ESERCIZIO 2013 - Camera.it - XVII Legislatura · settembre) e di Calixto Bieito di Carmen (in...

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- 333 - Senato della Repubblica Camera dei deputati XVII LEGISLATURA - DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI - DOC. XV, N. 269 FONDAZIONE TEATRO «LA FENICE» DI VENEZIA ESERCIZIO 2013

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FONDAZIONE TEATRO «LA FENICE» DI VENEZIA

ESERCIZIO 2013

PAGINA BIANCA

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RELAZIONE SULLA GESTIONE

PAGINA BIANCA

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Introduzione

L'Ente Autonomo Teatro La Fenice di Venezia è stato trasformato in Fondazione di diritto privato ai sensi dell'art. 1 del Decreto Legislativo 23 aprile 1998, n° 134 che ha reso obbligatoria la preesistente facoltà di trasformazione introdotta con il Decreto Legislativo 29 giugno 1 996, n• 367.

A seguito della dichiarazione di incostituzionalità dell'anzidetto D.L.vo 134/98 la t rasformazione in Fondazione di diritto privato è stata confermata con l'emanazione del Decreto Legge 24 novembre 2000, n• 345 convertito in legge 26 gennaio 2001, n° 6.

La vita e l'attività della Fondazione sono disciplinate poi dallo Statuto deliberato dal Consiglio di Amministrazione in data 26 luglio 1999 ed approvato con decreto 22 novembre 1 999 del Ministro per i Beni e le Attività Culturali di concerto con il Ministro del Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica e modificato dallo stesso Consiglio in data 1 S maggio 2006.

Gli aspetti finanziari della gestione sono inoltre fortemente condizionati dal Regolamento, emanato con decreto 1 O giugno 1999, n° 239 del Ministero per i Beni e le Attivit à Culturali, che detta i criteri cui l'Autorità di Governo competente in materia di Spettacolo si deve attenere per il riparto del Fondo Unico dello Spettacolo.

A seguito della trasformazione in Fondazione di diritto privato la struttura di bilancio, per la prima volta adottata nell 'esercizio 1999, risulta essere quella prevista dagli artt. 2423 e seguenti del iCodice Civile, compatibilmente con le peculiarità proprie del bilancio di una fondazione lirica, riservandosi - in assenza oggi di una normativa che detta le regole per uno schema specifico di bilancio - di individuare una eventuale, diversa struttura contabile, sempre nel rispetto del principio della competenza temporale, atta a dare un "volto proprio" per consentire una più chiara rappresentazione dell'andamento economico, patrimoniale e finanziario delle entità giuridiche che operano nel settore teatrale;, in tal senso l'ANFOLS ha awiato nel 2009 un tavolo di lavoro per la produzione di nuova reportistica economica che permetta la miglior rappresentazione delle attività svolte dalle Fondazioni Liriche, da sottoporre successivamente all'approvazione del !Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Anche per questo esercizio finanziario il Bilancio viene sottoposto, per la certificazione, alla società di revisione PricewaterhouseCoopers S.p.A., giusta deliberazione di incarico del Consiglio di Amministrazione in data 14/1 0/1 998.

Foto storica del Teatro La Fenice di Venezia

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Quadro riassuntivo

Riassuntivamente il bilancio 2013 (compresi proventi finanziari/oneri straordinari) espone le seguenti risultanze:

RICAVI

Contributo delllo Stato

Altri contributi pubblici

Contributi da privati

Proventi di biglietteria

Altri proventi

TOTALI

Grafico dei Ricavi

proventi di biglietteria

25%

2013

lmoorto

13.913.451

5.850.000

3 .0 11.104

8.694.550

3.923.828

35.392.933

altri proventi 11%

contributi da ----­privati

8%

2012

% lmoorto

39,31 14.598.689

16,53 5.825.000

8,51 3.552.645

24,57 7.892.3.?0

11,09 3.110.447

100,00 34.979 .1 51

altri contributi pubblici

17%

%

41 ,74

16,65

10, 16

22,56

8,89

100,00

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2 013

COSTI Importo

Spese di personale 19.700.448

Spese di produzione 8.984.713

Spese generali 3.850.359

Ammortamenti imposte e oneri 2.927.439 finanziari

TOTALI

Grafico dei Costi

35.462.959

imposte e oneri finanziari

8% spese generali~

13% ~

spese dì produzione

25%

2012

% lmoort-0 %

55,55 19.027.605 55,50

25,34 8.194.450 22,72

10,86 4.268.233 13,14

8,25 3.476.675 8,63

100,00 34.966.963 100,00

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Graficamente, vengono così rappresentati i ricavi ed i costi in rapporto alle risultanze del precedente esercizio 2012:

Ricavi

altri proventi

proventi di biglietteria

altri contributi pubblici

contributo dello Stato

Costi

imposte e oneri finanziari

spese generali

spese di produzione

spese di personale

o

o 2

• Anno 2012 Anno 2013

4 6 8 10 12 14

• Anno 2012 Anno 2013

5 10 15 20

16

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FATTI DI RILIEVO ACCADUTI NEL 2013

Relazione artistica 201 3 La programmazione artistica della Fondazione Teatro La Fenice del 2013 ha perseguito ed integrato gli orientamenti che già avevano ispirato la gestione degli ultimi anni, intensificando al tempo stesso le collaborazioni con altre istituzioni italiane, europee e mondiali e qualificando il più possibile l'utilizzo delle risorse interne, artistiche, tecniche e amministrative del teatro.

