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Luis Zöggeler Pastore dello Sciliar per passione Associazioni di alpinisti In ottima compagnia tra le Alpi Tessuti dei costumi folcloristici Loden, lino, velluto e seta ALPE Estate 2015 Alpe di Siusi Magazine CASTELROTTO · SIUSI ALLO SCILIAR · FIÈ ALLO SCILIAR · ALPE DI SIUSI · TIRES AL CATINACCIO

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Sommer | ALPE 1

Luis ZöggelerPastore dello Sciliar per passione

Associazioni di alpinisti In ottima compagnia tra le Alpi

Tessuti dei costumi folcloristiciLoden, lino, velluto e seta

ALPEEstate 2015

Alpe di Siusi MagazineCASTELROTTO · SIUSI ALLO SCILIAR · FIÈ ALLO SCILIAR · ALPE DI SIUSI · TIRES AL CATINACCIO

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2 ALPE | Sommer

Un viaggio in Alto Adige/Südtirol è sempre l’inizio di un’esperienza unica che ti offre emozioni autentiche. E la meravigliosa sensazione di essere nel posto giusto.

www.suedtirol.info

Alto Adige. È bello sentirsi arrivati.

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Sommer | ALPE 3

Trascorrere l’estate nell’area vacanze Alpe di

Siusi significa godere di belle e rilassanti va-

canze a stretto contatto con una natura in-

contaminata, dove l’avventura fa da padrona. Fare

escursioni o arrampicate, andare in mountain bike, ci-

mentarsi nel parapendio, nell’equitazione o nel nuoto,

gironzolare oppure oziare, qualsiasi cosa decidiate di

fare, per tutta la vacanza dimenticherete la quotidianità.

Il fulcro di quest’edizione è la figura del pastore dello

Sciliar Luis Zöggeler, che durante i mesi estivi si oc-

cupa di ca. 350 bovini e che, insieme alla madre Rosl e al

giovane apprendista Tobias, avverte a queste altitudini

un’indescrivibile sensazione di libertà. Dalla montagna

simbolo dell’Alto Adige, la vista spazia sul regno di Re

Laurino, il Catinaccio: nessuno conosce i suoi tour così

bene come le associazioni alpine Bergler e Tschaminta­

ler. Chi invece preferisce mantenersi a bassa quota, può

imboccare l’antico sentiero lastricato da Castelrotto a

S. Osvaldo, dove potrà esplorare un luogo particolare:

le buche di ghiaccio.

Nella rubrica “Loden, lino, velluto e seta”, vi presen-

tiamo i tessuti di cui sono costituiti i costumi locali che,

un tempo, richiedevano un impegnativo lavoro artigia-

nale e con cui venivano realizzati gli abiti delle feste.

Proprio i lavori manuali, il disegno, la pittura e il fai-

da-te sono la passione dei tre fratelli Gasser che, con

creatività e occhio esperto, danno vita a personaggi dei

libri per bambini, eroi storici e coltelli artistici.

Da consueto pasto quotidiano, a specialità altoatesina:

la mosa di grano saraceno, un tempo servita anche a

colazione, ancora oggi viene consumata in compagnia,

direttamente dalla padella. La nostra ricetta vi svelerà

come preparare questa pietanza a casa vostra. Ma ac-

canto ai piaceri gastronomici non mancheranno quelli

musicali: lo Schlern International Music Festival di Fiè

allo Sciliar offre uno spettacolo pirotecnico di improvvi-

sazioni e sorprendenti combinazioni di suoni.

ALPE vorrebbe anche essere un’utile guida per la vo-

stra vacanza: oltre ad informazioni importanti sui ser-

vizi pubblici e dati interessanti, presenta molti consigli

circa i migliori ristoranti, trattorie e punti d’incontro,

così come numerose e allettanti possibilità per lo shop-

ping nei paesi dell’altopiano e dintorni. Questo ma-

gazine contiene anche un programma dettagliato di

eventi, appuntamenti culturali e ricreativi, da vivere in

compagnia. Se deciderete di partecipare, l’album delle

vostre vacanze sarà ricco di momenti felici e indelebili.

Vi auguriamo di trascorrere un meraviglioso e indimen-

ticabile soggiorno, all’insegna di benessere e relax.

Eduard Tröbinger Scherlin

Presidente per Alpe di Siusi Marketing

e le Associazioni Turistiche di Castelrotto,

Siusi allo Sciliar, Fiè allo Sciliar,

Alpe di Siusi e Tires al Catinaccio.

Cari ospiti!

Editoriale & Sommario

Estate | ALPE 3

Pagina 4Castel PröselsPagina 6Il regno del pastore dello SciliarPagina 12Associazioni alpine ai piedi del CatinaccioPagina 17Il mito delle DolomitiPagina 18Un‘escursione a Sant‘OsvaldoPagina 24Evi, Jochen e Armin Gasser: un trio artistico di fratelliPagina 30Loden, lino, velluto e seta Pagina 36Schlern International Music FestivalPagina 40Tutto sulla MuasPagina 42Mosa di grano saracenoPagina 44I 10 consigli dell’area vacanze Alpe di SiusiPagina 46Anteprima estate ‘15Pagina 48Anteprima inverno ‘15/16Pagina 50Visto & sentito

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Un viaggio in Alto Adige/Südtirol è sempre l’inizio di un’esperienza unica che ti offre emozioni autentiche. E la meravigliosa sensazione di essere nel posto giusto.

www.suedtirol.info

Alto Adige. È bello sentirsi arrivati.

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Castel PröselsCostruito su una soleggiata collina dai Signori di Fiè,

Castel Prösels svolse per secoli la funzione di residenza principale e luogo di ritiro.

L’erede più importante di questa famiglia, Leonhard von Völs-Colonna (1458-1530),

Capitano all’Adige e di Burgraviato del Tirolo, ne ampliò la struttura, trasformandolo in un

maniero in stile tardo gotico e rinascimentale.

Una delle mete culturali più significative dell’Alto Adige, Castel Prösels può essere ammirato tutti i giorni (eccetto il sabato)

nel corso di visite guidate. In estate, eventi culturali d’alta caratura attirano un pubblico vicino e lontano

all’interno delle sue magnifiche mura storiche.

www.schloss-proesels.it

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Testo: Elisabeth Augustin Foto: Helmuth Rier

Le greggi di Fiè trascorrono l’estate sui verdi pascoli dello Sciliar, accudite dal pastore Luis Zöggeler, mamma Rosl e dal giovane apprendista Tobias, che ogni anno vivono emozionanti avventure sull’altipiano.

Al Moarboden la stagione più incan-tevole è l’autunno, quando la nebbia aleggia sulle valli e il sole immerge nella sua calda luce i pascoli dello Sci-

liar e le cime dolomitiche che li circondano: Rosl lo adora. Verso sera, dal sentiero proviene il respiro affannoso degli ultimi escursionisti che salgono al Rifugio Bolzano, per trascorrervi la notte, mentre a Malga Moarboden si sono raccolti un paio di cac-ciatori che, il mattino seguente, desiderano met-tersi in cammino il prima possibile con cane, fucili e munizioni. Intorno a un tavolo gli uomini giocano a carte (a Watt’n), sperando di vincere, Rosl pre-

para altri canederli per deliziare i suoi ospiti e Luis e Tobias sono ancora alla ricerca di un vitello ri-belle. Presto, però, concluderanno insieme la se-rata in piacevole compagnia, prima di addormen-tarsi stanchi ma felici.

Da tempi immemorabili, al Moarboden sorge il rifugio del pastore dello Sciliar: ricostruito nel 2012, oggi Malga Moarboden accoglie Luis Zöggeler, mamma Rosl Kompatscher Zöggeler e il nipote Tobias, che in estate offre la sua preziosa colla-borazione come “apprendista pastore”. Luis e Rosl hanno ricevuto questo incarico dal comi-

Pastori a cavallo in una pace celestiale

Libertà a 360°: Rosl e Luis Zöggeler sono

impegnati sullo Sciliar da giugno a settembre.

»

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tato dell’Alpe (Almkomitee), un’unione di agricol-tori del Comune di Fiè allo Sciliar, e dal 2006 tra-scorrono qui ogni estate. “Nei 20 anni precedenti, abbiamo vigilato sull’intera Val Duron che unisce l’Alpe di Siusi alla Val di Fassa”, racconta Rosl. Suo figlio Luis, con lei fin da piccolo, oggi ha 33 anni e il mestiere nel sangue!

Il regno del pastore dello Sciliar comprende 560 ettari di pascolo. Sotto la sua custodia ci sono 350 bovini (vitelli, vitelle gravide, buoi e mucche non più in grado di produrre latte) e 20 cavalli. Su Moni, il suo Avelignese, Luis cavalca ogni giorno per que-sti sconfinati pascoli o meglio “viaggia”, come dice lui: l’essenziale, infatti, è la mobilità. I suoi prede-cessori si spostavano a piedi e, così, inizialmente gli agricoltori diffidarono di Luis, pieno di tempera-mento e di vita, nonché il primo pastore dello Sci-liar a cavallo. Il timore che spaventasse gli animali non trovò riscontro nella realtà e ora sono tutti contenti della sua impeccabile assistenza. Luis co-nosce ogni singolo animale affidatogli, che a sua volta riconosce il pastore. Ogni giorno, conta il suo gregge sparpagliato per il pascolo, per poi cercare gli “amici” mancanti fino a trovarli.

Gli animali vengono portati sullo Sciliar per lo più a metà giugno, attraversando l’omonima gola lungo il Sentiero dei tronchi, dopo aver lasciato la stalla al termine dell’inverno e aver pascolato per un mese sui prati a valle di Fiè, Umes, Presule e Aica di Fiè. Sugli ampi pascoli dello Sciliar, poi, si suddividono, pur restando per lo più in gruppo, ad esempio su

Monte Castello (cocuzzolo a 2.500 m che porta a Punta Santner e luogo di culto dell’epoca preisto-rica). “In qualche modo, tutti trovano il loro posto preferito”, spiega Luis.

Se in estate nevica, e sullo Sciliar non è certo un caso eccezionale, animali e pastore si trovano in difficoltà e, così, gli agricoltori di Fiè si affrettano a salire, per aiutare a riunire il bestiame, evitando che precipiti in qualche dirupo oppure muoia di freddo o di fame. Quando, magari a causa della neve o di un temporale, un animale cade da una pa-rete dello Sciliar o da Monte Castello, Luis fa il pos-sibile per trovarlo, raggiungerlo e togliergli il mar-chio che porta sull’orecchio. “Questo lo restituisco poi all’agricoltore, per fare in modo che l’assicura-zione gli risarcisca i danni”, precisa. Mediamente, ogni estate muoiono quattro/cinque animali, ec-cetto in caso di un forte fulmine, quando le perdite possono essere maggiori.

