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SOMMARIO Direttore Responsabile: Mattia Giorno Vice-direttore: Andrea Antonazzo Impaginatori: Andrea Annunziato; Giorgio Simone Docenti responsabili: Prof. G. Langiu; Prof.ssa D. Basile EDIZIONE SPECIALE Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali erava- mo, rimanga.” (P.L. – Se questo è un uomo) Primo Levi, ebbe a dire che per noi uomini d’oggi sarebbe stato difficile comprendere l’orrore della Shoah. Forse così non è stato, siamo riusciti a capire, abbiamo visto, abbiamo pianto e ci siamo commossi, abbiamo capito che la storia è fatta di tanti errori, alcuni banali, altri terribili, a tal punto da aver inciso ferite quasi impossibili da rimarginare. Noi siamo fortunati, ma non ce ne rendiamo conto; ognuno di noi ha sicuramente qualcosa per cui andare fiero, qualcosa di cui vale la pena lottare, un amico, una fami- glia, un ideale. Gli ebrei erano numeri, cifre, forza lavoro utile al profitto, nulla di più. Per loro l’im- portante non era finire la giornata per iniziarne una nuova, l’importante era passare le selezioni, avere la gioia di non essere ucciso a causa della fame, sopravvivenza. An- che oggi la Shoah sembra ripetersi, e non ce ne accorgiamo Ridiamo dello storpio, accusiamo l’emigrato, allontaniamo qualcuno solo perché la pel- le è più scura della nostra. Ma allora Shoah è sempre, ancora oggi, anche noi, ci rendia- mo partecipi di questa vergogna. Non lo sappiamo, non ce ne accorgiamo, ma lo fac- ciamo. Vogliamo tanto, pretendiamo di più, chiediamo troppo ma mai abbastanza, ci lamentiamo ed imprechiamo, siamo invidiosi e non comprendiamo la sofferenza di chi è discriminato. Allora Levi tanto torto non aveva quando diceva: “non ci ascolteranno, e se ci ascoltas- sero, non ci capirebbero [...] ed è bene che così sia”. Ognuno di noi cerchi di capire quanto valore, quanto significato è racchiuso nelle più piccole abitudini quotidiane, quanto valore nel più inutile dei nostri oggetti, quanto amore nella più stupida delle no- stre amicizie. Vivere significa amare, apprezzare, avere qualcosa che dia ragione alla propria esisten- za, dei fratelli, degli amici sempre pronti a collaborare. Cerchiamo anche all’interno della nostra piccola realtà, di creare una grande comunità, una famiglia di studenti pronti al rispetto delle persone e dei luoghi, pronti ad amare e a sacrificarsi per il prossimo. Sappiamo chi siamo stati, sappiamo cosa siamo, ma cosa saremo lo decidiamo solo noi. Mattia Giorno Chi siamo e cosa saremo ATTUALITACITAZIONI 2 3 SEZIONE ARTISTICA 4 SEZIONE STORICA RECENSIONI 6 7