StagioneJJric:;a e_diballetto La stagione lirica e balletto 2012-2013, che si è aperta il 16 novembre 2012 e si è conclusa il 31 ottobre 2013, ripristinando il calendario tradizionale, da autunno ad autunno, che era stato modificato per alcuni anni, ha proposto diciotto lavori di cui sette nuovi allestimenti, un balletto (Lo schiaccianoci con il Balletto Nazionale Estone) e dieci riprese, per un totale di 140 recite che hanno impegnato il teatro in media un giorno su tre (con picchi di 14 recite in febbraio, 18 in maggio, 18 in settembre e 20 in ottobre).

Accanto alla doppia inaugurazione con i nuovi allestimenti diretti da Myung-Whun Chung di Otello di Giuseppe Verdi con la regia di Francesco Micheli e Tristan und Isolde di Richard Wagner con la regia di Paul Curran, presentati a date alterne per celebrare il bicentenario della nascita dei due compositori, la stagione ha compreso altri cinque nuovi allestimenti: I masnadieri di Giuseppe Verdi, assenti dalla Fenice dal 1849, diretti da Daniele Rustioni con la regia di Gabriele Lavia; Vec Makropulos di Leos Janacek, mai rappresentata fmora a Venezia, diretta da Gabriele Ferro con la regia di Robert Carsen; La cambiale di matrimonio di Gioachino Rossini, terza farsa rossiniana prodotta dall'Atelier della Fenice al Teatro Malibran, diretta da Stefano Montanari con la regia di Enzo Dara; Madama Butterfly di Giacomo Puccini diretta da Omer Meir Wellber con le scene e i costumi dell'artista giapponese Mariko Mori e la regia di Alex Rigola, evento speciale della SSA Biennale d'Arte; e Aspern di Salvatore Sciarrino, a Venezia per la prima volta nonostante l'ambientazione lagunare, che è stata diretta da Marco Angius con la regia del Laboratorio di Teatro musicale della Facoltà di Design e Arti IUAV.Tra le dieci riprese di alcuni dei più fortunati allestimenti prodotti nelle ultime stagioni, particolarmente interessante tanto dal punto di vista produttivo quanto da quello della fruizione è stato l'esperimento della trilogia Mozart-Da Ponte di Damiano Michieletto e Antonello Manacorda proposta a rotazione nel mese di maggio (due recite di ogni opera alla settimana, sei giorni su sette, con una punta di 15 rappresentazioni in 17 giorni nella seconda metà di maggio). Alla riproposta delle tre opere mozartiane si sono aggiunte le riprese degli allestimenti di Bepi Morassi del Barbiere di Siviglia (in Carnevale) e dell'Elisir d'amore (in ottobre, diretto da Stefano Montanari), e quelle degli allestimenti di Francesco Micheli della Bohème (in Carnevale), di Robert Carsen della Traviata (in agosto­settembre) e di Calixto Bieito di Carmen (in settembre-ottobre), tutte e tre dirette da Diego Matheuz.

Da segnalare l'uso intensivo del palcoscenico del Teatro La Fenice, con Otello e Tristano in alternanza in novembre, Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Così fan tutte a rotazione in maggio, La traviata e Carmen in alternanza in settembre e Madama Butterfly, L'elisir d'amore e Carmen a rotazione in ottobre, cui si sono sommate le contemporanee di Masnadieri in Fenice e Barbiere di Siviglia al Malibran in gennaio, Barbiere di Siviglia al Malibran e Bohème in Fenice in febbraio, Vec Makropulos in Fenice e e La cambiale di matrimonio al Malibran in marzo, Aspern al Malibran e Carmen, Butterfly e Elisir in Fenice in ottobre.

Otello di Giuseppe Verdi

Venerdì 16 novembre 2012 alle ore 19.00 si è aperta al Teatro La Fenice la Stagione lirica 2012-2013 con un nuovo allestimento di Otello, dramma lirico in quattro atti di Giuseppe Verdi su libretto di Arrigo Boito tratto dall'omonima tragedia shakespeariana, ultimo capolavoro tragico verdiano andato in scena per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887.

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La serata, seguita il 18 novembre dalla prima di Tristan und Isolde di Richard Wagner, ha costituito la prima parte della doppia inaugurazione dedicata al bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (1813-1901) e di Richard Wagner {1813- 1883): un importante impegno produttivo che ha visto per tutta la seconda metà di novembre le due opere accostate a giorni alterni, con allestimenti e cast differenti, ma con un'unica direzione musicale, affidata al maestro coreano Myung-Whun Chung.

Ambientato nella Cipro veneziana della fine del Quattrocento, Otello ha declinato in chiave di "venezianit à" l'omaggio del Teatro La Fenice ai due massimi autori dell'opera ottocentesca, in questo assecondato da Tristan und Isolde, opera in parte ispirata dalle atmosfere notturne della città lagunare, dove Wagner risiedette durante la composizione del secondo atto.

L'allestimento di Otello è firmato dal regista Francesco Micheli, dallo scenografo Edoardo Sanchi e dalla cost umista Silvia Aymonino, ed è stato riproposto in aprile in tournée in Giappone per l'inaugurazione della nuova Festival Hall di Osaka ed in luglio nel Cortile di Palazzo Ducale nell'ambito del Festival «Lo spirito della musica di Venezia».

