Estate 2012

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Supplemento al n.33 di Toscanaoggi del 23 settembre 2012 – Direttore resp. Andrea Fagioli – Reg. Trib. di Firenze n. 3184 del 21.12.1983 Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB (Firenze1)

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Diocesi di Massa Carrara Pontremoli - Estate dei giovani

Transcript of Estate 2012

Supplemento al n.33 di Toscanaoggi del 23 settembre 2012 – Direttore resp. Andrea Fagioli – Reg. Trib. di Firenze n. 3184 del 21.12.1983Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB (Firenze1)

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cGIOVANI,,

E’una gioia poter condividere con tutti voi il ricordo di tante esperienze chehanno segnato l’anno pastorale, soprattutto l’estate appena conclusa.Dedicare attenzione, impegno, tempo per condividere con i fratelli e gliamici esperienza e conoscenza; valutare con attenzione quanto abbiamo

nel cuore, prendendoci un po’ di silenzio; considerare econfrontare i nostri sogni e i nostri desideri è unaoccasione preziosa per aiutare, per crescere, per scoprireun modo nuovo di vivere la giovinezza, che è tempodell’attesa, della speranza, ma anche tempo di dedizionee di «investimenti». Si può ricordare la veglia di Pentecoste a Luni.L’incontro, la preghiera, l’attesa di quella notte, è statasegnata e caratterizzata dalla vostra partecipazione.Quando siete arrivati, abbiamo tutti provato una grandeemozione. Davvero voi siete la «primavera dello Spirito»,il dono della vita nella Chiesa. Il Vangelo che Gesù ci dona perché abbiamo vita cichiede di credere, avere fiducia, di lavorare per costruireun mondo nuovo dove la verità e la giustizia sianofondamento della pace. «Vino nuovo in otri nuovi» equesta novità richiede disponibilità e generosità chesono le espressioni più belle della vostra età.I campi scuola, le esperienze semplici del dono di sévissute a Lourdes o al Sermig, al centro giovanile, letante iniziative di cui sono grato ai parroci e aglianimatori, hanno dato forza ed entusiasmo per vivere lanostra fede e condividerla, annunciarla e testimoniarla,nei vari ambienti di vita.Non abbiate paura di essere buoni e generosi. Anche se non è facile, provate a contrastare l’egoismo ela ricerca della vita facile e piacevole che domina nelleespressioni della vita di tanti giovani. La fedeltà aquanto abbiamo assunto come impegno nelle varieoccasioni è fedeltà a noi stessi. L’incontro con Gesùnella sua Parola, nella carità verso i fratelli, nei

sacramenti ci porta ad una domanda: «Signore cosa vuoi da me?». E ad una risposta:«Eccomi sono pronto a dare quanto mi chiedi».La gioia di camminare con Lui è alla nostra portata.Auguro di cuore, a tutti, ogni bene.

+ Giovanni Santucci, vescovo

Carivoi siete la primavera

dello Spirito

Ogni anno il tempo estivo,diventa un’opportunità pervivere un «tempo eccezionale»nei ritmi, negli incontri, nello

stupore di sentire che anchequest’anno qualcosa è nato in noi enelle persone che abbiamoconosciuto, nei nuovi amici e nelleamicizie rafforzate dall’esperienzacondivise. La domanda a fine estate è sempre infondo la stessa: come poter rimanerenell’atmosfera vissuta? Certo non cipossiamo portare nell’inverno il ritmoe l’euforia di una vita più semplice nelvestire e nelle giornate che nonfiniscono mai, ma possiamo«rimanere» negli incontri significativi,fatti con il nostro gruppo, con unamico o una persona che è diventataimportante.Per me, quest’estate 2012 è stataintensa nei ritmi e nelle relazioni, hoavuto energia fisica per un po’ dimontagna, ho goduto della bellezzadelle nostre zone apuane risalendoalcuni corsi d’acqua, e forza nuova pertornare nel mio quotidiano, con lasperanza di arricchirlo. Vorrei invitarvi a riflettere su due modidi descriversi che spesso i giovanihanno e che mi mettono sempre unpo’ a disagio: «Non cambiare mai» e«mi sono divertito». Sono riflessionipositive che però rischiano diimpoverire il nostro modo di vedere larealtà: la vera sfida non è trovaredivertimento e non cambiare, ancheperché come giovani sappiamodivertirci spesso con poco e siamo piùche mai chiamati a diventare «espertidi cambiamenti», accogliendo dentrodi noi quei bisogni fisici e spirituali cheil nostro io più profondo ci richiama,come necessari per essere felici.

Se abbiamo respirato con gli altri, ilprofumo delle relazioni autentiche, dimomenti di silenzio, di vicinanze nonbanali, nel descrivere la nostra estatenon diremo solo «mi sono divertito».Potremo paragonare le tanteesperienze estive all’allenamento chesi fa per imparare a giocare, permisurasi in una gara, certamentehanno una piacevolezza in sé, maalcune volte abbiamo bisogno diubbidire al «mister», per andar oltre aquello che sento nel momento, lascoperta del bisogno di far riferimentoa persone mature che non ciassecondino in tutte le nostrerichieste. Queste persone sono innanzitutto ivostri animatori, i responsabili dellevostre associazioni, i vostri parroci e isacerdoti che avete incontrato o aiquali desideriamo andare incontro perun confronto. Spesso sentiamo ilbisogno di far riferimento ad una realtàpiù grande, che ci avvolge, chesentiamo presente, che vogliamoconoscere in modo più approfondito eche abbiamo chiamato o sentitochiamare con il nome di Dio.

Credo che ognuno di voi potrà diredella sua estate, pensando ad uncampo scuola, alle attività proposte inparrocchia, ai momenti vissuti con gliamici, in famiglia: «sono cambiatoperché, ho provato questasensazione… di me ho capito, hoconosciuto un aspetto di quellapersona…». Si tratta di far uscire dalgrande contenitore delle nostresensazioni, uno slogan, una parola, unincontro da custodire in modoparticolare. Ricordandoci che ognunodi noi diventa con il tempo, le paroleha custodito e le persone che haincontrato. Questo anno, sarà dedicato al donodella Fede, che è innanzituttotrasmessa proprio dalle personeincontrate. Non manchiamo allora diincontrarci, di condividere la stessafede! solo così usciremo dalle nostreillusioni e i nostri sogni diventerannorealtà… vi aspetto allora agli incontrimensili, e nel servizio verso gli altri,soprattutto, verso i poveri, dove poterdavvero testimoniare la Fede con lenostre opere.

