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ELEMENTI DI TECNICA DEL LANCIO DEL MARTELLO di Gian Mario Castaldi Bergamo, 13 aprile 2012

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ELEMENTI DI TECNICA DEL LANCIO DEL MARTELLO

di

Gian Mario Castaldi

Bergamo, 13 aprile 2012

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INDICE

• Aspetti generali

• Le rotazioni del sistema

• Le fasi del lancio

• Focus

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COSA SIGNIFICA LANCIARE?

Lanciare

Capacità condizionali Abilità tecniche

Produrre energia Trasferirla all’attrezzo

significa

e ciò richiede e ciò richiede

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CONSIDERAZIONI BALISTICHE

Lunghezza del lancio

Aspetti aerodinamici Altezza di uscita Angolo di uscita Velocità di uscita

Variabile esogena Variabile tendente a valori finiti

Variabile tendente a valori finiti

Variabile tendente a

valori infiniti

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ASPETTI AERODINAMICI• Nel lancio del martello l’impatto degli aspetti aerodinamici è scarso ed inoltre è una

variabile difficilmente manovrabile da scelte dell’atleta. Ciò nonostante è comunque importante conoscere anche questi aspetti.

• Secondo uno studio di Dapena ed AA del 2003 su lanci di 73 metri circa per gli uomini e 67 per le donne, la differenza tra la lunghezza reale del lancio e quella teorica nel vuoto è di circa 2,4 m per i primi e di circa 5,3 m per le seconde.

• Il maggior impatto della presenza dell’aria nel martello femminile (che pesa solo 4 kg) rispetto a quello maschile (che invece pesa 7,26 kg) è dato dal fatto che, all’incrementare delle dimensioni lineari dell’attrezzo, la massa incrementa in proporzione al cubo mentre la sezione frontale, e quindi la resistenza frontale dell’aria, incrementa al quadrato.

• Secondo il medesimo studio, inoltre, metà della resistenza da parte dell’aria è data dalla testa del martello mentre l’altra metà da filo e maniglia.

• L’incidenza del vento contrario (o a favore) sulla lunghezza del lancio è stimata attorno a 0,50 m (- 0,50 m) ogni 2 m/s.

• Non mi risultano studi sull’incidenza dell’aria nella fase di accelerazione del martello, ma è chiaro che essa aumenta all’aumentare della velocità tangenziale, quindi negli ultimi giri, e soprattutto con riferimento alle parti più periferiche dell’attrezzo.

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ALTEZZA DI USCITA

• L’altezza di uscita èapprossimativamente pari a quella delle spalle del lanciatore.

• Su questo parametro non ci sono margini di manovra significativi, tenuto conto che, comunque, per ogni centimetro di incremento dell’altezza di rilascio del martello il risultato aumenta più o meno della stessa misura.

• Nella figura si vede l’istante del rilascio dell’attrezzo da parte di Sedykh nel lancio del record del mondo attuale (86,74): l’altezza di rilascio è di 1,66 m.

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ANGOLO DI USCITA• Nel lancio del martello la direzione teorica ottimale di uscita è la

bisettrice (c) tra:

� la verticale (a) passante per il punto di uscita P0

� il segmento (b) congiungente P0 con il punto di caduta dell’attrezzo PC.

• L’angolo di uscita ottimale è riferito all’orizzontale (d) passante per P0

a

P0

c

d

b PC

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ANGOLO DI USCITA

• Mentre l’angolo teorico è di circa 44°, quelli dei migliori lanci osservati nella realtàoscillano tra i 39° e i 42°.

• Questo dipende dalla presenza della forza di gravità e di vincoli biomeccanici al movimento per cui un lancio più “piatto”permette un lavoro muscolare migliore.

• Ciò determina un rapporto di “trade off” tra angolo e velocità di uscita, pertanto l’angolo reale è frutto di un compromesso tecnico.

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LE FORMULE• Chiamiamo:

� D la distanza del lancio

� α l’angolo di uscita

� H l’altezza di uscita

� V0 la velocità tangenziale di uscita

� F la forza centrifuga espressa in Newton

� m la massa del martello

� ω la velocità angolare

� r il raggio di rotazione del SAA

� g accelerazione gravitazionale (pari 9,8 m/s2)

• La formula che ci restituisce la gittata (Tutevic 1969) è:

D = V02/g x cosα x [sinα + (sin2α + 2gH/V02)0.5]. Questa formula ai fini pratici può essere

opportunamente approssimata in:

D = H +V02/g x sin2αααα

• Inoltre per calcolare la forza centrifuga vale la seguente formula:

F = m x ωωωω2 x r

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VELOCITA’ DI USCITA

• Senza addentrarsi nelle formule viste esposte, le tabelle a lato rispondono a queste domande:

� Quanto aumenta il lancio all’aumentare della velocità?

