Estratto_08_De_Paolis(1)

68
EDIZIONI UNIVERSITÀ DI CASSINO COLLANA SCIENTIFICA 26 STUDI ARCHEOLOGICI, ARTISTICI, FILOLOGICI, FILOSOFICI, LETTERARI E STORICI 00_Frontespizio_Del Corso-Pecere_1:1_Frontespizio 24/02/10 15:49 Pagina 3

description

Paolis

Transcript of Estratto_08_De_Paolis(1)

  • EDIZIONI UNIVERSIT DI CASSINO

    COLLANA SCIENTIFICA

    26STUDI ARCHEOLOGICI, ARTISTICI, FILOLOGICI,

    FILOSOFICI, LETTERARI E STORICI

    00_Frontespizio_Del Corso-Pecere_1:1_Frontespizio 24/02/10 15:49 Pagina 3

  • Copyright 2010 Edizioni Universit di CassinoVia G. Marconi 10 Cassino ISBN 978-88-8317-052-2

    Il presente volume stato stampato con un contributodella Provincia di Frosinone.

    vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata,compresa la fotocopia, se non autorizzata.

    L'Editore si dichiara disponibile ad assolvere eventuali obblighi neiconfronti delle Istituzioni e degli Enti che detengono i diritti sulla riproduzionedelle immagini. Si ringrazia, inoltre, la Biblioteca Casanatense di Roma,la Biblioteca Laurenziana di Firenze, il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali,l'Egypt Exploration Society, l'Imaging Papyri Project (University of Oxford).

    Elaborazione: Centro Editoriale di Ateneo

    Distribuzione:Universit degli Studi di CassinoCentro Editoriale di AteneoCampus FolcaraVia SantAngelo in TheodiceI 03043 Cassino (FR)

    Acquisto online: http://www.unicas.it/ceaE-mail: [email protected]. +39 07762993225 Fax: +39 07762994806

    Finito di stampare nel mese di marzo 2010presso Rubbettino Industrie Grafiche ed Editoriali SrlViale Rosario Rubbettino, 8I - 88049 Soveria Mannelli (CZ)

    00_Frontespizio_Del Corso-Pecere_1:1_Frontespizio 24/02/10 15:49 Pagina 4

  • Libri di scuolae pratiche didattiche

    2010

    EDIZIONI UNIVERSIT DI CASSINO

    DallAntichit al RinascimentoAtti del Convegno Internazionale di Studi

    Cassino, 7-10 maggio 2008

    Tomo I

    Con la collaborazione di:CUSL - CONSULTA UNIVERSITARIA DI STUDI LATINI

    CONSORZIO EUROPEO DI ALTA FORMAZIONE E RICERCA(UNIVERSIT DI BUDAPEST, CASSINO, IOANNINA, EHESS PARIS, SALAMANCA)

    a cura diLucio Del Corso e Oronzo Pecere

    00_Frontespizio_Del Corso-Pecere_1:1_Frontespizio 24/02/10 15:49 Pagina 5

  • 00_Frontespizio_Del Corso-Pecere_1:1_Frontespizio 24/02/10 15:49 Pagina 6

  • 229

    1 C. Wendel, s.v. Orthographie A. Griechisch, RE XXVIII.2, Stuttgart 1942, 1437-1456: 1437; W. Brambach, Die Neugestaltung der lateinischen Orthographie in ihremVerhltniss zur Schule, Leipzig 1868, 1-2. Sullortografia latina in generale vd. inoltre lam-pia voce di L. Strzelecki, s.v. Orthographie B. Lateinisch, RE XVIII.2, Stuttgart 1942,1456-1484; E. Siebenborn, Die Lehre von der Sprachrichtigkeit und ihren Kriterien. Studienzur antiken normativen Grammatik, Amsterdam 1976, 36-46; F. Desbordes, Ides romainessur lcriture, Lille 1990. Sulla nozione di ortografia nella tradizione grammaticale latina siveda inoltre B. Walz, Der Begriff orthographia in der rmischen Antike, in P. Ewald K.-E.Sommerfeldt [hrsg. von], Beitrge zur Schriftlinguistik: Festschrift zum 60. Geburtstag vonProfessor Dr. phil. habil. Dieter Nerius, Frankfurt am Main 1995, 355-358.

    PAOLO DE PAOLIS

    Linsegnamento dellortografia latina fra Tardoantico e alto Medioevo: teorie e manuali

    1. PREMESSA

    Cercare di affrontare il problema dellinsegnamento ortograficonella tradizione scolastica antica e medievale sicuramente un com-pito difficile (ma al tempo stesso stimolante), soprattutto perch nelvasto ambito della ortografia antica si fondono e giustappongonoproblematiche diverse e complesse, che si possono cos sintetizzare:a. in primo luogo deve essere rilevata una sostanziale ambivalen-

    za del termine ortografia nel mondo antico, che si traduce inun suo duplice valore, presente gi nella dottrina greca e con-fermato da quella latina, come stato peraltro gi da tempomesso in evidenza dai lavori generali sullortografia antica,come quelli di Carl Wendel Ladislaus Strzelecki e WilhelmBrambach1. Da un lato, infatti, viene definita con questo ter-mine nella tradizione grammaticale greca la correttezza grafica,

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 229

  • come ad esempio in Trifone ( )2;analoghe definizioni si trovano nella tradizione latina, comead esempio in Cassiodoro, GL VII 215, 32-33 Orthographiaest rectitudo scribendi nullo errore vitiata, o in Isidoro, Orig. 1,27, 1 Orthographia Graece, Latine recta scriptura interpretatur.Accanto a questa prima accezione con la stessa parola venivaanche definita la dottrina della correttezza grafica, come tro-viamo sempre in Trifone ( )3 e poi, in ambito latino, anche inQuintiliano (Inst. 1, 7, 1 dicendum quae scribentibus custo-dienda, quod Graeci orthographian vocant, nos recte scribendi

    2 Vd. Hdn. De orth. I, dal ms. Leipzig, Universittsbibliothek, Tischendorf 2, fol.22r (ediz. in R. Reitzenstein, Geschichte der griechischen Etymologika. Ein Beitrag zurGeschichte der Philologie in Alexandria und Byzanz, Leipzig 1897 [rist. Amsterdam1964], 303, 15-22) [ ] [, ] [ ] [, ], [ ] [ ] . Per ledizione dei frammenti di Trifone vd. ora nel sito internetLGGA (Lessico dei grammatici greci antichi) la voce di A. Ippolito, Tryphon [1],http://www.lgga.unige.it/schedePDF/200805161428480.Tryphon_1.pdf (29/04/2008).Sullattribuzione ad Erodiano del testo tramandato dal palinsesto lipsiense, vd. la posizionecomplessivamente scettica di J. Schneider, Les traits orthographiques grecs antiques et byzan-tins, Turnhout 1999 (Corpus Christianorum. Lingua Patrum, 3), 808-828, che finisce conlaccettare, in attesa di ulteriori studi sul palinsesto, la posizione prudente gi assunta da K.Alpers, Bericht ber Stand und Methode der Ausgabe des Etymologicum Genuinum (mit einerAusgabe des Buchstabens ), Kbenhavn 1969 (Det Kongelige Danske Videnskabernes Selskab,Historisk-filosofiske Meddelelser, 44/3), 14, per il quale il codice di Lipsia non tramanda lo-pera ortografica di Erodiano, ma un suo rimaneggiamento; Schneider (Les traits ortho-graphiques cit., 826) riconosce comunque la vicinanza fra la definizione dellortografia datanel codice di Lipsia con il passo parallelo di Carace (vd. nota seguente), e la relativa attribu-zione a Trifone (vd. anche Les traits orthographiques cit., 857 e n. 27). Sulla duplice defini-zione dellortografia vd. anche Desbordes, Ides romaines (cit. n. 1), 166.

    3 Vd. nota precedente. Analoghe definizioni della ortografia anche negli estratti (daErodiano?) di Giovanni Carace: , , (ediz. in P. Egenolff, Die orthoepischen Stcke der byzantinischen Litteratur,Progr. Gymn. Mannheim, Leipzig 1887, 13 n. 12; vd. anche J. A. Cramer, Anecdota Graecae codd. manuscriptis bibliothecarum Oxoniensium, IV, Oxonii 1837 (rist. Amsterdam 1963),331, 21-22; A. Lentz, Herodiani Technici Reliquaie, I, Lipsiae 1887 (GG III.1), C; cfr. P.Egenolff, Die orthographischen Stcke der byzantinischen Literatur, Progr. Gymn. Mannheim,Leipzig 1888, 4-6). Sullopera ortografica di Carace cfr. Schneider, Les traits orthographiques(cit. n. 2), 72-109 (spec. 79-81 per la doppia definizione dellortografia), per il quale deveessere escluso che essa sia una compilazione da unopera precedente (p. 109: rien nindique

    PAOLO DE PAOLIS

    230

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 230

  • scientiam nominemus)4, Svetonio (Aug. 88 Orthographiam, idest formulam rationemque scribendi a grammaticis institutam),Cassiodoro (GL VII 209, 10-14 Meminisse autem debemus fre-quenter artigraphos de orthographia tractasse et iterum ortho-graphos de partium declinatione disseruisse, cum tamen res sibirepugnare videantur. Ars enim tractat de partium declinatione,orthographia vero quem ad modum scribi debeat designat, quodpartium declinatio decora repperit), Isidoro (Orig. 1, 27, 1 Haecdisciplina docet quemadmodum scribere debeamus). Se teniamopresente questa seconda accezione del termine, possiamo nota-re che, in ambito latino, la definizione della orthographia comerecte scribendi scientia finisce con lessere molto vicina ad alcu-ne definizioni della ars grammatica vera e propria, come quelladi Diomede, GL I 426,18-20 Tota autem grammatica consistitpraecipue intellectu poetarum et scriptorum et historiarum promp-ta expositione et in recte loquendi scribendique ratione5; da que-sto punto di vista conviene richiamare il gi ricordato passo di

    explicitement que Charax ait pill un orthographe antrieur), come quella di Erodiano, con-trariamente a quanto sostenuto da Egenolff, Die orthographischen Stcke cit., 4.

    4 Sul capitolo ortografico dellInstitutio quintilianea si veda ancora utilmente il com-mento a cura di F. H. Colson, M. Fabii Quintiliani Institutionis Oratoriae Liber 1, editedwith introduction and commentary, Cambridge 1924, 91-103; solo edizione con brevinote essenziali in M. Niedermann (ed.), Institutionis oratoriae libri primi capita deGrammatica (I, 4-8), Neuchtel 1947 (Bibliotheca Neocomensis, 1). Utili osservazioni suicapitoli grammaticali di Quintiliano si possono trovare anche in K. Barwick, RemmiusPalaemon und die rmische Ars grammatica, Leipzig 1922 (Philologus, Supplementbd., 15),250-253 e 265-268, e in Desbordes, Ides romaines (cit. n. 1), 53-55; commento glotto-logico di paragrafi scelti in V. Pisani, Manuale storico della lingua latina, III. Testi latiniarcaici e volgari con commento glottologico, Torino 1950, nr. A76, pp. 100-113.