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SOMMARIO

Direttore Responsabile: Mattia Giorno

Vice-direttore: Andrea Antonazzo

Impaginatori: Andrea Annunziato; Giorgio Simone

Docenti responsabili: Prof. G. Langiu; Prof.ssa D. Basile

EDIZIONE

SPECIALE

“Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali erava-mo, rimanga.” (P.L. – Se questo è un uomo) Primo Levi, ebbe a dire che per noi uomini d’oggi sarebbe stato difficile comprendere l’orrore della Shoah. Forse così non è stato, siamo riusciti a capire, abbiamo visto, abbiamo pianto e ci siamo commossi, abbiamo capito che la storia è fatta di tanti errori, alcuni banali, altri terribili, a tal punto da aver inciso ferite quasi impossibili da rimarginare. Noi siamo fortunati, ma non ce ne rendiamo conto; ognuno di noi ha sicuramente qualcosa per cui andare fiero, qualcosa di cui vale la pena lottare, un amico, una fami-glia, un ideale. Gli ebrei erano numeri, cifre, forza lavoro utile al profitto, nulla di più. Per loro l’im-portante non era finire la giornata per iniziarne una nuova, l’importante era passare le selezioni, avere la gioia di non essere ucciso a causa della fame, sopravvivenza. An-che oggi la Shoah sembra ripetersi, e non ce ne accorgiamo Ridiamo dello storpio, accusiamo l’emigrato, allontaniamo qualcuno solo perché la pel-le è più scura della nostra. Ma allora Shoah è sempre, ancora oggi, anche noi, ci rendia-mo partecipi di questa vergogna. Non lo sappiamo, non ce ne accorgiamo, ma lo fac-ciamo. Vogliamo tanto, pretendiamo di più, chiediamo troppo ma mai abbastanza, ci lamentiamo ed imprechiamo, siamo invidiosi e non comprendiamo la sofferenza di chi è discriminato. Allora Levi tanto torto non aveva quando diceva: “non ci ascolteranno, e se ci ascoltas-sero, non ci capirebbero [...] ed è bene che così sia”. Ognuno di noi cerchi di capire quanto valore, quanto significato è racchiuso nelle più piccole abitudini quotidiane, quanto valore nel più inutile dei nostri oggetti, quanto amore nella più stupida delle no-stre amicizie. Vivere significa amare, apprezzare, avere qualcosa che dia ragione alla propria esisten-za, dei fratelli, degli amici sempre pronti a collaborare. Cerchiamo anche all’interno della nostra piccola realtà, di creare una grande comunità, una famiglia di studenti pronti al rispetto delle persone e dei luoghi, pronti ad amare e a sacrificarsi per il prossimo. Sappiamo chi siamo stati, sappiamo cosa siamo, ma cosa saremo lo decidiamo solo noi.

Mattia Giorno

Chi siamo e cosa saremo

ATTUALITA’

CITAZIONI

2

3

SEZIONE

ARTISTICA

4

SEZIONE

STORICA

RECENSIONI

6

7

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ATTUALITA’

FINO A QUANDO IL FINFINO A QUANDO IL FINE GIUSTIFICA I MEZZIE GIUSTIFICA I MEZZI??

Ormai siamo soliti considerare la politica come un‟ attività che da la possibilità di delinquere “in maniera legale”, però in realtà fare politica è mol-to di più. Fare politica, infatti, dovrebbe significa-

re aiutare i cittadini, di cui si è rappresentanti, a vivere in uno stato in cui regnino Democrazia, Uguaglianza e Legalità. In realtà ultimamente sorge il dubbio che la nostra classe politica non abbia nemmeno l‟idea di cosa significhino queste tre parole, e che non sia nemmeno consapevole

che lo scopo del suo lavoro sia il bene del cittadi-no. Effettivamente se si riflette su alcuni provve-dimenti degli ultimi governi, essi possono appari-re discutibili; infatti, a partire dalle riforme finan-

ziarie a finire al decreto ILVA sembra che tutto vada a discapito dei poveri citta-dini.

E‟ pur vero che la situazione di crisi globale in cui ci troviamo richiede sacrifici a

tutti, però, nel termine tutti dovrebbero rientrare soprattutto i più ricchi. Al con-trario le “onerosissime” e numerosissime tasse che sono state introdotte, vanno a gravare ulteriormente sui cittadini che erano già in affanno a causa della crisi. Le imposte in questo caso probabilmente hanno aiutato lo stato a risolvere alcu-

ni problemi urgenti, ma di fatto ne hanno creati degli altri. Oggi siamo, infatti,

spettatori impotenti della chiusura di negozi e della crescente evasione fiscale. Evadere il fisco non è mai giustificabile, ma come si può criticare un padre di fa-miglia che non paga la bolletta della luce perché ha l‟impellente necessità di sfa-mare i suoi figli? Inoltre, perché non sono state ridotte le indennità che i parla-mentari percepiscono oltre lo stipendio? Perché non aumentare le tasse sui beni superflui come il gioco d‟azzardo e gli alcolici per ridurre quelle su i beni di pri-

ma necessità?