Don Piero Albanesi

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CAMBIAMENTIAbbracciare la fede

per diventare

«esperti di »

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cAnche l'estate 2012 è stata ricca

di impegni per i ragazzi e glianimatori del centro GiovanileDiocesano di Carrara. A giugno,

subito dopo la fine della scuola, ilCentro ha accolto bambini e ragazzi dietà compresa tra i 6 e i 13 anni chehanno partecipato al consueto GRESTestivo; la risposta delle famiglie è statamolto positiva al punto che si sonoregistrati numeri record per quantoriguarda le iscrizioni. Una notaparticolare del GREST 2012 riguarda ilgruppo animatori; diversamente daglianni passati, infatti, oltre ad alcunianimatori più grandi, si sono occupatidell'organizzazione e della gestione dellegiornate, i ragazzi del gruppo adolescentiche durante l'inverno si sono incontratiper condividere insieme un cammino diformazione. Si tratta di dodici ragazzi(Isabella, Sara, Ranya, Giulia, Caterina,Irene, Leo, Matteo, Giacomo, Luca,Fabio, Tommaso) che hanno scelto didedicare gratuitamente il loro tempo permettersi a servizio dei bambini e peroffrire loro numerosi e divertentimomenti di incontro e di gioco. Questoè un segnale davvero positivo perché,soprattutto in questi anni in cui sonosempre più numerosi i giovani chemanifestano atteggiamenti di critica neiconfronti della Chiesa, non è semplicetrovare adolescenti che scelgono diintraprendere cammini formativiall'interno degli oratori. Titolo di questoGrest è stato "Passpartù. Dì soltantouna parola" ed ha avuto come centrol'intenzione educativa di dare valore allaparola. Le attività sono state comesempre molto varie (giochi e gioconi,attività manuali, drammatizzazioni) e

hanno impegnato i bambini sia a gruppounico sia a gruppi omogenei per età. Èimportante riconoscere che ogni età hadelle esigenze e dei bisogni particolari egli animatori hanno cercato di adattarele attività in modo da permettere aibambini di esprimersi al meglio secondole loro possibilità. Altra novità diquest'anno è stata l'organizzazione diuna serata particolare pensata comelaboratorio teatrale con le ombre perbambini; l'esperienza è stata possibilegrazie alle competenze e alladisponibilità di Alberto Pedri,collaboratore dell'oratorio, che hapreparato per i partecipanti alcuneattività gioco con le ombre; dopo questabreve introduzione i bambini hannoassistito al racconto di "Alì Babà e iquaranta ladroni", in cui Luca (animatoredel Centro) narrava la storia e Albertometteva in scena i fatti riproducendo suun telo bianco le ombre dei personaggi.È stata una serata molto emozionanteche ha coinvolto i bambini insieme aigenitori e ha permesso di raccogliere unpo' di denaro donato in beneficenza alSermig di Torino che lo ha destinato allepopolazioni emiliane colpite dalterremoto. Altro appuntamento estivo ormaiimmancabile è stato quello delCamposcuola organizzato presso ilsantuario della Madonna della Guardia inArgegna. I nostri ragazzi, attraversoquesta esperienza, hanno la possibilità dipassare una settimana intera a contattocon animatori e coetanei e sperimentarecosì la gioia dello stare insieme, delprestare servizio e del divertimento,lontani da casa ma sempre in un postoprotetto. Il gruppo dei partecipanti è

stato molto vasto quest'anno esoprattutto molto eterogeneo: abbiamoaccolto ragazzi di età compresa tra gli 11e i 17 anni; questo ha costretto a pensarele attività divise in due percorsi (uno peri ragazzi e uno per gli adolescenti) perrispondere al meglio alle esigenze e aibisogni delle varie età. La settimana haavuto un tema che ha fatto da filoconduttore comune: la storia del PiccoloPrincipe. Questo libro di poche pagineoffre spunti importanti di riflessione chepossono essere affrontati in mododiverso a qualsiasi età, dai bambini chefrequentano la scuola primaria, agliadolescenti, agli adulti. La principalenovità di quest'anno è stata l'ideazionedel percorso per i ragazzi di 17 anni: sitratta di un gruppo abbastanzaconsolidato sia perché ha condiviso ilcamposcuola estivo dalla sua primaedizione, sia perché sono ragazzi chehanno scelto di impegnarsi all'internodel Centro Giovanile e per questo hannocondiviso un percorso di formazionedurante tutto l'inverno passato. Per lorola storia del Piccolo Principe è stato ilpretesto per riuscire a scavare e indagaredentro di loro; partendo dalla lettura ditre brani del libro (la rosa, la volpe, ilserpente) abbiamo proposto alcuneattività che permettessero diimmedesimarsi nei vari personaggi che,al termine della settimana, sonodiventati i ragazzi stessi. Attraversoattività di confronto verbale e laboratoriteatrali i ragazzi hanno potuto mettersiin ascolto delle proprie emozioni esensazioni, riconoscendole ecomunicandole agli altri compagni; divisiin piccoli gruppi, hanno poi dato unastruttura ai propri personaggi e ai

cCentro giovanile diocesano - Carrara

OCCHIL’essenziale è invisibileagli

dialoghi immaginati. Si ètrattato di un percorso moltoforte sia per i ragazzi sia pergli animatori che li hannoaccompagnati in questasettimana. Tutto questolavoro ha avuto conclusionenella rappresentazione delsabato sera: i ragazzi sonostati invitati a costruire lascena in cui dovevano agirei propri personaggi, creare ivestiti, "regalando" ai piùpiccoli e agli altri animatoriciò che avevano sperimentatodurante la settimana. È stataun'emozione molto forte perme: non sapevamo comepotesse evolversi questo tipodi lavoro, è stata una specie discommessa che ha trovato la rispostapositiva dei ragazzi a cui è statapresentata. Questa esperienza mi hadato la possibilità di scoprire unaricchezza e una profondità che nonavevo ancora avuto modo di conoscere

in questi ragazzi; sonotornata dal Camposcuola sicuramentemolto stanca ma anche felice e caricadi emozioni e propositi nuovi: viverequesta settimana ha consolidatoancora di più in me la scelta di essere

animatrice dioratorio perché, credo, che i ragazzisiano davvero una fonte inesauribile dientusiasmo e forza.