    5 Diomede sembra comunque nella linea della nota definizione generale diQuintiliano, Inst. 1, 4, 2 Haec igitur professio, cum brevissime in duas partis dividatur, recteloquendi scientiam et poetarum enarrationem; vd. anche Mar. Vict. GL VI 3, 15-4, 2 (= 1,4-5 Mariotti) Grammatica autem ars quae est? Spectativa orationis et poematos. Haec quotmodis discernitur? Tribus. Quibus? Intellectu poetarum et recte loquendi scribendique ratione;[Sergio], Expl. GL IV 486, 15-16 Ars grammatica praecipue consistit in intellectu poetarumet in recte scribendi loquendive ratione; [Max. Vict.], Ars GL VI 188, 1-3 Grammatica quidest? Scientia interpretandi poetas atque historicos et recte scribendi loquendique ratio. Dictaautem , [id est ab his litteris]; Aud. GL VII 321, 5-9 De grammatica.Grammatica quid est? scientia interpretandi poetas atque historicos et recte scribendi loquendiqueratio, , id est a litteris, cui nomen latinum a quibusdam litteratura vel lit-

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    231

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 231

  • Cassiodoro (GL VII 209, 12-14), che nota la possibile sovrap-posizione dei compiti dellortografia con quelli della gramma-tica vera e propria, osservando che gli artigrafi si occupano tal-volta di ortografia e gli ortografi invece de partium declinatione:a tal proposito Cassiodoro distingue i diversi compiti delle duediscipline, sostenendo che alla grammatica spetta lo studiodelle parti del discorso, mentre lortografia quem ad modumscribi debeat designat6. Sulla questione dellassenza dellortogra-fia nelle artes latine torneremo fra breve, ma conviene fin doratenere presente losservazione di Cassiodoro sulla non perti-nenza della ortografia alle trattazioni artigrafiche.

    b. Una seconda questione di ordine generale e preliminare riguar-da il rapporto fra pronunzia e grafia: gi la problematica orto-grafica arcaica, infatti, era strettamente legata a questo proble-ma, che nasce dalle difficolt di adattamento di un alfabeto diimportazione straniera alla fonetica latina e dalle successiveevoluzioni della pronunzia stessa7, che devono essere recepitedalla scrittura; non ovviamente un caso che numerose que-

    teralitas datum est; vd. Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 220, che riporta anche altreanaloghe definizioni della grammatica, fondate su questa bipartizione fra Exegese derAutoren auf der einen und Theorie der Sprache auf der anderen Seite (ibid., 219).

    6 Cassiod. GL VII 209, 13-14; il passo sembra presupporre una differenza significa-tiva fra artigrafi e ortografi, o quanto meno fra le loro opere, che per non riesce adimpedire gli sconfinamenti fra luna e laltra disciplina, che sono comunque impliciti nellagi ricordata analoga definizione di grammatica e ortografia come recte scribendi scien-tia/ratio. Va comunque tenuta presente, per comprendere meglio la posizione diCassiodoro, la genesi del De orthographia come trattato destinato ai monaci impegnati conla trascrizione dei testi sacri (vd. F. Bertini, Il De orthographia di Cassiodoro, in S. Leanza[a cura di], Flavio Magno Aurelio Cassiodoro. Atti della settimana di studi [Cosenza-Squillace 19-24 settembre 1983], Soveria Mannelli 1986, 92-104: 96-97; vd. inoltre infra,265); da questo punto di vista non credo che esso possa essere interpretato come anintrod. to the ars grammatica (R. Petrilli, s.v. Cassiodorus, Flavius Magnus Aurelius Senator,in Lexicon grammaticorum. Whos Who in the History of World Linguistics, Tbingen 1996,164-165: 164), ma piuttosto come una integrazione tecnica, anticipando cos uno sche-ma che godr di grande successo in epoca carolingia (vd. infra, 268-269).

    7 La necessit di un (modesto) adattamento dellalfabeto greco alle esigenze foneti-che del latino compare gi in una delle prime testimonianze antiche sullorigine dellalfa-beto latino, quella dellannalista Lucio Cincio Alimento (fr. 1 Peter = H. Funaioli,Grammaticae Romanae Fragmenta, Lipsiae 1949 [dora in poi GRF], L. Cincius Alimentus,p. 2), riportata da Mar. Vict. GL VI 23, 20-21 (= 4, 96 Mariotti) Cincius paucis inquit

    PAOLO DE PAOLIS

    232

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 232

  • commutatis, ut ad linguam nostram pervenirent. Lalfabeto latino , secondo lopinione pidiffusa negli studi dellultimo secolo, di origine greca, giunto per ai Romani per il tra-mite etrusco (cfr. A. Traina, Lalfabeto e la pronunzia del latino, Bologna 1957, 20025, 11-27, con bibliografia sullargomento) anche se esistita (e in parte ancora esiste) una benradicata corrente di studiosi che pensa a influsso diretto greco, senza intermediazioni etru-sche, seguendo cos lopinione che era prevalente presso i Latini stessi (cfr. Desbordes, Idesromaines [cit. n. 1], 138-146). Sulle vicende dellevoluzione della scrittura alfabetica aRoma e per le varie opinioni sulla sua origine (compresa la questione dellorigine dei nomidelle lettere latine) si vedano in generale W. Schulze, Die lateinischen Buchstabennamen,SPAW (1904), 760-785 (= W. Schulze, Kleine Schriften, Gttingen 1933, 444-467); M.Hammarstrm, Beitrge zur Geschichte des etruskischen, lateinischen und griechischenAlphabets, Helsingfors 1920 (Acta Societatis Scientiarum Fennicae, 49/2); B. L. Ullmann,The Etruscan Origin of the Roman Alphabet and the Names of the Letters, CPh, 22 (1927),372-377; L. Strzelecki, De litterarum Romanarum nominibus, Diss. Vratislaviae 1948; W.Strzelecki, Die lateinischen Buchstabennamen und ihre Geschichte, Altertum, 4 (1958),24-32; A. E. Gordon, On the Origins of the Latin Alphabet: Modern Views, CSCA, 2(1969), 157-170 (con ampia rassegna bibliografica sullargomento); A. E. Gordon, TheLetter Names of the Latin Alphabet, Berkeley 1973 (University of California Pubblications,Classical Studies, 9); E. Peruzzi, Origini di Roma, II. Le lettere, Bologna 1973, 9-53; R.Wallace, The Origins and Development of the Latin Alphabet, in W. M. Senner [ed. by], TheOrigins of Writing, Lincoln-London 1989, 121-135; Desbordes, Ides romaines (cit. n. 1),25-27 e 135-160; E. Peruzzi, Civilt greca nel Lazio preromano, Firenze 1998 (AccademiaToscana di Scienze e Lettere La Colombaria, Studi, 65), 165-177; P. Poccetti D. Poli C. Santini, Una storia della lingua latina. Formazione, usi, comunicazione, Roma 1999(Universit, 99), 173-185; W. Suerbaum [hrsg. von], Die archaische Literatur von denAnfngen bis Sullas Tod, Mnchen 2002 (Handbuch der Altertumswissenschaft, VIII 1.Handbuch der lateinischen Literatur der Antike, I, hrsg. von R. Herzog P. L. Schmidt), 103.3 [G. Radke]; H. Blanck, Il libro nel mondo antico, ediz. rivista e aggiornata a cura di R.Otranto, Bari 2008 (Paradosis, 15) [ediz. orig. Das Buch in der Antike, Mnchen 1992], 23-27. Sugli ulteriori problemi connessi al rapporto fra la scrittura alfabetica e levoluzione e ladefinizione di un sistema ortografico coerente vd. Brambach, Die Neugestaltung (cit. n. 1),17-22; J. Schmidt, s.v. Alphabet, RE I.2, Stuttgart 1894, 1612-1629: 1621-1626; Strzelecki,Orthographie (cit. n. 1), 1456-1462; G. Bernardi Perini, Il sistema eterografico di NigidioFigulo (frr. 35-38 Swoboda), Orpheus, n.s., 3 (1982), 1-33; G. Bernardi Perini, Le rifor-me ortografiche latine di et repubblicana, AION(ling), 5 (1983) (= I problemi della scrit-tura e delle normative alfabetiche nel mondo mediterraneo antico. Atti del Convegno [Napoli,16-17 febbraio 1983]), 141-169; Desbordes, Ides romaines (cit. n. 1), 161-171; N. Horsfall,La coerenza ortografica del latino, SCI, 24 (2005), 225-228.

    8 La grande preoccupazione dei letterati romani per una corretta rappresentazionegrafica dei suoni veniva gi sottolineata da Brambach, Die Neugestaltung (cit. n. 1), 17-18;cos ad Ennio si dovrebbe, secondo la testimonianza di Verrio Flacco, lintroduzione dellageminatio delle consonanti (vd. Funaioli, GRF, Q. Ennius test. nr. 2, p. 4), mentre Accioavrebbe inutilmente cercato di estendere questo procedimento alle vocali per distinguere

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    233

    stioni ortografiche siano state affrontate da poeti arcaici comeEnnio, Accio e Lucilio, che si dovevano misurare con il proble-ma della scrittura dei loro testi8. Successivamente, se ci volgia-mo ad epoche anche molto pi tarde, possiamo facilmente

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 233

  • osservare come i mutamenti della pronunzia abbiano causatoproblemi molto seri nella scrittura delle parole latine, che siriverberano nelle grafie spesso incoerenti e variate dei mano-scritti medievali. Si pu quindi cos capire come mai nella tra-dizione ortografica latina si trovino questioni che possiamodefinire maggiormente legate alla ortoepia, in quanto fin dalli-nizio i problemi della retta pronunzia e della retta scrittura delleparole furono indissolubilmente collegati, specialmente nelfilone pi dotto delle trattazioni grammaticali latine, cioquello legato alla problematica de latinitate, come avremomodo di vedere fra breve9.

    la quantit lunga dalla breve (vd. Funaioli, GRF, L. Accius fr. 24, pp. 30-31), insieme adaltre proposte di innovazione grafica, anchesse di scarso successo (vd. Brambach, DieNeugestaltung [cit. n. 1], 18-21; Strzelecki, Orthographie [cit. n. 1], 1459-1460; Suerbaum,Die archaische Literatur [cit. n. 7], 122.B.c [E. Strk]). La reazione pi forte alle teorieacciane venne da un altro letterato, Lucilio, che ne discute nel libro IX delle Satire (vd. frr.338-382 Marx, cfr. Funaioli, GRF, C. Lucilius frr. 4-16, pp. 35-40); sulle concezioni orto-grafiche luciliane cfr. Brambach, Die Neugestaltung cit., 21-22; Strzelecki, Orthographie cit.n. 1, 1460-1462; Desbordes, Ides romaines [cit. n. 1], 68-70 e 170; vd. anche Ch.Gramegna, Appunti intorno alle teorie grammaticali di Lucilio, in Studi offerti ad Anna MariaQuartiroli e Domenico Magnino. Storia e filologia classica, Filologia e storia della letteraturamoderna, Storia dellarte, Scuola e societ, Bibliografia, Pavia 1987, 47-52; A. Lehmann,Analyse linguistique et critique littraire dans les Satires de Lucilius, in G. Abbamonte F. ContiBizzarro L. Spina [a cura di], Lultima parola. Lanalisi dei testi: teorie e pratiche nellantichitgreca e latina. Atti del terzo Colloquio italo-francese coordinato da Luigi Spina e LaurentPernot [Napoli, 13-15 marzo 2003], Napoli 2004, 177-201; F. Biddau, I frammenti diLucilio in Terenzio Scauro, RFIC, 134 [2006], 150-158). Su tutta la problematica ortogra-fica arcaica si vedano comunque soprattutto i due contributi di Bernardi Perini, Il sistema ete-rografico di Nigidio Figulo e Le riforme ortografiche, entrambi citati alla nota precedente.

    9 La questione della definizione del rapporto fra ortografia e ortoepia stata sempreal centro della riflessione sullortografia latina (vd. qualche esempio in Brambach, DieNeugestaltung [cit. n. 1], 4-6, ma, fra gli ortografi latini, quello che ha dato pi spazio aquesto problema stato senza dubbio Velio Longo, che cerca di chiarirne i rapporti, distin-guendone i diversi ambiti di indagine (GL VII 66, 12-21 Quae observatio orthographiaemixta est , quae etiam si habet instructionem suam, tamen huic quaestionifamiliariter implicata est. In enim quid decentius sit et quid lenius quaeritur, neclaborat ille qui scribit circa id quod dicitur . In eo scrupulosior quae-stio est, quod non numquam unus sonus est aut perexigua suspicione diversus. Interim quaeri-tur scriptio, ut cum dico eiecit, et alius per unam i litteram scribit, alius per duas, cuius iammentionem fecimus, cum de litterarum potestate loqueremur: quapropter supersedendum exi-stimo) e affrontando quindi tutta una serie di quaestiones nelle quali devono essere tenutedistinte le due discipline (GL VII 71, 8-73, 11); vd. al riguardo Desbordes, Ides romaines(cit. n. 1), 219-220.

