Eluana Englaro La bioetica di fine vita Etica della Scienza 2009 Vanna Gessa Kurotschka.
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Eluana Englaro La bioetica di fine vita
Etica della Scienza2009
Vanna Gessa Kurotschka
Il Coro dell’Antigone di Sofocle, contro la strategia che Creonte, il signore di Tebe, elabora per mantenere un
saldo controllo sugli eventi e assicurare la sopravvivenza della città e dei suoi cittadini, chiede rispetto per Ade e
Eros, due forze che non possono essere dominate dall’ingegno degli esseri umani.
“Nulla è più prodigioso dell’uomo d’ogni risorsa armato”, afferma il Coro esaltando l’ingegno umano.
Ma subito aggiunge: “D’ogni risorsa è armato, né inerme
mai verso il futuro si avvia:solo dall’Ade
scampo non troverà;ma rimedi ha escogitatoa morbi immedicabili”
Gli uomini non hanno più misura, per nulla, da quando la vita umana non è più la
misura
[E. CANETTI, La provincia dell’uomo, Milano, Adelphi, 1978, p.26]
Caso Eluana Englaro
bioetica è interdisciplinaresi intrecciano più prospettive:
Scientifica – cosa è lo stato vegetativo? Il Coma? Quali lesioni cerebrali? Sofferenza nella nutrizione e idratazione
forzata? Sofferenza nella morte? Buona morte?Medica – quali doveri dei medici?
Giuridica – applicazione della legge attuale Politica – rapporti con il potere giudiziario e con la
religione; quale legislazione (testamento biologico)?Etica – cosa scegliere (sacralità della vita,
preferenzialismo, perfezionismo)?Comunicativa – modalità in cui giornali e media trattano
il caso
Eluana EnglaroIl 18 gennaio 1992 un incidente gravissimo conduce
Eluana Englaro in ospedale a Lecco. Eluana ha profonde lesioni cerebrali ed è in coma profondo. Da quel momento
fino alla sua morte avvenuta da pochi mesi non ostante tutti i tentativi non si è più svegliata.
Carlo Alberto Defanti, il neurologo che ha seguito Eluana, afferma:
“Il trauma ha causato l’interruzione dei collegamenti fra la corteccia cerebrale e i centri nervosi sottostanti. E’ come se la corteccia, sede dei processi cognitivi, sia isolata dal mondo: non è più in grado di ricevere stimoli esterni né di
comandare i muscoli del corpo. Il tronco cerebrale continua invece a funzionare, come dimostra il persistere
della respirazione spontanea”(La Repubblica 14 giugno 2000).
“Eluana ha riportato lesioni sia alla corteccia cerebrale sia alle aree sottostanti, la sostanza bianca e i centri sottocorticali, che hanno così interrotto il collegamento tra cervello e corpo, e annullato la capacità ricettiva agli stimoli della corteccia stessa. L’impulso che non arriva più alla corteccia raggiunge invece le aree sottocorticali, nelle parti rimaste integre, e ciò spiega perché viene mantenuta una reattività agli stimoli esterni, un’attività riflessa, automatica, non modificata dall’apprendimento. Anche il midollo spinale è rimasto fortemente
lesionato a seguito della rottura della seconda vertebra cervicale. Il tronco encefalico, pur traumatizzato, continua invece ad assolvere al
suo compito di regolatore delle funzioni vegetative: permette la respirazione spontanea, il ciclo sonno-veglia, mantiene costante la
temperatura corporea, la produzione di ormoni e il livello di pressione del sangue.
Quindi perché non è riemersa la coscienza o la consapevolezza di sé e del mondo esterno? Perché questa è data dalla complicata interazione di corteccia, talamo e tronco, e nel caso di Eluana,
questa possibilità è venuta meno, secondo la documentazione clinica sul caso, in maniera irreversibile”
(Beppino Englaro, Eluana, Rizzoli, Milano 2008, pp.18/19)
“Con l’approdo allo stato vegetativo permanente (per definizione, vedremo, si dice tale uno stato vegetativo che si protrae per più di un mese) la
condizione clinica di Eluana si fece stabile e cominciò l’assistenza quotidiana con le terapie
necessarie – allora come adesso – per mantenerla in vita: la nutrizione e idratazione
artificiale, un presidio medico in grado di nutrire il paziente impossibilitato a farlo ad sé, i farmaci contro l’epilessia, le vitamine e un insieme di
cure riabilitative atte a impedire la formazione di piaghe da decubito e l’atrofizzazione degli arti”
(Beppino Englaro, cit., p. 19)
Beppino Englaro conosce la volontà della figlia per aver in più occasioni discusso con lei della questione.
