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SdS/Scuola dello Sport Anno XXX n.88 55 Per individuare il numero delle serie utili al massimo allungamento muscolare senza percepire la sensazione di dolore, un gruppo di atleti è stato sottoposto al test sit and reach. Il gruppo campione era composto da atleti praticanti tennis a livello agonistico. Sono stati studiati cinque atleti (Gm) (età 14±3 anni, peso di 51±14 kg, altezza 160±14 cm, con 5±2 anni di allenamento) e cinque atlete (Gf) (età 15±3 anni, peso 59±7 kg, altezza 163±7 cm, 5±3 anni di allenamento). Il test, proposto come vero e proprio esercizio è stato ripetuto a intervalli regolari di 30 s. Il tempo massimo di allungamento statico raggiunto è stato mantenuto per circa 2±1 s. Le misure ripetute del test hanno indagato se la muscolatura estensoria del rachide presenti un trend di elongazione muscolare individuabile in un numero probante di serie efficaci al massimo allungamento. Il campionamento delle variabili è stato effettuato in prima istanza senza la somministrazione di warm up e quindici giorni dopo, in condizioni standardizzate di warm up, per stabilire un’eventuale variazione della flessibilità. Nell’analisi statistica p è stato fissato a 0,05, i dati rilevati sono stati trattati con i test statistici non parametrici di Wilcoxon, Mann-Whitney e la Correlazione di Spearman. Lo studio mette in luce come sia stato possibile individuare il numero delle serie utili al raggiungimento della massima elongazione muscolo-tendinea. Si evidenzia come il protocollo del test possa essere assimilato ad una tecnica di allungamento statico, però ridotta nei suoi tempi di mantenimento della postura raggiunta, e intervallata in modo regolare da 30 s di recupero. Le misure ripetute del test, divenuto l’esercizio stesso per la ricerca del massimo allungamento individuale, hanno permesso di stabilire un numero di serie efficaci al suo raggiungimento che in condizioni di non warm up, dal minimo ROM al massimo ROM (p<0,01), è risultato di dodici serie. Le stesse misurazioni in condizioni standardizzate di warm up, dal minimo ROM al massimo ROM (p<0,001) hanno evidenziato un numero di dieci serie. Le misurazioni svolte a caldo nei confronti di quelle eseguite a freddo hanno permesso di comprendere come il campione in condizioni di riscaldamento parta da un basale più elevato, avvalorando come suggerimento antinfortunistico la procedura del riscaldamento e non quella dello stretching. ESTENSIBILITÀ MUSCOLO-TENDINEA e RISCALDAMENTO Determinazione del numero di serie efficaci per raggiungere la massima elongazione muscolo-tendinea Massimiliano Gollin, Centro Ricerche Scienze Motorie, Unità di allenamento e performance, SUISM, Università degli studi di Torino, Maurizio Gioda, SUISM Torino Alessandro Luciano, Centro di Medicina preventiva e dello sport, Università di Torino, Stefano Palma, SUISM Torino Luigi Casale, Comitato Piemontese FIT, Scuola regionale dello sport Coni Piemonte, T.C. Monviso Grugliasco, Torino METODOLOGIA DELLALLENAMENTO impaginato 88 1-03-2011 12:31 Pagina 55

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Per individuare il numero delle serie utili al massimo allungamento muscolare senza percepire la sensazione di dolore, un gruppo di atleti è stato sottoposto al test sit and reach. Il gruppo campione era composto da atleti praticanti tennis a livello agonistico. Sono statistudiati cinque atleti (Gm) (età 14±3 anni, pesodi 51±14 kg, altezza 160±14 cm, con 5±2 annidi allenamento) e cinque atlete (Gf) (età 15±3anni, peso 59±7 kg, altezza 163±7 cm, 5±3 annidi allenamento). Il test, proposto come vero e proprio esercizio è stato ripetuto a intervalliregolari di 30 s. Il tempo massimo di allungamento statico raggiunto è stato mantenuto per circa 2±1 s. Le misure ripetutedel test hanno indagato se la muscolaturaestensoria del rachide presenti un trenddi elongazione muscolare individuabile in un numero probante di serie efficaci al massimo allungamento. Il campionamentodelle variabili è stato effettuato in prima istanzasenza la somministrazione di warm up e quindici giorni dopo, in condizioni standardizzatedi warm up, per stabilire un’eventuale variazione della flessibilità. Nell’analisi statisticap è stato fissato a 0,05, i dati rilevati sono statitrattati con i test statistici non parametrici di Wilcoxon, Mann-Whitney e la Correlazione di Spearman. Lo studio mette in luce come siastato possibile individuare il numero delle serieutili al raggiungimento della massima elongazione muscolo-tendinea. Si evidenziacome il protocollo del test possa essere assimilato ad una tecnica di allungamento statico, però ridotta nei suoi tempi di mantenimento della postura raggiunta, e intervallata in modo regolare da 30 s di recupero. Le misure ripetute del test, divenutol’esercizio stesso per la ricerca del massimoallungamento individuale, hanno permesso di stabilire un numero di serie efficaci al suoraggiungimento che in condizioni di non warm up, dal minimo ROM al massimo ROM(p<0,01), è risultato di dodici serie. Le stessemisurazioni in condizioni standardizzate di warm up, dal minimo ROM al massimo ROM(p<0,001) hanno evidenziato un numero di dieciserie. Le misurazioni svolte a caldo nei confrontidi quelle eseguite a freddo hanno permesso di comprendere come il campione in condizionidi riscaldamento parta da un basale più elevato,avvalorando come suggerimento antinfortunistico la procedura del riscaldamentoe non quella dello stretching.