Altro fine che il governo Monti si era prefissato era quello di salvaguardare il po-

sto di lavoro degli operari dell‟ILVA, dopo che questi erano stati messi a rischio

dai provvedimenti adottati dalla procura di Taranto. Il governo ha emanato un decreto con il quale ha ordinato il dissequestro delle aree a caldo dell‟industria che ha ripreso ad inquinare come e più di prima. Questo ha sicuramente evitato il disastro economico che poteva essere causato dalla chiusura dell‟ILVA, ma in questo modo si viola il diritto alla salute dei Tarantini che continuano a morire

per l‟inquinamento causato dall‟impianto siderurgico e dalle altre industrie pre-senti sul territorio.

Questi da me citati sono solo due esempi di provvedimenti discutibili presi, ma come non criticare i tagli che sono stati fatti alla scuola, incidendo così sul futu-ro di noi giovani e di tanti insegnanti che da anni vivono una situazione preca-ria?

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3 ATTUALITA’

In conclusione si può dire che la frase “Il fine giustifica i mezzi” di Machiavelli sia accettabile solo quando il fine mira al bene reale dei cittadini e non agli interessi di chi si trova a vivere già in condizioni di agiatezza.

Andrea Antonazzo

“Io non condivido le tue idee ma lotterò con tutte le mie

forze perché tu, come me, possa liberamente esprimere il

tuo pensiero”

Voltaire

CITAZIONI

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SEZIONE ARTISTICA

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Foto di Andrea Annunziato

Disegno di Dario De Luca

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5 SEZIONE ARTISTICA

Nella mente di ognuno di noi come se fossero delle fotografie si im-

primono le terribili immagini di coloro che non potevano più definir-

si uomini, ma scheletri umani.

Andrea Degiorgioo ; Gianluca Gravina

Disegno a cura di Sarah Solito e della Prof.ssa A.Pagliarulo

Disegno a cura dei ragazzi della 4^G e della prof.ssa A.Pagliarulo

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SEZIONE STORICA

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Gli eventi della Shoah hanno portato una serie di cambiamenti nel mondo tali da

rivoluzionarlo radicalmente. Il mondo non è più come prima e tanto meno si può

pensarlo tale, in quanto l‟ordine delle cose, il significato di cosa sia l‟umanità

nelle declinazioni scientifiche e culturali , sono passati anche loro attraverso i

forni crematori. In tal senso la memoria è il senso di coralità di tutti gli uomini, il

ricordo che ci rende partecipi del nostro passato e responsabili del nostro futuro.

Dunque trascendere dati della storia, andare oltre perché rappresenti un evento

metafisico che può essere compreso con la capacità umana di cui tutti noi siamo

protagonisti, vittime e complici. Se l‟Olocausto ci ricorda il genocidio attuato dal-

la Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli Ebrei d‟Europa, le Foibe

ci richiamano alla memoria gli eccidi perpetrati per motivi etnici e politici, dopo

la Seconda Guerra Mondiale. Nel dramma delle foibe molte persone furono arre-

state, detenute e condannate ad una morte orribile dai comunisti jugoslavi, la

loro unica colpa era di essere italiani e di avere un credo politico potenzialmente

diverso. Che senso ha colpire e sterminare milioni di

innocenti per la falsa convinzione, dotata al fondo di

ideologie aberranti, di poter eliminare, tra gli uomini,

il desiderio di libertà di espressione, il bisogno di vive-

re secondo i propri ideali e tradizioni, la volontà di

praticare i propri culti religiosi? Il male è negli uomini

e non nella storia, perché di essa fanno parte anche le

vittime innocenti. Nella storia, di certo, affondano le

radici del male e si radicano nella sete di potere delle classi dominanti. Per noi