INel cast si sono esibiti Gregory Kunde in alternanza con Walter Fraccaro nel ruolo di Otello, Leah Crocetto in alternanza con Carmela Remigio in quello di Desdemona, Lucio Gallo in alternanza con IDimitri Platanias in quello di Jago; Cassio era cantato da Francesco Marsiglia, Roderigo da Antonello Ceron, Montano da Matteo Ferrara, Emilia da Elisabetta Martorana. All'Orchestra ed al Coro del Teatro La Fenice (maestro del coro Claudio Marino Moretti) si è affiancato il coro di voci bianche dei Piccoli Cantori Veneziani, diretto da Diana D'Alessio.

La prima di venerdì 16 novembre 2012 è stata seguita da sei repliche, martedì 20, giovedì 22, sabato 24, martedì 27, giovedì 29 e venerdì 30.

Dopo quasi un quinquennio di discussioni shakespeariane, Otello venne completato negli ultimi giorni del 1886 ed andò t rionfalmente iin scena alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887. Grazie anche alle provocatorie novità stilistiche boitiane, Verdi rivesti la ben nota vicenda d'amore e gelosia con una musica altrettanto originale. In essa il musicista sperimentò il principio strutturale della forma ' aperta', dal decorso sonoro estremamente duttile, ove frammenti motivici sono intessuti in un percorso melodico continuo e cangiante, capace di accompagnare l'azione e la psicologia dei personaggi con fulminea intensità ed aderenza. Qualcuno ha inteso questa scrittura come una sorta di capitolazione del compositore italiano al modello di Wagner, senza comprendere che essa invece risulta l'estremo approdo d'una concezione drammaturgica affatto personale, le cui radici sono osservabili fin dalle primissime esperienze operistiche di Verdi.

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Quattro repliche dello spettacolo si sono tenute in Giappone nell'ambito della terza tournée giapponese della Fondazione Teatro La Fenice: giovedì 11 aprile al Festival Hall di Osaka, domenica 1 4 aprile ali' Aichi Arts Center di Nagoya e mercoledì 1 7 e venerdì 1 9 aprile all'Orchard Hall di Tokyo.

!L'opera è stata riproposta inoltre nella cornice del Palazzo Ducale il 1 O, 14 e 17 luglio 2013.

Tristan und Isolde di Richard Wagner

Domenica 18 novembre 2012 alle ore 1 5.30 è andato in scena. al Teatro La Fenice un nuovo allestimento di Tristan und Isolde di Richard Wagner, secondo appuntamento della doppia inaugurazione della Stagione lirica 2012-2013 con la quale la Fondazione Teatro La Fenice intende celebrare il doppio bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (181 3-1901) e di Richard Wagner (1813-1883). La serata ha seguito infatti di due giorni la prima di Otello di Giuseppe Verdi, le cui repliche si sono alternate a quelle di Tristan per tutta la seconda metà di novembre. Le due opere sono state entrambe dirette dal maestro coreano Myung-Whun Chung, in un originale e stimolante accostamento che ha dato al pubblico la possibilità di ripensare il controverso rapporto tra i due titani dell'opera ottocentesca, attraverso due capolavori per ragioni diverse legati a Venezia e al suo mito.

Azione in tre atti su libretto dello stesso Wagner, tratto dall'omonimo romanzo in versi di Goffredo di Strasburgo, Tristan und Isolde fu composta da Wagner tra Zurigo, Venezia (che gli offrì ispirazione per le atmosfere notturne del secondo atto e per la melopea del pastore all'inizio del terzo) e Lucerna tra il 1857 e il 1859 e andò in scena per la prima volta il 1 O giugno 1865 al Nationaltheater di Monaco di Baviera, con il sostegno del sovrano Ludwig Il di Baviera.

Artefici del nuovo allestimento di Tristan und Isolde, prodotto con il sostegno del Freundeskreis des Teatro La Fenice, sono stati il regista scozzese Paul Curran, lo scenografo e costumista Robert lnnes Hopkins e il light designer David Jacques.

Proposta in lingua originale con soprattitoli in italiano, l'opera ha avuto come interpreti il tenore inglese lan Storey nel ruolo di Tristan, il basso co.reano Attila Jun in quello di re Marke, il soprano austriaco Brigitte Pinter in quello di Isolde, il baritono americano Richard Paul Fink in quello di Kurwenal, il mezzosoprano finlandese Tuija Knihtila in quello di Brangane; Marcello Nardis era Melot,

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Mirko Guadagnini il pastore, Armando Gabba il pilota, Gian Luca Pasolini il giovane marinaio. Myung­Whun Chung ha diretto l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice, maestro del Coro Claudio Marino Moretti.

La prima di domenica 18 novembre 2012 è stata seguita da quattro repliche, venerdì 23, domenica 25, mercoledì 28 e sabato 1 dicembre.

Per la storia della musica, del teatro musicale e dell'arte tout court, il 1 O giugno 1 865 è data determinante: al Konigliches Hof-und Nationaltheater di Monaco di Baviera fu rappresentata l'«azione» (Handlung) Tristan und Isolde di Richard Wagner.

A quali vertici l'artefice aspirasse con questo lavoro è già illustrato nella celeberrima lettera che Wagner scrisse a Liszt nel 1854: "poiché in vita mia non ho mai gustato la vera felicità dell'amore, voglio erigere al più bello dei miei sogni un monumento nel quale dal principio alla fine sfogherò appieno questo amore. Ho sbozzato nella mia testa un Tristano e Isotta; un concetto musicale della massima semplicità, ma puro sangue; col bruno vessillo che sventola in fine del dramma, voglio avvolgermi per morire!".