ESTENSIBILITÀ MUSCOLO-TENDINEA

e RISCALDAMENTO

Determinazione del numero di serieefficaci per raggiungere la massimaelongazione muscolo-tendinea

Massimiliano Gollin, Centro Ricerche Scienze Motorie, Unità di allenamento e performance, SUISM, Università deglistudi di Torino, Maurizio Gioda, SUISM TorinoAlessandro Luciano, Centro di Medicina preventiva e dello sport,Università di Torino, Stefano Palma, SUISM TorinoLuigi Casale, Comitato Piemontese FIT, Scuola regionale dello sport Coni Piemonte, T.C. Monviso Grugliasco, Torino

METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

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Introduzione

Quando la scienza dell’allenamento sportivostudia gli effetti determinati dai carichi fisiciesterni proposti dall’allenatore, cerca direperire indicazioni utili per la programma-zione dell’allenamento. Il potenziamentodella mobilità dell’apparato locomotore è unpre-requisito fondamentale per l’ottenimen-to della massima performance (Weineck2001). È la risultante di due componenti: lamobilità articolare e la flessibilità muscolo-tendinea (Fmt). La prima è caratteristicadelle articolazioni in senso stretto, la secon-da è a carico di muscoli, tendini, legamenti,tessuti connettivi e del tessuto epiteliale(Martin et al. 1997).All’interno del muscolo scheletrico sonopresenti due organi dalle caratteristichepropriocettive diversificate: i fusi neuromu-scolari (Fn) e gli organi tendinei del Golgi(Otg) (figura 1). Il loro ruolo è quello diinformare il sistema nervoso centrale (Snc)relativamente allo stato di tensione o rilas-samento della struttura muscolare, grazieagli stimoli di forza, pressione e stiramentoche si verificano nel corso del movimentoumano (McArdle, Katch, Katch 1998). I fusineuromuscolari (Fn) sono particolarmentenumerosi nei muscoli antigravitazionali (adesempio nei muscoli femorali posteriori enei muscoli paravertebrali). Il fuso neuro-muscolare consiste in un insieme di pochefibre muscolari modificate munite di fibresensitive avvolte a spirale intorno alla loroporzione centrale. Tali fibre muscolari, chesono dette fibre intrafusali per distinguerleda quelle ordinarie del muscolo dette fibreextrafusali, sono pertanto in grado di varia-re la propria lunghezza al variare della lun-ghezza delle fibre muscolari (Fitz Gerrald,Folan Curran 2005). Sia stiramenti attiviche passivi, anche se minimi, determinanoun’attivazione dei Fn generando il riflessomiotatico o posturale, ossia la contrazioneriflessa del muscolo al suo stiramento. Talerisposta fisiologica è da interpretarsi comela capacità, da parte del gruppo muscolare,di difendersi da eventuali traumi da ecces-siva elongazione muscolare, ma anchecome risposta contro la forza di gravità,costituendo una raffinata e sensibile rego-lazione del movimento stesso. Gli OTG sonodisposti in serie rispetto alle fibre muscolarie sono situati nella zona di passaggiomuscolo-tendinea con un capo inserito sultendine stesso e l’altro sulle fibre muscolarischeletriche: sono recettori di forza inner-vati da fibre sensitive che si attivano quan-do il muscolo scheletrico si contrae, gene-rando un’elevata tensione sui tendini. Lastimolazione di questi recettori genera ilriflesso miotatico inverso la cui manifesta-zione è l’inibizione delle fibre contrattili(inibizione autogena). Se necessario, questi

recettori sono in grado di eccitare anche imotoneuroni del muscolo antagonista. Ilriflesso a partenza dagli Otg è dunqueopposto rispetto a quello generato dai Fn.Essendo la soglia di stimolazione dell’Otgmolto più elevata della soglia di stimolazio-ne dei Fn, fintanto che non vengono stimo-lati i recettori del Golgi prevale il riflessoeccitatorio che parte dai fusi neuromusco-lari (McArdle, Katch, Katch 1998). Va sotto-lineato come sia i Fn sia i Otg siano sensibilial cambiamento di lunghezza dei gruppimuscolari in azione. I fusi neuro-muscolariinviano al Snc, tramite il midollo spinale,l’informazione che il muscolo si sta allun-gando. Successivamente, sempre tramite lastessa via di conduzione, è generata unacontrazione riflessa che si oppone all’allun-gamento muscolare stesso. Gli organi ten-dinei del Golgi informano il Snc anche sulgrado di tensione mio-tendinea raggiunto,inibendo la contrazione muscolare degliagonisti ed eccitando i muscoli antagonisti:oltre a questa co-modulazione istantanea,pare riconosciuto che la stimolazioneintensa degli organi tendinei del Golgi, peralmeno 6 s, permetta di ottenere unasovrapposizione dell’azione dei medesimisui fusi neuromuscolari (Prentice 2002).L’allenamento longitudinale, attraverso dif-ferenti tecniche di elongazione muscolareproduce un incremento della flessibilitàmuscolo-tendinea, aumentando il gradoarticolare di movimento (Sady et. al 1982;Wydra 2001), che regredisce se non allena-ta (Issurin, Lustig 2004). Esiste una varia-zione circadiana della flessibilità muscolo-tendinea (Fmt) in funzione delle ore delgiorno: ridotta il mattino, dalle 6.00 alle9.00, aumenta tra le 9.00 e le 12.00, e simantiene elevata fino in tarda serata

