EDV 160 - E tu, hai uno spirito creativo? Nuovi linguaggi per comunicare la fede

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Periodico della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo | n°. 160 - anno XXXV | Aprile 2014 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? Nuovi linguaggi per comunicare la fede EDITORIALE Essere audaci e creativi ATTUALITÀ I nostri talenti al servizio del Vangelo IN COMUNITÀ Le parole della missione ESPERIENZE DI VITA E D V

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Come intercettare i desideri e le domande di chi incontriamo quotidianamente in famiglia, al lavoro o più semplicemente per strada ? È da questo interrogativo che riflettiamo sulle modalità per rinnovare il linguaggio non solo dal punto di vista comunicativo, ma anche interiore. Ovvero capire come oggi il Signore ci parla.

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E TU,HAI UNO SPIRITO CREATIVO?Nuovi linguaggi per comunicare la fede

EDITORIALEEssere audacie creativi

ATTUALITàI nostri talential servizio del Vangelo

IN COMUNITàLe paroledella missione

esperienze di vitaedv

SommarioEdV • aprile 2014

Come intercettare i desideri e le domande di chi incontriamo quotidianamente in famiglia, al lavoro o più semplicemente per strada ? È da questo interrogativo che riflettiamo sulle modalità per rinnovare il linguaggio non solo dal punto di vi-sta comunicativo, ma anche interiore. Ovvero capire come oggi il Signore ci parla.

Giovanni CattaneoLuigi CrimellaRosalba BeatricePaolo CattaneoGiorgia EvangelistiVilma CazzulaniDonatella Zurlo PROGETTO GRAFICOPaolo [email protected]

Il Piccolo Gruppo di CristoVia San Pietro, 2020832 Desio, MB

www.piccologruppo.it

[email protected](+39) 0362 621651(+39) 0362 287322

info PGCredazione EDV

Essere audacie creativiGiancarlo Bassanini

pag.4

I nostri talential servizio del VangeloAndrea Fazio

pag.6

Servireper aprirsi al mondoCinzia e Rossano Da Re

pag.8 Servitoredella consolazioneRosalba Beatrice

pag.16

La chiesae il tempo veloceLuigi Crimella

pag.11

ATTUALITà

EDITORIALE

IL VOLTO DEI SANTI

CHIESA NEL MONDO

Giovanni XXIII eGiovanni Paolo II :“Festa della santità”

pag.14

Una nuova rubrica!

Siamo contenti di potervi offrire

una nuova sezione all’interno del

nostro periodico: “L’angolo dei li-

bri”! Uno spazio dedicato a recen-

sioni di libri su temi di attualità e di

spiritualità. Un linguaggio imme-

diato e uno spazio utile dove poter

prendere spunto per qualche lettu-

ra interessante o idea regalo.

PENSIERO SPIRITUALE

Appuntamenti della Chiesa Universale13/4 - 29° Giornata Mondiale della Gioventù. Tema: “Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli” (Mt. 5,3)18/4 - Giornata per le opere di Terra Santa

27/4 - Cononizzazione di Giovanni XXIIIe Giovanni Paolo II1/6 - 48° giornata mondiale delle comunicazioni sociali

Le parole della missioneAntonio Longo

pag.22

Un capodannoalternativoElisabetta Fumagalli

pag.24

Chiesa e Internet.Storie, novità e applicazionidal mondo della rete

pag.30

IN COMUNITà

in RETE

Chi potrà mai separarcidall’Amore di Dio?Galli Lorenzo

pag.18

Il ricordodi SabatinoFranco Duca

pag.26

Una lettura per tutti i gusti.Alcune recensioni da non perdereVilma Cazzulani e Donatella Zurlo

pag.30L’ANGOLO DEI LIBRI

NEWS

Settimana di Comunità 2014:iscrizioni aperte

pag.31

Papa Francesco, Messaggio per la 48° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Non basta passare lungo le “strade” digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accom-

pagnata dall’incontro vero. Non possiamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere

amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della

comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere

tenerezza. La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità

dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento.

Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza

cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali.

4 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

RITROVIAmO IL CORAGGIO E LA GIOIA DELLA PROFEzIA RIPARTEnDO DA DIO

EDITORIALE

L’origine e il fine della nostra Comu-nità, a me pare che, sia tutto racchiu-so in quel “Salvarci per aiutare altri a salvarsi”.

“Salvarci”, infatti, credo significhi ac-cogliere il dono gratuito che Gesù ci fa di sé stesso sulla croce, morendo, Lui il giusto, per la salvezza di noi che siamo peccatori.

“Aiutare gli altri a salvarsi” tramite

“la nostra umile e fedele presenza” penso voglia dire favorire l’incontro degli altri con Gesù, unica salvezza di ogni uomo.

L’apertura missionaria, per noi del Piccolo Gruppo, si colloca dunque all’interno del dono della “consacra-zione” che abbiamo ricevuto anche noi sposi, assieme ai nostri celibi, dal Signore Gesù, attraverso il dono della nostra Comunità. La profondità del

nostro cuore è abitata da questo biso-gno di salvezza?Gesù è il nostro sommo e unico bene?Ci lasciamo abitare e santificare dallo Spirito Santo - Amore?La volontà di Dio ci si manifesta all’interno della relazione amorevole che quotidianamente cerchiamo di intessere con il Padre?

Se tutto questo corrisponde al nostro sentire più vero, allora credo sia giun-

di Giancarlo Bassanini[responsabile generale]

Essere audacie creativi

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 5

to il momento di essere audaci e cre-ativi nella ricerca di uno stile nuovo e di un linguaggio altrettanto nuovo per evangelizzare noi stessi e gli altri. Per intercettare i desideri, i bisogni e le istanze dei giovani smarriti e senza lavoro del nostro tempo, ma anche più semplicemente delle persone che incontriamo nei luoghi di lavoro, nel caseggiato, in famiglia e in comunità.

Aiutiamoci a rinnovare il nostro linguaggio sia a livello interiore che dal punto di vista comunicativo, ma soprattutto a ricentrare la nostra vo-cazione come consacrati su Gesù e attraverso di Lui su tutto il nostro prossimo.

L’apertura missionaria che è in fili-grana in ogni riga della nostra Co-stituzione ci spinga a riconsegnare il dono ricevuto ad altri e con la stessa gratuità con cui a noi è stato dato. Non certo per merito nostro, ma per sua pura e preveniente grazia.

La posta in gioco è alta, si tratta della sopravvivenza del dono di Dio fatto al Piccolo Gruppo, ma attraverso di esso alla sua Chiesa e al mondo con-temporaneo.

Non è più tempo di rimanere nel nido che ci contiene ma è ora di uscire per lasciarci inviare da Dio nelle periferie esistenziali senza paura nè di sbaglia-re né di sporcarci col fango delle stra-de per incontrare gli altri, bisognosi come noi di ritrovare il senso vero della vita.

È opportuno rileggere quanto lo Spi-rito ha fatto emergere nel corso del recente nostro Congresso, mettere in atto tutto il magistero di Papa Fran-cesco e quanto sta emergendo dalle istanze dei nostri giovani ormai av-viati su questa strada: quella dell’im-pegno missionario rivolto all’interno della comunità e anche all’esterno della stessa per farci prossimo ai mol-

ti che hanno il cuore ferito.

Gli anziani e gli ammalati sono il ful-cro di questa apertura missionaria. A loro chiediamo l’offerta del magiste-ro della loro sofferenza, convinti che questa è l’espressione più alta della loro preghiera.

Maria Santissima ci guidi Lei su que-sti sentieri nuovi incontro al Cristo che muore, ma che la morte non ri-

esce ad imbrigliare, perché l’amore è più forte della morte.

Sono sicuro che ce la faremo e che da questa apertura missionaria rinnovata scaturirà una rigenerazione umana e spirituale di tutto il Piccolo Gruppo, che il nostro carisma tornerà ad es-sere fecondo e noi ritroveremo, come agli inizi, il coraggio e la gioia della profezia.

Un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede rende noto che il San-to Padre Francesco ha indetto la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, da tenersi in Vaticano, dal 5 al 19 ottobre 2014, sul tema: “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizza-zione”. Nel capitolo del Codice di Diritto Canonico relativo alla tipologia delle assemblee sinodali si legge che: “Il Sinodo dei Vescovi si riunisce in assemblea generale straordinaria, se la materia da trattare, pur riguardan-do il bene della Chiesa universale, esige una rapida definizione”. “Molto importante è la indizione di un Sinodo Straordinario sul tema della pastorale della famiglia - ha detto il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi - Questo è il modo in cui il Papa intende portare avanti la riflessione e il cammino della comunità della Chiesa, con la partecipazione responsabile dell’episcopato delle diverse parti del mondo”. “È giusto - ha aggiunto Padre Lombardi - che la Chiesa si muova comuni-tariamente nella riflessione e nella preghiera e prenda gli orientamenti pa-storali comuni nei punti più importanti - come la pastorale della famiglia - sotto la guida del Papa e dei vescovi. L’indizione del Sinodo straordina-rio indica chiaramente questa via. In questo contesto proporre particolari soluzioni pastorali da parte di persone o di uffici locali può rischiare di ingenerare confusione. È bene mettere in rilievo l’importanza di condur-re un cammino nella piena comunione della comunità ecclesiale”.

Papa Francescoconvoca un Sinodo straordinariosulla famiglianell’ottobre 2014

6 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

ATTUALITà

LA TESTImOnIAnzA DI Un GIOVAnE ASPIRAnTE: VIVERE IL VAnGELO In mODO CREATIVO

Papa Francesco in un tweet ai gio-vani invita a mettere i propri talen-ti al servizio del Vangelo, con cre-atività e con carità senza frontiere. Come accogli questa esortazione del Santo Padre dentro di te?Questa bella esortazione la accolgo cercando di mettere in pratica quello che il Papa invita a fare. Sicuramente la dimensione in cui questo può esse-re reso possibile è quella del servizio. L’importante e, a volte, anche il diffi-cile è mettersi a completa disposizio-ne proprio con carità senza frontiere. Per me, in particolare, significa cerca-re ogni giorno di fare bene quello che devo fare e di dare una mano a chi me la chiede.

Entriamo nella Scrittura (Mt 25, 14-30). La parabola dei talenti orienta sulla crescita del Regno: il Regno cresce quando mettiamo a frutto i doni ricevuti per servire. Nel tuo piccolo, alla luce della Ve-

I nostri talential serviziodel Vangelodi Andrea Fazio

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rità, “(…) chi vorrà salvare la pro-pria vita la perderà, ma chi perde-rà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 10,39), come provi ad “invertire la rotta” dalle mode del tempo per mettere a frutto i tuoi talenti?Sicuramente il modo più efficace è proprio quello del confronto con la Scrittura. Conosco tantissimi ragazzi pieni di talenti e che fanno del bene, io ho la fortuna di poterlo fare rico-noscendo che lo faccio per Gesù. Il rapporto con Dio cambia la mia rotta. All’inizio pensavo che i miei talenti fossero le cose in cui riuscivo meglio, ora capisco che sono le attività in cui sono più utile agli altri e quindi a Dio. Vivere con Dio mi aiuta ad entra-re nel vero senso del servizio, che è amare ciò che Lui ama e non ciò che attira la mia attenzione. La preghiera quotidiana mi aiuta proprio a cercare di capire, durante tutta la mia giorna-ta, quali sono le occasioni in cui pos-so mettere a frutto la mia vita.

Nel quotidiano, famiglia, parroc-chia, università, tempo libero, in-contrerai tante persone e, soprat-tutto, tanti giovani come te. Nel loro cuore avranno tante domande sulla loro vita, tanti perchè. Riesci a condividere i doni che Dio ti ha dato e a comunicare che siamo doni gli uni per gli altri? In realtà i primi a comunicarmi la bel-lezza di Dio sono proprio le persone che incontro. Ho la fortuna di avere tante amicizie, con alcune condivido la fede e con molte altre no, ma tutte sono veramente un dono per me. È vero, hanno tante domande nel cuo-re, domande che ho anch’io. Non so quanto io riesca a comunicare che siamo doni gli uni per gli altri, biso-gnerebbe chiederlo a chi mi conosce, sicuramente, però, non lascio Dio al di fuori di ogni mio rapporto. Cer-co di vivere sempre in autenticità la mia vita, aspirando a vivere come un Vangelo vivente, poi i doni che rice-

viamo o che diamo è sempre Dio a scambiarli. Questo vale per me e per le persone che frequento. Non sono mai riuscito a capire quanto in realtà io riesca a trasmettere i doni che Dio mi fa, tuttavia, sì cerco di condivider-li, perchè sono sempre presenti nella mia vita e se gli altri li notano, allora, è sicuramente grazia.

I cristiani stessi spesso hanno un’immagine confusa del Padre, visto come padrone severo. Que-sto ci allontana dal Regno, chiude l’uomo in se stesso. Gesù, al con-trario, ci dà l’immagine di un Dio misericordioso. Ci pone in un’al-tra relazione. Anche la Chiesa ci richiama spesso a questa realtà di Dio. Secondo te, tutto si gioca sul-la testimonianza viva e diretta di un Dio fattosi Amore, anche se in contrasto con la logica del mondo?Assolutamente sì. Fortunatamente nella mia vita non ho mai avuto la percezione di Dio come un padrone severo, né mi è mai stato presentato in questo modo. Il mondo da solo già mette paura, un Dio che mette paura è la sconfitta totale. In realtà tutti, chi in un modo chi in un altro, cerchia-mo l’amore e Dio è “Amore”. Questa è un’altra “vittoria che ha sconfitto il mondo”. La vita dell’uomo di fatto è una ricerca di amore e quindi di Dio. La nostra vita, la nostra testimonian-za e, sopratutto, la salvezza si gioca su questo: sull’amore. Se viviamo in-namorati di Dio sarà anche naturale essere contagiosi. Io parlo sempre a tutti delle persone a cui voglio tanto bene. Nella mia vita il bene che rice-vo influenza il mio modo di essere. Se Gesù è la persona a cui voglio più bene in un modo o in un altro vorrei poterlo condividere e vale lo stesso per tutto l’amore che Dio mi dona, sono tanto contento di riceverlo. Le cose belle le condividi di riflesso, proprio perchè sono belle.

