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«La medicina non aiuti a morire» ricoverare la donna nella nostra regio- ne per portarla alla morte». Spiega il pre- sule: «Ù motivo è intuibile: sospendere alimentazione e idrataziune, sia pure a pazienti in condizioni vitali ridottissi- me, adducendo la loro volontà antece- dente, sarebbe una forzatura, checché ne dicano giudici e politici. La medici- na aiuta a vivere, non a morire, anche quando si limita al- le cure palliative». Il presule invita poi ad un approfondimento: «Conviene sof- fermarsi sulla circostanza che l'alimen- tazione degli infermi in stato vegetati- vo avviene attraverso un sondino inse- rito nello stomaco (Peg), anziché pervia orale». Prosegue il vescovo: «Mi chiedo: questa circostanza incide in modo de- terminante sul trattamento, fino a con- figurare un caso di accanimento tera- peutico? Direi proprio di no, perché il ri- corso alla Peg e diventato di routine ed è adottato anche quando il paziente sa- rebbe in grado di deglutire, ma con dif- ficoltà, per evitare alcuni inconvenien- ti. I malati in stato vegetativo possono costituire ulteriore motivo di sofferen- za, più per i familiari e per la società che in se stessi, specialmente se è prevedi- bile che aumentino di numero; ma que- sta non è una buona ragione per or- chestrare una campagna tendente a modificare il comune senso morale, fi- no a far sentire accettabile e perfino au- spicabile la loro soppressione». Ilvescovo di Imola riconosce corretta la posizione del presidente della regione Emilia Romagna, Vasco Errani, secon- do cui «sulle decisioni di cura non de- vono intervenire i politici». Ma si chie- de in conclusione: «E se i magistrati si sostituiscono ai politici? Non dovevano intervenire neanche loro, con una sen- tenza assai discutibile, che oltretutto i- gnora un parere autorevole del Comi- tato nazionale di Bioetica, circa il dove- re di somministrare cibo e acqua ai pa- zienti in stato vegetativo». PARMA II padre diTommy in stato vegetativo dopo l'infarto Paolo Onofri, padre del piccoloTommy, rapito e ucciso la sera del 2 marzo 2006 a Casalbaroncolo, in provincia di Parma, è instato vegetativo dopo l'infarto che lo ha colpito I' 11 agosto scorso e si trova ora presso il centro di riabilitazione "Cardinal Ferrari" di Fontanellato (Parma). La moglie Paola, secondo il "Corriere della Sera" si dice contraria all'accanimento terapeutico. «Se a Paolo dovesse succedere qualcosa, se dovesse essere necessario rianimarlo o prendere nuovifermaci,direi no, lasciatelo andare.Vado a trovarlo, ma nulla è più come prima. I medici - ha continuato Paola Pellinghelli - me l'hanno detto, sarà difficile che possa riprendersi. Prima che accadesse a me, ho sempre seguito la storia di Eluana, sono sempre stata dalla parte del padre Beppino. Ma ora che sono nelle sue condizioni, è difficile decidere». «Con mio marito ne avevo parlato, lui mi ha sempre detto che non avrebbe mai voluto vivere dipendendo completamente da altri. Ma adesso che si trova inqueste condizioni, sinceramente non saprei cosa fare. I medici - ha concluso - dicono che miglioramenti non ne ha avuti, che Paolo potrebbe restare così per tutta la vita. Ma chi ce l'hala certezza? A me pare, a volte, di vedere una sua reazione, di sentire che dica qualcosa. È capitato quando sono andata a trovarlo con Sebastiano. Per questo voglio aspettare, chissà che non succeda qualcosa. Ne ho parlato anche con lasorella di Paolo. Per quanto possa augurarmi che vada tutto per il meglio, una cosa è certa: se lui dovesse stare male, vorrei solo che lo lasciassero stare». ETICA E GIUSTIZIA L'«Eluana» irpina: assistita da 12 anni da familiari e amici Igenitori Franca e Gabriele: «Lei c'è. E migliora» DAL NOSTROINVIATO A MONTORO INFERIORE (AVELUNO) ANGELOPICARIELLO nnarita non è venuta, dove- te scusarla, ha un carattere n po' riservato...». Gabrie- le Giliberti è il padre, di Annarita. Man- cava solo lei, ieri mattina, nel salone stra- colmo dell'ospedale "Landolfi" di