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LE MULTINAZIONALI ALLA CONQUISTA DELLA CANNABIS LA RIVISTA DELLA CANNABIS DAL 1985 WWW.SOFTSECRETS.COM | NUMERO 1 - 2019 GRATIS 18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi Il colosso mondiale del tabacco Altria, che produce le sigarette a marchio Marlboro, è in trattativa per acquistare l’azienda canadese Cronos Group che produce cannabis ad uso terapeutico. Si tratta della prima grossa acquisizione (Cronos capitalizza circa 2400 miliardi di dollari canadesi) da parte di un colosso dell'industria del tabacco nel mercato della cannabis. Il business fatto oltre oceano sulla pianta di cannabis è cresciuto a dismisura negli ultimi anni. Prima con la legalizzazione ad uso terapeutico e ricreativo in diversi stati Usa, dove però a livello federale resta illegale. E poi, in maniera più dirompente, lo scorso anno con la decisione del Canada di legalizzare tout court, anche a scopo ricreativo, l'uso di cannabis. Una decisione che è andata di pari passo con un’accelerazione dello sviluppo di un settore, che in borsa si è tradotto in una corsa forsennata dei titoli delle società quotate, spuntate come funghi in questi anni. Stando a un indice delle 50 aziende del settore stilato da Il Sole 24 Ore, negli ultimi tre anni il rialzo è stato del 377%: un indice di crescita a tre cifre - non è un refuso. Anche se da settembre il cambio di rotta sui mercati ha fatto perdere al settore circa il 30% del suo valore, nel giro di pochi mesi la capitalizzazione complessiva delle 50 aziende del settore si aggira oggi sui 45 miliardi di dollari. Numeri sbalorditivi se si pensa che il fatturato complessivo è di appena 2,4 miliardi. I sintomi della bolla speculativa, stando almeno a quanto affermano gli esperti di finanza, ci sono tutti. Eppure le prospettive di crescita sono notevoli e l'appetito delle big corporations dell'industria mainstream è in crescita. La notizia dell'interesse di Altria per Cronos è stata preceduta infatti dall’acquisizione da 4 miliardi di dollari di Canopy Group, un'altra grossa azienda canadese del settore, da parte di Constellation Brands, colosso degli alcolici, noto ai più per la birra Corona. Anche un'altra azienda del settore alcolici, la scozzese produttrice di whisky Johnny Walker, ha manifestato interesse a investire nella cannabis; mentre il mastodonte Coca-Cola è già all'opera per portare sul mercato una nuovissima bevanda a base di CBD, anche qui in collaborazione con un'azienda canadese, l'Aurora di Edmonton in Alberta. Se un lato il cannabusiness d'oltre oceano non potrebbe sembrare più florido, l'ingresso delle multinazionali nella filiera della cannabis preoccupa gli antiproibizionisti e non solo. Sorvolando le questioni di etica - che, si sa, poco contano di fronte al guadagno - i sistemi produttivi messi a punto dalle multinazionali rischiano di far saltare la filiera produttiva artigianale, con pesanti ricadute sulla qualità del prodotto: la coltivazione intensiva ha esternalità negative sia sul raccolto che sui terreni. In più, l'imposizione di simil-oligolipoli non giova sicuramente ai prezzi. Forse, prima che col mercato, è meglio che la pianta venga liberata (e tutelata) tramite le leggi... (GD) ESTABLISHED 1987 AMSTERDAM D U T C H P A S S I O N ® SWS70 Green Poison CBD® AMSTERDAM RRY SENSI-STAR DELAHAZE PANDORA BELLADONNA WAPPA ALL Quick Kush

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LE MULTINAZIONALIALLA CONQUISTA DELLA CANNABIS

LA RIVISTA DELLA CANNABIS DAL 1985

WWW.SOFTSECRETS.COM | NUMERO 1 - 2019 GRATIS18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi

Il colosso mondiale del tabacco Altria, che produce le sigarette a marchio Marlboro, è in trattativa per acquistare l’azienda canadese Cronos Group che produce cannabis ad uso terapeutico. Si tratta della prima grossa acquisizione (Cronos capitalizza circa 2400 miliardi di dollari canadesi) da parte di un colosso dell'industria del tabacco nel mercato della cannabis.

Il business fatto oltre oceano sulla pianta di cannabis è cresciuto a dismisura negli ultimi anni. Prima con la legalizzazione ad uso terapeutico e ricreativo in diversi stati Usa, dove però a livello federale resta illegale. E poi, in maniera più dirompente, lo scorso anno con la decisione del Canada di legalizzare tout court, anche a scopo ricreativo, l'uso di cannabis. Una decisione che è andata di pari passo con un’accelerazione dello sviluppo di un settore, che in borsa si è tradotto in una corsa forsennata dei titoli delle società quotate, spuntate come funghi in questi anni.

Stando a un indice delle 50 aziende del settore stilato da Il Sole 24 Ore, negli ultimi tre anni il rialzo è stato del 377%: un indice di crescita a tre cifre - non è un refuso. Anche se da settembre il cambio di rotta sui mercati ha fatto perdere al settore circa il 30% del suo valore, nel

giro di pochi mesi la capitalizzazione complessiva delle 50 aziende del settore si aggira oggi sui 45 miliardi di dollari.

Numeri sbalorditivi se si pensa che il fatturato complessivo è di appena 2,4 miliardi.

I sintomi della bolla speculativa, stando almeno a quanto affermano gli esperti di finanza, ci sono tutti. Eppure le prospettive di crescita sono notevoli e l'appetito delle big corporations dell'industria mainstream

è in crescita. La notizia dell'interesse di Altria per Cronos è stata preceduta infatti dall’acquisizione da 4 miliardi di dollari di Canopy Group, un'altra grossa azienda canadese del settore, da parte di Constellation Brands, colosso degli alcolici, noto ai più per la birra Corona. Anche un'altra azienda del settore alcolici, la scozzese produttrice di whisky Johnny Walker, ha manifestato interesse a investire nella cannabis; mentre il mastodonte Coca-Cola è già all'opera per portare sul mercato una nuovissima bevanda a base di CBD, anche qui in collaborazione con un'azienda canadese, l'Aurora di Edmonton in Alberta.

Se un lato il cannabusiness d'oltre oceano non potrebbe sembrare più florido, l'ingresso delle multinazionali nella filiera della cannabis preoccupa gli antiproibizionisti e non solo. Sorvolando le questioni di etica - che, si sa, poco contano di fronte al guadagno - i sistemi produttivi messi a punto dalle multinazionali rischiano di far saltare la filiera produttiva artigianale, con pesanti ricadute sulla qualità del prodotto: la coltivazione intensiva ha esternalità negative sia sul raccolto che sui terreni. In più, l'imposizione di simil-oligolipoli non giova sicuramente ai prezzi.Forse, prima che col mercato, è meglio che la pianta venga liberata (e tutelata) tramite le leggi... (GD)

ESTABLISHED 1987AMSTERDAM

DUTCH PASSION ®

SWS70 Green Poison CBD®

A M S T E R D A M

RRY SENSI-STAR DELAHAZE PANDORA BELLADONNA WAPPA ALL

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COLTIVAZIONE VEGANICL’ASCESA DELLA MARIJUANA

VEGANA

pag. 12

LA CANNABIS ITALIANA DEVE FARE QUADRATO

NASCE LA "CONFINDUSTRIA DELLA CANNABIS LIGHT" MA LA

REPRESSIONE CONTINUA

pag. 14

pag. 21

ED ROSENTHALIL LIBRO HARVEST E ALCUNI

VALIDI CONSIGLI

pag. 53EASYJOINT SBARCA IN

AMERICA:PRESENTE E FUTURO DI UN

IMPEGNO ANTIPROIBIZIONISTA

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Belladonna

pag. 25

MARIJUANA IN RUSSIA INTERVISTA AL TITOLARE DI UN

GROWSHOP RUSSO

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EDITORIALE4

SOTTO ATTACCO ANCHE

LA CANNABIS MEDICALo scorso 8 dicembre, ci si aspettava la consegna da parte dell’Organizzazio-ne Mondiale della Sanità, della raccomandazione alla CND (Commission on Narcotics Drugs dell’ONU) rispetto alla cannabis, a seguito della revisione avviata a maggio scorso sugli usi e la pericolosità della sostanza. L'attesa è stata delusa dall'annuncio del rinvio a causa della necessità della commissio-ne di avere più tempo per rivedere i suoi risultati.

Il fatto che non sia stata fornita alcuna data di riferimento per il rilascio del documento preoccupa le ONG che si erano radunate a Vienna per assistere a quella che poteva essere un'occasione cruciale verso la riforma delle politiche sulle droghe. Ci si aspettava infatti che l'OMS potesse suggerire la riclassifica-zione della cannabis rispetto alle tabelle convenzionali, dove al momento è accomunata a sostanze ben più pericolose (come eroina e cocaina), aprendo così la strada agli Stati che stanno ragionando su una differente applicazione del concetto di "controllo" delle sostanze illegali previsto dalle convenzioni internazionali.

Il fatto che la bozza di riferimento non sia stata presentata come previsto potrebbe quindi significare che dietro ci sono motivazioni politiche ed econo-miche: quando verrà il momento di decidere cosa fare con le raccomanda-zioni, a marzo, sarà più facile per alcuni paesi sostenere che non hanno avuto abbastanza tempo per rivedere gli input per avere una posizione, creando quindi l'ennesima occasione per ritardare ancora una volta il processo.

Se non bastassero le orecchie da mercante dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, a raddoppiare il carico sulla cannabis terapeutica ci ha pensato l'Europa, secondo cui le evidenze scientifiche sui benefici della cannabis medica finora raccolte sono "deboli", o al massimo "moderate" in alcuni settori. A sancirlo è stato il primo rapporto sul tema pubblicato dall'European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, altresì conosciuto come Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze. L'agenzia europea che si occupa di droghe - e tiene soprattutto conto delle differenti legislazioni degli stati membri sul tema - ha pubblicato il suo rapporto lo scor-so 4 dicembre e le ripercussioni potrebbero non essere da poco.

Nel campo della nausea provocata dalla chemioterapia, ad esempio, le prove che la cannabis sia utile sono considerate "deboli", e lo stesso giudizio viene dato per la stimolazione dell'appetito nelle persone affette da HIV. Addirittura, secondo gli esperti europei, sarebbero insufficienti anche le numerose evi-denze di benefici nel campo delle cure palliative per i tumori e per diversi altri utilizzi, dalla depressione all'infiammazione dell'intestino. Gli unici campi di applicazioni in cui invece la forza delle prove scientifiche è considerata "mode-rata" sono negli spasmi muscolari delle persone con sclerosi multipla, nel dolore cronico non associato a tumori e nell'epilessia infantile non trattabile.

Il rapporto evidenzia le sfide del processo decisionale in questo settore e rias-sume le molteplici questioni che i governi potrebbero prendere in considera-zione al momento di decidere se rendere disponibili cannabis o cannabinoidi per uso medico. Questi includono: i tipi di prodotto che i pazienti potranno usare; le condizioni mediche per le quali tali prodotti possono essere utilizzati; e il tipo di supervisione medica e normativa in base alla quale i pazienti sono autorizzati a usarli.

Pare quindi che anche qualcosa di consolidato come la cannabis terapeutica venga rimesso in discussione a livello istituzionale, sia in Europa che oltre oceano. L'utilizzo più blando e nobile di cannabis rischia un nuovo attacco frontale: è proprio vero che i diritti, anche una volta conquistati, vanno sem-pre difesi con le unghie e i con i denti. Noi di Soft Secrets saremo come sempre in prima linea.

Buon inizio anno a tutti i lettori, sperando davvero che non sia un annus horribilis... di Giovanna Dark

LETTERE DAI LETTORI

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11QUIZ SULLA COLTIVAZIONE

1. Per quale dei seguenti è necessario un ballast?

A. HIDB. CFLC. LEDD. Nessuno dei precedenti ha bisogno di un

ballast

2. Quale dei seguenti è un incrocio di White Widow e Afghana?

A. Jack The RipperB. White RhinoC. BC Purple BudD. White Walker Kush

3. Cosa è una jiffy plug?A. Canapa compressaB. Lana di roccia compressaC. Torba compressaD. Cocco compresso

4. Come si chiama la prima serie di foglie di una piantina?

A. Foglie vereB. Foglie della chiomaC. CotiledoniD. Pistilli

5. A che profondità si dovrebbe mettere un seme nel terreno?

A. A 2 cm di profondità con la coda della radice rivolta verso il basso

B. A circa 5 cm di profondità con la coda della radice rivolta verso l’alto

C. A 1 cm di profondità con la coda della radice rivolta verso l’alto

D. Si può mettere il seme sulla superficie

6. Cosa fa la tecnica dell’isolator?A. Elimina l’olio dai tricomiB. Produce burro di cannabis dal vecchio

materiale potatoC. Utilizza il ghiaccio per isolare i tricomi pieniD. Elimina l’olio e mantiene la cera rimasta

7. Quale di queste varietà ha vinto la HighLife Cup 2018?

A. Gorilla GlueB. Moby DickC. Candy KushD. Lemon Zkitlle

8. Qual è la miglior descrizione dell’effetto di strafatto?

A. Loquacità ed energiaB. Pesantezza fisica e attaccamento al divanoC. Ansia e panicoD. Strafatto e in botta coincidono

9. Cosa s’intende per luce di coltivazione a doppio spettro?

A. Può essere usata solo in vegetativaB. Può essere usata solo per la fiorituraC. Può essere usata outdoorD. Può essere usata in entrambe le fasi

10. Che tipo di danno lasciano gli acari?A. Piccoli segni gialli da morso sulle foglieB. Mancano grossi pezzi di tessuto fogliareC. Uno strato di melmaD. Non lasciano nessuna traccia di danno

11. Il CBD funziona anche per cani e gatti?A. SìB. NoC. Funziona ma solo di notteD. Per i gatti sì, per i cani no

12. Cosa significa se una pianta si avvizzisce dopo averla innaffiata?

A. Ha bisogno di più acquaB. Bisogna risciacquare subito il substratoC. Potreste aver innaffiato eccessivamente il

substratoD. È normale, non c’è da preoccuparsi

13. Cosa fa un deumidificatore?A. Aggiunge umidità alla stanza di colturaB. Aggiunge aria fredda alla stanza di colturaC. Elimina i cattivi odori dalla stanza di colturaD. Elimina l’umidità in eccesso dalla stanza di

coltura

14. Quale di questi valori di EC corrisponde a 700 ppm?

A. 1.5 B. 1.0C. 2.0D. 0.7

15. Quale di queste varietà è nota per il forte sapore e aroma agrumato?

A. ChocolopeB. Kosher KushC. Skunk # 1D. Power Plant

16. Quale di queste Haze è una varietà reale?A. G13 HazeB. G99 HazeC. G6 HazeD. GG Haze

17. Il tricoderma è un tipo di cosa?A. Batterio aerobicoB. Fungo velenosoC. Fungo beneficoD. Mai sentito nominare

18. Quale delle seguenti luci è la migliore in vegetativa?

A. HPSB. CFLC. Ioduri metalliciD. Tubo al neon T5

19. Quale ambiente preferiscono le piante durante la fase di crescita?

A. Caldo e asciuttoB. Caldo e umidoC. Caldo e bagnatoD. Non fa alcuna differenza

20. Il metodo drip to waste cosa descrive meglio?

A. Alimentazione a manoB. Alimentazione sul fondoC. Deep water cultureD. Sistemi a gocciolamento

Controllate le riposte a pagina 70

di Stoney Tark & cccp

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COLTIVA CON RICH HAMILTON12

L'erba vegana viene coltivata utilizzando una gamma di alimenti per le piante che non contiene fertilizzanti o pesticidi sintetici e nemmeno ingredienti derivati da animali come farina di ossa, idrolisi di pesce, farina di sangue o guano. Si tratta di somministrazione pianta su pianta. Sta portando il Biologico al livello suc-cessivo e ha iniziato a fare la sua com-parsa sugli scaffali di molti dispensari in

Canada e negli Stati Uniti. La domanda di erba Vegana sta crescendo in linea con la domanda di alimenti senza lattici-ni, senza zucchero, senza glutine o senza frutta a guscio. Le persone vogliono un prodotto che si adatti al loro stile di vita senza compromessi, dove non devono allontanarsi dai loro percorsi dietetici o morali per assecondare i loro gusti. Queste linee di prodotti nutritivi per le piante vengono utilizzate non solo dai vegani, ma anche dai non vegani che ritengono semplicemente che l'utilizzo di una nutrizione a base vegetale produca le migliori piante possibili. Naturalmente c'è chi sostiene che non si possa mai definire biologico qualcosa di coltivato in condizioni artificiali indoor, poiché è una contraddizione dell'am-biente... Il che è tutto fuorché biologico! Questa stessa argomentazione si applica al Veganics e a uno stile di vita vegano in generale. Se ci si allontana abbastanza dalla tana del coniglio, ci s’imbatterà in qualcosa che contraddice ciò che si sostiene, come… Di cosa sono fatte le vostre tende e vasi? Esistono prodotti di origine animale negli adesivi, nelle materie plastiche o negli imballaggi della vostra attrezzatura? E l’elenco continua. La maggior parte delle persone, tuttavia, accetta che nel mondo di oggi, si può solo fare quanto è nel proprio controllo e che fare qualcosa è meglio di non fare nulla! Si sta ancora facendo la differenza il più umanamente possibile e questo è quanto bisogna ricordare se si sceglie di coltivare in modo Veganic!

Le tecniche di coltivazione vegane si avvicinano maggiormente all’emulazione delle condizioni naturali e all'ambiente in cui le piante normalmente cresco-no. In natura le piante sono esposte a pochissima sostanza animale, per lo più limitata agli insetti in decomposizione nel terreno. Non sono in alcun modo esposti ai livelli di prodotti animali contenuti nei fertilizzanti biologici generici, quindi le

vostre piante non ci perderanno affatto se utilizzate i nutrienti Veganic.

La materia animale presente nel fertiliz-zante può avere un effetto negativo sul vostro raccolto. I residui di prodotti ani-mali si scindono molto lentamente nella cannabis, lasciando un residuo che rima-ne a lungo dopo che la pianta ha meta-bolizzato le sostanze nutritive. Questo residuo, sotto forma di metalli pesanti,

non può essere risciacquato comple-tamente poiché è immagazzinato nelle piante come sali. I residui provengono da varie fonti, tra cui alcune aziende di nutrienti che potrebbero non elencare tutti gli ingredienti utilizzati, gli stessi col-tivatori che aggiungono spray e prodotti complementari per aumentare la resa e, naturalmente, i prodotti animali presenti nel nutrimento.

Gli escrementi animali usati nel fertiliz-zante sono pieni di qualsiasi cosa a cui l'animale è stato esposto e/o ha ingerito, inclusi ormoni, pesticidi e antibiotici, per citarne solo alcune. Tutto ciò ha un effetto sulla qualità e sul sapore del pro-dotto finito. L'erba Veganic può avere un contenuto di metalli pesanti fino a 1000 volte inferiore rispetto ai prodotti biolo-gici della massima qualità. I sostenitori del Veganic sostengono che l'erba vega-

na sia l'erba più pulita e potente che si possa coltivare o fumare e la versione più vicina possibile alla cannabis che cresce in modo naturale.

L'accumulo di residui nelle piante ha anche un effetto negativo sul pH del terreno, che incide sulle piante se non si mantiene un buono standard di gestione del pH. I metodi di coltivazione vegani, al contrario, non richiedono alcuna gestio-ne del pH, perché mantengono in modo naturale un ecosistema più sano e bilan-ciato per le piante, con un pH compreso fra 5,5 e 7,0. Potrebbe essere necessario regolare lievemente il pH durante la fase di fioritura a metà coltivazione, quando il nutrimento è più abbondante e si può vedere un calo del pH verso il minimo della scala accettata (5,5).

Il terreno è il fattore chiave del Veganics. Proprio come con l’Organics, è meglio utilizzare terra o un mix di terra. La terra trattiene molta umidità, drena bene e ha un certo livello di nutrienti presenti in natura, il che significa che può fornire alcuni dei nutrienti necessari almeno nelle prime settimane. La terra ha anche una serie di funghi e batteri che si assiepano attorno a essa, il che è proprio ciò che si ricerca. Un "mix per vaso" ricco di materia-le finale derivante dalla decomposizione, come foglie ed erba tagliata o altro è una buona scelta in quanto è pieno di microbi benefici che aiuteranno la biodisponibilità

del terreno a raggiungere il valore il più vicino possibile al 100%.

La biodisponibilità del terreno misura la quantità di nutrienti ingeribili pre-sente e disponibile per essere assorbita dal sistema radicolare delle piante. Le sostanze nutritive non biologiche/non vegane sono già solubili e pronte per essere assorbite immediatamente dalla pianta. I nutrienti Biologici e Veganic

COLTIVAZIONE VEGANICL’ascesa della marijuana vegana"Biologico" significa che si lavora con la natura e non contro di essa, praticando una gestione sostenibile della coltiva-zione dell’ambiente circostante. È anche benefico per la salute, considerando che vengono abitualmente utilizzati 300 pesticidi nell’agricoltura e nella coltura non biologica, le cui tracce si possono ritrovare negli alimenti non biologici. Avete mai sentito parlare di coltivazione "Veganic"? Di Rich Hamilton / Immagini gentilmente concesse da Dinafem

L'ERBA VEGANA VIENE COLTIVATA UTILIZZANDO UNA GAMMA DI NUTRIMENTO VEGETALE CHE NON CONTIENE FERTILIZZANTI O PESTICIDI SINTETICI E NEMMENO INGREDIENTI DERIVATI DA ANIMALI COME FARINA DI OSSA, IDROLISI DI PESCE, FARINA DI SANGUE O GUANO.

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hanno tuttavia bisogno di aiuto per essere scissi in forma solubile e quindi le piante si affidano totalmente sulla presenza di un numero sufficiente di microbi/batteri benefici presenti nel ter-reno per abbattere la materia vegetale in decomposizione (nutrienti).

L'obiettivo della coltivazione Vegana è quello di mantenere il terreno pieno di batteri benefici per creare un focolaio fio-rente e ricco di batteri e funghi, creando un ambiente vivace in cui tutti i nutrienti possano essere rapidamente trasformati in forma solubile. L'unica cosa che rima-ne dopo che la pianta ha metabolizzato le sostanze nutritive sono i carboidrati complessi, che vengono poi utilizzati per nutrire i microbi nel terreno, continuando il ciclo! I nutrienti non vegani possono avere tassi di assorbimento bassi fino al 20-25%. Il metodo Veganic punta al 100%, con conseguente aumento della resa e una qualità e un sapore che molti dichiarano non eguagliabili. Molti con-vertiti vi diranno che i risultati sono così buoni che una volta provato il Veganics non tornerete indietro.

Esistono molti nutrienti vegani che, se usati in concomitanza con prodotti a base di micorrize, daranno alle vostre piante una carica di batteri benefici che contribuirà a creare un ambiente che offre il 100% della biodisponibilità che si può ottenere. Esiste una versione vegana di qualsiasi cosa, da "crescita", "fioritura" e "fiore" agli additivi, ai poten-ziatori e ai risciacqui. Il fabbisogno della pianta viene pienamente considerato in tutte le fasi con materia vegetale ricca di azoto, come semi di cotone alfa alfa e farina di soia per piante in vegetati-va e abbondanti quantità di fosforo e potassio sotto forma di sali di potassio, fosfato naturale e cenere di legno messi a disposizione per la fase di fioritura . Fra gli altri additivi vegani figurano l'aci-do umico per aiutare l'assorbimento dei nutrienti, il Cal-Mag per elevate rese e gli enzimi per il condizionamento e la rige-nerazione di nuove radici e il riciclaggio delle radici morte. Se fate tutto corret-tamente, sarete sulla strada giusta per raggiungere l'utopia Veganica.

Aumentate il più possibile la biodispo-nibilità del vostro terreno provando il compost tea che nella sua forma più semplice è quello che si ottiene immer-gendo un sacchetto poroso di compost in un secchio d'acqua. I nutrienti vengo-no trasferiti all’acqua, così da ottenere un "tè" liquido che contiene tutta la bontà dei fertilizzanti. Il compost tea contribuisce ad aumentare la quantità

di nutrienti disponibili per la pianta, accelera anche la scissione delle tossine e incrementa la qualità nutrizionale e il sapore. È il modo perfetto per sommi-nistrare un mangime nutriente vegano alle vostre piante e provare a spingere il terreno fino al 100% di biodisponibilità.

