Emilia a capotavola · gira il mondo con il cruscotto L' agricoltura italianacome la manifattura e...

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Lunedì, 11 Luglio 2016 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA Emilia a capotavola Nomisma e Crif lanciano Agrifood Monitor, un vademecum per le esportazioni della filiera agroalimentare: la nostra regione guida il boom della dieta Made in Italy nel mondo. Il caso di Parma, capitale del cibo di qualità ma anche dell’impiantistica per la trasformazione. E pensa al futuro con digital food e un polo per l’innovazione L’editoriale Uber, Airbnb e le nuove sfide al terziario di Piero Formica N elle loro analisi economiche dell’Emilia- Romagna, sia l’Unioncamere che la Banca d’Italia rilevano lo stato di malessere delle attività terziarie. Preoccupano il calo del valore aggiunto, soprattutto nel commercio, e la bassa produttività. Sono segnali che annunciano il duplice attacco sferrato alla terziarizzazione dell’economia dall’innovazione tecnologica e dall’innovazione sociale, legate l’una all’altra a filo doppio. Tecnologie digitali sempre più pervasive aprono un ampio ventaglio di opportunità per incontri diretti, non intermediati da terzi, tra chi domanda un servizio e chi lo offre. Mentre si grida al lupo nelle vesti di Uber che s’incunea nel monopolio locale del servizio taxi e di Airbnb che morde fette di mercato degli albergatori, il pericolo vero non è l’uberizzazione del terziario bensì la sua mutazione ad opera di un inedito motore di fiducia. L’attività terziaria si regge sulla stima di cui gode l’erogatore del servizio. Ebbene, stiamo ora assistendo all’ingresso in campo di una «catena di blocchi» (Block Chain, questo il nome della tecnologia) che è una macchina, non soggetta a furto grazie al suo esclusivo algoritmo, generatrice di fiducia tra le persone. È così che, per esempio, si alza l’affidabilità delle transazioni nel commercio online. È così che si riduce il ricorso a un soggetto terzo che dovrebbe garantire la regolarità del rapporto tra le parti. continua a pagina 15 Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera L’intervista Franco Stefani (System) «Il mio mestiere è cambiare l’esistente» 5 Monopoli Banca di Piacenza Sforza Fogliani: «Popolari, modello che funziona» 7 Primo piano L’intervento Cooperazione di servizi, una realtà da guardare con occhi nuovi L a cooperazione di servizi viene spesso descritta o immaginata come una realtà nella quale l’alta intensità di lavoro - sono cir- ca 75.000 gli addetti nella sola Emilia-Romagna (+0,5% nel 2015 sul 2014) – sarebbe sinonimo di arretratezza nei processi produtti- vi. Al contrario, chi opera nella lo- gistica, nell’igienizzazione, nella sterilizzazione, nella ristorazione, nel trasporto pubblico locale, nel- l’ambiente e così via, si trova oggi a operare in contesti tecnologica- mente avanzati che richiedono qualificazione e specializzazione. Ultimo esempio che va in questa direzione, Yougenio, la startup di Manutencoop, una app che propo- ne al cittadino quei servizi per la casa per i quali oggi spesso si ri- corre al lavoro nero. In una recente intervista l’ad di Yougenio, Alvise Vigilante, ha detto che assumeran- no persone che abbiano capacità professionali, dimestichezza con la tecnologia e una buona base com- merciale. continua a pagina 15 di Alberto Armuzzi Automazione La preparazione della frutta sciroppata in uno stabilimento Valfrutta (Conserve Italia) Innovatori Da Reggio a Las Vegas, Rcf fa risuonare la strada delle star 10 Questo è l’ultimo numero di Corriere Imprese prima della pausa estiva. Tornerà in edicola lunedì 12 settembre. A tutti i lettori i nostri auguri di buone vacanze Pausa

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Lunedì, 11 Luglio 2016 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

Emilia a capotavolaNomisma e Crif lanciano Agrifood Monitor, un vademecum per le esportazioni della

filiera agroalimentare: la nostra regione guida il boom della dieta Made in Italy

nel mondo. Il caso di Parma, capitale del cibo di qualità ma anche dell’impiantistica

per la trasformazione. E pensa al futuro con digital food e un polo per l’innovazione

L’editoriale

Uber, Airbnb e le nuove sfide al terziariodi Piero Formica

Nelle loro analisieconomichedell’Emilia-Romagna, sial’Unioncamere che

la Banca d’Italia rilevano lo stato di malessere delle attività terziarie. Preoccupano il calo del valore aggiunto, soprattutto nel commercio, e la bassa produttività. Sono segnali che annunciano il duplice attacco sferrato alla terziarizzazione dell’economia dall’innovazione tecnologica e dall’innovazione sociale, legate l’una all’altra a filo doppio. Tecnologie digitali sempre più pervasive aprono un ampio ventaglio di opportunità per incontri diretti, non intermediati da terzi, tra chi domanda un servizio e chi lo offre. Mentre si grida al lupo nelle vesti di Uber che s’incunea nel monopolio locale del servizio taxi e di Airbnb che morde fette di mercato degli albergatori, il pericolo vero non è l’uberizzazione del terziario bensì la sua mutazione ad opera di un inedito motore di fiducia. L’attività terziaria si regge sulla stima di cui gode l’erogatore del servizio. Ebbene, stiamo ora assistendo all’ingresso in campo di una «catena di blocchi» (Block Chain, questo il nome della tecnologia) che è una macchina, non soggetta a furto grazie al suo esclusivo algoritmo, generatrice di fiducia tra le persone. È così che, per esempio, si alza l’affidabilità delle transazioni nel commercio online. È così che si riduce il ricorso a un soggetto terzo che dovrebbe garantire la regolarità del rapporto tra le parti.

continua a pagina 15

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L’intervistaFranco Stefani (System)«Il mio mestiere è cambiare l’esistente»

5

MonopoliBanca di PiacenzaSforza Fogliani: «Popolari,modello che funziona»

7

Primo piano

L’intervento

Cooperazione di servizi,una realtà da guardare con occhi nuovi

L a cooperazione di servizi vienespesso descritta o immaginatacome una realtà nella quale

l’alta intensità di lavoro - sono cir-ca 75.000 gli addetti nella solaEmilia-Romagna (+0,5% nel 2015sul 2014) – sarebbe sinonimo diarretratezza nei processi produtti-vi.

Al contrario, chi opera nella lo-gistica, nell’igienizzazione, nella

sterilizzazione, nella ristorazione,nel trasporto pubblico locale, nel-l’ambiente e così via, si trova oggia operare in contesti tecnologica-mente avanzati che richiedono qualificazione e specializzazione.

Ultimo esempio che va in questadirezione, Yougenio, la startup diManutencoop, una app che propo-ne al cittadino quei servizi per lacasa per i quali oggi spesso si ri-corre al lavoro nero. In una recenteintervista l’ad di Yougenio, AlviseVigilante, ha detto che assumeran-no persone che abbiano capacitàprofessionali, dimestichezza con latecnologia e una buona base com-merciale.

continua a pagina 15

di Alberto Armuzzi

AutomazioneLa preparazione della frutta sciroppata in uno stabilimento Valfrutta (Conserve Italia)

InnovatoriDa Reggio a Las Vegas, Rcf fa risuonare la strada delle star

10

Questo è l’ultimo numero di Corriere Imprese prima della pausa estiva. Tornerà in edicola lunedì 12 settembre. A tutti i lettori i nostri auguri di buone vacanze

Pausa

BO

2 Lunedì 11 Luglio 2016 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Da Nomisma e Crif nasce Agrifood Monitor: bilanci e analisi dei mercati di un settore «condannato» all’export per sopravvivere

La filiera agroalimentaregira il mondo con il cruscotto

L’agricoltura italianacome la manifattura ela tecnologia; anzi,con la tecnologiadentro: una grande

filiera agroindustriale che de-ve puntare (più di quanto nonfaccia già) sull’alta qualità, imarchi, la distribuzione, imercati internazionali più di-namici e con la domanda piùsofisticata. Per evitare il decli-no: c’è sempre qualcuno, nelMediterraneo o altrove, ingrado di produrre a prezzi in-feriori, non remunerativi nep-pure per coprire le spese diun litro di latte normale o divino privo di denominazione.Questo Paese esporta 37 mi-liardi di euro di prodotti agro-alimentari e 11 miliardi dimacchinari agricoli e per il fo-od&beverage.

Una regione di questo pae-se, l’Emilia-Romagna, con 6,6

miliardi di euro, rappresentapoco più dell’11% del valoredella produzione agricola ita-liana, ma cresce fino al 19%(oltre 25 miliardi di euro) sesi considera l’intero fatturatoalimentare, bevande incluse.E rappresenta quasi il 16% (5,8miliardi di euro) dell’export agroalimentare, macchinariesclusi, dei quali pure è lea-der; con punte del 40% neisalumi e nelle carni lavorate, edi oltre il 23% nel lattiero ca-seario (che pure vale solo l’11%dell’export agroalimentare re-gionale). Il 2016 è iniziato conun ritmo dell’export doppiodi quello italiano (+3.3% ri-spetto a +1,7% nel primo tri-mestre, rispetto allo stessoperiodo 2015) con punte su-periori al 17% nel lattiero-ca-seario (il quadruplo del pae-se) e nonostante la sofferenzain altri comparti strategici:pasta, salumi e vino arretranofra il 2 e il 5% (su base trime-strale).

Tutto questo bendiddio habisogno di un cruscotto, diuna piattaforma informativasempre aggiornata, perché ladomanda cambia continua-mente, le posizioni non sonomai consolidate, la concorren-

za, talvolta taroccata, è sem-pre agguerrita. Come pure so-no indispensabili le analisi dibilancio e la rischiosità deiproduttori italiani. Da domaniquesto strumento, AgrifoodMonitor, sarà a disposizionedi tutti gli operatori. E natu-ralmente sarà basato a Bolo-gna. Nasce dalla collaborazio-ne tra Nomisma e Crif, conaltri fornitori di informazionistrategiche: da Sose (Econo-mia e Banca d’Italia, ingiusta-mente nota solo per gli studidi settore) Unioncamere Emi-lia-Romagna, Crif Ratings. Sa-rà presentato a Palazzo di Va-rignana dai vertici di Nomi-

sma e Crif, e sarà l’occasioneper conoscere e discutere leopportunità di sviluppo, letendenze dei consumatori inmercati rilevanti, dal RegnoUnito agli Emirati, le sfide peril Made in Italy (in una tavolarotonda moderata da Dario DiVico del Corriere della Sera,con il presidente di Granaro-

lo, Gianpiero Calzolari, PaoloDe Castro, Daniele Vacchi e al-tri protagonisti della filiera).

Alcuni comparti stanno vi-vendo la crisi più grave dadieci anni, con il crollo delprezzo del latte (per il calo deiconsumi e il venir meno dellequote) e il rischio di chiusuraper molti allevamenti. Perquesto, ad esempio, un leadercome Granarolo, con il 20% difatturato generato all’estero(che salirà al 26% quest’anno)prevede ulteriori acquisizionisoprattutto fra le imprese didistribuzione, e affianca aiformaggi e derivati del latte ilcibo italiano di qualità, dai

prosciutti all’olio e alla pasta.I due terzi dell’export regio-

nale approdano nell’Unioneeuropea, Gran Bretagna inclu-sa, che consuma 3,5 miliardidi euro di formaggi italiani.Ma la Ue è il mercato di casa,la vera sfida è nelle Americhe,in Asia, Australia. «Porteremoil miglior Made in Italy al-l’estero — promette GianpieroCalzolari — ma nei paesi piùlontani, non raggiungibili inpoche ore, è ragionevole pen-sare che alle piattaforme com-merciali si affianchino quelleproduttive per i prodotti fre-schi. Andare all ’estero èun’opportunità, ma soprattut-to una necessità, perché i daticongiunturali nazionali conti-nuano ad essere negativi. C’èuna forte richiesta di prodottiitaliani, ma i risultati sonofrutto delle nostre politiche diacquisizione». E anche dellavisibilità e credibilità, che rap-presenta la migliore eredità diExpo, non solo per Granarolo:

«Ancora oggi sono decine ledelegazioni estere che ognimese chiedono di incontrar-ci», rivela il presidente.