Solo- fra. Un incontro voluto dalla Asl Avellino 2 e dalla famiglia, per dire a tutti che que- sta ragazza, nel frattempo diventata don- na, esiste e vuoi vivere, anche se da oltre 12 anni è, come si dice, in "stato vegeta- tivo persistente". La suavita, così, non vale la pena? Prova- te ad andarlo a dire a Franca, sua madre, che si prende cura di lei da tutto questo tempo, 24 ore su 24, e per lei ha anche la- sciato il lavoro. O al fratello diciottenne Agostino, che studia da ragioniere ma ha già deciso che nella vita vuoi fare l'infer- miere, lavoro che già fa con grande pro- fessionalità per la sorella più grande, da quando non può più badare a sé stessa. O al piccolo Federico, che di anni ne ha nove e la sorella l'ha conosciuta che sta- va già così, costretta fra una poltrona e un lettino, e così ha imparato a volerle bene. O provate a dirlo al papa Gabriele, opera- tore socio-sanitario all'ospedale di Avel- lino, che ha trasformato in una mini-cli- nica all'avanguardia la sua casa di Mon- toro Inferiore, Bassa Irpinia al confine con il Salernitano. Tutto iniziò con una tragedia, quando An- narita («aveva fatto la Prima Comunione un mese prima») entrò in uno stato di co- ma vigile, colpita da anossia cerebrale per la reazione allergica a un'iniezione di an- Annarita, 24 anni, in «stato vegetativo persistente» per lo choc anafilattico causatole da una banale iniezione, è assistita in casa, a Montoro Inferiore, con l'aiuto degli operatori della Asl tibiotico per curare un banale mal di go- la. Una tragica fatalità, la mala-sanità non c'entra. «Non era la prima volta, d'altron- de, che le veniva somministrato quel far- maco». Aveva 12 anni, giusto la metà dei 24 di oggi. «Siamo stati assaliti da un gran dolore, tentati di non accettare quella condizione. Ma poi, pian piano, ci è capi- tato di fare come chiedeva Giovanni Pao- lo II, di "aprire le porte a Cristo", accet- tando le modalità che Annarita impone- va alla nostra vita», racconta Gabriele. «Ho capito subito che la cosa sarebbe an- data per le lunghe, e che, per star vicino a lei, non avrei potuto più lavorare», dice Franca, donna ai poche e significative pa- role, ma solida come una quercia. La cor- sa in ospedale, poi le peripezie da una struttura all'altra, dal "Moscati" di Avelli- nò, alla "Casa sollievo della Sofferenza" di San Giovanni Rotondo. Dove un bravo primario ha aiutato Annarita a muovere piccoli ma decisivi passi verso la vita: do- po due mesi non aveva più bisogno del respiratore automatico: «Pregavamo Pa- dre Pio, nel suo ospedale, perché il Signore la tenesse in vita. E per noi il miracolo è già accaduto, basti pensare che all'inizio ci avevano chiesto F autorizzazione all'e- spianto degli organi...». Poi sei mesi in un centro di riabilitazione a Telese, «ma quel primario, a San Giovanni Rotondo, ci a- veva avvertito, l'unica clinica adeguata per lei poteva essere solo casa nostra». Così, dall'ottobre 1997, Annarita è torna- ta a casa, dove - poco più di due anni do- po - è arrivato anche Federico, il terzo fi- glio, che ora ascol- ta con due occhio- ni attenti il raccon- to dei genitori. E dove i genitori hanno dovuto par- tire da zero e at- trezzarsi. Annarita oggi respira con l'aiuto di una can- nula tracheotomi- ca e viene alimen- tata con un sondi- no, la "Peg", colle- gato allo stomaco. Ha conservato inor- mali ritmi sonno-veglia: di notte chiude gli occhi e riposa. Franca, Gabriele e il lo- ro figlio quasi-infermiere Agostino sono gli artefici principali di un vero e proprio capolavoro: Annarita ha la cute total- mente integra. Per lei hanno voluto un materasso all'avanguardia contro le pia- ghe da decubito, quello fornito dalla Asl non lo ritenevano adeguato. Annarita va cambiata di posizione ogni due ore, di giorno si danno il turno due infermieri mandati dalla Asl, madi notte tocca ai fa- «La vicenda di nostra figlia ci insegna che una persona è più importante di qualsiasi male. Che amarezza perla vicenda della ragazza lecchese. Volevamo chiedere