Per preparare il compost tea, diluite il mix del compost in acqua e scacciate la vita microbica aggiungendo una linea d'aria e aerando il mix. Questo porta i microrganismi composti da batteri, fun-ghi, protozoi e nematodi benefici a mol-tiplicarsi rapidamente, creando una ricca soluzione microbica. Un buon compost

vegano contiene tutti i "rifiuti verdi". Una buona pala piena presa dal fondo del contenitore del compost in cui il mate-riale è realmente decomposto è perfetta. Applicate regolarmente il compost tea alle vostre piante. Consiglio di prepararlo con la linea di aerazione per 3-7 giorni. I microbi moriranno nel giro di poco una volta rimossa la linea d'aria, quindi cer-cate di tenere il tè areato fino a quando non starete per utilizzarlo. Non riesco a sottolineare mai abbastanza quanto sia importante cercare di mantenere il terreno il più pieno possibile di batteri benefici, perché è l'unico modo in cui si può essere certi che tutto ciò che si som-ministra alle proprie piante sia completa-mente biodisponibile in ogni momento.

Veganic è molto più della prossima gran-de tendenza nella coltivazione, produce risultati reali con un input minimo. Mentre il mercato della cannabis si espande velo-

cemente, i metodi Veganic si stanno dif-fondendo tra i coltivatori che vogliono una cannabis più sana, fiori più saporiti e un raccolto più abbondante. Tutto ciò è reso possibile dalla fedele imitazione dell'am-biente di coltura naturale in crescita e dalle condizioni della cannabis.

L'erba vegana è potente a livello di effet-to e di aroma, a causa della facilità con cui i nutrienti vengono metabolizzati dalla pianta, il che dà più tempo ed energia per la creazione di oli e terpeni volatili. Ecco il motivo per cui l'erba vegana ha in genere un contenuto di terpeni più eleva-to. La stessa cosa a livello di cannabinoidi

attivi: non è raro vedere varietà vegane con oltre il 20% di THC e oltre il 10% di CBD. Il vincitore del trofeo High Times 2016 è stata una varietà vegana con un enorme contenuto di CBD del 13% e c'è una varietà Veganic Platinum Cookies che raggiunge il 22% di THC! Neanche questo non è un colpo di fortuna, il guru del Veganics e coltivatore di cannabis Kyle Kushman ha vinto 13 trofei della Cannabis con la sua varietà "Strawberry Cough", incredibilmente delicata e poten-te! E non si possono mettere in discussio-ne statistiche del genere.

L'erba vegana è anche la forma più eco-logica di coltivazione indoor. Al momento non si può fare molto per ridurre la quantità di energia utilizzata per la colti-vazione indoor e quindi la rimozione di qualsiasi prodotto animale dall'equazione è un modo semplice ma significativo per ridurre in modo diverso l'impatto della

coltivazione della cannabis sul pianeta.Se si parla di cannabis terapeutica, la qualità e la composizione dell'erba vegana non hanno eguali. È il prodotto perfetto da utilizzare come medicina perché è estremamente pulito. L'erba non vegana può contenere contaminanti (metalli pesanti) a livelli di circa 2-5 parti per milione, mentre l'erba Veganic arriva a circa 200-600 parti per miliardo, oltre 100 volte in meno! Alcuni soggetti sono molto sensibili ai contaminanti, anche a bassi livelli. Può essere una reazione esacerbata da una condizione di salute preesistente o potrebbe essere solo un'intolleranza casuale, ma i livelli di metalli pesanti possono provocare mal di testa, nausea e aggravare condizioni quali il morbo di Crohn o anche alcune forme di autismo.

È facile vedere da tutte queste evidenze che ci sono validi motivi per provare, quanto meno, il Veganics. Ha molti vantaggi. Piante più sane, più salute per voi, resa più abbondante, più sapore e

un effetto più potente. Per non parlare poi della sua natura ecologica o del suo status medico gratuito. Con la crescita e l'espansione costante del mercato, aumenta la domanda di una scelta più diversificata di cannabis che sia più puli-ta, prodotta in modo sostenibile, priva di sostanze animali, più pura per uso medicinale e trasparente e tracciabile in termini di background. Credo quindi che non passerà molto tempo prima che il Veganics venga adottato da molte altre persone come metodo di coltivazione prediletto e come erba di scelta a pre-scindere dal fatto che si tratti dii vegani nella vita di tutti i giorni o meno. La maggiore domanda favorirà senza dub-bio la creatività e si comincerà a vedere una gamma più ampia di prodotti vegani disponibili, poiché a conti fatti non si tratta forse di cercare di coltivare le migliori piante benefiche per voi e per il vostro ambiente in tutti i modi possibili?

LE TECNICHE DI COLTIVAZIONE VEGANE SI AVVICINANO MAGGIORMENTE ALL’EMULAZIONE DELLE CONDIZIONI NATURALI E ALL'AMBIENTE IN CUI LE PIANTE NORMALMENTE CRESCONO.

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14 PUNTO LEGALE

di Giovanna Dark

LA CANNABIS ITALIANA DEVE FARE QUADRATONASCE LA "CONFINDUSTRIA DELLA CANNA-BIS LIGHT" MA LA REPRESSIONE CONTINUADue notizie uscite a poca distanza una dall'altra: una buona, l'altra davvero brutta. Alla fine di novembre si era festeggiata la costituzione di AICAL, la prima associazione di categoria nata per rappresentare produttori e rivenditori di cannabis light. Ai primi di dicembre, invece, le cronache locali e i magazine di settore riportavano i risultati dell'operazione "Affari in fumo", in cui 48 growshop della penisola sono stati perquisiti e posti sotto accusa perché vendevano cannabis "legale". Come si conclude il 2018 della cannabis light e come inizierà l'anno nuovo, lo vediamo di seguito.

Oltre 2.000 punti vendita e un fatturato annuo che sfiora i sette milioni di euro: con questi numeri il mercato della cannabis light italiana ha dimostrato di essere pronto a uscire dalla nicchia. A riprova che il cannabusiness nostrano fa sul serio, è da poco nata AICAL, l'Associazione Italiana Cannabis Light: una "Confindustria della cannabis light" dove produttori e rivenditori si sono uniti allo scopo di fare pressione sulle istituzioni ed ottenere soprattutto maggiori tutele legali. L'associazione, inaugurata lo scorso novembre, è presieduta da Riccardo Ricci, il 30enne forlivese cofondatore di Cbweed, una tra le prime aziende italiane a lanciarsi nel business della marijuana light, dopo che la famigerata "legge sulla canapa industriale" del 2016 aveva approvato la produzione di piante con una percentuale di THC non superiore allo 0,6%.

Da allora, il mercato della marijuana legale nel bel paese è letteralmente esploso. Secondo quanto stimato dalla Coldiretti, gli ettari destinati alla coltivazione sono passati da poco meno di 400 nel 2013 a più di 4.000 nel 2018. Anche i piccoli coltivatori sono entrati nel mercato, destinando alla canapa parte dei loro terreni. E intanto sono spuntate da Nord a Sud migliaia di imprese che producono e vendono cannabis light: un florilegio di startup che si sono inventate addirittura la "cannabis delivery" a casa - proprio come si fa con la pizza o il sushi - e l'interessante sviluppo di un filone bio, senza pesticidi e concimi chimici. Le numerose stime economiche attestano che il giro d'affari del comparto ha un potenziale multimilionario ma, ahinoi, le istituzioni non la pensano allo stesso modo e la legge non è purtroppo ancora dalla parte della pianta.

Ecco perché - anche se con 2 anni di ritardo sulla tabella di marcia - è diventato necessario "unire le forze" e creare un'associazione di categoria, proprio come gli altri distretti produttivi italiani. «Abbiamo ritenuto strategico e importante unire le nostre forze per poter raccontare la verità su un

settore che conosciamo molto bene - ha dichiarato Ricci al sito web Linkiesta.it - ma siamo anche consapevoli che sia necessario apportare delle modifiche e delle migliorie a livello normativo. Da un

lato per sostenere un settore e una filiera in assoluta espansione e dall'altro lato per tutelare al massimo i consumatori. Serve una piena regolamentazione del settore, per sfruttare le potenzialità di un mercato che in altri Paesi sta generando fatturati molto interessanti. Per questo proveremo quanto prima a proporre un

confronto costruttivo alle istituzioni di riferimento».

Istituzioni che pare vogliano perseverare nel tenersi alla larga da un mercato in

parte stigmatizzato. Il percorso presenta infatti più di qualche ostacolo, e il rischio - più volte paventato su queste pagine - è che imprese e investimenti finiscano letteralmente "in fumo". Lo scorso aprile, il Consiglio Superiore della Sanità si era espresso sostenendo che la pericolosità della cannabis light "non può essere esclusa" e aveva raccomandato che venissero prese le misure adatte per scoraggiarne la vendita. Questo ha spianato la strada a pareri allarmistici sui cosiddetti "spinelli leggeri" e, sommato all'insediamento del nuovo governo, ha gettato nuovamente la cannabis sotto la cattiva luce dello "stupefacente".

Il clima sociale nel belpaese non è certo dei migliori e il dibattito politico mima ogni giorno di più il tifo da stadio: c'è ben poco da stupirsi se un argomento polarizzante come quello della cannabis, finisce anch'esso nel calderone della facile polemica e dell'altrettanto facile soluzione repressiva. Soluzione che, puntuale ed immancabile come le dirette Facebook di Salvini, non ha tardato ad arrivare ed ha rovinato il Natale a diversi imprenditori del settore.

I Militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto hanno eseguito nella prima settimana di dicembre un decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura della Repubblica nei confronti di numerosi esercizi che commercializzano derivati della canapa. Le operazioni, hanno complessivamente

riguardato 48 aziende operanti a vario livello nella filiera della cannabis light e hanno varcato i confini territoriali della Puglia: a finire nelle indagini, infatti, anche aziende operanti in Campania,

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Calabria, Sicilia, Lazio e Lombardia. Al termine delle operazioni sono stati apposti i sigilli a 5 esercizi commerciali di Taranto, perché dedicati in forma esclusiva, o comunque prevalente, alla vendita di prodotti a base di cannabis e quindi perseguibili per spaccio di sostanze stupefacenti.

Nel complesso, a seguito del provvedimento emesso il 5 dicembre, sono stati sottoposti a sequestro: 1 tonnellata e 200 chilogrammi di infiorescenze di canapa; 120 litri di bevande e liquidi contenenti derivati dalla cannabis; 2.600 prodotti alimentari (caramelle, lecca lecca, ecc.); 4.500 articoli e strumenti utilizzati per il confezionamento e l’ingestione/inalazione/combustione dell’infiorescenza di canapa (trinciatori e vaporizzatori); 4.000 locandine che pubblicizzavano i prodotti a base di cannabis. Questi i numeri che le forze dell'ordine hanno fornito trionfanti alla conferenza stampa per la presentazione di "Affari in fumo", l'originalissimo nome che è stato dato all'operazione di polizia.

L'ordinanza di sequestro, a firma del Procuratore Capo di Taranto Carlo Maria Capristo, del Procuratore Aggiunto Maurizio Carbone e del Sostituto Procuratore Lucia Isceri, contestava infatti in primis l'immissione in commercio di un prodotto considerato stupefacente. Secondo l'interpretazione della Procura, infatti, la canapa è regolamentata soltanto in fase di coltivazione ma non può essere venduta

al privato: la dicitura "ad uso tecnico" è stata considerata un escamotage per scavalcare la legge 242/2016. La Procura di Taranto, quindi, ha ribaltato la prassi giudiziaria che sembrava ormai consolidata e ha motivato la sua ipotesi di reato nel fatto che "la presenza del principio attivo (anche minimo N.d.A) per usi connessi all'inalazione ed ingerimento comporta una violazione della normativa sugli stupefacenti, in quanto nociva per la salute".

La novità - se così la vogliamo definire - introdotta dall'operazione condotta dal Procuratore della Repubblica di Taranto è che alle aziende coinvolte viene contestata la violazione del famigerato articolo 73: una cosa che va ben al di là delle zone grigie della 242/16 e che purtroppo avevamo previsto potesse succedere. Secondo l'interpretazione dei magistrati di Taranto, quindi, qualsiasi prodotto a base di canapa che viene messo in commercio è illegale per definizione. Un precedente non da poco, che potrebbe davvero mettere a repentaglio gli investimenti ma soprattutto i posti di lavoro conquistati in questi ultimi anni.

AICAL, come abbiamo visto sopra, chiede una regolamentazione piena del settore proprio per scongiurare queste persecuzioni giudiziarie e garantire la continuità lavorativa della filiera. Secondo l’associazione (e non solo) le norme contenute nella legge 242 del 2016 non sono sufficienti perché disciplinano solo parte del fenomeno. L'abbiamo ribadito

anche noi più e più volte su queste pagine: la legge sulla canapa industriale, per sua stessa lapalissiana definizione, si occupa prettamente della coltivazione della canapa a fini industriali, e non tiene conto in minima parte dell'altra realtà del mercato, ovvero quella che domanda un prodotto di consumo.

Ora, nel caso dei sequestri effettuati dalla procura tarantina si parla di percentuali oltre 0,5% di THC: quantitativi ridicoli, che non riuscirebbero ad alterare alcunché in quanti decidessero di assumerli. Eppure ci hanno comunque imbastito sopra un'operazione mastodontica, con diversi nuclei coinvolti e ripercussioni in sei regioni italiane diverse, almeno per il momento. Pare evidente che la legalizzazione non si possa fare coltivando e vendendo infiorescenze con valori superiori e non certificati. Si mettano l'anima in pace gli "antiproibizionisti" di questa opinione: sequestri, arresti e processi succedono, purtroppo, quando si crea l’illusione che un mercato non regolamentato possa fungere da "manovra sociale", senza prima dargli dei solidi fondamenti di diritto.

La storia corre veloce e i tempi sono purtroppo cambiati di nuovo: il vento ottimista che soffiava dagli Stati Uniti ha lasciato il posto alla nebbia in cui ora brancolano gli operatori del settore. Un consiglio dunque, o una "modest proposal" per inaugurare quest'anno difficile che ci si prospetta davanti. Per fronteggiare questo ritorno al proibizionismo più becero, gli attori della

filiera della canapa italiana e le diverse associazioni antiproibizioniste e di pazienti in cura con la cannabis, devono unirsi in un messaggio univoco per pretendere la modifica della legge sugli stupefacenti DPR 309/90.

Bisogna esporsi, trattando temi come il riconoscimento del diritto all’autoproduzione come vera ed unica lotta alle mafie e superare l'ingiustizia sociale in cui tuttora viviamo, per poi iniziare a discutere sul modello di legalizzazione. Per farlo è necessario mettere dei paletti, fare chiarezza nel variegato mondo antiproibizionista italiano e definire una volta per tutte chi siamo e cosa vogliamo. Per farlo bisogna prendere delle posizioni, nette, senza ambiguità; bisogna veicolare lo stesso messaggio di rispetto ed amore per la pianta, unire le tante voci in una sola, incontrovertibile richiesta: depenalizzazione tout court!

Come vediamo nulla in Italia è cambiato rispetto a 10 anni fa, quando ancora si malediva la legge Fini-Giovanardi. La "rivoluzione light" è stata una vittoria di Pirro, cui va ascritta la responsabilità di aver diviso ulteriormente l'opinione pubblica, creando una distinzione forzosa e ingannevole tra "cannabis buona" (quella light) e "cannabis cattiva" (quella con THC) - le recenti dichiarazioni di un colosso come Assocanapa sono solo l'ultimo esempio di questo scempio.

Inutile dire che ci aspetta un altro anno in trincea: restiamo uniti.

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CANNASCIENCE16di Giovanna Dark

IL SEGRETO DELLA CANNABIS STA NELLA GENETICATHC E CBD: COME SI È EVOLUTA LA PIANTA DI CANNABIS SECONDO LA SCIENZASpiace distruggere le convinzioni di qualcuno ma non ci può sballare con la canapa. La pianta responsabile di produrre quella che ad oggi viene definita "cannabis light", con-tiene solo quantitativi risibili di delta-9-tetraidrocannabinolo, altresì detto THC. Sembra una cosa lapalissiana ma di questi tempi non nuoce certo ricordarlo... Hanno comunque ragione i fan della light nell'affermare che la canapa provvede comunque un secondo e non meno lucrativo principio attivo: il cannabidiolo (CBD) ha di certo superato il THC nell'interesse dell'opinione pubblica e soprattutto delle compagnie trainanti del canna-business. Non per nulla, i dati provenienti da oltre oceano, parlano di un mercato di oltre 200 milioni di dollari - e questo nei soli Stati Uniti, i numeri probabilmente raddoppieran-no quando si aggiungeranno quelli del Canada.

Ma come abbiamo fatto a finire con queste 2 particolari molecole, in primo luogo?Una squadra internazionale di gene-tisti, biologi e botanici si è messa all'opera per scoprirlo e lo scorso 26 novembre ha reso pubbliche le sue conclusioni. Il gruppo di scienziati, coordinati dall'Università di Toronto, si è concentrato sulle differenze genetiche tra uno strain di canapa (o cannabis light) e uno di cannabis pro-priamente detta, affidando alla rivista specializzata Genome Resarch i risulta-ti della loro ricerca.

A onor del vero, questa non è stata la prima volta che la scienza ha provato a mappare la genetica della pianta di canapa. Alcuni membri di questo stesso team avevano già partecipato ad un progetto nel 2011 ma, data la fram-mentarietà dei risultati, questo non era stato considerato esaustivo. Otto anni fa, gli scienziati erano infatti arrivati a scoprire che le piante presentavano entrambe minuscoli pezzi di DNA che

si ripetevano in gran numero in alcune parti del codice genetico. Il pattern però era troppo caotico per poterne individuare le progressioni e gli stru-menti utilizzati si erano rivelati inadatti, pertanto lo studio aveva dovuto accon-tentarsi di risultati parziali, anche se decisamente interessanti.

I genetisti, i biologi e i botanici avevano infatti già allora scoperto che questi pezzi ripetuti non si comportano come il normale DNA delle piante, bensì si comportano come un virus. Questi pezzi di DNA, stando a quanto riscon-

trato dal team di ricerca, possono replicarsi e inserirsi in tutto il genoma. Il comportamento simil-virus suggeri-va che questi segmenti potessero ori-ginariamente discendere da virus che una volta infettavano le piante. Inoltre, questi segmenti ripetitivi sono respon-sabili della lunghezza complessiva di molti genomi di piante e animali: nella canapa e nella cannabis costituiscono il 73% del DNA.

Lo strumento di analisi utilizzato dal team nel 2011 aveva però ridotto il genoma in pezzi troppo piccoli, rendendo difficile l'allineamento dei segmenti - molti dei pezzi iniziavano e terminavano con segmenti ripetuti identici. Questa volta, invece, il grup-po di ricerca ha usato un metodo di analisi in grado di mappare frammenti

più ampi e questo è stato sufficiente per ricostruire una versione molto più contigua e meno frammentata del genoma. Gli scienziati hanno anche incrociato la canapa con la cosiddetta "marijuana" - la sorella con più alte percentuali di THC - perché il genoma dell'ibrido ha formato una mappa più

completa dei cromosomi dei genitori.Le mappe genetiche elaborate dagli scienziati hanno mostrato come i geni responsabili di THC e CBD si trovano in punti leggermente diversi ma anche come, in realtà, questi geni condivido-no lo stesso antenato: entrambi posti sul cromosoma 6, sono circondati da sequenze di DNA ingarbugliato da anti-chi virus che avrebbero colonizzato la pianta milioni di anni fa. I ricercatori hanno anche scoperto che i segmenti replicanti che si comportano come virus (e che, con tutta probabilità, erano virus molto tempo fa) si sono depositati all'interno e attorno ai geni THC e CBD, contribuendo a creare l'evento di dupli-cazione che ha permesso ai geni di evol-vere negli altri numerosi cannabinoidi di cui la pianta è oggi fornita.

Non a caso, il team di scienziati ha identificato un terzo gene simile che codifica la molecola chiamata CBC, o cannabichromene, un'altra sostanza attiva meno nota ma che sembra avere importanti proprietà farmacologiche e che potrebbe essere responsabile di alcuni effetti psicoattivi nei ceppi di cannabis coltivata a uso terapeutico. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per determinare quando esattamente si siano verificate queste divergenze nei geni di THC e CBD, e soprattutto per capire che aspetto aveva il gene ancestrale. Ma pare che i finanziamenti non mancheranno: l'interesse del cannabusiness per il perfezionamento delle genetiche e la conseguente razionalizzazione della produzione è da sempre uno dei man-tra del settore.

Al di la degli aspetti più propriamen-te tecnici, quello che ci restituisce la ricerca del team di Toronto è un dato incontrovertibile: THC e CBD sono due facce della stessa medaglia, l'uno non potrebbe esistere senza l'altro. Smettiamola di trattarli come se fosse-ro Caino ed Abele.

LE MAPPE GENETICHE ELABORATE DAGLI SCIENZIATI HANNO MOSTRATO COME I GENI RESPONSABILI DI THC E CBD CONDIVIDONO IN REALTÀ LO STESSO ANTENATO

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18 COLTIVA CON JORGE CERVANTES

NUTRIENTI MOBILI E NON MOBILI

Di Jorge Cervantes – [email protected]

La maggior parte delle carenze e degli eccessi di nutrienti può essere evitata tenendo sotto controllo alcuni semplici fattori ambientali, ivi compresi la circolazione dell'aria, la ventilazione, la temperatura e l'umidità. Le piante hanno inoltre bisogno di luce adeguata, terreno organico vivente o substrato pulito, acqua pulita e manutenzione regolare, oltre a pulizia. Il mancato controllo di questi fattori ambientali porterà a problemi a livello di nutrienti. Questo breve articolo si focalizzerà sulla disponibilità e sugli eccessi dei nutrienti più basilari. Presenterà inoltre alcune semplici tecniche da usare in caso di problemi e le rispettive soluzioni.

La maggior parte delle formule di nutrienti (fertilizzante), indipendentemente dal rispettivo contenuto, farà crescere la cannabis. Ma quale sarà la qualità della cannabis e quali sono i problemi residui di salute? Con la corretta formula nutrizionale e le condizioni di coltivazione più adeguate, la cannabis medica può raggiungere il suo potenziale di crescita genetica.

NUTRIENTILa cannabis ha bisogno dei nutrienti non minerali di carbonio, idrogeno e ossigeno per produrre cibo e poter crescere. Il carbonio (CO2) presente nell'aria viene fissato tramite la fotosintesi. Gli atomi d’idrogeno che costituiscono dei blocchi di costruzione provengono quasi completamente dall'acqua. L'ossigeno presente nell’atmosfera viene utilizzato nella respirazione e nei processi della pianta. Il resto degli elementi (chiamati nutrienti minerali) viene assorbito dal substrato e dalla soluzione nutritiva. I nutrienti supplementari forniti sotto forma di fertilizzante aiutano la cannabis medica a raggiungere il suo massimo potenziale.

I nutrienti sono mobili o non mobili. I nutrienti mobili si muovono all'interno delle piante, mentre i nutrienti non mobili rimangono nello stesso posto. Distinguere questi due tipi di nutrienti è il primo passo per risolvere gli eccessi e le carenze nutrizionali.

I nutrienti devono essere a disposizione delle radici per essere

assorbiti. I nutrienti si presentano in molte combinazioni chimiche e forme (chiamate composti) che comprendono due o più ioni di nutrienti uniti tra loro tramite attrazioni positive (anioniche) e negative (cationiche). I composti rilasciano nutrienti perché vengano assorbiti dalle radici in determinate condizioni. La corretta formula nutritiva somministrata con il giusto pH e la giusta concentrazione EC rende disponibili i nutrienti per l'assorbimento.

Un anione è uno ione con carica negativa perché ha più elettroni che protoni. Un catione è uno ione conuna carica positiva perché ha più protoni che elettroni. La corretta gestione della vita in un terreno

organico - microbi, batteri, muffe, ecc. – permette l’interazione con i nutrienti presenti in natura per renderli disponibili affinché siano assorbiti dalle radici. I terreni adeguatamente miscelati e alimentati con elevata fertilità richiedono pochissimo fertilizzante aggiuntivo. Ad esempio, durante la fase di fioritura, i coltivatori outdoor di Humboldt County, in California, aggiungono solo 2 manciate di guano di pipistrello per far crescere piante che raggiungono i 4,5 kg in terreno organico vivente.