La giornata lavorativa al Moarboden ha ini-zio poco dopo le sei. Luis, Rosl e Tobias trascor-rono l’estate qui con Moni e Bessy (due cavalli), il cane Bubi, galline, conigli e tre mucche. Dopo aver munto le pecore, il latte viene scremato, per rica-varne il burro. Al termine della colazione, Luis e To-bias salgono a cavallo fino al Rifugio Bolzano, dove ripartiscono il sale, trasportato da valle con l’ap-posita teleferica, nelle mangiatoie degli animali. Durante il loro giro di perlustrazione, il pastore e l’apprendista controllano anche gli abbeveratoi, in modo che i loro protetti non patiscano la sete. Se

Un posto di lavoro idilliaco: da tempi immemorabili,

il Moarboden è la dimora del pastore dello Sciliar.

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si presenta l’occasione, Luis e Tobias si concedono un breve allenamento sui verdi pascoli con i loro destrieri, per prepararsi e mantenersi in forma per le gare di galoppo, gli eventi cavallereschi come la Cavalcata di Oswald von Wolkenstein e lo Skijöring invernale. Gli Zöggeler, infatti, sono molto famosi nei circoli degli Avelignesi.

Nel frattempo, mamma Rosl “difende il fortino”. A Malga Moarboden è possibile offrire da bere e mangiare a chi desidera concedersi una sosta: gli agricoltori che vanno a vedere i loro animali o gli escursionisti che nella mezz’ora di cammino che li separa dal Rifugio Bolzano vogliono fare una pausa. Rosl propone succo, vino e birra, ma an-che il tagliere dello Sciliar con speck, salsicce e formaggio o una deliziosa Kaiserschmarrn (ome-lette dolce servita con marmellata di mirtilli rossi) e, nel periodo della sagra dello Sciliar ad agosto, anche lo Schöpsernes (agnello, patate e verdure) e qualche acquavite distillata in casa. Durante il fine settimana, quando anche numerosi abitanti lo-cali si dirigono al Rifugio Bolzano, Rosl li amma-lia con i freschi e dolci Krapfen di Fiè. Dopo aver svolto il lavoro sui pascoli, Luis e Tobias le danno una mano con gli ospiti, ma il momento più spe-ciale è la sera… Gli ultimi escursionisti sono ormai lontani e al Moarboden regna una pace celestiale: “Quando ci accomodiamo davanti al rifugio, osser-vando marmotte, caprioli, camosci e il Catinaccio che risplende davanti a noi, avvertiamo un’inde-scrivibile sensazione di libertà”, rivela Rosl, “una bellezza allo stato puro”. Quassù, in montagna, non manca proprio niente!

A metà settembre, a seconda delle condizioni me-teorologiche, l’intera “carovana” fa ritorno a valle e la transumanza è accompagnata da un’atmosfera festosa: pastori e agricoltori sono felici che il be-stiame abbia trascorso una piacevole estate e che ora sia nuovamente a casa sano e salvo. Luis e Rosl fanno ritorno a Maso Kompatscher (grande tenuta ereditaria del 16° secolo), a Santa Caterina, dove in inverno aiutano il giovane agricoltore Peter con 30 Avelignesi, 70 mucche, 20 capre e 20 pecore. Nell’antica Stube e nel corridoio, innumerevoli tro-fei e campane testimoniano il successo in occa-sione di mostre di grigio alpina, eventi riguardanti l’allevamento dei cavalli e concorsi di equitazione. Così, nemmeno in inverno Luis e Rosl si annoiano mai e l’estate successiva arriverà presto: arrive-derci Sciliar! n

Sugli ampi pascoli verdi dello Sciliar, la neve può sorprendere le greggi anche in piena estate.

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Una silhouette inconfondibile di oltre 2.500 m d’altitudine e visi-bile da lontano: la cima dello Sci-liar è il lucente simbolo dell’Alto Adige. Qui, l’orogenesi delle Do-lomiti, note in tutto il mondo e dichiarate nel 2009 dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, è più viva che mai. Lo Sciliar è una bar-riera corallina pietrificata, le cui forme così contrastanti ebbero origine dall’accostamento di-retto di barriere in grado di for-mare rocce e potenti getti vulca-nici sotto la superficie del grande mare primordiale.

Da secoli, lo Sciliar affascina l’uomo: ritrovamenti preistorici, infatti, dimostrano che viene sca-lato da sempre, e le persone, che vivono alle falde di questo impo-nente massiccio, hanno con lui una relazione pragmatica. L’alta quota dello Sciliar non fu con-quistata solo dai pionieri alpini del 19° secolo, sebbene fu a quel tempo che ebbe inizio il turismo. Inoltre, era ed è un’importante

sorgente d’acqua e un pascolo per gli animali.

Nel 1885, sullo Sciliar fu inaugu-rato il Rifugio Bolzano (2.457 m s.l.m.), il terzo più antico delle Dolomiti. I rifugi dello Sciliar di-vennero il punto di cristallizza-zione della tradizione del club alpino altoatesino e ancora oggi godono di grande popolarità. Inoltre, da metà giugno a ini-zio ottobre, sono il ritrovo degli amanti della montagna prove-nienti da tutto il mondo. In pre-senza di bel tempo, il panorama dal Pez (2.563 m) diffonde emo-zioni indimenticabili, spaziando fino al Gruppo dell’Ortles-Ce-vedale e a lontani massicci do-lomitici come quelli di Pelmo e Civetta. Particolare attenzione merita anche la vegetazione delle regioni in quota e artiche, che cresce sui prati dello Sciliar: garo-fani alpini (streghe dello Sciliar), primule, stelle alpine, il papavero alpino retico e diverse specie di genziana.

In estate, l’aria salubre e l’erba sana sono particolarmente apprezzate dalle greggi, che possono godersi una dieta molto nutriente. Il popolo suole dire: “Un cesto pieno a valle si riduce a un cappello a monte, per soddisfare le necessità degli ani-mali.” Ma dal momento che i pa-scoli sullo Sciliar sono molto ampi e non recintati, è grande il pericolo che i capi di bestiame cadano, so-prattutto verso la fine della tran-sumanza, quando osano spingersi fino ai margini esterni più ricchi di cibo.

Intorno al 1797, Maria Kritzinger di Maso Deiml fece costruire a Umes la cappella di San Cassiano, consa-crata al santo e alla Madonna, in segno di riconoscimento per il sal-vataggio delle greggi sullo Sciliar. Il 13 agosto, San Cassiano (Kasche-stog in altoatesino), regna un’alle-gra atmosfera e, in occasione della sagra (solitamente il sabato vicino al 13), dopo la gioiosa Santa Messa, si festeggia davanti alla cappella presso il Rifugio Bolzano. n

Lo Sciliar, il simbolo dell’Alto Adige

Il famoso Sciliar, patrimonio dell’umanità, è un richiamo in confondibile per gli amanti delle escursioni e della natura.

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In ottima compagnia tra le AlpiI Bergler e i Tschamintaler, che si dedicano all’alpinismo e all’arrampicata, conoscono ogni singola pietra dell’area del Catinaccio e Tires rappresenta, per entrambe le associazioni, la porta delle Dolomiti e il punto di partenza di numerosi tour.

Quando un anziano signore con una giacca a vento sportiva e il viso abbronzato entrò nel ristorante a Bolzano in cui ci eravamo dati ap-

puntamento, non ebbi alcun dubbio: era il mio in-terlocutore Rochus Oehler, poiché gli alpinisti si riconoscono facilmente e non solo grazie al fatto che trascorrono molto tempo all’aperto! Rochus Oehler è il presidente dei Bergler, un’associa-zione alpina di Bolzano, i cui membri si attribu-iscono oltre 100 prime ascensioni solo nell’area

di Sciliar-Catinaccio, nonché il successore di Otto Eisenstecken, noto alpinista altoatesino deceduto nel 2004, che fu alla presidenza dal 1967 al 2000.

La storia dell’alpinismo. Risalendo alle origini, verso la fine del Medioevo erano quasi esclusi-vamente gli eruditi e gli scienziati a provare inte-resse o divertimento nello scalare basse cime. Un tempo, ci si recava in montagna solo per cacciare o attraversare i passi e non spinti dalla passione per fauna, flora, geologia o l’alpinismo stesso. An- »

Testo: Katja Sanin Foto: Helmuth Rier

A destra, la Torre Delago (una delle tre Torri del Vajolet). A sinistra, la Torre Est e la Nord.

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che nel 1786, in occasione della prima ascensione della cima più elevata delle Alpi, il Monte Bianco, al centro dell’interesse figuravano ancora questioni di natura scientifica, piuttosto che obiettivi spor-tivi, ma ciò segnò comunque l’inizio della sfida alle vette. Come epoca d’oro dell’alpinismo si indica il periodo intorno alla metà del 19° secolo, quando vennero scalate per la prima volta le più importanti montagne delle Alpi occidentali e a cui risale an-che la fondazione delle prime associazioni di alpi-nisti. A quel tempo, il regno di questo sport era la Svizzera: questo piccolo Stato nel cuore delle Alpi divenne, infatti, la meta più amata d’Europa e sco-prire le montagne era il desiderio della società be-nestante straniera. Le cime dolomitiche, invece, erano troppo basse e quindi di scarso interesse: lo sfruttamento delle Alpi orientali e l’alpinismo nelle Dolomiti ebbero inizio solo alla fine del 19° secolo con la prima ascensione di Monte Pelmo (3.168 m d’altitudine) nelle Dolomiti d’Ampezzo. L’idea di

semplificare agli alpinisti l’accesso al mondo do-lomitico tramite una strada percorribile in auto fu dei club alpini tedeschi e austriaci. Dal 1860 era già presente la strada della Val d’Ega e dal 1896 quella di Passo di Costalunga, ma per gli attraversamenti più in quota erano disponibili solo percorsi sterrati e mulattiere. Il promotore della strada delle Dolo-miti fu Theodor Christomannos, appassionato alpi-nista e pioniere, con cui ebbe inizio il turismo nelle valli dolomitiche.

