Edizione Natale 2011

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LA PAROLA AL PARROCO NATALE RICCHEZZA DI BONTA’ pagina 2 L’ANGOLO DEL CATECHISMO In cammino con i Magi pagina 6 LA PAROLA AL LETTORE Natale del Maestro Salierno V. pagina 7 LA STORIA DI BUONALBERGO Fedele Caggiano pagina 8 OCCHIO SUL MONDO GMG 2011 pagina 4 Giovani e il volontariato Il volontariato è un’avità libera e gratuita svolta per ragioni private e personali, che possono essere di soli- darietà, di giuszia sociale, di altruismo o di qualsiasi altra natura. Il volontariato può essere prestato individualmente, o all’interno di una organiz- zazione struurata che può garanre la formazione dei volontari, il loro coordina- mento e la connuità dei servizi. Il volontario appare una fi- gura anconformista, che non partecipa al “rito del guadagno”, ma che dedica il proprio tempo all’assi- stenza dei deboli, per dare un minimo di dignità a chi non è in grado di soddisfare nemmeno i bisogni primari. Queste persone per lo più sconosciute, spesso orga- nizzate in associazioni, rap- presentano una struura fondamentale nel campo della solidarietà e del soc- corso. connua a pagina 4 ALLINTERNO: Periodico d’informazione dell’Oratorio San Giovanni Bosco e San Domenico Savio, Buonalbergo (BN) LA VITA DI UN SANTO Santa Chiara NON TUTTI SANNO CHE... ... è successo a Buonalbergo pagina 5 pagina 9 In questa edizione troverete, tra le pagine, una leera con la scria: “Caro Ora- torio”. Chiunque può compilarla scrivendo all’Oratorio per dire ciò che pensa, ciò che prova e qualche suggerimento o crica. La leera potrà essere imbucata in un apposito contenitore presente nella chiesa San Carlo. Caro Oratorio... VI edizione

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Edizione di Natale 2011 de "Il Corriere dell'Oratorio", Buonalbergo(BN)

Transcript of Edizione Natale 2011

La paroLa aL parroco

NATALE RICCHEZZA DI BONTA’

pagina 2

L’angoLo deLcatechismo

In cammino con i Magi

pagina 6

La paroLa aL Lettore

Nataledel Maestro Salierno V.

pagina 7

La storia diBuonaLBergo

Fedele Caggianopagina 8

occhio suL mondo

GMG 2011 pagina 4

Giovani e il volontariato

Il volontariato è un’attività libera e gratuita svolta per ragioni private e personali, che possono essere di soli-darietà, di giustizia sociale, di altruismo o di qualsiasi altra natura.Il volontariato può essere prestato individualmente, o all’interno di una organiz-zazione strutturata che può garantire la formazione dei volontari, il loro coordina-mento e la continuità dei servizi.Il volontario appare una fi-gura anticonformista, che non partecipa al “rito del guadagno”, ma che dedica il proprio tempo all’assi-stenza dei deboli, per dare un minimo di dignità a chi non è in grado di soddisfare nemmeno i bisogni primari.Queste persone per lo più sconosciute, spesso orga-nizzate in associazioni, rap-presentano una struttura fondamentale nel campo della solidarietà e del soc-corso.

continua a pagina 4

aLL’interno:

Periodico d’informazione dell’Oratorio San Giovanni Bosco e San Domenico Savio, Buonalbergo (BN)

La vita di un santo

Santa Chiara

non tutti sanno che...

... è successo a Buonalbergo

pagina 5 pagina 9

In questa edizione troverete, tra le pagine, una lettera con la scritta: “Caro Ora-torio”. Chiunque può compilarla scrivendo all’Oratorio per dire ciò che pensa, ciò che prova e qualche suggerimento o critica. La lettera potrà essere imbucata in un apposito contenitore presente nella chiesa San Carlo.

Caro Oratorio.

..

VI edizio

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la parola al parroco

Il Natale è la festa della grande gioia. In questi ultimi mesi però hanno sof-fiato venti gelidi, e dense nubi scure si sono addensate sull’orizzonte della vita quotidiana rendendo questo pe-riodo un tempo cupo, in cui il buio non è solo metafora letteraria per far risaltare l’evocazione della luce, ma è situazione esistenziale per tanti uomi-ni e donne che, anche solo un anno fa, si potevano permettere di festeggiare il Natale nel benessere. Certo, disoc-cupati, sfrattati o alluvionati hanno sempre fatto parte della retorica me-diatica con cui, ogni anno, veniva fatto il contrappunto d’ufficio a cenoni e lu-strini, vacanze e crociere. Registri con-venzionali, sia gli uni che gli altri, delle saghe e sagre natalizie. Ma quest’an-no qualcosa è cambiato e l’immagine di un popolo che cammina nelle tene-bre non ci è più tanto estranea, perché ormai sono state messe allo scoperto paure profonde. Ora che povertà e in-sicurezza si vanno diffondendo anche nel “primo” mondo e notizie di tracolli economici ed ecologici ci raggiungono come quotidiani bollettini di guerra, abbiamo la percezione di cammina-re anche noi nelle tenebre, poiché la logica dei privilegi acquisiti non è per nulla definitiva, vista la mole di sacri-fici che dobbiamo affrontare per ri-sanare il bilancio pubblico. Se questo ci aiuterà a restituire la sua verità a quella che è diventata la più pagana delle feste cristiane, non lo sappia-mo. Anche quest’anno, se pur in tono minore, c’è aria di festa per le strade, ma il pericolo sempre più insidioso e pervasivo è il rimanere invischiati nel “Natale-esteriore”, versione consumi-stica e mistificata del Natale cristiano. È un fatto evidente, purtroppo, che

per molti il motivo dell’allegria na-talizia non nasce più dal celebrare il Signore che viene, ma dalla fruizione di un tempo di vacanza, da spendere in divertimenti: più o meno legittimi, però solo mondani. Un Natale senza Gesù, dunque. Ma un Natale che non rievoca l’evento di Bet-lemme diventa un “Non-Natale”; anzi, può trasformarsi in un “Anti-Natale”, caratterizzato da ritualità edoniste e da atteggiamenti neopagani.“Mentre un profondo silenzio avvolge-va tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso” (Sap 18,14), il Verbo di Dio, che in Maria aveva preso la nostra carne, pose la sua dimora tra noi. Egli che era prima del tempo, venne ad abitare nella storia degli uomini; Colui che i cieli non contengono, l’Onnipo-tente, si è fatto piccolo, umile e pove-ro a Betlemme. Si è fatto uno di noi, nonostante i nostri limiti, e si è dona-to a noi senza riserve: «Egli è disceso sulla terra mosso a pietà del genere umano, ha sofferto i nostri dolori pri-ma ancora di patire la croce e degnar-si di assumere la nostra carne. Prima ha patito, poi è disceso e si è mostrato. Qual è questa passione che per noi ha sofferto? È la passione dell’amore», scrive Origene (Omelie su Ezechiele, VI,6).Come ogni anno, il Natale ci chiama a fare memoria di questo mistero: nel-la semplicità e nella povertà di una grotta, accolto da Maria e Giuseppe,