Elena Cagetti

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Ripensare all’estate appena trascorsa è un po’ come sfogliare un album ricco di

fotografie ancora fresche di stampa. Foto di campi di incontri e di esperienze che

seguono di pochissimo gli scatti fatti in Cattedrale il giorno della mia ordinazione, il

29 giugno. È bello, anche materialmente, sfogliare l’album della mia prima estate da

prete: ci sono immortalati i momenti passati a Bedonia con i ragazzi delle parrocchiedi Aulla, con i giochi le riflessioni e le chiacchierate fatte. Le fotodell’alba sul monte Prado con le apuane colorate di rosa invecesembrano facciano sentire anche il suono del fiatone dell’ultimoarrivato (cioè io), dei tormentoni e dei canti del campo di AzioneCattolica a Metello. E poi i tanti scatti fatti al Sermig, l’arsenaledella pace a Torino. Un posto conosciuto per sentito dire, letto neilibri di Ernesto Olivero ma mai vissuto fino allo scorso agosto.Davvero una bella scoperta, uno di quei luoghi in cui ti ricarichi lebatterie per camminare più spedito con i tuoi compagni di viaggio.Ci sono poi pagine ancora vuote... pagine che racconteranno unestate che lascia spazio a bilanci e valutazioni perché le

esperienze fatte non siano relegate dentro a una parentesi ma siano terreno in cui

qualcosa germogli. E dunque sono pagine che prenderanno i colori dei momenti che

ci aspettano: i catechismi, i dopocresima nelle nostre parrocchie, e gli incontri

mensili di Pastorale Giovanile che in quest’anno dedicato alla fede ci faranno

conoscere testimoni e modi possibili di essere cristiani.

Don Maurizio Manganelli

SFOGLIARE L’ALBUM DEI RICORDI

una grande entrata,accogliente e particolare siapre alla vista di un piccologruppetto. Dieci persone: un

giovane prete, una suora, unseminarista, un laureato ingiurisprudenza e i rimanentistudenti. Dopo un viaggio di cinqueore qualcuno si stava già chiedendodove fosse capitato. Alcuni erano lìper caso, ma le cose più bellecapitano quando meno te lo aspetti.Come dice la Luciana Litizzetto"finché non ci metti i piedi dipersona non puoi capire". Cos'è chenon si può capire? Non si può capirequale straordinaria idea e realtà siaquella del SERMIG (servizio missionariogiovani). Trasformare un arsenale diguerra in un arsenale di pace senzaavere neanche una lira in tasca eritrovarsi dopo quarant'anni con migliaiadi metri quadri di padiglioni e un luogodi riferimento per moltissime persone.Insomma un centro di accoglienzaavente un centro sanitario gratuito pervisite specialistiche, un oratorio, unlaboratorio musicale e una scuola diartigianato per ragazzi che hannoabbandonato o che non possono

permettersi una scuola normale.Sembra qualcosa di impensabile. Macosì è stato. Il tutto nacque da un'ideadi pochissime persone, animate solo daldesiderio di far del bene, dalla volontà dimettere in pratica il messaggioevangelico e di essere Cristiani. Ilfondatore, Ernesto Olivero, sembra unapersona qualunque: padre di famigliacon figli e nipoti. Già dalla stretta dimano e dallo sguardo abbiamocompreso la sua umanità e umiltà.Come lui, hanno grandi speranze tuttiquelli che abitano l'arsenale,

consacrati e non, uomini e donne;ognuno di loro dedito allapreghiera, ad accogliere gli umili, ipoveri, i malati, i traumatizzatidalla vita. Un "monasteromoderno", uno stile di vita. E noicatapultati in questo nuovo mondol'abbiamo assaporato appieno, purnon avendo avuto contatto direttocon le povere persone, migliaia cheogni giorno suonano alla portineriadell'arsenale chiedendo aiuto.Abbiamo avuto momenti didiscussioni su grandi temi,momenti di fatica e sudore a

spostare mobili, strumenti, a pulirestanze, cucinare e a smistare vestiti perspedizioni umanitarie. Ci siamo sentitidentro qualcosa di grande. Il SERMIGinsegna soprattutto questo: aiutare ilprossimo non è un atto di sacrificio chesi compie con fatica, ma un attod'amore verso il prossimo e verso sestessi. Per noi di Massa-Carrara potevaessere un Ferragosto come un altro. Masarà uno dei pochi che ci ricorderemonella nostra vita.

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cGruppo pastorale giovanile

cIL PAPA Siate messaggeri della gioia

Cari giovani, sono lieto di rivolgermi nuovamente a voi, in occasione

della XXVII Giornata Mondiale della Gioventù. Il ricordo

dell’incontro di Madrid, lo scorso agosto, resta ben presente nel mio

cuore. E’ stato uno straordinario momento di grazia, nel corso del

quale il Signore ha benedetto i giovani presenti, venuti dal mondo

intero. Rendo grazie a Dio per i tanti frutti che ha fatto nascere in

quelle giornate e che in futuro non mancheranno di moltiplicarsi per i

giovani e per le comunità a cui appartengono. Adesso siamo già

orientati verso il prossimo appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013,

che avrà come tema «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt

28,19).Quest’anno, il tema della Giornata Mondiale della Gioventù ci è dato

da un’esortazione della Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi:

«Siate sempre lieti nel Signore!» (4,4). La gioia, in effetti, è un

elemento centrale dell’esperienza cristiana. Anche durante ogni

Giornata Mondiale della Gioventù facciamo esperienza di una gioia

intensa, la gioia della comunione, la gioia di essere cristiani, la gioia

della fede. È una delle caratteristiche di questi incontri. E vediamo la

grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo

spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una

testimonianza importante della bellezza e

dell’affidabilità della fede cristiana.

La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la

gioia, una gioia autentica e duratura, quella che gli

angeli hanno annunciato ai pastori di Betlemme

nella notte della nascita di Gesù (cfr Lc 2,10): Dio

non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni

prodigiosi nella storia dell’umanità, Dio si è fatto

così vicino da farsi uno di noi e percorrere le tappe

dell’intera vita dell’uomo. Nel difficile contesto

attuale, tanti giovani intorno a voi hanno un

immenso bisogno di sentire che il messaggio cristiano è un messaggio

di gioia e di speranza! Vorrei riflettere con voi allora su questa gioia,

sulle strade per trovarla, affinché possiate viverla sempre più in

profondità ed esserne messaggeri tra coloro che vi circondano.Benedetto XVI

MONDOUn altro

è possibile

Il mio zaino del ritorno, oltre che ad essere pieno di tuttoil necessario utile per trascorre 10 giorni fuori casa, si èappesantito ancor di più con le grandi emozioni esensazioni che ci ha lasciato questo campeggio che ci

porteremo dentro tutta la vita.Lunedì 13 agosto, ore 8.30, divisa perfetta, zaino in spalla,borraccia piena, scarponi ai piedi, guidone in mano… tuttopronto per decollare verso la destinazione…. AGNETTA…campo estivo 2012 del reparto "Stella Polare" (Gruppo scoutPontremoli 1)Tema su cui sarà basato tutto il campo è "L'ultimo deiMohicani"… e per entrare ancor meglio nell'ambientazionetutti ci siamo preparati dei fantastici vestiti indiani che cirendono veri mohicani.