Nel lontano 1811 fu costruita l’antica strada fino a Tires, paese che svolse un importante ruolo nella storia alpinistica delle montagne altoatesine, in quanto porta delle Dolomiti. Alla fine del 19° secolo, furono edificati i primi rifugi (Bergamo, Vajolet e Fronza alle Coronelle), che ben presto risultarono troppo piccoli e così, prima ancora della Grande Guerra, vennero ampliati e portati alle dimensioni odierne. Il Rifugio Bergamo fu il primo a essere co-

Sul Catinaccio aleggiano numerose sto-rie, miti e leggende. Un tempo, il re dei nani Laurino lanciò una maledizione sul suo regno. Tra le grigie rocce in quota del Catinaccio, oggi ricoperte da un ghia-ione deserto (la gola del Gartl), in pas-sato s’estendeva il suo giardino di rose (Rosengarten in tedesco, Catinaccio in

italiano), ma dopo il rapimento di Si-milde, la figlia del re, Laurino fu impri-gionato dai fedeli compagni del sovrano e gridò: “Queste rose mi hanno tradito e non fioriranno mai più, né di giorno né di notte!”. Tuttavia, preso dalla furia della maledizione, dimenticò il crepu-scolo, momento in cui il Catinaccio mo-

stra tutto lo splendore delle sue fiam-meggianti rose rosse. Questa cima, che ebbe origine da una barriera corallina, quando l’acqua ricopriva ancora la su-perficie terrestre, oggi è un gioiello della natura, dichiarato dall’UNESCO patrimo-nio dell’umanità nel 2009 insieme a gran parte delle Dolomiti.

Nel regno di Re Laurino

Dal 1923, la baita Bergler è il loro punto di partenza per le ferrate.

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struito nell’area del Catinaccio (nel 1887), per vo-lontà di Johann Santner della sezione di Lipsia del club alpino tedesco (Deutscher Alpenverein); da qui, in due ore era possibile raggiungere il Cati-naccio d’Antermoia, la cima più elevata (3.004 m). Nel 1888/1889, Johann Santner fondò insieme ad alcuni alpinisti bolzanini e stranieri l’associazione dei Tschamintaler. Alcuni scalatori esperti di Tires, che ruotavano intorno ai fratelli Johann e Alois Villgrattner, sfruttarono il momento favorevole di fine secolo per creare un’associazione di guide alpine. Fu Alois Villgrattner con Johann Santner a “inaugurare” Passo Santner (che gli deve il nome) il 19 giugno 1878, rendendo così accessibile il Ca-tinaccio dal versante di Tires. Dal momento che all’epoca erano soprattutto i borghesi benestanti delle città a recarsi in montagna, le guide alpine e i portatori vissero un periodo d’oro: un tour da Ti-res alla cima del Catinaccio, ad esempio, costava da 14 a 16 fiorini; per un rapido confronto, un ar-tigiano guadagnava quasi mezzo fiorino al giorno. Tuttavia, solo le migliori guide alpine potevano vi-vere esclusivamente della loro professione, come ad esempio Franz Schroffenegger e Franz Wenter. Quest’ultimo era anche membro del club alpino dei Bergler, fondato nel 1914, come il leggendario Otto Eisenstecken, il cui nome è indissolubilmente legato all’alpinismo nelle Dolomiti. Prima della Prima Guerra Mondiale, Schroffenegger e Wenter intrapresero numerosi e impegnativi tour nell’area

del Catinaccio, quali la prima scalata sulla parete nord-ovest della Torre Delago, sulla parete nord- ovest e sul versante est di Monte Sella, sulla pa-rete est della Roda di Vaèl e il difficile percorso set-tentrionale sulla parete della Croda di Re Laurino.

Catinaccio, il paradiso degli alpinisti. “Dopo la Seconda Guerra Mondiale, alla fine degli Anni ’40, fu Otto Eisenstecken a dare inizio alla nuova epoca dell’alpinismo con le sue prime scalate sulla Roda di Vaèl, la parete ovest della Croda di Re Laurino, la torre principale del Vajolet e molte altre”, mi spiega Rochus Oehler, raccontandomi che fu Eisenstecken a far rinascere al termine della guerra l’attività pubblica dei Bergler dopo il divieto della libertà di associazione imposto dai fascisti negli Anni ’20 e i disordini bellici. “Ancora oggi, c’incontriamo ogni giovedì intorno al nostro tavolo dell’Hotel Hanny”, riferisce Rochus Oehler, dalla cui voce trapelano gioia e orgoglio per la loro tradizione centenaria. Quella del giorno non fu una scelta casuale: all’ epoca non esistevano ancora gli smartphone, per potersi dare appuntamento tramite SMS o Whats-App. I Bergler predilessero, quindi, il giovedì per organizzare i tour dell’imminente fine settimana. Tuttavia, la Prima Guerra Mondiale frenò l’intra-prendenza degli alpinisti, gettando un’ombra sulla storia e sullo sviluppo dell’Europa. Il club alpino dei Tschamintaler, invece, in quel periodo si sciolse, per poi essere rifondato nel 1959 da cinque alpi- »

Il registro della baita Bergler.

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16 ALPE | Estate

Una barriera corallina pietrificata che si eleva verso il cielo defini-sce l’impareggiabile mondo alpino delle Dolomiti. Grazie alla loro bel-lezza monumentale e al loro signifi-cato geologico e geomorfologico, i cosiddetti “monti pallidi” nel 2009 sono stati inclusi dall’UNESCO nel Patrimonio dell’Umanità. Suddivise in nove aree, di cui fa parte anche il Parco Naturale dello Sciliar-Catinac-

cio, le Dolomiti sono considerate uf-ficialmente uno dei più bei paesaggi naturali del mondo.

Parco naturale Sciliar-Catinaccio. Il parco naturale più antico dell’Alto Adige è stato istituito nel 1974. L’area protetta, grande 7.291 ettari, si trova nella parte occidentale delle Dolomiti altoatesine. Lo Sciliar è un imponente massiccio dolomitico, che, con le

sue torri Santner e Euringer, rappre-senta una delle immagini simboliche dell’Alto Adige. Anche il massiccio del Catinaccio, con le sue innumere-voli cime, è conosciuto molto oltre i confini della regione. Una delle tante vette del massiccio, il Catinaccio d’Antermoia, raggiunge i 3.002 metri. Fanno parte del parco naturale anche i boschi di Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires, oltre alla Val Ciamin. «

Il mito delle DolomitiDal 2009 sono Patrimonio dell’Umanità secondo l’UNESCO, per l’alpinista estremo altoatesino Reinhold Messner sono “le montagne più belle del mondo” e per molti sono il sinonimo per eccellenza della vacanza estiva: l’ineguagliabile bellezza delle Dolomiti colpisce tutti.

Madonna di Campiglio

9

Trento

Bozen Bolzano

Meran Merano

8

7

4

3

12

5

6

Brixen Bressanone

Bruneck Brunico

Belluno

Tiers/Tires

Cavalese

CanazeiAlleghe

Zoldo

Agordo

Fiera di Primiero

CimolaisLongarone

Ampezzo

Auronzo

Pieve di Cadore

Cortina d’Am-pezzo

Toblach Dobbiaco

St. Vigil S. Vigilio

St. Ulrich Ortisei

Corvara

Völs am Schlern Fiè allo Sciliar

Seis am Schlern Siusi allo Sciliar

Kastelruth Castelrotto

Feltre Pordenone

Lienz

Seiser Alm Alpe di Siusi

Südtirol

Trentino

BellunoUdine

Pordenone

Dolomiti Patrimonio dell’Umanità UNESCO 1 Pelmo, Croda da Lago

2 Marmolada

3 Pale di San Martino, San Lucano Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine

4 Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave

5 Dolomiti Settentrionali

6 Puez-Odle

7 Sciliar-Catinaccio, Latemar

8 Rio delle Foglie

9 Dolomiti di Brenta

L’affascinante mondo delle Dolomiti seduce soprattutto per le bizzarre formazioni di roccia e l’inconfondibile colorazione.

Foto

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nisti di Tires: Markus Villgrattner, Toni Trompedel-ler, Sepp Robatscher, Albert Robatscher e Günther Pattis. Oggi, quest’associazione di scalatori anno-vera 17 membri e vanta anche un giovane aspirante che, al compimento della maggiore età, sarà il “pic-colo” del gruppo.

Entrambi i club alpini sono strettamente legati al Catinaccio e svolgono una vivace attività che oggi va molto oltre questa cima e i confini altoatesini. Il Catinaccio è la montagna dei Tschamintaler, men-tre per i Bergler di Bolzano svetta davanti a casa e, in passato, arrivavano in treno a Prato Isarco e poi in bicicletta fino a Tires, dove dormivano nei fienili, prima di affrontare i loro tour al mattino presto. Si narra che una volta furono allontanati piuttosto

bruscamente da un agricoltore e, così, durante la di-scesa attraverso i camini di Wenter decisero di co-struire un rifugio alle falde della parete della Croda di Re Laurino. La realizzazione della baita Bergler durò dal 1921 al 1923 e durante il fascismo, quando la cultura tedesca in Alto Adige era proibita, di-

venne la sede segreta dell’associazione, dove si sfuggiva alle vessazioni del regime e s’intonavano canzoni tedesche senza essere scoperti per l’intera durata del divieto della libertà di associazione, ov-vero fino al 1943. I Tschamintaler non s’incontrano ogni giovedì, bensì, a prescindere dall’attività as-sociativa, una volta all’anno in occasione dell’as-semblea generale, organizzata anche dai Bergler. In qualità di moglie di uno dei 17 membri dei Tscha­mintaler ebbi l’onore di partecipare all’evento di quest’anno, a cui erano invitate anche le donne. Ci incontrammo vicino alla baita Bergler: alcuni ar-rivavano dall’arrampicata su ghiaccio, mentre altri salivano fino alla malga Haniger Schwaige. Quando eravamo tutti seduti a tavola, passai ai presenti un foglio di carta e una penna, affinché scrivessero il loro tour preferito per un’arrampicata nell’area del Catinaccio e da assoluta profana scoprii che qui, oltre alle note ferrate adatte a tutti gli alpinisti al-lenati (Catinaccio d’Antermoia, Laurenzi, Masaré e Passo Santner), ci sono infiniti percorsi riservati ai più esperti. Il bello fu che ciascuno indicò un itine-

rario differente: l’unico tour menzionato due volte, fu proprio quello nominato anche da Rochus Oeh-ler alla fine della nostra intervista: la ferrata Eisen-stecken, inaugurato il 2 settembre 1946 da Otto Ei-senstecken sulla parete ovest di IV grado e diretto alla gola del Gartl. n

La baita privata dei Bergler con vista sulla valle di Bolzano.

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Una barriera corallina pietrificata che si eleva verso il cielo defini-sce l’impareggiabile mondo alpino delle Dolomiti. Grazie alla loro bel-lezza monumentale e al loro signifi-cato geologico e geomorfologico, i cosiddetti “monti pallidi” nel 2009 sono stati inclusi dall’UNESCO nel Patrimonio dell’Umanità. Suddivise in nove aree, di cui fa parte anche il Parco Naturale dello Sciliar-Catinac-

cio, le Dolomiti sono considerate uf-ficialmente uno dei più bei paesaggi naturali del mondo.