Nel santo pellegrinaggio, il Signo-

PreghieraGMG Rio 2013

Padre, hai inviato il Tuo Figlio Eterno per salvare il mondo e hai scelto uomini e donne affinché, per Lui, con Lui e in Lui, proclamassero la Buona Novella a tutti i popoli. Concedi le grazie necessarie perché risplenda sul volto di tutti i giovani la gioia di essere, mediante la forza dello Spirito, gli evangelizzatori di cui la Chie-sa ha bisogno nel Terzo Millennio.

Cristo, Redentore dell’umanità, la Tua immagine con le braccia aperte sulla cima del Corcovado accoglie tutte le persone. Nella Tua offerta pasquale, ci hai condot-to mediante lo Spirito Santo all’incontro filiale con il Padre. I giovani, che si nu-trono dell’Eucaristia, Ti ascoltano nella Parola e Ti incontrano nel fratello, hanno bisogno della Tua infinita misericordia per percorrere le strade del mondo come discepoli-missionari della nuova evange-lizzazione.

Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio, con lo splendore della Tua Veri-tà e con il fuoco del Tuo Amore, effondi la Tua Luce su tutti i giovani affinché, spinti dalla Giornata Mondiale della Gioventù, portino nei quattro angoli della terra la fede, la speranza e la carità, di-ventando grandi costruttori della cultura della vita e della pace e protagonisti di un mondo nuovo.

Amen!

re parla: amore, servizio, condivi-sione, dono gratuito. Nel tempo dell’azione, come giovane “auda-ce” e “creativo”, ti viene in mente uno slogan, una massima, alcune parole di Gesù da mettere in co-munione per incoraggiare a ripen-sare gioiosamente l’evangelizza-zione come Chiesa e comunità?Credo che le parole più adeguate sia-no quelle della nostra Icona: “Lavora e prega, fa opere di bene senza pre-tendere nessuna ricompensa. Ti ve-drò”.

8 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

ATTUALITà

L’ESERCIzIO DEL DESPREnDImIEnTO: ImPARARE A STACCARSI DALLE PROPRIE IDEE

di Cinzia e Rossano Da Re

Servireper aprirsial mondo

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 9

Cinzia e Rossano vivono da 3 anni in Perú. Con loro i tre figli: Federica, la maggiore, ha appena compiuto 17 anni. Ha terminato gli studi secon-dari e si sta preparando per entrare all’Universitá. Ha deciso di studia-re medicina. Leonardo ha 14 anni e mezzo ed é al 4° anno di secondaria, mentre Elisabetta, con i suoi 9 anni e mezzo, frequenta il 5° grado di pri-maria.

La Famiglia Da Re vive all’interno della fraternitá delle famiglie mis-sionarie del “Movimento Servi dei Poveri del Terzo Mondo”: il loro apostolato si realizza principalmen-te attraverso l’educazione, che viene offerta ai bambini e ai ragazzi piú poveri della zona, che non hanno la possibilitá di frequentare neppure i collegi statali. I missionari gestiscono e organizzano anche due collegi: uno femminile, intitolato a Santa Maria Goretti, ed uno maschile, dedicato a Francesco e Giacinta Marto. Tutta l’educazione ha al centro la persona, vista come figlia di Dio, che il Padre stesso affida al cuore missionario di ciascuno, per camminare insieme verso la vita eterna.

“Davvero - ci raccontano - la Chiesa ha bisogno di tanti missionari: la real-tá del Perú - ed in generale dell’Ame-rica Latina - vede la diffusione di molte sette e di varie confessioni, come i Protestanti e gli Evangelici. Loro vanno dove la Chiesa cattolica non é presente, soprattutto nei pae-sini. Fuori della cittá di Cusco non ci sono altre cittá, ci sono soprattutto paesini, migliaia e migliaia di paesini, senza sacerdote e quindi senza sacra-menti”. Inoltre una buona parte della popolazione é ancora legata a riti e credenze arcaiche. É anche per questa ragione che i valori cristiani della so-lidarietá, dell’amore al prossimo, del rispetto dell’altro non si sono potuti sviluppare pienamente e buona parte della popolazione vive nella povertá.

Rispetto al cammino di fede ci sono profonde lacune: nessuno raggiunge i paesini per fare catechesi e portare i sacramenti. Pochi sono i battezzati, pochissimi gli sposati. “Annunciare Cristo a questi fratelli, si traduce in amarli, per come sono, con la loro povertá, con la loro sporcizia, con la loro disorganizzazione, con i loro peccati...”

Cosa significa parlare del Vangelo in un mondo nuovo?Per la nostra poca esperienza, il pri-mo passo da fare é conoscere. Inizial-mente siamo arrivati qui con tante belle idee in testa: cose da dire, cose da fare, con la nostra impeccabile or-ganizzazione da paese sviluppato...peró subito ci siamo resi conto che questo popolo é diverso da noi.Ha una storia diversa dalla nostra ed il primo ed unico passo da fare, per incontrarci con loro, é accogliere le loro diversitá, senza dire o pensare “ma noi siamo piú ordinati, noi siamo piú organizzati, noi siamo piu´puliti ecc.”

Qual è la realtà delle famiglie che incontrate?Molte delle famiglie che accogliamo vivono in una sola stanza, in mezzo al disordine e alla sporcizia. Piatti sporchi, roba da vestire accumulata e sporca, immondizia nel pavimen-to, roba vecchia ammontonata. Il pavimento é di terra (fango quando piove), le mura sono di fango secca-to, il tetto di lamiera o di paglia. Non hanno scarpe, solo dei sandali fatti con vecchi copertoni. Sembra ovvio pensare che bisogna insegnare loro a fare ordine e a pulire e che, spiegato una volta, é fatta. Peró bisogna pen-sare che, in quasi la totalitá di queste famglie, la mamma é rimasta orfana da piccola o é stata abbandonata op-pure é finita a servizio presso altre fa-miglie. Spesso ha un passato fatto di abusi e di violenza. Chi le ha insegna-to a pulire? A lavare? A mantenere

l’ordine? A preparare una casa acco-gliente per i suoi figli? Noi abbiamo visto la nostra mamma e prima di lei le nostre nonne, che a loro volte era-no state educate dalle loro mamme... e cosí per molte generazioni.

E nella vita di fede?Non conoscono i sacramenti; nessu-no ha insegnato loro a praticarli. Non si sposano, perché i loro genitori non si sono mai sposati; non battezzano i figli, perché loro stessi non hanno ricevuto il Battesimo; non fanno la Comunione, perché non sanno cosa significa. Non sanno cosa é un Sa-cramento. Quindi dobbiamo tenere in conto tutto quanto. Questo non significa non insegnare e lasciare tut-to cosí com’é, ma significa avere pa-zienza e non stancarsi di ripetere loro le stesse cose, con lo stesso amore. Come con i nostri figli. Quante vol-te ripetiamo una cosa, perché diventi un abito acquisito?

Qual è il passaggio successivo?È l’accoglienza. Tu sei diverso da me, peró ti amo cosí, perché so che in te vive Cristo; so che sei mio fratello, figlio di Dio, sua creatura. Questo é un passo importante e a volte difficile da compiere, perché implica un “de-sprendimiento”, cioé uno staccarsi dalle proprie idee e convinzioni. Si-gnifica farsi poveri spiritualmente.

Il dialogo parte dall’ascolto dell’al-tro: come è iniziata la vostra espe-rienza? Quando siamo arrivati in Perú, ci sia-mo trovati di fronte all’ostacolo del-la lingua e alla fática di comunicare. Avevamo tante cose da dire, peró non sapevamo parlare lo spagnolo. Vole-vamo apprendere tante cose, peró non capivamo tutto. É duro quando non puoi comunicare! Anche la Mes-sa in una lingua differente dalla tua non ti entra nel cuore. Allora non ci rimaneva che ascoltare e parlare con l’Unico che ci poteva capire, che sa-

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?10

peva cosa provavamo e di che cosa avevamo bisogno: il Signore.

La comprensione dello spagnolo è migliorata?Adesso con la lingua va meglio, peró Lui rimane l’Unico che abbiamo bi-sogno di ascoltare, nella sua Parola e nel dialogo silenzioso con Lui, che é l’unico che ci puó dare i Suoi occhi, le Sue mani, le Sue spalle, il Suo Cuore.

C’è spazio per sperimentare nuove modalità di annuncio?A volte anche noi tentiamo varie stra-de, peró mano a mano che procedia-mo in questo servizio, ci rendiamo conto che forse l’importante é tornare all’essenziale, alla fonte: dall’amore vi riconosceranno e dalla misericordia. “…per dare al suo popolo la cono-scenza della salvezza, nella remissio-ne dei suoi peccati, grazie alla bontá misericordiosa del nostro Dio...”.Questi fratelli, inoltre, hanno bisogno di semplicitá e di chiarezza. Dobbia-mo loro insegnare a pregare in modo semplice, dobbiamo loro trasmettere le veritá della nostra Fede senza trop-pi discorsoni, ma con parole facili e vere. Soprattutto con l’esempio e l’amore tra di noi.

Quale rapporto è nato con le altre famiglie a voi vicine?Viviamo in una fraternitá di famiglie. Proveniamo da paesi e culture diver-

se e questo é fonte di arricchimento reciproco, ma allo stesso tempo co-stituisce un limite. La vita comuni-taria é una forza e allo stesso tempo una grande prova, che ci permette di crescere nelle virtú. Viviamo in un piccolo paesino e con le famiglie del posto, non si é ancora potuta instau-rare una grande relazione, perché la gente é molto chiusa e altrattanto dif-fidente. É gente della sierra, ovvero dell’alta montagna.

Il Papa nella Evangelii Gaudium ci richiama alla solidarietà e all’at-tenzione a chi viene escluso: cosa significano queste parole nel con-testo che state vivendo?Il Santo Padre ci anima molto e spes-so all’evangelizzazione. Leggendo i suoi discorsi lo sentiamo molto vici-no, perché fa riferimento a situazioni molto concrete e reali. E poi é suda-mericano e, ovviamente, comprende la situazione e i bisogni di questo continente, soprattutto invita sempre al coraggio, ad andare. Chi sono i poveri che incontrate tutti i giorni?Nella realtá in cui viviamo, davvero i poveri - quelli che non hanno da mangiare, né da vestiré - sono esclusi e disprezzati. Per loro non c’é diritto alla gentilezza, al rispetto, alla com-prensione. L’atteggiamento prevalen-te nei loro confronti non é neppure

la compassione, ma il disprezzo. Per fare un esempio: una persona povera che va all’ospedale, viene umiliata e non sempre riceve le cure necessarie. La stessa persona, invece, se viene ac-compagnata da un “gringo”, cioé da un bianco, viene súbito ricevuta e vi-sitata. Per non parlare dell’abuso che subiscono molte mamme, ingannate e convinte a praticare l’anticoncezio-nale come unica via per uscire dalla povertá in cui vivono. Regalano i contraccettivi, ma, soprattutto, iniet-tano alle donne povere delle iniezioni che le rendono sterili per minimo 3 mesi: potete immaginare quanto dan-nose siano queste iniezioni (é come prendere 90 pillole in una volta sola). Loro hanno piú bisogno di noi; non possono permettersi medicine e cure particolari, eppure vengono lascia-ti per ultimi. Il Papa ci richiama ad atteggiamenti che forse per noi sono ovvi, ma che la cultura dominante ha dimenticato.

Al termine della chiacchierata Rossa-no e Cinzia ci hanno consegnato que-sto messaggio:

Ovviamente ci mancate tutti voi del PGC, ci mancano le domeniche di comunitá, i ritiri, le adorazioni comunitarie, i nuclei e tutto quello che ci aiutava a fare un cammino di fede bello e profondo. Qui non abbiamo tutto questo, qui ci é chiesto di dare, ma va bene cosí, abbiamo ricevuto tanto e ora stiamo dando quello che abbbiamo ricevuto: “Gra-tuitamente avete ricevuto e gratuitamente date”. La nostra arma segreta é solo una, la piú importante: il Santissimo Sacramen-to nella cappellina al centro del luogo dove abbiamo le nostre case. Solo Lui é al centro della nostra vita ed é la unica fonte da cui possiamo attingere per prendere forza e co-raggio per andare avanti in mezzo a tante difficoltá e tentazioni. La seconda arma sie-te voi con le vostre preghiere e quindi forza andiamo avanti sostenuti da tante persone che pregano per noi.Un abbraccio e un saluto dalla alta Cordil-lera delle Ande.

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 11

LE qUESTIOnI DELLA ChIESA ITALIAnA SUL PIAnO RELIGIOSO, ETICO, POLITICO E SOCIALE

CHIESA NEL MONDO

In pochissimi giorni, alla fine del mese di marzo (quando viene scrit-to questo articolo), Papa Francesco è riuscito a stupire l’opinione pubblica con diversi gesti. Sono apparente-mente slegati gli uni dagli altri, toc-cano ambiti diversi della vita della Chiesa o della società, ma li acco-muna un tratto: quello della rapidità e determinazione con il quale sono stati compiuti, oltre al significato sto-rico e sovra storico che rilanciano. È come se il tempo per il Papa, per la Chiesa, per il mondo, si fosse “accele-rato”, avesse assunto una nuova con-sapevolezza delle cose da fare, presto e bene, con chiarezza di intenti, con quella stringente determinazione ver-so Dio e verso il prossimo, che molti spiritualisti indicano come il tratto fondamentale del cristiano sincero. Questa determinazione consiste nel guardare a Dio con insistenza, con amore, nel condire ogni scelta e ogni parola come fosse quella più adeguata e preziosa perché l’orizzonte divino possa invadere il mondo. Consiste an-che nell’imprimere una accelerazione delle scelte personali nella direzione del bene assoluto, senza farsi attarda-re dai pesi e dai legacci che trascinano verso il basso, verso gli orizzonti del male e della palude morale.