Come tutti gli anni i primi giorni sonol'incubo di ogni squadriglia, costruzioni sucostruzioni, siamo tutti impegnati, infatti, acostruirci da semplici 6 pali e metri e metridi corda quello che saranno il nostro tavoloe la nostra cucina. E quando alla fine diquesti due giorni strazianti non vorresti faraltro che infilarti nel tuo morbido sacco apelo un fischio inaspettato interrompe iltuo sonno catapultandoti nel bel mezzodi un gioco notturno. I giorni successivisi svolge tutto normalmente, tra giochi e

attività accompagnati dalla tribùmohicana... ma una sera uno strano "barrito" proveniente dal"piccolo bosco" di fronte alla tenda delle Antilopi

scombussola tutto il reparto che è svegliato dalle urla dellefanciulle spaventate che richiamano il soccorso dei capi.Tutto prosegue secondo ogni capo... uscita di squadriglia,uscita di reparto, grande gioco, gara di cucina, gara degliangoli, giornata dei genitori… bivacchi dopo bivacchi arriva ilgiorno che nessuna quarta tappa vorrebbe che arrivasse ilgiorno dell'hike. Questa è la giornata in cui passi del tempoda solo, tempo in cui rifletti, tempo in cui devi salutare ilreparto, tempo in cui un sacco di emozioni ti invadonoseguite da un sacco di ricordi partendo da quando, comelupetto inizi il tuo cammino scout fino ad oggi.Perché in fondo per noi lo scoutismo è questo:E spingendo di nuovo i passi, sulla strada senza fare rumore,non teme il vento, con la pioggia e col sole,già e non ancora seguire l'amore.E un tesoro nascosto cerca, è nascosto giù nelle gole,è paura che prende quando siamo vicinia chi in vita sua mai ha avuto parole.E lo scopri negli occhi è vero,in quegli occhi tornati bambini,han saputo rischiare, lascia tutto se vuoisulla sua strada andare scordare i suoi fini.Un aquilone nel vento chiama,tendi il filo, è ora, puoi!Le scelte di oggi per un mondo che cambia,pronti a servire è ancora "scouting for boys"!

Francesca, Sara, Giuliana

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2012 e...

L’ultimo dei Mohicani

Un tempo

di divertimento

ma anche

di riflessione

nel mezzo

dei boschi

della Lunigiana

cGruppo scout Pontremoli 1

AGNETTA

ww

Una trentina diragazzi dai 13 ai16 anni hannopreso parte al

campeggio estivoorganizzato dalleparrocchie di Aulla ePallerone. Al campeggiodi Bedonia hannopartecipato due gruppi didifferenti fasce di età;quello di cui facciamoparte noi, ovvero quellodelle superiori, e poi iragazzi più piccoli dellescuole medie, con i qualiabbiamo passato alcunigiorni nel seminario del posto.Alcuni di noi partecipano ai campeggida anni, da quando sono piccoli: sonoesperienze che aiutano a crescere..Divertendoci e conoscendo nuovepersone miglioriamo il nostro caratteree il rapporto che abbiamo con gli altri.Nei tre giorni che abbiamo passatoinsieme si sono alternati momenti didivertimento e di gioco a momenti diriflessione e preghiera. I giorni diconvivenza, anche se pochi, hannoreso il gruppo coeso; abbiamocondensato in tre giorni quasi tuttoquello che si fa in sette, masoprattutto abbiamo dato lo spazio atutto quello che ci deve essere inqueste esperienze, riservandoci iltempo per riflettere. E le riflessioni diquesti tre giorni puntavano tuttosommato su di noi, e sul nostroriuscire ad essere noi stessi. Abbiamoparlato di identità e di maschere, diquando abbiamo paura di dire laverità... Forse una maschera l' abbiamotutti, ma stando insieme, mettendociin gioco la maschera può cadere e può

uscire il meglio di noi stessi!Condividere i tre giorni insieme, dallamattina fino alla sera, hanno poiportato a discutere anche su cosasarebbe successo una volta finito ilcampeggio… e tramite social network,dopo alcuni giorni, grazie a varicommenti abbiamo notato che l'aver

fatto questa esperienza èservita molto al gruppo, eci ha fatto maturare.Come dice Gabry, "questocampeggio anche se dipoca durata mi ha fattoriflettere molto, non sulmomento ma più tardied è per questo che loscrivo solo ora. Io nonpossiedo maschere connessuno o almeno ciprovo, sono sempre mestesso con tutte lepersone, grazie a questo

campeggio se avevo dei dubbi supossibili maschere li ho cancellati tuttida adesso inizia una vita nuova, unavita migliore, grazie a tutti ragazzi." Noi siamo entusiasti di aver fattoparte di questo campeggio, ma ancoradi più perché esso non è l'unicaragione per riunirci tutti assieme:durante l'inverno ci ritroveremoalmeno due venerdì al mese per stareinsieme, riflettere e divertirci.

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L’estate, da sempre tempo di svago, èsede anche di intense attivitàformative per i nostri gruppi, e come ognianno il settore giovani cura una serie dicampi per giovanissimi in quel di Metello.Avrei moltissimo, come esperienzavissuta, da raccontare su quellasettimana, non potendo farlo mi limiteròad uno dei momenti per me piùsignificativi, la gita. Ricordo la miaapprensione nei giorni precedenti, ce lafarò?, sarò in grado di arrivare lassù?,erano le domande che più mi ripetevo e,

pensando e guardando le carte, mipreoccupavano, d’altra parte però sapevobene quale importanza avesse la gita inun campo e come fosse necessaria per unrapporto autentico con i ragazzi. Lepreoccupazioni poi pian piano lasciano ilposto alla determinazione e allapreparazione immediata, avevo presoquattro bottiglie da due litri di acqua ecedendone poi due, preparato lo zainocol minimo indispensabile, per il quale èsempre necessaria una seconda ed unaterza ispezione affinché venga eliminato il

cGruppo giovani Aulla e Pallerone

cSALIRE IN VETTA La metafora della

w wRiuscire ad essere

SE STESSI

wSe è tempo libero, significa che

uno è libero di fare quello chevuole. Perciò quello che unovuole lo si capisce da come

utilizza il suo tempo libero. Quello cheuna persona - giovane o adulto -veramente vuole lo capisco non dallavoro, dallo studio, cioè da ciò che èobbligato a fare, dalle convenienze odalle necessità sociali, ma da comeusa il suo tempo libero».