Parco naturale Sciliar-Catinaccio. Il parco naturale più antico dell’Alto Adige è stato istituito nel 1974. L’area protetta, grande 7.291 ettari, si trova nella parte occidentale delle Dolomiti altoatesine. Lo Sciliar è un imponente massiccio dolomitico, che, con le

sue torri Santner e Euringer, rappre-senta una delle immagini simboliche dell’Alto Adige. Anche il massiccio del Catinaccio, con le sue innumere-voli cime, è conosciuto molto oltre i confini della regione. Una delle tante vette del massiccio, il Catinaccio d’Antermoia, raggiunge i 3.002 metri. Fanno parte del parco naturale anche i boschi di Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires, oltre alla Val Ciamin. «

Il mito delle DolomitiDal 2009 sono Patrimonio dell’Umanità secondo l’UNESCO, per l’alpinista estremo altoatesino Reinhold Messner sono “le montagne più belle del mondo” e per molti sono il sinonimo per eccellenza della vacanza estiva: l’ineguagliabile bellezza delle Dolomiti colpisce tutti.

Madonna di Campiglio

9

Trento

Bozen Bolzano

Meran Merano

8

7

4

3

12

5

6

Brixen Bressanone

Bruneck Brunico

Belluno

Tiers/Tires

Cavalese

CanazeiAlleghe

Zoldo

Agordo

Fiera di Primiero

CimolaisLongarone

Ampezzo

Auronzo

Pieve di Cadore

Cortina d’Am-pezzo

Toblach Dobbiaco

St. Vigil S. Vigilio

St. Ulrich Ortisei

Corvara

Völs am Schlern Fiè allo Sciliar

Seis am Schlern Siusi allo Sciliar

Kastelruth Castelrotto

Feltre Pordenone

Lienz

Seiser Alm Alpe di Siusi

Südtirol

Trentino

BellunoUdine

Pordenone

Dolomiti Patrimonio dell’Umanità UNESCO 1 Pelmo, Croda da Lago

2 Marmolada

3 Pale di San Martino, San Lucano Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine

4 Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave

5 Dolomiti Settentrionali

6 Puez-Odle

7 Sciliar-Catinaccio, Latemar

8 Rio delle Foglie

9 Dolomiti di Brenta

L’affascinante mondo delle Dolomiti seduce soprattutto per le bizzarre formazioni di roccia e l’inconfondibile colorazione.

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Estate | ALPE 17

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C alzature adeguate, zaino, acqua suffi-ciente per un’escursione di circa due ore e tanta curiosità e passione per la natura:

ecco gli ingredienti essenziali di un’emozionante giornata lontano dai sentieri affollati.

Da Castelrotto ci dirigiamo verso la valle, percor-rendo per circa dieci minuti la strada asfaltata e ol-trepassando i Vigili del Fuoco in direzione di Ponte Gardena. Al primo tornante pronunciato svoltiamo su una stretta stradina asfaltata, al di sopra della quale sorgono gli edifici amministrativi di Maso Pilgram, il maso successivo (con la grande insegna

“Rundschuh” sul tetto del fienile) si trova al di sotto della strada, mentre la nostra meta intermedia è il Maso Puntschu. Qui, ha inizio il sentiero escur-sionistico nº 16, che scende dolcemente attraverso un prato, per poi sfociare in un ripido sentiero la-stricato.

Sentiero escursionistico nº 16. Per un po’, non possiamo più bearci del magnifico panorama cir-costante, poiché il terreno irregolare dovuto alle pietre logore per i secoli in cui vi hanno transitato i carri richiede tutta la nostra attenzione. Quante cose avrebbero da raccontare... Storie di stanchi ca-

18 ALPE | Estate

È giunto il momento di scoprire cosa sono, nel corso di un’escursione da Castelrotto a Sant’Osvaldo, passando per il colle Puntschakofel.

Cosa sono le buche di ghiaccio?

Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier »

Rigogliosa vegetazione in fiore lungo il sentiero escursionistico nº 16.

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Estate | ALPE 21

valli e buoi, che dalla Valle Isarco traina-vano pesanti botti di vino o sacchi di cereali sul ripido sentiero attraverso il Puntscha­kofel fino a Castelrotto, prima della costru-zione della strada dalla stazione dei treni di Ponte Gardena all’altipiano alle falde dello Sciliar alla fine del 19° secolo. Aned-doti delle numerose persone che al mat-tino presto scendevano frettolose lungo il sentiero fino alla “stazione di Castelrotto”, la fermata a valle del treno, per raggiun-gere Bolzano o Bressanone e poi risalire ogni sera verso casa lungo la ripida strada carrozzabile.

All’ombra di faggi e querce, seguendo le pietre porfiriche ricoperte di muschio lungo il margine del sentiero, saliamo sempre di più. Il percorso diventa un sen-tiero ben tenuto e assicurato con le corde (in perfetta sintonia con la natura), men-tre con ginocchia affaticate raggiungiamo i primi masi di Sant’Osvaldo. Seguiamo il nº 16 in direzione di questo paese, lasciando subito la strada asfaltata, per immergerci nella frescura di un bosco misto sulla sini-stra. Qui, il soffice terreno attutisce i nostri passi, mentre un capriolo spaventato fugge attraverso il prato.

Le buche di ghiaccio di Sant’Osvaldo. Un prato recintato in mezzo alla foresta? Il cartello, che ora seguiamo, indica “Buche di ghiaccio” e sul limitare del bosco, in-fatti, scorgiamo una fenditura nella roccia da cui fuoriesce dell’aria fredda che crea un clima davvero particolare nell’ambiente circostante, contraddistinto da una vege-tazione altrettanto peculiare. Si tratta di un fenomeno naturale estremamente raro, da osservare in prima persona! Sul prato Madrunglfuchsboden soffia regolarmente aria fredda: ecco perché qui, a 700 m s.l.m., crescono piante che normalmente si tro-vano solo a partire dai 1.200 m.

Ci aggiriamo per la frana di massi porfirici alla ricerca di altre buche di ghiaccio, no-tando che da numerose fenditure fuorie- »

Buche di ghiaccio, un raro fenomeno naturale.

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22 ALPE | Estate

sce aria fredda. Com’è possibile? Una bacheca informativa illustra che: “Tra le macerie rocciose all’interno delle spaccature è presente una cor-rente d’aria. Quella calda entra nelle fessure, viene raffreddata e fuoriesce ghiacciata. Nell’a-rea inferiore, quindi, si crea una temperatura compresa tra 0 e 5 gradi Celsius”. Pertanto, non dobbiamo meravigliarci di trovare del ghiaccio in alcune buche!

Sant’Osvaldo. Avvertiamo un certo languorino, sapendo che ormai Sant’Osvaldo è vicino. Que-sto piccolo borgo, casa di Norbert Rier (cantante dei Kastelruther Spatzen), ha conservato tutto il suo fascino, grazie alla consapevolezza con cui la popolazione vive le sue tradizioni e all’imperdi-bile museo contadino nel fienile dell’Albergo Zu Tschötsch, la cui terrazza o l’antica Stube sono ideali per fare il pieno di nuove energie.

Infine, per fare ritorno a Castelrotto, si presen-tano numerose possibilità: direttamente lungo il sentiero nº 16 oppure lungo i sentieri nº 7 e 5 attraverso la valle Böstal fino a Telfen e alla meta; lungo il nº 7A fino a Maso Pfleger con il suo giardino delle spezie e al mulino Malenger (due perle da visitare), per poi raggiungere Siusi e arrivare al punto di partenza in autobus; con l’autobus di linea da Sant’Osvaldo a Siusi e poi a Castelrotto (partenza ogni 1½ ora circa; ultima corsa alle 18.30). n

In estate, faggi e querce dispensano ombre particolarmente apprezzate.

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24 ALPE | Estate

Qualche anno fa, i fratelli Gasser hanno ereditato da una prozia una bella casa antica nel centro di Ca-stelrotto. Cresciuti in un paesino

presso Bressanone, Evi, la maggiore, e Armin vi-vono e lavorano a Castelrotto, mentre Jochen, il più giovane, abita ancora nella casa della loro infanzia, sebbene piuttosto sporadicamente dal momento che viaggia spesso.

Evi Gasser mi accoglie nel grazioso apparta-mento, in cui lavora e vive con il suo compagno e due bambini piccoli. In passato, questa grafica diplomata avviò con un’amica uno studio nel pa-ese limitrofo di Siusi allo Sciliar, dopo una plu-riennale esperienza presso il famoso settimanale altoatesino ff.

Quando le chiedo se riesce a combinare il ruolo di mamma con il successo professionale, risponde: “Meravigliosamente! I miei figli disegnano e co-lorano con me”. Nel 2005, ha illustrato il primo volume per bambini, di cui ricorda: “Fu il mio de-butto in una nuova dimensione artistica: l’illu-strazione dei libri”. Ed è andato così bene che, da quel momento, non ha smesso di ricevere ri-

I fratelli Evi, Armin e Jochen Gasser esprimono il loro talento artistico disegnando, dipingendo, illustrando e creando. Evi e Jochen sono noti illustratori di libri, mentre Armin realizza coltelli unici fatti a mano: insieme sono un trio di successo.

»

Creatività alla terza

Jochen, Evi e Armin Gasser:

tre personaggi interessanti.

Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier

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Estate | ALPE 25

Creatività alla terza

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chieste, che hanno portato all’illustra-zione di dieci libri per bambini e due dozzine di opere minori, tra cui nu-merosi volumi di leggende e saggi per adulti. Oltre a quest’attività, trova an-cora il tempo per disegnare manifesti per esposizioni e rappresentazioni te-atrali. “Finora si è sempre trattato di lavori su commissione, ma adesso ho pubblicato insieme a un’autrice il mio primo libro, la cui idea e il concetto sono mie creature”, rivela Evi. Tre anni fa ha cominciato questo progetto che sta già registrando ottime vendite: “Il mio Alto Adige. Una fonte di scoperte per tutta la famiglia”.

Evi racconta di aver realizzato sul suo blocco oltre 500 disegni a matita, per poi curare il layout al PC, impaginando testo e illustrazioni, e scannerizzare la versione finale ottimizzata con la china e colorata con Photoshop. Un lavoro davvero impegnativo… “Mi sono an-che divertita molto”, racconta. Inoltre, con il pennello trasforma i suoi schizzi preferiti in un acrilico su tela: una ma-gia che le consente di svagarsi e dare gioia alla sua famiglia.

