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1 * Università degli Studi di Perugia ECONOMIA Corso di Laurea MAGISTRALE Corso di laurea in FUNZIONARIO GIUDIZIARIO E AMMINISTRATIVO Introduzione “Lo studio dell’economia non sembra richiedere alcuna dote particolare. Si tratta dunque di una disciplina molto facile in confronto alle altre branche più elevate della filosofia e delle scienze pure. Una disciplina molto facile nella quale solo pochi riescono ad eccellere. Sembra un paradosso, ma si spiega, forse, nel senso che un grande economista deve possedere una rara combinazione di doti: - deve essere allo stesso tempo e in qualche misura matematico, storico, politico, filosofo; - deve saper decifrare i simboli ed usare le parole; deve saper risalire dal particolare al generale e saper passare dall’astratto al concreto nello stesso processo mentale; - deve saper studiare il presente alla luce del passato, per gli scopi del futuro; - deve essere concentrato sugli obiettivi da raggiungere e disinteressato allo stesso tempo (cioè pensare e agire in maniera oggettiva pensando agli effetti

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1

*

Università degli Studi di Perugia

ECONOMIA

Corso di Laurea MAGISTRALE

Corso di laurea in FUNZIONARIO GIUDIZIARIO E AMMINISTRATIVO

Introduzione

“Lo studio dell’economia non sembra richiedere alcuna dote particolare. Si tratta dunque di una disciplina molto facile in confronto alle altre branche più elevate della filosofia e delle scienze pure. Una disciplina molto facile nella quale solo pochi riescono ad eccellere. Sembra un paradosso, ma si spiega, forse, nel senso che un grande economista deve possedere una rara combinazione di doti: - deve essere allo stesso tempo e in qualche misura matematico, storico, politico, filosofo; - deve saper decifrare i simboli ed usare le parole; deve saper risalire dal particolare al generale e saper passare dall’astratto al concreto nello stesso processo mentale; - deve saper studiare il presente alla luce del passato, per gli scopi del futuro; - deve essere concentrato sugli obiettivi da raggiungere e disinteressato allo stesso tempo (cioè pensare e agire in maniera oggettiva pensando agli effetti

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che ogni azione economica avrà sugli altri, quindi disinteressato personalmente)” ( J.M. Keynes).

Per la terminologia economica:

Dizionario dell’Economist Economics A- Z (IN INGLESE)

Dizionario di Economia (IN ITALIANO)

in Wikipedia: ECONOMIA ed ECONOMICS

Un altro Dizionario di termini economici: AmosWeb

INDICE

n. Paragrafo pagina

1 Economia (politica) 3

2 Le ‘definizioni’ di ECONOMIA 4

3 Agenti, operatori, settori istituzionali 8

4 I beni ed i servizi 9

5 Il circuito economico 14

6 I fattori di produzione 19

7 I settori di produzione 21

8 I redditi 21

9 I mercati 22

10 La moneta 25

11 I sistemi economici 32

12 Il ‘metodo’ dell’ economia 32

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1. Economia (politica)

Senofonte Atene, 430 ?– Corinto, 355 ? a.C.

Οἰκονομικός

L'Economico (gr.Οἰκονομικός, da οἴκος, casa, e νόμος, norma o legge) o

Governo della casa è un dialogo dello scrittore greco Senofonte, datato tra il 384 ed

il 360 a.C., tradotto come Oeconomicus da Cicerone. Socrate racconta al giovane

Critobulo una conversazione avuta con un ricco proprietario terriero, Isimaco, sul modo di amministrare i beni.

Criteri di gestione per il governo della casa e di amministrazione del patrimonio familiare. Come accrescere le sostanze con l’organizzazione dei beni, delle attività e delle persone della famiglia, dei servi, dei contadini, con incentivi, punizioni, divisione dei compiti.

Arthaśāstra (intorno al 350 a.c.), scritto da Kautilya, è un antico testo indù che tratta di strategia militare, di amministrazione dello Stato e di economia. Dalla versione araba [Kitab Tadbir al-Manzil (il libro della gestione domestica)] di un manoscritto greco forse attribuibile a un filosofo neopitagorico, i filosofi mussulmani tradussero (VIII sec. D.C.) oikonomia come ilm tadbir al-manzil.

Antoine de

Montchrestien (1575-1621)

Il termine Economia Politica (della πoλις, l’aggregato della comunità politica e civile) appare forse per la prima volta (1615) nel Traicté de l'œconomie politique, di Antoine de Montchrestien: è definita come scienza dell’acquisizione, della produzione e della distribuzione della ricchezza per lo sviluppo della nazione.

Altre definizioni:

Economia civile

Economia pubblica

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Economia nazionale

Da Economia Politica a ECONOMIA (seconda metà

sec. XIX)

2. Le ‘definizioni’ di ‘ECONOMIA’

Nel 1849 definita Dismal science (Scienza triste, in opposizione alla Scienza gaia di Nietzsche) da Thomas Carlyle, storico scozzese del sec. XIX. Studio di comportamenti e di decisioni di famiglie, imprese, governi.

Alcune definizioni correnti:

WWWebster Dictionary A social science concerned chiefly with description and analysis of the production, distribution, and consumption of goods and services

the study of how human beings coordinate their wants and desires, given the decision-making mechanisms, social customs, and political realities of the society.

a social science that deals with the study of how people can be influenced by the

economic system around them.

the science that deals with the production, distribution, and consumption of wealth,

and with the various related problems of labor, finance, taxation, etc.

economics examines that part of individual and social action which is most closely associated with the attainment and with the use of the material requisites of wellbeing.

Classici (seconda metà sec. XVIII- inizio sec. XIX): L’economia riguarda la ricchezza nazionale e lo sviluppo.

Neoclassici (dalla seconda metà sec. XIX): L’economia è una teoria pura delle scelte e delle decisioni.

Da massimizzazione (di utilità, profitto, produzione, ricavi)

a scelte razionali

a scelte anche irrazionali

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Scienza sociale (sociologia, storia)

Scienza astratta rigore logico-matematico

Scienza positiva (interpretazione)

Scienza normativa (dal sec. XIX) Politica economica

AAAlllcccuuunnneee dddeeefffiiinnniiizzziiiooonnniii

Jacob Viner (1940): Economics is what economists do (Le azioni sono preferibili alle definizioni). Adam Smith (1776): A branch of the science of a statesman or legislator. Per Smith l’ Economia è intesa come Scienza della ricchezza. Jean-Baptiste Say (1803): Science that treats the production, distribution, and consumption of wealth. John Stuart Mill (1844): The science which traces the laws of such of the phenomena of society as arise from the combined operations of mankind for the production of wealth.

Dato che la ricchezza (wealth) è composta di valori scambiabili era semplice il passaggio allo scambio come fenomeno fondamentale: di qui l’economia come catallattica, così come suggerì Richard Whately (1832): science of exchanges.

L’idea rimane tuttora piuttosto diffusa: ad es. James Buchanan (1964) riprende la definizione dell’economia come Scienza dei contratti (the study of the whole system of exchange relationships). Williams S. Jevons (1871): A calculus of pleasure and pain, the mechanics of utility and self interest. Philip Wicksteed (1910): The general principles of administration of resources, whether of an individual, a household, a business, or a State. Lionel Robbins nell’ Essay on the Nature and Significance of Economic Science (1932), ha definito l’economia come “the science which studies human behaviour as a relationship between ends and scarce means which have alternative uses”. Milton Friedman (1962): The science of how a particular society solves its economic problems; … an economic problem exists whenever scarce means are used to satisfy alternative ends.

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Frank Knight (1933): Economics deals with the social organization of economic activity via the price system or under free enterprise. Paul Samuelson (1976): Economics is the study of how people and society end up choosing, with or without the use of money, to employ scarce productive resources that could have alternative uses, to produce various commodities and distribute them for consumption, now or in the future, among various persons and groups in society. It analyzes the costs and benefits of improving patterns of resource allocation. Kenneth Arrow (1951): an axiomatic approach to economic theory, focused on rational action, which is explicitly distanced from utility maximization subject to a budget constraint and the various limitations that it posed as a theory of choice. Rationality is a more encompassing notion than maximization. Ronald Coase (1977): Economics involves the study of the social institutions that bind together the economic system.

