Entrando in Cristo con tutta la vita si superano …...del Bangladesh ha affermato che il ciclone...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 113 (48.437) Città del Vaticano mercoledì 20 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!,!$!z! la buona notizia Il Vangelo della solennità dell’Ascensione del Signore La fede, il dubbio, la gioia In un videomessaggio ai giovani di Cracovia il Papa definisce Giovanni Paolo II un dono straordinario per la Chiesa Entrando in Cristo con tutta la vita si superano difficoltà e problemi «Un dono straordinario di Dio alla Chiesa e alla Polonia»: questo è sta- to per Francesco il predecessore Giovanni Paolo II, da lui canonizza- to il 27 aprile 2014, a nove anni dalla morte. La definizione è contenuta nel videomessaggio con cui Papa Bergoglio ha idealmente concluso lunedì 18 maggio la giornata com- memorativa dedicata al Pontefice santo nel centenario della nascita. Dopo aver presieduto al mattino la messa sulla sua tomba — nella ba- silica Vaticana di nuovo aperta ai fe- deli con minori limitazioni rispetto alla prima fase di contenimento del- la pandemia da covid-19 — France- sco è tornato sull’attualità della testi- monianza di Karol Wojtyła, parlan- done ai giovani di Cracovia attraver- so un video trasmesso in prima sera- ta dalla televisione di stato Tvp1. «È una bella occasione rivolgermi a voi — ha esordito — pensando a quanto lui amava i giovani, e ricordando la mia venuta tra voi per la Gmg del 2016». Quindi ha ripercorso le prin- cipali tappe del «pellegrinaggio ter- reno» di Giovanni Paolo II, iniziato nel «1920 a Wadowice e terminato 15 anni or sono a Roma». In particola- re il Pontefice ha individuato come suo «tratto caratteristico» l’amore per la famiglia. E poiché «ognuno e ognuna di voi, cari ragazzi e ragaz- ze, porta l’impronta della propria fa- miglia, con le sue gioie e i suoi do- lori», ecco che il magistero del Papa che fu prima vescovo ausiliare e poi arcivescovo di Cracovia può rappre- sentare «un sicuro punto di riferi- mento per trovare soluzioni concre- te... alle sfide che le famiglie devono affrontare ai nostri giorni». Del re- sto, ha osservato Francesco, «le diffi- coltà, anche dure, sono una prova della maturità e della fede; prova che si supera solo basandosi sulla potenza di Cristo morto e risorto». Da qui l’augurio «ad ognuno» dei giovani in ascolto di poter «entrare» in Gesù «con tutta la vita». Ma soprattutto il vescovo di Ro- ma ha descritto Giovanni Paolo II «come un grande della misericor- dia», rievocandone l’enciclica Dives in misericordia, la canonizzazione di santa Faustina Kowalska e l’istituzio- ne della Domenica della Divina mi- sericordia. Infatti, ha spiegato Fran- cesco, «alla luce dell’amore miseri- cordioso di Dio, Lui coglieva la spe- cificità e la bellezza della vocazione delle donne e degli uomini, capiva le necessità dei bambini, dei giovani e degli adulti, considerando anche i condizionamenti culturali e sociali». Da qui l’invito alle nuove generazio- ni affinché approfondiscano la cono- scenza della vita del santo polacco e dei suoi insegnamenti, «disponibili a tutti anche grazie a internet». E sul tema della misericordia Francesco è tornato con un tweet lanciato nella tarda mattinata di og- gi, martedì 19, sull’account @Ponti- fex: «Se, come il cristallo, siamo tra- sparenti di fronte al Signore — ha scritto — la sua luce, la luce della misericordia, brilla in noi e, attraver- so di noi, nel mondo». PAGINA 8 Milioni di persone fatte sgomberare dalle aree a rischio Allarme in India per il ciclone Amphan NEW DELHI, 19. Nel pieno della crisi legata al coronavirus, l’India e tutto il sud-est asiatico si trovano ad affrontare una nuova emergen- za: quella del superciclone Am- phan. Le autorità indiane hanno inizia- to ad evacuare milioni di persone lungo la costa orientale del Paese in vista dell’arrivo del superciclone nel golfo del Bengala. Secondo quanto riporta la Bbc, Amphan dovrebbe toccare terra domani, col- pendo gli Stati del Bengala Occi- dentale e di Orissa. Quest’ultimo ha già vietato l’arrivo dei treni che avrebbero dovuto riportare a casa decine di migliaia di lavoratori mi- granti in fuga dalle città a causa delle misure di lockdown prese per contenere la diffusione del corona- virus. Le operazioni di evacuazione dovrebbero proseguire fino a do- mani mattina. Amphan, che po- trebbe sviluppare venti fino a 230- 260 chilometri orari, sarebbe il pri- mo superciclone ad arrivare nel golfo del Bengala dopo quello del 1999, che colpì la costa di Orissa provocando oltre 9.000 vittime. L’allerta è elevata anche in Ban- gladesh, dove le autorità hanno de- ciso di evacuare oltre due milioni di persone nelle aree che potrebbe- ro essere colpite dal ciclone, come ha dichiarato Enamur Rahman, se- gretario di stato per la gestione delle catastrofi. Il Dipartimento meteorologico del Bangladesh ha affermato che il ciclone potrebbe colpire vaste aree nel sud-ovest e nel sud causando maremoti molto più forti del nor- male, insieme a intense piogge e venti. Le autorità del Bangladesh hanno chiesto ai principali porti marittimi di elevare l’allerta. Ai pe- scherecci da traino e alle navi da pesca nel Golfo del Bengala è stato chiesto di sospendere le operazioni fino a nuovo avviso. È molto pro- babile che l’occhio della tempesta passi attraverso le foreste di man- grovie di Sunderban, uno dei più grandi tratti di foreste di mangro- vie al mondo. Accordo tra Merkel e Macron su un Recovery Fund da 500 miliardi Iniziativa franco-tedesca per la ripresa europea PER LA CURA DELLA CASA COMUNE I movimenti cattolici per il clima e la Settimana «Laudato si’» FRANCESCO RICUPERO A PAGINA 6 LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Conversazione con Brunello Cucinelli Quella grandinata maestra di vita MARCO GRIECO A PAGINA 3 Riflessioni sul diritto alla salute in Africa GIULIO ALBANESE A PAGINA 2 Il racconto dell’epidemia nei secoli GABRIELE NICOLÒ E SABINO CARONIA A PAGINA 4 Cronache dal nichilismo Quel disegno nascosto dentro la nebbia COSTANTINO ESPOSITO A PAGINA 5 L’insegnamento di Papa Wojtyła Nella poesia le sorgenti della teologia RINO FISICHELLA A PAGINA 8 ALLINTERNO BERLINO, 19. Germania e Francia hanno raggiunto un accordo ieri per un fondo di rilancio dell’Unione eu- ropea da 500 miliardi di euro. Una iniziativa che si presenta sotto forma di spese inserite nel bilancio dell’Ue — quindi non prestiti — per i settori e le regioni più colpiti dall’emergen- za economica generata dal covid-19. Lo hanno annunciato il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il presi- dente francese, Emmanuel Macron. Gli aiuti «non saranno rimborsati dai destinatari, ma dagli Stati mem- bri», ha spiegato l’inquilino dell’Eli- seo presentando la proposta in con- ferenza stampa. Con il piano franco- tedesco si introdurrebbe anche una prima forma di emissione di debito comune: la Commissione sarebbe in- fatti autorizzata a finanziare il fondo per la ripresa andando a prendere denaro a prestito sui mercati in no- me dell’Unione europea. Mentre suona invece molto vicino alla sensibilità dei “rigoristi”, indica- no gli analisti economici, il passag- gio in cui si specifica che gli aiuti saranno basati «su un chiaro impe- gno degli Stati membri ad applicare politiche economiche sane e un’am- biziosa agenda di riforme». Una proposta a metà strada, insomma, su cui tuttavia l’unanimità resta ancora tutta da trovare. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha reso noto che l’iniziati- va franco-tedesca «va nella direzione della proposta» su cui sta lavorando Bruxelles. Ma ora bisognerà tenere conto anche delle opinioni di tutti gli altri Stati membri, oltre che del Parlamento europeo. L’intesa è stata accolta favorevol- mente dalla Banca centrale europea (Bce). «Le proposte franco-tedesche — ha dichiarato Christine Lagarde, presidente dalla Bce — sono ambi- ziose, mirate e benvenute. Aprono la strada a un’emissione di debito a lungo termine effettuata dalla Com- missione europea e soprattutto per- mettono di attribuire aiuti diretti im- portanti a favore degli Stati più col- piti dalla crisi». Favorevoli anche i primi commen- ti dall’Italia. «L’intesa — si legge in una nota da Palazzo Chigi — rappre- senta un buon passo in avanti che va nella direzione sin dall’inizio auspi- cata dall’Italia per una risposta co- mune ambiziosa alla pandemia». «Una dimensione di 500 miliardi eu- ro di soli trasferimenti — aggiunge il documento — è senz’altro un buon punto di partenza, ed è comunque una dotazione di sussidi che si avvi- cina a quanto richiesto di recente dall’Italia. Da questa somma si può partire per rendere ancora più consi- stente il Recovery Fund, nel quadro del budget europeo». Contrari, inve- ce i Paesi del Nord Europa. «Ho sentito Olanda, Svezia e Danimarca e la nostra posizione non cambia. Devono essere prestiti, non aiuti», ha dichiarato il primo ministro au- striaco, Sebastian Kurz. La matassa, quindi, non è stata del tutto dipanata. Nei prossimi giorni ci sarà infatti ancora molto da discutere ai tavoli europei, dove le posizioni appaiono ancora distanti. Stamane, intanto, in Francia è sta- to formato un nuovo gruppo parla- mentare, e La République En Mar- che, il partito di Macron, ha perso la maggioranza assoluta che detene- va dal 2017. Sette deputati sono in- fatti passati al nuovo gruppo, deno- minato Ecologia, democrazia, solida- rietà. L’uomo delle otto beatitudini In allegato un profilo del beato Pier Giorgio Frassati, a firma di Nicola Gori, e la riproduzione della prima pagina de «L’Osservatore Romano» del 21-22 maggio 1990 in occasione della beatificazione di FRANCESCO PESCE G esù insieme a tutta la storia entra nella Gloria del Padre. I discepoli che ancora una volta il Signore raduna sul monte sono undici; non sono più dodici. Sono un gruppo dove ne manca uno. Una Chiesa che non è una setta di puri e di perfetti, non è come l’arca di Noè chiusa alle intemperie della storia, ma è una fragile barca scossa dalle tempeste. C’è in questa imperfezione degli undici, anche la povera storia di ognuno di noi, la nostra mi- seria tanto bisognosa della Sua misericordia. Quando lo videro racconta il vangelo «si prostrarono. Essi però dubitarono». Non sarebbe neppure necessario quel “però”. Non è forse vero che la fede vive dentro i dubbi? Anzi vorrei dire che la fede ha bi- sogno del dubbio, perché in questo modo rimane umile, semplice, quasi sussurrata, non buttata in faccia agli altri come un privilegio che distingue e separa. La fede deve rimanere quello che è, un do- no accolto con stupore e tremore; mai un possesso orgoglioso, ma un dono vissuto anche nella paura e nella fatica di tanti giorni, e per questo ancora più prezioso. Il dubbio non è una diminuzione della fede, ma è occasione di umiltà per mantenere intatta la meraviglia. Il dubbio cammina sulla strada della storia insieme alla fede, nell’attesa che entrambi lascino il posto all’Amore dove non ci sarà più nessuna domanda e nessuna professione di fede, ma solo la contemplazione della bellezza assoluta. Gesù si avvicinò e disse loro: «… Andate dunque». Subito il Vangelo dice così; non c’è nessun se e nessun ma. Gesù non ha paura della nostra fede che dubita; da sempre la conosce, da sempre la ama e la accompagna e non la giudica. Lo sappiano i cultori del giudizio della condanna, spietati esecutori della legge pronti a gridare allo scandalo per la fragile fede degli altri, dimen- tichi delle proprie ipocrisie. Gesù manda questa Chiesa fragile per iniziare la missione di an- nunciare il Vangelo ad ogni creatura. La gioia del Vangelo riempirà il cuore e la vita di coloro che si incontreranno con Gesù. Questa è il frutto di ogni opera missionaria, la gioia del Vangelo di cui ognuno di noi è collaboratore. Certo incontreremo sempre gli “esperti” che ci diranno come si fa la missione ma non dobbia- mo dargli troppo retta. Il Signore ci ha assicurati: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Nella missione di annunciare il Vangelo, è lo Spirito Santo che ci spinge, e ci sostiene, e ci fa anche la lieta sorpresa di essere arri- vato a destinazione prima di noi. Lo Spirito del Signore precede tutti anche gli “esperti”. Ci precede perché da sempre è lì. Ci dice di andare in tutto il mondo; andare non per organizzare, occupare i posti che contano, portare la soluzione a tutti i proble- mi. Ci dice semplicemente di essere i collaboratori della gioia del Signore. Noi non abbiamo il mandato di portare lo Spirito Santo ma aiu- tare a scoprirne la presenza nei cuori di ogni uomo. Non dimenti- chiamo mai che la Pasqua non ha nessun padrone, nessun esperto, ma solo testimoni. La festa dell’Ascensione ci aiuti a sperimentare che la missione che ci affida Gesù non è quella di conquistare la terra, ma di anda- re verso la casa del Padre per godere in eterno la pienezza della gioia. L’abbraccio tra Francesco e una delle giovani volontarie della Gmg di Cracovia (31 luglio 2016) NOSTRE INFORMAZIONI Erezione di Provincia Ecclesiastica e relativa Provvista Il Santo Padre ha disposto la fusione dell’Arcidiocesi di An- chorage con la Diocesi di June- au, ha eretto la nuova Circoscri- zione Ecclesiastica di Anchora- ge-Juneau (Stati Uniti d’Ameri- ca) e contemporaneamente ha nominato primo Arcivescovo Metropolita della nuova Sede metropolitana, Sua Eccellenza Monsignor Andrew Eugene Bellisario, C.M., finora Vescovo di Juneau ed Amministratore Apostolico di Anchorage.

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Page 1: Entrando in Cristo con tutta la vita si superano …...del Bangladesh ha affermato che il ciclone potrebbe colpire vaste aree nel sud-ovest e nel sud causando maremoti molto più forti

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 113 (48.437) Città del Vaticano mercoledì 20 maggio 2020

.

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not

izia Il Vangelo della solennità dell’Ascensione del Signore

La fede, il dubbio, la gioia

In un videomessaggio ai giovani di Cracovia il Papa definisce Giovanni Paolo II un dono straordinario per la Chiesa

Entrando in Cristo con tutta la vitasi superano difficoltà e problemi

«Un dono straordinario di Dio allaChiesa e alla Polonia»: questo è sta-to per Francesco il predecessoreGiovanni Paolo II, da lui canonizza-to il 27 aprile 2014, a nove anni dallamorte. La definizione è contenutanel videomessaggio con cui PapaBergoglio ha idealmente conclusolunedì 18 maggio la giornata com-memorativa dedicata al Ponteficesanto nel centenario della nascita.

Dopo aver presieduto al mattinola messa sulla sua tomba — nella ba-silica Vaticana di nuovo aperta ai fe-deli con minori limitazioni rispettoalla prima fase di contenimento del-la pandemia da covid-19 — Fr a n c e -sco è tornato sull’attualità della testi-monianza di Karol Wojtyła, parlan-done ai giovani di Cracovia attraver-so un video trasmesso in prima sera-ta dalla televisione di stato Tvp1. «Èuna bella occasione rivolgermi a voi— ha esordito — pensando a quantolui amava i giovani, e ricordando lamia venuta tra voi per la Gmg del2016». Quindi ha ripercorso le prin-cipali tappe del «pellegrinaggio ter-reno» di Giovanni Paolo II, iniziatonel «1920 a Wadowice e terminato 15anni or sono a Roma». In particola-re il Pontefice ha individuato comesuo «tratto caratteristico» l’a m o reper la famiglia. E poiché «ognuno e

ognuna di voi, cari ragazzi e ragaz-ze, porta l’impronta della propria fa-miglia, con le sue gioie e i suoi do-lori», ecco che il magistero del Papache fu prima vescovo ausiliare e poiarcivescovo di Cracovia può rappre-sentare «un sicuro punto di riferi-mento per trovare soluzioni concre-

te... alle sfide che le famiglie devonoaffrontare ai nostri giorni». Del re-sto, ha osservato Francesco, «le diffi-coltà, anche dure, sono una provadella maturità e della fede; provache si supera solo basandosi sullapotenza di Cristo morto e risorto».Da qui l’augurio «ad ognuno» dei

giovani in ascolto di poter «entrare»in Gesù «con tutta la vita».

Ma soprattutto il vescovo di Ro-ma ha descritto Giovanni Paolo II«come un grande della misericor-dia», rievocandone l’enciclica Divesin misericordia, la canonizzazione disanta Faustina Kowalska e l’istituzio-ne della Domenica della Divina mi-sericordia. Infatti, ha spiegato Fran-cesco, «alla luce dell’amore miseri-cordioso di Dio, Lui coglieva la spe-cificità e la bellezza della vocazionedelle donne e degli uomini, capiva lenecessità dei bambini, dei giovani edegli adulti, considerando anche icondizionamenti culturali e sociali».Da qui l’invito alle nuove generazio-ni affinché approfondiscano la cono-scenza della vita del santo polacco edei suoi insegnamenti, «disponibili atutti anche grazie a internet».

E sul tema della misericordiaFrancesco è tornato con un tweetlanciato nella tarda mattinata di og-gi, martedì 19, sull’account @Ponti-fex: «Se, come il cristallo, siamo tra-sparenti di fronte al Signore — hascritto — la sua luce, la luce dellamisericordia, brilla in noi e, attraver-so di noi, nel mondo».

PAGINA 8

Milioni di persone fatte sgomberare dalle aree a rischio

Allarme in Indiaper il ciclone Amphan

NEW DELHI, 19. Nel pieno dellacrisi legata al coronavirus, l’India etutto il sud-est asiatico si trovanoad affrontare una nuova emergen-za: quella del superciclone Am-phan.

Le autorità indiane hanno inizia-to ad evacuare milioni di personelungo la costa orientale del Paesein vista dell’arrivo del superciclonenel golfo del Bengala. Secondoquanto riporta la Bbc, Amphandovrebbe toccare terra domani, col-pendo gli Stati del Bengala Occi-dentale e di Orissa. Quest’ultimoha già vietato l’arrivo dei treni cheavrebbero dovuto riportare a casadecine di migliaia di lavoratori mi-granti in fuga dalle città a causadelle misure di lockdown prese percontenere la diffusione del corona-virus. Le operazioni di evacuazionedovrebbero proseguire fino a do-mani mattina. Amphan, che po-trebbe sviluppare venti fino a 230-260 chilometri orari, sarebbe il pri-mo superciclone ad arrivare nelgolfo del Bengala dopo quello del1999, che colpì la costa di Orissaprovocando oltre 9.000 vittime.

L’allerta è elevata anche in Ban-gladesh, dove le autorità hanno de-ciso di evacuare oltre due milionidi persone nelle aree che potrebbe-ro essere colpite dal ciclone, comeha dichiarato Enamur Rahman, se-

gretario di stato per la gestionedelle catastrofi.

Il Dipartimento meteorologicodel Bangladesh ha affermato che ilciclone potrebbe colpire vaste areenel sud-ovest e nel sud causandomaremoti molto più forti del nor-male, insieme a intense piogge eventi. Le autorità del Bangladeshhanno chiesto ai principali portimarittimi di elevare l’allerta. Ai pe-scherecci da traino e alle navi dapesca nel Golfo del Bengala è statochiesto di sospendere le operazionifino a nuovo avviso. È molto pro-babile che l’occhio della tempestapassi attraverso le foreste di man-grovie di Sunderban, uno dei piùgrandi tratti di foreste di mangro-vie al mondo.

Accordo tra Merkel e Macron su un Recovery Fund da 500 miliardi

Iniziativa franco-tedesca per la ripresa europea

PER LA CURADELLA CASA COMUNE

I movimenti cattoliciper il climae la Settimana«Laudato si’»

FRANCESCO RICUPERO A PA G I N A 6

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Conversazione con Brunello Cucinelli

Quella grandinatamaestra di vita

MARCO GRIECO A PA G I N A 3

Riflessioni sul dirittoalla salute in Africa

GIULIO ALBANESE A PA G I N A 2

Il raccontodell’epidemia nei secoli

GABRIELE NICOLÒE SABINO CARONIA A PA G I N A 4

Cronache dal nichilismo

Quel disegnonascostodentro la nebbia

CO S TA N T I N O ESPOSITO A PA G I N A 5

L’insegnamento di Papa Wojtyła

Nella poesiale sorgenti della teologia

RINO FISICHELLA A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

BE R L I N O, 19. Germania e Franciahanno raggiunto un accordo ieri perun fondo di rilancio dell’Unione eu-ropea da 500 miliardi di euro. Unainiziativa che si presenta sotto formadi spese inserite nel bilancio dell’Ue— quindi non prestiti — per i settorie le regioni più colpiti dall’e m e rg e n -za economica generata dal covid-19.Lo hanno annunciato il cancellieretedesco, Angela Merkel, e il presi-dente francese, Emmanuel Macron.