Contro malavita e corruzioneCosì un primo gesto è stato quello della partecipazione di Papa France-sco a un grande raduno a Roma, in una chiesa a pochi passi dal Vaticano, di familiari di vittime della malavi-ta, durante il quale ha tuonato, come fece Giovanni Paolo II ad Agrigento nel 1993, contro i mafiosi. Con paro-le vibranti li ha invitati a convertir-si finché sono in tempo, perché “un giorno verrà il giudizio di Dio” e po-trebbero finire all’inferno se non sce-glieranno in fretta il pentimento e le

La chiesa eil tempo velocedi Luigi Crimella

12 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

vie del bene. Altrettanto forte, se non addirittura “crudele” – così da taluni è stato giudicato – il giudizio espresso da Papa Francesco, durante la mes-sa celebrata la mattina di giovedì 27 marzo nella basilica vaticana, davanti a oltre 500 politici italiani (di tutti i colori politici), quando ha affermato che ci sarà il perdono per tutti ma non per quei politici che sono “corrotti”. Costoro derubano non solo il denaro ma la fiducia profonda degli uomi-ni, destabilizzano la società, minano i pilastri etici su cui regge il sistema e le istituzioni democratiche. La cor-ruzione è un male molto profondo perché inquina le coscienze, rovina la convivenza umana e getta un veleno di male che difficilmente potrà essere rimosso. Da qui il giudizio così duro, quasi spietato, del Papa per i corrotti.

Fedeli, aiutate i vostri pretiIn una meditazione particolarmente breve all’udienza di mercoledì 26 mar-zo, davanti a una Piazza San Pietro traboccante di fedeli, ha parlato del sacramento dell’ordine, ricordando ai preti che loro, accanto agli sposi, vi-vono il dono di una delle due “grandi vie” per l’umanità: la prima consiste nel servire la vita con il matrimonio, benedetto dal Signore e innalzato alla grande dignità di “sacramento”; op-pure servirla con la sequela di Gesù nell’ordine sacro, che è il secondo sacramento di servizio. Per questo – ha ricordato il Papa a vescovi, preti e diaconi – non debbono considerare la Chiesa una loro “proprietà” ma amar-la e servirla fino al sacrificio estremo, come Cristo ha fatto con la sua “spo-sa”, la Chiesa stessa, per cui ha dato la vita. Ma ha aggiunto che vescovi e preti sono anche chiamati a nutrirsi abbondantemente della Parola, a vi-vere fedelmente l’Eucarestia quoti-diana, a confessarsi con regolarità. E – qui sta la novità di quel mercoledì – i fedeli devono “aiutare” i preti a pre-gare, a confessarsi, a celebrare bene la messa, perché solo così potranno

restare fedeli alla vocazione ricevuta, svolgendo bene il sacro servizio cui sono chiamati.

A sorpresa un Papa in ginocchioPer dare lui per primo l’esempio, nel giorno della “festa del perdono” in-detto per fine marzo, proprio Papa Francesco – con grande sorpresa dei dignitari vaticani – prima di mettersi a ricevere le confessioni dei fedeli, si è lui, col suo abito bianco, inginocchia-to davanti a un confessionale. Il prete lo ha ascoltato per poco più di due minuti, una confessione rapida ma in-tensa, lo ha assolto. Solo allora Papa Francesco ha iniziato a sua volta a confessare. Che dire? Una lezione che vale più di mille sermoni, sul valore e l’importanza della penitenza. Infat-ti il Papa ha lanciato un messaggio “plastico”: non ci si confessa soltanto davanti al Signore, ma anche “davanti ai fratelli”, mostrando senza timori che siamo capaci di inginocchiarci, di chiedere perdono, di provare ver-gogna mentre tiriamo fuori le nostre brutture. E poi, una volta assolti, di rialzarsi, uomini perdonati, alleggeri-ti dal peso delle colpe gravi o lievi che siano, “ripuliti” dentro e fuori, pronti a continuare sulla nostra via di amore e servizio.

Due leaders “americani”a confronto

Un evento mediatico di grande rilie-vo è stato l’incontro, giovedì 27 mar-zo, di Papa Francesco con il presiden-te degli Stati Uniti Barack Obama, ricevuto in udienza in Vaticano. In tutto, il colloquio riservato è durato una cinquantina di minuti; la Sala stampa vaticana ha poi diramato un comunicato in cui ha parlato dei temi affrontati, primo fra tutti quello delle diseguaglianze e della esigenza di una più giusta distribuzione del reddito a livello globale, oltre che di politiche di sviluppo e crescita che favoriscano il lavoro e l’occupazione dei giovani. I due leader hanno parlato anche di

temi “etici”, sui quali – come è noto ed è stato ammesso anche dallo stesso Obama – non esiste identità di vedu-te, specie in materia di aborto, con-traccezione, politiche demografiche e matrimoni gay. Ma, ugualmente, tale incontro è subito apparso un evento di portata storica, perché lo stesso presidente degli Stati Uniti ha decan-tato la figura di Papa Francesco e si è detto “entusiasta” di poterlo incon-trare, considerandolo una figura cari-smatica. Se questi elogi possano avere un qualche interesse elettoralistico da parte di Obama, in calo di popolari-tà negli Usa e presto alle prese con le elezioni di medio termine, non si sa. Così sospettano i “maligni”. Ma la storia accelera anche in questo caso, e non è trascurabile il fatto che quello che viene definito uno dei presidenti “più secolarizzati” degli Stati Uniti abbia sentito il bisogno di tributare tutti quegli onori al Papa che – come lui – è americano e come lui conta molto sull’impegno per una maggiore giustizia sociale, in favore dei poveri e delle “periferie” del mondo.

Novità alla Ceie politiche di “genere”

Il Papa è anche artefice di novità, an-cora una volta “rapide”, nella Chiesa italiana. La Cei ha visto nei mesi scor-si il cambiamento inatteso di Segre-tario generale, la figura-chiave che guida la macchina pastorale e orga-nizzativa della conferenza episcopale. Mons. Mariano Crociata è stato pro-mosso dal Papa vescovo di Latina e al suo posto ha chiamato – prima con incarico “ad interim” e poi, sempre a fine marzo, con conferma per un quinquennio – mons. Nunzio Galan-tino, finora vescovo di una delle più piccole, povere e anche problema-tiche diocesi del sud Italia: Cassano all’Ionio, in Calabria, teatro purtrop-po di tristi vicende di andrangheta. Si è trattato di una nomina in puro stile “Papa Francesco”, perché il vescovo prescelto è un tipo alla Bergoglio, vi-

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veva in seminario, non aveva segre-tario personale, rispondeva diretta-mente al telefono, conduceva una vita semplice e spartana, parlava e parla schietto e diretto, pur essendo docen-te di antropologia. Appena conferma-to, nella sua prima conferenza stampa da segretario generale, mons. Galan-tino ha tuonato contro le politiche sul “gender” messe in atto prima dai governi Monti e Letta e (forse) con-fermate dal governo Renzi, con dif-fusione di libretti ai bambini e ragaz-zi in cui si “instillano” insegnamenti contro la famiglia naturale e in favore delle “opzioni” gay, lesbiche, bisex e trans gender. Trattandosi di insegna-menti che vanno contro non solo alla morale sessuale cattolica (che per que-sti comportamenti parla di “grave di-sordine morale”), ma anche contro la volontà e scelta educativa della mag-gioranza delle famiglie, la critica della Cei si è rivolta soprattutto al fatto che proprio le famiglie sono state escluse totalmente dal Governo circa la deci-sione su questo tipo di insegnamenti. Il presidente card. Angelo Bagnasco ha definito queste politiche governa-tive “indottrinamento” e tentativo di inculcare un “pensiero unico”. Anche su questo tema il tempo corre veloce, e i cristiani sono chiamati ad attivarsi per arginare una deriva relativistica che appare senza freni.

Matrimonio, vita, sessualità:verso il Sinodo sulla famiglia

Un altro aspetto che ha fatto molto discutere nelle ultime settimane è sta-to quello della comunione ai divorzia-ti risposati, richiesta in particolare da certe aree cattoliche del nord Europa e per la quale nella Chiesa esiste una qualche corrente favorevole, anche da parte di alcuni vescovi. La relazione generale proposta dal card. Walter Kasper al concistoro di febbraio, nel-la quale lasciava trasparire la possibi-lità che si arrivi a una disciplina meno rigida circa il poter riammettere alla piena comunione i divorziati rispo-

sati, specie la parte non colpevole, ha suscitato reazioni vivaci e a trat-ti anche “dure” in quanti ritengono che il comando dell’indissolubilità del matrimonio non sia modificabile, perché stabilito direttamente da Gesù nel Vangelo. Non è possibile cambia-re tale disciplina, si dice, perché co-stituisce uno dei cardini dell’insegna-mento cristiano e – in quanto voluto da Dio – non è nella disponibilità di nessuno, né del Papa, né dei vescovi e quindi tantomeno di minoranze urlanti che lo pretenderebbero come diritto. Il prossimo Sinodo speciale sulla famiglia, che si terrà in autunno, vedrà quindi molto probabilmente un interessante dibattito su questo come sugli altri temi, indagati a livello mondiale con dei questionari sotto-posti a tutte le comunità cristiane dei cinque continenti. Arriveranno sul tappeto del Sinodo questioni come i contraccettivi, il controllo delle na-scite, i rapporti pre-matrimoniali, le convivenze, le separazioni, il tema dell’annullamento del matrimonio secondo alcuni da “snellire” per ri-dare libertà a quanti (oggi sempre più numerosi) si trovano a vivere sof-ferte rotture familiari. Ma altri temi, ancora più complessi, riguardano la famiglia e la vita: manipolazioni genetiche, fecondazione artificiale, “utero in affitto” cioè gravidanze su commissione da parte di donne disponibili, unioni gay, bisessualità, cambiamento di sesso, eutanasia e si-mili. Si tratta di frontiere dell’umano ancora da esplorare, che si affacciano da alcuni anni in maniera sempre più prorompente, a riprova di quella “dit-tatura del relativismo” di cui parlava Papa Benedetto XVI. Tutte queste tendenze sembrano voler rifiutare la natura con le sue leggi perenni e per-fette, in nome di una autodetermina-zione dell’uomo che arriva al punto di negare il proprio genere (maschio o femmina) per cambiarlo chirurgi-camente e chimicamente, e inaugu-rare così una specie di essere umano

fai-da-te, che si costruisce a proprio piacere, secondo come “gli gira” al momento. Si è innescata una sorta di esplosione di desideri senza freni, i cui portatori hanno la pretesa non solo del riconoscimento giuridico da parte degli stati, ma anche dell’assen-za di contraddittorio pena – come nel caso dei gay – l’accusa di “omofobia” e il rischio di una condanna penale su chi osasse dire, ad esempio, quello che la Bibbia dice al riguardo.

L’epoca della responsabilitàdel cristiano comune

Si diceva all’inizio che il tempo si è fatto “veloce”. Come si vede, le que-stioni sono tante e investono non solo la società civile ma anche la Chiesa, mettendo sotto attacco il suo bimil-lennario codice spirituale ed etico. Mentre in passato le controversie internazionali erano soprattutto di natura politico-ideologica-militare, la nostra era appare segnata da contro-versie di tipo etico-umanistico, dove in gioco c’è la guerra sul corpo e sullo spirito umano. La velocità è dovuta a una crescita generale di consapevo-lezza della libertà che ogni uomo pos-siede come cardine del proprio essere parte della società, ma proprio questa auto-consapevolezza può generare “mostri”, con desideri a volte assur-di e irragionevoli, che si scambiano per diritti. Anche in campo spirituale ciò può essere foriero di allucinazio-ni, perché – secondo la stessa logica – si potrebbe pretendere di cambiare la Parola di Dio, che è sempre molto chiara e precisa. Se ci si affida alla “le-adership” spirituale di Papa France-sco e con lui dei vescovi e delle Chiese che lo coadiuvano nell’annuncio del Vangelo, non viene meno la responsa-bilità di ciascuno di noi, anzi aumenta a velocità – anch’essa – esponenzia-le. Ogni cristiano comune, come noi siamo, è chiamato a diventare un po’ “speciale” per diffondere con grazia e chiarezza il Vangelo della luce e della pace.

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ImPORTAnTE EVEnTO nELLA ChIESA: PRImA CAnOnIzzAzIOnE DI DUE POnTEFICI InSIEmE

CHIESA NEL MONDO

Appuntamento domenica 27 aprile in San Pietro,attese centinaia di migliaia di persone.

“Due giganti della fede” con storie diversema entrambi con grande coraggio e creatività.

Giovanni Paolo II

“Festa della Santità”Giovanni XXIII

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Giovanni XXIII (1881-1963) e Gio-vanni Paolo II (1920-2005) divente-ranno santi insieme. È prevista per domenica 27 aprile la cerimonia di canonizzazione in piazza San Pie-tro, presieduta da Papa Francesco, presente “forse” (tutti sperano di sì, naturalmente) anche il Papa emerito Benedetto XVI.L’immagine scelta dalla Santa Sede per la loro canonizzazione li fissa en-trambi con uno sguardo buono e se-reno, che reggono la croce di Cristo, il famoso pastorale che fu per primo di Paolo VI.

Sono ritratti insieme due uomini molto diversi per storia, provenienza ecclesiale, indole e carattere, che ver-ranno fatti santi da Papa Francesco in una giornata che si preannuncia “sto-rica” per la Chiesa cattolica.

Alla cerimonia in San Pietro domeni-ca 27 aprile si attendono infatti centi-naia di migliaia di persone: dall’Italia, da Bergamo in particolare, diocesi natia di Roncalli, ma poi natural-mente dalla Polonia dove Wojtyla è giustamente venerato per il suo ruolo non solo ecclesiale ma anche storico (la “caduta del muro” e l’uscita dalla dittatura comunista).