    PAOLO DE PAOLIS

    234

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 234

  • c. Infine una terza questione riguarda specificamente la natura dialcune opere ortografiche latine pi tarde, come i due trattatel-li de orthographia dello Ps.-Capro e di Agrecio: entrambi, infat-ti, a dispetto del titolo, hanno un contenuto che non pu esse-re definito ortografico10, ma che tratta questioni grammaticalidi varia natura, raccolte in forma lemmatizzata, con modalitche, soprattutto nel caso di Agrecio, rientrano piuttosto nelgenere delle differentiae verborum11; ci troviamo in presenza diuno sviluppo tardo e ormai lontano dalla tradizione grammati-

    10 Cfr. Strzelecki, Ortographie (cit. n. 1), 1476, 36-40 (der Titel keineswegs denInhalt der Schrift wiedergibt, denn es ist darin auch von manchen anderen Sachen dieRede, wie von Formen und Bedeutungen der Wrter, von den Praepositionen usw.) e1477, 51-52 (Nur dem Namen nach gehrt in die Geschichte der orthographischenAbhandlungen Agroecius).

    11 La vicinanza fra alcuni materiali contenuti nello Ps.-Capro e in Agrecio e il gene-re delle differentiae verborum era gi stata notata da C. Codoer, Les plus anciennes compi-lations de differentiae: formation et volution dun genre littraire grammatical, RPh, 59(1985), 201-219: 216; tale presenza potrebbe risalire, per il primo dei nostri testi, allagenesi compilativa del De orthographia dello Ps.-Capro, che deriverebbe, secondo la tesisostenuta da L. Strzelecki, De Ps.-Capri Orthographia, Wratislaviae 1949 (EusSupplementa, 21), dalla fusione fra materiali provenienti dal De latinitate di Capro e unanonimo trattato De orthographia et de proprietate ac differentia sermonum (composto informa forse metrica in un ambiente scolastico del tardo sec. II d.C.), avvenuta in epocaimprecisata anteriore comunque al secondo quarto del sec. V, vista la datazione delloperadi Agrecio agli anni che vanno dal 434 al 450. Sempre dallo Ps.-Capro, peraltro, dipen-dono varie raccolte di Differentiae, come, ad esempio, il De proprietate sermonum velrerum, su cui vd. M. L. Uhlfelder, De proprietate sermonum vel rerum. A Study and CriticalEdition of a Set of Verbal Distinctions, Roma 1954 (Paper and Monographs of the AmericanAcademy in Rome, 15). Per il testo di Agrecio la natura di raccolta di differentiae ancorapi evidente, tanto che esso viene spesso considerato come una delle testimonianze diquesto genere grammaticale. La presenza di differentiae nella tradizione latina piuttostoantica e si pu trovare gi nella letteratura non specificamente grammaticale: vd. al riguar-do J. Collart, Ne dites pas ... mais dites (Quelques remarques sur la grammaire des fauteschez les Latins), REL, 50 (1972), 232-246: 232-237; Codoer, Les plus anciennes com-pilations cit., 205-206; F. Stok (ed.), Appendix Probi IV, Napoli 1997 (Universit deglistudi di Salerno. Quaderni del Dipartimento di Scienze dellAntichit, 18), 30-45; P.Flobert, Les differentiae chez les grammairiens latins ou le refus de la synonymie, in C.Moussy [d. par], Les problmes de la synonymie en latin. Colloque du Centre AlfredErnout (Universit de Paris IV, 3 et 4 juin 1992), Paris 1994 (Lingua Latina. Rechercheslinguistiques du Centre Alfred Ernout, 2), 11-23: 13-15. Possiamo cos trovare differen-tiae in Catone nel fr. XXXVII 11 Jordan (= GRF fr. 14, p. 13) per falsarius/mendax, enel fr. 131 Malcovati (ex Gell. 16, 14, 1) per festinare/properare; ancora i frammenti 4-9 Ribbeck dei Myrmidones di Accio, citati da Nonio Marcello 432, 31-433, 8 Mercier(697 Lindsay: Pervicacia et pertinacia hoc distant. Pervicacia est interdum bonarum rerum

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    235

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 235

  • cale antica (a parte la possibilit che nella Orthographia Caprisiano effettivamente confluiti materiali provenienti dal De lati-nitate di Flavio Capro), che per eserciter un influsso signifi-cativo sulle trattazioni ortografiche altomedievali, come quelledi Beda e Alcuino, ampiamente dipendenti dai due trattatellitardoantichi12, nonch sulle sillogi di Differentiarum libri, chein vari casi utilizzeranno lemmi provenienti dallo Ps.-Capro eda Agrecio allinterno delle raccolte, ormai organizzate in ordi-ne alfabetico. Si tratta quindi di una tipologia che scivola piverso la glossografia e che finisce in qualche modo per esularedallambito grammaticale, ma di cui si deve comunque tenerconto per la sua origine strettamente connessa ai filoni dottidella grammatica latina.

    perseverantia, pertinacia semper malarum. Accius Myrmidonibus: tu pertinaciam esse,Antiloche, hanc praedicas, / ego pervicaciam aio et a me uti volo. / Nam pervicacem dici meesse et vincere, / perfacile patior, pertinacem nihil moror. / Haec fortis sequitur, illam indoctipossident; / tu addis quod vitio est, demis quod laudi datur) contengono una articolata diffe-rentia fra pervicacia e pertinacia, ed altri analoghi esempi si trovano anche in Lucilio, comei frr. 341-347 Marx (= GRF fr. 5, p. 35) per poesis/poema; 357 Marx (= GFR fr. 9a, p. 36)per fervit/fervet; 806-807 Marx (= GRF fr. 30, p. 43) per cupiditas/cupido; 1215-1217Marx (= GRF fr. 39, p. 46) per intro/intus. Ma il genere si diffonde ovviamente pi nellariflessione e nella trattatistica grammaticale gi a partire dallepoca repubblicana (ElioStilone, Nigidio Figulo, Varrone e, pi tardi, Verrio Flacco) per conoscere una vasta dif-fusione in epoca pi tarda e finendo per ricollegarsi alla redazione dei glossari medieva-li, ai quali fornir abbondanti materiali: per la storia delle differentiae si vedano fra glialtri, oltre ai gi citati articoli di Collart e Codoer, J. W. Beck, De DifferentiarumScriptoribus Latinis, Groningae 1883, 1-27; G. Goetz, s.v. Differentiarum scriptores, inRE V.1, Stuttgart 1903, 481-484; G. Goetz, De glossariorum Latinorum origine et fatis,Lipsiae 1923 (CGL I) [rist. Amsterdam 1965], 87-93; Uhlfelder, De proprietate sermo-num vel rerum cit., 1-33; G. Brugnoli, Studi sulle differentiae verborum, Roma 1955(Studi e Saggi, 7), spec. 7-20.

    12 Il De orthographia di Beda (ediz. in H. Keil, GL VII 261-294) utilizza ampiamentesia lo Ps.-Capro che Agrecio (questultimo viene praticamente riportato per intero, in ordi-ne alfabetico), come notava gi H. Keil, GL VII 223-224; da Beda alcuni lemmi sono poitransitati nel De orthographia di Alcuino (ediz. della red. a in H. Keil, GL VII 295-312 eS. Bruni, Alcuino. De orthographia, Firenze 1997 [Millennio Medievale, 2]; la red. b disponibile nella sola edizione di F. Forster in PL 101, 901-920; le due redazioni sono statedistinte solo in epoca relativamente recente, cfr. S. Bruni, Il De orthographia di Alcuino:il codex Vindobonensis 795 e l edizione Forster, StudMed, s. III, 32/1 [1991], 93-127 e S.Bruni, Le due versioni del De orthographia di Alcuino e il Codex Vindobonensis 795, in C.Leonardi [a cura di], La critica del testo mediolatino. Atti del Convegno [Firenze 6-8 dicem-bre 1990], Spoleto 1994 [Biblioteca di Medioevo Latino, 5], 313-321).

    PAOLO DE PAOLIS

    236

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 236

  • 2. IL PROBLEMA DELLINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIANELLA SCUOLA ANTICA

    Dopo questa sommaria, ma indispensabile, premessa, possiamopassare allesame delle modalit dellinsegnamento dellortografianella tradizione scolastica latina; lanalisi che cercheremo di svilup-pare non pu che muoversi nel contesto generale della ricostruzio-ne della dottrina grammaticale latina, le cui linee generali sono stateda tempo chiarite dal fondamentale lavoro di Karl Barwick (mal-grado le molte revisioni e messe a punto effettuate su numerosiaspetti della sua ricostruzione, anche non del tutto marginali)13, apartire dalla definizione dei suoi obiettivi formativi e didattici, nelcomplesso gi ben strutturati nel I sec. d.C., fino agli sviluppi diepoca pi tarda, fortemente condizionati dallesigenza di apprendi-mento del latino da parte di non latini e dalle evoluzioni linguisti-che e fonetiche del latino tardo.

    13 Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4); il capitolo III del volume, Die antikeAuffassung vom Wesen und der Gliederung der Grammatik. Geschichte der rmischen (undgriechischen) Ars grammatica (pp. 215-268) resta tuttora il punto di partenza imprescindi-bile per ogni ricostruzione della storia delle grammatiche scolastiche latine ed comun-que alla base dei molti lavori pi recenti, che pure hanno rivisto e integrato vari punti dellasua ricostruzione; cfr. soprattutto L. Holtz, Donat et la tradition de lenseignement gram-matical. tude sur lArs Donati et sa diffusion (IVe-IXe sicle) et dition critique, Paris 1981(Documents, tudes et Rpertoires publis par lIRHT, 21), 49-96 e 136-216; V. Law, LateLatin Grammars in the Early Middle Ages: A Typological History, in D. J. Taylor [ed. by],The History of Linguistics in the Classical Period, Amsterdam-Philadelphia 1987(Amsterdam Studies in the Theory and History of Linguistic Science, Ser. III, Studies in theHistory of the Language Sciences, 46), 191-206 (= Historiographia Linguistica, 13[1986], 365-380; rist. in V. Law, Grammar and Grammarians in the Early Middle Ages,London-New York 1997, 54-69); R. A. Kaster, Guardians of Language: The Grammarianand Society in Late Antiquity, Berkeley-Los Angeles-London 1988 (The Transformation ofthe Classical Heritage, 11); R. Herzog [hrsg. von], Restauration und Erneuerung. Die latei-nische Literatur von 284 bis 374 n. Chr., Mnchen 1989 (Handbuch derAltertumswissenschaft, VIII 5. Handbuch der lateinischen Literatur der Antike, V, hrsg. vonR. Herzog P. L. Schmidt), 521 [P. L. Schmidt]; M. De Nonno, Le citazioni dei gram-matici, in G. Cavallo P. Fedeli A. Giardina [a cura di], Lo spazio letterario di Roma anti-ca, III. La ricezione del testo, Roma 1990, 597-646: 626-646; K. Sallmann [hrsg. von], DieLiteratur des Umbruchs. Von der rmischen zur christlichen Literatur 117 bis 284 n. Chr.,Mnchen 1997 (Handbuch der Altertumswissenschaft, VIII 4. Handbuch der lateinischenLiteratur der Antike, IV, hrsg. von R. Herzog P. L. Schmidt), 432 [P. L. Schmidt]; V.Law, The History of Linguistics in Europe. From Plato to 1600, Cambridge 2003, 58-93.Non vanno per trascurate le forti critiche alla ricostruzione di Barwick da parte di stu-

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    237

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 237

  • Per seguire questa vicenda, in modo da analizzare in manierapi dettagliata la dottrina ortografica in relazione con la questionepi generale della funzione dellinsegnamento dellortografia aRoma, converr prendere le mosse dai capitoli iniziali della Institutiooratoria di Quintiliano (1, 4-8), in cui viene tratteggiato il sistemaeducativo linguistico-retorico necessario per la formazione di unbuon oratore14, affidato principalmente allinsegnamento dei gram-matici15: il modello quintilianeo ben noto e prevede due compitiprincipali, la correttezza linguistica (recte loquendi scientia) e lesege-si dei testi letterari (poetarum enarratio)16, che vengono rispettiva-mente trattati nei paragrafi 4-7 e 8. A sua volta lo schema di appren-dimento della correttezza linguistica consta sostanzialmente di treparti17: 1) lars grammatica vera e propria (Inst. 1, 4-5)18; 2) la lati-

    diosi interessati agli sviluppi storici della linguistica greca e latina, come M. Baratin F.Desbordes, La troisime partie de lArs grammatica, in Taylor [ed. by], The History of Linguisticscit., 41-66 (= Historiographia linguistica, 13 [1986], 215-240; rist. in F. Desbordes, Idesgrecques et romaines sur le langage. Travaux dhistoire et dpistmologie, Lyon 2007 [CollectionLangages], 65-90), che negano lesistenza di una stoica e di conseguenzaanche di una Schulgrammatik romana, riflessa nelle Artes pi tarde come quella di Donato; vd.anche Desbordes, Ides romaines (cit. n. 1), 48 n. 4; S. Auroux E. F. K. Koener H. J.Niederehe K. Versteegh [ed. by], History of the Language Sciences. Geschichte derSprachwissenschaft. Histoire des Sciences du langage, Berlin-New York 2000 (Handbuch zurSprach- und Kommunikationswissenschaft, 18), 67 [M. Baratin] e 68 [F. Desbordes].