salutato da umili pastori, il Figlio di Dio viene nel mondo per portare agli uomini la pace e la salvezza.Nascendo da Maria vergine, il Figlio di Dio si è fatto veramente uno di noi e, come afferma il Concilio, “si è uni-to in certo qual modo a ogni uomo” (Gaudium et spes, 22); si è fatto “pros-simo”, solidale con noi non solo nel “positivo”, ma anche nel limite, nel dolore, nel fallimento, nella pover-tà: Gesù entrò nel mondo vestito di povertà e debolezza, ed è uscito da questo mondo morendo nudo sulla croce. Scrive il grande santo Gregorio Nazianzeno:«Colui che è in grado di donare la ricchezza subisce la povertà: si sottopone, infatti, alla miseria della mia carne, per consentirmi di conse-guire la ricchezza della sua divinità. Colui che è pieno, si svuota di tutto, privandosi della propria gloria perché io divenga partecipe della sua pienez-za. Che ricchezza di bontà! Di quale evento misterioso sono fatto ogget-to!» (Discorsi, 38,13).È ormai sotto gli occhi di tutti che sono molti coloro che non dispongono di un reddito dignitoso e sicuro, e cresce con inquietante rapidità il numero, già alto, dei lavoratori a rischio e dei disoc-cupati. Non sono pochi gli anziani che faticano a vivere con scarse pensioni e che soffrono per la solitudine e le in-comprensioni. Spesso i malati devono fronteggiare da soli i numerosi pro-blemi ai quali sono quotidianamente

nataLe riccheZZa di Bonta’

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esposti; molte famiglie versano in crisi di relazioni interpersonali conflittuali e instabili; non si contano più i giovani che sono senza speranza e incapaci di essere dei sognatori realistici. Il World Wide Web (www) unisce in rete ormai un vasto numero di per-sone di tutto il pianeta. È una grande rete dentro la quale circolano infor-mazioni, notizie, cultura, ma soprat-tutto denaro. Ma c’è una rete più va-sta dalla quale nessuno può sfuggire e che è decisamente invisibile: la co-munità globale della violenza. La rete della criminalità è molto più ampia del commercio legale, ed è in crescita co-stante. Tre delle più grandi industrie di oggi sono esportatrici di droga, armi e prostituzione. E sono alimentate dal-la immensa povertà e diseguaglianza del mondo, che induce i contadini di tutto il pianeta a coltivare cocaina e eroina, e milioni di donne e bambini a vendere i loro corpi come oggetti. Ora è in crescita il commercio degli organi. Quando i poveri non hanno nulla da vendere, allora sono costretti a met-tere in vendita i loro reni o le cornee, questa è la crocifissione dei poveri di oggi. Per la maggior parte di quanti vivono in Occidente questa violenza è ampiamente nascosta.Il mistero del Natale, soprattutto nell’attuale congiuntura socioecono-mica, ci chiede di riconoscere e ac-cogliere Gesù nei nostri fratelli, e in particolare negli “ultimi”, nei deboli, in coloro che nessuno ama. Da ricco che era, Gesù si è fatto povero per ar-ricchirci della sua povertà. Soccorrere gli indigenti è un gesto sacro e non un semplice atto di filantropia: in essi in-contriamo proprio Gesù, che si è iden-tificato con “i fratelli più piccoli”. Sap-piamo, inoltre, che la gratuità del dare attira benedizioni dall’Alto e favorisce la nostra crescita spirituale e umana. Nulla promuove la pienezza personale

e comunitaria meglio dell’amore ver-so i poveri. Non basta, però, “fare di più” occorre attuare “l’essere accan-to” a loro: non nell’atteggiamento di elargitori di elemosine, ma con l’ani-ma di chi si rende prossimo, imitando il Signore. Ogni uomo, infatti, prima che un catalogo di bisogni, è un cuore che chiede ascolto e condivisione. Per questo la carità evangelica, per essere autentica ed efficace, esige la conver-sione del cuore: poiché si può aiutare qualcuno senza rispettarlo pienamen-te come persona. Accogliere il pove-ro, il malato, lo straniero, il carcerato è fargli spazio nel nostro tempo, nella nostra casa, nelle nostre amicizie, nel-la nostra città e nelle nostre leggi.Se spingiamo più a fondo il nostro pen-siero, ci accorgiamo che spalancare le braccia ai poveri significa anche acco-gliere noi stessi nelle nostre povertà. Sì, perché, a ben guardare, è proprio la povertà che ci accomuna ai poveri. Ci sono, infatti, uomini poveri, ma an-che poveri uomini. Se non appartenia-mo alla prima categoria, è molto pro-babile che, a vario titolo, ci ritroviamo

nella seconda. Inoltre il dare diventa sempre un ricevere: se è vero che noi possiamo aiuta-re altri uomini ad essere meno indigenti, è vero pure che loro ci aiutano ad esse-re meno egoisti. E, in tale scam-bio, è proprio chi dona ad avvan-taggiarsi di più.

Sant’Agostino riserva pagine meravi-gliose a questa profonda dimensione del Natale. Il Figlio di Dio, scrive con impeto, «si è annientato, assumendo la forma di servo, divenuto simile agli uomini e riconosciuto come uomo: ric-co presso il Padre e povero presso di noi; ricco in cielo, povero in terra; ric-co come Dio, povero come uomo […]. Dove ti è mostrata la debolezza, lì ti si nasconde la divinità. È ricco perché lo è; povero perché tu eri tale. Tutta-via la sua povertà è la nostra ricchez-za; come la sua debolezza è la nostra forza […]. Per questo apri il seno della fede: accogli il povero, se non vuoi re-stare povero».(Esposizione sui Salmi, Salmo 40, 1,6).Il Natale chiede ad ognuno di noi di crescere nell’amore, di vivere una spe-ciale prossimità con le persone che vi-vono una condizione di sofferenza. Non può essere felice il nostro Natale se non genera interesse e aiuto verso chi vicino e lontano, ci si presenta col volto di Cristo, cioè d’uomo bisogno-so della nostra solidarietà e del nostro amore.La luce del Figlio di Dio che si irradia nella notte santa rischiari il nostro cammino e ci renda capaci di solida-rietà fraterna con tutti.