Nella conferenza stampa di presenta-zione delle iniziative per la cerimonia, lunedì 31 marzo il vicario del Papa per Roma card. Agostino Vallini ha parlato di “grande attenzione e gioia in tutto il mondo” per questi due “ve-scovi di Roma” che diventano santi. Di Giovanni XXIII ha ricordato la forza interiore serena e la “particolare ispirazione divina” che lo ha spinto ad indire il Concilio Vaticano II, che purtroppo non ha fatto a tempo a ve-dere concluso.

Di Giovanni Paolo II ha richiamato il “coraggio indomito” e il grande ser-vizio alla Chiesa di Roma, della quale ha visitato quasi tutte le parrocchie

Largo utilizzodi strumenti “social”

L’evento della doppia canonizzazione porterà una grossa novità sul piano comunicativo.Su internet sarà probabilmente la cerimonia sacra più “social” e “2.0” che si potesse immaginare. Come ha spiegato il direttore della Sala stampa della Santa sede, p. Federico Lombardi, per l’occasione scendono in campo tutti i “social” più amati a livello mondiale: Twitter, Facebook, YouTube, Instagram, Storify, un sito ufficiale curato dall’Università Lum-sa www.2papisanti.org, con versione inglese www.2popesaints.org, un’ap-plicazione sia per Android sia per Ios intitolata “Santo Subito” in varie lin-gue; e ancora potenziamento dei siti già esistenti (ad esempio, su Facebook “PapaGiovanniPaoloII”, su Twitter “santowojtyla”, su YouTube “admin-karol”, il portale in 7 lingue www.karol-wojtyla.org ecc.). I mass media tradizionali, stampa, radio e tv, saran-no comunque presenti in massa. Sono già registrati oltre 400 giornalisti di testate di tutto il mondo e si allestirà uno speciale “media center” nell’atrio dell’aula Paolo VI, che potrà ospitare centinaia di operatori.

Iniziative di preghiera e caritàtra Roma e Bergamo

Le due città e diocesi più coinvolte in questa canonizzazione, Roma e Ber-gamo, hanno presentato le proprie iniziative.Per la capitale sono stati annuncia-ti un incontro di preparazione per i giovani martedì 22 aprile nella basi-lica di S. Giovanni in Laterano e una “notte bianca di preghiera” sabato 26 (dalle ore 21, previsti i confessori) in una decina di chiese del centro. Ne ha parlato oltre al card. Agostino Vallini anche mons. Walter Insero, incaricato per le comunicazioni del vicariato.La diocesi di Bergamo, come ha in-vece spiegato il segretario generale mons. Giulio Dellavite, realizzerà

alcune “opere-segno” di carità in memoria sia del “proprio Papa Gio-vanni XXIII” sia di Giovanni Paolo II, stanziando cifre considerevoli. Si tratta di una scuola edile ad Hai-ti (800mila euro), il supporto alla parrocchia di Shengjin in Albania (600mila euro) per una nuova chie-sa e centro pastorale, una casa di accoglienza per poveri a Bergamo (600mila euro e 300mila all’anno per la gestione), il sostegno al fondo “fa-miglia-lavoro” (600mila euro), la na-scita di un secondo fondo “famiglia-casa” (3 milioni di euro in due anni), il tutto finanziato dalle donazioni e vendendo immobili di proprietà.

Infine verranno istituite borse di stu-dio per giovani 18-35enni. Per dare il buon esempio, ai preti bergamaschi il vescovo mons. Francesco Beschi ha chiesto di devolvere una loro mensi-lità.

Alcuni “numeri”della cerimonia

Per quella che è stata definita una “fe-sta della santità”, un “grande evento spirituale” per onorare “due gigan-ti della fede”, la partecipazione dei fedeli sarà libera: non sono previsti biglietti o particolari permessi di ac-cesso. Chi vorrà partecipare dovrà arrivare presto, perché si prevedono alcune centinaia di migliaia di perso-ne e piazza San Pietro e via Concilia-zione potrebbero riempirsi presto, sin dalla prima mattina. Diversi gruppi vocali (Cappella Sistina, Vicariato, Cracovia e altre) daranno vita a una sorta di “corale multipla” che accom-pagnerà il rito. Sono previsti oltre 1000 tra cardinali e vescovi e 5 mila preti concelebranti, insieme a migliaia tra capi di stato, diplomatici, politici, autorità varie.

La mattina di lunedì 28 verrà celebra-ta in San Pietro una messa di ringra-ziamento presieduta dal card. Angelo Comastri.

16 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

“Il cuore di Cristo è il cuore di un Dio che, per amore, si è svuotato”. Siamo chiamati tutti a questo abbas-samento, ad essere degli svuotati. Possiamo chiederci se il nostro cuo-re ha conservato l’inquietudine della ricerca o se invece si è atrofizzato; senza inquietudine siamo sterili. È questa l’inquietudine che aveva Pietro Favre (1506-1546), primo compagno e amico di Ignazio di Loyola, gesuita amato da Papa Francesco e da lui pro-clamato santo il 17 dicembre 2013.

Pochi conoscono Pietro Favre fuo-ri dalla sua terra, la Savoia e fuori dall’Ordine dei Gesuiti, perché è sempre rimasto nell’ombra, operò in

di Rosalba Beatrice

PIETRO FAVRE. IL LInGUAGGIO SEmPRE ATTUALE DI Un TESTImOnE DEL VAnGELO

IL VOLTO DEI SANTI

Servitore della consolazione

maniera silenziosa. Riflettendo sul valore dell’interiorità Favre vede che l’ordine più perfetto è dall’interno verso l’esterno e non viceversa. Gesù ha trascorso i primi trent’anni della sua vita nel nascondimento, proprio per insegnarci che dovremmo oc-cuparci prima di tutto della nostra personale perfezione spirituale. Egli permise a Dio di trasformare la sua vita irrequieta nel cammino di un apostolo. Tra le virtù di Pietro c’è una particolare familiarità con Dio, una speciale dolcezza e gentilezza nelle relazioni con gli altri tanto da condurli irresistibilmente all’amore di Dio, il suo interesse fu nei confronti delle persone ed impiegò i suoi talenti per “aiutare le anime” a salvarsi. Mai

noioso, la sua conversazione era ac-cattivante ed edificante, teologo colto e profondo, tanto che molti religiosi, vescovi e sacerdoti si affidarono alla sua direzione spirituale. Nella sua anima vi furono due tensioni: il dia-logo segreto, mistico e contemplativo con il suo Dio e l’impegno missiona-rio. Preferì farsi prossimo e amico di quelli che lo avvicinavano, trasmet-tendo dal vivo il suo messaggio.

Favre, come Ignazio di Loyola, pen-sava che non bisognava abbandonare nessuno nel proprio sconforto e ave-va una grande conoscenza dell’uomo e del suo rapporto con Dio. Nel suo diario egli scrive: “Tutte le tribolazio-ni si riducono nel timore di giungere alla situazione in cui si è trovato Cri-sto in croce.” Cercò di sollevare dalle tribolazioni gli altri attraverso la vici-nanza e la consolazione e così la sua spiritualità si rafforzò. La sua risposta fu semplice: Amare.

La sua unione affettiva con Dio, l’abitudine di esaminarsi per iscritto favorì lo sviluppo del dono del di-scernimento, la capacità di distingue-re l’azione divina da quella umana. Uomo semplice e gentile, introverso, incline alle depressioni e a forti scru-

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 17

poli. Da Favre si può imparare che si deve far fronte alle difficoltà spiritua-li e di altro genere mediante la fiducia in Dio e restando fedeli con pazienza al proprio cammino. “Servitore della consolazione” : questo fu Pietro Fa-vre più di ogni altro. Dialogava con gli uomini essendo convinto che in ogni vita umana si trovano tracce del-la fedeltà di Dio. Non si percepiscono subito la consolazione e le vie di Dio, ma è importante non desistere dalle difficoltà interiori ed esteriori, le te-nebre non possono prevalere.

“Chi segue me, non cammina nelle tenebre” Gv 8,12 .

Favre descrive la fiducia del cristiano in una forza divina che opera nell’uo-mo più di quanto quest’ultimo possa pensare. “Domanda grazie per le più piccole cose e ne troverai anche per compiere, credere e sperare le più grandi”. Il suo incontro con Ignazio è provvidenziale, tutto lo attrae, lui adolescente riservato dice di sé stes-so di essere abitato interiormente da un’inquietudine, sogna una partenza e nuovi orizzonti. Confuso e sballot-tato da venti che lo spingevano ora a pensare al matrimonio, ora a diventa-re medico o avvocato, ora maestro o anche diventare monaco. “Il Signore, disse Pietro, liberandomi da tali af-fezioni, mi rafforzò con tutte le sue consolazioni che fui del tutto deciso a diventare sacerdote, dedicato inte-ramente al suo servizio in una voca-zione tanto difficile che non sarò mai degno di servirlo in essa. Né potrò mai riconosce di averla scelta quasi mi spettasse per le mie azioni spiri-tuali o corporee”.

L’ascesi implica un morire al proprio orgoglio, alla propria volontà e al pro-prio interesse. “Benedetto il Signore che possiede una quantità di strade per condurre noi, che non sappiamo far balzi in avanti, a conoscerlo a poco a poco in maniera completa. L’uomo

che riesce ad entrare nell’amore di piena confidenza con Dio è nella gio-ia e può crescere sempre in esso, pe-netrando ogni giorno di più nei suoi misteri, e anche con sicurezza verso i fratelli per vederli, ascoltarli”. Fa-vre non è nato per stabilirsi in nessun luogo, egli cammina come “un pelle-grino” per giungere a Dio attraverso l’umile servizio quotidiano. All’inizio di una vita migliore ci preoccupiamo di essere graditi a Dio ma arriva un momento, ed è lo Spirito Santo con la sua unzione che lo insegna, in cui ci è domandato di tendere non tanto a es-sere amati da Dio quanto ad amarlo. Nel primo atteggiamento cerchiamo che egli si ricordi di noi e se ne prenda tutta la cura possibile, con il secondo siamo noi a volerci ricordare di lui e ad essere intenti a tutto quello che gli piace.

La vita apostolica di Favre fu dedicata al bene della Chiesa in Germania, lui praticava la strategia dei piccoli pas-si, in modo naturale: essere presente, acquistare fiducia, trovare le cose che uniscono, attendere, andare in aiuto, testimoniare un nuovo stile di vita. Il suo compito principale è il dialo-go spirituale, la cura delle anime e la preghiera per l’unità della Chiesa. Nel suo diario egli sottolineava come sia molto più bello e più utile avvicinarsi agli altri con amore e bontà anziché con gelida impazienza per la giustizia.Egli era un pastore d’anime ricolmo di grazia. Dovunque andasse riusci-va ad attrarre a sé la gente e suscitare interesse. Sapeva incontrare Dio in tutte le cose e in tutti gli ambienti, an-che i più freddi. La caratteristica più tipica di Favre come evangelizzatore fu la relazione personale con chi in-contrava, curava e cercava. Procedeva dall’affetto alla fede, cercava di elimi-nare i vizi nella loro esistenza prima di parlare dei loro errori nella fede. Esortarli nella preghiera e alla pratica dei sacramenti. Apostolo della con-versazione, del rapporto individuale

con le persone, dell’amore per ognu-no come faceva il Buon Pastore che conosce le sue pecore e loro cono-scono Lui. Nella povertà apostolica si dedicava alla pastorale, ad ammini-strare i sacramenti, alla predicazione e all’insegnamento. Egli predicava agli uomini Esercizi Spirituali del tutto particolari ed essi in pochi gior-ni si allontanavano radicalmente da tutto quello che hanno fatto di male, progrediscono nelle virtù e instaura-no con il loro Creatore una relazione interiore di fiducia e di amicizia. Con passione e pazienza egli mise a dispo-sizione di tutti quello che gli era stato donato, il dono di andare verso gli altri, aiutarli, riconoscere i loro senti-menti e le loro paure, così esprimeva amicizia e mostrava la bontà di Dio.

A proposito di bontà egli racconta-va: “Nella prima Messa, davanti alla Comunione mi sentivo freddo e mi dispiaceva di non presentare come abitazione una disposizione migliore, mi venne una mozione spirituale ab-bastanza vivace. In essa ebbi questa risposta accompagnata da un sen-timento interiore di devozione, da arrivare alle lacrime: questo significa che Cristo nasce veramente in una stalla. Mi consolai perciò nel Signore, che in persona si degnava di venire in un’abitazione pur così gelida. Da parte mia avrei voluto che essa fosse decorosa per potermi così consolare: ma vidi il Signore in quelle condizio-ni e fu ciò che mi consolò”. Chi av-verte di essere amato da Dio si sente spinto a comunicare agli altri questo amore. Essere testimone della miseri-cordia di Dio verso gli uomini e della riconciliazione degli uomini tra loro furono la vocazione della sua vita.

Favre , come Ignazio di Loyola, ave-va ciò che gli scrittori spirituali chia-mano “il dono delle lacrime”.

Da Pietro Favre:Servitore della consolazione.

18 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

IL RICORDO DEL nOSTRO FRATELLO GIAnCARLO GALLI nELLE PAROLE DI SUO FIGLIO

Chi potràmaisepararcidall’Amoredi Cristo?

IN COMUNITà

Chi ha avuto la fortuna di conosce-re Giancarlo Galli, salito al cielo il 7 febbraio scorso, sa che il 28 marzo avrebbe compiuto ottant’anni. Lega-tissimo a sua moglie Fausta e ai loro sette figli, senza contare nuore, generi e nipotini, fino all’ultimo ha avuto un pensiero anche per le sorelle e i fra-telli del Piccolo Gruppo di Cristo che sapeva malati o in difficoltà. Siamo stati e siamo la sua famiglia spirituale dal 1962, da quando insieme a Edoar-do Censi emise i primi voti, che allo-ra si chiamavano consigli evangelici. Chi l’ha frequentato ha di lui ricordi particolari che sarebbe bello condivi-dere.

Lorenzo, il suo secondogenito, ci propone qui un primo ritratto di suo padre Giancarlo.