Ecco un fatto divertente. I coltivatori domestici che si prendono cura di prati, fiori e verdure applicano 10 volte il fertilizzante utilizzato nelle colture alimentari. Credo che

i coltivatori di cannabis applichino fino a 20 volte più fertilizzante del necessario. Il fertilizzante in eccesso va a finire nella rete fognaria o nelle falde acquifere, il che ostacola ulteriormente la disponibilità di altri nutrienti. Oppure, nel caso dell’acqua fognaria, i nutrienti minerali in eccesso creano residui tossici dannosi per l'ambiente.

I nutrienti sono raggruppati in 3 categorie: macronutrienti o nutrienti primari, nutrienti secondari e micronutrienti od oligoelementi. Ogni sostanza nutritiva appartenente a queste categorie può essere ulteriormente suddivisa in mobile o non mobile. Risolvere i problemi legati alla carenza di nutrienti è molto più facile quando si sa quali nutrienti

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Jorge Cervantes è l’autore di Cannabis Encyclopedia (596 pagine, più di 2.000 immagini a colori in formato A4) e di Marijuana Horticulture (ossia la Bibbia). Entrambi i libri sono disponibili su Amazon. Entrambi contengono ottimi capitoli sui nutrienti. Contattate Jorge su www.marijuanagrowing.com.

sono mobili o non mobili.Gli esperti hanno difficoltà a trovare un accordo sulla terminologia. C’è confusione su cosa siano i nutrienti secondari, ma generalmente sono considerati macronutrienti e macronutrienti secondari e vengono misurati allo stesso modo come percentuale del mix complessivo. D'altra parte, gli oligoelementi sono micronutrienti e vengono misurati in parti per milione (ppm).

I nutrienti mobili sono in grado di muoversi (traslocazione) da una parte all'altra della pianta a seconda delle esigenze. Quando emerge una carenza di nutrienti, i nutrienti mobili raggiungono la rispettiva area per risolvere la stessa. Ad esempio, l'azoto accumulato nelle foglie più vecchie trasloca verso le foglie più giovani per risolvere la carenza. I nutrienti mobili mostrano i sintomi della carenza dapprima sulle foglie inferiori più vecchie. La carenza di azoto si evidenzia dapprima sulle foglie più vecchie perché fa parte della struttura enzimatica essenziale e deve essere sostituito man mano che questi enzimi sono denaturati e smaltiti. Fra i nutrienti mobili figurano azoto (N), fosforo (P), potassio (K) e magnesio (Mg).I nutrienti non mobili rimangono nella loro posizione o si muovono molto poco una volta assimilati e trasportati. Fra i nutrienti non mobili figurano calcio (Ca), boro (B), cloro (Cl), cobalto (Co), rame (Cu), ferro (Fe), manganese (Mn), molibdeno (Mo), silicio (Si), zolfo (S) e zinco (Zn). Le carenze di nutrienti non mobili mostrano i sintomi dapprima nelle foglie più giovani. Questi nutrienti non traslocano verso le nuove aree di crescita a seconda delle esigenze. Rimangono depositati nella loro posizione originale nelle foglie più vecchie.

Altri elementi, come bario (Ba), cadmio (Cd), cromo (Cr), litio (Li), palladio (Pd) e vanadio (V), possono essere necessari per la crescita e la salute delle piante. Questi elementi dovrebbero essere disponibili in basse concentrazioni.

TOSSICITÀ DEI NUTRIENTITroppo spesso i coltivatori danno

troppe cure amorevoli alle loro colture di cannabis medica. Queste cure ed entusiasmo sono scatenati da innumerevoli pubblicità su nutrienti e integratori. Di conseguenza, chi coltiva cannabis medica spesso esagera nell’applicare fertilizzanti e integratori, il che porta a condizioni di tossicità nel terreno. Spesso la soluzione di questo problema sta nel lisciviare i nutrienti accumulati dal substrato con abbondanti quantità di acqua. Questo eliminerà i nutrienti in eccesso che si sono accumulati nel terreno e che hanno creato condizioni tossiche.

La sovrabbondanza di nutrienti (sali di fertilizzanti) nel substrato modifica notevolmente l'equilibrio chimico del

substrato. Questo squilibrio porta al fatto che alcuni nutrienti non sono disponibili per l'assorbimento da parte delle radici e che altri nutrienti sono somministrati in quantità eccessive.

Lisciviare il substrato funziona bene per la maggior parte dei problemi di nutrienti, ma non risolve tutti i problemi di questo tipo. Per maggiori informazioni, siete invitati a informarvi maggiormente su determinati nutrienti.

LISCIVIARE I SUB-STRATILisciviate un contenitore da 3 litri pieno di substrato (terreno) con 21

litri di acqua. Questo può richiedere molto tempo e molto lavoro, ma il processo contribuirà a evitare molte gravi carenze ed eccessi di nutrienti.

Per lisciviare il terreno o il substrato, aggiungete al substrato acqua a sufficienza e ricordate, ce ne vuole davvero tanta, per eliminare i sali di fertilizzanti (nutrienti) in eccesso. Per un contenitore che contiene 3 litri d’acqua, aggiungete acqua a sufficienza per assicurarvi che sia pieno, fino a quando l'acqua non gocciola sul fondo. Applicate poi altri 3 litri d’acqua e lasciate che 3 litri drenino dal fondo del contenitore. Ripetete l’operazione 7 volte. Una volta che sono stati aggiunti e fatti drenare 21 litri d’acqua, la procedura è quasi completa.

Aggiungete altri 3 litri d’acqua con il giusto rapporto e concentrazione di fertilizzante. Questa procedura dev’essere completata nel giro di 20 minuti, altrimenti l'eccesso d’acqua inonderà le radici.

La procedura può essere eseguita 2 o 20 volte, a condizione che venga completata nel giro di 20 minuti. Ripeto: il contenitore deve drenare l’acqua completamente nel giro di 20 minuti. "Drenare completamente" significa drenare fino al punto in cui l'acqua viene trattenuta contro la gravità nel giro di 20 minuti. Questa pratica non è eccessiva irrigazione.* L'acqua viene utilizzata per lisciviare i sali fertilizzanti da un substrato. Poco prima del raccolto, le piante e il terreno vengono lavati per eliminare le sostanze nutritive in eccesso presenti nel tessuto vegetale.Nota: consultate il capitolo 9, Harvest, Drying & Curing, per maggiori informazioni sulla lisciviazione del substrato e il lavaggio delle sostanze nutritive dalle piante di cannabis medica prima del raccolto. Si veda il capitolo 23, Container Culture & Hydroponics, per maggiori informazioni sulla lisciviazione dei substrati idroponici e l’idrocoltura a base acquosa.

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21INTERVIEW

ED ROSENTHAL Il libro Harvest e alcuni validi consigli

SSIT: Ciao Ed, è uscito il tuo nuovo libro Harvest, congratu-lazioni. Ci puoi spiegare come è nato questo libro?

Il mio libro The Marijuana Grower's Handbook è piuttosto completo e tratta il tema del raccolto. Sentivo che c'erano così tanti altri argomenti che potevano essere trattati, che avrebbero aiutato le persone a ottenere un raccolto migliore, che fosse per ottenere fiori o concentra-ti. Ho sentito che questo tema doveva essere trattato e ho deciso di scrivere un libro sul tema.

Quanta ricerca è stata necessa-ria per la creazione del libro?

Avevo già fatto molte ricerche sul rac-colto, facendo anche altri lavori, osser-vando i raccolti e anche leggendo sia di raccolta della marijuana che di altre colture. Ho condotto una serie di espe-rimenti, molti dei quali sono descritti e discussi nel libro. Ho sviluppato poi nuove tecniche per alcuni aspetti del

raccolto attraverso la cura delle piante. Ne ho analizzata una parte, svelando-ne alcuni aspetti. Conducendo questa ricerca, mi sono accorto che parte di quanto dichiarato da alcuni produttori non era vero, mentre altro sì. È stato un test completo delle nuove tecniche di cura delle piante. Penso quindi di aver condotto inizialmente sei mesi di ricerca, poi ho trascorso 53 settimane a scrivere questo libro.

Durante il suo viaggio ad Amsterdam, Soft Secrets ha incontrato il capo in persona, Ed Rosenthal, per fargli alcune domande sul suo ultimo libro Harvest e sui consigli più importanti che ha per i nostri lettori. Di Stoney Tark

Nel tuo libro illustri alcuni stru-menti che possono essere usati. Puoi dirci di più?

Gli strumenti sono specificamente realiz-zati per la cura della cannabis, per esem-pio. Ci sono molti strumenti commerciali che abbiamo testato. Trattiamo i diversi strumenti, e poi ho sviluppato nuove tecniche per il raccolto e tutto questo è descritto nel libro.

In che modo il libro Harvest aiu-terà i coltivatori?

Farà risparmiare tempo, lavoro, denaro e delusione nelle coltivazioni. Ecco come lo farà.

Dove possono trovare una copia di Harvest i nostri lettori?

È disponibile negli Stati Uniti, su Amazon e può essere acquistato in formato E-book. Spero che sarà presto disponibi-le in tedesco. Sarà quindi disponibile in Europa in tedesco.

Cosa ci consigli per l'uso di pro-dotti biologici?

Non mordere più di quanto puoi mastica-re. Non sto dicendo che non si dovrebbe sognare e non sto suggerendo che la persona o l'organizzazione che coltiva non dovrebbero espandere la loro coltu-ra. Come dicevo, non bisogna mordere più di quanto non si possa masticare, nel senso che è più importante

Ed Rosenthal

Harvest, l’ultimo libro di Ed Rosenthal

NON BISOGNA MORDERE PIÙ DI QUANTO NON SI POSSA MASTICARE, NEL SENSO CHE È PIÙ IMPORTANTE PRODURRE UN RACCOLTO BEN RIUSCITO, DI QUALITÀ, PIUTTOSTO CHE PRODURRE MOLTA ERBA DI SCARSA QUALITÀ

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22produrre un raccolto ben riuscito, di qua-lità, piuttosto che produrre molta erba di scarsa qualità. È più probabile ottenere un grande raccolto se si rimane nei limiti delle proprie capacità e risorse. Questo potrebbe basarsi sul capitale o sul lavoro.

Cosa ci consigli per insetti e parassiti?

Dipende se si coltiva indoor oppure outdoor. In genere è raro che ci si debba prendere cura delle piante in termini di insetti o parassiti outdoor, tuttavia,

a volte afidi, acari o altri insetti pos-sono avere la meglio sulle piante. Per esempio, se una falena o una farfalla, in particolare una farfalla depone le sue uova sulla pianta o su una falena, è pro-babile si abbiano molti bruchi. La prima cosa da fare con i bruchi è letteralmente scuoterli dalla pianta, su un pezzo di carta o carta. La seconda cosa è che ci sono molti prodotti biologici da utilizza-re, per sbarazzarsi degli insetti.

È più probabile che i parassiti si presen-tino indoor, quindi il modo migliore per gestirli è quello di non lasciarli entrare. Se si dovesse vedere qualche infezione, è molto importante prendersene cura in breve tempo. Molto spesso è meglio eliminare la pianta infetta oppure pulire la parte infetta, che prendere misure preventive intorno a quell’area. Fra le cose che si possono fare c’è l’utilizzo di uno spray batterico, che è uno spray che contiene batteri per i parassiti. Si può anche usare un pesticida totalmen-te biologico. In alcune aree degli Stati Uniti e in alcune parti del Canada, non si possono nebulizzare affatto le piante. In realtà la soluzione migliore è quella d’impedire agli insetti di entrare nella coltivazione.

Cosa ci consigli per la fase vege-tativa?Se non si ha a che fare con un deter-minato numero di piante, si possono coltivare le piante molto vicine tra loro, in modo che praticamente non abbia-no bisogno di una fase vegetativa. Si potrebbe fare una settimana circa da un clone o un mese dalla germinazione dei semi, e poi farle crescere una vicina all’altra. Per esempio, 36 piante al metro, quindi sono così vicine che appena il canopo è coperto di vegetazione, guar-dando in basso si vedrebbe solo un po’

di quello che sta sotto. Poi le si mette in fioritura, e questo è un modo molto più veloce per arrivare in vegetativa, piutto-sto che passare molto tempo a coltivare una pianta grande e poi a farla fiorire. Coltivando molte piante, ogni pianta ha bisogno solo di crescere un po’ e nella maggior parte dei casi, si evita la vege-tazione.

Cosa ci consigli per la fase di fio-ritura?

L’obiettivo principale in fioritura è quello di mantenere la stanza relativamente asciutta. Questo aiuta a prevenire la formazione di muffa; inoltre, cerche-rei di non avere molta differenza di temperatura tra i periodi di luce e di buio. Probabilmente una differenza di 3-4 gradi centigradi in meno. Si eviterà l’insorgenza di molte malattie, muffa e muffa marrone mantenendo bassa l'umidità.

Cosa ci consigli sull'uso dell'ani-dride carbonica?

Usatela dalla germinazione a quando le piante hanno finito la fioritura. Il fatto è che se non la si usa e si coltiva indoor,

si spreca elettricità. L’anidride carbonica è molto più economica in una stanza di coltivazione, rispetto all'elettricità. Se non si usa la CO2, non si ottiene il pieno potenziale dall'elettricità. La CO2 è un fattore importante, che porta le ppm a 1200-1300 indoor e può anche essere usata outdoor.

Cosa ci consigli per capire meglio i terpeni?

Esistono diversi modi in cui l'invecchia-mento influisce sui terpeni. Uno di que-sti è che i terpeni si evolvono o cambia-no con l'età. I terpeni possono influen-zarsi a vicenda in un modo o nell’altro e quando invecchiano, si uniscono o si associano tra loro. Il terzo modo è che i terpeni evaporano e quando questo suc-cede, i terpeni già presenti e non rilevati diventano più evidenti.

Un esempio simile ai terpeni è la cloro-filla. Le foglie sono verdi per la presenza della clorofilla, ma in autunno le foglie cambiano colore e assumono sfumature rosse, arancio e gialle. Quei pigmenti erano già presenti nelle foglie ma erano nascosti dal verde, quindi una volta che la clorofilla verde scompare, i pigmenti diventano evidenti. La stessa cosa succe-de con i terpeni.

Cosa ci consigli per la raccolta e la cura?

Non fatelo in barattoli. Se volete davvero conoscere la tecnica più facile, conve-niente, che comporta meno impegno e fatica e vi farà divertire maggiormente, acquistate una copia di Harvest.

Grazie Ed per aver dedicato del tempo a illuminare i lettori di Soft Secrets. Buona fortuna con i tuoi piani futuri e speriamo di rivederci presto!

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25INTERVIEW

Soft Secrets: Come è stato il tuo primo approccio con la cannabis?

Studiavo all’università in una località vici-no a Vladivostok, sei anni dopo la caduta dell’Unione Sovietica, in un periodo in cui molta gente se la passava davvero male. All’epoca vivevo in un piccolo apparta-mento preso in affitto, dove ben presto feci conoscenza con i miei nuovi vicini, che erano soliti fumare cannabis. Quasi tutti eravamo convinti che una buona canna fosse molto più leggera e piacevole della vodka, visti i drammatici effetti che l’alcool può avere. La cannabis, invece, ci faceva guardare al mondo da una prospettiva diversa: eravamo in grado di concentrarci più sulle opportunità che sugli insuccessi; insomma non soccombevamo ai timori di un futuro incerto. Inoltre notai presto che, sotto l’effetto del THC; ero in grado di studiare, fare le mie ricerche o lavorare con maggior profitto, specialmente se ero interessato all’argomento.

Nella tua terra natale, la Jacuzia, la cannabis cresce anche sponta-neamente?

Certamente, la nostra terra estremorien-tale è ricca di racconti e leggende in cui gli sciamani fumano vari tipi di erbe naturali. Questo ovviamente avveniva ben prima che arrivassero da noi i Bianchi e, con loro, il tabacco, giunto prima dall’Ame-rica all’Europa e poi dall’Europa, tramite Mosca, fino alla Jacuzia, spopolando anche da noi. Vi sono molte sculture e dipinti antichi che raffigurano sciamani

MARIJUANA IN RUSSIAINTERVISTA AL TITOLARE DI UN GROWSHOP RUSSO

cose. Solo la caduta dell’Unione Sovietica determinò una svolta radicale. Ben presto i poliziotti cominciarono a chiedere busta-relle per coprire singoli episodi di spaccio di hashish, con la minaccia di condurre i responsabili davanti alla giustizia. Insomma la penalizzazione del consumo di cannabis cominciò in Russia solo negli anni Novanta del secolo scorso. Con lo smembramento dell’Unione Sovietica finì anche la produzio-ne di massa di canapa industriale e si proibì a tutti i cittadini di coltivarla in qualsiasi forma. Chi non rispettava il divieto o veniva colto sul fatto era condannato a una pena detentiva, quale che fosse la quantità di stu-pefacente contestatagli, da qualche chilo a un solo grammo. Quando nel 2008 Dmitri Medvedev sostituì temporaneamente Putin alla guida del paese, diventando pre-sidente della Russia, la legge fu riformata in senso più realistico introducendo quote, alquanto basse, sulle quantità coltivate, pari a sei grammi di infiorescenze essiccate o 19 piante autoprodotte. Questa norma è tuttora in vigore e, di conseguenza, nessu-no può essere condannato per spaccio di cannabis quando si accerti che la quantità detenuta è inferiore a sei grammi, o comun-que inferiore a 19 esemplari.

Sembra che in Russia sia ammes-so il commercio di potenti semi di cannabis. Com’è possibile? A tale riguardo il tuo paese sembra essere ben più avanti rispetto, ad esempio, alla Germania o a molti altri paesi UE.

Il ragionamento è semplice: i semi di canapa da noi sono legali perché non con-tengono THC. In realtà nemmeno semi particolarmente potenti comportano problemi, purché non siano coltivati in grosse quantità. A livello precauzionale io ho scelto di non vendere semi nel nostro shop di Mosca e nemmeno online. Ma i Russi possono tranquillamente comprare semi di alta qualità su altri siti web, quelli delle grandi banche di semi internaziona-li. Normalmente questi semi sono spediti tramite un servizio sicuro di corriere già da quattro anni a questa parte. Nel nostro paese è teoricamente possibile vendere anche talee: nemmeno queste, infatti, contengono THC, anche se finora nessu-

no si è mai azzardato a farlo. La mia ditta sta certamente prendendo in considera-zione questa possibilità e ne ho già parla-to con il nostro avvocato, ma dobbiamo ancora cominciare.

Esistono attualmente delle ban-che di semi o dei breeder russi che lavorano su genetiche origi-nali autoprodotte?

Sì, sono già presenti in Russia sia banche di semi che breeder, anche se le loro vendite e gli stessi prodotti che offrono rientrano ancora in un’area grigia. I semi sono per lo più immessi sul mercato da

società di vendita per corrispondenza, che si approvvigionano a loro volta da grandi banche dei semi – quali Dinafem e Sensi Seeds – e smerciano poi questi prodotti sul mercato nazionale già da alcuni anni. Per l’import, talvolta, possono sorgere difficoltà alla dogana – ma non è detto che questi controlli avvengano sem-pre. Alcuni distributori rimuovono i semi dalla confezione originaria e li rimballano in confezioni che danno meno nell’occhio prima di rivenderli, senza sottostare così a ulteriori ispezioni. X Seeds e Ahh Seeds sono due banche di semi nazionali che producono in proprio specie ibride di genetica russa, in grado di resistere a forti gelate. Alcuni coltivatori preferiscono i semi olandesi, altri invece si orientano su prodotti spagnoli, americani o anche russi. Ma non si tratta di vendite ufficiali soggette ad imposte. Esiste semplice-mente una domanda da soddisfare ed è possibile anche guadagnarci un bel po’ di soldi senza necessariamente far sapere nulla alle autorità. In Russia è così in diver-

nell’atto esplicito di fumare cannabis. Quest’erba da noi cresce selvatica in molte località e, pur non essendo partico-larmente potente per ovvie ragioni clima-tiche, è pur sempre psicoattiva.

In che misura la cannabis è con-siderata illegale oggi in Russia? O, per meglio dire, qual è l’attua-le stato, di diritto e di fatto, della cannabis?

Qui bisogna fare un passo indietro e guar-dare alla situazione da una prospettiva storica: Nell’ex Unione Sovietica si colti-vava canapa per uso industriale a basso contenuto di THC, su un totale di oltre un milione di ettari, destinata alla produzione di prodotti tessili e olio di canapa. Dopo il raccolto, i trattori e gli altri mezzi agricoli erano talmente sporchi della resina spri-gionata dalle infiorescenze che dovevano essere puliti regolarmente. Ben presto si scoprì a quale uso destinare lo strato sot-tile di resina che veniva rimosso da questi mezzi. Questo “hashish da trattore” veniva persino venduto sui mercati regionali senza alcuna restrizione, in quanto si trattava di merce di scarso interesse. Si sa inoltre che nelle prigioni sovietiche si fumava molta cannabis. – all’epoca almeno il 25% circa dei cittadini sovietici aveva scontato una pena in prigione, dove era possibile fare uso di cannabis. Ovviamente chi l’aveva provata in quel contesto, come chi consumava l’“hashish da trattore, non ne parlava aper-tamente. Nemmeno la risoluzione appro-vata dall’ONU nel 1961, su proposta degli USA, contribuì a cambiare lo stato delle

Testo: M-Dog / Foto: Konoplex growtrade

Qual è l’attuale andamento del commercio di cannabis nel paese più grande del mondo? Lo abbiamo chiesto a chi davvero se ne intende, Nikolai Gorshkoff, che più di dieci anni fa ha aperto il primissimo growshop a Mosca, dopo aver lasciato in gioventù la nativa Jacuzia per emigrare nella capitale russa.

LA CANNABIS VENIVA SPESSO FUMATA NELLE CARCERI SOVIETICHE - A QUEL TEMPO TRASCORREVA UN PERIODO DI TEMPO IN PRIGIONE IL 25% CIRCA DEI CITTADINI SOVIETICI.

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26si settori e non è certo una novità.

Esistono dei dati statistici? Quanti russi oggi consumano cannabis più o meno regolarmente?

È difficile fornire cifre esatte perché non sono disponibili né ricerche di mercato rappresentative né dati ufficiali. Dopo tutto, se si chiedesse ai fumatori russi di rispondere a un questionario statistico, molti di loro non sarebbero certo dispo-sti a rivelare di fumare erba. Tuttavia, tenendo conto che in Russia ci sono oltre 200,000 detenuti finiti in prigione per reati connessi alla cannabis – e almeno il doppio per detenzione di altre droghe illegali, soprattutto oppioidi, suppongo che per lo meno il 10% della popolazione oggi consumi occasionalmente o regolar-mente la cannabis.

In quali città russe la cannabis risulta più diffusa?

La maggior parte dei consumatori di cannabis vivono sicuramente a San

Pietroburgo, dove la cannabis si può facilmente trovare sul mercato nero. Ciò è dovuto principalmente al fatto che molti prodotti a base di cannabis, ad es. l’hashish marocchino, raggiungono la Russia attraverso questo porto baltico. In

nessun’altra città russa è possibile vedere gente fumare cannabis per strada con tanto facilità come a San Pietroburgo. Per

contro a Mosca, o in altre metropoli russe, è molto difficile approvvigionarsi d’erba o di hashish da fonti sicure e, quando questo avviene, bisogna conoscere le persone giuste e pagare un prezzo più alto rispetto a San Pietroburgo.

Quanto costa a Mosca un gram-mo di cannabis di buona qualità?

Premesso che io non ho mai né comprato né venduto cannabis sul mercato nero, presumo che il prezzo dipenda, in definiti-va, dalla quantità che si acquista. Per dieci grammi il prezzo per grammo a Mosca va dai dieci ai quindici dollari, per un totale quindi di 100 - 150 dollari. Ovviamente maggiore è la quantità e minore sarà il prezzo per grammo.

Sul mercato nero russo si paga sempre in dollari o anche in rubli?In rubli è possibile, ma dagli anni Novanta noi russi acquistiamo beni e servizi sempre in dollari, anche se la nostra valuta oggi è liberamente conver-tibile. Il rublo ha però perso molto del suo potere d’acquisto, mentre il dollaro americano si è rafforzato e per questo motivo rappresenta ancora oggi, per molti russi, la soluzione più praticabile quando si tratta di pagare in contanti. Ma anche in questo caso non sono disponi-bili dati affidabili o ufficiali a documenta-re questo fenomeno.