Gli aiuti «non saranno rimborsatidai destinatari, ma dagli Stati mem-bri», ha spiegato l’inquilino dell’Eli-seo presentando la proposta in con-ferenza stampa. Con il piano franco-tedesco si introdurrebbe anche unaprima forma di emissione di debitocomune: la Commissione sarebbe in-fatti autorizzata a finanziare il fondoper la ripresa andando a prenderedenaro a prestito sui mercati in no-me dell’Unione europea.

Mentre suona invece molto vicinoalla sensibilità dei “rigoristi”, indica-no gli analisti economici, il passag-gio in cui si specifica che gli aiutisaranno basati «su un chiaro impe-

gno degli Stati membri ad applicarepolitiche economiche sane e un’am-biziosa agenda di riforme». Unaproposta a metà strada, insomma, sucui tuttavia l’unanimità resta ancoratutta da trovare. Il presidente dellaCommissione europea, Ursula vonder Leyen ha reso noto che l’iniziati-va franco-tedesca «va nella direzionedella proposta» su cui sta lavorandoBruxelles. Ma ora bisognerà tenereconto anche delle opinioni di tuttigli altri Stati membri, oltre che delParlamento europeo.

L’intesa è stata accolta favorevol-mente dalla Banca centrale europea(Bce). «Le proposte franco-tedesche— ha dichiarato Christine Lagarde,presidente dalla Bce — sono ambi-ziose, mirate e benvenute. Aprono lastrada a un’emissione di debito a

lungo termine effettuata dalla Com-missione europea e soprattutto per-mettono di attribuire aiuti diretti im-portanti a favore degli Stati più col-piti dalla crisi».

Favorevoli anche i primi commen-ti dall’Italia. «L’intesa — si legge inuna nota da Palazzo Chigi — r a p p re -senta un buon passo in avanti che vanella direzione sin dall’inizio auspi-cata dall’Italia per una risposta co-mune ambiziosa alla pandemia».«Una dimensione di 500 miliardi eu-ro di soli trasferimenti — aggiunge ildocumento — è senz’altro un buonpunto di partenza, ed è comunqueuna dotazione di sussidi che si avvi-cina a quanto richiesto di recentedall’Italia. Da questa somma si puòpartire per rendere ancora più consi-stente il Recovery Fund, nel quadro

del budget europeo». Contrari, inve-ce i Paesi del Nord Europa. «Hosentito Olanda, Svezia e Danimarcae la nostra posizione non cambia.Devono essere prestiti, non aiuti»,ha dichiarato il primo ministro au-striaco, Sebastian Kurz.

La matassa, quindi, non è statadel tutto dipanata. Nei prossimigiorni ci sarà infatti ancora molto dadiscutere ai tavoli europei, dove leposizioni appaiono ancora distanti.

Stamane, intanto, in Francia è sta-to formato un nuovo gruppo parla-mentare, e La République En Mar-che, il partito di Macron, ha persola maggioranza assoluta che detene-va dal 2017. Sette deputati sono in-fatti passati al nuovo gruppo, deno-minato Ecologia, democrazia, solida-rietà.

L’uomo delle ottob eatitudini

In allegato un profilo del beato PierGiorgio Frassati, a firma di NicolaGori, e la riproduzione della primapagina de «L’Osservatore Romano»del 21-22 maggio 1990 in occasionedella beatificazione

di FRANCESCO PESCE

Gesù insieme a tutta la storia entra nella Gloria del Padre. Idiscepoli che ancora una volta il Signore raduna sul montesono undici; non sono più dodici. Sono un gruppo dove ne

manca uno. Una Chiesa che non è una setta di puri e di perfetti,non è come l’arca di Noè chiusa alle intemperie della storia, ma èuna fragile barca scossa dalle tempeste. C’è in questa imperfezionedegli undici, anche la povera storia di ognuno di noi, la nostra mi-seria tanto bisognosa della Sua misericordia.

Quando lo videro racconta il vangelo «si prostrarono. Essi peròd u b i t a ro n o » .

Non sarebbe neppure necessario quel “p erò”. Non è forse veroche la fede vive dentro i dubbi? Anzi vorrei dire che la fede ha bi-sogno del dubbio, perché in questo modo rimane umile, semplice,quasi sussurrata, non buttata in faccia agli altri come un privilegioche distingue e separa. La fede deve rimanere quello che è, un do-no accolto con stupore e tremore; mai un possesso orgoglioso, maun dono vissuto anche nella paura e nella fatica di tanti giorni, eper questo ancora più prezioso.

Il dubbio non è una diminuzione della fede, ma è occasione diumiltà per mantenere intatta la meraviglia.

Il dubbio cammina sulla strada della storia insieme alla fede,nell’attesa che entrambi lascino il posto all’Amore dove non ci saràpiù nessuna domanda e nessuna professione di fede, ma solo lacontemplazione della bellezza assoluta.

Gesù si avvicinò e disse loro: «… Andate dunque».Subito il Vangelo dice così; non c’è nessun se e nessun ma. Gesù

non ha paura della nostra fede che dubita; da sempre la conosce,

da sempre la ama e la accompagna e non la giudica. Lo sappiano icultori del giudizio della condanna, spietati esecutori della leggepronti a gridare allo scandalo per la fragile fede degli altri, dimen-tichi delle proprie ipocrisie.

Gesù manda questa Chiesa fragile per iniziare la missione di an-nunciare il Vangelo ad ogni creatura. La gioia del Vangelo riempiràil cuore e la vita di coloro che si incontreranno con Gesù.

Questa è il frutto di ogni opera missionaria, la gioia del Vangelodi cui ognuno di noi è collaboratore. Certo incontreremo sempregli “esp erti” che ci diranno come si fa la missione ma non dobbia-mo dargli troppo retta. Il Signore ci ha assicurati: «Io sono con voitutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Nella missione di annunciare il Vangelo, è lo Spirito Santo checi spinge, e ci sostiene, e ci fa anche la lieta sorpresa di essere arri-vato a destinazione prima di noi. Lo Spirito del Signore precedetutti anche gli “esp erti”. Ci precede perché da sempre è lì.

Ci dice di andare in tutto il mondo; andare non per organizzare,occupare i posti che contano, portare la soluzione a tutti i proble-mi. Ci dice semplicemente di essere i collaboratori della gioia delS i g n o re .

Noi non abbiamo il mandato di portare lo Spirito Santo ma aiu-tare a scoprirne la presenza nei cuori di ogni uomo. Non dimenti-chiamo mai che la Pasqua non ha nessun padrone, nessun esperto,ma solo testimoni.

La festa dell’Ascensione ci aiuti a sperimentare che la missioneche ci affida Gesù non è quella di conquistare la terra, ma di anda-re verso la casa del Padre per godere in eterno la pienezza dellagioia.

L’abbraccio tra Francesco e una delle giovani volontarie della Gmg di Cracovia (31 luglio 2016)

NOSTREINFORMAZIONI

E re z i o n edi Provincia Ecclesiastica

e relativaP ro v v i s t a

Il Santo Padre ha disposto lafusione dell’Arcidiocesi di An-chorage con la Diocesi di June-au, ha eretto la nuova Circoscri-zione Ecclesiastica di Anchora-ge-Juneau (Stati Uniti d’Ameri-ca) e contemporaneamente hanominato primo ArcivescovoMetropolita della nuova Sedemetropolitana, Sua EccellenzaMonsignor Andrew EugeneBellisario, C.M., finora Vescovodi Juneau ed AmministratoreApostolico di Anchorage.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 20 maggio 2020

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La Fao chiede nuovi aiuti per fronteggiare l’emergenza fame

L’impatto del covid-19sarà devastante

ROMA, 19. L’Organizzazione delleNazioni Unite per l’alimentazionee l’agricoltura (Fao) ha bisogno di350 milioni di dollari per incremen-tare le attività volte a combattere lafame e a supportare i mezzi di sus-sistenza in contesti di crisi alimen-tare, dove l’impatto del covid-19potrebbe essere devastante. E, seb-bene l’impatto su larga scala e alungo termine della pandemia sullasicurezza alimentare non si sia an-cora rivelato del tutto, già da orarisulta evidente, sottolinea l’agenziaOnu, che nei paesi già colpiti dallafame acuta le persone lottano sem-pre più per avere accesso al cibo,in quanto i redditi diminuiscono ei prezzi dei prodotti alimentari au-mentano.

Analizzando gli effetti della pan-demia la Fao ha stabilito che sononecessari ulteriori finanziamenti ur-genti per soddisfare le nuove esi-genze emerse in seguito alla pande-mia. Soprattutto in Sud Sudan, inSomalia, in Siria, in Pakistan e adHaiti.

Le nuove attività si concentre-ranno sul sostegno dei mezzi disussistenza fondamentali volti a mi-gliorare la raccolta e l’analisi deidati sulla fame in modo che le or-

ganizzazioni possano rispondere inmodo più efficace; mantenere atti-va la produzione alimentare, ancheattraverso l’incremento delle attivi-tà, in modo che gli agricoltori pos-sano sfruttare le prossime stagionidi semina; aumentare il sostegnoalle attività di post-produzione, co-me il raccolto, lo stoccaggio, la la-vorazione e la conservazione deglialimenti su piccola scala, e collega-re i produttori ai mercati per ga-rantire che le filiere di approvvigio-namento alimentare non subiscanointerruzioni; sensibilizzare gli ope-ratori delle filiere di approvvigiona-mento alimentare affinché non siespongano al rischio di trasmissio-ne del nuovo coronavirus.

«Non possiamo aspettare di fini-re di occuparci dell’impatto sullasalute per poi concentrarci sulla si-curezza alimentare. Se non inizia-mo subito a implementare il ripri-stino dei mezzi di sussistenza, ci ri-troveremo di fronte a molteplicicrisi alimentari. E il prezzo saràenorme», ha sottolineato ieri il di-rettore generale della Fao, il cineseQu Dongyu, durante il briefingsulla risposta umanitaria rivistadell’Agenzia Onu.

In Brasilesi diffondeil contagio

BRASÍLIA, 19. Il Brasile ha regi-strato nelle ultime 24 ore 13.140nuovi casi di coronavirus, arri-vando ad un totale di 255.368,superando nel conteggio il Re-gno Unito e diventando il terzoPaese al mondo per numero dipositivi al covid-19. Come senon bastasse il dato giornalierodei contagi è stato il più alto alivello mondiale e ha rappresen-tato il 13 per cento del totaleglobale dei nuovi infetti. Èquanto emerge dal bilancio con-tinuamente aggiornato dellaJohns Hopkins University, se-condo cui le vittime in Brasile,dopo le 674 registrate nelle ulti-me 24 ore, sono salite a 16.853.

Intanto ieri il governatore diSan Paolo, João Doria, è torna-to ad accusare il presidente JairBolsonaro di essere un “nemico”della vita per la sua contrarietàal distanziamento sociale comeforma di prevenzione contro lapandemia. Il sindaco di SanPaolo, Bruno Covas, ha dichia-rato che il sistema sanitario dellacittà è al collasso, con le terapieintensive ormai al completo.

Nelle ultime 24 ore poi duegovernatori brasiliani hanno co-municato di essere positivi al co-ronavirus. Si tratta del governa-tore di Roraima, Antonio Dena-rium, che ne ha dato l’annunciosui social precisando di averesintomi lievi. Simultaneamenteanche il governatore di Pernam-buco, Paulo Camara, ha resonoto di aver contratto il covid.

Il presidente minaccia la sospensione definitiva dei finanziamenti

Trump di nuovo contro l’O msOltre centomila

casiin India

NEW DELHI, 19. Nuovo picco dicontagi da covid-19 in India. Il bi-lancio dei casi positivi ha superatola soglia dei 100.000, mentre i de-cessi sono ora 3.164. È quanto ri-porta l’Università statunitenseJohns Hopkins. I dati sono staticonfermati anche dal ministero del-la Sanità indiano. Nelle ultime 24ore il Paese ha di nuovo registratoil più alto incremento rilevato sino-ra, con oltre 5.000 nuovi contagi.

Il Consiglio indiano per la ricer-ca medica ha reso noto che a livel-lo nazionale sono stati eseguiti adoggi 2.404.267 test.

Intanto il più esteso lockdowndel mondo, in vigore dallo scorso24 marzo nel Paese, è stato confer-mato fino al 31 maggio, con signifi-cativi allentamenti alle restrizioni.Secondo le linee guida per questaquarta fase di contenimento, emes-se negli ultimi giorni dal ministerodella Sanità, college, università etutte le istituzioni scolastiche reste-ranno chiusi, al pari di luoghi diculto e di grande aggregazione.Bloccato anche il traffico aereo e lemetropolitane. Tuttavia si prevedo-no alcune eccezioni. Sono di nuo-vo autorizzati a circolare i mezzidel trasporto pubblico e quelli delservizio privato. Riprendono gra-dualmente anche molte attivitàproduttive. Nelle aree però definite«zone di contenimento», ovverodove si sono registrati casi negli ul-timi 28 giorni, saranno permessesolo le attività essenziali. È statoinoltre riconfermato in tutto il pae-se il coprifuoco notturno.

La pandemia del covid-19 haevidenziato un’urgenza che in-terpella tutti i governi africani:

la fragilità del sistema sanitario con-tinentale nel suo complesso. Anzitut-to è evidentissimo il deficit di risorseumane: secondo l’O rganizzazionemondiale della sanità (Oms) in Afri-ca è presente solo il 3 per cento delpersonale medico mondiale, nono-stante siano ben radicate a livello

contrasto alla mortalità infantile ematerna, lotta contro le malattie ba-nali ma che mietono vittime come ladissenteria dovute spesso alla pover-tà, alla mancanza d’igiene, all’assen-za di acqua potabile. Si può analiz-zare all’infinito la varietà di sistemisanitari esistenti in Africa o che ten-tano di esistere. Si tratta di una si-nergia complessa che riguarda nonsolo le infrastrutture di base, ma so-prattutto gli operatori sanitari, le cu-re prodigate, i meccanismi di venditae acquisto dei farmaci, i donor inter-nazionali, le ong, le chiese... nonchéi semplici cittadini, i malati o addi-rittura i portatori sani o asintomaticiche dir si voglia. Può sembrare piùsicuro, più semplice e immediato,quando si è donatori, finanziareobiettivi chiari e diretti. Ed è pro-prio questa una delle ragioni per cuivi è una maggiore propensione versoi fondi verticali. In questo contestole richieste della società civile ed inparticolare degli operatori sanitarisono sempre più orientate verso unasorta di compromesso: la cosiddetta

politica “diagonale”. Il che significatecnicamente riservare almeno partedel finanziamento al sostegno dei si-stemi sanitari di base.

È uno sforzo che va incoraggiatoe diffuso il più possibile non foss’al-tro perché i sistemi sanitari presentisul territorio — nelle zone rurali eurbane — alla prova dei fatti si rive-lano sempre più strategici per soddi-sfare le necessità della gente. Unaquestione a parte è quella delle areedi crisi. Basti pensare ai moltepliciconflitti armati che hanno interessa-to l’Africa subsahariana in questi an-ni: dalla Somalia, alla RepubblicaCentrafricana, dal Sud Sudan allaRepubblica Democratica del Congo.L’impegno nelle cure di emergenzaassicurate gratuitamente dalle ong inqueste periferie del mondo è statocertamente ammirevole, anche se i li-miti temporali imposti dalla pro-grammazione dei progetti è tale percui questi organismi non potrannomai rispondere pienamente alleistanze di una politica sanitaria du-revole e stanziale. A ciò occorre inol-

tre aggiungere il bisogno, in ogni ca-so, di una maggiore cooperazioneNord/Sud nella ricerca universitariain quanto i dati statistici e le casisti-che in generale raccolti in Africapossono essere condivisi con altreuniversità più avanzate, in paesi do-ve è più facile accedere al credito.

Una cosa è certa: la vera sfida, af-finché il diritto alla salute sia pertutti, riguarda, oggi più che mai, ladefinizione di un modello mutuali-stico sostenibile con l’obiettivo dilungo termine per ottenere un’auto-nomia durevole e l’affermazione dimeccanismi di autofinanziamento.Dovrebbe essere certamente parteci-pativo, espressione di una dinamicasociale sì da influenzare ovvero pilo-tare politiche sanitarie solidali, in si-nergia con il potere statuale. Nondovrebbe, dunque, dipendere diret-tamente dal governo in carica altri-menti si potrebbero innescare deimeccanismi che condizionerebberola governance di un sistema comun-que tendenzialmente soggetto a con-taminazioni di vario genere, comequella corruttiva.

Per ricapitolare, dunque, il sistemasanitario, alla luce anche dell’esp e-rienza del mondo missionario, perfunzionare dovrà necessariamente es-sere: solidale, dinamico e partecipati-vo. D’altronde, a scanso di equivoci,è di ispirazione cattolica il 70 percento del welfare sanitario dell’Afri-ca, secondo dati dell’Oms. È eviden-te che la partnership tra pubblico eprivato auspicata in più circostanzedall’Oms deve comunque risponderea logiche inclusive, attente ai bisognidei ceti meno abbienti. Il segretariogenerale delle Nazioni Unite Antó-nio Guterres ha dichiarato recente-mente, in riferimento alla pandemiadel coronavirus, che stiamo attraver-sando «un momento decisivo per lasocietà moderna. La storia giudiche-rà l’efficacia della risposta non dalleazioni di ogni singolo gruppo di at-tori governativi presi isolatamente,ma dal grado in cui la risposta ècoordinata a livello globale in tutti isettori a beneficio della nostra fami-glia umana».

WASHINGTON, 19. Il presidente de-gli Stati Uniti, Donald Trump, hanuovamente minacciato una so-spensione definitiva dei finanzia-menti Usa all’Organizzazione mon-diale della sanità (Oms) se non ap-porterà “miglioramenti sostanziali”nei prossimi 30 giorni. A metà apri-le l’amministrazione statunitenseaveva deciso di bloccare i suoi con-tributi all’agenzia delle NazioniUnite — di cui è in corso l’Assem-blea generale — giudicata non all’al-tezza nella gestione della pandemiadel nuovo coronavirus, nasconden-done la reale portata nelle sue fasiiniziali quando si è sviluppata inCina. Proprio durante l’assembleagenerale dell’Oms, ieri, il segretarioalla Sanità statunitense, Alex Azar,ha accusato l’organizzazione del-l’Onu di aver fallito nella rispostaalla pandemia, un fallimento «co-stato molte vite umane».

L’inquilino della Casa Bianca, ie-ri su twitter, ha preso di mira il di-rettore dell’Oms, l’etiope TedrosAdhanom Ghebreyesus, pubblican-do la lettera inviatagli in cui elencale accuse sulla gestione della crisidel covid-19 e l’eccessiva vicinanzaalla Cina. «È chiaro che ripetutipassi falsi da parte tua e della tuaorganizzazione per rispondere allapandemia sono stati estremamentecostosi per il mondo. L’unica via daseguire per l’Oms è se può davverodimostrare l’indipendenza dalla Ci-na», scrive Trump al direttoredell’Oms nella lettera.

Il presidente Usa poi ha spiazza-to tutti ieri affermando di assumere«idrossiclorochina da oltre una set-

timana e mezzo e sono ancora qui»,sollevando enormi polemiche vistoche al momento non esistono dimo-strazioni scientifiche sulla valenzadella cura con il farmaco antimala-rico. Trump ha detto di aver con-sultato il medico della Casa Bianca.Alla domanda se il medico glieloavesse raccomandato, Trump ha ri-sposto «no».

Per il secondo giorno consecutivonel Paese sono calati i decessi: 759nelle ultime 24 ore.

Intanto il sindaco di New YorkBill de Blasio, ha annunciato che ilCenter for disease control and pre-vention (Cdc) ha confermato la re-lazione tra coronavirus e sindromeinfiammatoria nei bambini, similealla malattia di Kawasaki e poten-zialmente letale. Il primo cittadinodella Grande Mela ha voluto sotto-lineare l’importanza di una diagnosiprecoce, che può prevenire gravimalattie o decessi. I Cdc, al mo-mento, hanno riportato 145 possibilicasi a New York City.

di GIULIO ALBANESE

continentale una lunga serie di ma-lattie endemiche come quelle tropi-cali neglette, oltre ad aids, tuberco-losi e malaria. Dei 20 Paesi con imaggiori tassi di mortalità maternanel mondo, 19 si trovano in Africa.Inoltre, questo continente detieneanche il triste primato mondiale dimortalità neonatale. Come se nonbastasse, le malattie non trasmissibi-li, come cancro, ipertensione, malat-tie cardiovascolari e diabete, sono inaumento; per non parlare degli in-fortuni che rimangono statisticamen-te tra le principali cause di decesso.Bisogna infine considerare che le ne-cessità sanitarie di base sono ancoranegate a milioni di persone: si calco-la, ad esempio, che solo il 58 percento della popolazione che vivenell’Africa subsahariana abbia acces-so a forniture d’acqua sicura.

