Escatologia - Lezione 27^ Capitolo XI Lescatologia.

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Escatologia - Lezione 27^Escatologia - Lezione 27^

Capitolo XI

L’escatologia

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Signore, la morte è un mistero che sgomenta e non può non essere buono per il fatto che non

lo capiamo.

Per non lasciarci travolgere bisogna andare di là con chi va, invece di fissare il vuoto che è rimasto di qua e che cerca d'inghiottirci.

In fondo, è pietà per noi, più che per i nostri, che sono nella pace eterna. Ancoriamo il cuore alla preghiera. Non cerchiamo di capire, amiamo... I

morti vogliono questo da noi.

Primo Mazzolari

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Il corpo di Benjamin Franklin, tipografo

(come la copertina di un vecchio libro, usato nel suo contenuto e spogliato delle sue

lettere e dei suoi ori) giace in questo luogo; nutrimento per i vermi! L'opera non andrà tuttavia perduta, poiché, come lui credeva, essa apparirà nuovamente in una nuova e più bella edizione, riveduta e corretta dal

suo Autore!

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Introduzione

Il passaggio dal

De NovissimiDe Novissimi all’Escatologia

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Il termine Novissimis indica ciò che è ultimo, oltre il quale non c’è nulla.

Il termine escatologia è introdotto nel XVII sec. dal teologo luterano Abraham Calov

Definizione di questa parte della teologia:

L’escatologia è la traduzione dell’annuncio della fede circa il futuro definitivo dell’uomo, della sua storia e del suo mondo (in un sapere critico “provvisorio”); docta ignorantia futuri

(K. Rahner)

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Il manuale “De Novissimi” era strutturato su due parti: Il De Novissima hominis dove si considera il

destino individuale della persona:a) la morte b) il giudizio particolare c) la retribuzione: Inferno, Paradiso

(Purgatorio?)La retribuzione era la condizione intermedia per

passare poi alla seconda parte:

Il Novissima mundi dove si considera a) la parusia b) la risurrezione della carne c) il giudizio universale b) la palingenesi (trasformazione) dell’universo

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Sullo sfondo sta una concezione e un procedere di tipo cronologico:

→ morte persona→giudizio personale →

destinazionedestinazione

destinazione definitiva ← giudizio ← compiutacompiuta del mondo

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• Il trattato dava molte informazioni su tutti gli stati della morte e del post – morte: si poteva conoscere quasi tutto dell’aldilà.

Nel 1949 Congar scrive che “mancando di senso escatologico si era visto un insieme di cose poste dietro il velo della morte”.

si affermò sempre più una vera e propria specie di “fisica” delle ultime cose.

• Baus, ad esempio, nel XIX secolo tentò addirittura di calcolare il calore del fuoco dell’inferno. In questa prospettiva un ruolo grande era giocato dalla curiosità verso questi temi. Curiosità peraltro legittima, come facevano ad es. le anime a scottarsi?

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• Nel 1957 il testo di A. Piolanti testimonia questo modo di procedere (cfr. esempi vari) dove vi è una geografia dell’aldilà (ricca di immaginario popolare) e dove questo trattato era una appendice della teologia

Interessante! La difficoltà sta in che tipo di razionalità (scientifica) riconoscere a queste asserzioni escatologiche?

Esempi tratti dal manuale del Piolanti

1) Il giudizio particolare: “Il giudice è Cristo, non è necessario che Cristo

si sposti in loco della morte del defunto. Il giudizio viene dato mentalmente”

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2) Le doti dei corpi gloriosi

si pensava che i corpi gloriosi fossero dotati di note particolari quali: l’impassibilità, la chiarezza, l’agilità, la sottigliezza.

La più particolare è l’agilità. È la dote per cui i corpi avrebbero potuto muoversi con celerità e rapidità senza essere ostacolati. Per giustificare questa dote si faceva riferimento a

Is 40,31:“Ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza

stancarsi” e a 1 Cor 15,42-44

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3) Sul giudizio universale distingueva:

• Il modo: il comando di Dio e l’ultimo squillo di tromba, con un suono sensibile che sveglierà tutti i morti. La sentenza conclusiva: “Venite a me benedetti dal Padre mio – e – allontanatevi da me” (Mt 25,34.41) avverrà in modo sensibile, a voce, come nei tribunali.