La cannabis può rappresentare un’alternativa valida alla vodka, così tanto diffusa in Russia?… Se ne potrebbe cominciare a parlare...

Ma certo! Può rappresentare una valida alternativa sia alla vodka che all’alcol in genere, sono assolutamente d’accordo. In Russia, però, è raro incontrare medici pronti a raccomandare la cannabis come

droga ricreativa alternativa. Gli studenti di medicina qui seguono un lungo corso di studi e specializzazione, che dura in tutto 12 anni, prima di cominciare a prati-care la professione e se la vogliono tenere ben stretta. Molti medici russi sono certa-mente convinti dei benefici della cannabis rispetto all’alcol, ma non vogliono esporsi dichiarandolo pubblicamente perché, così facendo, creerebbero precedenti per una "propaganda favorevole alle droghe" e rischierebbero così di perdere la loro abilitazione. Questa situazione, peraltro, impedisce qualsiasi dibattito pubblico sull’uso medico della cannabis.

Vuoi quindi dire che la canna-bis medica non è ammessa in Russia?

Purtroppo no, il THC – come la cannabis – è ancora considerato del tutto illegale e quindi demonizzato come stupefacen-te privo di qualsiasi proprietà medica documentata. Del resto i tempi della giustizia – e della giurisprudenza – sono lenti in Russia, e la situazione resterà tale fin tanto che non ci sarà una rifor-ma sostanziale della legge in favore della cannabis. Il processo legislativo marcerebbe a un passo più spedito se Putin dichiarasse in prima persona che la cannabis è una preziosa erba medi-cinale. Ma questa possibilità sembra ancora remota.

Quando prevedi che la cannabis diventerà legale anche in Russia?

Ehm credo che avrò raggiunto la sessan-tina quando questo avverrà. Fra 20 anni sarà difficile trovare russi ancora convin-ti che la cannabis rappresenti una droga dannosa da combattere su ogni fronte. Prima però dovremmo abolire il divieto sul CBD e permettere che la cannabis per uso medico sia ammessa. Per questo, ne sono certo, ci vorranno circa 10 anni.

Non sembri essere molto ottimista...

Cerco solo di essere realista. Tutto procede-rebbe più speditamente se solo si potesse convincere Putin a sposare la causa della legalizzazione della cannabis, perché il pre-sidente ha il potere di implementare un vero processo di legalizzazione in tempi brevi. In effetti già in passato ha preso ed attuato decisioni anche impopolari, senza però scalfire di molto la buona reputazione di cui gode in Russia. In questo senso si può guar-dare alla situazione con un cauto ottimismo.

OGGIGIORNO NESSUNO VERREBBE INCARCERATO SE TROVATO CON MENO DI SEI GRAMMI O SE COLTIVA MENO DI 19 PIANTE

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29BANCHE DI SEMI

OG Kush

Viaggio alla scoperta delle varietà americane di cannabis

CLONI ÉLITE DI FAMA MONDIALEAbbiamo visitato il team Dinafem per degustare le varietà Kush di recente introduzione e conoscere in anteprima quali altre novità saranno immesse sul mercato.

J. Searcher

Gli Stati Uniti sono oggi il maggior granaio mondiale di varietà ricche di THC. La grande e consolidata industria di cannabis che esiste in questo paese è infatti in grado di influen-zare il resto del mondo. La famiglia Kush, in particolare, annovera varietà superstar, con una gamma di sapori unici. A seguito della legalizzazione del consumo di cannabis negli USA, sia le varietà più note che quelle meno conosciute cominciano ora a diffondersi in tutto il mondo, con una scelta variegata di gusti e un effetto potentissimo.

Gli Stati Uniti primeggiano per la capacità di lanciare sul mercato di prodotti a marchio esclusivo. Ciò vale anche per l’industria della cannabis, che vede competere i migliori bree-der nella realizzazione di incroci sempre diver-si e nuovi da commercializzare: creazione di poli-ibridi, selezione di cloni, lancio di varietà proprietarie, il tutto accompagnato da un intenso battage pubblicitario e di marketing.

Procedendo con metodo puramente empi-rico, è normale che da questi tentativi pos-sano talvolta emergere genetiche eccelse. Per contro non è nemmeno da escludere che il risultato di tali sforzi sia mediocre, con tutta una serie di prodotti di bassa qualità, comunque promossi in modo ingannevole. Basare il proprio lavoro sul “sentito dire” produce risultati scadenti. Testare di prima mano, invece, è imprescindibile.

In Europa sono molto diffuse varietà Sativa di alta qualità. Quelle di natura Indica, invece, sono meno note sul mercato: in passato, quando venivano coltivate e fumate occasio-nalmente, venivano viste come piante dall’a-spetto insolito ed è sempre stato difficile reperirle in un’ampia gamma di gusti e mor-fologie, visto che le fonti erano anche molto limitate. Oggi, invece, varietà élite come OG Kush e Bubba Kush sono riconosciute in tutto il mondo e stanno letteralmente spiaz-zando le indiche europee.

Al di là delle mode e delle promozioni “sopra le righe”, esistono validi motivi alla base della fama attuale di queste varietà: tutte presentano un elevatissimo contenuto di THC e un’abbondante concentrazione di ter-peni. Inoltre l’elevata psicoattività di questa famiglia di indiche pure fa sì che ogni nuovo progetto a base indica conosca un successo immediato, suscitando persino l’interesse dei cannabicoltori domestici.

LE KUSH AMERICANE DI DINAFEM: IL PERIO-DO DI VALUTAZIONE E SELEZIONE VEGETALEPer far fronte all’aumentata domanda, Dinafem ha cominciato a sviluppare diversi progetti di miglioramento vegetale basati

sulle genetiche americane testando un certo numero di ibridi già da diversi anni,. In par-ticolare, dal 2010 Dinafem collabora con la Humboldt Seeds Organization, un collettivo di breeder con accesso diretto alle migliori varietà americane. In questo periodo la banca spagnola ha così introdotto nel suo catalogo genetiche primarie di riferimento, quali OG Kush, Bubba Kush, Gorilla Glue e Purple Afghan Kush. Analogamente la col-laborazione con il cannabicoltore canadese Remo ha portato al lancio di Remo Chemo. Ulteriori partnership con i breeder ameri-cani hanno inoltre permesso di introdurre varietà di fama mondiale.Negli anni 2016, 2017 e 2018 Dinafem ha concepito una nuova ondata di prodotti, che conta di immettere sul mercato già dal 2019: piante femminizzate, autofiorenti, rapide e una varietà ricca di CBD. Questi anni di valutazione e selezione hanno insomma permesso al team Dinafem di testare il gran-de potenziale di queste varietà.

Sperimentare con fonti originali permette di scegliere gli esemplari più interessanti con cognizione di causa. Questa linea di sperimentazione è molto distinta dalla pro-duzione in proprio, di cui si è detto prima. Un primo obiettivo consiste nel riprodurre fedelmente le migliori varietà. Il secondo è di portare una ventata d’innovazione sul mercato, dando al coltivatore l’opportunità di scegliere il formato che più gli si addice, secondo necessità e gusti propri.

Ad esempio: chi coltiva in balcone può sce-gliere le autofiorenti, che non sono intaccate

dalla contaminazione luminosa; chi coltiva in climi umidi può invece optare per una quick, potendo così anticipare il raccolto; infine, l’utente di cannabis medica, o comunque di potenza moderata, preferirà gli incroci CBD. Fondamentalmente esistono due modalità di selezione basata sulle varietà americane: riproduzioni fedeli dell’originale o incroci realizzati con varietà europee, atti ad aumentarne la resa media e semplificarne la coltivazione. Bisogna insomma scegliere perché ottenere entrambi i risultati è pratica-mente impossibile.

Un esempio, che vale per tutti, è quello del pomodoro: le varietà classiche generano frutti più saporiti, di dimensione contenuta; i moderni ibridi, invece, di calibro maggiore, hanno ormai perso molto del gusto origina-rio. Il team Dinafem è convinto che questo concetto si può anche applicare alla canna-bis: “Se il progetto di selezione è incentrato sull’incremento della resa, o sulla realizzazio-ne di una pianta più facile da coltivare, parte delle caratteristiche essenziali di una varietà finiscono per perdersi lungo il cammino. In definitiva bisogna capire che cosa vuole ottenere il coltivatore: una Gorilla dall’a-spetto e gusto autentico, o piuttosto una maggior resa a scapito del gusto? Il merito di offrire varietà originali e stabilizzate, come facciamo noi, permette anche d’incrociare più facilmente queste linee con le genetiche europee. Se il cannabicoltore preferisce incroci più produttivi, non dovrà far altro che richiederle sui social network e noi valutere-mo questa possibilità”.

Kush americane:

LE MIGLIORI INDICHE DEL MONDONei prossimi articoli parleremo delle nuove varietà ameri-cane di origine Indica che Dinafem prevede di lanciare nel 2019 e che sono già state inserite nel suo catalogo. Si trat-ta di piante straordinarie, soprattutto per l’elevata quan-tità di resina e THC, con effetto forte e gusto deciso. Per ottimizzarne la resa sono richiesti: un periodo di crescita prolungato, nutrimento moderato, una buona esposizio-ne alla luce e un basso livello di umidità.

OG Kush: Kush d’influenza Sativa, par-ticolarmente evidente nella ramifica-zione abbondante, con ampia distanza internodale, per cui è raccomanda-bile l’uso di reti o puntellature. Fra le caratteristiche principali si segnala un’elevata presenza di limonene, con gusto Kush agrumato che resta inalte-rato persino negli estratti ricavati con l’uso di gas. Fumo denso, che riempie. Potenza elevatissima, che si noterà

già dalla terza boccata (e farà persino sudare i neoadepti), ma così gustosa da non poter più smettere di fumarla.

Bubba Kush: Referenza mondiale di un’indica pura, con struttura compat-ta, arbustiva e robusta, di color verde scuro nel fogliame. Bud straordinari per compattezza e resinosità, al limite del leggendario (sembrano cosparsi di schiuma da barba). Appena dopo il

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suo arrivo in Europa, la fama di questa varietà è cresciuta a dismisura per questo aspetto così allettante. Alta resa negli estratti: anche dalle foglioline

cadute dalla potatura si ricava un pro-dotto di qualità eccezionale.

: Incrociando un ibrido Bubba + OG con una varietà Purple si è ottenuta una pianta dal fasci-no selvatico, con colorazioni porpora

molto marcate. Di fioritura rapida, molto vigorosa, mantiene la potenza Kush ori-ginale, a cui si aggiungono le note frutta-te del gusto e un odore penetrante, che

persiste dalla fioritura alla degustazione.

: È il risultato della colla-borazione con lo youtuber canadese Remo, che ha cominciato a coltivare cannabis medica per curare dolori cro-nici al collo e sulla schiena causatigli

da due gravi incidenti d’auto. Questa varietà è stato ottenuta incrociando una Bubba Kush con la UBC Chemo, clone élite sulla scena della cannabis medica di Vancouver,. La morfologia, molto indica, presenta bud duri e resinosi. Sul

palato si esprime tutta la ricchezza dei sentori Kush, con note di gas e molta fragranza. High immediato e di elevata potenza. Effetto fisico e rilassante.

: Assurta alla fama sul mercato statunitense già dal 2014, si è

poi espansa ampiamente in Europa nel corso del 2018. La quantità spropositata di resina non passa di certo inosservata, con rese superiori alla media e una colti-vazione del tutto semplice. La struttura è tipica degli ibridi, con esemplari di

grande taglia. Alla degustazione presen-ta un effetto fisico, tipico da indica. I fiori sono di una bellezza sorprendente ed è per questo che risulta molto apprezzata. Oltre all’elevato tenore di THC, si con-traddistingue per la forte concentrazio-ne di terpeni, con bud odorosi e potenti.

Bubba Kush

Remo Chemo

Purple Afghan Kush Gorilla

DOVE VA GM QUANDO VUOLE SFUGGIRE ALLE PRESSIONI

DELLA VITA? DA GUERRA, POVERTÀ, LEGGI INIQUE, FASCISTI, ESTREMISTI E

BREXIT?

RISPOSTA: LASCIA LA TERRA, IN REALTÀ LA NOSTRA GALASSIA.

NON È ESTRANEO ALLO SPAZIO, È STATO IN POSTI DOVE NESSUN

UOMO È STATO.

HA GUARDATO NEGLI ABISSI E GLI ABISSI HANNO GUARDATO DENTRO DI LUI. È UN TUTT’UNO CON IL COSMO. E

IL COSMO SI È OCCUPATO DI LUI.

RAGGIUNGE INFINE IL SISTEMA DEI TRICOMI, SI DIRAMA VERSO UN SOLE CHE È MILIARDI DI VOLTE PIÙ

GRANDE DEL NOSTRO.

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Attenzione: i semi di canapa sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, ciò significa che essi non sono da considerarsi sostanza stupefacente. L.412 del 1974, art.1; comma 1,lett.B, convenzione unica sugli stepefacenti di New York del 1961 e tabella del decreto ministeriale 27/7/1992. In Italia la coltivazione di Canapa è vietata (artr.28 e 73 del dpr 309/90) se non si è in possesso di apposita autorizzazione (art.17 dpr 309/90). In assenza di autorizzazione i semi potranno essere utilizzati esclusivamente per altri fini (zootecnico, collezionistico, etc). I semi vengono venduti con la riserva che essi non siano usati da terze parti in conflitto con la legge.

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33GROWING

CIBO PER LE PIANTE

Parlando di coltivazione la domanda a cui si giunge prima o dopo nel discorso riguarda la nutrizione delle piante, o meglio, con quale regime di fertilizzazione e quale tipo di fertilizzanti si somministrano alle nostre piante. Una formulazione può cambiare anche di molto il risultato del raccolto, parlando di qualità e di quantità. Che sia di origine animale, vegetale, minerale o biologica, il fertilizzante è un mezzo di apporto di nutrienti alla pianta.

Affinché le piante crescano sane e rigogliose necessitano di numerosi elementi tra cui i principali, definiti macronutrienti, sono Azoto, Fosforo e Potassio. Osservando un'etichetta di qualsiasi fertilizzante in commercio si noteranno tre numeri che esprimono la concentrazione sul totale di Azoto, Fosforo e Potassio. Chi coltiva in vaso o in fuori suolo ha la possibilità di scegliere un substrato particolarmente scarico in nutrimenti al fine di apportarli nella misura in cui ritiene necessario. Un coltivatore outdoor in pieno campo deve invece pensare al fabbisogno della coltura e integrare ciò che manca. La

canapa, o cannabis che dir si voglia, è una pianta vorace che consuma tutto ciò che trova nel terreno e chiede maggiori apporto da parte del coltivatore rispetto ad altre colture meno "affamate".

Il primo macronutriente è l'azoto. L'azoto ha la funzione di accrescere i vegetali, se presente nelle piante si osserveranno foglie color verde scuro, steli turgidi e internodi lunghi. Un aumento dell'azoto disponibile può portare all'eccesso dei residui nei fiori dopo la raccolta, con

foglie più vecchie perché proprio da lì la pianta comincerà ad utilizzare l'azoto rimasto, quando siamo nella fase di flushing e quindi di mancato apporto nutrizionale da parte del coltivatore. Il flushing è importante per ridurre gli accumuli nel prodotto finale.

Il fosforo è un elemento chiave per il metabolismo delle piante in quanto è la molecola trasportatrice di energia all'interno della fisiologia della cellula vegetale. Se apportato con regolarità favorisce la maturazione dei frutti e in generale i cicli vitali delle piante, ma se manca le nostre piante si fermeranno e cominceranno ad impallidire con bordi scuri necrotici lungo le foglie. Data la sua scarsa mobilità è meglio integrarlo al substrato in forma solida mentre se si lavora fuori suolo si può ricorrere al fosforo presente in soluzione acquosa. È forse l'elemento che più dà problemi ai coltivatori bio perché va sempre integrato e in forma liquida è difficile da ottenere.

Il potassio è il terzo macronutriente per eccellenza ed è presente anch'esso nel metabolismo della pianta. Una adeguata disponibilità di potassio significa tessuti vegetali maggiormente turgidi, più ricchi di acqua in quanto ne agevola e stimola l'assorbimento. I fiori e i frutti saranno di pezzatura maggiore e anche di qualità superiore. Il potassio è fondamentale e se non apportato si andrà incontro a fioriture molto scarse.

Con la cannabis vi è da ricordarsi anche di calcio, magnesio e ferro. Calcio e magnesio devono costituire la base per l'acqua che somministriamo alle nostre piante mentre il ferro chelato è quel nutriente che nessuno fornisce alla canapa e che cambia notevolmente la produzione. Gli altri elementi nutrienti che mancano sono definiti microelementi, per via del ridotto fabbisogno che hanno le piante di codesti elementi. Un sovradosaggio è pressoché impossibile, mentre una eventuale carenza sarebbe subito risolvibile con l'applicazione di un fertilizzante a base di micronutrienti.

Il mio invito era ed è ancora quello di leggere le etichette, leggere ingredienti e concentrazione per sapere esattamente cosa si sta somministrando alle proprie piccole. Molte bottiglie in commercio sono uguali le une alle altre, altri ancora sono formidabili fertilizzanti mentre altre proprio valgono poco. I risultati si determinano al momento del raccolto, vince il prodotto che senza lasciar residui aiuta a produrre fiori compatti e saporiti e che garbano al coltivatore. Il passo successivo sarà trovare la fertilizzazione giusta a seconda di ciò che chiede la pianta, ma questo richiede un poco più di pratica e di buona osservazione: a poco a poco sulla strada per diventare provetti growers.

Buone fioriture e pochissimi residui a tutti!

I MACRONUTRIENTI: COSÌ IMPORTANTI DA POTER STOPPARE UN'OTTIMA PRODUZIONE SUL NASCERE

deformazioni della morfologia delle piante e un eccessivo allungamento degli internodi. Un coltivatore da growbox tende ad evitare le piante che stirano troppo. Una carenza di azoto invece

può portare a ritardi nella crescita, ingiallimento dei tessuti fotosintetizzanti a partire dai più vecchi sino alle foglie più giovani. Una marcata carenza darà vita a piante stentate, fragili e a rischio continuo di morte. Ugualmente a fine fioritura si potrà osservare un ingiallimento nelle

di CBG

I RISULTATI SI DETERMINANO AL MOMENTO DEL RACCOLTO, VINCE IL PRODOTTO CHE SENZA LASCIAR RESIDUI AIUTA A PRODURRE FIORI COMPATTI E SAPORITI E CHE GARBANO AL COLTIVATORE

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35GROWING

germinazione dei semi favorisce la semina diretta, che può essere effettuata durante tutto l'anno purché il substrato utilizzato dreni bene. La propagazione per talea avviene utilizzando rami di circa 1 metro di lunghezza e 4-5 centimetri di diametro. Nelle coltivazioni intensive, per facilitarne la gestione, è consigliato piantare ogni esemplare ad 1 metro di distanza dall'altro. L'albero di Moringa, coltivato a partire da talea, inizia a fiorire dopo circa 7 mesi di vita, arrivando a fruttificare 2 o 3 volte l'anno nei climi subtropicali. Ciò nonostante, nei primi anni di vita la produzione di frutti è abbastanza scarsa. Le foglie invece possono essere raccolte dopo solo due mesi dalla semina e, a seconda delle condizioni di coltivazione, questa può essere effettuata da 6 a 9 volte l'anno.

COMPOSIZIONE CHIMICALa Moringa è l'unico vegetale conosciuto sul pianeta a possedere ogni tipo di amminoacido, il che garantisce un alto contenuto di proteine. É ricca di numerosi minerali come calcio, magnesio, fosforo, potassio, manganese, zinco, ferro e sodio. L'alta presenza di flavonoidi, glucosidi e glucosinolati favorisce una forte

STORIALa storia della Moringa si rifà a tempi molto antichi. Già gli egiziani erano a conoscenza di alcune proprietà benefiche possedute da quest'albero, la sua coltivazione era diffusa soprattutto nella valle del Nilo, dove veniva impiegato per la depurazione delle acque; infatti, gli egiziani indicavano la Moringa con il nome di Shagara al Rauwaq ovvero l'albero che purifica. Anche le popolazioni delle civiltà greche e romane erano a conoscenza di questa pianta e utilizzavano l'olio ottenuto dalla spremitura dei semi per la produzione di profumi.

ETIMOLOGIAIl nome Moringa deriva dal Tamil, una lingua parlata soprattutto in India e Sri Lanka. Le popolazioni di quelle zone facevano riferimento a quest'albero chiamandolo con il nome murungai che ha il significato di baccello intrecciato per via della forma dei suoi frutti.

DESCRIZIONE E HABITATIn media, la Moringa raggiunge un'altezza che varia dai 3 ai 7 metri, ma in determinate condizioni può superare anche i 12 metri; il fusto è retto e ramificato sin dalla base, i rami sono molto fragili e penduli. Le foglie sono pluricomposte, formate da gruppi di foglioline di forma ovale, spesso contrapposte tra loro e di colore verde chiaro. La Moringa è una mellifera, cioè una pianta che dai suoi fiori produce una soluzione acquosa-zuccherina, il nettare, che ha il fine di attirare gli insetti impollinatori; ad esempio, le api elaborano il nettare per produrne il miele. I fiori sono di colore bianco crema, costituiti da 5 petali diseguali, con un tono di giallo alla base e crescono in numerosi gruppi come pannocchie. I frutti, caratterizzati da una sezione triangolare, sono dei baccelli legnosi e di colore marrone che all'interno racchiudono dei semi molto simili ai fagioli. La Moringa è nativa dell'India settentrionale, più esattamente dalle regioni ai piedi dell'Himalaya. È diffusa in tutto il mondo ad eccezione del continente europeo.

COLTIVARE LA MORINGALa Moringa viene coltivata soprattutto in zone tropicali e subtropicali, preferendo un clima caldo e secco. Cresce bene in terreni argillosi, ben drenanti e con ph neutro. Non sopporta forti gelate ed ha bisogno di poca acqua per crescere, rendendola adatta quindi per essere coltivata anche nelle zone più aride. La Moringa può essere propagata sia da seme che da talea; l'alto tasso di

MORINGA OLEIFERAL'albero che purificaPiante che curano altre piante. In questo numero di Soft Secrets torniamo a parlare di piante benefiche, della loro relazione con l'uomo e, soprattutto, del loro utilizzo per la coltivazione ecosostenibile della marijuana.La Moringa oleifera è un albero appartenente alle Moringaceae, una famiglia di piante dicotiledoni che ha la Moringa come unico genere. Questa specie, in origine proveniente dal nord dell'India, è diffusa in tutta la fascia equatoriale e tropicale del pianeta.

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Infiorescenza di Moringa

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36attività biologica conferendole proprietà antinfiammatorie, antibatteriche e anticancerogene. Inoltre, contiene vitamine A, C e vitamine del gruppo B; l'acido ascorbico, o vitamina C, presente nella Moringa in grandi quantità, oltre ad essere un agente antiossidante molto efficace, promuove la formazione di infiorescenze più grosse e pesanti. La tiamina e la riboflavina, rispettivamente conosciute come vitamina B1 e B2, sono dei potenti stimolatori radicali.

USI CULINARILa Moringa rientra tra i cosiddetti superfood, una categoria di alimenti che grazie al loro alto valore nutrizionale sono considerati un toccasana per la salute. Infatti, la Moringa è largamente impiegata nella lotta alla malnutrizione in molti paesi africani e del sudest asiatico.

Le foglie hanno un sapore leggermente piccante e sono utilizzate crude per preparare insalate oppure cotte come gli asparagi. Anche i fiori sono consumati come insalata, hanno un sapore molto dolce e sono ricchi di carboidrati. Invece i frutti, i baccelli immaturi, vengono tostati per poi consumarne i semi all'interno. Anche la radice è commestibile e possiede un sapore simile alla carota.

MEDICINA TRADIZIONALENelle tradizioni folkloristiche di alcuni paesi di Asia e Africa, la Moringa trova largo impiego come medicinale. Le foglie sono utilizzate come antinfiammatorio e antibatterico contro le punture di insetti e ferite; il tè ricavato dalle foglie, invece, è impiegato per il trattamento di disturbi del cavo orale e anche di ulcere gastriche. Il succo ottenuto dalla spremitura dei fiori risulta essere un efficace rimedio contro le infezioni alle vie urinarie. I semi possiedono proprietà antinfiammatorie e sono impiegati per il trattamento di reumatismi e artrite.