(Gollin et al. 2008). È riconoscibile un trenddi variazione di Fmt durante una seduta diallenamento specifica di atleti di alto livel-lo, esso avvalora il riscaldamento comedeterminante per l’incremento della flessi-bilità, e mette in luce come in atleti prati-canti sport con ampi range di movimento,alla fine della seduta di allenamento laflessibilità risulti superiore al suo valoreprima del riscaldamento (Gollin et al.2006). La Fmt risulta più allenabile nei gio-vani, riducendosi con l’invecchiamentobiologico dei tessuti e con l’inattività fisica(Manno 1989). L’inserimento in acuto diesercizi di flessibilità muscolo-tendinea,somministrati prima della prestazionesportiva, possono peggiorare il rendimentodell’atleta in gara (Kokkonen et al. 1997,Wiemann, Klee 2000, Young, Elliot 2001).La capacità di elongazione mio-tendinea simodifica in funzione di trattamenti conghiaccio (Brodowicz et al. 1996), dove conl’applicazione di quest’ultimo si evidenzie-rebbero miglioramenti della flessibilitàmuscolo-tendinea, a differenza dell’utilizzodi una fonte di calore (Burke et al. 2001).Pare che lo stretching non partecipi allaprevenzione degli infortuni (Herbert,Gabriel 2002). Nonostante le innumerevoli notizie sullaflessibilità muscolo-tendinea, risulta pocoindagata la quantificazione del numero diserie per il raggiungimento del massimorange of motion (ROM) e se questa indica-zione di quantità del carico sia suscettibiledi variazioni in condizioni di pre e postriscaldamento. A tal fine, essendo le tecni-che di allungamento muscolare numerose,si è deciso di orientare l’attenzione sullostretching statico (Aderson 1980). I vantag-gi di tale metodica di allungamento sono

Organo tendineodi Golgi

Capsula

Fibre extrafusali

Fusomuscolare

Fibre extrafusali

Motoneurone gamma dal SNC

Motoneurone gamma dal SNC

Fibreextrafusali

Fibreintrafusali

TendineTendine

Neurone afferente

Fibra di collageneNeurone sensoriale

Neurone sensoriale

Verso il SNC

Figura 1 – Il ventre muscolare (a), un fuso muscolare (b) e un organo di Golgi (da Wilmore, Costill2005, modificata).

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riconducibili al facile apprendimento dalpunto di vista tecnico, al basso dispendioenergetico in rapporto al tempo di applica-zione dell’esercizio e alla capacità di inibire ilriflesso da stiramento (mediato dai fusineuromuscolari). Tale tecnica richiede diallungare lentamente il muscolo interessatoraggiungendo la massima estensione, senzamai arrivare a percepire la soglia del doloree senza utilizzare un movimento balisticoevitando l’intervento dei fusi neuromuscola-ri, mantenendo una respirazione lenta econtrollata. Ciò avviene in due fasi: nellaprima, definita tensione facile, si raggiungela posizione di allungamento muscolarepercependo una tensione non fastidiosa,mantenuta da un minimo di 10 ad un mas-simo di 30 s. Individuando all’interno diquesto spazio il calo di tensione muscolaremediato dagli organi tendinei del Golgi, ilsoggetto può gradualmente intensificarel’allungamento passando alla seconda fase,detta tensione di sviluppo. Essa è consecuti-va alla precedente e, senza soluzione di con-tinuità, richiede che il soggetto, lentamente,incrementi ancora l’allungamento, raggiun-gendo nuovamente una sensazione di ten-sione muscolare mantenuta da 10 ad unmassimo di 30 s fino all’inibizione degli Otgpercepita a seguito del rilassamento. Lecontroversie metodologiche di tale forma distretching riguardano sia il tempo di mante-nimento della posizione di allungamento siail numero di serie da consigliare nelle eserci-tazioni. Sui tempi di applicazione dello stretchingstatico si evidenziano pareri discordanti, dai10 ai 30 s individuati dal suo ideatore(Anderson 1980), ai 6 s di Sady et al. (1981).Altri autori (Borms, Van Roy, Santens,Haentjens 1987) hanno confrontato 10, 20

e 30 s e non trovando variazioni significati-ve tra le differenti modalità esecutivehanno concluso che 10 s siano sufficientiper l’effettuazione dell’esercizio di allunga-mento statico. Sempre con riferimento aitempi di applicazione dello stretching stati-co altri studi hanno confrontato 15, 30 e 60s, notando che i 30 s sono più efficacirispetto a 15 s, ma che 60 s non sono signi-ficativi in confronto ai 30 s (Bandy, Irion1994, Bandy, Irion, Briggler 1997). Autori come Roberts e Wilson (1999) ipotiz-zano che 15 s sono preferibili ai 5 s sull’al-lungamento mio-tendineo attivo ma non suquello passivo.Nel determinare se la durata dello stret-ching prima di una performance di forza nepossa provocare un calo furono utilizzatitempi di applicazione degli esercizi, di 15 e30 s, concludendo, però, che entrambe letempistiche sono da sconsigliare primadella performance (Brandenburg 2006). Sul numero delle serie ottimali a cui farseguire l’applicazione dello stretching stati-co, la prassi corrente dell’allenamento evi-denzia dati eterogenei e discordanti, tantoda lasciare alla libera scelta dell’allenatore aquale numero affidarsi. Tuttavia, si eviden-ziano in bibliografia alcune indicazioni:dalle tre alle quattro serie per esercizio(Sady et al. 1981; Arnheim Prentice 1993),alle cinque serie, secondo Lucas e Koslow(1985 in Wydra 2001), arrivando ad esecu-zioni con una sola ripetizione della durata dicirca 10 min (Wydra 1991, in Wydra 2001,Souchard 2003).Lo scopo della ricerca è di individuare ilnumero delle serie utili al massimo allun-gamento muscolare senza percepire lasensazione di dolore. Un gruppo di atletipraticanti tennis agonistico è stato sotto-