Una vita dedicata. “Papà è nato e cresciuto a Roccabianca, piccolo

Comune che si trova in provincia di Parma, uno di quei piccoli paesi ben raccontati da Guareschi, scrit-tore delle vicende di Don Camillo e Peppone, di cui era avido lettore. Ha fatto il contadino, come i miei nonni, finché ne ha ricavato da vivere. Per lavoro, è arrivato a Milano a circa 23 anni e, insieme a un cugino, ha aperto un negozio di vini; mentre il cugino è ritornato al paese a far l’operaio, lui si è definitivamente stabilito a Mila-no con la mia mamma Fausta, che lo ha raggiunto dopo un po’ di tempo. Noi abbiamo abitato per molti anni in un appartamento di piazza Insubria, un quartiere popolare della periferia milanese. Sotto l’abitazione c’era il negozio di vini e bevande per il qua-le papà era abbastanza conosciuto in zona. Infatti oltre a vendere, portava acqua e vino a domicilio, aiutato da mio fratello Giuseppe e da me che eravamo i più grandi. Girava su un

motorino a tre ruote o in macchina e saliva le scale senza ascensore di mol-te case popolari fermandosi a parlare con tutti. E anche quando non era lui a muoversi, molta gente veniva in negozio anche solo per un consiglio, per chiedergli favori o piccoli servizi. Per le vecchiette che vivevano sole aveva un’attenzione particolare e loro si fidavano di lui perché era onesto: cambiava loro gli assegni, spostava un mobile di casa, e altri piccoli aiuti.

Ma non si può capire mio padre senza spiegare che cosa è stata la sua infanzia. Papà è nato nel 1934, poi nel ’39 è iniziata la guerra e suo padre Giovanni, detto Nino, è par-tito: è tornato solo nel ’45 quando lui aveva ormai undici anni. Suo pa-dre è tornato a casa che pesava trenta chili, dopo aver girovagato tra Al-bania, Grecia e infine nei campi di concentramento in Germania; sua

di Lorenzo Galli

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madre è morta di lì a qualche anno. Papà, come mia madre Fausta, ha perso molto presto la sua mamma e questo, insieme alla durezza della vita contadina di allora, spiega una certa ruvidezza di carattere dei miei geni-tori, che il bene ce l’hanno dimostra-to nei fatti più che con le parole o le carezze. Si può dire che mio padre Giancarlo sia stato cresciuto da una zia, che ho conosciuto anche io, vera-mente buona e di fede. È nato povero e mi raccontava che fin da ragazzino s’era reso conto che per questioni di eredità, terra e soldi si spaccavano le famiglie contadine. Per questo non ha mai desiderato la ricchezza e il benes-sere, ma ha vissuto una sana sobrietà se non una vera povertà nei fatti. La cosa bella è che a casa di sua zia (ove viveva anche il suo papà rientrato dalla guerra) le porte erano aperte a chiunque e c’era sempre tanta gente che passava di lì, anche per un piat-to di minestra la sera. Questo modo di vivere lo ha segnato, tanto che più volte me lo ha raccontato come una cosa bella: l’effetto di questo è che, se fosse dipeso solo da lui, anche a casa nostra non avrebbe posto limiti alla generosità e all’accoglienza. Ricordo che da bambino, per qualche giorno, era stata a casa nostra una bambina in affido, che però non aveva potuto rimanere con noi per limiti oggettivi. Mio nonno Giovanni, suo papà, or-mai ottantenne e non autosufficiente, ha trascorso gli ultimi anni di vita da noi, curato da mia madre, pur nelle ristrettezze dell’appartamento e nella fatica di stare dietro a lui, al lavoro e ai figli piccoli.

Di mio padre posso dire che era un buono, aveva questa capacità di farsi benvolere da tutti, incapace di fare del male, con un forte senso del dovere, della responsabilità e della carità. Un gran lavoratore, un uomo semplice, che la povertà l’ha vissuta. Non si è mai comprato niente per sé, delle vacanze non gli è mai impor-

tato nulla, dell’auto, della casa, dei mobili ancora meno. Tornava al pa-ese per trovare i parenti, fare il giro dei malati, andare al cimitero dai suoi cari defunti, (con i quali alla fine ha desiderato ricongiungersi), per dare una mano dove c’era bisogno; non si riusciva a vederlo fermo a non far nulla, correva ovunque. Se non c’era proprio niente da fare imbiancava casa, con grande rottura di noi figli. Le uniche vacanze da lui fatte sono state con il Piccolo Gruppo.Al massimo, quando mia madre ha cominciato qualche rara volta ad an-dare al mare, capitava che la raggiun-gesse il fine settimana. La mamma, che ne ha condiviso lo stile di vita e i sacrifici, è sempre stata più vivace culturalmente di lui, se avesse potuto avrebbe viaggiato; lui invece era to-talmente rivolto alla carità: accorreva dove c’era bisogno e c’era da far del bene, una vita cristiana la sua, tra-scorsa nella semplicità, vecchio stile, nulla di culturalmente elevato, ma forgiata da quelle esperienze di vita, spesso faticose, che costituiscono la vera sapienza. Gli unici libri che ri-cordo tra le sue mani erano quelli di Guareschi, la Bibbia, quello di pa-dre Daniele Badiali dell’ Operazione Mato Grosso e le riviste missionarie.

Ripenso alle sue e nostre domeni-che insieme, finché siamo arrivati all’adolescenza: la mattina a messa, in san Pio V, dov’è nato e ha conosciuto il Gruppo, ed è stato accolto e soste-nuto da immigrato, come tanti, qual è stato. Noi ragazzi a giocare a calcio in oratorio, mentre lui s’intratteneva in chiesa o veniva con noi a guarda-re la partita o vederci giocare. Il po-meriggio ci portava spesso in Via dei Cinquecento dove ancora oggi c’è una Casa di Riposo. Ci andava a trovare i suoi vecchietti che lui aveva conosciu-to quando abitavano in quartiere. Gli chiedevano le cose buone da mangia-re, che lui si procurava per loro. A noi bambini ha insegnato le preghiere, che ci faceva recitare subito dopo la messa o alla sera. Sul lavoro, che co-minciava alle sette di mattina e finiva alle nove di sera, s’è fatto spesso “fre-gare”, perché dava a credito a perso-ne che poi non pagavano. Poteva ap-parire ingenuo, ma in realtà era una persona retta che non ha mai forzato le persone affinché pagassero i debiti. Ricordo che una volta abbiamo vi-sto un ragazzo mentre gli svuotava il serbatoio della benzina del motorino con il quale faceva le consegne. Si è avvicinato e gli ha detto: “Ma guarda che a me questa benzina serve per la-

Immaginetta con i primi voti, Festa dell’Eremo, Erba, 1962

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voro, perché me la stai prendendo?”. Io gli avrei dato un calcio nel sede-re. Un’altra volta la sua auto è stata tamponata da un motorino. Quando ha visto per terra il ragazzo dolorante s’è talmente dispiaciuto che s’è preso il torto che non aveva.

Che potrei dire della sua fede? Ri-cordo un fatto per me sorprendente. Avrò avuto quattordici anni : passava per piazza Insubria una processione, preceduta dalla statua della Madonna. Lui, che era fuori dal corteo, s’è in-ginocchiato sul marciapiede sporco e ci è rimasto qualche minuto finché la processione non è terminata. Un atto forte, davanti a tutti, che nessun altro dei passanti ha fatto. A dodici anni l’ho visto tornare a casa una sera tar-di: ci raccontò piangendo che la sorel-lina, appena nata, era senza le gambe e le mancava un braccio. Non ricordo altre occasioni in cui l’ho visto pian-gere se non durante l’atroce sofferen-za della lunga malattia, nel corso della quale mai gli ho sentito fare un’im-precazione o lamentarsi con astio. La situazione di mia sorella non l’ha mai imbarazzato o tenuta nascosta, anzi, quando ha avuto le prime protesi, lui la faceva camminare ogni giorno, la sera, una volta chiuso il negozio, e lo faceva per strada. Siamo sette figli cresciuti in libertà, anche troppa for-se, ma per noi era normale così, im-proponibile oggi. Noi due più grandi coi coetanei che abitavano nel nostro rione. Il quartiere allora...te lo racco-mando! Piazza Insubria era un luogo di spaccio, molto peggio di adesso perché i clan malavitosi ci abitavano proprio. Qualche amico di droga ci è morto. Con l’adolescenza la fede è stato un problema solo nostro. Io non sono entrato nel Gruppo grazie a mio padre, ma grazie alle sue pre-ghiere. Giuseppe e io, che siamo i più grandi, abbiamo cominciato presto a lavorare, a dieci anni, con lui tutti i pomeriggi, dalle 17 alle 20,30. C’era bisogno. I miei due fratelli più piccoli

invece hanno frequentato le medie e le superiori in collegio perché non ce la si faceva a seguirli. Papà non è mai stato tipo da rimproveri, nelle situa-zioni di tensione mediava e non litiga-va. La mamma faceva spesso la voce grossa. Accettava tutto da noi, gli an-dava bene tutto, più che la regola lui era la misericordia. Noi eravamo libe-ri nelle nostre scelte, ma lui pregava per noi. A diciannove anni giravo da solo, anche in autostop per l’Europa. Ma noi abbiamo sempre saputo di po-ter contare su di lui per ogni piccola cosa, anche se ci fosse successo qual-cosa di male.

Papà non ci parlava mai del Pic-colo Gruppo di Cristo, né del Van-gelo, la sua era una fede semplice e riservata, sapevamo che si vedeva ogni tanto con gli amici del Gruppo e la mattina presto per andare a messa. Il Gruppo lo incontravamo d’estate nella vacanza in montagna, ma noi ragazzi ci annoiavamo perché a parte i figli di Massimo Marchi non c’era nessuno della nostra età e non c’era-no attività per noi. I miei amici di al-lora andavano tutti al mare. Ricordo i rosari che lui pregava in macchina con mia madre. Lei a volte si risentiva perché lui dava via un sacco di sol-di, aveva sempre il portafoglio aperto per chi ne aveva bisogno e mai niente per sé. Era lui a fare la spesa e ad ave-re la gestione dei soldi, ma lei intuiva tutto. A volte lei si sfogava con Ireos e lui cercava di calmarla. Quando ero ragazzino io mi sentivo diverso: gli al-tri vestivano bene, avevano il Garelli, io un motorino che al confronto face-va schifo, ma funzionava in perfetto stile Giancarlo. Le altre famiglie ave-vano la macchina bella, noi il furgone e poi il pulmino. Oggi non glielo rim-provero perché per lui era normale vivere così. Dovrebbe essere così, ma da bambino non lo capivo. Lui vesti-va come i poveri e io un po’ me ne vergognavo, ma lui non se ne rendeva neppure conto. Io provavo un po’ di

imbarazzo per casa mia e i nostri mo-bili recuperati, invece i miei amici ci venivano volentieri perché potevano giocare liberamente senza aver paura di rompere qualcosa di prezioso.

Noi non eravamo poveri, cioè non avevamo il problema di arrivare a fine mese, ma il nostro stile era da poveri. Era pronto a umiliarsi per recuperare un rapporto con una persona che gli stava a cuore. Se offeso non rispon-deva, piuttosto si lasciava prendere in giro. Per tutti i figli si faceva in sette, eravamo serviti. In questi ultimi anni in cui noi figli abbiamo fatto ognu-no scelte diverse, anche criticabili, lui ha fatto di tutto per tenerci uniti e riunirci a casa sua la domenica. È morto in casa, ma durante il suo ri-covero in ospedale le parole rivolte a noi figli sono state: “Mi raccomando non litigate, vogliatevi bene. E la-sciate perdere le questioni economi-che che non sono importanti”. Non gli ho mai visto in mano molti libri, guardava la vita degli altri e imparava dall’esperienza. Era abbonato alla ri-vista del PIME e da bambini ci porta-va qualche volta a incontrare qualche missionario. Io gli ho fatto conoscere Operazione Mato Grosso e insieme abbiamo fatto tanti campi di lavo-ro, anche molto faticosi. Per lui era il modo più bello di vivere il tempo libero, lavorare per i poveri lo faceva veramente contento, credo che rivi-vesse nelle storie raccontate durante le serate missionarie quello che lui aveva vissuto da piccolo. Poi con Do-natella Bergamini e altri preparava gli aiuti per la Moldavia, non solo, anche per un’altra associazione per l’Africa. Poi per diverso tempo, una volta in pensione, ha accompagnato un bam-bino idrocefalo in piscina e Gabriele, un piccolino senza gambe e braccia.

Niente di eccezionale, una vita semplice. Io credo che mio padre non era solo quello che faceva, ma come lo faceva. Ho imparato da papà a sen-

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 21

Giancarlo caro, fratello in Cristo,

desidero ricordare quando nel lontano 1962, inginocchiato davanti all’altare del Signore assieme ad Edoardo hai pronunciato il tuo primo “si” consa-cratorio a Lui, scegliendo come mot-to questo versetto, tratto dalla lettera ai Romani (8,35) che abbiamo sentito risuonare, questa mattina,nella pri-ma lettura delle tue esequie funebri: “Quis ergo nos separabit a caritate Christi?”Chi dunque ci potrà separare dall’Amore di Cristo?

Desidero anche ricordare quando Ire-os, mettendoti fra mano il Crocifisso,

Volevo portare il ricordo di Fausto dalla Moldavia. In questi giorni ha telefonato spessissimo per avere no-tizie di Giancarlo, per sentirsi vicino, per ringraziarlo di quanto ha fatto in questi 15 anni per i poveri di quel paese. Tutti i cosiddetti “amici del-la Moldavia” si uniscono a te, cara Fausta, a voi figli e nipoti adorati, ai parenti tutti piangete con dolore la scomparsa di Giancarlo, uomo umile e mite, grande lavoratore, sapiente e saggio, sempre pronto ad aiutare. Io lo voglio ricordare con un episodio di tanti anni fa, che rimarrà scolpito nella memoria. Lavoravamo da Don Roberto per fare le scatole da spedi-re, con tanto freddo, acqua piovana e caos. Quella mattina decidiamo di fermarci per parlare di programmi, di strategie: sembrava dovessimo noi risolvere i problemi del mondo. Ci accorgiamo che Giancarlo non c’è: ci guardiamo intorno e lo vediamo che sta scopando la sporcizia del capan-no: “Vieni Giancarlo”, gli dico e lui risponde: “No, fate voi, a me va bene tutto!” e continua a pulire! Quello che conta per lui è impegnarsi, ma stando sempre all’ultimo posto! Termino con le parole che ci detto Fausto quando lo abbiamo avvertito della sua morte: “Non piangete, perché è andato a ri-cevere il premio!”

