFICHE 24

LO SPAZIO, 26 · IL TEMPO, 26 · I FATTI, 27 · LE FONTI SCRITTE, 28 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 29I CONCETTI CHIAVE, 30STORIA • SCIENZA

La città-stato e l’«economia idraulica» 31STORIA • CULTURA

Il ciclo della vegetazione: un dio che muore 35STORIA • LETTERATURA

Il mito di Gilgamesh 36STORIA • SCIENZA

Guerrieri e contadini scoprono il ferro: una nuova età della civilizzazione 39

STORIA • CULTURALe «torri del silenzio» 48

LO SCHEMA DEI CONTENUTI 49VERIFICHE 50

• L’evoluzione e la diffusione delle principali forme umane, 4• Diffusione dell’agricoltura e dei villaggi in Medio Oriente, 16• Diffusione dell’agricoltura in Europa, 17• Diffusione delle tecniche metallurgiche, 22

• Famiglia, 13

• Darwin, 10

RUBRICHE

• L’estensione delle civiltà sumerica, accadica, babilonese, hittita, assira, 26• Le risorse della Mesopotamia, 32• L’impero babilonese, 38• Il regno hittita, 41• Il regno assiro, 42 • Stato, 46

• Hammurabi, 28

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VSommario

LABORATORIO DELLE FONTI T1 La morale di Appu • T2 Genealogie e discendenze divine • T3 Le imprese di SesostriNon dimenticare il passato, 76 • T4 Il «Papiro dei Re» e la storia dell’antico Egitto

• La distribuzione delle principali materie prime, 52

• L’estensione del Nuovo Regno, 69

• Tutankhamon, 70 • Burocrazia, 56

TESTO

CAPITOLO 3 La civiltà egizia

1. Il dono del Nilo 572. La società egizia 593. La ricca e articolata religione egizia 634. L’Antico Regno: l’età delle piramidi 675. Il Medio Regno: l’apogeo dello stato egizio 686. Il Nuovo Regno: l’età dell’impero 697. Il crepuscolo dell’Egitto dopo il 1000 a.C. 72

LO SPAZIO, 52 · IL TEMPO, 52 · I FATTI, 53 LE FONTI SCRITTE, 54 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 55 I CONCETTI CHIAVE, 56STORIA • CULTURA

La stele di Rosetta 58STORIA • DONNE

La condizione femminile nell’antico Egitto 62STORIA • CULTURA

La civiltà della morte 65STORIA • SOCIETÀ

L’organizzazione del lavoro nella Valle dei Re 66STORIA • LETTERATURA

La letteratura egiziana 71LO SCHEMA DEI CONTENUTI 73VERIFICHE 74

TESTO

CAPITOLO 4 Le civiltà dell’antica Palestina

1. Le civiltà dell’antica Palestina: ebrei e fenici 832. Un popolo «unico»: gli ebrei 843. I fenici 90

LO SPAZIO, 78 · IL TEMPO, 78 · I FATTI, 79 · LE FONTI SCRITTE, 80 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 81 I CONCETTI CHIAVE, 82STORIA • CULTURA

Il marchio di Caiono e il capro espiatorio 88STORIA • RELIGIONE

I sacrifici umani 89STORIA • CULTURA

La nascita dell’alfabeto 92LO SCHEMA DEI CONTENUTI 93VERIFICHE 94

• Le rotte commerciali della Fenicia e della Palestina, 78

• Migrazioni degli ebrei, 86

• Giuditta, 84 • Lingua, 92

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VI Sommario

SEZIONE 2 LA CIVILTÀ GRECA

TESTO

CAPITOLO 5 Alle radici della civiltà greca

1. La Grecia prima dei greci: la civiltà cretese 1032. Alle radici della religione greca: la religione cretese 1053. L’alba della civiltà greca: i micenei 1074. Un periodo «oscuro» 1105. Il mondo descritto nei poemi omerici 1116. L’organizzazione politica ed economica

nel «Medioevo ellenico» 114

LO SPAZIO, 98 · IL TEMPO, 98 · I FATTI, 99LE FONTI SCRITTE, 100 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 101 I CONCETTI CHIAVE, 102STORIA • CULTURA

Le tre scritture di Creta 106STORIA • DIRITTO

Lo scudo di Achille 109STORIA • CULTURA

La «cultura della vergogna» 112STORIA • CULTURA

L’anima «doppio» del corpo 114LO SCHEMA DEI CONTENUTI 115VERIFICHE 116

• Espansione delle civiltà cretese e mice-nea, 98

• Le ondate migratorie in Grecia, 110

• Tersite, 112 • Ambiente, 110

LABORATORIO DELLE FONTI T1 Minosse e il tributo degli ateniesi · T2 Cretesi, gente di mare · T3 La prima talassocrazia Dèi e uomini di Creta, 118 della storia · T4 Talassocrazia minoica ed espansione micenea

TESTO

CAPITOLO 6 La nascita della «polis»

1. La rivoluzione agraria e la nascita della «polis» 1252. La comparsa dei tiranni 129 3. L’espansione coloniale 1304. L’espansione economica e il progresso

dei commerci 134

LO SPAZIO, 120 · IL TEMPO, 120 · I FATTI, 121LE FONTI SCRITTE, 122 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 123 I CONCETTI CHIAVE, 124STORIA • CULTURA

Il «pharmakós» 128STORIA • SOCIETÀ

Aristocrazia e nuovi ricchi: la morale di Teognide 130STORIA • RELIGIONE

Gli oracoli 133LO SCHEMA DEI CONTENUTI 135VERIFICHE 136

• L’espansione coloniale greca, 120• Le città stato-greche, 126

• Uguaglianza, 128

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VIISommario

TESTO

TESTO

CAPITOLO 7 Sparta e Atene

CAPITOLO 8 Il mondo comune dei greci

1. Sparta tra militarismo e oligarchia 1432. La tripartizione delle società spartana:

spartiati, iloti e perieci 1453. L’organizzazione politica spartana 1464. Atene nell’epoca arcaica 1475. La strada verso la democrazia 1496. La tirannide di Pisistrato 1527. L’avvento della democrazia con Clistene 153

1. La coesione del mondo greco 165 2. La religione «ufficiale» 1653. I culti alternativi: i baccanali dionisiaci e i misteri 1674. I giochi panellenici 1715. La nascita della filosofia 173

LO SPAZIO, 138 · IL TEMPO, 138 · I FATTI, 139 LE FONTI SCRITTE, 140 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 141I CONCETTI CHIAVE, 142STORIA • DONNE

La condizione femminile a Sparta 144STORIA • DIRITTO

Le leggi di Dracone 148STORIA • DONNE

La condizione femminile ad Atene 151STORIA • RELIGIONE

I rituali d’iniziazione femminili e maschili 152LO SCHEMA DEI CONTENUTI 155VERIFICHE 156

LO SPAZIO, 160 · IL TEMPO, 160 · I FATTI, 161 LE FONTI SCRITTE, 162 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 163I CONCETTI CHIAVE, 164STORIA • CULTURA

L’antropologia per capire i greci 168STORIA • LETTERATURA

La lirica 171STORIA • SOCIETÀ

I giochi panellenici 172LO SCHEMA DEI CONTENUTI 175VERIFICHE 176

• Le sfere d’influenza di Sparta e Atene, 138• Le trittie attiche secondo Clistene, 154

• La visione del mondo secondo il filosofo Anassimandro, 160• I santuari del mondo greco, 169

• Democrazia, 153• Atena, 148 • Solone, 150

LABORATORIO DELLE FONTI T1 Pittaco: sapiente o immorale tiranno? · T2 Cipselo: il flagello dei Bacchiadi · T3 Policrate: la La guida della città, 158 (s)fortuna di un tiranno · T4 La tradizionale «anormalità» dei tiranni

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VIII Sommario

TESTO

CAPITOLO 9 Le guerre persiane e l’età classica

1. Lo scontro tra greci e persiani 183 2. La prima guerra persiana 1843. La seconda guerra persiana 1864. L’età classica 1895. L’ascesa di Atene 1916. L’età di Pericle 1927. La cultura democratica 1948. Imperialismo e democrazia 1969. La guerra del Peloponneso 19910. Gli avvenimenti del 415 a.C. 20111. La sconfitta di Atene 203

LO SPAZIO, 178 · IL TEMPO, 178 · I FATTI, 179 LE FONTI SCRITTE, 180 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 181 I CONCETTI CHIAVE, 182STORIA • PERSONAGGI

Le Termopili 186STORIA • IDEE

Oriente e Occidente: nascita di un’ideologia 190STORIA • SCIENZA

Ippocrate e la nascita della medicina scientifica 191STORIA • LETTERATURA

La nascita del teatro: la tragedia 196STORIA • IDEE

La storiografia come scienza: Tucidide 200STORIA • SOCIETÀ

Uno scandalo politico: il «giallo» delle erme 202LO SCHEMA DEI CONTENUTI 205VERIFICHE 207

• Lo scontro tra greci e persiani, 178• Greci e cartaginesi nel Mediterraneo

occidentale, 188• Le guerre tra Sparta e Atene, 199

• Leonida, 186• Pericle, 192

• Ideologia, 190

TESTO

CAPITOLO 10 Dalla crisi della «polis» all’ellenismo

1. Il declino della «polis» 2152. L’egemonia spartana 2163. L’ascesa dei macedoni 2194. Alessandro il Grande 2215. L’eredità di Alessandro 2256. Caratteri generali dell’ellenismo 2277. La cultura ellenistica 230

LO SPAZIO, 210 · IL TEMPO, 210 · I FATTI, 211 LE FONTI SCRITTE, 212 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 213I CONCETTI CHIAVE, 214STORIA • IDEE

Platone e la sua dottrina politica 217STORIA • PERSONAGGI

Aristotele 220STORIA • DONNE

La condizione femminile in età ellenistica 228STORIA • SCIENZA

Gli automi di Erone 231LO SCHEMA DEI CONTENUTI 233VERIFICHE 234

• L’itinerario di Alessandro, 210 • La Grecia dopo la guerra

del Peloponneso, 215• Le monarchie ellenistiche, 226

• Tolomeo, 236 • Pena di morte, 217

LABORATORIO DELLE FONTI T1 Una letteratura non politica · T2 Dalla «polis» alla corte del re · T3 Conservazione (e allar-I greci dopo la Grecia, 236 gamento) della cultura greca · T4 Cultura, scrittura ed élites nel mondo ellenistico

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LABORATORIO DELLE FONTI T1 Contro i persiani, contro i troiani · T2 Serse e l’indomabile Grecia · T3 I greci, uniti per ElenaLa nascita del nemico, 208 · T4 «Inventare» il barbaro

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IXSommario

SEZIONE 3 L’ASCESA DI ROMA

TESTO

CAPITOLO 11 Le origini di Roma

1. Le diverse civiltà dell’Italia preromana 2452. La civiltà nuragica 2473. La civiltà etrusca 2474. Le origini di Roma 2515. L’organizzazione politica 253 6. La struttura sociale 2557. La famiglia 2568. La vita religiosa 258

LO SPAZIO, 240 · IL TEMPO, 240 · I FATTI, 241 LE FONTI SCRITTE, 242 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 243 I CONCETTI CHIAVE, 244STORIA • SOCIETÀIl casto Spurinna e le signore etrusche 248STORIA • RELIGIONE

Riti funebri etruschi e credenze nell’aldilà 249STORIA • DIRITTO

La pena del sacco e il supplizio dei parricidi 256STORIA • DIRITTO

Essere schiavi 257STORIA • SOCIETÀ

Il sistema onomastico e le donne senza nome 259LO SCHEMA DEI CONTENUTI 261VERIFICHE 262