• Il luogo del giudizio non è indicato e quindi ignoto, ma è fisico: tutti i morti correranno senza fatica.

Per Suarez è una pia opinione che tutti saranno radunati nella valle di Giosafat, che significa “Dio che giudicherà”.

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• Queste sono idee tratte da un manuale del 1950, ricavate dalla Scrittura e dalla tradizione, senza però tener conto dei generi letterari, già riconosciuti dall’enciclica Spiritus Paraclitus ()

• La Scrittura era una miniera dalla quale togliere materiale per la dogmatica.

• Facevano scuola l’immaginario guidato dalla paura e dalla fantasia

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• Anche nella liturgia e nella predicazione l’escatologia era presente ma solo in funzione morale:

- sollecitare la “comunione dei santi”, vivendo per i defunti alcune pratiche che li liberassero dalle pene del Purgatorio

- incutere “la paura” dell’Inferno.

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Verso una nuova impostazione

Nel 1957 Von Balthasar scrisse un articolo dal titolo Escatologia: “Attorno all’escatologia si muove tutta la riflessione teologica: è il segno segno dei tempidei tempi della teologia contemporanea”.

egli distingue l’ambito cattolico dall’ambito protestante: nella teologia protestante “l’ufficio escatologico fa le ore straordinarie”, nella teologia cattolica invece “l’ufficio è in via di ristrutturazione”, con una trattazione simile a quella scolastica, con una vasta letteratura, ma senza casi degni di interesse.

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Da dove si muove il rinnovamento? All’inizio del XX secolo nell’ambito

protestante s’introduce la nuova tematica escatologica del Regno di Dio

trascendenza

Regno di Dio

immanenza

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Weiss e Sweitzer: Gesù si aspettava l’irruzione del regno di Dio già al suo tempo, ma poi ha visto che si è sbagliato e l’ha posta dopo la sua venuta = l’escatologia di Gesù è una escatologia conseguente

Dodd = ritiene che Gesù annunciava una realtà trascendente, realtà che però si è resa già presente con la sua presenza e attività = si ha a che fare con un’escatologia realizzata

Jeremias mostra che nell’annuncio di Gesù c’è un’escatologia realizzantesi, c’è qui, è presente, ma anche si realizzerà in pienezza nel futuro. È il concetto del già e non ancora!

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nella linea del Regno di Dio gli sviluppi di Barth, Bultmann, Culmann:

Il Regno di Dio è l’eschaton presenzializzato

1) l’escatologia è l’irruzione nella storia di una realtà trascendente

2) con Cristo è entrato nel tempo l’attimo eterno purché diventiamo credenti

3) l’eternità non è collocata alla fine del tempo, ma combacia ogni attimo

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l’eschaton

“è la trascendenza che è contemporanea ad ogni attimo e che può qualificare ogni attimo se

da lei ci facciamo provocare ogni istante”

(K. Barth)

le categorie escatologiche (futuro, eschaton, parusia, giudizio, risurrezione dai morti)

sono eventi che accadono anche oggi: non è al termine la realizzazione, ma qui ed ora

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IL RAPPORTO TEMPO-ETERNITIL RAPPORTO TEMPO-ETERNITÀÀ

schema profanoschema profano

ETERNITÀ

TEMPO

CRISTO “DIETRO”

24-4-2010

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L’escaton → è realtà trascendente che fa

irruzione nella storia

che si accoglie con la fede

viene smentita la teologia per cui la storia trova un senso a partire dal compimento che è fuori-sopra la storia, invece il senso della storia è nel presente puntuale

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Rinnovamento nell’ambito cattolico: tre nomi

Y. Congar in un articolo dedicato al Purgatorio nel 1949 critica le concezioni manualistiche che fondavano la dottrina in particolare sul passo di

Mt 5, 26: “in verità ti dico, non uscirai di là [prigione] finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!”