Buon Natale a voi tutti, amici lettori!

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occhio sul mondo

Esse appaiono fuori della società, proprio per la loro capacità d’essere estranee a quel modello di vita mate-riale che l’uomo del terzo millennio ha saputo crearsi. Il volontario, quindi, non applica la filosofia del consumismo, che impo-ne desideri crescenti da realizzare, necessità di maggiori guadagni, di continue accumulazioni, ma si sof-ferma a cogliere la vera essenza della vita che non è nel materialismo delle cose, ma nella gioia di donare il pro-prio tempo, impegno e capacità per rendere migliore l’esistenza di chi è

meno fortunato. Dove vi è sofferenza il volontario è sempre presente nono-stante i rischi, i pericoli cui spesso va incontro e soprattutto l’ingratitudine e l’indifferenza che circonda la sua opera. Bisogna quindi rilevare quan-to quest’attività fondamentale non sia sufficientemente pubblicizzata in particolare dai mezzi d’informazione. I giornali, le televisioni, le radio, do-vrebbero rappresentare la realtà del mondo in cui viviamo, perché vi sia coscienza di tutto ciò che sta intorno a noi. Purtroppo molto spesso ciò non avviene, di solito per motivi di gua-dagno; rende molto di più la cronaca nera (delitti descritti nei minimi parti-colari), la politica, la divulgazione dei miti del consumismo, perché fanno vendere. Mai discutono e dibattono invece di chi aiuta gli “straccioni”, per-ché i poveri non possono comprare e quindi non rientrano nel loro giro d’affari. Il volontariato, invece, regala non vendendo nulla e quindi non par-tecipa a quel meccanismo che immet-te danaro per produrre altro danaro. Quanto raramente possiamo assistere a trasmissioni che abbiano mostrato

l’incredibile opera dei medici senza frontiere, di quelle persone che han-no abbandonato una professione che avrebbe garantito loro fama e dena-ro, per recarsi, invece, in paesi dove le mine mietono vittime quotidiana-mente o dove le malattie fanno mori-re i bambini come le mosche.Il volontariato quando diventa spetta-colo perde i suoi originari ideali e fa insorgere la domanda se veramente si tratti ancora di quelle opere uma-nitarie di cui ancora portano il nome o piuttosto di organizzazioni che poco hanno a che fare con chi al suo interno si muove dalla base, per fornire come sempre il proprio entusiasmo ed amo-re per i più deboli. Infine quante volte abbiamo assistito ad interventi propa-gandati come assistenziali e di soccor-so ed invece avevano scopi politici ed economici. Il volontariato deve, quin-di, essere un’attività svolta con il cuo-re, slegata da interessi economici ed inoltre, non deve essere sentita come un obbligo o un impegno, per compie-re un po’ di bene, ma come una spinta interiore che porti ad aiutare.Questo è il bene.

La sede della XXVI Giornata mondia-le della Gioventù (GMG) è stata uffi-cializzata da Papa Benedetto XVI il 20 luglio 2008, durante la celebrazione di chiusura della Giornata Mondiale del-la Gioventù 2008 di Sydney. La GMG ha avuto inizio il lunedì 15 agosto 2011 con l’accoglienza dei pellegrini che arrivavano a Madrid dai cinque continenti.Nei tre giorni successivi i pellegrini suddivisi per gruppi linguistici hanno partecipato ad incontri di catechesi, presieduti da vescovi, incentrati su alcune parti del discorso del pontefi-ce. Questi incontri si sono svolti prin-cipalmente nelle chiese, nelle scuole, negli auditori e nei centri sportivi di Madrid. Il 18 agosto il Papa è atterrato all’aeroporto di Madrid, ed è stato ac-colto da una cerimonia di benvenuto nel padiglione di Stato. Il 19 agosto il Papa ha incontrato dapprima le giova-ni religiose e mille giovani professori universitari nella basilica e in seguito si è tenuta una via crucis. In tale oc-casione, Benedetto XVI ha invitato i giovani a non fuggire dalla sofferenza e a rimanere vicini a chi è meno for-tunato. Il 20 agosto si è tenuta una messa per i seminaristi della Cattedra-le dell’Almudena. La consueta veglia

di preghiera si è tenuta sabato verso sera, nella zona sud-est della capitale. A poco più di mezz’ora dall’inizio la ve-glia è stata interrotta per una decina di minuti a motivo di un improvviso nubifragio che ha impedito al Papa di proseguire nella lettura del suo discor-so, appena iniziata. Benedetto XVI ha deciso di rimanere sul palco nonostan-te la pioggia e al termine dell’acquaz-zone è passato direttamente ai saluti nelle diverse lingue, rivolgendo ai gio-vani presenti queste parole: «Grazie per questa gioia e resistenza, questa vostra forza, più forte della pioggia. Il Signore con la pioggia manda molte benedizioni!». La veglia è seguita con un lungo mo-mento di adorazione eucaristica silen-ziosa e l’atto di consacrazione della gioventù al Sacro Cuore di Gesù. Dopo la benedizione, il Papa ha rivolto ai pellegrini altre parole di saluto: «Cari giovani, abbiamo vissuto un’avventu-ra uniti. Saldi nella fede in Cristo, ave-

te resistito alla pioggia. Grazie per il sacrificio che state facendo e che sen-za dubbio offrirete al Signore. Vi rin-grazio per il meraviglioso esempio che avete dato. Così come in questa notte, con Cristo potrete sempre affrontare le prove della vita. Non lo dimentica-te!» Il Papa ha fatto quindi sapere di essere orgoglioso dei giovani presen-ti alla veglia. La messa conclusiva si è tenuta presso l’aeroporto di Cuatro Vientos, dove i pellegrini hanno tra-scorso la notte dopo la veglia della sera precedente. Il Papa ha esortato i giovani a “dare testimonianza della fede negli ambienti più diversi, inclu-so dove vi è rifiuto o indifferenza. Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri, quindi non conservate Cristo per voi stessi, co-municate agli altri la gioia della vostra fede”. Al termine della Messa il Santo Padre ha annunciato che la prossima GMG si terrà a Rio de Janeiro (Brasile) dal 18 al 23 luglio 2013.