di darla a noi da curare» miliari. Tutte le notti, da più di 12anni. Quasta, però, è anche una storia positiva di istituzioni che hanno saputo stare al passo: «LaAsl ha fatto una delibera ad hoc, così possiamo avere il rimborso an- che di fermaci non prescrivibili. Abbiamo anche il fisioterapista, e la costante colla- borazione di tutti gli specialisti dell'o- spedale di Solofra. E questo per noi è sta- to fondamentale. Abbiamo avuto il letti- no azionato elettricamente, la doccia spe- ciale. Il Comune, poi, ha autorizzato 1 al- largamento della sua stanza». Che ora è diventata un vero e proprio reparto di te- rapia intensiva. Con tanto di ascensore indipendente rea- lizzato grazie al contributo degli a- mici. Così, d'esta- te, Annarita può u- scire all'aperto. «Senza questi aiuti - dicono Franca e Gabriele - non a- vremmo mai potu- to farcela». E gli in- fermieri? «Sono bravissimi, però è mia moglie che in- segna loro come si fa», dice Gabriele. Il dottor Renato Stefano, l'anestesista che ogni mese cambia la cannula ad Annari- ta, responsabile dell'Unità di coordina- mento dell'attività operatoria al "Landol- fi" ha proposto per Franca la laurea in me- dicina honoris causa: «Non è uno scher- zo - dice -, quest'esperienza ha tanto da insegnare, anche sul piano scientifico». Perché la storia di Annarita non è un, sia pur amoroso, accompagnamento verso la fine: è semmai una tenace testimonianza di amore alla vita. L'ultimo encefalo- gramma denota piccoli, miglioramenti, incredibili dopo oltre 12 anni. «Fa un sus- sulto se la porta sbatte, a volte sembra nervosa, ma poi si acquieta se solo sente la voce della mamma». E i progressi del- la scienza aprono nuovi spiragli: «A Tori- no con un intervento sperimentale sulle cellule cerebrali, in un caso simile, sono state recuperate alcune funzioni vitali. Noi ci speriamo. Ma l'amiamo anche così, il miracolo è che sia qui con noi». Una storia vissuta «con l'aiuto di Dio, che noi sperimentiamo costantemente, per- ché ci sentiamo amati». Che avrebbero portato avanti in silenzio, convinti Che «quella che abbiamo di fronte è una per- sona, e il mistero della vita è un valore più grande di qualsiasi male». Ma poi c'è sta- to il caso Eluana che, dicono Franca e Ga- briele, «ci ha provocato grande amarezza. Eravamo tentati di dire: "Datecela a noi". La cureremmo come curiamo Annarita». L'INCONTRO Fra la Asl e la famiglia un'alleanza per la vita «La più grave malattia è la solitudine». Maria Luisa Pascarella, direttrice sanitaria della Asl Avellino 2 cita madre Teresa di Calcutta per spiegare come è stato possibile il miracolo di Annarita. Fisicamente lei è a casa, da quasi 12 anni ormai, dove riceve le cure che nessun ospedale potrebbe accordarle. Ha la struttura sanitaria è costantemente presente, con atti autorizzativi, fornitura macchinari, esami, visite specialistiche e con. l'impegno della cooperativa infermieristica convenzionata "II sorriso". Un'esperienza corale di speranza e di sanità che funziona, che ieri mattina è stata raccontata in un convegno tenutosi nel salone del "Landolfi" di Solofra: "Famiglia e operatori sanitari protagonisti del prendersi cura", organizzato in collaborazione con la famiglia Giliberti e l'associazione "Medicina & persona". Una storia che sta commuovendo l'intera Irpinia, quella di Annarita Giliberti e dei suoi splendidi genitori, la riprova è stata la grande partecipazione che c'è stata all'incontro di ieri, nel quale la Asl Avellino 2 ha voluto essere presente ai massimi livelli, con la direttrice sanitaria e con il direttore generale Roberto Landolfi.Altrettanto l'Ordine dei Medici con il presidente provinciale Antonio Davanzo. Ma a scaldare i cuori è stata soprattutto la testimonianza di Gabriele e Franca, autentici "motori" di questo inno alla vita che porta il nome della loro figlia.Annarita. (A.Pic.) Udine Alla "Quiete" ancora nessuna decisione DA UDINE FRANCESCO DAL MAS I essuna decisione è sta- ta ancora presa dall'I- I stituto geriatrico assi- stenziale