    14 Quint. inst. 1, 3, 18 Nunc quibus instituendus sit artibus qui sic formabitur ut fieripossit orator, et quae in quaeque aetate inchoanda, dicere ingrediar.

    15 Quint. inst. 1, 4, 1 Primus in eo qui scribendi legendique adeptus erit facultatemgrammaticis est locus.

    16 Quint. inst. 1, 4, 2 Haec igitur professio, cum brevissime in duas partis dividatur,recte loquendi scientiam et poetarum enarrationem, plus habet in recessu quam fronte promit-tit; vd. anche, con terminologia leggermente differente, ibid. 1, 9, 1 Et finitae quidem suntpartes duae quas haec professio pollicetur, id est ratio loquendi et enarratio auctorum, quorumillam methodicen, hanc historicen vocant.

    17 Cfr. Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 266.18 Analisi della struttura di questi due paragrafi in rapporto allo schema delle gram-

    matiche scolastiche romane in Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 266; vd. anche F.H. Colson, The Grammatical Chapters in Quintilian I. 4-8, CQ, 8 (1914), 33-47;Colson, M. Fabii Quintiliani (cit. n. 4), 37 sgg.; Desbordes, Ides romaines (cit. n. 1), 53-55; in particolare il par. 4 contiene, dopo alcune osservazioni generali sul contenuto e lastruttura della grammatica, lanalisi degli elementi della lingua e quindi delle partes ora-tionis, seguendo cos lo schema tradizionale inaugurato da Dionisio Trace (cfr. A. Traglia,Le parti del discorso nei capitoli grammaticali di Quintiliano, in Studia Florentina

    PAOLO DE PAOLIS

    238

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 238

  • nitas (Inst. 1, 6)19; 3) lortografia (Inst. 1, 7)20. Le fonti usate daQuintiliano per queste tre parti sono diverse: i capitoli 4-5 si rifan-no sostanzialmente alla letteratura artigrafica21, mentre per la lati-nitas sarebbe stato usato Plinio, e per lortografia la fonte sarebbeinvece Verrio Flacco22. Nel modello di apprendimento linguistico-grammaticale del I sec. d.C., dunque, ciascuno di questi tre ambiti

    Alexandro Ronconi sexagenario oblata, Roma 1970, 483-495), mentre il par. 5 dedicatoai vitia et virtutes orationis, una sezione di norma presente nella tradizione artigrafica lati-na, ma assente in Dionisio Trace e nelle grammatiche greche. Sulle modalit di formazio-ne di questa terza parte dellars grammatica latina, in polemica con la teoria, comunementeaccolta, di Barwick (Remmius Palaemon [cit. n. 4], 89-111; vd. anche M. Pohlenz, DieBegrndung der abendlndischen Sprachlehre durch die Stoa, NGG, n.F., Fachgr. 1/3[1938-1939], 151-198 [= Kleine Schriften, I, Hildesheim 1965, 39-78]; K. Barwick,Probleme der stoischen Sprachlehre und Rhetorik, Berlin 1957 [Abhandlungen der schsischenAkademie der Wissenschaften zu Leipzig, Philol.-hist. Klasse, 49/3], 88-111; Holtz, Donat[cit. n. 13], 61-74 e 136-216) di una derivazione da una perduta stoica elaborata aPergamo e con specifico riferimento ai capitoli grammaticali quintilianei, vd. Baratin Desbordes, La troisime partie (cit. n. 13).

    19 Cfr. Quint. Inst. 1, 6, 1 Est etiam sua loquentibus observatio, sua scribentibus. Sermoconstat ratione vetustate auctoritate consuetudine; sui quattro criteri quintilianei del sermoLatinus cfr. soprattutto S. Grebe, Kriterien fr die Latinitas bei Varro und Quintilian, in A.Haltenhoff F. H. Mutschler [hrsg. von], Hortus litterarum antiquarum. Festschrift frHans Armin Grtner zum 70. Geburtstag, Heidelberg 2000 (Bibliothek der klassischenAltertumswissenschaften, n.F. 2, Reihe 109), 191-210, e R. Coleman, Quintilian I.6 and theDefinition of Latinitas, in C. Moussy et al. [d. par], De lingua Latina novae quaestiones.Actes du Xe Colloque International de Linguistique Latine, Paris-Svres, 19-23 avril 1999,Louvain-Paris-Sterling, Virginia 2001 (Bibliothque dtudes classiques, 22), 917-930.Allanalisi dei criteri dell e della latinitas dedicato il volume di Siebenborn,Die Lehre von der Sprachrichtigkeit (cit. n. 1).

    20 Quint. Inst. 1, 7, 1 Nunc, quoniam diximus quae sit loquendi regula, dicendumquae scribentibus custodienda, quod Greci orthographian vocant, nos recte scribendi scien-tiam nominemus.

    21 Vd. Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 266 sg., che ipotizza anche una deri-vazione varroniana per i paragrafi 1-5 del cap. 4 (vd. anche ibid.. 225 e 231); una giu-stapposizione di estratti provenienti dallArs di Remmio Palemone (Quint. Inst. 1, 4, 1-1,5, 54) con altri provenienti dal De dubio sermone di Plinio (Quint. Inst. 1, 5, 55-1, 6, 27)viene invece ipotizzata da H. Nettleship, The Study of Latin Grammar among the Romansin the First Century A.D., JPh, 15 (1886), 189-214: 211 (= H. Nettleship, Lectures andEssays, II, Oxford 1895, 145-171: 169); vd. per le osservazioni critiche di Colson, TheGrammatical Chapters (cit. n. 18), 36-41, e anche K. von Fritz, Ancient Instruction inGrammar according to Quintilian, AJPh, 70 (1949), 337-366: 338-344.

    22 Cfr. L. Mackensen, De Verrii Flacci libris orthographicis, Comment. Philol.Ienen., 6/2 (1896), 1-62: 41-47; Nettleship, The Study (cit. n. 21), 211 (= Lectures andEssays [cit. n. 21], 169). Per la parte relativa alla esegesi dei poeti Varrone sarebbe, sempresecondo Barwick, indipendente.

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    239

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 239

  • doveva disporre di strumenti propri ed evidentemente lortografiaera considerata in questo schema come una disciplina a s stanteche aveva bisogno di trattazioni specifiche e che non doveva, quin-di, trovare spazio nei manuali di grammatica. La distinzione quin-tilianea sostanzialmente alla base della ben nota ricostruzionedella storia della grammatica latina effettuata da Barwick, che, nel-lesaminare lultimo degli della grammatica, il , indi-viduava al suo interno tre tipologie di manuali grammaticali, quellidedicati allars grammatica vera e propria, gli scritti de latinitate equelli de orthographia23. Di questi tre ambiti, solo il primo, quellodelle artes24, sembra escludere trattazioni di tipo ortografico, alme-no per la sua fase pi antica e per i manuali di provenienza occi-dentale, malgrado la loro struttura ampia e articolata, suddivisanella tripartizione canonica, e cio elementi della lingua, partes ora-tionis e vitia et virtutes orationis, con trattazione anche di questionimorfologiche e sintattiche. Se infatti esaminiamo in primo luogo leartes di provenienza occidentale, cio i manuali di grammatica ado-perati nella prassi scolastica delle aree occidentali dellImpero, nellequali il latino era la lingua madre dei giovani studenti, possiamoosservare una sostanziale assenza di trattazione di questioni orto-grafiche: questo vale sia per le cosiddette artes brevi, che si rifannoin ultima analisi alla Schulgrammatik palemoniana25, che per le artes

    23 Vd. Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 227 Unter der groen Masse dieserSchriften mssen aber drei Typen grammatischer Lehrbcher eine hervorragende Stellungeingenommen haben; das ist der Typ der (ars grammatica), der Schriften (de latinitate = de latino sermone) und (de orthogra-phia). Si veda al riguardo la definizione di Sesto Empirico, Adv. math. 1, 92 .

    24 A questo tipo di manuali rivolta lattenzione maggiore di Barwick, RemmiusPalaemon (cit. n. 4), 229: Damit sind wir endlich bei der eigentliche (ars grammatica) angelangt. Ihre Entstehung und geschichtlichen Entwicklung bei denRmern aufzuklren, habe ich mir in diesem Buche als Hauptaufgabe gestellt), che deli-nea in particolare la struttura delle artes pi antiche, purtroppo perdute e ricostruibili solodai materiali confluiti nella tradizione artigrafica e grammaticale, rappresentate in primoluogo da Palemone, cui si possono anche aggiungere Terenzio Scauro e Arrunzio Celso.

    25 Cfr. Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 89-111 e 229-247, e De Nonno, Lecitazioni dei grammatici (cit. n. 13), 629-633: fanno parte di questo gruppo i manuali di

    PAOLO DE PAOLIS

    240

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 240

  • del cosiddetto regulae-type26, con la sola vistosa eccezione dellArs diMario Vittorino, contenente unampia trattazione ortografica, che,tra laltro, occupa buona parte di quanto si salvato di quel manua-le27, anche se esso, come vedremo fra un attimo, risente dei cam-biamenti intervenuti a partire dal sec. III nella struttura delle gram-matiche scolastiche.

    Attenzione allortografia, invece, doveva essere presente nel-lambito delle opere de latinitate, allinterno delle quali sembrafossero presenti trattazioni di ortografia e ortoepia28, come emer-ge soprattutto da quel che si pu ricostruire dal De latinitate diFlavio Capro. Questa struttura si modifica per a partire dallafine del sec. III e nel corso del sec. IV, quando compaiono

    Donato, Mario Vittorino, Scauro (da Vittorino/Audace), Aspro, Agostino Ars breviata,Dositeo, Consenzio, Sacerdote I.

    26 Cfr. Law, Late Latin Grammars (cit. n. 13), 192; a questo gruppo appartengonoFoca, Prisciano Inst. nom., Eutiche, le Regulae Palaemonis e le Regulae Augustini, SacerdoteII/Catholica Probi.

    27 I resti dellArs vittoriniana (GL VI 3-31, 16 = pp. 65-96 Mariotti) sono in prati-ca costituiti per oltre due terzi dal capitolo ortografico (GL VI 7, 33-26, 13 = cap. 4, pp.70-90 Mariotti), preceduto da una rapida introduzione e da due brevi capitoli De voce eDe litteris e seguito da un capitolo De syllabis.

    28 Anche per le opere appartenenti al filone de latinitate resta fondamentaleBarwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 227-229 e 167-203, con la ricostruzione delleopere di Pansa e Capro, malgrado le riserve avanzate su vari punti di essa, come il rap-porto con Char. I 15 e la natura stessa dellopera di Pansa, messi in dubbio con validiargomenti da A. Mazzarino, Una nuova pagina di Plinio il Vecchio, I. Pansa o Plinio,Maia, 1 (1948), 200-222; vd. anche D.M. Schenkeveld, Charisius, Ars grammaticaI.15: The Introduction (p. 61.16-63.20 B = 50.9-51.20 K), in P. Swiggers A. Wouters[ed. by], Ancient Grammar: Content and Context, Leuven-Paris 1996 (Orbis,Supplementa, 7), 16-35; oppure lesistenza di una vasta sezione metrica in Capro: vd. M.De Nonno, Ruolo e funzione della metrica nei grammatici latini, in R. M. Danese F.Gori C. Questa [a cura di], Metrica classica e linguistica. Atti del Colloquio (Urbino3-6 ottobre 1988), Urbino 1990, 453-494: 458-459; per una essenziale e schematicadescrizione di questa tipologia di opere grammaticali si veda comunque utilmente ancheDe Nonno, Le citazioni dei grammatici (cit. n. 13), 637-639. Barwick riteneva che que-stioni ortografiche fossero presenti in Plinio e Capro, e che in Pansa, invece, fosse trat-tata la sola ortoepia (Remmius Palaemon cit., 229: So wissen wir, da Pansa nur dasNomen und Verbum, Caper hingegen smtliche Redeteile behandelt hatte. Der ersterebercksichtigte nur die Orthoepeie (Wortwahl und Flexion), im allgemeinen gehrtenaber Orthographie und Orthoepie zusammen. Bei Plinius und Caper wurden beide inenger Verbindung miteinender errtert, bei Varro, wie es scheint, durch die Metrik von-einander getrennt).