Secondo il dottor Gianfranco Mo-rino, chirurgo piemontese da 34 anniin Africa, impegnato in progetti disviluppo e nella formazione del per-sonale locale, emblematica è la situa-zione della capitale keniana, Nairo-bi, dove vive, «modello esemplaredella città della diseguaglianza».Fondatore, insieme alla moglie e amolti amici, dell’associazione Wo r l dFriends e in particolare del RuarakaUhai Neema Hospital di Nairobi,Morino è convinto che la principalemalattia dell’Africa sia la povertà.«Non possiamo parlare di sanità edi universal health coverage (“cop ertu-ra sanitaria universale”) senza tenereconto dei determinanti sociali dellasalute come il reddito, l’i s t ru z i o n e ,l’alimentazione, l’abitazione, il lavo-ro. Come medici ed operatori sanita-ri in queste periferie dell’uomo, nonpossiamo limitarci alla “clinica ed al-la cura” ma il nostro compito etico èdi essere promotori dei diritti umani,e prima tra questi quello alla salutecon il presupposto indispensabiledella giustizia sociale».

La salute pertanto in Africa è an-cora un privilegio per pochi, col ri-sultato che l’accesso all’assistenza sa-nitaria è limitato dalla capacità dipagamento dell’individuo. In Kenya,ad esempio, una percentuale enormedi famiglie povere, sia negli slum(baraccopoli), come anche nelle zo-ne rurali, non può permettersi l’assi-stenza sanitaria. Circa 4 keniani su 5non hanno accesso all’assicurazionemedica, con l’inevitabile esclusionedi una quota importante della popo-lazione dai servizi sanitari di qualità.Sulla carta un po’ tutti i governi so-no consapevoli della stretta relazionetra economia, welfare e salute, comeanche sono sempre più convinti cheun sistema sanitario efficace e bengestito possa essere uno dei migliorideterrenti contro la povertà, garan-tendo alti indici di produttività lavo-rativa.

In questi ultimi anni vi è statacertamente una crescita notevole deifondi sanitari cosiddetti verticali (ingran parte provenienti da donor in-ternazionali), orientati cioè versoprecise patologie come l’aids, la tu-bercolosi, la malaria, ecc. che dipen-dono dall’aiuto internazionale e dal-le iniziative private. I risultati in ma-teria di ricerca, vaccini, prevenzione,sono stati notevoli, ma l’effetto per-verso che è emerso è stato quello diun indebolimento dell’aiuto ai siste-mi sanitari di base detti anche oriz-zontali. Tali sistemi riguardano la sa-lute in termini generali: accesso allecure e alle medicine per tutta la po-polazione senza discriminazioni,

Page 3: Entrando in Cristo con tutta la vita si superano …...del Bangladesh ha affermato che il ciclone potrebbe colpire vaste aree nel sud-ovest e nel sud causando maremoti molto più forti

L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 20 maggio 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è:

come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita

della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Conversazione con l’imprenditore Brunello Cucinelli

Quella grandinatamaestra di vita

di MARCO GRIECO

Brunello Cucinelli ha guardatoa questi mesi come un navi-gante che attraversa la vita.

Nei suoi occhi, prima dell’i m p re n d i -tore del lusso che esporta il cashme-re in tutto il mondo, c’è il figlio dicontadini che scruta l’orizzonte.Nella sua infanzia, poteva essere unsolco appena arato, che una grandi-nata violenta cancellava annuncian-do implacabile la miseria. Eppure, ilsuo modello resta san Benedetto daNorcia, che fece della solidarietà edignità umana il motore di una ri-nascita sociale, culturale e spirituale.Oggi Cucinelli guarda con lo stessofervore: spesso ci vuole tutta una vi-ta per prepararsi a un momento co-me questo. Può essere l’o ccasioneper ripensarlo, facendo del doloreun maestro di vita.

Cucinelli, nella “Lettera di Primavera”che ha scritto ai collaboratori ed amicidel mondo, lei cita Aristotele parlandodi calamità quali maestre di vita sag-gia. In che modo questa calamità puòessere per noi maestra saggia di vita?

Perché ci ha ricordato che il Crea-to ama la comunanza tra gli uomini,che tutto quanto conviene al Creatoconviene all’uomo, che il mutamen-to è causa di crescita spirituale, eche il legame tra le cose del mondoè sacro. Sant’Agostino si rivolse aDio con parole commoventi: “Te e c -cellentissimo, ottimo creatore e reg-gitore dell'universo, te, Signore, che dai per maestro il dolore…”

Secondo lei, possiamo guardare al fu-turo? E come si fa alleggerendo quelloche lei chiama il male del vivere?

Questo è stato un periodo forte-mente addolorato, ma credo che perprima cosa non dobbiamo affannar-ci per le cose future più di quantonon ci dica la natura; se saremo ca-paci di ascoltare la sua voce, e se sa-premo essere amorevoli custodi delCreato, potremo guardare al domanicon fiducia, e sarà alleggerito il ma-le del vivere.

Azzardando un paragone con la guerrache suo padre e suo nonno hanno vis-suto, ci sono delle differenze? Come siricolloca oggi l'umanità?

Nel tempo molte generazionihanno sofferto per eventi diversi, ein quello appena trascorso, dove ab-biamo assistito ad una disputa tra labiologia e il Creato, la nostra gene-razione ha perduto cose, ma soprat-tutto affetti. Però, come pensaval’imperatore Marco Aurelio Antoni-no, l’esistenza è un incessante passa-

re da una forma all’altra, e ogni per-dita genera una trasformazione dallaquale l’animo umano esce arricchi-to.

Lei ha fatto del borgo di Solomeo ilcuore di un’impresa mondiale. Credeche per ripensare alla nostra umanitàsia necessario ritornare ai luoghi?

Ho sempre sognato un luogo dilavoro che sia un po’ migliore, dovele persone siano rispettate nella lorodignità morale, guadagnino un po’di più, e si trovino sempre a contat-to con il paesaggio; questo grandesogno è il mio capitalismo umanisti-co, quello che a Solomeo ha datovita a un’attività industriale secondonatura e a un nuovo destino degliantichi borghi, i quali sono impor-tanti perché in essi non vi è povertàspirituale né fisica, e non vi è solitu-dine. Questa è la vita nei borghi.

In questi mesi abbiamo sperimentato ildistanziamento sociale, che pure ci hareso indispensabili gli uni agli altri.Ripenseremo ai nostri rapporti con glialtri, domani?

Il distanziamento sociale è disa-gevole ma necessario se lo accettia-mo con convinzione. Però non hodubbi che ci sarà facile essere viciniin altro modo, poiché la distanza fi-sica è poca cosa rispetto a quellaspirituale, ed è questa che avvicinale nostre anime; essa è nella nostracultura, e un tempo ritornerà.

Crede che dobbiamo avere più coraggiodi ammettere la fragilità?

Ammettere le fragilità richiedesempre coraggio. Quando avevo 10anni, una grandinata di giugno rovi-nò tutto il raccolto, l’unica fonte disostentamento spazzata via in dieciminuti. Il giorno dopo, il contadinovicino ci ha prestato venti balle digrano. Questa è stata una “grandi-nata” per l’umanità. Però, se sapre-mo guardare quelle di oggi a con-fronto con i grandi temi dell’umani-tà con grande umiltà, dedizione edidee, non sarà difficile metterle daparte e lasciare che il cuore voli li-bero ad operare le azioni nobili perle quali è nato, come il valore dinon volgere le spalle alla povertà eil valore della famiglia, semedell’umanità. Qualche volta, c’èl’istinto di volgere le spalle alla po-vertà. Io faccio mio l’insegnamentodi san Benedetto, che invitava a unequilibrio tra anima, mente e lavoro.Non c’è dubbio che questo sarà untempo nuovo: il tempo del riequili-brio.

Quale insegnamento traggono i giovanida questo periodo?

Ho parlato tante volte della bel-lezza dell’universo, e non la vedomai così luminosa e pura comequando riluce negli occhi dei giova-ni. Essi sono il futuro del mondo, ecredo che la loro capacità di trarreinsegnamento dalle esperienze dellavita sta tutta in quella di noi adultidi amarli, sempre e profondamente.Essi già ora fanno proprio l’insegna-mento di non consumare, ma riuti-lizzare e riparare; si informano sem-pre di più, vogliono sapere dove so-no lavorati i prodotti, come sonofatti, se nella produzione sono statirecati danni all’umanità. E vi è infi-ne la discussione sul grande temadella vita, ossia l’equilibrio tra ilprofitto ed il dono.

Come si fa a mantenere questo equili-brio?

Quando facevamo i contadini ebattevamo il grano, mio nonno loportava alla confraternita e lo dona-va a chi ne aveva bisogno. Dobbia-mo tornare a concepire da una parteil sano profitto, perseguito con gen-tilezza e garbo, etica e dignità,dall’altro dare in dono all’umanitàuna parte di ciò che abbiamo avuto:che non è il gift all’inglese, ma qual-cosa che si fa senza aspettarsi nullain cambio.

E gli adulti? Hanno una responsabili-tà nella ricostruzione del mondo?

Più che di responsabilità mi piaceparlare di opportunità, più che diricostruzione mi piace parlare ditempo nuovo. Considerando il futu-ro in tale prospettiva, mi appare co-me un campo appena dissodato cheil nuovo seme renderà più ferace diprima. Non vi è dubbio che venia-mo da un periodo doloroso, siamoimpauriti, abbiamo perso personecare, alcuni hanno perso il lavoro. Ilnostro animo è aperto ad incontrarepersone perbene, amabili e senzadubbio è chiuso alla durezza.

Borrell assicura che la missione Irini lavorerà per il blocco del traffico di armi

Impegno europeoper la stabilità libica

BRUXELLES, 19. L’Operazione Ue Iri-ni, il cui obiettivo è la fine dei flussiillegali di armi e di equipaggiamentomilitare alla Libia, «è uno dei contri-buti dell’Europa al ritorno alla stabi-lità nel Paese nordafricano edun’espressione operativa del suo im-pegno concreto al processo di Berli-no guidato dalle Nazioni Unite».Questo il messaggio espresso dall’Al-to rappresentante Ue per la politicaestera Josep Borrell al premier libicoFayez al-Serraj in un colloquio avve-nuto ieri.

L’Operazione, ha ricordato Bor-rell, «dispiega i suoi asset navali eaerei e usa immagini satellitari per

assicurare la più ampia coperturapossibile, operando nel contesto del-le risoluzioni del Consiglio di sicu-rezza dell’Onu». Nel corso del collo-quio l’Alto rappresentante ha poi tra-smesso ad al-Serraj «le sue preoccu-pazioni per l’escalation degli scontria Tripoli e intorno e per l’aumentodei bombardamenti su aree residen-ziali densamente popolate, che han-no avuto come esito vittime ed il de-terioramento della situazione umani-taria». Borrell ha poi elogiato la di-sponibilità del governo di al-Serraj«a partecipare attivamente al proces-so di Berlino e ha ribadito l’imp or-tanza per tutte le parti del conflitto

perché fermino gli scontri, concor-dino un cessate il fuoco e ripren-dano i negoziati politici». Quindil’Alto rappresentante ha sottoli-neato «il continuo fermo impegnodell’Ue ad una soluzione politicadella crisi libica attraverso l’attua-zione delle conclusioni della Con-ferenza di Berlino e ha ricordatoal premier l’attivo impegno Ueper avanzare verso questo obietti-vo».

Intanto, sul campo i combatti-menti proseguono. Le forze fedelial generale Khalifa Haftar, princi-pale avversario di al-Serraj, si so-no ritirate nella notte da alcunezone di Tripoli all’indomani dellasconfitta subita nella strategica ba-se aerea di Watiya, tornata sotto ilcontrollo del governo di accordonazionale. Lo ha annunciato ilportavoce delle forze governative,Ahmed al-Mismari, secondo quan-to riferiscono i media libici. Al-Mismari ha affermato che c’è stata«una ridistribuzione e un riposi-zionamento delle forze filo-Haftarsui fronti di battaglia» e un «di-simpegno da alcune aree residen-ziali affollate di Tripoli».

Quella a Watiya è stata unadelle sconfitte più pesanti subitedalle forze di Haftar da oltre unanno, da quando cioè è scattatal’offensiva per conquistare la capi-tale Tripoli.

Appello Ua e Onucontro le violenze

in Burundi

GITEGA, 19. Clima politico semprepiù teso in Burundi in vista delvoto presidenziale e parlamentaredi domani 20 maggio. L’Unioneafricana e l’Onu hanno espressoforti preoccupazione dopo le noti-zie di violenti scontri registrati nelPaese tra i sostenitori delle forzepolitiche rivali, avvenuti la scorsasettimana in piena fase di campa-gna elettorale.

I due organismi chiedono alleautorità di Gitega di favorire unambiente sicuro «che consenta aicittadini di esercitare i loro dirittipolitici e civili in termini di tolle-ranza, pace e reciproca accettazio-ne», facendo inoltre un appello atutte le parti affinché si astenganoda violenze. Le organizzazionihanno anche esortato le forze disicurezza a garantire la correttezzadelle elezioni. Gli attivisti afferma-no che nel Paese circa 150 membridell’opposizione sono stati arresta-ti dall’inizio della campagna elet-torale, partita tre settimane fa.

Morti venti civili

Attacco jihadista in NigeriaABUJA, 19. Ennesimo attacco sferra-to dai miliziani di Boko Haram inNigeria. Almeno 20 civili sono statiuccisi e altri 14 gravemente feritinell’offensiva condotta domenicascorsa dal gruppo terroristico con-tro un villaggio nel nord-est delPaese. Lo rendono noto fonti localie della sicurezza, riferendo chenell’attacco sono stati distrutti di-versi edifici.

I miliziani — raccontano le fontie i testimoni — sono arrivati a bor-do di pick-up presso il villaggio diGajiganna, nello Stato di Borno,mentre erano in corso i preparativiper consumare l’iftar, il pasto chemette fine al digiuno durante il me-se del Ramadan. Nel corso dell’as-salto i ribelli hanno sparato e lan-ciato granate contro le abitazioni.Gajiganna, situata a soli 50 chilo-metri da Maiduguri, è stata più vol-te presa di mira dai jihadisti. A feb-braio scorso gli insorti hanno ucci-so un soldato in un attacco a unposto di blocco militare nel villag-gio.

I gruppi jihadisti presenti in Afri-ca occidentale stanno guadagnandoinfluenza nel nord-est nigeriano,che rischia di diventare un “p onte”tra i diversi movimenti di insortipresenti nel Sahel e nella regionedel Lago Ciad. L’allarme è statolanciato dall’International crisisgroup (Icg), organizzazione nongovernativa che svolge attività di ri-cerca in materia di conflitti interna-zionali. La Nigeria nord-orientale(Stato di Borno e Yobe) è stata giàdevastata sin dal 2009 dal conflittocontro Boko Haram, che ha lasciatosul campo oltre 36.000 morti e mi-lioni di sfollati. Intere zone sonoancora nelle mani di gruppi jihadi-sti e l’esercito subisce continui at-tacchi. Il controllo territoriale diBoko Haram, già da diversi anni hapassato le frontiere, lambendo gliStati confinanti di Ciad, Camerun eNiger, così da provocare una crisiregionale sempre più endemica, allaquale neanche l’impegno della for-za multinazionale congiunta deiPaesi coinvolti ha saputo fornireuna soluzione esauriente.

La Nato si congratula con Ghani e Abdullahper la condivisione del potere in Afghanistan

KABUL, 19. «Ho parlato con il presi-dente afghano, Ashraf Ghani, e conAbdullah Abdullah per congratular-mi del loro accordo, che è un passocruciale verso l’unità e la pace dura-tura in Afghanistan. La Nato si im-pegna a sostenere l’Afghanistan nel-la lotta al terrorismo e nel costruirela sicurezza a lungo termine». Loha scritto su Twitter il segretario ge-nerale della Alleanza atlantica, JensStoltenberg, poche ore dopo la tan-to attesa firma tra Ghani e Abdul-lah per la condivisione del potere inAfghanistan.

Un’intesa che dovrebbe porre finealla lunga fase di incertezza politi-co-istituzionale nel Paese, che ha te-nuto in sospeso anche i colloqui dipace con i talebani.

In base all’accordo, Ghani — cheha vinto le recenti elezioni presiden-ziali — rimarrà il capo dello Stato,mentre ad Abdullah verrà affidata laguida di un nuovo organo, l’AltoConsiglio di riconciliazione nazio-nale. Inoltre, alcuni esponenti dispicco della sua squadra entrerannoa fare parte del nuovo Governo.

Abdullah conterà per il 50 percento fra i ministri dell’Esecutivo,nei direttorati indipendenti e le pro-vince. Abdullah, ex ministro degliEsteri, non aveva finora mai volutoriconoscere l’elezione di Ghani apresidente, denunciando brogli.

I problemi, però, non mancano.Il Paese è in guerra da quasivent’anni; il terrorismo non accennaa diminuire; oltre il 55 per cento dei36,6 milioni di afghani vive sotto lasoglia di povertà (un dollaro algiorno) e il covid-19 si sta affaccian-do pericolosamente.

Sei paramilitariuccisi in PakistanISLAMABAD, 19. Sei paramilitarisono morti ieri nell’esplosionedi una bomba al passaggio delloro veicolo nella provincia delBaluchistan, nel sudovest delPakistan. Lo ha riferito una fon-te ufficiale. L’attentato è avve-nuto durante un pattugliamentodi routine nel distretto di Bo-lan, a circa ottanta chilometri asudest di Quetta, capoluogo ecittà principale del Baluchistan.

Il sanguinoso attacco, che haprovocato anche diversi feriti,alcuni gravi, non è stato ancorarivendicato, ma si ritiene possaessere opera dei separatisti delBaluchistan, che chiedono piùautonomia e imperversano daanni in questa regione.

Razzo vicino all’ambasciata Usaa Baghdad

BAGHDAD, 19. Un razzo è cadutostamane nelle vicinanze dell’amba-sciata degli Stati Uniti nella capi-tale irachena, Baghdad. Lo ripor-tano fonti di stampa locali. I mili-tari iracheni hanno confermato cheun razzo Katyusha è stato lanciatocontro la Green Zone, dove si tro-vano la rappresentanza diplomati-ca ed edifici governativi, senzaprovocare vittime. Al momentonon ci sono rivendicazioni.

Secondo un comunicato del Co-mando congiunto delle operazioniin Iraq, il razzo è stato lanciatodalla zona di Edriesy, nella parteorientale di Baghdad, ed è cadutoin un edificio vuoto all’interno del-la Green Zone.

Dallo scorso ottobre, sono oltredue dozzine gli attacchi simili con-tro gli insediamenti statunitensi inIraq, il che ha portato Washingtona minacciare una ritorsione controle milizie irachene filoiraniane, ri-tenute responsabili.

Quello odierno arriva a meno didue settimane dalla nascita delnuovo governo guidato dal pre-mier Kadhimi. Tra le diverse pro-messe, il nuovo premier si è impe-gnato ad instaurare un dialogostrategico con gli Stati Uniti, voltoa chiarire lo scopo del loro ruolo e

della loro missione in Iraq, ed evi-tando che il Paese diventi un terre-no di scontro tra attori esterni.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 20 maggio 2020

La peste di Tebe nell’«Edipo re» di Sofocle

Castigo e delitto

Una rilettura de «Il deserto dei tartari»

Chiusi nella fortezzaL’attualità di Buzzati, il cantore della solitudine

di SABINO CARONIA

La recente ripropostadel racconto Qualcosaera successo, dove siparla di un treno incorsa verso una Mila-

no messa in ginocchio da unamisteriosa e terribile infezione,ha riportato di stringente attua-lità il nome di Dino Buzzati. Èla paura che ossessionava loscrittore e che ancora oggi ci at-tanaglia: «Un ragazzino tentò dirincorrerci con un pacco di gior-nali e ne sventolava uno cheaveva un gran titolo nero in pri-ma pagina. Allora, con un gestorepentino, la signora di fronte ame si sporse in fuori, riuscì adabbrancare il foglio ma il ventodella corsa glielo portò via. Trale dita restò un brandello. Miaccorsi che le sue mani tremava-no nell’atto di spiegarlo. Era unpezzetto triangolare. Si leggevala testata e del gran titolo soloquattro lettere, IONE, si leggeva.Nient’a l t ro » .