Nell’esegesi di questo brano si trova

→ un “cosismo” escatologico: qualcosa su come sarà l’al di là

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• Per Congar invece per capire il Mistero del Purgatorio (e tutte le asserzioni escatologiche) è necessario riflettere sul mistero pasquale e parusiaco = ricentramento cristologico

• Escatologia vista nella cornice del passaggio di Cristo al Padre che giunge a compimento come “capo” di tutto il corpo (Ef: pleroma)

c’è una dimensione collettiva del compimento e si capovolge lo schema del manuale che partiva dalla sorte individuale

in primo piano sta quindi una

→ escatologia collettiva

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H.U. von Balthasar (1957)Egli mostra la necessità di de-cosmologizzare la

escatologia: La fedeltà alla rivelazione e alla fede porta a

liberare le asserzioni escatologiche da tutto ciò che portavano con sé di fisico, che è prettamente del mondo

l’escatologia va pensata cristologicamente (recependo l’istanza di Barth)

gli escata (paradiso, inferno…) non sono più eventi tragici che devono accadere e non sono pensati in modo figurativo

tutta la teologia è connotata dalla dimensione escatologica (non basta aggiungere un capitoletto finale…)

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J. Danielou riprende la dimensione storica-cronologica:

• il cristianesimo non è solo incarnazione (cioè immerso nella storia) ma è in primis escatologia (cioè oltre la storia)

• il cristianesimo non è solo rivelazione dell’incar-nazione, ma rivelazione del tempo escatolo-gico: l’ultima fase del processo storico

• ci troviamo già nel tempo escatologico (cfr Culmann)

• l’escatologia è la novità che si introduce nella storia: con l’evento Cristo la storia ha già preso il suo orientamento definitivo

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• il cristianesimo in questa prospettiva appare come la conclusione della storia: in rapporto a esso tutto è superato, poiché Cristo è già il definitivo

• Il cristianesimo è la verità definitiva: viene reintrodotto l’eschaton nella storia e quindi si restituisce all’evento Gesù Cristo la sua valenza “insuperabile” : Cristo è l’eschatos = l’ultimo, il definitivo (non si attende un altro)

• L’escatologia è la trascendenza già entrata nella storia: di qui la dimensione escatologica del presente, ma anche la continuità tra ciò che stiamo vivendo e il destino oltre la morte.

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Gli elementi sintetici che si colgono nell’escatologia cattolica sono:

un ritorno al centro del mistero: Cristo Egli è la persona ultima e gli eschata sono

riferiti a lui. Siccome il mistero di Cristo si compie nella

Pasqua è da qui che si ripensa il mistero dell’uomo:

Cristo in quanto risorto, cosa introduce nella storia degli uomini?

Che rapporto c’è tra la storia umana di Gesù Cristo e la sua parusia (1^ e 2^ venuta)?

Cosa determina la parusia di Cristo per la storia e per l’umanità?

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viene rivalorizzata la dimensione comunitaria (escatologia collettiva)

riprendendo la patristica e la teologia alto-medievale

la linea della escatologia individuale ha dominato il II millennio perché nella costituzione Benedictus DeusBenedictus Deus (29 gennaio 1336) di Benedetto XII si determinava il destino dell’anima subito dopo la morte

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riconsiderazione della prospettiva antropologica

L’uomo è “misurato” in rapporto a Gesù Cristo

• L’eschaton è la condizione dell’uomo nella Parusia di Cristo

• salvezza e condanna (a livello escatologico) non sono sullo stesso piano

l’escatologia dice riferimento soprattutto alla dimensione di salvezza

l’escatologia è in altre parole il compimento della salvezza in Cristo

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• La sintesi di questi tre elementi è raffigurabile in tre caratteristiche della trattazione escatologica:

1) Superamento del duplice ordine (naturale /sopranaturale): nell’uomo c’è un unico fine che è quello soprannaturale-cristologico (cf GS 22)

2) L’uomo si compie nella totalità del corpo di Cristo = la retribuzione del singolo dunque può essere compresa alla luce della retribuzione collettiva

3) L’uomo nella sua totalità è il soggetto del compimento: non sì dà un’escatologia solo del corpo o solo dell’anima ma ogni affermazione relativa ad un aspetto dell’uomo riguarda tutto l’uomo.

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L’escatologia del Concilio Vaticano IITesi centrale:Le asserzioni escatologiche del Vaticano II hanno

come elemento fondamentale la cristologia che getta la sua luce sull’ecclesiologia e sulla antropologia

ecclesiologia cristologia antropologiaLa figura globale dell’escatologia del Vaticano II

è data dall’ecclesiologia, dalla cristologia e dall’antropologia nella fase del compimento.

