Esclusi e ammassati

8
ESCLUSI E AMMASSATI L’ASSOCIAZIONE 21 LUGLIO è apartitica, non ha fine di lucro, persegue il fine esclu- sivo della solidarietà sociale, umana, civile e culturale, nel rispetto dei principi della Convenzione Internazionale di New York sui diritti dell’Infanzia approvata dall’Assemblea Gene- rale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. MISSION •  tutelare i minori (con una particolare attenzione a coloro che vivono in situazione di fra- gilità come i minori accolti nel- le strutture socio-assistenziali e quelli che vivono negli insedia- menti rom abusivi e regolari) •  combattere ogni forma di discriminazione •  collaborare con le istituzioni preposte alla tutela dei minori denunciando eventuali abusi e/o negligenze •  far crescere una coscienza critica in ordine ai diritti dei bambini •  promuovere campagne e lan- ciare appelli laddove sono posti a rischio i fondamentali diritti dei bambini ATTIVITà •  campagne su uno specifico tema attraverso la sensibilizza- zione dell’opinione pubblica e la pressione verso le istituzioni il cui servizio potrebbe risultare deficitario •  lavori su singoli casi di bam- bini i cui diritti risultano violati dalle istituzioni attraverso let- tere, appelli, comunicati stampa Il lavoro dell’Associazione 21 luglio è interamente finanzia- to dai soci e dai donatori: non è consentita l’accettazione di finanziamenti da parte di or- gani istituzionali o altre entità pubbliche per mantenere la garanzia di equità di giudizio e di libertà di espressione. CONTATTACI Associazione 21 luglio Via Bassano del Grappa, 24 – 00195 ROMA email: [email protected] Il Piano Nomadi di Roma: un muro che divide i bambini dai loro diritti Rapporto sulle condizioni di vita dei minori rom nel campo di via di Salone Roma, novembre 2010 La ricerca è stata curata da ANDREA ANZALDI e CARLO STASOLLA Hanno collaborato alla redazione di questo rapporto: Dzemila Salkanovic (mediatrice culturale) Salvatore Fachile (avvocato) Giovanna Ilardi (architetto) Gasperino Celano  (ingegnere) Adriana Arrighi (psicologa) Irene Forino (addetta all’editing) Ornella Fabretti (grafico) Le foto, realizzate negli spazi esterni del campo di via di Salone, sono di Claudio Lombardi. Il testo è un estratto della ricerca “Esclusi e ammassati. Rapporto di ricerca sulla condizione dei minori rom nel villaggio attrezzato di via di Salone di Roma” che può essere consultato sul sito dell’As- sociazione 21 luglio (www.21luglio.com) o richiesto all’indirizzo: [email protected] www.21luglio.com

description

Rapporto di ricerca sulla condizione dei minori rom nel villaggio attrezzato di via di Salone a Roma.

Transcript of Esclusi e ammassati

Page 1: Esclusi e ammassati

esclusi e ammassati

L’AssociAzione 21 luglio è apartitica, non ha fine di lucro, persegue il fine esclu-sivo della solidarietà sociale, umana, civile e culturale, nel rispetto dei principi della Convenzione Internazionale di New York sui diritti dell’Infanzia approvata dall’Assemblea Gene-rale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.

Mission•  tutelare i minori (con una particolare attenzione a coloro che vivono in situazione di fra-gilità come i minori accolti nel-le strutture socio-assistenziali e quelli che vivono negli insedia-menti rom abusivi e regolari)•  combattere ogni forma di discriminazione •  collaborare con le istituzioni preposte alla tutela dei minori denunciando eventuali abusi e/o negligenze •  far crescere una coscienza critica in ordine ai diritti dei bambini •  promuovere campagne e lan-ciare appelli laddove sono posti a rischio i fondamentali diritti dei bambini

ATTiViTà•  campagne su uno specifico tema attraverso la sensibilizza-zione dell’opinione pubblica e la pressione verso le istituzioni il cui servizio potrebbe risultare deficitario •  lavori su singoli casi di bam-bini i cui diritti risultano violati dalle istituzioni attraverso let-tere, appelli, comunicati stampa

Il lavoro dell’Associazione 21 luglio è interamente finanzia-to dai soci e dai donatori: non è consentita l’accettazione di finanziamenti da parte di or-gani istituzionali o altre entità pubbliche per mantenere la garanzia di equità di giudizio e di libertà di espressione.

conTATTAciAssociazione 21 luglio Via Bassano del Grappa, 24 – 00195 ROMA

email: [email protected]

Il Piano Nomadi di Roma:un muro che divide i bambini dai loro diritti

Rapporto sulle condizioni di vitadei minori rom nel campo di via di SaloneRoma, novembre 2010

La ricerca è stata curata da ANDREA ANZALDI e CARLO STASOLLA

Hanno collaborato alla redazione di questo rapporto:Dzemila salkanovic (mediatrice culturale)salvatore Fachile (avvocato) giovanna ilardi (architetto) gasperino celano  (ingegnere) Adriana Arrighi (psicologa)irene Forino (addetta all’editing) ornella Fabretti (grafico) Le foto, realizzate negli spazi esterni del campo di via di Salone, sono di claudio lombardi.