Ricorda diversi episodi.1. Morte dello sciatore Leonardo David avvenuta nel
1985 in seguito a due gravi incidenti sportivi avvenuti nel 1979.
2. Il 17 gennaio 1991 un amico di Eluana ebbe un brutto incidente in seguito al quale 10 anni dopo
morì.Eluana in entrambi i casi espresse il suo orrore per la
sopravvivenza ad ogni costo e fece promettere ai genitori che, in caso di grave incidente, essi non
avrebbero permesso che sul suo corpo i medici si accanissero con cure che andando bene avrebbero
permesso una sua sopravvivenza da persona fortemente menomata.
Anche le amiche di Eluana hanno testimoniato in tal senso.
Nel febbraio del 1992, a un mese dall’incidente, Eluana aveva raggiunto uno stadio da cui non si sarebbe più
mossa. Beppino Englaro, facendo riferimento alla volontà più volte espressa dalla figlia, chiese che le terapie
venissero sospese.“Il primario rispose che la mia richiesta non era in alcun
modo realizzabile, sia perché era una modalità di procedere vietata dai nostri ordinamenti e dal Codice di Deontologia Medica, sia perché la riteneva una pratica contraria ai propri valori di medico e di uomo”(Beppino
Englaro, cit., p. 34)“Perché per gli individui capaci di intendere e volere era garantito e tutelato il diritto di rifiutare trattamenti sanitari
considerati dal paziente troppo invasivi della sfera personale o inappropriati – anche se tale scelta implicava il decesso dell’interessato – mentre lo stesso tipo di tutela
veniva negata al paziente divenuto incidentalmente incapace? Perché al dramma di rimanere senza
coscienza si aggiungeva quello di perdere un diritto?” (Beppino Englaro, cit., p. 35)
Per una diagnosi/prognosi definitiva in casi come quello di Eluana sono necessari due anni di terapie nel tentativo che il paziente si riprenda. “Nel gennaio 1994 si ebbe la
diagnosi/prognosi definitiva: Eluana non sarebbe più tornata. Si trovava e sarebbe per sempre rimasta in stato
vegetativo permanente. A questo punto anche la medicina dovette arrendersi.(…)
La realtà che ora si dipanava davanti ai nostri occhi era spaventosa come un incubo che mi sarebbe potuto
sopravvivere, un incubo che poteva dimostrarsi più lungo della mia stessa vita: il soggetto che cade in stato
vegetativo permanente non è un malato terminale, nel senso che i pazienti non presentano alcuna malattia
incurabile tale da portare la morte a breve tempo. (…) Eluana aveva un’aspettativa di vita pari a quella di
qualunque ragazza della sua età” (Beppino Englaro, cit., p. 38)
Descrizione della giornata di Eluana Englaro
“La giornata di Eluana Englaro è scandita unicamente dalle seguenti attività: la mattina alla paziente vengono lavati il viso e le parti intime
e praticate delle spugnature su tutto il corpo poi, data l’assoluta mancanza di autonomia nel movimento della stessa e la
conseguente costrizione in un lettino con sponde, ogni due ore si rende necessario modificare la postura della paziente da coricata e, una volta al giorno, si rende necessario adagiarla in una carrozzina
con schienale ribaltabile ove, controllandola a vista per poterla trattenere in caso di caduta in avanti, viene lasciata per circa due ore in posizione quasi seduta; per lo stesso motivo le viene praticata di
tanto in tanto una fisioterapia passiva; […] non ha neppure il controllo degli sfinteri pertanto è perennemente munita di un apposito
pannolone che le viene sostituito alcune volte al giorno, mentre ogni tre giorni le viene praticato un clisma di pulizia; […] l’alimentazione e
l’idratazione, nonché la somministrazione alla stessa di farmaci, vengono praticate esclusivamente attraverso un sondino
nasogastrico” (Dall’istanza presentata da BE al tribunale)
Lo stato vegetativo è una condizione iatrogenaUn danno iatrogeno è quello la cui causa è stata,
involontariamente, un intervento medico.Lo stato vegetativo permanente, in natura, quasi non esiste: poco meno del 90 per cento di questi casi nascono nei reparti di rianiamzione. Questa
condizione morbosa rimane per lo più “un prodotto collaterale, non voluto né auspicato, di un efficace intervento sanitario. Eluana sarebbe
morta se non fosse stata sottoposta agli interventi invasivi di rianimazione. […] Stando
agli attuali sviluppi della medicina d’emergenza, è destinato ad aumentare il numero di casi in cui sarà possibile intervenire e con esso, aumenterà l’aspro contrappasso della probabilità di rimanere
in questo stato” (Beppino Englaro, cit., p. 43).
