Esame di Teoria e tecnica della traduzione 2014 La cura ... · Analis i e commento dei sottotitoli...

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1 Laura Marsicano, II anno Laurea in Mediazione Linguistica e Culturale Esame di Teoria e tecnica della traduzione 2014 La cura : «And viddy films I would » Analisi e commento dei sottotitoli italiani, spagnoli e portoghesi di una scena tratta da Arancia meccanica (film di Stanley Kubrick, 1971) 1. Introduzione........................................................................................................................................ pag. 1 2. Quadro concettuale............................................................................................................................. pag. 2 3. Raccolta dati........................................................................................................................................ pag. 2 4. Analisi.................................................................................................................................................. pag. 3 5. Conclusioni..........................................................................................................................................pag. 11 6. Bibliografia.......................................................................................................................................... pag. 12 7. Appendice.......................................................................................................................................... pag. 12 Scopo di questa tesina è indagare sulle differenti strategie e scelte traduttive (e, necessariamente, anche sulle relative problematiche di resa) che entrano in gioco durante l’operazione di trasposizione linguistica dei sottotitoli di un film, tipologia di testo audiovisivo forse tra le più apprezzate. L’opera cinematografica in questione è “Arancia meccanica” (titolo originale “A Clockwork Orange”), il nono lungometraggio di Stanley Kubrick realizzato nel 1971 e tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess (1962) ; la scena che ho scelto di analizzare è quella della “cura”, una fra le mie preferite della pellicola in quanto, a mio avviso, la più “ricca” ed esemplificativa sia sul piano concettuale e contenutistico che su quello linguistico. A tal proposito, le lingue per le quali ho optato sono quella italiana (di cui sono parlante madrelingua), spagnola (di cui ho una conoscenza di livello B1) e portoghese (lingua che ho scelto perché trovo particolarmente interessante e piacevole, sebbene il mio livello di conoscenza della stessa sia pressoché nullo). A queste si aggiunge tuttavia, seppur parzialmente, una quarta lingua (o quinta, se si considera anche quella del prototesto) : il russo. Questo perché uno degli elementi che più di ogni altro caratterizza “Arancia meccanica” è il cosiddetto nadsat, slang ideato da Burgess che si presenta come una sorta di “versione russificata dell’inglese”, con termini mutuati dalla lingua russa ed altri completamente inventati ; nonostante nel romanzo sia impiegato in misura maggiore rispetto alla versione cinematografica, questo gergo stravagante è comunque ampiamente ripreso anche dal regista e parlato esclusivamente da Alex, il protagonista, e dai Drughi, suoi compagni di scorribande. Alla luce di ciò, pertanto, nel discutere alcuni dei punti della scena in esame che a mio parere meritano uno sguardo più attento in relazione alle varie strategie adoperate durante il processo di traduzione e ai diversi risultati che ne conseguono, tenterò di focalizzarmi in particolar modo su quelle scelte traduttive che si rivelano essere più ardue poiché determinate dalla presenza di uno slang artificiale.

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Laura Marsicano, II anno Laurea in Mediazione Linguistica e Culturale

Esame di Teoria e tecnica della traduzione 2014

La cura : «And viddy films I would » Analisi e commento dei sottotitoli italiani, spagnoli e portoghesi di una scena tratta da

Arancia meccanica (film di Stanley Kubrick, 1971)

1. Introduzione........................................................................................................................................ pag. 1

2. Quadro concettuale............................................................................................................................. pag. 2

3. Raccolta dati........................................................................................................................................ pag. 2

4. Analisi.................................................................................................................................................. pag. 3

5. Conclusioni..........................................................................................................................................pag. 11

6. Bibliografia.......................................................................................................................................... pag. 12

7. Appendice.......................................................................................................................................... pag. 12

Scopo di questa tesina è indagare sulle differenti strategie e scelte traduttive (e, necessariamente, anche sulle

relative problematiche di resa) che entrano in gioco durante l’operazione di trasposizione linguistica dei

sottotitoli di un film, tipologia di testo audiovisivo forse tra le più apprezzate. L’opera cinematografica in

questione è “Arancia meccanica” (titolo originale “A Clockwork Orange”), il nono lungometraggio di Stanley

Kubrick realizzato nel 1971 e tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess (1962) ; la scena che ho scelto

di analizzare è quella della “cura”, una fra le mie preferite della pellicola in quanto, a mio avviso, la più “ricca”

ed esemplificativa sia sul piano concettuale e contenutistico che su quello linguistico. A tal proposito, le lingue

per le quali ho optato sono quella italiana (di cui sono parlante madrelingua), spagnola (di cui ho una

conoscenza di livello B1) e portoghese (lingua che ho scelto perché trovo particolarmente interessante e

piacevole, sebbene il mio livello di conoscenza della stessa sia pressoché nullo). A queste si aggiunge tuttavia,

seppur parzialmente, una quarta lingua (o quinta, se si considera anche quella del prototesto) : il russo. Questo

perché uno degli elementi che più di ogni altro caratterizza “Arancia meccanica” è il cosiddetto nadsat, slang

ideato da Burgess che si presenta come una sorta di “versione russificata dell’inglese”, con termini mutuati

dalla lingua russa ed altri completamente inventati ; nonostante nel romanzo sia impiegato in misura maggiore

rispetto alla versione cinematografica, questo gergo stravagante è comunque ampiamente ripreso anche dal

regista e parlato esclusivamente da Alex, il protagonista, e dai Drughi, suoi compagni di scorribande.

Alla luce di ciò, pertanto, nel discutere alcuni dei punti della scena in esame che a mio parere meritano uno

sguardo più attento in relazione alle varie strategie adoperate durante il processo di traduzione e ai diversi

risultati che ne conseguono, tenterò di focalizzarmi in particolar modo su quelle scelte traduttive che si rivelano

essere più ardue poiché determinate dalla presenza di uno slang artificiale.

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Per testo (o documento) audiovisivo s’intende qualsiasi testo che combini, attraverso una messa in scena, più

linguaggi : quello verbale, quello visivo e quello sonoro. Saranno quindi testi audiovisivi non soltanto film,

documentari, programmi televisivi, videogiochi e cartoni animati, ma anche, per esempio, il teatro e l’opera ; in

altri termini, tutti quei prodotti in cui si evidenzia il fondamentale ruolo che l’informazione non verbale (gesti,

suoni, colori, movimenti) riveste, unita alla sua interdipendenza con l’elemento verbale.