Intervento di Giuliana a nome degli amici della Moldavia

tirmi a mio agio in mezzo ai poveri, a starci bene e soprattutto a farli sentire a loro agio con me. Mi riesce facile perché ho vissuto come loro, li capi-sco e ci sono cresciuto in mezzo. Papà s’è fatto voler bene. Ancora oggi, dopo sessant’anni che se n’è andato da Roccabianca, è conosciuto al pa-ese; quando ce lo abbiamo riportato,

il giorno del funerale, c’era gente ad accoglierlo. Quando ci ritorno, grazie a lui, ho le porte aperte di molte case. La sua generazione è quasi del tutto morta, ma sono rimasti i familiari dei suoi cugini da cui s’è fatto conoscere per la sua generosità e la gente se lo ri-corda e ne ha cura. Sono tornato di re-cente sulla tomba e qualcuno ci aveva

messo i fiori freschi e acceso i lumini. Questa testimonianza non finisce qui. La prossima volta vorrei raccontarvi qualcosa di come ha vissuto gli ultimi suoi mesi di vita segnati dalla malattia perché per noi sono stati un’esperien-za umana e spirituale importante”.

ti ha esortato a gloriarti soltanto della croce di Cristo.

Oggi, noi, con i tuoi congiunti ed amici, noi tuoi fratelli del Piccolo Gruppo di Cristo, desideriamo darti atto, che le traversie della vita (e ne hai avute tante), non ti hanno mai separato dall’Amore di Cristo. Non le gioie, ma neppure le croci, anzi le difficoltà e le sofferenze, ti hanno forgiato come l’oro nel crogiolo e là dove ha sovrabbondato la croce, più grande è stato il tuo amore.

Grazie per la tua incrollabile fede, grazie per la sapienza del cuore che ci hai dispensato con l’eloquenza del tuo silenzio.

Ora, che osiamo sperare, che sei già tra le braccia del Padre e contempli, faccia a faccia, il volto del tuo Signo-re, ti preghiamo continua dal cielo ad intercedere per la tua sposa, i tuoi fi-gli, i tuoi nipoti, i tuoi parenti, i tuoi amici - i poveri e gli ultimi - e per la famiglia spirituale di cui hai fatto par-te.

Gesù Cristo che regge l’universo sia sempre il tuo e nostro Signore.

Arrivederci in Paradiso. E così sia.

Giancarlo BassaniniResp. generale del Piccolo Gruppo di Cristo

In RICORDO DI GIAnCARLO GALLI nEL GIORnO DEL SUO FUnERALE

Cappella della casa di Desio

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LA mISSIOnE: COSE SEmPLICI E COnCRETE PER RISPOnDERE ALLA PROPRIA VOCAzIOnE

di Antonio Longo

Un racconto semplice e diretto, la-sciandosi andare all’eco delle parole del Papa, nel tentativo di scendere in profondità. Al cuore missionario dell’invito rivolto a ogni cristiano.

Ci lasciamo guidare da Antonio Lon-go, responsabile del coordinamento dei Cenacoli Evangelici del Piccolo Gruppo, che rilegge per noi alcune parole-chiave dell’esortazione apo-stolica alla luce della sua esperienza di professionista in ambito medico, marito e padre.

IN COMUNITà

Le paroledella missione

Papa Francesco affida la descri-zione della Chiesa contemporanea alla metafora della “carovana”: cosa significa oggi stare in mezzo alla carovana degli uomini?L’immagine della carovana non rie-sco a disgiungerla da quella della Mi-sericordia del Padre per i suoi figli, di cui parla spesso Papa Francesco. Una carovana che si muove, che accoglie e raccoglie l’umanità del nostro tem-po, con un grande bisogno di essere accarezzata. Mi viene in mente un episodio la cui protagonista è Madre Teresa di Calcutta. Un giorno, cam-

minando per strada, inciampò in una donna moribonda riversa sul terreno. L’accarezzò, la pulì - per quello che era possibile - e la donna le chiese:” Perché fai questo?” Lei rispose:” Per-ché ti voglio bene.” La donna replicò: “Dimmelo un’altra volta.” “ Perché ti voglio bene”. Questo si ripeté finché non spirò con un sorriso tra le braccia della madre.Questa è un’immagine forte, che mi emoziona. Vorrei che mi commuo-vesse, mi portasse a chiedere un cuo-re nuovo. Quel cuore che è capace di accogliere con libertà chi vuole salire

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 23

sul carro, senza fare troppe domande, ma lasciando agli altri la possibilità di farle. Oggi, e non penso di esage-rare, c’è una moltitudine di persone che aspetta solo di essere accolta per quello che è.

Povertà: siamo davvero attenti alle molteplici forme di povertà, a par-tire da quelle che viviamo in fami-glia?Non so quante siano le povertà. So solo che da questo cuore nuovo, vie-ne fuori la povertà evangelica capace di trasformare la povertà del mon-do. Non è la povertà che fa un cuore nuovo, ma un cuore nuovo che ci fa poveri. Quando si parla di povertà come un dono, io non riesco ad im-maginare niente di diverso se non che dal dono di un cuore nuovo nasce la povertà di cui parla il Papa. Altrimenti è un mio sforzo e resta un atteggiamento sterile. Questa è pro-prio la mia preoccupazione: esercitare un’azione sterile. Nell’omelia in cui ci ha chiesto di ripetere le parole “Per-messo, Scusa e Grazie”, il Papa ci ha invitato a guardare alla povertà del-le famiglie con questo cuore nuovo, lasciandoci coinvolgere dai bisogni degli emarginati che sono nel mondo, ma soprattutto da quelli che vivono in casa nostra. Sperimento spesso il mio limite, mi trovo a chiedere que-sto cuore, sperimento quasi fisica-mente la mia incapacità ad amare con cuore libero e gioioso, ma continuo a chiedere questa grazia.

Novità: qual è la frase di papa Francesco che porti nel cuore in questo periodo?Anche in famiglia abbiamo ripreso il passaggio dell’omelia del Papa quan-do ha parlato della famiglia e del ri-spetto. In famiglia tre parole non de-vono mai mancare: permesso, scusa e grazie. Tre cose semplici che raccol-gono l’essenza di quello che ci ripete spesso il Papa. Argomenti che abbia-mo ripreso anche nei nostri incontri

del cenacolo quando ci troviamo a ragionare sulle nostre famiglie e sulle difficoltà che dobbiamo affrontare.L’altra immagine per me fortissima è rappresentata da Gesù che sta in noi e che bussa per poter uscire. Mi sembra quasi di risentire le tre parole “scusa, posso venire in giro con te? Grazie.”

Apertura: nella tua vita e in quel-la dei tuoi amici quali sono i pic-coli gesti che possono educare all’apertura?La cosa più semplice che mi viene in mente è un gesto che hanno proposto ai miei figli a scuola nel periodo della Quaresima. Il venerdì fanno la me-renda povera. Niente brioche o altro, solo un po’ di pane o un frutto; con-temporaneamente portano a scuola un euro, che è il frutto del risparmio rappresentato dalla merendina. Que-sto euro viene donato ad una scuola di Nairobi con cui sono gemellati. Quest’anno Tommaso ha preso ve-ramente sul serio questa proposta e si priva con entusiasmo di qualcosa per donarlo. Vedo in lui una sempli-cità e una apertura a queste proposte che risulta proprio evidente da questi piccoli e semplici gesti. Potrebbero essere scambiati per banali, ma han-no dentro di sé la potenza della grazia che trasforma.Personalmente ho chiesto la sua stes-sa semplicità nell’accogliere i miei familiari, i fratelli del cenacolo e del Gruppo, i colleghi di lavoro. Oggi sento l’esigenza di dover accogliere senza riserve e percepisco la potenza di questo gesto che permette agli altri di sentirsi parte della carovana. Non sei solo, c’è un popolo che sta con te. Ricordo che tanti anni fa, alla mia prima settimana aspiranti (tempo estivo di condivisione per chi si av-vicina al cammino di discernimento spirituale del Piccolo Gruppo), ri-spondendo ad una domanda di An-drea Di Maio su come mi trovavo in quel contesto, dissi: “Il primo giorno ho desiderato scappare, ma poi mi è

stata donata una serenità tale che que-sta paura si è trasformata in gioia, mi sono sentito accolto da persone molto umili”. Questa umiltà mi colpì mol-tissimo e mi fece sentir parte di una famiglia più grande. Oggi mi rendo conto che mi fece sperimentare che non ero più solo con i miei familiari e i miei amici, ma c’era la possibilità di avere una famiglia più grande, che poteva proteggerti e che, soprattutto, ti riportava a quell’infinito per il qua-le siamo stati pensati. È bello pensare che anche altri possano sperimentare questo abbraccio.

Missione: ciascuno se ne può fare interprete. Per te da dove occorre cominciare?Non mi sento e non sono un grande missionario, i numeri almeno dicono questo. Però sento una grande urgen-za: il Signore ha bisogno di persone che si armino delle armi della grazia per due obiettivi. Il primo obiettivo è permettergli di rimanere in me, il se-condo è impostare la mia vita perché il Signore possa uscire da me, come dice il Papa, e anche altri lo possano incontrare. Mi sento interpellato profondamente a questa disponibilità, ma visto che non ho una grande capacità d’iniziati-va, mi sono detto: dai una mano a chi ha già cominciato qualcosa e ha biso-gno. Questo è stato per me il punto da cui cominciare. Ho dato la mia disponibilità per il cenacolo che Giu-lio e Livia avevano avviato e che era arrivato ad avere numeri tali da poter fare incontri suddivisi in tre gruppi. Poi, mi hanno chiesto di dare una mano nella scuola che Tommaso e Carlotta frequentano. Mi è sembrato importante entrare con semplicità in quel grande ambito educativo che è la scuola, fosse anche solo per montare e smontare i quadri delle rappresen-tazioni del presepe vivente che ogni anno organizzano per le vie della città. Cose semplici, ma concrete per rispondere a quello che mi è chiesto.

24 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

ALCUnI GIOVAnI hAnnO TRASCORSO L’ULTImO DELL’AnnO nELLA CASA DI DESIO

di Elisabetta Fumagalli

Le giornate trascorse con alcuni gio-vani nella casa di Desio durante il periodo delle vacanze di Natale, dal 29 dicembre al 1 gennaio, sono sta-te un’occasione veramente bella e importante che mi ha permesso di trascorrere un ultimo dell’anno alter-nativo, tra momenti di preghiera e di riflessione ed altri di grandi risate e divertimento.

Il filo rosso di queste giornate è stata una riflessione sul tempo. In modo particolare ci siamo lasciati guidare dalle parole del cardinale Martini che ci hanno permesso di condividere le nostre esperienze e le nostre difficol-tà nel vivere bene la dimensione del tempo. Questo scambio nella fede è stato, a mio avviso, veramente bello. Nella società odierna siamo sempre tutti di corsa e facciamo così fatica a trovare il tempo giusto per noi, per gli altri, per Dio. Eppure anche Gesù,

che era sempre in viaggio, circondato da folle, riusciva a fermarsi per dare retta a chi era in difficoltà, a un amico che necessitava di ascolto, ma, soprat-tutto, trovava sempre il tempo per la preghiera. Quante volte nel Vangelo leggiamo che si ritira in luoghi deserti per pregare. Gesù fa una scelta: de-cide di trovare del tempo specifico per stare col Padre e ci esorta a fare lo stesso. Ho apprezzato molto l’invi-to del Cardinale a pregare di più nei momenti in cui si è di corsa, si hanno mille impegni e “non si ha tempo”. Adesso, quando ho giornate vera-mente intense e difficili da affrontare, ripenso a questi momenti e allora mi fermo un po’ con Dio, chiacchieria-mo e affido a Lui le infinite cose da fare, tutto poi va meglio.

Ad accompagnare questa riflessione c’è stata la visita al Cimitero Monu-mentale di Milano, dove sono sepol-

IN COMUNITà

Una capodannoalternativo

ti alcuni personaggi illustri come: Alessandro Manzoni, Salvatore Qua-simodo, don Giussani, ecc. È stata un’occasione particolare per riflettere fino in fondo sul senso della nostra esistenza, sulla bellezza della quoti-dianità. Io, passeggiando per i sentieri ghiaiosi del cimitero, mi sono sentita esortata a vivere ogni giorno inten-samente, provando a cogliere quella segreta unicità e quella profonda bel-lezza che il quotidiano nasconde. La morte non deve essere nient’altro che una porta aperta su un’altra Vita pro-prio come ci è stato testimoniato da un video che abbiamo visto su Chiara Luce Badano. Non avevo mai appro-fondito prima di allora la sua storia e mi ha coinvolta in modo particola-re, forse proprio perché si è amma-lata alla mia stessa età e dopo poco è morta. Mi hanno affascinata la sua dolcezza e la forza con cui è andata incontro al Signore. Il fatto che si trovasse con gli amici per preparare i canti del proprio funerale o che aves-se fatto confezionare un abito appo-sta per quel giorno mi ha mostrato la morte come un grande e meraviglioso incontro. La sua testimonianza conti-nua a risuonarmi dentro e mi incorag-gia a vivere tenendo lo sguardo alto, fisso alle cose di Lassù.

Durante quei momenti, dagli incon-tri di preghiera, al semplice lavare le pentole in cucina, al preparare i can-ti per la Messa, ho sentito il Signore prenderci per mano e accompagnarci verso un nuovo inizio. Io amo arriva-re alla fine di qualcosa per poi poter cominciare da capo e ripartire, ho un po’ un debole per i vuoti da riempire.