• Le popolazioni italiche, 240• Le tracce delle antiche civiltà, 245• I domini etruschi, 250• Il Tevere e i sette colli, 251

• Giove, 251 • Schiavitú, 257

TESTO

CAPITOLO 12 L’espansione in Italia e l’inizio dell’età della repubblica

1. L’avvento della repubblica 267 2. Le difficoltà di Roma nel secolo V a.C. 2683. L’evoluzione della società romana nel secolo V a.C. 2694. Il governo repubblicano 2705. La contrastata ascesa di Roma nel secolo IV a.C. 2736. Le guerre contro i sanniti 2757. Lo scontro con Taranto e Pirro 278

LO SPAZIO, 262 · IL TEMPO, 262 · I FATTI, 263 LE FONTI SCRITTE, 264 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 265 I CONCETTI CHIAVE, 266STORIA • DIRITTO

Il debitore fatto a pezzi 269 STORIA • CULTURA

Giano, le porte e la magia delle canzoni 270STORIA • CULTURA

Contaminazione e rinnovamento: Mamurio Veturio 275STORIA • CULTURA

Il funerale romano: morte di un individuo, grandezza della stirpe 277

LO SCHEMA DEI CONTENUTI 279VERIFICHE 280

RUBRICHE

LO SPAZIO, 240 · IL TEMPO, 240 · I FATTI, 241

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• I nemici di Roma, 262• I celti in Italia, 274

• Lucrezia e Bruto, 267 • Legge, 270

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LABORATORIO DELLE FONTI T1 Orazio Coclite: il sacrificio per la collettività · T2 Muzio Scevola: la resistenza al dolore fisico· Eroi di un ideale comune, 282 T3 Clelia: onore delle donne romane · T4 Porsenna, Tarquinio e l’assedio di Roma

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X Sommario

TESTO

CAPITOLO 14 La crisi della repubblica

1. Roma e la cultura greca 3112. La società dopo le guerre puniche 3123. La vita politica e i problemi esteri 3144. I Gracchi e la politica delle riforme 3145. La guerra giugurtina: Caio Mario 3176. Riforme di Silla e fase senatoria 319

LO SPAZIO, 306 · IL TEMPO, 306 · I FATTI, 307 LE FONTI SCRITTE, 308 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 309I CONCETTI CHIAVE, 310STORIA • RELIGIONE

La repressione del culto di Bacco 311 STORIA • SOCIETÀ

Il «regno degli schiavi» di Sicilia 314STORIA • SOCIETÀ

L’esercito romano verso la fine dell’età repubblicana 316STORIA • SOCIETÀ

L’educazione romana 319LO SCHEMA DEI CONTENUTI 321VERIFICHE 322

• Estensione del dominio romano, 306 • Le guerre di Caio Mario, 317• La guerra contro Mitridate e la guerra

civile, 318

• Mario, 317 • Riforma, 314

LABORATORIO DELLE FONTI T1 Il greco e l’educazione del giovane «Emiliano» · T2 L’Africano e gli Scipioni · T3 Catone e ilGraecia capta ferum victorem cepit, 324 timore dei filosofi · T4 La cultura greca e la classe dirigente romana

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TESTO

CAPITOLO 13 Le guerre puniche e la conquista dell’Oriente

1. I rapporti tra Roma e Cartagine 2892. Lo stato cartaginese 2903. Roma all’inizio delle guerre puniche 2914. La prima guerra punica 2925. La seconda guerra punica 2946. La conquista dell’Oriente 2967. La terza guerra punica 299

LO SPAZIO, 284 · IL TEMPO, 284 · I FATTI, 285 LE FONTI SCRITTE, 286 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 287I CONCETTI CHIAVE, 288STORIA • RELIGIONE

La religione cartaginese 289STORIA • DIRITTO

Essere cittadini romani 291STORIA • SOCIETÀ

Il trionfo 294STORIA • SCIENZA

Come curare le fratture: medicina e magia 298LO SCHEMA DEI CONTENUTI 301VERIFICHE 302

• I domini di Cartagine e di Roma prima delle guerre puniche, 284• Prima e seconda guerra punica, 293• La conquista dell’Oriente, 297• Le imprese di Scipione Emiliano, 300

• Guerra, 291

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LABORATORIO DELLE FONTI T1 Pirro: un nemico degno di rispetto · T2 Annibale: una inestinguibile avversione a Roma ·Roma e i suoi nemici, 300 T3 Filippo e Antioco: la violenza punita dalla sorte · T4 Pirro e Annibale, come Achille e Ulisse

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XISommario

TESTO

CAPITOLO 15 La fine della repubblica

1. L’ascesa di Pompeo 331 2. La crisi politica: lo scontro tra popolari e ottimati 3333. Cesare verso la conquista del potere 3344. La seconda guerra civile (49-45 a.C.) 3375. Il governo di Cesare 3386. L’eredità di Cesare: Antonio e Ottaviano 3407. La fine della repubblica 3428. Roma al centro della vita culturale del mondo antico 344

LO SPAZIO, 326 · IL TEMPO, 326 · I FATTI, 327 LE FONTI SCRITTE, 328 · I DOCUMENTI ICONOGRAFICI, 329 I CONCETTI CHIAVE, 330STORIA • DONNE

Le donne avvocato 334 STORIA • SOCIETÀ

I druidi 335STORIA • PERSONAGGI

La congiura contro Giulio Cesare 339STORIA • CULTURA

Giulio Cesare e il cavallo di ottobre 340STORIA • SOCIETÀ

I gladiatori 343LO SCHEMA DEI CONTENUTI 345VERIFICHE 346

• La spartizione dei territori tra i triumviri, 326• Guerra civile fra Cesare e Pompeo, 338

• Antonio, 340 • Suffragio, 333

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LABORATORIO DELLE FONTI T1 Il sacrificio di Cesare · T2 La nuova era del puer · T3 L’ultima scelta di CleopatraIl morso dell’aspide, 348 · T4 «Chi è il fanciullo?»

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Atlante storico digitale: le carte presenti sul libro anche on line con funzionalità aggiuntive (zoom e frecce direzionali, legenda attiva, linea del tempo, animazioni).

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Schede per riflettere su temi di cittadinanza e costituzione: a partire dalla definizione tratta dal Devoto-Oli si costruisce un minipercorso operativo dall’antichità a oggi.

File audio per ripassare i contenuti essenziali di ogni capitolo. I file, scaricabili in formato mp3, sono strutturati in tre parti (Cosa?, Come?, Quando?).

Esercizi autocorrettivi.

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Page 10: eva le tracce della storia - Mondadori Education · Dèi e uomini di Creta, 118 della storia · T4 Talassocrazia minoica ed espansione micenea TESTO CAPITOLO 6 La nascita della «polis

1 La preistoria e le civiltà dell’antico Oriente

4 milioni di anni fa 3 milioni di anni fa

Capitolo 1Le origini dell’umanità

III-I millennio a.C.

Capitolo 2Le civiltà della Mesopotamia

Incisioni rupestri nel Sahara libico: periodo conosciuto

come «Periodo della Fauna Selvatica»

5000 a.C.

Statuetta della cultura di Valdivia, in Ecuador

2000 a.C.

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CON IL NOME DI «PREISTORIA» SI INDICA IL PERIODO

PRECEDENTE ALL’INVENZIONE DELLA SCRITTURA

(AVVENUTA INTORNO AL 3000 A.C.): PER CONVENZIONE,

INFATTI, LA «STORIA» INIZIA IN QUEL MOMENTO.

I PRIMI OMINIDI COMPAIONO SULLA TERRA MOLTO

TEMPO PRIMA, TRA I 7 E I 15 MILIONI DI ANNI FA: CIRCA

40 000 ANNI FA, INFINE, COMPARE L’HOMO SAPIENS

SAPIENS. A PARTIRE DAL 10 000 A.C. LE POPOLAZIONI

STANZIATE NELLA REGIONE CHE OGGI CHIAMIAMO

MEDIO ORIENTE COMINCIANO A ORGANIZZARE LA

VITA SOCIALE IN FORME PROGRESSIVAMENTE PIÚ

COMPLESSE: NASCONO LE PRIME CITTÀ E LE PRIME

FORME STATALI. I POPOLI PROTAGONISTI DI QUESTO

SVILUPPO SONO, NEL VICINO ORIENTE, I SUMERI,

GLI ACCADI, I BABILONESI, GLI HITTITI E GLI ASSIRI.

1284 a.C.

Capitolo 3La civiltà egizia

900 a.C.

Capitolo 4Le civiltà dell’antica Palestina

IV secolo a.C.

Capitolo 12L’espansione in Italia e l’inizio dell’età della repubblica

Capitolo 11Le origini di Roma

753 a.C.

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52

CAPITOLO 3 La civiltà egizia

Dalla carta risulta chiaramente come tutta la civiltà egizia si sviluppi lungo il corso del Nilo: una lunga e stretta striscia di terra coltivata, in mezzo al deserto, che si

allarga soltanto nella zona del delta. I prodotti principali sono orzo, grano e lino. Le materie pri-me, importanti per il raffinato artigianato egizio, provengono invece da altre zone, come mostra la cartina: l’oro dalle zo-ne interne dell’Alto Egitto; l’avorio dalla Nubia; il legno dal Libano e il rame dal Sinai, regioni che finiscono per entrare sotto il controllo egizio; il porfido, il granito e l’arenaria, im-portanti materiali da costruzione, vengono estratti nelle aree interne e, trasportati sul Nilo, giungono alle città che sorgono lungo il fiume. This è la capitale piú antica, poi sostituita da Menfi, nella cui area sorgono anche le piramidi, i monumentali edifici sepol-crali che alcuni faraoni si sono fatti costruire. Tebe diviene invece capitale con il Nuovo Regno, dopo la liberazione del paese dagli hyksos, che hanno posto sul delta la loro capitale, Avaris. Per un brevissimo periodo, nel tentativo di limitare il potere del clero tebano, la capitale viene portata ad Achetaton. Sais è invece la capitale dell’ultimo periodo di prosperità del regno egizio prima dell’invasione persiana.

el-Fayum

Zona irrigata

Vie carovaniere

Capitali

Piramidi

Oro

Rame

Legno

Basso Egitto

MenfiGizah

Saqqara

invasione degli Hyksos

1700 a.C.

Sinai

Alto Egitto

Valle dei Re Tebe

3a cateratta

2a cateratta

1a cateratta

LIMITEDELL’ANTICOREGNO

LIMITE DEL MEDIOREGNO

LIMITE DEL NUOVOREGNO

Nubia

5a cateratta4a cateratta

Tanis(Avaris)

This

Rosetta

Akhetaton

Qadesh

Byblos

Sais

Libano

Siria

Ma

rR

os

so

M a r M e d i t e r r a n e o

Nilo

Nilo

Avorio

il tempo

1700 a.C. Invasione degli hyksos nel Basso Egitto

1350 a.C. Riforma politica e religiosa di Echnaton. Restaurazione di Tutankhamon

525-402 a.C. Prima dominazione persiana

1200 a.C. Ramses III respingei «popoli del mare»

332 a.C. I persiani consegnano l’Egitto ad Alessandro Magno

2000 a.C. Espansione verso Nubia e Siria

2000 a.C. Rafforzamento del potere del faraone e inizio del Medio Regno

670-664 a.C. Invasione assira e saccheggio di Tebe

402-332 a.C. Seconda dominazione persiana

1284 a.C. ca.Battaglia di Qadesh e trattato di pace con gli hittiti

1600 a.C. Cacciata degli hyksos e inizio del Nuovo Regno

2400 a.C. Indebolimento del potere centrale

3100 a.C. Unificazone dell’Egitto

lo spazio

EPOCA3000-1000 a.C. circa

AREAIl corso del fi ume Nilo

TEMALa distribuzione delle principali materie prime

digit atlante

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53Sezione 1 - La preistoria e le civiltà dell’antico Oriente

i fatti

Il Nilo, ricchezza dell’Egitto La civiltà egizia, come quella mesopotamica, si sviluppa attorno a un grande fiume. Le piene del Nilo, regolari e meno violente di quelle dei fiumi mesopotamici, inondano i campi di limo, che rende il terreno estremamente fertile. Campi, villaggi e città si formano lungo il corso di questo fiume. Attorno al 3100 a.C., con l’unificazione politica dei due regni che si era-no consolidati lungo il Nilo e la conseguente fondazione di This e poi di Menfi, ha inizio la storia egizia.