Nel frattempo si unisce a noi Jochen Gasser, un moderno hippy di 33 anni con i capelli ossigenati e un abbiglia-mento casual, in grado di sentirsi a suo agio sia in una grande città sia in un rifugio in alpeggio. Jochen è molto famoso in Alto Adige come entertai-ner, nonché come spiritoso e diver-tente illustratore del libro di successo “Andreas Hofer – Eine illustrierte Ge-schichte” (Una storia illustrata), di cui è già stata pubblicata la quarta edizione (oltre 15.000 copie vendute finora). “Questo volume viene acquistato dalle scuole per le lezioni di storia e spesso mi invitano a presentarlo”, racconta Jochen. Ovviamente, studiare con un simile materiale è più divertente, an-che se Andreas Hofer, combattente per la libertà ed eroe nazionale della

coscienza storica altoatesina, ci ri-mette qualche penna. Se i testi dell’au-tore e storico Norbert Parschalk si sono attenuti ai fatti reali con neutra-lità e precisione, Jochen Gasser ha ri-vendicato la libertà artistica, gettando luce sul lato umano di quest’eroe con malizia e sottile ironia.

Il successo non è arrivato per caso: Jo-chen disegna e pittura da sempre e all’Istituto tecnico per grafica di Bres-sanone meravigliava compagni e do-centi con la sua abilità nel realizzare in pochi secondi strisce a fumetti o tra-sporre idee su carta. Dopo l’esame di maturità, ha lavorato presso un archi-tetto d’interni, per poi dedicarsi intera-mente al suo talento. Inoltre, è anche designer di una linea di abbigliamento e accompagna il famoso cantautore al-toatesino “Doggi” Dorfmann in tour-née, dando vita insieme a uno spetta-colo teatrale innovativo. Si dice in giro che sia un connubio di sagaci canzoni e caricature che fanno da sfondo a un impeccabile show in grado di intratte-nere il pubblico per due ore.

Infine, è già stato pubblicato il nuovo libro che ha illustrato per Norbert Par-schalk: “Michael Gaismair. Eine illu-strierte Geschichte” che segue il mo-dello del precedente, dando un volto e una voce a un altro tradizionale perso-naggio tirolese. Gaismair, vissuto nel 16° secolo, è passato alla storia come ri-belle, capo degli agricoltori e ideologo di un mondo più giusto.

Infine, completa il trio Armin Gasser che mi accompagna nel suo regno a piano terra. Questo ex maestro di sci nei mesi estivi lavora nel parco natu-rale, di cui realizza anche le originali recinzioni che costeggiano il sentiero e le panche in legno, mentre in inverno si dedica alla sua officina. A differenza dei fratelli, il qualificato meccanico, che per un certo periodo ha svolto la

26 ALPE | Estate

L’ultima pubblicazione di Evi Gas-ser, illustratrice di libri, e dell’au-trice Karin Gschleier è una let-tura facile, divertente e ricca di sfaccettature, che racconta l’Alto

Adige da una prospettiva nuova. Marie e Alex, due bambini altoa-tesini che vivono rispettivamente in un maso e a Bolzano, viaggiano tra città e campagne alla scoperta di cultura e arte, ma anche di na-tura, stili di vita e tradizioni popo-lari. Sulle ali di un’aquila volano nel passato, dove osservano con sommo stupore le numerose vicis-situdini storiche che hanno por-tato all’evoluzione di questa re-gione alpina, dall’età della pietra a oggi. Questo libro avvicina in maniera divertente i bambini all’e-clettico Alto Adige, offrendo an-che agli adulti la possibilità di sco-prire qualche curiosità.

L’edizione rilegata (109 pagine) della casa editrice Weger Verlag di Bressanone, da luglio 2015 è di-sponibile presso tutte le librerie altoatesine.

Il mio Alto AdigeUna fonte di scoperte per tutta la famiglia

Evi e Jochen: eccezionali

e creativi.

»

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Estate | ALPE 27

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28 ALPE | Estate

professione di lattoniere, mette il suo talento artistico al servizio dell’artigianato. Armin, in-fatti, è “creatore di coltelli per passione”, come ama definirsi.

Non produce modelli qualunque, bensì quelli per gli abiti folcloristici maschili e posate da viaggio, tipici di Baviera e Tirolo. “Il bricolage mi appassiona fin da bambino, quando realiz-zavo da solo i miei giocattoli”, racconta. Mentre i fratelli disegnavano e dipingevano, lui subiva

il fascino della manualità, avvertiva il deside-rio di creare qualcosa con le proprie mani, tra-sformando idee in oggetti unici. Dieci anni fa, quando ereditò dal nonno, un artigiano specia-lizzato in accessori artistici per la casa e i co-stumi folcloristici, i “ferri del mestiere”, decise di portare avanti la tradizione. Dal prozio ap-prese una speciale tecnica di incisione e l’arte del ricamo con le costole delle penne, oltre a visitare numerosi musei storici, per conoscere i dettagli di coltelli antichi fatti a mano.

“Poi, passo dopo passo, ho imparato i segreti di quest’arte senza arrendermi mai, nonostante gli

insuccessi”, racconta. E infine ha trionfato: dal 2007, infatti, è un artigiano professionale che crea coltelli per abiti folcloristici e posate da viaggio nello stile del 18° e 19° secolo, così come coltelli da speck e da caccia. Nel 2010, l’elevata qualità dei suoi modelli unici è stata onorata dal conferimento del Premio altoatesino per l’arti-gianato. Armin rivela di rivolgere particolare at-tenzione alle decorazioni, mostrandomi alcune impugnature in alpacca e lame fatte a mano con meravigliose incisioni, anche di motti. Come ri-

vestimento o intarsio del manico utilizza prefe-ribilmente il corno di mucca, che taglia, pressa e leviga egli stesso; sempre a mano vengono prodotti anche i foderi in pelle, piuttosto diffi-cili da lavorare. Questo processo, naturalmente, richiede tempo. “Per un set di posate composto da due pezzi ci vogliono circa 40 ore di lavoro”, stima approssimativamente. I clienti devono es-sere pazienti: l’attesa per una creazione Armin Gasser dalla prima bozza, discussa insieme, al prodotto finito può durare anche un anno. “In cambio, ognuno avrà il coltello dei suoi sogni, unico al mondo e fatto a mano”, conclude l’ar-tigiano. n

I coltelli creati da Armin sono pezzi unici.

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30 ALPE | Estate

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Estate | ALPE 31

I molteplici tessuti dei costumi folcloristici spaziano dal loden alla seta.

L’abbigliamento è sempre stato un segno distintivo dello status sociale e originariamente i tessuti e le decorazioni dei costumi folcloristici dovevano sottolineare proprio queste differenze.

Loden, lino, velluto e seta

La società medievale europea era suddi-visa in numerosi ceti chiaramente se-parati tra loro da norme giuridiche e, in molti luoghi (Tirolo compreso), si ten-

tava di definire la differenza tra agricoltori, bor-ghesi, nobili ed ecclesiastici con regole per l’ab-bigliamento. I contadini, ad esempio, dovevano limitarsi a indossare i tessuti che producevano loro stessi, ovvero prevalentemente loden, lino e lana. All’epoca di Carlo Magno, quindi, al ceto in-feriore erano interdetti gli abiti costosi e al mas-simo gli era concessa una giacca in loden, mentre materiali preziosi come seta e broccato erano ri-servati ai ricchi.

Solo nella seconda metà del 18° secolo, durante il regno di Maria Teresa, queste norme non furono più rinnovate e così ebbe inizio l’evoluzione dei costumi folcloristici degli agricoltori che non vo-levano più presentarsi con i cupi colori della lana (marrone, grigio e nero), bensì emulare i nobili e adornarsi di accessori glamour e raffinati. Final-mente, potevano liberare la loro fantasia, da cui ebbe origine l’attuale molteplicità di abiti folclo-ristici.

Tessuti naturali. Oggi, osservando attentamente i costumi folcloristici, notiamo un connubio di ma-teriali differenti: giaccone in lana, giacca in loden, fazzolettino in seta, corsetto in velluto, nastri in broccato, merletti in cotone, cintura in pelle e nu-merosi ornamenti in piume e paillettes. Tale va-rietà rappresenta anche il principale problema dei sarti specializzati che devono realizzare a mano la maggior parte dei lavori di cucito. Dove trovano i

Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier»

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32 ALPE | Estate

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Estate | ALPE 33

tradizionali tessuti naturali e gli accessori, senza in-serti sintetici, per rammendare o modificare i capi antichi oppure per confezionarne di nuovi?

Negli ultimi secoli, la produzione di tessuti è no-tevolmente cambiata. Nel Medioevo, ad esempio, esisteva la corporazione degli artigiani del loden, che produceva questo tessuto, oggi realizzato in gran parte nelle fabbriche.

Loden. Originariamente, per trasformare la lana in loden era necessario un dispendioso processo manuale. Gli agricoltori cardavano la lana con due assi ricoperte di chiodi e nelle lunghe sere invernali le donne (contadine e domestiche) sedevano all’ar-colaio, per filarla, ricavandone gomitoli resistenti. Un tessitore, che si spostava da un maso all’altro, tesseva poi il morbido materiale che gli agricoltori portavano al follatore. Il tessuto veniva energica-mente follato in acqua calda e compresso. In se-guito a questa fase la lana s’infeltriva, diventando più spessa e restringendosi del 40% circa, tanto da

rendere il loden impermeabile e resistente al vento.Ancora oggi la follatura avviene in parte secondo questo antico metodo, poiché, nonostante l’evolu-zione tecnologica, per produrre un loden raffinato, sono ancora necessarie numerose fasi di lavora-zione. Dopo la follatura, il tessuto viene colorato, stirato da bagnato e fatto asciugare delicatamente all’aria fresca, come vuole la tradizione. La lucen-tezza, acquisita dalla stoffa con lo stiramento finale, viene perfezionata con la decatizzatrice.

Lino. In passato e fino all’inizio del 20° secolo, an-che il lino veniva coltivato e impiegato nei nostri masi. Prima che il cotone conquistasse il mercato europeo, quasi tutto ciò che serviva per l’abbiglia-mento e in casa era realizzato con questo materiale (camicie, bluse, grembiuli, lenzuola e asciugamani). La fibra di lino viene ricavata dai fusti dell’omonima pianta ed è annoverata tra le fibre della rafia. Subito dopo essere stati raccolti, gli steli venivano legati insieme, suddivisi per lunghezza, spessore e livello di maturazione, e fatti seccare sui campi falciati.

Nel centro di Castelrotto è stato progettato il Museo dei costumi folcloristici locali, la cui multifunzionalità dovrebbe essere presentata in una cornice storica.

Per favorire la conserva-zione e la cura degli abiti antichi, viene allestito anche un laboratorio specializzato nella ripa-razione dei capi e nella confezione di nuovi modelli su misura.

Museo e laboratorio dei costumi folcloristici

»

Camicia in lino, gilet in velluto e pantaloni in loden per il semplice abito folcloristico maschile.