I dati sono fondamentali,ma a volte, messi in fila, mo-strano una situazione peggio-re del previsto. C’è questo ri-schio? «La nostra filiera habuone prospettive di crescita -assicura Denis Pantini, re-sponsabile area Agroalimen-tare di Nomisma - grazie al-l’ottima reputazione sui mer-cati internazionali, anche peri macchinari industriali. Scon-tiamo un gap competitivo ri-spetto a Paesi come la Germa-nia, che ha un export agroali-mentare quasi doppio, ma èposizionato su mercati di lar-go consumo. I nostri prodottisono destinati a segmenti difascia più alta, per qualità eper necessità: non abbiamograndi multinazionali, infra-strutture, catene distributiveinternazionali. E sul pianoquantitativo non ci sono spazidi crescita, né sulle superfici,né sulle rese produttive. Nonresta che valorizzare i prodot-ti, per evitare il collo di botti-glia delle sovraproduzioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Quanto valeIl paniere dell’export agro-alimentare dell’Emilia-RomagnaDati 2015 in milioni di euro e % sul totale esportazioni

Unione europea-Resto del mondo 2-1Aree di destinazione delle esportazioni regionali - dati 2015 in milioni di euro e quote percentuali

Primo trimestre 2016: export a tutto latteVariazione % su 1˚ trimestre 2015 delle esportazioni italiane e regionali per comparto agro-alimentare

Fonte: Agrifood Monitor su dati Istat

Prodottilattiero-caseari

Prodottiagricoli

Conservevegetali

Pasta e prodottida forno

Salumi e carnitrasformate

Vinie bevande

TOTALEAGROALIMENTARE

Emilia Romagna

Italia

TOTALE5.784,7(100%)

TOTALE5.784,7

15,7%% SU EXPORT

ITALIA

893,7 (16%)Prodotti agricoli

652,7 (11%)Prodotti lattiero-caseari

1.217,3 (21%)Salumi e carni trasformate

531,9 (9%)Pasta e prodotti da forno

501,2 (9%)Conserve vegetali

1.617,9 (28%)Altri prodotti alimentari

370,0 (6%)Vini e bevande

683,7 (12%)Altre Aree

620,7 (11%)Asia

3.981,4 (69%)Ue-28

498,9 (8%)Nord America

17,4%

4,20%

9,2%

2% 1,8%

-3,8%-2,4% -2,9% -5,6% -2,2%

-3,6%

3,4% 3,3%1,7%

di Angelo CiancarellaChi è

Denis Pantini è responsabile area agroalimentare di Nomisma

Gianpiero Calzolari, presidente del gruppo Granarolo

Paolo De Castro, commissione Agricoltura Parlamento europeo

Export 48 miliardi nel 2015,compresi gli 11 dei macchinari agricolie per il food&beverage

CalzolariNoi porteremo sui mercati globali anche il meglio del Made in Italy

Emilia-RomagnaIl fatturato 2015 a 25 miliardi di euro,vale il 19% del totale. Un quinto va all’estero

BO

3Lunedì 11 Luglio 2016Corriere Imprese

Parma, capitale del food a360 gradi. Il riconosci-mento di «Città della cre-atività gastronomica Une-sco» è solo la ciliegina

sulla torta per un territorio cheda sempre riveste il ruolo di pa-tria internazionale del cibo diqualità.

Ma dietro al successo della«Food valley» si nasconde ancheun comparto industriale di pri-m’ordine, per qualcuno quasisconosciuto: quello dell’impian-tistica alimentare. «È vero, forsenon tutti sanno che qui c’è unalunghissima tradizione nel set-tore» conferma Roberto Catelli,presidente di Cft Group e re-sponsabile nell’Unione Parmen-se Industriali delle aziende diimpiantistica alimentare. Pro-prio secondo l’ultima relazioneannuale dell’Upi, in provincia diParma la filiera è composta daben 616 realtà, 181 delle qualicon più di 10 addetti. In totale glioccupati sono 8.906, mentre ilfatturato stimato per il 2014(unico dato disponibile) è statodi 2.400 milioni di euro.

«Il comparto parmense è ilpiù importante d’Italia e proba-bilmente di tutta Europa — pro-segue Catelli — Ed è la storia aconfermarlo». Basti pensare chetra il 1860 e il 1938 si ha giànotizia di 99 fabbriche di con-serve in tutta la provincia, men-tre dal 1922 è attiva nel capoluo-go la Stazione Sperimentale perl’Industria delle Conserve Ali-mentari (Ssica), impegnata in ri-cerca tecnologica e assistenza. I

primi impianti trattavano preva-lentemente pomodoro e Parmi-giano Reggiano, poi nel temposi sono aggiunti anche macchi-nari per vegetali e per conserveanimali e ittiche, lavorazione dilatte, marmellate e succhi, im-ballaggio, imbottigliamento epackaging. Inoltre, già nel 1941Parma ha ospitato per la primavolta la Fiera Nazionale delleConserve, antesignana di CibusTec, salone delle tecnologie perl’industria alimentare, che perl’edizione 2016 aprirà i battenti ilprossimo 25 ottobre.

Per la lavorazione di pomodo-ro, frutta e vegetali il Gruppo Cftguidato da Catelli, esempio vin-cente del comparto, riesce ognianno a realizzare «un centinaiodi macchinari, tra le dieci e leventi linee complete di produ-zione e l’intera ingegneria, dallasala caldaie ai compressori e alladepurazione acque, di almenoun paio di fabbriche». Il gruppoè nato nel 2005 in seguito all’ac-quisizione da parte della Rossi &Catelli Spa, «fondata da mio pa-dre nel 1945», della sua direttaconcorrente: la Manzini Spa, na-

ta sempre a Parma nel lontano1910. In seguito il gruppo si èallargato e il gruppo «si occupadell’intera filiera, dal campo allatrasformazione del prodotto fi-nito», contando 400 dipendenti,sparsi anche in sedi estere, e unfatturato medio da 160 milionidi euro. «Almeno 5 o 6 milionisono investiti nella ricerca —spiega ancora Catelli — perchésenza il settore rischierebbe dimorire».

Lo sanno bene anche altre re-altà importanti del territorio co-me la Zacmi, fondata da Giu-seppe Zanichelli nel 1954; laNavatta Group, a lavoro da 30anni su linee complete per lalavorazione di pomodoro, agru-mi, salse e marmellate; e la LabsSrl, specializzata anche nellaproduzione di impianti per pa-storizzazione e raffreddamento.Oltre alle aziende «autoctone», ilDucato ospita inoltre numeroserealtà straniere, come la tedescada 4,6 miliardi di fatturato GeaProcomac, che si occupa in pre-valenza di tecnologie per il riem-pimento di liquidi; la Sidel, mul-tinazionale elvetica che produce

macchinari per l’imbottiglia-mento in Pet; e l’americana JBTFood Tech, a Parma dal 1962.«Ci occupiamo di trasformazio-ne di frutta e vegetali, ma anchedi trattamento e inscatolamentodi tonno — ricorda ChristianGelati, direttore dello stabili-mento emiliano della JBT —.Questo è un distretto unico, concompetenze ingegneristiche chefacilitano le attività dell’aziendae sul quale dagli Stati Uniti con-tinuano a credere molto».

A proposito di vocazione in-ternazionale: l’export nel 2015 ècresciuto dell’1%, raggiungendoquota 1.263 milioni di euro econfermandosi terzo settore«Made in Parma» all’estero, do-po alimentare e meccanica. Ilprimo mercato di sbocco è quel-lo Usa (+20% nel 2015), seguitoda Francia, Germania, Cina eArabia Saudita. «La nostra azien-da ci sta puntando già da 10 an-ni, ma se c’è un settore emer-gente per il comparto — conclu-de Catelli — è quello delle birreartigianali: sta spopolando sia inEuropa che negli Stati Uniti».

Beppe Facchini© RIPRODUZIONE RISERVATA

Parma fa scuola negli impianti di trasformazione Un settore nato nel 1860. Catelli (Upi): «Più forti d’Europa e arrivano gli stranieri»

Dalle mani dell’artigianoall’ingegneria mecca-nica per arrivare allastampa in 3d. Questo ilpercorso dell’agroali-

mentare in Emilia-Romagnadove convivono tutte e tre lemodalità di produzione, sebbe-ne la stampa in digitale sia an-cora in fase di sperimentazio-ne. Eppur si muove e si vedonoi primi progetti di digital foodche si sommano ad altri pro-cessi di innovazione. Un inte-ressante passo avanti è quellodi Barilla con la stampa dellapasta in 3d che ha superato itest tecnici e ora si lavora ad unmodello di business valido.

«Il progetto è partito nel2012 con il centro di ricercaolandese Tno –—ripercorre letappe Fabrizio Cassotta, smartfood manager dell’azienda diParma —, ancora non esistevala tecnologia adatta ma in que-sti quattro anni abbiamo lavo-rato sulla macchina e sull’impa-sto centrando l’obiettivo di pro-

durre pasta fresca, con gli stan-dard di qualità Barilla, in dueminuti».

Le finalità dell’ applicazione?«Si viene incontro alle esigenzedi personalizzazione del consu-matore con la realizzazione digeometrie uniche e non otteni-bili con altre tecnologie indu-striali o artigianali, così tuttipotranno realizzare ricette connuovi impasti, per diversi profi-li nutrizionali e scegliendo leforme e i colori preferiti». Gliscenari di business sono molte-plici: in ambito domestico ven-dere le cartucce, al posto del-l’inchiostro l’impasto, e unamacchina facile da usare, poic’è tutto il settore della gastro-nomia, dai banchi dei super-mercati ai ristoranti «dove saràfondamentale il ruolo creativodello chef, ma con una stam-pante più sofisticata. Il prodot-to Barilla è l’impasto, il nostroknow-how, facilmente lavorabi-le e di qualità».

Dalla sperimentazione al

mercato il passo non è breve:«stiamo parlando con le perso-ne per capire quali sono i mo-delli di business» concludeCassotta. Il progetto in prospet-tiva può avere un impatto eco-nomico rilevante, ma non man-cano altre sperimentazioni,seppure molto minori,come nel

lavoro per la Consorteria del-l’Aceto Balsamico Tradiziona-le di Spilamberto della societàSlowd. «Il prodotto alimentareè un aceto stravecchio, noi ab-biamo realizzato 500 pezzi diun contenitore speciale per fe-steggiare i 50 anni della Con-sorteria — spiega Andrea Cat-

Ora le aziende sperimentano il digital foodDalla pasta di Barilla alle confezioni personalizzate dell’Aceto balsamico con la stampa 3d

I numeri del polo

Numero Aziende(Stima)1.815

Numero Addetti(Stima)

23.130

Fonte: Elaborazioni Upi su dati Istat

ALIMENTARI IMPIANTISTICA ALIMENTARE

14.2248.906

435

181

993

2066161.199

con 10 e più addetticon meno di 10 e più addetti

con 10 e più addetticon meno di 10 e più addetti

Fatturato2014impiantisticaalimentare2.400milionidi euro

Export20151.263milionidi euro

10.942

3.282

7.302

1.604

Università

Nella città Ducale un polo progetterà i cibi del futuro

I l futuro della Food Valley pas-serà da via Langhirano, a 4chilometri da Parma ed esat-

tamente all’interno del Campusdell’ateneo ducale che entro lafine del prossimo anno ospite-rà le sperimentazioni più al-l’avanguardia dell’agroalimen-tare. È il progetto Country Foo-dLabs, una delle tre iniziativedei «Poli per l’Innovazione»con cui l’Università di Parmaintende rafforzare i rapporticon il settore produttivo. Qui sipotranno sperimentare le nuo-ve coltivazioni o studiare in la-boratorio i nuovi prodotti be-neficiando della collaborazionedi docenti e ricercatori univer-sitari di 9 dipartimenti. I grossinomi del territorio come Mutti,CIR Food o Camst hanno giàmanifestato il proprio interes-se, ma non sono le sole, perchéal bando scaduto il 20 giugnohanno partecipato 11 aziende:«La risposta è stata straordina-ria: abbiamo colto un’esigenzareale del territorio» ha spiegatoil rettore Loris Borghi. L’Ateneofa infatti i conti con 68 richie-ste di aziende interessate ai treprogetti Innohub (Ict, informa-tica, meccanica), Tech-Med(chimica e farmaceutica) e, ap-punto, Country FoodLabs.L’agroalimentare si ritaglia cosìspazi ad hoc all’interno delCampus e con progetti che van-no anche oltre il core businessdella Food Valley: tra le aziendeinteressate, infatti, oltre a Mut-ti, Camst e Cir Food ci sono lastartup olandese Algreen e laparmigiana Bioplantec specia-lizzate nella coltivazioni di mi-croalghe per produrre cibo eintegratori ad alto contenutoproteico; e poi la Ciacco alla«ricerca» del gelato puro senzaadditivi naturali o artificiali, lapadovana Antonio Favero per lacoltivazione di grani antichi, laFood Valley srl per la pasta fre-sca, la napoletana Aloislife perun particolare (e brevettato)metodo di integrazione del-l’olio con estratti naturali chepermette di migliorarne le ca-ratteristiche. Qualità e proprie-tà curative del cibo, con possi-bili risvolti anche nel farmaceu-tico come nel caso delle melan-zana della siciliana Gold Green:«I ricercatori ci aiuteranno acapire quanto questa nostra in-tuizione possa diventare realtà»spiega il Sales manager Tom-maso Ferrisi. Il concetto di ali-mentazione che cambia, modi-ficandone anche quello dellaristorazione: «Con il nostro la-boratorio di ricerca e sviluppostudieremo l’evoluzione dellacultura culinaria internazionalee la progettazione di nuovi for-mat di ristorazione dove speri-mentare nuovi prodotti» spiegaClaudia Pizzi, responsabile svi-luppo organizzativo di CIR Fo-od. I Country FoodLabs preve-dono un’unità minima di 200metri quadri e spazi di lavora-zione in lotti da 100, mentre ilcampo di sperimentazione perogni Food Lab va dai 3.000 ai10.000 metri quadri e a pagarei lavori saranno le aziende. Asettembre i tavoli di consulta-zione, poi via ai lavori con iprimi Lab che potrebbero na-scere già dalla prossima estate.

