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EUROPA ORIENTAL1S 7 (1988) CONTRIBU77 ITALIANI AL X CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI SLAVISTI (SOFIA, 1988) OSSERVAZIONI SULLA TRADUZIONE DEGLI ENTRETIENS SUR LA PLURALITÉ DES MONDES DI FONTENELLE FATTA DA A. D. KANTEMIR METTA BARACCHE Ricordato e celebrato comunemente per la sua produzione satirica in versi sillabici, Antioch Dmitrevié Kantemir (1709-1744) occupa un posto di primaria importanza nella storia della letteratura e del pen- siero russo anche per gli scritti prosastici. La sua attività di traduttore che lo accompagna dall'inizio alla fine della sua breve e intensa vita ] 1 Ai primi cimenti giovanili risale la traduzione del 1725 dal latino in slavo eccle- siastico della cronaca dello storico bizantino del XII sec. Costantino Manassis (Gospodina filosofa Konstantina Manassisa Sinopsis istorieeskaja). Segue nel 1726 la traduzione dal francese in russo della Lettre d'un Sicilien à un de ses amis. Contenant une agréable critique de Paris et des Francois. A Chamberi 1714, risa- lente a sua volta a un originale italiano di Giovan Paolo Marana (Perevod nékoego ital'janskogo pis'ma). Pure tradotto dal francese nel 1729 è lo scarno e anonimo trattato di ispirazione stoica Tablica Kevika Filosofa ili izobralenie fitija eelove- eeskago. È del 1730 la traduzione qui in esame, mentre risalgono al periodo londi- nese le Anakreonta Tejca pesni s greeeskago prevedeny. L'attività di traduttore si chiude infine a Parigi nel 1742 con le Pis'ma Kvinta Goracija Flakka di cui le pri- me dieci furono pubblicate nel 1744, a cura dell'Accademia delle Scienze. È certo inoltre che Kantemir prese attiva parte alla traduzione dal latino in francese dell'o- pera paterna Histoire de l'Empire Othoman, où se voyent les causes de son agran- dissement et de sa décadence, avec les notes tres instructives. Par S.a.S. Demetrius Cantemir, prince de Moldavie. Traduite en Francois par M. de Joncquieres. A Paris,

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EUROPA ORIENTAL1S 7 (1988)

CONTRIBU77 ITALIANI AL X CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI SLAVISTI (SOFIA, 1988)

OSSERVAZIONI SULLA TRADUZIONE DEGLI ENTRETIENS SUR LA PLURALITÉ DES MONDES

DI FONTENELLE FATTA DA A. D. KANTEMIR

METTA BARACCHE

Ricordato e celebrato comunemente per la sua produzione satirica in versi sillabici, Antioch Dmitrevié Kantemir (1709-1744) occupa un posto di primaria importanza nella storia della letteratura e del pen-siero russo anche per gli scritti prosastici. La sua attività di traduttore che lo accompagna dall'inizio alla fine della sua breve e intensa vita ]

1 Ai primi cimenti giovanili risale la traduzione del 1725 dal latino in slavo eccle-siastico della cronaca dello storico bizantino del XII sec. Costantino Manassis (Gospodina filosofa Konstantina Manassisa Sinopsis istorieeskaja). Segue nel 1726 la traduzione dal francese in russo della Lettre d'un Sicilien à un de ses amis. Contenant une agréable critique de Paris et des Francois. A Chamberi 1714, risa-lente a sua volta a un originale italiano di Giovan Paolo Marana (Perevod nékoego ital'janskogo pis'ma). Pure tradotto dal francese nel 1729 è lo scarno e anonimo trattato di ispirazione stoica Tablica Kevika Filosofa ili izobralenie fitija eelove-eeskago. È del 1730 la traduzione qui in esame, mentre risalgono al periodo londi-nese le Anakreonta Tejca pesni s greeeskago prevedeny. L'attività di traduttore si chiude infine a Parigi nel 1742 con le Pis'ma Kvinta Goracija Flakka di cui le pri-me dieci furono pubblicate nel 1744, a cura dell'Accademia delle Scienze. È certo inoltre che Kantemir prese attiva parte alla traduzione dal latino in francese dell'o-pera paterna Histoire de l'Empire Othoman, où se voyent les causes de son agran-dissement et de sa décadence, avec les notes tres instructives. Par S.a.S. Demetrius Cantemir, prince de Moldavie. Traduite en Francois par M. de Joncquieres. A Paris,

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ci offre il quadro dei suoi molteplici interessi culturali, unificati dal comune denominatore di una appassionata vocazione didattica. Amico di Pietro il Grande, egli è suo fedele alleato nell'opera di riforma e di aggiornamento della nazione russa voluta dall'imperatore, per mettere il proprio popolo al passo con le altre nazioni europee; né tale suo im-pegno civile si estingue, ma anzi si consolida dopo la morte del so-vrano, per mantenere viva in tempi ormai velocemente decaduti la fiaccola della missione petrina.

In questo clima e con questi intendimenti nasce la traduzione degli Entretiens sur la pluralité des mondes di Bemard Bouvier de Fonte-nelle, realizzata da Kantemir nel 1730, poco prima del suo definitivo distacco dalla terra russa. 2 Com'è noto, in questa sua opera Fonte-nelle, brillante scrittore e segretario dell'Accademia delle Scienze di Parigi, espone in maniera divulgativa la teoria copernicana sui corpi celesti e affaccia l'ipotesi della possibilità di altri mondi abitati, oltre al pianeta terrestre.

Inserendosi in una già feconda tradizione letteraria, 3 Fontenelle organizza la materia filosofico—scientifica del suo trattato in forma di conversazione mondana che si svolge, durante sei sere successive, nel parco di un non meglio identificato castello, fra una dama, 4 pro-fana di scienza e di filosofia, ma avida di sapere quanto vivace di in-telligenza, e un cavaliere suo ospite, esperto dell'argomento. Con la traduzione degli Entretiens, da lui intitolata Razgovory o mnokestve mirov, Kantemir intende dunque offrire al suo popolo due preziosi servigi: in primo luogo familiarizzarlo con la teoria copernicana del-l'eliocentrismo che, se non sconosciuta nella Russia del tempo (Raj-kov 1947), era tuttavia osteggiata dalle gerarchie ecclesiastiche a favore della tradizionale, antropocentrica dottrina tolemaica. In se-

1743. Di quest'opera egli voleva anche, con l'aiuto dell'amico Ottaviano Guasco, dare una traduzione italiana, peraltro mai compiuta, di cui ci resta un unico foglio manoscritto con il titolo in lingua italiana (CGADA, f. 181, n. 1363, 1, 1.1). Circa le traduzioni da lui effettuate, ma andate perdute, cf. Efremov 1868: 453. 2 Dal 1732 fino alla morte egli vive all'estero, in qualità di ambasciatore della Rus-sia, prima a Londra (1732-1738) e poi a Parigi (1738-1744). 3 Per le caratteristiche formali e contenutistiche dell'opera cf. Mortureux 1978. De-vo questa segnalazione alla cortesia della Dott. Nicoletta Marcialis. 4 Indicata nel testo come la Marquise. Adombrerebbe con buone probabilità Madame de la Mesangère, rimasta vedova nel 1682 e amica di Fontenelle. È noto che, se-condo l'etichetta del tempo, il titolo di marchesa era dato a tutte le vedove di qua-lità, anche se il defunto marito, come nel caso di M.me de la Mesangère, non pos-sedeva titolo nobiliare.

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condo luogo egli propone l'esempio del metodo cartesiano quale in-sostituibile modello nel procedimento espositivo e nell'indagine scientifica.