LA GMG 2011 A MADRID

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Assisi vanta di aver dato i natali ad un altro personaggio che insieme a San Francesco ha significato molto nella storia e nella vita della Città, SANTA CHIARA.Nasce da una famiglia nobile nel 1194 da Favarone di Offreduccio di Bernar-dino e da Ortolana. Si narra che la madre, recatasi a pregare alla vigilia del parto nella Catte-drale di San Rufino, sentì una voce che le predisse: ”Oh, donna, non temere, perché felicemente partorirai una chiara luce che illuminerà il mondo”. La bambina fu chia-mata Chiara e battezzata in quella stessa Chiesa. L’am-biente familiare era pervaso da una grande spiritualità.La madre educò con ogni cura le sue figlie e fu tra quel-le dame che ebbero la grande fortuna di raggiungere la Ter-ra Santa al seguito dei crocia-ti. L’esperienza della completa rinuncia e delle predicazioni di San Francesco, la fama del-le doti che aveva Chiara per i

suoi concittadini, fecero sì che queste due grandi personalità s’intendessero perfettamente sul modo di fuggire dal mondo comune e donarsi completa-mente alla vita contemplativa. La sera della domenica delle Palme (1211 o 1212) la giovane fuggì dalla sua abitazione in Assisi e si recò alla Porziuncola, dove era attesa da Fran-cesco e dal gruppo dei suoi frati mi-nori. Le fecero indossare un saio da penitente, le tagliarono i capelli e poi la ospitarono in due successivi mona-steri benedettini, a Bastia e a Sant’An-gelo. Consigliata da Francesco si rifugiò al-lora nella Chiesina di San Damiano che divenne la Casa Madre di tutte le sue consorelle chiamate dapprima “Pove-re Dame recluse di San Damiano” e, dopo la morte della Santa, “Clarisse”. Qui visse per quarantadue anni, qua-

si sempre malata, iniziando alla vita religiosa molte sue amiche e parenti compresa la madre Ortolana e le so-relle Agnese e Beatrice. Nel 1215 Francesco la nominò bades-sa e formò una prima regola dell’Or-dine che doveva espandersi per tutta Europa. La grande personalità di Chiara non passò inosservata agli alti prelati, tanto che il Cardinale Ugolino (legato pontificio) formulò la prima regola per i successivi monasteri e più tardi le venne concesso il privilegio della po-vertà con il quale Chiara rinunciava ad ogni tipo di possedimento. La fermezza di carattere, la dolcezza del suo animo, il modo di governare la sua comunità con la massima carità e avvedutezza, le procurarono la stima dei Papi che vollero persino recarsi a visitarla.

Passò la seconda metà del-la vita quasi sempre a letto perché ammalata, pur par-tecipando sovente ai divini uffici. Portando l’Eucarestia sull’ostensorio, avrebbe sal-vato, secondo la tradizione religiosa, il convento da un attacco di Saraceni nel 1240. Morì a San Damiano, fuori le mura di Assisi, l’11 agosto del 1253, a sessant’anni. A soli due anni dalla morte, Papa Alessandro IV la proclamò Santa ad Anagni (15 agosto 1255). La chiesa ne fa memo-ria l’11 agosto.La principale chiesa dedicata a Chiara è la basilica di Santa Chiara ad Assisi dove si trova sepolta.

la vita di un santo

SANTA CHIARA D’ASSISI

Leggende e storiaChiara è la protettrice delle telecomunicazioni: il giorno di Natale, nella messa servita da Francesco, non c’era Chiara, poiché era costretta a letto a causa della sua infermità. Volendo ella partecipare alla celebrazione del natale, le sarebbe apparsa una visione della celebrazione;

I Saraceni, al servizio di Federico II di Svevia, erano alle porte di Assisi, e stavano assediando San Damiano. Chiara, allora, avrebbe preso l’ostenso-rio, esponendolo alla finestra. Una luce accecante avrebbe spaventato i Saraceni facendoli fuggire dal convento e da Assisi;

Papa Gregorio IX le fece visita al convento e le chiese di benedire il pane: appena Chiara lo ebbe benedetto, vi sarebbe comparsa sopra una croce.

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l’angolo del catechismo

IN CAMMINO CON I MAGI

“Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorar-lo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusa-lemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero:

«A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero il più piccolo capo-luogo di Giuda:

da te uscirà infatti un capoche pascerà il mio popolo, Israele.»

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stel-la e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trova-to, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo.Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si

trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”(Mt., 2, 1-12).

Il Vangelo di Matteo ci presenta que-sti tre personaggi misteriosi, i Magi, che dall’oriente arrivano a Gerusa-lemme alla ricerca del neonato Re dei Giudei. Essi portano doni a Gesù, che hanno un profondo significato. Fan-no riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina: l’oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l’incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, erba amara usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo che dovrà soffrire e morire.La venuta dei Magi dal lontano orien-te testimonia che Gesù non nasce solo per quelli che sono vicini, ma na-sce per tutti gli uomini.È per questo che la festa che ricorda questo evento è chiamata Epifania, vocabolo che significa “manifesta-

zione del Signore”. In questo racconto di Matteo, i Magi rap-presentano il mondo pagano, essi cercano Dio e per trovarlo non misurano la strada né il pericolo che possono incontrare durante il percorso. I magi, come Matteo li presenta, sono per-sone umili capaci di porsi delle domande. Vanno a chiedere spie-gazioni al re Erode, il quale non conoscendo la risposta, interpella gli esperti della Sacra

Scrittura. In questo modo, Matteo ci suggerisce che la risposta alle no-stre domande profonde può giungere solo dalla parola di Dio.I Magi, ricevute le informazioni, van-no a Betlemme, affrontando i disagi del cammino. Hanno visto un bimbo come tanti altri: tanta strada per ve-nire a vedere un bambino, come tanti altri.I Magi sono le persone che sanno ve-dere con “occhi interiori”, i soli che mostrano che quel bambino non è un bimbo qualsiasi, ma il ‘re del Giudei’. E lo adorano. Trovato il bambino, ri-tornano gioiosi alla vita normale. Per un’altra strada, perché la loro vita è cambiata.Anche noi, come i Magi, mettiamoci in cammino per andare a trovare il Bambino Gesù, e adorarlo, affinché tutta la nostra vita sia cambiata da quell’incontro.Come Erode, che vuole ostacolare la ricerca dei Magi, così altri ostaco-li renderanno anche la nostra strada non sempre dritta e scorrevole, ma un sentiero con intoppi e sentimenti che ci metteranno alla prova. Ma il Signore non ci lascia soli, anche nei momenti in cui la strada ci sembra troppo lunga e difficile da percorrere e la meta sembra irraggiungibile, una stella ci illuminerà. I Magi per primi sono stati guidati da una stella, che ha rischiarato il loro cammino, indicando loro il percorso per giungere al bim-bo, al Re dei Re. La nostra stella potrà essere meno o più luminosa di quan-to noi ci aspettiamo, ma è lì pronta ad accompagnarci in questo viaggio verso Gesù.