Detto questo, parlando di traduzione audiovisiva si designeranno “tutte le modalità di trasferimento linguistico

che si propongono di tradurre i dialoghi originali di prodotti audiovisivi per renderli accessibili a un pubblico

più ampio”. E proprio perché si assiste a una presenza simultanea di codici, la difficoltà che il traduttore del

testo audiovisivo si trova ad affrontare è notevole : questi deve, infatti, essere in grado di gestire attentamente e

“incanalare” le diverse componenti semiotiche in maniera tale da consentire al destinatario del prodotto

audiovisivo di usufruire contemporaneamente di tutti i segnali e, dunque, di comprendere il messaggio nella

sua globalità (tenendo chiaramente conto anche dell’elemento sociale e di tutti quegli altri fattori di natura

diatopica, diastratica e diafasica generalmente presenti). I procedimenti di traduzione audiovisiva ad oggi più

noti sono il doppiaggio (dubbing), l’oversound, la sottotitolazione e la sopratitolazione.

Entrando adesso più nello specifico per trattare di sottotitolazione, occorre precisare che la trasposizione dei

sottotitoli non consiste in una traduzione interlineare delle battute originali di un dialogo, bensì in una loro

sintesi : trattandosi, infatti, del passaggio da un codice (quello sonoro, anche se nato in formato scritto nel

copione) a un altro (quello visivo), il traduttore dovrà prendere ben in considerazione i limiti imposti da tale

cambio (spazio e tempo sullo schermo circoscritti, per fare un esempio) se vuole che la trasposizione e la resa

finale risultino quanto più corrette possibile. Le modifiche saranno compiute attraverso il cosiddetto metodo

della compressione, vale a dire attraverso la riduzione del numero delle parole, cercando, comunque, di

ridurre al minimo le “perdite” di significato per non stravolgere il messaggio originale. Altro aspetto da non

sottovalutare è il fatto che lo spettatore deve contemporaneamente osservare le immagini, ascoltare il sonoro in

una lingua che non conosce (o che conosce solo in parte) e leggere il testo in sovraimpressione sullo schermo :

lavoro certamente non da poco e che richiede grande concentrazione. Per questo motivo, il traduttore dovrà

anche avere cura di “normalizzare” le battute, in altre parole di utilizzare espressioni meno “colorite” e

ridondanti rispetto al sonoro al fine di rendere il tutto più semplice e immediato all’occhio del destinatario.

Ora, nell’analisi che andrò a svolgere dei sottotitoli, avrò modo di affrontare, mediante i corrispettivi esempi

tratti dai testi in appendice, le problematiche di traduzione che ho sopraelencato. Comincerò con l’esporre il

modello di analisi proposto da Christiane Nord (1988),

denotando alcuni elementi interni ed esterni al prototesto in

questione ; successivamente, facendo opportuni riferimenti

anche alle tecniche traduttive di sottotitolazione enumerate da

Henrik Gottlieb (1992), indicherò di quali di queste ho

riscontrato applicazione, in particolare nella traduzione alle altre

lingue dei termini nadsat.

L’unica fonte dalla quale ho attinto per il reperimento e l’analisi

dei sottotitoli è l’edizione in DVD del film, non essendo riuscita

a scaricarne altri da nessun sito per poter realizzare un eventuale

confronto (tra i vari siti avevo valutato utile, per scaricare i

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sottotitoli in lingua russa non presenti all’interno del DVD, http://subtitlesbank.com/it/subtitles/movieid-2339/ -

ultima consultazione 07/02/2014 ; tuttavia, non essendo certa dell’affidabilità del sito stesso, non me ne sono

servita). Stesso discorso per quanto riguarda i profili di chi ha realizzato le traduzioni analizzate, non reperibili

sul web : secondo l’unica indicazione fornita nel DVD, la trasposizione di tutti i sottotitoli è stata realizzata dalla

Gelula/SDI.

Un sito che mi è stato

invece di aiuto nella

ricerca di alcuni

termini nadsat è

http://www.orizzontiku

brickiani.it/Diznadsat.h

tml, che ho consultato

per l’ultima volta il

07/02/2014.

Prototesto : INGLESE (sonoro)

Traduzioni : ITALIANO (sottotitoli) ; SPAGNOLO (sottotitoli) ; PORTOGHESE (sottotitoli)

4.1 Analisi secondo il modello proposto da Christiane Nord (1988)

È ormai chiaro che, sentendo parlare di “traduzione”, l’idea che balza per prima alla nostra mente è quella del

passaggio da una lingua a un’altra. Ed è inconfutabile : l’atto del tradurre implica il coinvolgimento di due (o

più) lingue. Ma quello che il più delle volte ci sfugge quando ci troviamo a svolgere una traduzione, anche

semplicissima, è che il coinvolgimento riguarda anche le due (o più) culture proprie delle lingue di cui ci

stiamo occupando ; ed è talmente scontato che finiamo per non pensarci. Per questa ragione, ogni volta che il

traduttore si troverà a svolgere la sua “missione” (sia questa tradurre un libro, o un fumetto, o un film), sarà

doverosa una riflessione preliminare su tutti quegli elementi interni ed esterni al prototesto (primo tra tutti lo

scopo dell’emittente/autore dell’originale) rilevanti per la traduzione e che, una volta analizzati, saranno

trasmessi a un metatesto che dovrebbe riprodurre lo stesso effetto nella lingua d’arrivo. Questo “modello di

analisi funzionalista” è stato teorizzato da Christiane Nord (1988) e consiste, più precisamente, nell’esaminare

congiuntamente tutti i fattori, esterni e interni al testo (argomento, autore, cultura di partenza, destinatario-

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modello, finalità, canale comunicativo etc.), in un continuo riesame delle informazioni ottenute, relazionandole

fra loro per arrivare, alla fine del procedimento, a scegliere l’approccio traduttivo più adeguato. Il processo di

traduzione, secondo la teorica tedesca, segue dunque un percorso ciclico.

Su questa base procederò ora alla realizzazione di un elenco, nel quale inserirò alcuni elementi esterni e interni

al prototesto della scena che ho scelto (e della pellicola in generale) :

ELEMENTI ESTERNI AL PROTOTESTO

o Emittente/autore Stanley Kubrick ;

o Destinatario modello il tipo di pubblico non è ben delineato, facendo quindi supporre la presenza

di una cerchia di destinatari piuttosto estesa. Tuttavia, considerando l’argomento, gli spunti alla

riflessione che il film offre e la complessità di linguaggio, ciò che si evince è che, con molta probabilità,

il target sarà un pubblico con una capacità di giudizio e di analisi che non può essere prerogativa, ad

esempio, di bambini e adolescenti ;

o Informazioni su luogo e tempo la vicenda si sviluppa sullo sfondo di una Londra distopica e

futuristica per l’epoca (si pensa comunque sia ambientata intorno agli anni Settanta, quindi in un

futuro abbastanza vicino).