(Don Giussani)

Le vacanze estive rappresentano unperiodo in cui emerge ciò cui si

tiene davvero, ciò che interessadavvero ad ognuno di noi.Questi mesi sono stati una grandegrazia, pieni di occasioni per poterriscoprire lo sguardo che Cristo ha suognuno di noi. A Luglio in Argegna ipiù piccoli, i ragazzi delle elementari edelle medie, che attraverso il gioco e leavventure del Piccolo Principe hannocominciato a cogliere il valore didimensioni dell’umano come l’Amicizia.Il campeggio dei ragazzi dellesuperiori, ha avuto come tema «Lacoppia», aspetto fondamentale dellavita dell’ uomo: un percorso guidatoper entrare nel vivo del rapporto

uomo-donna, dall’ innamoramentoall’Amore, cioè affermazione dell’altrocome essere irriducibile, in tutta la suagrandezza, dal ti amo al «tu sei».Ad Agosto la vacanza in Trentino peruniversitari e lavoratori dlla nostracomunità: la montagna è di per sémetafora di un’ascensione, di uncammino verso Dio. Tra i luoghimeravigliosi che le Dolomiti offrono,ciò che prevale è lo stupore, di fronte auna Bellezza simile che non può cherichiamarti al dono e mistero delCreato. È stato per noi è stato unmomento preziosissimo, dicondivisione, per riscoprirci compagninella strada che ognuno ha di fronteverso la propria vocazione.Molti di noi hanno partecipato al«Meeting per l’amicizia tra i popoli»,organizzato da Comunione eliberazione a Rimini. «La naturadell’uomo è rapporto con l’infinito»,

queso è il titolo dell’edizione 2012:mostre, incontri, conferenze,spettacoli da cui emerge come ogniaspetto della vita dell’ uomo,dallacultura alla politica, alla scienza,all’arte sia espressione di questatensione all’ Infinito, di un cuore fatto,costituito di questo anelito. L’ultimo weekend di Agosto , inoccasione della festa in Argegna,abbiamo fatto il Pellegrinaggio allaMadonna dell Guardia. È sotto la suaprotezione che è nata la Casa Rossa. Ilcammino è ringraziamento, èofferta,perché ognuno dona tutto ciòche è,è preghiera perché nel silenziodella natura ogni passo è dialogo concui si affida la propria vita a Dio; ècompagnia, perché al tuo fianco haidei volti che ti sono donati , assieme acui camminare verso la Meta.Per questo non posso che ringraziare Gesù.

Claudia

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LIBEROImparare ad usare

il tempo

wc“Casarossa” - Perticata

ca vita

w

non strettamente necessario... anche ungrammo in meno è utile!, indossate lescarpe da trekking, raccolte le racchette percamminare, foto di gruppo e si parte:l’abbigliamento con zaino e racchette mifaceva molto «turista per caso»! Si parte. Ilprimo tratto, percorso il pomeriggio delmercoledì, di circa 8 km fino ad una focelimitrofa ad un rifugio, è stato in lenta ecostante ascesa, è inutile sottolineare chenel serpentone che lentamente ascendevaero posizionato verso la coda... non ultimoperò! Durante il percorso abbiamo anche

fatto delle attività assieme, abbiamo fattomerenda, ci siamo divertiti, anche se per meè stata una fatica immane. Sono arrivato.Serata all’aperto giocosa ma intensa con unbellissimo momento di preghiera prima delmeritato riposo notturno, riposo breve però,sveglia alle 4:30 e partenza per la vetta dellaCastellina, l’obiettivo era gustare l’alba inquota. Alba bellissima con un panoramamozzafiato sulle Apuane, visibili dal Sagroall’acrocoro delle Panie con giochi luminosimeravigliosi. Il cammino per la vetta è statodurissimo, siamo arrivati. A me piace leggere

anche questa esperienza come unametafora, un segno, del cammino di fede edella vita: l’insegnamento che se ne ricava èallora un incoraggiamento ad andare avanti,passo dopo passo, nonostante le difficoltà ele fatiche quotidiane, verso la vetta,l’incontro con Dio. Devo anche ringraziare ilVescovo Giovanni, che mi ha chiamatoinsieme a don Maurizio per far parte diquesta esperienza, e Don Piero, che la guida,compagno di viaggio nel cammino che ci hacondotto verso il presbiterato.Don Michele Bigi

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Asempre una sfidaprovare a raccontarela settimanatrascorsa a Lourdes.

Alla partenza, il 22 luglio, cisiamo accorti con facilitàche stava avvenendo ungrande cambiogenerazionale: per molti deipartecipanti era la primavolta. L’età e l’esperienzahanno determinato ladivisione del lavoro durante lasettimana: i maggiorenni chelo desideravano hanno potutofare servizio alle piscine,mentre gli altri hanno prestato servizioin ospedale o portato carrozzine. Lapeculiarità del «campo» si èdimostrata nella costante condivisionedi ciò che si è vissuto durante legiornate e nei momenti di riunioneserali. Questo era il settimo anno diservizio e ancora Lourdes sa parlare alcuore di ognuno di noi. Pur nella nostradiversità, credo che nessuno possa diredi essere tornato a casa identico acome era partito: tutti ci siamoaccostati, ognuno a modo proprio, aquella grotta e ne abbiamo ricavato unperiodo di silenzio per capire cosa faredella vita, un momento diavvicinamento alla fede, un’occasionedi ritrovo nella gioia, un tempo in cuimettersi in gioco. A differenza deglianni passati, in alcuni giorni, il lavoro èvenuto a mancare e nel gruppo èserpeggiata una delusionecomprensibile, condivisibile.Ripensando a quei momenti, orapossiamo affermare come siano statiutili: ci offerto l’opportunità diprenderci un istante e guardarci dentro,stringere nuove amicizie o migliorarsisempre più in attesa della prossimaoccasione di dare concretamente unamano. Si può dire che quei cinquegiorni effettivi trascorsi a servizio, sianostati in quest’edizione, giorni (anche) alservizio di noi stessi, per interrogarcisulla provocazione che Don Piero ci halanciato, donandoci un ciondolo con