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    241

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 241

  • manuali pi estesi29, come gli Instituta artium di Probo iunior (oPalladio?30), la gi ricordata Ars di Mario Vittorino, e le Artes chefanno capo alla Charisiusgruppe (Gewhrsmann der Chariusiusgruppe,Carisio e Diomede). In queste nuove trattazioni grammaticali dove-va comparire lortografia: gli Instituta artium, infatti, sarebberosecondo Barwick solo la prima parte di unopera pi vasta, chedoveva contenere anche ortografia e ortoepia31. Anche i restidellArs di Mario Vittorino32 contengono un capitolo de ortho-graphia (GL VI 7, 33-26, 13 = cap. 4 Mariotti) e una struttura ana-loga doveva forse avere anche lars del cosiddetto Gewhrsmann derCharisiusgruppe33. In questo stesso ambito, in fondo, si inserisce,

    29 Cfr. Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 245: Am ende des 3. und im Laufedes 4. Jahrhunderts begegnet nun ein neuer Typ der ausfhrlichen Grammatik, in dem dieAnlage der lteren ars grammatica mehr oder minder gesprengt ist und vor allem Dingebehandelt werden, die der frheren ars fremd gewesen sind.

    30 Cfr. Herzog, Restauration und Erneuerung (cit. n. 13), 522.4 [P. L. Schmidt].31 Cfr. K. Barwick, Die sogennante Appendix Probi, Hermes, 54 (1919), 409-422:

    414-418, e Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 174 e 245, secondo il quale proprionellAppendix Probi andrebbero visti i resti della seconda parte dellopera grammaticaleprobiana. Su questultimo punto della ricostruzione di Barwick, per, sono emerserecentemente forti perplessit, come quelle di P. L. Schmidt (in Herzog, Restaurationund Erneuerung [cit. n. 13], 118), che attribuisce allipotetico secondo libro probianoil titolo De ratione metrorum vel structurarum e tenta di ricostruirne lassetto generale; leperplessit di Schmidt sono confermate e rafforzate anche da M. De Nonno,LAppendix Probi e il suo manoscritto: contributi tipologici e codicologici allinquadra-mento del testo, in F. Lo Monaco P. Molinelli [a cura di], LAppendix Probi. Nuovericerche, Firenze 2007 (Traditio et Renovatio, 2), 3-39: 23-25, che anzi, osservando comenel primo libro degli Instituta i continui riferimenti alla seconda parte dellopera ven-gano fatti sempre al futuro, sembra avanzare qualche dubbio sulla possibilit che questaseconda parte sia stata effettivamente composta. Senza entrare nel merito della questio-ne, mi sembra che allo stato attuale non vi sia alcuna possibilit di identificare con sicu-rezza resti della seconda parte degli Instituta, anche se, al di l della ricostruzione e del-lesistenza stessa di un secondo libro di questopera, resta il fatto, pi importante per inostri fini, che dai rinvii a successive trattazioni fatti da Probo/Palladio appare comun-que chiara quanto meno lintenzione di costruire un manuale che affrontasse anche que-stioni prosodico-metriche e ortografiche.

    32 H. Keil, GL VI 3-31, 16 = I. Mariotti [a cura di], Marii Victorini Ars grammatica.Introduzione, testo critico e commento, Firenze 1967 (Biblioteca Nazionale, Serie dei clas-sici greci e latini, Testi con commento filologico, 6), 65-96.

    33 Vd. Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 246. Una trattazione specificamenteortografica manca per in Carisio, che pure aggiungeva alla fine del libro IV una sezionemetrica, quasi completamente perduta, e nel libro V una ampia serie di liste lessicali di

    PAOLO DE PAOLIS

    242

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 242

  • pur in assenza di una specifica trattazione ortografica, lassemblag-gio di diversi testi grammaticali che ha dato luogo alle Artes gram-maticae di Sacerdote, che uniscono un primo libro del tipoSchulgrammatik, un secondo libro de catholicis del genere regulae-type, e infine un terzo libro de metris34.

    Alla fine del sec. III, dunque, si viene sviluppando una tipologiadi manuali che cercano di integrare in una qualche misura al lorointerno anche lortografia e la metrica35: se dunque nella prima, piantica, fase della produzione grammaticale latina, le questioni orto-grafiche venivano trattate da opere esplicitamente ortografiche, comequelle di Terenzio Scauro e Velio Longo, entrambi di epoca adrianea36,

    varia natura: vd., per la ricostruzione dellopera di Carisio, Herzog, Restauration undErneuerung (cit. n. 13), 523.2.B [P. L. Schmidt].

    34 Su Sacerdote in generale vd. soprattutto Kaster, Guardians of Language (cit. n. 13),352-353 nr. 132; Herzog, Restauration und Erneuerung (cit. n. 13), 522.3 [P. L. Schmidt],e P. L. Schmidt, s.v. Plotius (II 5), in Brills Encyclopaedia of the Ancient World New Pauly, XI,Leiden-Boston 2007, 404-405.

    35 Vd. Barwick, Remmius Palaemon (cit. n. 4), 247-248: es sind die Gebiete der lati-nitas (Orthographie und Orthoepie) und der Metrik (welch letztere vielfach mit der lati-nitas zusammen behandelt wurde), die seit dem Ende des 3. Jahrhunderts in die groangelegte ars grammatica eingefhrt werden; Barwick spiega questa novit soprattuttocon il motivo che latinitas e ars grammatica avevano comunque dei punti in comune,come il fatto che nei manuali di grammatica venivano trattate questioni ortografiche neicapitoli de litteris, e che questioni de latinitate trovavano spazio nelle sezioni sulle parti deldiscorso, in particolare nei capitoli sulla flessione nominale e verbale. Vd. anche DeNonno, Ruolo e funzione della metrica (cit. n. 28), 455-461.

    36 Per la cronologia di Scauro le testimonianze principali sono fornite da Gell. 11, 15,3 (Terentius autem Scaurus, divi Hadriani temporibus grammaticus vel nobilissimus), e Hist.Aug., Ver. 2, 5 (Audivit Scaurinum grammaticum Latinum, Scauri filium, qui grammaticusHadriani fuit); cfr. Sallmann, Die Literatur des Umbruchs (cit. n. 13), 433.A [P. L. Schmidt]e Q. Terentii Scauri De orthographia. Introduzione, testo critico, traduzione e commento, ed.F. Biddau, Hildesheim 2008 (Biblioteca Weidmanniana, VI, Collectanea grammatica latina,5), XXVII-XXVIII. Pi complesso stabilire una cronologia per Velio Longo, comunque sicu-ramente anteriore a Gellio, che lo ricorda in 18, 9, 4 (Alter autem ille eruditior nihil men-dum, sed recte atque integre scriptum esse perseverabat et Velio Longo, non homini indocto,fidem esse habendam, qui in commentario, quod fecisset de usu antiquate lectionis scripseritnon inseque apud Ennium legendum, sed insece); allepoca adrianea lo attribuisce, sulla basedi varie considerazioni, E. Neitzke, De Velio Longo grammatico, Diss. Gottingae 1927, 5 e65-67. In generale Scauro e Velio Longo vengono ritenuti sostanzialmente coevi dalla criti-ca moderna, soprattutto per le forti affinit fra le loro due opere: lorientamento prevalente quello di ritenere che Velio Longo abbia utilizzato il trattatello scaurino (vd. da ultimoBiddau, Q. Terentii Scauri cit., XXXIX-XL), ma le argomentazioni comunemente addotte nonsembrano decisive e lasciano comunque aperta la questione (vd. infra, 253 n. 67).

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    243

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 243

  • nonch, insieme alla ortoepia, anche nellambito delle opere de lati-nitate, come quella di Capro, in questa fase pi tarda, grazie ancheal confluire nella tradizione artigrafica del filone pi erudito delleopere de latinitate37, lortografia trova spazio in artes pi struttura-te, sia con trattazioni specifiche, come in Mario Vittorino o inProbo/Palladio, che con discussioni di varie questioni ortografiche,come avviene nelle artes di origine orientale di Carisio, Diomede e,pi tardi, Prisciano. Resta per da capire quale fosse la funzionedidattica di queste trattazioni ortografiche, allinterno dei pi genera-li obiettivi pedagogici della scuola antica. Lassenza di trattazioni spe-cificamente ortografiche nelle artes sembra escludere che nella scuoladel grammaticus venisse impartito un insegnamento generale di orto-grafia: possiamo semmai supporre che una prima, elementare forma-zione ortografica avvenisse gi nel primo livello scolastico38, il ludusnel quale si imparava semplicemente a leggere e scrivere (presumibil-mente con correttezza ortografica).

    Le opere specificamente ortografiche, che come abbiamo vistocostituivano il terzo gruppo di manuali destinati allapprendimentolinguistico, si collocavano ad un livello pi avanzato e trattavanoargomenti di contenuto pi elevato e problematico, di cui possia-mo farci unidea attraverso le trattazioni di Terenzio Scauro e Velio

    37 Il fenomeno si avverte in particolare nelle artes del cosiddetto regulae-type (su cuivd. supra, n. 26); cfr. De Nonno, Le citazioni dei grammatici (cit. n. 13), 637-639.

    38 Sulla struttura del sistema educativo romano ancora fondamentale H. I. Marrou,Histoire de lducation dans lAntiquit, Paris 1948 (trad. ital., Storia delleducazionenellAntichit, Roma 1966), 359-389; vd. inoltre M. L. Clarke, Higher Education in theAncient World, London 1971, 11-28; J. Bowen, A History of Western Education, I. TheAncient World: Orient and Mediterranean 2000 B.C.-1054 A.D., London 1972 (trad. ital.,Storia delleducazione occidentale, I. Il mondo antico: lOriente e il Mediterraneo dal 2000a.C. al 1054 d.C., Milano 1979), 167-216; J. Christes, Bildung und Gesellschaft. DieEinschtzung der Bilder und ihrer Vermittler in der griechisch-rmischen Antike, Darmstadt1975, 130-245; S. F. Bonner, Education in ancient Rome. From the Elder Cato to theYounger Pliny, London 1977 (trad. ital. Leducazione nellantica Roma. Da Catone il Censorea Plinio il Giovane, Roma 1986), 165-276; A. D. Booth, Elementary and SecondaryEducation in the Roman Empire, Florilegium, 1 (1979), 1-14; R. A. Kaster, Notes onPrimary and Secondary Schools in Late Antiquity, TAPhA, 113 (1983), 323-346; J.Christes R. Klein Ch. Lth [hrsg. von], Handbuch der Erziehung und Bildung in derAntike, Darmstadt 2006, 101-110 [D. Bormann], 111-123 [Ch. Krumeich], 136-145 [K.Vssing], 146-155 [R. Klein].

    PAOLO DE PAOLIS

    244

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 244

  • Longo; non va tralasciato il fatto che anche esse sembrano comun-que influenzate dalle opere del filone de latinitate, riflettendonequindi la commistione fra ortografia e ortoepia. Lesistenza dimanuali specifici, per, sembra mostrare il fatto che proprio in que-sta fase si definisce con maggior chiarezza uno spazio autonomo perlortografia, non pi riservato alle problematiche pi ampie dellatrattatistica de latinitate; Scauro e Longo, con le loro trattazioni,sembrano in qualche modo marcare il distacco dellortografia daquesto filone grammaticale, nellambito di un pi generale interes-se per le questioni linguistiche e per un lessico colto e arcaizzante,favorito anche dallatteggiamento culturale dellimperatoreAdriano39. Analogamente allortografia, anche la metrica definiscesempre di pi uno spazio autonomo, favorito dalla sostanziale sepa-razione fra i due campi riscontrabile gi nella trattatistica greca40.Questa separazione si concretizza in una produzione specializzataanche pi vasta di quella ortografica, che si sviluppa al di fuori delleartes scolastiche41. Lautonomia delle opere di metrica e ortografiaavr poi delle conseguenze ben precise nellallestimento di libri sco-lastici in epoca carolingia, come avremo modo di osservare fra breve.