Il faraone, la burocrazia, la politica militarista Il paese è governato da un faraone, sovrano cui sono tributati onori divini; un’efficiente burocrazia e una politica militaristica assicurano un rapido rafforzamento dello stato, che giunge a imporre tributi alle popolazioni del Sinai, della Libia e della Nubia. È un’epo-ca di grande ricchezza, che si concretizza in raffinate opere d’arte, edifici monu-mentali e piramidi.

Invasione e rinascita Un’invasione di popolazioni nomadi provenienti dall’Asia e ben organizzate militarmente pone fine a quest’epoca: la dominazione de-gli hyksos sul nord del paese dura circa un secolo, fino a quando i principi dell’Alto Egitto non riescono a riprendere il controllo, dando inizio al cosid-detto Nuovo Regno. La nuova capitale è Tebe. È un’epoca di grande splendo-re, in cui si sviluppano anche i commerci con le regioni vicine, Mesopotamia, Creta e mar Egeo.

La riforma politica e religiosa di Echnaton Attorno al 1350 a.C., per con-trastare il crescente potere dei sacerdoti di Ammone, il faraone Echnaton im-pone una violenta riforma politica e religiosa: introduce il culto monoteistico del disco solare Aton, requisisce le proprietà dei templi e fonda una nuova ca-pitale, Achetaton, per cercare di emarginare il potente clero tebano. Una poli-tica pacifista indebolisce però il paese a vantaggio degli hittiti, che estendono la loro influenza sulla Siria. Già però il faraone successivo, Tutankhamon, ri-stabilisce il culto di Ammone, restituendo ricchezze e potere alla classe sacer-dotale e all’aristocrazia.

Le grandi battaglie Con Ramses II e Ramses III l’Egitto raggiunge uno straor-dinario splendore artistico, sostenuto dalle ricchezze provenienti da una vincente politica militare. Dopo la battaglia di Qadesh viene stabilito un trattato di non aggressione con gli hittiti, che divide le ricche coste di Siria e Palestina in due distinte sfere d’influenza; vengono poi respinti i «popoli del mare», artefici della caduta dell’impero hittita.

Dominazioni straniere e resistenza culturale Segue un periodo di crisi con dinastie di origine straniera. Nel 671 a.C. gli assiri riescono a invadere il paese e a dominarlo per alcuni anni. Nel 525 a.C. sono invece i persiani a impadro-nirsi dell’Egitto per circa un secolo. Seguirà una seconda dominazione persia-na, che si concluderà con la conquista greca dell’Egitto da parte di Alessandro Magno e l’inizio di una dinastia greca che governerà il paese sino alla conqui-sta romana. Nonostante le molteplici invasioni, l’Egitto riesce però a mantenere una forte identità culturale e artistica, che costituisce una delle principali cause del profondo fascino che questa civiltà continua a esercitare.

Scriba.

La Sfi nge di Gizah.

Il faraone Tutankhamon.

La Sfi nge di Gizah.

Il faraone Tutankhamon.

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54 Sezione 1 - La preistoria e le civiltà dell’antico Oriente

Nelle società antiche, di solito basate sulla produzione agricola, la difesa dei confini è un compito fondamentale per il mantenimento dell’integrità del territorio e delle sue risorse. Il testo che segue è un’iscrizione su una stele

di frontiera di Semna, sul confine meridionale dell’Egitto. È il faraone che parla in prima persona.

Io sono un re che dice e che fa. Ciò che il mio cuore pensa è fatto per mia ma-

no. Ardente nel conquistare, potente nell’attaccare, non è indolente di parola nel

suo cuore. Sono uno che si preoccupa dei clienti, che veglia sul docile, ma che

aggredisce l’aggressore, che è silenzioso quando si è silenziosi, che risponde a

una parola secondo ciò che implica: perché un uomo che è silenzioso dopo che

è stato assalito incoraggia il cuore degli avversari. Essere coraggiosi è essere

aggressivi ed è da vili ritrarsi. È un vile chi recede dal proprio confine, perché il

nubiano obbedisce appena le labbra sono aperte. […] Indietreggiare è la sua via

verso chi lo aggredisce. Non è gente coraggiosa. Sono dei miserabili dal cuore

spezzato. Lo ha visto sua Maestà stessa, non sono menzogne.

L’iscrizione in prima persona è riconducibile a concezioni di tipo magico: la stele di confine si configura come un essere parlante che difende il territorio e minac-cia gli eventuali invasori. Il testo è di grande interesse: il faraone, secondo una ti-pica ideologia della sovranità, si presenta come difensore e vendicatore dei deboli, concetto che permette di giustificare la guerra come atto di giustizia. Ma l’aspetto maggiormente messo in evidenza è una vera e propria etica del coraggio, ispirata a un’ideologia patriottica: bisogna essere ardenti nella conquista e reagire alle pro-vocazioni; recedere dai confini è un atto di viltà. D’altra parte il nemico, in questo caso le popolazioni nere della Nubia, viene presentato come vile e miserabile per natura: la difesa del territorio implica anche un’ideologia etnocentrica. In Egitto la difesa dei confini, spesso molto lontani dal centro amministrativo del paese, rende necessaria la formazione di una struttura efficiente e ben organizzata controllata da scribi militari. Una buona rete di posti di approvvigionamento permette alle truppe di rifornirsi facilmente e di addentrarsi anche in zone desertiche per sorvegliare le rotte carovaniere, generalmente pattugliate da contingenti mercenari di nubiani.

le fonti scritte

EPOCA1863 a.C.

AUTORESesostri III, Medio Regno, XII dinastia (1878-1841 a.C.)

TITOLOStele di frontiera

DESTINATARIOChiunque si avvicini al confi ne; i nemici

LINGUAAntico egizio

Prigionieri di tribú ribelli del sud della Nubia, durante il

regno di Tutankhamon.

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55Capitolo 3 - La civiltà egizia

i documenti iconografici

EPOCA1300-1200 a.C.

PROVENIENZAVicinanze di Tebe

SOGGETTOIl defunto ara i campi dell’aldilà

Le vivaci pitture che decorano le tombe egizie ci hanno permesso di cono-scere molti aspetti della vita quotidiana e sociale. Sennedjem è un artigiano che lavora nella necropoli reale di Tebe: vive in un villaggio di operai ad-

detti alla necropoli situato nelle vicinanze di quest’ultima. La sua tomba, ai mar-gini del villaggio, è un interessante esempio del prestigio sociale e della ricchezza che alcuni artigiani riescono a raggiungere con il loro lavoro. L’artigiano defunto non è alle dipendenze del re, ma diventa servo del dio del quale il faraone è l’in-carnazione terrestre: anche nell’aldilà si mantengono gli stessi equilibri gerarchici. Queste immagini di lavoro nei campi e le raffigurazioni di schiavi al lavoro (ricor-rono spesso scene di zappatura, semina, mietitura, vendemmia e pigiatura dell’uva) hanno diverse funzioni. Da un lato costituiscono, almeno nelle tombe di faraoni e dignitari, un’esaltazione delle ricchezze del defunto, dall’altro hanno uno scopo magico-rituale, sostitutivo di offerte in natura: la raffigurazione di scene di produ-zione di cibo, lavoro artigianale o costruzione rappresentano i beni di cui il defun-to godrà nella vita ultraterrena.

In questa immagine, secondo un modulo ricorrente nell’arte egizia, è raffi gurato lo stesso defunto: Sennedjem, con un aratro trainato da due giovenche, ara i Campi di Ialu, il regno di Osiride nell’aldilà.

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56 Sezione 1 - La preistoria e le civiltà dell’antico Oriente

i concetti chiave

prima di andare avanti

L a burocrazia è l’insieme dei funzionari, i burocrati, che, seguendo le diretti-ve del potere politico, si occupano di amministrare lo stato. Il termine «bu-rocrazia», dal francese bureau, «ufficio», e dal greco kratos, «potere», è stato

coniato in Francia nel secolo XVIII. In forma embrionale una classe di funzionari è già presente nelle città-stato mesopotamiche. Questi funzionari, al servizio di sovrani e sacerdoti, vivono in una situazione di semiservitú in templi e palazzi, dove di solito vengono anche formati (devono infatti saper leggere e scrivere, conoscere i sistemi di calcolo, misura e notazione numerica). Hanno il compito di registrare entrate e uscite, annotando l’entità dei tributi e delle offerte; le riserve alimentari presenti nei magazzini; le spese per l’esercito, gli operai e gli artigiani; gli acquisti di derrate ali-mentari o di armi; i costi di costruzione o restauro di templi, palazzi e canali. Si for-ma gradualmente una classe di specialisti della scrittura che, per conto dello stato, registra le leggi e amministra la giustizia e, per conto dei privati, le interpreta o cura le azioni giudiziarie. Con la formazione di grandi regni anche la burocrazia si specia-lizza nelle molteplici attività richieste dall’amministrazione di stati complessi, diven-tando una classe piú ampia e di maggior prestigio sociale: si occupa delle relazioni amministrative e giuridiche con gli stati o le città tributarie, di eserciti mercenari e flotte dislocate in regioni lontane e dell’organizzazione di trasporti efficienti per la circolazione di ordini e lettere.

Èun modo di concepire l’autorità e amministrare il potere tipico di molte so-cietà antiche in cui la politica non è chiaramente distinta dalla religione: il sovrano è l’unico interprete della volontà divina o addirittura un dio in

Terra. La sacralizzazione della sua figura legittima l’esercizio del potere da parte sua. Di solito questa concezione è accompagnata e sorretta da un complesso appa-rato simbolico: si formano miti che attestano l’immortalità del re e le sue capaci-tà magiche e curative; si attestano culti del sovrano, del suo corpo o degli oggetti da lui toccati; vengono costruiti monumenti particolarmente sontuosi o imponenti destinati al sovrano o al suo cadavere. Dal punto di vista politico di solito la teo-crazia, o «governo del dio», si pone come una forma di governo autocratica e cen-tralistica, che limita il potere degli aristocratici e controlla direttamente l’esercito e la burocrazia, ma in cui la classe sacerdotale finisce per assumere un rilievo e un’influenza particolari.

BUROCRAZIA

TEOCRAZIA

1. Come descriveresti l’ambiente geografico e climatico in cui si sviluppa la civiltà egizia?

2. Quali sono i limiti cronologici entro i quali si sviluppa la storia dell’Egitto come stato indi-

pendente?

3. Quale concezione hanno gli antichi egizi del proprio sovrano, il faraone?

4. Su quali regioni si estende il potere dei faraoni nel momento del massimo splendore dello

stato egizio?