Individuiamo 4 nuclei:

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1) Cristo è l’inizio dei tempi nuovi una svolta per/nella storia = l’eschaton è qui• questa prospettiva si trova in LG 48 Già dunque è arrivata a noi l’ultima fase dei tempi

(cfr. 1 Cor 10,11). La rinnovazione del mondo è irrevocabilmente acquisita e in certo modo reale

è anticipata in questo mondo: difatti la Chiesa già sulla terra è adornata di vera santità,

anche se imperfetta. Si pensa la storia in una successione dei tempi

salvifici sulla quale si innesta la Chiesa. La Chiesa appare come “unità nuova” del

genere umano nei “tempi nuovi” (ultimi) segnati dalla presenza del Regno di Dio del

quale la Chiesa è il germe

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2) Cristo è il paradigma dell’uomo compiuto

GS 22

e lo è sia nella sua dimensione terrena

solamente nel mistero del solamente nel mistero del Verbo incarnatoVerbo incarnato trova trova vera luce il mistero dell'uomovera luce il mistero dell'uomo

che nella risurrezione

diventando diventando conformeconforme al Cristo nella morte, così al Cristo nella morte, così anche andrà incontroanche andrà incontro alla risurrezione alla risurrezione fortificato dalla speranza fortificato dalla speranza

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3) In Cristo trova soluzione l’enigma della morte

• La morte è l’interruzione più radicale, ma guardando a Cristo, si coglie una via d’uscita

• La morte è da intendere come conclusione dell’unico itinerario terreno:

«Siccome poi non conosciamo né il giorno né l’ora, bisogna come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché finito l’unico corso della

nostra vita terrena (Eb 9,27), meritiamo con Lui di entrare al banchetto nuziale» (GS 18)

• La morte che trova il suo senso, grazie e Cristo, non interrompe le relazioni con coloro che sono in cammino (la “comunione dei santi”)

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4) Grazie a Cristo e in Cristo, giunge a compimento ciò che l’uomo opera in questo mondo

Cfr. GS 39Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e

l’umanità e non sappiamo in che modo sarà trasformato l’universo. Sappiamo però dalla

Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova.

L’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel

lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo della umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione, che

adombra il mondo nuovo.

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Per una corretta metodologia in escatologia

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Linee per un’ermeneutica

delle asserzioni escatologiche

La convinzione religiosa della Vita eterna (e i concetti vicini di: giudizio, destino eterno…)

non è garantita da osservazioni dimostrabili empiricamente (reportage dell’al di là che assomiglia troppo all’al di qua!)

Come si può fondare

la conoscenza escatologica?

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Premessa: fonti delle affermazioni circa la conoscenza escatologica:

• non sono delle prognosi (“futurologia” che rimane infratemporale)

• non sono delle predizioni (rivelazioni segrete particolari: Nostradamus, Swedenborg)

• né proiezioni dei desideri dell’uomo, alla ricerca di immagini escatologiche (ricerca di un futuro contrastante con l’esperienza insopportabile della miseria presente, al fine di poterla sopportare)

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• né i racconti dei clinicamente morti si è fatta strada una “scienza” empirica “della

morte”, la cosiddetta “tanatologia” (dal greco “thànatos”, morte), che si occupa degli aspetti psichici e sociali del morire

ci ha messo a contatto con esperienze di reviviscenza dalla morte; secondo tale “scienza”, in quella fase di passaggio tra l’aldilà e il di qua, qualcuno può aver visto qualcosa che è da raccontare

una conoscenza di questo tipo non è esperienza di eschaton, perché da lì non si torna.

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• né le visioni apocalittiche delle sette marginali

i movimenti neoapocalittici (cfr Testimoni di Geova) pensano di utilizzare i testi apocalittici della Bibbia come reportage di ciò che accadrà. Anche la fonte apocalittica non è la fonte della nostra ricerca.

Rimane il linguaggio della speranzalinguaggio della speranza: la fonte della nostra conoscenza dell’aldilà sta nelle promesse bibliche che asseriscono che Dio condurrà al compimento finale la storia universale e la storia particolare del singolo

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Asserzioni escatologiche:

1) La prospettiva bultmaniana che riduce l’asserzione escatologica a qualcosa di già avvenuto nell’esistenza del singolo, non corrisponde alle asserzioni escatologiche bibliche che intendono una realtà non ancora sopravvenuta.