BEN OILI semi di Moringa sono utilizzati principalmente dall'industria della cosmetica per la produzione di un olio per la cura della pelle, chiamato Ben Oil. Dai semi di questa pianta è possibile estrarre più del 30% di olio di alta qualità simile a quello di oliva.

DEPURAZIONE DELLE ACQUECiò che rende quest'albero così famoso è la capacità di depurare le acque attraverso i suoi semi. La farina ottenuta dalla spremitura dei semi di Moringa esercita un'efficace azione flocculante in grado di catturare batteri e altre impurità in sospensione nell'acqua, fissandoli in fiocchi che precipitano sul fondo e rendendo il liquido in questione più pulito. Nei paesi più poveri dove è presente il problema delle acque impure, la Moringa trova largo impiego costituendo un'alternativa sostenibile e totalmente biodegradabile a differenza di prodotti importati come il solfato di alluminio.

UTILIZZI VARIL'olio di semi di Moringa è un ottimo biocombustibile ma poco diffuso per via del suo alto grado alimentare.

La pianta è utilizzata anche per il foraggio animale perché essendo un alimento

altamente proteico è impiegato nella dieta di molti animali d'allevamento.Il legno ottenuto dalla Moringa è utilizzato per produrre cellulosa per la fabbricazione di carta di alta qualità.

MORINGA E MARIJUANANell'India del nord è molto facile imbattersi in piante di cannabis insieme a piante di Moringa che crescono selvaggiamente ai lati delle strade. Un accostamento del tutto naturale, dove la Moringa agisce da azotofissatore a favore di una pianta come la marijuana che di azoto ne consuma tanto. La vasta gamma di nutrienti e principi attivi presenti nella Moringa, la rendono adatta ai vari stadi di sviluppo delle piante di cannabis, dalla germinazione alle fasi finali di fioritura. La Moringa funge da serbatoio di alcuni macroelementi molto importanti come calcio, magnesio, fosforo e potassio, disponibili in forme assimilabili e nel momento preciso in cui la cannabis ne ha bisogno. Utilizzare la Moringa come fertilizzante evita problemi di over causati dai prodotti di sintesi. Inoltre è promotrice della vita nel suolo, stimolandone l'attività microbica. Risulta essere molto efficace anche come fungicida.

LA MORINGA NELLA COLTIVAZIONE DI MARIJUANAApplicare la Moringa alla coltivazione di cannabis è molto semplice. La maniera più efficace è quella di produrre un estratto sotto forma di tè o di concentrato. Per preparare un tè di Moringa è necessario riempire un secchio fino a metà della sua altezza con foglie fresche di Moringa e aggiungere acqua fino a coprire completamente il mucchio di foglie; il secchio dovrà essere chiuso con un coperchio e il contenuto lasciato macerare per almeno due settimane. Al termine del processo di macerazione, il tè ottenuto, una volta filtrato dal materiale vegetale, sarà pronto per l'uso. Può essere applicato come spray fogliare o per fertirrigazione. Il concentrato di Moringa, invece, si ottiene con la sola fermentazione delle foglie senza l'aggiunta di acqua e la sua preparazione è abbastanza semplice. È necessario innanzitutto un contenitore tipo Bokashi, con griglia e valvola di scolo sul fondo che dovrà essere riempito con foglie fresche di Moringa. Collocare in cima al cumulo di foglie un peso per mantenerle schiacciate e infine chiudere il contenitore per avviare il processo di fermentazione; dopo circa due settimane si potranno aggiungere altre foglie per continuare il processo di fermentazione. Le foglie si decomporranno fino a rilasciare un liquido scuro. Il processo può durare circa un mese prima che il concentrato sia pronto. Il liquido ottenuto dovrà essere diluito prima di poterlo utilizzare. Se utilizzato come spray fogliare dovrà essere diluito con acqua nel rapporto di 20:1. Per l'irrigazione delle piante, invece ,il rapporto sarà di 10:1. Il modo più semplice per applicare la Moringa alla coltivazione di cannabis è attraverso la pacciamatura del terreno; la superficie del suolo dovrà essere ricoperta con uno strato di foglie di Moringa di almeno 5 centimetri. Il pacciame controllerà l'evaporazione del terreno e allo stesso tempo agirà come concime e biostimolatore.

UN ALBERO RIVOLUZIONARIOIl massimo leader cubano, Fidel Castro, battezzò la Moringa come l'albero miracoloso per via delle sue qualità nutrizionali. Infatti quando Cuba si accingeva a promuovere un programma di coltivazione intensiva della Moringa sull'isola, il leader maximo descriveva al popolo la sua ossessione per questa pianta e la sua importanza come arma contro la malnutrizione, in grado di sostituire uova, carne e formaggio. Si dice che i cubani attribuiscano alla Moringa il buono stato di salute che Fidel Castro portava ancora con sé all'età di 90 anni.

Foglie di Moringa in pieno stato vegetativo

Albero di Moringa fruttificato in autunno

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39BOOK REVIEW

Federica Di Libero è una ragazza valdo-stana che lavora in Toscana, dove gestisce l'Hempshop Canacandia di Massa. Nel corso del 2018 mi ha invitato nel suo nego-zio per presentare il mio libro sulla canapa terapeutica ed è stata dunque per me una lieta sorpresa scoprire, attraverso i social media, che avesse raccolto le sue impres-sioni sul nostro settore per convogliarle in un libro auto prodotto.

Siccome noi di Soft Secrets siamo sempre pronti a dar visibilità a chi s'impegna con genuinità e passione, ecco il resoconto di una nostra chiacchierata nella quale Federica ci racconta i motivi della sua opera prima. Buona lettura!

SSIT: Buongorno Federica allora a chi è rivolta la tua opera prima? Quale messaggio volevi trasmet-tere?Principalmente il mio libro è rivolto a tutti coloro che mi chiedono: si fanno soldi con la canapa? Vorrei aprire un negozio anche io come il tuo, oppure vorrei coltivare la canapa per farne delle infiorescenze. Ok, a patto che si possegga almeno qualche conoscenza del settore o ce la si vada a cercare, tutto si può fare. In secondo piano però, ho volutamente raggruppato molti "personaggi famosi" nel settore della canapa italiana per dimostrare che, se possono stare tutti insieme in un libro, potrebbero provare a mettersi in una sala e discutere seriamente sulla risoluzione degli attuali problemi senza necessariamen-te litigare o darsi addosso l’un l’altro.

stenza umana, ma anche di quel-la imprenditoriale. Perché questo entusiasmo è così importante?

Perché sia il mio carattere che la mia per-sonalità vogliono essere liberi, senza aver alcun tipo di vincolo o dipendere da qual-cun altro. Invidio un po' quelle persone che fanno sempre la stessa cosa per tutta la vita o hanno il loro stipendio fisso fino alla pensione; ma no, è qualcosa che non mi appartiene.

SSIT: Cbd, Cbd, Cbd. Ormai nel solco della vendita di infiore-scenze si sono innescate logiche impensabili sino a qualche anno orsono. Come valuti quest'evolu-zione del cannabusiness?

Ho sempre pensato che sarebbe stata solo una moda passeggera, e forse mi sba-gliavo. Certo è che il CBD ha i suoi effetti benefici dimostrati, anche se l'esagera-zione di certi "venditori di spazzole", a mio parere, non è per niente benefica per il nostro mercato, diventiamo sempre meno credibili e più ciarlatani in un periodo dove

abbiamo già sufficiente confusione. Per quanto riguarda il movimento "canapa light" invece, non smetterò di ripeterlo: è stato davvero un bel colpo a favore della legalizzazione, ed è quello che ci voleva, anche se la legalizzazione non la vedo così vicina. Mi auguro che si possa fare presto qualcosa per l'autocoltivazione ad uso terapeutico e per i malati, la legalizzazione a scopo ludico non è davvero così fonda-mentale al momento, anche se per molti questa potrebbe essere una bestemmia.

SSIT: Sarai presente a Canapa Mundi per promuovere il tuo libro?

Avrei voluto finire tutto in tempo per Canapa in Mostra a Napoli. Ma i tempi sono stati un po' più lunghi. Sarò certa-mente presente a Canapa Mundi, con la mia bella faccia, a salutare tutti quelli che già conosco e disposta a conoscere gente nuova. Il libro sarà sempre con me, quindi sì, posso promuoverlo parlandone. Chissà, magari poi qualcuno mi chiama per pre-sentarlo ufficialmente sul palco calcato già dai grandi personaggi della canapa.

SSIT: Effettivamente nel libro rac-conti il tuo incontro con vari "tita-ni" della filiera canapa italiana, persone che nel corso degli anni hanno combattuto in prima linea per restituire alla società italiana questa pianta miracolosa. Cosa hai imparato dal loro esempio?

Tutti questi "titani" che ho incontrato hanno i loro pregi ed i loro difetti, come ognuno di noi d'altronde. La costante però che li caratterizza è una passione, ben più profonda di quella per il vile denaro. C'è chi ne ha fatta una missione di vita e chi una strada per salvarsi. Quello che sicuramen-te ho imparato è che in questo settore,

solo chi lavora con questi principi va vera-mente da qualche parte.

SSIT: Il libro ripercorre il cammino da te intrapreso per entrare a far parte di quest'industria. Se potes-si tornare indietro cosa faresti meglio e cosa non faresti?

Se devo essere onesta, non cambierei nulla, anche se molte cose non hanno funzionato come immaginavo, sono stati proprio quegli errori ad insegnarmi e a farmi ricercare nuove soluzioni. Senza aver attraversato quelle difficoltà non avrei potuto imparare nulla.

SSIT: Dalle parole raccolte nel tuo libro traspare una grande volontà di sognare come motore dell'esi-

di Fabrizio Dentini

QUESTO PAZZO CANNABUSINESS...

IL MIO LIBRO È RIVOLTO A TUTTI COLORO CHE MI CHIEDONO: SI FANNO SOLDI CON LA CANAPA?

Federica Di Libero

Prefazione di Luca Marola

QUESTO PAZZOCANNABUSINESS

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HISTORY CANNABIS40

IN VIAGGIO CON LA MIGLIOR COMPAGNIALA CANAPA CI ACCOMPAGNA DA SEMPRE, O LA STIAMO FORSE ACCOMPAGNANDO NOI?La canapa è uno delle piante coltivate da più tempo dall'essere umano, sono difatti nume-rose le fonti che ne testimoniano il suo utilizzo da parte di numerose culture succedutesi nella storia dell'umanità. Grazie proprio alla immensa varietà di sottoprodotti originatisi dalla canapa, è sempre stata considerata una coltura indispensabile al genere umano, come ci riportano le scoperte archeologiche che evidenziano sempre un gran rispetto da parte di queste antiche popolazioni verso la pianta della canapa.

di CBG

D'altronde, oltre all'utilizzo terapeutico, è una pianta in grado di fornire una granella ricca di olio altamente nutritivo e della fibra molto resistente per tessere ad esempio. Al giorno d'oggi sappiamo ricavarne numerosi sottoprodotti, fino al biodiesel addirittura, ma per i nostri antenati il primo utilizzo è stato sicuramente l'uso alimentare e tessile, come ci suggeriscono i numerosi ritrovamenti presso i siti archeologici. Sono state ritrovate sementi tostate e altre ancora nel focolare come se cadute da una pentola, se pentola si può definire.

Se volessimo tracciarne l'origine però avremmo non poche difficoltà in quanto mancano reperti antichi

e soprattutto i ritrovamenti sono sparsi in areali molto vasti a causa del grande interesse da parte dell'uomo nei confronti di questa pianta molto utile. Il grande interesse per la canapa da parte dei nostri antenati ha fatto sì che la trasportassero con sé durante tutte le migrazioni e i viaggi per commercio avvenuti durante i millenni. Una pratica di studio con le piante, quando se ne vuole stabilire l'areale d'origine, è cercare nel mondo dove sono le condizioni naturali migliori. Se crescesse libera in natura dove esprimerebbe al meglio le proprie potenzialità? Con la canapa, come con tutte le infestanti, diventa difficile ricondurre ad un solo paese

d'origine in quanto possiede una grandissima capacità adattativa e nella maggioranza dei climi potrebbe tranquillamente vivere e produrre.

La canapa adora il caldo e il sole, le serve acqua e un terreno drenante Se la guardiamo con gli occhi dei breeders moderni allora non troveremo che pochissime zone dove realmente potrebbe produrre al massimo delle sue capacità, ma sarebbe un errore in quanto i breeders moderni lavorano con genetiche moderne, figlie della selezione artificiale indoor operata negli ultimi 50 anni. Gli strain moderni sono piante che in natura sopravviverebbero più difficilmente rispetto alla canapa autoctona, in

quanto adattati all'ambiente indoor. Quindi bisogna tener conto della rusticità delle piante autoctone rispetto all'espressione degli esemplari moderni quando si vuole valutare l'areale più adatto.

Una buona pratica è cercare dove il pool genico è maggiormente diversificato e a lì si può ascrivere l'origine della nostra pianta. Ed è per questo che sappiamo oggi essere originaria della catena montuosa dell'Hindu-Kush, in Pakistan e Afghanistan. Da lì chiaramente si sparse in tutto il mondo e grazie a fenomeni come "l'effetto del fondatore" andò differenziandosi

nelle varie subspecie autoctone, fondatrici di popolazioni locali poi portate per il mondo dall'uomo. I primi resti sembrano datare la canapa

nel neolitico nel sud-est asiatico, sotto forma di corde di canapa. D'altronde quella decina di migliaia di anni che ci separa dal neolitico può aver reso difficile il reperimento e l'identificazione di altre tracce.

Di sicuro abbiamo reperti datati almeno un millennio prima dell'era moderna, in Africa ed in Europa ancora prima, sicuramente provenienti dall'Asia. Curiosamente in America ed Oceania la canapa è stata introdotta solo recentemente, a partire dal sedicesimo secolo, con l'era delle

grandi navigazioni attorno al mondo e delle conseguenti grandi scoperte geografiche. I chemiotipi presenti al mondo sono una evoluzione di quella canapa autoctona da cui originarono, evolvendosi nella storia e propagandosi per i cinque continenti. Di certo l'uomo ha sempre contribuito nella diffusione di questa pianta.

Noi crediamo di esserci sempre serviti della canapa per curarci, sfamarci e numerosi altri utilizzi. E se invece fossimo sempre stati noi sfruttati dalla canapa per girare il mondo? Se ci avesse utilizzati per venir diffusa nel mondo? Potrebbe la cannabis essere molto più intelligente di ciò che comunemente si crede. Come teorizza un grande studioso di neurobiologia vegetale (ora non si chiama più così questa branca delle scienze dei vegetali) probabilmente la porteremo anche su altri pianeti durante le nostre esplorazioni spaziali: lì verrà da chiedersi se avrà fatto più strada un bipede in grado di muoversi o una

pianta ancorata al terreno...

Di certo possiamo riconoscere che è sempre stata una compagna di viaggio per l'essere umano, legata indissolubilmente all'uomo, e quando al giorno d'oggi è bandita in numerosi paesi vien da chiedersi se forse non le si stanno riconoscendo i giusti meriti che da un passato molto lontano l'han portata ai giorni nostri.

Un abbraccio a tutti gli esseri umani che stanno leggendo in compagnia della canapa, buone fioriture ad entrambi!

E SE INVECE FOSSIMO SEMPRE STATI NOI QUELLI SFRUTTATI DALLA CANAPA PER GIRARE IL MONDO? SE CI AVESSE UTILIZZATI PER VENIR DIFFUSA NEL MONDO?

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Microgenetica è una seedbank italiana che nasce nel 2015 ad Amsterdam. Nei tre anni precedenti, dal 2012 al 2015, il breeder fondatore ha lavorato intensamente alla stabilizzazione delle 6 varietà attualmente sul mercato: 3 femminizzate, 2 autofiorenti e 1 regolare. Oggi vi presentiamo la Mature Kush femminizzata vincitrice della Secret Cup 2016 a Barcellona e dell’Elite Cup di Amsterdam nel 2017/2018. Questa genetica nasce dall’incrocio fra Nicole Kush e Bubba Kush ed è quasi un’Indica pura, i fiori sono grandi e colorati ( viola, blu e verde), gli internodi molto compatti, pianta resistente all’umidità, di altezza variabile fra il metro e venti e il metro e ottanta.

La terra utilizzata è stata Light Mix di Biobizz, fertilizzata quanto basta con Biogrow in fase di vegetativa e con un mix di alghe e pesce in fase di fioritura per apportare la corretta dose di macroelementi ( N10 P30 K40) e di microelementi per arricchire la terra in questa fase nevralgica.I vasi scelti sono i Rootpouch: vasi in tessuto, tipo cotone, che permettono alle radici in crescita di fuoriuscire dal vaso senza assumere la forma spiraloide tipica, al contrario, uscendo

dal vaso, a contatto con l’ossigeno, le radici si autopotano automaticamente sviluppandosi quindi in maniera ottimale.

Semi selezionati a mano e messi per 18 ore in bicchiere di acqua. Inseriti successivamente con la testa in giù dentro dei vasetti o jiffy in terra con umidità del 80% 90%. Una volta germogliati i semenzali (fase primordiale della pianta dopo il germoglio) vengono spostati sotto i led per poter ricevere una luce non troppo invasiva umidità 80 - 70%. Dopo 5-7 giorni creato il primo palco vero di foglie. Trapiantate nei Rootpounch e messe sotto lampade da 600 watt a 18 ore di luce e 6 di buio con una giusta ventilazione, calore tra i 18

/23 gradi e umidità tra 40-60% . Appena stabilito il momento in cui mandare le piante in fioritura abbiamo messo delle reti per poter far dividere i fiori e creare una mare di verde Scrog omogeneo. Le piante si mandano in fioritura 12 ore luce e 12 buio (inizio fioritura) noi abbiamo optato per 3 settimane di fase vegetativa. Si iniziano a formare fiori profumati, ma non con un odore predefinito. Pistilli bianchi. La pianta smette di crescere per concentrarsi sulla crescita del fiore. I fiori si iniziano

a gonfiare moltiplicando di giorno in giorno la quantità di resina ed il colore dei pistilli inizia a diventare arancione. Le foglie più grandi perdono energia per darne alle cime che prendono colori violacei e verde chiaro giallognolo. Mature kush 6 settimane Prodotto secco Mature kush 1.2 per watt Lampade 600 watt

25 lt mature kush Camera di cultura 20 m2Ventilazione 25 m3 l’ora estratti

Questa pianta ha effetti molto rilassanti con note dolci, inizia in uno stone molto elevato per finire in una leggera euforia data dal 20% Sativa. Indicata per la sera o dopo una dura giornata di lavoro perché riesce a far dimenticare anche i momenti più difficili.

BANCHE DI SEMI42

MATURE KUSH DI MICROGENETICA

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S w e e t S e e d s

I C E C O O L® (S W S 0 6)

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Come calcolarela resaSapete cosa hanno in comune pescatori e coltivatori? Entrambi hanno una forte tendenza a esagerare quando parlano delle loro prodezze. I coltivatori sicuramente sanno di cosa parlo. Alcuni di noi continuano a vantarsi di quanti chili sono riusciti a produrre con un’u-nica fonte luminosa e a condividere queste esperienze preziose con gli amici. Tuttavia, la realtà tende ad essere molto più sobria, perché non tutti i raccolti significano buone rese. Scopriamo come calcolare la resa correttamente.

QUANTO PUÒ PRO-DURRE UNA PIANTA?Uno dei parametri relativi al raccolto di

cui si parla più spesso è la quantità di cime femminili essiccate che si ottiene da una singola pianta. Tuttavia, questo numero non dice molto sulla resa reale

della stanza di coltura. Le informazioni riguardanti la quantità di cime raccolte da una singola pianta, in realtà, dicono di più sulle dimensioni della pianta e

non sulla resa effettiva. Logicamente, una pianta che rende 15 grammi deve essere significativamente più piccola di una pianta che rende 50 grammi. Questi numeri, tuttavia, non dicono molto sul tempo necessario per far crescere le piante fino al raccolto finale. Il peso del raccolto totale di una pianta può invece aiutarvi a stimare il numero di cime che ha un coltivatore in un’are di 1 m2. Maggiore è la resa di una pianta, minore sarà il numero di piante nell’area di coltivazione. È importante notare che parliamo di coltivazione indoor. Una volta che si passa outdoor, la resa delle singole piante differisce in misura maggiore a causa di numerosi fattori. Una singola pianta normale (non autofiorente) coltivata outdoor può produrre da poche decine a diverse centinaia e migliaia di grammi. Ciononostante, ora ci concentreremo sulla coltivazione indoor. Calcolare la resa effettiva di una pianta è ancora più complicato quando si cerca di confrontare più stanze di coltura con parametri diversi. Quando un coltivatore mette quattro piante sotto una fonte luminosa, mentre un altro mette dodici piante nello stesso spazio, sarà difficile valutarne i risultati attraverso la resa delle singole piante.

QUANDO SI PUÒ RACCOGLIERE IN UN METRO QUADRATO?Un altro numero che viene spesso considerato un indicatore del successo del coltivatore è un metro quadrato. Questa informazione è molto più utile. In questo modo, si può stimare il numero di grammi ottenuti dal coltivatore in un'area specifica e confrontare facilmente la resa di diverse stanze di coltivazione usando parametri diversi. Non importa più quante piante si stanno coltivando. Il raffronto delle dimensioni delle stanze di coltivazione è molto più semplice e preciso.

QUANTO PUÒ PRO-DURRE UNA PIANTA?Uno dei parametri relativi al raccolto di cui si parla più spesso è la quantità di cime femminili essiccate che si ottiene

La resa di una pianta non è un’informazione molto importante.

45COLTIVA CON MR. JOSÉ

Mr. José / [email protected]

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da una singola pianta. Tuttavia, questo numero non dice molto sulla resa reale della stanza di coltura. Le informazioni riguardanti la quantità di cime raccolte da una singola pianta, in realtà, dicono di più sulle dimensioni della pianta e non sulla resa effettiva. Logicamente, una pianta che rende 15 grammi deve essere significativamente più piccola di una pianta che rende 50 grammi. Questi numeri, tuttavia, non dicono molto sul tempo necessario per far crescere le piante fino al raccolto finale. Il peso del raccolto totale di una pianta può invece aiutarvi a stimare il numero di cime che ha un coltivatore in un’are di 1 m2. Maggiore è la resa di una pianta, minore sarà il numero di piante nell’area di coltivazione. È importante notare che parliamo di coltivazione indoor. Una volta che si passa outdoor, la resa delle singole piante differisce in misura maggiore a causa di numerosi fattori. Una singola pianta normale (non autofiorente) coltivata outdoor può produrre da poche decine a diverse centinaia e migliaia di grammi. Ciononostante, ora ci concentreremo sulla coltivazione indoor. Calcolare la resa effettiva di una pianta è ancora più complicato quando si cerca di confrontare più stanze di coltura con parametri diversi. Quando un coltivatore mette quattro piante sotto una fonte luminosa, mentre un altro mette dodici piante nello stesso spazio, sarà difficile valutarne i risultati attraverso la resa delle singole piante.

QUANDO SI PUÒ RACCOGLIERE IN UN METRO QUADRATO?Un altro numero che viene spesso considerato un indicatore del successo del coltivatore è un metro quadrato. Questa informazione è molto più utile. In questo modo, si può stimare il numero di grammi ottenuti dal coltivatore in un'area specifica e confrontare facilmente la resa di diverse stanze di coltivazione usando parametri diversi. Non importa più quante piante si stanno coltivando. Il raffronto delle dimensioni delle stanze di coltivazione è molto più semplice e preciso. Ciononostante, neanche con questo

metodo è possibile calcolare il tempo e il denaro investiti prima di raggiungere tale raccolto. È importante sapere quanto è durata la fase di crescita perché, in questo periodo, le fonti luminose consumano più elettricità rispetto alle fase di fioritura che segue. Si devono quindi incorporare altri parametri.