5. Quali funzioni svolge la complessa ed efficiente macchina burocratica dello stato egizio?

6. Intorno al 1000 a.C. inizia per l’Egitto un periodo di decadenza. Quali popoli ne approfittano?

7. Chi pone definitivamente fine alla storia dell’Egitto indipendente?

parole cittadinodel

Burocrazia

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57Capitolo 3 - La civiltà egizia

Il Nilo con le sue piene rende fertili le terre che attraversa. Le antiche popolazioni locali

seppero sfruttare questa caratteristica per dare vita a un’intensa attività agricola.

1. Il dono del Nilo

L’antico Egitto: una striscia di terra fertile in mezzo al deserto «L’Egitto – scrive lo storico greco Erodoto – è un dono del Nilo». Senza questo fiume infatti la vita nella regione sarebbe stata impossibile. Sorgendo dai grandi laghi dell’Afri-ca centrale, il Nilo, il fiume piú lungo del mondo, attraversa durante la sua corsa gli altipiani dell’Etiopia, dove riceve il contributo di altri grandi corsi d’acqua, e dopo una serie di cascate, le cosiddette «cateratte», sfocia nel Mediterraneo con un immenso delta. Il Nilo traccia il suo solco, sottile come una lama, aprendosi la via in un deserto sabbioso che lo assedia dalle due parti. La presenza del fiume con-sente un insediamento umano lungo le due ristrette fasce di terra che costeggiano le sue rive: poco piú di sei chilometri per ogni lato nel punto piú largo, meno di un chilometro in quello piú stretto. Oltre questo nastro di terra coltivabile c’è il deserto, che gli antichi egizi chiamavano «terra rossa» (ossia sabbiosa) in antitesi con la «terra nera» (vale a dire fertile) da cui essi traevano alimento.

La vita economica e sociale dell’Egitto dipende dal Nilo Nell’antichità la vita della regione dipendeva completamente dal Nilo. Il fiume era navigabile in entrambe le direzioni: dalla foce sino ai confini del paese. Esso era perciò la grande via di comunicazione che consentiva di collegare facilmente luoghi distanti centinaia di chilometri: tutte le città egizie dovevano dunque sorgere lungo le rive del fiume e questo contribuí a determinare una certa uniformità sia urbanistica sia culturale.

Una fiorente agricoltura favorita dalle piene regolari del Nilo Dalle piene del Nilo dipendeva l’approvvigionamento agricolo del paese. Infatti, al contrario dei fiumi mesopotamici, le cui piene erano violente e distruttive, il Nilo aveva un regime assolutamente regolare. Ogni anno, intorno alla fine di maggio, il fiume cresceva, ingrossato dalle piogge equatoriali, straripava oltre gli argini e depositava sulla terra uno strato di limo che la rendeva fertile. Durante le piene, come scrive Erodoto, «le città egizie sorgevano dall’acqua con le loro mura, come se fossero isole, e gli egizi andavano in barca attraverso la pianura»; poi, quando il fiume si era ritirato, i contadini potevano facilmente procedere alla semina e alla coltivazione: favorite dalle condizioni climatiche, le campagne producevano un raccolto abbondante e la terra non si esauriva poiché veniva ogni volta fertilizzata dalla successiva alluvione stagionale.

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70 Sezione 1 - La preistoria e le civiltà dell’antico Oriente

filosofo» e forse un po’ visionario, che fondò una religione monoteista, sosti-tuendo gli dèi tradizionali dell’Egitto con il culto di Aton (ossia il disco solare). Oltre a motivazioni teologiche, prodotte da una cultura di grande raffinatezza che non si appagava della religione tradizionale, il culto fondato da Amenofi IV traeva origine dal progetto della corte faraonica di contrastare l’influenza della classe sacerdotale, che stava diventando sempre piú invadente e minacciava di indebolire l’autorità del faraone.

Lo scontro con la potente classe sacerdotale Il regno di Amenofi vide dunque un conflitto tra potere regale e sacerdotale, che in un primo momento sembrò favorire il faraone. Egli mutò il nome in quello di Echnaton, «amato da Aton», soppresse il culto di Ammone e di tutte le altre divinità, confiscandone le proprietà; per sottolineare il distacco dal passato fondò piú a nord una nuova capitale, Achetaton, presso l’odierno villaggio di Tell el-Amarna. Decisa fu la reazione dei sacerdoti di Ammone e della classe aristocratica, che vedevano minacciati i propri privilegi, cosicché dopo la morte prematura di Amenofi-Echnaton il suo esperimento naufragò. Suo successore fu il giovane Tutankhamon, l’unico faraone di cui si sia trovata intatta la tomba; egli riportò la capitale a Tebe e ristabilí il culto di Ammone, restituendo il potere alla classe sacerdotale. Il suo stesso nome, che in origine era Tutankh-Aton, divenne appunto Tutankh-Amon, che significa «immagine vivente di Amon».

La guerra contro gli hittiti e la spartizione dell’Oriente Echnaton perse-guí una politica pacifista, con un netto mutamento di rotta rispetto all’imperia-lismo dell’epoca precedente: grazie a lui le spese militari vennero ridotte e si rinunciò a intervenire fuori dell’Egitto. Ma questa politica ebbe purtroppo con-seguenze deleterie, poiché coincise con l’espansionismo della nascente potenza degli hittiti, i quali poterono senza sforzo impadronirsi di buona parte della Siria.

La lotta ebbe il suo momento decisivo sotto Ramses II, che regnò dal 1298 al 1235 a.C.: egli guidò personalmente una serie di campagne in Siria, culminate nella battaglia di Qadesh, che terminò con esito incerto (vedi cap. 2.5, pp. 41-42).

Amenofi IV fece collocare, davanti alle colonne della corte,

statue che lo raffi guravano in piedi con le insegne della

regalità: barba posticcia, corona, cobra divino, scettro.

Nello schema, la periodizzazione della storia egizia. Tra l’Antico e il Medio e tra quest’ultimo e il Nuovo Regno si collocano i periodi

«intermedi», caratterizzati da crisi sociali e disordini.

Tutankhamonvoci dal passato

EPOCA ANNI AVVENIMENTI

Epoca predinastica

4500-3100 a.C. Lungo il fi ume Nilo si hanno i primi insediamenti agricoli.Vari principati locali si trasformano in organismi politici piú complessi.Intorno al 3500 a.C. si costituiscono i due distretti dell’Alto Egitto e del Basso Egitto.

Epoca arcaica 3100-2600 a.C. Il primo faraone, Menes, unifi ca i due distinti regni, l’Alto e il Basso Egitto, e s’insedia nella città di This.

Antico Regno 2600-2200 a.C. Prime spedizioni militari in Libia e in Nubia; costruzione delle piramidi di Zoser e di Gizah. Nel 2400 a.C., alla fi ne della V dinastia, il potere statale va indebolendosi, sino alla perdita dell’unità politica.

Medio Regno 2052-1786 a.C. L’unità del regno è ricostituita e le strutture dello stato centralizzato consolidate.Espansione del dominio egiziano in Nubia, Siria e Palestina.Intorno al 1700 a.C., gli hyksos, una popolazione asiatica, invadono il regno e fondano una nuova capitale nella regione del delta.

Nuovo Regno 1567-1075 a.C. Grazie al re di Tebe Kamose e, successivamente, al faraone Ahmose, l’Egitto è nuovamente riunifi cato. Con Tutmosi III la civiltà egiziana conosce la massima espansione e il periodo piú glorioso della sua storia.Amenofi IV cerca di imporre il culto monoteista di Aton e trasferisce la capitale nel nord del regno, ma il successore, Tutankhamon, ristabilisce il culto di Ammone e riporta la capitale a Tebe.Sotto Ramses II, si ha lo scontro militare con gli hittiti che culmina con la battaglia di Qadesh (1284 a.C. ca.)Intorno al 1100 a.C. gli egiziani devono affrontare l’espansione dei «popoli del mare».Dopo il 1000 a.C. il potere centrale si indebolisce e ha inizio una lenta decadenza.

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71Capitolo 3 - La civiltà egizia

A questo punto i due imperi, esausti, stipularono (attorno al 1284 a.C.) un patto di non aggressione che divise l’Oriente in due sfere d’influenza ben distinte. Eb-be cosí inizio un periodo di straordinario splendore artistico e culturale, che si potrasse per tutto il lungo regno di Ramses II (la cui mummia è tuttora conser-vata al Museo egizio del Cairo). Questo sovrano è quindi passato alla storia come munifico costruttore di palazzi, di templi e di splendide opere d’arte.

Il declino dell’impero e la fine del Nuovo Regno Ma la grandezza dell’Egit-to stava volgendo al termine. Attorno al 1200 a.C. il bacino del Mediterraneo orientale fu sconvolto da un’ondata di invasori, i cosiddetti «popoli del mare», che si presentarono minacciosamente alle porte dello stesso Egitto. Qui, l’ultimo grande faraone del Nuovo Regno, Ramses III, li affrontò in una serie di sangui-nose battaglie terrestri e navali: le sue vittorie (nel 1186 a.C.) furono di impor-tanza vitale per il suo paese, poiché evitarono il crollo che aveva travolto altri grandi regni (come l’hittita e il miceneo, vedi cap. 2.5, p. 42 e cap. 5.3, p. 109). Tuttavia lo stato egizio uscí indebolito da questo difficile periodo e non riuscí piú a risollevarsi. Le cause del declino furono molteplici: il potere dei sacerdo-ti di Ammone divenne predominante mentre quello del faraone s’indeboliva in pari grado. A tutto ciò si aggiunse la perdita completa dei possedimenti asiatici. Nello stesso tempo altri popoli stavano ormai premendo alle porte dell’Egitto:

P iú di duemila anni di abitudine alla lettura e alla scrittura produssero in Egitto una lettera-tura di alto livello, che ci è in parte nota grazie

a papiri e iscrizioni tombali. Le prime manifestazioni, che risalgono all’Antico Regno, furono formule magiche e scon giuri incisi sulle pareti delle tombe e delle pirami-di; uno dei testi piú importanti, ampliatosi nel corso dei secoli con successive aggiunte, fu il Libro dei morti: una raccolta di massime sapienziali, inni religiosi, esortazioni. Il primo autore che ci sia noto è Imhotep, che fu anche, secondo la tradizione, il costruttore della prima pirami-de e l’in ventore, per cosí dire, della letteratura egiziana.Il carattere religioso di molte opere letterarie (che era-no destinate alla recitazione nel corso delle pubbliche cerimonie) si mantenne anche in seguito; al faraone Echnaton, per esempio, è attribuito un Inno al Sole di notevole valore letterario.Tra le opere di narrativa, destinate ad allietare le gior-nate dei nobili, immensa fortuna ebbe in particolare un romanzo, Le avventure di Sinuhe (composto du-rante il Medio Regno), che può essere considerato un prototipo dei racconti d’avventura; esso narra la fuga del protagonista dall’Egitto, i suoi viaggi in Siria e le successive peripezie in altre terre straniere.Esiste anche una letteratura civile e politica: canti del-la guerra di liberazione contro gli hyksos, un poema sulla celebre battaglia di Qadesh, altri che descrivono l’infelice situazione durante la crisi dell’Antico Regno.Nella letteratura egiziana del Nuovo Regno è rappre-sentato anche il genere della poe sia amorosa, conte-nuta in una serie di raccolte che presentano testi di grande freschezza, ricchi di personaggi e situazioni delicatamente tratteggiati.