La lingua adottata da Kantemir, per soddisfare gli scopi suddetti, nella variegata e fluida situazione linguistica del momento, costituisce il terzo e, forse, più grande servigio da lui reso con questa traduzio-ne. Egli stesso ne è consapevole, quando, nel Predislovie k citatelju, così scrive:

Tpyi moR 6but He 6e3BEKen, KaK BCAKOMy MO)KHO npnanarb, paacy)Kitast, CKOJIb 'menet-Irte HoBaro Atm He .nerKo. Mbl ,L10 CtX nop HeLIOCTaT011Hbl B KHHTaX cpanoaoclreKnx, naromy H B ptmax. KOTOPblA

Tpe6paresi K HabSICHBHHIO TtX nayK (Kantemir 1740: A). 5

È così che nell'analisi della lingua dei Razgovory peso prepon-derante è stato dato dagli studiosi all'evidenziazione di quel ricco e multiforme bagaglio lessicale (imprestiti, calchi, neologismi, sinonimi, ecc.) a cui Kantemir ricorre per la resa dei concetti filosofici e scienti-fici di cui si è detto. 6 Del resto, è lui stesso ad attirare l'attenzione del lettore su di esso, quando, sempre nel Predislovie, a proposito delle note di cui la traduzione è ampiamente corredata, così precisa:

npH/10*1321 R K nen (cioè alla traduzione, chiamata precedentemente krulka) KpaTiout npnmttrapist, arrst H3b5ICHeHHA TaK LiyatecTpannbrx KOTOpbISI, H ne XOTB, nprery*,rten 66r.n ynoTpe6wrb, CBOHX parino-CHAbHbIX He HMC5I. (Kantemir 1740: B)

È certo, tuttavia, che l'interesse linguistico della traduzione kan-temiriana non si arresta a questo unico aspetto, certamente prioritario, ma non esaustivo delle sue peculiarità e altri percorsi di indagine sono proponibili. In primo luogo l'analisi della struttura grammaticale dei Razgovory ci offre l'esempio di quella volontà di regolamentazione e normalizzazione della disparata varietà linguistica dell'epoca, ereditata

5 Le prime due pagine (non numerate) corrispondenti al Predislovie k eitatehju, sa-ranno indicate con le lettere A e B; le successive, comprendenti l'Avtorovo predi-slovie, verranno contraddistinte con le lettere a-n. La regolare numerazione in cifre arabe comincia immediatamente dopo. Nelle citazioni omettiamo di regola -13. men-tre invece riproduciamo correttamente fi, che in Kantemir 1740 viene invece resa con i, secondo la prassi tipografica accademica degli anni 30 del XVIII secolo. 6 Cf. Veselitskij 1965: 53-57; 1966a: 35-51; 1966b: 20-29; 1974: 18-35. Riferi-menti al lessico dei Razgovory sono presenti anche in studi di carattere più genera-le, come Birlakova-Vojnova-Kutina 1972, Mal'ceva 1975 e Vasilevskaja 1968. Cf. inoltre Sorokin 1965: 254-255, 1982 e Veselitskij 1968: 24-25.

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dalla situazione secentesca (Vinogradov 1978: 36-42 e Kotin 1984: 50-104), risalente da una parte alla tradizione erudita, slavoecclesia-stica e dall'altra a quella autoctona russa, nelle sue varianti della kanceljarsko—delovaja e della kivaja narodnaja rea'. In particolare, proprio nelle opere del genere naueno—populjarnyj a cui i Razgovory appartengono è possibile rintracciare il primo tentativo pratico di nor-malizacija della lingua russa, concepita come lingua letteraria di com-prensione generale, pietra miliare nella formazione di una lingua lette-raria nazionale (Vinogradov 1978: 190-197 e Sudavitene-Serdovin-cev -Kad 'kalov 1984: 118-120).

L'uniformità di applicazione di moduli fonologici e morfosin-tattici, quale si riscontra nell'analisi della traduzione, è infatti così ril-evante da poter effettivamente consentire di parlare di regolament-azione, al punto che si dovrebbe pervenire alla completa definizione di una grammatica della lingua dei Razgovory. In questa direzione è orientato Sorokin (1982: 52-85), che mette a fuoco importanti feno-Meni fonologici e morfo—lessicali della traduzione, con particolare attenzione a quelli il cui referente può indifferentemente essere, ora di tipo slavoecclesiastico, ora di tipo russo, stabilendo eventualmente il numero totale delle rispettive occorrenze.

Si tratta di considerazioni fondamentali che però non ricoprono tutta l'area delle categorie grammaticali nella loro completezza, onde fornire una visione globale della lingua kantemiriana e a esse vor-remmo qui aggiungere alcune nostre osservazioni. Ad esempio, per ciò che riguarda la categoria aggettivale, oltre che alla desinenza del Nom. m.s. di tipo sl. -eccl. hitt o di tipo russo innovativo oh, atten-zione esclusiva è rivolta dallo studioso al Gen. f.s., per rilevare, di fronte alla preponderanza della desinenza russa ottien, le rarissime forme di eredità sl. eccl. in bI$I che vengono da lui definite "odino-tnye eksponaty" (Sorokin 1982: 66). Per contro nessuna menzione viene fatta del Gen.m.s. ove normativa appare invece la desinenza knikno-tradicionnaja in arohiro, così come normativa e anche essa di eredità si. eccl. appare la desinenza bisiiktsi del Nom.-Acc. f. pl . e Nom.-Acc. n. pl ., anch'essa non menzionata, accanto a quella russa me/me per il Nom.-Acc. m. pl . Né viene ricordata per il Gen. s. m. la desinenza pronominale russa in oro del tipo: xaxoro (g bis, 8, 10, 11, ecc.), camoro Toro (e), ecc. accanto a quella con scrittura fo-netica, attestante il fenomeno dello akan' e proprio del dialetto mosco-

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p.A.3fu o

M11071:ECTBI MIPOB1 rocrioAvIHA

00HTEHEAAA nApiacKon AKAArmin IlkyK'b

CEKpETAplf.

Cb Wanyancaro nepezeAb R nompe6RxTMv 11p1Mli9aHDIMIA 1113bACHIAA1

KITH3b MITIOXI) KAHTEMUF'1) 1317 MOCKBb 1730 roAy.

*4440~ *O* ic***** 0~1~ ~40~ iciz******* 40bilic***PiTh***

Bb CAIIKTHETEPURrt.

npa ImnepamoocKou immemisi klapcb MDCCXL.

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vita, del tipo: xaxosa (h, 14, ecc.), xaxosa (14, 37, 61, 64, ecc.),' ppyrosa (14, 16, ecc.), nnxaxosa (24, 37, ecc.). Non mancano tut-tavia anche sporadiche testimonianze delle forme knifnye: ppyraro kaicaro (22), 8 po cantaro B e gep a (42), ntxaxaro (23), ecc., mentre la scrittura fonetica assai raramente coinvolge forme di aggettivi qualificativi di cui ricordiamo qui: 6o.nbuiosa (34) e *nsosa (37).

Riguardo alla declinazione nominale Sorokin parla di "poeti vy-deriannuju russkuju paradigmu", intendendo — supponiamo — con ciò l'unificazione delle desinenze plurali dei casi obliqui di tutti e tre i ge-neri, secondo il modello aM/siM, amnismn, ax/sx,8 quale effettiva-mente si riscontra nella traduzione kantemiriana, e il confluire del-l'antica mnogotipnost' nominale esclusivamente nei quattro tipi di de-clinazione dei sostantivi maschili in consonante dura o molle, sostan-tivi neutri in o/e, sostantivi femminili in a/'a, sostantivi femminili in consonante molle, con adeguamento delle desinenze della mjagkaja raznovidnost' a quelle della tverdaja, fatte salve le debite alternanze vocaliche. Però non vanno dimenticati casi rari, ma esistenti, di man-tenimento di forme quali il Prep. m.s. s noxon (7), 10 il Dat. f. s. no men (n), il Nom. m. pl . papi (n)» il Dat. m. pl . Ai() Tlem (c), lo

7 Da non interpretare come Gen. m. s. e Gen. n. s. delle forme brevi nominative Taxoa, Taxoaa, Taxoao e xaxoa, xaxosa, xaxoso usate da Kantemir solo nei casi diretti. 8 Però cf. anche H3 zipyraro xaxoro (11), testimonianza della fluidità applicativa di tali forme e del libero gioco degli abbinamenti. 9 Per i sostantivi maschili e femminili in consonante molle lo Strum.pl. si presenta con desinenza laNI H (e Sorokin la rileva come tale): Jnoxibr.414 (m, 11), ROITeAbt411 (m bis), paepwat (11), ecc. 10 Però altrove troviamo a noxot (81), conformemente alla tendenza linguistica del tempo. 11 Collochiamo qui questo aggettivo in quanto di forma breve e perciò modellantesi sulla declinazione sostantivale. Circa le desinenze del Nom. e Acc. pl. dei so-stantivi esse si presentano come hI per i maschili in consonante dura e i femminili in a, H per i maschili e femminili in consonante molle e i femminili in 'a, con as-soluta coincidenza di forma accusativa e nominativa. Manca totalmente, per i so-stantivi maschili in gutturale, qualunque forma di seconda palatalizzazione. Della desinenza bI partecipano anche le forme di Nom. n.pl . comium (9, 134, 136, 143 ter, 146 bis, ecc.) e naTabi (157), unica testimonianza nella traduzione di adegua-mento della desinenza neutra a quella maschile, secondo una tendenza propria del dialetto moscovita dell'epoca (Efimov 1971: 92). Circa la formazione di Nom. m. pl. con desinenza tonica a, secondo una tendenza anch'essa caratteristica dell'epoca e testimoniata dal futuro Lomonosov (Markov 1974: 117), riscontriamo nei Razgo-vory soltanto le forme rna3a (2, 9 bis, 16, 47, 48, ecc.) e Atca (61), mentre si mantengono inalterate le forme /lombi (44), semepha (3), ropopha (36 bis), succes-