ELEMENTI INTERNI AL PROTOTESTO

o Argomento le vicende di Alex, giovane criminale trasformato previo lavaggio del cervello da

individuo amorale qual era a cittadino rispettabile, ma in realtà privato del “libero arbitrio” da una

società che da vittima diverrà carnefice ;

o Contenuto (della scena in esame) la scena che ho scelto di analizzare è la scena del trattamento

Ludovico, il programma di “rieducazione” dei criminali lanciato dal nuovo Governo in carica e a cui

Alex viene sottoposto dopo essersi proposto lui stesso (la cura nient’altro è che un pretesto per uscire

anticipatamente dal carcere) ;

o Caratteristiche linguistiche e stilistiche del prototesto il linguaggio utilizzato è senza dubbio

complesso per quanto è affascinante, non tanto a livello sintattico quanto a livello lessicale : la pellicola

è infatti interamente pervasa dalla presenza del gergo artificiale nadsat, che crea un effetto di

straniamento nello spettatore che non ne conosce il vocabolario. La traduzione dovrà, pertanto, essere

più mirata in questo caso.

Questi (e tanti altri) sono i fattori a cui il traduttore dovrà sottostare per garantire una traduzione quanto più

completa, corretta e soddisfacente ; d’altra parte, si parla pur sempre di una “medium-constrained translation ”

(traduzione subordinata al mezzo).

E per quanto riguarda lo scopo dell’autore, che abbiamo detto essere la condicio sine qua non del modello di

analisi proposto da Nord? In questo lascio la parola al maestro Kubrick, che affermò che "L'idea centrale del

film riguarda il problema della libertà di scelta. Se veniamo privati della possibilità di scelta tra il bene e il male

perdiamo la nostra umanità ? Diventiamo, come suggerisce il titolo, un' arancia meccanica ? [...] Alex

rappresenta l'inconscio, l'uomo allo stato naturale. Con la cura Ludovico è stato civilizzato, e la malattia che ne

segue può essere vista come la nevrosi imposta dalla società”.

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4.2 Analisi secondo le tecniche traduttive enunciate da Gottlieb (1992)

Sulla base delle osservazioni fatte all’interno del quadro concettuale in merito alle problematiche tipiche della

trasposizione in sottotitoli e agli approcci comunemente adottati per tradurre, si evince che il destinatario ha la

priorità assoluta : ampio spazio, infatti, è lasciato agli adattamenti (ma sempre cercando di non “alterare”

troppo il prototesto), allo scopo di facilitare lo spettatore nella comprensione mentre questi è impegnato nella

decodifica di codici semiotici diversi.

Il traduttologo danese Henrik Gottlieb elencò, nel 1992, nove strategie traduttive da applicare nel passaggio

dalle battute originali al testo per i sottotitoli :

- l’aggiunta di spiegazioni ;

- il cambiamento di qualche elemento della frase, necessario nel passaggio dalla lingua di partenza a

quella di arrivo ;

- la traduzione letterale (tradurre parola per parola il prototesto) ;

- la riproduzione di alcuni tratti della lingua di partenza ;

- l’imitazione di suoni insoliti per entrambe le lingue ;

- l’uso di mezzi linguistici diversi per mantenere lo stesso effetto ;

- la sintesi del testo originale, senza perdite di significato ;

- l’eliminazione di una parte del testo originale contenenti significati non essenziali ;

- l’eliminazione totale di una parte di testo con perdita di significati.

Procediamo adesso all’analisi relativa alla traduzione interlinguistica dei nostri sottotitoli, e cioè alla loro

trascrizione in una lingua diversa da quella del prodotto originale.

Nel fare ciò prenderò in esame il dialogo della sceneggiatura originale, e cioè il prototesto sonoro, e lo

confronterò con le tre diverse versioni del metatesto per individuare i vari approcci di traduzione adottati.

Come ho accennato nell’introduzione, una delle prime cose che colpisce in “Arancia meccanica” è il

linguaggio, in particolare quello adoperato dal protagonista e dalla sua gang : quell’affascinante, bizzarro argot

denominato nadsat che ha catturato il mio interesse non solo perché elemento chiave dell’opera e, quindi,

oggettivamente degno di nota, ma anche perché altrettanto degno di nota è lo sforzo che la traduzione di tale

gergo comporta. Nell'ottica di quanto riportato, dunque, concentrerò la mia attenzione sulle tecniche traduttive

utilizzate nella trasposizione di questi termini.

Confronto fra la versione sonora inglese (A) e i sottotitoli in italiano (B)

(A) “And viddy films I would.”

(B) “Eccome, se li “sbirciai” i film.”

Questa breve frase, pronunciata fuori campo da Alex per indicare l’inizio della cura, nella versione

originale inglese presenta un’inversione della struttura sintattica (la frase corretta sarebbe “And I would

viddy films”) che è palesemente finalizzata a porre in rilievo l’elemento verbale : non a caso il verbo

all’infinito, “viddy”, fa parte dello slang nadsat e significa “vedere”. È pertanto da ipotizzare che il

regista abbia voluto, allo stesso tempo, dare risalto al gergo e all’azione del vedere (Alex li vide, i film, e

per bene la cura consiste infatti nel costringerlo a osservare scene di violenza che, pian piano,

andranno a inibire il suo istinto aggressivo). Inoltre, la frase così invertita pare suonare molto meglio

all’orecchio di quella sintatticamente corretta. Passando alla traduzione in italiano, è da notare anche

qui una disposizione della frase non proprio corretta grammaticalmente (la ripetizione del

complemento oggetto usando “li”, per risaltare anche nella lingua del metatesto l’importanza

dell’azione) ; per quanto riguarda la traduzione del verbo, il traduttore ha forse ritenuto che “vedere”

non rendesse giustizia al prototesto ed ha quindi tradotto con “sbirciare” (è da considerare anche la

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presenza delle virgolette, molto probabilmente per risaltare la natura gergale del termine in lingua

originale). Personalmente non so spiegarmi il perché di tale scelta, ma considerando che uno dei

significati di “sbirciare” è “guardare attentamente” è probabile che il traduttore gli abbia attribuito tale

significato, sempre per risaltare l’importanza dell’azione compiuta. In più quell’ “eccome” a inizio

frase ribadisce il concetto in maniera semplice, ma concisa ed efficace, contribuendo a ricostruire il

messaggio originale senza perdite di significato.