Il testo è un estratto della ricerca “Esclusi e ammassati. Rapporto di ricerca sulla condizione dei minori rom nel villaggio attrezzato di via di Salone di Roma” che può essere consultato sul sito dell’As-sociazione 21 luglio (www.21luglio.com) o richiesto all’indirizzo: [email protected]

www.21luglio.com

Page 2: Esclusi e ammassati

Esclusi e ammassati

Il Piano Nomadi di Roma:un muro che divide i bambini dai loro diritti

Il Piano ha inizio il 19 gennaio 2010 con le operazioni di sgombero e trasferi-mento degli abitanti del Casilino 900, il campo storico della capitale. I rom (618 persone tra cui 273 minori) sono stati spostati in 4 «villaggi attrezzati» e in un centro di accoglienza.L’11 marzo 2010, l’organizzazione internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani Amnesty International, ha presentato un rapporto dal titolo La risposta sbagliata, in cui viene analizza-to criticamente il contenuto del Piano

Nomadi. Secondo Amnesty International il Piano viola il diritto all’alloggio dei rom perché prevede sgomberi forzati, la distruzione degli insediamenti e il trasferimento delle persone in «appena 13 campi situati nella periferia roma-na. [...] Amnesty International ritiene che, nella sua formulazione attuale, il “Piano nomadi” non rispetti gli obblighi dell’Italia di garantire che non vi sia discriminazione nei confronti di gruppi specifici né segregazione in materia di alloggio».

Il 21 maggio 2008, il presidente del Consiglio dei ministri, in seguito agli attacchi avvenuti ai danni degli abitanti di alcuni insediamenti rom a Ponticelli (Napoli), ha emanato il DPCM denomina-to Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comu-nità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia. Il 30 maggio 2008, il presidente del Consiglio ha inoltre emanato tre ordinanze per l’attuazione del decreto nelle regioni di Lombardia, Lazio e Campania con cui i prefetti di Milano, Roma e Napoli sono

stati nominati «Commissari delegati per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza».

Il 18 febbraio 2009 è entrato in vigore il Regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati per le comunità nomadi nella Regione Lazio, firmato dal prefetto–com-missario. Queste sono alcune disposizioni previste: la vigilanza esterna e interna (sarà presente un presidio fisso) e il pos-sibile uso di telecamere; l’identificazione delle persone che entrano nel campo,

compresi i residenti; il rilascio anche ai minori di un tesserino di riconoscimento con fotografie e dati anagrafici; il divieto di ingresso e parcheggio per autoveicoli e motoveicoli; l’autorizzazione per la re-sidenza avrà una durata massima di due anni prorogabile e verrà rilasciata dal Dipartimento delle Politiche Sociali del Comune di Roma; le persone provenienti da paesi terzi dovranno avere il permes-so di soggiorno o dovranno dimostrare la permanenza in Italia per un periodo superiore a 10 anni; il pagamento di un canone e delle utenze.

stato di emergenza

Il piano nomadi2 3

un po’ dI numerI...

Fondi Piano nomadi23 Mln Di euro* (Fonte: on. Alemanno)rom coinvolti dal Piano nomadi6.000 Persone (Fonte: Piano Nomadi)Famiglie rom coinvolte1.333 (stima)spesa per famiglia prevista dal Piano nomadi 17.250 euro (stima)

*a questa cifra vanno aggiunte le risorse dell’Unione Europea (circa 90 MLN di euro per l’Italia) per progetti di integrazione

“Qui è come un campo di concentramento; non c’è il tatuaggio ma c’è il tesserino per entrare e per uscire”

(G.S., rom)

Il Piano Nomadi è stato presentato il 31 luglio 2009 presso il «villaggio attrezzato» di via di Salone. Questa la situazione inquadrata dal Piano: 80 insediamenti abusivi, 14 campi tollerati e 7 «villaggi autorizzati»; 2200 persone stimate negli insedia-menti informali, 2736 in quelli «tolle-rati» e 2241 nei «villaggi attrezzati».

Le persone appartenenti alle comunità rom e sinte sarebbero 7.177 negli oltre 100 insediamenti presenti nel territorio comunale.Il Piano prevede 13 «villaggi autoriz-zati» con la possibilità di accogliere un massimo di 6000 rom e sinti. Il documento sembra quindi indicare un limite alle presenze.

on. giAnni AleMAnnosindaco di Roma«Il Piano Nomadi è una rivoluzione copernicana che cancella una vergogna europea. Tutto questo intervento è stato realizzato all’insegna della stretta identità tra LEGALITÀ e SOLIDARIETÀ e sicurezza e integrazione».on. roberTo MAroniministro dell’Interno«Il Piano Nomadi di Roma sarà espor-tato in Europa dove esistono situazioni simili. Per risolvere il problema dei campi nomadi a Roma il ministero ha

messo in campo 19,5 milioni di euro. Esso pone fine ad una vergogna italiana ed internazionale. Non si tratta esclusi-vamente di una questione di sicurezza ma di integrazione, una responsabilità propria dei governi del territorio». giusePPe PecorAroprefetto di Roma«Spero che tra settembre e ottobre 2009 inizieremo i lavori anche negli al-tri campi e contiamo di ultimarli (tutti i campi previsti dal Piano Nomadi ndr) entro la fine del 2010 quando la loro gestione passerà al Comune».

DichiArAzioni Del 31 luglio 2009 AllA PresenTAzione Del PiAno noMADi

foto: © Stefano Montesi

Page 3: Esclusi e ammassati

Esclusi e ammassati

Il Piano Nomadi di Roma:un muro che divide i bambini dai loro diritti

Il «villaggio attrezzato» di via di Salone, situato all’estrema periferia orientale della capitale, è stato inaugurato nel giugno 2006 e aveva inizialmente al suo interno 138 moduli abitativi, 5 container di servizio, un’area adibita ad attività sportive, 3 aree comuni per la socializ-zazione, e il presidio socio–sanitario. I primi ospiti accolti erano circa 600, pro-venienti da Bosnia, Serbia, Montenegro, e Romania. Lo spazio è stato circondato da una recinzione metallica e provvisto di un sistema di video–sorveglianza con l’installazione di circa 30 videocamere lungo tutto il perimetro dell’insediamen-to con il controllo degli ingressi.