“Se la persona umana si caratterizza per la razionalità, il possesso di una propria identità e la possibilità di
rapportarsi al mondo tramite l’intenzionalità della propria coscienza, risulta comprensibile che la sua esclusiva
sopravvivenza biologica possa, ad alcune persone, non bastare. Questo stare vivi, questo essere organismo
vivente, solitario e vuoto di coscienza, può rappresenare, per certune individualità, un rimanere al mondo sprovvisto
di senso, un’opportunità a cui si può, facilmente, rinunciare”
(Beppino Englaro, cit. p. 43)“Ciò che stava avvenendo sul corpo di Eluana ci
sembrava un’imposizione da Stato etico, messa in opera con preconfezionati protocolli medico-giuridici: tutelare
una persona dalla propria volontà per garantirle la prosecuzione di una vita non desiderata, non
consapevole, totalmente dipendente dalle mani altrui” (Beppino Englaro, cit., p. 39/40).
questioni giuridicheProblema pubblico della libertà di cura per il paziente
divenuto incapace.La prima scelta fu la richiesta di Beppino Englaro di diventare tutore della figlia. La tutela fu ottenuta dal tribunale di Lecco a dicembre 1996. La richiesta di
interdizione era accompagnata da un certificato stilato da Carlo Alberto Defanti che diagnosticava uno stato
vegetativo permanente formulando una prognosi negativa quanto ad un recupero della vita cognitiva.
Prima di intraprendere l’iter di richieste al tribunale Beppino Englaro scrive una lettera al primario della
clinica in cui Eluana era ricoverata. Nella lettera Beppino Englaro motiva la richiesta affermando che le cure
protraggono una condizione lesiva della dignità umana.Inizia l’iter legislativo che dura da19 gennaio 1999 fino
alla morte di Eluana.
Stefano Rodotà La Repubblica 19, luglio 2008, sulla sentenza della Corte d’Appello di
Milano che ha autorizzato l’interruzione dei trattamenti che mantengono Eluana in vita
“Se quella sentenza venisse letta senza pregiudizi, se ne scoprirebbero la qualità e il rigore dell’argomentazione, il carattere analitico richiesto dalla complessità della materia, l’apertura e la
consapevolezza della discussione internazionale. I giudici non hanno creato diritto, sostituendosi al legislatore. Com’era loro preciso
dovere, hanno ragionato in base a principi e norme già presenti nel nostro ordinamento: gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione; la
Convenzione sui diritti fondamentali dell’Unione Europea; la legge sul servizio sanitario nazionale del 1978; gli articoli del Codice di deontologia medica. Hanno richiamato sentenze della Corte
costituzionale e numerosi precedenti della stessa Cassazione. Un ‘pieno’ di norme che smentisce la tesi del vuoto normativo e
dell’indebita supplenza. Se avessero argomentato diversamente rifiutando di decidere, vi sarebbe stato un caso clamoroso di
denegata giustizia. E invece i giudici della Cassazione e poi quelli di Milano hanno fatto il loro dovere”
questioni mediche e terapeutiche:
1. Terapia d’urgenza e conseguente sopravvivenza biologica
2. Sato vegetativo permanente
3. Diagnosi su Eluana
testamento biologicolegge proposta dalla maggioranza
Rodotà afferma che la tesi da molti sostenuta del vuoto normativo e dell’indebita supplenza è falsa. Per Rodotà i giudici “hanno ragionato in base a
principi e norme già presenti nel nostro ordinamento: gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione; la Convenzione sui diritti
fondamentali dell’Unione Europea; la legge sul servizio sanitario nazionale del 1978; gli articoli
del Codice di deontologia medica. Hanno richiamato sentenze della Corte costituzionale e numerosi precedenti della stessa Cassazione”
Insomma hanno fatto riferimento a “un ‘pieno’ di norme”.
Perché dunque promulgare una legge sul testamento biologico?