Ma pensiamo in proposito aquanto sia attuale, a ottanta an-ni dalla sua nascita, Il deserto deitartari. Eccoci ancora qui, tuttichiusi nella nostra fortezza Ba-stiani. Il distanziamento sociale,l’isolamento, la solitudine. Co-me Giovanni Drogo, «crediamoche attorno a noi ci siano crea-ture simili a noi e invece non c’èche gelo, pietre che parlano unalingua straniera, stiamo per salu-tare l’amico ma il braccio ricadeinerte, il sorriso si spegne, per-

strumenti nati per creare il brivi-do cosmico, ne ottiene misurate,sopportabili emozioni». Come ilprotagonista di un suo racconto,anch’egli «è un borghese strega-to, stregato ma borghese, e fe-delmente e con educazione cosìperfetta da diventare anche sti-le». E ciò, a giudizio del critico,trova conferma nei limiti dellostile: «La sua parola, la sua frasepaiono fatte apposta per mante-nersi nel modo più ligio, a livel-lo quotidiano delle apparenze.La parola non ambisce di imme-desimarsi, impressionisticamenteo espressionisticamente, con lamateria sensibile o la sostanzaineffabile delle cose. Rimane ilsegno convenzionale, di cui tuttici serviamo per la nomenclaturaordinaria. E la frase sembra, perlo più, che si contenti di metterein ordine quei nomi, di indicar-ne i nessi, di articolare le azioni,secondo le regole della comuni-cativa più abituale».

Come non dissentire dal gran-de critico quando considera tut-ta la narrativa di Buzzati un iti-nerario ai limiti dell’«universo anoi proibito» che si arresta al diqua, appunto, dei suoi esitiestremi e conclude: «Bisogna es-sere artisti più invasati, più coat-ti, e anche più sostanziali di lui,per sentirsi arruolati al servizioossessivo di un unico tema?».

Tra i motivi dello scarso con-senso critico di Buzzati bisognaricordare che proveniva dal gior-nalismo e perciò molti letteratilo guardavano un po’ dall’altoper una sorta di ingiustificatocomplesso di superiorità. Nel1933, infatti, l’anno del suo esor-dio narrativo con Barnabo dellemontagne, Buzzati lavorava nellaredazione del «Corriere dellaSera», dove era entrato nel 1928.

Inoltre si può aggiungere chei suoi libri, tra i quali spiccanoper eccellenza Il deserto dei tar-tari, Sessanta racconti, con cuivinse il Premio Strega, si iscrivo-no nella dimensione, poco prati-cata fino a quegli anni nella no-stra letteratura, del fantastico,un fantastico che nasce spessodalla cronaca o dalla cronacaprende avvio per invenzioni oraangosciose, ora suggestive masempre inquietanti sul misteroche circonda la nostra vita e cheall’improvviso penetra dentrocome da uno spiraglio, da unoblò lasciato chiuso, motivi chesono agli antipodi degli schemie dei moduli narrativi di im-pianto naturalistico prevalentinel neorealismo letterario alloraimp erante.

Infine ancor più doveva pesa-re sul giudizio dell’opera diBuzzati la mancanza nell’uomoe nello scrittore di qualsiasi for-ma di engagement o impegnosocio-politico, in ciò in lineacon altri grandi del suo periodocome l’autore del G a t t o p a rd o equello del Giardino dei FinziContini che dovevano conoscere,accanto ad un larghissimo con-senso di pubblico, analoghe ri-serve da parte di una critica nondisposta a riconoscere come al-

tro e ben diverso dovesse esserel’impegno, libero da condiziona-menti o mode, dell’artista.

A quell’impegno appunto ri-spondono i libri di Buzzati chepiù sono destinati a durare neltempo e meglio permettono diconoscere i modi e le forme del-la sua attività. Esemplare, comeabbiamo detto, nella sua peren-ne attualità è Il deserto dei tarta-ri, la storia del tenente GiovanniD rogo.

Inviato in un fortino al confi-ne del deserto, Drogo vi attendeper tutta la vita il nemico e lagloria sperata. Ma solo con lamorte dopo anni di vana attesa,egli dà senso alla sua vita, con-sumata nella dignità del dovere.È un senso concreto della vita edell’ordine che la esprime, cui loscrittore non sa e non vuole ri-nunziare, malgrado tutte le ne-gazioni che giorno per giornoha dovuto infliggere al suo eroe:«La camera si è riempita dibuio, solo con grande fatica sipuò distinguere il biancore delletto, e tutto il resto è nero. Frapoco dovrebbe levarsi la luna.Farà in tempo, Drogo, a vederlao dovrà andarsene prima? Laporta della camera palpita conuno scricchiolio leggero. Forseun soffio di vento, un semplicerisucchio d’aria di queste inquie-te notti di primavera. Forse è in-vece lei che è entrata, con passosilenzioso, e adesso sta avvici-nandosi alla poltrona di Drogo.Facendosi forza, Giovanni rad-drizza un po’ il busto, si assestacon una mano il colletto del-l’uniforme, dà ancora unosguardo fuori della finestra, unabrevissima occhiata, per l’ultimasua porzione di stelle. Poi nelbuio, benché nessuno lo veda,sorride».

Se è vero che la cifra dellagrandezza di Buzzati sta inquell’autocontrollo che ha sem-pre cercato di esercitare sul latooscuro del suo temperamento —la tristezza, la sensualità — nonmeraviglia il fatto che molti cri-tici abbiano provato difficoltà amettere insieme quella partedell’opera di Buzzati, i cui moti-vi sono così fusi nella loro im-mediatezza espressiva, nella lorocontenuta intensità poetica, conla storia che narra gli amoridell’architetto Dorigo e dellagiovane prostituta Laide, prota-gonisti di Un amore, l’ultimo ro-manzo apparso nel 1963.

Ma giustamente i critici piùavvertiti, da Montale a Piovene,hanno sottolineato la dimensio-ne di «poeta puer», di poetabambino. Forse l’immagine piùviva e più significativa che “sin-tetizza” Buzzati è quella delloscrittore, ormai gravemente ma-lato, costretto a fare anticameradi fronte alla porta della direzio-ne del «Corriere» dove il politi-co di turno che lo dirige è impe-gnato in altra conversazione.Così lo descrive Giovanni Mo-sca, nelle pagine conclusive delsuo ultimo, delicato romanzo,La signora Teresa.

La perenne attesa dei tartariil male invisibileLo scorrere uguale del tempoIl rischio incombentedi un virus peggiore

ché ci accorgiamo di essere com-pletamente soli».

La perenne attesa dei tartari,il male invisibile, come nel filmche dal romanzo ha tratto Vale-rio Zurlini. Lo scorrere ugualedel tempo, le giornate fotocopia,la mancanza di qualsiasi puntodi riferimento. È il desertodell’anima. E c’è il rischio in-combente ogni giorno di più diun virus peggiore, quel virusdell’egoismo di cui ha parlatoPapa Francesco: «Proprio inquel tempo Drogo si accorse co-me gli uomini, per quanto pos-sano volersi bene, rimangonosempre lontani».

Nei confronti dell’opera delgrande narratore bellunese lacritica è stata spesso ingenerosa.Giacomo Debenedetti, ripren-dendo a proposito dei Sessantara c c o n t i il giudizio estremamentepositivo di Emilio Cecchi in unarecensione a Il crollo della Bali-verna, ne ridimensionava la por-tata. Secondo il giudizio del cri-tico torinese in quel suo scritto,intitolato Buzzati e gli sguardi deldi qua, lo scrittore «maneggia

Charles Francois Jalabert, «La peste di Tebe» (1842)

Il personaggio del Gran Colombre in un disegno di Dino Buzzati

Laudato si’ per le nostre sorelle apiIl 20 maggio è la giornata mondiale

di GABRIELE NICOLÒ

Dal piedistallo alla polvere,dalla grandezza alla mise-ria. Basta poco, molto po-co perché la vita di un uo-mo e di un intero popolo

cambi in un attimo. In peggio. All’ini-zio della tragedia Edipo re di Sofocle, ilprotagonista appare al culmine del po-tere. Non c’è chi non lo veneri, chi nonlo rispetti, chi non ne segua ed eseguagli ordini. Ma è sufficiente un brevissi-mo tratto di tempo per capovolgere loscenario e per mutare radicalmente gliequilibri. Nel volgere di un solo giornoinfatti Edipo viene a conoscere l’o r re n -da verità del suo passato: senza saperloha prima ucciso il padre per poi genera-re figli con la propria madre. Insomma,un assassino incestuoso. La tragica epi-fania fa sì che svapori la stima altrui neisuoi confronti, come pure la stima cheEdipo aveva di sé stesso, credendosiegli un uomo ligio e onesto. Sconvoltoda queste rivelazioni, Edipo reagisce ac-cecandosi, perde il titolo di re di Tebee, come atto supremo di espiazione.chiede di andare in esilio.

Sofocle intende simboleggiare conpotente vigore, nella lacerata figura diEdipo, la fragilità umana. E volendo in-fierire su un destino individuale già irri-mediabilmente segnato, introduce unelemento dalle letali conseguenze, ovve-ro la pestilenza.

Essa è utilizzata dall’autore comestrumento per consentire a Edipo dicompiere, fino all’ultimo respiro, il pro-prio travagliato itinerario di vita. Attra-verso la traumatica esperienza di Ediposi sviluppa e si consuma il conflitto fravolontà divina e responsabilità indivi-duale. In questa temperie l’epidemia simanifesta come conseguenza della colpadi Edipo che ha oltraggiato e sovvertitol’ordine naturale dell’esistenza, avendoappunto tolto la vita al padre che glielaaveva donata, e giaciuto, somma vergo-gna, con la madre. Di fronte al tribuna-le della coscienza poco o nulla importache tali raccapriccianti gesta siano statecompiute nell’inconsapevolezza. La pe-stilenza, in tal senso, seminando lutti esventure serve a ricordare a Edipo cheegli non può contare su nessuna formadi innocenza. Anzi, nel voler conoscerea tutti i costi la verità del suo passato,dissotterrandola dall’oblio e svincolan-

va incontro al proprio destino, finendoper contemplare una verità che non po-trebbe essere più dolorosa.

La pestilenza che flagella Tebe domi-na il prologo della tragedia. Edipo èimpegnato nel tentativo di debellarla,mentre una folla supplicante lo imploraaffinché egli liberi tutti dal contagio.Sovrano illuminato e sollecito, Edipoafferma di aver già mandato Creonte,fratello della regina, ad interrogarel’oracolo di Delfi sulle cause della deva-stante epidemia. Al suo ritorno Creonte,dapprima un po’ reticente, poi più lo-quace, spiega che è stato Apollo a man-dare la pestilenza perché è rimasto im-punito l’assassinio di Laio, il precedentere di Tebe. Il discorso di Creonte è ca-denzato dai «gemiti» e dai «lamenti» dicoloro che hanno contratto il morbo. Aquesto infausto coro si legano le suppli-che elevate da chi auspica lo sradica-mento della pestilenza la quale non soloha colpito gli esseri umani, ma ancheinquinato la gloriosa e rigogliosa terradi Tebe.

Tutto, dunque, è contaminato. L’ani-ma e la carne. In questo lugubre e foscoscenario spicca il fatto che, in Edipo,non c’è innocenza. È vero. Ma c’è gran-dezza. Come Ulisse, egli ha l’indomitocoraggio e la vibrante aspirazione a co-noscere e, dunque, a sfidare l’ignoto,pur intuendo, in cuor suo, i rischi cui siespone. Edipo si configura così comel’eroe dell’intelligenza umana che assu-me su di sé la gravosa responsabilità disondare i lati più oscuri, remoti e incon-fessabili dell’animo umano. La grandez-za tragica di Edipo si misura anche sulvalore della sua coerenza. Non è certoun caso che decida di accecarsi: nel se-gno di un contrappasso dal sapore dan-tesco, l’eroe — suo malgrado eroe — pri-va per sempre i suoi occhi della luce,avendo essi visto troppo. Anche Tiresiaè cieco, ma la sua cecità, a differenza diquella di Edipo, non è la conseguenzadi una colpa: al contrario, è espressione,sorprendente e paradossale, di una lun-gimiranza che è fonte di conoscenza edi saggezza.

dola dall’omertà, Edi-po si macchia diun’ulteriore colpa:quella della hybris, ov-vero quella tracotanzache gli antichi ritene-vano una colpa gravis-sima. Edipo ha supe-rato limiti che all’uo-mo non è concesso divarcare. L’i n f u r i a redella pestilenza è l’al-to prezzo da pagareper cotanta prometei-ca arroganza. A di-spetto delle raccoman-dazioni formulate dal-l’indovino Tiresia edalla stessa madreGiocasta, che lo esor-tano a non scavare nelpassato, Edipo, risolu-to e imperturbabile,

Pubblichiamo un articolo redatto dal Mi-nistero dell’agricoltura, della silvicoltura edell’alimentazione sloveno.

Le api, la più famosa dellequali è l’ape da miele, que-ste piccole creature simboli-che, sinonimo e misura didiligenza, sono molto più di

semplici lavoratrici instancabili. Con laloro attività impollinatrice preservanol’equilibrio della natura. Sono spessocausa dell’incrocio fra piante non cor-relate e quindi della riproduzione edella biodiversità di molte specie dipiante coltivate e selvatiche. Osservan-do il loro sviluppo e il loro stato di sa-lute, possiamo identificare le anomalienell’ambiente e pianificare delle misuredi risanamento. Negli ultimi anni leapi sono sempre più minacciate, comeanche tutti gli altri impollinatori. I fe-nomeni climatici estremi, dovuti al ri-scaldamento ambientale, li stannospingendo verso l’estinzione. L’umilesorella ape, da sempre assistente disin-teressata della specie umana, ora piùche mai, ha bisogno del nostro soste-gno.

La Repubblica di Slovenia è stata lapromotrice della celebrazione del 20maggio come Giornata mondiale delleapi. Perché siamo consapevoli che sen-za le api e gli impollinatori oggi nonsaremmo in grado di apprezzare la va-rietà e la pienezza dei sapori sui nostripiatti, la rigogliosità dei prati in prima-vera e l’abbondante ricchezza della na-tura che ci sostiene. Perché l’apicolturain Slovenia rappresenta anche un ele-mento di patrimonio culturale estrema-mente vasto, composto dalla vasta tra-dizione della nutrita folla di apicoltorisloveni, dedicando da sempre tantoamore e attenzione alle api nella consa-pevolezza che la nostra sopravvivenzasul pianeta dipende in gran parte an-che dalle nostre piccole assistenti.

Perché l’organizzazione del settorein Slovenia, l’Associazione degli api-coltori sloveni, vanta una lunga tradi-zione e una presenza capillare sul terri-torio e un contributo inestimabile allo

sviluppo del settore dell’apicoltura ealla diffusione delle conoscenze anchefra i più giovani. Perché la Slovenia èla culla dell’apicoltura moderna. Lagiornata del 20 maggio è stata sceltacome giorno dedicato alle api, in quan-to data di nascita di Anton Janša, pio-niere dell’apicoltura moderna e unodei più grandi esperti di api. Il primoinsegnante di apicoltura moderna almondo era stato nominato insegnantepermanente di apicoltura presso laneofondata Scuola di apicoltura diVienna dall’imperatrice austriaca MariaTeresa. La sua fama raggiunse l’apiceancora prima della sua morte nel 1773.Dal 1775, tutti gli insegnanti di apicol-tura statali dovevano insegnare l’api-coltura seguendo il suo metodo di in-segnamento e i contenuti da lui redatti.Siamo orgogliosi della sua eredità.

Perché siamo anche consapevoli cheogni terzo boccone che mangiamo, intutto il pianeta, dipende dall’imp olli-nazione. È per questo che le api e glialtri impollinatori rappresentano unarisorsa importantissima per l’ambientee l’economia. Le api e gli altri impolli-natori sono anche un’importante fontedi reddito per gli agricoltori e risorsaper l’economia, in quanto mantengonoe generano posti di lavoro nell’agricol-tura e nelle aree rurali.

Lo Stato presta particolare attenzio-ne all’apicoltura, destinandovi stanzia-menti e risorse nell’ambito delle misuree dei programmi di sostegno all’agri-coltura. Perché siamo consapevoli chela promulgazione della Giornata mon-diale delle api è un passo importante,anche alla luce dell’impegno condivisodi vari paesi per la protezione delle apie degli altri impollinatori a livello glo-bale. L’intenzione di questo sforzocongiunto è di cercare delle soluzioni auna serie di problemi globali, dallatransizione verso un’agricoltura soste-nibile all’eliminazione della povertà edella fame nei paesi in via di sviluppo.

Non da ultimo anche perché noi slo-veni amiamo le api. L’aumento del nu-mero degli apicoltori in Slovenia era dioltre il 30 per cento negli ultimi dieci

anni, in contrasto al declino negli altriPaesi membri dell’Ue. Le nostre arniesono spesso dei veri e propri capolavo-ri artistici, ed è per questo che la Slo-venia ha voluto donare un apiario tra-dizionale anche al Santo Padre. L’arniaslovena è stata presentata a Papa Fran-cesco dal Ministro dell’agricoltura, del-la silvicoltura e dell’alimentazione,dott.ssa Aleksandra Pivec il 20 maggioscorso. Con questo atto, abbiamo volu-to dare al Papa e alla Santa Sede unmessaggio sull’importanza delle api edegli altri impollinatori e sugli sforzidella Slovenia per proteggerli. In taleoccasione, abbiamo anche chiesto aiutoal Santo Padre nel trasmettere questomessaggio e sensibilizzare la comunitàmondiale, assieme alla richiesta di pro-tezione e di conservazione delle api. IlPapa ha ascoltato attentamente il mes-saggio della Repubblica di Slovenia eha espresso la propria consapevolezzadell’eccezionale importanza delle apinella lotta contro la fame e la povertàe per la protezione del nostro ambien-te. L’arnia tradizionale slovena con ilsuo caratteristico arco sulla facciata,oggi fa parte dei giardini papali di Ca-stel Gandolfo. La parte frontale deisingoli alveari sono decorati da pannel-li decorati con vari motivi tradizionali:un matrimonio davanti a una chiesa,dei musicisti sloveni davanti a un pa-gliaio tradizionale, un nonno con i ni-poti di fronte a un’arnia o degli apicol-tori che raccolgono uno sciame d’api.

La Slovenia vorrebbe che tuttoquanto riportato di sopra e ancora dipiù sia tenuto a mente da tutti coloroche hanno a cuore il nostro pianeta ela vita che esso ospita. Mai primad’ora nella storia dell’umanità l’uomoaveva avuto un’influenza così forte sulpianeta e sulla sua biosfera. Mentre èvero che, in gran parte, è stato l’uomoa contribuire a tale situazione, resta in-dubbio anche il fatto che possiamo edobbiamo perseguire, con le nostre de-cisioni, delle soluzioni sostenibili.

Laudato si’, creato, per le sorelle api,esempio di servizio incondizionato allanatura e all’umanità.

IL RACCONTO DELL’EPIDEMIA NEI SECOLI

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 20 maggio 2020 pagina 5

di CO S TA N T I N O ESPOSITO

Una delle caratteristichepiù proprie degli esseriumani — per stranoche possa sembrare —è la capacità di pensa-

re il “nulla”. E non si tratta solo diun tema sofisticato per filosofi diprofessione, ma di un’esperienza chea tutti è capitato e capita di fare: lapercezione del vuoto, dello smarri-mento, dell’angoscia che ci assale incerti momenti, e di cui non riuscia-mo a dare altra spiegazione tranquil-lizzante se non che «non era nien-te», ma più al fondo era il nullastesso che avanzava nella nostra co-scienza. Eugenio Montale lo ha col-to in un verso di conoscenza poeticaacutissima, chiamandolo addirittura

prio di casi psichici particolari, madi una condizione diffusa e condivi-sa, che non chiamerei affatto unapatologia, ma al contrario uno deisegni più eloquenti — per quantoenigmatici — della nostra stessa “na-tura”. Il nulla è una chance del rea-le, che ci sta sempre davanti, o me-glio si palesa dentro di noi e attornoa noi, richiamandoci chi siamo eperché siamo.

Nella storia del pensiero il nullaha spesso rappresentato un “fuo co”problematico per capire — non certoper negare — l’essere. Pensiamo peresempio all’approccio “parmenideo”per cui il nulla va pensato solo comenon-essere o come il divenire, pas-saggio delle cose dall’essere al nonessere o viceversa: quindi come l’op-posto o il contraddittorio rispetto a

soprattutto la concezione ebraico-cri-stiana della creazione dal nulla (exnihilo) a dare una prospettiva nuovaa questo concetto. È uno sguardonuovo per cui le cose finite sonoconcepite come un dono gratuito,perché non era necessario che fosse-ro. Come lo stupore che risuona nel-la celebre domanda metafisica diLeibniz: «Perché vi è qualcosa piut-tosto che nulla?» (dai Principi dellanatura e della grazia).