metà volto di Gesù e dicendoci:«trovate l’ altra metà di questo voltodurante giorni che vivrete qui».Osservando la grande e meravigliosaeterogeneità della nostra comitiva,abbiamo compreso che Dio quest’annosi è fatto prossimo mostrandosi neimalati che abbiamo incontrato e inSara, Matteo e Francesca, i piccoli, che,uniti al nostro gruppo, ci hannoarricchito con il loro entusiasmo e laloro spontaneità, insieme nonnaGiannina che ha condiviso con noi ognimomento, persino la Via Crucisaffrontata sotto il caldo sole delpomeriggio. È stato questo uno deimomenti, guidati da Padre Giancarlo,che ci hanno fatto approfondire il tema«Ave Maria», l’ultimo del triennio,iniziato con il «Segno della croce»(2010) e «Padre Nostro« (2011): unariflessione sulla preghiera del Rosario,che risulta per noi al tempo stessosemplice e complessa nel suorichiedere concentrazione e silenzio«interiore». E proprio mettendo in attoquanto appreso, provando a pregarecon animo nuovo davanti alla grotta,alcuni di noi hanno sperimentato leemozioni per loro più vive e hanno vistosorgere le riflessioni per loro piùintense. Lourdes è il luogo della luce,un bagliore apparso 154 anni fa, cherisplende ancora oggi: la luce si rifrangein mille angoli e diventa il lume deiflambeaux, la commozione negli occhi

dei pellegrini accolti alle piscine, isorrisi degli anziani accompagnatiall’adorazione, le candele cheprolungano le preghiere di vicini elontani. Venire a Lourdes significacomprendere veramente cosapuò voler dire essere «luce delmondo». Il silenzio in cui ci siimmerge non dà risposte ma inesso si può cercare di scoprire,confermare, verificare, fondare

ciò che si prova davanti alla grotta, di làdal Gave, dove Bernadette ha dettol’ultimo addio al «suo cielo». Una dellecose di cui siamo più grati infatti èavere un posto dove andare e scopriresempre di più noi stessi: ogni anno, all'arrivo a Lourdes, si prova la sensazionedi recuperare una parte di noi che,durante il passare dei mesi, non è mairiuscita ad abbandonare del tutto lagrotta. Così non si è potuto far altroche contemplarla da lontano, immersinei mille altri pensieri della vitaquotidiana, attendendo di poterritornare ai piedi dei Pirenei ecompletarsi, aggiungendo anche quest'ultimo tassello mancate. Come si dice«Home is where the heart is» eLourdes si configura quindi sempre piùcome una seconda casa, una sorgentedi affetti profondi e sinceri, un banco diprova con cui misurarsi, una prova dacui si esce stanchi nel fisico ma moltopiù uniti nello spirito. In occasionedella grande messa internazione deigiovani, abbiamo avuto l’occasione disuonare e cantare insieme e il senso delbrano scelto è ciò che ci portiamo acasa, la convinzione che soprattuttoquando le nostre strade diventano«vuote e silenziose, deserte esconosciute» Dio può «illuminare» ilnostro cammino e sussurrarci «no nonavere paura, se nel buio il tuo cuore ungiorno perderai, io verrò da te, come unpadre ti dirò: coraggio sono io».

Irene Bertelloni

cVolontari a LOURDES

«Quì è come una seconda casa»

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Amore, comunità e senso della vita: tregrandi temi che incutono timore.L'amore è tutto ciò che desideriamo, lacomunità quanto abbiamo di più caro edil senso della vita l'interrogativo più difficile daaffrontare: sappiamo realmente chi siamo e dovestiamo andando?Noi ragazzi del gruppo giovani della parrocchia diFossola, con l'iniziativa "Luce nella notte", nellasera del 22 Giugno, ci siamo messi in gioco, propo-nendo, alla luce della parola di Dio, un dibattito suargomenti fondamentali nella vita di ciascuno chespesso si affrontano con superficialità. Questa inizia-tiva ha toccato innanzitutto punti sensibili della vitadi ognuno di noi, mettendoci per primi in discussionesul significato dell'amore, della comunità e della vita.Abbiamo ascoltato la parola di Dio e cercato di per-metterle di operare in noi (cosa non facile!)mediante lo Spirito Santo per poi poter portareal prossimo una "buona notizia". E siccome ilvangelo è per tutti, nessuno escluso, nei giorniprecedenti l'iniziativa, abbiamo iniziato a cam-minare per il paese consegnando alle personepiù lontane della parrocchia un nostro specialeinvito.

La serata si è così svolta: sono stati allestiti tregazebo, uno per ogni tema, all'interno dei qualihanno ruotato tre gruppi di persone. In ognipunto il lavoro si è articolato in tre momenti: siè introdotto il tema, poi si è letto un piccolobrano di Vangelo ed infine si è aperto un dibat-tito a partire dall'intervento di alcuni testimo-ni, che all'interno della propria vita hannoavuto un'esperienza particolare dell'amore,della comunità e del senso della vita. Il tema dell'amore racchiudeva l'esperienza del-l'amore di Dio per noi, un Dio Padre che ci ama sempre anche quando decidiamo di allonta-narci da Lui e che aspetta solo un nostro sì; il tema della comunità invece esprimeva l'esperienzadi essere figli di un unico Dio, membra che cooperano all'interno della Chiesa; il tema del sensodella vita, infine, racchiudeva la ricerca della verità, la ricerca di Lui, conducendoci a pensare checiò ci rende davvero felici è l'amare e l'essere amati.La serata si è conclusa con un Padre Nostro recitato di fronte al Santissimo esposto nella chie-sa di San Giovanni Battista e che ci ha accompagnato per l'intera giornata. Cogliamo l'occasio-ne per ringraziare i testimoni e tutte le persone che hanno contribuito a rendere questa seratadavvero speciale. E' stata un'esperienza accolta a braccia aperte da tutta la comunità parroc-chiale e non solo. Abbiamo scoperto che tutti i nostri perché sono davvero importanti e che Dioci risponde sempre.

Gruppo giovani FossolaUNA LUCE

NELLANOTTE

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Coraggio, sono io. Prende spuntodalle parole di Gesù il tema dellasettimana che una parte delgruppo dell'Oratorio "Giovanni

Paolo II" ha trascorso in Argegna dal 19al 26 agosto, organizzata daglieducatori per i ragazzi di terza media.Un momento a cavallo dell'estate perfare il punto su un percorso checontinua da anni e per tracciare letappe di un nuovo cammino che ciattende a partire da settembre."Coraggio, sono io" è il trampolino dilancio per riflettere sul coraggio diprendere coscienza di sé e sul coraggiodi aprirsi a Chi ti dice "sono io": giornoper giorno il coraggio delle relazioni, dicercare un senso, di mettersi incammino, il coraggio dei no e del si.Sette giorni per stare assieme, persuperare un'antipatia, per cementareun'amicizia, per conoscere e perconoscersi, per correre, sudare, urlare,sporcarsi, ridere, scherzare, per fare unapasseggiata e accorgersi che tutto ciòche hai intorno è meraviglioso e Chil'ha pensato da sempre per te deveessere tanta roba. Ecco perchéquest'anno più che "campeggio" ci èvenuto spontaneo chiamarlo viaggio,perché è una tappa di un'avventura davivere assieme giorno dopo giorno e cheper noi, da 8 anni, si chiama oratorio.

