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A bbiamo incontrato Marco (pseudonimo), un bambino non vedente di cinque anni, a metà giugno 2016, durante uno dei momenti che la scuola dedica alla continuità verticale ed all’accompa- gnamento, per inserirlo adeguatamente l’anno successi- vo. Crediamo che un atteggiamento di accoglienza e cura da parte dell’insegnante verso bambini ed i loro familia- ri, di ascolto dei vissuti emotivi narrati dai piccoli e dai genitori durante i primi incontri di settembre, rappre- senti l’inizio di un percorso di conoscenza reciproca. Osservare un bambino mentre agisce, ascoltare i genitori, incontrare le figure professionali per ricevere informazioni, rappresentano una risorsa fondamentale per prevedere e cali- brare scelte organizzative, progettuali e metodologiche nell’ot- tica di un’accoglienza mirata a favorire e costruire un gra- duale passaggio dall’inserimento all’effettiva integrazione. Iscritto con due anni di ritardo alla scuola dell’infanzia è stato indispensabile individuare contesti e priorità favorevoli all’inserimento, previsti ab origine dalla Dirigente scolastica: Rispettare i bisogni di un bambino di cinque anni al pri- mo anno di frequenza in un ambiente che potesse acco- glierlo, sostenerlo, stimolarlo. Una esperienza di educazione tattile nella scuola dell’infanzia si rivela un momento importante sia per l’affinamento della sensibilità ai materiali sia per la crescita collettiva della classe ESPERIENZE DIDATTICHE Guardare… con le mani. Un’esperienza di inclusione nella scuola dell’infanzia Brunella Aglietti 141 Tiflologia per l’integrazione n. 3/2017

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Abbiamo incontrato Marco (pseudonimo), unbambino non vedente di cinque anni, a metàgiugno 2016, durante uno dei momenti che la

scuola dedica alla continuità verticale ed all’accompa-gnamento, per inserirlo adeguatamente l’anno successi-vo. Crediamo che un atteggiamento di accoglienza e curada parte dell’insegnante verso bambini ed i loro familia-ri, di ascolto dei vissuti emotivi narrati dai piccoli e daigenitori durante i primi incontri di settembre, rappre-senti l’inizio di un percorso di conoscenza reciproca.Osservare un bambino mentre agisce, ascoltare i genitori,

incontrare le figure professionali per ricevere informazioni,rappresentano una risorsa fondamentale per prevedere e cali-brare scelte organizzative, progettuali e metodologiche nell’ot-tica di un’accoglienza mirata a favorire e costruire un gra-duale passaggio dall’inserimento all’effettiva integrazione.Iscritto con due anni di ritardo alla scuola dell’infanzia è

stato indispensabile individuare contesti e priorità favorevoliall’inserimento, previsti ab originedalla Dirigente scolastica:

• Rispettare i bisogni di un bambino di cinque anni al pri-mo anno di frequenza in un ambiente che potesse acco-glierlo, sostenerlo, stimolarlo.

Una esperienzadi educazionetattile nellascuoladell’infanziasi rivela unmomentoimportantesia perl’affinamentodella sensibilitàai materiali siaper la crescitacollettivadella classe

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• Formare una sezione omogenea co-stituita da coetanei; i bambini di cin-que anni sono i “grandi” della scuolaal terzo anno di frequenza e quindiautonomi nell’ambiente fisico edautosufficienti nella gestione delleproprie necessità, abituati a relazio-narsi con i coetanei e con gli adulti diriferimento, capaci di organizzarsinegli spazi educativi rispettando al-cune regole comportamentali.

• Prevedere una composizione nu-merica della sezione tale da incre-mentare le relazioni tra pari, favori-re un clima relazionale sereno ecreare le condizioni per un progres-sivo “avvicinamento” dei coetanei.