La scelta del modello letterario cui attingere era caduta sul più atipico dei capolavori medievali, l'incompiuto omonimo poema scritto nel 1205-1 O da Gottfried von StraBburg, nel quale, come scrive Peter Wapnewski, "la stella del destino viene strappata giù dalla volta celeste e dalla sfera del divino e imperiosamente accasata nel singolo petto".

In un certo senso fortuna volle che il capolavoro di Gottfried rimanesse incompiuto: Wagner ebbe così mano libera nel delinearne la conclusione, compendiando nel finale la più sconvolgente concezione dell'amore, della vita e della morte mai apparsa fino ad allora. Nel Tristan wagneriano destino e amore - inteso come trasgressione altamente morale - coincidono in modo assoluto, tanto che sarebbe delittuoso ostacolarli.

Solo una categoria freudiana come quella definita dal concetto di «regressione» sembra in grado di restituirci il senso dell'analogia profonda che lega l'idea di amore a quella della pulsione di morte. Nel Tristan la morte comune dei due amanti non è, come in molte opere romantiche, una luttuosa fatalità che offre l'unica possibile via d'uscita da una situazione senza rimedio, bensì la conseguenza assolutamente necessaria dell'amore, anzi il suo compimento.

Assecondando un destino che li travolge, e del quale si fanno entusiasticamente carico, i due amanti obliano ogni vincolo sociale, ogni senso d'appartenenza, qualsiasi legame d'amicizia. Contrapposta alla vanità «diurna» e alla falsità delle convenzioni sociali, la sola verità che awince i due amanti è l'anelito all'eterno indistinto della notte e della morte, eterno superamento della finitezza e dell'isolamento dell'io, unico luogo nel quale la reciproca unione dei due amanti sarà assoluta e definitiva.

I masnadieri di Giuseppe Verdi

Venerdì 18 gennaio 2013 alle ore 19.00 è andato in scena al Teatro La Fenice un nuovo allestimento dei Masnadieri di Giuseppe Verdi su libretto di Andrea Maffei tratto dall'omonima tragedia di Friedrich Schiller, seconda proposta verdiana del Teatro La Fenice nel bicentenario della nascita del compositore, a due mesi dall'Otello inaugurale del novembre 2012.

Primo lavoro scritto da Verdi per un teatro straniero, l'opera fu rappresentata per la prima volta all'Her Majesty's Theatre di Londra il 22 luglio 1847; al Teatro La Fenice giunse nel dicembre 1849 e da allora non era più stata ripresa.

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Il nuovo allestimento proposto a Venezia è frutto di una coproduzione con il Teatro di San Carlo di Napoli, dove è stato presentato nel marzo scorso: Ila regia è di Gabriele Lavia, le scene di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti, le luci dello stesso Gabriele l avia. L'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice sono stati diretti dal trentenne direttore milanese Daniele Rustioni. Nel cast sono stati impegnati il basso Giacomo Prestia nel ruolo di Massimiliano conte di Moor, il tenore Andeka Gorrotxategui e il baritono Artur Rucinski nei ruoli dei suoi due figli Carlo e Francesco, il soprano Maria Agresta nel ruolo di Amalia, il tenore Cristiano Olivieri in quello di Arminio; il basso Cristian Saitta era Moser, il tenore Antonio Feltracco era Rolla e Francesco Bortolozzo ha ricoperto il ruolo dell'attore.

La prima di venerdì 18 gennaio, trasmessa in diretta da Rai radio tre, è stata seguita da quattro repliche, domenica 20, martedì 22:, giovedì 24 e sabato 26.

Con I masnadieri, data per la prima volta all'Her Majesty's Theatre di Londra il 22 luglio 1847, Verdi scrisse il suo personale Re Lear: un anziano re è tradito da uno dei suoi due figli e lo sfacelo dei rapporti familiari porta al compiersi definitivo del dramma, che è nel contempo sentimentale e politico.

Tratto dalla tragedia Die Rauber di Friedrich Schiller, è il primo lavoro del compositore destinato a un pubblico straniero: Verdi concepì la parte della protagonista in funzione delle doti virtuosistiche del celebre soprano inglese Jenny Lind. Assente dalla Fenice e dalle scene veneziane dal 1849, I masnadieri è stato proposto nell'ambito delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Verdi.

Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini

Venerdì 25 gennaio 2013 alle ore 19.00 è andato in scena al Teatro Malibran Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, prima delle iniziative previste dalla Fondazione Teatro La Fenice per il Carnevale 2013.

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Melodramma buffo in due atti su libretto di Cesare Sterbini tratto dall'omonima commedia di Beaumarchais, Il barbiere di Siviglia andò in scena per la prima volta al Teatro Argentina di Roma il 20 febbraio 181 6 e dopo il fiasco della prima trionfò nelle ultime sere del carnevale, rimanendo una delle opere più rappresentate al mondo e il capolavoro rossiniano per antonomasia.

L'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice sono stati diretti da Stefano Rabaglia, maestro del Coro Claudio Marino Moretti, maestro al fortepiano Alberto Boischio. Nel cast hanno cantato Maxim Mironov nel ruolo del conte d' Alrnaviva, Omar Montanari in quello di Bartolo, Chiara Amarù in quello di Rosina, Vincenzo Taormina in quello di Figaro, Luca Dall'Amico in quello di Basilio; Giovanna Donadini era Berta, William Corrò era Fiorello e Nicola Nalesso in alternanza con Emanuele Pedrini un ufficiale. Il vivace e teatralissimo allestimento, ormai un classico della Fondazione Teatro La Fenice che lo produsse nel 2003 e l'ha da allora ripropost o più volte con sempre nuovi giochi d'attore, è a firma di Bepi Morassi per la regia, lauro Crisman per scene e costunni e Vilmo Furian per le luci.