George Bernhard Shaw: Economics … is the art of making the most of life…

… Economists never agree.

Robert Solow: Economics becomes the study of the consequences of greed, rationality and equilibrium. Explaining unemployment, economic fluctuations and so on in terms of non-rational and even irrational motivations is not accepted as economics. The focus moves away from the study or processes and towards comparative statistics on equilibrium outcomes. Although the focus on self-interest need not be limited to material self-interest, actual practice has often done so.

Karl Polanyi: Though human society is naturally conditioned by economic factors, the motives of human individuals are only exceptionally determined by the needs of material want-satisfaction.

Definizioni di economia come metodo:

John M. Keynes: The theory of economics does not furnish a body of settled conclusions immediately applicable to policy. It is a method rather than a doctrine, an apparatus of the mind, a technique of thinking, which helps it possessors to draw correct conclusions. ………

Gary Becker (1976): The combined assumptions of maximizing behavior, market equilibrium, and stable preferences, used relentlessly and unflinchingly, form the heart of theeconomic approach.

Richard Posner (1977): Economics ... explores and tests the implications of assuming that man is a rational maximizer of his ends in life, his satisfactions … what we shall call his self-interest.……………………………………………

La definizione di Marshall riguarda l’economia come materia di studio, con dei contenuti propri e non come un metodo. L’economia dovrebbe avere fondamenti

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nella psicologia, per scoprire come vengono effettuate realmente le scelte umane, senza assumere che tali scelte siano razionali.

Alfred Marshall (1890): Political Economy or Economics is a study of mankind in the ordinary business of life; it examines that part of individual and social action which is most closely connected with the attainment and with the use of the material requisites of wellbeing. . . . Thus it is on the one side a study of wealth; and on the other, and more important side, a part of the study of man.

James Duesenberry: Economics is all about how people make choices. Sociology is about why there isn't any choice to be made.

John Maurice Clark: An economist is a man with an irrational passion for dispassionate rationality.

I termini Economia ed economista sono stati oggetto di definizioni critiche ed umoristiche

Si rinvia a Humor in the dismal science JokEc Economic Jokes EconJoK

Alcune definizioni sono le seguenti:

Economie… art de compliquer les questions simple (A. Turgot)

Economics is the only field in which two people can get a Nobel Prize for saying exactly the opposite thing.

Economists are trained and paid professional who’ll figure out tomorrow why the forecast they made yesterday wasn’t realized today.

J.K. Galbraith: An economist is one who: 1. Knows more about money than people who have it; 2. Takes a lot of unwarranted assumptions and reaches a foregone conclusion; 3. Tells you what to do with your money after you have already done something with it; 4. Knows the price of everything and the value of nothing (taken from O. Wilde); 5. Compensates for great uncertainty and knowledge with great certainty of statement.

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3. Agenti, operatori, settori istituzionali

Sono raggruppamenti di unità istituzionali che hanno autonomia e capacità di decisione in campo economico-finanziario. Le unità istituzionali si distinguono in base alle funzioni ed alle attività (definizioni del Sistema Europeo dei Conti – ESA 2010)

1 - Famiglie e istituzioni senza fini di lucro al servizio delle famiglie Comprende gli individui o i gruppi di individui nella loro funzione di consumatori o in quella di produttori particolari di beni e servizi (imprese individuali con meno di 5 addetti, imprese famigliari, organizzazioni senza fini di lucro, ecc.)

Le famiglie: a) offrono lavoro alle imprese ed al settore pubblico b) ricevono redditi di lavoro dalle imprese e dal settore pubblico c) spendono redditi, domandano e consumano beni di consumo d) risparmiano c) si indebitano ricorrendo a prestiti (sul mercato del risparmio)

2 - Imprese Svolgono le funzioni di produzione (industriale) e di vendita (commerciale) di beni e servizi. Si distinguono 2a) Imprese non finanziarie (imprese industriali e commerciali) 2b) Imprese finanziarie (banche) 2c) Imprese di assicurazione Le imprese: a) domandano lavoro alle famiglie b) pagano redditi di lavoro alle famiglie c) producono beni di consumo, beni di investimento e servizi d) acquistano e vendono beni di consumo e di investimento da/ad altre imprese e) risparmiano f) si indebitano ricorrendo a prestiti (sul mercato del risparmio)

3 - Settore pubblico Svolge funzioni di redistribuzione del reddito e della ricchezza e della produzione di beni e servizi pubblici. Comprende: 3a) Amministrazioni pubbliche (Amministrazioni centrali; Amministrazioni locali; Enti di previdenza ed assistenza sociale): offrono beni e servizi non destinabili alla vendita ed effettuano operazioni di redistribuzione del reddito e della ricchezza; 3b) Imprese pubbliche: producono e vendono beni e servizi.

4 - Resto del mondo Comprende famiglie, imprese, settori pubblici di altri paesi.

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4. I beni ed i servizi

Beni Come bene si intende qualsiasi oggetto disponibile in quantità limitata (scarso), reperibile ed utile cioè idoneo a soddisfare un bisogno umano. Il bisogno è uno stato di carenza (sensazione di mancanza e di insoddisfazione) che spinge un soggetto ad agire al fine di colmarlo. Si distinguono:

Bisogni privati (individuali e soggettivi) e

Bisogni collettivi avvertiti dall'individuo solo in quanto appartenente ad una collettività. Esempi di bisogni collettivi sono la giustizia e l'ordine pubblico.

Sono liberi i beni disponibili in natura in quantità illimitata per tutti (aria, sole).

Si definiscono economici quei beni ottenibili mediante l'attività umana o disponibili in quantità limitata.

A seconda dell'uso che se ne fa i beni si suddividono in:

Beni di consumo (beni finali o diretti):

- Beni di consumo immediato (o ad utilizzo singolo o a “a fecondità semplice”): vengono utilizzati direttamente per soddisfare un bisogno e si esauriscono in un solo atto di consumo (es. beni alimentari).

- Beni di consumo durevole (o a utilizzo ripetuto o a “a fecondità ripetuta”): sono utilizzabili con atti ripetuti di consumo (es. un vestito, un libro, una casa).

Beni strumentali (o intermedi o di investimento): sono utilizzati per produrre altri beni (es. macchinari, impianti, energia, materie prime, ecc.).

Beni mobili: si possono spostare e trasportare.

Beni immobili: non si possono muovere (terreni, edifici).

Beni succedanei (o sostituti o concorrenti): possono sostituire altri beni per soddisfare lo stesso bisogno (ad es. auto e treno) o per un impiego nel consumo (un bene di consumo al posto di un altro) o nella produzione dello stesso bene (una tecnologia al posto di un’altra).

Beni complementari: si utilizzano congiuntamente e contemporaneamente, in combinazione (automobile e carburante, caffè e zucchero).

Beni materiali: hanno consistenza fisica (merci).

Beni immateriali: non hanno consistenza fisica (ad es. la felicità, ed anche i diritti).

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Beni privati: possono essere acquistati e venduti separatamente, hanno un prezzo e sono appropriabili da chi li acquista, che può escludere gli altri dall’utilizzo.

Beni pubblici: devono essere consumati congiuntamente e contestualmente da tutti; non si può escludere nessuno dal consumo; non si possono vendere perché non appropriabili e senza prezzo (giustizia, ordine pubblico, difesa nazionale).

Servizi

I servizi sono benefici temporanei (beni immateriali), prodotti da combinazioni di attività umane e di beni, offerti ad imprese, famiglie e persone. La caratteristica dell’intangibilità distingue i servizi dai beni. I servizi devono essere consumati contestualmente alla loro produzione e non possono essere conservati.

Esempi: servizi di trasporto, di istruzione, servizi postali, sanitari, radiotelevisivi, bancari, assicurativi, servizi culturali e di spettacolo, di ristorazione, di commercio, di consulenza, di pulizia, ecc.