Il nulla dunque non significa sem-plicemente il non-essere-più di unacosa che prima esisteva, o il non-es-ser-ancora di ciò che esisterà, ma co-stituisce una dimensione propria ditutto ciò che è o che può essere, lasua “p ro v e n i e n z a ”, la traccia del suovenire all’essere, del suo accadere. Ilnulla non è perciò un concetto vuo-to, a indicare ciò che resta quandotutto è annientato o non c’è piùniente, ma al contrario è un concettopieno di essere, che permette di co-gliere nelle cose la traccia della loroorigine, perché tutto quanto — com-preso me stesso — non solo è statostrappato al nulla all’inizio, ma sulnulla si afferma in ogni istante delsuo esistere.

Peraltro il nulla non è solo unconcetto rivolto al passato, ma percosì dire anche al futuro, come hacompreso molta filosofia del Nove-cento: esso sta a dire che gli esseriumani sono esseri “ap erti”, che nonsi possono compiere mai, perché so-no capaci di libertà, o condannati adessa. Perciò siamo esseri trascenden-ti, sempre aperti alla possibilità, aciò che ancora non è o che potrebbeessere diversamente dalla necessitàdella natura. Il nulla qui significadunque “trascendenza” e libertà.

Bisogna allora in qualche modoriappropriarci di questo nulla, attra-

versarlo, lasciarcene inquietare e pro-vocare, senza aver fretta di liquidarloe “re g a l a r l o ” così al nichilismo. Anzimi verrebbe da dire che proprio an-dando al fondo del richiamo delnulla, capendo quello che ci chiede,possiamo contribuire a oltrepassareil nichilismo contemporaneo. Ed èancora una volta una grande “nichi-lista” a capire la posta in gioco. Par-lo di Virginia Woolf e in particolaredi un suo scritto autobiografico risa-lente al 1939, ma pubblicato postu-mo col titolo Momenti di essere, incui possiamo avvertire una vibrazio-ne inedita e “p ositiva” del problemadel nulla.

Le nostre giornate, scrive Woolf,sono fatte di «momenti di essere» iquali tuttavia «sono racchiusi (em-bedded) in momenti di non-esseremolto più numerosi». La realtà è un«bene» (goodness) che però è «avvol-to in una sorta di ovatta senza con-torni»: potremmo chiamarla l’ovattadell’insensatezza, della mancanza diun significato vivente e vissuto persé e per il mondo. E così «la granparte di ogni giornata è vissuta sen-za coscienza». Ma Woolf incalza: èsolo grazie ad una «scossa violenta eimprovvisa», a «momenti ecceziona-

li» in cui qualcosa «accadeva con ta-le violenza che non l’ho più scorda-ta», che in quell’ovatta si apre unosquarcio improvviso «per una ragio-ne che non conosco», e le cose sifanno trasparenti, mostrandosi final-mente come «reali».

Questi momenti possono esseresegnati dalla «disperazione» o dalla«soddisfazione»: nel primo caso vin-ce un senso di impotenza assoluta;nel secondo caso si avverte che quelche succede può essere «spiegato»scoprendolo come una «rivelazio-ne»: il segno ma anche il pegno

(token) «di una cosa reale dietro l’ap-parenza». Di qui nasce «una filoso-fia o comunque un’idea che ho sem-pre avuto: che dietro l’ovatta si celiun disegno (a pattern); che noi —cioè tutti gli esseri umani — rientria-mo nel disegno, che il mondo interoè un’opera d’arte; che noi siamo par-te dell’opera d’arte». In quei mo-menti, conclude Woolf, «la poesia siavvera» e «la penna trova la trac-cia». Anzi «io continuo a credereche sia questa capacità di riceveredelle scosse a fare di me una scrittri-ce».

Cosa significa che la poesia diven-ta vera, reale, se non che il significa-to si incarna, si incorpora, si rendericonoscibile dalla nostra ragione edesiderabile dalla nostra affezione? Imomenti di essere sono davvero tali— tutti lo sperimentiamo — p erchéogni volta non sono scontati o auto-matici, prevedibili e programmabili.Sono, in definitiva, “strappati” alnulla, e noi possiamo viverli nel cer-chio ovattato dei nostri meccanismi,oppure avvertire il miracolo della lo-ro presenza.

Di questo nulla squarciato dallapresenza delle cose, degli eventi edelle persone, il nichilismo non saparadossalmente nulla. Esso si occu-pa esclusivamente di gestire, misura-re e calcolare “tecnicamente” la real-tà, privandosi e privandola dell’assil-lo di un significato ultimo di sé edel mondo. Il nulla — come concettoma ancor più come esperienza irri-ducibilmente umana — può essere al-lora visto come il punto su cui farleva per ribaltare la grande pretesadel nichilismo. Il nulla è forse il piùgrande amico dell’e s s e re .

L’inconsistenza del reale in Montale e Virginia Woolf

Quel disegno nascostodentro la nebbia

Taumaturgo e filosofoLe prime raffigurazioni dell’Ascensione

Sono momenti brevia volte fulminei, altre volte nascosti nelle pieghe dell’e s i s t e reche dal fondo del vivere accompagnano sordamentei nostri pensieri e le nostre occupazioni quotidianeÈ una condizione diffusa e condivisaUno dei segni più eloquenti della nostra natura

René Magritte«Les mémoires d’un saint» (1960)

Il repertorio artistico contemplaanche scene abibliche atte ad esprimerela potenza e la presenza parusiaca di Cristoin un’atmosfera virtuale e simbolicache allude alla salvezza finale

Rilievo con rappresentazione delle pie donne al sepolcro e Ascensione (cappella dei Ss Quirico e Giulitta, V secolo)

L’ultima puntata della rubrica

emblematico l’episodio del-l’ascensione, che appare solo nelV secolo, in quanto è tarda anchel’istituzione della festività liturgi-ca, a cui, comunque, si riferisco-no già Gregorio di Nissa e Gio-vanni Crisostomo.

La prima immagine dell’episo-dio appare in una delle formelledella porta lignea della basilicaromana di Santa Sabina, com-missionata da Pietro d’Illiria trail 422 e il 432, sotto il pontifica-to di Celestino I. La porta, untempo costituita da 28 pannelli,di cui ne restano oggi solo 18, èdecorata con scene dell’Antico edel Nuovo Testamento, ispiratealle storie di Mosè, di Elia,dell’adorazione dei magi, dei mi-racoli di Cristo, della prima sce-na di crocifissione.

Se questa ultima scena presen-ta i caratteri della “passionetrionfante”, nel senso che il Cri-sto e i due ladroni mostrano l’at-teggiamento expansis manibus,per alludere alla soluzione finaledella risurrezione, ancor più at-traente risulta il pannello del-l’Ascensione, che si propone co-me il più antico testimone icono-

un «miracolo: il nulla alle mie spal-le, il vuoto dietro di me, con un ter-rore di ubriaco» (da Forse un mattinoandando in un’aria di vetro). Sonomomenti brevi, a volte fulminei, al-tre volte nascosti nelle pieghedell’esistere, che dal fondo del vivereaccompagnano sordamente, come un“basso continuo”, i nostri pensieri ele nostre occupazioni quotidiane.Non sto parlando del disagio pro-

ciò che “è”. Quella fede nel divenireche Emanuele Severino ha chiamatola follia dell’Occidente nichilistico.

Accanto a questa posizione si so-no affermate subito, da Platone inpoi, altre concezioni per cui il nullanon è mai semplicemente l’opp ostodell’essere, ma è implicato stretta-mente con quest’ultimo, proprio perspiegare il divenire e la molteplicitàdelle cose nel tempo. Ma è stata poi

Tetravangelo di Rabbula, miniatura con scena di Ascensione(Biblioteca Laurenziana, Firenze, VI secolo)

CRONACHE DAL NICHILISMO - X

di FABRIZIO BISCONTI

L’immaginario iconografico cri-stiano introduce molto prestola figura di Gesù, anche se lasua fisionomia, la sua gestua-lità, il suo vestiario nei primi

tempi, e cioè a cominciare dal primo tren-tennio del III secolo, non assurgono a livellodi elementi peculiari, che ne caratterizzanol’immagine, rispetto agli altri protagonistidelle storie bibliche. Questa neutralità delrepertorio cristiano più antico rientra nell’in-tento rievocativo delle storie del Vecchio Te-stamento e degli episodi del Nuovo, attra-verso i quali si vuole trasmettere un’esempli-ficazione salvifica ed augurale della vita delcristiano, guardata nel momento terreno e inquello oltremondano. È chiaro che entroquesto percorso semantico troviamo una im-portante componente cristologica, ma nellatradizione figurata degli episodi biblici, nelcorso dei primi secoli, non incontriamo unagerarchia dei personaggi, né tantomeno unacaratterizzazione della figura del Cristo, chenon assurge mai al livello del ritratto.

L’individuazione delle figure è affidata al-le circostanze iconografiche, ai contesti, allecifre simboliche, nel senso che gli episodievangelici sono riconoscibili da piccoli ele-menti, che fungono da indicatori utili alladecodificazione della scena. Così, la molti-plicazione dei pani si comprende con la pre-senza delle ceste colme di pani; la negazionedi Pietro si indovina per la presenza del gal-lo; la guarigione del paralitico si riconosceper il lettuccio portato sulle spalle dell’infer-mo guarito.

Altro espediente interpretativo determi-nante, nell’individuazione delle scene, è rap-presentato — come si anticipava — dai gestiche assumono i diversi personaggi, tanto èvero che mentre le persone salvate assumonospesso l’atteggiamento della preghiera conti-nua, con le mani levate, il Cristo è riconosci-bile per l’imposizione delle mani sul capodei guariti o dei battezzati o per la virga cheimpugna per effettuare i miracoli.

Solo nel pieno secolo IV e dal tempo dellatolleranza, il Cristo assume le sembianze delre, del giudice, dell’imperatore, proponendo,in un primo momento, le caratteristiche fi-

sionomiche del fanciullo e, poi, quelle piùieratiche del taumaturgo e del filosofo. Inquesto frangente cronologico nascono scene,che oscillano tra la narrazione biblica, ora-mai ben collaudata, e un nuovo immaginarioteofanico, che introduce scene abibliche co-me la Maiestas Domini e la Traditio Legis, lequali vogliono esprimere la potenza, ma an-che la presenza parusiaca del Cristo, rappre-sentato nella seconda venuta e sospeso inun’atmosfera virtuale e simbolica, che alludealla salvezza finale.

Nell’ambito di questo nuovo linguaggioiconografico sono introdotte, a partire dal Vsecolo, alcune scene cristologiche, disattesesino a quel momento, in quanto non rientra-vano nel più semplice e corrente repertoriodi tipo augurale. Mi riferisco, ad esempio,all’episodio di Emmaus e al mistero dellatrasfigurazione, ma risulta particolarmente

grafico dell’episodio cristologico.Qui, Gesù appare nel momento in cui sale

su un monte roccioso, sollevato da tre angeli,uno dei quali, in alto a destra, lo afferraamorevolmente per le mani. In basso, quat-tro apostoli appaiono storditi e stupiti dinan-zi all’evento prodigioso e assumono un do-lente atteggiamento di tristezza.

La scena si ripete, nello stesso frangentecronologico, in due rilievi funerari arelatensi,dove, però, vengono eliminati apostoli edangeli, mentre il Cristo è sollevato dalla ma-no divina, forse in riferimento al Salmo 18, 7«Esaltato dalla destra di Dio» e agli Atti de-gli Apostoli 2, 33 «Esaltato dalla destra diD io».

Estremamente significativa risulta ancheuna tavola eburnea, pure riferibile al V seco-lo e conservata al Bayerisches Museum diMonaco. Nella placca di avorio, il Cristo sa-

le su un monte roccioso ad afferrare la ma-nus Dei, che spunta dalle nubi. Ai piedi delmonte, due apostoli giacciono storditi di-nanzi all’evento, che pare replicare la conse-gna delle tavole della legge a Mosè. Nel re-sto della tavola si dispiega, secondo uno sti-le armonioso e coerente, tipico dell’arte tar-do-teodosiana, la scena delle pie donne alsep olcro.

Altro prezioso cimelio delle arti minori èrappresentato dal reliquiario marmoreo pro-

con il carro di fuoco ispirato ad Ezechiele 10,mentre, in basso, Maria è attorniata dal col-legio apostolico, questi per commentare figu-rativamente il passo degli Atti degli Apostoli(1, 11), che recita: «Uomini di Galilea, perchéstate a guardare il cielo? Questo Gesù, che èstato tra di voi assunto fino al cielo torneràun giorno allo stesso modo in cui l’avete vi-sto andare al cielo».

veniente dalla basilica placidiana di SanGiovanni Evangelista a Ravenna ed oraconservato nel Museo diocesano della città.La piccola arca marmorea, riferibile ai primianni del V secolo, conserva la decorazione arilievo e, in particolare, l’adorazione deimagi, Daniele tra i leoni, la Traditio Legis euna raffigurazione che fotografa simulta-neamente le donne al sepolcro e l’ascensio-

ne, secondo la consueta dinamica figura-tiva.

In epoca bizantina ed altomedievale vienecreata un’iconografia nuova e più trionfale, apartire dal singolare rilievo della colonnamarmorea del ciborio del San Marco di Vene-zia, dove il Cristo è avvolto da una mandorladi luce sollevata da angeli, ai piedi del qualesfilano — secondo il Vangelo apocrifo di Ni-codemo — Elia, Enoc e il buon ladrone dellacrocifissione. La scena, così articolata, è com-

mentata dalla esplicita didascalia:Ascensio Christi ad celos apostoliscu(m) miratione aspicentibus.

La scena, ripresa da alcune am-polle plumbee della terra santaed ora a Monza, ritorna nel Co-dice di Rabbula, del 586, oraconservato alla Biblioteca Lauren-ziana di Firenze. Anche qui, Cri-sto appare in una mandorla di lu-ce sorretta dagli angeli alla pre-senza del tetramorfo apocalittico,

La rubrica «Cronache dalnichilismo», che si conclude oggi, èiniziata il 15 gennaio scorso conl’articolo Barlumi nel buio. Sviluppiparadossali di una storia ancoraaperta. L’autore è professoreordinario di Storia della filosofianella facoltà di Lettere e Filosofiadell’università di Bari. I suoiprincipali interessi di ricerca

riguardano il pensiero di MartinHeidegger, la filosofia di ImmanuelKant e l’opera metafisica diFrancisco Suárez, vista comepassaggio dall’eredità dellascolastica del Medioevoall’ontologia dei “mo derni”. Dal2000 dirige, insieme a PasqualePorro, la rivista internazionale«Quaestio»

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 20 maggio 2020

PER LA CURA DELLA CASA COMUNE

I movimenti cattolici per il clima e la Settimana «Laudato si’»

O pportunitàper ricominciare

In Svizzera una piattaforma online di riflessione sul testo pontificio

Un’enciclica più attuale che mai

Le iniziative in America latina

Relazione nuovacon la Terra

Messaggio congiunto di Chiese cristiane su tutela sociale e ambientale in tempo di pandemia

Per una economia della vita

di FRANCESCO RICUPERO

«L’attuale crisi è un’opp or-tunità per ricominciareda capo e assicurarsi

che il mondo post-emergenza sia so-stenibile e giusto. La Laudato si’ ciinsegna che “tutto è connesso” e,tragicamente, questa catastrofe sani-taria ha molto in comune con la ca-tastrofe ecologica. La Laudato si’ ciaiuta a dare forma al mondo chesorgerà al termine della pandemia»:è quanto scrivono i promotori dellaSettimana Laudato si’, patrocinatadal Dicastero per il servizio dellosviluppo umano integrale, il cui te-ma è «Tutto è connesso», in occasio-ne del 5° anniversario dell’enciclicadi Papa Francesco sulla cura dellaCasa comune. Alla Settimana, che siconcluderà domenica 24 maggio, so-no chiamati a prendere parte i catto-lici di tutto il mondo con seminariformativi online, interattivi e colla-borativi che riguardano l’eco-spiri-tualità, la sostenibilità, la mobilita-zione e l’azione sociale. Sono mi-gliaia le persone dalle Filippine alMessico, dagli Stati Uniti all’E u ro -pa, che hanno risposto con svariateiniziative all’invito del Papa. In unvideomessaggio del 3 marzo scorso,il Santo Padre ha incoraggiato i fe-deli a partecipare e a pensare al fu-turo della nostra casa comune. «Chetipo di mondo vogliamo lasciare aquelli che verranno dopo di noi, aibambini che stanno crescendo?». Apartire da questa domanda il Papaha rinnovato il suo appello urgentea «rispondere alla crisi ecologica, ilgrido della terra e il grido dei poverinon possono più aspettare. Prendia-moci cura del creato, dono del no-stro buon Dio creatore» e ha esorta-to tutti a celebrare insieme la Setti-mana

«Mentre le persone ovunque cer-cano speranza — ha dichiarato To-más Insua, direttore esecutivo delMovimento cattolico mondiale per ilclima (Global Catholic Climate Mo-vement, Gccm) — i cattolici di tuttoil mondo si uniscono per pregare, ri-flettere e prepararsi a costruire unmondo migliore. In tempi difficili»,come quelli contrassegnati dallapandemia, «ci uniamo in solidarietàe scopriamo la speranza nella fede,di cui la nostra Casa comune ha ur-gentemente bisogno».

Gli insegnamenti dell’enciclica so-no particolarmente rilevanti nel con-testo della pandemia di coronavirusche direttamente o indirettamente hacolpito milioni di persone in tutto ilpianeta. «La pandemia — ha sottoli-neato don Francesco Soddu, diretto-re di Caritas italiana — ha colpitodovunque e ci insegna come soltantocon l’impegno di tutti possiamo rial-zarci e sconfiggere anche il virusdell’egoismo sociale con gli anticorpidi giustizia, carità e solidarietà. Peressere costruttori di un mondo piùgiusto e sostenibile, di uno sviluppoumano integrale che non lasci indie-tro nessuno. In particolare, questapandemia può essere una opportuni-tà di radicare nel nostro futuro il va-lore della fraternità».

che sono stati colpiti dal virus e re-stiamo tutti uniti nell’amore e nellapreghiera per i più vulnerabili».

Ma se provassimo a pensare allapandemia di covid-19 come adun’occasione? «Un’occasione per ri-partire in modo diverso. Per intra-prendere finalmente la strada dellagiustizia sociale ed ambientale»: èproprio questo l’obiettivo della cam-pagna #indietrononsitorna di Gree-naccord onlus, associazione nata nel2003 per stimolare l’impegno di tuttisul tema della salvaguardia ambien-tale, e rafforzata nei suoi intentidall’enciclica Laudato si’. «Il covid-19 — spiega al nostro giornale Alfon-so Cauteruccio, presidente di Green-accord — ha messo in evidenzaquanto la natura possa influenzare lavita di ognuno di noi. E, se il rap-porto uomo-natura non è corretto, leconseguenze possono essere deva-stanti. Durante l’inattività dovuta al-la pandemia, è risultato evidente, adesempio, che con la riduzione deltraffico e delle attività lavorative,l’aria si ripulisce e la natura riprendeil proprio spazio. Noi, come associa-zione, denunciamo da anni l’insoste-nibilità dell’attuale sistema globale

basato sui consumi». Un sistema, se-condo Cauteruccio, che «distruggel’ambiente, e non si preoccupa mini-mamente dell’impatto negativo sullavita delle persone, in particolare dichi vive nei Paesi in via di sviluppo.Per questo, con la nostra campagna#indietrononsitorna — prosegue —vogliamo rimarcare che è giunto iltempo del cambiamento, che il futu-ro va costruito su altre basi, che oc-corre una “conversione ecologica”dagli attuali modelli produttivi adaltri più inclusivi e generativi chetengano in dovuto conto le fragilitàdel creato».

La campagna di Greenaccord,inoltre, intende lanciare l’annualeForum internazionale dell’informa-zione per la salvaguardia della natu-ra che si terrà, per la prima volta,online, il prossimo ottobre. Ancorauna volta il tema sarà #indietronon-sitorna, e sarà dedicato proprio allefragilità. Arrivata alla sua sedicesimaedizione, anche l’iniziativa firmataGreenaccord si trova quest’anno afare i conti con le restrizioni dettatedalla pandemia.

Per ricordare l’anniversario del-l’enciclica, anche le comunità Lauda-to si’, promosse dal vescovo di Rieti,monsignor Domenico Pompili, han-no proposto un evento online sulpensiero del Papa, dal titolo: «Unalettura ragionata per un’azione con-creta». Presenti nel territorio italianoin una trentina di città operano nel-lo spirito dell’enciclica e in omaggioall’opera di Francesco d’Assisi.L’evento online è disponibile fino adomenica prossima su YouTube ed èresa accessibile attraverso il portaleufficiale www.comunitalaudatosi.org.A ragionare sui sei capitoli dell’enci-clica sono scienziati, attivisti e vocidel mondo della fede e della cultura.