Gaetano Cervone© RIPRODUZIONE RISERVATA

tabriga, presidente di Slowd —c o n u n a c a m p a g n a d icrowdfunding abbiamo raccol-to i fondi per l’associazione.Una parte del contenitore è sta-tp stampato in 3d». Prevalel’aspetto della «narrazione» perCattabriga che ha il polso deldigital food: «Se ne parla cosìtanto che ci arrivano molte ri-chieste dagli imprenditori. Manon sempre si può applicare,non sempre è conveniente».

Il futuro nel food non è solodigitale, Granarolo ha puntatosulle innovazioni di prodotto:cala il consumo di latte, si pun-ta sulle bevande di soia, riso,nocciola; il mercato interno sirestringe, si scommette sul-l’export con nuovi prodotti co-me il Mascarpone Long Life chedura nove mesi e può così esse-re esportato in Giappone o il«Baby Latte» per i piccoli cinesiche si produce solo nello stabi-limento modenese di Soliera.

Gian Basilio Nieddu© RIPRODUZIONE RISERVATA

Hi-tech La stampante 3d per la pasta di Barilla (ph. Giampaolo Ricò)

FuturoInvestiamo 5-6 milioni nella ricerca perché altrimenti il settore rischierebbe di morire

Chi sono

Cristian Gelati, general manager JBT Liquid Foods Parma

Roberto Catelli, presidente di Cft group e responsabile nell’Unione Parmense Industriali delle aziende di impiantistica alimentare

BO

4 Lunedì 11 Luglio 2016 Corriere Imprese

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5Lunedì 11 Luglio 2016Corriere Imprese

Tutti a Modena lo chiamano «l’ingegne-re». E ci mancherebbe: quel che hafatto nell’industria ceramica Franco Ste-fani con la sua System vale abbondan-temente quel che fece Wernher Von

Braun in quella aerospaziale. Semplicemente,l’ha rivoluzionata. Ma lui di laurea ha quella adhonorem conquistata sul campo con le suegrandi invenzioni. «Ecco qua i miei libri ditesto: li divoravo fin da bambino e a dodici anniseguendone le istruzioni mi costruivo radio atransistor» dice, sfilando dalla libreria del suoufficio, nell’avveniristico quartier generale diFiorano Modenese, giornaletti ingialliti per me-tà illustrazioni e per metà formule: di tutta latecnologia un po’, in chiave nazionalpopolare.

L’autodidatta Stefani è quel sogno fatto im-prenditore: mescolando meccanica, elettronica,informatica, chimica e fisica ha capovolto pro-cessi produttivi che pure avevano fatto del di-stretto ceramico sassolese l’ombelico di unmondo. E per vincere la diffidenza dei clienti,è stato anche capace di inventarsi il rivoluzio-nario prodotto che ne esaltava le potenzialità— le lastre — di farne una nuova azienda,Laminam, e di diventare egli stesso un produt-tore di rilievo mondiale.

Ingegner Stefani, più che una storia di suc-cesso, la sua sembra una vera e propria epo-pea. Come se la spiega?

«Ho sempre pensato che il mio mestierefosse cambiare l’esistente, proporre uno statodell’arte più avanzato. Gli altri non li ho maiguardati. Ho scelto liberamente i territori suiquali esprimere le mie capacità; come i pionieriche nel Far West anticipavano le carovane».

Logica e dottrina vorrebbero però che fos-se il mercato a richiedere l’innovazione e voifornitori di impianti a realizzare le soluzioniper ottenerla.

«È il contrario. Il mercato non sa cosa vuole,le imprese che lo presidiano men che meno. Lepiù grandi, addirittura, temono che il cambia-mento metta in discussione il loro dominio,quindi lo snobbano o lo boicottano. Successecon Motorola, che era il numero uno al mondonella telefonia mobile fino a quando Steve Jobsideò l’iPhone. Oggi Motorola ricopre un ruolomarginale rispetto al passato. Per questo io non

ho mai pensato di essere al servizio del cliente.Io lo incalzo; propongo qualcosa che lui ungiorno capirà. La rivoluzione del nostro temposta nel fatto che le idee sono ormai alla portatadi tutti, come i giornaletti della mia adolescen-za. Così un’idea che arriva dal basso basta persconfiggere i giganti».

Come ha fatto lei. Quale fu la sua primaidea?

«Decorare la ceramica con il sistema dellastampa rotativa. È l’innovazione su cui, nel 70,nacque System. Oggi il sistema Rotocolor, cherappresenta l’evoluzione della stampa serigrafi-ca messa a punto negli anni 70, è tra il piùdiffuso al mondo. Noi però siamo andati oltre.Con la stampa digitale, infatti, abbiamo giàcreato un nuovo standard mondiale».

E la prossima?«Per ora non le anticipo nulla, ma sarà il

brevetto più importante della mia vita: una so-luzione per dare continuità a questa azienda».

Intanto?

«È il Qualitron, l’unica macchina per il con-trollo di qualità al mondo che riesce a capire ilbello: colori, disegno, armonia complessiva diogni piastrella. Dodici ingegneri informaticihanno lavorato 15 anni per trasformare in intel-ligenza artificiale il gusto e l’esperienza dellenostre sceglitrici. Il risultato è un software chevale 120 anni di lavoro uomo e si autoistruisce».

Si direbbe un prodotto della Silicon Val-ley...

«Made in Modena dall’inizio alla fine. Tuttoquel che produciamo è nostro al 100 per cento,non usiamo scatole o componenti standard,progettiamo e realizziamo tutto qui, anche sein azienda non ho un solo tornio; quelli lisanno usare benissimo le piccole imprese me-

talmeccaniche dei dintorni, un indotto che valemigliaia di posti di lavoro. Anche il software èall’italiana. Qui ci sono ragazzi unici, che allecompetenze tecniche sanno aggiungere idee,fantasia e gusto. È l’eredità del Rinascimento:non ce l’hanno in Asia o in America».

Il suo capolavoro, però, si chiama Lami-nam, la sua sfida al distretto della ceramica.Vinta la scommessa, cosa ne farà?

«Sto ultimando la riconversione dello stabili-mento rilevato dalla Kale nel Parmense e ne stocostruendo uno nuovo di zecca in Russia. Conil raddoppio dell’impianto di Fiorano arriverò afine anno a toccare una capacità produttiva di10 milioni di metri quadrati annui, che significaessere già una realtà di peso nel mondo dellaceramica. Quindi per il momento Laminamnon finirà da nessuna parte, resterà saldamentenel gruppo».

Era nata come impianto dimostrativo dellesue tecnologie, una sorta di concept car...

«Esattamente. L’idea base, nel 2000, fu pro-porre una tecnologia che consentisse di pro-durre una ceramica diversa, non più compo-nente per edilizia bensì materiale d’arredo.Grandi lastre, più sottili, più leggere, più versa-tili. Per due anni tentai di proporre la novità aiclienti di Sassuolo e dintorni, ma quelli mirispondevano “fai il tuo mestiere, che noi fac-ciamo il nostro”. Io mi sono fatto coraggio e misono messo a fare davvero il loro mestiere. Hoinvestito 30 milioni nella nuova fabbrica e altri25 li ho rimessi in cinque anni di lavoro. Poiperò le mie lastre sono finite in mano agliarchitetti e ai designer che hanno cominciato autilizzarle nell’arredamento. È nato un mercatoche prima non c’era. Ora le mie tecnologie nelmondo valgono già 65 milioni di metri quadra-ti l’anno, 10 milioni in Italia, su un totale di 350milioni per tutto il settore ceramico».

Lei definisce System un produttore di si-stemi industriali a 360 gradi. Come si prepa-ra alla rivoluzione di Industria 4.0?

«System è già molto più avanti, più o menoin Industria 10.0. Ma non mi piacciono i model-li importati a scatola chiusa. Vanno bene per icolossi che producono in serie. Noi lavoriamoall’italiana. Leggeri, flessibili, capaci di occupa-re le nicchie dove gli altri non arrivano. Noidobbiamo salvaguardare la nostra principalequalità, che è la velocità nel cambiamento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’azienda

Le ceramica 2.0 inventata per sfidare la diffidenza del cluster di Sassuolo

S ettantun anni compiuti il 5febbraio scorso, modenese,figlio di un lattaio, una lau-

rea ad honorem in ingegneria,Cavaliere del lavoro dal 2005, perdue volte insignito del premioimprenditore dell’anno da Ernst& Young, membro del direttivodi Confindustria Modena, ex presidente dell’associazione dicategoria Acimac, Franco Stefaniè considerato da tutti un geniodell’innovazione. Fin dalla fon-dazione, nel ‘70, la sua Systemha infatti tenuto a battesimoquasi tutte le tecnologie chehanno permesso all’industria ce-ramica del distretto di Sassuolodi rinnovarsi, tenendo lontana laconcorrenza dei produttori ex-traeuropei. Ha inventato la stam-pa rotativa e più recentementequella digitale, le nuove pressesenza stampo che consentono direalizzare lastre in ceramica, si-stemi di controllo di qualità in-telligenti, sistemi di logistica pree post produzione che eliminanole scorte di materie prime e pro-dotti finiti, impianti per il packa-ging e magazzini automatici.Non solo per il settore ceramico,che peraltro conosce come le suetasche essendo entrato in Maraz-zi, la numero uno di Sassuologià a quel tempo, all’età di appe-na 16 anni. In 46 anni di attivitàimprenditoriale, Stefani ha por-tato il gruppo System a toccare i440 milioni di euro di fatturato,per il 75% all’export, 1.700 dipen-denti, di cui un migliaio in Italia,una presenza diretta in 25 paesi.Con la Sacmi di Imola, e la SitiB&T di Formigine, occupa il po-dio mondiale fra le oltre 150aziende del settore dell’impianti-stica per ceramica.

Attualmente System sta co-struendo due fabbriche, in Cinae nello Stato del Maine, negliUsa, per la produzione di im-pianti di logistica e magazziniautomatici Modula. Dai primianni Duemila ha fondato Lami-nam, l’azienda ceramica che uti-lizzando le nuove presse SystemGea senza stampo ha lanciatouna nuova tipologia di prodotto,la lastra, con formati che arriva-no a 1,6 metri per 4,8 e spessoriche variano dai 3 ai 30 millime-tri. Vengono utilizzate per realiz-zare facciate esterne ventilate diedifici, o applicate come rivesti-mento nel mobile arredo e neipiani per cucina. L’impianto mo-dello di Fiorano Modenese haattualmente una capacità pro-duttiva di 3 milioni di metri qua-drati all’anno, ma presto, conl’entrata in funzione di un nuovoimpianto in Russia e con la ri-messa in produzione dello stabi-limento ex Edilcuoghi di Borgo-taro rilevato dal gruppo turcoKale, Laminam arriverà a pro-durre 10 milioni di metri quadra-ti di lastre all’anno.

Stefani ha due figlie, Fabriziae Alessandra. La prima si dedicaall’allevamento dei cavalli, la se-conda cura le pubblicazioni diarchitettura e design collegateall’azienda. Nessuna delle due, però, sembra intenzionata adereditare dal padre il timone diSystem.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Massimo Degli Esposti

«Il mio mestiere è innovare»

Io non ho mai pensato di essere al servizio del cliente. Lo incalzo; propongo qualcosa che lui un giorno capiràLa rivoluzione del nostro tempo sta nel fatto che le idee sono ormai alla portata di tutti

L’INTERVISTA

Franco StefaniIl presidente del gruppo System annuncia l’aperturadi un nuovo impianto Laminam in Russia. «Ho vinto,ora le nostre lastre sono uno standard mondiale»

Chi è

Franco Stefani, 71 anni, ingegnere, è fondatore e presidente di System

BO

6 Lunedì 11 Luglio 2016 Corriere Imprese

Boccia apre agli emiliani le porte di RomaCaprari, Maccaferri, Marchesini, Ottolenghi, Severi: il numero uno degli industriali porta la via Emilia ai vertici nazionali. Con l’aiuto di Ferrarini. Una strategia per ricucire con il territorio dello sfidante Vacchi

Non sarà un allenato ci-clista come il suo pre-d e ce s s o re G i o r g i oSquinzi, ma da quan-do a fine maggio è sta-

to eletto presidente della Con-findustria, Vincenzo Boccia, fraassociazioni territoriali e di cate-goria, ha già partecipato ad oltretrenta assemblee. Quasi una algiorno. Incessantemente su egiù per lo Stivale sia per ringra-ziare quanti lo hanno appoggia-to nella sua scalata finale al ver-tice di Viale dell’Astronomia contro il bolognese AlbertoVacchi, sia per ricompattare il«sistema dell’Aquilotto», spac-cato quasi a metà in occasionedella tornata elettorale che hadovuto eleggere il successore diMister Mapei.