BENI PRIVATI e BENI PUBBLICI: LE CARATTERISTICHE I beni sono stati considerati come combinazioni di caratteristiche diverse in quote variabili. La distinzione tra beni e servizi pubblici e privati non si trova nella qualità, pubblica o privata, di un soggetto proprietario di un bene o gestore di un servizio, ma è oggettiva, in quanto si fonda sulla tecnologia del consumo o della produzione. Si classificano:

- Beni pubblici (di consumo o di produzione): sono beni fisici, in particolare immobili, come opere ed infrastrutture pubbliche, impianti per il tempo libero, strutture culturali, ma anche beni immateriali (ordine pubblico, pace, benessere sociale);

- Servizi pubblici: si tratta di attività complesse, costituite da beni fisici e da personale, che generano output assimilabili a beni pubblici (difesa, polizia, giustizia, sanità, istruzione). Come i beni pubblici sono offerti anche se non sono domandati.

- Servizi di pubblica utilità: come le forniture di energia elettrica, gas, acqua, telefoni, comunicazioni, trasporti, servizi postali. Sono servizi prodotti e venduti da imprese pubbliche o da imprese private regolate e pagati a tariffa in base alla domanda.

I beni ed i servizi pubblici e di pubblica utilità possono essere prodotti e gestiti sia da soggetti pubblici che privati. Beni e servizi pubblici sono definiti nella contabilità nazionale come beni e servizi non destinabili alla vendita.

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Le caratteristiche distintive di beni privati e pubblici sono nelle modalità di accesso e di consumo. Sono distinguibili e classificabili i beni pubblici e privati in base a:

consumo congiunto/disgiunto; escludibilità/non escludibilità, rivalità/non rivalità, esternalità/non esternalità.

I beni privati sono beni a consumo disgiunto. I beni sono consumati

separatamente. Si sommano le diverse quantità dei beni consumate dai singoli individui per avere il consumo totale. Ogni individuo paga un prezzo uguale e distinto. La spesa complessiva per beni privati si ottiene sommando i prezzi uguali pagati da singoli.

Un esempio è dato da un bene di consumo alimentare. I beni pubblici sono beni a consumo necessariamente congiunto. Si distinguono

dai beni privati a consumo ripetibile ma distinto (beni di consumo durevole), per i quali è possibile un consumo da parte di individui diversi, ma in successione temporale distinta (prima Tizio, poi Caio, poi Sempronio). I beni pubblici sono caratterizzati da contemporaneità nel consumo da parte di più individui. Si sommano gli individui che possono consumare la stessa quantità di bene pubblico. Il pagamento per il costo della stessa quantità di bene pubblico può essere frazionato, in quote diverse, tra più consumatori. I consumatori pagano somme individuali differenziate per la stessa quantità.

L’esempio più antico di consumo congiunto gratuito è quello del faro o lampione.

I beni privati sono beni escludibili: se Tizio consuma un bene privato X, dopo

averlo acquistato e pagato, impedisce a Caio di consumare lo stesso bene X. I beni pubblici sono beni non escludibili: se Tizio consuma Y non può impedire a

Caio di consumare la stessa quantità di Y. La non escludibilità implica che chi non può essere escluso possa tentare di approfittare per non pagare la sua quota di costo e comportarsi in modo opportunistico (free rider).

I beni privati sono beni rivali: non è possibile aggiungere altri consumatori della

stessa quantità di X. La rivalità si definisce anche concorrenza nel consumo e sottraibilità (un consumatore aggiuntivo sottrae una parte del consumo agli altri).

I beni pubblici sono non rivali: è possibile aggiungere altri consumatori della stessa

quantità di Y senza ridurre il livello di consumo per altri. I beni privati non producono esternalità. I beni pubblici producono esternalità.

L’esternalità è un effetto, positivo o negativo, che consegue ad un’attività di produzione e di consumo e che è consumato da soggetti estranei, senza che questi lo abbiano richiesto e che non devono pagare un corrispettivo come prezzo (esternalità positiva: un beneficio, un incremento di reddito, di patrimonio, di utilità

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e di benessere) o senza che possano ricevere un indennizzo (esternalità negativa, che è un danno, un costo aggiuntivo, una diminuzione di utilità). Dato che non è un effetto contrattato o concordato si dice che l’esternalità non passa dal mercato.

Un esempio di esternalità positive: Tizio ascolta buona musica, Caio ha utilità nell’ascoltarla senza dover pagare. Per i beni/servizi pubblici: quando sono offerti a Tizio sono contemporaneamente consumati da Caio e questi ne beneficia senza pagare e senza averli richiesti. Inoltre, per i beni ed i servizi pubblici: un’opera pubblica può ridurre i costi di produzione delle imprese; l’istruzione e la sanità possono migliorare la qualità della vita; i servizi di giustizia e di polizia possono dare sicurezza, proteggere l’attività contrattuale ed i patrimoni.

Un esempio di esternalità negativa: è il caso dell’inquinamento ambientale o acustico derivante da produzione o uso di beni o servizi privati. Un soggetto produce un bene o un servizio e contemporaneamente danneggia un soggetto terzo estraneo a rapporti contrattuali, che non riceve indennizzo/risarcimento.

Esistono beni pubblici che producono sia esternalità positive che negative (ad es. un impianto di smaltimento rifiuti, una centrale elettrica, un’opera pubblica con forte impatto ambientale). Si definiscono esternalità di rete le situazioni nelle quali i benefici per un consumatore dipendono sono funzione crescente del numero di altri soggetti che consumano lo stesso bene o servizio: più questo viene domandato più è venduto. Queste generano i c.d. beni anti-rivali: non solo non c’è congestione, ma più persone lo usano tanto maggiore è il beneficio individuale. Gli esempi comuni sono quelli dell’open source e del software in libera disponibilità, e si può trovare nei sistemi di telecomunicazione e nei social network.

Alcuni servizi pubblici sono a domanda individuale, ma l’accesso non può essere precluso (ad es. nei servizi di pubblica utilità). Alcuni consumi di servizi pubblici sono obbligatori (ad es. nell’istruzione, sanità, giustizia, difesa). Il grado in cui sono presenti le caratteristiche è variabile. Sono tutte presenti al massimo grado nei beni privati puri e nei beni pubblici puri. Ma esistono un gran numero di casi intermedi (beni privati non puri e beni pubblici non puri).

Ad es.: per alcuni beni e servizi pubblici quando aumenta il numero di utenti oltre un certo livello non sono più beni pubblici puri. Si presentano fenomeni di congestione che limitano il consumo degli utenti (la non rivalità si attenua: ad es. un’autostrada, i servizi sanitari). Per altri (un teatro, uno stadio) è possibile l’esclusione (la limitazione degli ingressi), ma rimane il consumo congiunto.

Le risorse comuni o beni ad accesso libero sono beni non escludibili ma rivali. Si tratta di beni patrimoniali, per lo più immobili, che generano flussi di beni o servizi che i consumatori hanno diritto ad utilizzare, senza discriminazione, in parte, senza danneggiare i beni. Esempi: i diritti gratuiti di attingere acqua per uso domestico o per irrigazione, i diritti di pesca, di raccogliere prodotti agricoli, legname, materiali, una biblioteca pubblica. Sono soggetti al rischio di eccessi di uso, che possono impoverire o annullare le risorse se si ha una congestione di consumatori e mancanza di incentivi alla manutenzione ed alla conservazione del patrimonio di uso comune. Questi beni (ad es. gli

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usi civici) sono caratterizzati da non escludibilità, ma non da consumo congiunto né da non rivalità. Di solito sono autogestiti da comunità locali. I beni di club sono beni escludibili, ma non-rivali proprio in quanto escludibili. Si può limitare l’accesso dei consumatori, ma quelli che sono ammessi al club hanno un consumo congiunto in cui il consumo da parte di un soggetto non limita il consumo da parte di altri. L’esclusione di alcuni garantisce che non si verifichi congestione (rivalità) nel consumo. L’uso congiunto del bene o del servizio è ristretto ai soggetti che pagano l’accesso al club. La ricerca della dimensione ottima del club comporta un confronto tra: - i benefici ricevuti dal pagamento per l’accesso: quanto maggiore è il numero di aderenti tanto più si può ridurre la quota individuale, ed - i costi: il numero crescente di consumatori impone costi crescenti di gestione e di manutenzione e costi derivanti dal presentarsi in grado crescente della rivalità nel consumo. Aumentando il numero di soci si hanno minori pagamenti individuali ma, da un certo livello, rappresentato dalle dimensioni e dalla capacità di un impianto (impianto sportivo, cinema, circolo di tennis o di golf) minori benefici individuali. Il club comporta un’autorità collettiva che decide sull’ammissione al club e sulla gestione. Diversi beni e servizi pubblici locali, offerti da amministrazioni locali, hanno le caratteristiche dei beni di club. Gli esempi che approssimano i beni di club sono quelli di un teatro, di uno stadio, di una piscina comunale, di un museo.