Le asserzioni escatologiche sono anche, ma non solo, asserzioni esistenziali

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2) Le asserzioni escatologiche riguardano situazioni definitive

Questo spiega perché il purgatorio non entrava nei quattro novissimi

perché è una posizione di passaggio (congiunto alla dottrina della purificazione)

Inoltre, la proposizione prende posizione contro l’idea millenaristica, che è sempre stata una grande tentazione.

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3) Le asserzioni escatologiche hanno per oggetto Dio, e cioè sono teologicheteologiche

Dio è ‘l’ultima realtà’ (escathon) della creatura. Egli è il cielo per quanti lo raggiungono, l’inferno per quanti lo perdono, il giudizio per quanti sono esaminati, il

purgatorio per quanti sono purificati. Egli è colui per cui il finito muore e mediante il quale risorge per Lui e in Lui. E lo è nel modo in cui si rivolge al mondo, cioè nel suo Figlio Gesù Cristo, che è la ‘manifesta-

zione definitiva’ (eschatos) di Dio e quindi il compendio delle ‘ultime realtà’ (eschata).

(H.U. von Balthasar)

Gli eschata non riguardano cose, luoghi, tempi ma dicono l’agire di Dio nei confronti dell’umanità e del cosmo (= la relazione definitiva Dio-uomo).

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4) Le asserzioni escatologiche sono antropologicheantropologiche perché relative all’uomo e alla sua condizione di totalità

non c’è dunque una escatologia dell’anima che non sia escatologia del corpo

e non c’è una escatologia dell’uomo che non sia anche un’escatologia del mondo.

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5) Le asserzioni escatologiche suppongono la concezione di Dio come:

Principio Dio ha dato principio a tutto l’uomo ritorna là da dove è venuto Misura il compimento dell’uomo non trova in lui il suo

paradigma è Cristo che dice qual è la pienezza Compimento dell’uomo l’uomo non ritorna così come è venuto, ma dopo la

sua storia terrena (il pellegrinaggio) che lo ha modellato (percorso da immagine a somiglianza)

Dio può ri-dare principio = colui che è Creatore è anche Risuscitatore

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6) Le asserzioni escatologiche mettono in conto la struttura di libertà dell’uomo, (la quale non può essere esclusa), che è come dire che nella determinazione del suo eschaton concreto, l’uomo è in gioco, non è un partner passivo

se tale libertà non venisse inclusa, le asserzioni escatologiche non avrebbero a che fare con quelle antropologiche (nell’oggi è deciso il futuro)

non possiamo tralasciare l’influsso della libertà dell’uomo; proprio a motivo di ciò, le asserzioni escatologiche hanno una valenza anche attuale (il futuro decide dell’oggi)

l’annuncio tradizionale manteneva vivo il collega-mento etico: “come vivi, così muori”

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7) Sono asserzioni escatologiche positive, di compimento, riguardano la salvezza e la spe-ranza per tutti e non sono da porre sullo stesso piano quelle relative alla perdizione

ma siccome è in gioco la libertà dell’uomo, bisogna tener conto di un possibile esito di fal-limento (= dannazione come autoesclusione)

La Chiesa ha il compito di annunciare la salvezza universale in Cristo, ma questo non la autorizza ad affermare che tutti si salvano (anche coloro che non lo vorrebbero).

NB: la Chiesa non ha mai fatto dichiarazioni ufficiali circa un soggetto particolare che sarebbe dannato, mentre canonizza i santi.

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8) Le asserzioni escatologiche delineano il com-pimento assumendo i parametri del presente nella forma della continuità

cioè riguardano il compimento della salvezza che già viviamo (es. concetto di “comunio-ne” non solo nella fede, ma nella visione)

e della contrapposizione riguardo alle espe-rienze della salvezza che ora non percepiamo (es. nell’Ap: “non vi sarà più né dolore, né lutto, né pianto”)

Noi vediamo solo il presente e questo si pre-senta a noi nella forma del positivo e del negativo.

Nell’eschaton non ci sarà più il negativo.