SANTIAGO DEL CILE, 19. Anche inAmerica latina si susseguono le ini-ziative promosse in tutto il mondoper la Settimana Laudato si’, in cui,dal 16 al 24 maggio, per i cinqueanni dell’enciclica di Papa France-sco sulla cura della Casa comune, ifedeli sono chiamati ad unirsi insolidarietà per un futuro più giustoe sostenibile.

In Cile, dal 18 al 23 maggio,vengono trasmessi quotidianamenteda Radio Santa María una serie diprogrammi animati dal vicario apo-stolico di Aysén, Luis Infanti dellaMora, che analizza alcuni branidell’enciclica attualizzandola nel-l’ottica della realtà della Patagonia;arricchiti, inoltre, da un dibattitocon i rappresentanti della Chiesa edella società civile che guidano ini-ziative di difesa e promozione dellacura del pianeta. «Riteniamo — haaffermato il presule — che sia im-portante valorizzare i cinque annidi questa potente enciclica per va-

lutare, guardare, criticare, proporredalla Patagonia come continuiamoa trattare la Terra alla luce di que-sto testo, che ci offre uno sguardoevangelico per costruire una nuovarelazione con il nostro pianeta me-raviglioso, bello e prezioso, cheDio Padre regala ad ognuno allostesso modo».

È invece intitolato «SettimanaLaudato si’, 5 anni: ecologia inte-grale ed estrazione mineraria» ilprogramma elaborato dalla Com-missione episcopale speciale perl’ecologia integrale e l’estrazionemineraria (Ceem) della Conferenzaepiscopale brasiliana (Cnbb). Inesso, fino al 25 maggio, si sviluppa-no confronti tematici quotidiani suldocumento pontificio, con la parte-cipazione, tra gli altri, di rappre-sentanti della commissione, inse-gnanti e ricercatori, del Consiglionazionale delle Chiese cristiane(Conic), Consiglio missionario in-digenista (Cimi) e Commissionepastorale per la terra (Cpt).L’evento è stato aperto in Brasilecon la preghiera nelle comunitàpresieduta dal presidente dellaCeem, il vescovo di Caxias do Ma-ranhão, Sebastião Lima Duarte, acui hanno preso parte anche i ve-scovi della commissione, e vivrà ilsuo momento clou il 24 maggio aBelo Horizonte con la celebrazioneeucaristica nella basilica Nossa Se-nhora da Piedade tenuta dall’a rc i -vescovo della città brasiliana, ilpresidente della Cnbb, WalmorOliveira de Azevedo. Sarà invece ilvescovo ausiliare di Belo Horizontee membro della Ceem, Vicente Fer-reira, a chiudere la manifestazionecon una messa che si svolge aBrumadinho, simbolo dell’incuriaumana dopo il disastro ambientaledel 2019.

Grande spazio ai social networknell’elaborazione argentina dellamanifestazione: sono stati infatticreati spazi di confronto e discus-sione in cui predisporre varie ini-ziative, oltre a quelle già avviate, alfine di approfondire il contenutodell’enciclica e dare così seguitoall’invito rivolto ai fedeli dal vesco-vo di La Rioja, Dante GustavoBraida, tramite una lettera alla co-munità e ai gruppi pastorali delladiocesi dal titolo «Tempo di pan-demia, tempo di opportunità allaluce della Laudato si’».

«Stiamo attraversando questoperiodo di pandemia che ci ha por-tato a fare diversi cambiamenti neinostri comportamenti — ha osserva-to il presule — e ci permette di ve-dere che altre realtà più profondedevono essere rinnovate nella so-cietà, in modo che il mondo in cuiviviamo offra possibilità a tutti isuoi abitanti di vivere e cresceredegnamente». Perché queste tra-sformazioni siano possibili — haaggiunto — è necessario che tuttinoi partecipiamo e ci sentiamo pro-tagonisti. È molto illuminante ve-dere come Papa Francesco, nellasua enciclica, abbia anticipato unaserie di carenze o debolezze inquesto mondo che hanno conse-guenze disastrose per molte perso-ne, togliendo loro la libertà e dan-neggiando le loro vite, come il con-sumismo, l’autoreferenzialità, la vi-ta frenetica, il vuoto del cuore, ec-cetera, che portano con sé, tra lealtre cose, violenza e distruzionereciproca». Allo stesso tempo, pe-rò, ha concluso Braida, «il Papa cidice che è possibile cambiare rotta,che è possibile ricominciare, inco-raggiandoci a cercare un altro stiledi vita con altri parametri o valo-ri».

BERNA, 19. Il confinamento per contenere la dif-fusione del coronavirus nel mondo intero puòanche essere un’ottima occasione per riscoprire itesti di Papa Francesco, e più particolarmentel’enciclica sulla cura della Casa comune Laudatosi’ che a cinque anni dalla sua pubblicazione «ri-vela il suo carattere profetico mentre la pande-mia ci sta colpendo così da vicino. Un testo chenon prevede o predice il futuro, ma presenta ve-rità nascoste o spiacevoli e che ci invita a cam-biare il nostro sguardo e ad agire per il bene co-mune e dà a ciascuno di noi elementi per contri-buire alla Civiltà dell’amore». Ne sono convintii partecipanti della piattaforma di dialogo e ri-flessione svizzera Dignità e Sviluppo, lanciataper proporre azioni e formazioni sugli attuali te-mi caldi della società alla luce dell’insegnamentodella Chiesa, e che di recente si è mobilitata of-frendo otto brevi commenti del testo pontificio,realizzati da casa in smartworking.

L’enciclica Laudato si’ «è un grande testopontificio, in linea con la ricca tradizione intel-lettuale e spirituale cattolica e cristiana sui temieconomici e sociali — viene sottolineato nel testodi presentazione dell’iniziativa — il Papa si espri-

me per la prima volta sulle questioni ecologichedal punto di vista delle responsabilità umane.Cinque anni dopo, vediamo che Laudato si’ nonè solo un testo ecologico, ma per mezzo dellaquestione ecologica ci interpella sul nostro mo-do di vivere individuale e collettivo e sulla curache prendiamo dell’ambiente che ci circonda».

Fin dall’inizio dell’enciclica, viene ricordato,«l’accento è messo sull’ecologia perché siamo in-vitati a fraternizzare con nostra sorella Terra e astabilire dei legami che danno la vita». Nei capi-toli seguenti «il Santo Padre denuncia tra l’a l t rola cultura dello scarto che finisce per colpirel’intero pianeta e ribadisce che il clima è un be-ne comune. Di fronte alla frenetica crescita eco-nomica supportata dal paradigma tecnocratico,invita ad un rallentamento. Il testo sviluppa poila nozione di ecologia integrale, con cui PapaFrancesco indica che non ci sono diverse crisi,né diverse sfere separate, ma un’unica crisi cherichiede soluzioni che influenzeranno anche lealtre sfere, l’ambiente sociale, economico, politi-co, culturale, perché tutto è collegato».

Il primo video della serie diffuso sul sito in-ternet della piattaforma online e realizzato da

François de Siebenthal, un esperto di problemieconomici originario di Losanna con esperienzedi lavoro in numerose banche svizzere, è dedica-to al capitolo primo di Laudato si’, «Quello chesta accadendo alla nostra casa». Rispondendoall’appello inviato dal Papa ai laici a impegnarsiper individuare soluzioni concrete contro il cam-biamento climatico, l’economista propone peresempio, di trattare l’innalzamento costante dellivello delle acque — che accompagna il riscalda-mento climatico e che minaccia principalmentele popolazioni più povere — riempiendo unaquindicina di depressioni desertiche del Saharacon miliardi di metri cubi di acqua. Siebenthalsottolinea ugualmente i benefici della permacul-tura, che permette di evitare il ricorso ad energiefossili.

Successivamente commenteranno il testo pon-tificio, alla luce della loro esperienza, esperti dialtre discipline, come Paul H. Dembinski, pro-fessore di economia all’Università di Friburgo, ilteologo domenicano padre Jacques-Benoît Rau-scher, e infine Jean-Claude Huot, responsabiledella pastorale cattolica del mondo del lavoroper il cantone di Vaud.

GINEVRA, 19. L’emergenza mondialecausata dal coronavirus è stretta-mente legata a una situazione digrave crisi finanziaria ed ecologicanon più sostenibile e che impone diseguire la strada di una nuova “eco-nomia della vita” a tutela del genereumano. È quanto sostengono, in unmessaggio congiunto, Consiglio ecu-menico delle Chiese (Wcc), Comu-nione mondiale delle Chiese rifor-mate (Wcrc), Federazione mondialeluterana (Lwf) e Consiglio per lamissione mondiale (Wcm), unitinell’esortare i governi ad adottareprovvedimenti per una protezionesanitaria e sociale diversa e più inci-siva, nel breve e nel lungo termine.Come, ad esempio «assicurare testdiffusi, fornitura di attrezzature pro-tettive e di altro tipo per l’assistenzasanitaria», garantendo agli ospedaliogni strumento necessario; coperturamedica in special modo per i più bi-

sognosi e promozione della «ricercadi un vaccino o di una cura efficacee accessibile», senza sperequazioni.Ma anche sussidi a redditi bassi, as-sistenza alla disoccupazione e incen-tivi per le piccole imprese e impostepatrimoniali progressive a livello na-zionale e globale per dare una rispo-sta efficace di fronte agli effetti ne-gativi della pandemia. È opportunoinfatti, che le misure in questionenon siano solo dei palliativi ma di-rette principalmente a salvare questecategorie di persone e non gli inte-ressi di parte come talvolta è acca-duto, si legge nel messaggio, evitan-do situazioni di riavvio troppo anti-cipato dell’attività economica chepossano creare il rischio di una re-crudescenza del contagio.

Vulnerabilità, sottolinea il docu-mento, non significa solo soffriremaggiormente la mancanza di ciboe di mezzi di sussistenza ma anche

essere esposti con più frequenza alripetersi di violenze di stampo razzi-sta; o a quelle domestiche, alle qualinon si è in grado di sfuggire. In talsenso, la tutela della dignità femmi-nile, anche in ambito lavorativo, de-ve rappresentare una delle prioritànelle strategie di intervento statale,così come la protezione dell’ambien-te. La diffusione a livello mondialedel contagio, infatti, ha messo l’ac-cento anche sull’incuria ecologicadella Terra, viene sottolineato, sfrut-tata come se avesse risorse illimitate.Gli scienziati che studiano la biodi-versità hanno rimarcato come la de-forestazione, l’espansione incontrol-lata dell’agricoltura, l’esasp erataestrazione mineraria e l’allevamentodi specie selvatiche sono tutti feno-meni che favoriscono la “temp estap erfetta” per il propagarsi dei virus.Per fermare il trend negativo è quin-di fondamentale, spiega il documen-

to, favorire dinamiche volte all’a g ro -ecologia e all’utilizzo di energie rin-novabili, progetti relativi alla tuteladella salute e alla resilienza basatisulle specifiche comunità, nonchéadoperarsi per la «protezione e so-stegno degli ecosistemi in cui le no-stre economie sono in sostanza in-corp orate».

Ciò che stiamo vivendo, ricordanole Chiese cristiane firmatarie delmessaggio, «è un periodo apocalitti-co. Il termine “ap o calisse” significa“r i v e l a re ” o “s c o p r i re ”. Alla sua lucevediamo di nuovo le realtà distorte ele disuguaglianze» ritenute da alcu-ni «normali e indiscutibili». Le cau-se e le radici sistemiche di questapandemia indicano pertanto l’esi-genza di un repentino cambiamentoproprio alla luce di quella “rivelazio-ne” che in tutto il mondo il covid-19sta presentando. «Questa è unachiamata alla conversione — puntua-

lizza il comunicato — dove siamochiamati ad ascoltare il lamento ditutta la creazione» unito alla speran-za di redenzione. È necessario alloraabbracciare «una teologia liberativalegata a un’economia redentrice»,un’“economia della vita”, appunto,fondata sulla giustizia e sulla dignitàumana. Nel “momento profetico” at-tuale, si precisa nella parte finale delmessaggio, «come Chiese, possiamoqui vedere un percorso verso unanuova creazione» capace nel tempodi «radicare i nostri sistemi, poteri ecuori» in un nuovo ordine, sottraen-do il pianeta ad un tragico destino.Perché ciò divenga realta è però im-prescindibile una coraggiosa colla-borazione tra paesi legati spiritual-mente «in reti di comunità di fede,società civile e movimenti sociali, ol-tre a nuovi sistemi di governanceglobale radicati nella giustizia, nellacura e nella sostenibilità».

Per il Gccm, la Laudato si’ offre lavisione per costruire un mondo piùgiusto e sostenibile e per questa ra-gione ha promosso, nei giorni scorsi,un corso online di formazione peranimatori Laudato si’ rivolto a tutticoloro che avvertono il desiderio dianimare le proprie parrocchie, come«risposta alla chiamata della Chiesaa prendersi cura del Creato». Per ilmovimento cattolico, si tratta diun’occasione per rafforzare la pro-pria fede, conoscere meglio la crisiclimatica e le sue soluzioni ed entra-re in contatto con una vivace comu-nità online. Gli animatori Laudatosi’, formati dal Gccm in tutto ilmondo, sono circa 1.500, distribuitisu 73 Paesi nei cinque continenti. InItalia la rete conta circa 150 animato-ri. Nel corso degli incontri online,gli animatori hanno pregato insieme,ricevuto formazione specifica su di-versi ambiti, condiviso le esperienzee ricevuto un coordinamento per at-tivarsi sulle iniziative globali.

«Tutti noi del Movimento cattoli-co mondiale per il clima — scrivonoi responsabili — preghiamo per chisoffre a causa di malattie e incertez-za. Siamo solidali con tutti coloro

Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dioper la cura della creazione,

ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprieiniziative e capacità. #LaudatoSi5

(@Pontifex_it)

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 20 maggio 2020 pagina 7

Dalla Cei 20.000 borse di studio per gli studenti delle paritarie

Pa t r i m o n i oda difendere

ROMA, 19. «Ventimila borse di stu-dio che agevolino l’iscrizione alprossimo anno scolastico, a tutela —per quanto possibile — di un patri-monio educativo e culturale unico».È il progetto annunciato dalla pre-sidenza della Conferenza episcopaleitaliana (Cei) in una nota in cui siesprime solidarietà per la «fortepreoccupazione espressa in questesettimane da genitori, alunni e do-centi delle scuole paritarie, a frontedi una situazione economica che nesta ponendo a rischio la stessa so-pravvivenza». Preoccupazione cheha portato allo sciopero simbolicoin programma il 19 e 20 maggio.

Il provvedimento allo studio co-stituisce, spiega la Cei, «un aiutostraordinario alle famiglie più indifficoltà da imputarsi al bilancio2020», al fine di «contribuire a so-stenere alcune migliaia di studentidella scuola paritaria secondaria diprimo e secondo grado». Questoperché tali istituti «svolgono unservizio pubblico, caratterizzato daun progetto educativo e da un pro-gramma formativo perseguiti condedizione e professionalità».

Nel documento si prende attodelle forme di sostegno poste in es-sere dal governo «in relazione allariduzione o al mancato versamentodelle rette, determinato dalla so-spensione dei servizi in presenza, aseguito delle misure adottate percontrastare la pandemia». Gli inter-venti statali infatti ammontano a 65milioni per le istituzioni scolastichedell’infanzia e a 40 milioni per lescuole primarie e secondarie, «afronte di un miliardo e mezzo desti-

nato alla scuola tutta». Un passo,sottolinea la nota, dal valore innan-zitutto culturale, rispetto al qualeviene chiesto alle autorità «di impe-gnarsi ulteriormente per assicurarea tutte le famiglie la possibilità diuna libera scelta educativa, esigenzaessenziale in un quadro democrati-co». Considerando, tra l’altro, chele scuole paritarie permettono al bi-lancio statale un risparmio annualedi circa settemila euro ad alunno,precisa la Cei. «Indebolirle signifi-cherebbe dover affrontare come col-lettività un aggravio di diversi mi-liardi di euro». È fondamentale,pertanto, impedire che si realizzinosperequazioni di trattamento, rico-noscendo il valore costituito dallarete delle paritarie.

L’intervento della Cei ha avuto ilringraziamento della Federazioneitaliana scuole materne (Fism) nelleparole del segretario generale LuigiMorgano, che lo ha definito «chia-ro, puntuale, inequivoco e solida-le», osservando come la previstariapertura delle scuole a settembreporterà ulteriori oneri per ottempe-rare alle disposizioni di sicurezza.«Il messaggio dei vescovi italiani —ha aggiunto Virginia Kaladich, pre-sidente della Federazione istituti diattività educative (Fidae) — è un so-stegno che riconosce l’operato cheper secoli la scuola cattolica ha ga-rantito grazie all’intuizione dei fon-datori dei nostri istituti e diventaoggi uno stimolo ulteriore. Insiemealla Cei vogliamo dire ai ragazziche li stiamo aspettando e stiamopreparando tutti insieme la scuoladel futuro».

L’arcivescovo di Torino presenta il fondo destinato ai lavoratori in difficoltà

Solidarietà che rigenera

Nota dei vescovi francesi

Attesa la revisionedel decreto

sui luoghi di culto

PARIGI, 19. La decisione emanataieri dal Consiglio di Stato che «or-dina al governo di revocare il divie-to generale e assoluto di raduno neiluoghi di culto e di emettere al suoposto misure strettamente propor-zionate ai rischi per la salute e ap-propriate in questo inizio “deconfi-namento”» è «in linea con la letterascritta dal presidente della Confe-renza episcopale francese, monsi-gnor Éric de Moulins-Beaufort, alprimo ministro il 15 maggio». Èquanto si legge in un comunicatodell’episcopato francese, nel qualesi osserva come adesso si sia in atte-sa di un ulteriore passo. E cioè, «larevisione, entro otto giorni, del de-creto dell’11 maggio» da parte delgoverno. A partire da questa revi-sione «saranno possibili le celebra-zioni, nel rispetto delle norme sani-tarie comunicate in risposta alleproposte avanzate dalla Conferenzaepiscopale francese».

Ieri il Consiglio di Stato ha rite-nuto che «il divieto generale e asso-luto presenta un carattere spropor-zionato rispetto all’obbiettivo di tu-tela della sanità pubblica e costitui-sce pertanto» anche «una violazio-ne grave e chiaramente illecita dellalibertà di culto». La delibera delConsiglio di Stato rileva che «sonopossibili misure di vigilanza menorigorose del divieto di qualsiasi riu-nione nei luoghi di culto previstadal decreto dell’11 maggio 2020, inparticolare tenendo conto della tol-leranza di riunioni di meno di diecipersone in altri luoghi aperti alpubblico con lo stesso decreto».

di ROSARIO CAPOMASI

«Q ualche giorno fa, dal callcenter creato dalla no-stra arcidiocesi per far

parlare con un sacerdote coloro chesubiscono maggiormente gli effettidell’isolamento imposto dalla pan-demia, mi è stata passata la telefona-ta particolarmente toccante di unapersona che cercava conforto dopola morte per coronavirus degli anzia-ni della famiglia. Da un confrontoinizialmente religioso si è passatipiano piano ad affrontare il drammadella realtà presentata dall’interlo cu-tore: il forte indebitamento dovutoalle gravi difficoltà economiche del-l’azienda in cui lavorava insieme allamoglie, con tre figli a carico. Unasituazione comune a tante famiglie,ma quel dolore raccontato mi ha fat-to pensare che bisognava fare qual-cosa».

Cesare Nosiglia, arcivescovo diTorino, descrive così a «L’O sserva-tore Romano» come è nata l’idea di«Fondo sorriso – La solidarietà cheriavvicina e sostiene», strumento disolidarietà costituito insieme alladiocesi di Susa, di cui il presule èamministratore apostolico, grazieanche a risorse straordinarie dei fon-di otto per mille della Cei. «Un pic-colo segno — spiega — per aiutare esostenere, adesso che la società ini-

zia un po’ a rivivere, chi non può ri-prendere l’attività lavorativa senzaaiuti immediati, soprattutto le im-prese a rischio chiusura e i propridipendenti, per manifestare tutta lavicinanza della Chiesa e far sapereloro che non sono soli». Attualmen-te il fondo è composto da un capita-le che ammonta a circa 600 mila eu-ro, a cui hanno contribuito anche laFondazione don Mario Operti (de-dicata al fondatore del Progetto Po-licoro a favore dei giovani imprendi-tori dell’Italia meridionale), donatoriprivati e l’istituto Unicredit, «con ilquale abbiamo stipulato una con-venzione e che ha dimostrato unagrande disponibilità, pronto in futu-ro a fornire altra liquidità». I prestitisaranno a interessi zero e senza spe-se per i beneficiari, i quali potrannorestituire la cifra entro sessanta mesicon un ulteriore periodo di respiro:famiglie numerose, lavoratori o mi-cro imprese impoveriti dalla sospen-sione produttiva, coloro che hannoperso l’occupazione o fanno fatica ariprenderla, sia giovani che adulti,da riorientare nei nuovi scenari poste m e rg e n z a .