La prima di venerdì 25 gennaio 2013 è stata seguita da quattro repliche, domenica 27 gennaio, venerdì 1 febbraio, domenica 3 fe.bbraio e venerdì 8 febbraio.

La pomeridiana di domenica 3 febbraio è rientrata nelle iniziative «La Fenice per la città» e «La Fenice per la provincia», rivolte ai residenti nel comune e nella provincia di Venezia in collaborazione con le Municipalità e con l'amministrazione provinciale.

Nel dicembre 1815 Rossini, ormai compositore affermato, firmò una scrittura col teatro Argentina con cui si impegnava a comporre un'opera comica per il carnevale· successivo. Composta in poche settimane su un libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia Le barbier de Séville ou La précaution inutile di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais (Parigi 1775), l'opera andò in scena il 20 febbraio 1 81 6 col titolo Almaviva ossia L'inutile precauzione, sia per riverenza verso Paisiello che già si era cimentato col Barbiere (San Pietroburgo 1782), sia per valorizzare la parte del tenore Manuel Garda, elevato al rango di protagonista. Dopo il fiasco della prima, l'opera trionfò nelle ultime sere del carnevale e in seguito rimase una delle opere più eseguite del mondo.

Nella città di Siviglia il maturo Don Bartolo t iene segregata in casa la pupilla Rosina, che desidererebbe sposare. Il barbiere Figaro, fantasioso e pieno di risorse, aiuta l'innamorato conte di Almaviva a conquistare Rosina, che ricambia i suoi sentimenti. Dopo arditi travestimenti e scambi di

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biglietti, Figaro e Almaviva riescono a compiere il loro progetto: i due giovani innamorati si sposano, Don Bartolo riceve in dono la dote di Rosina e l'opera si chiude nell'allegria generale.

Il libretto conserva intatta la commedia di Beaumarchais, anzi ne sottolinea i lati più specifici e li sviluppa in situazioni nuove, a partire da Rosina, prototipo di femminilità decisa e intraprendente. Tutti i personaggi sono caratterizzati in senso realistico e si producono in pezzi d'azione: quando cantano fanno progredire la vicenda o rispondono a forti esigenze comunicative. Grande importanza hanno anche i concertati, che occupano buona parte della partitura: primo fra tutti il grandioso finale dell'atto primo.

La bohème di Giacomo Puccini

Giovedì 7 febbraio 2013 alle ore 19.00 è andata in scena al Teatro La Fenice La bohème di Giacomo Puccini, seconda proposta della Fondazione Teatro La Fenice per il Carnevale 2013 (accanto al Barbiere di Siviglia, in scena al Teatro Malibran dal 25 gennaio).

Secondo successo drammatico del trentottenne Puccini (1896), basata su un libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi lllica tratto dal romanzo di Henri Murger, La bohème è stata proposta nel fortunato allestimento realizzato nel 2011 dal regista Francesco Micheli, dallo scenografo Edoardo Sanchi e dalla costumista Silvia Aymonino, ambientato in una colorata e squattrinata Parigi bohémienne Belle Époque.

L'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice, e il coro di voci bianche dei Piccoli Cantori Veneziani, sono stati diretti dal ventottenne Diego Matheuz, direttore principale del Teatro La Fenice (maestri dei due cori Claudio Marino Moretti e Diana D'Alessio). I due cast sono stati composti dai tenori Giorgio Berrugi, Massimiliano Pisapia e Marco Panuccio nel ruolo del poeta Rodolfo, dai baritoni Simone Piazzola e Julian Kim in quello del pittore Marcello, dai baritoni Armando Gabba e Marco Filippo Romano in quello del musicista Schaunard, dai bassi Sergey Artamonov e Luca Dall'Amico in quello del filosofo Colline. Nei ruoli delle due grisettes Mimì e Musetta vi erano rispettivamente i soprani Maria Agresta e Jessica Nuccia e i soprani Ekaterina Bakanova e Francesca Dotto. Nei ruoli minori, Matteo Ferrara è stato Benoit, Andrea Snarski è stato Alcindoro, e gli artisti del coro Cosimo D'Adamo, Domenico Altobelli, Bo Schunnesson, Giovanni Deriu, Salvatore Giacalone, Antonio Simone Dovigo, Julio Cesar Bertollo ed Emanuele Pedrini si sono alternati nei ruoli del giocattolaio Parpignol, del venditore ambulante e dei due doganieri.

L'opera, proposta con soprattitoli in italiano e in inglese, è andata in scena per 11 serate, tutte fuori abbonamento: il 7 e il 9 febbraio (giovedì e sabato grasso), il 1 O (domenica grassa), il 12 (martedì grasso), 13, 14 e 15, sabato 16 e domenica 17, martedì 19 e mercoledì 20.

La recita di sabato 9 febbraio 201 3 ha fatto parte del Gran Galà del Carnevale, una serata speciale con opera, cerimonia di premiazione del Cavalchina Award, cena, danze e festa in campo. Quelle di giovedì 14, venerdì 15 e sabato 16 sono state incluse nell'iniziativa «Speciale San Valentino», con opera più cena per due nelle Sale Apollinee.