(A) “Where I was taken to, brothers… was like no cine I ever viddied before. I was bound up in a

straitjacket… and my gulliver was strapped to a headrest… with light wires running away from it.

Then they clamped, like, lid-locks on me eyes… so that I could not shut them, no matter how hard

I tried. It seemed a bit crazy to me… but I let them get on with what they wanted to get on with. If I

was to be a free young malchick again in a fortnight time… I would put up with much in the

meantime, O my brothers.”

(B) “Ma un “cine” così… non l’avevo mai visto in vita mia. Mi misero una camicia di forza… e mi

attaccarono un sacco di fili elettrici al “gulliver”… e i divaricatori per non farmi chiudere gli occhi…

in nessun modo. Una roba un po’ folle… ma io li lasciavo fare. Per tornare un libero “malchick”

in quindici giorni… avrei sopportato ben altro, fratelli.”

In questo passaggio il metodo della compressione è particolarmente evidente : basti osservare la prima

frase, che nella traduzione al metatesto cambia perdendo tutto il pezzo iniziale dell’originale inglese

(“Where I was taken to, brothers”) ; l’omissione della parola “brothers” (fratelli) contribuisce inoltre a

una perdita, anche se non particolarmente grave, di significato (visto che il protagonista usa spesso tale

espressione). La parola “cine” inglese, abbreviazione di “cinema”, viene in italiano riportata identica

con l’aggiunta delle virgolette, a sottolinearne la natura “gergale” (il protagonista è adolescente, e

considerando la sua giovane età forse questo uso è da considerarsi come parte di un linguaggio di

appartenenza, per identificarsi - un po’ come sono soliti fare gli adolescenti del nostro tempo ; il

traduttore ha intelligentemente deciso di lasciarla invariata per non “sminuire” il personaggio).

“Before” (prima) è sostituito con “in vita mia”, mentre questa volta il “viddied” diventa “visto” (e non

“sbirciato” – è comunque una saggia scelta anche questa, dal momento che “sbirciare un cinema” in

italiano non ha senso alcuno, e ovviamente suonerebbe alquanto sgradevole). Anche nella seconda

frase (“I was bound […] away from it” / “mi misero una camicia di forza […] fili elettrici al gulliver”) si

assiste in italiano a un fenomeno di riduzione, che consiste in un cambio del soggetto (da Alex il

soggetto dell’azione passa ai dottori nel metatesto), senza però apportare perdite di significato ;

“gulliver”, altro termine nadsat che significa “testa”, viene anche qui riportato identico tra virgolette per

rendere giustizia allo slang. A tale proposito vorrei avanzare un’altra riflessione personale : sebbene il

traduttore di sottotitoli debba cercare di “normalizzare” le battute originali attraverso espressioni meno

gergali, onde evitare di creare difficoltà di comprensione allo spettatore, qui io credo invece che la

scelta di mantenere i termini nadsat senza dare spiegazioni circa il loro significato sia più che

azzeccata. Infatti, se al posto di “gulliver” nei sottotitoli ci fosse stato “testa”, a mio parere lo spettatore

che ascoltava il film in inglese e leggeva i sottotitoli italiani avrebbe dovuto fare uno sforzo maggiore

per capire a cosa corrispondesse il termine “gulliver” (a meno che non ci arrivasse con l’intuito, ma

non si può arrivare a pretendere anche questo!)… Mentre così, leggendolo anche sullo schermo oltre

che a sentirlo, il problema non dovrebbe porsi. Per di più il nadsat, come abbiamo già detto,

caratterizza il personaggio, e tradurlo nell’italiano standard comporterebbe una perdita non da poco!

Proseguendo, “no matter how hard I tried” diventa “in nessun modo”, perdendo un po’ di pathos ma

senza stravolgere troppo il significato (il messaggio è leggermente meno enfatizzato nel metatesto, ma il

“succo” resta quello) ; lo stesso vale per “but I let them get on with what they wanted to get on with”

contro un più secco “ma io li lasciavo fare” : altra “compressione” di battute senza perdite di

significato, visto che comunque la ripetizione di “get” e “with” e le numerose “w” rendono l’originale

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inglese un po’ ridondante. Altra parola nadsat che incontriamo è “malchick”, che significa “ragazzo” e

che viene trasposta tale e quale e tra virgolette come per i casi precedenti.

(A) “The sounds were really horrorshow. You could slooshy the screams and moans very realistic.

You could even get the heavy breathing and panting… of the tolchocking malchicks at the same

time.”

(B) “Il sonoro era un delirio. Ti “slusciavi” sia le urla e i lamenti molto realistici… sia i respiri e i

gemiti dei “taroccanti”… contemporaneamente.”

“Horrorshow” è l’ennesimo termine nadsat e, in italiano, il suo significato è un po’ complicato da

rendere con una sola parola. Il traduttore qui ha infatti parafrasato con “un delirio”, mancando di

conservare la compattezza del prototesto ; ciononostante il messaggio pare essere reso dignitosamente

nella lingua d’arrivo, perché riesce comunque a rende l’idea di qualcosa di estremamente

entusiasmante.

Immediatamente dopo segue un altro vocabolo tratto dallo slang, “slooshy”, il cui significato è

“ascoltare, sentire” (si ricorda che tutti i termini nadsat hanno derivazioni russe, e infatti “ascoltare” in

russo si dice slu¡atÝ pronuncia slushat’). Nel metatesto è reso, sempre tra virgolette, con

“slusciavi” (“slusciare”), parola che nella nostra lingua non esiste. Ipotizzo che il traduttore abbia

semplicemente voluto conservare il gergo nel metatesto come negli altri casi, senza preoccuparsi di

fornire una traduzione adeguata. Medesimo discorso anche per quanto riguarda il termine successivo,

“tolchocking” (dall’ infinito “tolchock”) , che significa “colpire”: il participio sostantivato “taroccanti”,

così come è stato trasposto, non esiste nel nostro vocabolario, dunque anche qui l’intento del

traduttore deve essere stato quello di renderlo in un italiano “verosimile” senza fargli perdere, al

contempo, l’originalità tipica del nadsat.