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Strum. m. pl. xpyrn (74), ecc., testimonianze di un riaffiorare spora-dico, ma persistente, dell'omaggio alla tradizione colta, così come non va dimenticata la costante desinenza 1410 dello Strum. f. s. in conso-nante molle» anch'essa di tradizione sl. eccl. Invece gli esempi di Prep. m. s. no prin (4), Bo pin4 (52) attestano il persistere di quella fase intermedia di passaggio di tali sostantivi dall'originaria declina-zione maschile consonantica a quella dei sostantivi maschili in 21- con forme ancora testimoniate, non solo nel XVIII, ma anche nel XIX se-colo. 13

Per quanto riguarda i sostantivi neutri originariamente apparte-nenti alla declinazione consonantica in sibilante, sono ancora presenti nei Razgovory le forme arcaiche o, comunque, sl. eccl. del tipo: H e-deca (23, 25, ecc.), Ttneca (53, 70, ecc.), uyneca (57), netSec (22), Ttnec (17, 50), p peaec (4, 30, ecc.), con esito di compro-messo fra vecchia e nuova situazione nei casi obliqui netSecam (22), B nedecax (50, 68), B Tt.rtecax (22), tlynecama (15), ecc. Però il suffisso es figura soltanto nel paradigma plurale, mentre in quello singolare si ha il totale adeguamento di tali sostantivi alla declinazione dei neutri in vocale, con perdita dell'antico suffisso. Inoltre alcuni sostantivi come c.noso e nt.no non presentano mai, neanche nel para-digma plurale tale suffisso e vengono sempre declinati come neutri vocalici.

Nella coniugazione verbale tutte le desinenze consonantiche dei tempi del modo indicativo, compresa quella della II pers. s. del pre-sente, sono dure, con evidenziamento anche grafico della tverdost' , mediante la costante applicazione dello b finale la cui omissione si ve-rifica sempre ed esclusivamente in presenza di particella riflessiva. Tale particella appare sempre nella sua forma di matrice sl. -eccl. c51,

vuoi dopo desinenza verbale consonantica che dopo desinenza voca-lica. Le rarissime, ma documentate, forme con riduzione vocalica Cb

quali °6opo -1. 3;1cl, (7), me.na.noch (12), popHnoch (72), ecc. non

sivamente interessate dal fenomeno. Segnaliamo, inoltre, la presenza della forma di A. pl. xpunbil (63), legata alla categoria dei collettivi neutri in be e sentita ancora come tale, secondo Markov (1974: 75-76), nella lingua dell'epoca che la applica appunto anche nella sua variante plurale, con testimonianze presenti altresì nella lingua di Lomonosov. 12 Unica eccezione è la forma }MIMO (9 bis, ecc.), evidentemente per il suo carat-tere di quasi avverbialità e di massima colloquialità. 13 Cf. Cemych 1962: 193. Però il Gen. s. di tale sostantivo si presenta qui nella forma definitiva Ami (5, 78, ecc.).

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cambiano i termini del problema, pur denunciando con la loro pre-senza un altro degli aspetti di intervento del razgovornyj jazyk nella lingua della traduzione.

A proposito dei tempi e modi verbali, mentre nel succitato articolo si parla del perfetto quale unica forma di tempo passato, puntualmente reso senza la copula, e dell'infinito dove appare normativa, salvo ra-rissime eccezioni, la desinenza russa Tb, ci sembra utile aggiungere qualche accenno al futuro perifrastico, reso sia con il futuro di 6bITb,

sia con il futuro di CTaTb seguiti dall'infinito di aspetto imperfettivo del verbo di cui si vuole nella traduzione rendere l'idea di futuro. Op-portuno sarebbe, al riguardo, il calcolo delle rispettive occorrenze, benché, a quanto ci è dato comprendere, non esistono criteri specifici adottati da Kantemir nella scelta dell'una o dell'altra soluzione."

In campo fonologico attenzione particolare è da Sorokin (1982: 66) rivolta alla trasformazione della e in o dopo gipja.§éie del tipo woxa, 'non, npHuion; rimpiangiamo però l'esiguità degli esempi proposti a cui si potrebbero aggiungere altri del tipo: Haum.n (2, 63, 66), xamimox (34, 50), *OJITbI31 (36), Ay*ox (61), 1110.71K (38, 39), e persino mtcHuom (47, 68, 71, ecc.), mipHaHuoa (54), 15 ecc. Parti-colarmente interessante è quando poi lo stesso lessema può trovarsi documentato, sia con la trasformazione, come nel caso di yll0HbIM (c), sia nella forma kni2naja, come Ansi rienwx (c), ygeHwe inox4 (12), ecc. Il mantenimento della e è del resto l'atteggiamento dominante nella lingua dei Razgovory. Ciò può avvenire anche dopo .gipjagéie e affrikaty, come attestano gli esempi *ecxa (c, 5), *eHy (d), *eHbi (e), oTuem (a), ecc. L'omaggio alla tradizione colta è particolarmente significativo nel caso dell'aggettivo di forma breve, Nom. f.s. acecka dove pure è stata applicata la semplificazione del gruppo consonantico originario CTK, propria della lingua parlata e attestata dalla scrittura fonetica.

A proposito di scrittura fonetica, accanto alla semplificazione dei gruppi consonantici o alla assimilazione della s davanti a consonante sonora, entrambe già rilevate dallo studioso sovietico che tralascia, comunque, la menzione del pluriricorrente verbo ame.ma -rb nelle sue

14 Nella situazione linguistica del secolo precedente la forma più usata di futuro pe-rifrastico sembra essere invece quella dell'ausiliare CTaTb (cf. Cernov 1984: 155-157). 15 Per queste ultime due forme, attinenti a modelli comportamentali propri già del XVII secolo, non si tratterebbe della trasformazione di e in o, bensì di kosvennye otrafenija akan'ja secondo Kotkov 1974: 166.

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innumerevoli applicazioni dei vari tempi e modi, non vanno di-menticate anche le forme .nexxo (c, 52, 62, ecc.), .nextit (11), 6yTTo (13, 15, ecc.), no uxacTmo (i), no 6e3uxacrvuo (47), 6.nItcxx (47), nurraioT (52), ecc., testimoni, ancora una volta, dell'influsso della lingua parlata sull'atteggiamento di rispetto fonologico e grafico della situazione etimologica, quale riscontriamo generalmente nella tradu-zione. Così dicasi anche nel caso del fonema-grafema t 16 per il quale sarebbe interessante stabilire l'esatto numero di volte in cui avviene il suo fedele mantenimento, secondo la situazione etimologica, e quello invece in cui esso è sostituito dalla e. Ci sembra di poter affermare che questa seconda eventualità si verifica raramente nei Razgovory, sem-pre con i lessemi, indicanti concetti di uso corrente, BpeMsl, }ledo, mpeno, e con la preposizione 4pe3 (però altri sostantivi di uso cor-rente quali ptAo, mtcTo presentano sempre t etimologico).