In questa azione ecumenicadi pacificazione rientra anche losforzo di Boccia per ricucire conl’Emilia-Romagna, la Regioneche a fine aprile ha naturalmen-te appoggiato, non all’unanimitàperò, il conterraneo Vacchi, re-stando sconfitta. Restano irridu-cibili Treviso, Padova, Modena eBologna, salite ormai sull’Aven-tino in maniera permanente.Qui (Kerakoll a parte, il cui«strappo» è rimasto isolato),anche grazie al prezioso aiutodella vicepresidente per l’EuropaLisa Ferrarini, industriale di

ritari dell’agenda economica. Per Maccaferri, industriale

schieratosi in un primo mo-mento a sostegno del romanoAurelio Regina, ma che avevapoi fatto confluire il suo voto sulpresidente di Unindustria Bolo-gna, si tratta di un incarico diprestigio. Nell’organigramma divertice, il numero uno degli im-prenditori ha riservato un postoanche per il presidente di Con-findustria Emilia-RomagnaMaurizio Marchesini, grandesponsor di Vacchi ed entrato afar parte del comitato tecnicodelle Regioni guidato da StefanPan.

Sempre fra gli imprenditoridell’Emilia-Romagna, il succes-sore di Squinzi ha scelto il presi-dente di Unindustria RavennaGuido Ottolenghi per il coordi-namento del gruppo tecnico perla Logistica-Trasporti-Economiadel mare. Infine, secondo le in-discrezioni, pare che lo spoil sy-stem bocciano interesserà ancheil modenese Alberto Caprari,già presidente della Federazionedella meccanica varia di Confin-dustria e il reggiano Mauro Se-veri, non in posizione di coordi-natori dei gruppi tecnici, ma co-me componenti dei sottogruppidi Viale dell’Astronomia.

Sergio Carlin© RIPRODUZIONE RISERVATA

MONOPOLI

Reggio Emilia e sua grande elet-trice, Boccia si è speso non pocoper far sì che tutta la Confindu-stria si senta pienamente rap-presentata da lui.

Un «idem sentire» costruitocon pazienza che si è manifesta-to non a caso in occasione delprimo passaggio veramente im-portante, da quando si è inse-diato, per il successore di Squin-

zi. Ovvero il 23 giugno, quandoil Consiglio generale si è espres-so positivamente sulla posizionefavorevole del presidente al refe-rendum di ottobre promossodal governo Renzi. Una deliberapresa all’unanimità.

Boccia ha partecipato alle as-semblee di Confindustria Roma-gna (Rimini e Ravenna), ReggioEmilia, Parma e Piacenza e hainserito alcuni industriali dispicco del panorama regionalenegli organi di vertice di Vialedell’Astronomia. Oltre ad avereriposto nuovamente nelle manidella Ferrarini la delicata delegadell’Europa (sul suo tavolo passatutta la normativa sul «Madein», la lotta alla contraffazione,ecc…), ha chiamato il bologneseGaetano Maccaferri, presidentedi S.E.C.I, a far parte dell’Advi-sory Board, un organo consulti-vo introdotto dalla riforma Pe-senti, che ha il compito di ela-borazione strategica, un «labo-ratorio di idee e competenze»recita lo Statuto, per Boccia e lasua squadra di vicepresidenti.Insomma, un consiglio di sorve-glianza, se si mutua il concettodalla governance duale, di im-prenditori esperti e manager delcalibro di Carlo De Benedetti,Mario Moretti Polegato o Fede-le Confalonieri, chiamato a ela-borare contributi sui temi prio-

AlleatiDa sinistra Mauro Severi, presidente di Confindustria Reggio Emilia, con Lisa Ferrarini, vicepresidente nazionale di Confindustria e Vincenzo Boccia, numero uno degli industriali

UnanimitàIl Consiglio generale di Confindustria si è espresso positivamente sul «sì» di Boccia al referendum di ottobre

BO

7Lunedì 11 Luglio 2016Corriere Imprese

L’avvocato CorradoSforza Fogliani si èstufato. Non ne puòpiù dei luoghi comu-ni sull’inefficienza e

la fragilità delle piccole ban-che, lui che da trent’anni è alvertice della «piccola» popo-lare Banca di Piacenza, cin-quantesima banca italianacon 58 sportelli, 550 dipen-denti e 299 milioni di attivopatrimoniale. E da presidentedi Assopopolari, continua acriticare la legge di riformache ha costretto le principalipop italiane ad abbandonareil voto capitario per trasfor-marsi in Spa. Teme soprattut-to che il disegno del governosia quello di andare poi all’at-tacco del sistema popolaritout court. «Il nostro modello— dice infatti — è quantomai attuale in funzione dellacrescente attenzione all’eco-nomia condivisa. In Cina, peresempio, stanno pensando diadottare la formula della ban-ca popolare per convertire lebanche di Stato all’economiadi mercato».

Non pensa, presidente,che i casi di Vicenza, VenetoBanca e pop Etruria dianobuoni argomenti a chi vuolesmantellare le popolari?

«Un conto è il modello, unaltro i singoli casi di cattivagestione. Il sistema delle po-polari nel complesso funzio-na, e anzi molti indicatori di-mostrano che è più efficace esolido dell’universo bancarionel suo insieme. Il voto capi-tario non riduce il controllodei soci ma lo esalta, e nelcontempo valorizza il legamedella banca con il suo territo-rio. Alle nostre assemblee,infatti, partecipano migliaia

di soci, a quelle delle grandibanche spa non più di unaquarantina. Le vicende chelei ricorda, semmai, eviden-ziano i limiti dell’esasperataricerca del gigantismo e glieffetti deleteri delle infiltra-zioni politiche nella gestionedelle banche».

Riforma bocciata senzaappello?

«Sì: non risolve i problemima li aggrava. Configura lavolontà dell’alta finanza dicancellare ogni forma di con-correnza dal basso in unasorta di Bonapartismo econo-mico. Non a caso l’ostilitàcontro le popolari era partedell’armamentario fascista.Ma quando avremo in Italiacinque o sei istituti dominan-ti, che non risponderannopiù ad alcun territorio ma so-lo a pochi grandi azionisti e ilsistema bancario sarà un oli-gopolio di fatto, ne farannole spese le famiglie e le pic-cole e medie imprese, cioètutto il tessuto economico lo-cale».

Il mondo bancario cam-bia: calano i margini, i costidelle rete diventano insoste-nibili, l’informatica richiedeinvestimenti imponenti. Noncrede che le grandi dimen-sioni stiano diventando de-terminanti?

«Questa è la favola che gi-ra. Ma nei fatti, i problemimaggiori li hanno proprio legrandi banche, a partire daDeutsche Bank e, da noi, Uni-credit e Montepaschi. Decinee decine di piccoli e mediistituti ancora in grado diguardare negli occhi i propriclienti sono molto più solidie redditizi. Prenda il nostrocaso. La verità è che in Italiaabbiamo troppi sportelli, nontroppe banche».

Il vostro caso?«Banca di Piacenza vanta

indici di solidità patrimonia-le e qualità del portafogliocrediti migliori della media,pur non avendo mai rinun-ciato a fare credito e a sup-portare l’economia del terri-torio. E, ci tengo a dirlo, in 80anni di vita non ha mai fattosubprime, mai fatto derivati,mai fatto obbligazioni subor-

dinate e non ha mai praticatol’anatocismo. Direi che siamorimasti una banca di una vol-ta, con tutti i valori positiviche bisogna attribuire a que-sta definizione alla luce deitempi correnti. Ciononostan-te è redditizia».

Lo resterà in futuro? E re-sterà a margine del risikobancario?

«L’autonomia non si discu-te perché l’indipendenza faparte del nostro patrimoniostorico e non ci rinunceremoa meno di nuovi atti autorita-tivi. I margini dipendono dalmercato, oggi sempre piùemotivo, e dagli obblighi im-posti dal legislatore. La diret-tiva sulla privacy, per esem-pio, ad una banca come lanostra può costare qualchemilione... ».

A proposito: i vostri titolinon sono quotati, ma l’as-

Tre ragioni, una anagrafi-ca, una di sistema e unadi convenienza, hannospinto i soci di Noemali-fe a vendere le proprie

quote alla fiorentina Dedalus, fa-cendo nascere un colosso tutto italiano del software clinico (170milioni di fatturato l’obiettivo perquesto 2016).

È lo stesso Francesco Serra,presidente e ad di Noemalife, a confermarlo: «Ho una certa età, 71 anni, e questo è sicuramente uno dei motivi, ma non il solo —riconosce — per l’informatica sanitaria questo è un momento di aggregazioni, magari in Italia non ce ne accorgiamo, ma nel resto d’Europa è così. Quindi è stato importante presentarsi pre-parati di fronte a questa sfida». Dedalus ha acquisito il 100% di Ghenos S.r.l., riconducibile al fondatore Francesco Serra e de-tentrice del 57,3% di Noemalife, del 14,94% delle azioni Noemalifedetenute da Tamburi InvestmentPartners e dell’11,1% delle azioni possedute da Maggioli spa. L’operazione comporterà un’of-ferta pubblica d’acquisto (Opa)su1.339.472 azioni ordinarie di No-

emalife a 7,40 euro l’una. L’opa dovrebbe iniziare ad agosto e proseguire anche ai primi di set-tembre. Parallelamente verrà lanciata anche un’offerta volonta-ria sui Warrant del gruppo bolo-gnese a 0,423 euro l’uno: en-trambe le Offerte, il cui controva-lore massimo totale è pari a 10.135.508,68 euro, sono finaliz-zate al delisting.

Noemalife manterrà il nome.Il risultato di questo acquisto porterà Dedalus a diventare ope-ratore leader del settore nella Pe-nisola e ne rafforzerà la presenzaoltreconfine. Noemalife è infatti presente in Germania, Francia e Regno Unito, dove si stanno per-fezionando progetti sulla pre-scrizione elettronica e la diagno-stica con Siemens. È della scorsasettimana la notizia della firma di un contratto da oltre 6 milionidi euro con UniLabs, per l’avvia-mento e la gestione completa delsistema software di Anatomia Patologica dei laboratori UniLabsdi 7 Paesi europei: Regno Unito, Svezia, Francia, Svizzera, Spagna,Portogallo e Norvegia. Noemalifeopera pure in Marocco e Algeria,mentre Dedalus tocca l’Europa

con Spagna, Romania, Bosnia, e Regno Unito e l’Africa con ArabiaSaudita, Egitto, Tanzania e Tuni-sia. «Di certo non verranno ridot-ti gli investimenti, anzi vorrem-mo ottimizzare quelli in ricerca esviluppo, oggi pari oltre il 10% delfatturato — continua Serra — l’acquisizione di Noemalife pre-lude a nuove operazioni soprat-tutto per rafforzarsi in Europa e fare sinergie sui costi e sui rica-vi». Il gruppo di Francesco Serraha chiuso il 2015 con 72 milioni

Serra: «Noemalife a Dedalus, tempo di aggregazioni»Il fondatore esce, ma non esclude un ritorno da imprenditore. Maggioli aveva provato a comprarla

di ricavi, in crescita del 6% rispet-to al 2014 e destinati al +10% perquest’anno. «Per ora mi godo il riposo — ha detto il presidente — ma tornerò a fare qualcosa, non lo escludo, anche se non inconcorrenza con Noemalife».

A comprare il gruppo di Serraci aveva provato durante lo scor-so semestre Maggioli spa, mal’offerta per azione proposta dal gruppo riminese non si era rive-lata concorrenziale con quella proposta da Dedalus. Maggioli — azienda editoriale e di softwa-re gestionali condotta dall'attualepresidente di Confindustria Ro-magna, Paolo Maggioli — dal canto suo continuerà a crescere: ha appena definito l’accordo peracquisire una piccola società nel-le Canarie e a giugno ha compra-to il ramo d’azienda dell’imoleseCassetta Solution Service srl (www.cassetta.it), società di sof-tware e di servizi per l’automa-zione dei processi delle imprese;la startup Cercaclienti.it per500.000 euro; e l’abruzzese Tinn srl produttrice di soluzioni sof-tware per enti locali.

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

semblea ha stabilito che val-gano poco più di 46 euro.Con che garanzie di liquiditàper i sottoscrittori?

«La valutazione è frutto diun accurato lavoro di stima inbase a parametri oggettivi. Labanca si impegna trovare lacontroparte, anche se in que-sta fase di mercato i tempi direalizzo non possono esserecerti. Del resto la Borsa, oggi,non è più trasparente e iprezzi sembrano sempre me-no rappresentativi dalla realeconsistenza degli istituti quo-tati. Garantisco comunqueche se un azionista fosse di-sposto ad applicare ai nostrititoli gli sconti di prezzo cheil mercato applica al compar-to bancario, dal 30 al 70%,non avrebbe alcuna difficoltàa trovare una controparte».