(A) “But I tried to forget this, concentrating on the next film… which jumped right away on a young

devotchka… who was being given the old in-out, in-out… first by one malchick… then another.

Then another. When it came to the 6th

or 7th

malchick… leering and smecking and then going into

it… I began to feel really sick. But I could not shut me glazzies. And even if I tried to move my

glazzballs about… I still could not get out of… the line of fire of this picture.”

(B) “Cercavo di non pensarci… concentrandomi sul film che veniva dopo… dove si vedeva una

giovane “devotchka”… che veniva violentata al “dentro-e-fuori”. Prima da un “malchick”… poi da

un altro. E un altro ancora. Al sesto o settimo “malchick” sghignazzante… che glielo metteva

dentro… cominciai a sentirmi veramente male. Ma non potevo chiudere i “globi”. Nemmeno

girando i “globi”… riuscivo a distogliere lo sguardo… da quelle immagini.”

Poche battute dopo, la presenza dello slang torna a farsi sentire con il termine “devotchka” (ragazza) ;

il metodo di trasposizione è lo stesso, ossia la parola così come riportata nel prototesto con l’aggiunta

delle usuali virgolette. Il fine? Chiaramente quello di mantenere intatta la peculiarità del film, del

personaggio, del gergo e via dicendo.

Con il successivo, “in-out, in-out”, si assiste invece a una traduzione “interlineare”, vale a dire parola

per parola (la trasposizione è infatti “dentro-e-fuori”) ; il verbo, dal canto suo, cambia dal “(who) was

being given” del prototesto (traduz. lett: “alla quale veniva dato”) al “veniva violentata” del metatesto.

Provando a giustificare tale traduzione, sicuramente più libera, mi azzardo a rispondere che una

trasposizione parola per parola in italiano non avrebbe reso tanto quanto il verbo “violentare”, che

restituisce l’idea della bestialità propria del protagonista (visto che il discorso è pronunciato da lui) e

concorda anche meglio con il visivo.

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Altra parola nadsat che incontriamo è “smecking” (dall’infinito “smeck”), che significa “ridere”;

nell’originale sonoro questa è preceduta da “leering”, vocabolo dell’inglese standard il cui significato è

“lanciare occhiate”, mentre nel metatesto “leering” va a perdersi. Tornando allo slang, “smecking” è

trasposto come “sghignazzanti” ; scelta riuscita, a mio dire, perché è capace sia di esprimere l’idea di

sguaiataggine e mancanza di misura che il solo verbo “ridere”, in un’accezione più generica, non

saprebbe dare, sia di riprodurre, anche se in forma minima, un suono onomatopeico come avviene

per la parola al prototesto.

Ultima parola nadsat è “glazzies”/“glazzballs” (o “glazz”), che corrisponde a “occhio” (dal russo glaz

pronuncia glaz). Il termine è ripetuto due volte, vicine l’una l’altra ; nel prototesto sono riportate

due versioni, appunto “glazzies” la prima volta e “glazzballs” la seconda. Nel metatesto, invece, l’unica

traduzione per entrambi i casi è “globi”, il cui impiego in italiano non è raro (“globi oculari”).

Confronto fra la versione sonora inglese (A) e i sottotitoli in spagnolo (B)

(A) “And viddy films I would.”

(B) “Y vaya que videé películas.”

Anche nella traduzione allo spagnolo di questa frase si evidenzia, come per la traduzione all’italiano, il

rispetto assoluto del significato veicolato nel prototesto : il “vaya” sta per “eccome”, “caspita”, e

contribuisce a porre in risalto l’azione, mentre il “videar” rende perfettamente l’onomatopea del

termine nella lingua originale.

(A) “Where I was taken to, brothers… was like no cine I ever viddied before. I was bound up in a

straitjacket… and my gulliver was strapped to a headrest… with light wires running away from it.

Then they clamped, like, lid-locks on me eyes… so that I could not shut them, no matter how hard

I tried. It seemed a bit crazy to me… but I let them get on with what they wanted to get on with. If I

was to be a free young malchick again in a fortnight time… I would put up with much in the

meantime, O my brothers.”

(B) “El sitio donde me llevaron... no se parecía en nada a los cineomas corrientes. Me pusieron una

camisa de fuerza... y me colocaron en la quijotera... un aparato con alambres colgando. Después

me pusieron unas cosas en los ojos... y por más que quisiera no podía cerrarlos. Me parecía como

de locos... pero les dejé que siguieran con lo suyo. Si en un par de semanas iba a ser de nuevo un

chavalko libre... estaba dispuesto, queridos hermanos, a aguantar lo que fuera.”

La prima frase, “where I was taken to […] viddied before”, tradotta in spagnolo comporta un cambio di

significato : il traduttore l’ha resa con “el sitio […] no se parecía en nada a los cineomas corrientes”

(“non assomigliava affatto ai cinema di adesso”), che però non vuol dire esattamente la stessa cosa del

prototesto perché non evidenzia il fatto che il protagonista non era mai stato in un cinema simile

prima. O meglio, non esplicitamente. “Gulliver” diventa “quijotera”, scelta che non so come

giustificare (“quijotera” non esiste in spagnolo ; credo sia una semplice invenzione del traduttore).

Nella trasposizione “malchick” / “chavalko” si assiste invece a una “contaminazione” della parola

spagnola “chaval”, che significa “adolescente”, con la desinenza nadsat “ko”.

(A) “The sounds were really horrorshow. You could slooshy the screams and moans very realistic.

You could even get the heavy breathing and panting… of the tolchocking malchicks at the same

time.”

(B) “El sonido era de fenómenos. Los gritos y los lamentos tenían mucho realismo. Y se podían

audear hasta los jadeos... de los chavalkos cuando les tolchokeaban.”

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“Horrorshow”, come abbiamo visto per l’italiano, viene parafrasato in “de fenómenos”. “Slooshy”

diventa “audear” (altra aguzza invenzione del traduttore), mentre per “tolchocking” la traduzione in

“tolchokear” (con desinenza tipica spagnola “-ear”) mantiene intatta la peculiarità del nadsat.

(A) “devotchka” / “in-out, in-out”

(B) “devotchka” / “metisaca, metisaca”

“Devotchka” rimane tale e quale, per risaltare l’importanza dello slang, mentre da “in-out, in-out” si

passa a “metisaca” : come per l’italiano, anche qui una traduzione letterale (“metisaca” è un composto,

da “meter” “mettere”, “infilare” e “sacar” “tirar fuori”).