Circa l'aspetto sintattico, l'analisi si prospetta composita e inte-ressante, così per la sintassi del periodo (resa delle varie proposizioni subordinate relative, temporali, causali, ipotetiche, finali, ecc.), come per la sintassi della proposizione semplice. Data l'esiguità dello spazio ci soffermiamo qui esclusivamente sul complemento predicativo del soggetto/oggetto che nella traduzione può venire reso, secondo il mo-dello sl. -eccl. mediante il caso Nom. Acc., oppure, secondo l'in-novazione del razgovornyj jazyk, mediante lo Strum. Fra gli esempi di Nom.-Acc. proponiamo:

llauepoe 6bi.n CbIH,... CaM 6y4y4at etnococp (a) ; Bb1MbICJI noxa3a11cst MHt cnoco6ex (d) ; OparmycKoe CJIOBO TOyp6HJIJIOHC (S1C) $1... Ha3Ba.11 astxpb (e); CHCTeMa... nopycial Ha3BaTb 6b1 MO)KHO cocTaa (f) ; OBHAHPI 6bIJI CJIaBH101 plimcicon cnixoTstopeu... CaM 6bIJI IICKYCHOt1 ao.notorra (h) ;

nepnaro altey 3Bt3/3131Ha3bIF3a1OTCR: HeBOTBINDICHbISI; aToparo anaHeTba (i); rep0H... Ha3b1BaJIHCb... ACTH po*;:temute OT... (5); ...cabla He 6yBy414 TaK013a (5); Ossullifi Ha3bmaeT est ( ) rmatieatibiti (6): aorna6 TO H npama 6b1JIa,... A He 6buia noacm6Ha (6); Helmut 3at3pa mmaeT 6bITb ue.noft rbnip (7); Mo.nHep 6bi.n wiaeHbaft nstcaTenb (8); Aexopaum HaabiaaeTcsi ace TO, LITO... (10); ...nopozzee MtCTO... Ha3bIlbleTCSI napTep (11); rlitclutrop 6bi.n 4m.nococp rpeLiecaoh (12); ApHeroTen 6bui y4sureA6 AAeiccalupa (13); fleicapT 61m cDpaHnycicoli

16 Parliamo volutamente di grafema, perchè siamo in epoca di grande fluttuabilità riguardo alla pronuncia di questo suono. Secondo la futura testimonianza di Lomo-nosov 1952 tom VII: 427 nella pronuncia del dialetto moscovita dei ceti popolari non si avverte più la distinzione, neanche in sillaba accentata, dei due originari fo-nemi t/e, mentre nella lingua letteraria tale distinzione ancora si verifica. Cf. an-che GorSkov a 1947: 10.

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41}1.TIOCOCD (14); B03 HHI310 .710Cla Ha3b1Ba1OT (17); 3Bt3403aKOHHe... y nac Ha3b1BaeTCA ACTp0HOMAR (17); ...n.nononocna aem.nsi CMHOBHTCR (18); pomann... naamaaembtirt AcTpea (19); KTO 6bui nypax (19); 4ro6 aeNtfist... catmna 6bLTIa; II0J10BHHa JIyHbl, xoTopan naxonanacn odpautetta K Halk4

(48); aennto nenonsinteny... BHAHT (49); ne OCTaBJII0....nyny nycTy (80), ecc.

Fra gli esempi di Strum. si osservino:

Wittepon naaaan 6b1Jt oTuem (a); Tt, KOTOpbIe 4314.110C0c4aM14 CTLTIH (b);

KOTOPMe noxycsrrest ane.naTbcsi thcnocotliamst (b); $1 6b, Hpea naaaa.n... DOHATH0M (g); MOT OH ylinTenem 6bITb (i); 3aKOHHIAMH HX

)(4ni-1m (i); ...npucTaa.ristem... ce6e *Frre.rieft TtX .111046/404 nam no.rto6nbn« (m); ynatutnaoti noicanTb ce6st (2); ...14.ty4poto est noLufrato (2); 6b1Tb TaK010 (2); ...ce6st 3113Tb My,LIPbIt44H (2); 4T0 TM Ha3bIBaCIII

mmparwtn7 (7); Ha3blBalOT HX neno,nabniumamm (16) ; aatap, KOTOPMX

ananeTam Ha3blBa1OT (16); na6monennst, 4TO 6buIH ocnottatmem... (17); AntDonc 4CBSITbdi namtanufi mynpuNt H ACTpOHOM (21); xoTopbae ...nyrewearaortaTb 6ynyT nannpnnamn (37); 30MJI14 natta.na 6b1Tb n.maneToPt (43); CBtTJIOIO 6b1Tb He TaK aemixoe AUTO eCTb (45); xa*eTcsi TOJICT010... rpomuoto (46); na,uo6no 6bITb npocTbam cmorpfrrenem... a ne Aare.nem (47); Ttny KoTopoe xO4eT 6131Tb 3Bt34010 (49); ecc.

Come si può rilevare dagli esempi qui offerti è impossibile stabi-lire una rigida regola di applicazione dello Strum., piuttosto che del Nom.-Acc. Quest'ultimo si trova naturalmente sempre applicato con aggettivi o participi di forma breve che figura ormai impiegata solo nei casi diretti. L'aggettivo-participio di forma lunga in funzione predica-tiva sembra prediligere lo Strum., benchè troviamo anche esempi del tipo:

LITO Mbl catT.noe BHAHM (50); ... 3Bt3,L(131Ha3b1BalOTC51... HeI1OLIBPDK-

HbIR (i).

In particolare nelle note, piuttosto che nel testo, dominante ci sembra l'uso del Nom.-Acc. Ciò vale per i sostantivi in unione con il passato di 6bITb e con quelli impiegati, sempre in funzione predicativa, con i verbi 3BaTb, na3Barbina3bmaTh in forma attiva o medio-passiva.

Si tratta per lo più di imprestiti o calchi e con l'uso del Nom.-Acc Kantemir pare voler trasmettere al lettore russo il più fedelmente pos-sibile, senza alterazioni desinenziali, il nome di realtà e concetti mu-tuati da altre lingue e ancora a lui poco familiari. Però anche qui non

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268 MIETTA BARACCIII

mancano le eccezioni. Alla nota 17 dell'Avtorovo predislovie (m) tro-viamo infatti:

nponiaonanoktuie. tlykOTpartribim CJIOBOM Mbi ... o6-beicumeo Ha3bmaem

Qui, forse, l'impiego dello Strum. è facilitato dal fatto che, essendo l'imprestito di genere femminile, avrebbe avuto comunque un'al-terazione desinenziale nella forma accusativa." Si tratta comunque di ipotesi. Ciò che importa è la testimonianza della coesistenza in un unico testo, sia di forme legate ancora alla tradizione colta, sia di quelle attinenti alla lingua parlata.

Infine vorremmo ancora segnalare la presenza nei Razgovory di forme anomale concettualmente e grammaticalmente, riconducibili a nostro giudizio o a sviste del traduttore stesso, o a errori di stampa. Esse possono manifestarsi in seguito alla sostituzione di un grafema con un altro, come nei casi seguenti: purrpara (g) invece di HH-

Tpmry, 18 mmt.no (n) invece di ymtno, 19 513bDKC (e) invece del Prep. m. s. simnct, eio (6) invece di en... (così nella proposizione OHH eio — cioé alla notte — 6.naroaaplib1, 6), ecc., oppure in seguito alla in-

17 Però si osservi anche Kantemir 1730: 74, nota 109 (AHTHRoAaMII. TO eCTb nponitononommtm wayr impeti Ttx) e 143, nota 139 (.. pawtrixhig trci' (coTophist icoxcre.utaxmamH Ha3BaJIH e To, 4T0 ABTHHIal meAstztituelo wayr, Mbi Ha3unaem BO3om HAH JloceM) In questi esempi Kantemir ricorre tran-quillamente all'uso dello Strum., senza timore di deformazioni desinenziali, anche quando, come nel primo e nel secondo caso, egli ha a che fare con un imprestito. Abbastanza inconsuete, perchè totalmente ingiustificate, ci appaiono le forme: xoTopasi npitioniolo eCTb (27) e: IITO HPHIMH010 eCTb (32), mentre altrove, dove lo Strum. sarebbe pienamente giustificato troviamo: Koropasi 6ivia npwoma (63). 18 Così nel passo: ... xoTRT conepitetwo aburiaTh IlirrpHrit Toft 6acHH. Che qui si debba avere l'Acc. s. e non quello pl., oltre al confronto con l'originale intrigue (6) ce lo suggerisce la nota n. 9 al testo, dove Kantemir dà la spiegazione del si-gnificato di tale lessema nelle sue diverse accezioni, specificando che in questo passo esso è impiegato nel significato di HocycHoe pactionozcettite cnyuaeB icaicoro atrAcTaa e dunque al singolare. 19 Nel passo: O 6ecicorit4otom puillttnot 4T0 eCTeCTBO HMtJ10 ynoTpe6wrb. Qui però non è del tutto escluso che si tratti proprio del verbo HNIBTI» impiegato in fun-zione ausiliaria, come si trova anche altrove nei Razgovory, per es. a p. 77: Notoro HOBH3H HMtIO Te6t npeAcTaawrb, oppure a p. 43: JiyHa HacerteHa 6brrb mmteT, ecc. È noto che il verbo HMtTb è larghissimamente impiegato, anche nella sua forma riflessiva, nella lingua dell'epoca e continuerà a esserlo anche nel secolo successivo, ma sempre in unione con sostantivi. Cf. Filippova 1968: 3-175. Qui invece saremmo propensi a interpretare tale uso di HNItTb con infinito verbale come influenza di costrutti romanzi. L'esempio di p. 77 ricalca infatti la costruzione originale francese: "Tai bien dev nouvelles à vous apprendre" (76).