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

BolognaNoemalife si occupa di informatica clinica, è nata nel 1996 e si è quotata in Borsa Italiana dieci anni dopo

MONOPOLI

RicaviIl gruppo bolognese ha chiuso il 2015 con 72 milioni di ricavi, in crescita del 6% rispetto al 2014

«Popolari, il modello funziona»Sforza Fogliani (Banca di Piacenza) boccia la riforma e la moda del gigantismo: «Quando in Italia avremo Cinque-sei istituti dominanti che non risponderanno al territorio, ne faranno le spese famiglie e imprese»

AutonomiaL’indipendenza fa parte della nostra storia e non ci rinunceremo a meno di nuovi atti autoritativi

Sofferenze nette(% degli impieghi)

Copertura Npl(non performing loans)

Capitale Cet1

Leva finanziaria(rapporto fra Cet1ed esposizione totale)

Banca di Piacenza Media sistema

I numeri

10 20 30 40 450

18,6%

7% (limite di legge)

3,12%

4,94%

42,03%

9,54%

4,9%

Raccolta (diretta e indiretta):4.848,7 milioni di euro(+0,58% rispetto al 2014)

Utile netto:12,4 milioni di euro(+21,66% rispetto al 2014)

Impieghi:1.728,4 milioni di euro(+1,05% rispetto al 2014)

Soci:13.453 (+ 5,7% rispettoal 31 dicembre 2014)

Chi è

Corrado Sforza Fogliani è presidente del consiglio esecutivo della Banca di Piacenza

Avvocato, è numero uno di Assopopolari e presidente del centro studi di Confedilizia

Chi sono

Francesco Serra, presidente e ad di Noemalife

Giorgio Moretti, presidente di Dedalus

BO

8 Lunedì 11 Luglio 2016 Corriere Imprese

BO

9Lunedì 11 Luglio 2016Corriere Imprese

PIANETA LAVORO

Coltivano piante aro-matiche per poi tra-sformarle in prodottiche vendono all’in-terno delle catene dei

supermercati, si occupanodella digitalizzazione e tenutadegli archivi di grandi azien-de, ripuliscono asciugamani etovagliette da viaggio per con-to di compagnie aeree inter-nazionali. Sono i lavoratoridelle cooperative sociali dellavia Emilia, per lo più ragazzi eragazze con disabilità psico-fi-sica o inserite in percorsi d’in-serimento sociale (ex detenu-ti, tossicodipendenti, o perso-ne in difficoltà economica) acui sempre più multinazionalistraniere e imprese del territo-rio appaltano lavori o scelgo-no come propri fornitori.

Le coop attive in Emilia-Ro-magna in questo ambito, se-condo i dati di Unioncamereregionale, sono 824 e genera-no in media ricavi che supera-no il milione e mezzo di eurodando occupazione a 37.646

persone. Un business che per-mette a molte piccole realtàda un lato di continuare la lo-ro mission d’integrazione dipersone svantaggiate e dall’al-tro di ottenerne degli utili dareinvestire nei loro progetti. Èil caso della lavanderia socialeSplendor, gestita dalla coope-rativa Open group, che dameno di un anno lavora perconto della compagnia aereaFly Emirates. I 15 dipendenti,tra cui 7 ragazzi svantaggiati,hanno il compito di lavare ericomporre i kit composti daaccappatoi, tovagliette e asciu-gamani per i voli da Bologna aDubai. La decisione della lineaaraba di preferire una piccolarealtà, nel cuore di Zola Pre-dosa, piuttosto che un’impre-sa strutturata è il frutto dellacapacità della Splendor dicombinare insieme l’innova-zione nell’uso di prodotti emacchinari e l’effetto socialegenerato sul territorio. Qualitàed efficienze che si traducononell’utilizzo di un software,

ideato dalla Open group pertracciare i capi grazie a unbarcode e in lavatrici e asciu-gatrici che rispettano l’am-biente e riducono i consumienergetici.

Tutt’altro campo invece perla CoopAttiva di Modena cheda anni ha come cliente il co-losso della tecnologia Bosch. I63 dipendenti — divisi tra lostabilimento di Modena e Pa-

vullo, dove a breve sorgerà unnuovo laboratorio — svolgonoattività per conto terzi e as-semblano pezzi per il settoremetalmeccanico e della gom-ma-plastica, campionano ce-ramica e tagliano piastrelle,effettuano cablaggi elettrici.Lavori che hanno portato allachiusura del bilancio del 2015con un utile di quasi 2 milionidi euro.

A prediligere le coop socialinon sono solo le grandi multi-nazionali straniere, ma anchele imprese del territorio. Ne èsono un esempio I giovani ri-legatori di Imola, che tra isuoi clienti annovera big co-me Sacmi e Cefla. E Il Bettoli-no di Reggio Emilia i cui pro-

Cooperative sociali, il business arrivadalle multinazionali Sono 824 con 37.000 addetti. Fly Emirates, Bosch, Sacmi, Cefla e Conad a tra i clienti

dotti agricoli vengono com-mercializzati nei supermarketCoop e Conad. I 23 dipenden-ti della cooperativa imoleseper anni si sono occupati del-la rilegatura dei fascicoli perenti e istituzioni pubbliche.«Un lavoro che con la digita-lizzazione è andato riducen-dosi — dice Carlo AlbertoGollini, presidente della coopsociale —. Questo ci ha spintoa cambiare e innovarci tantoche oggi abbiamo diversi set-tori in cui operiamo». Il piùimportante dei quali è legatoalla gestione degli archivi.Un’attività che rappresenta il50% del fatturato e che nel2015 ha permesso di chiudereil bilancio con un attivo di 1,5milioni di euro. «Sacmi e Ce-fla sono i nostri maggioriclienti e per loro ci occupiamodella tenuta degli archivi stori-ci — continua Gollini —. Illavoro consiste nell’inserimen-to di documenti, di bolle do-ganali, di fatture e della con-versione di questi da formatocartaceo in digitale».

Tutt’altra storia per Il Betto-lino il cui core business è lacoltivazione e trasformazionedelle piante aromatiche perun valore di 3,2 milioni di eu-ro, in base ai dati dell’ultimobilancio. «Nel nostro labora-torio confezioniamo le va-schette con dentro peperonci-ni, salvia, rosmarino e basilico— spiega Francesca Benelli,presidente della cooperativa –.In più realizziamo del pestoche poi vendiamo all’internodei supermercati di Coop eConad di cui siamo fornitori».

Dino Collazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piacenza

Parma

Reggio Emilia

Modena

Bologna

Ferrara

Ravenna

Forlì-Cesena

Rimini

TOTALE ER

Coop

Così in regione

Fonte: Unioncamere

Addetti Ricavi (mln)

824 37.646 1.574,10

60

93

101

99

152

54

69

100

96

2.639

4.502

4.008

5.171

7.919

2.029

3.703

4.319

3.356

43,8

221,3

245,6

177,5

251,5

74,4

148,2

265,6

146,2GolliniCon il digitale ci siamo rinnovati e copriamo diversi settori

BenelliNel nostro laboratorio realizziamo confezioni con le piante aromatiche che poi vendiamo a Coop e Conad

Affari«I giovani rilegatori»di Imola realizzanoi fascicoli per enti e istituzioni pubbliche

BO

10 Lunedì 11 Luglio 2016 Corriere Imprese

Da Elvis Presley a unoSean Connery in ver-sione James Bond nel1971, da Robert De Ni-ro a Morgan Freeman.

La leggendaria Fremont Streetdi Las Vegas — cupola a Ledlunga quattro isolati, sul gran-de schermo più volte insiemealle star hollywoodiane — en-tro la fine del 2016 sarà com-pletamente servita dalla tecno-logia all’avanguardia di Rcf,azienda di Reggio Emilia, fon-data nel 1949, specializzata inaudio professionale e sonoriz-zazione pubblica.

«I nostri principali competi-tor sono le americane JBL edElectro-Voice, le uniche due almondo che come noi fannotutto, dall’elettronica agli alto-parlanti», spiega Arturo Vicari,ad di RCF Group, nato nel 2007dalla fusione tra l’omonimaazienda reggiana e la bologne-se AEB Industriale, operantedal 1976 nel campo musicale esul mercato con il marchiodBTechnologies. «La Fremontstreet è un po’ il nostro orgo-glio — continua Vicari — ab-biamo scelto le casse migliori».L’appalto è stato assegnato nel2015 dalla società che gestisce

una strada con spettacoli prati-camente ogni sera. «Adesso ilavori sono al 60-70% — rac-conta ancora Vicari — e traqualche mese saranno termi-nati». Per la sonorizzazionedella Fremont Street il progettoprevede 350 diffusori audiosuddivisi in 50 cluster da 6 dif-fusori RCF HDL20-A e un su-bwoofer RCF 8005-AS per ognicluster. Tradotto: si tratta di al-ta tecnologia audio, in buonaparte Made in Emilia.

«Ricerca e sviluppo per noisono importantissimi: ogni an-no cerchiamo di mettere sulmercato almeno una ventina dinuovi prodotti, investendo inquesto settore tra il 4 e l’8% delfatturato». Quello complessivodel gruppo (del quale fannoparte anche una consociata te-desca, un’altra americana e duesocietà satellite a Roma e Ac-quaviva Picena) è di circa 120milioni di euro, «con un trenddi crescita previsto nel pianoindustriale del 10% all’anno». Tra i progetti futuri si sta an-che valutando l’acquisizione dialtre due realtà, una americanae una europea, ma Vicari nonsi sbottona. «Con la nascita delgruppo ci siamo quotati in

Borsa, ma non era come cel’aspettavamo — ammette l’ad— il mercato non ha avuto in-teresse nei nostri confronti enon ne capivamo il perché. Ilvalore delle azioni era precipi-tato, si poteva comprare tutto auna cifra ridicola».

Così, nel 2013 si torna a es-sere una normale azienda pri-vata e «le cose vanno decisa-mente meglio», anche se la

svolta, in realtà, parte già nel2011, quando RCF viene sceltaper sonorizzare il nuovissimoJuventus Stadium. «Questa oc-casione ci ha aperto molte stra-de» riconosce Vicari, ricordan-do come l’azienda si sia neltempo occupata anche dell’im-pianto del Borussia Park diMönchengladbach, dei sistemidi evacuazione all’Expo, deglieventi che hanno impegnato

Rcf alza il volume nel cuore di Las Vegas «Ora acquisizioni e nuovi prodotti per deejay»L’azienda di amplificatori completerà la sonorizzazione di Fremont street

Benedetto XVI e Papa France-sco a Cuba nel 2012 e nel 2015e del concerto-evento di Liga-bue a Campovolo. «Qui abbia-mo usato il line array HDL50, èstato un successo grandioso»dice ancora Vicari. Si tratta diuno dei nuovissimi prodotti firmati da un gruppo che pun-ta anche a «trasferire il suoknow-how ai futuri utenti at-traverso corsi di specializzazio-ne, per italiani e stranieri, tra-mite il dipartimento RCF AudioAcademy. E che ha portato allanascita di un master in colla-borazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia».

Pur mantenendo progetta-zione, produzione e commer-cializzazione di prodotti e si-stemi ad alta tecnologia per lasonorizzazione «come nostrobaricentro, il piano industrialeprevede nel giro di quattro an-ni l’ampliamento in altri setto-ri, come l’apertura al mondodei mixer e dei dj’s: abbiamoappena inaugurato un diparti-mento aziendale in questo am-bito e credo che già l’annoprossimo raccoglieremo risul-tati interessanti».

Il gruppo, con oltre 400 di-pendenti a tempo determinatoe indeterminato («Le assunzio-ni sono continue» assicura Vi-cari), conta anche un networkdi distributori in più di centoPaesi del mondo e sedi ammi-nistrative in Spagna, Usa, Ger-mania, Francia e Inghilterra.«Non credo che in seguito allaBrexit ci sarà un contraccolpo— sostiene a riguardo l’ad —ma siamo tutti alla finestra pervedere cosa accade».

Beppe Facchini© RIPRODUZIONE RISERVATA

INNOVATORI

Celebritàla cupola di Fremont Street a Las Vegas, che entro la fine dell’anno sarà interamente sonorizzata da Rcf

VicariCon il reparto Rcf audio Academy è nato anche un master che collabora con l’ateneo di Modena e Reggio Emilia

BO

11Lunedì 11 Luglio 2016Corriere Imprese

Il distretto aerospaziale prende il voloE lancia una rete con gli enti di ricercaDa oggi dieci aziende del cluster saranno al Farnborough Airshow per presentarsi a nuovi clienti

L’Emilia-Romagna alla conquista di tutti icieli del mondo. Da quando nel 2011 ènato Ir4i, il distretto regionale che rac-chiude tutte le aziende che operano nelsettore dall’aerospazio, i tempi sono

cambiati. Oggi le realtà industriali che compon-gono il cluster sono 34 per un totale di 200milioni di fatturato, hanno già avviato una seriedi progetti comuni e collaborano con diverserealtà internazionali, come Leonardo-Finmecca-nia, Avio e AirBus. Possono contare su un bacinodi 2.500-3.000 dipendenti, su una quota di exportdiretta che supera il 15% e sull’En9100, l’unicacertificazione che permette di lavorare con l’aero-spazio. Ma non basta, il loro obiettivo per i pros-simi anni sarà andare direttamente sul mercato aconquistare nuovi clienti d’oltreoceano. Il primopasso lo faranno alla fiera di Farnborough Inter-national Airshow, l’appuntamento mondiale chenessuno del settore aerospaziale può perdersi, incorso dall’11 al 17 luglio. In Inghilterra si presen-teranno dieci imprese del cluster specializzate invari ambiti: dalla meccanica avanzata ai motorielettrici, agli ingranaggi, ai software.