che a Udine gestisce la casa di riposo "La Quiete", con annessa Rsa. Sull'acco- glienza di Eluana Englaro, pe- rorata dal sindaco di Udine Fu- rio Honsell, su sollecitazione della famiglia della donna in coma vegetativo, si pronuncerà il consiglio di amministrazio- ne, a voto segreto, dopo che la direzione del centro avrà veri- ficato se esistono i presupposti sanitari ed amministrativi per accompagnare alla morte E- luana, staccando il sondino. In Regione nessuno si pronuncia, ma negli ambienti vicini al pre- sidente Renzo Tondo e soprat- tutto in quelli vicini all'asses- sore Vladimir Kosic si fa inten- dere che esistono le medesime «difficoltà» riscontrate alla cli- nica "Città di Udine". E cioè che anche riga, trattando non au- tosufficienti, ha di fatto una convenzione, seppur diversa da quella di un ospedale. «Al- trimenti - si precisa - non po- trebbe assicurare le necessarie terapie». La Rsa è alle dirette dipendenze deU'azienda socio- sanitaria che dipende dalla Re- gione e fa pertanto riferimen- to al sistema sanitario regiona- le, pur trattandosi il Friuli Ve- nezia Giulia di una Regione au- tonoma. Se, dunque, l'atto di indirizzo di Sacconi ha stoppato la clini- ca "Città di Udine", dovrebbe accadere la stessa cosa per ri- ga. A meno che il sindaco Hon- Nella Regione Friuli LegaeUdc critici con l'istituto Da Torino la Bresso: rispetto agli obiettori sell dia all'istituto quella co- pertura che la Regione non ha voluto dare alla clinica privata convenzionata. Ma se questo accadesse c'è chi, in Regione, comunque eccepirebbe. A co- minciare dalla Lega, partito di maggioranza al governo della Regione. «Sono allibito dal comportamento del sindaco di Udine - protesta Piero Fonta- nini, presidente della Provin- cia e segretario della Lega Nord -. Non comprendo il suo acca- nimento e quello di chi lo so- stiene. Non si possono utiliz- zare le case di riposo del Friuli Venezia Giulia per dare la dol- ce morte agli anziani o ai disa- bili. Un' ora dopo l'eventuale pronunciamento del cda de La Quiete" la Lega chiederà al- la Regione di far saltare ogni rapporto con l'Iga». Pronta a sollevare eccezioni anche l'Udc. «Sono in corso ap- profondimenti» mette comun- que le mani avanti Ines Dome- nicali, presidente dell'Iga, mentre il sindaco Honsel, a margine dell'inaugurazione della Fiera Agriest ha confer- mato la sua intenzione, seppur senza concedere dichiarazioni pubbliche. «Pensiamo che una svolta nella storia di Eluana Englaro possa arrivare proprio da Udine», confida, intanto, Franca Alessio, curatrice spe- ciale della donna. «Il papa di E- luana è più orientato verso la struttura friulana, anche per- ché le trattative sono più avan- ti. Certo il ventaglio di possibi- lità oggi si è ampliato». Si a- spetta il Tar della Lombardia, poi c'è l'apertura del Piemon- te. ATorino, intanto, continua- no le polemiche. Mercedes Bresso, presidente della regio- ne Piemonte ha sostenuto che, nonostante Sacconi, «dentro al Governo ci sono moltissimi che la pensano come la maggio- ranza degli italiani, che lo sta- to di diritto va fatto rispettare». E puntualizzando che «è del tutto artificiosa la polemica con il cardinai Poletto», Bresso ha concluso: «ioconcordo che se ci sono obiezioni di co- scienza vanno rispettate, ci mancherebbe». Alla presiden- te della Regione si rivolge Fe- dervita perché «ritiri la dispo- nibilità ad uccidere Eluana». DA IMOIA QUINTO CAPPELLI A nche il vescovo di Imola, Tom- maso Ghirelli, prende posizio- ne sul caso di Eluana Englaro con un intervento pubblico, sia per appoggiare il docu- mento dell'arcive- scovo di Bologna, cardinal Carlo Caf- farra, sia per spiega- re il complicato ca- so ai fedeli della sua diocesi. Riprenden- do il pensiero del- l'arcivescovo di Bologna, Ghirelli so- stiene che un eventuale trasferimento di Eluana Englaro in una clinica dell'E- milia Romagna «sarebbe accettabile sotto il profilo etico (e giuridico) sola- mente allo scopo di prestarle delle cu- re». Invece «sarebbe un atto gravissimo