Beni escludibili ma non rivali, a domanda individuale. Esistono beni e servizi che hanno la caratteristica dell’escludibilità nell’accesso, ma non sono rivali, per quanti consumatori possano aggiungersi. Pertanto l’esclusione dipende solo dalla volontà di assicurare un accesso individuale a pagamento. L’esempio comunemente richiamato è quello della televisione criptata con decoder o della tv via cavo, dove esiste un sistema per far pagare i consumi individuali, escludendo chi non paga. Una televisione non criptata è invece non escludibile e non rivale, ma il consumo può essere individualmente rifiutato. La differenza rispetto ad un bene o servizio pubblico puro risiede nel tipo di non escludibilità. Nel caso di beni e servizi pubblici puri come la difesa, la polizia, la giustizia non è possibile al singolo individuo autoescludersi dal consumo, che è imposto ed obbligatorio. Nel caso della televisione il consumo o il non consumo dipendono da una scelta individuale. L’informazione può essere classificata come bene pubblico particolare vicino a questa tipologia. Da una parte l’informazione può essere:

- ad accesso costoso ed escludibile quando un individuo o un’impresa hanno difficoltà a reperire informazioni e devono impiegare risorse (misurate in moneta e tempo) per acquisirle, anche da soggetti specializzati che pretendono un pagamento; in questo caso la domanda individuale è preminente, l’informazione è un investimento privato ed è finalizzata a conseguire guadagni privati (ad es. nei mercati finanziari o in altri mercati); in tale ipotesi si costituiscono le asimmetrie informative;

- ad accesso gratuito e non escludibile quando l’informazione è diffusa senza necessità di pagamento e i soggetti privati non sono rivali e difficilmente escludibili (è il caso della pubblicità, dell’informazione politica, del software gratuito), ed in questo caso le caratteristiche pubbliche sono più evidenti.

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I beni e servizi di merito sono beni e servizi a consumo imposto. Non sono

riconosciuti immediatamente utili dai consumatori (che sono costretti a consumarli) e si rivelano utili con il passare del tempo (ad es. l’istruzione obbligatoria, le vaccinazioni e le terapie obbligatorie, le misure contro le droghe). L’autorità pubblica interferisce nelle scelte dei privati correggendo errori e difficoltà nelle loro scelte individuali quando queste sono basate su mancanza di informazione e su errori di previsione degli effetti, lontani nel tempo, di comportamenti. Beni e servizi di merito non hanno caratteristiche di non rivalità e di non escludibilità, ma generano esternalità positive.

5. Il circuito economico

FAMIGLIE

IMPRESE

Mercato del

risparmio

Mercato dei beni di

consumo

privato Mercato dei

beni di investimento

IL CIRCUITO ECONOMICO

IN ECONOMIA CHIUSA

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- OPERATORI: Famiglie ed Imprese - MERCATI: Beni di consumo privato, Beni di investimento,Risparmio

- OPERAZIONI:

le Famiglie:

- offrono lavoro alle imprese;

- ricevono dalle imprese redditi di lavoro;

- domandano e pagano (prezzi, canoni di locazione) per beni di consumo;

- portano risparmio al mercato del risparmio;

- prelevano risparmio indebitandosi.

le Imprese:

- domandano lavoro alle famiglie:

- pagano redditi di lavoro alle famiglie;

- producono e vendono (incassano) beni di consumo e beni di investimento;

- domandano e pagano (prezzi e canoni) per beni di consumo e beni di investimento:

- portano risparmio al mercato del risparmio;

- prelevano risparmio indebitandosi.

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- OPERATORI: Famiglie, Imprese e Resto del mondo (operatori di altri paesi) - MERCATI: Beni di consumo privato, Beni di investimento, Mercati esteri dei beni di consumo, dei beni di investimento, del risparmio (nel Resto del mondo) - OPERAZIONI, in aggiunta alle operazioni in economia chiusa:

le Famiglie:

- offrono lavoro al resto del mondo;

- ricevono redditi di lavoro dal resto del mondo;

IMPRESE

Mercato interno del risparmio

Mercato dei beni di

consumo

IL CIRCUITO ECONOMICO

IN ECONOMIA APERTA

RESTO

DEL

MONDO

Mercato dei beni di

investimento

FAMIGLIE

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- domandano (e pagano) beni di consumo prodotti all’estero (importazioni);

- portano risparmio ai mercati esteri del risparmio;

- prelevano risparmio indebitandosi con i mercati esteri del risparmio.

le Imprese:

- domandano lavoro a famiglie del resto del mondo;

- pagano redditi di lavoro a famiglie del resto del mondo;

- producono e vendono (incassano) all’estero beni di consumo/investimento (esportazioni);

- domandano (e pagano) beni di consumo/investimento prodotti all’estero (importazioni);

- portano risparmio ai mercati esteri del risparmio;

- prelevano risparmio indebitandosi con i mercati esteri del risparmio.

SETTORE PUBBLICO

Beni e servizi pubblici

Investimenti pubblici

IMPRESE

RESTO

DEL

MONDO

IL CIRCUITO ECONOMICO CON IL SETTORE PUBBLICO

Mercato del risparmio

FAMIGLIE

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- OPERATORI: Famiglie, Imprese, Resto del mondo e Settore Pubblico - MERCATI: Beni di consumo privato, Beni di investimento, Risparmio, Beni e servizi pubblici - OPERAZIONI, in aggiunta alle operazioni in economia aperta:

Il Settore Pubblico:

- domanda lavoro alle famiglie (dipendenti pubblici);

- paga redditi di lavoro alle famiglie;

- produce beni e servizi pubblici per famiglie ed imprese;

- produce beni di investimento pubblico per le imprese;

- preleva imposte da famiglie ed imprese;

- preleva imposte dal mercato del risparmio;

- effettua trasferimenti (sussidi, pensioni, contributi) a famiglie ed imprese;

- si indebita sul mercato del risparmio (debito pubblico);

- paga interessi a famiglie ed imprese;

- paga canoni per beni di famiglie ed imprese;

- acquista/vende titoli del settore privato;

- riceve canoni da famiglie ed imprese per uso di beni pubblici.

le Famiglie:

- offrono lavoro al settore pubblico;

- domandano beni e servizi pubblici;

- pagano imposte al settore pubblico;

- ricevono retribuzioni, trasferimenti, sussidi ed interessi dal settore pubblico;

- acquistano titoli del settore pubblico;

- ricevono canoni per locazioni al settore pubblico;

- pagano canoni per locazioni dal settore pubblico.

le Imprese:

- pagano imposte al settore pubblico;

- producono beni e servizi pubblici e beni di investimento pubblico;

- vendono beni e servizi al settore pubblico;

- ricevono pagamenti dal settore pubblico per produzioni e vendite;

- ricevono sussidi e contributi dal settore pubblico;

- utilizzano beni, servizi pubblici e strutture pubbliche per produrre, vendere ed acquistare;

- acquistano titoli dal settore pubblico;

- ricevono canoni per locazioni al settore pubblico;

- pagano canoni per locazioni dal settore pubblico.

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LA CONTABILITA’ NAZIONALE

Con la contabilità economica nazionale si descrive l'attività economica di un Paese con

una sistematica presentazione dei flussi economici e finanziari e delle consistenze

(stock) dei beni reali e finanziari.