posto al test “sit and reach” che comportauna flessione anteriore del busto dalla sta-zione seduta, eseguito in modo lento eprogressivo per inibire il fuso neuro-muscolare e codificato con uno specificoprotocollo. Il test, proposto come vero eproprio esercizio è ripetuto ad intervalliregolari di 30 s. Il tempo massimo diallungamento statico raggiunto è statomantenuto per circa 2±1 s. Le misure ripetute in giorni diversi del testhanno indagato se la muscolatura esten-soria del rachide mostri un andamento dielongazione muscolare individuabile in unnumero di serie efficaci al massimo allun-gamento. Il campionamento delle variabiliè stato effettuato, in prima istanza, senzala somministrazione di “warm up” e, 15giorni dopo, in condizioni standardizzatedi “warm up”, al fine di stabilire un’even-tuale variazione della flessibilità muscolo-tendinea.

Materiali e metodi

Il gruppo campione

Il gruppo campione è composto da atletiagonisti praticanti il tennis a livello regiona-le (tabella 1). Sono stati studiati 10 atleti(Gm) di età di 14 ± 3 anni (media±deviazio-ne standard), peso di 51 ± 14 kg, altezza160 ± 14 cm, 5±2 anni di allenamento e 5atlete (Gf) di età 15 ± 3 anni, peso 59 ± 7kg, altezza 163 ± 7 cm, 5 ± 3 anni di allena-mento.Nessun atleta al momento delle rilevazioniha denunciato patologie di tipo mio-arti-colare, metaboliche o dermatologiche cheabbiano potuto compromettere i gestiatletici richiesti. Le famiglie dei tennistiminorenni, hanno firmato un consensoinformato. Durante le sessioni di test ilgruppo campione ha mantenuto, all’inter-no dei microcicli settimanali, le normaliabitudini di allenamento del periodo dipreparazione specifico.

Il campionamento delle variabili

Le due sessioni di test sono state effettua-te a distanza di 15 giorni dalle ore 14,30alle ore 16,30. Nella prima sessione di testnon è stata effettuata nessuna forma diriscaldamento, al fine di non turbare lemisurazioni con aggiustamenti fisiologici emiotendinei indotti dalla meccanica deimovimenti e dall’incremento della tempe-ratura corporea. Nella seconda sessione ditest le misurazioni sono state preceduteda un riscaldamento generale e specificoper i tennisti. Le misurazioni e i test sonostati eseguiti sempre dagli stessi quattrooperatori. Il rilevamento dei dati è avvenu-to contemporaneamente su quattro diffe-

Caratteristiche degli atleti Maschi Femmine

Età 14 ± 3 15 ± 3

Peso 51 ± 14 59 ± 7

Altezza 160 ± 14 163 ± 7

Anni di allenamento tennistico 5 ± 2 5 ± 3

Età inizio pratica sportiva agonistica 9 ± 2 10 ± 2

Durata in ore di una seduta di allenamento 3 3

Allenamenti settimanali di preparazione atletica 4 ± 1 3 ± 1

Numero di allenamenti settimanali di tennis 4 ± 1 3

Numero di mesi nell’allenamento annuale 10 ± 1 9 ± 1

Numero di gare annuali 49 ± 23 30 ± 9

Tabella 1 – Caratteristiche degli atleti testati (media ± d ev.standard).

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renti atleti alla volta, assistiti da rispettivitecnici muniti di un box misuratore per ilsit and reach, un cronometro, un righello,una scheda cartacea di raccolta dati.

Le attrezzature utilizzate

Per le misure di flessibilità del busto si ècostruito un box di legno alto 30 cm, largo50 cm e profondo 30 cm. Sulla mezzeria dellato parallelo al pavimento è applicataun’asta di legno rigida con una scala centi-metrata. Lo zero è stato fissato a 30 cmdallo spigolo, misura sufficiente ad evitareche durante la flessione del busto l’astacentimetrata tocchi contro la parete addo-minale. La misura massima effettuabile èstata fissata a 60 cm. Sul lato verticale diappoggio dei piedi del box è applicato untriangolo di legno sulla mezzeria, che convertice rivolto verso il basso e base di cm17, forma un angolo di 36°, detto angolo diPiok (Tribastone, Tribastone 2001). I lati delmedesimo rappresentano il punto diappoggio mediale dei piedi, mentre la pian-ta aderisce al piano verticale del box. Lamisurazione del tempo di recupero tra ledifferenti prove del test è stata rilevata permezzo di quattro cronometri della dittaCasio, capaci di campionare il decimo disecondo. La temperatura e l’umidità del-l’ambiente sono state misurate tramite untermometro della ditta Bino.