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«La medicina non aiuti a morire»ricoverare la donna nella nostra regio-ne per portarla alla morte». Spiega il pre-sule: «Ù motivo è intuibile: sospenderealimentazione e idrataziune, sia pure apazienti in condizioni vitali ridottissi-

me, adducendo laloro volontà antece-dente, sarebbe unaforzatura, checchéne dicano giudici epolitici. La medici-na aiuta a vivere,non a morire, anchequando si limita al-le cure palliative». Ilpresule invita poi ad

un approfondimento: «Conviene sof-fermarsi sulla circostanza che l'alimen-tazione degli infermi in stato vegetati-vo avviene attraverso un sondino inse-rito nello stomaco (Peg), anziché perviaorale». Prosegue il vescovo: «Mi chiedo:questa circostanza incide in modo de-

terminante sul trattamento, fino a con-figurare un caso di accanimento tera-peutico? Direi proprio di no, perché il ri-corso alla Peg e diventato di routine edè adottato anche quando il paziente sa-rebbe in grado di deglutire, ma con dif-ficoltà, per evitare alcuni inconvenien-ti. I malati in stato vegetativo possonocostituire ulteriore motivo di sofferen-za, più per i familiari e per la società chein se stessi, specialmente se è prevedi-bile che aumentino di numero; ma que-sta non è una buona ragione per or-chestrare una campagna tendente amodificare il comune senso morale, fi-no a far sentire accettabile e perfino au-spicabile la loro soppressione».Ilvescovo di Imola riconosce corretta laposizione del presidente della regioneEmilia Romagna, Vasco Errani, secon-do cui «sulle decisioni di cura non de-vono intervenire i politici». Ma si chie-de in conclusione: «E se i magistrati si

sostituiscono ai politici? Non dovevanointervenire neanche loro, con una sen-tenza assai discutibile, che oltretutto i-gnora un parere autorevole del Comi-tato nazionale di Bioetica, circa il dove-re di somministrare cibo e acqua ai pa-zienti in stato vegetativo».

PARMA

II padre diTommy in stato vegetativo dopo l'infartoPaolo Onofri, padre del piccoloTommy, rapito e ucciso la sera del 2marzo 2006 a Casalbaroncolo, in provincia di Parma, è in stato vegetativodopo l'infarto che lo ha colpito I' 11 agosto scorso e si trova ora presso ilcentro di riabilitazione "Cardinal Ferrari" di Fontanellato (Parma). Lamoglie Paola, secondo il "Corriere della Sera" si dice contrariaall'accanimento terapeutico. «Se a Paolo dovesse succedere qualcosa, sedovesse essere necessario rianimarlo o prendere nuovi fermaci, direi no,lasciatelo andare.Vado a trovarlo, ma nulla è più come prima. I medici - hacontinuato Paola Pellinghelli - me l'hanno detto, sarà difficile che possariprendersi. Prima che accadesse a me, ho sempre seguito la storia diEluana, sono sempre stata dalla parte del padre Beppino. Ma ora che sononelle sue condizioni, è difficile decidere». «Con mio marito ne avevoparlato, lui mi ha sempre detto che non avrebbe mai voluto viveredipendendo completamente da altri. Ma adesso che si trova in questecondizioni, sinceramente non saprei cosa fare. I medici - ha concluso -dicono che miglioramenti non ne ha avuti, che Paolo potrebbe restarecosì per tutta la vita. Ma chi ce l'ha la certezza? A me pare, a volte, divedere una sua reazione, di sentire che dica qualcosa. È capitato quandosono andata a trovarlo con Sebastiano. Per questo voglio aspettare, chissàche non succeda qualcosa. Ne ho parlato anche con la sorella di Paolo.Per quanto possa augurarmi che vada tutto per il meglio, una cosa è certa:se lui dovesse stare male, vorrei solo che lo lasciassero stare».

ETICAE GIUSTIZIA

L'«Eluana» irpina:assistita da 12 annida familiari e amiciIgenitori Franca e Gabriele: «Lei c'è. E migliora»DAL NOSTRO INVIATOA MONTORO INFERIORE (AVELUNO)ANGELO PICARIELLO