Marco è stato quindi inserito inuna sezione omogenea per età, forma-ta da diciotto bambini di cinque anni.Il gruppo è composto da 14 bambiniche hanno frequentato la scuola neidue anni scolastici precedenti, a cui sisono aggiunti tre nuovi iscritti: due

bambini trasferiti da scuole dell’in-fanzia italiane, uno proveniente da al-tro stato europeo. La presenza di unbambino non vedente ha determina-to la riorganizzazione dell’intera vitadella sezione: la predisposizione deglispazi educativi, la sistemazione di mo-bili e arredi, l’organizzazione delle at-tività di routine necessarie per assicura-re una continuità nella scansione del-la giornata. Queste modalità, che rap-presentano la condizione indispensa-bile per un efficace apprendimentonella scuola dell’infanzia, insieme adun’accurata progettazione dell’azionedidattica, sembrano all’improvvisoinadeguate perché rappresentano unmondo a misura di vedente. L’impos-sibilità di ricorrere al canale visivo, in-fatti, richiede un tipo di apprendi-mento sequenziale, graduale, ma so-prattutto veicolato dagli altri canalisensoriali integri. La vista, oltre a faci-litare la percezione dello spazio, con-sente ai vedenti l’apprendimento perimitazione e la discriminazione di unaglobalità di stimoli provenienti simul-taneamente dall’ambiente. La man-canza di questo canale costringe im-mediatamente l’insegnante a ripro-gettare ogni azione didattica, esclu-dendo proposte riservate soltanto aivedenti poiché la vista non può esserefacilmente e spontaneamente vicaria-ta da altre funzioni sensoriali. Se l’in-

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tento non è solo quello di accogliereper inserire in un nuovo ambiente,ma accogliere per integrare, tutti i sog-getti facenti parte della nostra piccolacomunità – la sezione – devono inte-ragire in maniera sinergica per la rela-zione reciproca. La qualità della rela-zione all’interno della classe rappre-senta il presupposto per un clima co-municativo adeguato. Questa è statala nostra scommessa: crescere insie-me. Gli adulti con i bambini.

L’importanza dell’ambiente

L’organizzazione della sezione èstata il punto di partenza: abbiamo ri-tenuto necessario rendere la nostraaula confortevole ed accogliente per

tutti, consapevoli delle difficoltà diorientamento derivate dall’assenzadella vista. Favorire la progressiva au-tonomia personale del bambino ri-sulta importante per la costruzionedella stima di sé ed allo stesso tempoper la futura consapevolezza di essereindipendenti. In primo luogo abbia-mo inserito segnali tattili che gli con-sentissero di raggiungere alcuni spaziper incoraggiarlo a spostarsi autono-mamente. Tali segnali conduconoall’angolo dell’incontro dove si svol-gono le routine ed a quello della mani-polazione, molto gradita ai bambinidella sezione, dove M. ha sempre po-tuto incontrare i coetanei al momen-to dell’ingresso, sedere vicino a loro,ascoltare le loro voci, utilizzare alcunigiochi o materiali.

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Per quanto riguarda gli altri spaziabbiamo deciso di renderli stabili conuna disposizione fissa degli arredi alle-stiti con pochi giochi disposti in ma-niera accessibile così da facilitarne ilriordino.Parallelamente abbiamo individua-

to strategie idonee per sensibilizzare icoetanei ad un corretto comportamen-to di convivenza civile, evidenziandol’importanza di alcune regole indispen-sabili per garantire la sicurezza, quali laraccolta immediata degli oggetti cadutiaccidentalmente, la posizione delle se-die, la posizione delle ceste dei giochi.Infine abbiamo regolamentato l’utiliz-zo degli spazi educativi limitando l’ac-cesso numerico dei bambini per favori-re le relazioni in piccolo gruppo.

Le scelte educativo-didattiche

Le scelte educativo-didattiche discuola, elaborate, condivise ed attuatedal team docente, declinano in manie-ra consapevole ed intenzionale un pro-getto annuale di sezione, realmente at-tuabile ed allo stesso tempo flessibileper rispondere alle esigenze di ciascu-no. La selezione delle tematiche e degliargomenti per le proposte didattichesono state quindi motivate dalla volon-tà di proporre esperienze ed individua-re attività tali da permettere un’effetti-

va integrazione. Pur prevedendo azionipersonalizzate ed individualizzate, i do-centi hanno optato per una scelta pro-gettuale di sezione che fosse adeguataalle potenzialità di M. — piuttosto chemodificare continuamente ed in for-ma riduttiva i contenuti e le attività pre-viste per il gruppo classe — differenziataper grado di approfondimento e perabilità e conoscenze da sviluppare.Le proposte didattiche hanno pri-

vilegiato l’utilizzo dei sensi ma soprat-tutto della percezione tattile per favo-rire e potenziare nei bambini altri ca-nali conoscitivi oltre quello visivo.Tale scelta è motivata anche da al-

cune considerazioni didattiche e orga-nizzative:

• Facilitare l’inserimento di alcunibambini nuovi iscritti proponen-do attività manipolative solitamen-te molto gradite.