    Lesame di questo blocco di trattazioni ortografiche ci consen-te di definirne meglio la fisionomia, inquadrandola nellambito

    39 Cfr. P. L. Schmidt, in Sallmann, Die Literatur des Umbruchs (cit. n. 13), 219:Steht die Schulgrammatik in ihrer Tradition der (Sprach)Philosophie nahe, so derRhetorik zum Thema de Latinitate eine zweite Gruppe, die es seit Varros De sermoneLatino ber Verrius Flaccus (De orthographia) und Plinius Maior (Dubii sermonis libri) mitEntscheidungen ber die rechte Orthographie und Flexion, Syntax und Semantik(Synonyme) zu tun hat. Innerhalb dieses Rahmens spaltet sich seit Hadrian zunchst dieOrthographie (Scaurus, Velius Longus) ab, und die nunmehr auf Sprachrichtigkeit imWortgebrauch, d.h. im gebildeten Gesprch und der ffentlichen Rede bedachteorthoepische Bemhung gewinnt zumal mit den Interessen eines Princeps an Gewicht.

    40 La separazione fra dottrina grammaticale e dottrina metrica gi evidente nella tra-dizione scolastica greca e da l si trasmette alla Schulgrammatik latina, che nella sua canoni-ca tripartizione fonetica/parti del discorso/vizi e virt del discorso (vd. supra, nn. 13 e 18per il problema della derivazione di questo modello da una di ambito stoico) esclu-deva la metrica: vd. De Nonno, Ruolo e funzione della metrica (cit. n. 28), 453-459.

    41 Cfr. P. L. Schmidt, in Sallmann, Die Literatur des Umbruchs (cit. n. 13), 221:Auch die Metrik stellt wie die Orthographie in unserem Zeitraum eine von der Ars gram-matica strikt getrennte Textgruppe dar. Cfr., oltre al contributo gi citato nella nota pre-cedente, anche De Nonno, Le citazioni dei grammatici (cit. n. 13), 618-619.

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    245

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 245

  • della loro destinazione didattica, alla luce di quel che conosciamodella scuola tardoantica. La natura scolastica di tutta questa serie ditrattati emerge talora con grande chiarezza, come nel caso di MarioVittorino, per il quale gli indizi di un uso in aula sono stati gi datempo segnalati e studiati42. I molti passi in cui Vittorino sembrarivolgersi ai suoi studenti mostrano chiaramente che linsegnamen-to ortografico attestato dallars vittoriniana mira a definire una seriedi casi dubbi e complessi, che nascevano soprattutto, come statoben notato da Italo Mariotti43, dalla necessit di distinguere edemendare i manoscritti degli autori classici44, e ci consentono cos divedere la concreta prassi della emendatio scolastica dei libri degliauctores45. Resta la singolarit della presenza di una sezione ortogra-

    42 Vd. Th. Bergk, Kritische analekten, Philologus, 16 (1860), 577-647: 646;Mariotti, Marii Victorini Ars (cit. n. 32), 52. In particolare Vittorino si rivolge spesso aisuoi interlocutori come a studenti di una classe: GL VI 21, 18 (= 4, 83 Mariotti) Credoquod vos ignoratis nomen privilegium quod dicitur; GL VI 21, 20-23 (= 4, 84 Mariotti)Video vos saepe et orco et Vulcano h litteram relinquere, sed credo vos antiquitatem sequi.Sed, cum asperitas vetus illa paulatim ad elegantioris vitae sermonisque limam perpolita sit,vos quoque has voces sine h secundum consuetudinem nostri saeculi scribite; GL VI 22, 1-2(= 4, 85 Mariotti) Sed ea quatenus debetis observare, ignoratis, inducti fortasse eo quod legi-stis praeceptum antiquorum; GL VI 22, 3-6 (= 4, 86 Mariotti); In quo, ut idem saepiusdicam, bis peccatis, quod aliud scribitis, et aliud legitis quam scriptum est. Quid enim facietisin his quae, velitis nolitis, et scribenda sunt et legenda ut scripta sunt; GL VI 25, 9 (= 4, 105Mariotti) Non est cloaca, ut putatis, sed cluaca, quasi conluaca; GL VI 25, 13-15 (= 4, 107Mariotti) vos utro modo scriptam vocem hanc inveneritis, ita relinquite, dum non ignoretis abantiquis nominativo haec contagio dictum; GL VI 25, 16 (= 4, 108 Mariotti) Non est, utemendastis, porca praecidanea, sed praecidaria. Vd. anche gli altri luoghi citati da Mariotti,ibid., che trova unulteriore conferma delluso didattico della sezione ortografica nel fattoche i rimandi interni sono introdotti da locuzioni quali dico o loquor, che sembrano rin-viare pi ad una esposizione orale; su questo aspetto di corso orale dellars vittoriniana,vd. anche Desbordes, Ides romaines (cit. n. 1), 57.

    43 Mariotti, Marii Victorini Ars (cit. n. 32), 53-54.44 Vd. H. I. Marrou, St. Augustin et la fin de la culture antique, Paris 1938

    (Bibliothque des coles franaises dAthnes et de Rome, 145), 21-23 (trad. it., S. Agostino ela fine della cultura antica, Milano 1987 [Di fronte e attraverso, 185], 39-40); Marrou,Histoire de lducation (cit. n. 38), 230-231. Sulle prassi relative alla grafia e allinterpun-zione nelle scritture e nei manoscritti antichi e medievali vd. ora linquadramento genera-le di M. Geymonat, Grafia e interpunzione nellantichit greca e latina, nella cultura bizan-tina e nella latinit medievale, in B. Mortara Garavelli [a cura di], Storia della punteggiatu-ra in Europa, Roma-Bari 2008, 25-62.

    45 Si vedano soprattutto i passi citati da Mariotti, Marii Victorini Ars (cit. n. 32), 54,dai quali appare chiaramente come i precetti ortografici impartiti da Vittorino siano desti-

    PAOLO DE PAOLIS

    246

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 246

  • fica allinterno di una ars46, pur se del tutto organica alle finalitdella scuola tardoantica, che fa di questo capitolo un caso particola-re allinterno della tradizione artigrafica latina conservata, confer-mandone cos loriginalit, che fu ben compresa secoli pi tardi inepoca umanistica, quando esso, estrapolato dal resto dellopera, goddi una vasta e interessante circolazione, per la sua novit che veniva

    nati alla correzione dei manoscritti usati dagli allievi: GL VI 13, 24-25 (= 4, 37 Mariotti)Quicquam et quicquid et quocquod, prima syllaba quotiens habuerit d, idem vos perduci-te et superponite c; GL VI 14, 14-15 (= 4, 40 Mariotti) Quatenus saepe cum sit recte scrip-tum, vos e perducitis et facitis quatinus, et saepe i litteram commutatis in e; GL VI 15, 19-20 (= 4, 50 Mariotti) In fascia sine causa adiecistis apicem, quia fascia dicitur quod volven-do fit fascis; GL VI 16, 4-6 (= 4, 52 Mariotti) Has voces, nonnunquam, nunquam, nunquid,quanquam, unquam, saepe recte scriptas relinquitis; aliquando n in m commutatis, num-quam: pro n facitis m; GL VI 21, 20-21 (= 4, 84 Mariotti) Video vos saepe et orco etVulcano h litteram relinquere, sed credo vos antiquitatem sequi; GL VI 22, 14-16 (= 4, 89Mariotti) Cum fuerit autem scriptum audiendus est et scribendus est et mutandus est etsimilia generis masculini, primam vocem integram relinquetis, ex novissima autem e et sdetrahetis; GL VI 22, 17-18 (= 4, 90 Mariotti) At hicce et hocce pronominibus, si voxsequens a vocali incipiat, e novissimam detrahetis, ut hicc alienus ovis custos bis mulget inhora et manibusque meis Mezentius hicc est et hocc erat alma parens et hocc Ithacus velit;GL VI 22, 25-23, 1 (= 4, 92 Mariotti) Quando distinguitis, cum erit perfecta oratio et sen-sus concludetur, inter novissimam verbi litteram et primam insequentis in superiore parteversus punctum ponite aliud quam quod librarius inter duo verba posuit; GL VI 25, 13-15(= 4, 107 Mariotti) Cum antiquitatem igitur posterior consuetudo vincat, vos utro modo scrip-tam vocem hanc inveneritis, ita relinquite, dum non ignoretis ab antiquis nominativo haeccontagio dictum; GL VI 25, 16-17 (= 4, 108 Mariotti) Non est, ut emendastis, porca prae-cidanea, sed praecidaria, quae frugum causa immolatur.

    46 Cfr. Mariotti, Marii Victorini Ars (cit. n. 32), 53: questa parte della grammati-ca era infatti affidata tradizionalmente a scritti speciali, come quelli citati di Scauro eVelio Longo. In effetti nelle varie artes lortografia non compare affatto, fatta salva lacontiguit di questa disciplina con le questioni affrontate nei capitoli De littera, che, esa-minando analiticamente le varie lettere dellalfabeto latino, sono il presupposto di ognidottrina ortografica (vd. al riguardo, in generale, Desbordes, Ides romaines [cit. n. 1],113-134) e toccano anzi in vari casi questioni di grafia, come, ad esempio, per il pro-blema della resa grafica del suono gutturale con le lettere c, k e q (Char. GL I 8, 16-20[= 5, 24-30 Barwick]; Diom. GL I 423, 10-15; Don. GL IV 368, 7-10), per le rese gra-fiche della z in parole di origine greca (Diom. GL I 422, 32-423, 1), per lalternanza digrafie f/ph (Diom. GL I 423, 28-30). Analogamente nei trattati ortografici di TerenzioScauro (GL VII, 13, 1-18, 11 [= 11, 8-25, 12 Biddau]) e Velio Longo (GL VII 46, 1-53, 24) troviamo sezioni dedicate alle lettere dellalfabeto, che sono giudicate dai dueortografi preliminari allesame delle vere e proprie quaestiones ortografiche con espres-sioni sostanzialmente analoghe (cfr. Scaur. GL VI 13, 2-4 [= 11, 10-12 Biddau] necessa-rium putamus ante cognationem explicare litterarurm, quondam huius quoque notitia hae-sitantibus saepe succurrat; Vel. GL VI 46, 1-2 Necessarium arbitror de orthographia ser-monem instituenti a litterarum potestate initium facere).

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    247

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 247

  • incontro ai ben noti interessi ortografici di quel periodo47. Ma unal-tra interessante considerazione pu essere formulata proprio a pro-posito delle vicende della tradizione di Vittorino, che ci mostra comegi in epoca tardoantica si avvertisse lesigenza di predisporre stru-menti didattici o di lavoro di pi ampio respiro: larchetipo tar-doantico di Vittorino, infatti, databile al V-VI secolo, tramandaanche il trattato metrico di Aftonio, che era stato unito allars vitto-riniana, contenente invece la parte grammaticale e quella ortografi-ca, in modo da ottenere cos un unico manuale completo48.

    Si gi detto peraltro che anche per gli Instituta artium diProbo/Palladio stato supposto che essi dovessero avere una formapi ampia di quella pervenutaci, e che in particolare sia andato per-duto un secondo libro, nel quale dovevano trovare spazio anche letrattazioni dellortografia e della metrica, cui lautore rinvia in pipunti49. Materiali ortografici si trovano comunque anche allinternodi quel che a noi pervenuto degli Instituta artium, come, ad esem-

    47 Vd. soprattutto M. De Nonno, Tradizione e diffusione di Mario Vittorino gram-matico. Con edizione degli Excerpta de orthographia, RIFC, 116 (1988), 5-59; sempre inepoca umanistica pu essere riscontrata una ricca circolazione anche dei trattelli ortogra-fici dello Ps.-Capro e Agrecio, su cui vd. P. De Paolis, Tradizioni carolinge e tradizioni uma-nistiche: il De orthographia attribuito a Flavio Capro, in O. Pecere M. D. Reeve [ed. by],Formative Stages of Classical Traditions: Latin Texts from Antiquity to the Renaissance.Proceedings of a Conference held at Erice, 16-22 October 1993, as the 6th Course ofInternational School for the Study of Written Records, Spoleto 1995, 263-297: 275-278e 294-296, e larticolo di M. Sparagna, La tradizione manoscritta dei trattati ortografici delloPs.-Capro e di Agrecio in epoca umanistica, di prossima pubblicazione in Segno e testo.La riscoperta di queste reliquie della tradizione ortografica antica si inserisce nel ben notointeresse degli umanisti italiani per le questioni ortografiche, testimoniata dalla vivace atti-vit di personaggi come Guarino Veronese, Angelo Poliziano, Niccol Niccoli, GiovanniTortelli, Francesco Filelfo e Gasparino Barzizza.