� Quanto aumenta la forza centrifuga all’aumentare del lancio?

• Si può notare che, rispetto agli uomini, per le donne incide un po’di più il fattore aerodinamico, mentre la forza centrifuga è circa la metà, a causa della differenza di peso del martello.

29228.180

25826.270

21724.260

Forza cen-trifuga(kgf)

Velocità(m/s)

Lunghezza (m)

Forza cen-trifuga(kgf)

Velocità(m/s)

Lunghezza (m)

14226.470

12124.460

10022.250

Martello maschileMartello maschileMartello maschileMartello maschile

Martello femminileMartello femminileMartello femminileMartello femminile

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VELOCITA’ DI USCITA

• L’incremento della velocità di uscita è l’obiettivo principale nei lanci.

• Nel 1987 a Berlino si tenne un seminario in cui si evidenziò questo, specificando attrezzo per attrezzo di quanto aumenta la lunghezza del lancio per aumenti marginali della velocitàdi uscita e dell’angolo di uscita.

• Dalle tabelle a lato si evince come con variazioni ridotte della velocità di uscita si abbiano benefici senz’altro maggiori che con variazioni dell’angolo anche più marcate.

2,0 m (2,3 %)Variazione

gittata

0,5 m/s (1,7 %)Variazione

velocità

0,6 m (0,7 %)Variazione gittata

2° (4,7 %)Variazione angolo

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LE ROTAZIONI DEL SISTEMA• Nel lancio del martello la velocità è generata dalla rotazione di due masse,

quella dell’atleta e quella dell’attrezzo.

• Nelle altre specialità l’interazione tra atleta ed attrezzo è assente o meno importante, ad eccezione del salto con l’asta, per motivi diversi.

• Di conseguenza è fondamentale la comprensione e lo studio delle grandezze in gioco.

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IL SISTEMA ATLETA-ATTREZZO

Durante i giri l’interazione del lanciatore e del

martello, che costituiscono due sottosistemi, danno luogo al sistema atleta–

attrezzo (SAA), che ai fini biomeccanici deve

considerato un tutt’uno.

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I BARICENTRI

Il baricentro di un sistema è il punto geometrico corrispondente al valore medio della distribuzione delle masse del sistema nello spazio.

Nel lancio del martello abbiamo:

• il baricentro del martello

• il baricentro del lanciatore

• il baricentro del sistema atleta–attrezzo (SAA).

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BARICENTRO DEL MARTELLO

• Ai fini biomeccanici la lunghezza da considerare non è quella reale, bensì quella che va dal bordo inferiore della maniglia al baricentro del martello.

• Nell’attrezzo femminile il baricentro è quasi all’altezza del perno perché l’incidenza del peso della maniglia sul peso totale è maggiore rispetto all’attrezzo maschile, in cui pertanto il baricentro si trova all’interno della sfera.

• Per percepire la differenza si consideri che rispetto alla lunghezza reale del lancio e a parità di velocità angolare quella teorica aumenterebbe di circa 2,0 metri in lanci di 72 metri per gli uomini se come baricentro venisse utilizzato il centro della sfera, mentre per lanci femminili di 67 metri l’aumento sarebbe nell’ordine di 3,5 metri. (Dapena e AA, Journal of Sport Sciences, 2003)

Nel martello maschile la distanza tra il baricentro della testa del martello e quello di tutto l’attrezzo èdi 26 mm, nel martello femminile di 47 mm.

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BARICENTRO DELL’ATLETA

• Nel corpo di un adulto in posizione eretta il baricentro è situato anteriormente al rachide a circa il 56 % dell’altezza totale da terra.

• La sua posizione può variare a seconda delle caratteristiche antropometriche del lanciatore e della posizione che assume.

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BARICENTRO DEL SAA

• Il baricentro del SAA (Bs) si trova in un punto tra quello del lanciatore (Bt) e quello del martello (Bh).

• Il prodotto della massa del lanciatore (mt) per la distanza tra il suo baricentro e quello del SAA (rt) è uguale al prodotto della massa del martello (mh) per la distanza tra il suo baricentro e quello del SAA (rh).