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parola al lettore

NATALE

Il Natale è la festività religiosa che ce-lebra la nascita di Gesù Cristo; essa è la festa più importante dell’anno, dopo la solennità della Santa Pasqua.San Francesco d’Assisi fu l’ideatore del Presepio nel 1223 a Greccio con la rappresentazione nella grotta del sacro avvenimento, che si è diffuso in tutto il mondo cristiano.Il Presepio, che all’inizio mostrava nel-le chiese Gesù Bambino, la Madonna e San Giuseppe, si è arricchito nei se-coli di persone, animali e cose ed è diventato una devozione popolare ed una espressione artistico-culturale.Natale. Quanti ricordi!Chi non ha scritto con mano incerta la prima letterina di auguri di Natale ai genitori con la promessa di essere buono, bravo, obbediente e studioso? Chi non l’ha nascosta sotto il tovaglio-lo di papà a tavola al pranzo del giorno di Natale? Una solenne promessa che implicitamente richiedeva un dono, un giocattolo, che arrivava puntual-

mente dalla Befana.Oggi i bambini non credo-no più alla Befana, o fingo-no di credervi, e nemme-no a Babbo Natale; hanno il senso della realtà e con esplicita volontà e ferma pretesa chiedono in dono ai genitori l’ultima novità tecnologica pubblicizzata dalla televisione.Chi tra gli anziani non ri-corda i numerosi Presepi familiari allestiti in Buonalbergo, gran-di e piccoli, semplici ed artistici, che venivano onorati ed ammirati la notte di Natale? Gruppi di persone, dopo la lauta cena natalizia, percorrevano le strade del paese e in devozione visi-tavano i Presepi, affrontando il gelido vento invernale, al canto di ¨Tu scendi dalle stelle …¨.Intanto i ragazzi, in attesa della Santa Messa di mezzanotte, giocavano al ¨Mercante in fiera¨ e alla ¨Tombola¨

all’oratorio salesiano.L’educazione religiosa ricevuta dai Sa-lesiani sin dalla più tenera età è pro-fonda ed intangibile, che si esplicita in ogni manifestazione.Una significativa opera suscitò l’ammi-razione di tutti nel visitare la mostra catechistica oratoriana nel 1940: sta-tuine di argilla in miniatura della Sa-cra Famiglia, poste in un pagliaio, che rappresentava la grotta di Betlemme; in questo lavoro si dedicò l’allora ra-gazzo Tonino Salierno, che confezionò il velo della Madonna con perfetta ar-tistica manualità.Il Natale ha perduto l’alto senso di re-ligiosa spiritualità, ha acquistato un aspetto largamente laico-consumisti-co con l’albero di natale e Babbo nata-le, con lo scambio di doni tra familiari ed amici per confermare fratellanza, solidarietà, comunanza di ideali e d’af-fetti. L’atmosfera natalizia oggi è formale, è costituita da mostre, spettacoli, cu-linarie e sfarzose luminarie, che inva-dono paesi e città dell’orbe.

Buonalbergo, dicembre 2011

In questa quarta edizione della rubrica “la parola al lettore” pubblichiamo l’articolo del maestro Vincenzo Salierno che ha scritto queste righe per il nostro giornalino.

NATALE E I PRESEPI LA PRO-LOCO DI BUONALBERGO

HA ORGANIZZATO IL 1° CONCORSO

“ NATALE E I PRESEPI “LA NATIVITA’ E I PRESEPI NELLA CULTURA POPOLARE

BUONALBERGO15 Dicembre 2011-06 Gennaio 2012

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la storia di Buonalbergo

All’inizio del 1800 ritroviamo a Buo-nalbergo quaranta nuclei familiari dei Caggiano. Fra questi vi fu la famiglia del noto Fedele Caggiano, ultimo fi-glio di Giovan Battista e Marianto-nia D’Aloia, nato il 4 marzo 1804. Da giovane si dedicò all’arte e a 22 anni sposò Maria Stella Paragone di Be-nevento. Della sua produzione arti-stica non abbiamo notizie certe; si ricordano solo alcune opere a Bene-vento (busti di Vittorio Emanuele II, Umberto I e Margherita di Savoia), a Napoli (Baccante, Ione, Il Tasso), e a Buonalbergo (Il Tasso, Margherita di Savoia, mezzo busto di Garibaldi e due Veneri). Dal matrimonio nac-que in un primo momento Caterina Angela, il 18 aprile 1828; in seguito, il 12 giugno 1837, a Benevento, nac-que Emanuele. Quest’ultimo a soli 12 anni a Bari, dove si era trasferito con la famiglia, realizzò il ritratto del conte Gonzaga Candido, con il quale ebbe un notevole successo. Nel 1851 il padre lo inviò a Napoli presso l’Acca-demia delle Belle Arti, per completare la sua preparazione artistica, sotto la guida del maestro Angelini. Quando Emanuele si trovò a non poter più ri-manere nell’isti-tuto per proble-mi economici, chiese un aiuto al governo; il suo maestro appog-giò la richiesta dichiarando che l’allievo “riuniva ad ottime quali-tà morali una di-sposizione vera-mente singolare per la scultura”, anche perché modellava la cre-ta “per modo da far sperare di lui un artista da far onore al suo Pa-ese”. Così otten-ne un sussidio dalla provincia di Bari. Gli studi eccelsero ogni anno nel-le gare di scultura e di incisione in pie-tre dure, emergendo anche in campo pittorico. Nell’Esposizione di Napoli del 1855, infatti, ebbe una buona af-fermazione con la realizzazione di una