    48 Come ben noto, larchetipo tardoantico di Vittorino e Aftonio era gi danneg-giato da una ampia lacuna, che ha causato la perdita di buona parte dellars vittoriniana edellinizio del manuale metrico di Aftonio: cfr. Mariotti, Marii Victorini Ars (cit. n. 32),47-50; De Nonno, Tradizione e diffusione (cit. n. 47), 5-6, con ampia bibliografia a p. 6n. 1, di cui vd. soprattutto L. Jeep, Zur Geschichte der Lehre von den Redetheilen bei denlateinischen Grammatikern, Leipzig 1893, 82-84, per la dimostrazione della natura mec-canica del guasto.

    49 Prob. GL IV 50, 38-51, 3 At vero litterarum Latinarum nomina cum sint omniamonosyllaba, id est ut XX et unum sonum contineant, necesse est ut et in ratione metri velmusicae plus facultatis ratio Graeca quam Latina obtineat. Sed hoc in metris vel musicis con-petenter tractabimus; 51, 15-16 Etiam de syllabis, quoniam non brevis ratio est, ideo alio loco

    PAOLO DE PAOLIS

    248

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 248

  • pio, una lista di differenze ortografiche (GL IV 118, 25-119, 13), lacui pertinenza al dibattito sulle varianti grafiche attestate dalla tradi-zione letteraria, tipico dellimpostazione didattica della scuola antica, stata recentemente messa in evidenza da Mario De Nonno50.

    Il trattato di Scauro, invece, non appare cos chiaramente con-notato da prassi di utilizzazione di aula, come si appena visto peri capitoli ortografici di Mario Vittorino; esso costituito in sostan-za da due parti, la prima dedicata a una serie di questioni generali(i vizi ortografici e le modalit di correzione, i rapporti fra le lette-re e le combinazioni tautosillabiche di vocali e consonanti)51, laseconda comprendente una serie di quaestiones ortografiche52, checostituiscono il nucleo pi significativo dellopera (capitoli VI-IX,pp. 25-51 Biddau) e che mirano sia a correggere una serie di usierronei sia ad affrontare al tempo stesso questioni complesse lunga-mente dibattute dai grammatici precedenti53, con un interesse pre-valentemente metodologico, come sembra di capire proprio dalle-pilogo del trattatello: Haec sunt quae urgenti tempore complecti tibi

    conpetenter cum metris tractabimus; 119, 13-17 Nunc quoniam, quae litterae subducanturvel quae adiciantur, nec non et in quas litteras convertantur, demonstravimus, et ideo hocmonemus, ut quae vel quot sint nomina, quae haec facere possint, hoc in orthographia conpe-tenter tractare debeamus. Sulla difficolt di identificare questo secondo libro probiano conlAppendix Probi, secondo lipotesi formulata da Barwick, vd. supra, n. 31.

    50 Cfr. De Nonno, LAppendix Probi (cit. n. 31), 24-25.51 Vd. Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n. 36), XXXIV-XXXV.52 Linizio di questa seconda parte chiaramente marcato al cap. VI.1, segnalando

    lesaurimento delle problematiche affrontate nella prima parte: GL VII 18, 9-11 (= 25,14-16 Biddau) Et quatenus huic parti satisfactum est, hinc iam quaestiones quae in ratio-nem scribendi cadunt secundum praepositae divisionis ordinem explicare temptabimus.Frequentemente i vari problemi vengono introdotti da formule del tipo Quaeritur oQuaesitum est; vd., ad es., GL VII 24, 3-4 (= 39, 15-16 Biddau) Quaesitum est, extrin-secus et intrinsecus utrum littera an sine ea scribendum esset; GL VII 24, 13-14(= 41,9-10 Biddau) In vocalibus ergo quaeritur, maximus an maxumus, id est per u an peri, debeat scribi; GL VII 25, 17-18 (= 45, 3-5 Biddau) Quaesitum est et de mutatione novis-simae litterae praepositionum quotiens in compositionem venirent, quam quidam imperitesemper custodiunt; GL VII 27, 3-4 (= 47, 12-13 Biddau) Quaesitum est, hiems utrum perps an per ms deberet scribi, cum alioqui dubium non sit quin per ms scribenda sit.

    53 Elenco schematico delle questioni trattate in Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n.36), XXXV-XXXVI, divise secondo le quattro categorie di errori ortografici individuate daScauro allinizio del trattato (GL VII 11, 1-2 [= 5, 4-5 Biddau] Scribendi autem ratio quat-tuor modis vitiatur: per adiectionem, detractionem, immutationem, annexionem).

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    249

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 249

  • in praesentia potui. Siquid exemplis defecerit vel quaestionibus, subiunge-tur. Nam quod ad rem maxime pertinet, regulam vides54. Il destinata-rio del trattato doveva essere una persona specifica, come apparechiaramente dallepilogo appena citato, che non ci lascia per capi-re molto sullidentit e sul ruolo della persona cui Scauro si rivol-ge55. Poco si pu ricavare, a questo fine, dallaffermazione di aver rac-colto quanto era possibile (e comunque essenziale per stabilire unaregula generale) per il tempo disponibile, con la conseguente pro-messa di eventuali integrazioni successive, che, se da un canto sem-brerebbe pi adatta ad una persona ancora in formazione, rientra dal-laltro nel topos della risposta a sollecitazioni pressanti, utilizzato nor-malmente nelle dediche a personalit di alto rango56. In ogni caso, citroviamo sempre in presenza di unopera di utilizzazione scolastica, e

    54 GL VII 28, 1-29, 2 (= 53, 1-4 Biddau).55 La presenza della dedica ad un Theseus (Q. Terentii Scauri De orthographia ad

    Theseum) nelledizione di Basilea del 1527 curata da Iohannes Sickhart (Sicardo) per i tipidi Adam Peter e nel ms. Citt del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1491(foll. 116v-118r; il testo di Scauto stato aggiunto da una mano del sec. XVI ed quasicertamente copia delledizione, cfr. H. Keil, GL VII 5 e Biddau, Q. Terentii Scauri [cit. n.36], LXXVIII e 2) deriva da un intervento congetturale del Sicardo nellultimo capitolo delDe orthographia, che, basandosi su una lezione simile a quella tramandata dal ms. Citt delVaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1741, tibi in praesentia potuit he si quid,congettur tibi in praesentia potui Theseu quod, ricostruendo in questo modo il nome deldedicatario dellopera: vd. Keil, ibid., e Biddau, ibid., 225. Pur senza poter accettare laproposta del Sicardo, comunque chiaro dal tenore dellepilogo che vi doveva essere unadedica allinizio del trattato ortografico, perduta a causa del guasto materiale che lo dan-neggia e probabilmente composta nelle modalit topiche delle dediche di opere gramma-ticali, su cui vd. L. Munzi, Il ruolo della prefazione nei testi grammaticali latini, in L. Munzi[a cura di], Problemi di edizione e di interpretazione nei testi grammaticali latini. Atti delColloquio internazionale (Napoli, 10-11 dicembre 1991), Napoli 1994 (= AION(filol),14 [1992]), 103-126.

    56 Lepilogo mostra in effetti in filigrana alcune delle caratteristiche ricorrenti nelleprefazioni: Haec sunt quae urgenti tempore complecti tibi in praesentia potui sembra infat-ti richiamare sia il motivo della richiesta impaziente e pressante da parte del dedicata-rio/committente, sia la tradizionale professio modestiae di norma collegata alla commit-tenza (vd. Munzi, Il ruolo della prefazione [cit. n. 55], 110). Ma se la dichiarazione dellapropria insufficienza si pu trovare in dediche rivolte sia a giovani studenti (figli o disce-poli dellautore, vd. Munzi, ibid., 112) che a personaggi di rango elevato, il collega-mento di questa espressione di modestia (quae potui) con lindicazione dello scarsotempo disponibile (urgenti tempore) farebbe pensare pi ad un committente di alto livel-lo, alle cui autorevoli sollecitazioni difficile sottrarsi. In questultimo caso non faci-le evitare almeno la suggestione che il trattato possa essere stato richiesto (e quindi dedi-

    PAOLO DE PAOLIS

    250

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 250

  • in questo senso si muove anche lipotesi cautamente avanzata daSchmidt57, secondo il quale Scauro avrebbe concepito il De ortho-graphia come integrazione della sua Ars grammatica58.

    Molto simile per struttura e contenuto a Scauro59 lopera del-laltro ortografo di epoca adrianea, Velio Longo, che per privadi prefazione e dedica, per una scelta deliberata dellautore e non,come nel caso di Scauro, per un guasto della tradizione manoscrit-

    cato) dallo stesso imperatore Adriano, con il quale Scauro era in stretto rapporto, tantoda apparire una sorta di grammatico di corte, come sembra potersi dedurre dai passi diGellio e della Historia Augusta citati sopra alla nota 36 (cfr. Biddau, Q. Terentii Scauri[cit. n. 36], XXVII). Interessi linguistici e lessicali di Adriano sono peraltro ampiamenteattestati, spesso in forma di richieste scritte su questioni particolari e anche in relazionea scambi di opinione con lo stesso Scauro; si veda Char. GL I 209, 12-15 (= 271, 10-14 Barwick) Obiter divus Hadrianus sermonum libro I quaerit an Latinum sit: quam-quam inquit apud Laberium haec vox esse dicatur, et cum Scaurus Latinum esse neget,addit quia veteres eadem soliti sint dicere, non addentes via, con le osservazioni di G.Pascucci, Lexicalia, Obiter, in MILLE. I dibattiti del Circolo Linguistico Fiorentino 1945-1970, Firenze 1970, 157-172: 158-159 (= G. Pascucci, Scritti scelti, Firenze 1983, 215-230: 216-217); Prisc. GL II 547, 11-14 quamvis Scaurus in utroque [scil. in Ovidio etLucano] similem esse tenorem putavit. Sed Velius Celer respondens Hadriano imperatori perepistulam de hoc interroganti, declinatione et tenore ambitus nomen a participio ostenditdiscerni, quod usu quoque, ut ostendimus, confirmatur; Hist. Aug. Hadr. 15, 10-12 Etquamvis esset oratione et versu promtissimus et in omnibus artibus peritissimus, tamen pro-fessores omnium artium semper ut doctior risit, comtempsit, obtrivit. Cum his ipsis professo-ribus et philosophis libris vel carminibus invicem editis saepe certavit. Et Favorinus quidem,cum verbum eius quondam ab adriano reprehensum esset atque ille cessisset, arguenti-bus amicis, quod male cederet Hadriano de verbo, quod idonei auctores usurpassent, risumiocundissimum movit; Hist. Aug. Hadr. 16, 8 Sed quamvis esset in reprehendendis musicis,tragicis, comicis, grammaticis, ret[h]oribus, oratoribus facilis, tamen omnes professores ethonoravit et divites fecit, licet eos quaestionibus semper agitaverit.

    57 Vd. P. L. Schmidt in Sallmann, Die Literatur des Umbruchs (cit. n. 13), 224: Diewohl als Supplement der Grammatik gedachte Orthographie des Scaurus.

    58 LArs grammatica di Scauro, il cui titolo attestato da Carisio, GL I 136, 16 (= 173,4-5 Barwick) Scaurus artis grammaticae libris, e GL I 133, 1 (= 169, 20-21 Barwick) Namita Scaurus in arte grammatica disputavit, nota solo attraverso alcuni frammenti ed estrat-ti, raccolti da H. Kummrow, Symbola critica ad grammaticos Latinos, Diss. Gryphiswaldiae1880, 5-8; una redazione abbreviata stata segnalata da V. Law, An Unnoticed Late LatinGrammar: The Ars Minor of Scaurus?, RhM, n.F., 130 (1987), 67-89. Sullars scaurinavd. inoltre in generale Sallmann, Die Literatur des Umbruchs (cit. n. 13), 433.B.1 [P. L.Schmidt]; Herzog, Restauration und Erneuerung (cit. n. 13), 522.1 [P. L. Schmidt];Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n. 36), XXVIII-XXIX.