In Italia l'ISTAT presenta la contabilità nazionale (statistiche del REDDITO e della

RICCHEZZA) con tutti i conti economici che descrivono l'attività economica dell’Italia. A

livello europeo i conti economici sono coordinati dall’EUROSTAT.

Funzioni: produzione, consumo, accumulazione e distribuzione del reddito e della ricchezza. Soggetti: produttori e utilizzatori finali.

Sistema Europeo dei Conti Nazionali e Rergionali

ESA 2010 Manual

6. I fattori di produzione

La terra

Fattore non riproducibile agricoltura

Il lavoro

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Forze di lavoro Totale delle persone occupate e di quelle in cerca di

occupazione. Sono una quota della popolazione complessiva.

Occupati: Persone (residenti in un paese) in età lavorativa (15 anni e oltre) che hanno

un’occupazione Secondo la posizione professionale gli occupati possono essere:

i. dipendenti, se esercitano un lavoro alle dipendenze altrui e percepiscono una retribuzione sotto forma di salario o stipendio;

ii. indipendenti o autonomi, se svolgono un’attività lavorativa assumendo il rischio economico che ne consegue.

Persone in cerca di occupazione Persone tra i 15 e i 65 anni di età alla ricerca di un lavoro. Sono suddivise in: - disoccupati: sono coloro che hanno perduto una precedente occupazione alle dipendenze; - persone in cerca di prima occupazione: non hanno mai esercitato un’attività lavorativa, oppure l’hanno esercitata in proprio; - altre persone in cerca di occupazione: sono in condizioni non professionale (studenti, casalinghe, ritirati dal lavoro), ma sono immediatamente disponibili a lavorare.

Il tasso di occupazione è il rapporto tra il numero degli occupati e la popolazione in una certa classe di età;

il tasso di disoccupazione è il rapporto tra il numero delle persone in cerca di occupazione e il totale delle forze di lavoro;

il tasso di attività o di partecipazione è il rapporto tra il totale delle forze di lavoro e la popolazione in una certa classe di età.

Il capitale

Il capitale fisico: è costituito da beni strumentali durevoli (impianti, macchinari, materie prime, immobili) impiegati per la produzione e la vendita di beni e servizi

Il capitale finanziario comprende risorse monetarie e finanziarie

(titoli)

Il capitale umano è costituito dall'insieme delle facoltà e delle risorse (conoscenza, istruzione, informazione, capacità tecniche, ecc.) che generano la capacità umana di svolgere attività di trasformazione e di creazione di beni e servizi.

Il capitale sociale , in senso sociologico, è il valore delle relazioni e

del ruolo della cooperazione e dei rapporti di fiducia, realizzati attraverso i network, che permettono di ottenere risultati economici. E’ un insieme di relazioni interpersonali formali ed informali

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Altri fattori di produzione:

l’organizzazione

lo Stato

7. I settori di produzione

Sono distinti in base alle attività

o Settore primario: estrazione e produzione di materie prime (settore minerario, l’agricoltura, la selvicoltura, la pesca)

o Settore secondario: trasformazione dei prodotti del primo settore e dei beni intermedi in beni finali (settore manifatturiero, edilizia, artigianato)

o Settore terziario o dei servizi: produzione dei servizi a consumatori ed imprese.

o Settore quaternario: ricerca e sviluppo per la produzione, comprende l’istruzione.

Il grado di sviluppo di un paese si vede dal rapporto tra i settori

Altre definizioni di settori:

settore privato (delle famiglie e delle imprese private)

settore pubblico (delle amministrazioni e delle imprese pubbliche)

settore sociale o settore del volontariato

ONU: classificazione ISIC delle attività economiche 21 ‘sezioni’ ISTAT: Classificazione delle attività economiche (Ateco 2007) NACE: Classificazione delle attività economiche UE UE metadata Settori Economici (l'ESCAP) United Nations 20 settori

8. I redditi

Il reddito è la remunerazione di un fattore di produzione.

Rendita della terra (rendita fondiaria) (o di fattori non riproducibili)

Reddito di lavoro

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Dipendente (salario, stipendio)

Autonomo

Reddito di capitale

Profitto (del capitale proprio)

Interesse (del capitale dato a prestito)

I redditi sono FLUSSI e sono calcolati in un periodo (es. anno)

Il capitale (o patrimonio o ricchezza) è una CONSISTENZA (STOCK) ed è calcolato in un momento preciso.

Tasso di profitto: rapporto tra profitto (flusso) e capitale proprio (stock)

Tasso di interesse: rappporto tra interesse (flusso) e capitale preso a prestito

(stock)

Relazione tra tasso di interesse (r, in %), capitale (K, in valore assoluto), reddito di capitale (R, in valore assoluto)

R = rK K = R r = R r K

Se K = 1000 e r = 10% R = 10% di 1000 = 100 Se R = 200 e r = 5% K = 200/5% = 40000 Se R = 180 e K = 3000 r = 180/3000 = 6% Nota 10% si scrive 10/100 oppure 0,1; 5% si scrive 5 /100 oppure 0,05.

9. I mercati

Il mercato (dal termine ‘merce’, termine da cui derivano anche altri termini come

mercante, mercanzia, mercantile, mercanteggiare, mercificare, mercimonio, mercede,

mercenario, commercio) è stato definito in più modi:

Il luogo (anche in senso astratto e telematico) in cui si realizzano i processi di scambio economico (con prezzi) di beni e servizi.

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L'insieme dei punti di incontro della domanda e dell’offerta, cioè di chi compra beni e servizi e di chi li vende, dopo processi di ricerca e di contrattazione. Queste definizioni possono quindi riferirsi ad un luogo fisico, o ad un concetto immateriale.

Un processo di tentativi ed errori attraverso i quali i singoli agenti apprendono gradualmente le circostanze rilevanti. Oltre ad apprenderle, gli agenti stessi creano queste condizioni:.

Un processo adattivo e cumulativo dell’esperienza.

Un ordine invisibile che toglie a chiunque ogni potere, che di per sé è arbitrario.

Gli agenti economici che operano nel mercato si dividono in compratori /acquirenti

(consumatori ed imprese) e venditori (imprese che offrono beni e servizi, lavoratori che

offrono lavoro, proprietari di beni mobili ed immobili) i quali interagiscono e creano

le opportunità di scambio.

In base alle dimensioni geografiche si distinguono:

mercati locali;

mercati interni o nazionali;

mercati esteri o internazionali.

In base agli oggetti di contrattazione si hanno:

mercati delle materie prime

mercati dei beni agricoli

mercati dei beni di consumo

mercati immobiliari

mercati dei capitali

mercati finanziari

La lex mercatoria era un insieme di norme consuetudinarie, come di un diritto internazionale spontaneo, nato tra appartenenti a specifici settori del commercio (ad es. trasporti, credito, assicurazioni) per regolare rapporti commerciali ed evitare o risolvere rapidamente controversie tramite arbitrati. Era elaborata dalla giurisprudenza arbitrale e regolava, dal medioevo fino al sec. XVII, lo jus mercatorum, che ha generato strumenti come la cambiale e la lettera di cambio.

Mercati: Distribuzione dei prodotti con scambi, vendite, pagamenti, contratti. Da fiere e sagre (sulla ‘piazza’) ai mercati telematici globalizzati

Fasi o Passaggi (ciascuna, a sua volta, divisibile in più fasi):

Produzione (formazione di prodotti in fabbriche, officine, cantieri, laboratori,

terreni agricoli, ecc.).

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Distribuzione: nei mercati: passaggi di acquisti/rivendite di prodotti finiti; ci

sono vendite all’ingrosso (i grossisti comprano dai produttori e rivendono ad altri conpratori) e vendite al dettaglio (i dettaglianti sono compratori dai grossisti e, a loro volta, vendono ai consumatori finali).

Nei servizi tendono a coincidere produzione e distribuzione.

La Borsa

Il termine "Borsa" deriva dalle riunioni per determinare il valore delle merci che si tenevano nel 1400 in Olanda, a Bruges, nella casa di una famiglia di ricchi mercanti, Van der Burse, una famiglia veneta, dal cognome originario Della Borsa. Le prime Borse furono istituite ad Anversa (1531) ed a Lione (1548). In Italia a Trieste (1775), Milano e Firenze (1808), Napoli (1810, Venezia (1875), Genova (1885).