Non è facile spiegare in poche righecosa è stato per me questo

campeggio. E' stata una settimanaveramente piena zeppa di giochi ,dicorse ma anche di momenti in cui cisiamo fermati ,abbiamo fatto silenziodentro di noi e abbiamo ascoltato laParola del Signore. E' dal 2003 chefaccio questo tipo di esperienza maquest' anno è stata la prima volta chela vivo come educatore. Dopo un annodi incontri con questi ragazzi e il

campeggio conclusivo mi sono accortodi aver stravolto la mia idea dieducatore : pensavo che avrei dovutodare e insegnare, mi sono ritrovato,invece, tante volte, a ricevere e aimparare , imparare ad ascoltare, adaver pazienza e a divertirmi consemplicità. Siamo partiti per ilcampeggio preoccupati perché eravamoin pochi (in 22), ma ci siamo resi contoche in questo modo siamo riusciti acreare rapporti più sinceri e piùautentici, con i ragazzi e tra noieducatori. È stata un' ottimasettimana. Ora ci aspetta un altro annoda vivere assieme e questo mi fa sentirebene. Sono fiero di questo gruppo esono felice di farne parte.

(Jacopo, educatore)

Cercavo l'amicizia e l'ho trovata,cercavo il divertimento e l'ho

trovato, cercavo la fedeltà: eccola qua.Mancava solo una cosa… Mancava unposto; un posto per stare insieme a chimi ha dato tutto questo… Ed ecco chel'abbiamo trovato; ma non un luogoqualunque… un luogo che si è mostratoincantato, un luogo che sembrava fattoapposta per noi, per noi Ragazzi

dell'Oratorio. Da un semplice incontrolo scorso inverno è nato un legame cosìforte da farci andare in campeggio tuttiinsieme! E' incredibile, ma per mesembra passato tutto in un tempoirreale; forse grazie alla semplicità chec'era nei nostri sguardi e nei nostrisorrisi che non mancavano mai. Tutto,ovviamente, grazie a chi ce l'hapermesso: i nostri educatori e i nostrigenitori, ma soprattutto a Chi c'hacreato perché, se nessuno ci avessecreato, ad agosto non saremmo andatiall'Argegna! Beh, è stato fantasticoperché le litigate e i bisticci da ragazzinic'erano sempre, ma questo bruttovuoto era colmato dalla nostra felicità edai nostri bellissimi momenti diriflessione. Che dire…Cercavo la pace espontaneità: l'ho trovata...

(Teresa, 13 anni)

Quello che mi ricorderò sempre? Che,una volta tornati a casa, nel

raccontarci le cose accadute nellegiornate del "campeggio" ridevano epiangevano in un insieme di serenità ecommozione. E poi il clima di amicizia,spontaneità e condivisione che si ècreato con cui tutti i componenti diogni famiglia dei ragazzi…"

(Simona, mamma)

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Coraggio, SONO IOMarina di Carrara Sacra FamigliacOratorio Giovanni Paolo II

Tutti, chi più e chi meno,aspettavamo il giorno dellapartenza, quell'ultima domenicadi Luglio era finalmente arrivata.

Nell'attesa del pullman abbiamosalutato i nostri genitori; arrivato ilpulmino e caricate le valige, abbiamopreso posto. Il viaggio è stato tranquilloe una volta a Metello i ragazzi delcampo precedente ci hanno accolto conla canzone "wattanciu"; una voltasistemati i bagagli ci siamo riuniti agiocare e da li è iniziata una bellissimasettimana tra divertimento,riflessioni,amicizie e tante, tantelacrime (anche di gioia).Il tema del campo era "Io e...": trattavadi noi stessi e delle relazioni cheabbiamo con gli altri.Le attività più significative sono statesicuramente:1) Lo specchio nel castagneto: su unospecchio c'era scritto: TU SEIIMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO.Questa attività ci ha fatto riflettere sunoi stessi.2) Testimonianza con gruppi diriflessione: uno dei nostri educatori ci haraccontato la sua esperienza di

allontanamento e avvicinamento daDio. Questa esperienza ci ha fattoriflettere sul nostro cammino di fede esui tentennamenti che possiamo avere;poiché spesso, in momenti difficili,abbiamo bisogno di prove concrete dellasua esistenza. 3) Le tensioni: questa attività è iniziatacon il contatto tramite mani di duepersone che si sono incontrate ad occhichiusi. Questa è continuata durante lagita; è si.... Infatti abbiamo fatto unabellissima uscita che ci ha tenutioccupati da Mercoledì a Giovedìpomeriggio dove siamo stati legati conun elastico per un breve tragitto acoppie con lo scopo di adeguarcientrambi, l'uno al passo dell'altro e diconoscersi.Nello step successivo sopra al monte

con l'estremità dell'elasticolegato ad un "palo raffiguranteDio" e l'altra fra le nostre ditaabbiamo avuto modo diragionare sul fatto che anchese ci sono tensioni fra noi eDio, Lui non si allontana maida noi ma è sempre pronto adaccoglierci.

Il campo non è stato solo attività maanche giochi e divertimenti che ci hannoaiutato a socializzare e a creare legamipiù o meno con tutti, è proprio perquesto che lasciarsi non è stato bello.Ora siamo tutti convinti che torneremoal campo, non solo per ciò dettoprecedentemente ma anche per glieducatori e le cuoche: gli educatori cihanno accompagnato nel camminodella settimana non solo rendendocipartecipi alle attività ma standoci vicinoproprio come in una famiglia e le cuochecome delle nonne che ci hanno resotutto più dolce e saporito... Insomma sestate leggendo questo articolo ilprossimo anno vi aspettiamo al campoinsieme a noi.