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“Prima di essere indossato, il lino deve passare per 72 mani”, dicevano un tempo gli agricoltori. “Pettinare” gli steli con un pettine in ferro era un duro lavoro e la rafia, così ottenuta, doveva poi essere bollita in acqua calda per numerosi giorni. Una volta asciutta, avveniva la maciullatura, ov-vero la rimozione del midollo dagli steli. Infine, con un sottile pettine in ferro, il lino veniva scom-posto in singole fibre, rimuovendo le ultime par-ticelle di legno. Questo materiale puro, ora, po-teva essere filato e avvolto sull’aspo, per ottenere il tessuto grezzo (iuta), mentre per le varietà più raffinate le donne intrecciavano le matasse, più volte pettinate, e le bollivano nella liscivia di ce-nere di legno che poi risciacquavano nell’acqua del ruscello. Ora, il tessitore poteva recarsi a casa con il telaio e lavorare il filato, trasformandolo in tessuto.

Velluto e seta erano e sono ancora oggi tessuti preziosi, rimasti per secoli al di fuori della por-tata della gente semplice: indossarli era appan-naggio di ricchi e potenti. Non c’è da stupirsi, se si pensa che la seta viene ricavata dai bozzoli dei bachi (larva del ragno della seta, una specie di far-falla) e per un kg di filo ne sono necessari oltre 10.000. Inoltre, è molto dispendiosa anche la la-vorazione successiva.

Il velluto, all’epoca solo di seta, veniva confezio-nato già a partire dal 14° secolo, principalmente nel nord Italia. Le città di Rovereto e Ala nella vi-cina Provincia di Trento, ad esempio, sono state centri di produzione di seta e velluto fino al 19° secolo, prima che una malattia paralizzasse l’al-levamento dei bachi in Europa. Intorno al 1770, quando fu inaugurata la prima fabbrica di velluto di cotone a Manchester, questo sostituì ampia-mente quello di seta.

Il velluto, divenuto così accessibile a tutti, fece il suo ingresso nei costumi folcloristici, ad esem-pio nei corsetti di quelli femminili per gli eventi festosi e le sfilate, così come nel “corsetto” a fiori di quelli maschili di Castelrotto e Fiè. La seta, in-vece, viene impiegata per i preziosi costumi locali da donna: tra gli accessori particolarmente origi-nali figurano le variopinte e sgargianti fettucce dei grembiuli, gli scialli ornati da frange e i me-ravigliosi e nobili grembiuli in seta moiré. Gli uo-mini, invece, si limitano a un piccolo foulard in seta infilato in un anello d’oro. n

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Il costume folcloristico della banda musicale di Castelrotto è impreziosito da straordinari ornamenti.

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Musica nell’aria ...

Schlern International Music Festival a Fiè allo Sciliar, il punto d’incontro di talenti e grandi della musica classica, a luglio 2015.

Quest’evento musicale è diventato ormai una tradizione: lo scorso anno ha avuto luogo la 12ª edi-zione, a cui partecipai per la prima

volta. Riprendersi dallo stupore era impossibile: quali melodie celestiali aleggiavano sul paesino di montagna in quelle tre settimane, create da nume-rosi giovani provenienti da paesi lontani… Giorno e sera, un surreale tappeto magico di note volteg-giava sul paesaggio estivo: concerti, eccellenti stu-denti di musica, rinomati docenti, così come esi-

bizioni di artisti ospiti, ammaliavano ovunque il pubblico.

Concorso musicale. Tatiana Gerasimova, diret-trice artistica del festival, è da sempre la respon-sabile del concorso internazionale di nuovi talenti. “Il processo di selezione è severo: ogni anno, s’i-scrivono centinaia di giovani studenti di musica di tutto il mondo e per il 2015 ne sono stati scelti 54 tra pianisti, violinisti e violoncellisti”, mi rac-conta. Una giuria seleziona i vincitori che, alla fine

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Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier »

Giovani talenti e famosi artisti, come Paul Badura­Skoda,

ammaliano il pubblico.

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Musica nell’aria ...

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dell’evento, si esibiscono insieme in un concerto davanti al pubblico. Fortunatamente, ogni anno la direzione del festival può contare sul supporto di generosi sponsor, che si fanno carico delle spese di vitto e alloggio dei partecipanti, dei premi in denaro, di locali per le prove, sale concerti e stru-menti musicali. “Ne siamo molto riconoscenti, poi-ché il festival è davvero oneroso dal punto di vista finanziario”, rivela Tatiana Gerasimova.

Dell’organizzazione si occupa un’associazione d’in-teresse collettivo con sede a Houston (USA). Anni fa, il direttore del festival, Vagram Saradjian, violon-cellista e docente di musica noto a livello mondiale, scelse come sede dell’evento il paese alle falde dello Sciliar. “Il paesaggio è così incantevole, che tutti hanno immediatamente appoggiato con entu-siasmo e supportato la nostra idea: qui regna l’ar-monia pura!”, ribadisce così la sua decisione. Ogni anno, Vagram Saradjian s’impegna anche energi-camente in prima persona per dare forma alla sua visione: essendo conosciuto sulla scena musicale mondiale, riesce sempre a conquistare profes-sori di fama internazionale per workshop e lezioni d’alto livello o ad attirare a Fiè allo Sciliar note star della musica per un concerto.

Numerosi concerti. Karl Hofer è il responsabile della coordinazione e dell’assistenza dei parteci-

panti in loco. Mi racconta che per numerosi musicisti è la prima volta in Europa e, così, hanno l’occasione di conoscere il paese e la sua gente tramite corsi di lingua, escursioni e gite, ad esempio a Salisburgo, la città di Mozart, o Verona per assistere all’Aida.

Il Music Festival di Fiè ha già un pubblico fisso, che cresce di anno in anno. “Non sono pochi gli amanti della musica che arrivano espressamente per quest’evento, ma anche gli abitanti e i turisti apprezzano la qualità dei concerti”, rivela Karl Ho-fer. Le numerose esibizioni pomeridiane e serali hanno luogo a Fiè, Siusi, Castelrotto e Castel Prös-els. “Farsi conoscere e presentare agli spettatori ciò che hanno imparato durante le lezioni con ma-estri d’eccezione, apprendendo anche molto reci-procamente, per gli studenti è un’esperienza pre-ziosa”, precisa Tatiana Gerasimova.

L’apice del piacere musicale è dato poi dai concerti di star di livello mondiale, quali Misha Maisky, Paul Badura-Skoda, Sergey Khachtryan e Alexander Ru-din, che lo scorso anno hanno entusiasmato nume-rosi spettatori, ma anche studenti e docenti, che hanno potuto ammirare dal vivo questi eccezio-nali interpreti. Infine, i virtuosismi di Gerasimova al piano e Saradjian al violoncello offrono scop-piettanti improvvisazioni e sorprendenti combi-nazioni musicali. n

Estate | ALPE 39

> 8 - 28 luglio 2015

Schlern International Music Festival

Come le precedenti, anche la tredicesima edizione dello Schlern International Music Festival offre l’inso-lita possibilità di ascoltare concerti di musicisti di fama mondiale nel territo-rio dell’Alpe di Siusi. Il programma del festival prevede anche quest’anno, oltre al concorso interna-zionale, corsi di approfon-dimento e workshop, circa 30 concerti pomeridiani e serali, a cui partecipe-ranno riconosciuti profes-sori di musica e giovani artisti provenienti dall’A-merica del Nord e del Sud, dall’Asia e dall’Europa. Tutti i concerti, i corsi e i workshop sono aperti gra-tuitamente al pubblico. Solo i concerti delle grandi star sono a pagamento. Le note degli straordinari Marina Prudenskaya, Mikhail Voskresensky, Viktor Tretyakov e Natalia Likhopoi saranno fonte di un eccellente piacere musicale.

www.schlernmusicfestival.eu

Il festival musicale di Fiè allo Sciliar è una delizia per gli occhi e... le orecchie!

La direttrice artistica Tatiana Gerasimova e il fondatore e direttore del festival Vagram Saradjian.

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Tutto sulla Muas Se in passato la mosa di grano saraceno era un alimento quotidiano, oggi è una specialità gastronomica altoatesina particolare e apprezzata, che ricorda la vita autoctona e povera di un tempo.

Per la preparazione della mosa viene impiegato il saporito grano saraceno (Schwarzplenten in altoatesino), poi-ché un tempo nelle Stube contadine si

servivano in tavola i prodotti di coltivazione pro-pria. Sui campi il grano saraceno faceva seguito alla segala invernale e doveva essere seminato preferibilmente prima del 26 luglio, Sant’Anna. Così vuole la tradizione nell’area dello Sciliar.

La pesante padella per la mosa adornava la ta-vola quasi quotidianamente e sostituiva il pane fin dalla prima colazione. Il grano saraceno con-ferisce energia e forza, necessarie per la vita con-tadina, e la mosa consentiva di rifocillarsi anche durante la faticosa raccolta del fieno.

Questa dolce purea viene cotta in una padella piatta in ferro e mescolata finché sul fondo non si

Testo: Barbara Pichler Foto: Helmuth Rier

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Estate | ALPE 41

forma una bella crosticina, la Scharren ovvero la “ciliegina sulla torta” che le conferisce an-cor più sapore. Ma prima di collocarla a centro tavola, vi viene ancora versato sopra del burro fuso. Poi, come da tradizione, la mosa si man-gia direttamente dalla padella e, per evitare conflitti, ogni commensale vi traccia un solco con il cucchiaio, assicurandosene una por-zione, per poi farsi lentamente strada fino a

raggiungere la crosta marrone, perfettamente riuscita se questa specialità viene preparata su una cucina a legna, come ai vecchi tempi.

Come particolare accompagnamento, in una piccola conca all’interno della mosa viene col-locato l’Holersulze, un denso sciroppo di bac-che di sambuco, apprezzato soprattutto dai bambini. n

Da consueto pasto quotidiano, a specialità altoatesina: la mosa di grano saraceno.

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Mosa1 tazza d’acqua1 l di latte150 g di farina di grano saraceno1 cucchiaio di farina di frumentoSaleBurro fuso

PreparazioneImburrare una padella in ferro, farvi bollire l’acqua, aggiungere il latte, salare e portare nuovamente a ebollizione. Versare lentamente le due varietà di farina, mescolando con una frusta. Continuare a rimestare per circa 15 minuti, poi ridurre la fiamma e lasciar stufare la mosa per 20 minuti circa. Versarvi sopra il burro fuso e far raffreddare un po’. Lo sciroppo di sambuco è un accompagnamento delizioso.