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BARICENTRO DEL SAA

mt x dt = mh x dhI baricentri dell’atleta e dell’attrezzo sono punti e ruotano attorno a quello del SAA, anch’esso

un punto. Pertanto, pur considerando che il movimento è vincolato dal contatto dei piedi

col suolo, bisogna sempre avere presente che la rotazione avviene attorno a tutti gli assi

che passano dal baricentro del SAA.

dhdt

mhmt

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MOVIMENTI DEI BARICENTRI

Al fine della comprensione delle grandezze fisiche in gioco, nell’analizzare i movimenti dei due sottosistemi del lancio (l’atleta e l’attrezzo) e dell’intero sistema (il sistema atleta-attrezzo), bisogna innanzitutto analizzare quello dei loro baricentri, e precisamente:

• l’orbita del baricentro del martello

• il movimento del baricentro del lanciatore

• il movimento del baricentro del SAA

Tra parentesi: in tutta la trattazione si fa riferimento ad un atleta destrimano che gira in senso antiorario.

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ORBITA DELL’ATTREZZO

Per descrivere l’orbita del baricentro dell’attrezzo bisogna considerarne:

• ampiezza

• inclinazione

• traslocazione

• torsione

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AMPIEZZA DELL’ORBITA

• L’ampiezza considerata è il raggio istantaneo che va dal baricentro del SAA al baricentro del martello.

• Detto raggio istantaneo non ècostante tra i giri nénelle varie fasi dei giri.

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INCLINAZIONE DELL’ORBITA

• Durante i giri l’orbita del martello aumenta gradualmente con una progressione che è soggettiva da atleta ad atleta.

• Solitamente si parla di “piano dell’orbita” per ciascuno dei giri, ma è da intendersi come “piano istantaneo dell’orbita” perchéla variazione dell’inclinazione è un continuum e in pratica non ha valori discreti.

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TRASLOCAZIONE DELL’ORBITA

• Il lancio del martello ha, nei giri, un movimento rototraslatorio.

• Ovviamente, la componente traslatoria è data dal movimento dei piedi del lanciatore, che avanzano lungo la pedana.

• L’avanzamento non è uniforme sotto il profilo temporale, ma sussultoreo.

• Rispetto al lancio del disco l’impatto della traslocazionedell’orbita del martello è minore sulla lunghezza del lancio.

• Pur tuttavia è importante tenerne conto nell’analisi delle curve di velocità.

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TORSIONE DELL’ORBITA

• Per torsione dell’orbita del martello si intende la rotazione attorno all’asse passante per il baricentro del SAA della retta immaginaria che passa tra il punto alto (PA) e il punto basso di ciascun giro(PB), i quali hanno tra loro un ritardo di fase di circa 180°.

Direzionedi lancio

PB1

PB2

PB3

PA1

PA2

PA3

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MOVIMENTO DEL BARICENTRO DELL’ATLETA

• Il secondo sottosistema da analizzare è, come detto, il corpo dell’atleta, ma per comprenderlo appieno èprioritario indagare il movimento del suo baricentro nel corso del lancio.

• Se il movimento del baricentro dell’orbita del martello è intuitivo visivamente perché esso all’incirca coincide con la traiettoria dell’attrezzo stesso, il movimento del baricentro dell’atleta richiede un maggior sforzo di astrazione perché bisogna trascurare i movimenti e le posizioni dei vari segmenti del corpo e concentrarsi su ciò che succede al centro della massa dell’atleta.

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MOVIMENTO DEL BARICENTRO DELL’ATLETA

• Rispetto all’asse verticale passante per il baricentro del SAA i baricentri dei due sottosistemi descrivono una traiettoria circolare (anche se ci sono delle variazioni nei raggi istantanei di curvatura).

• Il baricentro dell’atleta ha un ritardo di fase di circa 180°rispetto a quello del martello e la sua orbita è sensibilmente piùstretta. (csd “Movimento a stella binaria”).

• L’attrito tra i piedi del lanciatore e la pedana è esiguo proprio grazie al fatto che la rotazione è tra due masse in opposizione tra loro.

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MOVIMENTO DEL BARICENTRO DELL’ATLETA

• Rispetto all’asse orizzontale il baricentro dell’atleta ha un movimento oscillatorio, sempre in opposizione a quello dell’attrezzo.

• Inoltre, a causa della progressione dell’atleta in pedana, anche l’orbita del baricentro dell’atleta ha una traslocazione (movimento rototraslatorio).