(A) “smecking”

(B) “riendo imbécilmente”

Traduzione libera del termine nadsat “smeck”, senza mantenere la natura gergale nel metatesto.

L’espressione utilizzata dal traduttore “riendo imbécilmente” ripropone comunque efficacemente

l’immagine della sgarbatezza dei “malchicks”.

(A) “glazzies”

(B) “vidrios”

In questo caso, come per “quijotera”, non riesco a giustificare la scelta del traduttore di trasporre

“glazzies” in “vidrios” : il termine esiste in spagnolo, ma significa “vetro”.

Confronto fra la versione sonora inglese (A) e i sottotitoli in portoghese (B)

(A) “And viddy films I would.”

(B) “E vi bastantes fitas.”

Nel caso del portoghese la traduzione di questa frase perde un po’ di significato : se nel prototesto,

infatti, l’intento era quello di sottolineare l’azione che Alex compie (il fatto che i film li vide per bene,

considerando come glieli fecero vedere e le conseguenze), qui la frase appare più “appiattita” (traduz.

“vidi abbastanza film”), meno accentuata ; il “bastantes” certamente non basta a rendere l’idea

dell’originale. Neppure la presenza del nadsat si nota : “vi” corrisponde al portoghese standard

(passato remoto di “ver”, “vedere”).

(A) “gulliver”

(B) “cabeça”

Altra notevole perdita, non di significato ma “culturale” : nemmeno in questo caso il traduttore si è

sforzato di mantenere nel metatesto la natura gergale del termine nadsat, limitandosi dunque a fornire

la traduzione regolare.

(A) “If I was to be a free young malchick again in a fortnight time… I would put up with much in the

meantime, O my brothers.”

(B) “Para ser de novo livre num màximo de 15 dias... estava disposto a suportar tudo.”

La perdita si ripete poco dopo : il “malchick” non solo non è riportato nel gergo, ma non è proprio

tradotto. Le battute sono sintetizzate attraverso una proposizione finale implicita (“para ser…”). Anche

l’espressione “O my brothers” va a perdersi.

10

(C) “The sounds were really horrorshow. You could slooshy the screams and moans very realistic.

You could even get the heavy breathing and panting… of the tolchocking malchicks at the same

time.”

(D) “O som era uma autêntica maravilha. Os gritos e gemidos eram muito realistas... ao mesmo

tempo que se ouvia perfeitamente... o arfar duns tipos a levar porrada.”

Come per la traduzione all’italiano e allo spagnolo, il termine “horrorshow” è qui parafrasato in “uma

autêntica maravilha” ; trasposizione efficace, poiché rende l’idea dell’ esaltazione.

“Slooshy” viene tradotto normalmente in “se ouvia” (da “ouvir”, “sentire”) cambiando struttura e

rendendola impersonale, mentre “tolchocking” viene reso all’infinito con “levar porrada” (espressione

che significa “colpire”). Il nadsat viene poi soppresso ancora una volta nella trasposizione da

“malchicks” a “tipos” (mentre la prima volta “malchick” era stato eliminato ) ; osservare anche il

cambio dell’articolo, da determinativo nel prototesto (THE malchicks) a indeterminativo nel metatesto

(DUNS tipos “di alcuni tipi”).

(A) “devotchka” / “in-out, in-out”

(B) “miudoska” / “a ser montada”

Nel caso di “devotchka” il traduttore ha tradotto in “miudoska” (da “miuda”, “ragazza”), mantenendo

la particolare desinenza “ka” del nadsat : caso che finora non si era presentato nel metatesto

portoghese. Ad ogni modo ipotizzo che il “ka” sia più da intendere come un diminutivo che come un

tentativo di voler mantenere la peculiarità dello slang, se si considera che nell’originale “devotchka” è

seguito dall’aggettivo “young” mentre nella traduzione al portoghese non è presente “jovem” : il

traduttore avrà forse voluto conservare la desinenza solo per “compensare” questa mancanza?

(A) “leering and smecking and then going into it”

(B) “que parecia devorá-la com os olhos ”

Qui ci troviamo di fronte a un caso di eliminazione di una parte di testo con cambio di significato :

l’azione del ridere sguaiatamente rappresentata da “smecking” nel metatesto non è presente, e

nemmeno l’azione del violentare. In sostituzione troviamo l’espressione “que parecia devorá-la com os

olhos” (“che sembrava mangiarsela con gli occhi”), che sembrerebbe riferirsi al “leering” (“lanciando

occhiate”) . Tuttavia il significato non è proprio lo stesso, perché nel prototesto non specifica il tipo di

occhiate lanciate ; deduco perciò che si tratti di un tentativo più libero di sintetizzazione delle battute.

(A) “glazzies”

(B) “olhos”

Il nadsat è per l’ennesima volta eliminato dal traduttore, che si limita a tradurre normalmente

“glazzies” con “olhos”.

viddy “sbirciare” videar ver viddy videt (vedere)

gulliver “gulliver” quijotera cabeça gulliver goloba (testa)

malchick “malchick” chavalko tipo malchick malÝËik (ragazzo)

horrorshow un delirio de

fenómenos

uma autêntica

maravilha

horrorshow horo¡o (bene)

11

slooshy “slusciare” audear se ouvia sloosh slu¡atÝ (ascoltare)

tolchock(ing) “taroccanti” tolchokeaban a levar

porrada

tolchock tolkatÝ (verbo=colpire)/

tolËok (sost.)

devotchka “devotchka” devotchka miudoska devotchka devoËka (ragazza)

in-out, in-out “dentro-e-

fuori”

metisaca,

metisaca

a ser montada in-out Nessun corrispettivo

trovato

smeck(ing) sghignazzante riendo

imbécilmente

parecia

devorá-la

com os olhos

smeck sme®tÝs® (verbo=ridere)/

smeh (sost.)

glazzies/glazzballs “globi” vidrios olhos glazz glaz (occhio)

- Inglese/italiano si dà maggior priorità al prototesto, attraverso il mantenimento dei termini

nadsat così come sono nell’originale (fatta eccezione per alcuni) senza preoccuparsi di fornire una

spiegazione adeguata. Tuttavia, così facendo, credo che il traduttore abbia voluto anche facilitare la

velocità di comprensione dello spettatore, che legge i termini nadsat sullo schermo esattamente

come li ascolta. Abbastanza evidente il metodo della compressione, senza però generare cambi di

significato o perdite importanti;

- Inglese/spagnolo la priorità è anche qui data più al prototesto ; i termini nadsat conservano la

loro natura gergale ma, in confronto alla versione italiana, subiscono più adattamenti. Non sono

presenti cambi di significato rilevanti né perdite;

- Inglese/portoghese la traduzione al portoghese è senz’altro quella che dà maggior priorità al

destinatario attraverso il processo dell’addomesticamento : è presente una forte tendenza alla

normalizzazione dei termini nadsat, tradotti tutti nella lingua standard, e non sono rare

eliminazioni di parti e cambi di significato. In generale, comunque, non si discosta troppo dal

prototesto nella struttura delle frasi.