nnarita non è venuta, dove-te scusarla, ha un carattere

n po' riservato...». Gabrie-le Giliberti è il padre, di Annarita. Man-cava solo lei, ieri mattina, nel salone stra-colmo dell'ospedale "Landolfi" di Solo-fra. Un incontro voluto dalla Asl Avellino2 e dalla famiglia, per dire a tutti che que-sta ragazza, nel frattempo diventata don-na, esiste e vuoi vivere, anche se da oltre12 anni è, come si dice, in "stato vegeta-tivo persistente".La sua vita, così, non vale la pena? Prova-te ad andarlo a dire a Franca, sua madre,che si prende cura di lei da tutto questotempo, 24 ore su 24, e per lei ha anche la-sciato il lavoro. O al fratello diciottenneAgostino, che studia da ragioniere ma hagià deciso che nella vita vuoi fare l'infer-miere, lavoro che già fa con grande pro-fessionalità per la sorella più grande, daquando non può più badare a sé stessa.O al piccolo Federico, che di anni ne hanove e la sorella l'ha conosciuta che sta-va già così, costretta fra una poltrona e unlettino, e così ha imparato a volerle bene.O provate a dirlo al papa Gabriele, opera-tore socio-sanitario all'ospedale di Avel-lino, che ha trasformato in una mini-cli-nica all'avanguardia la sua casa di Mon-toro Inferiore, Bassa Irpinia al confine conil Salernitano.Tutto iniziò con una tragedia, quando An-narita («aveva fatto la Prima Comunioneun mese prima») entrò in uno stato di co-ma vigile, colpita da anossia cerebrale perla reazione allergica a un'iniezione di an-

Annarita, 24 anni, in «statovegetativo persistente» perlo choc anafilattico causatoleda una banale iniezione, èassistita in casa, a MontoroInferiore, con l'aiutodegli operatori della Asl

tibiotico per curare un banale mal di go-la. Una tragica fatalità, la mala-sanità nonc'entra. «Non era la prima volta, d'altron-de, che le veniva somministrato quel far-maco». Aveva 12 anni, giusto la metà dei24 di oggi. «Siamo stati assaliti da un grandolore, tentati di non accettare quellacondizione. Ma poi, pian piano, ci è capi-tato di fare come chiedeva Giovanni Pao-lo II, di "aprire le porte a Cristo", accet-tando le modalità che Annarita impone-va alla nostra vita», racconta Gabriele.«Ho capito subito che la cosa sarebbe an-data per le lunghe, e che, per star vicinoa lei, non avrei potuto più lavorare», diceFranca, donna ai poche e significative pa-role, ma solida come una quercia. La cor-sa in ospedale, poi le peripezie da unastruttura all'altra, dal "Moscati" di Avelli-nò, alla "Casa sollievo della Sofferenza"di San Giovanni Rotondo. Dove un bravoprimario ha aiutato Annarita a muovere

piccoli ma decisivi passi verso la vita: do-po due mesi non aveva più bisogno delrespiratore automatico: «Pregavamo Pa-dre Pio, nel suo ospedale, perché il Signorela tenesse in vita. E per noi il miracolo ègià accaduto, basti pensare che all'inizioci avevano chiesto F autorizzazione all'e-spianto degli organi...». Poi sei mesi in uncentro di riabilitazione a Telese, «ma quelprimario, a San Giovanni Rotondo, ci a-veva avvertito, l'unica clinica adeguataper lei poteva essere solo casa nostra».Così, dall'ottobre 1997, Annarita è torna-ta a casa, dove - poco più di due anni do-po - è arrivato anche Federico, il terzo fi-glio, che ora ascol-ta con due occhio-ni attenti il raccon-to dei genitori. Edove i genitorihanno dovuto par-tire da zero e at-trezzarsi. Annaritaoggi respira conl'aiuto di una can-nula tracheotomi-ca e viene alimen-tata con un sondi-no, la "Peg", colle-gato allo stomaco. Ha conservato i nor-mali ritmi sonno-veglia: di notte chiudegli occhi e riposa. Franca, Gabriele e il lo-ro figlio quasi-infermiere Agostino sonogli artefici principali di un vero e propriocapolavoro: Annarita ha la cute total-mente integra. Per lei hanno voluto unmaterasso all'avanguardia contro le pia-ghe da decubito, quello fornito dalla Aslnon lo ritenevano adeguato. Annarita vacambiata di posizione ogni due ore, digiorno si danno il turno due infermierimandati dalla Asl, ma di notte tocca ai fa-