• Proporre esperienze tattili utili acolmare la carenza di stimolazionitalvolta presente nei bambini nonvedenti.

• Utilizzare materiali idonei e facil-mente reperibili per una correttaeducazione della mano.

Sarà quindi possibile:

• Potenziare la motricità fine di tuttii bambini.

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• Rafforzare la capacità di osservare,descrivere e rappresentare caratte-ristiche di oggetti e materiali.

• Esprimersi utilizzando un lessicoappropriato.

La relazione con l’adultoed i coetanei

L’inserimento dei nuovi iscritti e laprogettazione di azioni mirate a tal fi-ne hanno rappresentato l’obiettivoprioritario del primo periodo di fre-quenza. L’azione facilitatrice del do-cente si rivela determinante e fonda-mentale per l’instaurarsi di un climacollaborativo e di accettazione reci-proca della diversità. Crediamo cheun atteggiamento di ascolto disponi-bile faciliti l’adulto nel riconoscere emediare i vissuti degli alunni, contri-buendo positivamente alla tonalitàemotiva del gruppo. L’agire “sensato”del docente incoraggerà nei bambinil’imitazione di strategie comporta-

mentali che si trasformeranno in unacondotta collaborativa, seppur realiz-zata attraverso piccoli gesti quotidia-ni, al fine di promuovere il senso di ap-partenenza al gruppo, l’interiorizza-zione delle regole per il benessere co-mune, il riconoscimento delle pro-prie ed altrui emozioni.Il periodo dell’accoglienza si è foca-

lizzato quindi sulla costruzione dellarelazione adulto/bambino. A settem-bre i docenti della sezione sono “estra-nei” per tutti i nuovi iscritti ed è fonda-mentale che l’adulto rappresenti la ri-sposta ai loro bisogni di contenimen-to, protezione, sostegno attraverso pic-coli gesti quotidiani di cura. Con M.abbiamo cercato, ognuno con le pro-prie caratteristiche personali e profes-sionali, di rappresentare una guida si-cura, un sostegno stabile per infonde-re quella tranquillità necessaria a speri-mentare situazioni sconosciute propo-ste da persone esterne alla sfera fami-liare. La vicinanza e la possibilità delcontatto fisico in una situazione ludi-ca gioiosa, nel tempo, hanno determi-nato un’accettazione progressiva deivari adulti della scuola. Oggi M. accet-ta volentieri di essere preso in collo, ab-bracciato e coccolato affettuosamentedagli insegnanti. Ed in questi momen-ti le sue manine cercano continua-mente di carpire informazioni sco-prendo elementi che caratterizzano

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ciascuno, scoprendo così che alcuneinsegnanti portano sempre una colla-na, altri orologi o braccialetti.Contemporaneamente, attraverso

giochi ad occhi chiusi o bendati, gli al-tri bambini sono stati sensibilizzati al-le problematiche relative alla mancan-za del canale visivo per far sperimenta-re le difficoltà che si incontrano nellosvolgere qualsiasi azione, acquisirecomportamenti corretti durante le at-tività e i momenti di gioco libero,comprendere l’importanza dell’ordi-ne e della posizione stabile degli arre-di e del materiale didattico. L’adultoha fornito esempi concreti circa le mo-dalità per porgere o chiedere oggetti,collaborare nell’esecuzione di un sem-plice gioco da tavolo per rafforzare larelazione e far acquisire le modalitàcorrette per giocare insieme.Creare le condizioni per un’ido-