«Al di là dell’aspetto finanziario,pur importante, quello che davverocolpisce è l’enorme tributo di solida-rietà singola e comunitaria che ab-biamo ricevuto una volta fatta cono-scere questa iniziativa», spiega Nosi-

glia. Una solidarietà non nuova magià sperimentata in tante altre circo-stanze. «La realtà economica dellanostra regione — prosegue l’a rc i v e -scovo — era infatti già complicataprima ancora del coronavirus, conmolte situazioni di povertà preesi-stenti o sopraggiunte riguardanti di-pendenti di fabbriche e uffici, lavo-ratori di diverse imprese in gravi dif-ficoltà che ho incontrato nei mesiscorsi, migliaia di lavoratori autono-mi, titolari e impiegati di esercizicommerciali, piccoli e medi impren-ditori e quella categoria sempre piùdiffusa di atipici, maggiormenteesposta alle precarietà di ogni gene-re. Grazie al fondo sarà così possibi-le assolvere anche a quegli impegnirimasti in sospeso come pagamentodi bollette, mutui. Per la sua costitu-zione — precisa Nosiglia — siamopartiti dalla base spicciola, utilizzan-do il vasto lavoro che Caritas, par-rocchie, Comuni e associazioni divolontariato stanno svolgendo daanni. Il mio ringraziamento va sem-pre a quanti si prestano gratuita-mente per sostenere e accompagnaretante persone povere e famiglie bi-sognose che hanno quintuplicato inquesti mesi le richieste di aiuto».Un sentimento di riconoscenza chel’arcivescovo di Torino ribadisce diaver già espresso nella sua lettera almondo del lavoro dove, ha ricorda-

to, «ho scritto che se c’è un insegna-mento forte ed esplicito della crisigenerata dalla pandemia è che dallecatastrofi si esce insieme, rinforzan-do i legami di solidarietà, rico-struendo la fiducia a partire dal bas-so, dalla vita quotidiana. Ecco, ma-gari possiamo ripartire più poveri,ma certamente rigenerati dalla gran-de ricchezza della vicinanza al pros-simo bisognoso che non è genericama condivide una speranza concre-ta, che si realizza proprio nel perso-nale coinvolgimento in questo cam-mino volto a riconsegnare la dignità.In tal senso avevamo attivato neimesi scorsi un tavolo diocesano dilavoro con percorsi di progettazionee partecipazione, poi sospeso, cheintendiamo riproporre anche a livel-lo di incontri con le parti sociali, fragiovani e anziani, istituzioni e citta-dini, che sono un po’ la nostrascommessa».

Una solidarietà che migliora lasocietà, puntualizza Nosiglia, è pro-prio quella dove convergono forzemolteplici che incentivano il bene esottraggono se non dalla preoccupa-zione almeno dalla disperazione perun debito che aumenta sempre dipiù. «Anche in un’altra realtà in for-te crisi per il consistente numero diposti di lavoro persi per la quarante-na come la Lombardia — osserva ilpresule — sono scese in campo forzediocesane e civili che hanno portatoalla nascita del Fondo San Giusep-pe, istituito grazie alla collaborazio-ne tra l'arcivescovo di Milano, Ma-rio Delpini, e il sindaco GiuseppeSala. Non bisogna lasciarsi andareal rimpianto e allo scoraggiamentoma reagire insieme con determina-zione, impegnandoci per affrontareuniti e decisi una ripresa del lavoroposto al centro di ogni altra pureimportante esigenza sociale».

Come sopra accennato un impor-tante supporto al Fondo sorriso ver-rà assicurato dalla Fondazione donMario Operti, che si occuperà di ac-compagnare le persone in tutta lafase di richiesta del prestito e duran-te quella di restituzione. «Si parteda un budget di un massimo di tre-mila euro per le famiglie e di cin-quemila per piccole e medie impre-se», indica monsignor Nosiglia,mentre in una seconda fase l’istitutoindividuerà ulteriori strumenti di ac-compagnamento e preparazione allavoro, al microcredito e di sostegnoindividuale che potranno essere rea-lizzati grazie alle risorse del fondo econ il contributo e l’iniziativa dellecomunità territoriali.

San Bernardino da Siena e la sua predicazione con il monogramma “Jhs”

Annunciava il Vangelo in un’Italia lacerata dalle divisioni

Una vita a insegnare negli atenei salesiani

I 100 anni di don Agostino FavaleROMA, 19. Dopo essere stata così duramente colpitadal coronavirus l’Università Pontificia Salesiana ritornaalla vita celebrando una vita. Quella del professoreemerito don Agostino Favale SDB, che domani 20 mag-gio compie 100 anni. Un compleanno sempre impor-tante ma che nel contesto delle sofferenze patite nelleultime settimane dall’ateneo romano assume un signifi-cato speciale per tutta la comunità accademica, pressola quale don Agostino ancora oggi risiede nell’attiguainfermeria. Favale, nato il 20 maggio 1920 a Ceresoled’Alba (Cuneo) ha sviluppato la sua vocazione di sale-siano in terra di missione, in Mato Grosso, per poitornare nel 1947 in Italia dove è stato ordinato e hacompletato gli studi all’Università Gregoriana e alPontificio Ateneo Salesiano di Torino in cui ha inse-gnato Storia ecclesiastica medioevale, moderna e con-temporanea. Nel 1965, con la nascita della nuova Uni-versità Pontificia Salesiana a Roma, si è trasferito inquesta realtà dove è stato il primo direttore dell’Istitu-to di teologia spirituale. Ha al suo attivo diciannove li-bri e decine di altri interventi su libri e riviste, comecoautore e conferenziere. È stato consultore della Con-

gregazione delle cause dei santi e della Congregazioneper gli istituti di vita consacrata e le società di vitaapostolica, ma soprattutto il suo lavoro ha lasciato unsegno indelebile in generazioni di studenti per l’im-pronta sempre attenta alla dimensione umana. «L’O s-servatore Romano» si associa alle felicitazioni della co-munità accademica per don Agostino Favale.

Il nome di Gesù era l’a rg o m e n t oprincipale, forte e ricorrente dell’at-tività apostolica di un frate france-scano che nel XV secolo percorrevale contrade italiane a piedi, accom-pagnato solo da un asino carico deisuoi libri. Fra Bernardino venivachiamato da principi e municipalità,ma anche da comunità religiose, perannunciare il Vangelo ed esortare al-la conversione, in un’Italia laceratada divisioni e lotte intestine. E nonc’era predica che non finisse con ilbacio di una tavoletta di legno consopra impressa l’immagine del mo-nogramma Jhs. Infatti egli era tal-mente convinto del valore salvificodel nome di Gesù che vi incentròtutte le sue catechesi al popolo. Jhssono le iniziali latine di “Gesù Sal-vatore degli uomini” (Iesus hominumsalvator); ma sono fondamentalmen-te anche le tre prime lettere grechemaiuscole del nome “Gesù” (IHOUC).

Bernardino da Siena (al secolo,degli Albizzeschi) era solito porgereal bacio del popolo quella tavolettalignea che recava inciso il mono-gramma Jhs, sormontato da un Cro-cifisso e circondato da un sole d’o roin campo azzurro. Simbolicamente,il sole diffonde il suo calore benefi-co attraverso dodici raggi, a ciascu-no dei quali il santo attribuiva unaqualità: rifugio dei peccatori, vessil-lo dei combattenti, medicina degliinfermi, sollievo dei sofferenti, onoredei credenti, splendore degli evange-lizzanti, mercede degli operanti,soccorso dei deboli, sospiro di quelliche meditano, aiuto dei supplicanti,debolezza di chi contempla, gloriadei trionfanti.

Anche sant’Ignazio di Loyola e isuoi compagni scelsero il mono-gramma Jhs per sottolineare il lega-me particolare con Gesù caratteriz-zante la nascente Compagnia, cheannovera tra i suoi religiosi ancheJorge Mario Bergoglio. Ignazio in-testò molte lettere con Jhs, tantoche nella prima edizione degli Eser-cizi spirituali (1549) scelse come fron-tespizio proprio il monogrammaiscritto in un sole.

Bernardino era nato a Massa Ma-rittima, all’interno della Maremmatoscana, l’8 settembre 1380, da unanobile famiglia di origine senese —suo padre era il governatore dellacittà del Palio — e fu battezzato lostesso giorno nella cattedrale dedi-cata a san Cerbone. Purtroppo, benpresto il lutto bussò alla porta dellasua casa: aveva solo tre anni quandomorì la madre e sei quando rimaseorfano anche di padre. Venne cosìaccolto in casa dalla zia Diana, doverimase fino al 1391. Da Massa Marit-tima si trasferì poi a Siena, ospite

donna della Scala in Siena. Ne fuconsigliere da dicembre 1400 a gen-naio-febbraio 1401. Si distinse per lacarità durante la peste che colpì lacittà nel 1400. Con dodici compa-gni, mentre infuriava l’epidemia sidedicò per quattro mesi alla curadegli appestati.

A ventidue anni, l’8 settembre1402, entrò nell’ordine dei frati mi-nori. Poco dopo aderì all’osservan-za: non essendovi però in Siena nes-sun convento, si trasferì nel romito-rio del Colombaio sul monte Amia-ta, praticando una vita di durissimoascetismo. L’8 settembre 1403 emisela professione religiosa e l’anno suc-cessivo nello stesso giorno celebrò laprima messa.

Rimase al Colombaio fino al 1405,approfondendo gli studi teologici epreparandosi all’attività pastorale ealla predicazione. Una volta pronto,iniziò a girare per l’Italia centro-set-tentrionale, richiamando i fedeli allaconversione. Le sue prediche, scrittein latino e pronunciate in volgare,

erano caratterizzate da un linguag-gio molto popolare, immediato, effi-cace. Voleva che tutti comprendesse-ro e fossero messi in condizione diriflettere sulla propria vita. Passavadalla critica delle false reliquie — co-me il latte della Vergine, del qualediceva che «è così abbondante checento mucche non ne avrebbero fat-to tanto» — all’esaltazione delle qua-lità di Maria e dell’ideale di povertàdi san Francesco.

Uno dei suoi argomenti forti erala lotta contro l’usura. Si deve a uncimatore di panni, Benedetto dimaestro Bartolomeo, se sono giuntefino a noi trascritte le 45 predicheche il santo tenne a Siena, in piazzadel Campo, a partire dal 15 agosto1427 per 45 giorni. Purtroppo, tantaattività apostolica che incontrava unseguito enorme di fedeli, suscitò pu-re le invidie e le gelosie di molti,persino di ordini religiosi, e così,Bernardino venne accusato di eresia,in particolare a causa del mono-gramma usato.

Venne istruito un processo controdi lui a Roma. Non poteva contaresu appoggi in Curia in grado di aiu-tarlo, ma Bernardino seppe difen-dersi dalle accuse e venne assolto.Anzi, fu autorizzato a utilizzare nel-le predicazioni il monogramma Jhs.Anche Martino V rimase affascinatoda questo frate e il 4 luglio 1427 lonominò vescovo di Siena, ma Ber-nardino rifiutò. Il Papa ci riprovònel 1428 per destinarlo a Viterbo enel 1431 a Ferrara. Il suo successore,Eugenio I V, nel 1435 avrebbe volutoeleggerlo alla sede di Urbino. MaBernardino declinò le offerte ognivolta. Nell’aprile 1428, invitato dalduca Filippo Maria Visconti, si recò

a Milano, poi nel febbraio seguenteandò a Venezia, dove fu colpito dauna grave malattia. Si deve all’attivi-tà del santo il diffondersi in Italiadell’osservanza che, da movimentoquasi eremitico e limitato a pochifrati, divenne un ramo importantedel francescanesimo. Nel 1437 fu no-minato vicario generale dell’o rd i n edegli osservanti e nel 1438 vennescelto come vicario generale di tuttii francescani italiani.

Alla fine di aprile del 1444, per-corse l’Umbria predicando, fino aquando fu chiamato all’Aquila. Vimorì il 20 maggio, nel convento diSan Francesco. Nel 1445 fu iniziatoil processo di canonizzazione. Doposolamente sei anni, il 24 maggio1450, venne proclamato santo da Pa-pa Niccolò V. (nicola gori)

Lutto nell’episcopato

Monsignor Vincent Malone, giàvescovo ausiliare di Liverpool, èmorto nelle prime ore di lunedì18 maggio nel Royal hospital del-la città del Regno Unito. Natol’11 settembre 1931 a Liverpool,era stato ordinato sacerdote il 18settembre 1955. Eletto alla Chiesatitolare di Abora il 13 maggio1989 e nominato vescovo ausiliaredi Liverpool, aveva ricevuto l’or-dinazione episcopale il 3 lugliosuccessivo. E il 26 ottobre 2006aveva rinunciato all’incarico pa-storale.

dello zio Cristoforo degliAlbizzeschi, che non aven-do figli lo considerò comesuo primogenito. Grazie alui Bernardino poté studia-re e dopo aver appreso learti liberali del trivio(grammatica, retorica e dia-lettica) passò all’universitàdove frequentò corsi di di-ritto canonico per tre anni.Poteva aspirare a qualsiasicarriera gli fosse stata pro-spettata, ma iniziò a orien-tarsi alla vita religiosa. Siiscrisse alla Compagnia deiBattuti della Beata Vergine,presso l’ospedale della Ma-

Page 8: Entrando in Cristo con tutta la vita si superano …...del Bangladesh ha affermato che il ciclone potrebbe colpire vaste aree nel sud-ovest e nel sud causando maremoti molto più forti

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 20 maggio 2020

L’insegnamento di Papa Wojtyła

Nella poesia le sorgenti della teologia

In un videomessaggio ai giovani di Cracovia il Pontefice definisce Giovanni Paolo II un dono straordinario per la Chiesa

Entrando in Cristo con tutta la vitasi superano difficoltà e problemi

Pubblichiamo il testo delvideomessaggio in italiano che PapaFrancesco ha rivolto ai giovanidi Cracovia in occasione del centenariodella nascita di Giovanni Paolo II.Sottotitolato in lingua polacca, è statotrasmesso nella patria di Wojtyłalunedì sera, 18 maggio, dallatelevisione statale tvp1.

Cari giovani,quest’anno festeggiamo i cento annidalla nascita di San Giovanni Paolo

II. È una bella occasione per me perrivolgermi a voi, giovani di Craco-via, pensando a quanto lui amava igiovani, e ricordando la mia venutatra voi per la GMG del 2016.

San Giovanni Paolo II è stato undono straordinario di Dio alla Chie-sa e alla Polonia, vostra patria. Ilsuo pellegrinaggio terreno, iniziato il18 maggio 1920 a Wadowice e termi-nato 15 anni or sono a Roma, è statosegnato dalla passione per la vita e

dal fascino per il mistero di Dio, delmondo e dell’uomo.

Lo ricordo come un grande dellamisericordia: penso all’Enciclica Di-ves in misericordia, alla canonizzazio-ne di santa Faustina e all’istituzionedella Domenica della Divina Miseri-cordia. Alla luce dell’amore miseri-cordioso di Dio Lui coglieva la spe-cificità e la bellezza della vocazionedelle donne e degli uomini, capiva lenecessità dei bambini, dei giovani edegli adulti, considerando anche icondizionamenti culturali e sociali.Tutti potevano sperimentarlo. Anchevoi oggi potete sperimentarlo, cono-scendo la sua vita e i suoi insegna-menti, disponibili a tutti anche gra-zie a internet.

Ognuno e ognuna di voi, cari ra-gazzi e ragazze, porta l’i m p ro n t adella propria famiglia, con le suegioie e i suoi dolori. L’amore e lacura per la famiglia è un tratto ca-ratteristico di Giovanni Paolo II. Ilsuo insegnamento rappresenta un si-curo punto di riferimento per trova-re soluzioni concrete alle difficoltà ealle sfide che le famiglie devono af-frontare ai nostri giorni (cfr. Me s s a g -gio al Convegno «Giovanni Paolo II, il

Papa della famiglia», Roma, 30 otto-bre 2019).

Ma i problemi personali e familia-ri non sono un ostacolo sulla viadella santità e della felicità. Non loerano neanche per il giovane KarolWo j t y ła, che da ragazzo patì la per-dita della madre, del fratello e delpadre. Da studente sperimentò leatrocità del nazismo, che gli portòvia tanti amici. Dopo la guerra, co-

me sacerdote e vescovo dovette af-frontare il comunismo ateo.

Le difficoltà, anche dure, sonouna prova della maturità e della fe-de; prova che si supera solo basan-dosi sulla potenza di Cristo morto erisorto. Giovanni Paolo II lo ha ri-cordato a tutta la Chiesa fin dallasua prima Enciclica, Redemptor homi-nis, dove dice: «L’uomo che vuolcomprendere se stesso fino in fondo

[...] deve, con la sua inquietudine eincertezza e anche con la sua debo-lezza e peccaminosità, con la sua vi-ta e morte, avvicinarsi a Cristo. Eglideve, per così dire, entrare in Luicon tutto se stesso» (n. 10).

Cari giovani, è questo che auguroad ognuno di voi: di entrare in Cri-sto con tutta la vostra vita. E auspi-co che le celebrazioni del centenariodella nascita di San Giovanni PaoloII ispirino in voi il desiderio di cam-minare coraggiosamente con Gesù,che è «il Signore del rischio, è il Si-gnore del sempre “o l t re ”. [...] Il Si-gnore, come a Pentecoste, vuole rea-lizzare uno dei più grandi miracoliche possiamo sperimentare: far sìche le tue mani, le mie mani, le no-stre mani si trasformino in segni diriconciliazione, di comunione, dicreazione. Egli vuole le tue mani —ragazzo, ragazza, vuole le tue mani— per continuare a costruire il mon-do di oggi» (Discorso nella Vegliadella GMG, Cracovia, 30 luglio2016).

Vi affido tutti all’intercessione diSan Giovanni Paolo II e vi benedicodi cuore. E voi, per favore, non di-menticatevi di pregare per me. Gra-zie!

Online

UN SITO ALLA SETTIMANAa cura di FABIO BO L Z E T TA

Maria per la paceUno spazio multimediale di riflessione e incontro sotto il manto di “Ma-ria, via per la pace”. A promuoverlo è la Pontificia Academia Mariana In-ternationalis (Pami), l’istituzione fondata nel 1946 dal francescano CarloBalić, dei frati minori, e insignita del titolo di «Pontificia» nel 1959 dasan Giovanni XXIII.

Il sito è nato in preparazione al seminario di alta ricerca «Maria nel“patto educativo globale”? Esperienze Contenuti Prospettive», organizza-to dalla Pami alla luce del Global Compact on Education promosso daPapa Francesco. L’incontro, rinviato in autunno per le restrizioni anticontagio da covid-19, si è tenuto il 2 aprile scorso, sotto forma di primagiornata di studio, in diretta streaming. Il sito condivide le riflessioni dicirca trenta studiosi e autorità istituzionali, culturali e di diverse religionisu come la figura di Maria rilanci «stili, valori, idee e azioni capaci diorientare il bene comune della plurale famiglia umana e della stessa “casacomune” che è il Creato in un’ottica multiculturale e interreligiosa». Ilportale presenta anche la Commissione internazionale mariana cristiano-musulmana, istituita nel 2019 presso la Pami.

www.mariap erlapace.org

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di RINO FISICHELLA

«F ermati / Io porto dentrodi me il tuo nome / Il no-me-segno dell’Alleanza /

Che il Verbo Primordiale ha strettocon te, / Ricorda questo luogo,quando andrai via da qui, / luogoche rimarrà in attesa del suo propriogiorno».

Non è improprio iniziare una pre-sentazione del pensiero teologico diGiovanni Paolo II citando uno deisuoi ultimi scritti: Trittico romano.Per comprendere a fondo il suo mo-do di pensare e di esprimersi si devenecessariamente far riferimento alsuo essere, in fondo, un poeta. Ilsuo animo era di quelli che sannonon solo descrivere e ammirare labellezza, ma soprattutto contemplar-la. Il Trittico romano, come altre ope-re di natura poetica o teatrale, sonouna chiave ermeneutica indispensa-

bile per approdare a un’i n t e r p re t a -zione coerente degli scritti di Gio-vanni Paolo II, anche di quelli cheparadossalmente sono messi al ripa-ro per la natura prettamente teologi-ca che possiedono. In ognuna delleencicliche — come ci sforzeremo dimostrare — emerge qua e là un trattodi poesia che, lontano dal frainten-dere o equivocare, permette invecedi penetrare maggiormente in pro-fondità nei contenuti espressi. D’al-tronde, Karol Wojtyła sulla scenaletteraria si caratterizza primaria-mente come poeta, poi diventa filo-sofo per sfociare, infine, nella teolo-gia. In ognuno di questi momentinon è mai venuto meno nella suaconsapevolezza di uomo di fede cheindaga il mistero a cui si abbandona.La sua poesia è colma di teologia eil suo esprimersi teologico è spessocaratterizzato dal tono poetico. Que-sto percorso non può portare ad

esprimere giudizi affrettati sulla suaepistemologia nel momento in cui sidevono valutare le differenti formedi scritti che contengono un’unità dipensiero forte e articolata.