«La vicenda di nostra figliaci insegna che una personaè più importante di qualsiasimale. Che amarezza per lavicenda della ragazzalecchese. Volevamo chiederedi darla a noi da curare»

miliari. Tutte le notti, da più di 12 anni.Quasta, però, è anche una storia positivadi istituzioni che hanno saputo stare alpasso: «La Asl ha fatto una delibera adhoc, così possiamo avere il rimborso an-che di fermaci non prescrivibili. Abbiamoanche il fisioterapista, e la costante colla-borazione di tutti gli specialisti dell'o-spedale di Solofra. E questo per noi è sta-to fondamentale. Abbiamo avuto il letti-no azionato elettricamente, la doccia spe-ciale. Il Comune, poi, ha autorizzato 1 al-largamento della sua stanza». Che ora èdiventata un vero e proprio reparto di te-rapia intensiva. Con tanto di ascensore

indipendente rea-lizzato grazie alcontributo degli a-mici. Così, d'esta-te, Annarita può u-scire all'aperto.«Senza questi aiuti- dicono Franca eGabriele - non a-vremmo mai potu-to farcela». E gli in-fermieri? «Sonobravissimi, però èmia moglie che in-

segna loro come si fa», dice Gabriele. Ildottor Renato Stefano, l'anestesista cheogni mese cambia la cannula ad Annari-ta, responsabile dell'Unità di coordina-mento dell'attività operatoria al "Landol-fi" ha proposto per Franca la laurea in me-dicina honoris causa: «Non è uno scher-zo - dice -, quest'esperienza ha tanto dainsegnare, anche sul piano scientifico».Perché la storia di Annarita non è un, siapur amoroso, accompagnamento verso lafine: è semmai una tenace testimonianzadi amore alla vita. L'ultimo encefalo-

gramma denota piccoli, miglioramenti,incredibili dopo oltre 12 anni. «Fa un sus-sulto se la porta sbatte, a volte sembranervosa, ma poi si acquieta se solo sentela voce della mamma». E i progressi del-la scienza aprono nuovi spiragli: «A Tori-no con un intervento sperimentale sullecellule cerebrali, in un caso simile, sonostate recuperate alcune funzioni vitali. Noici speriamo. Ma l'amiamo anche così, ilmiracolo è che sia qui con noi».

Una storia vissuta «con l'aiuto di Dio, chenoi sperimentiamo costantemente, per-ché ci sentiamo amati». Che avrebberoportato avanti in silenzio, convinti Che«quella che abbiamo di fronte è una per-sona, e il mistero della vita è un valore piùgrande di qualsiasi male». Ma poi c'è sta-to il caso Eluana che, dicono Franca e Ga-briele, «ci ha provocato grande amarezza.Eravamo tentati di dire: "Datecela a noi".La cureremmo come curiamo Annarita».

L'INCONTRO

Fra la Asl e la famigliaun'alleanza per la vita«La più grave malattia è lasolitudine». Maria Luisa Pascarella,direttrice sanitaria della AslAvellino 2 cita madre Teresa diCalcutta per spiegare come èstato possibile il miracolo diAnnarita. Fisicamente lei è a casa,da quasi 12 anni ormai, dove ricevele cure che nessun ospedalepotrebbe accordarle. Ha lastruttura sanitaria ècostantemente presente, con attiautorizzativi, fornitura macchinari,esami, visite specialistiche e con.l'impegno della cooperativainfermieristica convenzionata "IIsorriso". Un'esperienza corale disperanza e di sanità che funziona,che ieri mattina è stata raccontatain un convegno tenutosi nel salonedel "Landolfi" di Solofra: "Famiglia e

operatori sanitari protagonisti delprendersi cura", organizzato incollaborazione con la famigliaGiliberti e l'associazione "Medicina& persona". Una storia che stacommuovendo l'intera Irpinia,quella di Annarita Giliberti e deisuoi splendidi genitori, la riprova èstata la grande partecipazione chec'è stata all'incontro di ieri, nelquale la Asl Avellino 2 ha volutoessere presente ai massimi livelli,con la direttrice sanitaria e con ildirettore generale RobertoLandolfi.Altrettanto l'Ordine deiMedici con il presidenteprovinciale Antonio Davanzo. Ma ascaldare i cuori è stata soprattuttola testimonianza di Gabriele eFranca, autentici "motori" diquesto inno alla vita che porta ilnome della loro figlia.Annarita.

(A.Pic.)