    59 Cfr. Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n. 36), XXXVII-XXXVIII; tende invece a marca-re una maggiore differenza fra le due opere, pi sul piano della struttura che della conce-zione generale dellortografia, Desbordes, Ides romaines (cit. n. 1), 59.

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    251

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 251

  • ta. La prima parte del trattato (GL VII 46-53)60 dedicata a defi-nire le lettere e le loro qualit, quindi nella seconda parte (quellaprincipale) vengono affrontate una serie di quaestiones ortografi-che, discusse con attenzione specifica anche alla ortoepia61; anchein questo caso le varie discussioni sono introdotte da espressionidel tipo quaeritur62, cos come lorganizzazione generale del tratta-to in sezioni destinate a specifici argomenti evidenziata dal fre-quente uso di brevi espressioni di raccordo del tipo transeamus63.Lambito scolastico nel quale Velio Longo sicuramente operava tradito da un vivace esempio, nel quale viene richiamato luso, evi-dentemente tipico delle classi romane, di invitare gli alunni arispondere facendo schioccare le dita (GL VII 47, 17 Nam et digi-torum sono pueros ad respondendum ciemus)64: laver richiamato pro-prio questa consuetudine di scuola mostra, a mio avviso, non soloche Velio Longo doveva esercitare la professione del grammaticus65,ma anche che lopera doveva comunque muoversi in un ambitoscolastico, al quale erano del tutto familiari gli usi e le convenzio-ni del lavoro in classe66. Per quanto riguarda la cronologia relativa

    60 Le due sezioni della prima parte dellopera sono introdotte entrambe da una defi-nizione dellargomento trattato: GL VII 46, 1-2 Necessarium arbitror de orthographia ser-monem instituenti a litterarum potestate initium facere; GL VII 47, 18-19 Incipiamus nuncde litterarum potestate disserere.

    61 Cfr. Sallmann, Die Literatur des Umbruchs (cit. n. 13), 228 [P. L. Schmidt]; si trat-ta delle quaestiones nelle quali Velio Longo avverte apud plerosque confusam tractationem et , cum inter se distent (GL VII 71, 8-10). Si tratta di casi del tipoforpices/forcipes, o arcesso/accerso, discussi nel seguito di questa sezione.

    62 Vd. ad es. GL VII 55, 27-28 Hic quaeritur etiam an per e et i quaedam debeantscribi secundum consuetudinem graecam; 57, 6-7 Quaeritur item, Iulii et Claudii etCornelii utrum per unum i productum an per duo debeant scribi; 72, 22-23 ubi quaeriturfaenoris an faeneris dicamus.

    63 Vd. ad es. GL VII 58, 4 Transeamus nunc ad v litteram; 60, 6 Nunc ad praeposi-tiones transeamus; 64, 5 Transeamus nunc ad aliam praepositionem.

    64 Su questo e su altri esempi di prassi di aula nei grammatici latini, vd. adesso M. DeNonno, Et interrogavit Filocalus: pratiche dellinsegnamento in aula del grammatico, in questostesso volume, pp. 169-205: 174 n. 17. Vd. anche Neitzke, De Velio Longo (cit. n. 36), 6.

    65 Cfr. P. L. Schmidt, in Sallmann, Die Literatur des Umbruchs (cit. n. 13), 228Velius Longus steht als professioneller Grammatiklehrer.

    66 La modalit didattica descritta, anche se incidentalmente, da Velio Longo, sembratestimoniare luso, poi attestato da molte grammatiche tardoantiche e altomedievali, a par-

    PAOLO DE PAOLIS

    252

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 252

  • fra le due opere, lopinione pi diffusa fra gli studiosi moderni cheScauro sia anteriore a Velio Longo, come sarebbe provato dal fattoche in alcuni punti questultimo sembra confrontarsi con le posi-zioni del primo67. Le due opere, comunque, a parte la strutturasimile, sembrano anche accomunate dal tentativo di chiarire al let-tore la connessione fra le varie parti della loro opera attraverso unaserie di richiami e frasi di raccordo68; una certa disorganicit si putalora notare nella discussione delle varie quaestiones ortografiche,specie in Velio Longo, il cui ordinamento non sembra essere detta-to da un criterio evidente e che sembra giustapporre blocchi argo-mentativi di diversa provenienza69, talora organizzati solo con un

    tire da Donato, di una lezione in forma catechetica, in cui il maestro poneva la doman-da e gli studenti, al cenno del maestro stesso, dovevano fornire la risposta corretta.

    67 Vd. gli esempi raccolti da H. Keil, GL VII 44-45, seguito quindi da Neitzke, DeVelio Longo (cit. n. 36), 60-62, e Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n. 36), XXXIX-XL: Scaur.GL VII 25, 11-12 (= 43, 14-16 Biddau) Ergo vox scribenda, quo modo et sonat: nemo autemumquam tam insulse per u artubus dixerit ~ Vel. GL VII 68, 7-9 Ita tamen existimo enun-tiandum, ut nec nimis i littera exilis sit nec, u litteram scripseris, enuntiationis sono[cum] nimis plena; Scaur. GL VII 20, 15-17 (= 31, 12-14 Biddau) Verum sine dubio pec-cant qui paulum et paululum per unum l scribunt, cum alioqui prima positio eius duplicihac littera enuntietur, ut pullum et pusillum ~ Vel. GL VII 80, 10-13 Rursus quia pullumper duo l scribimus, observaverunt quidam ut paullum repetito eodem elemento scriberent.Quod mihi non videtur, quondam enuntiari nullo modo potest, et non est necesse id scribere,quod in verbo non sonet; Scaur. GL VII 19, 14-16 (= 29, 7-9 Biddau) [Similiter peccant ]Item qui prensus cum aspiratione scribunt, cum eam prima persona non habeat, et similitervemens, cum a vi mentis dicatur ~ Vel. GL VII 68, 14-17 Et de h littera quaeritur, quae se[cum his] aut inseruit vocalibus aut praeposuit: inseruit, ut in his, vehemens reprehendit, cumelegantiores et vementem dicant et reprendit secundum primam positionem; prendo etiamdicimus, non prehendo. Va detto che forse non tutti gli esempi sono cos convincenti nelmostrare un atteggiamento polemico di Velio Longo nei confronti di Scauro e che proba-bilmente qualche risultato pi fondato potrebbe venire da unanalisi puntuale di tutti iluoghi comuni ai due ortografi.

    68 Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n. 36), XXXIX, sostiene che entrambi gli autori, conun medesimo atteggiamento nei confronti del lettore, tengono a giustificare landamentodella loro trattazione e sottolineare il rapporto fra le varie parti della loro opera, sulla base,ad esempio, del modo analogo con cui entrambi motivano la necessit di affrontare lecaratteristiche delle litterae prima di affrontare le questioni ortografiche vere e proprie(Scaur. GL VII 13, 1-3 [= 11, 9-11 Biddau] ~ Vel. GL VII 46, 1-2) o dalle espressioni simi-li con cui si passa dalla parte preliminare a quella centrale dei due trattati (Scaur. GL VII18, 9-11 [= 25, 14-16 Biddau] ~ Vel. GL VII 53, 23-24).

    69 Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n. 36), XXXVII, sottolinea la superiorit della siste-matica e compatta esposizione di Scauro rispetto a quella meno organizzata di VelioLongo; la struttura apparentemente disorganica di questa seconda opera aveva anzi fatto

    LINSEGNAMENTO DELLORTOGRAFIA FRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO

    253

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 253

  • ordine complessivamente alfabetico70, mentre Scauro si sforzacomunque di inserire le varie questioni allinterno delle quattrocategorie generali dei vitia ortografici71, pur con qualche anomaliaderivante dalluso delle sue fonti72. Proprio lampiezza e la pluralitdelle fonti da essi utilizzati costituiscono un altro degli elementicomuni a entrambe le opere, che, pur essendo in pratica le pi anti-che fra quelle a noi pervenute esplicitamente dedicate a questoargomento come abbiamo gi avuto modo di notare si inseri-scono comunque in una ricca tradizione che rimonta ai principalieruditi di et tardorepubblicana e imperiale, da Varrone, a VerrioFlacco, a Remmio Palemone, a Cornuto73.

    Tutti i lavori ortografici che abbiamo fin qui esaminato si misu-rano con questioni complesse e avanzate, che fanno riferimento alleprassi scolastiche delle scuole grammaticali antiche e in particolare

    pensare che il testo a noi pervenuto non fosse altro che una tarda raccolta di excerpta: cfr.F. Buecheler, De Ti. Claudio Caesare grammatico, Elberfeldae 1856, 33 n. 1; Mackensen,De Verrii Flacci libris (cit. n. 22), 40, che peraltro pensa che anche lopera ortografica diScauro a noi pervenuta non sia altro che una raccolta di estratti (ibid., 39).

    70 Si vedano per esempio le quaestiones comprese in GL VII 75, 21-80, 16. 71 Vd. Scaur. GL VII 11, 1-1 (= 5, 4-5 Biddau) Scribendi autem ratio quattuor modis

    vitiatur, per adiectionem, detractionem, immutationem, annexionem. Le quaestiones ortogra-fiche sono cos distinte in quattro grandi sezioni, la adiectio (GL VII 18, 12-22, 3 [= 25,17-35, 4 Biddau]), la detractio (GL VII 22, 4-24, 8 [= 35, 5-41, 2 Biddau]), la mutatio oimmutatio (GL VII 24, 9-28, 12 [= 41, 3-51, 11 Biddau] e la conexio o annexio (GL VII28, 13-16 [= 51, 12-17 Biddau]).

    72 Si veda per esempio il caso della quaestio dedicata a mensores (GL VII 20, 9-10[= 31, 4-6 Biddau, il cui testo preferisco, come altrove, seguire] In mensoribus tamen,quanvis litteram recuset ratio quia metior sine illa dicatur, vindicat tamen eam con-suetudo, quod vox plenius sonet), inserita fra gli errori di aggiunta invece che fra quelli disottrazione probabilmente a causa della aderenza alla sequenza della sua fonte, forseVarrone: cfr. Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n. 36), XLIV.

    73 Per le fonti di Scauro vd. da ultimo Biddau, Q. Terentii Scauri (cit. n. 36), XLII-LIV, cui rinvio anche per la bibliografia sullargomento; le fonti dellopera di Scauro sonoriassunte in forma schematica alle pp. LIII-LIV e sono sostanzialmente Remmio Palemone,Varrone, Cornuto. Sulle fonti di Velio Longo vd. W. Strzelecki, De Velii Longi auctoribusquaestiones, Eos, 39 (1938), 11-27; Strzelecki, Orthographie (cit. n. 1), 1475-1476;Mackensen, De Verrii Flacci libris (cit. n. 22), 31-32 e 47-49; Neitzke, De Velio Longo ( cit.n. 36), 42-71. In generale Velio Longo sembra aver attinto, direttamente o indirettamen-te, a materiali provenienti da Varrone, Verrio Flacco, Cornuto, Niso (con il quale pole-mizza frequentemente), ma non chiaro se egli abbia avuto una fonte principale, comu-ne anche a Cornuto, Quintiliano e Scauro, identificata da Mackensen in Verrio Flacco e

    PAOLO DE PAOLIS

    254

    08_De Paolis:Libri di scuola 24/05/10 14:53 Pagina 254

  • al rapporto con la lettura e linterpretazione degli auctores, alla defi-nizione dei corretti usi latini, nella continua dialettica fra le formeattestate dai veteres e quelle insinuatesi nella lingua per lusus quoti-diano, alla concreta utilizzazione dei libri degli autori classici con leesigenze che nascevano dalla necessit della loro distinctio ed emen-datio. Il panorama muta radicalmente se iniziamo a considerare unaserie di testi che continuiamo a definire ortografici, ma che differi-scono sensibilmente da quelli esaminati per struttura, contenuto e,soprattutto, per esigenze didattiche che fanno ormai riferimento aun contesto sociale e linguistico profondamente mutato.

    Il primo testo di questa natura che possiamo citare la lista didifficolt ortografiche presenti nellantibarbarus che costituisce unadelle sezioni della tarda Appendix Probi (GL IV 197, 19-199, 17),un testo da sempre molto discusso, per la su