QUANTI GRAMMI SI POSSONO PRODUR-RE PER WATT?I coltivatori più avanzati misurano l’efficienza della coltivazione confrontando la forza della fonte luminosa e la quantità in grammi del raccolto finale. È possibile quantificare questo fattore dividendo il peso totale delle cime essiccate per la potenza della fonte luminosa misurata in watt. Per esempio, se si raccolgono 450 grammi di cime essiccate sotto una fonte di luce al sodio da 600 W, bisogna dividere il numero 450 per 600. In questo caso, si otterrà 0,75. Questo significa che l'efficienza della coltivazione è di 0,75 grammi per watt. Un numero generalmente accettato per una buona resa è un grammo per watt. In

questo modo, ci si avvicina ancora di più ai numeri che in qualche modo rispecchiano la realtà dell’efficienza della coltivazione. Si può vedere chiaramente come non siano importanti le dimensioni della stanza di coltivazione, il numero di piante in essa contenute e quanto materiale si riesce a far crescere per metro quadrato. Immaginate un coltivatore che riesce a far crescere 400 grammi sotto una fonte da 400 W in un metro quadrato, mentre un altro ottiene lo stesso raccolto sotto una fonte da 600 W. Se queste due persone s’incontrano e parlano della loro resa, potrebbe sembrare che entrambi abbiano avuto lo stesso successo. Naturalmente, in questo caso, il coltivatore che usa la lampada da 400W ottiene i risultati migliori, perché la sua resa è di un grammo per un watt, mentre il secondo riesce a ottenere solo 0,67 grammi per watt.

TEMPO DI PARLARE DEI KILOWATT ORA Il criterio più preciso per determinare l’efficienza della coltivazione dovrebbe ricomprendere tutte le spese sostenute per una coltura e quindi bisognerebbe dividere

il risultato per la quantità totale di grammi di cime essiccate raccolte. Nelle spese si devono ricomprendere i costi legati a tutta l’elettricità utilizzata, ai fertilizzanti, al substrato, all'acqua e all'usura di tutte le attrezzature usate. Si dovrebbero inoltre aggiungere i costi legati al tempo trascorso a lavorare nella stanza di coltivazione. Tuttavia, la maggior parte dei coltivatori non conta tutte le spese sostenute per la coltivazione e quasi nessuno conta il tempo investito nel processo. Gli amici coltivatori di solito continuano a parlare della resa per metro, per pianta e solo occasionalmente pensano alla potenza del loro sistema d’illuminazione. Nonostante la convinzione diffusa, si può stimare abbastanza velocemente la maggior parte dei costi regolari della coltivazione: bisogna solo calcolare i costi dell'elettricità usata per le luci, rispettivamente, il tempo e la potenza necessari per coltivare fino al raccolto. Facciamo un esempio: un coltivatore ottiene 400 grammi di cime essiccate utilizzando lampade da 400 W. Supponiamo che abbia tenuto i fiori per 10 giorni nella fase di crescita e per 60 giorni nella fase di fioritura.

Il nostro obiettivo è ora quello di arrivare al numero di kilowatt ora (kWh) di elettricità utilizzati. Per 10 giorni, il coltivatore utilizzava la fonte da 400 W per 18 ore al giorno. 400 W corrispondono a 0,4 kW. Quando si moltiplica questo numero per il numero di ore durante le quali la lampada è accesa in un giorno, si ottiene l'utilizzo di kWh. In cifre: 0,4 kW x 18 ore = 7,2 kWh. Questo è il consumo di elettricità durante un giorno della fase di crescita. Dieci giorni corrispondono a 72 kWh. Per la fase di fioritura, si utilizza un'equazione simile: 0,4 W x 12 ore = 4,8 kWh. 4,8 kWh x 60 giorni = 288 kWh. 72 kWh + 288 kWh = 360 kWh. Quando si utilizza questo numero per dividere la resa di 400 grammi, si ottengono 1,1 grammi per 1 kWh di elettricità consumata. Con una fase di crescita di 20 giorni, l'efficienza sarebbe di 0,93 grammi per kWh. Ora sapete come contare la resa, e la prossima volta potreste stupire i vostri amici con le vostre abilità matematiche e le vostre conoscenze quasi scientifiche sull’efficienza della coltivazione.

Un buon raccolto è l’obiettivo ultimo di ogni coltivatore.

46

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49COLTIVA CON ED ROSENTHAL

BEYOND BUDS, NEXT GENERATION:CONCENTRATI DI MARIJUANA E INFUSIONI DI CANNABISBeyond Buds, Next Generation, un'edizione completamente aggiornata del libro più venduto di Ed Rosenthal sui concentrati di marijuana, è disponibile nelle librerie di tutto il mondo.

Più che un manuale pratico per i consumatori curiosi e futuri estrattori, anche se certamente tratta anche quelle categorie, è una chiara istantanea sulla scienza e la cultura contemporanea della cannabis in un momento storico fondamentale: l'alba della regolamentazione del settore della cannabis.

Da quelli che hanno iniziato a scoprire i benefici della cannabis - o riscoprire - a investitori, imprenditori, creatori di contenuti e altri professionisti intellettuali che ricercano un'immagine nitida delle nuove frontiere del commercio e della cultura della cannabis, Beyond Buds: Next Generation offre una panoramica della rapida evoluzione del consumo di cannabis.

ESTRATTO DA BEYOND BUDS: NEXT GENERATION Un primo uomo fortunato scoprì i poteri inebrianti della cannabis. Forse questo primo ominide che raccoglieva legna per fare il fuoco, spezzò inavvertitamente alcuni bastoncini di sativa e li gettò sul fuoco, rendendosi conto dei potenti effetti del fumo, solo dopo essersi svegliato dinanzi alla macabra prova che aveva mangiato un'intera antilope la sera prima.

È certo che una volta che gli umani hanno scoperto il potere della cannabis, abbiamo immediatamente riversato la nostra energia collettiva nel suo sfruttamento.

Consumare cannabis attraverso l'inalazione è una pratica antica, quindi non ci sono molte idee autenticamente nuove quando si tratta di far arrivare i principi attivi nei polmoni. Eppure, è difficile pensare a un cambiamento più rivoluzionario nel consumo attuale di cannabis rispetto a quanto non sia avvenuto col dabbing. I concentrati venivano utilizzati come supporto all'innegabile “star” del mercato della cannabis: le cime. Ora, con la diffusione del dabbing, i concentrati hanno assunto un ruolo centrale nei discorsi commerciali e culturali sulla cannabis.

Con i concentrati di cannabis ad alta potenza, una persona può provare l’effetto di fumare un’intera canna o più in un unico tiro, usando solo un prodotto sufficiente a ricoprire una capocchia di spillo. Pensatela come la differenza tra bere birra e liquore. Se bevete una lattina o una bottiglia di birra con un ABV del

5%, state bevendo circa 340 grammi di liquido, ma solo 17 grammi di alcol effettivo; se bevete un tipico “shot” di alcol 80-proof, state ancora consumando 17 grammi di alcol, ma state bevendo soltanto 42,5 grammi di liquido.Il confronto tra cime e concentrati non può essere fatto con la stessa precisione del confronto tra birra e liquore. Ma l'analogia fornisce una base per capire la rispettiva potenza dei due. Potreste bere una birra da 336 grammi a un picnic, ma (probabilmente) non berreste mezzo quinto di vodka, e se lo faceste

quasi certamente ve ne pentireste, anche se consumereste più o meno lo stesso volume di liquido. Allo stesso modo, potreste essere in grado di farvi un bong stracolmo di cime, ma provare a usare la stessa modalità per il vostro primo dab potrebbe essere un'esperienza spiacevole. Se tenete questo in mente quando dosate i dab, eviterete il potenziale disagio e l'ansia di sovraccaricare i vostri sensi.

DAB A BASSA TEMPE-RATURA: IL BIGLIET-

TO DI PRIMA CLASSE PER TERP TOWNI dab caldi sono il modo in cui la maggior parte dei dabber è stata iniziata al dabbing, ma per fortuna questo non è più un rito di passaggio necessario ora che il dabbing a bassa temperatura è diventato la pratica più diffusa. La chiave per un dabbing efficace è quella di trovare l'equilibrio ideale fra il mantenimento dei terpeni e l’attivazione di cannabinoidi e THC. Il problema è che il punto di volatizzazione della maggior parte dei terpeni è molto al di sotto del punto di ebollizione della maggior parte dei cannabinoidi. Si deve trovare un compromesso. Temperature inferiori significano terpeni più elevati e meno cannabinoidi attivati, temperature più alte significano terpeni più bassi e maggiore attivazione di cannabinoidi. Per fortuna, i dab a bassa temperatura utilizzano una bassa pressione, ottenuta attraverso un flusso d'aria limitato attraverso un tappo in carbonio. I tappi in carbonio limitano e dirigono il flusso d'aria, abbassando la pressione e, di conseguenza, i punti di ebollizione dei terpeni e cannabinoidi presenti. Questo consente di ottenere un dab delicato e a bassa temperatura che comunque contiene ancora livelli più elevati di cannabinoidi attivi.

LA RIVOLUZIONE DEL ROSIN: PRODURRE DA SÉ I CONCENTRATIMolti nuovi dabber iniziano dal dabbing del rosin. Il rosin è una miscela concentrata di terpeni e cannabinoidi estratti mediante un metodo chiamato “rosin tech” (RT). È il modo più semplice e meno costoso per estrarre concentrato dalle cime o per rifinire l'hashish per un dabbing più efficace. Anziché un processo chimico, l’RT utilizza calore e pressione per spremere cannabinoidi e terpeni dal materiale di partenza. È un processo molto rapido. Un lotto di rosin può essere prodotto in pochi istanti e consumato immediatamente. Un altro vantaggio dell’RT è che provoca un rischio minimo di lesione fisica.

La scienza fisica dell’RT è semplice. L'applicazione del calore scioglie i terpeni e i cannabinoidi creando una resina flessibile all'interno del materiale di partenza. Quando il materiale viene schiacciato mediante una pressa, spinge la resina verso l'esterno. Ciò si traduce in una sorta di polpetta piatta di materiale di partenza circondata da un'aura di rosin. Il prodotto finito non è raffinato come i prodotti che si ottengono utilizzando altri metodi. I tre vantaggi sono i bassi costi iniziali, la velocità e la facilità di utilizzo dell’RT.Si può utilizzare una vasta gamma di strumenti e attrezzature per produrre il rosin. La scelta dipende principalmente dalla quantità che viene pressata. A livello

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50di hobby è possibile utilizzare oggetti che si hanno in casa, come un ferro da stiro. I trasformatori industriali utilizzano presse pneumatiche o idrauliche.

Materiale inizialeCi sono tre tipi fondamentali di materiale con cui si può pressare per ottenere il rosin: cime, hashish e kief. All'interno di queste categorie figurano diversi tipi e gradi di prodotti. In questo articolo descriviamo il processo necessario per creare il rosin a partire dalle cime. La produzione di hashish e kief è descritta in dettaglio nel nostro libro: Beyond Buds, Next Generation.

CimeUn fiore ricco di resina appena curato (sono ideali piccole cime e potature) produce il miglior rosin, perché è ricco di terpeni e di cannabinoidi. Viceversa, un materiale più vecchio e asciutto ha una resa inferiore, producendo rosin più scuro, meno saporito e meno potente.

KiefIl Kief setacciato a secco in genere contiene un'elevata percentuale di materiale vegetale. Più la materia vegetale viene rimossa dalle teste di tricomi, maggiore sarà la resa e più pulito e delicato sarà il rosin.

Hashish Quando il rosin viene ottenuto pressando hashish, la concentrazione è secondaria, il raffinamento di un prodotto già concentrato. Ciò si traduce in una maggiore concentrazione di cannabinoidi nel rosin ottenuto.

PRESSATURA DEL ROSINLa lavorazione del rosin, sebbene non sia un processo a freddo, si verifica al di sotto del punto di volatilizzazione per la maggior parte dei terpeni e non raggiunge le temperature necessarie per la decarbossilazione. Il rosin è principalmente una concentrazione di THCA e/o CBDA, i precursori acidi dei cannabinoidi. Risultato: il materiale è ottimo per fumare ma non sarà inebriante se mangiato.

PRESSATURA DEL ROSIN A MACCHINAScelta della pressa Una possibilità per chi non ha esperienza nella produzione di concentrati è quella di scegliere una pressa da tavolo entry level di medie dimensioni che offre una maggiore capacità di volume rispetto a una piastra per capelli, senza porre i problemi

d’investimento e di conservazione che si avrebbero per una pressa grande.

Se si sceglie di acquistare una pressa, un fattore importante è la quantità di pressione prodotta. Non è necessario acquistare apparecchiature costose

di cui non si ha realmente bisogno. Non è necessario acquistare una pressa che produce 25 tonnellate di pressione quando tutto ciò che serve è da due a cinque tonnellate. Solo questo è necessario per pressare piccole

quantità di hashish o cime. Per pressare contemporaneamente molti grammi di cime o hashish è necessaria una pressione maggiore: da 10 a 25 tonnellate.

La maggior parte delle presse per rosin disponibili in commercio sono

progettate per la sola pressione dell'hashish. Se state progettando di pressare dei fiori, optate per una macchina progettata gestirli. Richiedono più pressione rispetto ai modelli di pressatura dell’hashish.

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51STRUMENTI PER LAVORARE IL ROSINStampi pre-pressaturaOltre alla pressatura ci sono una serie di altri elementi da considerare. Gli stampi per pressare sono una parte fondamentale di molte presse per rosin più piccole, è quindi importante prestare attenzione alle specifiche. La pressione influisce sulla resa. Per massimizzare la pressione applicate la stessa forza sull’area più piccola possibile.

SACCHETTI DI FIL-TRAGGIO È possibile fare una “pressatura pura” su una cima pressandola senza usare alcun sacchetto, usando una pre-pressatura o semplicemente pressando la cima così com'è. Una pressa consente di pressare più materiale su una superficie più piccola, creando maggiore pressione su quantità maggiori di materiale. Ma se volete perfezionare ulteriormente il prodotto e limitare il materiale a un'area specifica (senza perdere tricomi per l’uso di stampi o pressatura a mano) i sacchetti di filtraggio sono un’ottima scelta.

CARTA FORNO O FOGLI IN PTFEA prescindere dalla tecnica per l’RT che scegliete, la carta forno è assolutamente fondamentale. Parliamo di carta forno, NON DI CARTA CERATA. Assicuratevi che la carta scelta non abbia alcun rivestimento.

STRUMENTO PER LA PRESSATURA DELLE CIMEPressando le cime si ottiene tra il 10% e il 35% del materiale originale, che corrisponde all’incirca al contenuto di cannabinoidi del materiale iniziale. Se una varietà ha una percentuale del 20%, attendetevi una resa di rosin di circa il 20% del peso del materiale, in condizioni ottimali. 28 grammi circa di cime rende circa 5 grammi di rosin.

Prima di procedere alla pressatura, assicuratevi che l'umidità relativa del materiale sia quella giusta: se è troppo bassa, resa e qualità ne risentiranno, se è troppo elevata, il rosin sarà difficile da raccogliere oppure avrà odore e sapore di clorofilla e potrebbe persino diventare

verde. In genere si consiglia di utilizzare materiale con un livello di umidità relativa compreso tra il 55% e il 60%. Lo si può misurare utilizzando un igrometro, un modello analogico di base come quello che si trova all'interno di un umidificatore per sigari oppure acquistando un igrometro digitale, che ha un prezzo di circa 27 euro. Se la cima è eccessivamente

secca, potete utilizzare un prodotto umidificante come quelli commercializzati da Boveda per la cannabis.

Tagliate e piegate sempre la carta forno prima della pressatura. Riempire o strappare la carta forno durante la procedura è complicato, scomodo e inefficiente.

Abbassare la temperatura di solito porta a una qualità più elevata, ma non è sempre così, e temperature più basse ridurranno la resa, a volte drasticamente; dipende dalla qualità del materiale iniziale e dalla “personalità”: le idiosincrasie collettive e le peculiarità fisiche che incidono sul modo in cui reagisce alla pressatura. Un buon modo per giudicare quanto a lungo mantenere la cima sotto pressione è quello di osservare il colore dell'olio e quanto

fluisce. Una volta che il flusso inizia a scurirsi e rallentare, è ora di sospendere la pressione.

Alcuni produttori scelgono d’iniziare dall’alto e scendere man mano, ma vi consigliamo di cominciare a bassa

temperatura e lavorare fino a quando non noterete che la qualità peggiora. Il vostro obiettivo è quello di ottenere l’equilibrio tra resa e qualità, che dovreste essere in grado adattare all’incirca alla vostra temperatura ideale per una determinata varietà con quattro o cinque test di prova. Se volete affinare la temperatura esattamente nella “Goldilocks zone”

per la pressatura, potrebbero essere necessari da otto a dieci test di prova. Ma una settato un lotto, sarete in grado di utilizzare l'impostazione o la combinazione delle impostazioni usate per il resto dello stesso.

La maggior parte degli estrattori di rosin riscalda il materiale fra i 65° e i 120° gradi centigradi circa. Questo varia in base all'umidità relativa del materiale, che incide anche sulla resa. Controllate sempre la resa e la qualità del rosin a temperature diverse per determinare la migliore impostazione per un particolare lotto.

Assicuratevi di usare sempre dosaggi simili nella pressatura. Stendete bene la cima in modo tale che formi uno strato uniforme. Non lavorate troppo le cime prima di pressarle. Molti ritengono che si ottenga una pressatura migliore utilizzando cime per lo più intatte e non spezzate o macinate, mentre altri semplicemente spezzano tutto fino a raggiungere le stesse dimensioni e formano uno strato uniforme.

Una volta eliminati i gambi e pesata la cima per ottenere la quantità desiderata, usando uno strumento di apertura del sacchetto per tenerlo aperto, posizionate dapprima due cime piccole e assicuratevi che siano ben schiacciate negli angoli. Questo permetterà di evitare la perdita di olio negli angoli. Una volta posizionate, riempite il sacchetto con il materiale rimanente in modo uniforme senza lasciare vuoti e con uno spessore uniforme compreso tra 0,6 cm e 1,2 cm circa, lasciando un lembo da 2,5 cm da piegare. Dopo averlo piegato si formeranno due angoli in più: riempite questi spazi vuoti per

ottenere un flusso omogeneo ed evitare le perdite.

Una volta che avete preriscaldato e i tricomi si sono sciolti, applicate la massima pressione. Dovreste iniziare a vedere l'olio che fluisce dai vari piani. A seconda della velocità con cui avviene l'estrazione e della quantità pressata, mantenete la pressione sul materiale per 35-90 secondi. Il motivo per cui questo tempo può variare è che le velocità di flusso cambiano in base alla varietà e alla freschezza. Le cime a flusso lento richiedono l’applicazione di pressione e calore per un periodo di tempo più lungo. Per le cime fresche a flusso rapido si dovrebbe applicare calore per meno tempo.

RACCOLTA DEL ROSINRaccogliere il rosin dopo la pressatura è spesso più difficile della pressatura stessa. A seconda del materiale iniziale, della sua umidità, temperatura e tempistica, si può ottenere un’ampia gamma di consistenze. Può essere un materiale stabile e facile da raccogliere o una linfa appiccicosa. Il rosin ottenuto da hashish è più stabile (meno appiccicoso e colloso) di quello ottenuto dalle cime, che spesso è difficile da raccogliere.

A prescindere dalla consistenza su cui state lavorando, probabilmente è meglio mettersi in una stanza il più fredda possibile, possibilmente con superfici di lavoro fredde, per aumentare o mantenere il grado di maneggiabilità del rosin mentre lo raccogliete e lo imballate. Assicuratevi d’indossare i guanti per non contaminare il rosin con oli cutanei e per evitare che il rosin vi resti attaccato alle mani.

Dopo aver pressato il rosin, lasciate la carta nel frigorifero per circa 5 minuti per raffreddare il tutto e stabilizzare l'olio. Per agevolare la raccolta è possibile utilizzare piastre fredde o blocchi freddi: una piastra di alluminio lasciata nel frigorifero o su un blocco di ghiaccio è una superficie fredda ideale.

Evitate di raschiare la carta forno, perché potreste far finire alcune particelle di carta nel prodotto finale.

CURA E CONSERVA-ZIONEDopo aver raccolto il rosin e averne fatto una palla, ci sono diversi modi per conservarlo. Una palla grande è un buon modo per proteggerne la maggior parte dall'ossidazione e per prevenire l'evaporazione dei terpeni.

Conservate sempre il rosin in un contenitore sigillato in frigorifero. Questo mantiene i terpeni e previene l'ossidazione. Se non prevedete di pesarlo, lasciatene una palla grande all'interno di un contenitore sigillato.

IL ROSIN È UNA MISCELA CONCENTRATA DI TERPENI E CANNABINOIDI ESTRATTI MEDIANTE UN METODO CHIAMATO “ROSIN TECH” (RT).

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EASYJOINT SBARCA IN AMERICA:PRESENTE E FUTURO DI UN IMPEGNO ANTIPROIBIZIONISTA

53CANNABUSINESS

di Fabrizio Dentini

Nel nostro paese sono almeno due decenni che il mondo dei growshop si è sviluppato e perlopiù al riparo dei riflet-tori. Un mondo che è cresciuto facendo riferimento ad un mercato vivace, ma sot-terraneo, un mercato volutamente non riconosciuto dalle istituzioni, un ambiente economico sano in un paese allo stallo che cerca, senza trovarle, soluzioni per

ossigenare l'economia nazionale.Dopo anni di lavoro sottotraccia e a debita distanza dall'interesse mediatico, dopo anni dietro ai banconi dei negozi ad inse-gnare l'importanza etica di autoprodurre

cannabis in seno ad una società che soffre di spropositata malafede nei confronti di questa pianta e dopo anni di vendita di semi per scopo di collezionismo; da un momento

all'altro questo settore ancor di nicchia si è aperto ad una legalità inaspettata e ben accolta, quella della cannabis cosidetta light con basso contenuto di THC.

Il principale artefice di questo cambia-mento viscerale del mercato è un impren-ditore ed attivista parmigiano di nome Luca Marola.

Luca Marola, fondatore di Easyjoint, ci ha dedicato oggi un poco del suo tempo per commentarci a caldo le impressioni avute durante il suo viaggio dall'altra parte dell'oceano. Easyjoint ed il mercato

nascente e rinascente della canapa in Italia, infatti, hanno destato l'interesse della società canadese LGC Capital (socie-tà quotata alla Borsa di Toronto) che ha

acquisito il 47% delle quote della società emiliana. Un passo importante sia per Easyjoint che per la filiera della canapa nostrana, alla quale questa acquisizione dimostra quanto operatori del mercato globale possano essere disposti ad inve-stire localmente quando i margini di svi-luppo sono valutati positivamente. Come nel caso del nostro paese.

Ecco di seguito le parole di Luca, una chiacchierata a tutto tondo sul presente del nostro paese che sembra ancora guardare al passato e solo timidamente al futuro e quello dei canadesi ed americani che invece hanno ingranato la marcia dell'innovazione e puntano sull'avvenire convinti di fare la storia con la S maiusco-la. Buona lettura.

SSIT: Allora Luca, ad uscire dalla campana di vetro italiana si impara sempre, ci si riallac-cia allo svolgersi della storia contemporanea. Tu cosa hai imparato dai tuoi viaggi oltre

Atlantico rispetto al mercato della Cannabis?A dire il vedo i miei viaggi oltre oceano sono iniziati, almeno con la testa, molti anni fa. Dal 2014 studio ed analizzo approfonditamente il fenomeno della legalizzazione americana. Da questo interesse ho ricavato la rubrica fissa per la trasmissione radio che curo, Non Solo Skunk, qualche articolo per Fuoriluogo e il Manifesto, due volumi: “Legalizzare con successo” del 2015 e “Marijuana rulez”, la cui versione aggiornata fino alla legalizza-zione in Canada è in libreria da fine 2018. Nell'ultimo anno mi è capitato di visitare Montreal prima e durante la legalizzazio-ne di ottobre, Boston pochi giorni prima dell'apertura degli store legali, Las Vegas all'inaugurazione del più grosso negozio di marijuana al mondo. Quel che ho impa-rato è che il processo di legalizzazione è inarrestabile. Basta aprire la prima breccia, che oltreoceano è stata l'accetta-zione sociale e poi politica della cannabis terapeutica ad inizio secolo, e poi si inne-sca il cambiamento. Quando la cannabis

HO IMPARATO CHE IL PROCESSO DI LEGALIZZAZIONE È INARRESTABILE

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54terapeutica divenne legale nel 2007 in Italia, invece, nessun antiproibizionista colse quell'opportunità adottando la stra-tegia risultata vincente negli USA a fine anni '90. Anzi, una parte del movimento demonizzò la cannabis terapeutica legale considerandola addirittura una minaccia per la lotta antiproibizionista... Persa quell'occasione, ho provato a richiamare l'interesse dell'opinione pubblica sulla cannabis sfruttando l'approvazione della legge sulla canapa industriale. L'operazione è riuscita, EasyJoint è riusci-ta, da maggio 2017, a mettere la cannabis sotto i riflettori.