Mosa di grano saraceno con sciroppo di sambuco

Holersulze (sciroppo di sambuco)6 kg di bacche di sambuco mature

PreparazioneStaccare le bacche dai rametti, inserirle in un sacchetto in lino e schiacciarle accuratamente o utilizzare una centrifuga (da 6 litri di succo se ne ricavano circa 2 di sciroppo). Versare il succo in una pentola capiente e far cuocere a fuoco lento per sei/otto ore, fino a ottenere uno sciroppo denso. Attenzione a non farlo attaccare! Riempire i vasetti con lo sciroppo caldo e chiuderli bene.L’Holersulze è anche un eccellente rimedio po-polare contro tosse e mal di gola: è sufficiente scaldarne brevemente un po’ con un pezzetto di burro e degustarlo.

42 ALPE | Estate

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L’Holersulze, un denso sciroppo di bacche di sambuco, raffina la mosa.

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44 ALPE | Estate

Centro storico di Castelrotto

Il simbolo di Castelrotto è il campanile barocco ben visibile in lontananza, affiancato da un’imponente chiesa in stile neoclassico, un municipio interessante dal punto di vista architettonico, edifici con dipinti sulle facciate e una storica collina porfirica, il Colle. Chi desidera ammirare Castelrotto dall’alto, può salire i 298 gradini del campanile di 82 m, per godersi il meraviglioso panorama sul paese e i dintorni.

Marinzen

L’Alpe di Marinzen, che si estende a circa 1.500 m d’altitudine, è un’amata meta escursionistica estiva. Oltrepassando la stazione a valle dello lift Marinzen, il sentiero sale attraverso i prati e successivamente il bosco verso l’omonima alpe, che si può anche raggiungere in pochi minuti con la seggiovia. Una volta arrivati, vi attendono uno zoo per i più piccoli con animali da accarezzare, un avventuroso parco giochi e un laghetto per la pesca.

Durata dell’escursione: 2 ore circa.

Centro visite del Parco Naturale a Tires

All’imbocco della Val Ciamin, all’interno dell’antica segheria Steger (una segheria veneziana nuovamente funzionante), sorge il centro visite del Parco Naturale Sciliar-Catinaccio con informazioni sull’area protetta, la sua geologia, flora e fauna. La segheria e l’abitazione del segantino, testimoni della tradizione artigiana e della cultura alpina, sono state conser-vate. Il centro visite è aperto dal 3 giugno al 24 ottobre, da martedì a sabato, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18. Nei mesi di luglio e agosto è aperto anche la domenica. Ogni mercoledì alle ore 11, 15 e 16.30, viene attivata l’antica segheria veneziana.

Sentiero Oswald von Wolkenstein e Rovine di Castelvecchio

Oswald von Wolkenstein risiedeva a Castelvecchio, al di sopra di Siusi allo Sciliar. Lungo il Sentiero Oswald von Wolkenstein, gli escursionisti scoprono come il poeta e cavaliere viveva con la sua gente nel lontano 15° secolo. Quest’emozionante percorso oltrepassa le Rovine di Castel Salego e di Castelvecchio, raccontando aneddoti sul galateo a tavola e sugli strilloni dell’epoca di cavalieri e damigelle.

Il facile sentiero tematico segue un piacevole percorso didattico­escursionistico, apprezzato non solo dai bambini. Durata dell’escursione: 2 ore circa.

La “Veduta del re”

Il panorama che si ammira dalla Veduta del re, un belvedere affacciato sulla Valle Isarco e sull’Altipiano del Renon, era apprezzato già da Federico Augusto III re di Sassonia. Durante le sue visite intorno al 1900, quest’illustre ospite amante delle Dolomiti soggiornò spesso a Siusi allo Sciliar, partendo poi alla volta del bosco di Laranza, il cui belvedere divenne per la popolazione locale la “Veduta del re“, che di regale schiude anche il panorama.

Durata dell’escursione “Grande giro di Laranza”: 2 ore e ½ circa.

I 10 luoghi da visitare nell’area vacanze Alpe di Siusi ...

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Estate | ALPE 45

Sciliar e Monte Pez

Cima simbolo dell’Alto Adige, massiccio altoatesino delle streghe, barriera corallina pietrificata: lo Sciliar ha numerosi nomi e il suo rilievo più elevato è Monte Pez (2.563 m). In tutte le stagioni e in ogni momento del giorno, avvolto dalle nubi o dalla nebbia, nella scintillante luce del sole o al crepuscolo, lo Sciliar affascina l’uomo da millenni. Numerosi sentieri, alcuni secolari, si snodano fino alla cima, partendo da Fiè allo Sciliar, Siusi, Castelrotto o dall’Alpe di Siusi (Sentiero dei turisti). L’altipiano dello Sciliar è raggiungibile anche da Tires.

Castel Prösels

Chi era Leonardo di Fiè? Quando ebbe luogo l’ultimo processo a una “strega” a Castel Prösels? Durante una visita guidata attraverso quest’imponente maniero, gli amanti della cultura conosceranno tutte le risposte, ammaliati dalla collezione di armi nella sala dei pilastri e dalla cappella di Sant’Anna. Le visite di Castel Prösels hanno luogo dal 1° maggio al 31 ottobre 2015. Inoltre, tutti i martedì di agosto, il programma “Viaggio nel passato” attende le famiglie.

Val Ciamin

L’escursione in Val Ciamin, una vallata romantica e selvaggia tra lo Sciliar e il Catinaccio, ha inizio al di sopra di San Cipriano e, attraversando i prati Doss e la sorgente Schwarzn Lettn, raggiunge i prati Erster Leger, da dove si prosegue verso le sorgenti del Ciamin: nell’arco di pochi metri il letto secco del rio si trasforma in un vivace ruscello alpino. Meta dell’escursione è il Rechter Leger, un meraviglioso belvedere con area di sosta e panorama sulle Torri del Principe e le Cime del Ciamin.

Laghetto di Fiè

Un tuffo a 1.056 m s.l.m.: il Laghetto di Fiè, il più incantevole lago balneabile dell’Alto Adige, è stato ripetutamente premiato da Legambiente per l’ottima qualità delle sue acque. Con una temperatura di circa 22 °C è l’ideale per rinfrescarsi e, inoltre, la breve escursione intorno a questo bacino è adatta anche alle famiglie con bambini piccoli e carrozzine, anziani e disabili.

Giro del Bullaccia con le Panche delle streghe e il belvedere Engelrast

Il Bullaccia non accoglie solo i belvedere più affascinanti con una vista a 360°, ma anche alcuni luoghi energetici. Il tour del Bullaccia conduce alla piattaforma panoramica Engelrast e da lì, passando per la croce Filln, alle Panche delle streghe, per poi proseguire fino alla croce Goller. Consiglio: concedetevi una sosta sulle Panche delle streghe, proprio come facevano le Streghe dello Sciliar.

Durata dell’escursione: 3 ore circa.

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Anteprima estate 2015

46 ALPE | Estate

> 29 - 31 maggio 2015

33a Cavalcata Oswald von Wolkenstein

Nessun altro evento riesce a fon-dere così sapientemente storia, sport, tradizione, cultura e folclore come la celebre cavalcata intitolata ad Oswald von Wolkenstein. Il tradi-zionale spettacolo equestre è cele-brato ogni anno sullo sfondo di un paesaggio unico e di fronte ad un pubblico in visibilio. Il torneo sto-rico ha inizio al Castel Forte a Ponte Gardena: vessilli al vento, i cavalieri passano di torneo in torneo met-tendo alla prova le loro doti di velo-cità, abilità e governo del cavallo. Spirito di squadra, coraggio e amore per l’animale: questi i requisiti fon-damentali chiesti ad una squadra che voglia aggiudicarsi il prestigioso concorso. Al termine delle sfide, la solenne premiazione a Castel Prö-sels fra la pompa e lo sfarzo tipici del grande poeta e cantore lirico. La presentazione delle squadre parte-cipanti e la grande festa si terranno nella località di Fiè allo Sciliar.

www.ovwritt.com

> 3 - 4 luglio 2015

Jazzfestival Alto Adige: Jazz at Dusk and Dawn

Montagna e jazz, jazz e montagne... D’altronde siamo o non siamo nelle Alpi? Ecco allora che una camminata di cinque ore, con pernottamento in quota, sarà il biglietto da pagare per assistere ad uno spettacolo della natura e della musica. Amanti del jazz e musicisti – locali e interna-zionali – partiranno nel mattino da Castelrotto, Siusi, Compaccio, Tires e Fiè e, attraverso sentieri differenti, convergeranno tutti nello stesso punto: il Rifugio Bolzano. L’ascensi-one sarà inframezzata da pause musi-cali e comunque la fatica sarà ripa-gata da due eccezionali concerti a quota 2.475 metri. Il guru della fisar-monica Vincent Peirani e il suo sto-rico partner François Salque suone-ranno al tramonto (ore 19) e all’alba (alle 6) del giorno dopo sullo sfondo di un panorama unico al mondo.

www.suedtiroljazzfestival.info

>Luglio 2015

Luglio – Mese del Running e della Mezza Maratona Alpe di Siusi

Con la 3a Mezza Maratona Alpe di Siusi in data 5 luglio, l’allenamento dei maratoneti keniani e la Run-ning Shoe Experience, il mese di luglio è all’insegna del running. La mezza maratona all’Alpe di Siusi, l’altipiano più vasto d’Europa, è non solo una gara affascinante per il panorama mozzafiato delle Dolo-miti, ma è anche una sfida partico-lare per i suoi 601 m di dislivello.

Per la quarta volta consecutiva, quest’anno saranno presentati al pubblico i nuovi modelli delle collezi-oni di scarpe da running dell’anno 2016. Per tutti coloro che vogliono testarli lungo i tracciati del Running Park Alpe di Siusi, l’appuntamento è per il 26 e il 27 luglio con Alpe di Siusi Running Shoe Experience.

Dal 28 giugno al 12 luglio 2015, i migliori maratoneti keniani ritor-neranno ad allenarsi sull’altipiano più grande d’Europa dove si pre-pareranno per i prossimi appunta-menti podistici. Il 5 luglio saranno presenti anche quest’anno durante la Mezza Maratona Alpe di Siusi. Un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati della corsa!

running.seiseralm.it

> Estate 2015

Estate: tutti in famiglia!

In estate l’Alpe di Siusi si trasforma in un paradiso magico per i bambini: in occasione del Dolomiti Ranger grandi e piccoli detective scoprono l’architettura faunistica, osservano gli animali notturni, ne seguono le tracce ed esplorano il loro biotopo.

Assieme alla strega Martha, grandi e piccini vanno sulle tracce di streghe e stregoni. Si può scegliere tra una passeggiata notturna tra fate e fol-letti assieme alla strega Martha, creare delle streghette d’erbe oppure viaggiare nel passato; lo spasso e il mistero sono garantiti.

Coloro che invece preferiscono esplorare la vita di un maso lo possono fare con il programma “Un universo in fattoria”. Oltre vedere da vicino mucche e cavalli le famiglie scopriranno anche come il grano viene trasformato in farina e la farina in pane.