Il 2014 mi si è presentato, così, come un dono meraviglioso e immacolato, splendente di un bianco da riempire giorno dopo giorno di sorrisi, pre-

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 25

ghiere, incontri ed emozioni. Senza dubbio la messa celebrata nel pome-riggio da don Enrico ci ha aiutati molto a introdurci in un clima di ve-glia e di attesa. L’ho trovata un mo-mento di autentico incontro tra noi fratelli e con il Signore, una chiamata a renderLo il vero protagonista delle mie giornate, un rinnovato invito a fare di Lui il centro di tutto.

Poi, dopo una cena piena di allegria, dopo le risate e il “giocone” con i bambini e le famiglie, è arrivato il momento della veglia. Non potevo desiderare niente di più semplice e bello! C’eravamo proprio tutti: alcuni dei miei più cari amici, alcuni fratelli e sorelle del Piccolo Gruppo, la mia famiglia, ma soprattutto c’era il Si-gnore. E Lui ha fatto la differenza! È stato Lui a rendere così unico questo Capodanno, che tornando indietro ri-vivrei mille volte! Tra un canto e l’al-tro, ci siamo fatti riempire della pre-senza del Signore, abbiamo ricordato i momenti più belli dell’anno trascor-so e Gli abbiamo affidato i momenti di quello futuro.

È stato veramente toccante lasciarmi alle spalle il 2013 davanti a Cristo e affacciarmi a questo 2014 pronun-ciando come primissime parole quel-le del Gloria al Padre. La “tre giorni” di condivisione tra i giovani è stata la dimostrazione che il Vangelo è attualità, che la proposta di Cristo è tremendamente bella e inte-ressante, che i giovani di oggi posso-no ancora rispondergli, basta trovare le modalità giuste per comunicare il linguaggio della fede.

Prima di salutarci, per tornare cia-scuno alla propria casa, abbiamo condiviso per l’ultima volta le nostre riflessioni e io semplicemente mi sono sentita di augurare a ciascuno di vivere intensamente ogni giornata fa-cendo battere il cuore all’unisono con quello di Dio.

Divina quotidianità

Ogni giornovivi per chi non lo può più fare.Ogni giorno ridiper chi è morto nella desolazione.Ogni giorno stupisciti delle piccole cose.Fa’ che una canzone ti culli,che un ciliegio in fiore ti sussurri dolci parole,che qualche goccia di pioggia ti scompigli i capelli.Abbi poi il coraggio di piangereper chi ha lasciato morire le lacrime in golanon permettendo che gli imperlassero la vita.Ogni giorno rendi grazieper il sole che vedio per la nebbia che ti abbraccia.Ogni giorno ricama sogniper tutti coloro a cui sono stati strappaticome mele ancora acerbe.Poi fermati, corri e chiudi gli occhiper tutti coloro che avrebbero voluto farloma sono stati fermati.Ogni giorno cerca tra le increspature del cielouna nuvola che ti somigli,poi cercane un’altraper chi prima di te ha posato lo sguardoma vi ha trovato solo brandelli di cenere grigia.Ogni giorno pianta radici di vita eterna.Ogni giorno amaquel giorno nella sua unicità.

Un momento della veglia di preghiera con giovani e famiglie

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InCOnTRO COn mOnS.BALCOnI SULLA FIGURA DI SABATInO JEFUnIELLO

di Franco Duca

IN COMUNITà

Il ricordodel caroSabatino

Domenica, 30 marzo 2014, presso la parrocchia di San Paolo a Milano, sia-mo stati invitati a partecipare ad una comunicazione di Mons. Giovanni Balconi, postulatore della causa di beatificazione del nostro Sabatino. L’iniziativa è stata presa dal gruppo “Patrizi della Legio Mariae” della Parrocchia e vedeva la presenza della sorella di Sabatino oltre ad un grup-petto di quattro fratelli del P.G.C (Mantega, Corda, Marchi e Duca), a cui era stata richiesta una comunica-zione sul ricordo di Sabatino.

Mons. Balconi ha preso la parola, dopo una breve preghiera, producen-do una efficace e partecipata relazio-

ne sulla vita di Sabatino, con la cita-zione di episodi a noi ben noti che si inserivano in modo congruente nelle caratteristiche della santità di vita lai-ca di Sabatino. Un punto interessante è stata la sottolineatura che la Chiesa non proclama (o impone) la santità delle persone ma questa condizione deve nascere dalle sensazioni nate nella Comunità dei fedeli (miracolo o particolari intuizioni avvertite dalle persone che ne mantengono viva la memoria).La raccolta di queste noti-zie è la funzione del “Postulatore”. Ha poi proseguito richiamando ripe-tutamente l’incontro e appartenenza di Sabatino al P.G.C. oltre alla sua significativa esperienza con Fratel

Ettore. Ha sostanzialmente definito Sabatino come un “Santo laico” che ha vissuto il suo essere nel mondo (in una famiglia e con un lavoro) con la caratteristica di essere prevalen-temente “samaritani”, “prima per i poveri”.......”con il fiuto dei poveri”.

Subito dopo è stata data la parola a Franco Mantega che ha introdotto il lavoro teatrale su Sabatino che ha la caratteristica di un “processo” in quanto molta parte della sua vita ha scandalizzato il mondo dei “benpen-santi” suoi contemporanei. Sabatino ha scandalizzato, perché il “Bene” che faceva non era capito e non era accettato. Il testo contiene situazioni

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 27

anche enfatizzate per esprimere il si-gnificato più vero e profondo di alcu-ne delle sue azioni e rendere in modo più significativo le originali caratteri-stiche di questa vita di Santo. Prima della introduzione, Franco ha comu-nicato una breve sintesi della biogra-fia di Sabatino tratta dalla “Vita di Sabatino raccontata da Ireos”.

Successivamente è stato comunicato un “ricordo” del caro Sabatino da parte di Franco Duca che ha sotto-lineato quanto la spiritualità di Saba-tino abbia coniugato il Carisma e la Spiritualità del P.G.C. con l’Amore per i poveri di Fratel Ettore e per tutti i poveri. Sabatino è stato un laico e un “mistico dagli occhi aperti”, cammi-nando per le strade di questo mondo. Ha lasciato una “memoria” certamen-te fertile di ricordi, ma soprattutto di un “Bene” che opera anche oggi per i semi da lui lasciati.

La sorella di Sabatino (Filomena) ha infine comunicato alcuni episodi del-la vita del fratello, di cui è stata di-retta testimone e di cui ha sottoline-ato l’intensa dimensione spirituale e umana. Ha ricordato anche gli ultimi periodi della malattia di cui ha comu-nicato parole e impressioni ricevute dal fratello Sabatino.

Si informa che l’incontro è stato gui-dato da una religiosa laica (Maria Rosa) della Parrocchia San Paolo. Il lavoro di Franco Mantega sarebbe stato consegnato, per conoscenza, a un gruppo teatrale della Parrocchia. Durante l’incontro sono state messe a disposizione dei presenti (circa 25 persone) alcuni testi della biografia di Sabatino editi da “Città sul Monte”. Prima della chiusura dell’incontro sono state comunicate notizie relati-ve alla “Causa di beatificazione” di Alfie Lambe, giovane irlandese della “Legio Mariae” che consumò la sua giovinezza come missionario in Ame-rica Latina.

Riportiamo alcuni stralci della riflessione “12minuti12” di monsignor Domenico Pom-pili, tenuta lo scorso 4 marzo ai comunicatori del Copercom. Il sottosegretario Cei evoca “alcuni punti cardinali che Papa Francesco offre con evidenza alla Chiesa” e che costituiscono “quasi una bussola da cui lasciarsi orientare” nel lavoro di operatori della comunicazione.

Tra i “pericoli” che la Chiesa corre al suo interno e che ne ostacolano il cammino di evangelizzazione, il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali indica l’“ideologizzazione del messaggio evangelico”, cioè “uno sguardo distaccato, come da un balcone, quasi che il mondo sia semplice-mente un nostro dirimpettaio. Lo sguardo del discepolo non può essere neutro e tantomeno neutrale, ma deve coinvolgersi personalmente”. Altro pericolo è “il funzionalismo”, vale a dire, “ridurre la Chiesa a una serie di cose da fare con scrupolosa meticolosità ma lasciandosi ispirare da un cri-terio quantitativo, pago solo dei risultati verificabili. Di qui il passo a una Chiesa imprenditrice è breve”. Inoltre, vi è “il clericalismo”, che è “una sorta di complicità peccatrice”, perché “tiene i laici in regime di sudditanza e non favorisce la crescita di personalità mature nella fede e riconosciute nella loro competenza. E viene meno perfino quella capacità di liberare energie positive e responsabili che in passato si esprimevano nel variegato mondo della religiosità popolare”.

Occorre, osserva monsignor Pompili, “muoversi verso l’altro e non aspet-tarlo al varco. Il discepolo missionario non è mai statico. Non ci si riferisce qui alla velocità cui è ormai consegnata la vita di tutti ma alla capacità di accettare il decentramento. Non siamo più realisticamente la fontana del villaggio, il centro pulsante della vita comunitaria. Sono altri i riferimenti che strutturano la vita urbana o rurale. Sicuramente più il centro commer-ciale che la Chiesa parrocchiale”. Questo, però, “non significa arrendersi alle logiche economiche e funzionali, ma uscire dal centro e andare verso le periferie esistenziali”. Accanto “all’atteggiamento decentrato occorre pure una maggiore attitudine al confronto e alla ricerca condivisa di mete comuni. La comunione – ricorda il direttore – significa che non basta un leader che faccia da sé, ma ci vogliono tanti punti che si avvicinano per tessere la rete, che non camufferà mai le diversità pur all’interno di una sostanziale unità”. Infine, “si richiede anche un ritorno all’essenziale”.

La “grande lezione” di comunicazione che Francesco ci va impartendo parte dal presupposto ignaziano che ‘Dio è in tutte le cose’ e ovunque, e quindi va cercato e valorizzato ovunque. Comunicare è condividere: nes-suno deve essere ricettore passivo, carta assorbente, semplice target di un messaggio. Anche il digitale, in fondo fa parte ormai del nostro quotidiano e va integrato tra gli spazi della prossimità”, come si legge nel messaggio per la 48esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

La comunicazioneai tempi di Francesco

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L’ANGOLO DEI LIBRI

UnA LETTURA PER TUTTI I GUSTI. ALCUnE RECEnSIOnI DA nOn PERDERE

Mons. Renzo Bonetti ha presentato que-sto testo come “un testo diverso, che non si impone per la potenza delle parole, ma per la potenza di

Vita in esso contenuta, potenza che viene dall’Alto”. Ed è così: finalmen-te due sposi che usano un linguaggio proprio, non il clericalese che sa di buone intenzioni ma ben poco di vita elaborata secondo una vocazione ben precisa. Cosa c’è dentro il Miste-ro Grande delle Nozze? Quali sono le sofferenze che possono vivere gli sposi nella Chiesa e quali sono le spe-ranze che da essa sgorgano? Che cosa vuol dire per gli sposi essere chiamati ad una fecondità di vita nelle realtà che vivono tutti i giorni? Domande, queste, incalzanti e che risvegliano nella coppia una ricerca del senso ultimo insito nella chiamata al sacra-mento del matrimonio. La sponsalità ha radici nella Chiesa sposata da Cri-sto nel suo atto di oblazione. E’ qui dentro che si trovano le parole stesse per articolare un pensiero relativa-mente al nostro andare a due a due e per realizzare quella Comunione in Cristo attraverso cui si realizza il Suo Regno qui sulla terra, fin da adesso.Due sposi come tanti che ad un cer-to punto della loro vita si lasciano incontrare veramente da Gesù e si

Il libro è ricavato da una conferenza che l’autore, saggista, fi-losofo e drammatur-go francese conver-tito al cattolicesimo, ha tenuto all’Assem-

blea del Pontificio Consiglio per i lai-ci nel 2011. Tema centrale è la nuova evangelizzazione. Molti pensano che il punto cruciale consista nel miglio-rare i metodi di comunicazione, nel padroneggiare meglio le tecnologie più recenti. E, dimenticando “ il cosa comunicare”, “si comunica sulla co-municazione”. Con un linguaggio ironico e brillante Hadjadj va al sodo della questione per noi credenti: Dio rimane un mistero da accogliere e dunque “non si tratta di fare l’evan-gelizzazione ma di essere veramente cristiano. L’evangelizzazione diventa un sovrappiù a partire da uno stile di vita e non da una tecnica di vendita”. Un libro che ci invita a parlare di Dio scendendo dall’ astrattismo per met-terci in rapporto con la concretezza dell’esistenza.

Come parlare di Dio oggi? / Fabrice Ha-djadj / 2013 / Edizioni Messaggero Pado-va / € 13,00

Meditazioni sui rac-conti della passione, morte e risurrezione di Gesù. Con alcune domande per inte-ragire e pregare sul testo. La proposta:

davanti al Vangelo, a partire dalle proprie situazioni di vita, accogliendo la sfida che il messaggio di Gesù pro-prio lì ci raggiunge.

Lasciarsi leggere dentro / Gaetano Piccolo gesuita / 2013 Proget Edizioni / € 17,00

In questo libro auto-biografico, Chiara, 48 anni, fondatrice di “Nuovi Orizzonti”, parla del suo incon-tro con Gesù, della decisione di entrare

nella Comunità dei Focolari e della scelta – dopo una miracolosa guari-gione – di dedicarsi ai ragazzi di stra-da, nei luoghi più degradati.