Eccone alcuni esempi. Una fanciulla impaziente di correre dal suo innamorato: «Il mio cuore si è ricor-dato del tuo amore e metà della mia chioma era in-trecciata. Venni di corsa a cercarti e lasciai a mezzo la pettinatura»; un’altra dimentica le sue occupazioni per amore: «Il tuo amore che mi respinge non lo posso lasciare. Io toglierò le mie reti: ma che dirò alla ma-dre a cui ogni giorno porto la mia preda di caccia? Oggi non ho gettato le mie reti perché il tuo amore mi ha preso»; altre poesie descrivono invece le bellez-ze dell’innamorata: «Il melograno dice: i miei chicchi sono simili ai suoi denti. Il mio frutto ai suoi seni. Io sono il meglio del giardino perché duro tutte le stagio-ni». In particolare, tra i numerosi papiri che il deser-to egiziano ci ha restituito, uno contie ne il cosiddetto Canto dell’Arpista del re Antef, poema intriso di un senso di profonda malinconia. Il testo risale al «primo periodo intermedio» ed esprime il disorienta mento di un’epoca che vede il crollo del potere centrale.Vediamone alcuni versi:

«Periscono le generazioni e passano,altre stanno al loro posto dal tempo degli antenati:i re che esistettero un tempo riposano nelle loro piramidi,sono seppelliti nelle loro tombei nobili e i glorificati egualmente.Quelli che hanno costruito edifici,di cui le sedi piú non esistono, cosa è avvenuto di loro?Nessuno viene di là, che ci dica la loro condizione,

[che riferisca i loro bisogni, che tranquillizzi il nostro cuore, finché non giungiamo

[a quel luogodove loro sono andati».

STORIA • LETTERATURA�

La letteratura egiziana

Maschera funeraria di Tutankhamon, in legno

ricoperto d’oro, che poggiava direttamente sul volto

del faraone.

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72 Sezione 1 - La preistoria e le civiltà dell’antico Oriente

in particolare, gli assiri. I successori di Ramses III si chiamarono tutti invaria-bilmente Ramses (dal IV all’XI) e regnarono per pochi anni ciascuno. I faraoni non riuscivano nemmeno piú a proteggere dai saccheggi le tombe della Valle dei Re, al punto che i sacerdoti di Ammone decisero un piano di emergenza per salvare le mummie reali: con l’aiuto di funzionari rimasti fedeli, essi radunaro-no i sarcofagi dei grandi faraoni del passato in una grotta nascosta, dove rima-sero indisturbati, sino a quando, nel secolo scorso, furono casualmente scoperti.

7. Il crepuscolo dell’Egitto dopo il 1000 a.C.

La decadenza e la sottomissione a opera degli assiri Dopo il 1000 a.C. l’Egitto, pur mantenendosi indipendente, cessa di essere una grande potenza. Indicativo del crollo del suo prestigio è il rapporto (conservato su un papiro) invia-to a corte da un ufficiale egizio di nome Unamon, mandato in Siria a cercare legname per la barca sacra di Ammone: i principi locali si rifiutano di offrire il legname come tributo e Unamon è costretto a pagare la merce. I tempi erano deci-samente cambiati: i suoi interlocutori erano i discendenti di quei principi siriani che, poco piú di un secolo prima, scrivevano al sovrano d’Egitto dicendo che «si prostravano sette e sette volte ai suoi piedi» e che erano «la polvere su cui egli camminava». Iniziò cosí una lenta decadenza che avrebbe tolto agli egizi la libertà. Verso il 900 a.C. il regno passò nelle mani di una dinastia libica; piú tardi, gli assi-ri, che attorno al 670 a.C. riuscirono a saccheggiare Tebe e a occupare l’Egitto (vedi cap. 2.6, p. 44), avrebbero detto che l’Egitto era solo «una canna spezzata».

L’effimera rinascita saitica Dopo pochi anni, tuttavia, l’Egitto poté ricon-quistare la propria indipendenza. Il potere fu preso da un principe locale, già vassallo dell’Assiria, il cui nome era Psammetico, fondatore della XXVI dinastia; egli riunificò rapidamente il paese e trasferí la capitale a Sais, nel delta del Nilo.

Questo periodo (periodo saitico, 664-525 a.C.) fu l’ultimo di prosperità del regno egizio; Psammetico e i suoi successori ripristinarono il culto faraonico,

Accesso alla camera del sarcofago del faraone Ramses IV: sull’architrave

il disco solare alato.

Lo schema visualizza le cause prossime e remote

della decadenza dell’Egitto dopo il 1000 a.C.

Ai confi ni dell’Egitto si afferma la temibile potenza degli assiri

L’Egitto perde i suoi possedimenti

asiatici

Si interrompono i normali rapporti commerciali con il Vicino Oriente

I successori di Ramses III regnano per pochi anni ciascuno: discontinuità

del potere centrale

Cresce l’infl uenza politica della casta sacerdotale

L’Egitto esce fi accato dallo scontro con i

popoli del mare

Il prestigio internazionale

dell’Egitto diminuisce

L’autorità centrale del faraone s’indebolisce

Progressiva decadenza dell’Egitto (gli assiri lo defi niscono «una canna spezzata»)

Nel 670 a.C. gli assiri sottomettono l’Egitto

I popoli del mare invadono il Vicino Oriente e attaccano l’Egitto

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73Capitolo 3 - La civiltà egizia

lo schemadei contenuti

CAPITOLO

3

provvidero a restaurare i monumenti che ricordavano al popolo le glorie della loro civiltà e, accentuando i tratti conservatori della società, manifestarono l’inequivocabile volontà di ricollegarsi al periodo aureo del regno egizio, facen-do leva sul rinnovato patriottismo del popolo.

Sottomissione a opera dei persiani e definitivo tramonto dell’Egitto Nel nuovo sistema politico internazionale, però, l’Egitto non poteva aspirare a un ruolo di «superpotenza», com’era avvenuto all’epoca di Ramses II. La prima pre-occupazione dei re saiti fu quella di garantire la sicurezza del paese: essi orga-nizzarono perciò un sistema di fortificazioni verso oriente che sbarrasse la via alle invasioni provenienti dall’Asia, da dove potevano giungere i pericoli maggio-ri. Nel campo trincerato di Pelusio, alle foci del Nilo, concentrarono il meglio del loro esercito, il cui nerbo era ormai costituito da mercenari greci. Ma nel 525 a.C. i persiani abbatterono definitivamente il regno egizio, riducendo la regione a una semplice provincia del loro impero. Cosí ebbe fine l’antica storia egizia, dopo un arco di tempo straordinariamente lungo e glorioso: circa 2500 anni.

La civiltà egizia si sviluppa lungo il corso del Nilo

Il sovrano egiziano, il faraone, è considerato una

divinità

L’amministrazione pubblica è in mano agli scribi, funzionari della

complessa burocrazia statale

La casta sacerdotale custodisce il sapere

e detiene un grande potere politico

La religione egizia è multiforme e stratifi cata

Intorno al 3000 a.C. l’Egitto si unifi ca politicamente

(Antico Regno)

Durante il Medio Regno l’Egitto raggiunge il suo apogeo

Con il Nuovo Regno l’Egitto diventa un vasto impero e

sottomette Palestina e Mesopotamia

Dopo il 1000 a.C. inizia il declino dell’Egitto

In origine gli egizi veneravano

animali-totem

La principale divinità egizia è

Ammone-Ra, il sole

Durante l’Antico Regno i faraoni

costruiscono le piramidi

Nel secolo VI a.C.i persiani cancellano

l’indipendenza dell’Egitto

audio sintesi

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74 Sezione 1 - La preistoria e le civiltà dell’antico Oriente

verificheà Individua la periodizzazione essenziale della storia dell’Antico Egitto, distinguendo i limiti

cronologici dei tre regni, della dominazione assira, della rinascita saitica.

à Metti a confronto le cartine della Mesopotamia e dell’Egitto (rispettivamente a p. 26 e a p. 52). Quali elementi geografici hanno in comune i due territori?

à Indica con una crocetta se le seguenti affermazioni sono vere o false.

VERO FALSO

1. Il faraone è un dio. 2. Il faraone è il rappresentante del dio sulla Terra. 3. La successione al trono si basa sul principio della legittimità. 4. La terra e i sudditi egizi sono un privato possesso del sovrano. 5. Il visir è un sacerdote al servizio del faraone. 6. Il visir è un funzionario responsabile dell’apparato amministrativo.

à Costruisci una tabella che riepiloghi le tre epoche della civiltà egizia, considerando i seguenti indicatori: durata, estensione territoriale, sovrani, capitali, vicende militari.

à Indica con una crocetta la risposta giusta per ogni quesito. Una sola è corretta.

1. Quali sono le prerogative della casta sacerdotale in Egitto?

a. I sacerdoti sono i custodi del sapere religioso e controllano ogni aspetto della vita politica.

b. I sacerdoti custodiscono i possedimenti reali e hanno il monopolio dell’istruzione. c. I sacerdoti sono i custodi del sapere e dei costumi tradizionali, amministrano grandi

proprietà terriere ed esercitano una grande influenza sulla vita politica. d. I sacerdoti celebrano i riti e custodiscono il sapere. Il sommo sacerdote inoltre ricopre

il ruolo di consigliere e di primo ministro del faraone.

2. Qual è il piú antico strato della multiforme religiosità egizia?

a. Il culto di divinità zoomorfe. b. Il culto delle divinità zoomorfe, la principale delle quali è Ra. c. Il culto degli eroi-cacciatori rappresentati in forma di animali. d. Il culto di Ra, il sole.

3. Quali sono le principali direttrici dell’espansionismo egizio?

a. Verso sud (Nubia) e verso ovest (Libia). b. Verso ovest (Libia) e verso est (Sinai, Palestina). c. Verso sud (Nubia) e verso est (Libia, Sinai, Palestina). d. Verso sud (Nubia) e verso est (Sinai, Palestina, Siria).

4. Qual è l’esito della battaglia di Qadesh?

a. Il faraone è sconfitto e l’Egitto perde il controllo dei territori asiatici. b. L’Egitto trionfa sugli hittiti e ottiene il controllo della Siria. c. La battaglia ha esito incerto, ma l’Egitto ne esce indebolito e perde il controllo dei

territori asiatici. d. La battaglia ha esito incerto e in seguito gli imperi egizio e hittita giungono a un

accordo sulle rispettive sfere d’influenza nel Vicino Oriente.

Tempo 1

Spazio 2

Selezionare 3e schematizzare

4

5

teste

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75Capitolo 3 - La civiltà egizia

verificheSoggetti 6e rapporti causali

7

Lessico 8

Confronti 9

10

Fonte scritta 11

Documento 12iconografico

à Completa la tabella relativa alle classi sociali egizie.

CLASSE CARATTERISTICHE

scribi grande importanza religiosa, politica e culturale, garanzia del manteni-mento dell’identità nazionale, depositari del sapere magico e scientifico

militari contadini schiavi svolgono le loro attività manuali alle dipendenze del faraone

à Rispondi alle seguenti domande (max 3-6 righe).

Qual è la funzione politica delle piramidi?Quali fattori favoriscono la conservazione dell’originale identità culturale dell’Egitto? Quali sono le motivazioni politiche della riforma religiosa di Amenofi IV?Per quali motivi durante il Nuovo Regno il culto di Osiride diviene piú «democratico» e l’im-

mortalità non viene piú concepita come prerogativa esclusiva del faraone? Quali sono i principali fattori che determinano il declino dell’Egitto dopo il regno di Ramses II?

à Aiutandoti con il testo e con il vocabolario elabora una sintetica definizione dei termini seguenti.

stato centralizzato – teocrazia – principio di legittimità – burocrazia – casta

à Che cosa legittima il potere regale presso i sumeri, gli hittiti e gli egizi?

à Confronta la concezione dell’oltretomba presso sumeri ed egizi utilizzando come fonti l’epopea di Gilgamesh (vedi STORIA-LETTERATURA, p. 36) per i primi e le pitture tombali per i secondi.