Dal 2006 al momento dello svolgimen-to della ricerca, il campo ha tuttavia visto aumentare in modo significativo il numero dei propri ospiti provenien-ti da altri insediamenti sgomberati. Nel 2008 gli ospiti accolti risultavano essere circa 700. Nel novembre del 2009 sono state trasferite a via di Salone 10 famiglie provenienti dall’insediamento di via Dameta; nel febbraio 2010 circa 200 persone provenienti dal campo Casilino 900; nel luglio 2010 circa 50 persone (7 famiglie) sgomberate dal campo di via La Martora. A causa di questi trasferimenti i tre spazi dove si

svolgevano le attività di socializzazione sono stati occupati dalle case–container messe a disposizione dei nuovi arrivati. L’aumento della popolazione del campo e il progressivo degrado delle condizio-ni strutturali dell’insediamento stanno comportando seri problemi relativi alla situazione igienico–sanitaria e alla sicu-rezza degli abitanti: aumento di materia-le da discarica non smaltito presente nei pressi dell’entrata del campo; apertura incontrollata di varchi nella recinzio-ne; presenza di numerosi cani randagi; continue risse tra rom appartenenti alle diverse comunità; aumento di comporta-menti devianti e criminalità.

Questa ricerca intende valutare l’impatto che il Piano Nomadi di Roma ha avuto sull’infanzia rom. Si è deciso di svolgere la ricerca all’inter-no dell’insediamento di via di Salone, che è considerato il campo formale che più di ogni altro risponde ai requisiti conte-nuti nel Piano; è il ‘campo pilota’ in cui vengono sperimentate le novità contenu-te nel Piano Nomadi e sembra, quindi, il più rappresentativo della politica decisa dall’amministrazione comunale nei con-fronti della popolazione rom.L’indagine, iniziata il 1° luglio 2010 e

conclusa il 15 settembre 2010, è sta-ta condotta con una ricerca sul campo utilizzando alcuni strumenti dell’analisi qualitativa: l’osservazione diretta e le interviste in profondità. Nel corso della ricerca sono state raccolte 15 interviste con altrettante famiglie che abitano il campo di via di Salone. Una particolare attenzione è stata riservata alle persone trasferite dal campo Casilino 900. Sono state raccolte quattro interviste con altrettanti rappresentanti di organizza-zioni che intervengono nel campo con progetti di integrazione socio–sanitaria

e tre interviste con rappresentanti del Comune di Roma. Hanno collaborato al lavoro di ricerca e di indagine un antro-pologo, un esperto di storia e cultura del popolo rom, una mediatrice culturale, un esperto di diritto minorile, un architetto, un ingegnere esperto in sicurezza, una psicologa.Il 27 luglio 2010 l’Associazione 21 luglio ha presentato presso il Dipartimento V del Comune di Roma una domanda di ac-cesso ai documenti amministrativi relativi ai «villaggi attrezzati» senza ricevere alcuna risposta.

esclusi e ammassati:la ricerca

Via di Salone 323

Al momento dello svolgimento della ricerca gli abitanti risultano essere 978, a cui bisogna aggiungere una stima del 10% in più di abitanti for-malmente non autorizzati. Si arriva così a un numero di presenze pari a circa 1076 abitanti distribuiti in 198 case–container.

4 5

In base alle rilevazioni del personale tecnico dell’Associazione 21 luglio, la superficie totale dell’insediamento al netto dell’area antistante e della strada di servizio di via di Salone è di 23 mila mq. Secondo la normativa gli abitanti del campo dovrebbero essere al massimo 575, mentre secondo una stima basata sui rilevamenti effettuati dall’Associazione 21 luglio al momento dello svolgimento della ricerca, gli abi-tanti del campo di via di Salone erano 1076 ovvero 501 persone in più, quasi il doppio della capacità di accoglienza stabilita dalle norme.

Secondo le norme, le attuali 1076 per-sone presenti nel campo di via di Salone dovrebbero abitare in 269 container da 4 persone grandi almeno 56 mq ciascuno. Nel campo, invece, le abitazioni sono 198 con una superficie molto inferiore a quella prevista dalla legge.

Almeno il 30% della superficie del villaggio (6.900 mq) dovrebbe essere destinata a verde sportivo e naturalisti-co. Di fatto gli spazi a verde sportivo consistono in due aree di circa 300 mq ciascuna, una attrezzata con alcuni giochi per bambini e l’altra adibita a campo di calcio. Le aree alberate e ombreggiate (che do-vrebbero avere una superficie di 1.725 mq) consistono in 25 piccoli alberi per una superficie ombreggiata complessiva di circa 180 mq.

Durante le visite nel «villaggio attrez-zato» compiute dai ricercatori dell’As-sociazione 21 luglio, è stata registrata una notevole difformità dai parametri edilizi e igienico–sanitari e una totale assenza delle disposizioni vigenti per il superamento delle barriere architetto-niche.