La legge, che da molti anni veniva richiesta e che non si è mai riusciti a promulgare per il disaccordo che taglia in due gli schieramenti opposti del parlamento, è in effetti
necessaria per semplificare le scelte di medici e familiari nel caso in cui il paziente non possa gestire
personalmente il rapporto con il medico. La legge sul consenso informato richiede che le cure che vengono praticate ai pazienti vengano da questi accettate e che dunque i medici forniscano ai pazienti le informazioni
tecniche necessari affinché essi prendano le loro decisioni. I pazienti in coma o in stato vegetativo
permanente non possono prendere decisioni in prima persona. Per tal motivo sarebbe necessario il testamento
biologico e una legge che regolamenti le modalità che devono essere seguite affinché le nostre volontà
relativamente al fine vita possano essere tenute in conto dai medici.
CHIESA
Mentre per molti anni la Chiesa si è opposta alla promulgazione di una legge sul testamento biologico,
dallo scorso anno, dopo la sentenza definitiva sul caso Englaro, la Chiesa ha chiesto la promulgazione di una legge sul fine vita. Il motivo di tali prese di posizione è
che mentre prima del caso Englaro veniva sostenuto che la legge sul testamento biologico sarebbe stata
l’anticamera per l’approvazione di una legge sull’eutanasia, dopo la sentenza Englaro, che, facendo riferimento a norme vigenti, ha permesso l’interruzione
della nutrizione e della idratazione, la Chiesa chiede una legge che impedisca in ogni caso l’interruzione di
idratazione e nutrizione, affermando che idratazione e nutrizione non sono presidi medici ma assistenza alla
vita.
LEGGELa legge attualmente in discussione contiene dunque norme restrittive rispetto alla attuale
normativa e, piuttosto che essere l’anticamera dell’eutanasia, come temeva la Chiesa,
rappresenta il tentativo esplicito per impedire che chiunque prenda decisioni autonome sulle
modalità della propria morte. Insomma, se la legge attualmente in discussione, venisse approvata e dovesse essere d’ora in poi lo
strumento a partire dal quale regolare il comportamento dei medici nel nostro fine vita,
chiunque, anche chi può ancora prendere decisioni e non solo chi è in stato vegetativo, non
potrebbe richiedere la sospensione dell’idratazione e della nutrizione forzata.
QUESTIONE POLITICA
La Chiesa cattolica, attraverso prese di posizione pubbliche (decisioni della CEI), non solo orienta i
fedeli ma entra direttamente in dialogo con il governo e le forze politiche facendo l’esplicita
richiesta che la legislazione in materie eticamente sensibili tenga conto di tali prese di
posizione. Materie eticamente sensibili sono non solo le questioni di fine vita ma anche quelle di
inizio vita, quelle in generale dei limiti della ricerca scientifica e della applicazione alla vita
degli esiti conoscitivi della ricerca.
Secolarizzazione
Democrazia politica: separazione dello stato dalla chiesa; disincanto; visione razionale del mondo e miti; perdita di validità della religione.
Smentita di tale previsione. Rilevanza sempre maggiore della religione (ultimi dieci anni). Cristianesimo e islam.
Post-secolarizzazioneRisorse etiche e morali che la religione può mobilitare. La democrazia ne ha
necessità. Solidarietà fra i membri della comunità politica.Juergen Habermas, Fra scienza e fede, Laterza 2005
Religione e politica nella società post-secolare, a cura di Alessandro Ferrara, Meltemi 2009
La Chiesa e le organizzazioni religiose sono soggetti sociali a pieno titolo e quindi entrano legittimamente nel dibattito pubblico e concorrono
legittimamente a formare le opinioni e a ottenere consensi sulle loro posizioni.
Il problema è semmai la posizione monopolistica che la Chiesa cattolica ha in Italia. Il post-secolarismo inaccettabile è quello che pretende di assegnare
alla Chiesa lo status di partner del governo nella discussione pubblica.
Un secolarismo credibile e praticabile dovrebbe avere i seguenti caratteri:
1. Legittimità di tutti gli attori, individuali e collettivi, religiosi o meno a partecipare e contribuire alla discussione pubblica con i
propri convincimenti religiosi o meno;2. La forma pubblica delle ragioni, che non è un
requisito di accesso alla discussione pubblica, ma piuttosto una sua caratteristica, se i partecipanti vogliono convincere gli altri
delle proprie ragioni;3. Il riconoscimento reciproco delle parti come
eguali, partner morali, pur nel disaccordo, degni di rispetto e di dignità; la neutralità
come requisito delle istituzioni politiche, in modo da garantire eguaglianza.
Quali conseguenze ha tale concezione di un secolarismo oggi sostenibile per le
questioni di fine vita?
La legislazione dovrebbe rispettare l’eguaglianza fra tutti i cittadini.