Secondo il mio punto di vista l’approccio traduttivo è stato più corretto in italiano che in spagnolo e in

portoghese, dal momento che in italiano si è prestata maggiore attenzione al mantenimento del nadsat

(che ricordiamo essere parte integrante del personaggio e della pellicola in generale) e si è, allo stesso

tempo, anche cercato di venire incontro allo spettatore sintetizzando le battute senza stravolgere il

messaggio. Trovo, infine, che la traduzione al portoghese non sia stata molto rispettosa ; non tanto in

relazione alla struttura sintattica del prototesto e al messaggio originale (sebbene sia presente qualche

cambio di significato), quanto piuttosto riguardo al nadsat, che è stato letteralmente annientato… È giusto

dare priorità al destinatario per facilitarlo, ma non credo che la maniera più opportuna per riuscirci sia

andare a intaccare l’elemento culturale portante.

12

Diadori P. 2012, Teoria e tecnica della traduzione. Strategie, testi e contesti, Le Monnier/Mondadori,

Firenze-Milano, pp. 6 – 20; 219 – 233

Sitografia

http://subtitlesbank.com/it/subtitles/movieid-2339/ [sito di sottotitoli per film e telefilm ; ultima

consultazione effettuata venerdì 07/02/2014 ; non utilizzato ai fini della stesura della tesina] ;

http://www.orizzontikubrickiani.it/Diznadsat.html [glossario online di termini nadsat ; ultima

consultazione effettuata venerdì 07/02/2014]

“A Clockwork Orange”, scena n. 21 : AND VIDDY FILMS I WOULD. Durata totale della sequenza

trascritta: 3’ 30’’. Personaggi : Alex DeLarge/narratore – Malcolm McDowell ; Dr.ssa Branom – Madge Ryan ;

Dr. Brodsky – Carl Duering

Alex: “What exactly

is the treatment here

going to be, then?”

Dr.ssa Branom: “It’s

quite simple, really.

We’re (just) going to

show you some

films.”

Alex: “You mean

like going to the

pictures?”

Dr.ssa Branom:

“Something like

that.”

Alex: “That’s good. I

like to viddy the old

films now and

again.”

Narratore:

And viddy films I

would.

Where I was taken

to, brothers… was

like no cine I ever

viddied before. I was

bound up in a

straitjacket… and my

gulliver was

strapped to a

Alex: “Ma in che

consiste, esattamente,

la vostra cura?”

Dr.ssa Branom: “È

molto semplice: ti

facciamo vedere dei

film.”

Alex: “Come se

andassi al cinema?”

Dr.ssa Branom:

“Qualcosa del

genere.”

Alex: “Beh, mi piace

“sbirciare” un

vecchio film, ogni

tanto.”

Narratore:

Eccome, se li

“sbirciai” i film.

Ma un “cine” così…

non l’avevo mai visto

in vita mia. Mi misero

una camicia di forza…

e mi attaccarono un

sacco di fili elettrici al

“gulliver”… e i

divaricatori per non

farmi chiudere gli

occhi… in nessun

Alex: “¿En qué

consiste el tratamiento

que voy a seguir?”

Dr.ssa Branom: “No

es nada complicado.

Te vamos a pasar

unas películas.”

Alex: “¿Como en el

cine?”

Dr.ssa Branom: “Algo

parecido.”

Alex: “¡Estupendo!

Me gusta videar

películas antiguas.”

Narratore:

Y vaya que videé

películas.

El sitio donde me

llevaron... no se

parecía en nada a los

cineomas corrientes.

Me pusieron una

camisa de fuerza... y

me colocaron en la

quijotera... un aparato

con alambres

colgando. Después

me pusieron unas

cosas en los ojos... y

Alex: “Qual vai ser

exactamente o meu

tratamento?”

Dr.ssa Branom: “É

extremamente

simples... Vamos

projectar alguns filmes

para ti.”

Alex: “É assim como

ir ao cinema?”

Dr.ssa Branom:

“Mais ou menos.”

Alex: “Isso é que é

bom! Nunca desgostei

de ver umas fitinhas.”

Narratore:

E vi bastantes fitas.

Levaram-me para um

cinema...como nunca

tinha visto outro...

Encerraram-me num

colete de forças...

com a cabeça

amarrada à cadeira...

e ligada a uma data de

fios. Puseram-me uns

grampos nos olhos...

e ñao os podia fechar,

por mais força que

13

headrest… with

(light) wires running

away from it. Then

they clamped, like,

lid-locks on me

eyes… so that I could

not shut them, no

matter how hard I

tried. It seemed a bit

crazy to me… but I

let them get on with

what they wanted to

get on with. If I was

to be a free (young)

malchick again in a

fortnight (time)… I

would put up with

much in the

meantime, O my

brothers.

(So far) the first film

was a very good,

professional piece of

cine… like it was

done in Hollywood.

The sounds were

really horrorshow.

You could slooshy

the screams and

moans very realistic.

You could even get

the (heavy) breathing

and panting… of the

tolchocking

malchicks at the

same time. And then

what do you know?

Soon our old dear

friend… the red, red

vino on tap… the

same in all places…

like it’s put out by

the same (big) firm…

began to flow. It was

beautiful. It’s funny

how the colors of the

real world… only

seem really real…

when you viddy

them on a screen.

Now, all the time I

was watching this… I

was beginning to get

very aware… of, like,

not feeling all that

well. And this I put

down to all the rich

food and vitamins.

But I tried to forget

this, concentrating

on the next film…

which jumped right

modo. Una roba un

po’ folle… ma io li

lasciavo fare. Per

tornare un libero

“malchick” in

quindici giorni… avrei

sopportato ben altro,

fratelli.

Il primo, era un bel

pezzo di “cine”…

come quelli di

Hollywood. Il sonoro

era un delirio. Ti

“slusciavi” sia le urla

e i lamenti molto

realistici… sia i respiri

e i gemiti dei

“taroccanti”…

contemporaneamente.

