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Europa e Stati Uniti nella seconda metà del XIX secolo Il Regno Unito divenne la prima potenza mondiale durante il regno della regina Vittoria (1937- 1901): l’Età Vittoriana. Al governo si alternava il partito liberale e il partito conservatore; alla fine del secolo nacque il partito laburista, che rappresentava la piccola borghesia e gli operai.

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Europa e Stati Uniti nella seconda metà del XIX secolo

Il Regno Unito divenne la prima potenza mondiale durante il regno della regina Vittoria (1937-1901): l’Età Vittoriana. Al governo si alternava il partito liberale e il partito conservatore; alla fine del secolo nacque il partito laburista, che rappresentava la piccola borghesia e gli operai.

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L’economia inglese si basava sul liberalismo e la libera iniziativa privata, ma anche su una riforma elettorale: estensione del diritto di voto, obbligo scolastico per la scuola elementare, riconoscimento delle associazioni sindacali e del diritto di sciopero. Continuava l’espansione coloniale dell’Impero, che comprendeva l’India, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Sud Africa e il Canada.

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Nel 1857 la Compagnia delle Indie Orientali trasferì il controllo dell’India direttamente al Regno Unito; nel 1858 la regina Vittoria fu incoronata imperatrice delle Indie. Furono così incentivati i trasporti di materie prime indiane, come cotone e tè, in madrepatria dove venivano lavorati in manufatti: il Regno Unito divenne l’officina del mondo.

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In Francia il presidente della Repubblica Luigi Napoleone Bonaparte organizzò con l’esercito un colpo di stato il 2 dicembre 1851. Attraverso un plebiscito si fece eleggere presidente per 10 anni e nel 1852 si fece nominare imperatore de francesi, assumendo il nome di Napoleone III. Dalla Seconda Repubblica si passò al Secondo Impero: con l’appoggio della borghesia ci fu la costruzione di uno stato autoritario.

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La Francia conobbe un grande sviluppo industriale, furono fondate due banche di credito statali, una massiccia ripresa dei lavori pubblici, l’ampliamento della rete ferroviaria. Vennero inoltre consolidati i possedimento coloniali in Algeria, in Senegal, in Marocco, nel Gabon, nell’Indocina, in Libano, a Tahiti, nella Guyana. Parigi fu ammodernata con la costruzione di nuovi quartieri e palazzi.

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Napoleone III aveva anche l’obiettivo di rilanciare la Francia in Europa: così intervenne nella Guerra di Crimea nel 1853 contro la Russia e con il Piemonte contro l’Austria nel 1859 in Lombardia. Fu però sconfitto in Messico nel 1867 in un’impresa coloniale ma soprattutto nella guerra contro la Prussia nel 1870: l’esercito fu sconfitto a Sedan e Napoleone III fu fatto prigioniero.

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La sconfitta di Napoleone III provò la caduta del Secondo Impero e la proclamazione della Terza Repubblica con il governo francese che si arrendeva alla Prussia: la resa firmata nel 1871 prevedeva la cessione dell’Alsazia e della Lorena ai tedeschi. La città di Parigi però si ribellò e diede vita a un governo autonomo con rappresentati del popolo e operai: la Comune di Parigi.

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Furono adottati provvedimenti quali il suffragio universale maschile, l’istruzione obbligatoria e la confisca di fabbriche abbandonate assegnandole agli operai. Ma dopo pochi mesi il legittimo governo francese fece accerchiare la capitale e grazie all’esercito la liberò: la guerra civile durò due mesi con 20.000 morti e 38.000 arresti . Il movimento operaio francese ne usciva sconfitto a discapito della borghesia.

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Il nuovo governo repubblicano francese vide l’alternarsi di due gruppi politici differenti: i conservatori e i progressisti. Tra gli episodi della cronaca francese di fine XIX secolo, da ricordare l’affare Dreyfus: Alfred Dreyfus, capitano francese di origine ebrea, nel 1894 fu accusato di alto tradimento e condannato alla deportazione nella Guyana. Due anni dopo si scoprì la sua innocenza.

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La Prussia, che era il più importante stato della Confederazione Germanica, avrebbe assunto nella seconda metà del XIX secolo l’iniziativa di unificare la Germania. La classe dirigente del nuovo stato dovevano essere gli esponenti conservatori dell’aristocrazia terriera e militare, gli Junker. Nel 1862 il re Guglielmo I affidò il governo a Otto von Bismarck, che avrebbe guidato il percorso di unificazione.