Borse valori (titoli, prodotti finanziari, valute) mercati finanziari internazionali

Borse merci (beni reali: metalli, petrolio, gas, cereali, ecc.)

Ordine di importanza delle borse valori (o ‘piazze’) in base ai volumi delle

contrattazioni

1. NYSE Euronext (US & Europa) 2. NASDAQ-OMX (US & Nord Europa) 3. Borsa del Giappone(Japan Exchange Group) 4. Borsa di Londra (London Stock Exchange) & Borsa Italiana 5. Borsa di Hong Kong (Hong Kong Stock Exchange) 6. Borsa di Shanghai(Shanghai Stock Exchange) 7. Borsa di Toronto (Toronto Stock Exchange) 8. Borsa di Francoforte(Deutsche Börse) 9. Borsa Australiana(Australian Securities Exchange) 10. Borsa di Bombay (Bombay Stock Exchange)

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Borsa italiana Milano

Borsa merci Borsa Merci Telematica Italiana bmti Alcuni esempi:

CME Group (Chicago Merchantile Exchange): la Borsa merci ed il mercato dei futures Usa, risalgono al 1848

TOCOM - Tokio Commodity Exchange

DCE - DaLian Commodity Exchange Cina

MCX-Multi Commodity Exchange India

LMC-London Metal Exchange metalli

ICE petrolio

In Italia il Gestore dei Mercati Energetici (GME) gestisce la borsa elettrica..

Etimologie

comprare distribuire produrre vendere

borsa merce mercato mercante lex mercatoria

10. La moneta

Relazioni umane scambi baratto moneta contratti

La moneta è

un bene speciale

un denominatore generale degli scambi

è accettato generalmente

serve per estinguere obblighi contratti (debiti, risarcimenti, ecc.)

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strumento di giustizia distributiva (Aristotele)

pecunia stercus diaboli (moralisti medievali)

Giunone mons, monere (dal tempio sul Campidoglio) Il termine ‘moneta’ è la radice di termini simili in inglese (money), francese, spagnolo, portoghese; altre lingue (dell’area scandinava e dell’Europa orientale) usano termini con radice ‘valuta’, pure di origine latina.

moneta e monetazione

- Monetazione al martello - Conio

- Monetazione fusa - Monetazione meccanica (dalla seconda metà del sec. XVII) - Moneta elettronica

ZECCA: Officina che conia moneta metallica, con un suo costo di produzione.

[ Zecca in Italia]

SIGNORAGGIO: quello che guadagnano un governo (per finanziare le sue

spese) e la banca centrale stampando moneta:

differenza tra costo di produzione di una moneta (o banconota) ed il suo valore nominale.

Funzioni della moneta

Unità di misura del valore (e di conto): confronto tra valore di beni e

servizi

Mezzo di scambio e di pagamento (nelle transazioni): svolge

la funzione di intermediazione degli scambi (accettata, valore legale, estinzione di obbligazioni)

Riserva di valore (risparmio da spendere successivamente)

Funzione di speculazione: trasformazione della moneta in un bene,

rivendita e ritrasformazione in moneta. Speculare (guardare avanti, prevedere). Comprare un bene (un bene fisico, un titolo finanziario) X a 100 e rivenderlo a 120,

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guadagnando 20. Si acquista un bene solo se si pensa che il suo prezzo futuro potrà aumentare e lo si potrà rivendere ad un prezzo superiore a quello di acquisto.

Funzione finanziaria: gli imprenditori tengono a disposizione moneta

liquida per garantirsi l’acquisto di beni capitali e realizzare investimenti.

Funzione assicurativa: la moneta è utilizzata per cautelarsi e per far fronte

ad eventi imprevisti.

Per svolgere tali funzioni la moneta deve essere: - omogenea; - semplice da trasferire tra operatori; - conservabile; - divisibile; - con valore stabile nel tempo

Moneta merce: ha un valore intrinseco come bene utilizzabile in altro modo.

Definizione analoga è quella di

Moneta strumento: è uno strumento di lavoro usato come moneta (zappa,

aratro, fucile …)

Moneta metallica: il suo valore dipende dal metallo prezioso in cui è coniata. Moneta divisionale è moneta metallica in rame o nichel per piccoli pagamenti

Moneta segno: il suo valore dipende dalla decisione dell'autorità (Stato,

Banca) che la emette e dalla fiducia di chi la utilizza, ha un valore intrinseco pressoché nullo come bene materiale

Moneta cartacea è una moneta segno banconota convertibile

corso forzoso non convertibilità

Moneta legale: è imposta dalla legge come mezzo di pagamento

etimologie moneta conio denaro ducato lira fiorino franco oncia quattrino soldo spicciolo svanzica tallero

tornese valuta zecca

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In Cina, intorno al 1200 a.C., cominciarono ad essere usati piccoli gettoni a forma di vanga, zappa o coltello, per condurre piccoli scambi. Questi gettoni venivano usati come mezzi di scambio e sono noti come moneta vanga o moneta coltello. Con lo sviluppo di monete tonde in seguito all'unificazione della Cina da parte di Qin Shi Huang (III sec. a.C.), la produzione più comune fu quella di monete di rame circolari con un foro quadrato o circolare nel centro. Il foro permetteva di legare assieme le monete per creare i tagli maggiori e per facilitarne il trasporto. Aes rude (bronzo non lavorato) è una pre-moneta romana costituito da pezzi irregolari di bronzo. Il loro valore era determinato dal peso e non vi era una uniformità nel peso dei diversi lingotti che andavano dai 3 kg fino a 0,5 kg. Visto il peso considerevole questi lingotti devono essere interpretati con una funzione di tesaurizzazione piuttosto che per un uso commerciale giornaliero. Aes signatum: forma regolare. Aes grave (bronzo pesante) indica le monete pesanti in bronzo dei primi tempi della repubblica, dal IV sec. a.C. Sesterzio viene da semis-tertius, « metà del terzo » (cioè metà del terzo asse) = 2 assi e mezzo. introdotto assieme al denarius (da deni, il decimo di una serie, la stessa radice dell'inglese ten e del tedesco zehn: indica 10 assi) ed al quinarius (una moneta romana d'argento di valore pari a metà denarius) (intorno al 211 a.C. Il dinaro arabo è del sec. VII. La storia che i primi a coniare monete d'oro e d'argento furono i Lidii (soggetti all'impero persiano) parte da Erodoto, il quale si riferiva alla divisione netta tra i due metalli che, fino ad allora, non c'era stata. Infatti le prime forme monetali sono in elettro, una lega naturale di oro e argento che si trovava nei fiumi dell'Anatolia. Le primissime emissioni risalenti al VII sec. a.C. hanno dei segni che ricordano delle righe e sul rovescio il quadrato incuso. Le righe si trasformano presto in animali reali o immaginari e, probabilmente, le prime monete erano emissioni private. Ben presto comunque diventano emissioni ufficiali delle autorità cittadine e le zecche funzionavano all'interno dei templi, così la moneta diventava ''sacra''. Le prime emissioni vengono datate con certezza alla seconda metà del VII secolo, poiché furono trovate delle monete nel tempio di Artemide di Efeso andato distrutto da un incendio intorno al 600 a.C. Il siclo (sheqel in ebraico) è un'antica unità di peso ebraica. in uso nel medio oriente e nella Mesopotamia. Sia i fenici che gli ebrei battevano sicli, valutati a peso in oro e argento. Didramma (1/2 siclo, mina (50 sicli), talento (3000 sicli).