Certamente, la sua visione teologi-ca in parte risente della formazionefilosofica. Questa in maniera predo-minante è condizionata dagli studidedicati alla filosofia di Max Sche-ler. La tesi dottorale gli spalancaorizzonti di riflessione che rimarran-no impressi soprattutto nelle sue en-cicliche più a carattere etico e filoso-fico. La visione di Max Scheler, d’al-tronde, è ben conosciuta e rivesteun’attualità non secondaria. Il suopensiero è sostenuto dal tentativo ditenere unite metafisica e religione,portandole a sfociare nel riconosci-mento comune dell’i m p re s c i n d i b i l i t àdi fare riferimento all’eterno nel tem-po, e alla presenza di Dio nell’uo-mo. Il fenomeno religioso è perScheler un dato universale, attraver-sa tempi e spazi; si inserisce nelleculture, perché l’uomo nella sua inti-ma costituzione è rivolto a Dio eaperto alla trascendenza. Nella misu-ra in cui l’uomo riesce a incontrareveramente Dio, allora è possibile lasua crescita umana realizzata sul-l’amore personale. Al contrario,quando l’uomo si rinchiude in sestesso, rifiutando il rapporto con latrascendenza, tutto diventa pura ido-latria e conduce inevitabilmente acondizioni di violenza.

«Fermati». L’imperativo così cate-gorico posto in cima al Tr i t t i c o nondice altro che l’esigenza del silenziodinanzi al mistero della fede che ve-de in Abramo un padre insostituibi-le. Fermarsi per restare in silenzio econtemplare la bellezza del Creatore.È qui che si scopre di essere da lui

conosciuti «fin dalla creazione delmondo», e nello stesso tempo diven-ta chiara la chiamata per parteciparealla sua vita divina. Il richiamo deiversi al «luogo» che rimarrà in atte-sa, va al di là dell’immediata imma-gine di Abramo che scende dal mon-te dopo essere stato fermato per non

immolare il figlio Isacco, e rinvia aquel «posto» che Gesù ha promessodi preparare per quanti credono allasua parola (cfr. Gv 14, 2-3). Si lasciaun «luogo», per l’inevitabilità dellamorte che sopraggiunge; eppurequel «luogo» va oltre il limite, per-ché permane come segno concreto diuna promessa che non viene meno esolo attende di essere mantenuta.Come si nota, la poesia contiene insé tratti di profonda teologia chementre da una parte invita a entraresempre più nella profondità del mi-stero, dall’altra evidenzia il valoreesistenziale di dare senso alla vita.

Sempre nel Trittico romano, d’al-tronde, è facile cogliere questa unità.Non sarebbe possibile, infatti, pene-trare nella bellezza di questi versi senon si ponesse a fondamento la vo-cazione del poeta a contemplare ilmistero della propria chiamata e del-la stessa fede. Il richiamo al temadello «stupore» e della «meraviglia»nel racconto della creazione non fan-no che confermare questa prospetti-va: «Il varco che un uomo trapassaattraverso l’uomo / è dello stuporela soglia, / (una volta, proprio que-sto portento / Fu nominato “Ada-mo”) / Ed era solo, col suo stupore/ Tra le creature senza meraviglia /— per le quali esistere e trascorrereera sufficiente — / L’uomo, con loro,scorreva / Sull’onda dello stupore! /Meravigliandosi, sempre emergeva /Dal maroso che lo trasportava, / co-me per dire a tutto il mondo: / “Fe r -mati! — in me hai un porto, / in mec’è quel luogo d’incontro / col Pri-mordiale Verbo” — / “Fermati, que-sto trapasso ha un senso, / ha unsenso... ha un senso... ha un sen-so!”».

Dentro di me il tuo nome

Dentro di me il tuo nome. La teologia di Giovanni Paolo II (EdizioniSan Paolo, Milano, 2020, pagine 336, euro 25) è il volume —scritto dall’arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio per lapromozione della nuova evangelizzazione — che propone unasintesi dell’insegnamento di Papa Wojtyła essenzialmente a partiredalle 14 encicliche scritte in quasi 27 anni di Pontificato. Del libro,che inaugura la nuova collana dell’editrice «Sub lumine fidei»,pubblichiamo uno stralcio dell’intro duzione.

Chiara Amirante a colloquio con Francesco

Dio è gioia

Giovani alla messa conclusiva della Gmg celebrata da Papa Francesco a Cracovia il 31 luglio 2016

Nomina episcopale

Andrew Eugene Bellisarioprimo arcivescovo metropolita

di Anchorage-Juneau (Stati Uniti d’America)

Nato il 19 dicembre 1956 a Los Angeles, in California, dopo aver frequen-tato la Saint Stephen Elementary School a Monterey Park e il seminariominore Saint Vincent a Montebello, nel 1975 è entrato nella congregazio-ne della Missione a Santa Barbara. Ha svolto gli studi filosofici presso ilseminario Saint Mary a Perryville, Missouri (1976-1980), e quelli teologicipresso il seminario DeAndreis a Lemont, Illinois (1980-1984). Ordinatosacerdote lazzarista il 16 giugno 1984 alla Saint Vincent’s Parish di LosAngeles, è stato decano degli studenti presso il seminario minore califor-niano di Montebello (1984-1986); vicario parrocchiale (1986-1989) ed am-ministratore parrocchiale (1989-1990) di Our Lady of the Miraculous Me-dal sempre a Montebello; parroco di Saint Vincent de Paul a HuntingtonBeach (1990-1995) e di Sacred Heart a Patterson (1995-1998); economo econsultore della provincia lazzarista (1996-2002); direttore del De PaulEvangelization Center (1998-2002) e superiore della De Paul Center Resi-dence a Montebello (2001-2002); provinciale della sua congregazione(2002-2010); direttore delle Figlie della carità a Los Altos (2003-2015);parroco della concattedrale Our Lady of Guadalupe ad Anchorage (2014-2017) e superiore delle International missions in Alaska (2015-2017). No-minato Vescovo di Juneau l’11 luglio 2017, ha ricevuto l’ordinazione epi-scopale il 10 ottobre successivo. Il 7 giugno 2019 è stato nominato ammi-nistratore apostolico di Anchorage. La nuova sede metropolitana dell’Ala-ska ha una superficie di 320.932 kmq, con 563.372 abitanti, dei quali55.297 cattolici, la cui cura d’anime è ripartita tra 32 parrocchie e 14 sta-zioni missionarie, affidate a 47 sacerdoti (34 diocesani e 13 religiosi), concui collaborano 33 diaconi permanenti, 4 seminaristi maggiori, 14 religiosie 23 religiose. Gli istituti cattolici di educazione sono 8, quelli di benefi-cenza 10; 438 i battesimi nell’ultimo anno di riferimento.

«Una pubblicazione dal titolo Dio èGioia… Sì, mi piace, è bello!». Ècon questa spontaneità che il Ponte-fice ha incoraggiato Chiara Amirantea fargli domande dirette per il librointitolato, appunto, Dio è gioia. PapaFrancesco incontra Nuovi Orizzonti,appena pubblicato dalla Liberia Edi-trice Vaticana e Piemme (2020, pagi-ne 208, euro 16,90).

«Qual è il suo segreto?» è stata laprima domanda rivolta a Francesco.«Non lo so... Non so come rispon-dere... Io vivo così, ma non so spie-garlo. Per me la gioia va molto unitaal senso dell’umorismo. Un cristianoche non ne ha, gli manca qualcosa.Da quarant’anni — ha raccontato ilPapa — recito la preghiera di sanTommaso Moro per avere il sensodell’umorismo, che ho voluto mette-re in nota nell’esortazione Gaudete etexsultate, nel quarto capitolo, dove siparla di gioia e senso dell’umori-smo... Vanno sempre insieme lagioia cristiana e il senso dell’umori-smo e, per me, il senso dell’umori-smo è l’atteggiamento umano più vi-cino alla grazia di Dio. Ma il segretonon so qual è... la preghiera?!…

Non saprei dirlo. È anche moltounito al sentimento di pace. Peresempio — e questo lo dico renden-do grazie a Dio — dal momento che,nello scrutinio del conclave, ho inco-minciato a sentire: “Bergoglio, Ber-goglio, Bergoglio”, invece delle miepaure mi è nata dentro una pace chedura ancora oggi e quella pace è sta-ta un dono».

Parlando della gioia, Francesco hasuggerito di «imparare lo spoglia-mento di sé, lo svuotamento». E haconfidato: «C’è una frase che miaiuta tanto quando vedo cose brutte:“Ma Dio è più grande”. Mi aiutaquella frase: “Ma Dio è più grande”.Camminare nello Spirito, sapendoche lo Spirito è più potente, è comecamminare con una riserva di ossige-no quando ti manca l’ossigeno. Lagioia è un dono, come la pace è undono».

Infine, parlando della gioia purnella sofferenza, il Papa ha ricordatol’insegnamento del cardinale Quarra-cino: quando viene da dire «“Signo-re, non ce la faccio!”. La preghieraè: “Non ce la faccio, fallo tu”».

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 20 maggio 2020 pagina 9

Il trentennale della beatificazione da parte di Giovanni Paolo II del laico torinese morto a soli ventiquattro anni

Il legame tra Karol Wojtyła e Pier Giorgio Frassati

Il giovanedalla gioia trascinante

Due picozze, due sentieri diversi, alle spalle profili di montagne di una bellezzaimmensa. Scatti di foto di epoche differenti, anche i luoghi non sono gli stes-si. Solo il creato, col suo fascino misterioso e avvincente, fa da sfondo comu-ne alle istantanee di due “giovani” che hanno qualcosa di veramente impor-tante da condividere: l’amicizia con Cristo. Due persone che hanno incrociatoidealmente le loro vite: Karol Wojtyła e Pier Giorgio Frassati. Santo Pontefi-ce, il primo, del quale si celebra il centenario della nascita; laico beatificatotrenta anni fa dallo stesso Papa polacco, il secondo.

Hanno avuto il loro primo punto di contatto a distanza, negli stessi am-bienti domenicani. Wojtyŀa ha conosciuto la figura di Pier Giorgio quando dagiovane studente ne sentì parlare dai frati predicatori della sua città natale diWadowice. Da allora, il legame tra i due non si è mai interrotto. Compliceanche l’affinità tra la vicenda di Pier Giorgio — morto prematuramente a cau-sa di poliomielite fulminante contratta durante le sue tante visite ai poveridella Torino dei primi anni del XX secolo — e quella del fratello maggiore diWo j t y ŀa, Edmund. Anche lui morto in soli quattro giorni a causa di una scar-lattina presa in ospedale dove curava i malati. Edmund era un medico che,ben consapevole dei rischi che correva nel servizio ai contagiosi, si dedicòcorpo e anima alla sua professione. Pier Giorgio fu vittima del suo instancabi-le amore al prossimo e non meno lo fu Edmund. Due vite stroncate dal desi-derio di aiutare gli altri.

Per Wojtyŀa guardare a Pier Giorgio era un po’ come ricordare suo fratello,del quale conservò lo stetoscopio sulla propria scrivania. I punti di incont rotra Karol e il ricco borghese torinese divennero sempre più numerosi. Le pa-role di Frassati — «ogni giorno m’innamoro sempre più delle montagne e vor-rei, se i miei studi me lo permettessero, passare intere giornate a contempla rein quell’aria pura la grandezza del Creatore» — potrebbero benissimo esseresottoscritte dal Papa polacco.

L’amore per le montagne e il creato è comune ai due e ne avrebbe fatto deicompagni solidali e instancabili nello scalare le cime. Sicuramente, il sac e rd o -te Wojtyła lo avrebbe chiamato a far parte del gruppo śro d o w i s k o , cioè “l’am-biente”, formato da giovani studenti che tra una sciata e l’altra riflettevanosulla fede e sul Vangelo. Un gruppo creato quasi sulla falsariga di quello dei“Tipi loschi” ideato da Frassati per coinvolgere i suoi amici nell’amore per laCasa comune e nella fede in Cristo, spingendoli ad agire per far diventare iprincipi espressioni concrete di carità. Il parroco Wojtyła proponeva agli stu-denti l’esempio di quel Frassati, laico terziario domenicano, iscritto alle Con-ferenze di San Vincenzo e alla Federazione universitaria cattolica italiana (Fu-ci), quale modello di cristiano impegnato nel sociale e nel servizio ai fratellipiù bisognosi. Un modello di vita fedele al Vangelo che Wojtyła, una voltanominato arcivescovo di Cracovia, non finirà di indicare ai giovani, come fe-ce, il 27 marzo 1977, durante l’inaugurazione della mostra su Pier Giorgio pro-mossa dai domenicani. «Frassati — disse in quell’occasione — può essere con-siderato, seppure non ancora salito agli altari, come un patrono, la guida spi-rituale della gioventù accademica, anche di quella dell’attuale generazione».L’allora cardinale di Cracovia lo considerò patrono dei giovani, prima ancorache fosse portato a termine il processo canonico di beatificazione. Ricordiamoche l’iter giuridico fu aperto nel 1932 dalla Chiesa torinese, ma fu molto osta-colato e travagliato. Venne sospeso, finché non fu ripreso da Paolo VI, cheaveva conosciuto di persona Frassati. E fu portato a compimento proprio daGiovanni Paolo II, che il 20 maggio 1990 proclamò beato Pier Giorgio. Sem-pre durante l’inaugurazione della mostra, il cardinale Wojtyła presentò la fi-gura di Frassati come «l’uomo delle otto beatitudini, che reca con sé la graziadel Vangelo, della Buona Novella, la gioia della salvezza offertaci da Cristo,in se stesso per tutti i giorni, come ognuno di voi; come un vero giovane uo-mo, studente, ragazzo, vostro coetaneo — disse rivolto ai giovani — per questetre generazioni. Andate, e osservate come era l’uomo delle otto beatitudini».Wo j t y ła indicava in Pier Giorgio il giovane che non tramonta, che non muoremai, perché ha radicato la sua vita in Cristo e a lui è attaccato come i tralcialla vite.

Una volta eletto Papa, Karol strinse ancor di più il suo legame con PierGiorgio. Lo vedeva come il giovane della gioia trascinante, della realizzazionedelle promesse fatte da Gesù nel Vangelo, lo riteneva un modello per quantivolevano dedicarsi ai poveri e ai malati, ma anche partecipare alla vita politicae sociale del proprio Paese per riflettervi i principi cristiani della dottrina del-la Chiesa. Quando Giovanni Paolo II si recò a Torino, il 13 aprile 1980, nonperse occasione per accostare la figura di Pier Giorgio a don Bosco, il primocome “vero giovane cristiano”, il secondo come “vero educatore”. In quell’o c-casione, il Pontefice ribadì uno dei motivi per cui ammirava la figura del gio-vane torinese: «Aperto ai problemi della cultura, dello sport, un alpinista».Attento alle questioni sociali, ai valori veri della vita, era allo stesso temp o«uomo profondamente credente, nutrito del messaggio evangelico, solidissimonel carattere, coerente, appassionato nel servire i fratelli, consumato in un ar-dore di carità che lo portava ad avvicinare secondo un ordine di precedenzaassoluta i poveri ed i malati».

Non si era ancora concluso il processo canonico di beatificazione che PapaWo j t y ła continuava a indicare l’esempio di Pier Giorgio ai giovani del nostro

tempo. Una volta lo fece durante la visita al Centro internazionale giovanileSan Lorenzo, il 13 marzo 1983. «Dell’esempio di San Francesco — disse inquell’occasione — voglio ricordarvi come stimolo a tendere verso alti ideali an-che la figura di un giovane vissuto nella nostra epoca, Pier Giorgio Frassati».Lo indicò come un giovane “mo derno”, sottolineando che egli aveva «vissutole Beatitudini del Vangelo». Ancora una volta il Papa polacco evidenziò l’im-portanza della testimonianza di vita offerta da Frassati. E vi fu un altro asp et-to particolare messo in evidenza da Giovanni Paolo II a proposito di PierGiorgio: operatore di pace. Così lo definì durante l’incontro per il giubileointernazionale degli sportivi, svoltosi allo stadio Olimpico di Roma il 12 apri-le 1984. Pier Giorgio poteva essere annoverato a pieno titolo tra gli sportivi,come «un valente alpinista e un provetto sciatore». Il Pontefice ricordò unafrase scritta dopo la prima guerra mondiale: «Con la carità si semina negliuomini la pace, ma non la pace del mondo, bensì la vera pace che solo la fe-de di Cristo ci può dare, affratellandoci». Il Papa lo indicò come un pro-gramma, affinché «in ogni luogo della terra — disse ai numerosi presenti —siate anche voi portatori della vera pace di Cristo!».

Vi è un’altra affinità tra Wojtyła e Frassati: il loro amore all’Eucaristia.Il beato trascorreva ore davanti al Santissimo Sacramento nel duomo diTorino, e così Wojtyła, prima da parroco, poi da vescovo e infineda Papa, passava in preghiera moltissimo tempo. Entrambi gli«sportivi, giovani e atleti di Cristo», possono essere definiti uo-mini di preghiera. Giovanni Paolo II, nel corso della beatificazio-ne di Pier Giorgio, avvenuta in piazza San Pietro il 20 maggio1990, fece notare il segreto dello zelo apostolico e della santitàdi Frassati, che va ricercato nell’itinerario ascetico e spiritualeda lui percorso, cioè «nella preghiera, nella perseverante ado-razione, anche notturna, del Santissimo Sacramento, nellasua sete della Parola di Dio, scrutata nei testi biblici; nellaserena accettazione delle difficoltà della vita anche familia-ri; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza com-promessi; nella predilezione quotidiana per il silenzio e la“normalità” dell’esistenza».

Non si può non far riferimento alla devozione alla Vergi-ne Maria che accomunava Pier Giorgio e Giovanni Paolo II,il Papa del Totus tuus. Frassati amava lasciare Torino e recarsispesso al santuario mariano di Oropa per pregare la Vergine;e Wojtyła era solito affidarsi tutto se stesso alla Madonnanel santuario di Kalwaria. Due santuari mariani che univa-no il santo e il beato nel loro tenero affidamento alla Madredi Dio. Così come i loro sentieri si erano incrociati sullemontagne, nella penombra dell’adorazione eucaristica enell’amore al creato, si ritrovarono sempre nella devozione aMaria, tanto da renderli simili nel loro fare della Madonna lacifra dell’esistenza.

Sarebbe stato opportuno celebrare in maniera adeguata ilduplice anniversario del centenario della nascita di KarolWo j t y ła e i trenta anni dalla beatificazione di PierGiorgio, ma a causa dell’emergenza sanitaria per ilcovid-19 non è stato possibile. Tuttavia, don PaoloAsolan, preside del Pontificio Istituto Pastorale Re-demptor Hominis, ha rivolto una lettera agli amicidi Frassati, nella quale ricorda, tra l’altro, comeWo j t y ła avesse letto la biografia del beato scritta dadon Antonio Cojazzi quand’era giovane. «Anch’io, nella mia giovinezza —disse Giovanni Paolo II alla presenza della sorella di Frassati, Luciana Ga-wronska, nel cimitero di Pollone, il 16 luglio 1989 — ho sentito il benefico in-flusso del suo esempio e, da studente, sono rimasto impressionato dalla forzadella sua testimonianza cristiana». Rivelò così, ha scritto don Asolan, «la du-rata e la forza del legame che lo univa al suo uomo delle beatitudini: un’im-pressione eccezionale che lo aveva segnato, modellato». In effetti, nello stilepastorale «aperto, dinamico, umanamente ricco e schietto, per nulla clericale,e tuttavia pieno di quella fede evidente e di quella preghiera» che «erano pro-pri del Papa polacco, c’è molto dello stile e delle caratteristiche umane e spiri-tuali di Pier Giorgio». Chi li conosce entrambi «lo vede facilmente, perfinonell’amore per la montagna e gli sci».

Don Asolan ha anche immaginato come adesso, uniti in Cielo nella comu-nione dei santi, si parleranno: una realtà che si può soltanto immaginare, «p erquello che le nostre umane esperienze ci possono concedere». E, tuttavia,«pensarci e rappresentarcelo con gli occhi della fede ci può rendere partecipidi quell’amicizia, cioè di quella vita». Essa può lasciare anche in noi «un be-nefico influsso, un’impressione che ci dà forma. Cosa, questa, di cui abbiamocertamente bisogno: per rendere bella la nostra esistenza e per metterla a ser-vizio del mondo, quel mondo complicato e secolarizzato in mezzo al qualeanche Frassati è passato irradiando tutta la forza della sua carità». (nicolagori)

Frassati in montagna in una fotoche reca la data di domenica 7 giugno 1925

e una scritta: «Verso l’alto»

Nel luglio 1989 Giovanni Paolo II visita al cimitero di Pollone, alle porte di Biella, la tomba di Pier Giorgio Frassati, in seguito traslata nella cattedrale di Torino

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