nea relazione tra coetanei tramitel’acquisizione di comportamenti cor-retti da parte dei bambini poteva, in-fatti, favorire atteggiamenti di accet-tazione dell’altro da parte di M., iquali, anche se limitati nella durata enella frequenza, potevano trasfor-marsi nel tempo in una maggiore dis-ponibilità ad essere avvicinato e toc-cato. Accettare il contatto dell’altroha rappresentato il primo passo perle successive conquiste relazionali, af-fettive e cognitive. La composizione

numerica ridotta della sezione, omo-genea per età, ha inciso fortementesu questo aspetto: bambini “grandi”,autonomi, in grado di relazionarsitra di loro e di fruire degli spazi edu-cativi. Rileggendo le prime osserva-zioni, registrate quotidianamentedurante le prime settimane di fre-quenza, notiamo come la diffidenzaverso i coetanei sia scomparsa pro-gressivamente. M. adesso si affida aicompagni che, tenendolo per le ma-ni, lo accolgono appena arriva a scuo-la e lo accompagnano spontanea-mente per giocare negli spazi educati-vi della manipolazione o della cuci-na. L’osservazione di atteggiamenti estrategie definite ed attuate dall’adul-to – per facilitargli, ad esempio, glispostamenti nell’aula o per raggiun-gere la seggiolina al momento delpranzo – ha stimolato nei bambinidella sezione l’imitazione attuando,seppure in semplici contesti, formedi tutoring. I compagni sono stati in-coraggiati dall’adulto a compiereazioni di aiuto evitando atteggiamen-ti di eccessiva protezione e di sostitu-zione. Al tempo stesso crediamo chela necessità di anticipare verbalmen-te a M. ciò che sarebbe accaduto, siastata molto stimolante per i bambiniche, sollecitati dall’adulto, hannoprovato a raccontare le loro azioniprima di agirle.

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L’importanza delle routine

La giornata scolastica è regolata daroutine: l’accoglienza, le attività per re-gistrare le presenze a scuola, il pranzo,le attività igieniche personali, la pre-parazione per il ritorno a casa.Le routine sono state senza dubbio

l’occasione per avvicinarlo gradual-mente e con delicatezza ai compagni:ogni azione è stata trasformata perchécostituisse per il bambino un’occasio-ne per toccare od essere toccato, inte-ragire verbalmente con i compagni, af-fermare la presenza nel gruppo. Cosìabbiamo sostituito:

• i cartoncini colorati che rappre-sentano i giorni della settimanacon quadratini di diversi materiali(cartone ondulato, carta vetrata,carta vellutina…) ben riconoscibi-li al tatto;

• la parola “presente” con “io sonoqua”;

• la conta dei presenti con un’occa-sione per sfiorare le guance ed acca-rezzarsi;

• la pausa per lo spuntino in un mo-mento per abituare tutti a formula-re domande e risposte concordateper ottenere o porgere un biscotto.I bambini “aiutanti” del giorno do-vevano svolgere incarichi associan-do le azioni previste – ad esempio

distribuire i bicchieri – a frasi ade-guate, inizialmente proposte dal-l’insegnante per offrire un model-lo linguistico corretto ed in seguitoutilizzate in maniera spontanea daibambini; le stringhe linguistichesono state differenziate in base allesituazioni (ad es.: salutare, chiede-re, scegliere, ringraziare, ecc.), perfavorire l’uso di strutture linguisti-che corrette nei bambini con diffi-coltà e potenziarlo negli altri.

La disponibilità di M. a tenere permano un compagno, anche se perpoco tempo, ci ha incoraggiati a pro-porre semplici e tradizionali giochi acoppie, dapprima in posizione sedu-ta e poi eretta, a cui sono seguiti bre-vi girotondi cantati e giochi al centrodel cerchio. Queste attività motoriesono state fondamentali per contra-stare la scarsa disponibilità al movi-mento, rafforzare l’equilibrio anco-ra precario a causa della recente con-quista della stazione eretta ed al tem-po stesso avvicinarlo agli altri. Per fa-cilitare il contatto e la vicinanza so-no stati proposti giochi a coppie do-ve un bambino bendato, appoggian-do le mani sulle spalle del compagnoposto davanti a lui, doveva percorre-re brevi tratti facendosi guidare nel-lo spostamento. Tutti i bambini del-la sezione, compreso Marco, hanno