tela raffigurante la Maddalena. Con il rilievo “Il Cimbro che va per uccidere Mario” vinse il concorso per il pensio-nato in Firenze, dove potè migliorare la sua dote artistica, e dove fu allievo di Giovanni Duprè. L’incontro con Du-prè ebbe grande importanza, in quan-to nella scia del maestro fu influenza-to dal classicismo accademico e dal naturalismo: frutto di quest’aria del tempo è l’opera “Pane e lavoro”, raffi-gurante una giovane cucitrice povera-mente vestita. Quest’opera fu acqui-stata dal principe Oddone di Savoia e collocata a Napoli nel palazzo Reale di Capodimonte. Nel 1956 fu trasferita a Benevento nel Museo del Sannio, per ricordare lo scultore nella città natale; è importante sapere che la scultura in marmo primeggiò al Salon di Parigi e di Londra, e che anche per il suo signi-ficato umanitario e sociale fu ripetuta più volte. La replica fu eseguita per G. Budillon e, qualche tempo dopo, Luigi Settembrini, con un caloroso consenso all’opera, propose di collo-care una copia in ogni scuola femmi-nile d’Italia. Nel 1863 rientrò a Napoli per eseguirvi la statua “Vittoria”, che doveva ornare il monumento di piaz-

za dei Martiri in Napoli. Questa statua attesta il prevalere dei modi classicisti dell’artista, dai quali non seppe distaccarsi nella sua produzio-ne successiva. In questa fase artistica, infatti, ritroviamo an-che l’opera “Et-tore che prima di partire per la battaglia contro i Greci consacra a Giove il suo figliolo”, con la quale vinse il concorso per la cattedra di scul-

tura nell’istituto di Belle Arti a Napoli. Il suo successo artistico raggiunse il culmine con la realizzazione della sta-tua di Federico II di Svevia, che orna la facciata del Palazzo Reale di Napoli. L’imperatore è rappresentato in pie-

di, con la robusta mano impugnante la spada e con uno sguardo irremovi-bile e lontano. Altre sue opere sono: “Il vecchio Plinio”, la statua “Frine” e il ritratto del giurista Roberto Savare-se, conservato nel salone dei busti di Castel Capuano. Ci sono tante dichia-razioni riguardanti Emanuele, come quella dell’abate Cesari e del napole-tano Basilio Puoti, i quali lo riteneva-no un ragazzo “dotato di intelligenza sensibile ed acuta, di una viva curiosi-tà, di un fine e delicato senso psicolo-gico(…). Il suo talento si dimostrò pre-cocissimo ed infatti già i primi disegni dell’età giovanile ebbero alta risonan-za e destarono viva curiosità tra gli ar-tisti del suo tempo(…). Emanuele, pur attraverso un’eccezionale e profonda evoluzione, in ogni circostanza, sep-pe mantenere inalterata l’intera sua complessa e multiforme personalità che, a ben ragione, fa di lui uno dei più originali e fecondi rappresentanti della scultura italiana”. Altra dichiara-zione è quella di Giovanni Duprè che ricorda l’antico allievo, lodandone la “Vittoria” come “uno dei suoi lavori più belli”. Emanuele Caggiano si spen-se a Napoli il 22 agosto 1905.

BIBLIOGRAFIASCOCCA ANTONIO, FELICIANO MA-RIO, Storia di Buonalbergo Dal 1500 alla Costituzione Repubblicana, Arti Grafiche Di Ieso, Casalbore (Av), 1995

Caggiano Emanuele, Internet (04.12.2011): http://www.treccani.it

FEDELE CAGGIANO

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non tutti sanno che...

Il 22 ottobre sono riprese le attività dell’Oratorio improntate quest’anno soprattutto sul lavoro manuale: da una parte la lavorazione del legno e dall’altra la lavorazione della cera-mica. Quest’ultima, cosa nuova per i bambini, li affascina e li rende parte-cipi, grazie anche all’aiuto di una col-laboratrice: Alessia Belperio. All’inizio non è stato molto semplice perché “lavorare un pezzo di terra” non è cer-to una cosa di tutti i giorni ma poi si è visto che i bambini hanno apprezzato e hanno dato libero sfogo alla fantasia. Descriviamo brevemente cosa hanno realizzato e in che modo: per prima

cosa hanno la-vorato bene con le mani bagnate il pezzo di creta assegnatogli ren-dendolo liscio e morbido. Il primo oggetto realizza-to è stato un po-sacenere con la forma del proprio

palmo della mano. Allora ogni bam-bino ha creato la forma imprimendo la propria mano sulla creta. Poi con le dita bagnate hanno levigato i bordi così da renderla liscia al tatto e senza spigoli. Per completare il tutto poi qualcuno ha aggiunto qualche decorazione, qualcuno ha inciso il proprio nome. Lasciate ad asciugare un po’ di tempo poi sono state cotte in un apposito forno e a fine cot-tura sono risultate rosse. Ogni bambino è stato entusiasta del proprio risultato e quindi essen-do in un clima natalizio si sono

dedicati alla creazione del Presepe, cercando di fare il meglio. Stendendo la creta e dandole una forma tonda hanno creato la base. Poi sono passati alle “mura” formando dei piccoli mat-toncini e per farli aderire l’uno sull’al-tro con una normalissima spilla da balia hanno creato una specie di gri-glia sotto ognuno di essi. Infine hanno creato le statue della Sacra Famiglia e le hanno fatte aderire alla stesso modo delle mura. Ovviamente il tutto accompagnato dalle urla, dalle risate dei bambini e dalla pazienza degli ani-matori.

CORSO DI CERAMICA

Per il terzo anno consecutivo gli ani-matori dell’Oratorio di Buonalbergo sono stati insieme agli 85 bambini che anche quest’anno hanno deciso di pas-sare una settimana in loro compagnia. Infatti, quest’anno dal 16 al 23 agosto il Santuario della Madonna della Mac-chia ha ospitato i bambini che insieme a noi hanno giocato, pregato, e so-prattutto si sono divertiti all’insegna di Gesù che li ha accompagnati in questa nuova avventura. Oltre ai momenti di intensa preghiera che ha coinvolto il nostro parroco Don Luigi, non sono mancati tanti, tanti giochi nuovi che hanno fatto sì che tra i partecipanti ci fosse tanta armonia e gioco di squa-dra. Nel giorno di apertura, oltre alle iscrizioni, i bambini sono stati divisi in quattro squadre: gialla, rossa, blu e verde mentre i bambini piccoli, dai 3 ai 6 anni, formavano un’altra squa-dra che faceva dei giochi più semplici adatti alla loro età. Come tradizione, ogni giorno l’Oratorio Estivo comincia-va con il rito dell’alza bandiera accom-pagnato dal nostro inno “L’oratorio