Udine Alla "Quiete" ancora nessuna decisione

DA UDINE FRANCESCO DAL MAS

I essuna decisione è sta-ta ancora presa dall'I-

I stituto geriatrico assi-stenziale che a Udine gestiscela casa di riposo "La Quiete",con annessa Rsa. Sull'acco-glienza di Eluana Englaro, pe-rorata dal sindaco di Udine Fu-rio Honsell, su sollecitazione

della famiglia della donna incoma vegetativo, si pronunceràil consiglio di amministrazio-ne, a voto segreto, dopo che ladirezione del centro avrà veri-ficato se esistono i presuppostisanitari ed amministrativi peraccompagnare alla morte E-luana, staccando il sondino. InRegione nessuno si pronuncia,ma negli ambienti vicini al pre-sidente Renzo Tondo e soprat-tutto in quelli vicini all'asses-sore Vladimir Kosic si fa inten-dere che esistono le medesime«difficoltà» riscontrate alla cli-nica "Città di Udine". E cioè cheanche riga, trattando non au-tosufficienti, ha di fatto unaconvenzione, seppur diversada quella di un ospedale. «Al-trimenti - si precisa - non po-trebbe assicurare le necessarieterapie». La Rsa è alle direttedipendenze deU'azienda socio-sanitaria che dipende dalla Re-gione e fa pertanto riferimen-to al sistema sanitario regiona-

le, pur trattandosi il Friuli Ve-nezia Giulia di una Regione au-tonoma.Se, dunque, l'atto di indirizzodi Sacconi ha stoppato la clini-ca "Città di Udine", dovrebbeaccadere la stessa cosa per ri-ga. A meno che il sindaco Hon-

Nella Regione FriuliLegaeUdccritici con l'istitutoDa Torino la Bresso:rispetto agli obiettori

sell dia all'istituto quella co-pertura che la Regione non havoluto dare alla clinica privataconvenzionata. Ma se questoaccadesse c'è chi, in Regione,comunque eccepirebbe. A co-minciare dalla Lega, partito dimaggioranza al governo dellaRegione. «Sono allibito dalcomportamento del sindaco di

Udine - protesta Piero Fonta-nini, presidente della Provin-cia e segretario della Lega Nord-. Non comprendo il suo acca-nimento e quello di chi lo so-stiene. Non si possono utiliz-zare le case di riposo del FriuliVenezia Giulia per dare la dol-ce morte agli anziani o ai disa-bili. Un' ora dopo l'eventualepronunciamento del cda deLa Quiete" la Lega chiederà al-

la Regione di far saltare ognirapporto con l'Iga».Pronta a sollevare eccezionianche l'Udc. «Sono in corso ap-profondimenti» mette comun-que le mani avanti Ines Dome-nicali, presidente dell'Iga,mentre il sindaco Honsel, amargine dell'inaugurazionedella Fiera Agriest ha confer-mato la sua intenzione, seppursenza concedere dichiarazionipubbliche. «Pensiamo che unasvolta nella storia di EluanaEnglaro possa arrivare proprioda Udine», confida, intanto,

Franca Alessio, curatrice spe-ciale della donna. «Il papa di E-luana è più orientato verso lastruttura friulana, anche per-ché le trattative sono più avan-ti. Certo il ventaglio di possibi-lità oggi si è ampliato». Si a-spetta il Tar della Lombardia,poi c'è l'apertura del Piemon-te. ATorino, intanto, continua-no le polemiche. MercedesBresso, presidente della regio-ne Piemonte ha sostenuto che,nonostante Sacconi, «dentro alGoverno ci sono moltissimi chela pensano come la maggio-ranza degli italiani, che lo sta-to di diritto va fatto rispettare».E puntualizzando che «è deltutto artificiosa la polemicacon il cardinai Poletto», Bressoha concluso: «io concordo chese ci sono obiezioni di co-scienza vanno rispettate, cimancherebbe». Alla presiden-te della Regione si rivolge Fe-dervita perché «ritiri la dispo-nibilità ad uccidere Eluana».

DA IMOIA QUINTO CAPPELLI

A nche il vescovo di Imola, Tom-maso Ghirelli, prende posizio-ne sul caso di Eluana Englaro

con un interventopubblico, sia perappoggiare il docu-mento dell'arcive-scovo di Bologna,cardinal Carlo Caf-farra, sia per spiega-re il complicato ca-so ai fedeli della suadiocesi. Riprenden-do il pensiero del-l'arcivescovo di Bologna, Ghirelli so-stiene che un eventuale trasferimentodi Eluana Englaro in una clinica dell'E-milia Romagna «sarebbe accettabilesotto il profilo etico (e giuridico) sola-mente allo scopo di prestarle delle cu-re». Invece «sarebbe un atto gravissimo