Spazio e superficie

In assenza di una legge specifica, l’amministrazione comunale di Roma utilizza come riferimento per la realizzazione dei «vil-laggi attrezzati» la seguente normativa: •  Regolamento regionale 24 ottobre 2008, n. 17, Disciplina

delle strutture ricettive alberghiere; •  Regolamento regionale 24 ottobre 2008 n. 18, Disciplina

delle strutture ricettive all’aria aperta; •  Regolamento d’igiene del Comune di Roma 12 novembre 1932

conVenzione sui DiriTTi Dell’inFAnziA (art. 31) “gli stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative pro-prie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”.

conVenzione sui DiriTTi Dell’inFAnziA (art. 27)“gli stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale. [...] gli stati parti adottano adeguati provvedimenti, in considerazione delle condizioni nazionali e compatibilmente con i loro mezzi, per aiutare i genitori e altre persone aventi la custodia del fanciullo ad attuare questo diritto e offrono, se del caso, un’assistenza materiale e programmi di sostegno, in particolare per quanto riguar-da l’alimentazione, il vestiario e l’alloggio”.

Page 4: Esclusi e ammassati

Esclusi e ammassati

Il Piano Nomadi di Roma:un muro che divide i bambini dai loro diritti

Le condizioni strutturali dell’insedia-mento sono apparse in cattivo stato. Nel corso dei numerosi sopralluoghi l’impianto fognario era costantemente inutilizzabile per circa la metà degli abitanti e i rom (coloro che erano in grado di farlo) si adoperavano per tentare di sbloccarlo lamentandosi per la pericolosa situazione igienico–sani-taria anche dovuta alla presenza, nei pressi dell’entrata del campo, di una grande quantità di immondizia non smaltita: “L’acqua a volte non c’è o scorre pochissimo. Spesso si bloccano le fogne. Noi lo abbiamo detto e ci hanno comunicato che ognuno di noi deve agire per conto proprio, che è colpa nostra se si bloccano, ma non è vero. Il campo è abbandonato, non è gestito da nessuno. Non sappiamo dove andare così!” (S.R., donna rom).

Ulteriori problematiche riguardano il peggioramento delle condizioni di vita dopo l’arrivo di altri ospiti che, secondo le persone intervistate, hanno portato a una maggiore difficoltà nei rapporti tra le diverse comunità, a un aumento della criminalità e alla riduzione dello spazio all’interno del campo. D’altra parte, i nuovi arrivati spesso rimpiangono alcune caratteristiche del campo Casilino 900 da cui sono sta-ti trasferiti: “Qui si sta riempiendo di persone diverse. Stanno anche portando

gente dal campo della Martora. Sta di-ventando una bomba qui dentro, ci sono sempre risse, litigano sempre qui. Io ero una portavoce del Casilino, ora non rap-presento più nessuno e sono delusa: il prefetto mi aveva detto che dopo 5 mesi al campo Salone ci avrebbero dato un campo nostro dentro al raccordo anulare, un campo attrezzato ma non si è visto nulla di questo. Anzi stanno portando altra gente qui dai campi sgomberati. Le autorità ci avevano promesso che avremmo avuto un box per mettere le cose da vendere al mercato ma non c’è niente qui e hanno chiuso il mercato. Ci avevano anche detto che avremmo avuto un sussidio per coprire le spese iniziali per venire a Salone, ma non ci hanno dato niente. Qui io non posso lasciare niente fuori dal container: le persone passano e si prendono le mie cose, devo sempre stare attenta. [...] Qui ci sono tutti gruppi diversi e io ho paura, c’è droga, prostituzione, delinquenza. [...] Le autorità avevano detto: ‘Noi non vi abbandoneremo’; e invece ci hanno ab-bandonato. Fanno soluzioni solo tempo-ranee per i voti e per fare girare i soldi. Noi invece da qui, non possiamo più fare il mercato. Non possiamo raccogliere, non abbiamo un posto dove mettere le cose. Non abbiamo soldi senza mercato. Ci hanno messo dentro una situazione criminale. Qui c’è alcol, droga, prostitu-zione” (S.R., donna rom).

ArT. 7stabilisce il “Diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tute-la [...] per garantire l’effettivo esercizio del diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela, le Parti s’impegnano ad assicurare una speciale protezione contro i perico-li fisici e morali cui i bambini e gli adolescenti sono esposti”.

ArT. 17 stabilisce il “Diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela sociale, giuridica ed economica. Per assicurare ai bambini ed agli adole-scenti l’effettivo esercizio del diritto di crescere in un ambiente favorevole allo sviluppo della loro personalità e delle loro attitudini fisiche e men-tali, le Parti s’impegnano a prendere sia direttamente sia in cooperazione

con le organizzazioni pubbliche o private tutte le misure necessarie e appropriate miranti a garantire ai bambini ed agli adolescenti, in considerazione dei diritti e doveri dei genitori, le cure, l’assistenza, l’istruzione e la formazione di cui necessitano, in particolare preveden-do la creazione o il mantenimento di istituzioni o di servizi adeguati e sufficienti a tal fine”.

conVenzione sui DiriTTi Dell’inFAnziA (art. 6)“gli stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvi-venza e lo sviluppo del fanciullo”.

CARTA SOCIALE EUROPEA

Le condIzIonI deL campo

6 7

“Qui c’è un problema con le fogne, si bloccano e si sente sempre puzza. Sono sempre rotte. Non si può stare così!”

(S.S., donna rom)

cArTA Dei DiriTTi FonDAMenTAli Dell’unione euroPeA (art. 24)“i bambini hanno diritto alla pro-tezione e alle cure necessarie per il loro benessere [...]”.