estivo è…”. Inoltre ogni giorno i giochi erano a tema: luna park, giochi con ac-qua, le Olimpiadi, la caccia a tesoro. Le squadre durante tutta la settimana hanno accumulato punti che alla fine hanno decretato la squadra vincitrice. Ovviamente sotto il sole scottante di agosto, i bambini si sono divertiti molto a giocare con l’acqua, tanto da ripetere quest’ultimi anche durante la giornata con le fami-glie, tenutasi la domenica. La giornata con le famiglie ha visto partecipi quasi tutti i genitori dei bambini che dopo la Santa Messa all’aperto hanno pran-zato insieme, giocato a squadre e so-prattutto partecipato alla difficilissima caccia al tesoro che alla fine li ha por-tati ad essere stanchi ma con una cari-ca enorme nel cuore!!! Quest’anno, a differenza degli altri due, ogni squadra invece di rappresentare delle piccole scenette, ha preparato delle canzoni

che poi i bambini hanno cantato nella serata finale con l’aiuto dei genitori a squarcia gola!!! In seguito sono state premiate le squadre dei ragazzi più grandi, i bambini piccoli e la squadra dei genitori che ha vinto la caccia a tesoro. La serata si è conclusa con un video con le foto dei momenti più bel-li e come di consueto con un piccolo buffet!!! Prima di salutare i lettori di questo articolo è nostro dovere rin-graziare con il cuore tutti coloro che hanno dato una mano per la realizza-zione dell’Oratorio estivo. Bambini ci vediamo l’anno prossimo con la “quar-ta edizione” dell’Oratorio estivo!!!

Ciaoooooooo!!!

ORATORIO ESTIVO 2011

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FACE GOD: UNA VITA TAGGATA DA DIO 8-10 LUGLIO

Una vita “taggata”, etichettata, da Dio. È stato questo il titolo particolare del campo estivo di tre giorni organiz-zato da noi Religiose Francescane di S. Antonio a Buonalbergo in Luglio.Tre giorni nei quali abbiamo avuto modo di incontrare e conoscere tanti ragazzi e ragazze che attratti dalla vo-glia di stare insieme, di poter condi-videre con i loro compagni un’intera giornata tra giochi e canti si sono tro-vati, per così dire “taggati” da Dio.È stata un’esperienza piena di diversi momenti, tutti molto ricchi e nei qua-li ci siamo sforzate di trasmettere ai giovani un messaggio, qualcosa che li aiutasse a fermarsi e riflettere sulla loro giovinezza e sul loro rapporto con gli altri e con Dio, soprattutto.La nostra esperienza insieme ha pre-so il via dalla semplice considerazio-ne che nella vita abbiamo bisogno di

amici e che il nostro primo e più gran-de amico è proprio Lui: l’Emmanuele, il Dio con noi. Siamo poi passate nel secondo giorno a considerare le di-verse modalità e impegni che l’esserecristiani comporta. Ci siamo diverti-ti parafrasando un po’ la segnaletica stradale adattandola al nostro discor-so e con essa abbiamo poi fatto dei lavori di gruppo. Infine, abbiamo in-sieme voluto considerare l’importan-za della presenza di Dio nella vita di ciascun uomo e la preziosità della sua vicinanza e l’abbiamo fatto con una divertente caccia al tesoro conclusasi con la composizione di un puzzle del volto di Gesù. Lui, il vero tesoro del-la nostra vita che dopo essersi fatto cercare ci è venuto incontro nel sa-cramento dell’Eucaristia con il quale abbiamo concluso questa nostra bel-la esperienza ringraziando Dio per quanto ci ha dato di comprendere e condividere.Per rendere il tutto un po’ più diver-tente abbiamo diviso i ragazzi in due squadre che hanno gareggiato tra loro cimentandosi nelle diverse sfide propostegli. Tanti sono stati i giochi e le risate.Tante anche le docce con i pallonci-ni (e non solo) ad acqua. Tutto ci ha aiutato a poter cantare ogni giorno e sempre con maggiore forza il nostro

inno il cui ritornello dice così: “alza i tuoi occhi al cielo e vedrai, nuovi oriz-zonti tu scoprirai, lascia ogni cosa e insieme a noi canta al Dio dell’amor”.Questo Dio che da sempre ci ha ama-ti, che ha scritto i nostri nomi nel libro della vita ci ha permesso attraverso quest’esperienza di sperimentare i segni del suo tag, del suo sigillo batte-simale nella nostra vita e riconoscerci così tutti figli suoi e fratelli tra di noi.Le nostre giornate a Buonalbergo sono così trascorse in gioia e sereni-tà. Eravamo presenti quattro suore tra cui sr Rudelyn che ancora ringra-ziamo per l’impegno nel preparare e invogliare i ragazzi a partecipare a quest’esperienza prima del nostro arrivo. Tutte ringraziamo ancora il parroco, don Luigi, per la grande ac-coglienza e disponibilità nei nostri confronti, le altre suore della comuni-tà che tanto amorevolmente ci hanno accolte e tutta la comunità di Buonal-bergo che con simpatia e affetto ci ha accolto e seguito nella nostra perma-nenza lì.Speriamo di poter ripetere questo tipo di esperienza quanto prima nella gioia dello stare insieme tra noi e con Dio. Un saluto a tutti e........ a presto

sr M. Marta

Il giorno 10 settembre 2011 abbia-mo assistito alla prima professione semplice di Luigi Polvere, un giovane della nostra comunità di Buonalber-go. I ragazzi dell’oratorio, insieme ad amici e parenti hanno organizzato un pullman per condividere con lui questo momento di straordinario im-pegno spirituale e umano. La cerimo-nia, svolta all’aperto, ha avuto luogo presso il Santuario Nostra Signora di Fatima di Montignoso(FI) ed i cinque novizi, Luigi Polvere, Riccardo Rossi, Toni Elias, Marcello Francioso ad An-tonio della Rocca hanno pronunciato davanti ai loro superiori e davanti al Signore e alla Madonna voti di casti-tà, povertà ed obbedienza,ed hanno indossato l’abito religioso entrando così a far parte ufficialmente dell’isti-tuto dei Servi del Cuore Immacolato di Maria. Più di 500 persone, giunte