SSIT: Puoi darci dei numeri/sta-tistiche per inquadrare ciò che accade nel Nord America?Il dato assodato più interessante è il crollo del 65% del mercato nero nel momento stesso in cui si aprono i negozi per la ven-dita della cannabis, a cui si va ad aggiun-gere un ulteriore 10% al terzo mese. Questo è anche il motivo per cui il Messico sta seriamente studiando il modello sta-tunitense di legalizzazione per applicarlo e contrastare la sanguinosa guerra dei narcos. Scommetto sul Messico come prossima nazione che legalizzerà la mari-juana. Un altro dato interessante è rap-presentato dal numero costante del con-sumo giovanile: con il libero accesso alla cannabis non aumenta, e addirittura in qualche caso cala, il consumo tra i minori. Questo fenomeno smentisce alla radice la favoletta che i proibizionisti italici raccon-tano da troppo tempo.

SSIT: Ti sappiamo antipro visce-rale per questo ti chiediamo: il modello legalizzazione completa come in Canada e in molti stati

americani, comporta anche aspetti negativi o tanta é la voglia di legalità che tali aspetti divengono secondari?Che gli aspetti negativi siano trascurabili lo dimostra la catena biannuale di vittorie referendarie. Se non fossero trascurabili dubito che l'opinione pubblica dello stato chiamato successivamente ad esprimersi avrebbe votato compattamente a favo-re della legalizzazione... L'aspetto più importante è che la vendita legale genera ingenti risorse per lo stato e le comunità locali come contee e municipalità, sia negli USA che in Canada ed i cittadini

possono toccare quindi con mano i bene-fici: ristrutturazione dei plessi scolastici, rinnovo delle infrastrutture viarie come ponti e cavalcavia, costruzione di nuovi ospedali, manutenzione stradale, imple-mentazione dei servizi sociali. I benefici alle comunità si vedono e la qualità della vita migliora. Non è un caso che nella lista delle migliori città in cui vivere ed investi-re vi siano le capitali degli stati USA in cui vi è un consolidato mercato legale della marijuana...

SSIT: Sappiamo che dove la lega-lizzazione é intervenuta le multi-nazionali hanno investito con la loro potenza di fuoco economica spesso esautorando di fatto gli attori storici dell'antiproibizio-nismo militante. Come credi si possa evitare questa beffa dopo anni di sacrifici?

Da quanto osservato non mi sento di sostenere questi assunti. Proprio il siste-ma di regole adottate nei primi anni ha impedito l'ingresso delle multinazionali, che ancora oggi non hanno alcun inte-

resse ad investire in un mercato troppo frammentato e sotto la spada di Damocle del governo federale che mantiene ancora la marijuana nella tabella delle sostanze maggiormente pericolose, che impedisce alle banche di aprire conti correnti ed eseguire transazioni agli ope-ratori di questo mercato, che impedisce le esportazioni tra gli stati USA. È fatto inol-tre esplicito divieto d'investire e fare busi-

ness ad aziende statunitensi in Canada e viceversa. SSIT: Quindi tu che opinione ti sei fatto?

Sono nate altre potenze economiche, la maggior parte delle quali fondate da mili-tanti antiproibizionisti. I primi ad occu-pare gli spazi aperti dalla legalizzazione sono stati i ragazzi dei movimenti sociali antipro, diventati poi giovani imprendi-tori di successo, consulenti, lobbisti. Non solo non demonizzo questo fenomeno, lo stimo, lo apprezzo e cerco di replicarlo qui da noi nonostante gli evidenti limiti di legge. Una florida comunità di impren-ditori antipro dà efficacia a tutto il movi-mento: nei referendum per la legalizza-zione del 2016 ho analizzato come i 2/3 dei donatori ai comitati referendari siano soggetti con interessi nel business della cannabis. Ci si mette la giacca, ma il cuore e finalmente anche il portafoglio, resta antipro. Poi c'è la faccenda della finanza con i grandi gruppi di investimento. È prematuro oggi fare un'analisi corretta sui pro ed i contro di queste presenze. Da una parte vi è un fortissimo interesse, per generare dividendi, ad allargare i mercati unito agli investimenti su start up, nuove aziende, nuove ricerche. Il lato negativo è forse eliminare quella patina romantica dell'idealista dalla parte giusta ma sem-pre sconfitto. Io ne farei volentieri a meno anche in Italia. Ma, ripeto, è prematuro tirare le somme ora.

SSIT: Il fenomeno Easyjoint e la filiera cannabis light nasce a mio parere perché il pubblico anela ardentemente alla legalità a tutela dei propri comportamenti. Questo Rinascimento cosa signi-fica per voi?

Significa responsabilità, essere trasparen-ti, dare l'esempio. Per l'Italia significa che in meno di un anno la filiera si sia messa in pari con i principali competitors europei investendo in ricerca e sviluppo quell'ina-spettata montagna di soldi che abbiamo veicolato in pochi mesi. Abbiamo reso interessante il mercato italiano al punto da essere riconosciuto come il migliore per chi volesse investire in Europa, come riportato da ben tre studi pubblicati

negli ultimi due mesi da società di con-sulenza per investitori: Deloitte, MJBizz, Cannabis Investors. Fino a tre mesi fa era la Germania, l'abbiamo scalzata da poco. Penso sia il miglior riconoscimento per il lavoro, a beneficio di tutti, portato avanti da me ed EasyJoint in questi stupefacenti diciotto mesi. La concretizzazione di que-sto riconoscimento è avvenuto per noi a metà novembre con la sigla dell'accordo

con LGC Capital, la holding canadese quotata alla Borsa di Toronto il cui acro-nimo sta per Legal Global Cannabis, che li fa entrare come soci di minoranza nel Progetto EasyJoint. Ora inizia una nuova storia, anche personale.

SSIT: Ci hai insegnato come si opera a livello lobbing nel nostro paese. Come credi ci si debba porre per realizzare una non più procrastinabile depenalizzazio-ne della coltivazione domestica nel momento in cui il Ministro dell'Interno dichiara di voler quintuplicare le pene per gli spacciatori?Coltivando ovunque, senza tenerlo nascosto ma anzi, rivendicandolo: dimo-strare di essere buoni membri della società anche o perchè si hanno le piante sul balcone. Le disobbedienze civili, atti comunque individuali, dovrebbero essere lo strumento di lotta che ci riempie di orgoglio. Non lasciamo soli i pochi radicali che usano la disobbedienza come lotta di progresso sociale. Bisogna fare coming out: è intollerabile sentire, e quante volte è successo, che non ci si può esporre nemmeno con una firma perchè "ho le piante nell'armadio".

SSIT: All'inizio di dicembre l'o-perazione "Affari in fumo" ha portato le forze dell'ordine ad eseguire numerosi sequestri di canapa light che eccedeva i limiti previsti dalla legge. Come valuti questa operazione?

Noi abbiamo certificato una strategia per poter vendere la canapa light e questa strategia funziona, testimonianza è che nessuno dei nostri negozi ha subito pro-cedimenti di tipo penale. C'è gente che sta lavorando per bene, non ha problemi lega-li e soprattutto non ne crea al prossimo.Le fughe in avanti di qualche produttore o e di qualche importatore rischiano di compromettere l'intera legittimazione dell'operazione canapa light. Se il pro-dotto eccede lo 0,2 di THC è considerato illegale secondo la legge e quindi non ci si meravigli, queste operazioni sono solo la naturale conseguenza.

LA VENDITA LEGALE GENERA INGENTI RISORSE PER LO STATO E PER LE COMUNITÀ LOCALI

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57GROW REPORT

pH & PPMCos'è il pH? Questa domanda di solito è un vero grattacapo per i coltivatori, che immediatamente prendono in mano la loro pipa. Il pH riguarda il livello di alcalinità o di acidità di una determinata “cosa”, in questo caso un liqui-do. Il liquido è la soluzione nutritiva che si utilizza per far crescere il vostro gioiellino. La scala del pH va da 0 a 14. Un valore di 7.0 è considerato neutro, i valori superiori a 7.0 sono alcalini e i valori inferiori a 7.0 sono acidi. Ora, potreste chiedervi perché questo sia importante. Se foste chimici, sapreste la risposta. Dal momento che non lo siete, eccovela. Di Thomas Valentine

Su misura per la coltura

La soluzione nutritiva che utilizzate è sostanzialmente un cocktail di varie sostante chimiche. Queste sostanze chimiche possono reagire l'una con l’altra in un processo chiamato legame covalente e possono formare così nuove sostanze chimiche indesiderate. Lo sono perché

la vostra pianta non riesce a utilizzarle. Il processo del legame covalente dipende in gran parte dal pH della soluzione in cui sono sospese le sostanze chimiche, in questo caso l'acqua. Con le sostanze chimiche utilizzate in una soluzione idroponica media, un chimico direbbe che il pH ottimale sarebbe 7.0, che è neutro. Il ragionamento alla base di questo è che nel mantenere la soluzione neutra, il legame covalente delle parti costitutive della soluzione sarà ridotto al minimo.

Ma poiché le vostre piante hanno un livello di pH diverso per una crescita ottimale, dovete soddisfare le esigenze del vostro gioiellino, ridurre il pH e accettare la lieve perdita di valore nutritivo. Le piante frondose a crescita rapida in genere hanno un pH più basso, che va da 5.2 a 5.9. Fortunatamente, un pH più basso legherà meno nutrienti di questo tipo nella vostra soluzione rispetto a quanto non farà un pH più elevato.

Se lasciate che il valore del pH superi l'intervallo ottimale compreso fra 5.2 e 5.9, correrete il rischio di avere livelli indesiderati di carenze nutrizionali e tossicità, che possono ostacolare gravemente la crescita della vostra pianta. State attenti.

Nella vostra ricerca sui vari metodi idroponici utilizzati, potreste esservi resi

conto che la maggior parte dei substrati utilizzati è relativamente inerte (lana di roccia, ghiaia, sabbia, ecc.). Questo significa che il substrato non reagirà con i nutrienti nella soluzione. Per i metodi che utilizzano substrati inerti, si consiglia un pH di 5.2 per un assorbimento ottimale.

È a questo livello di pH che le radici assimilano nel modo più efficace i nutrienti nella soluzione. Se la radice deve lavorare meno per assimilare i nutrienti necessari, il resto della pianta ne trarrà beneficio.

A questo punto, i vecchi stoner che coltivano dagli anni Sessanta scuoteranno la testa e mostreranno disaccordo. Rimarranno fedeli al pH neutro di 7.0 per la soluzione nutritiva (se in effetti controllano il pH). Una nuova ricerca ha dimostrato che questo valore di pH più basso è ottimale per le piante verdi frondose che crescono rapidamente. I miei esperimenti con questo pH più basso mi hanno convinto: le cime sono state numerose e spesse e a scuoterle ho ottenuto un olio di hashish da urlo che t’incolla al divano.

PARTI PER MILIONE (PPM)Il perfezionamento della concentrazione della soluzione nutritiva nelle varie fasi di crescita migliora ulteriormente il tasso di assimilazione dei nutrienti. La concentrazione di una soluzione si misura in parti per milione (PPM).

Normalmente non c’è alcuna soluzione nutritiva che alimenta un clone appena tagliato, quindi il PPM della soluzione in questa fase non è un problema. Tuttavia, le pianticelle giovani o consolidate oppure

i cloni radicati vengono avviati a un valore compreso fra 500 e 600 PPM. Questo valore viene portato a 800-900 PPM durante il periodo di crescita massima del fogliame. Nel corso della fase di fioritura, le PPM vengono portate anche a 1.000. Si tratta di moltissimi nutrienti, e sono necessari, goccia dopo goccia. È nella fase di fioritura che la vostra pianta avrà bisogno di più risorse.

Dopo che i fiori diventano cime, dovrete pensare a sciacquare le sostanze chimiche dalla vostra nuova creazione. In questo momento, la pianta ha ancora bisogno di sostanze nutritive, ma in concentrazione più bassa. Si consiglia quindi di ridurre la concentrazione a 400-500 PPM per un paio di giorni per lisciviare le sostanze nutritive che si sono accumulate, per evitare di finire col fumarle.

È a questo punto che ad alcune persone piace far morire di fame la loro pianta per stimolare la reazione di sopravvivenza, ossia la generazione di

più oli naturali all'interno della pianta che combatteranno la disidratazione. È stato dimostrato che questa siccità controllata aumenta i livelli di olio nella pianta e di conseguenza il THC (la parte buona).

Questa descrizione generale del processo di crescita fornisce le informazioni necessarie a prendere decisioni più avanzate sul pH e sulla concentrazione (PPM) della soluzione nutritiva. Vale la pena comunque parlare brevemente di temperatura e luce.

TEMPERATURA E LUCESi dice che la temperatura ottimale per le soluzioni idroponiche sia generalmente 24 gradi centigradi. È a questa temperatura che la maggior parte degli elementi viene assimilata facilmente e l'ossigeno presente nell’aria è accettato con più facilità nella soluzione nutritiva. Alcuni potrebbero affermare che l'aumento della temperatura incrementa il ritmo della fotosintesi, e questo è vero. Ciononostante, vanno soddisfatte le esigenze nutrizionali della pianta e bisogna evitare di superare la temperatura massima indicata di 25 gradi centigradi per la soluzione. Alcune delle soluzioni idroponiche più elaborate hanno l'area radice / soluzione separata dall'area di crescita / fogliame. L'area di crescita /

fogliame è mantenuta più calda rispetto all'area radice / soluzione, il che permette di ottenere il meglio di entrambe le parti. Restate sintonizzati per il futuro articolo sull’argomento: sarà un'ottima lettura.

Come ho detto prima, il legame covalente è la rovina del coltivatore idroponico. Evitatelo come la peste. È più facile a dirsi che a farsi in alcune situazioni, ma dovete sapere a cosa andate incontro.

In ogni legame covalente viene utilizzata una certa energia. Questa energia viene prelevata dall'ambiente circostante sotto forma di

LA SCALA DEL PH VA DA 0 A 14. UN VALORE DI 7.0 È CONSIDERATO NEUTRO.

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calore, energia chimica o luce. Se dovete miscelare grosse quantità di soluzione nutritiva in una sola volta o se l’acquistate premiscelata, mantenete la soluzione al buio e, soprattutto, tenetela lontana dal calore. Mantenere la soluzione fresca e al buio non darà alle sostanze chimiche l'energia necessaria per fare ciò che vogliono fare le sostanze chimiche instabili, ossia formare legami covalenti stabili.La prima sostanza chimica dove

troviamo un legame covalente generalmente è il ferro. Il ferro è notoriamente libero di formare legami con quasi tutto ciò che gli passa vicino. Se dovete aggiungerlo alla soluzione nutritiva con sostanze chimiche, fatelo appena prima di somministrare la soluzione alla pianta. Questo darà alle radici una possibilità di lottare con le altre sostanze chimiche nella soluzione, ivi incluso il ferro stesso.

MISURAZIONE DI pH E PPMMisurare il pH è relativamente facile, ed esiste una buona gamma di scelte a livello di metodi. Il metodo più economico e di bassa tecnologia prevede il prelievo di un campione della soluzione. Viene messo in la fiala pulita presente nel kit del pH. Si testa il pH mettendo una goccia del liquido o della sostanza presente nel kit all’interno della fiala (NON la soluzione). Questo liquido o sostanza fa cambiare colore alla soluzione nutritiva, che in genere assume tonalità di verde o blu-verde. Questo colore viene poi confrontato con una tabella cromatica fornita con il kit. Il

colore più vicino è il pH della soluzione.Il metodo che utilizzo è un metodo a brova di bomba e prevede l'acquisto di un misuratore del pH relativamente economico. Lo strumento testa il pH fino a un decimo di punto e si è rivelato indispensabile: un buon acquisto.

Un altro misuratore testa le PPM della soluzione nel suo complesso. Non c'è altro modo in questo caso, gente. Se si

desidera controllare il PPM della soluzione nutritiva, è necessario acquistare questo misuratore. Se state coltivando per un

unico raccolto o pochi raccolti allo stesso tempo, acquistate il misuratore più economico oppure miscelate i nutrienti per grammo secondo le istruzioni riportate sull'etichetta. Se state andando a tutto gas e coltivando per tutti i vostri amici, spendete un po’ di più e scegliete l'affidabilità di un prodotto di qualità.

REGOLAZIONE DI PH E PPMOra sapete cosa sono pH e PPM e come

dipendono da questi i legami covalenti. Ottimo. E cosa me ne faccio di questa nuova informazione, vi chiederete? Semplice. Vi aggiungete acido.Sapere cosa aggiungere e quando farlo è fondamentale per la riuscita di una coltura. Quando il livello del pH è troppo elevato (alcalino), può essere abbassato con salnitro, acido solforico o fosforo. Quando il valore del pH è troppo basso, può essere incrementato con carbonato di calcio, calce o potassio. La maggior parte dei fertilizzanti provoca un cambiamento del pH nella soluzione nutritiva. L'aggiunta di fertilizzante alla soluzione nutritiva produce quasi sempre un pH più acido. Regolatelo di conseguenza.

È importante gestire tutte queste sostanze chimiche nel modo corretto. La prima regola generale è che non va fatto quando si è in botta. Basta non farlo, poiché le piante possono anche saltare un pasto, se necessario. Un'altra regola generale è quella di usare vetro o plastica, mai metallo. I nutrienti reagiranno con gli elementi liberi presenti nel metallo e rovineranno i tuoi rapporti nutrizionali. Il vetro o la plastica

non presentano questo problema, quindi alzate il sedere e andate al reparto cucina del grande magazzino più vicino.Non aggiungete mai l'acido alla bacinella dei nutrienti. Riempite un piccolo contenitore di vetro con il nutriente da equilibrare e aggiungete alcune gocce della sostanza chimica necessaria. Mescolate bene e aggiungere piccole quantità alla volta alla grande bacinella di nutrienti fino a raggiungere il giusto equilibrio del PH. Questo è tutto ciò che dovrete fare. Ora siete pronti.

Col passare del tempo, la quantità di sali prodotta dalla decomposizione dei fertilizzanti nel substrato fa sì che diventi sempre più acido. Alla fine, la concentrazione di questi sali nel substrato arresterà la crescita della pianta e porterà le foglie a imbrunire. Inoltre, con l'invecchiamento della pianta, le radici avranno meno facilità nel trasportare il nutrimento alle foglie. Per evitare l'accumulo di questi sali nel substrato e per assicurarvi che la pianta riceva tutto il nutrimento di cui ha bisogno, sciacquate il tutto con acqua pulita e con pH bilanciato ogni due settimane. Fatelo al posto della somministrazione di nutrimento per quel ciclo.

C'è sempre stato un grande dibattito su quando regolare il pH: prima e dopo aver aggiunto i nutrienti all'acqua, oppure subito dopo. Abbiamo parlato con un esperto e lei ha detto di fare entrambe le cose. Il ragionamento alla base di questa scelta è che l'acqua di rado è completamente neutra. È acida o alcalina, a seconda della regione. Il nostro chimico ha detto che quello che fanno i professionisti è rendere l'acqua neutra prima (pH di 7.0). Si aggiungono poi i nutrienti alla soluzione chimicamente neutra e si regola il pH nell’intervallo desiderato compreso tra 5.2 e 5.9. Effettivamente ha senso.

Queste sono alcune informazioni su pH, PPM e legami covalenti.

FORTUNATAMENTE, UN PH PIÙ BASSO LEGHERÀ MENO NUTRIENTI DI QUESTO TIPO NELLA VOSTRA SOLUZIONE RISPETTO A QUANTO NON FARÀ UN PH PIÙ ELEVATO.

UNA NUOVA RICERCA HA DIMOSTRATO CHE QUESTO VALORE DI PH PIÙ BASSO È OTTIMALE PER LE PIANTE VERDI FRONDOSE CHE CRESCONO RAPIDAMENTE.

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61CANNABIS SCIENCE

INDICAMI UNA SATIVA VOGLIAMO DAVVERO CONTINUARECON LE BUGIE?

Con l'aumentare dei coltivatori di cannabis aumentò anche la conoscenza delle varietà sempre nuove originatesi anno dopo anno nei giardini di tutto il mondo, finché

qualcuno provò ad identificare dei generi o meglio delle subspecie di cannabis. La prima distinzione è quella che balza agli occhi: la forma delle piante. Così si pensò

di poter classificare l'erba in indica e sativa a seconda del portamento e della forma della foglia. Come se esistessero solo queste due forme e nulla intermedio. Da quest'osservazione scaturì il grave errore su cui ancora oggi si fondano la maggioranza del marketing e dell'informazione cannabica (se informazione possiamo definirla...).

Qualcuno pensò di associare gli effetti alla morfologia e così nacque la leggenda che la sativa ti attiva e la indica ti rilassa. Una leggenda che sarebbe meglio definire una bufala. Il primo che consumò una Haze notò un minor rilassamento rispetto alle altre varietà di forma più indica e pensò di avere un effetto più energizzante, confondendo probabilmente l'ansia con una maggior stimolazione mentale.

In principio erano indica e sativa, poi arrivò la ruderalis

più sino al paradosso di non riuscir più a capirci un'acca nonostante vi fossero sempre più categorie di erba. Ini-zialmente esisteva la casereccia, poi arrivò la Skunk chi-amata da molti olandese oppure sensemilla, che altro non era se non erba delle medesime varietà coltivate indoor senza impollinazione accidentale. Senza impol-linazione le cime sono prive di semi ed ecco comparire

spagnolo si traduce con le parole "sin semillas".

Oppure ricondusse la mancanza di rilassamento corporeo con una maggior energia... Una deduzione fallace che ha portato numerosi appassionati in errore durante tutti questi anni. Anche i professionisti si son trovati di fronte a questa falsa credenza, ma il marketing ha contribuito ad alimentarla, mantenendo il consumatore finale in una condizione di ignoranza. Grazie a questa confusione probabilmente molti potenziali utilizzatori terapeutici hanno creduto di aver perso tempo provando cure inutili. Se uno cerca un effetto indico (inesistente) e avverte ansia e paranoia probabilmente smette di consumare quella varietà e si butta sull'effetto sativo (inesistente) senza aver giovamenti, perché sta cercando di curarsi con medicinali dall'effetto sconosciuto. Piuttosto

di CBG

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62che affidarsi a strain e catalogazioni errate (indica/sativa) sarebbe stato meglio analizzare l'erba in laboratorio e scegliere di curarsi assumendo prodotti dal contenuto di cannabinoidi e terpenoidi conosciuto.

Realmente chi consuma piante dalla forma sativa ha lo stesso effetto sempre? E chi invece cerca solo indiche per andare a dormire ottiene sempre lo stesso effetto rilassante? Direi proprio di no, piuttosto sarebbe meglio cercare l'ingrediente attivo (o gli ingredienti) nella resina delle infiorescenze e cercare sempre il medesimo effetto a parità di principi attivi. Ma poi dico io, indica sono basse e cespugliose, sativa invece sono alte ed areose: se hanno due effetti diversi allora le vie di mezzo tra le due morfologie, i mix indica/sativa, che effetto dovrebbero avere? Se quella alta mi stimola e quella bassa mi addormenta allora cosa devo aspettarmi da una altezza intermedia? forse l'effetto speedball? Oppure devo credere che una pianta bassa e molto potata avrà effetto rilassante mentre una lasciata crescere senza potature avrà un effetto eccitante? Realmente siamo all'assurdo.

Per fortuna qualcuno che in questi anni ha notato l'errore e ci ha studiato sopra c'è. Purtroppo nel mondo cannabico le notizie non possono raggiungere tutti in quanto gli appassionati sono limitati dall'illegalità dell'erba che fa sì che le notizie non arrivino ovunque. Già nel 2013 però il signor Jeffrey Raber pubblicò degli articoli in cui evidenziava l'errore e addirittura se

la prendeva con chi faceva forza del nome di uno strain per descriverne gli effetti. Poi venne il 2016 e fu la volta del signor Ethan Russo, intervistato da Daniele Piomelli di Cannabis and Cannabinoid Research, che ancora ribadì l'importanza di smetterla di utilizzare la nomenclatura indica/sativa per riferirsi all'effetto delle piante in quanto altro non è se non la morfologia delle foglie. La morfologia delle foglie non ci dice nulla sul contenuto di cannabinoidi e terpenoidi.