Page 5: Esclusi e ammassati

Esclusi e ammassati

Il Piano Nomadi di Roma:un muro che divide i bambini dai loro diritti

Le abitazioni presenti nel «villaggio attrezzato» di via di Salone consistono in tre tipologie di case–container composte da un soggiorno, due camere e un disim-pegno/cucina. Gli abitanti intervistati hanno riferito dei disagi provocati dalla esiguità degli spazi all’interno dei contai-ner. Spazi in cui vivono fino a 9 persone e in cui non è possibile svolgere le normali attività quotidiane (dormire, mangiare, studiare, ecc...) soprattutto per quanto riguarda la vita dei minori.“Siamo 9 dentro a un container! è impos-sibile vivere così. C’è troppa promiscuità tra i bambini che crescono, tra maschi e femmine e litigano sempre. Alcuni bambini dormono per terra e altri in stanza. [...] Quattro dei miei figli dormono per terra. Qui non c’è spazio per giocare o studiare dentro i container. Non possiamo mai

mangiare tutti insieme. Mangiamo fuori dal container, dentro non c’è spazio per 9 persone” (S.R., donna rom).La mancanza di spazio impedisce anche lo svolgimento delle feste tradizionali che in condizioni normali prevederebbero l’uccisione e la preparazione rituale di un animale – pecora o maiale – da parte degli appartenenti alle diverse comunità presenti al campo insieme a una grande partecipazione di parenti e amici.“Qui non possiamo fare nessuna festa no-stra, non c’è spazio e non possiamo accen-dere il fuoco. è la nostra tradizione e la stiamo perdendo per colpa loro. I miei figli perderanno la loro cultura” (G.S., rom).

A causa della sua posizione isolata, al di là del Raccordo Anulare, raggiungere i servizi essenziali dal campo di via di

Salone è impresa tutt’altro che agevo-le, soprattutto per chi non dispone di un mezzo di trasporto. La farmacia più vicina dista 4,2 km, l’ospedale più vicino – il Sandro Pertini – 10,6 km, l’ufficio postale è a 2,7 km, il negozio di generi alimentari a 3,1 km. Solo nell’aprile del 2010 il funzionamento della stazione dei treni “Salone” lungo la linea ferroviaria regionale – a circa 300 m dal campo – è stato ripristinato dopo una chiusura durata 8 anni per apparenti «motivi di ordine pubblico dovuti al vicino campo nomadi». L’avvenimento è stato accom-pagnato da un episodio di discrimina-zione diretta: secondo quanto riferito dal sindacato autonomo Fast Ferrovie, la società Trenitalia avrebbe predisposto un modulo prestampato nel quale i capotreni e controllori avrebbero dovuto segnalare

Secondo le rilevazioni effettuate dai tec-nici dell’Associazione 21 luglio, all’interno del «villaggio attrezzato» di via di Salone non sono presenti adeguate misure di sicurezza antincendio. Le colonne idranti per l’erogazione dell’acqua in caso di in-cendio sono risultate inutilizzabili per la chiusura dell’alimentazione idrica. Inoltre non sono stati rilevati estintori distribu-iti all’interno dell’area e non è presente alcun tipo di segnaletica riguardo ai presidi antincendio all’interno del campo. La capacità di esodo, sulla base di quanto rilevato e nell’ipotesi che il cancello di ingresso sia completamente aperto, è di 500 persone. La recinzione metallica che circonda il

campo presenta numerosi varchi incusto-diti che permettono l’ingresso di persone che, secondo il regolamento prefettizio, non dovrebbero essere ammesse. È stata infatti riscontrata la presenza di abitanti (almeno il 10% dei residenti autorizzati) formalmente non in regola con l’assegna-zione dei container che sfugge ai con-trolli quotidiani. Ciò comporta periodici sgomberi effettuati dalla polizia muni-cipale all’interno dell’insediamento. Il «villaggio» è sorvegliato h24 da vigilanti privati armati che operano con l’ausilio di circa 30 videocamere collocate lungo tutto il perimetro del campo. Durante le interviste, gli abitanti hanno riportato l’inefficacia di queste azioni di controllo che a qualcuno sono invece apparse inu-tilmente intimidatorie e pericolose per gli stessi residenti. Altri elementi problema-

tici sottolineati dalle persone intervistate relativi alla loro sicurezza e soprattutto all’incolumità dei minori, sono stati: la presenza di numerosi cani randagi, la convivenza forzata con altre comunità considerate pericolose e coinvolte in attività illegali, la mancata applicazione del regolamento da parte del personale preposto:“I guardiani non fanno niente, si prendo-no i soldi. Le autorità ci dicono che le te-lecamere servono a controllare la rete per la nostra incolumità. Qui al campo non mi sento sicuro, spesso ci sono risse. Qualche tempo fa c’è stata una rissa grande con asce, coltelli e i carabinieri sono venuti qui solo dopo due ore. Le telecamere e

i vigilanti non servono a niente, solo a fare soldi. [...] Siamo tutti ammassati: se prende fuoco un container tutti prendono fuoco. Non ci hanno dato un estintore e solo una volta abbiamo fatto l’esercitazio-ne antincendio” (T.H., rom).

Le caSe contaIner

La SIcurezza8 9

e contare «eventuali passeggeri di etnia rom» in transito alla stazione di Salone, tra Roma Tiburtina e Avezzano (FONTE: La Repubblica del 6 maggio 2010).

Secondo quanto osservato dall’Asso-ciazione 21 luglio, circa la metà degli abitanti del campo è priva di un mezzo di trasporto autonomo e questo ha favorito all’interno dell’insediamento la pratica della vendita “in nero” di beni di prima necessità (pane, acqua, sigarette, ecc…).