«Oggi si registra un generale boom dell’aero-nautica. Tra i motivi c’è il fatto che ora nei Paesiemergenti sia più economico investire sugli aero-porti, piuttosto che su strade e ferrovie. E poi sitratta comunque di un ambito ‘limitato’, c’è mol-ta selezione all’entrata ed è richiesto un elevatostandard di qualità, che non tutte le impresepossono avere» spiega Gaetano Bergami, presi-dente del distretto e proprietario della Bmc.Un’azienda, da 11 milioni di fatturato e 75 dipen-denti, con base a Bologna. È famosa per produrrefiltri per i motori e tra i suoi principali clientifigurano Valentino Rossi e Jorge Lorenzo. An-ch’essa fa parte di Ir4i e ha appoggi in Cina, Indiae Germania. Oltre alla Bmc nel cluster ci sonoanche altre realtà come la Matecam di Forlì e laEdm racing di Bologna, specializzate entrambein lavorazioni meccaniche d’alta precisione, emolte altre ancora. «L’80% del fatturato delleaziende del nostro cluster — continua Begami —deriva dalle loro attività principali, che sono so-prattutto il packaging e l’automotive industry.Mentre il 10-20%, anche se questo dato è in au-mento, è legato al settore aeronautico». Un nu-mero che però rimane ancora basso se si pensache un tempo l’Emilia-Romagna era la regionedove gli aerei si producevano. Nel 1941 le exOfficine meccaniche di Reggio, una cittadella in-dustriale in cui si fabbricavano velivoli da com-battimento, era la quarta azienda più importantedel Paese. Mentre a Predappio, tre il ’36 e il ’44,

si costruivano aerei militari e civili durante laSeconda guerra mondiale. Sempre qui nel 2015,nelle ex industrie Caproni, è stata inaugurata laGalleria del vento Ciclope, dove oggi si studia laturbolenza dell’aria dentro a un tunnel lungo 130metri e con un team di ricercatori e professionistida tutto il mondo. Poi ci sono due musei, quellodell’aviazione a Rimini, e quello dedicato a Fran-cesco Baracca a Lugo, famoso per le sue vittorieaeree durante la Grande Guerra.

«La nostra regione ha avuto una forte tradizio-ne nel settore — continua il presidente — Oggiperò non abbiamo più la forza di fornire da solii grandi colossi. Per questo come aziende ci sia-

mo messe insieme, ci presentiamo ai clienti co-me un ente unico con 10-20 prodotti. Il nostromercato è il mondo, vogliamo raggiungerlo».

Il distretto emiliano-romagnolo dedicato al-l’aerospazio è l’ultimo nato in Italia, prima cisono il polo del Piemonte, che è anche il piùproduttivo, con 982 milioni di fatturato, la Cam-pania con più di 1000 milioni, la Lombardia conquasi 2000 milioni, il Lazio e la Puglia. Ma nono-stante il comparto non smetta di crescere dal2008, non è così facile muoversi al suo interno.«Negli ultimi tre anni — ricorda Bergami —, aseguito del contenimento dei costi, le grosse im-prese del settore hanno deciso di non lavorarepiù con tutti, ma di stringere la cerchia dei forni-tori, limitandosi a quelli di primo livello cheproducono prodotti finiti». Da ciò è derivata unaprogressiva verticalizzazione della filiera, alla quale si aggiungono anche le caratteristiche diun comparto molto elitario, ad alta marginalità eche tende a fare affari sempre con gli stessifornitori. Per questo Ir4i si sta attrezzando perfarsi conoscere sempre di più, cercando di colla-borare anche con enti di ricerca, come le univer-sità, Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tec-nologie, il Cira, il Centro italiano di ricercheaerospaziali che ha contatti con la Nasa e Boeing,e grossi studi ingegneristici. «Stiamo cercando dicostruire una rete di enti e servizi che possonoesserci d’aiuto per creare un sistema. Nell’aero-nautica non possiamo permetterci di essere pic-coli, bisogna avere buoni prodotti e fornire i piùgrandi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una centrale a turbogas farà di San Marino la prima «smart republic»A costruirla i giapponesi di Mitsubishi: produrrà 550 gigawatt di energia, ma il 90% sarà venduto in Italia

U na centrale a turbogasda 550 gigawatt, ingrado di produrre co-sì tanta energia elet-

trica da virare verso il «tuttoelettrico» la vita quotidianadei suoi abitanti e da essererivenduta al di fuori dei con-fini nazionali. Un investi-mento da 600 milioni concui San Marino si appresta adiventare una «repubblica smart» grazie a un doppiointervento estero: da unaparte quello finanziario dellacanadese Dundee Corpora-tion, che opera nel settoredei carburanti fossili con lacontrollata Dundee Energy;dall’altra quello operativodella giapponese MitsubishiHitachi Power System, che il24 giugno scorso ha portatoil suo presidente TakatoNishizawa in visita sul Titanoproprio per illustrare i per-

corsi nipponici di generazio-ne di energia elettrica.

L’iter per l’impianto è co-minciato nel 2013, come ri-porta Antonella Mularoni,segretario di stato all’Am-biente: il governo sanmari-nese aveva votato una delibe-ra per un progetto di mag-gior autonomia energetica, siera fatto avanti il gruppoDundee ed era stata avviatauna due diligence con ungruppo tecnico di lavoro (ri-soltasi poi positivamente). Èsolo in un momento succes-sivo che si è fatta avanti Mit-subishi.

Il governo deve ancora da-re l’ok definitivo e intanto sistudiano le norme dell’ulti-ma conferenza di Parigi sulclima e i rapporti con le re-gioni vicine che potrebbe es-sere interessate ad approvvi-gionarsi dall’«antica terra

di cooperazione con l’Italiafirmati nel 2015».

«Una percentuale di gasimpiegato dalla centrale —prosegue il segretario — po-trà essere usato per il teleri-scaldamento a cui verrannoconvertite abitazioni e azien-de-. Vorremmo poi usare gliintroiti derivanti dalla vendi-ta di energia elettrica per in-coraggiare con ogni mezzo laconversione all’economiagreen, cioè lampioni intelli-genti, incentivi per l’acquistodi biciclette elettriche, au-mento delle colonnine per laricarica, sostituzione dell’in-tero parco macchine gover-nativo con auto elettriche,led al posto della classica il-luminazione stradale comestiamo facendo sulla stradache conduce a Rimini».

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Francesca Candioli

INNOVATORI

Titano La Torre Guaita di San Marino

della libertà». Nel caso fossedato via libera, ci vorrannotre anni per costruire la cen-trale, che una volta a regimedarebbe lavoro circa un mi-gliaio di persone. I 600 mi-lioni richiesti dall’opera sa-ranno coperti dalla corpora-tion canadese e in parte po-trebbero arrivare anche daindustriali sanmarinesi. Laz0na individuata sarebbequella industriale. Per SanMarino basterebbero 50 gi-gawatt, i restanti 500 sareb-bero rivenduti fuori dallemura con il risultato di ab-bassare del 25% il costo del-l’energia per gli abitanti delTitano: «La struttura servi-rebbe il fabbisogno cittadinoe il mercato dell’energia saràancor più liberalizzato dal2018 — è convinta Mularoni— tutto questo però dovràessere inserito negli accordi

BergamiLa nostra regione gode di una tradizione nell’aeronautica, ma da soli non riusciamo più a fornire i grandi colossi

Il distrettoIN REGIONE In Italia

Altri poli

Dati in milioni di euro

34AZIENDE

2/3sonosubfornitori

1/3forniscono

prodottifiniti

Alcuni nomiAxcentCimaDaviFaroldiItalsigmaLucchi R.MtMatecamNorblastTagVecaZocca

2011(il più giovane in Italia)

Nascitaaziende che lavoranoper le industrie dell'aeronautica

500di fatturato200 milioni

Il 10-20%deriva

dal settoreaeronautico

il resto vanell'automotive

industry e/opackaging

Dipendenti

2.500-3.000 fatturato

Settori merceologicimeccanica avanzata,filtrazione aria,softwaree schede elettroniche,motori elettrici,

materiali speciali,fasteners,cablaggi,ingranaggi,manufatti in composito

Lombardia,Piemonte,Campania,Puglia,Lazio, Piemonte

Altri cluster simili in

Tra il 2002 e il 2014 il fatturato delle impreseoperanti nel settore aerospaziale è passato da

dal2008in poi

1.76

5

1.09

4,4

982

6.26

2

6.72

1

7.13

5

impiegati

VareseNapoliTorino

5.315

2.879 +43%

Chi è

Gaetano Bergami è presidente di IR4I, il cluster dell’aerospazio dell’Emilia-Romagna

Presiede anche la Bmc Airfilter di Medicina (Bologna)

Bologna Unaviacert, società del gruppo Kiwa, eroga certificazioni per il settore aerospazio ed è partner di molte imprese con progetti di cooperazione

Chi è

Antonella Mularoni, segretario di Stato all’Ambiente della Repubblica di San Marino

BO

12 Lunedì 11 Luglio 2016 Corriere Imprese

MaraMia, una nota di Mozart nel bicchiereL’ex patron della Mec3 Giordano Emendatori ora produce Sangiovese con un metodo biodinamico e diffondendo musica classica nei vigneti. La tenuta sui colli di Rimini presto diventerà anche resort

«Una bottiglia divino contienepiù filosofiache tutti i li-bri del mon-

do», scrisse una volta LouisPasteur. Non sappiamo seGiordano Emendatori si siamai imbattuto in questa verità,certo è che chi capiterà nellasua tenuta potrà sicuramenteconfutarla.

È infatti sui colli di Riccio-ne, a San Clemente per la pre-cisione, che questo ex impren-ditore ha appena apertoun’azienda vinicola sui generis,dove il vino è solo un pretestoper immergersi in un habitatcaratterizzato dal matrimoniofra arte, musica, natura e ani-mali. Si chiama Tenuta Mara,«il nome è quello di mia mo-glie — precisa lui — e al cen-tro abbiamo messo la dottrinabiodinamica, cioè nessuna chi-mica, conta solo la terra e ilciclo delle stagioni». Emenda-tori di concimi, diserbanti, fi-tofarmaci, tannini, enzimi emosto concentrato infatti nonne vuole sentir parlare. Sparsiper questi 7 ettari di vigneto sitrovano però 700 nidi di uccel-lo, 50 cassette per pipistrelli e5 pareti nido per insetti «perricreare una certa armonia tranatura, paesaggio e uomo» e

poi c’è un piccolo maneggio eun laboratorio per giovani arti-sti. Il vino prodotto è rigorosa-mente Sangiovese, si chiama«MaraMia» e tocca una produ-zione di 22.000 bottiglie. Unadecina i dipendenti della tenu-ta, che raccolgono a mano igrappoli per farne poi fermen-tare il succo senza l’aggiunta dilieviti. La tinaia, cuore dellaproduzione, ospita dodici tinidecorati ciascuno da un artistadifferente; il vino viene poi af-finato nelle botti a uovo fran-cesi della bottaia, in compa-gnia dei canti gregoriani, men-tre l’ultima fase prima dell’im-bottigliamento avviene nellebarrique e nei tonneaux dellabarricaia, decorata da motivibizantini. Questi tre luoghi so-no sovrastati dalla sala dellaMusica che custodisce un pia-noforte Fazioli, affacciato suicolli attraversati un tempo dal-la Linea Gotica.

La musica è dunque unostrumento molto importanteper il ciclo dell’azienda. Le no-te infatti accompagnano la vitadell’uva anche quando si trovaancora sulla pianta. Lungo i fi-lari sono state montate dellecasse che diffondono arie mo-zartiane «e che fanno bene alleviti — assicura Emendatori —è risaputo che la musica influi-

Emendatori, in questa nuovaavventura non gode solo dellacompagnia della consorte: conlui ci sono anche l’agronomoLeonello Anello e il vignaioloLeonardo Pironi, ex dipenden-te di questo vulcanico 60enne,titolare della Mec3, azienda dipreparati per gelateria, vendu-ta nel 2014 al fondo americanoRiverside dopo trent’anni direggenza. Con loro due Emen-datori si è avventurato in Bor-

gogna per apprendere i segretidella coltivazione biodinamicaprima di aprire Tenuta Mara. Icui pendii sono punteggiati daopere d’arte come «L’arco dellarotonda della Besana» di Mau-ro Staccioli, che dà il benvenu-to al visitatori, oppure «Her-mes» di Giò Pomodoro, lascultura bronzea «L’incontro»di Pietro Sbarluzzi, mentre al-l’interno trovano alloggio le in-stallazioni di Arnaldo Pomo-doro, Bonaiuti, Bay, Pugliese egli affreschi del writer Eron.