à Rispondi alle seguenti domande dopo aver analizzato il testo de LE FONTI SCRITTE (vedi p. 54).

Che ruolo rivendica per se stesso il faraone? A chi si rivolge? Quali caratteristiche morali si attribuisce? In che modo descrive gli stranieri? Che tipo di sentimenti ti pare che animino il faraone, nella considerazione di se stesso e

dell’intera civiltà egizia cui appartiene?

à Rispondi alle seguenti domande dopo aver analizzato l’immagine de I DOCUMENTI ICONO-

GRAFICI (vedi p. 55).

Quale ambiente decora la vivace pittura che vedi?Chi è il personaggio raffigurato? Che lavoro svolge nella vita reale? Al servizio di chi?A che scopo il committente del dipinto si è fatto ritrarre?Qual è la condizione economica dell’artigiano egizio? Gli è riconosciuto un elevato prestigio

sociale?

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Capitolo 5Alle radici della civiltà greca

2 La civiltà greca

1200 a.C. VII-VI secolo a.C.

Capitolo 7 Sparta e Atene

753 a.C.

Capitolo 11Le origini di Roma

850 a.C.

Capitolo 6La nascita della «polis»

900 a.C.

Placca d’oro dell’antica cultura Chavin, in Perú

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I GRECI RIESCONO A DAR VITA A UN MONDO NUOVO

E DIVERSO, DI STRAORDINARIA ORIGINALITÀ E

RAFFINATEZZA, E INTRODUCONO FORME DI VITA

ASSOCIATA, PRINCIPI E CONCETTI NEI QUALI L’OCCIDENTE

CONTINUA A RICONOSCERE LE SUE RADICI. I GRECI

RITENGONO CHE LE LORO COMUNITÀ – LE POLEIS –

DEBBANO ESSERE AUTONOME E INDIPENDENTI DA

OGNI INGERENZA DI UN POTERE SUPERIORE (COME PER

ESEMPIO QUELLO DEI GRANDI SOVRANI ORIENTALI).

COSÍ FACENDO, E DIFENDENDO QUESTA LORO

LIBERTÀ, ESSI PONGONO LE BASI DI QUELLA

FORMA DI GOVERNO CHE ANCOR OGGI, PROPRIO

CON UN TERMINE DI ORIGINE GRECA, CHIAMIAMO

«DEMOCRAZIA», VALE A DIRE «GOVERNO DEL POPOLO».

Capitolo 7 Sparta e Atene

VI secolo a.C.

Capitolo 8Il mondo comune dei greci

Statua degli olmechi, civiltà mesoamericana dell’odierno Messico centro-meridionale

V secolo a.C.

Capitolo 9Le guerre persiane e l’età classica

323 a.C.

Capitolo 10Dalla crisi della «polis» all’ellenismo

IV secolo a.C.

Le divinità etrusche Aplu, Tinia e Turms raffi gurate su uno specchio d’argento del secolo IV a.C.

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120

CAPITOLO 6 La nascita della «polis»

lo spazio

EPOCASecoli VIII-VI a.C.

AREALe coste del Mediterraneo e del mar Nero

TEMAL’espansione coloniale greca

La mappa mostra lo straordinario sviluppo politico e coloniale della civiltà greca a par-tire dalla metà del secolo VIII a.C. Corinto, Megara, Calcide, Eretria e, in Asia Mino-re, Focea e Mileto, fondano colonie agricole e porti commerciali sulle coste del Me-

diterraneo. La colonia piú antica è Pithecusa (Ischia), fondata attorno al 770 a.C. In Italia meridionale e in Sicilia, per la ricchezza delle terre e la posizione favorevole ai commerci, il fenomeno della colonizzazione ha uno sviluppo particolare, dando origine alla cosiddet-ta «Magna Grecia», area di notevole fervore artistico e culturale. In Sicilia vengono fonda-te Siracusa (773 a.C.), Catania (729 a.C.), Megara Hyblaia, Leontini, Gela, Selinunte (627 a.C.), Camarina e Agrigento (580 a.C.). In Italia meridionale si sviluppano Posidonia (Pa-estum), Taranto (706 a.C.), unica colonia di Sparta, Metaponto, Sibari, Crotone e Reggio. I focesi fondano numerose colonie in Occidente, tra cui Massalia (Marsiglia), Emporion ed Elea. Massalia, divenuta rapidamente un centro importante, fonda nuove colonie e stazioni commerciali, tra cui le attuali Nizza e Antibes. Naucrati, città-emporio fondata alla fine del secolo VII a.C. sul delta del Nilo, sorge per iniziativa di un gruppo di commercianti prove-nienti in gran parte dalle città greche dell’Asia Minore. Attorno al 630 a.C. sulle coste del-la Sirte viene fondato dagli abitanti di Thera e Creta il porto di Cirene, avamposto greco in un’area controllata dai fenici a est e dagli egizi a ovest.

il tempo

850 a.C. circaRivoluzione agraria inGrecia e origine delle poleis

secolo VIII a.C.Prende avvio ilfenomeno dellacolonizzazone

770 a.C.Fondazione di Pithecusa(Ischia)

657 a.C.Inizio della tirannidedei Cipselidi a Corinto

secolo VII a.C.Contrasti sociali nelle poleis e formazionedelle tirannidi. Inizio del primo periodo ditirannide di Pisistrato ad Atene

733 a.C.Corinto fonda in Siciliala città di Siracusa

627 a.C.Fondazione di Selinunte

580 a.C.Fondazione diAgrigento. Policratediventa tirannodi Samo

digit atlante

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121Sezione 2 - La civiltà greca

i fatti

La rivoluzione agraria e l’incremento demografico Nel corso del secolo VIII a.C. si manifestano due importanti fenomeni strettamente correlati: lo svi-luppo dell’agricoltura e un notevole incremento demografico. Questi due fattori influiscono profondamente sulla struttura sociale ed economica del mondo greco.

Il problema della terra: tensioni tra aristocrazia e contadini Da un lato si rafforza l’urbanizzazione, dall’altro cominciano a formarsi nelle campagne ten-sioni sociali tra le famiglie aristocratiche e i contadini per il possesso della terra. Le famiglie aristocratiche sono infatti grandi proprietarie terriere e controllano politicamente le città, mentre i contadini piú poveri hanno crescente bisogno di terra e finiscono spesso, per l’impossibilità di pagare i propri debiti, per lavorare nei campi degli aristocratici in una condizione servile.

Una soluzione al problema: la colonizzazione di nuovi territori Pren-de cosí avvio un processo di colonizzazione di terre oltremare che costituirà per molto tempo una valvola di sfogo per le tensioni sociali interne. Si tratta della cosiddetta «seconda colonizzazione» (la prima è quella micenea, vedi cap. 5.3, p. 108). Nelle città si va intanto sviluppando un nuovo ceto di artigiani e di mer-canti, che ambiscono a partecipare alla vita politica.

Cultura oplitica e uguaglianza Lo sviluppo dell’agricoltura e la conseguente diffusione di una piccola proprietà terriera accanto alle grandi proprietà aristo-cratiche non modificano solo gli equilibri sociali, ma influiscono profondamente sull’assetto politico delle città che si stanno sviluppando. La difesa del nuovo e piú ampio territorio coltivato non può piú essere affidata alle sole famiglie aristocratiche; inoltre è piú vasta la classe di coloro che hanno interesse a di-fendere i raccolti e la terra. La comunità si organizza cosí per difendere collet-tivamente le terre: gli opliti, i cittadini-contadini in armi, combattono fianco a fianco e la salvezza dei singoli dipende dalla solidarietà del gruppo. La nuova cultura oplitica ha profonde conseguenze: da un lato si sviluppa una mentali-tà egualitaristica, che contribuisce a rafforzare le città, dall’altro il potere de-gli aristocratici, non piú arbitri della difesa di città e campagna, viene notevol-mente ridimensionato.

Una nuova organizzazione del potere Le famiglie aristocratiche devono cosí cedere parte del proprio potere sulle città e accettare costituzioni che pre-vedono la partecipazione politica di una piú ampia parte della comunità. Si stabiliscono cosí leggi scritte e magistrature elettive o per sorteggio che ga-rantiscono i nuovi equilibri. Il nuovo assetto politico piú egualitario rafforza il sistema politico e permette lo sviluppo economico della polis, ormai vera e propria città-stato.

Tirannidi e sviluppo mercantile I cambiamenti costituzionali finiscono però per scontentare tanto la vecchia aristocrazia terriera quanto gli artigiani, i mer-canti e i cittadini piú poveri. In questa situazione di instabilità, tra i secoli VII e VI a.C. si instaurano in alcune città (tra le quali anche molte colonie) dei regimi tirannici, che, sostenendo soprattutto i ceti non proprietari di terre, favoriscono notevolmente lo sviluppo mercantile e artigianale. D’altra parte le nuove colonie, consentendo la formazione di una rete di traffici estesa a tutto il Mediterraneo, danno ulteriore impulso alle attività produttive e commerciali.

Pittura vascolare con banchetto.

Uomo che porta un vitello.

Moneta ateniese.

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150 Sezione 2 - La civiltà greca

La fine dei privilegi nobiliari: la costituzione timocratica di Solone Il prov-vedimento piú importante di Solone, tuttavia, fu il riordino della società sulla base del censo, che diede vita a una timocrazia (costituzione fondata sulla ricchezza). A questo scopo, egli divise la cittadinanza in quattro classi sulla base del reddito agrario: i pentacosiomedimni (coloro che producevano almeno 500 medimni di cereali o l’equivalente in altri beni agricoli); i cavalieri (300 medimni); gli zeu-giti (200 medimni); i tetí (coloro che non possedevano terra o producevano me-no di 200 medimni). Il principio di base del nuovo sistema era che il godimen-to dei diritti politici dipendeva dal patrimonio, non dalla nascita. Coloro le cui terre producevano di piú erano obbligati a contribuire in maggiore misura alle necessità dello stato, ma in cambio avevano un maggior peso nella vita politica. La nuova costituzione, dunque, non concedeva a tutti uguali diritti: le classi che traevano i propri redditi dai commerci e in generale quelle meno abbienti rima-sero escluse dalla partecipazione alle cariche pubbliche, alle quali erano ammessi solo i cittadini delle prime due classi. La massima concessione che Solone fece al popolo fu l’istituzione dell’«eliea», un tribunale popolare i cui componenti ve-nivano estratti a sorte tra tutti i cittadini di sesso maschile che avessero compiu-to trent’anni. Nel complesso, comunque, Solone spezzò i privilegi ereditari delle famiglie aristocratiche, allargando la base della partecipazione alla vita politica. Inoltre egli espropriò i nobili dei terreni pubblici usurpati nel corso del secolo VII a.C. e li ridistribuí tra i contadini e i pastori, venendo parzialmente incontro alle loro richieste e attenuando il loro disagio.

Nello schema, l’organizzazione politica ateniese dopo la riforma

timocratica di Solone.

censoÈ il reddito dei cittadino. Viene valutato in base alla quantità di olio o di grano pro dotti e Solone ne fa il cri-terio di suddivisione in classi della popolazione e dell’at-tribuzione di diritti e doveri.