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SULLA TRADUZIONE RUSSA DEGLI ENTRETIENS DI FONTENELLE 269

serzione di un grafema morfologicamente ingiustificato, come nel caso di podphiesz (b) in luogo del Acc.-Nom. pl . Bodphisi. Ci sembra più ragionevole attribuire queste forme e altre consimili a veri e propri er-rori di stampa, piuttosto che a sviste imputabili a Kantemir, che le avrebbe rilevate all'atto della rilettura del suo lavoro, anche tenendo presente la decennale attesa a cui egli fu sottoposto, prima di vederne la pubblicazione nel 1740. 20

Di sua sicura paternità è comunque la traduzione erronea, dal punto di vista testuale e concettuale: OT 3ana,cia x Bocroxy (16), in luogo dell'originale de l'Orient à l'Occident (14), così come erronea è la mancata concordanza participiale nel seguente passo: Hc .rmina H JIO)Kb... BMtCTt emtweila, tanto più che tale concordanza avviene subito dopo con l'altro participio: HO Bcer,aa AOBOAbH0 pa3.1114tIeHbl (1). È interessante notare come Efremov, nella sua edizione parziale ottocentesca dei Razgovory, che è anche la più recente, 21 apporta cor-rezioni soltanto nel caso di 513b13t e po6phiesi, riconoscendoli sicura-mente come errori di stampa e riconducendoli alla forma morfologica-mente corretta, mentre si astiene da qualsiasi intervento modificatorio in tutti gli altri casi, rispettando il testo dell'edizione del 1740. Certa-mente una nuova edizione critica di un'opera così significativa sa-rebbe più che mai auspicabile 22. Un ultimo accenno infine vogliamo fare alla presenza di forme particolari di imprestiti del tipo: Fepovmbi (5), pomairn (f, 19), B pomairnax (5), B Peny6mIxt (a). Si tratta di forme tutte attestate in quegli anni, 23 accanto a quelle che risulteranno

20 E anche successivamente non cessarono gli attacchi contro la traduzione, definita da Abramov in un'ampia relazione sataninskoe kovarstvo, mentre nel 1756 i mem-bri del Sinodo si rivolgevano all'imperatrice Elizaveta Petrovna con la preghiera di toglierla dalla circolazione. Malgrado ciò e grazie all'interessamento di Lomono-sov, ci fu nel 1761 una seconda edizione dei Razgovory e nel 1802 l'Accademia delle Scienze ne diede una terza. Cf. Veselitskij 1974: 21. Nello stesso anno veniva pubblicata a Mosca un'altra traduzione degli Entretiens ad opera della principessa Trubeckaja, cui faremo più oltre riferimento. 21 Efremov 1868, II: 390-429. Della traduzione figura qui soltanto il pervyj veter, mentre sono riportate le note apposte da Kantemir all'intera opera. Ciò è a riprova del grande significato che a esse Efremov giustamente attribuisce. 22 Di recente è uscita una nuova traduzione russa degli Entretiens (Fontenelle 1979: 68-171) 23 Cf. Birtakova 1972: 354, 392, 128. Però nel caso di repokmal può avere in-fluito anche la corrispondente, identica forma ucraina. Pure altrove, del resto, sono ravvisabili nei Razgovory gli influssi di tale lingua, forse per l'amichevole consue-tudine che il giovane Kantemir aveva in quegli anni con l'ucraino arcivescovo di

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poi vincenti nella lingua letteraria successiva, repomm, poman, pecnyiluma. La loro assunzione da parte di Kantemir è, secondo noi, favorita dalla loro affinità con le forme corrispondenti della lingua ita-liana che egli notoriamente conosceva e amava (Pumpjanskij 1935: 6, Grasshoff 1966: 7-8, 63-64, 75). Non a caso questa traduzione dell'opera di Fontenelle, dove viene ricordato l'Ariosto, è una magni-fica occasione per lui di riportare in note diffuse notizie e entusiastici apprezzamenti sul poeta italiano e sull'Orlando Furioso (Kantemir 1740: 59-60, note 84, 85, 86, 87, 90), mentre l'intera nota 99 è dedicata alla citazione dei versi originali italiani delle prime due ottave del canto XXXV del poema ariostesco che figurano in parafrasi prosastica nel testo fontenelliano e, di conseguenza, anche nella tra-duzione kantemiriana.

Le osservazioni sin qui proposte riguardano la lingua usata da Kantemir nella sua struttura fono-morfo—sintattica, indipendentemente dal testo francese di partenza che la traduzione veicola. Considerare anche questo aspetto di analisi significa, a nostro giudizio, aggiun-gere nuove tessere al mosaico della personalità kantemiriana, eviden-ziando, attraverso le soluzioni stilistiche, le scelte lessicali e i costrutti sintattici adottati dal traduttore, non solo la sua competenza lingui-stica, ma anche la sua sensibilità e il suo modo di porsi di fronte al modello originale e contemporaneamente di fronte al lettore russo a cui la traduzione è diretta.

Traspare innanzi tutto da essa la simpatia e l'alto concetto che Kantemir ha per l'opera francese e il suo autore. Non si dimentichi che Fontenelle è colui che tesse gli elogi di Pietro il Grande, nel di-scorso commemorativo per la sua morte, pronunciato all'Accademia delle Scienze di Parigi di cui l'imperatore russo era membro dal 1717 (Eloge du Czar Pierre I 1727: 125 - 126). Nel suo Predislovie k ei-tatelju, presentando la propria fatica al lettore, Kantemir esordisce affermando che

mimica casi (cioé gli Entretiens ) no4TH Ha act 513blIGI nepeaeneHa, H OT paaribut Hapoxioa c noAO6HmN HacnaziieHmem H ACRAHOCTHIO LIHTRHa (A).

Il discorso fontenelliano è un magnifico esempio della "intro-duction du language de tous le jours dans une oeuvre litteraire" (Fontenelle 1966: XLIX) e la sua chiarezza e lucidità non può non

Novgorod Feofan ProkopoviC. Circa il fenomeno, tipico dell'epoca petrina, delle diverse varianti scrittorie degli imprestiti, cf. Vasilevskaja 1966: 285-310.

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trovare piena rispondenza nell'analoga ricerca di Kantemir, con la sua appassionata vocazione didattica. Le numerose note di cui i Razgovo-ry sono dotati, rappresentano non solo un'esigenza oggettiva del traduttore per fornire al lettore, come egli stesso illustra nel Predi-slovie (B), il giusto grado di conoscenze linguistiche (significato dei calchi, imprestiti, neologismi, ecc.) ed extralinguistiche (notizie su personaggi storici e letterari, località geografiche, ecc.), ma anche un suo personale, soggettivo bisogno di chiarezza, pari o addirittura su-periore al modello di partenza.

Ora, nella traduzione, l'omaggio e il rispetto verso l'originale co-stituiscono certamente un dato di fondo che accompagna, come filo conduttore, tutto il dialogo serotino. Ed è una fedeltà che si estrin-seca, oltreché con la ricerca e l'assunzione del vocabolo di volta in volta semanticamente più equivalente, anche con l'adozione di co-strutti sintattici il più possibile aderenti a quelli del testo francese.

È così che, per esempio, il periodo originale: "Toute la Philo-sophie, lui dis—je, n'est fondée que sur deux choses, sur ce qu'on a l'esptit curieux et les yeux mauvais..." (17) è reso da Kantemir come:

BCH 011.71000thA ocHoaana Ha nByX aeutax, TO eCTb Ha TOM, 4TO HMteM

gyx JuodonfrrHbin, Jja rna3a xyubtsi...(9).