E poi, senti, senti… il

nostro vecchio amico

“vino rosso”… ch’è

uguale dappertutto

visto che lo fa la stessa

ditta… comincia a

scorrere. Una

bellezza. È strano

come i colori del

mondo vero…

sembrano veramente

veri… solo quando li

“sbirci” sullo

schermo. Però mentre

mi godevo lo

spettacolo…

cominciavo a sentire…

che non stavo tanto

bene. E detti la colpa

alla troppa pappa e

alle vitamine. Cercavo

di non pensarci…

concentrandomi sul

film che veniva

dopo… dove si vedeva

una giovane

“devotchka”… che

veniva violentata al

“dentro-e-fuori”.

Prima da un

“malchick”… poi da

un altro. E un altro

ancora. Al sesto o

settimo “malchick”

sghignazzante… che

glielo metteva

dentro… cominciai a

sentirmi veramente

male. Ma non potevo

chiudere i “globi”.

Nemmeno girando i

“globi”… riuscivo a

distogliere lo

por más que quisiera

no podía cerrarlos.

Me parecía como de

locos... pero les dejé

que siguieran con lo

suyo. Si en un par de

semanas iba a ser de

nuevo un chavalko

libre... estaba

dispuesto, queridos

hermanos, a aguantar

lo que fuera.

La primera película

era muy, muy buena...

al estilo de

Hollywood. El sonido

era de fenómenos.

Los gritos y los

lamentos tenían

mucho realismo. Y se

podían audear hasta

los jadeos... de los

chavalkos cuando les

tolchokeaban. Y de

pronto, ¿qué me

diríais? Nuestro viejo

amigo... el vino rojo,

rojo... que es siempre

igual... estaba ahí... a

pedir de boca,

chorreando. Qué

belleza. Es curioso

que los colores del

mundo real... sólo

parecen verdaderos...

cuando los videamos

en una pantalla.

Pero, mientras estaba

videando aquello...

comencé a notar...

que no me

encontraba

demasiado bien. Lo

achaqué a la

sobrealimentación y a

las vitaminas. Traté

de no hacer caso,

concentrándome en la

película siguiente...

que tenía una escena

en la que a una joven

devotchka... le hacían

el metisaca,

metisaca... primero

un chavalko... luego

otro. Y otro. Cuando

el 6 ó 7 chavalko...

entró en juego, riendo

imbécilmente y

chasketreando... me

empecé a encontrar

verdaderamente

fizesse. Parecia-me

um bocado idiota...

mas deixei-os fazer

tudo. Para ser de

novo livre num

màximo de 15 dias...

estava disposto a

suportar tudo.

O primeiro filme era

muito bom, bem

realizado... como os

que se fazem em

Hollywood. O som

era uma autêntica

maravilha. Os gritos

e gemidos eram

muito realistas... ao

mesmo tempo que se

ouvia perfeitamente... o

arfar duns tipos a

levar porrada.

Depois, imaginem...

não tardou que o

nosso velho amigo... o

sangue vermelho,

vermelhinho... aquele

sangue...igual em toda

a parte... começasse a

correr. Era lindo! É

curioso como as cores

do mundo real...

parecem muito mais

reais... quando vistas

no cinema.

Agora, siempre que

via coisas destas...

começava a sentir

uma estranha e

desadagrável

sensação. Atribuía-o à

comida rica e às

vitaminas. Mas tentei

alhear-me disso e

concentrei-me no

filme seguinte... que

mostrava uma

miudoska... a ser

montada... primeiro

por um tipo... depois

por outro... e outro.

Quando chegou ao

sexto ou sétimo... que

parecia devorá-la com

os olhos... comecei a

sentir-me realmente

enjoado. Mas não

podia fechar os olhos.

E mesmo que os tentasse desviar... não

conseguia afastá-los...

da linha de fogo do

14

away on a young

devotchka… who was

being given the old

in-out, in-out… first

by one malchick…

then another. Then

another. When it

came to the 6th

or 7th

malchick… leering

and smecking and

then going into it… I

began to feel really

sick. But I could not

shut me glazzies.

And even if I tried to

move my glazzballs

about… I still could

not get out of… the

line of fire of this

picture.

Alex: “Get me up.

I’m going to be sick.

Get something for

me to be sick in!”

Dr. Brodsky : “Very

soon now, the drug

will cause the

subject… to

experience a

deathlike paralysis…

together with deep

feelings of terror and

helplessness. One of

our early test

subjects described it

as being like death.

A sense of stifling or

drowning. And it is

during this period,

we have found… the

subject will make his

most rewarding

associations…

between his

catastrophic

experience,

environment… and

the violence he

sees.”

sguardo… da quelle

immagini.

Alex: “Liberatemi.

Voglio vomitare.

Datemi qualcosa per

vomitarci dentro!”

Dr. Brodsky: “Tra

poco il farmaco

indurrà nel paziente…

una specie di rigor

mortis… insieme a

sensazioni di

profondo terrore e

impotenza. Un

precedente paziente

parlò di stato simile

alla morte… per

soffocamento o

annegamento. Ed è in

questa fase… che il

paziente registra le più

utili associazioni… fra

la sua catastrofica

esperienza

ambientale… e la

violenza a cui assiste.”

enfermo. Pero no

podía cerrar los

vidrios . Intenté

después torcer la

mirada... pero ni aun

así me pude escapar...

del punto de mira de

esa película.

Alex: “Sácame de

aquí. Quiero vomitar.

¡Dame algo para

vomitar!“

Dr. Brodsky:

“Dentro de poco, la

droga producirà en el

individuo... Una

parálisis

aparentemente

mortal... unida a un

profundo sentimiento

de terror y

desamparo. Uno de

los pacientes los

describió como algo

parecido a la muerte.

Una especie de

ahogo. Hemos

comprobado que es a

lo largo de esta fase...

cuando el individuo

asocia de modo más

provechoso... la

violencia que

contempla... con su

propio contorno

traumático.”

filme.

Alex: “Soltem-me!

Quero vomitar.

Tragam-me uma coisa

para vomitar!”

Dr. Brodsky: “Ñao

tarda que o

medicamento

provoque... no

paciente uma paralisia

de morte...

juntamente com uma

profunda sensação de

terror e abandono.

Os pacientes

anteriores descreveram-na como

uma sensação de

morte... por

sufocação ou afogamento. Descobrimos que é

neste período... que o

paciente associa da

forma mais positiva...

a sua catastrófica

experiência anterior...

com a violência a que

assiste.”