Gli abitanti del campo, nel corso delle interviste, hanno sottolineato più volte i disagi dovuti a questa condizione di iso-lamento dal resto della città: “Il campo è isolato e lontano da tutto. Noi, i miei figli, non avremo alcun futuro se non ci inte-griamo e non interagiamo con gli italiani. E come facciamo così, con questa distan-za? Forse vogliono spostare gli zingari sempre più lontano, nelle montagne. Se vuoi una integrazione devi aiutare le persone ad avere le case. Se metti le persone nei lager, lontano da tutto e tutti che integrazione ci può essere così? Forse arriveranno a metterci al Polo Sud e forse anche i pinguini farebbero le manifestazio-ni contro di noi. [...] Qui intorno non c’è nulla per i bambini” (G.S., rom).

“È come mi dicevano i miei nonni di questi posti durante la guerra: i campi di concentramento. Siamo tutti qui ammassati, gente diversa, di diversi posti e controllati dalla vigilanza”

(S.S., donna rom)

PATTo inTernAzionAle sui DiriTTi econoMici, sociAli e culTurAli(art. 11)“gli stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni indi-viduo ad un livello di vita adegua-to per sé e per la loro famiglia, che includa un’alimentazione, un vestiario, ed un alloggio adeguati, nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita. gli stati parti prenderanno misure idonee ad assicurare l’attuazione di questo diritto, e riconoscono a tal fine l’importanza essenziale della cooperazione internazionale, basata sul libero consenso”.

conVenzione sociAle euroPeA (art. 7)stabilisce il “diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela” in-dicando che “per garantire l’effetti-vo esercizio del diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela, le Parti si impegnano ad assicurare una speciale protezione contro i pericoli fisici e morali cui i bambini e gli adolescenti sono esposti”.

Nell’anno scolastico 2010-2011 per accompagnare i minori del campo occorre raggiungere giornalmente 47 scuole diverse!

Page 6: Esclusi e ammassati

Esclusi e ammassati

Il Piano Nomadi di Roma:un muro che divide i bambini dai loro diritti

Le problematiche relative alla frequenza scolastica dei bambini rilevate nel corso della ricerca hanno riguardato soprattut-to le persone trasferite dal Casilino 900 per l’anno scolastico 2009/2010. I genitori, quando ancora erano al Casi-lino 900 hanno interrotto la frequenza scolastica dei figli per un periodo tra 20 giorni e un mese e mezzo per il timore dell’imminente sgombero. I bambini, giunti al campo Salone, sono stati accompagnati dall’organizzazione che si occupa della scolarizzazione negli istituti che frequentavano prima del

trasferimento con l’intento di non inter-rompere la continuità didattica. La grande distanza dal nuovo campo e la necessità di accompagnare anche gli altri bambini nei diversi istituti ha comportato quotidiani ritardi degli alunni – anche di 2 ore dall’inizio delle lezioni – che hanno causato la boccia-tura di un bambino: “I bambini hanno interrotto la scuola per quasi un mese. Poi li hanno di nuovo accompagnati alle scuole loro. Certo da qui arrivavano sem-pre in ritardo a scuola, entravano dopo” (F.H., rom).

Le patologie più ricorrenti che riguardano i minori sono quelle che vengono definite «da ghetto»: problemi respiratori dovuti alle abitazioni i cui ambienti sono molto caldi nei mesi estivi e freddi in quelli invernali; dermatiti, pediculosi, verruche, scabbia. Per quanto riguarda gli adulti, le altre patologie più diffuse sono l’iperten-sione e le malattie dell’apparato cardio-vascolare legate a tabagismo, alcolismo, tossicodipendenza e cattiva alimentazio-ne. La salute degli abitanti del campo, soprattutto quella dei bambini, è messa in serio pericolo dalla presenza del vicino inceneritore per rifiuti tossici e nocivi che si trova al numero civico 245 di via di Salone.

Nel settembre 2003 l’Istituto epidemio-logico (Asl RME) ha presentato i dati analitici secondo cui la mortalità per

tumore negli uomini dal 1987 al 2001 nel territorio circostante è del 30% supe-riore rispetto alla media di Roma. Il 3 novembre 2006 la Asl RMB ha pubblicato i risultati di alcune indagini. Le indagini epidemiologiche hanno confermato, tra i dati del 2003, 8 su 9 decessi per Linfomi non Hodgkin (+156% rispetto all’atteso), ed evidenziato un maggior numero di tumori al cervello tra gli abitanti del-la zona. Le indagini ambientali hanno evidenziato concentrazioni di diossina da

5 a 20 volte superiori a quelle medie di altre zone italiane nella centralina posta a 300 metri dall’inceneritore. Le concen-trazioni di palladio, inoltre, sono risultate doppie. Secondo la relazione del 26 marzo 2009, l’Asl RM B «ritiene che le abitazioni e le diverse attività poste entro una distanza prudenzialmente stimabile in 500 mt. dal perimetro dello stabilimento si trovino, già in condizioni di normale esercizio degli impianti, nell’area di massima rica-duta di inquinanti pericolosi per la salute umana».Dall’analisi delle interviste raccolte nel corso della ricerca emerge che spesso i bambini mostrano disagi psicologici dovuti al contesto in cui vivono. È stata riscontrata una forte correlazione tra lo sviluppo del bambino e l’ambiente in cui vive o è costretto a vivere e come

La ScuoLa La SaLute10 11

PATTo inTernAzionAle sui DiriTTi econoMici, sociAli e culTurAli(art. 7)“gli stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo all’istruzione. essi con-vengono sul fatto che l’istruzione deve mirare al pieno sviluppo del-la personalità umana e del senso della sua dignità e rafforzare il rispetto per i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali”.

conVenzione sui DiriTTi Dell’inFAnziA(art. 24)“gli stati parti riconoscono il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile”.