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Bismarck decise di raggiungere questo obiettivo grazie alla diplomazia e alla guerra: strinse un’alleanza con la neonata Italia con cui partecipò al conflitto contro l’Austria nel 1866. Nel 1870 la Prussia avrebbe sconfitto la Francia: il processo di unificazione concluso. Il 18 gennaio 1871 veniva proclamato il Secondo Reich con Guglielmo I kaiser. Era così nato un nuovo stato in Europa: la Germania.

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Bismarck governando la Germania rafforzò il potere esecutivo mentre il parlamento era in secondo piano. L’economia subito raggiunge importanti traguardi: tra il 1871-1875 fu conquistato il primato nella produzione del ferro e dell’acciaio da parte delle officine Krupp nel bacino della Ruhr. Forte fu poi avviata una politica repressiva contro socialisti e cattolici tedeschi con leggi eccezionali.

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La politica estera di equilibrio e fra le potenze europee di Bismarck si interruppe quando nel 1888 salì al trono il nuovo kaiser Guglielmo II, il quale diede inizio a una decisa corsa agli armamenti in competizione con il Regno Unito e la Francia. Nel 1890 lo stesso Bismarck si dimise e la Germania diede inizio alla costruzione ad una flotta militare in competizione con quella inglese.

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L’Austria nella seconda metà del XIX secolo perse il ruolo di prima potenza continentale in Europa. Nel 1866 dovette inoltre rispondere alle richieste di autonomia dell’Ungheria: nacque così l’Impero Austro-Ungarico, la duplice monarchia, dove i due regni godevano di autonomia politica e amministrativa, giurando però fedeltà all’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo.

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La Russia era dominata dall’assolutismo dello zar Nicola I: era considerata una grande potenza militare ma la sua economia era arretrata. Dopo la sconfitta nella guerra di Crimea (1853-1855), il nuovo zar Alessandro II aveva varato una serie di riforme, come ad esempio l’abolizione della servitù della gleba. Ma i suoi successori, Alessandro III e Nicola II, adottarono una politica autoritaria e repressiva.

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Nel corso del XIX secolo gli Stati Uniti completarono l’unificazione del paese: nel 1783 era composto da tredici stati situati sulla costa dell’Oceano Atlantico, ma l’aumento della popolazione nei decenni successivi spinse molti pionieri alla ricerca di nuovi spazi nel lontano ovest, il Far West. Inoltre nel 1848 la scoperta dell’oro in California diede inizio a una corsa.

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In questo periodo però iniziarono anche gli scontri con gli indiani d’America o pellirosse vista l’occupazione delle loro terre: le guerre indiane andarono dal 1860 al 1890 con l’impegno dell’esercito governativo; i pellirosse si ridussero a 250.000 individui confinati nelle riserve. Gli Stati Uniti raggiunsero la quota di 44 stati nel 1890 .

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Mentre avveniva l’espansione verso ovest, tra il 1861 e il 1865, gli Stati Uniti conobbero una guerra civile tra gli stati del Nord e gli stati del Sud: i primi erano industrializzati e favorevoli al protezionismo mentre i secondi avevano un’economia basata sull’agricoltura. Inoltre gli stati del Nord volevano l’abolizione della schiavitù, mentre il Sud sullo schiavismo basava la propria economia nelle piantagioni.

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Nel 1860 fu eletto presidente degli Stati Uniti Abramo Lincoln, sostenitore dell’abolizione della schiavitù. Gli stati del Sud diedero inizio nella secessione: 11 stati si staccarono e diedero vita alla Confederazione degli Stati del Sud. Nel 1861 il conflitto fu inevitabile e dal 1863 il fronte nordista iniziò a prevalere grazie all’apparato industriale. Nello stesso anno Lincoln abolì la schiavitù.

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Nell’aprile 1865 gli stati del Nord, al comando di Ulysses Grant, conclusero un conflitto con oltre 600.000 morti. Nel dicembre 1865 la schiavitù fu abolita ufficialmente ma il presidente Lincoln fu assassinato da un fanatico sudista. Ma il problema dell’integrazione non fu risolto: in mancanza di riforme, gli ex-schiavi furono emarginati.

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Gli Stati Uniti conobbero una grande crescita economica; le industrie più fiorenti erano le estrazioni del petrolio, le acciaierie e le aziende meccaniche. Il miracolo economico diede vita a una filosofia, una mentalità del self made man. Nel 1867 gli Usa acquistarono l’Alaska dalla Russia, dove furono trovati giacimenti di minerali. Alla presidenza si alternavano esponenti del Partito repubblicano e del Partito democratico.