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effettuato il gioco alternandosi neidue ruoli – guidare ed essere guidato– sperimentando in questo modouna nuova dimensione. Marco hagradualmente preso fiducia nei bam-bini ed ora riesce a spostarsi facen-dosi guidare dai suoi amici che si of-frono di accompagnarlo “a fare ungiretto” nella sezione utilizzandoquesta modalità.Altri momenti delle routine sono sta-

ti invece valorizzati per favorire l’acqui-sizione della autonomia personale at-traverso l’apprendimento graduale e se-quenziale di azioni finalizzate alla me-morizzazione delle procedure necessa-rie. L’intervento dell’adulto, che antici-pava verbalmente ogni azione, è andato

progressivamente diminuendo a manoa mano che il bambino riusciva a com-piere in maniera autonoma quanto ri-chiesto, mostrandosi più sicuro nell’e-secuzione delle prassie dell’abbiglia-mento e dell’igiene delle mani.Particolare attenzione è stata dedi-

cata alla conoscenza dell’ambiente ba-gno e del percorso motorio necessarioper accedervi, favorendo la progressi-va scoperta di punti di riferimentopresenti durante il tragitto. Spesso,appena entrato in sezione, era solleci-tato a raggiungere in maniera autono-ma i compagni utilizzando le strisce difeltro incollate sul muro. Tale modali-tà per entrare o uscire dall’aula è stataproposta a tutti i bambini durante il

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primo mese di frequenza per farne ap-prezzare l’importanza.

La progettazione per tuttie per ciascuno

Siamo fortemente convinti che laproposta inclusiva non possa limitarsiad alcune ore della mattinata ma deb-ba essere estesa all’intera giornata sco-lastica; l’azione educativo-didatticadei docenti è stata quindi articolata intal senso, ottimizzando le risorse uma-ne e la compresenza delle insegnanti.Nel redigere il piano annuale di sezio-ne i docenti hanno strutturato un iti-nerario didattico finalizzato alla con-quista dell’esplorazione aptica da par-te del bambino non vedente ritenen-dola fondamentale anche per tutti ibambini della scuola dell’infanzia.L’esigenza di fornire esperienze legatealla realtà, per facilitare la costruzionedei nessi tra parola ed oggetto, ben siconiuga con i percorsi strutturati se-condo i parametri dei Laboratori delSapere Scientifico (azione di sistemapromossa dalla Regione Toscana perla qualità e l’innovazione dell’insegna-mento scientifico e matematico): unapproccio fenomenologico induttivo,esperienze significative inserite in per-corsi, l’avvio alla concettualizzazione.La declinazione di tali parametri è evi-

dente nella metodologia didattica for-malizzata dal CIDI (Centro IniziativaDemocratica Insegnanti) di Firenzenelle proposte di percorsi curricolari,applicata dai docenti della sezione or-mai da diversi anni. Il progetto annua-le “Esploro e conosco con i sensi”,strutturato rispettando tali parametrie metodologia, è articolato nei se-guenti moduli didattici:

• Guardare con … le mani – costitui-to da una serie di proposte manipo-lative graduali e sequenziali cheprevedevano il progressivo utilizzodi materiali idonei, dai più morbi-di e malleabili ai più duri, per inco-raggiare la disposizione a toccare, edare avvio a “quella che Romagnolichiamava l’educazione della mano,importante al fine della formazio-ne delle idee concrete e della lororappresentazione mentale” (Zap-paterra, 2010, p.84).

• Dal suono … alla parola – per favo-rire il potenziamento linguisticonecessario alla strutturazione dellinguaggio. Una gamma di propo-ste finalizzate alla memorizzazionedi canzoni e filastrocche che scandi-scono le routine, all’ascolto di branie fiabe musicali, all’esplorazione dipiccoli strumenti realizzati con ilsupporto di esperti del LaboratorioMusicale presente sul territorio.

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• Alla scoperta dei sapori e degli odo-ri – per conoscere e descrivere sapo-ri e odori di alcuni alimenti dellospuntino e del pranzo.