Il protocollo del sit and reach test

Il soggetto indossa il normale abbigliamentotennistico (pantaloncini corti e t-shirt), chepermette all’operatore il massimo controllodell’articolazione del ginocchio ed è posizio-nato in stazione seduta a terra con i piediscalzi in appoggio al box e le gambe inestensione. Il tecnico verifica per ogni provail totale contatto del piede al parallelepipedoper evitare supinazioni e pronazioni dellacaviglia. Nella posizione di partenza del test,le mani sono unite e sovrapposte sopra ilcapo, con i gomiti in estensione sulla lineamediana del corpo. Il soggetto sceglie libe-ramente la mano da anteporre, che appog-gia per prima sull’asta graduata, che è man-tenuta costante nei test successivi, visto chela sovrapposizione di un’emi-parte rispettoall’altra può creare eventuali compensi equindi falsare le misure rendendo il test nonripetibile. È chiesto al soggetto di flettereprogressivamente il busto in avanti, senzaslancio, fino al massimo allungamento rag-giungibile senza dolore. Tale procedura,intervallata da 30 s di recupero, è ripetutaper un massimo di prove individuali,comunque non inferiori a dieci. Il test èinterrotto quando le prove non miglioranoper tre volte consecutive. Al raggiungimentodella massima estensione di ogni prova

sono stati individuati i centimetri raggiunti.Al termine del test è stato inserito il tempodi recupero, al cui termine si è potuta ripe-tere una nuova prova. Il recupero dell’atletaè effettuato in posizione di rilassamento,con le mani in appoggio al pavimento e legambe in estensione con i piedi a contattodel box.

Modalità del trattamento: il riscaldamento

Prima della seconda sessione di test è statorealizzato, a gruppi di quattro atleti allavolta, l’usuale riscaldamento generale especifico di tipo tennistico, utilizzato dalComitato Tecnico della FIT (Federazione ita-liana tennis) del Piemonte, sotto la supervi-sione del responsabile della preparazionefisica. Il passaggio alle valutazioni effettua-te con il test sit and reach è avvenuto senzasoluzione di continuità. Tale procedura haevitato che qualcuno di loro dovesse atten-dere, raffreddandosi, alterando gli aggiu-stamenti fisiologici e neuromuscolariindotti dal riscaldamento stesso. Il riscalda-mento proposto è composto da unasequenza di esercizi che il giocatore nor-malmente esegue nel campo da tennis,vestendo gli indumenti e calzando le scarpeche saranno utilizzate nel corso del succes-sivo allenamento o partita di torneo. Ladurata complessiva del riscaldamento pro-posto è di 12 minuti e consta di due parti:

Riscaldamento generale

Per prima cosa sono effettuati tre giri dicorsa lenta del campo da tennis in sensoorario e successivamente tre giri in sensoantiorario, rimanendo al di fuori delle lineedi gioco. Dopo questa prima fase si passaalle seguenti andature:

• corsa calciata dietro.• Skip alto con media frequenza di passo.• Passo rimbalzato con la massima eleva-

zione del baricentro.• Passo laterale incrociato (carioca).• Scatto avanti, split step e corsa all’in-

dietro.

Ogni andatura è eseguita partendo dallalinea di fondo campo e giungendo fino arete con l’effettuazione dello “split step”(un saltello e successivo piegamento sulleginocchia e del busto avanti con le gambedivaricate e i piedi paralleli) in cui il tenni-sta cerca di non elevare l’altezza del bari-centro da terra e di non strisciare i piedi,si ritorna al punto di partenza con movi-mento all’indietro. Si conclude con 5 mindi esercizi dinamici di seguito elencati:

• In piedi con gambe divaricate, torsionidel busto con braccia in fuori e leggeropiegamento delle ginocchia coordinatocon la torsione stessa.

• In piedi con braccia tese in alto, cinquecirconduzioni complete del busto insenso orario e cinque in senso antiorario.

• In piedi, gambe divaricate e busto flessoavanti, torsioni del busto lungo il pianofrontale e slancio in fuori le braccia tese.

• In piedi, gambe divaricate, un braccioteso in avanti e l’altro che ne impugnail gomito, tirandolo verso il petto edeffettua contemporaneamente: cinquetorsioni verso destra, tirando il bracciosinistro e cinque torsioni verso sinistra,tirando il braccio destro.

• In piedi, con le gambe molto divaricate,si effettuano 10 piegate laterali, cam-biando alternativamente il lato, mante-nendo protesa in fuori la gamba che nonè piegata.

• In piedi in equilibrio su una gamba, effet-tuare 10 circonduzioni della cavigliaopposta con l’avampiede puntato a terra.Contemporaneamente con una mano suldorso dell’altra che è flessa avanti sipreme verso il basso. Si ripete l’eserciziocon la parte opposta del corpo.

Riscaldamento specifico

si eseguono tre minuti di palleggio conl’esecuzione di tutti i colpi, sia a rimbalzoche al volo ma eseguiti piano, senza for-zare sulla palla, e utilizzando solo la zonadi campo vicino alla rete di gioco.

Analisi statistica

Il livello di significatività “p” è stato fissato a0,05, i dati rilevati sono stati trattati con itest statistici non parametrici di Wilcoxon,Mann-Whitney e la Correlazione diSpearman.

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Risultati

Per verificare se il genere determini unadifferente Fmt, si è analizzato, tramite ilMann-Whitney test, l’escursione dei ROMottenuti durante il sit and reach nelleseguenti condizioni sperimentali.