• Dobbiamo però sempre ricordare che il baricentro del SAA è un punto e che i baricentri dei due sottosistemi che gli ruotano attorno sono anch’essi dei punti. Il movimento dei baricentri dell’atleta e dell’attrezzo hanno sempre una componente orizzontale e una verticale.

Componente verticale

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MOVIMENTO DEL BARICENTRO DEL SAA

• Il movimento del baricentro del sistema atleta-attrezzo è dato dalla combinazione di quello dei due sottosistemi, l‘atleta e l’attrezzo, appunto.

• Nei grafici a lato sono descritti le proiezioni al suolo dei movimenti dei baricentri dell’attrezzo e dell’atleta.

Movimento del baricentro dell’attrezzo

Movimento del baricentro dell’atleta

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MOVIMENTO DEL BARICENTRO DEL SAA

• Il baricentro del SAA è pertanto la risultante di quello dei due sottosistemi.

• Nel grafico in alto è descritta la proiezione al suolo del movimento del SAA, il quale, come quello del lanciatore, ha una componente traslatoria nella direzione di lancio, ma con una progressione piùlineare.

• A seconda della tecnica di lancio possono esserci o meno dei “loop”, i quali altro non sono che la conseguenza di una ricerca da parte dell’atleta di orbite del martello piùampie. Sono pertanto da considerarsi indicatori di una buona tecnica.

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MOVIMENTO DEL BARICENTRO DEL SAA

• La componente verticale dei movimenti dei baricentri dell’atleta e dell’attrezzo determina l’altezza del baricentro del SAA.

• Tuttavia anche il baricentro del SAA si muove e non si trova ad un’altezza fissa rispetto alla pedana, come si vede dalla figura.

• Si può notare come i movimenti verticali del baricentro del SAA siano influenzati soprattutto da quelli del martello e come il baricentro del lanciatore nei primi giri abbia fluttuazioni di minore entità.

Zs = movimento del baricentro del SAA

Zst = movimento del baricentro del lanciatore

Zsh = movimento del baricentro del martello

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ANGOLI AZIMUTALI

• Samozvetov, nel 1974, ha per primo introdotto gli “angoli azimutali” come sistema di riferimento nelle analisi del lancio del martello.

• L’angolo azimutale dà la posizione del martello lungo la proiezione sul piano orizzontale della sua orbita e definisce un qualunque istante del lancio stesso. Detto angolo si ricava in senso antiorario prendendo come riferimento (0°) la parallela alla bisettrice del settore di lancio passante dal baricentro del SAA .

Questo, ad esempio è l’istante in cui il lancio di Sedykh è a 180°, secondo il sistema di riferimento di Samozvetov, perché è in quel punto dell’orbita che si trova il martello in quel momento.

270° 90°

180°

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INCLINAZIONI DELLE ORBITE

• I tre baricentri descrivono delle orbite: quelle del martello sono ampie, quelle del lanciatore meno, quelle del SAA sono dei piccoli loop.

• Queste orbite hanno una torsione diversa tra di loro, che è osservabile dall’analisi dei punti alti (PA) e dei punti bassi (PB).

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LE FASI DEL LANCIO

• Impugnatura e preavvio

• preliminari

• entrata al primo giro

• tre o quattro giri, divisi in:

� fasi di singolo appoggio

� fasi di doppio appoggio

• finale

SA1, SA2,

SA3, SA4

Singoli

appoggi

DA1, DA2,

DA3, DA4

Doppi

appoggi

T1, T2, T3, T41°, 2°, 3°,

4° giro

SimboloSimboloSimboloSimboloFaseFaseFaseFase

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IMPUGNATURA• L’impugnatura del martello

deve avvenire con la maniglia dell’attrezzo posizionata tra le falangi prossimali e quelle mediali della mano sinistra e con la mano destra sopra la sinistra.

• Tuttavia, nel martello femminile alcune atlete evolute tendono ad impugnarlo posizionando la maniglia tra le falangi mediali e quelle distali, al fine di aumentare il raggio di curvatura dell’orbita del martello.

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PREAVVIO

• Per preavvio si intende la parte iniziale del lancio, in cui l’atleta inizia a muovere il martello.