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Estate | ALPE 47

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> Estate 2015

Escursioni per gli amanti dei fiori

Nel territorio dello Sciliar nel corso dell’anno si possono trovare oltre 790 piante da fiore e felci dai più diversi aspetti e di diversa prove-nienza. Sui prati delle malghe, sui pascoli e sui ghiaioni spuntano tipici fiori alpini e molte altre rarità botaniche. Nel corso dell’anno l’Uf-ficio Parchi Naturali organizza in collaborazione con le associazi-oni turistiche dei comuni del Parco Naturale circa 30 escursioni gui-date con l’esperto escursionista e naturalista Riccardo Insam.

www.alpedisiusi.info

> 13 luglio - 17 agosto 2015

Summer Classics di Siusi allo Sciliar

Agli appassionati di musica classica, Siusi propone anche quest’anno una serie di straordinari concerti. Artisti italiani con alle spalle esperienze internazionali si esibiranno sulle note di grandi compositori. Con il suo alto livello, la “Summer Classics” è da tempo parte integrante del pro-gramma culturale estivo proposto, ai piedi dello Sciliar, ad un pubblico estasiato di residenti e villeggianti.

> 16 luglio 2015

Berglertafel a Tires al Catinaccio

La Cena del montanaro (Bergler­tafel) offre un menù per buongus-tai di cinque portate con tipiche ricette di Tires e vista panoramica al cospetto dello scenario leggenda-rio di Proa, un alpeggio affacciato sul Catinaccio. Non esistono altri belvedere a Tires al Catinaccio, da cui ammirare meglio il regno di re Laurino e il noto fenomeno dell’en-rosadira, accompagnato da favo-lose specialità gastronomiche. La tavolata di oltre 100 m accoglie 160 buongustai, che potranno godersi il menù e il panorama sul Catinaccio.

> 21 luglio - 10 agosto 2015

Silenzi d’Alpe

All’Alpe di Siusi la montagna dona incontri di Cultura in Natura, insieme a paesaggi sorprendenti e scenari incantati. Tutt’intorno echeggia la voce del silenzio, s’al-zano racconti di miti e leggende, si specchia la bellezza della natura, canta la luce di pietre e cime, chiama la felicità dell’animo.

Questo suggeriscono i lenti passi dei partecipanti ora cadenzati ora leggeri che li immergono in flussi di voci, colori, profumi, sorprese, lungo umidi pendii, territorio di metamorfosi e ascensione, dove l’immersione nel passato (natura) è anche trasformazione e il pae-saggio è soglia della bellezza.

Il silenzio tesse risonanze, s’al-larga come un’attesa, una pro-messa di rivelazione.

> 1 - 31 ottobre 2015

38a Dispensa di Fiè

Uno spunto per i buongustai e gli amanti della cucina locale: la Dispensa di Fiè allo Sciliar. Dal 1978 i ristoratori della località invitano a partecipare all’Ottobre gastrono-mico, pronti a sorprendere ancora una volta con la rivisitazione di piatti tradizionali. Piatti creati con amore e serviti con altrettanta pas-sione. Piatti originali eppure antichi. L’ottobre culinario di Fiè: un’occa-sione da non lasciarsi sfuggire.

www.voelserkuchlkastl.com

> 9 - 11 ottobre 2015

Grande festa dei Kastelruther Spatzen

La tradizione ha un nome. 31 anni di “Festa dei Kastelruther Spat-zen”: l’occasione per festeggiare è ancora più grande, fra migli-aia di fan radunati sotto il grande tendone di Castelrotto. Un’emo-zione davvero senza eguali.

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> Dicembre 2015

Natale a Castelrotto

Per la nona volta gli abitanti di Castelrotto rivelano i segreti delle loro antiche usanze natalizie. Le contadine di Castelrotto alliet-ano poi gli ospiti del Mercatino a suon di biscotti di panpepato, dolci natalizi, panforte e krapfen.

L’11 e il 12 dicembre l’appuntamento è anche con i „Kastelruther Spat-zen“, e le loro note musicali: l’ideale per favorire l’atmosfera di racco-glimento che precede il Natale.

Appuntamenti5 - 8 dicembre 2015 11 - 13 dicembre 2015 18 - 20 dicembre 2015 25 - 27 dicembre 2015

> 12 dicembre 2015

Krampus a Castelrotto

Chi sono i Krampus e cosa fanno a Castelrotto? Nelle zone di lingua tedesca, i Krampus sono dei dia-voli travestiti che accompagnano San Nicolò, nella tradizionale sfi-lata lungo le strade del paese. Ma mentre San Nicolò regala doni ai bambini buoni, il Krampus, con i suoi campanacci e la sua maschera incute timore in grandi e piccini. In data 7 dicembre 2013 gruppi di Krampus provenienti da Italia, Ger-mania e Austria si incontreranno a Castelrotto e muniti di abiti e maschere artigianali si presen-teranno al pubblico presente.

> Dicembre 2015

Festival invernale per bambini con la Strega Nix

In occasione dell’apertura della sta-gione sciistica all’Alpe di Siusi, la Strega Nix invita tutti i bambini ad un particolare festival invernale. Vi aspetteranno due giorni pieni di intrattenimento, giochi e puro divertimento invernale! Durante il festival i bambini possono anche sci-are o imparare a sciare giocando.

> 10 gennaio 2016

Il matrimonio contadino di Castelrotto

Lo spettacolo in costume più affasci-nante dell’Alto Adige. Si tratta della ricostruzione storica di un matri-monio contadino, così come si cele-brava un tempo ai piedi dello Sciliar. Il matrimonio contadino ha inizio a S. Valentino, luogo dal quale il cor-teo nuziale ci si incammina con la slitta trainata dai cavalli splendida-mente addobbata – nella più precisa osservanza dell’ordine da sempre seguito – e attraversa campi inne-vati per giungere fino a Castelrotto.

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Anteprima inverno 2015/16

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> 22 gennaio 2016

Alto Adige Moonlight Classic Alpe di Siusi

Che stupore, per la luna, quando farà capolino da dietro le Dolomiti… Al suo sorgere sarà infatti al via una maratona di fondo quanto mai inso-lita nel suo genere. L’appuntamento per le centinaia di fondisti parteci-panti è a Compaccio. Armati di sci e torcia, eccoli scivolare silenziosa-mente nella notte, fra il candore del paesaggio invernale, lungo i 15 o 30 km del tracciato che li ricondurrà al punto di partenza. L’evento si pros-petta unico ed emozionante anche per i tanti spettatori della „Moon-light Classic“ dell’Alpe di Siusi.

www.moonlightclassic.info

> 24 gennaio 2016

Torneo invernale di golf all’Alpe di Siusi

Giocare a golf sulla neve e ralleg-rarsi di un panorama mozzafiato: in data 1 febbraio, tutti gli appassio-nati di golf potranno provare l’eb-brezza di questo evento speciale. Si gioca su 9 buche che hanno una lunghezza tra i 61 e i 1150 m. Con gli sci o lo snowboard si va di buca in buca. I fairways sono bianchi invece che verdi, i green white e le palline da golf si differenziano dalla bianca neve grazie ai loro colori scintillanti.

> Febbraio - marzo 2016

Winter Survival Camp all’Alpe di Siusi

Come si costruisce un igloo? Come fanno gli animali a sopravvivere nella neve? E come dovremmo comport-arci in caso di rischio valanghe? Il “survival camp” consente a piccoli e grandi artisti della sopravvivenza di approfondire queste tematiche, mentre scopriremo insieme il bosco e gli animali che popolano l’Alpe di Siusi in inverno. Poi, con apparecchi ARVA e cani da valanga cercheremo un oggetto sepolto in profondità sotto la neve. Non appena cono-sceremo i trucchi per far fronte alle emergenze nella natura incontami-nata, saremo pronti per l’inverno!

> Marzo 2016

Swing on Snow Winter Music Festival

Swing all’Alpe di Siusi! Sullo sfondo dorato delle sue distese di neve baciate dal sole, le note musicali di diverse band allieteranno per una settimana le imprese di sciatori e boardisti fondendosi con la dolcezza del paesaggio. Ritmi travolgenti e toccanti pervaderanno al mattino le piste dell’Alpe per poi spost-arsi nei rifugi e ristoranti a pranzo. A partire dalle ore 21, nei locali di Castelrotto, Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires al Catinaccio saranno in pro-gramma „concerti after-hour“.

www.swingonsnow.com

Estate | ALPE 49

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50 ALPE | Estate

Fitness invernale con Peter FillNei suoi brevi video, Peter Fill, sciatore di Coppa del Mondo, allena simpaticamente lo zio Norbert Rier, membro dei Kastelruther Spatzen, per la stagione sciistica sull’Alpe di Siusi, offrendo anche consigli e trucchi per lo stretching e la postura in pista.

Premiazione. In occasione degli Skipass Awards 2014, lo snowpark dell’Alpe di Siusi è stato eletto per la prima volta il migliore d’Italia. A fine gennaio 2015, qui è stata celebrata anche una première altoatesina: i professionisti di tutt’Europa hanno messo alla prova la loro abilità durante la Coppa Europa FIS di freestyle ski nella disciplina “slopestyle”, ammaliando gli spettatori con spettacolari salti.

Visto & sentito

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COLOFONE. ALPE: registrato pr. il trib. BZ, decreto n. 9/2002 R.St. Editore: Alpe di Siusi Marketing, 39050 Fiè allo Sciliar, Via del Paese, 15, Tel. 0471 709 600, Fax 0471 704 199, [email protected], www.alpedisiusi.info. Redazione: Alex Andreis (Caporedattore), Elisabeth Augustin, Rosa Maria Erlacher, Barbara Pichler Rier, Katja Sanin, Michaela Baur, Daniela Kremer. Traduzioni: Studio Bonetti & Peroni. Pubblicità: Sabine Demetz, Christoph Trocker. Impaginazione: Komma Graphik. Stampa: Litopat.

Herbert Pixner Projekt allo Swing on SnowDurante il 10° anniversario di questo festival musicale invernale Swing on Snow, il quartetto di Herbert Pixner ha pervaso l’Alpe di Siusi con la magnifica atmosfera creata da ritmi popolari sperimentali, tango e jazz (raffinato dall’arpa). Ecco il segreto del successo dell’Herbert Pixner Projekt.

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Sommer | ALPE 51

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TIRLER - DOLOMITES LIVING HOTELI - 39040 Alpe di Siusi (BZ), Saltria 59, Dolomiti – Alto Adige

Tel: +39 0471 727 927, Fax: +39 0471 727 [email protected], www.tirler.com

UN Par adiso terrestre„Sorgenti delle streghe“

Il percorso d’avventuraper tutta la famiglia

… e dopo accomodarsi in una delle rusticali stuben nella Baita Tirler

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