Variazione tra il minimo e il massimo ROM a freddo: Gm vs Gf

L’analisi dei dati tramite il Mann-Whitneytest evidenzia una differenza statisticamen-te non significativa (figura 2). Tuttavia, ledonne sono più flessibili dei maschi (Kibleret al. 1989) e hanno una variazione mediapercentuale dal minimo al massimo ROMdel 12% in meno rispetto agli uomini, quin-di entrambi i sessi migliorano, ma le donnemostrano un’escursione minore poiché par-tono da valori iniziali migliori.

Variazione tra il minimo ROM a freddo e il minimo ROM a caldo: Gm vs Gf

L’analisi dei dati tramite il Mann-Whitneytest mette in luce una differenza statisti-camente non significativa tra uomini edonne (figura 3). Il gruppo Gf ha unavariazione media percentuale dal minimoROM a freddo al minimo ROM a caldodell’11% in meno rispetto agli uomini,dato che evidenzia come entrambi i sessimigliorino, ma il sesso femminile partendoda una Fmt più elevata subisca una mino-re variazione di ROM.

Variazione tra il minimo e il massimo ROM a caldo: Gm vs Gf

L’analisi dei dati tramite il Mann-Whitneytest fa emergere una differenza statistica-mente significativa (p<0,05) tra Gm e Gf(figura 4), entrambi i gruppi migliorano,con una variazione media percentuale del47% a favore del gruppo Gf.

Variazione tra il massimo ROM a freddo e il massimo ROM a caldo: Gm vs Gf

L’analisi dei dati tramite il Mann-Whitneytest evidenzia una differenza statisticamen-te non significativa tra uomini e donne(figura 5) con una variazione media percen-tuale del 36% in più rispetto agli uomini.

Differenza tra il numero di seriesenza e con riscaldamento per il raggiungimento del massimo ROM: Gm vs Gf

L’analisi dei dati tramite il Mann-Whitneytest mostra una differenza statisticamentenon significativa tra i due gruppi (figura 6).

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11

10

9

8

7

6

5

4

3Gm Gf

Differenza min-max ROM, Gm vs Gf,senza riscaldamento

n. s-12%

Mean Mean ± SD Mean ± SE

GM: n° 10; Gf: N°5

cm

Figura 2 – Analisi grafica della variazione dellaFmt a freddo nel gruppo maschile e nel gruppofemminile, p = n.s. (Mann-Whitney).

Gm Gf

Differenza min ROM senza riscaldamentovs min ROM con riscaldamento,

Gm vs Gf

n. s-11%

Mean Mean ± DS Mean ± ES

8

7

6

5

4

3

2

1

0

cmGM: n° 10; Gf: N°5

Figura 3 – Analisi grafica della variazione dellaFmt nel confronto tra la differenza minimoROM a freddo e a caldo nel Gm vs differenzaminimo ROM a freddo e a caldo nel Gf, p =n.s. (Mann-Whitney).

Gm Gf

Mean Mean ± DS Mean ± ES

cm

GM: n° 10; Gf: N°5

Differenza min-max ROM, Gm vs Gf,con riscaldamento

16

14

12

10

8

6

4

2

*-47%

Figura 4 – Analisi grafica della variazione dellaFmt nel confronto tra la differenza minimo-massimo ROM con riscaldamento nel gruppomaschile vs differenza minimo-massimo ROMcon riscaldamento nel gruppo femminile,p<0,05 = * (Mann-Whitney).

Gm Gf

Differenza tra il massimo ROM a freddoe il massimo ROM a caldo: Gm vs Gf

Mean Mean ± DS Mean ± ES

cm

GM: n° 10; Gf: N°5

n. s36%

6

5

4

3

2

1

0

-1

Figura 5 – Analisi grafica della differenza tra ilmassimo ROM a freddo e il massimo ROM acaldo: Gm vs Gf, p = n.s. (Mann-Whitney).

Gm Gf

GM: n° 10; Gf: N°5

Diminuzione del numero di seriecon riscaldamento per raggiungere

il massimo ROM: Gm vs Gf1

0

-1

-2

-3

-4

-5

Num

ero

serie

n. s

Figura 6 – Analisi grafica tra la differenza delnumero di serie senza e con riscaldamento peril raggiungimento del massimo ROM: Gm vsGs, p = n.s. (Mann-Whitney).

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I risultati ottenuti confrontando il gruppoGm e il Gf sono riportati nella tabella 2.In relazione a tali risultati e alle non signifi-cative variazioni ottenute al punto 1, 2, 4, 5con il test di Mann-Whitney tra il gruppomaschile e il gruppo femminile è stato pos-sibile accorpare i due gruppi. L’analisi stati-stica dei risultati di seguito riportati è stataeffettuata utilizzando il test di Wilcoxon perl’analisi di variabili dipendenti.

Variazione della flessibilità muscolo-tendinea nel confrontominimo ROM vs massimo ROMsenza riscaldamento

L’analisi dei dati tramite il test di Wilcoxon,ha evidenziato una variazione significativadella flessibilità muscolo-tendinea nel con-fronto minimo ROM vs massimo ROM senzariscaldamento (figura 7) con un p<0,001 euna differenza media percentuale del 21%.