• E’ una fase soggettiva in cui l’atleta deve sentirsi a suo agio

• I tipi di preavvio sono tre:

� frontale: atleta con i piedi fermi e martello che si stacca da terra davanti o sotto l’atleta stesso

� laterale: atleta con i piedi fermi e martello che si stacca da terra a destra o a sinistra dell’atleta stesso

� dinamico: atleta che stacca il martello da terra e solo dopo piazza i piedi nella posizione utile per l’esecuzione dei preliminari

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PRELIMINARI• Leggero caricamento sulle

gambe.

• Ampiezza dei piedi superiore di circa il 10 % rispetto alla larghezza delle spalle.

• Baricentro del SAA oscillante da un appoggio all’altro.

• Posizione dei piedi circa opposta alla direzione di lancio in modo da far uscire l’attrezzo al termine del lancio parallelo alla bisettrice della pedana (90°).

• Sguardo rivolto preferibilmente verso il fondo della pedana per tutta la durata dei preliminari.

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PRELIMINARI• Su tutti i preliminari eccetto l’ultimo il punto basso deve essere laterale, ma

non dietro la linea dei piedi.

• Si effettua una presa attiva del martello sui preliminari tramite:

� spinta breve ed energica della gamba sinistra contro l’anca destra

� rotazione delle spalle verso destra con una torsione di 50 – 70 %

� ripresa attiva del martello attorno ai 220° per imprimergli forza sino agli 0° circa (vedi figura pagina precedente)

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ENTRATA AL PRIMO GIRO• Momento cruciale del lancio perché si passa da un martello in movimento ad un

intero sistema in movimento

• Spostamento al centro del punto basso del martello.

• La gamba destra imprime accelerazione al martello.

• La gamba sinistra deve essere piegata al ginocchio: il caricamento minimo (130°circa al ginocchio) è appena oltre il PB, poi comincia il ricaricamento.

• Al momento del distacco del piede destro dalla pedana (90° azimuth circa) il martello deve trovarsi all’altezza delle spalle o sotto.

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ENTRATA AL PRIMO GIRO

• Differenze tra tecnica a 3 e a 4 giri:

� con la tecnica a 4 l’inclinazione all’entrata deve essere inferiore;

� con la tecnica a 4 la velocità di entrata deve essere inferiore;

� con la tecnica a 4 la partenza dei piedi deve avvenire con il tallone sinistro sollevato, mentre con la tecnica a 3 è la punta del piede sinistro che deve essere sollevata. In entrambi i casi detti sollevamenti non devono essere molto pronunciati al fine di non compromettere l’assetto di entrata con un eccessivo, e quindi dannoso, innalzamento del SAA.

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TECNICA DELLE ANCHE CONTRAPPOSTE

• COS’E’ : è il tentativo di massimizzare il raggio dell’orbita del martello tramite un piegamento in avanti del tronco con relativo arretramento delle anche.

• VANTAGGI: non si hanno vantaggi di tipo strettamente biomeccanico, bensì degli effetti positivi sulla coordinazione neuromuscolare del movimento. Infatti, a parità di velocità tangenziale, il tempo di spinta della gamba destra è maggiore.

• QUANDO SI UTILIZZA: è conveniente utilizzare la tecnica ad anche contrapposte solo all’entrata al primo giro. Sui giri successivi le anche devono essere invece più in avanzamento.

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FASE DI SINGOLO APPOGGIO

• Il lanciatore deve offrirsi all’inerzia del martello fino a quando questo non raggiunge il punto alto.

• Le spalle devono rimanere rilassate e parallele al suolo.• Il lanciatore deve avere lo sguardo rivolto verso il

martello.• A partire dal punto alto del martello, il piede sinistro

agisce attivamente ed energicamente sul SAA.

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FASE DI SINGOLO APPOGGIO

• A partire dal punto alto del martello, il piede sinistro agisce attivamente ed energicamente sul SAA, in particolare:

� il martellista si “genuflette” in pedana;

� con un ricaricamento sulla gamba sinistra (angolo ginocchio circa 90°);

� con le anche in marcato avanzamento;

� con il tallone sinistro sollevato da terra ed il ginocchio che punta verso la pedana.

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FASE DI SINGOLO APPOGGIO

• E’ importante mantenere il triangolo spalle-braccia.

• Il lanciatore deve avere lo sguardo rivolto verso il martello.

• In questa fase si raggiunge il massimo anticipo sul martello (vedi “focus”)

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FASE DI DOPPIO APPOGGIO

• Nella fase di DA il martello raggiunge il punto basso ed il lanciatore il punto alto.

• Il lanciatore deve avere lo sguardo rivolto verso il martello.

• La proiezione in pedana del baricentro del SAA nella fase di DA passa gradualmente dal piede destro a quello sinistro.