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Lo conferma la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Alcune questioni di escatologia, 17 maggio 1979

Né le sacre Scritture né la teologia ci offrono lumi sufficienti per una rappresentazione dell’aldilà. Il cristiano deve tenere fermi saldamente due punti essenziali: egli deve credere, da una parte, alla

continuità fondamentale che esiste, per virtù dello Spirito Santo, tra la vita presente nel Cristo e la vita futura (in effetti, la carità è la legge del regno di Dio,

ed è precisamente la nostra carità quaggiù che sarà la misura della nostra partecipazione alla gloria del

cielo); ma, d’altra parte, il cristiano deve discernere la rottura radicale tra il presente e il futuro in base al fatto che, al regime della fede, si sostituisce quello della piena luce: noi saremo col Cristo e «vedremo

Dio» (cfr. 1Gv 3,2), promessa e mistero inauditi in cui consiste essenzialmente la nostra speranza. Se la nostra immaginazione non vi può arrivare, il nostro

cuore vi giunge d’istinto e in profondità.

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9) Il luogo privilegiato nel quale sorgono le asser-zioni escatologiche è l’esperienza del male.

Di fronte ad essa nasce la reazione: non deve essere così! La persona percepisce di essere “protesa oltre”. Essa non può realizzarsi se non parzialmente nella fase storica, che è in contraddizione con i desideri più forti e con il criterio della giustizia (= la storia non è come dovrebbe essere)

L’esperienza storica non può essere la parola “ultima”. Questa nostalgia, che è ravvivata dalla speranza, è correlata alle asserzioni escatologiche

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10) Le asserzioni escatologiche sono strutturate in forza di un triplice riferimento:

verso il passato (l’azione compiuta da Dio): passione – morte – risurrezione di Cristo: il male non è stato la parola definitiva

verso l’alto: la persona/storia umana ha a che fare col mistero di Dio (non finisce tutto dentro la storia terrena: cfr. le “formule di contrasto” di Atti: Voi lo avete ucciso…ma Dio lo ha risuscitato)

verso il futuro: prospettiva del desiderio di vincere la morte

Le asserzioni escatologiche cristiane hanno come riferimento la Risurrezione di Gesù. Questo elemento del passato viene dall’alto e sarà il nostro futuro!

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11) Le asserzioni escatologiche fanno uso necessariamente di immagini perché sono relative a situazioni non ancora date e quindi solo immaginate. Sono di due tipi:

• Si tratta di immagini omogenee che stabilis-cono una continuità con la nostra esperienza quotidiana (es. il “banchetto” come rappresen-tanza del Regno di Dio)

• Sono immagini originali che non trovano ris-contro nella vita quotidiana e sono “pure co-struzioni” (il drago, l’angelo che mette un piede sulla terra e uno sul mare). Hanno lo scopo di far vedere la discontinuità con la realtà e dicono la cifra dell’alterità.

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Infatti:Congregazione per la Dottrina della Fede, Alcune

questioni di escatologia 1979

In ciò che concerne le condizioni dell’uomo dopo la morte, c’è da temere particolarmente il

pericolo di rappresentazioni fantasiose e arbitrarie, perché i loro eccessi entrano, in gran

parte, nelle difficoltà che spesso incontra la fede cristiana. Tuttavia, le immagini usate nella sacra Scrittura meritano rispetto. E’

necessario coglierne il senso profondo, evitando il rischio di attenuarle eccessivamente,

il che equivale spesso a svuotare del loro contenuto le realtà che esse designano.

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12) Le asserzioni escatologiche sono asserzioni teologiche e antropologiche che nel contesto cristiano trovano il loro punto di incontro nelle asserzioni cristologiche proiettate sull’oriz-zonte del futuro.

• La cristologia ci serve per comprendere tutte le asserzioni escatologiche: es. per Paolo la formula “saremo con Cristo” (Fil 1,26) usata sia in termini individuali che collettivi

• Il criterio di verità delle asserzioni escatolo-giche lo si coglie nel rapporto con le asserzioni teologiche, cristologiche e antropologiche. Vedi la citazione di Bulgakov:

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“Il cammino del mondo verso la pienezza del proprio essere è segnato da tre compimenti: la creazione del mondo dal Padre mediante il Figlio nello Spirito Santo; la sua unione con Dio tramite l’Incarnazione del Figlio inviato dal Padre e compiuta dallo Spirito Santo, che unisce nel Cristo le due nature, quella divina e quella umana, e, in quest’ultima, quella di

tutto il mondo «riassunto o concentrato» nell’uomo; e, infine, la trasfigurazione del mondo, cioè la sua

definitiva divinizzazione, con la piena trasparenza nei confronti della Sapienza divina mediante lo Spirito

Santo, mandato dal Figlio da presso il Padre”

(S.N. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello, tr. it. cit., 616-7).