Dopo l'affermazione ottenuta con Manon Lescaut (1893), il trentacinquenne Giacomo Puccini (1858-1924) prese in considerazione come soggetto per la sua opera successiva le Scènes de la vie de bohème di Henri Murger, un romanzo d'appendice pubblicato a puntate più di quarant'anni prima nella rivista parigina Le corsaire Satan (1845-1849), trasformato poi dallo stesso Murger e da Théodore Barrière in una pièce in 5 atti, rappresentata con successo nel 1849.

La stesura del nuovo libretto per Puccini fu affidata dall'editore Giulio Ricordi ai letterati Luigi lllica e Giuseppe Giacosa, un binomio artistico destinato ad affiancare il compositore lucchese per più di un decennio, fino a Tosca (1900) e Madama Butterfly (1904). Rappresentata al Teatro Regio di Torino sotto la direzione del ventinovenne Arturo Toscanini il 1 ° febbraio 1 896, La bohème fu accolta con perplessità dalla critica, ma incontrò nelle riprese un sempre crescente successo di pubblico, tanto da divenire una delle opere più popolari di tutti i tempi.

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Il libretto, un affresco in cui si alternano momenti di vivacità, di intimità, di rimpianto per il tempo trascorso, di tristezza dolorosa, prevede sei personaggi principali: un quartetto di giovani amici (il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard, il filosofo Colline) e due fanciulle (Mimì, ricamatrice, e Musetta), tutti ricchi di simpatia e di entusiasmo quanto poveri di quattrini. Il dramma si conclude con la morte per tisi di Mimì tra le braccia dell'amato Rodolfo dopo una separazione ricomposta in extremis; ma più che di una trama vera e propria si può parlare di un susseguirsi di situazioni liriche accomunate da un tema unitario, la celebrazione della giovinezza.

Anziché suddiviso in atti e scene, il libretto è organizzato in quattro quadri, all 'interno dei quali non vi è la consueta divaricazione tra recitativo e versi lirici, bensì una versificazione mobilissima e flessibilmente asimmetrica, in grado di stimolare una sintassi musicale non periodica. Nella partitura non mancano accensioni liriche memorabili ("Che gelida manina") o pezzi riconducibili a forme chiuse ("Vecchia zimarra"), ma i suoi pregi più evidenti sono la creazione di un continuum sonoro modellato sulle specifiche esigenze drammatiche del soggetto e l' invenzione di un tessuto musicale fittissimo e cangiante ove l'uso delle reminiscenze collega instancabilmente presente e passato, felicità e dolore.

Vec Macropulos di Leos Janacek

Venerdì 1 S marzo 2013 alle ore 19.00 (turno A) è andata in scena al Teatro La Fenice, nell'ambito della Stagione lirica 2012-2013, l'opera in tre atti Vec Macropulos (Il caso Makropulos) di Leos Janal!ek, su libretto del compositore tratto dalla commedia omonima del drammaturgo cèco Karel Capek.

Penultimo capolavoro operistico di Janacek, andato in scena il 18 dicembre 1926 al Teatro nazionale di Brno e finora mai rappresentato a Venezia, Vèc Makropulos è stato proposto in un nuovo allestimento coprodotto dalla Fondazione Teatro La Fenice con l'Opéra National du Rhin di Strasburgo e lo Staatstheater di Norimberga (dove è andato in scena rispettivamente nell'aprile 201 1 e nel maggio 2012), con lai regia di Robert Carsen, le scene di Radu Boruzescu, i costumi di Miruna Boruzescu e le luci di Peter Van Praet.

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L'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice sono st ati diretti da Gabriele Ferro, maestro del Coro Claudio Marino Moretti. Il cast ha visto impegnati il soprano spagnolo Angeles Blancas Gulin nel ruolo di Emilia Marty (alias Elina Makropulos), il baritono cèco Martin Barta in quello di Jaroslav Prus; il tenore veronese Enrico Casari in quello di suo figlio Janek, il tenore cèco Ladislav Elgr in quello di Albert Gregor, il tenore svizzero Andreas Jaggi in quello del conte Hauk-Sendorf, il baritono italo­spagnolo Enric Martinez-Castignani in quello dell'a.wocato Kolenaty, il tenore mantovano Leonardo Cortellazzi in quello di Vitek, il mezzosoprano Judita Nagyova in quello di sua figlia Krista e Leana Peleskova, ceca, nei ruoli di una cameriera ed una donna delle pulizie.

La prima di venerdì 1 S marzo 2013 (trasmessa in differita su Rai Radio3) è stata seguita da quattro repliche, domenica 17, martedì 19, giovedì 21 e sabato 23. L'opera è stata proposta in lingua originale con sopratitoli in italiano e in inglese.

Opera «storica moderna» che lo stesso musicista ricavò dalla commedia omonima di Karet Capek, è incentrata sulla figura fantastica di Emilia Marty. Questa donna enigmatica, nata rnel 1585 da un alchimista che le insegna il segreto della longevità, più di tre secoli dopo è ancora una cantante idolatrata all'Opera di V ienna.

Rappresentato per la prima volta al Teatro nazionale di Brno il 18 dicembre 1926, questo lavoro dell'ultimo Janac·ek propone una meditazione ardita sul significato dell'esistenza e dell'amore e sul potere psicologico esercitato nei confronti degli alt ri. Il caso Makropulos, con il suo strano amalgama di passione, mist ero ed eccentricit à, è uno dei drammi in musica più potenti del Novecento.