Eguaglianza significa in questo caso a. non escludere nessuno dalla discussione
pubblica;
b. non privilegiare nessuno;
c. far valere solo le ragioni pubbliche (condivisibili).
Questione etica
E’ più difficile delle questioni politiche. Si tratta di prendere decisioni in prima
persona su questioni che mettono in gioco convinzioni profonde.
Le posizioni in discussione:
Sacralità della vita;
Preferenzialismo;
Perfezionismo.
La sede delle discussioni in Italia è quella messa a disposizione da due note
riviste di bioetica:
A. ambito cattolico: “Medicina e Morale”, rivista edita dall’Università Cattolica di Milano e diretta da Elio Sgreccia, viene
pubblicata a partire dal 1982;
B. ambito laico: “Bioetica. Rivista interdisciplinare”, diretta da Maurizio
Mori, viene pubblicata a partire dal 1989.
essere umanoA - lasciare le cose come stanno
B – trasformareA – lasciare le cose come stanno
sacralità della vita1. Creaturalità2. Non disponibilità3. Inviolabilità
a. l’uomo possiede una natura ontologica pre-data, rispetto alla quale egli non decide ma è deciso e progettato;
b. vi è un piano divino del mondo che si riflette nell’ordine del creato;
c. la norma etica che da tale presupposto discende è che tale ordine del creato voluto da Dio non deve essere stravolto.
Lecito: ogni intervento volto a favorire lo sviluppo naturale della vitaIllecito: ogni intervento che impedisce lo sviluppo naturale della vitaIllecito: ogni intervento difforme rispetto al modo in cui opera la
natura
B – trasformarela bioetica laica e liberale difende non la vita (lasciare le
cose come stanno) ma la qualità della vita
tre paradigmi:1. edonista: la qualità della vita è misurata dalla
presenza di stati che procurano piacere e di assenza di dolore;
2. preferenzialista: il ben-essere umano non è solo legato al piacere ma soprattutto alla possibilità di
soddisfare le preferenze e gli interessi;3. perfezionismo: il ben-essere umano non è misurato
solo attraverso le preferenze (manipolazione o mal-formazione). Il perfezionismo fa riferimento a capacità
funzionali essenziali per lo sviluppo della persona umana nel senso che la loro presenza o assenza tende a coincidere con la presenza e assenza di una vita
propriamente umana
1. I limiti del paradigma edonista si comprendono da sé;
2. I limiti del paradigma preferenzialista: Come si formano le preferenze? Possibilità di
manipolazione delle preferenze.In molti casi le preferenze ci inducono a scelte
che non sono favorevoli alla fioritura della nostra vita.
Preferenze informate e critiche (distinzione fra volizioni e preferenze critiche – ciò che dovrei volere per favorire e incrementare la mia vita
buona). R. Dworkin e S. Maffettone, I fondamenti del liberalismo, Laterza 2008
Il preferenzialismo critico è convergente con una forma di perfezionismo liberale.
Perfezionismo di matrice kantiana:
Juergen Habermas
Perfezionismo di matrice aristotelica: Martha Nussbaum
Juergen Habermasautocomprensione etica liberale (antropologia di
genere: presupposto della nostra riflessione pratica è la capacità umana di fare scelte autonome in campo etico
e morale, di non essere trattati come oggetto di manipolazione)
(antropologia e etica di genere: autocomprensione di sé in quanto appartenente alla specie:
comprende la capacità etica e la capacità morale: capacità di pensare riflessivamente e liberamente alla propria storia di vita individuale e capacità di
mettersi in rapporto con gli altri seguendo la regola del mutuo e uguale rispetto).
Habermas: antropologia di generedistinzione a. fra ciò che cresce naturalmente e ciò che è prodotto e
b. fra la prospettiva partecipante e la prospettiva oggettivante“(…) la prospettiva partecipante che caratterizza la vita vissuta entra
in collisione con la prospettiva oggettivante di produttori e sperimentatori” (p. 52).
“Nella misura in cui l’intervento medico si lascia guidare dall’obiettivo clinico della guarigione e della prevenzione, chi fa il trattamento può
sempre supporre il consenso del paziente che vi si sottopone. La presupposizione del consenso trasforma l’agire strategicamente
egocentrico in un agire comunicativo. Nella misura in cui si considera come un medico curante, il genetista può evitare di rapportarsi
all’embrione nell’atteggiamento oggettivante di un tecnico che vede in esso semplicemente una cosa da produrre, riparare, guidare in
certe direzioni. Il genetista può nell’atteggiamento performativo di un partecipante all’interazione – presupporre in anticipo che la persona
futura dia il suo assenso all’obiettivo (in linea di principio contestabile) al trattamento” (p. 53-54).