Nel pomeriggio sono state previstesituazioni ludiche dove l’educatricespecializzata proponeva a M. e ad un li-mitato gruppo di bambini giochi con isussidi tiflologici (casellario, cubi so-nori, domino tattile, tombola tattile).

A cadenza settimanale sono state inve-ce proposte brevi attività ludiche:

• Ascolto di rumori dell’ambiente,suoni, fiabe musicali per favorire ladiscriminazione sonora.

• Giochi nella stanza delle attivitàmotorie per l’acquisizione gradua-le di alcuni schemi motori di base(camminare, saltare, lanciare), didiverse andature (lente/veloci), dialcune posture (in ginocchio, sedu-to, sdraiato).

• Giochi per l’acquisizione di alcunipre-requisiti per la scrittura e primesperimentazioni per l’uso della ta-voletta e del punteruolo.

“Guardare … con le mani”:un percorso inclusivo

Le attività iniziali sono state propo-ste per dare avvio all’educazione dellamano dopo aver constatato come in va-rie situazioni M. fosse disinteressato atoccare materiali nuovi e, di conse-guenza, l’esplorazione risultasse spessosuperficiale, non finalizzata alla cono-scenza, il tono floscio, senza forza. Al-tre volte, invece, la mano era rigida e de-cisa ad allontanare persone ed oggetti.Il gradimento dimostrato dal bam-

bino all’ascolto di canzoncine ha deter-minato la scelta di iniziare il percorsodidattico proponendone alcune moltobrevi, aventi per tema la mano o che neprevedevano l’uso per mimare azioni.L’adulto, posto vicino a lui, lo aiutavanei movimenti necessari per la parteci-pazione al gioco, anticipando e sempli-ficando verbalmente le proposte.M. si mostrava fiducioso e ciò ha

permesso la progressiva accettazionedi proposte manipolative differenzia-te, dapprima muovendo le mani insie-me con quelle dell’adulto e poi, gra-dualmente, da solo.

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Le attività mirate sono iniziate conuna serie di esperienze con acqua e sa-pone liquido per introdurre tutti queimovimenti di rotazione e sfregamen-to che facilmente possono essere ripe-tute ogni giorno. Il gioco del lavarsi lemani permette di esplorarne accurata-mente le parti ed affinare i movimentiin un contesto piacevole. La scopertadella propria mano si è conclusa conun momento collettivo per condivide-re alcuni termini: unghie, polpastrel-li, nocche, dita, pelle. Sono state pro-poste quindi una serie di attività di di-gito-pittura per stimolare l’uso deipolpastrelli utilizzando vari tipi di car-ta: liscia, ruvida, ondulata. La diversagranulosità del materiale determinauna diversa risposta pittorica permet-tendo di realizzare strisce ininterrottequando le dita scivolano sulla carta li-scia oppure strisce discontinue suquella ruvida.Manipolando la pasta di sale i bam-

bini hanno scoperto che un materialemorbido si può premere, stringere e sipuò modificare facendo buchi con ipolpastrelli o fessure con le unghie. Lapressione del palmo, invece, è necessa-ria per schiacciare e scoprire la formacircolare. La ripetuta esecuzione dimovimenti delle dita sul contorno delcerchio, così ottenuto, ha avvicinato ilbambino non vedente all’acquisizio-ne della rappresentazione mentale del

cerchio, oggi riconosciuta spontanea-mente in tanti oggetti di uso quotidia-no. La manipolazione dei materiali –pasta di sale, pongo, das, carta di variotipo, stoffa – si è sempre conclusa conla realizzazione di un manufatto datoccare e riconoscere.Nei momenti di rielaborazione col-

lettiva, quando a turno ognuno puòintervenire per raccontare, precisare,confrontare, condividere quanto spe-rimentato insieme, M. aveva sempre adisposizione i materiali e/o gli oggettiutilizzati durante l’attività per coinvol-gerlo ed includerlo nella situazione, li-mitando le stereotipie che si manife-stavano durante le conversazioni. Co-sì, ad esempio, quando i bambini rac-contavano del gioco con le formineper la sabbia, M. poteva sfiorare dinuovo la sabbia bagnata, toccare le for-mine e la paletta utilizzate in preceden-za ma che, in quell’istante, erano l’og-getto della conversazione dei coetanei.Mentre gli altri raccontavano i vari pas-saggi dell’attività, M. esplorava nuova-mente gli oggetti, ma più a lungo e conmaggiore intenzionalità, li riconosce-va e denominava dando il suo contri-buto verbale alla conversazione collet-tiva. Tale modo di procedere ha stimo-lato e favorito anche i bambini della se-zione con difficoltà di linguaggio.A conclusione di ogni attività i do-