Variazione della flessibilità muscolo-tendinea nel confrontominimo ROM senza riscaldamentovs minimo ROM con riscaldamento

L’analisi dei dati tramite il test di Wilcoxon,ha evidenziato una variazione significativadella flessibilità muscolo-tendinea con un p<0,001 e una differenza media percentualedel 13,7% in incremento positivo (figura 8).

Variazione della flessibilità muscolo-tendinea nel confrontominimo ROM vs massimo ROMcon riscaldamento

L’analisi dei dati tramite il test di Wilcoxon,ha evidenziato una variazione significativadella flessibilità muscolo-tendinea con un p<0,001 e una differenza media percentualedel 12% in incremento positivo (figura 9).

Variazione della flessibilità muscolo-tendinea nel confrontomassimo ROM senza riscaldamento vs massimo ROMcon riscaldamento

L’analisi dei dati per mezzo del test diWilcoxon, ha evidenziato una variazionenon significativa della flessibilità musco-lo-tendinea e una differenza media per-centuale del 2,3% in incremento positivo(figura 10).

Condizioni sperimentali Gm vs Gf Mann-Whitney

1. Variazione tra il minimo e il massimo ROM a freddo n.s.

2. Variazione tra il minimo ROM a freddo e il minimo ROM a caldo n.s.

3. Variazione tra il minimo e il massimo ROM a caldo p < 0,05

4. Variazione tra il massimo ROM a freddo e il massimo ROM a caldo n.s.

5. Differenza tra il numero di serie senza e con riscaldamento per il raggiungimento del massimo ROM n.s.

Tabella 2 – Significatività statistiche in differenti condizioni sperimentali.

Mean Mean ± DS Mean ± ES

cm

***21%

n° soggetti: 15

Valutazione della flessibilità da minimoa massimo ROM senza riscaldamento

4846444240383634323028262422

MinROM

MaxROM

Figura 7 – Analisi grafica della variazione dellaFmt nel confronto minimo ROM vs Max ROMsenza riscaldamento. p<0,001= *** (Wil-coxon test).

Mean Mean ± DS Mean ± ES

***13,7%

n° soggetti: 15

MinROM

cm

444240383634323028262422

Min ROMRiscald.

Minimo ROM senza riscaldamentovs minimo ROM con riscaldamento

Figura 8 – Analisi grafica della variazione dellaFmt nel confronto minimo ROM senza riscalda-mento vs minimo ROM con riscaldamento. p <0,001 = *** (Wicoxon test).

Mean Mean ± DS Mean ± ES

n° soggetti: 15

Min ROMRiscald.

cm

***12%

5048464442403836343230282624

Max ROMRiscald.

Valutazione della flessibilitàda minimo ROM vs massimo ROM

con riscaldamento

Figura 9 – Analisi grafica della variazione dellaFmt nel confronto minimo ROM vs massimoROM con riscaldamento. p<0,001 =***(Wilcoxon test).

Mean Mean ± DS Mean ± ES

cm

n.s.2,3%

n° soggetti: 15

Massimo ROM senza riscaldamento vsmassimo ROM con riscaldamento

Max ROMsenza riscald.

5048464442403836343230

Max ROMcon riscald.

Figura 10 – Analisi grafica della variazionedella Fmt nel confronto massimo ROM senzariscaldamento vs massimo ROM con riscalda-mento. p<0,05 = n.s. (Wicoxon test).

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Variazione del massimo numero di serie necessario al raggiungimento del massimoROM senza riscaldamento vs il massimo numero di serie necessario al raggiungimento delmassimo ROM con riscaldamento

I dati analizzati secondo il test di Wilcoxonhanno evidenziato una variazione nonsignificativa della flessibilità muscolo-ten-dinea, una differenza media percentualedel -14,2 % in decremento (figura 11).

Correlazione di Spearman

La correlazione di Spearman tra il numerodelle serie di esercizio eseguite senza econ riscaldamento non risulta esseresignificativa.

Discussione dei risultati

L’analisi dei dati evidenzia come in questatipologia di atleti, il protocollo proposto,durante il sit and reach test, partecipi inmodo significativo al miglioramento dellacapacità di elongazione mio-tendinea nelconfronto minimo ROM vs massimo ROMsia senza riscaldamento (p<0,001) che conriscaldamento (p<0,001). Tuttavia, va sot-tolineato come dopo la somministrazionedel riscaldamento gli atleti hanno unaumento significativo del ROM basale.Cioè, i l r iscaldamento è in grado diaumentare la Fmt di base, determinandouna condizione più vantaggiosa per l’ef-fettuazione dei gesti atletici richiesti ipo-tizzando positive ricadute anche a livellopreventivo. Tali osservazioni concordano con altri stu-diosi (Joch, Eckert 2001) che hanno dimo-strato che l’atleta, grazie al riscaldamentoe quindi all’incremento della temperaturacorporea riduce le viscosità dei muscolicon incremento della flessibilità muscolo-tendinea predisponendosi ad eseguireesercizi fisici in modo più sicuro riducen-do il rischio di eventuali offese muscolo-tendinee e articolari (Weineck 2001). Alcontrario, il riscaldamento non modifica imassimi ROM che sembrerebbero esseredipendenti dalla struttura muscolo-artico-