“Io non voglio che i miei figli rimangano qui. Se rimangono qui sono sicuro che da grandi avranno problemi mentali. I miei figli non hanno futuro qui”

(G.S., rom)

Page 7: Esclusi e ammassati

Esclusi e ammassati

Il Piano Nomadi di Roma:un muro che divide i bambini dai loro diritti

12 13

Come ha spiegato il commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay, dopo la visita a Roma di un campo attrezzato: «Trasferire i rom dai campi abusivi a quelli ufficiali non è una soluzione adeguata, perché rimangono isolati dal resto della popolazione e hanno scarsissime opportunità di trovare un lavoro e migliorare la loro situazione». Nell’osservare per mesi il «villaggio attrezzato» di via di Salone ci si è resi conto come il pericolo sembra essere proprio quello dell’istituzionalizzazione di una dinamica discriminatoria e se-gregativa che non permette alle persone appartenenti alle comunità di rom e sinti di interagire in modo positivo con il resto della popolazione maggioritaria. LEGALITÀ e SOLIDARIETÀ: è stato que-sto il ritornello ripetuto dalle autorità alla presentazione del Piano Nomadi avvenuta proprio all’interno dell’ultima area ancora libera del campo di via di

Salone prima di essere occupata, nei mesi successivi, da container disposti in ordinate file. Quel giorno i rom presenti hanno applaudito. Ma dopo più di un anno è proprio la sicurezza, così come la soli-darietà, a essere latitante in uno spazio dove la rassegnazione, la rabbia e la frustrazione convivono negli ospiti con la speranza di poter avere una nuova possibilità. Una possibilità vera, auten-tica e concreta di uscire finalmente dal circuito infernale che rappresenta la vita in un ‘campo nomade’ o, come ci si osti-na a chiamarlo, «villaggio attrezzato». I luoghi di questo allontanamento e rimozione dal tessuto sociale urbano che si consuma in via di Salone 323, ben rappresentano la distanza dai diritti per i minori stabiliti dalle convenzioni internazionali, in particolar modo dalla Convenzione sui diritti dell’Infanzia fir-mata a New York il 20 novembre 1989.

Il campo è lontano da tutto, anche dai diritti

sia quindi inevitabile che i bambini del campo di via di Salone siano più vulnera-bili rispetto ad altri bambini cresciuti in ambienti sani, con più stimoli e occasio-ni. I disturbi di tipo psicologico sono tra le patologie più diffuse tra i bambini che vivono nei campi, disturbi quindi meno evidenti ma più insidiosi e pericolosi per la crescita della persona.Risulta chiaramente da numerosi studi e ricerche che le deprivazioni ambientali che i bambini devono affrontare in simili contesti producono un’alta percentuale di disturbi quali ansia, fobie, disturbi del sonno e dell’attenzione, iperattività e ritardo nell’apprendimento. Sono disturbi gravi e invalidanti per i bambini, che im-pediscono loro un pieno inserimento nella realtà sociale, creandogli forti difficoltà nella sfera relazionale.L’ambiente degradato di via di Salone non consente una crescita libera e consape-vole. In un luogo dove tutto è fermo e sempre uguale a se stesso, non c’è tempo evolutivo e manca quindi anche una reale possibilità di crescita. Inoltre al disordine sociale corrisponde anche una mancanza di regole accettate e condivise e vivere senza possibilità di istruzione adeguata e nella deprivazione, costringe i bambini a diventare troppo presto adulti:“Io non voglio che i miei figli rimangano qui. Se rimangono qui sono sicuro che da grandi avranno problemi mentali. Molte persone hanno problemi mentali qui. [...] Per i bambini qui è pericoloso: c’è tristezza, depressione, schizofrenia. Qui non si può vivere, c’è troppo stress, per le risse, per la paura a stare soli dei miei figli. Io non voglio che loro vivano male così. Se continueranno a vivere così qui staranno male, non c’è futuro per loro così. [...] Sono troppo chiusi qui e isolati. Io ho paura che crescendo possono stare male mentalmente; i miei figli non hanno futuro qui” (G.S., rom).

“Se metti le persone nei lager, lontane da tutto e da tutti, che integrazione ci può essere?”

(G.S., rom)

PATTo inTernAzionAle sui DiriTTi econoMici, sociAli e culTurAli(art. 12)“gli stati parti del presente patto riconoscono il diritto di ogni indi-viduo a godere delle migliori con-dizioni di salute fisica e mentale che sia in grado di conseguire”.

Page 8: Esclusi e ammassati

Esclusi e ammassati

Il Piano Nomadi di Roma:un muro che divide i bambini dai loro diritti

14 15

Al Piano Nomadi del Comune di Roma, un piano sul quale vengono impiegate ingenti risorse economiche (più di 20 milioni di euro) ed umane e che compor-ta sgomberi di massa da un insediamen-to a un altro, esistono molte alternative già sperimentate con successo in Italia e in Europa. Esse hanno tutte sei tratti comuni:

1. nell’arco temporale massimo di tre anni sono più economiche di quelle previ-ste per esempio dal Piano Nomadi;

2. prevedono la partecipazione diretta di piccoli gruppi familiari di rom, attraverso la realizzazione di micro-progetti;

3. richiedono il coinvolgimento diretto, e non filtrato dei rom che partecipano e condividono responsa-bilmente il progetto;

4. sono finalizzate all’uscita immedia-ta dall’insediamento abusivo o dal villaggio comunale;

5. prevedono sempre la realizzazione di un progetto individualizzato e con aiuto a scalare;

6.  prevedono un accompagnamento per favorire un’adeguata integrazione nel tessuto sociale attraverso inter-venti di mediazione e di sensibiliz-zazione.