«Oggi sono più stanco diquando lavoravo in azienda,però adesso mi diverto —scherza l’imprenditore — enon mi fermo, sa? Tra qualchemese saranno pronte 8 suiteper il pubblico che vorrà fer-marsi qui anche dopo la visitaalla tenuta-. Poi ho finanziatoEHoreca, una startup inventatada un ragazzo di Pesaro per farincontrare domanda e offertadi personale nel settore alber-ghiero e ristorativo». E poi c’èla partecipazione con il 30%nelle hamburgerie di AmericaGraffiti: «Sì, è vero. Sono braviquei ragazzi e ho pensato dipoter dare una mano: adessoapriamo altri due locali a Pra-ga».

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

FOOD VALLEY

Melodia I filari dell’azienda Mara Mia sui colli di San Clemente con i filodiffusori per la musica

sca positivamente sui vegetalie io l’ho testato proprio sullemie viti. Una parte del vignetosoffriva perché continuamenteesposta al garbino, il vento cal-do che soffia da Sud-Ovest: hoinstallato gli amplificatori perla filodiffusione e dopo dueanni le piante si sono riprese.Adesso siamo pronti».

Quattro anni dopo aver ac-quistato la terra, nel 2000,Emendatori piantò le viti.

MilaÈ il numero di bottiglie di vino prodotte dalla tenuta

22

EttariÈ l’estensione dei vigneti a Sangiovese sui colli di San Clemente

7

BO

13Lunedì 11 Luglio 2016Corriere Imprese

Sistemi irrigui innovativiFigaro e Ultra Low Drip Irrigation (Uldi)

FIGARO ULDI

26%

33%

3.000

1.850

2.500

4.500

FIGARO ULDI Risparmio idrico (%)Volumi irrigui su mais a parità di produzione Volumi irrigui su kiwi a parità di produzione Volumi irrigui stagionale (mc/ha)

Gocciatradizionale

ULDIPioggiatradizionale

PiattaformaFIGARO

0

1000

2000

3000

4000

5000

0

5

10

15

20

25

30

35

Alimentare

Dalter Alimentari, buon bilancio in Usa e rilancia con tre nuovi formaggi

R educe dal Summer FancyFood Show che si è tenu-to a New York dal 26 al 28

giugno, il presidente di DalterAlimentari traccia un bilanciodel primo anno di attività nelmercato a stelle e strisce. «Ab-biamo presentato i nostri pro-dotti, costruito un giro di for-nitori di formaggio e ottenutoun contratto di esclusiva condei rivenditori» spiega StefanoRicotti, alla guida dell’aziendaspecializzata nel confeziona-mento di formaggi grattugiatie porzionati freschi. Sede aSant’Ilario d’Enza (Reggio Emi-lia), il gruppo dal 1978 a oggiha fatto molta strada: è diven-tato parte integrante di ungruppo con una decina di ca-seifici e distributori all’esteroed è anche arrivato nella Gran-de Mela a metà 2015 con lafiliale Dalter Usa Inc. Il fattura-to è di 38 milioni di euro (rea-lizzato al 60% in 40 Paesi ditutto il mondo), quello dell’in-tero gruppo, con circa 100 di-pendenti, sale a 92 milioni dieuro. «L’export ne assorbel’80%» prosegue Ricotti, deci-samente interessato ai consu-mi yankee di formaggio italia-no. «Stiamo entrando nel lorostile di vita attraverso multi-pack di piccole porzioni —continua il presidente — mol-to diffusi Oltreoceano». Pro-prio per questa ragione, du-rante l’evento internazionale diNew York, sono state presenta-te tre novità rivolte al mercatoamericano: monoporzioni da 8grammi di Parmigiano Reggia-no stagionato 18 mesi, bustineda 10 grammi di grattugiato ebustine da 15 grammi dellostesso formaggio in scaglie.

Beppe Facchini© RIPRODUZIONE RISERVATA

Reggio Emilia

Droni in volo che mi-surano la sete dellepiante. Sensori a ter-ra che raccolgono lenecessità e le tra-

smettono via wireless allemacchine irrigatrici. Nascealle porte di Bologna il primopolo italiano di ricerca scien-tifica applicata sul risparmioidrico e l’agricoltura di preci-sione. Acqua Campus a Mez-zolara di Budrio è un moder-no laboratorio a cielo aperto,accessibile a chiunque, lad-dove scrutare le più avanzatetecnologie adattate alle diver-se colture. «Abbiamo volutocelebrare così il 57esimo an-no di attività di studio e la-boratorio “in campo” met-tendo a disposizione di tutti irisultati raggiunti dal nostroteam di ricercatori» ha dettoil presidente del Canale Emi-liano-Romagnolo Massimi-liano Pederzoli al taglio delnastro.

L’ultima novità, frutto dellacollaborazione con le Univer-sità di Parma, Ferrara e Bolo-gna, si chiama Aladin: il dro-ne che completa il già collau-dato sistema esperto Irrinet-I r r i f r a m e i n g r a d o d isuggerire all’agricoltore — anche su dispositivi mobilicon messaggi vocali e app —volumi e momenti irrigui talida conseguire la massima re-sa col minimo consumo (unatecnologia all’avanguardiache è la più utilizzata in Ue).In sintesi il nuovo prototipoconsente di «scansionare» iterreni a 360° al fine di cali-brare l’utilizzo di acqua ne-cessaria per le diverse tipolo-gie di colture, fotografandole parti diversamente idroesi-genti all’interno di un singo-lo appezzamento.

Spiega il capo progettoStefano Anconelli: «Le infor-mazioni passano da Aladinalla piattaforma Irrinet-Irri-frame poi vengono trasferitead un irrigatore semoventeche distribuirà l’acqua sulterreno a rateo variabile,agendo sulla velocità angola-re dell’irrigatore e su quelladi arretramento del rotoloneoltre che sulla portata deisingoli ugelli della barra irri-

gatrice». Un aiuto preziosoper l’agricoltore affinché pos-sa dosare la giusta acqua nel-le varie parti del campo a se-conda delle esigenze, evitan-do sprechi e stress idrici allapianta. «Ma soprattutto mi-gliora la qualità e uniformitàdella produzione, con una ri-duzione del consumo d’ac-qua del 25-30%».

Nei frutteti, invece, «l’at-tenzione si concentra sullatecnica dell’Uldi-Ultra Low Drip Irrigation: un’irrigazionea goccia a bassissima portata(il lentissimo stillicidio d’ac-qua consente di mantenerel’umidità costante nell’arcodelle 24 ore) con ali interratea meno 15-25 centimetri inmodo da ridurre l’evapora-zione dalla superficie delsuolo ed avvicinare l’acquadirettamente alle radici senzapercolazione in profondità».

Per le colture a pieno cam-po alimentate con la micro-irrigazione (es. pomodoro daindustria e mais), la soluzio-ne è Figaro: «l’agricoltorepuò governare i flussi di ri-sorsa-idrica in modalità digi-tale collegandosi alla piatta-forma informatica arricchitadei dati più utili e aggiornati,monitorati da un sistema disensori di umidità del terre-no che comunicano con l’im-pianto irriguo via wireless».

Ci sono poi sistemi innova-tivi che migliorano la qualitàdell’acqua di scolo prove-niente dai campi, riducendol’impatto ambientale. Si trat-ta di «aree umide vegetatecon piante palustri, cioè verie propri bacini fitodepuranticostruiti all ’ interno del-l’azienda agricola, capaci dilimitare fino al 60% i rilascidi azoto e dimezzare il de-

flusso delle acque meteori-che sul territorio».

Per il dg del CER PaoloMannini il «futuro della ri-cerca è sempre più orientatoall’integrazione dei vari siste-mi innovativi (sensori, piatta-forme, monitoraggi satellita-ri), finalizzati all’ottimizzazio-ne della risorsa idrica sia inazienda che da parte dei con-sorzi di bonifica (es. aperturae chiusura delle paratoie, os-sia quanta acqua serve e doveoccorre distribuirla)». Talienti potranno usufruire que-st’anno anche dei fondi delPiano irriguo nazionale, unplafond di 300.000.000 eurodestinati proprio a favorire lacostruzione di opere capacidi generare risparmio idriconelle aree di maggior con-centrazione di campi irrigui.

C o s a a u s p i ca i l C E R ?«L’80% dell’export agroali-mentare italiano è irriguo.Vogliamo essere all’avanguar-dia nel risparmio idrico enell’irrigazione di precisione;porteremo i nostri modelli inEuropa attraverso i bandi co-munitari».

Ba. Be.© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Bologna nasce Acqua Campus,il laboratorio per l’irrigazione smartGià sperimentati tre sistemi che mantengono umido il terreno riducendo gli sprechi

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Cambia la produzione dei peperonciniArrivano il corno e il piccantissimo Scorpion

Cambia la produzione di peperoni epeperoncini in Emilia-Romagna e cisorprende con curiose novità. Prendepiede il «corno o cornetto» dalla for-ma conica allungata e la buccia sotti-

le, che lo rende più leggero e digeribile delcosiddetto peperone «quadrato». Il suo coloreè giallo o rosso intenso e il sapore tendenzial-mente dolciastro. Giuseppe Salvioli lo fa datempo ormai, in media 300 quintali all’annoesclusivamente in coltura protetta a PoggioTorriana di Santarcangelo di Romagna (Rimi-ni). «Chi acquista è certo che sia un prodottotipicamente italiano perché all’estero non loproducono» dice soddisfatto. «La pianta rag-giunge anche i due metri mezzo di altezzaquindi – suggerisce agli orticoltori – deve es-sere accompagnata con un tutore». Per l’im-prenditrice cento per cento bio Beatrice Emi-liani è «saporito e croccante; molti lo mangia-

no crudo ma la miglior sorte, soprattutto neimesi più caldi, si palesa su una padella antia-derente con olio e spicchio d’aglio dopo averlotagliato in quattro». Da gustare solo con untozzo di pane; azienda agricola I Noci a Merca-tale di Ozzano (Bologna), prezzo sui 3 euro alchilo.

C’è poi chi propone una versione nostranadel «friggitello» da fare ovviamente fritto. Mo-reno Morisi lo coltiva a Bentivoglio. Alleva lapianta «a forma di vaso», «in questo modo èpiù produttiva e facile da gestire nelle variefasi di sviluppo». La raccolta inizia a giugno edura sino a novembre. Prezzo in azienda 2.5euro al chilo.

Comincia a piacere ai produttori locali an-che il peperoncino super piccante TrinidadScorpion (diametro medio di 3-4 centimetri)seppur apprezzato per lo più dai veri intendi-tori, gli unici che sanno bene come dosarlo in

cucina. Tanto per avere un’idea della piccan-tezza, può raggiungere punte di quasi2.000.000 di unità Scoville (quello calabrese neha «solo» 10.000). Dopo averlo seminato i pri-mi di gennaio e trapiantato in marzo, MarilenaCevolani lo raccoglie adesso nelle serre di SanGiovanni in Persiceto (Bologna) con venditadiretta in azienda e nei negozi Fruttiamo diModena e Savignano sul Panaro a 50 centesimil’uno. Attenzioni colturali? «Basta diradare unmese prima della raccolta così diminuisce ilnumero dei frutti e migliora la qualità». Carat-teristiche di gusto? «Pizzica ma non “ammaz-za” i sapori bensì li esalta; però bisogna ag-giungerlo con parsimonia, in piccolissime do-si». Prezzi della settimana all’ingrosso: pepe-roni quadrati da 2 a 2,4 euro al chilo; cornetti1,5 euro/kg; friggitelli da 1,3 a 1,5 euro/kg -fonte Caab.

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La piantaIl peperoncino ci si riferisce al frutto dell’omonima pianta (Capsicum frutescens) appartenente alla famiglia delle Solanacee. Questa pianta erbacea di origine sudamericana produce bacche verdi ed indeiscenti, ricche di semi

Paolo Mannini (Canale Emiliano-Romagnolo)Il futuro della ricerca è orientato all’integrazione dei vari impianti innovativi, finalizzati all’ottimizzazione della risorsaidrica sia in azienda sia da parte dei consorzi di bonifica

L’agenda 13 luglioA Reggio Emilia presentazione delle attività e dei servizi dell’Ice. Alle 11 a Palazzo Scaruffi in via Crispi 3.

14 luglioA Modena il convegno «Sua altezza il marchio» alle 14.30 . Al Mef, Museo Enzo Ferrari.

14-15 luglioA Rimini Fiera, alle 10, il convegno di Aefi«Le Fiere per le imprese, per il territorio, per il Made in Italy».

15 luglioScade il 15 luglio il bando dell’Università di Parma per partecipare al corso di laurea magistrale in Trade Marketing e strategie commerciali.

19 luglioA Bologna presentazione del The indo-italian agri food tech center, una nuova piattaforma per avviare collaborazioni commerciali e industriali con controparti indiane, e sviluppare quelle già esistenti. Alle 10 in piazza della Mercanzia.