La cambiale di matrimonio di Gioachino Rossini

!Negli stessi giorni di Vec Makropulos al Teatro La Fenice, sabato 16 marzo 2013 è andato in scena al Teatro Malibran La cambiale di matrimonio, farsa comica per musica in un att o di Gioachino Rossini su libretto di Gaetano Rossi trat to dall'omonima commedia di Camillo Federici, andata in scena per la prima volta il 3 novembre 181 O al Teatro Giustiniani di San Moisè.

Prima delle cinque farse composte dal giovane Rossini per il teatro veneziano tra il 181 O e il 1813, e opera d'esordio del diciottenrne compositore, La cambiale di matrimonio costituisce la terza produzione dell'«Atelier della Fenice al Teatro Malibran», un progetto con il quale la Fondazione

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Teatro La Fenice si propone di valorizzare il Teatro Malibran come centro di produzione sperimentale, attraverso una programmazione continuativa e articolata capace di coinvolgere le giovani energie artistiche presenti sul territorio veneziano. A tal fine la Fenice si è consorziata con i principali istituti cittadini di formazione artistica - l'Accademia di Belle Arti, il Conservatorio Benedetto Marcello e l'Università Ca' Foscari - per sperimentare un nuovo modello produttivo che awalendosi delle capacità organizzative e produttive del Teatro possa dare ai giovani più dotati la possibilità di esprimersi artisticament e e di formarsi professionalmente attraverso un lavoro di concret a realizzazione teatrale.

Il progetto, che si awale del coordinamento e della supervisione del direttore della produzione artistica Bepi Morassi, prevede come prima tappa la messa in scena delle cinque farse giovanili rossiniane, con la regia di alcuni importanti registi italiani e con scene, costumi e luci affidate in ogni loro aspetto (dalla ricerca progettuale alla realizzazione materiale) agli studenti della Scuola di scenografia dell'Accademia di Belle Arti di Venezia.

Particolarmente significativo per la storia musicale veneziana, il ciclo rossiniano permetterà di ripercorrere un itinerario storico e artistico che ha contribuito al prestigio della città e dei suoi spazi teatrali cosiddetti minori: scritti da Rossini per il Teatro San Moisè, i cinque atti unici furono infatti presto ripresi in importanti piazze italiane ed europee, determinando l'inizio della fama internazionale del giovane compositore.

L'allestimento della Cambiale di matrimonio, che fa seguito a quelli dell'Inganno felice e dell'Occasione fa il ladro proposti nel febbraio e nell'ottobre 2012, ha visto il coinvolgimento anche dell'Orchestra e degli studenti delle scuole di canto del Conservatorio Benedetto Marcello, che si sono alternati in alcune recite all'Orchestra del Teatro La Fenice e alla compagnia di giovani interpreti costituita dalla direzione artistica della Fenice nell'ambito dell'Atelier Malibran.

La concertazione della Cambiale di matrimonio è stata aff idata a Stefano Montanari, che nelle cinque recite di marzo ha diretto l'Orchestra del Teatro La Fenice e la compagnia dell'Atelier formata dal !baritono Omar Montanari (già interprete dell'lngarmo felice e dell'Occasione fa il ladro) nel ruolo di Tobia Mili, dal soprano Marina Bucciarelli (già interprete dell'Inganno) nel ruolo di Fannì, dal tenore Giorgio Misseri (già interprete dell'Occasione) nel ruolo di Edoardo Milfort, dal baritorno Marco Filippo Romano (già interprete dell'Inganno) nel ruolo di Slook, dal basso Armando Gabba nel ruolo di Norton e dal soprano Raffaella Locatelli nel ruolo di Clarina. Maestro al fortepiano Stefano Gibellato.

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Le quattro recite di aprile sono state invece accompagnate dall'Orchestra del Conservatorio Benedetto Marcello diretta da Giovanni Battista Rigon. Il ruolo di Tobia Mili è stato affidato a Omar Montanari, quello di Fannì alle allieve del Conservatorio Giulia Bolcato (recite fuori abbonamento) e Mirjana Pantelic (recite per le scuole), quello di Edoardo Milfort a Giorgio Misseri, quello di Slook a Marco Filippo Roomano (recite fuori abbonamento) e all'allievo del Conservatorio Paolo lngrasciotta (recite per le scuole), quello di Norton a Gianluca Monti, quello di Clarina alle allieve del Conservatorio Serena Bozzo (recite fuori abbonamento) e Urangoo Batbayar (recite per le scuole). Maestro al fortepiano Stefano Gibellato.

La regia dello spettacolo, che ha contenuto un delicato omaggio a Venezia, è stata di Enzo Dara, uno dei migliori bassi buffi rossiniani e donizettiani della scena internazionale, che dagli anni '90 si dedica all'attività didattica e alla regia d'opera. Scene, costumi e luci sono stati opera della Scuola di scenografia dell'Accademia di Belle Arti di Venezia guidata dai tutors Paola Cortelazzo (laboratorio progettazione costumi), Giuseppe Ranchetti (laboratorio scene), Giovanna Fiorentini (laboratorio costumi) e Fabio Barettin (laboratorio luci), su progetti degli studenti Stefano Crivellari (scene), Federica Miani (costumi), Sara Martinelli (costruzioni), Elisa Ottogalli (luci) e Riccardo Longo (attrezzeria) realizzati in appositi laboratori cui hanno partecipato una sessantina di studenti dell'Accademia.