Le monete italiane nascono dal sistema monetario introdotto nel 1861 nel Regno d'Italia da Vittorio Emanuele II per unificare i vari sistemi utilizzati nei diversi stati italiani pre-unitari. La struttura ricalca l'ordinamento decimale introdotto in Francia nel 1793 a seguito della Rivoluzione Francese, che sostituiva il sistema duodecimale monometallico introdotto in Francia da Carlo Magno nel 779, basato sulla libra (o lira) d'argento da 409 g, con i tagli a 20 soldi o 240 denari. Emissione del franco da parte di Napoleone Bonaparte che, a seguito delle sue campagne belliche, lo diffonde in tutta l'Europa continentale. Nel 1816 il sistema decimale viene adottato dai Savoia nel Regno di Sardegna, preludio al suo utilizzo per le monete italiane del futuro Regno d'Italia. La moneta base In questo sistema è la lira, con una valore pari a quello del franco corrispondente a 4,5 g d'argento o 0,29 d'oro. nel 1865 a Parigi viene creata l'Unione Monetaria Latina tra Francia, Italia, Belgio e Svizzera, con il successivo ingresso della Grecia e l'adesione non formale di Austria e Spagna. Il risultato dell'unione fu la coniazione di monete simili con lo stesso valore intrinseco (in oro o in argento: sistema bimetallico) per i franchi francesi, belgi,

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svizzeri, lire italiane e dracme greche, con una semplificazione degli scambi internazionali ed una stabilizzazione dei cambi. L'unione entra in crisi alla fine degli anni settanta e viene sciolta nel 1926 per la difficoltà di mantenimento del rapporto tra argento ed oro e la progressiva trasformazione dei sistemi monetari verso la convertibilità del denaro in oro seguendo l'esempio del modello inglese (gold standard), convertibilità mantenuta per la lira fino al 1914.

Il primo franco fu battuto in Francia nel1360. Era uno scudo da 3,87 grammi d'oro fino e valeva una lira tornese (20 soldi). Con la Rivoluzione francese, il franc germinal, o franco-oro, divenne nel 1795 la sola ed unica moneta legale, sostituito dal franc Poincaré nel 1928. Nel 1959 venne approvata una riforma monetaria che istituiva il nouveau franc (pari a 100 vecchi franchi).

Il dollaro US risale al 1785 (da dollaro spagnolo) convertibile in oro fino al 1971. Il

famoso simbolo $ era impresso sulle monete spagnole a rappresentanza delle Colonne

d’Ercole.

Lira sterlina (pound of sterling silver), che sta ad indicare una quantità pari ad una libbra di argento particolarmente puro (92,5% argento e 7,5% di rame, lega detta appunto

sterling), al quale era legato il suo valore. Il simbolo adottato per la sterlina è £, derivato

dalla L iniziale del latino Libra. La base del sistema monetario inglese era il penny, introdotto nel 793 dal re Offa a seguito della Riforma Monetaria di Carlo Magno. Come per il sistema francese, il penny derivava dalla suddivisione della libra (scellino, penny). Poi sovrana, ghinea, corona. 1931 abbandono convertibilità. 1971: Decimalizzazione (1 sterlina = 100 penny).

Il tallero di Maria Teresa risale al 1753 come moneta internazionale, venne coniato in diversi paesi, con un contenuto fisso in argento.

L'origine del fiorino olandese risale al XIII secolo, quando la moneta d'oro battuta a Firenze era largamente utilizzata per gli scambi in Europa.

Banconota deriva da nota del banco e risale al sec. XIV: riconosceva il diritto del possessore della nota di ritirare il metallo prezioso depositato presso un orafo-banchiere (si trattava di moneta cartacea rappresentativa).

Il primo a introdurre l'uso di banconote di carta fu probabilmente l'Imperatore cinese Hien Tsung nell'806 d.C.

Chi aveva metallo prezioso poteva depositarlo presso operatori specializzati nella conservazione e protezione ed inoltre aveva interesse a rivolgersi agli orafi-banchieri per trasferire i metalli preziosi senza dover sostenere i costi ed i rischi del trasporto. Bastava trasferire la nota di deposito e ritirare il metallo presso un secondo orafo-banchiere, collegato al primo da legami di affari.

VALUTE ALTERNATIVE In periodi recenti sono state proposte modalità di ritorno a forme di baratto (scambio diretto di beni e servizi) ed all’economia reale senza intermediario generale (moneta). Si sono così individuati degli strumenti di commutazione diversi dalla moneta legale.

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Per moneta alternativa si intende un tipo di moneta o di titolo di credito che serve per lo scambio di beni e attività tra i membri di una comunità e che sia fuori dei circuiti monetari ufficiali e legali. Per tali strumenti sono stati usati termini come monete complementari (o alternative, parallele, locali, fiscali). Con le monete complementari si possono scambiare beni e servizi affiancando la moneta legale senza avere corso legale. Sono accettate su base volontaria, all’interno di una comunità (o rete sociale) e si basano soprattutto su solidarietà a cooperazione. Esistono monete complementari che definiscono un valore alle ore lavoro dei partecipanti alla rete (ad es. le banche del tempo con scambi tra gli associati di ore lavoro per prestazioni di servizi), altre sono modalità di credito reciproco, altre ancora sono collegate a beni o servizi esterni. Esempi di valute complementari sono i buoni pasto, i punti dei supermercati o delle stazioni di servizio, i punti delle ricariche telefoniche o dei chilometri percorsi. Altri esempi di monete complementari (definite monete fiscali), però ad emissione pubblica, sarebbero i Certificati di Credito Fiscale ed i Titoli di Stato con finalità fiscale (i.e. da utilizzare per pagare le amministrazioni pubbliche e per sostituire gli attuali Titoli del debito pubblico) che sarebbero titoli convertibili, dopo una certa scadenza, in moneta corrente (ad es. l’euro). Sarebbero emessi attraverso la spesa pubblica affiancando la moneta legale, distribuiti ad alcuni gruppi sociali ed imprese e scambiabili immediatamente contro moneta legale. L’idea richiama la TMM con funzione complementare (v. infra). MONETE VIRTUALI o CRIPTO VALUTE Una criptovaluta (o crittovaluta o cripto moneta o moneta virtuale) è un valore digitale (collegato a monete correnti come dollaro, euro … e scambiabile con queste o con altre monete virtuali) che non esiste materialmente ed è utilizzato come mezzo di scambio, decentralizzato (fuori dal controllo di autorità monetarie) e basato su tecniche di crittografia per convalidare le transazioni e per creare nuova moneta. Le monete virtuali sono per lo più basate sulla tecnologia di blockchain o ‘internet delle transazioni’ che è un database/archivio strutturato in blocchi, collegati in rete, per gestire transazioni crittografate. Funziona come un registro aperto e distribuito che può registrare transazioni tra due parti in modo efficiente e verificabile.

Una cripto valuta appartiene ad un circuito indipendente e funziona secondo le proprie regole e permette di effettuare pagamenti online in maniera sicura. Le principali crypto-currency non fanno riferimento ad entri centrali e si basano su algoritmi crittografati. Sono gestite da un database su una rete di computer (peer-to-peer) che traccia, utilizzando conti anonimi, le transazioni registrando il valore della moneta virtuale espresso nelle monete correnti. Ogni partecipante ha un wallet (portafoglio contenente indirizzi e chiavi per effettuare le transazioni) con una una chiave di decrittazione (programma che permette di entrare nella rete della moneta virtuale). Alcuni stati, hanno riconosciuto corso legale a qualche cripto valuta.

La più nota di tali monete è il Bitcoin. Un elenco di altre monete è nella tabella seguente.

Bitcoin Cash (BCH) Iota Ripple (XRP)

Cardano Lisk (LSK) Stellar

Dash Litecoin (LTC) VeChain (VEN)

Eos Monero (XMR) Waves (WAVES)

Ethereum Classic (ETC) Nem Zcash

Gas (GAS) Neo

ZClassic (ZCL)

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LA TEORIA STATALE DELLA MONETA (CARTALISMO) La teoria, risalente all’economista tedesco G.F. Knapp tra la fine del sec. XIX e l’inizio del sec. XX, è stata ripresa negli ultimi anni come Teoria della Moneta Moderna (TMM), La moneta cartacea a corso legale forzoso (fiat money) è un’evoluzione della moneta-segno: il suo valore è imposto perché circola per volontà dello Stato, che la accetta in pagamento delle imposte. Nella TMM, la moneta entra in circolazione attraverso la spesa pubblica. Con la tassazione si impone la moneta come valuta in quanto i privati devono pagare le imposte solo utilizzando la moneta legale ed accettando questa in base alla fiducia determinata dallo Stato. La teoria vuole spiegare le cosiddette transazioni (o interazioni) verticali, che vanno dal settore pubblico a quello privato e viceversa. Nel settore pubblico sono compresi lo Stato e la banca centrale, mentre il settore privato include tutti i soggetti privati (banche, imprese, cittadini). La teoria monetaria moderna definisce ogni transazione endogena al settore privato come transazione (o interazione) orizzontale. Con le imposte si può regolare la quantità di moneta in circolazione e così si può contrastare l’inflazione. Quindi non ci sono limiti alla stampa di moneta. Non c’è motivo perché nella spesa pubblica ci sia equilibrio tra entrate e spese. Il debito pubblico serve a creare la quantità di moneta necessaria all’economia.