• Alla fine del DA l’anticipo sul martello raggiunge i valori minimi.

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FINALE

• Dal momento del contatto del piede destro con la pedana l’atleta deve accelerare il martello esclusivamente con gli arti inferiori.

• Sul punto basso l’azione del finale si differenzia da quella dei giri: la gamba sinistra si blocca e quella destra continua a girare estendendosi progressivamente.

• Infine interviene l’azione del tronco e delle braccia.

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FINALE

• Un finale ben eseguito deve permettere all’atleta di rimanere in perfetto equilibrio dopo il rilascio dell’attrezzo.

• Un finale ben eseguito è il principale segnale di una corretta ed efficace esecuzione dei giri.

• L’idea del finale è stata così descritta da Litvinov: “Nel finale mi sento come un’auto che va a schiantarsi contro un muro: la macchina si pianta lì e tutta l’energia viene trasferita al passeggero che schizza fuori dal parabrezza”.

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FOCUS

• Fasi di doppio e di singolo appoggio

• Movimento dei piedi

• Anticipo sul martello

• Curva di velocità

• Analisi cinematica, e poi?

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FASI DI DOPPIO APPOGGIO E DI SINGOLO APPOGGIO

• Durante i giri e il finale la maggior parte della accelerazione viene impressa al martello durante le fasi di DA.

• Quindi è importante adottare una tecnica di lancio che massimizzi il rapporto DA/SA

• Qui sono analizzate le durate si DA e di SA dell’ 86,74 di Sedykh.

0”21SA3

0”27Finale (F)

0”22DA3

0”21SA2

0”26DA2

0”24SA1

0”20DA1

TempiFase

41,0 %SA/L

42,2 %DA/L

0”66Durata fasi SA

0”68Durata fasi DA

1”61Durata lancio (L)

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FASI DI DOPPIO APPOGGIO E DI SINGOLO APPOGGIO

• Nel 1971 Samozvetov ha proposto una classificazione degli stili di lancio in rapporto agli azimuth in cui iniziano e finiscono le fasi di SA e DA.

• Il più efficace oggi è considerato quello con sollevamento ritardato e piazzamento anticipato del piede sinistro.

• Questo perché, oltre a massimizzare il rapporto DA/SA, consente un arco di accelerazione maggiore sul finale.

• Nella tabella si vede come un finale lungo contribuisca ad aumentare il rapporto DA/SA. 41,0 %SA/L

143,9 %(DA+F)/SA

62,9 %(DA+F) / L

0”66Durata fasi SA

0”95Durata fasi DA + F

1”61Durata lancio (L)

Inizio DA

Inizio SA

Arco di accelerazione sui giri

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FASI DI DOPPIO APPOGGIO E DI SINGOLO APPOGGIO

• Nella tabella a lato vengono riportati i piazzamenti e i sollevamenti consigliati secondo le considerazioni fatte.

• Nella figura è riportato il piazzamento dei piedi nell’ 86,74 di Sedykh.

220°-230°50°-60°Quarto giro

230°-240°60°-70°Terzo giro

240°-250°70°-80°Secondo giro

250°-260°80°-90°Primo giro

Inizio DAInizio SAFase

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MOVIMENTO DEI PIEDI

• Nella tecnica moderna i piedi “guardano” idealmente il martello durante il corso dei giri, a partire dall’entrata. Solo sul piazzamento all’inizio delle fasi di DA si riscontra un certo anticipo.

• Durante i giri i piedi mantengono sempre un certo parallelismo tra loro ad eccezione del momento in cui il martello si trova sul punto basso. In questo punto il piede sinistro anticipa l’altro piede creando una sorta di V che serve a “puntellare” il passaggio del baricentro del sistema dall’appoggio destro a quello sinistro ed a spostare l’asse di rotazione dalla punta del piede al tallone.

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MOVIMENTO DEI PIEDI

• Il primo giro, per i lanciatori a 4, deve essere eseguito sulla pianta non sul tallone. Per le donne, che hanno il piede più piccolo, è da valutarsi la necessità di una partenza sulla pianta.

• La traslocazione in pedana deve essere rettilinea a partire dai 180° circa. Il punto di partenza sarebbe meglio se fosse un po’ più spostato a destra, per aumentare i DA durante i giri, ma è comunque soggettivo.