da tutte le parti d’Italia, erano presenti a questa cerimonia che ha suscitato forti emo-zioni nel vedere che ragazzi di 22-23 anni, nel pieno della loro giovinezza, hanno rinun-ciato per sempre alle “gioie terrene” e si sono totalmente affidati alla nostra Mamma celeste. Dopo la cerimonia ha avuto seguito un rinfresco all’aperto, durante il quale i neo pro-fessi hanno condiviso con tutti i loro amici e parenti le loro emozioni, su-scitando tanta curiosità. Sentiamo il bisogno di ringraziare questi giovani che ci hanno regalato dei momenti straordinari di gioia e per l’Amore di Dio che sono riusciti a trasmetterci. Ci hanno fatto vivere un’esperienza di-versa dalle solite, facendoci scoprire quanto possa essere bello vivere “con

il Signore dentro”. Ci hanno insegna-to, attraverso il loro esempio, che il vero ed unico traguardo nella vita è la “Santità” a cui essi seriamente si sono lanciati. Noi da parte nostra ci impe-gniamo a pregare il Signore per loro, perché gli dia la forza di essere perse-veranti ed entusiasti della loro scelta e li accompagni con la sua protezione facendoli sempre sentire nel cuore la gioia provata in questo giorno.

HO SCELTO VOI!!!

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Vista l’attuale situazione economica, che per altro investe tutta l’Italia che sta creando serie difficoltà alle fami-glie, anche a quelle monoreddito, e, a maggior ragione, a quelle che non possono contare su entrate certe, per mancanza di lavoro. Visto che i comuni, purtroppo, stanno subendo considerevoli tagli sui contributi del-lo Stato, senza ricevere in cambio, entrate che consentono di mantene-re livelli accettabili di erogazione dei servizi, in particolare di quello socia-le che, soprattutto in Italia, vive e si finanzia quasi esclusivamente grazie al volontariato ed alle donazioni dei cittadini. In tale ottica, grazie ad una

idea intelligente dell’amministrazio-ne, si è ritenuto opportuno istituire un gruppo di lavoro, composto da vo-lontari per la realizzazione del proget-to Market Amico. MARKET AMICO, cosi è denominato il progetto nato a Buonalbergo, una singolare iniziativa che ha l’obiettivo di dare una boccata di ossigeno alle famiglie del territorio maggiormente bisognose. L’iniziati-va patrocinata dall’amministrazione, realizzata in collaborazione con la parrocchia, sta dando un contributo economico superiore alle aspettative, grazie alla sensibilità e alla generosità dei nostri paesani. Il progetto preve-de la trasformazione in beni primari

(pane, carne, farmaci ecc.) i centesi-mi di resto che i cittadini lasciano agli esercizi commerciali. La merce verrà consegnata alle persone in difficol-tà dai volontari che portano avanti l’iniziativa. Il bilancio comunale del 2012 aprirà, forse per la prima volta un capitolo di spesa per la solidarie-tà, prendendo atto di una situazione difficile che questo andazzo politico/finanziario sta creando. Buonalbergo ed i buonalberghesi devono sentirsi una comunità e co-struire una ragnatela di sostegno e di protezione per queste persone meno fortunate.

MARKET AMICO

Il progetto si divide in due fasi:APPROVVIGIONAMENTO1 -Fornire le attività commerciali di tagliandi (matrice e figlia) da 10 centesimi, 50 centesimi ed 1 euro. 2 -Sensibilizzare le coscienze delle persone a lasciare i centesimi di resto alle attività commerciali, ritirando dalle stesse il tagliando Market Amico di pari importo.3 -Gli esercenti rilasceranno parte del tagliando (figlia) Market Amico, in cambio dei centesimi di resto ai clienti che ne faranno richiesta.4 -La somma accumulata (conteggio delle matrici restati nel negozio), verrà trasformata dal negoziante in merce della propria attività commerciale, che consegnerà al gruppo di lavoro Market Amico.5 -La struttura Market Amico può attivarsi, per collaborare con le strutture tipo croce rossa, caritas ed altri enti che orbitano nel campo della solidarietà, per ricevere pacchi e merce utile per la popolazione.DISTRIBUZIONE 1 -I beni primari saranno distribuiti alle persone ed alle famiglie in difficoltà di Buonalbergo. 2 -Le persone e le famiglie in difficoltà saranno individuate dal gruppo di lavoro Market Amico per cono-scenza diretta delle criticità, dietro presentazione di documentazione oggettiva. 3 -Le persone e le famiglie in difficoltà non individuate dai volontari, potranno ovviare a questa mancanza formulando richiesta verbale al sindaco. 4 -L’attività dell’iniziativa sarà rendicontata dettagliatamente in un apposito registro a disposizione per eventuali controlli.

NATALE INSIEME 2011

Lunedì 26 dicembre, ore 20:30, Bingo, ex Teatro Salesiani.

Martedì 27 dicembre, ore 20:30 L’ associazione teatrale “Eduardo Scarpetta”, di Gioia Sannitica (CE), presenta una commedia brillante in tre atti dal titolo “Le pillole d’Ercole”, ex Teatro Salesiani

Giovedì 29 dicembre, ore 16:30 Serata danzante per i bambini da 0 a 13 anni, ex Teatro Sale siani

Venerdì 06 gennaio 2012, ore 16:00 Tombolata per i bambini, con tanti giochi in premio, ex Teatro Salesiani

ridere fa bene

Per commenti e suggerimenti scriveteci a [email protected]

www.oratoriobuonalbergo.it

Fabbrica di carta igienica chiude!!! Gli affari andavano a rotoli...!

L’altro giorno ho fatto una battuta di caccia......Un Daino è morto dal ridere!

Un uomo telefona ad una clinica per malattie mentali e chiede se vi sia qual-cuno nella camera 24. La centralinista dice: -Signore, quella camera è vuota - Magnifico!-, risponde l’uomo, -questo vuol dire che finalmente sono riuscito a fuggire!

Lo psichiatra al suo paziente: “Da quando crede di essere un cane?”. “Oh, fin da cucciolo, dottore!”.

Un daino ad un altro daino: “Giochiamo a nascon-daino?” e l’altro “Dai no!”

Una mucca dorme supina. Pina muore

Due mamme parlano dei loro figli: mio figlio cammina già da tre mesi: oh chissà dove sarà ormai!!!

Ho mandato così tante lettere d'amore alla mia fidanzata... che si è innamorata del postino.