AREOPAGO• Consiglio degli anziani

(ex arconti)

ELIEA• tribunale popolare

formato da giudici al di sopra dei 30 anni, sorteggiati tra

tutti i cittadini

ARCONTI• 9 magistrati nominati

dalla I e II classe • funzioni: militari, religiose, legislative,

esecutive, giudiziarie (in specifi ci settori)

• donne e stranieri sono esclusi da qualunque diritto politico

partecipazione elezione sorteggio

ECCLESÍA• assemblea di tutti

i cittadini

• I classe: reddito di almeno 500

medimni PENTACOSIO-

MEDIMNI cavalleria

• II classe: reddito di almeno 300

medimniCAVALIERI

• III classe: reddito di almeno 200

medimniZEUGITI opliti

con armamento pesante

• IV classe: nullatenenti TETI rematori

Solonevoci dal passato

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151Capitolo 7 - Sparta e Atene

L’equilibrata opera legislativa di Solone Pur lasciando inalterate le di-sposizioni di Dracone sull’omicidio, Solone fu autore di una vasta e comples-sa opera legislativa, che regolamentò molti aspetti della vita civile. In parti-colare vanno segnalate le sue norme sul diritto di famiglia. Egli stabilí che un matrimonio, per essere tale (e non concubinato) doveva essere preceduto da un atto di fidanzamento (eggye). Questo consenti di distinguere i figli legitti-mi da quelli illegittimi, attribuendo ai primi una posizione privilegiata nella spartizione dell’eredità. Considerato da alcuni il «padre della democrazia ate-niese» (in realtà, egli ne fu piuttosto un precursore), Solone fu un personag-gio dotato di un profondo equilibrio e di un grande senso politico. Secondo Plutarco, all’amico che un giorno gli aveva chiesto se ritenesse di aver dato ad Atene le leggi migliori, Solone avrebbe risposto: «Le migliori che essi po-tessero accettare».

Conclusa la sua opera rinnovatrice, Solone si allontanò da Atene per non farvi piú ritorno, dopo aver fatto giurare ai suoi concittadini di non cambiare le regole che aveva dato alla città.

Dice Demostene che l’uomo ateniese poteva ave-re tre donne: la moglie (damar o gyné) «per la procreazione dei figli legittimi»; la concubina

(pallaké) «per la cura del corpo», vale a dire per ave-re rapporti sessuali stabili; e infine la compagna per il piacere (etéra). Egli, in altre parole, non era tenuto a essere fedele alla moglie, poiché la fedeltà era un dovere solo femminile. Ma vediamo meglio qual era il ruolo di queste tre donne.La moglie, in genere, apparteneva a una famiglia amica, ed era stata promessa in sposa al futuro ma-rito o al di lui padre quando era ancora bambina, a 6 o 7 anni. Il matrimonio di regola avveniva quan-do ella aveva circa 12-14 anni, e da quel momento la sua funzione era quella di dare al marito i figli necessari per la perpetuazione del gruppo familiare. Altri compiti non erano assegnati alla moglie greca. Se apparteneva a una classe sociale elevata, infatti, ella non si occupava neppure dell’allevamento dei fi-gli, che venivano affidati nei primissimi anni di vita alle schiave, e quindi vivevano con gli uomini al di fuori delle mura domestiche e dell’influenza mater-na. Le mogli ateniesi inoltre (cosí come le ragazze da marito) non partecipavano in alcun modo alla vita sociale maschile: non andavano a teatro né ai ban-chetti e in generale non erano partecipi del mondo della cultura (tra l’altro, non ricevevano praticamen-te alcuna educazione).La concubina era spesso una straniera, con la qua-le l’uomo greco viveva senza sposarla. Dal punto di vista dei doveri, ella era pari alla moglie: una dispo-sizione della legge di Dracone sull’omicidio, infatti, considerava la sua posizione simile a quella della moglie. Ma dal punto di vista dei diritti, la sua situa-zione era ben diversa, e la concubina non godeva di alcuna protezione.La etéra, infine (il cui nome significa «compagna»)

era una donna che, pur concedendosi all’uomo a pagamento, sarebbe tuttavia impreciso definire una prostituta. Le etére infatti erano donne colte, che conoscevano la musica, il canto, la danza, e che ac-compagnavano l’uomo nei luoghi di socialità (come i banchetti), nei quali non erano ammesse né le mo-gli né le concubine.A questo, si aggiunga che per i rapporti veramente occasionali l’uomo ateniese aveva a disposizione una quarta donna, la pórne, «prostituta», che esercitava il suo mestiere nelle strade o nelle case di tolleranza, e che era considerata al livello infimo nella scala so-ciale. E per finire va ricordato che le schiave erano a disposizione dei padroni, ai cui desideri non potevano in alcun modo sottrarsi.Per completare il quadro della condizione femminile ad Atene, va ricordato che anche se le donne, for-malmente, avevano il diritto di chiedere il divorzio esattamente come gli uomini, di fatto esse poteva-no ben difficilmente esercitare questo diritto: come dice Medea, nella omonima tragedia di Euripide, una donna non può divorziare perché, a differen-za di un uomo, viene mal giudicata. E per finire va ricordato che, oltre a non avere ovviamente al-cun diritto politico, le donne non avevano neppure il diritto di ereditare il patrimonio paterno, che si trasmetteva solo ai discendenti maschi. Tutto quel che spettava alla donna era una dote che al mo-mento del matrimonio veniva consegnata al mari-to, il quale ne poteva disporre a piacimento, salvo restituirla al suocero in caso di divorzio. Di fronte a un simile quadro non è difficile capire le ragio-ni per le quali la polis è stata definita una città di uomini fatta per gli uomini.Le donne, in realtà, servivano per soddisfare le diverse esigenze maschili e la loro vita era rigidamente deter-minata dal loro ruolo accanto a un uomo.

STORIA • DONNE�

La condizione femminile ad Atene

Testa del cosiddetto «efebo biondo».

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154 Sezione 2 - La civiltà greca

Il sistema organizzato da Clistene era molto ingegnoso. I demi in cui egli aveva diviso il territorio attico (originariamente 100, in seguito 180) erano raggruppati in dieci tribú (o phylai) e ogni tribú era suddivisa in tre sottogruppi, detti «trittíe». Le trittíe che componevano una tribú, però, non erano geograficamente contigue: ogni tribú, infatti, era formata da una trittía collocata in pianura, una collocata in montagna e una collocata sulla costa. Di conseguenza, in ciascuna trittía prevaleva una diversa classe sociale: nelle trittíe della pianura gli aristocratici; in quelle del-la montagna i piccoli contadini (le cui terre si trovavano appunto in montagna); in quelle della costa i commercianti e gli artigiani. Questo faceva sí che in ogni tribú le classi piú povere (rappresentate da due trittíe su tre) potessero avere la maggio-ranza. Poiché le tribú, per volere di Clistene, divennero la base per la partecipa-zione alla vita politica, Atene iniziò finalmente il cammino verso la democrazia.

L’«ecclesía», organismo centrale nella democrazia ateniese Dopo aver suddiviso il territorio e la popolazione nel modo sopra esposto, Clistene istituí un nuovo organo di governo, il Consiglio dei Cinquecento o bulé, composto da cin-quanta rappresentanti per ciascuna tribú scelti per sorteggio. Poiché nelle tribú pre-valevano gli appartenenti alle classi meno abbienti, la riforma di Clistene garantí anche ai piú poveri la possibilità di esercitare un ruolo di rilievo nella vita politica. Va peraltro ricordato che, accanto al nuovo consiglio, continuava a esistere l’antico e glorioso Consiglio degli anziani, l’Areopago. Tuttavia, dopo la riforma di Cliste-ne, il potere era ormai nelle mani di altri organismi politici e piú specificamente in quelle dell’ecclesía, l’assemblea popolare alla quale avevano diritto di partecipare tutti i cittadini. Originariamente l’ecclesía si riuniva soltanto dieci volte l’anno e te-

Le trittíe che componevano una tribú non erano contigue:

ogni tribú era composta da una trittía collocata

in pianura, una in montagna e una sulla costa.

digit atlante

Alcuni ostraka, i cocci su cui venivano incisi i nomi

di coloro che si voleva mandare all’esilio.

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155Capitolo 7 - Sparta e Atene

neva le sue riunioni nell’agorà. A partire dal secolo V a.C., invece, le riunioni ave-vano luogo sulla collina della Pnice, in un anfiteatro naturale che conteneva fino a 25 000 persone con 18 000 posti a sedere. Man mano che i suoi poteri crescevano, l’ecclesía prese a riunirsi con maggiore frequenza fino a raggiungere quaranta riu-nioni all’anno. L’ecclesía aveva competenza in materia di politica estera (decideva della pace e della guerra, mandava e riceveva ambascerie, ratificava i trattati inter-nazionali), nominava gli arconti e gli strateghi (comandanti militari), controllava il loro operato, ed era titolare del potere giudiziario (che pertanto spettava a tutto il popolo). Questo era peraltro delegato in via permanente all’eliea, che giudicava di-visa in tribunali (dikastéria), i cui membri erano estratti a sorte. Infine, all’ecclesía spettava il potere di stabilire regole di condotta vincolanti, espresse nella forma di legge (nomos) e di decreto (pséphisma). Per completare il quadro del sistema de-mocratico ateniese, resta da ricordare l’istituto dell’ostracismo. Come dice il suo nome (da óstrakon, «coccio»), esso consisteva nella possibilità di mandare in esilio chi era ritenuto pericoloso per la democrazia scrivendo il suo nome su un pezzetto di coccio. Introdotto da Clistene, secondo la tradizione, l’ostracismo veniva votato in un’assemblea le cui decisioni, data l’eccezionalità della materia, erano valide solo se a essa partecipavano almeno 6000 cittadini. Inevitabilmente, però, l’ostracismo venne ben presto utilizzato per scopi meno nobili di quelli per cui era stato intro-dotto e diventò una delle armi piú sfruttate nelle lotte tra le diverse fazioni politiche.

agoràNell’agorà si svolge la vita pubblica degli abitanti della polis. Sede del mercato, è il luogo in cui si incontrano i cittadini e si svolgono le assemblee.

lo schemadei contenuti

CAPITOLO

7Sparta

è un prototipo di società oligarchica e militarista

Solo il ristretto cetodominante (gli spartiati) godedei diritti politici e partecipa

al governo della città

Ateneè un modello

di società apertae democratica

Solone sopprime iprivilegi ereditari

degli aristocratici eintroduce la timocrazia

Sparta e Atenesono due modelliantitetici di polis

Clistene instaurala democrazia

Gli spartiati si dedicano

esclusivamente all’arte della guerra

La vita economica di Sparta si regge sul lavoro servile

degli iloti

audio sintesi

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158 Sezione 2 - La civiltà greca

La tirannide arcaica rappresenta un fenomeno storico articolato e dif-ficilmente classificabile. Ciò dipende, anzitutto, dalla parzialità della mag-gior parte delle nostre fonti, che spes-so risalgono a epoche successive e risentono della ormai avvenuta ma-turazione di un giudizio sulle tiran-nidi passate: i racconti di Erodoto sui Pisistratidi, sui Cipselidi (T2) e su Po-licrate (T3), per esempio, conservano numerose espansioni aneddotiche, che sembrano veicolare un’immagine piuttosto compatta del tiranno, delle sue peculiari vicende di nascita, di vita e anche di morte (T4). In questi

racconti, dunque, è necessario atte-nersi agli sparsi dati puramente sto-rici ed evenemenziali, per cercare di comprendere la reale portata del fe-nomeno. La «fioritura» delle tiranni-di arcaiche, in effetti, coincise con una fase complessa della storia greca, segnata da profondi mutamenti so-ciali e politici. Furono proprio i ti-ranni ad allargare gli orizzonti (eco-nomici, ma anche culturali) delle ri-spettive città, creare ampie reti di al-leanze internazionali, spesso intra-prendere importanti opere di monu-mentalizzazione: il modello, del resto, era costituito dai sovrani orientali

ed egizi, grandi costruttori e celebra-tori della propria grandezza. Da ciò deriva, per esempio nelle pa-role di Erodoto, la percezione della tirannide come di una esperienza po-litica peculiare, storicamente esauri-ta nella vita di personaggi straordi-nari, ossia fuori dalla normalità (T4). Si tratta, appunto, di un modello in-terpretativo maturato in epoca classica, ben diverso dalla realistica immediatezza – per esempio – dei ritratti dei «tiranni» di Lesbo traccia-ti da Alceo (secolo VII-VI a.C.) nei suoi versi (T1; vedi anche p. 122).