La prima di sabato 1 6 marzo 201 3 è stata seguita da quattro repliche nel mese di marzo, mercoledì 20, venerdì 22, domenica 24 e giovedì 28, e da quattro repliche nel mese di aprile, due pomeridiane fuori abbonamento venerdì 1 2 e domenica 1 4, e due antimeridiane per le scuole martedì 1 6 e mercoledì 1 7.

Con La cambiale di matrimonio Gioachino Rossini diede inizio alla sua carriera di compositore il 3 novembre 181 O al Teatro San Moisè di Venezia. Il musicista diciottenne fu affiancato da Gaetano Rossi, un librettista veronese già ben rodato che in seguito scrisse per lui anche Tancredi (1813) e Semiramide (1823).

Al centro del libretto, organizzato in otto numeri, vi è il contrasto tra generazioni e tra usanze di paesi lontani. Due giovani vorrebbero sposarsi, ma un padre-padrone lo impedisce. Per fortuna lo sposo designato dal genitore è un forestiero, un canadese di buon cuore: egli difende i due innamorati e cede infine al rivale il documento, una cambiale, che avrebbe dovuto garantirgli il possesso della fanciulla.

La trilogia di Wolfgang Amadeus Mozart: Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Così fan tutte

Le quattro settimane dal 30 aprile al 28 maggio sono state dedicate al coronamento dello sperimentale progetto mozartiano iniziato con Don Giovanni nel maggio 201 O, proseguito con Le nozze di Figaro nell'ottobre 2011 e conclusosi con Così fan tutte nel febbraio 2012: le tre opere, impostate su una struttura scenica unica 'vestita' in tre diverse maniere, sono state proposte a rotazione, martedì Don Giovanni mercoledì Le nozze di Figaro giovedì Così fan tutte e nuovamente venerdì Don Giovanni sabato Le nozze di Figaro domenica Così fan tutte, permettendo una fruizione ravvicinata dei tre lavori mozartiani su libretto di Da Ponte.

Regia di Damiano Michieletto, scene di Paolo Fantin, costumi di Carla Teti, direttore Antonello Manacorda. Interpreti principali dell'intero progetto sono stati Simone Alberghini (Don Giovanni, il conte di Almaviva), Markus Werba (Don Giovanni), Alessio Arduini (Don Giovanni, Guglielmo), Carmela Remigio (Donna Anna), Maria Bengtsson (Donna Anna, Fiordiligi), Marlin Miller (Don Ottavio), Maria Pia Piscitelli (Donna Elvira), Nicola Ulivieri (Leporello), Caterina Di Tonno (Zerlina, Despina), Marita Solberg (la contessa di Almaviva), Rosa Feola (Susanna), Vito Priante (Figaro), Josè Maria Lo Monaco (Dorabella), Luca Tittoto (Don Alfonso).

La prima di Don Giovanni, martedì 30 aprile 2013, è stata seguita da sette repliche il 4, 10, 14, 17, 21, 24 e 28 maggio; la prima delle Nozze di Figaro, domenica 5 maggio 2013, è stata seguita da cinque repliche 1'11, 15, 18, 22 e 25 maggio; la prima di Così fan tutte, domenica 12 maggio 2013, è stata seguita da quattro repliche il 1 6, 1 9, 23 e 26 maggio.

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Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart

Mercoledì 30 aprile 2013 è andata in scena al Teatro La Fenice la ripresa della fortunata produzione di Don Giovanni di Wolfgang Amaideus Mozart presentata dal teatro veneziano nel maggio 201 O e vincitrice nel 2011 di un Premio Abbiati (a Paolo Fantin e Carla Teti per le scene e i costumi) e di cinque Opera Award (a Damiano Michieletto per la regia, Paolo Fantin per le scene, Carla Teti per i costumi, Alex Esposito per il ruolo di Leporello e all'intero allestimento come miglior spettacolo della stagione 201 O).

Il dramma giocoso Don Giovanni, secondo capolavoro della cosiddetta t rilogia su testi di Lorenzo Da Ponte (comprendente anche Le nozze di Figaro e Così fan tutte), fu presentato da Mozart al pubblico di Praga il 29 ottobre 1787; l'impresario del Nationaltheater gli aveva chiesto un nuovo lavoro dopo il successo praghese delle Nozze di Figaro, con una particolare raccomandazione r iguardo al ruolo da destinare al baritono Luigi Bassi, acclamato interprete di Figaro. Mozart lavorò alacremente tra marzo e ottobre, e l'opera andò in scena con grande successo, rinnovando l'entusiasmo dell'amato pubblico praghese.

Tiepida fu invece, cosa non nuova, l'accoglienza viennese nel maggio 1788: "troppo forte per i nostri viennesi" fu il significativo commento dell'imperatore. ~.ffettivamente diverse pagine dell'opera - come ad esempio la sovrapposizione poliritmica di tre danze nel finale primo e la cosiddetta 'serie dodecafonica' del commendatore, frutto di una radicale concezione del cromat ismo, nel finale secondo - sono voce di quello stesso Mozart oml:>roso, preromantico, che avrebbe scontato in una sostanziale incomunicabilità i propri ultimi anni di vita.

Non senza una sfida implicita al cronologicamente v1c1rnss1mo Don Giovanni Tenorio ossia Il convitato di pietra di Bertati e Gazzaniga, presentato al San Moisè di Venezia nel febbraio 1787, il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte raccoglie un soggetto di antica frequentazione letteraria (con