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nella documentazione del lavoro svol-to avvalendosi di foto ed annotando ledescrizioni delle azioni e dei compor-tamenti del bambino non vedente perlasciare una traccia delle esperienzeproposte.

Conclusioni

Attraverso una varietà di esperien-ze tattili i bambini della sezione han-no scoperto come la mano permettadi apprezzare molte caratteristiche dioggetti e materiali: il tipo di superfi-cie, la consistenza, la forma, la dimen-sione, il peso, il calore.Le molteplici esplorazioni di mate-

riali diversi hanno invece permesso diaffinare la capacità di discriminazionefacilitandone il riconoscimento e ladescrizione verbale, rappresentandouna conquista consapevole, “un ap-propriarsi del concetto”.Sul piano relazionale la conoscen-

za reciproca si è trasformata in una cre-scita collettiva e questa è stata senzadubbio la conquista più rilevante. Ibambini sono diventati consapevolidi quanto sia importante il canale visi-vo, senza il quale ogni attività risultadifficile, complessa, di non immedia-ta fruizione, a volte addirittura impos-sibile senza la collaborazione e la di-sponibilità dell’altro.

Ringraziamenti

Il progetto è stato attuato in collaborazio-ne con i colleghi di sezione, Elisa Musto e Giu-lio Bartolozzi, e l’educatrice specializzata pernon vedenti ed ipovedenti Elena Arrighini.Si ringrazia sentitamente la dottoressa Elisa-

betta Franchi del Centro di Consulenza Tiflo-didattica di Firenze per le indicazioni ed i sugge-rimenti e per aver messo a disposizione testi emateriale di studio che hanno facilitato i docen-ti nella realizzazione del progetto educativo.Il percorso “Guardare con le mani” è con-

sultabile sul sito dell’Istituto scolastico al se-guente link: http://www.dd1solvay.gov.it/pvw/app/LIDD0024/pvw_img.php?sede_codice=LIDD0024&doc=2040765&inl=1La documentazione è stata presentata ai

seguenti seminari promossi dal CIDI Firenze:–12° Seminario nazionale sul curricolo

verticale per una educazione alla cittadinan-za– Firenze,7 maggio 2017;– Seminario “Inclusione e curricolo verti-

cale. È possibile realizzare l’inclusione senzaun curricolo verticale adeguato?” – Firenze, 7settembre 2017.

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Page 13: ESPERIENZE DIDATTICHE Guardare… con le mani. Un’esperienza ... · nella scuola dell’infanzia, insieme ad un’accurata progettazione dell’azione didattica, sembrano all’improvviso

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gruppo di sperimentazionescuola dell’infanzia C.I.D.I. Firenze.

E S P E R I E N Z E D I D A T T I C H E

153Tiflologia per l’integrazione n. 3/2017

Isabella Guerrieri Natoli,La scuola e l’alunno non vedente,Monza: Biblioteca Italiana

per i Ciechi, 2012, 106 p. (Euro 5,00).

Con un linguaggio piano e scorrevole, l’autrice ci trasmette la pas-sione e la creatività della sua lunga esperienza di insegnante di bam-bini con disabilità visiva. Il discorso didattico, articolato nelle di-verse materie, si arricchisce delle profonde osservazioni e dei nume-rosi suggerimenti pratici, che fanno di questo libro solo all’appa-renza un manuale operativo: in realtà un discorso articolato sull’apprendimento e sull’in-tegrazione.

Il volume può essere richiesto alla Biblioteca Italiana per i Ciechi al n. 039.283271, o ac-quistato presso il Centro di Documentazione Tiflologica (www.bibciechi.it/cdt.htm) epresso i Centri di Consulenza Tiflodidattica (www.bibciechi.it/cd.htm).