20 luglioA Bologna il Roadshow per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. Dalle 9.30 alle 11.30. In via Ilic Uljanov Lenin 43.

31 luglioEntro il 31 luglio è possibile candidarsi per partecipare al Sun di Rimini.

FOOD VALLEY

BO

14 Lunedì 11 Luglio 2016 Corriere Imprese

BO

15Lunedì 11 Luglio 2016Corriere Imprese

L’editoriale

Uber, Airbnb e le nuove sfide al terziario

SEGUE DALLA PRIMA

Ne sono sconvol-te le strutturesecolari dei ser-vizi bancari e fi-nanziari, degli

ordini professionali, delleistituzioni che eroganoservizi. Non incontranolimiti le applicazioni resepossibili dal Block Chain.

Un tempo, la singolapersona che desideravausufruire di un servizio sirivolgeva a un’impresa.Gli scambi diretti, da per-sona a persona, erano re-si difficoltosi dalle tecno-logie di connessione di-sponibili e dagli alti costiche esse comportavano.Da quando Internet haabbattuto i confini geo-grafici e le barriere infor-mative, l’ubiquità dellaconnettività in rete sta ri-voluzionando i canali dipartecipazione agli scam-bi. Ciascuno di noi si puòcollegare con tutti e tutticon tutte le cose. Nascecosì l ’economia dellacondivisione. Stimatonell’ordine dei 100 miliar-di di dollari nel 2014, ilmercato globale delle ap-plicazioni digitali stadando ha un grande im-pulso all’economia dellacondivisione. Un crescen-te numero di consumato-ri condivide beni e servi-zi con gli altri membridella comunità cui è as-sociato. Diverse indaginicomportamentali con-dotte su scala internazio-nale sono pervenute allaconclusione che sarebbe-ro soprattutto le genera-zioni più giovani a prefe-rire l’avere in comune alpossedere.

In termini quantitativi,l’economia della condivi-sione è entrata in un per-corso di crescita sostenu-ta che al traguardo del2025 dovrebbe portarla avalere 335 miliardi didollari, più di 20 volte ilsuo valore attuale. Nel gi-ro di un decennio, quasiil 50% degli europei ritie-ne che non ci recheremoda un concessionario peracquistare un’auto; grazieal Block Chain, la condi-videremo con altri. E lostesso faremo per l’allog-gio (indipendentementeda Airbnb) in occasionedi trasferte di lavoro otempo libero. Il nostrouniverso terziario sapràaffrontare questa sfida?

Piero Formicapiero.formi-

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OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Andrea Rinaldi

TECHNOGYM AIUTA RIMINIA RIDISEGNARE IL LUNGOMARE

«La più grande palestra a cielo aperto del Medi-terraneo». Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi è unoa cui piace pensare in grande e la vittoria alleamministrative per il secondo mandato lo sospinge,ancor più galvanizzato, nella sua rivoluzione citta-dina. Tra le tante mission della sua seconda legisla-tura anche quella di cambiare definitivamente i con-notati al lungomare, ribattezzato in «Parco del ma-re»: 300 ettari votati interamente al benessere gra-zie a 15 chilometri di ciclabili e 20 chilometridedicati all'attività fisica. E in cui il cibo tipico - cioèle 43 Dop e Igp dell’Emilia-Romagna - farà la sua

parte. La giunta intanto, con 160 milioni di euro, hagià cantierato il rifacimento fognario del lungomare.E con fondi europei e di privati conta di rifare quelloche c’è in superficie. Il progetto sarà sì condotto dalComune romagnolo, ma troverà in Technogym unimportante alleato. D’altronde l’azienda di NerioAlessandri da tempo ha coinvolto sempre di più entie istituzioni nella strategia di trasformare la Roma-gna in un grande centro della vita sana. La giuntaGnassi ha chiesto una mano e da Cesena hannorisposto: il suo compito, tramite un servizio di con-sulting, sarà quello di individuare nel wellness il filo

rosso che dovrà caratterizzare il nuovo lungomare.Si parla infatti di un centinaio di manifestazioni diinteresse per il bando del «Parco del mare», cheraggruppano la bellezza di 367 imprese, fra operato-ri balneari e proprietari di strutture ricettive. Checon le loro attività andranno appunto a creare «lapiù grande palestra a cielo aperto del Mediterra-neo». Entro la fine dell’estate dovrebbe essere sigla-ta una lettera d’intenti tra il Comune e l’aziendacesenate e in autunno si dovrebbe entrare nel vivodei lavori. Technogym — da quel che si sa — nondovrebbe chiedere nulla in cambio, se non una cifrasimbolica.

Così configurato, il nuovo waterfront rimineserappresenterebbe un grande volano per l’attrattivitàturistica, anche perché personalizzerebbe l’offerta inmaniera da stimolare un maggior afflusso di amantidel fitness in Riviera, cosa che in parte già avvienecon Rimini Wellness alla Fiera di Rimini. Insommatanti attori che decidono di fare la loro e giocare insquadra. Ovviamente le banche hanno fiutato il fer-mento riminese e — con buona pace di chi dice cheserve credito per fare investimenti — molte tra quel-le italiane vorrebbero studiare meglio il dossier delnuovo lungomare-palestra per mettere a punto stru-menti finanziari ad hoc e così aiutare chi, un doma-ni, volesse aprire un’attività nel «Parco del Mare».

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A Ferruccio Lamborghini l’idea di dedicar-si alla produzioni di auto sportive vennenel 1963. Dopo soli tre anni sul mercatocomparve la Miura, icona per moltissimo

tempo delle auto sportive stesse. Pochi giornifa, a distanza di 50 anni dall’esordio della Miu-ra, l’azienda di Sant’Agata Bolognese ha presen-tato a Seattle un nuovo modello, il Centenario.A produzione limitatissima, solo 40 esemplariin tutto. Perché negli Stati Uniti? Per due ragio-ni. In primis, perché è stato inaugurato un labo-ratorio per l’analisi della lavorazione del carbo-nio. La Lamborghini, infatti, è specializzata nel-la ricerca di materiali che rendano la carrozzeriasempre più leggera. Questa attività di ricerca èin collaborazione con Boeing e l’obiettivo è do-tare le auto di serie di carrozzerie costruite conil carbonio. La seconda ragione, non meno im-portante, è di carattere commerciale. Negli StatiUniti l’azienda ha venduto lo scorso anno 1.200automobili. In pratica, il 37% della produzione(3.245 auto nel 2015), è destinata al mercatostatunitense. Anche nei Paesi del Medio e del-l’Estremo Oriente le vendite segnano ottimi ri-

sultati. Entro fine anno prossimo è previstol’arrivo sul mercato del SUV Ursus. Per fabbri-carlo, l’azienda sta raddoppiando lo spazio pro-duttivo che toccherà i 150 mila metri quadrati.Grazie al Suv l’amministratore delegato StefanoDomenicali ipotizza il raddoppio della produ-zione nel corso dei prossimi cinque anni. Spor-tive sì le Lamborghini, ma niente Formula 1, perora. Mentre per l’elettrico mancano ancora al-meno 8 anni. Intanto, però, la ricerca sul carbo-nio fornirà un buon vantaggio nei confronti deiconcorrenti. Volkswagen non pensa a quotarel’azienda. Ora ha altre strategie, ma in futuro,chissà? Sicuramente starà studiando il caso Fer-rari, sbarcata in Borsa sei mesi fa. La casa diMaranello fattura circa tre volte Lamborghini,ma opera nell’identico settore delle supercar. Aldebutto sul mercato riscosse un enorme succes-so, con una valutazione di 10 miliardi di dollari(poco più di 9 miliardi di euro). L’Orso che haimperversato sulle Borse mondiali da allora hacolpito anche il titolo del Cavallino, che tuttaviacapitalizza ancora circa 7 miliardi di euro.

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SEGUE DALLA PRIMA

Q uesto non significa chenon esista più l’addettoprovvisto di una compe-

tenza generica: c’è ancora, ma èuna figura destinata a esseresempre più residuale e, comun-que, inserita all’interno di un ci-clo virtuoso per rispondere alleesigenze di una clientela che ri-chiede qualità, tutela dell’am-biente, costi equilibrati, traspa-renza.

Gli esempi sono innumerevo-li e coinvolgono tutti i campi neiquali si esercitano le attività del-la cooperazione di servizi, unarealtà che ha saputo fare i contipositivamente con la necessitàdi assumere dimensioni in gra-do di misurarsi con competitorispesso di dimensione interna-zionale.

La logistica viene organizzataattraverso l’utilizzo di tecnologieinformatiche; il mulettista operacon mezzi computerizzati; i ma-

gazzini sono automatizzati, ingrado di rispondere in tempi ra-pidissimi alle domande più sofi-sticate e diversificate, da quelledei punti vendita all’e-commer-ce.

La ristorazione cooperativaadotta sempre nuovi format chesi adeguano a una clientela chesi ispira a una visione nuova,anche emozionale, dello stareassieme senza trascurare, adesempio nelle mense scolasti-che, di svolgere un’opera di edu-cazione al consumo.

I servizi di igienizzazioneadottano prodotti e processi al-tamente ecologici, nel rispettodell’ambiente e degli alti stan-dard richiesti dalle attività disterilizzazione; nel compartoenergetico fonti alternative eprocessi che consentono la mas-sima resa consentono di conten-re i costi e rispettare l’ambiente.

Discorso analogo nei serviziecologici, dove le cooperative af-fiancano le multiutilities, per

esempio, nella raccolta differen-ziata, con l’obiettivo di raggiun-gere i traguardi fissati per il2030 e nel soddisfare le esigen-ze di cittadini e territorio. O neltrasporto pubblico locale dove il33% di quello effettuato in Emi-lia-Romagna è affidato a impre-se private e a cooperative.

La cooperazione di servizi si èprofondamente innovata e pro-pone soluzioni integrate, cosìcome viene richiesto dal merca-to pubblico e privato ricono-scendo un ruolo sempre più im-portante ai Consorzi nazionalinati proprio per rispondere aesigenze complesse.

Si tratta, insomma, di una co-operazione evoluta e in conti-nua evoluzione, snodo impor-tante in una regione centraleper traffici e servizi, che investein ricerca e sviluppo, in forma-zione delle risorse umane, cheoffre qualità del posto di lavoro.Una cooperazione alla qualeguardare con maggiore attenzio-ne e con occhi nuovi.

Alberto ArmuzziPresidente Legacoop

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L’interventoCooperazione di servizi, una realtà integrata da guarda con occhi nuovi

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Supplemento gratuito al numero odierno del

Direttore responsabileLuciano Fontana

Piazza Affari di Angelo Drusiani

Borsa, dopo Ferrari sogna Lamborghini

Fatti e scenari

I piani di YNAP al 2020Bologna al centro della logisticaLondra rischia per la Brexit?

«E spansione del centro logistico di Bolognaper diventare l’hub dell’intero businessOff-Season». C’è anche questo nel piano

2015-2020 del colosso dell’e-commerce Yoox Net APorter, presentato a Londra la settimana scorsa.Dunque la società fondata quindici anni fa da Fede-rico Marchetti proprio a Bologna, non ha intenzio-ne di smarcarsi dalla città d’origine dopo la fusionecon la società inglese Net A Porter che ha dato algruppo una seconda testa. Il capoluogo emiliano èil cuore della macchina digitale del gruppo conoltre 400 informatici impegnati ad alimentare unflusso di dati che dovrà supportare un’espansioneprevista a due cifre per ogni anno del piano; el’Interporto bolognese è il suo braccio operativo.Nel documento si minimizzano gli effetti della Brexit; ma nella conferenza stampa di presentazio-ne Marchetti ha ammesso che già nelle due setti-mane successive al voto gli affari in Gb hannosubito una flessione. E ora si attendono le conse-guenze normative, fiscali e commerciali dell’addioall’Europa. Verrebbe da dire: torna a casa Yoox

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Chimar compra SciltSull’asse Parma-Soliera nasce il polo degli imballaggi

A cquisizione tutta emiliana sull’asse Soliera-Par-ma nel settore degli imballaggi industriali inlegno. Protagonista la modenese Chimar della

famiglia Arletti (40 milioni di euro di fatturato concirca 420 dipendenti) che ha rilevato il 100 per centodella Scilt di Parma. Nata nel 1981, la Scilt è leadernel campo della progettazione, costruzione e messain opera di imballi in legno per grandi impiantiindustriali nel territorio Parmense. L’amministratoredelegato di Chimar Marco Arletti ha dichiarato:«Questa operazione ci offre la possibilità di inse-diarci in un’area importante del tessuto industrialeItaliano come il territorio Parmense. Migliorando lanostra vicinanza ai punti nevralgici del settore pro-duttivo riusciremo infatti a rispondere alle necessitàdei clienti in modo sempre più puntuale ed effica-ce». Chimar è fra i più importanti produttori euro-pei di imballaggi industriali in legno, compensato,cartone, materiali plastici e alluminio.

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Ceo Federico Marchetti di Yoox Net-A-Porter

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16 Lunedì 11 Luglio 2016 Corriere Imprese