lare e tendinea dei soggetti esaminati.Parrebbe evidenziarsi un picco di estensi-bilità muscolo-tendinea, tipico di ogniindividuo, raggiungibile in modo attivograzie all’esercizio e reso disponibile perl’attività fisica in modo più veloce grazie alriscaldamento. Esso non ha determinato una variazionestatisticamente significativa tra il numerodi serie, senza e con riscaldamento, per ilraggiungimento del massimo ROM. A con-ferma di tale osservazione la correlazionedi Spearman eseguita tra le serie di eserci-zio a freddo e a caldo non risultando esse-re significativa evidenzia come, la variabileriscaldamento, introduca risposte indivi-duali diversificate. Tuttavia, la variazionemedia del numero di serie, che passereb-bero da 12 senza riscaldamento a 10 conla somministrazione del riscaldamento,realizzate con mantenimento delle posi-zioni statiche per circa 2 ± 1 s intervallateda 30 s di recupero, sottolinea come le 3-5serie citate in bibliografia (Sady et al.1981; Arnheim, Prentice 1993; Lucas,Koslow 1985 in Wydra 2001) fino ad unaserie mantenuta per parecchi minuti(Souchard 2003), risultino essere unnumero molto diverso da quanto osserva-to in questa ricerca. L’andamento individuale delle valutazionieffettuate sui vari atleti evidenzia unincremento dell’elongazione muscolo-tendinea progressivo. Tuttavia, la cineticadei valori di Fmt non procede in modoregolare, evidenziando, sia in condizionedi non riscaldamento, sia in condizione diriscaldamento (figura 12) valori momen-taneamente in regressione seguiti da un

Numero di serie per raggiungereil massimo ROM

Num

ero

serie

n.s.–14,2%

15

10

5

0

Figura 11 – Analisi grafica della variazione delmassimo numero di serie necessarie al rag-giungimento del massimo ROM senza riscalda-mento vs il massimo numero di serie necessa-rio al raggiungimento del massimo ROM conriscaldamento. p<0,05 = n.s. (Wilcoxon test).

65,00

60,00

55,00

50,00

45,00

35,00

30,00

25,00

20,00

40,00

15,00

65,00

60,00

55,00

50,00

45,00

35,00

30,00

25,00

20,00

40,00

15,001 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Serie per il raggiungimento del massimo ROM Serie per il raggiungimento del massimo ROM

A – Andamento della Fmt senza riscaldamento B – Andamento della Fmt con riscaldamento

cm cm

n° soggetti: 15 n° soggetti: 15

Figura 12 – Cinetica della Fmt, senza riscaldamento (parte A) e con riscaldamento (parte B).

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successivo incremento. Il suddetto mododi procedere della capacità indagata, evi-denzierebbe come i vari tessuti che lamediano (tendini, muscoli, connettivi),permettano un aumento non lineare del-l’allungamento muscolare a volte appa-rentemente in diminuzione quasi a dimo-strare una loro reazione di difesa chedarebbe adito a pensare di avere raggiun-to il massimo allungamento ottenibile, masuccessivamente smentito da un suomiglioramento, il che avvalora l ’altonumero di serie da utilizzarsi per allenarequesta qualità.

Conclusioni

Lo studio effettuato mette in luce come inun gruppo di atleti praticanti tennis ago-nistico, sia stato possibile, tramite un testdi flessione anteriore del busto dalla sta-zione seduta (il sit and reach test) indivi-duare il numero delle serie utili al rag-giungimento della massima elongazionemuscolo-tendinea. Prendendo spuntodalla tecnica di allungamento statico(Anderson 1980) si evidenzia come il pro-tocollo del test può essere assimilato aduna tecnica di allungamento statico peròridotta nei suoi tempi di mantenimentodella postura raggiunta, e intervallata inmodo regolare da trenta s di recupero. Lemisure ripetute del test, divenuto l’eserci-zio stesso per la ricerca del massimoallungamento individuale, hanno permes-so di stabilire un numero di serie efficacial suo raggiungimento che in condizionidi non “warm up”, dal minimo ROM almassimo ROM (p<0,01), e risultato di 12serie. Le stesse misurazioni in condizionistandardizzate di “warm up”, dal minimoROM al massimo ROM (p < 0,001) hannoevidenziato un numero di 10 serie. Lemisurazioni svolte a caldo nei confronti diquelle eseguite a freddo hanno permessodi comprendere come il campione oggettodi studio in condizioni di riscaldamentoparte da una Fmt di base più elevata. Levarie interpretazioni metodologiche sul-l’allungamento muscolo-tendineo in con-dizione di pre e post riscaldamento, pos-sono presentarsi come ipotesi di lavoroper ricerche future con il fine di appro-fondire le tematiche trattate, in particola-re, sfruttando il tempo di mantenimentodella posizione statica dell’esercizio diallungamento realizzato in questo studioe utilizzandolo come metro campione, sipotrebbe definire in comparazione con ledifferenti tempistiche presenti in lettera-tura se esistano correlazioni con il nume-ro delle serie per il raggiungimento delmassimo ROM e se esso si modifichi infunzione di differenti tempi di allunga-mento.

Autore e responsabile della ricerca: Dott. Massimiliano Gollin, Docente presso la Scuola universitariainterfacoltà in Scienze motorie (Suism) dell’Università di Torino, docente presso la Scuola dello Sportdi Roma, responsabile presso il Centro Ricerche Scienze motorie della Suism di Torino dell’UnitàAllenamento e performance, Allenatore di IV Livello CONI.

E-mail: [email protected]

Ringraziamenti: si ringrazia per la partecipazione allo studio gli atleti del Club Tennistico Monviso diGrugliasco, Torino.

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