Noemi, Pietro, FrancescaSerena, Nicole

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cCampo Scuola Metello

Riflettere su se stessi e sulle relazioni con gli altri giocando tra gli scenari delle Apuane. La fede si nutre della certezzache Dio non abbandona mai le sue creature

Io e...alla RICERCA dell’altro

Let's bridge" il titolo della10°edizione del Genfest, la"festa" dei giovani. Migliaia digiovani provenienti da tutto il

mondo, delle più varie culture ed etnie,si sono ritrovati a Budapest mossi tuttidalla stessa idea, che è ancheesperienza di vita e azione sociale:l'unità. Unità tra i popoli, tra culture,tra estrazioni sociali differenti; maanche tra le diverse generazioni, nellefamiglie, fra gruppi e movimenti, fracristiani di varie denominazioni e trafedeli di diverse religioni: sononumerose le vie che percorriamo percostruire un mondo unito. Nato da un'intuizione profetica diChiara Lubich, fondatrice delMovimento dei Focolari, il Genfest è unincontro di giovani che voglionomostrare al mondo che la fraternitàuniversale, il mondo unito è un Idealeper cui vale la pena vivere.È un'occasione di scambio e confrontoper chi vede nel mondo di oggi unoscenario ricco di sfide, di opportunità dicambiamento, dove l'altro viene messoal centro ed È un invito a mettersi in moto, certiche ciascuno è protagonista dellapropria storia e della Storia e che perquesto può incidere sulle grandilacerazioni del mondo, contribuendo afar crollare le barriere dell'indifferenza,dei pregiudizi, dell'egoismo. La fondatrice dei Focolari l'ha definito"una cascata di Dio", la cui sorgente èla stessa scintilla ispiratrice delMovimento dei Focolari: la scoperta diDio Amore. Dal 31 agosto al 2 settembre 2012 lacittà di Budapest, terra di confine tra

Oriente e Occidente, diventa "capitaledella cultura dell'unità". La Sportarénadella città è stata invasa da 12.000giovani, tra questi c'eravamo anchenoi! Precisamente 10 dalla nostraDiocesi di Massa Carrara Pontremoli

sono partiti per questa avventura,curiosi e desiderosi di vivere questogrande evento.Varie le tematiche che si sonoaffrontate: dall'economia all'arte, dallapolitica ai problemi sociali, dal dialogo

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BRIDGEGenfest 2012:Let’s

cGruppo giovaniFOCOLARINI

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Questo senso di vita che scende e che va dentro finoall?anima nella lunga estate caldissima». Questa frase

sembra racchiudere il pieno significato dell?estate, che si sa,è la stagione più attesa dell?anno, quella stagione chesembra regalare un grande senso di libertà, quella stagione acui è difficile dire «arrivederci», ma così semplice dire«bentornata», quella stagione che per noi ragazzi delvicariato di Villafranca sta automaticamente ad indicare laparola «campeggio». Infatti, anche quest?anno, ci siamorimboccati le maniche per organizzare al meglio il nostrocampo estivo, aiutati da Edamo, la nostra guida pereccellenza. Abbiamo scelto un posto nuovo, Neviano de?Rossi, un paesino del comune di Fornivo che per unasettimana si è rivitalizzato grazie alla nostra vivace presenza.Abbiamo animato i stette giorni di campeggio con giochi,bivacchi, momenti di riflessione e preghiera: il tema delcampo era «Come diventare re» e le nostre giornate eranotutte incentrate su questo obbiettivo, alla scoperta dellevirtù e dei carismi di una figura così importante. Nel nostrocammino abbiamo sempre tenuto presente l?insegnamentodell?unico vero Re, Gesù, che si fa uomo per noi. Le attivitàdel campo sono state messe a dura prova dal forte vento edal sole cocente che non hanno avuto, però, la meglio sullospirito di noi campeggiatori che con grande entusiasmoabbiamo portato a termine la settimana vedendo la squadradei «bianchi» vincitrice del campeggio. Ma non potevamo

concludere la nostra estate limitandoci a una settimana aNeviano de? Rossi, e così, come ogni anno, il 4 agosto siamopartiti a piedi da Villafranca per arrivare al santuario dellaMadonna della Neve a Podenzana. Il cammino non è statofacile a causa del grande caldo, ma la buona compagnia, imomenti di preghiera e l?animazione della Santa messa cihanno aiutato a vivere al meglio la giornata, arricchendoulteriormente i ricordi di questa calda estate. L?augurio chenoi animatori ci facciamo è quello di vedere, ogni anno, unmaggior numero di giovani partecipare alle nostre attività,che non si limitano al periodo estivo ma continuano tuttol?anno.

Camilla Cappanera

VICARIATO DI VILLAFRANCA Un’estate «caldissima»

tra diverse religioni ai valori umani piùalti, fino all'ecologia e allacomunicazione, in un contesto diinternazionalità che porta ciascunpartecipante a costruire, in primapersona e insieme agli altri, ponti difraternità.Grazie alla festosa apertura con unmega concerto mondiale, ci siamocalati in un'atmosfera dimulticulturalità e di unità tra i popoliche ha caratterizzato anche il giornoseguente nel quale c'è stato unoscambio molto profondo di esperienzedi vita provenienti da tutto il globo. In questa ottica di unità è statolanciato un progetto "United WorldProject" in cui ci impegniamo a vivereper la fratellanza universale, vivendo laregola d'oro (Fare per gli altri ciò che sivorrebbe gli altri facessero a te, nonfare agli altri ciò che non vuoi chefacciano a te), contribuendo allacostruzione di un osservatoriointernazionale della fraternità ed infinevorremmo chiedere alle Nazioni Unite

di istituire e riconoscere la SettimanaMondo Unito (un laboratorio diattività, idee ed iniziative, che è già infunzione per più di 15 anni) a livellointernazionale, per guidare le istituzioninel loro impegno verso questa visionein tutti i livelli.Ci siamo quindi sentiti responsabili diun progetto importante al quale hannogià aderito molte autorità, come lapresidente dell' UNESCO e lapresidente di un movimento buddista;invitiamo tutti voi ad aderirvi(www.unitedworldproject.it).Il Genfest ha dato visibilità nella città,ma anche in tutto il mondo, attraversoi media, con un flashmob sul Pontedelle Catene, segno d'unità, poichèunisce Buda a Pest, città vecchia allacittà nuova, da cui il titolo del Genfest"Costruiamo Ponti".La domenica, ciascuno in base alproprio credo, ha pregato per la pace el'unità con funzioni religiose e non. Lacelebrazione della Messa cattolica èstata presieduta dall'arcivescovo della

città di Budapest.Siamo ripartiti per l'Italia con unagrande ricchezza nel cuore, comeFilippo che ha avuto modo di riflettereche il primo costruttore di ponti è statoproprio Gesù, oppure Marco che nonpotrà mai dimenticare quando appenaarrivato a Budapest si è trovatoaccanto un gruppo di GiovaniIstraeliani che sono corsi incontro adun gruppo di Giovani Palestinesi,regalandosi abbracci e sorrisi da fratelli. Ilaria non è stata colpita solodall'aspetto esteriore dell'evento, maha fatto un percorso interiore, scaturitoda domande personali, che le hannodato modo di crescere nella fede.Brenda ricorda i giorni del Genfestcome indimenticabili, con l'entusiasmoe la voglia di costruire ponti di unitànel nostro quotidiano sapendo cheanche se pochi o piccoli nelle nostrecittà non siamo da soli, perchéabbiamo 12.000 giovani che vivonocome noi per un mondo unito.ALLORA LET'S BRIDGE!