La TEORIA DEL CIRCUITO MONETARIO (o CIRCUITISMO o TEORIA MONETARIA DELLA PRODUZIONE).

La teoria del circuitismo, elaborata nei sec. XIX - XX, intende spiegare le transazioni orizzontali, da privato a privato fondandosi sull'idea che la moneta è il risultato delle concessioni di credito bancario. Il funzionamento del sistema economico moderno è quello di un’ economia monetaria di produzione. Il punto di partenza è la creazione di moneta come credito delle banche alle imprese. Poi le imprese usano la moneta per produrre beni e servizi e per pagare i servizi ottenuti dai lavoratori. Successivamente i lavoratori acquistano i prodotti delle imprese e così la moneta torna alle imprese. Infine le imprese possono restituire la moneta alle banche e chiudere il circuito. Nuovi prestiti di moneta dalle banche alle imprese rimettono in moto il circuito. Quindi la moneta non è una semplice unità di valore né a mezzo per facilitare gli scambi, ma soprattutto è moneta-credito necessaria per avviare il processo di produzione che precede la fase di circolazione e commercializzazione dei beni. Secondo tale teoria non si può illustrare il funzionamento del sistema economico senza tener conto della divisione in gruppi di potere (banche, gli imprese, lavoratori), che hanno differenti modalità nel creare e nell’utilizzare la moneta e che creano conflitti tra banche ed imprese e tra imprese e lavoratori.

Il prezzo

Prezzo assoluto: prezzo di un bene espresso in moneta

Prezzo relativo: rapporto tra il prezzo di un’unità di un bene X (pX) ed il

prezzo di un’unità di un bene Y (pY) = pX/pY

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11. I sistemi economici

Sistemi economici: modalità storiche di produzione e distribuzione di redditi e

ricchezza.

Sistema schiavistico. Villae Romane

Economia curtense (alto medioevo) unità autosufficienti, scambi in natura.

Economia feudale (con l’impero di Carlo Magno): terre dell’imperatore assegnate a

signori (feudi) con servitù della gleba. Sistema chiuso ed autosufficiente (autoconsumo). Da economia chiusa a sviluppo del commercio (sec. XI).

Capitalismo: termine nato nel 1633, indica un sistema, storicamente diffuso in

molteplici varianti, in cui esiste la proprietà privata dei mezzi di produzione, libertà d’impresa e di mercato (economia di mercato) (dal sec. XV-XVI). Il settore pubblico è ridotto.

Socialismo: nelle varianti storiche del comunismo, del capitalismo di Stato

(economia pianificata), del socialismo cooperativo, del socialismo di mercato, è caratterizzato dalla proprietà statale o collettiva dei mezzi di produzione, con forte riduzione, fino alla scomparsa, dei mercati e della libertà d’impresa (sec. XX). Forte apertura internazionale ha il sistema di economia socialista di mercato (Cina), vicinissimo a modelli di capitalismo economico con un sistema politico socialista.

Economia mista: capitalismo con forte presenza del settore pubblico. Si sviluppa

dalla seconda guerra mondiale, in Europa e nel nord America. Varianti del welfare state, di sistemi corporativi, dell’ economia sociale di mercato (modello tedesco).

Capitalismo e crisi economica

Capitalismo e democrazia

12. Il ‘metodo’ dell’economia

Dalla metà del sec. XIX si è sviluppato un lungo dibattito sulla metodologia da seguire nell’analisi economica. Il punto centrale riguarda le funzioni proprie dell’economia, che si possono distinguere in :

- Analisi e spiegazione dei fatti reali. - Previsione di eventi futuri. Il dibattito si è sviluppato intorno alla prevalenza dell’una o dell’altra funzione.

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Metodo storico-induttivo: Il metodo induttivo parte dall’osservazione dei

molteplici casi particolari di un certo fenomeno; rilevando ciò che essi presentano di uniforme e costante (con la statistica) si giunge attraverso un processo di generalizzazione a formulare le leggi che regolano il fenomeno stesso. Si usa dire che il metodo induttivo (tipico delle scienze empiriche o sperimentali), procede dal particolare al generale.

Induzione + analogia (metodo giuridico)

Già William Petty (1665) proponeva l’induzione da dati quantitativi (con applicazione di statistica e demografia) per ricavare ‘leggi’ economiche.

Utilizzato dalle scuole storiche dell’economia (alla ricerca di leggi di lungo periodo): i teoremi economici non hanno validità universale, così come le prescrizioni di politica economica, la storia è la sola fonte di conoscenza delle attività umane e dell’economia, conoscibili solo con indagini storico-empiriche e non con modellistica matematica.

Scuola storica tedesca dell’economia (sec. XIX)

Scuola storica inglese dell’economia (sec. XIX)

Scuola storica francese

Una variante può essere considerata la scuola istituzionalista, che si fonda sulla necessità di comprendere le istituzioni attraverso la loro evoluzione storica: l’economia non può essere trattata separatamente dal contesto politico e sociale e dalla storia evolutiva di questo.

Metodo deduttivo: partendo da principi generali, si giunge a formulare, con il ragionamento e senza ‘tempo’, le leggi particolari di un determinato fenomeno. Si usa dire, perciò, dire che il metodo deduttivo (tipico delle scienze formali, come, ad esempio, la matematica) procede dal generale al particolare. Applicato da Ricardo e poi nell’economia neoclassica.

Il metodo di John Stuart Mill (1844) si concentrava su deduzioni logiche da premesse (‘leggi’ vere, ma da considerare come leggi-tendenza, alterate da cause disturbatrici): tuttavia Mill pensava che lo studio storico servisse per valutare l’applicabilità concreta delle ‘leggi’ scoperte. Il metodo deduttivo-cartesiano in economia, applicato con prevalenza negli studi economici più recenti, fa uso della matematica e della logica con passaggi rigorosi che portano a conclusioni conseguenti a principi ‘veri’, alla ricerca di ‘verità chiare’ ed alla dimostrazione di teoremi. L’economia contemporanea fa largo impiego di metodi computerizzati, ai fini di l’analizzare ed interpretazione dati empirici e calcolare gli ‘equilibri’ nei modelli.

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Modelli economici di interpretazione, di previsione (politica economica) con ‘simulazioni’. Le simulazioni sono utilizzate con l’applicazione di modelli, costruiti deduttivamente, che rappresentano conseguenze ed effetti di comportamenti, così da valutare gli effetti di interventi alternativi, prima di scegliere un tipo di intervento. Le simulazioni richiedono informazioni approfondite sulle caratteristiche di comportamento e di reazione degli agenti, con assunzioni ed approssimazioni semplificatrici. Tramite le simulazioni si tenta di vedere quali siano le conseguenze di assunzioni e di teorie alternative sul comportamento degli agenti (anche con elevati livelli di complessità) per la dimostrazione di teoremi sulla dinamica dei sistemi.

Il dibattito sul ‘metodo’ in Economia è sviluppato negli anni ‘80 del sec. XIX. Due opere fondamentali sono quelle di

C. Menger (1840-1921) Untersuchungen über die Methode der Socialwissenschaften und der politischen Oekonomie insbesondere (1883) ( trad. inglese INVESTIGATIONS INTO THE METHOD OF THE SOCIAL SCIENCES

WITH SPECIAL REFERENCE TO ECONOMICS )

J. Neville Keynes (1805-1878): The scope and method of political economy (1890)