• Nella prima metà del SA si nota spesso una supinazione del piede di appoggio. Questo passaggio è dato dal tentativo di ricaricarsi con energia alla ricerca del DA successivo, ma non deve essere ricercato volontariamente perché induce una certa (ed indesiderata) attività delle spalle.

• E’ importane che detto movimento comunque non sia “spezzato” nel passaggio tacco-punta ma sia una sorta di rullata uniforme e continua.

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ANTICIPO SUL MARTELLO

• Uno degli aspetti più innovativi della tecnica di lancio moderna rispetto a quella fino agli Anni ’70 è stato il cambiamento del modo in cui il lanciatore ottiene l’anticipo sul martello.

• Per analizzarlo si devono considerare tre assi del lanciatore:

• l’asse passante per le spalle (S)

• l’asse passante per le anche (A)

• l’asse passante per i piedi (P)

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ANTICIPO SUL MARTELLO

• Nella tecnica precedente l’anticipo sul martello si otteneva tenendolo “a rimorchio”: l’asse delle spalle era quasi parallelo a quello delle anche e non si poneva attenzione al triangolo braccia spalle (vedi gomito flesso).

• Invece nella tecnica moderna il triangolo non si rompe e l’anticipo sul martello si crea aumentando la torsione tra l’asse delle spalle e quello delle anche, a tutto vantaggio del raggio dell’orbita.

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ANTICIPO SUL MARTELLO• L’anticipo sul martello non è

costante nel corso dei giri, ma è piùmarcato al termine della fase di SA.

• Infatti essere in anticipo sul martello è un’opportunità di accelerazione da “spendere” nella fase di DA, quando si può trasferire efficacemente velocità all’attrezzo.

• La massima torsione tra gli assi si ha quindi al piazzamento del piede destro, mentre sul punto basso i tre assi sono praticamente allineati.

• Sul finale oltre alla detorsione degli assi si ha la torsione nell’altro senso, conseguenza di un’accelerazione più lunga possibile.

180°

18O°

18O°

P

P

P

A

A

A

S

S

S

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ANTICIPO SUL MARTELLO

• A titolo d’esempio, nel record del mondo della Wlodarczyk(77,96 del 2009) il triangolo è stabile, con angoli compresi tra gli 82° quando il martello è più avanti (esclusa l’entrata al primo giro) e i 123°.

• La figura, tratta da uno studio di Klaus Bartoniez, mostra invece la disposizione dell’asse delle spalle, dell’asse delle anche e del martello alla fine dei SA di un lancio di 84,92 di Sedykh.

79°110°97°123°

FinaleFine SA4

Fine DA3

Fine SA3

82°120°104°94°71°

Fine DA2

Fine SA2

Fine DA1

Fine SA1

Entra-ta 1G

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CURVA DI VELOCITA’

• Nell’analisi di un lancio, l’esame della curva di velocità ci restituisce molte informazioni.

• Nella curva presa ad esempio, quella del lancio di 86,74 di Sedykh, si può notare come la velocitàcresca nelle fasi di DA e decresca nelle fasi di SA (Ritmo all’interno del giro).

• Si nota inoltre come tra fasi omogenee del giro cresca anche la velocità di giro in giro (Ritmo tra i giri).

Ritmo nel giroRitmo nel giroRitmo nel giroRitmo nel giro

Ritmo tra i giriRitmo tra i giriRitmo tra i giriRitmo tra i giri

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CURVA DI VELOCITA’• Fermo restando che l’interpretazione del ritmo del

lancio è soggettiva, esistono degli indicatori di una tecnica efficace che si possono ricavare dall’analisi della curva di velocità.

• Un buon lancio presenta innanzitutto innalzamenti marcati nelle fasi di DA, soprattutto negli ultimi due giri.

• Un buon lancio presenta deflessioni della curva ridotte in corrispondenza dei SA, e ciò rivela capacità di mantenere elevata la velocità anche nelle fasi “critiche” del giro.

• Nel grafico a fronte si riporta, a titolo d’esempio di ritmo tra i giri, l’incremento percentuale della velocità nel corso del lancio dei finalisti della coppa del mondo di Atene 2006, da cui si evince che essa avviene mediamente:

• Il 31 % nel primo giro,

• Il 24 % nel secondo giro,

• Il 21 % nel terzo giro,

• Il 24 % nel quarto giro.