Il progetto Abit-azioni, gestito dal

Comune di Torino attraver-so due cooperative, è stato finanziato dal ministero della Solidarietà Sociale. L’intervento, durato dal 2008 al 2010, ha previsto la presa in carico da parte di due operatori sociali di 21 famiglie rom con documenti in regola e un contratto di lavoro per consentire loro l’accesso ad alloggi affit-

tati nel mercato privato. Il progetto ha fornito la pos-sibilità di erogare un con-tributo individualizzato e a scalare per il canone mensile. È stato predisposto un fondo di garanzia per la copertu-ra dell’eventuale morosità e sono stati programmati incentivi: 1.600 euro per l’inquilino, a prescindere dal tipo di contratto e da 500 a 3.000 euro per il proprietario in base al tipo di contratto di locazione.

Nel 1999 otto famiglie

di sinti marchigiani a segui-to di uno sgombero da un insediamento di Roma sono state invitate dalle autorità comunali a trasferirsi nel campo allora autorizzato de La Barbuta dove risiedevano alcuni loro parenti. Non condividendo tale scel-ta, le famiglie sgomberate hanno deciso di elaborare un progetto abitativo auto-nomo con l’aiuto dell’Isti-tuto delle Francescane Missionarie di Maria che ha concesso loro un prestito di 80 milioni di lire. Le fami-glie si sono quindi adopera-te nella ricerca di un terreno idoneo, del suo acquisto nel comune di Mentana e della messa in opera dei lavori di urbanizzazione. Le fami-glie hanno anche stilato un

regolamento interno con la nomina di un portavoce.

L’amministrazione comunale e la chiesa locale si sono adoperate nella sensibilizza-zione dei residenti in vista dell’ingresso delle famiglie nel tessuto sociale della comunità.

Questa soluzione autonoma ha consentito il regolare svolgimento dell’attività lavorativa delle famiglie - spettacolo viaggiante e raccolta di materiale ferro-so - e ha favorito il percorso scolastico dei minori. In cinque anni il prestito è stato estinto e le famiglie attualmente residenti nel comune di Mentana sono perfettamente integrate nel tessuto sociale pur mante-nendo i tratti culturali della loro tradizione.

Alla luce della ricerca effettuata all’in-terno del «villaggio attrezzato» di via di Salone e delle azioni finora realizzate dal Commissario straordinario per l’emergenza nomadi e dal Comune di Roma e accura-tamente monitorate dall’Associazione 21 luglio è possibile concludere che il Piano Nomadi della capitale:

• ripropone un piano sociale identico nella sostanza a quelli che si sono succeduti a Roma negli ultimi 25 anni a partire dall’emanazione della legge regionale n. 82 del 1985 Norme in favore dei Rom;

• non opera una discontinuità con le

politiche precedenti, ma prevede l’utilizzo di risorse pubbliche per rea-lizzare nuovi spazi di segregazione e discriminazione denominati «villaggi attrezzati»;

• non indica l’elaborazione di efficaci politiche abitative;

• non fornisce una reale soluzione alle problematiche che riguardano le co-munità rom e sinte ma opera nell’in-tento prevalente di tranquillizzare l’opinione pubblica attraverso azioni comunque non efficaci;

• non ha prodotto alcun miglioramento dei percorsi scolastici dei minori rom;

• non ha prodotto alcun progetto

significativo di inclusione sociale;• non ha favorito una reale e democra-

tica partecipazione delle comunità rom e sinte coinvolte;

• ha suscitato preoccupazioni e critiche da parte di alcune autorevoli orga-nizzazioni da decenni impegnate nel terzo settore e nella difesa dei diritti umani: Amnesty International, Comu-nità di S. Egidio, Croce Rossa, ecc.;

• è basato su una politica i cui risul-tati sono esclusivamente sgomberi e trasferimenti di persone in luoghi dove non vengono rispettati i diritti umani, in particolare quelli dell’in-fanzia.

ConClusioni un piano alternativo C’ètorino

mentanaAlla luce dei risultati della ricerca e dell’esame dei recenti provvedimenti di sgombero previsti dal Piano Nomadi è stato possibile riscontrare chiare violazioni dei diritti dei minori salvaguardati dalle convenzioni internazionali. Le violazioni avvengono in cir-costanze in cui viene meno la tutela al superiore interesse dei minori. Esse riguardano: • il diritto a un alloggio

adeguato; • il diritto a un livello di vita

sufficiente per consentire lo sviluppo fisico, mentale e spirituale del bambino;

• il diritto al tempo libero, al gioco e a partecipare liberamente alla vita cultu-rale e artistica;

• il diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo;

• il diritto alla tutela; • il diritto all’educazione; • il diritto alla salute

e alla protezione.

la sospensione della rea-lizzazione di nuovi «vil-laggi autorizzati» per la «popolazione nomade»;

l’adeguamento immediato del campo di via di Salone secondo quanto previsto dalla normativa in mate-ria di spazio, sicurezza e salute;

la sospensione immediata degli sgomberi perché, così come finora realizzati, vio-lano i diritti dell’infanzia;

la ricerca e la realizzazio-ne di progetti pilota che, coinvolgendo direttamente piccoli gruppi familiari rom, sostengano la loro uscita dai villaggi attrezza-ti verso soluzioni abitative autonome.

RaccomaNdazIoNIL’Associazione 21 luglio chiede quindi una revisione completa del Piano Nomadi attraverso:

L’Associazione 21 luglio è convinta che, nelle politiche rivolte alle comunità di rom e sinti, la strada che porta a condizioni di LEGALITÀ e SOLIDARIETÀ passa sempre e comunque attra-verso il pieno rispetto dei DIRITTI UMANI.

1 3

2 4