La fedeltà sintattica al modello (nonostante l'ininfluente deviazione della proposizione negativa apparente dell'originale risolta in positivo nella traduzione) emerge ancora più evidente dal confronto con la tra-duzione della Trubeckaja che così risolve il passo:

Usi tprt.nococDHA OCHOBaHa Ha payx aeutax: Ha mo6onbrrHom pa3yMt H B nypHom 3peHHH (9).

Oppure l'espressione "ce qui reviendroit au méme" (17) è resa let-teralmente da Kantemir: 4TO Ha To*e 6bi HatieAo (9), mentre Tru-beckaja è ancora piu approssimativa: 4TO 6b1A0 6w nowra Toxe. Op-pure ancora il periodo francese: "Et moi, repliqua-t-elle, je l'en estime beaucoup plus, depuis que je sgai qu'il (cioé l'universo) ressemble à une Montre" (20) trova eco fedele nella traduzione kantemiriana:

A A, HallpOTHB, OTIATCTB013aIla 0Ha, >moro 6oJibuie ero noLarraio. KaK

yaHana 4TO OH klacam nopo6eH... (15),

mentre Trubeckaja risolve più macchinosamente, ma non certo più ef-ficacemente:

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MIETTA BARACCIII

A A Hanponia, OTBOLIalIa MapKI13a, HecpaaHeHHo 6o.nte noqyamoaana K Heti yawaeHtm, KaK caopo y3Ha.na, LATO oHa (aceneHHas) HMteT cxoxicrao c LiacaNui... (13)

Infine, ancora, al passo francese: "... dont le grand loisir produisit les premieres observations, qui ont été le fondement de l'Astronomie" (21) corrisponde la traduzione:

...acropaoc BeAmoti nocyr nporiaaan nepaata Ha6.7noneHtta, LATO 6bIJIH ocHoaaHrtem acero astanoaaxotHist (17).

È interessante qui osservare il rispetto delle costruzioni relative dell'originale, che sono caratteristica ricorrente della sintassi fonte-nelliana e che puntualmente si ritrovano in quella dei Razgovory, con l'impiego delle varie forme del pronome xoTophla/xoTopofi, con as-soluta prevalenza per il Nom. m.s. della variante desinenziale russa in ofi o anche con il più raro uso, come in questo passo, della forma neutra colloquiale LATO. Rarissimamente Kantemir risolve tali costru-zioni relative dell'originale con forme participiali, molto familiari in-vece alla Trubeckaja e sentite, forse, come troppo kniinye da lui che, per contro, fa larghissimo uso delle razgovornye costruzioni gerun-dive.

Altrettanto interessante è poi qui l'impiego del calco russo 3st-nio3aKoHile, con relativa nota esplicativa n. 44, ove figura il cor-rispondente termine erudito AerpoHomnsf, mentre tutto il passo ri-specchia quel posredstvennyj stil', perseguito come obiettivo del lin-guaggio scientifico-divulgativo di cui già si è detto. Trubeckaja in-vece, per lo stesso passo, appesantendo il costrutto originale, regi-stra:

...KOHX H3JIHIIIHHA Aocyr 6aul npritaiHolo nepaux Ha6.7nozietniti, c.rtylawsx ocHoaaHmem aceti Ac -rpoHomm (15).

Molti altri ancora sarebbero gli esempi proponibili e, tuttavia, questa fondamentale fedeltà di partenza può venire e viene da Kante-mir trasgredita in nome di quella esigenza di chiarezza di cui prima di-cevamo. Quando il traduttore teme che il testo, così come esso si pre-senta nella sua veste originale, non sia appieno compreso o apprez-zato dal lettore russo, allora egli non esita ad apportare modifiche che possono essere di vario genere ed entità, ma tutte rivolte a questo unico obiettivo. Caratteristica è, ad esempio, quella che vorremmo de-finire la sua tendenza esplicitativa che consiste nell'aggiunta di qual-che parola o di intere proposizioni assenti dall'originale e addirittura

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pleonastiche per il nostro gusto e la nostra sensibilità. Si consideri, al riguardo, il passo iniziale: "Nous allàmes donc une soir après souper nous promener dans le Parc. Il faisot un frais délicieux, qui nous ré-compensait d'une joumée fort chaude que nous avions essuyée" (13). A esso corrisponde la traduzione:

B titxoTopoB aeLtep noc.nt ykGítibi noto.nst mba 24 B aatpsmen npoxo-AHTbC5i. BpeMA 6b1J10 OtleHb flpHATHO, X0.710/30K... yrtutan HaC no Ami 3tJIO Termos& KaKOB Mb1 Torna HMtAll... (4).

Si può qui rilevare che l'introduzione del passo in corsivo è inter-vento personale di Kantemir che esplicita appunto la condizione di piacevolezza meteorologica dell'originale, sottintesa invece nel testo originale dall'intero passo. Analogamente si osservi, appena più sot-to: "Il n'y avoit pas un nuage qui dérobàt ou qui obscurcft la moindre Etoile..." (13). Ed ecco come lo rende Kantemir:

He6o 6m.no stecbma mero, TaK LITO He BHX1aTb 6b1.110 HH 0,12HOTO

o6.na4ica, xoTopbtA 6b1 MOT 3aKplalTb H nompatufrb XOTA °Any 143 cambtx mesnustx aatut (4)

E anche qui, nella traduzione, l'informazione sulla trasparenza della volta celeste assume tratti di ridondanza rispetto al testo originale, con l'inserzione del passo in corsivo, anche a scapito del suo più intenso afflato poetico.

La stessa situazione si ripropone poco più oltre: il cavaliere si di-chiara ammaliato dallo spettacolo del cielo stellato e confessa che solo "la présence d'une si aimable Dame ne me permit pas de m'abban-donner à la Lune et aux Etoiles" (13). Kantemir ripropone fedelmente tutto il periodo, inserendovi però, come pleonastica esplicitazione, la forma gerundiva qui sottolineata:

HO npncyrcrane TaK A106e3HOR rocno)KH He 1103130/1H/10 MHt, OCTaBA

est, annytuiTbcsi K .nynt H 3nt3,gam (5).

Oppure ancora, là dove la Natura viene paragonata a uno spettacolo dell'Opera e il Filosofo a un esperto di macchine teatrali che ne vuole carpire i segreti, alla riflessione fontenelliana che il filosofo ha diffi-coltà ermeneutiche ben maggiori del machiniste, perché "dans les ma-

24 L'inversione predicato—soggetto è caratteristica ricorrente dello stile kante—mi-riano, quasi a voler enfaticamente sottolineare con tale artificio l'importanza degli assunti e dei ruoli (Kovtunova 1965: 168).

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MLETTA BARACCHI

chines que la Nature presente à nos yeux, les cordes sont parfaitement bien cachées" (18), fa riscontro Kantemir con l'aggiunta della propo-sizione parentetica da noi sottolineata:

B maumHax. aorophia H8N4 HaTypa ripencrawisier, sepeaim (tleM

4BHIUJOTC51 Tt MallIHHbl) sechma HCKyCHO yraeHbi (12)

Si direbbe che Kantemir abbia davvero scarsa fiducia nelle capa-cità intellettuali dei futuri lettori, se si ritiene obbligato a simili preci-sazioni e se, al sintagma rony6oh CBOA (5) del testo, corrispondente al fond bleu (13) dell'originale, sente il bisogno di apporre la nota esplicativa a pié pagina: cHpeg Hedo (5, n. 21). In verità, saremmo tentati di parlare di eccessiva pignoleria, ma un fatto è certo: la chia-rezza del messaggio sta così a cuore a Kantemir che, in suo nome, lui poeta è disposto anche ad attenuare o sacrificare l'afflato poetico del testo fontenelliano, che pur ne costituisce caratteristica assai rilevante, se esso può ai suoi occhi pregiudicare o, comunque, sminuire la pre-cisione dell'informazione e la concretezza del messaggio. È così che la metafora dell'originale: "Elles (cioé le stelle) étoient toutes d'un or pur et éclatant" (13) si appiattisce nella similitudine: Bct (»ft xa3anHcsi tincTaro H 15.nHc -raTenbHaro sonora (4-5), e ancora "la beauté de la nuit est une beauté brune" (14) diviene xpacom Hox4H nomo6Ha nepHoistonocofi xpacaaHut (5). È così che la generica, ma poetica, espressione en mille figures (15) si appiattisce in quella altrettanto ge-nerica, ma incolore Ha pa3nH4nibui cliHryphi (17), oppure l'ysteron-proteron del passo originale: "me dit-elle, en me regardant et en se toumant vers moi" (15) è più banalmente risolto nella traduzione con la restituzione dell'ordine logico e cronologico delle sequenze: ... cnpocwna olia, odopoTsich H npmc -ranbHo CMOTPSI Ha measi (7), insieme con una maggiore puntualizzazione semantica del verbum di-cendi e con l'inserzione dell'avverbio npHcranbHo che appesantisce l'arioso costrutto originale; oppure, infine, ma gli esempi sarebbero ancora numerosi, la galante e scanzonata affermazione che, se la Sag-gezza avesse le sembianze e i modi della Marchesa, "tout le monde courrait après la Sagesse" (11) si trasforma nella seria e neutra affer-mazione kantemiriana: seco cat -r mympocTH noentgoaaA 6w (2).