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CURVA DI VELOCITA’

• Nonostante sia evidente che è nel DA che si incrementa la velocità e che nel SA bisogna accontentarsi di limitarne il decremento, le curve di velocità reali non “rendono giustizia” alle fasi di SA, nel corso delle quali il lanciatore, tramite il ricaricamento della gamba sinistra e grazie al momento delle forze (dovuto al fatto che il baricentro del SAA non è sulla verticale dell’appoggio al suolo) consente di imprimere comunque forza all’attrezzo.

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CURVA DI VELOCITA’

• Uno studio di Dapena del 1984 sottolinea infatti come sia necessario considerare:

� L’effetto della forza di gravità, in quanto il martello ha la maggior parte della fase discendente durante i DA;

� L’effetto della traslocazione, che è da sommare o da sottrarre alla velocità effettiva a seconda di dove si trova il martello in quell’istante, se si vuole isolare l’accelerazione impressa dal lanciatore rispetto alle altre variabili.

� Nei grafici a lato si riporta la curva della velocità reale di un lancio e, per lo stesso lancio, la curva di velocità epurata dell’incidenza della forza di gravità e della traslocazione dell’atleta in pedana.

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CURVA DI VELOCITA’

• La curva di velocità descrive la velocità tangenziale del baricentro del martello.

• La velocità tangenziale è pari al prodotto tra la velocitàangolare (espressa in rad/s) ed il raggio di rotazione (espresso in metri).

• La formula è V = ωωωω x r.

• La velocità angolare è la velocità con cui il SAA ruota su se stesso e il raggio è la distanza tra il baricentro del SAA e quello del martello.

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CURVA DI VELOCITA’

• Il raggio nel corso del lancio non ècostante e dipende:

� dalla fase del lancio (preliminari o giri, che sono quelli che ci interessano di più);

� dalla fase del giro in cui ci si trova (infatti nel DA l’anticipo sul martello è minimo e il raggio massimo, mentre sul SA viceversa);

� dalla postura dell’atleta (avanzamento delle anche ed “arrotondamento” delle spalle);

� dalla lunghezza delle braccia dell’atleta;

� dalla massa dell’atleta (più un atleta èpesante, più sarà corta la distanza tra il suo baricentro e quello del SAA, e di conseguenza più sarà lunga la distanza tra il baricentro del SAA e quello del martello).

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CURVA DI VELOCITA’• Anche la velocità angolare non è

costante e dipende:

� dal raggio di rotazione, con il quale è inversamente correlato. Infatti a parità di velocitàtangenziale più il raggio è lungo piùla velocità angolare è bassa e viceversa. Siccome il raggio nel corso del lancio non è costante, anche la velocità angolare, ceterisparibus, non è costante.

� Dal momento della forza impressa dall’atleta all’attrezzo, con tutte le implicazioni connesse alla possibilità di accelerazione nelle fasi di SA e di DA, come abbiamo giàanalizzato in precedenza.

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ANALISI CINEMATICA, E POI?

• Nella mia trattazione ho descritto prevalentemente il lancio sotto il profilo cinematico, ma il lancio del martello possiede molte più sfaccettature.

• L’analisi dinamica del lancio non descrive i movimenti dei corpi in gioco come se fossero privi di massa, ma ci informa anche sulle forze generate. A tal proposito sono da considerare:

� studi sulle grandezze dinamiche delle orbite, da ottenersi tramite calcoli sui filmati ovvero tramite dinamometri fissati sul martello;

� studi sulle forze impresse dall’atleta al suolo tramite pedane che rilevino la pressione (o calzature: la fantasia non ha limiti …)

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ANALISI CINEMATICA E POI?

• L’analisi sull’attivitàmuscolare dell’atleta durante le fasi del lancio tramite, per esempio, tracciati elettromiografici;

• L’analisi dei feed backdell’atleta. Per un allenatore, soprattutto se da giovane non è stato un campione, un ottantametrista è come un astronauta che va sulla luna: quando torna bisogna farsi portare indietro le foto, i reperti (cioè le sue sensazioni).

86,74

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• Pozzo, Renzo. (1992). Il lancio del martello. Aspetti teorici e pratici. Atletica Studi

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• Pozzo, Renzo. (1993). Forze di reazione al suolo, cinematica dell’attrezzo nei preliminari e nei giri del lancio del martello.

• Dyson Geoffrey. (1968) Principi di meccanica in atletica.

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Quello che vi ho presentato Quello che vi ho presentato èè solo solo ……

IL MARTELLO SECONDO GIAN MARIOIL MARTELLO SECONDO GIAN MARIO

Grazie dellGrazie dell’’attenzione e alla prossimaattenzione e alla prossima