Quando mai guardando una foglia se ne son potuti prevedere gli effetti? Ma veniamo al 2018 così che anche le ultime notizie sono aggiornate.

Basta cercare nei blog statunitensi per trovare notizie riguardanti il dibattito indica/sativa per rendersi conto che sempre più persone se ne stanno accorgendo dell'inutilità di questa distinzione. Quel che c'è da dire obbligatoriamente è che l'effetto placebo potrebbe essere il responsabile di questa confusione. Provate a far fumare ad un vostro amico che vuole andare a dormire una varietà stimolante (che fino a ieri avremmo chiamato sativa) dicendogli che si tratta della più potente e narcotica erba al mondo. Molto probabilmente non se ne accorgerà. Un poco come avviene col caffè decaffeinato: la nostra mente è facilmente ingannabile.

Ciò che varia nell'effetto è la presenza o meno dei cannabinoidi, il rapporto tra loro e la loro concentrazione. In più l'effetto viene modulato dai terpenoidi e dai vanilloidi presenti nella resina. I metaboliti secreti non sono legati alla forma delle foglie o al portamento della pianta, bensì son legati a dei chemioprofili che verranno tracciati in un futuro anteriore e allora sapremo come muoverci cercando un tipo preciso di effetto o di cura.

Secondo Ethan Russo ad esempio si potrebbe dividere la cannabis in 4 chemioprofili a seconda dei maggiori costituenti presenti o meno nella resina: i cannabinoidi THC e CBD. Il primo chemioprofilo potrebbe essere

la cannabis con alto THC e basso CBD, il secondo potrebbe essere l'erba con alto CBD e basso THC, il terzo e il quarto chemioprofilo sarebbero rispettivamente la cannabis con alti THC e CBD e quella con bassi THC e CBD. Facendo così già si starebbe operando una suddivisione migliore della semplice suddivisione indica/sativa che come abbiamo ribadito poco sopra si riferisce solo alla forma e basta.

Io dico, ma è possibile che la cannabis abbia solo due effetti e mille sapori diversi? Con la complessità chemiotipica che ha l'erba possono esistere solo un effetto couchlocking e uno uplifting? Non suona strano anche a voi? Secondo un studioso canadese, che non vuole apparire col proprio nome su questo giornale, i cannabinoidi sarebbero la chiave che apre le porte dell'effetto ma il viaggio, la durata e l'intensità sarebbe dovuta ai terpenoidi. La prova è stata il test effettuato in doppio cieco valutando l'effetto riportato dai consumatori del prodotto finale: due fiori con lo stesso contenuto di cannabinoidi ma differenti terpenoidi hanno dato effetti diversi. Eppur erano entrambe indiche... strano vero?

Chi vuole giustificare quest'errore di nomenclatura spiegando che il mercato ha bisogno di riferimenti per gli ignoranti continua ad aiutare la comunità cannabica a rimanere ignorante. Bisogna cambiare noi per primi se vogliamo vedere un cambio. Continuare a parlare di indica come sinonimo di rilassante e di sativa come sinonimo di stimolante è falso e sbagliato. Ha solo due effetti l'erba? O ti rilassa o ti eccita? Con le migliaia di possibili combinazioni di principi attivi presenti nell'erba è impossibile vi siano solo due tipologie di effetto. A volte ho consumato prodotti ansiogeni, altre volte ansiolitici,

antidepressivi, altre ancora ho goduto di un effetto limitato alla veglia e altre ancora invece ho avuto riscontri anche nel sonno.

E l'effetto miorilassante dove lo mettiamo? Posso avere il corpo rilassato e la mente per aria o viceversa esser teso come una corda di violino ed annoiarmi al limite della narcolessia. E che dire della durata o della salita dell'effetto che varia un fiore dall'altro? Purtroppo è talmente diffusa questa convinzione come quella che ad uno strain corrisponda un particolare tipo di cannabis. Forse tra anni avremo ad uno strain un effetto preciso, ma finché non saranno legali gli élite clones bisognerà affidarsi ai semi che sono sempre incroci e non sono identici ai genitori (qualche volta anche meglio ma comunque diversi). Negli Stati Uniti d'America probabilmente questa teoria è già realtà in quanto nei dispensari si possono comprare dei cloni proveniente da ditte autorizzate che garantiscono la genuinità del materiale genetico comprato. Così ha senso anche prescrivere una cura a base di un determinato strain perché di questo se ne conosce la composizione con accuratezza. Devo specificare che il metodo di coltivazione può influenzare l'espressione dei metaboliti (cannabinoidi e terpenoidi), ma se coltivata al meglio delle proprie condizioni, senza errori umani, darà il medesimo prodotto.

Per ora quindi limitiamoci a non perpetrare un errore che solo ci porta più confusione, perché ora che sembra intravedersi la luce in fondo al tunnel serve chiarezza più che mai, o continueremo noi amanti della cannabis a fornire argomentazioni ai proibizionisti.

Buone fumate e che la cannabis sia con voi.

REALMENTE CHI CERCA SOLO INDICHE PER ANDARE A DORMIRE OTTIENE SEMPRE LO STESSO EFFETTO RILASSANTE?

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65CANNABIS FAIR

CULTIVA 2018: 10 ANNI DI CANAPA A CONGRESSOPiante in fiore, buona cucina, cultura e piacere. Attivisti ed attiviste allegre e competenti. Ambiente paradisiaco, clima subtropicale e tanta luce con sistemi sempre più efficienti e competitivi. Sono queste le buone notizie da Vienna, considerata la città più vivibile d'Europa dove Cultiva, la più importante fiera della canapa dei paesi di lingua tedesca ha festeggiato il suo decimo compleanno.

Dieci anni sulle barricate per una rassegna che trae la sua forza dalla cultura e coltura della cannabis. E i risultati paiono eccellenti, anche nell'avanzamento di medicina, legge, politica e cultura testimoniati dai 1700 frequentatori del solo congresso. Il direttore Harald Schubert ha gestito anche questa volta con grande maestria highlight internazionali con scene di vita campestre, show gastronomici, produzione di pregiati bong di cristallo e le immancabili conigliette. Ma la presenza degli attivisti non è stata da meno con Derrick Bergman della Associazione olandese per l'abolizione

della proibizione della canapa che ha ricostruito la storia cannabica del suo paese. Non potevano mancare gli stand della Hanfparade di Berlino, la CIA tv Legalize di Vienna, il direttivo di Encod quasi al completo e i tanti cannabis social club sorti in tutta l’Austria.

Tra le novità del 2019, come annunciato da David Rosse dell’Hanfwandertag, la presenza gratuita di Cypress Hill alla Million Marijuana March di Vienna, che dovrebbe fare di questa manifestazione un vero e proprio evento europeo con il primo concerto mondiale Legalize del gruppo newyorkese. Ultima ma non importanza la delegazione della Faat che proprio alla sede Onu di Vienna è intervenuta sulla delicata questione della riclassificazione della cannabis.Nel corso della fiera è avvenuto uno scambio di torte tra la dimensione business e l'attivismo con la festa di compleanno in contemporanea dei

videomaker di Cannabis Information Agency, di Cultiva e di Encod, il coordinamento europeo per politiche giuste ed efficaci che con le sue 25 candeline è stata in questa edizione della fiera particolarmente apprezzata per sua mission, la Libertà di coltivare.

Fin qui le buone notizie, ma non sono mancati momenti di amarezza perché all’uscita da questa sorta di paradiso terrestre la polizia ha continuato a sequestrare patenti a tutto spiano. Il tutto a seguito della decisione del governo austriaco di investire un milione di euro per una campagna securitaria dal sapore propagandistico che allude al tentativo dell’estrema destra di far tornare indietro le lancette degli orologi in una città aperta ed inclusiva. Quel che nasconde la politica della tolleranza zero non è che l'ennesima politica discriminatoria e mistificante proprio in tema di sicurezza stradale come hanno confermato gli esperti intervenuti al congresso scientifico d Cultiva dove il dott. Rainer Schmid, direttore dell'Istituto tossicologico di Vienna, assieme ad altri esperti ed avvocati, ha lanciato una dichiarazione sulla situazione legale su cannabis e sicurezza stradale le cui linee guida, potrebbero esser applicate nella maggior parte dei paesi europei. Il panel partiva dal presupposto che chi consuma cannabis fuori dal contesto stradale é trattato ingiustamente. Vessato e discriminato anche a causa dei test totalmente inattendibili. Utilizzati finora come quelli sull’urina, sul sudore e sul capello. La premessa è che “nessuno vuole avere degli automobilisti in stato di ebrezza” ma come denunciano gli esperti, nella

prassi si attuano delle politiche che nulla hanno a che fare con la sicurezza.

Ad esempio dal convegno sono emersi particolari estremamente interessanti. Tra le altre cose i test sulla saliva adottati come risulta dalla relazione del dott. Schmid sarebbero totalmente inaffidabili, tanto da non registrare la cannabis ingerita, a meno che non siano rimaste delle tracce a livello della cavità orale. Sostanzialmente si riscontra solamente la presenza di cannabis inalata o fumata quasi come fosse l'unica modalità di assunzione.

Inoltre, la prova della saliva come l'analisi del capello non dimostra una menomazione a mentre per converso le bevande alcoliche, anche sotto il livello legale del 0,5 riducono l'attenzione e la capacità di reazione fino a 10 volte mentre la cannabis incide tra l'1,1 e l'1,3 per cento se non in combinazione con alcol nel qual caso si potenzia l'effetto di entrambe le droghe. Anche per questo motivo in molti paesi dell'Europa orientale il limite alcolemico è zero.

Non è una novità come in molti paesi europei la prassi sia palesemente non conforme al principio di equità. A differenza degli Stati USA dove con la legalizzazione si è arrivati a stabilire delle soglie molto più alte e meno discriminatorie. Ed è anche per questo che gli esperti austriaci hanno inviato la loro risoluzione agli uffici di competenza richiedendo l'abolizione dei succitati test, l'introduzione di controlli sulla psicomotricità e limiti realistici per la cannabis oltre la retorica della tolleranza zero.

Anche per non discriminare i pazienti cannabis di quasi tutti i paesi europei anche perché secondo il tedesco Florian Rister del DHV, la Germania è forse l'unico paese al mondo che permette di guidare ai pazienti cannabis mentre negli altri paesi la situazione legale è molto incerta e i patenti sono spesso deprivati del diritto alla mobilità salvo lunghe e complicate procedure.

DIECI ANNI SULLE BARRICATE PER UNA RASSEGNA CHE TRAE LA SUA FORZA DALLA CULTURA E COLTURA DELLA CANNABIS

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68 ANTIPRO

PROIBIZIONISMO E VIOLENZA DI GENERE:

Nonostante la Carta di Treviso e di Venezia tutelino donne e minori rispetto a gli abusi a mezzo stampa la situazione non è ancora favorevole alle vittime con esempi veramente raccapriccianti descritti dalle relatrici. Il dato positivo è per contro la rinascita di un movimento delle donne che si sta dimostrando uno dei principali motori di cambiamento nella nostra società, grazie alla capacità di mettere a nudo le contraddizioni del sistema di violenza istituzionale in cui siamo costretti a vivere.

La violenza di genere e la sua rappresen-tazione nei mass-media è un fenomeno importante anche per le sue implicazio-ni rispetto alla stigmatizzazione e alla criminalizzazione dei soggetti coinvolti nel mercato clandestino delle sostanze. Come denuncia il giudice Paola De Nicola nel suo ultimo lavoro, "La tua parola contro la sua", senza una certa omertà maschile non sarebbe spiegabile come solo il 7% dei casi di violenza sia affronta-to nei tribunali italiani con un misero 3,5% dei casi arrivati effettivamente a giudizio.

Nel caso della violenza alle donne non si tratta di crimini consensuali come quelli riguardanti la cannabis, come ho tentato di spiegare alla dottoressa De Nicola. Ma

anche qui vige una certa complicità tra media e tutori dell’ordine che si traduce in fatti concreti, in sofferenze altrimenti evitabili, come ad esempio nella scelta delle parole riguardanti la canapa o la ricezione passiva delle veline delle forze dell'ordine.

Il mondo dei media, che tanto deve alla isteria anti-cannabis degli anni Trenta

negli USA, molto spesso tende ad incolpa-re le donne vittime di violenza e a fornire delle attenuanti per i perpetratori maschi.

tus” notoriamente inconsistente. E pur essendo chiaro come le donne non siano certo desiderose di essere uccise o violen-tate, i media esibiscono spesso la teoria dello scoppio improvviso di zero validità scientifica mentre è noto come la maggior parte dei casi si verifichino nelle relazioni familiari e di convivenza.

Indubbiamente le protagoniste del dibattito hanno scoperto un nervo sen-sibile in alcuni giornalisti Lo stesso Luca Mantiglioni si è innervosito tanto da aver rivendicato la libertà di poter tranquil-lamente sbattere in prima pagina con nome e cognome il primo disgraziato beccato con qualche grammo di cannabis da lui chiamata marijuana, una battuta fatta forse per scaricare uno stato d’ani-mo particolarmente combattuto da chi si ritiene sostanzialmente una persona normale. Lo stesso giornalista insisteva sul carattere patologico dei violentatori mentre le donne ribattevano come il fem-minicidio costituisca una costante della nostra società, una circostanza prece-duta da una lunga storia dal matrimonio riparatore allo jus cogendi, all’abolizione del genere femminile dai codici che non prevedono che l'omicidio sia attuato che sull'uomo come riportava la De Nicola. Nadia Somma da brava giornalista ha sezionato anche con il suo libro le strate-gie di molti giornali tesi a de-umanizzare le vittime e ad offrire delle valide atte-nuanti agli assassini le cui azioni non sono che l’epilogo di una lotta per il controllo della mente e del corpo delle donne.Senza stabilire dei collegamenti troppo meccanici esiste indubbiamente una questione di genere nelle donne che consumano sostanze illegalizzate e che si rivolgono ad un mercato nero degli stu-pefacenti, zona di predominio maschile, dove la violenza o per lo meno il ricatto sono sempre possibili.

“Le parole giuste. Come la comunicazio-ne può contrastare la violenza maschile contro le donne” rappresenta quindi un’opera veramente indispensabile per capire come si possa migliorare il livello comunicativo e le capacità critiche della società. Uno spunto interessante anche per il movimento antiproibizionista per implementare la riflessione anche sul carattere di genere dell’oppressione più generale. Una iniziativa, quella di Grosseto, che potrebbe ispirare anche il movimento antiproibizionista a stimolare e proporre dei corsi per i giornalisti per abbattere lo stigma e l'omertà che circon-da questi temi considerati spesso schifosi o ripugnanti.

Una riflessione in più anche a vista delle tante donne violentate, aggredite o mole-state dopo che erano andate a procurarsi le sostanze in ambienti dominati dalla vio-lenza tipica dei luoghi in cui si sviluppa il mercato nero. Un monito in più per ricon-siderare le politiche repressive della tolle-ranza zero e i loro negativissimi risultati.

TRA INFORMAZIONE E STEREOTIPI

Come nel caso delle ragazze america-ne stuprate da appartenenti alle forze dell’ordine a Firenze e che secondo alcuni giornali avrebbero sottoscritto delle poliz-ze assicurative in tal senso prima di entra-re nel nostro paese. Accusate per altro di venire a Firenze per sballare.

Gli stereotipi diffusi nei confronti delle donne che se la sarebbero cercata sono

tuttora molto diffusi, anche nel genere femminile denunciavano le relatrici. Ne è un esempio l'utilizzo del termine “rap-

Ottimi spunti di riflessione sulla violenza contro le donne sono risuonati a Grosseto il 22 ottobre nell’ambito di un corso per giornalisti promosso dalla locale Olympia de Gouges in collaborazio-ne con i centri antiviolenza. L'associazione si ispira alla famosa intellettuale francese ghigliottina-ta all’indomani della Rivoluzione francese per aver difeso i diritti delle donne e dei neri.Protagoniste del corso di informazione per giornalisti Sabrina Ganaglianone, Giuliana Gentili dei centri antiviolenza della Maremma toscana e Nadia Somma, autrice di "Le parole giuste. Come la comunicazione può contrastare la violenza maschile contro le donne". In sala anche Luca Mantiglioni giornalista della Nazione in rappresentanza dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana.

di Enrico Fletzer

LA VIOLENZA DI GENERE E LA SUA RAPPRESENTAZIONE NEI MASS-MEDIA È UN FENOMENO IMPORTANTE ANCHE PER LE SUE IMPLICAZIONI RISPETTO ALLA STIGMATIZZAZIONE DEI SOGGETTI COINVOLTI NEL MERCATO NERO DELLE SOSTANZE

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69IL CANAPAIO

Sento dire che il CBD è la medicina contro tutti i mali... Va bene che il CBD non è vietato, e quindi tutti cercano di lavorare con varietà che

CANAPA:le volete davvero bene?Da quando, più di 30 anni fa, mi ha detto: “ti ho dato tanto, e ti ho sempre fatto star meglio, adesso è ora che mi aiuti, perché i tuoi simili umani mi stanno cercando di eliminare”, ho sempre lavorato soltanto per la canapa, e non per interessi di qualcuno. Spesso i miei messaggi hanno dato fastidio, soprattutto a chi cercava di monopolizzare il mercato, e spesso qualcuno ha dovuto rivedere posizioni errate dovute alla disinformazione verso la cannabis (è il suo nome scientifico), che purtroppo continua, da parte di un proibizionismo ottuso.

di Franco Casalone

lo contengano come cannabinoide principale, ma il CBD da solo ha un’ef-ficacia relativa. Ne occorrono grosse quantità (ad esempio per il tratta-

mento dell’epilessia il “giornale euro-peo di medicina interna” ne consiglia fino a 2000 mg/die); ha un “effetto campana” (fino ad una certa quanti-

tà non fa niente, e poco oltre quella stessa dose può avere effetti contra-ri…); a volte da solo provoca effetti spiacevoli, come nausea o insonnia. In fitocomplesso, unito a quantità significative di THC e altri cannabinoi-di, funziona meglio e a dosi decisa-mente più basse (fino ad un trentesi-mo della dose di solo CBD).

Va bene lavorare, dove e quando si può, con queste varietà, ma ricordia-moci che non sono solo quelle che la canapa vorrebbe darci. Non dobbia-mo chiedere leggi che stabiliscano limiti per gli altri cannabinoidi, anzi dobbiamo pretendere di poter colti-vare liberamente qualunque varietà di cannabis, per qualunque utilizzo.

Ho sentito dire in questi giorni, da chi dovrebbe diffondere la “coltura e la cultura della canapa”, che «le canape ad alto contenuto di THC sono droghe pericolose e danneggiano l’organismo e in particolare il cervello». Mi spiace che regni ancora un tale bigottismo e una tale volontà (spero dettata da interessi economici monopolistici, e non da una reale convinzione...) di fare disinformazione e terrorismo psicologico.

Da più di 10 anni ci sono studi che dimostrano come proprio il THC favo-risca la rigenerazione dei neuroni nell’ippocampo ed in altre aree cere-brali, come sia protettivo (se assunto prima o appena dopo) nel caso di traumi cerebrali, come sia la sostan-za più importante dal punto di vista curativo per la maggior parte delle patologie umane e animali. Il THC è, di fatto, l’unica sostanza vietata della cannabis, e qualcuno forse spera che scagliandosi contro questa sostanza

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420 Hempfest 56Advanced Hydroponics ofHolland 72Advanced Seeds 17Amare Technologies 38B.A.C. / BG Products 50Bahia 66-67Bear Bush 66-67Bio Tabs 60Black Duck Bazaar 66-67Buddha Seeds 23Call the Dealer 6Campo di Canapa 66-67Canapa Medica 56Canapa Mundi 32Canapajo 66-67Canna 27CB Weed 41Chacruna 64Chacruna 66-67City Jungle 63Consorzio Canapa Italia 38Cvltvs 63Dinafem Seeds 1Dinafem Seeds 9Do.Is. 66-67Doctor Green 66-67Dream Planet 63Dream Planet 66-67Dutch Passion 1Dutch Passion 5Dutch Trimming Company 64Easy Joint 47Ed Rosenthal 52Eko Growshop 66-67Fior di Canapa 63Flowers Extract 55Foglie D'Erba 1Foglie D'Erba 66-67Ganesh CBD 63Garden West 58Gea Seeds 1Gea Seeds 53General Hydroponics Europe 24Genius Weed 58Ghost Farm 34Green Passion 63

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Green Utopia 64Greentown 60Growerline 66-67Happy Life 64Hemporium 66-67Humboldt Seed Organization 28Hydrorobic 64I Sentieri del Benessere 66-67Idroponica.it 1Idroponica.it 2I-Grow 34Indoorline 48Jorge Cervantes 20La Bottega del Verde 64Legal Weed 44Legalized 66-67Metamorfose 66-67Micro Genetica 60Monkey Products 48Mycologics 63Mysticanza 66-67Natural Store 66-67Near Dark 35New Biogroup 66-67New Energy 64No Border Seeds 60Non Solo Erba 64Noveral 58Nuova Pasquini & Bini 37Orto Biologico Shop 66-67Panoramix Genetics 1Paradise Seeds 1Paradise Seeds 47Procare 63Pyramid Seeds 44Royal Queen Seeds 71Secret's Garden 58Serious Seeds 55Skunkatania 66-67Sweet Seeds 1Sweet Seeds 31Top Crop 10Trikoma Seeds 45Yerba Santa 64Zion Growshop 64Zoe's Seeds 41

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Traduzioni: Valefizz

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8 Marzo2019

RIPOSTE AL QUIZDI PAGINA 11

1. A2. B3. C4. C5. A6. C7. D8. B9. D10. A

11. A12. C13. D14. B15. C16. A17. C18. C19. C20. D

i governanti gli lascino un monopo-lio che non ci deve essere. Forse è meglio che chi usa canapa, per capir-la, la usi in tutte le sue varianti, anche quelle ad alto THC, che aumenta l’atti-vità cerebrale.

Il ministero della salute ripresenta una bozza di piano per i limiti di THC negli alimenti. L’aveva già proposta tempo fa, con gli stessi limiti. Sono stati fermati, perché tutti gli alimenti a base di canapa prodotti in Italia sarebbero stati fuori legge (ad esem-pio, per l’olio di semi la proposta è

di 5 mg/kg, mentre la maggior parte degli oli di semi di canapa prodotti in Italia contiene fra i 10 e i 20 mg/kg). Adesso, per ignoranza da parte di qualcuno e interessi proibizionisti da parte di altri si cerca di soffocare un settore in cui tanti avevano trovato un lavoro.

Qualcuno, che si dice antiproibizioni-sta, sta dicendo che le canape indu-striali, in particolare la Carmagnola, non sono adatte per uso medicinale. Spero, anche loro per interessi eco-nomici, che non lo pensino davvero... Abbiamo, da quasi un anno, costituito un’associazione (Tara) per pazienti che usano cannabinoidi. Coltiviamo Carmagnola Selezionata, e ne faccia-mo estratti che, a detta di chi li sta usando, sono decisamente più efficaci del solo CBD e spesso funzionano

meglio di quelli (ir)reperibili in farma-cia. Con il compianto Franco Loja ed i tecnici di Greenhouse Medical ave-vamo analizzato centinaia di varietà di cannabis: solo la Carmagnola, la CS e le canape Himalayane avevano uno spettro di terpeni e di canna-binoidi completo (da popolazioni, e non da singolo fenotipo). Le canape Himalayane, in più, hanno un canna-binoide raro e prezioso, il THCV.

Qualcuno ha bisogno di canapa con più CBD (soprattutto chi non ha mai usato cannabinoidi), altri, e sarebbero

i più in un mondo senza bigottismi, trovano il massimo giovamento da canape con un rapporto 1:1 THC/CBD, altri ancora hanno bisogno di canape ad alto THC che, ripeto, non è una droga, non danneggia il corpo o il cervello, anzi è necessario per il benessere generale e per patologie particolari.

Nessuno ha mai avuto danni dalla cannabis, solo dal proibizionismo e dalla volontà di mantenerla una sostanza vietata.La cannabis deve essere “normaliz-zata”, alla stregua degli altri vegetali, alla stregua delle erbe officinali. Se dal mais ricavo la polenta, devo anche poter fare i pop-corn...

Auguri di buon anno a tutti, che la cannabis vi porti saggezza.

NESSUNO HA MAI AVUTO DANNI DALLA CANNABIS, SOLO DAL PROIBIZIONISMO E DALLA VOLONTÀ DI MANTENERLA UNA SOSTANZA VIETATA

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