A subire modifiche nella traduzione è anche quel gusto dell'ironia e dello scetticismo fontenelliano, gemma preziosa della personalità dello scrittore francese, per cui egli sovente rifiuta di assumere rigide posizioni, esprimendosi, per lo più, in quella forma ipotetico-probabilistica che è poi l'equivalente formale del dubbio metodologico cartesiano. Per Kantemir, invece, gli Entretiens non sono una palestra

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SULLA TRADUZIONE RUSSA DEGLI EATTREMENS DI FONTENELLE

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di teorie contrapposte e di enunciati ipotetici, ma una sorta di vangelo laico che deve fornire ai Russi una nuova, sicura visione del mondo, senza esitazioni e perplessità. Questa è, a nostro giudizio, la chiave per comprendere la ragione della frequente conversione degli enun-ciati ipotetici dell'originale negli enunciati di certezza della traduzione, secondo un preciso atteggiamento mentale che può manifestarsi anche in situazioni apparentemente ed effettivamente assai lontane dalla ne-cessità di una rigida affermazione fattuale. Tale è il caso del passo: "... dans une réverie aussi douce que celle où je vous ai va pré't de tomber..." (14). La possibilità della caduta in tale stato di assopimento fantastico si trasforma in dato di fatto nella traduzione:

TaK c.nanxoe aambilluieHme, KaKOBO 6b1J10 TO, B KOTOPOM SI Te631 matza... (6).

Similmente la forma "je voudrois" (14) diviene bort xotreresr (13) e l'espressione He iry*Ho MHt cxa3blBaTb (d) rende il ben più ironico tour francese "je ne m'amuserai point à dire" (5); "je serois en droit" (11) è reso come: Hryttro npauo (2), ecc. Così l'apertura limitativo-possibilistica del periodo francese: "C'est apparemment qu'il (cioé il giorno) n'inspire point..." (15) diviene la recisa affermazione russa:

CHe 6humer ,4.1131 Toro, SITO LieHb riaver° a ce6t negafimaro H crpacTHaro He ktmteT (6).

È così, infine, che la proposizione probabilistica "Ir se peut que" che introduce a sua volta la proposizione dipendente "la vae de toutes ses Etoiles... favorise..." (15) è nella traduzione completamente o-messa, per affermare con certezza: ...a multrixe BetX CI« 3Bt34( BBOAHT... (7). Oppure ancora la proposizione condizionale del-l'originale : "et qui verroit la Nature telle qu'elle est ne verroit que le derriere du Théatre de l'Opera" (19-20) diventa constatazione di fatto:

14 KTO y*e BlinHT HaTypy Takcoay, Kaxoaa oHa co6oio, sHAHT aa,a Tempa Ht}caxoti Onepht (14),

ove, mediante l'introduzione del pronome indefinito Hticalcon, av-viene una ben maggiore concretizzazione fattuale dell'evento teatrale, rispetto alla situazione più generica del testo francese. Analogamente avviene per il passo: "Je me suis mis dans la tele que chaque Etoile pourroit bien étre un Monde. Je ne jurerois pourtant pas que cela frit vrai..." (15-16), ove l'impiego dei condizionali rende egregiamente l'ironico scetticismo fontenelliano, risolto invece nella traduzione at-traverso la certezza degli indicativi:

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276 MIEI 1 A BARACCHI

B.710XCHA A ce6e B TOJI0By, LATO BCSIKaSI 3Bt3Pa moxceT 6bITb uenofi mHp... 11pHcHran. B TOM He 6ww (7).

Da ultimo richiamiamo ancora l'attenzione su quelle scelte lessicali operate da Kantemir in situazione che definiamo di disagio psi-cologico, quando il lessema, il fraseologismo o l'intera proposizione adottati dal traduttore non sono semanticamente equivalenti a quelli del testo originale, vuoi per diversità oggettiva dei realia cor-rispondenti, vuoi per l'inadeguatezza del bagaglio lessicale russo, nei confronti di quello francese, complicata inoltre da soggettive, per-sonalissime ritrosie del traduttore stesso.

Può accadere così che il fraseologismo francese: "Ils ont le privi-lege de..." (8) è impropriamente tradotto con:

OHM liMtIOT AcanosaHHylo rpamoTy... (1),

oppure l'espressione "envoyer des colonies" (8) diviene:

CJI060,abl Hacemfrb (m).

Forse per entrambi i casi, più che di mancanza di corrispondenti, si dovrebbe parlare di un tentativo di adeguamento del concetto espresso dal testo originale a un concetto più propriamente russo, più vicino, dunque, e più accessibile alla mentalità degli utenti. Kantemir aveva infatti a disposizione nel primo caso l'imprestito ripmnivierHst che egli usa altrove, nella sua prima Satira 25 e che è testimoniato in questi stessi anni in altri scritti e presso altri autori (Veselitskij 1965: 54). Forse egli evita l'impiego di questo imprestito, perchè gli sembra ter-mine troppo erudito, mentre tutta la sua fatica è diretta a far sì che l'opera fontenelliana sia totalmente accettata e compresa dai lettori. Del resto, già il passaggio dal vous del dialogo originale fra il cavaliere e la Dama al ty della traduzione, se conforme all'etichetta russa del tempo (Kovalevskaja 1978: 125-126), risponde però egregiamente a questo obiettivo di avvicinamento e democratizzazione del testo fran-cese. Non a caso, crediamo, l'aristocratico Chatéau nel cui parco av-viene la brillante e dotta conversazione è reso nella traduzione con l'ucrainismo mteretixo (2).

25 Tale lessema figura sia nella nota al v. 10 della redazione giovanile della Satira, contemporanea dei Razgovory, sia nella nota ai vv. 18 e 19 della sua redazione fi-nale, nel fraseologismo noraepAirrb npmaiumeniii (Efremov 1867: 25, 196).

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Ma le difficoltà maggiori insorgono quando oggetto di traduzione devono essere lessemi attinenti alla sfera affettivo—emozionale, quali toucher, o a quella dell'immaginazione e della pulsione inconscia qu-ali réver, réverie. Qui certamente Kantemir deve fare i conti con la propria situazione linguistica e culturale, alla quale tali concetti, se non totalmente estranei, sono però poco familiari e linguisticamente resi con corrispondenti che, in nulla o in parte ricoprono l'area se-mantica del referente francese. Bisognerà attendere Karamzin per su-perare l'impasse, rendendo il verbo toucher e i suoi derivati mediante il calco Tporam, Tpor aTeAbnbiti; ciò non senza la riprovazione dell'ammiraglio Siskov che in proposito suggerisce invece l'uso del verbo BOAbH0BaTb, per altro non equivalente, oppure, in luogo di proposizione del tipo: si nsint.n TporaTe.nbnyto mixt-1y, propone: si astpt.n *a.rixoe sinsi nnatiennoe 3pt.innue (Efimov 1971: 138).