Pittaco: sapiente o immorale tiranno? (Alceo, Frr. 70 e 129 Voigt)

I frammenti della poesia di Alceo restituiscono squarci della concitata vita politica di Mitilene, città dell’isola di Lesbo, in epoca arcaica; soprat-tutto testimoniano il duro scontro tra le fazioni dominanti per assume-re la guida della politica della città. Bersaglio principale dei versi alcaici diviene, dunque, Pittaco, a cui Alceo imputa la «rottura dei giuramenti» (ossia di accordi politici precedentemente assunti) e rivolge ingiuriose pa-role («grassone»). La valutazione storica dell’operato di Pittaco rimane comunque diffi cile, soprattutto perché la tradizione antica ha annoverato Pittaco nel canone dei Sette Sapienti, trasmettendone un’immagine ben diversa da quella proposta da Alceo, certo non imparziale.

Fr. 70. … la lira suona durante il banchetto / festeggiando tra vani cialtroni… / Ma quello, che divenne parente d’Atridi,1 / divori la patria come fece con Mìrsilo2 / fi nché ad Ares piaccia di chiamarci alle ar-mi. / Su, scordiamo quest’aspro rovello, / sciogliamo il nodo di que-sta contesa / che ci rode il cuore, e della guerra civile / che qualche dio ha eccitato / conducendo il popolo alla follia / per concedere a Pittaco un’amabile gloria.Fr. 129. [...] Ora volgete il cuore benevolo / alla nostra preghiera, / libe-rateci delle pene / e del duro esilio / e l’Erinni dei morti / insegua il fi glio di Irra.3 / Qui sacrifi cammo insieme un giorno: / giurammo di non tradire mai i compagni, / morire piuttosto e rivestirci di terra / caduti per le mani dei tiranni, / oppure ucciderli e riscattare / dalla miseria il popolo. / Ma tra loro non parlava sincero, / il grassone: a cuor leggero / calcò sotto i piedi i giuramenti / e ora fa banchetto della nostra città.

(da Lirici greci. Saffo, Alceo, Anacreonte, Ibico, a cura di G. Guidorizzi, Mondadori, Milano 1993)

1 Pittaco si imparentò con la nobile famiglia dei Pentelidi, che vantavano appun-to di discendere dagli Atridi.

2 Mìrsilo è un precedente tiranno di Lesbo, di cui altrove Alceo cantò la morte (Fr. 332 Voigt).3 Irra era il padre di Pittaco. La sua presunta origine tracia (dunque straniera) fomentava le accuse degli avversari.

Cipselo: il fl agello dei Bacchiadi (Erodoto, Storie V 92)

In una digressione del V libro delle Storie, Erodoto fornisce preziose informazioni sulla storia arcaica di Corinto, sull’egemonia della fa-miglia dei Bacchiadi e sulla successiva affermazione della tirannide di Cipselo. Il brano è interessante anche perché conserva gli oracoli che la Pizia (ossia la sacerdotessa delfi ca) avrebbe emesso sia ai Bac-chiadi sia a Eezione (padre di Cipselo), prevedendo la sorte politica di Corinto.

La costituzione dei Corinzi era questa: c’era un’oligarchia, e costoro, chiamati Bacchiadi, amministravano la città e si sposavano fra loro. Ad Anfi one, che era uno di questi uomini, nacque una fi glia zoppa di nome Labda. Poiché nessuno dei Bacchiadi voleva sposarla, la spo-sava Eezione, fi glio di Echecrate, che era un popolano di Petra, ma di origine lapita e discendente da Ceneo. A costui, né da questa don-na, né da altra nacquero fi gli, e perciò partì per Delfi per interroga-re l’oracolo sulla prole. E a lui che entrava, la Pizia si rivolge subito con queste precise parole: “Eezione, nessuno onora te, o degno di molto onore; un leone / Labda ha nel ventre ma lo partorirà come un macigno precipite. / Poi si abbatterà sugli uomini che regnano da soli e punirà Corinto”. Questo vaticinio dato a Eezione viene per ca-so riferito ai Bacchiadi, ai quali era rimasto oscuro un precedente responso oracolare su Corinto, che portava alla stessa conclusione di quello di Eezione […].1 Quando Cipselo divenne adulto e interrogò l’oracolo, gli venne dato a Delfi un responso favorevole, confi dando nel quale assalì e prese Corinto. […] Cipselo, divenuto tiranno, dive-

T1

T2

La guida della città

LABORATORIO DELLE FONTI

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159Capitolo 7 - Sparta e Atene

niva un uomo di questo genere, cioè perseguitò molti Corinzi, molti privò delle ricchezze e molti più della vita.

(da Erodoto, Le storie. Volume V, a cura di G. Nenci, Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1994)

1 Nella parte di testo omessa Erodoto racconta di come il piccolo fi glio di Labda (che poi sarà chiamato «Cipselo») poté scampare a un attentato dei Bacchiadi.

Policrate: la (s)fortuna di un tiranno (Erodoto, Storie III 40; 43)

Nel 522 a.C., Orete, satrapo di Sardi, attirò Policrate in un tranello e lo fece uccidere, esponendo il corpo del tiranno di Samo a un tremendo suppli-zio. Secondo Erodoto, del resto, già Amasi, faraone d’Egitto, aveva messo in guardia Policrate dai rovesci della sorte, rilevando che la sua enorme fortuna e il suo costante successo avrebbero attirato l’invidia degli dèi.

[40] Certo Amasi non ignorava la grande fortuna di Policrate, ma es-sa era per lui oggetto d’inquietudine. Poiché questa fortuna di gior-no in giorno aumentava sempre più, scrisse una lettera e la mandò a Samo: “Amasi dice a Policrate così. È dolce sapere che un amico e ospite è in buone condizioni; ma le tue grandi fortune non mi danno

piacere, poiché conosco la divinità e so che è invidiosa. Per me stes-so e per quanti mi stanno a cuore, vorrei che alcune cose avessero esito felice e altre andassero male; […]. Ora, dunque, dammi retta e contro la buona sorte fa’ così: dopo aver rifl ettuto, trova l’oggetto che per te ha più valore e per la cui perdita soprattutto ti affl igge-resti l’animo: butta via quest’oggetto, in modo che non ricompaia più alla vista degli uomini”. […].1

[43] Amasi, letta la lettera che gli giungeva da Policrate, capì che è impossibile a un uomo sottrarre un suo simile al destino che lo so-vrasta e che Policrate – fortunato in tutto e che ritrovava addirittu-ra ciò che gettava via – non avrebbe fatto una buona fi ne. Allora gli mandò un araldo a Samo, per annunciare che rompeva i legami di ospitalità. Lo fece per questo motivo: perché, piombando su Policra-te una sventura terribile e grande, egli stesso non si contristasse l’animo, come avviene per un proprio ospite.

(da Erodoto, Le storie. Volume III, a cura di D. Asheri e S. Medaglia, Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990; trad. di A. Fraschetti)

1 Condiviso il suggerimento di Amasi, Policrate buttò in mare aperto un suo pre-zioso anello. Tempo dopo, però, ricevette in dono da un pescatore un grande pe-sce: Policrate ne ordinò la cottura, ma i servitori, nel preparare il pesce, vi trova-rono all’interno l’anello del tiranno. Policrate, allora, si affrettò a mandare un resoconto dell’accaduto ad Amasi.

T3

LABORATORIO 1 Le tradizioni a noi pervenute in merito alla fi gura di Pittaco sono univoche? Pittaco è costantemente rappre-sentato in chiave negativa, come nei versi di Alceo (T1)?

2 Come può essere interpretata l’esistenza di una letteratura oracolare relativa a Cipselo e alla sua ascesa al potere (T2)? Chi – fra i sostenitori di Cipselo o quelli dei Bacchiadi – poteva avere utilità a far circolare simili oracoli?

3 Quali sono le caratteristiche del «modello tirannico» (T4)? Quali elementi tipologici ricorrono in modo costan-te nelle due narrazioni erodotee (T2 e T3)?

4 Perché i tratti descrittivi del personaggio di Pittaco, nei versi di Alceo (T1), paiono diversi dalle modalità con cui Erodoto descrive Cipselo e Policrate (T2 e T3)? In che epoca e dove è vissuto Alceo? Quando invece è vissu-to Erodoto?

La tradizionale «anormalità» dei tiranni

Le tradizioni antiche circolanti su molte fi gure tiranniche – di cui soprat-tutto Erodoto conserva importanti testimonianze – sembrano convergere nel connotare il personaggio del tiranno secondo parametri costan-ti: il tiranno è un personaggio fuori dal normale, eccessivo in ogni aspet-to o manifestazione della sua concitata vita, ma anche segnato da un rap-porto esclusivo e particolare con il divino. Carmine Catenacci, in un re-cente libro, ha esaminato queste tipologie descrittive, che suggeriscono anche il livello di elaborazione – quando non di mistifi cazione – interve-nuto in tempi precoci nelle biografi e dei grandi tiranni greci.

[…] Pur con qualche adattamento, le vite e le personalità di fi gure qua-li Policrate, i Pisistratidi, i Cipselidi o gli Ortagoridi,1 così come traman-date, hanno poco da invidiare a quelle dei Labdacidi, degli Atridi e dei loro omologhi.2 Nelle vicende dei tiranni arcaici si cela la carriera am-bigua dell’eroe e delle dinastie eroiche, in particolare di coloro che conquistano e detengono la regalità. Il tiranno è un predestinato al potere, spesso uno strumento atteso della dike, un giustiziere, comun-que un uomo fuori dalla norma: i passaggi determinanti della sua esi-

stenza, dal concepimento fi no all’ascesa al trono e alla morte, sono marcati da segni premonitori. […] La sua potenza è fuori dall’ordinario e incute timore. [...]. Ma il tiranno è anche un saggio: conia aforismi, emana leggi, dirime abilmente questioni controverse, si circonda di personalità dell’arte e della scienza. Lo splendore e la ricchezza della sua corte diventano proverbiali. Spesso l’azione del tiranno entra in contatto con il sacro: oracoli, feste, attività rituali e agonistiche, fon-dazioni di culti e colonie, costruzione di templi. Nei più importanti luo-ghi sacri e pubblici, egli innalza suoi imponenti memorials. Il passaggio di questo fondatore lascia segni tangibili nello spazio e nel tempo, opere che intervengono sul paesaggio e sugli elementi naturali civi-lizzandoli (fontane, gallerie, fortifi cazioni, porti ecc.), ma anche sulla cultura.

(da C. Catenacci, Il tiranno e l’eroe. Per un’archeologia del potere nella Grecia antica, Bruno Mondadori, Milano 1996)

1 Stirpe di tiranni di Sicione («discendenti di Ortagora»). 2 I Labdacidi («discendenti di Labdaco») erano i sovrani di Tebe: a questa famiglia apparteneva anche Edipo. I piú noti fra gli Atridi («discendenti di Atreo») furono Agamennone e Menelao, sovrani di Argo (o Micene) e di Sparta, oltre che promoto-ri della spedizione greca contro Troia.

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