Attraverso prospettiva partecipante la distinzione fra il naturalmente cresciuto e l’artificialmente prodotto viene rispettata. L’intervento
biotecnologico tratta l’embrione non come qualcosa di artificialmente prodotto ma come qualcosa di naturalmente cresciuto.
Martha Nussbaum
individua una lista di capacità funzionali umane che devono poter essere sviluppate fino ad una certa soglia
perché l’umanità un noi possa fiorire. Tale lista riarticola la concezione dell’essere umano che per
Aristotele è un animale razionale e sociale. Gli interventi a cui si sottopongono gli esseri umani
devono essere finalizzati alla fioritura di un essere che non è una pietra (non è insensibile) e non è un astro o
un dio ma un essere sensibile e razionale, non autonomo perché per realizzare se stesso ha bisogno degli altri esseri umani (amici, concittadini, famiglia,
amore).
Capacità funzionali umane fondamentali
1. vita. Avere la possibilità di vivere fino alla fine una vita umana di normale durata; di non morire prematuramente (…).2. salute fisica. Poter godere di buona salute, compresa una sana riproduzione poter essere adeguatamente nutriti; avere una abitazione adeguata.3. integrità fisica. Essere in grado di muoversi liberamente da un luogo all’altro; di considerare inviolabili i confini del proprio corpo, cioè poter essere protetti contro le aggressioni, compresa l’aggressione sessuale, l’abuso sessuale infantile e la violenza domestica; avere la possibilità di godere del piacere sessuale e di scelta in campo riproduttivo.4. sensi, immaginazione, pensiero. Poter usare i propri sensi per immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilità di farlo in modo veramente umano ossia in un modo coltivato e informato da un’istruzione adeguata (…). Poter usare la propria mente in modi protetti dalla garanzia delle libertà di espressione rispetto sia al discorso politico sia artistico, nonché della libertà di pratica religiosa. Poter andare in cerca del significato ultimo dell’esistenza a modo proprio. 5. sentimenti. Poter provare affetto per cose e persone oltre che per noi stessi, amare coloro che ci amano e si curano di noi, soffrire per la loro assenza; in generale, amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine e ira giustificata. (Sostenere questa capacità significa sostenere forme di associazione umana cruciali nel loro sviluppo).6. ragion pratica. Essere in grado di formarsi una concezione di ciò che è bene e impegnarsi in una riflessione critica su come programmare la propria vita. Ciò comporta la protezione della libertà di coscienza.7. appartenenza. A) Poter vivere con gli altri e per gli altri, riconoscere l’umanità altrui e mostrarne preoccupazione, impegnarsi in varie forme di interazione sociale; essere in grado di capire le condizioni altrui e provarne compassione; essere capace di giustizia e amicizia.(favorire istituzioni che alimentano queste forme di appartenenza). B) Avere le basi sociali per il rispetto di sé e per non essere umiliati; poter essere trattato come persona dignitosa il cui valore eguaglia quello altrui.8. altre specie. Essere in grado di vivere in relazione con gli animali, le piante e con il mondo della natura provando interesse per essi e avendone cura.9. gioco. Poter ridere, giocare e godere di attività ricreative10. controllo del proprio ambiente. A. Politico. poter partecipare in modo efficace alle scelte politiche che governano la propria vita, godere del diritto di partecipazione politica, delle garanzie di libertà di parola e di associazione. B. Materiale. Aver diritto al possesso non solo formalmente ma in termini di concrete opportunità; godere del diritto di proprietà in modo uguale agli altri; avere il diritto di cercare lavoro sulla stessa base degli altri; essere garantiti da perquisizioni e arresti non autorizzati.(M.C.Nussbaum, Le nuove frontiere della giustizia, Il Mulino, Bologna, 2007, pp. 93-95)
(...)Due tra le capacità emergono per la loro speciale importanza, la ragion pratica e l’appartenenza, poiché entrambe organizzano e pervadono tutte le altre, rendendo veramente umana la loro ricerca. Usare i propri sensi in un modo non indotto dall’uso tipicamente umano del pensiero e della pianificazione significa usarli in un modo umanamente incompleto. Progettare la propria vita senza poter usare forme complesse di discorso, di attenzione e di reciprocità con altri esseri umani significa, ancora una volta, comportarsi in modo umanamente incompleto.