Le stesse difficoltà incontra il nostro Kantemir che non può an-cora appellarsi alla soluzione karamziniana. Ed ecco come sono da lui resi i noti lessemi nei seguenti passi: "la beauté brune qui est plus touchante" (14) diviene:

LiepnoBanocon xpacaasiut, KoTopasi K 5o.ribillemy OlayllleHHIOTIPMBOAHT

(5),

e ancora l'affermazione che: "ce n'est rien que la Beauté... si elle ne touche" (14) suona in traduzione: trro no xpacoTt..., e*enst Ta s1105.flenstio He nody*paeT (6). È interessante notare come invece Trubeckaja impieghi tranquillamente nel primo caso il comparativo TporaTemilite (5) e nel secondo la forma verbale ne TporaeT (5): segno che la lezione di Karamzin non è passata invano. Kantemir, in-vece, ricorre a perifrasi diverse che, se da una parte testimoniano il suo sforzo di penetrare il più possibile il senso del testo originale, dall'altra sono però sintomatiche del suo disagio e dell'inadeguatezza dell'apparato lessicale a sua disposizione che lo costringe a soluzioni differenziate per un unico, polisemico lessema dell'originale. E il di-sagio e l'inadeguatezza sono ancora più macroscopici, quando po-niamo a confronto l'altro passo francese: "...les Amants qui sont bons juges de ce qui touche" (14) con la traduzione: ....m6H -renst, xoTopme 3HaiOT donbiue npsurrno (6). Qui siamo al totale appiat-timento del messaggio e la colpa non è, a nostro avviso, solo nel-l'immaturità dei tempi, perchè, al di là delle difficoltà oggettive, esiste anche, come dicevamo, una ritrosia soggettiva, peculiare della per-sonalità del traduttore, che lo rende assai poco incline a considerare e

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MIEITA BARACCIII

dare il giusto risalto agli aspetti sentimentali e fantastici dell'attività psichica umana.

Mai come in questa sua opera di traduzione egli è uomo dei lumi che guarda con sospetto a tutto ciò che può offuscare o attenuare i contenuti scientifico-razionali dell'opera fontenelliana: sia esso l'e-mergere di una vena poetica o l'irruzione nel testo del sentimento e dell'immaginazione. Proprio queste prime pagine degli Entretiens, tut-te percorse da fremiti preromantici, nell'atmosfera sospesa fra sogno e realtà del dialogo notturno fra il cavaliere e la marchesa, mettono a dura prova il nostro traduttore. Significativo è, ad esempio, il suo modo di rendere i lessemi réver, averle che compaiono più volte in queste pagine.

Il cavaliere confessa che lo spettacolo del cielo stellato "me fit ré-ver, et peut-étre sans la Marquise eussai-je révé assés longtemps" (13). Il cavaliere kantemiriano traduce:

3pt.nruge oste 3acraeRno McHSI 3aaymmeamcsi mozceT 6birb, Lio.nroe aperto' B 3a6urnsi 15b1 sr npedbui (5).

Qui, nella prima proposizione, alla complessa e indefinita area se-mantica del romantico verbo réver si contrappone il verbo russo 3amymbinamcsi, molto più denso di significati cogitativi che fan-tastici, mentre nella seconda proposizione il verbo réver è totalmente eliminato dalla traduzione e addirittura sostituito con una perifrasi che preferisce addirittura indicare oblio, perdita di coscienza, piuttosto che mantenere il momento di irrazionale, fantastico abbandono del-l'originale. Lo stesso dicasi per l'affermazione galante del cavaliere: "... une bionde comme vous me feroit encore mieux réver que la plus belle nuit du monde" (14) così resa da Kantemir:

6t.rioicypasi 'fuma, kalcosa mi, erge .flyquie mo*eT ~SI noxyrisim WIyMblBaTbCJI, nexce.nx camasi .nrimasi H04b (6).

Ma le difficoltà e le ritrosie del traduttore si manifestano ancora più chiaramente e significativamente nel passo successivo, dove al te-sto francese in cui il cavaliere osserva che di notte "on en réve mieux, parce qu'on se flatte d'étre alors dans toute la Nature la seule per-sonne occupée a réver..." (15) corrisponde il testo russo:

H041,10 nytilue MOACHO C nparit*Hocrimo paacy*ziaTb: noxe*e KBACCTCSI Torna, 4T0 BO aceh TaapH OPHI4 Mbl TO./1b/C0 B TOM ynpawisiemcsi (7).

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La suggestiva e poetica riflessione dell'originale cede così il posto alla fredda e intellettualistica affermazione della piacevolezza di una medi-tazione solitaria, ove il verbo paacy*paab introduce note critico—mo-ralistiche assai caratteristiche del Nostro e del tutto estranee invece al passo originale. Inoltre il verbo réver che là compare in duplice oc-correnza è sostituito nella seconda parte del periodo russo dal ben più generico e severo ynpsmitscrbcsi, a riprova del disagio kantemiriano e della sua tendenza a cercare soluzioni che evitino l'impiego di tale lessema. E il rimedio è ancora più radicale poco più sotto, quando la traduzione della proposizione: "La vfle de toutes ces Etoiles... favo-rise la réverie, et un certain desordre de pensées" (15) si realizza con la totale omissione dello scomodo vocabolo:

...a aktutme actx ckix 3Bt3.4... Raopirr Htuxoe mbtc.rteti cmtweame (7).

Infine può anche avvenire che, laddove tale lessema è tradotto, esso si carichi di chiare connotazioni negative, peraltro presenti anche nella situazione originale. Così è, per esempio, nel passo dove, elencando, non senza ironia, varie congetture filosofiche, Fontenelle conclude sarcasticamente: "Et cent autres réveries que je m'etonne qui n'ayent perdu de réputation toute l'Antiquité" (19). Nella traduzione réveries è a pieno diritto e, aggiungiamo noi, non senza soddisfazione, reso da Kantemir mediante il lessema totalmente negativo spaint (14), mentre altrove viene usato il sostantivo 6acxx (38).

Se nel caso del lessema toucher si poteva obiettare che le difficoltà nascevano dall'oggettiva mancanza di un preciso equivalente russo, meno sostenibile è tale argomento nel caso di réver e derivati. A parte l'esistenza, sino dai tempi più antichi, del verbo mem-rant (Srez-nevskij 1895: 236), lo stesso Kantemir alla nota 62, chiosando l'imprestito iimarmiaunsf ne distingue il significato più razionale, co-gitativo, espresso con il termine russo ymonatiepTaludie, da quello fantastico, irrazionale, reso appunto come mem -mute, npmgyptxxe, cioé con lessemi la cui area semantica è vicina a quella del francese réverie, ma che assolutamente non compaiono nella traduzione, anche quando, secondo noi, potrebbero bene assolvere la loro funzione di equivalenti. A margine si noti anche come un altro tipico caso irri-solto, per mancanza oggettiva di equivalente, sia rappresentato dal sostantivo charmes dell'originale (65), reso in traduzione con il ge-nerico xpacora (64), mentre les Amans (14) viene curiosamente tra-

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dotto con AiotSaTe.mx (6), invece che con modosinnat, quasi a voler depurare il termine di ogni connotazione affettivo-passionale. 26

Malgrado le ritrosie soggettive e le difficoltà oggettive incontrate sul proprio cammino, i Razgovory rappresentano una pietra miliare nella storia del pensiero e della cultura russa e qui ne sono stati messi in luce solo alcuni isolati loro aspetti. Nel Predislovie k eitatelju Kan-temir, con tratti sapienti, delinea le caratteristiche dell'opera di Fonte-nelle:

aenozipa*aemigm ackycaraord no.nemoe 3a6aatiomy npaicoaokyrian, H373311CH5151 IllyTKKMH ace, 4TO Hymite K BUCHI110 B <1>M314Kt H

ACTp0HOMFOI (A).

Nella traduzione, come abbiamo cercato di mostrare, egli sembra voler privilegiare la messa a fuoco del poleznoe, non esitando ad attenuare l'aspetto poetico e giocoso dell'originale, per timore che esso possa sminuire la serietà del messaggio filosofico-scientifico agli occhi dei lettori, quel namemy Hapo,ay (A) a cui la traduzione è destinata, an-cora poco avvezzo alle rutilanti e scanzonate manifestazioni dell'esprit frangais. La vocazione didattica prende in lui il sopravvento su quella poetica, sul divertissement che pure rappresenta altrove aspetto pecu-liare della sua personalità di scrittore satirico ed epigrammatico.

Il risultato è comunque sorprendente: la traduzione (ma è poi il caso di definirla ancora tale?) è lettura di grande piacevolezza che ti avvince come un romanc dall'inizio alla fine. Lo stile è piano e scor-revole, trapuntato dalle mille gemme di un'invenzione lessicale bril-lante e variegata. Le note, più che semplici chiose al testo, sono un supporto creativo, uno squarcio autobiografico sulla scienza e intelli-genza del Nostro. I Razgovory rappresentano insomma una felice av-ventura dello spirito, al cui confronto la pur garbata e levigata tradu-zione della principessa Trubeckaja appare mera esercitazione scola-stica.

26 Sia in Sreznevskij 1895 che in Slovar' russkogo jazyka 1981, 8: 326, tale les-sema ha il significato di amator e non di amans, che viene reso con ljubovnik.

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