Solo l’amore resta / Chiara Amirante / 2012 / Edizione Piemme / € 15,00

impegnano a seguirLo con i loro figli nella vita ordinaria. Ciò che di straor-dinario accade è che la quotidianità, oltre ad assumere dei connotati molto più affascinanti e più ricchi di signifi-cato, si apre alla dimensione comuni-taria dove gli sposi hanno modo di avviare uno stimolante “passaparola” spirituale che suscita domande nelle coppie con cui vengono in contatto. Luisa Pomi, laureata in ingegneria e casalinga e Federico Plebani, perito industriale, sono sposati da 14 anni, hanno 6 figli. Hanno frequentato il Corso di Pastorale Familiare della CEI e attualmente seguono le attività formative proposte dall’Associazione servi Familiae, di cui fanno parte.

La voce degli sposi, una coppia dialoga con la sua Chiesa / L.uisa Pomi, Federico Ple-bani / 2013 / Edizioni Effatà / € 8,00

Da questo numero vi segnaliamo alcune novità in libreria e recensiamo alcuni libri.Perché una rubrica di libri proprio su EdV?Perché un libro può aiutarci a pregare e meditare, raccontarci esperienze di vita di uomini e donne santi, cristiani semplici che ci confermano nella fede. Troverete testi che raccolgo-no il pensiero del Papa e della Chiesa, utili per vivere la nostra vocazione. Libri che ci aiutano a capire il mondo in cui viviamo. Talvolta anche segnalazioni di film che fanno discutere. Quindi non fateci mancare suggerimenti, proposte e critiche.

di Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO? 29

Vicenda commoven-te e piena di speranza quella di Francesca.Colpita da una malat-tia incurabile, questa donna, moglie e ma-dre di tre figli, è stata

capace di trovare nella fede la risorsa per vivere anche la prova estrema nel-la serenità e nell’amore.

Io non ho paura. La storia di Francesca Pedrazzini / Davide Perillo / 2013 / Edi-zioni San Paolo / € 10,00

Fin dai primi giorni del suo pontifica-to, le omelie di papa Francesco durante le Messe feriali nella re-sidenza di Santa Mar-ta sono diventate una

preziosa fonte a cui attingere. Que-sto libro ne ha raccolte 87, all’incirca quattro mesi di omelie, dal 22 marzo 2013 al 26 luglio 2013: brevi conver-sazioni familiari in cui il Vangelo è riportato ai fatti concreti e abituali della nostra vita.Le ultime tre omelie sono dalla re-sidenza di Sumaré a Rio De Janeiro, durante la 28a Giornata Mondiale della Gioventù. Il teologo Inos Bif-fi, nell’introduzione al libro, anticipa alcune immagini simpatiche usate dal Papa per farsi capire. I cristiani devo-no guardare in faccia la realtà “pron-ti come il portiere di una squadra di calcio, a parare il pallone da qualun-que parte arrivi” (12 aprile); non è bene “fare una macedonia”, metten-do insieme “un po’ di Spirito Santo e un po’ dello spirito del mondo” (10 giugno); i cristiani con la “faccia da immaginetta” (14 giugno), con cui si

L’autore, André Louf (1929-2010), è sta-to abate nell’abbazia trappista di Mont-des-Cats, nelle Fian-dre francesi. Eletto a questo incarico du-

rante il Concilio Vaticano II, ha con-tribuito coi suoi scritti alla riscoperta della vita cristiana in Occidente e al rinnovamento della vita monastica. Ha vissuto gli ultimi tredici anni in un eremo.Per sua esplicita volontà questo testo sulla preghiera vuole essere una testi-monianza di chi si è posto in ascolto degli uomini di preghiera, del passato e di oggi. A cominciare dai suoi ge-nitori, dai quali l’ha imparata. “Nes-suno la può comprendere se non gli è donato”, precisa. “Non la si con-quista, non la si compera come un oggetto, non la si comunica come si fa della scienza: provate a spiegare il gusto del mango a chi non l’ha mai assaggiato!”.Louf, a partire da un luogo, il nostro cuore, ci condurrà, passando per la preghiera di Gesù, fino in vista della preghiera cosmica.

Lo Spirito prega in noi / André Louf / 1995 / Edizioni Qiqajon / € 10,50

Del re-g i s t a S i l v i o Sold i n i realizza-to con

Giorgio Garini, Per altri occhi è il vincitore del Nastro d’Argento 2014 come miglior film documentario. Che viene proiettato solo in alcune sale cinematografiche italiane. Non per-detevelo. Seguite la programmazione mese per mese su www.lumierefilm.it Protagonisti della storia dieci non vedenti che con coraggio e determi-nazione affrontano la vita e si raccon-tano con vivacità e senso dell’umori-

smo. Cominciando da Enrico che fa il fisioterapista e ha l’hobby della barca a vela, Loredana che affianca l’attivi-tà di centralinista alla passione per il tiro con l’arco. E Felice che scolpisce e gioca a baseball. Per continuare con Luca, musicista e fotografo, e Gem-ma che studia violoncello e fa gare di sci. Il regista Silvio Soldini che ha conosciuto Enrico quando ha avuto bisogno di un fisioterapista è rimasto conquistato dallo loro voglia di vivere e di guardare il mondo.

Per altri occhi / Film documentario / Regia di Silvio Soldini e Giorgio Garini / Italia / 2013 / Durata 90’

nasconde il proprio essere peccatori; e sul fatto di non attaccarci ai beni, osserva “Io non ho mai visto un ca-mion di traslochi dietro un corteo fu-nebre” (21 giugno).Ricorrono alcuni temi che ci fanno capire il pensiero di questo Papa: il perdono divino, una vera e propria carezza del Signore; la tenerezza e vicinanza con le quali il Signore ci ama e la difficoltà per noi a lasciar-ci amare e a sentirlo vicino e tenero; Gesù salvatore, Gesù -porta per en-trare nel Regno di Dio; la mondanità e il carrierismo, la lingua che uccide il fratello; Gesù che salendo al cielo ci lascia le sue piaghe, per uscire da noi stessi con la preghiera, verso le piaghe di Gesù e verso le piaghe dei nostri fratelli; la Chiesa che è nel cuore del Padre, Gesù che solo può vincere il Maligno che se ne vuole impadronire; la Chiesa che è madre e deve guardar-si dall’ideologia che falsifica il Vange-lo, La Madonna che è mamma e cura la chiesa, che ci porta Gesù e a lui ci conduce.

Le parole di Papa Francesco. Omelie del mattino / Prima ristampa 2013 / Libre-ria Editrice Vaticana (LEV) / € 14,00

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

Fare catechesi con i cartoni anima-ti che passano sul grande schermo. È l’opportunità colta da Acec (As-sociazione cattolica esercenti ci-nema) in occasione dell’uscita del film “Cuccioli: il paese del vento”, che verrà proiettato a partire dal 27 marzo prossimo. L’iniziativa, avvia-ta dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova e da Acec na-zionale, ha chiesto la collaborazione di Gruppo Alcuni, produttore dei cartoni animati “Cuccioli”, per met-tere a disposizione di tutte le Sale del-la comunità un gioco da tavolo che potesse stimolare la lettura di passi della Bibbia che parlano del “soffio” di Dio, della sua presenza nel vento e del suo Spirito. “L’occasione di poter corredare l’uscita di un film nelle Sale della Comunità - spiega monsignor Roberto Busti, presidente Acec - con materiali didattici che stimolino i bambini e le loro famiglie a leggere la Bibbia e il suo rapporto con la natura, ci è sembrata un’opportunità da non perdere, soprattutto perché in linea con le finalità dell’Acec”.Nel sito www.acec.it sarà infatti pos-sibile scaricare anche un’apposita scheda pastorale redatta da Arianna Prevedello, collaboratrice editoriale dell’Associazione. La proposta pasto-rale ha avuto la sua genesi all’interno dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova.

in RETE

ChIESA E InTERnET. STORIE, nOVITà E APPLICAzIOnI DAL mOnDO DELLA RETE

Cartoni e...catechesi

Come mai l’account Twitter del Papa ha così tanto successo? Come evan-gelizzare, educare e fare pastorale sui Social Network? Quali sono i lin-guaggi più efficaci su Facebook?

Hanno risposto a queste e a molte altre domande gli esperti Maria Fi-lomia, esperta di media e famiglia, Francesca Triani, consulente per i Social Media in Seed -- Edizioni in-formatiche, Francesco Micali, consu-

Come evangelizzare, educare e fare pastorale sui Social Network?

San Francesco a portata di touch? Da oggi è possibile grazie a un’app svi-luppata in collaborazione con i Frati Minori dell’Umbria. Scaricandola da App Store o Google Play l’utente può ricevere ogni gior-no sul proprio smartphome un pen-siero, una riflessione, una preghiera o un breve racconto relativo a San Francesco. Una piattaforma intuitiva, completa e in sintonia con i colori e lo stile francescano.365 giorni con San Francesco, at-traverso pensieri, scritti e preghiere tratte dai sui scritti o dalle primitive testimonianze della sua vita, cioè da quell’insieme di opere che vengo-no chiamate Fonti Francescane. Un pensiero diverso apparirà quotidia-namente e accrescerà il breviario a

App della fede: San Francesco

disposizione. Si tratta dunque di un servizio ben curato, proposto a tutti coloro che amano la figura del Santo di Assisi. Sono presenti anche le se-zioni “Breviario Francescano” dove è possibile pregare con i brani proposti e quella “Io, Francesco”: qui è possi-bile leggere la storia di un uomo che, dopo aver rifiutato le ricchezze pater-ne, decide di vivere in povertà, in un totale amore per Dio.

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lente di Social media marketing per Mediabeta srl e Matteo Maria Gior-dano, animatore della comunicazione e della cultura, curatore del sito www.estremiconfini.org.

L’Associazione Webmaster Cattolici Italiani (WeCa) intende offrirsi quale punto di riferimento per i siti infor-matici di ispirazione cattolica e la cui attività comprenderà: la promozione di attività formative, educative e cul-turali; la diffusione di iniziative e pro-poste dell’uso della rete per attività pastorali; la realizzazione, lo sviluppo e l’offerta di soluzioni software e di tecnologie infrastrutturali (connetti-vità, supporti hardware e telematici) per facilitare l’accesso del mondo cat-tolico alla rete.

Settimana comunitaria 2014:un tempo di condivisione,un tempo per stare con GesùLA SETTIMANACome sapete per quest’estate la Comunità propone una settimana di vita comunitaria a Villabassa, dal 2 al 9 agosto presso la Casa dei Padri Scala-brini che ben ci ha accolto in questi ultimi due anni. Paesaggi incantevoli e aria fresca saranno la cornice ai momenti di preghiera e di meditazione per aspiranti, famiglie e celibi. Avremo anche momenti di svago, camminate e tempo per riposarci. La settimana comunitaria è un tempo prezioso per coltivare i rapporti con i fratelli e le sorelle della Comunità a partire dal rapporto personale con il Signore che ci attende e ci accoglie nella bellezza della natura. Invitiamo tutti a valutare con attenzione questa proposta, per un tempo di riposo e fraternità.

LE ISCRIZIONICome sempre cercheremo di favorire la sistemazione dei partecipanti se-condo le concrete possibilità della casa: per far questo è opportuno iscriver-si per tempo (c’è tempo fino a metà giugno) attraverso il modulo spedito via email. Per qualsiasi richiesta di informazione contattare Paolo Cattaneo (340 6310505 - [email protected]). Per organizzare al meglio la capienza della casa (150 posti) e favorire il più possibile la presenza a tutta la settimana, nella fase di iscrizione verrà data la precedenza a chi si iscrive per tutto il periodo e paga la quota di iscrizione (€ 50 sia per singolo che per famiglia).

NOTE INFORMATIVE• Nel giorno di arrivo (sabato 2 agosto) NON è previsto il pranzo (co-

muncare a Paolo Cattaneo eventuali esigenze particolari)• Il ritrovo ufficiale è per sabato pomeirggio 2 agosto: le camere verranno

assegnate a partire dalle ore 15• Prevediamo di chiudere ufficialmente la settimana di Comunità con il

pranzo di sabato 9 agosto• La casa NON provvede a lenzuola e asciugamani

TABELLA COSTI GIORNALIERI(pensione completa senza biancheria per le camere)0-3 anni _ € 04-5 anni _ € 86-11 anni _ € 1712-17 anni _ € 28dai 18 anni _ € 45

News ESPERIEnzE DI VITA,LA RIVISTA è On LInEGli appartenenti al Piccolo Gruppo di

Cristo hanno la possibilità di accedere

al sito internet www.piccologruppo.it

e poter leggere la rivista “Esperien-

ze di Vita” direttamente in rete, cioé

senza avere materialmente tra le mani

la stessa rivista in formato cartaceo.

Anche un qualunque visitatore del

sito internet può farlo. Naturalmente

occorre che qualcuno lo guidi a co-

noscere il sito e lo invogli a leggere le

pagine della rivista.

La rivista in formato cartaceo che

ognuno di noi riceve può diventare

un dono a qualche familiare, amico

o conoscente che possa avere un inte-

resse per il discorso religioso e di vita

evangelica, e che magari si intende

avvicinare al “Gruppo”.

FLASh SPIRITUALIÈ attivo il servizio mail di “pensie-

ri spirtiuali”, brevi testi che riporta-

no pensieri e scritti dal mondo della

Chiesa o della Comunità il Piccolo

Gruppo di Cristo. Un modo sempli-

ce e diretto per meditare. Il servizio

è attivo il lunedì, mercoledì e venerdì.

Per iscriversi o per qualsiasi necessità

scrivete a [email protected]

nEWSLETTERPer tutti c’è la possibilità di iscriversi

al sito internet www.piccologruppo.it e

ricevere aggiornamenti sulle proposte

e il cammino della Comunità.

16 MARZO 2014INCONTRO PRIVATOCON PAPA FRANCESCODI UNA PICCOLA DELEGAZIONE DEL PGC

IL MESSAGGIO ChE CI LASCIA é qUELLODI ASCOLTARE GESù ChE CI PARLA OGNI GIORNO qUANDO MEDITIAMO IL SUO VANGELO, DI PREGAREPER LUI, DI AVERE UNA FIDUCIA ILLIMITATA IN DIO

E DI METTERCI IL GREMBIULE

PER SERVIRE CON AMORE

www.piccologruppo.it