giovani la conoscenza della storia non può essere qualcosa di superficiale e di

banale a cui prestare solo una scarsa attenzione o a cui voltar le spalle con indif-

ferenza. Banalità significa „senza radici‟, non radicato. Credo che il male non è

mai „radicale‟ ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una

dimensione positiva. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce

in superficie, sfidando il pensiero, il quale cerca di raggiungere la profondità, an-

dare alle radici che sono appunto alla base di ogni ragionamento. Si pensa prima

di compiere qualsiasi cosa e qualsiasi opera è alla base di un umile pensiero.

Durante gli eventi catastrofici delle Foibe e della Shoah milioni di persona hanno

perso la loro vita solo perché la pensavano diversamente, solo perché obbligati a

seguire vari stereotipi, solo perché avevano ideali religiosi diversi. Attualmente le

cose sono ormai cambiate: ognuno si avvale della libertà di pensiero redatta nel-

la „Dichiarazione universali dei diritti dell‟uomo‟ e nella stessa „Costituzione della

Repubblica Italiana per debellare la discriminazione fra popoli, credi politici e re-

ligiosi che hanno portato alla morte di milioni di persone, con la sola colpa di

aver pensato diversamente. Miriana Russo

FARE MEMORIA

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RECENSIONI 7

OLTRE L’ORO

Oltre l‟oro, di Luigi Verolino, è un libro da leggere, e non solo per la sua tecnica

narrativa delicata ed al tempo stesso incisiva. Le tematiche, che si offrono alla

riflessione, colgono una dimensione dell‟uomo, a cui non è possibile negarsi o

svilire senza che venga meno la capacità di sentirsi parte integrante di quell‟uni-

verso di valori che si racchiudono in una parola: umanità.E‟ un romanzo dal

profondo spessore culturale, ambientato nella Berlino del‟36, quando il nazismo

predicava il suo odio contro neri ed ebrei e in cui il disprezzo della “razza inferio-

re” lasciava posto solo a sentimenti quali odio e rabbia. L‟autore descrive con

precisione tutti gli avvenimenti e i momenti più salienti dell‟Olimpiade tedesca

del ‟36, annodandoli in un intreccio significativo, da

dove emergono con forza anche i sentimenti dei parte-

cipanti: l‟ariano Luz Long e il nero Jesse Owens. Un‟a-

micizia, definita “dono” da Owens, che va al di la della

tensione per la vittoria e supera gli assurdi confini del

colore della pelle, della differenza razziale. Il legame

che si instaura tra i due atleti rappresenta per l‟uma-

nità un bene da non dimenticare. Questo sentimento,

puro e reale, nasce nello stadio delle Olimpiadi; difatti

nel momento in cui Jesse, forte saltatore, si trova in

difficoltà, riceve un consiglio dal nobile Luz che gli

consente di conseguire la vittoria. Tale gesto, intriso

di sana competività, permette di estrapolare la vera

essenza dello sport. Le Olimpiadi, considerate dal po-

polo greco sacre, avevano la gran capacità di unire gli

uomini, indifferentemente dai luoghi di nascita e dalla stirpe di appartenenza. E‟

questo il motivo per cui l‟umanità ogni 4 anni ne rinnova l‟evento e i suoi simboli

chiave: la torcia, la bandiera, la fratellanza. L‟autore mette in evidenza l‟umiltà

di Owens, che affronta la sua breve notorietà poiché perseguitato dall‟odio razzi-

sta con lo spirito di sacrificio, con cui ha sempre ottenuto le sue vittorie, per di-

venire per ogni uomo e giovane sportivo un esempio da seguire, un punto di rife-

rimento nei momenti di difficoltà. Lassù c‟è sempre Dio a guardare, a provvedere

che gli eventi non siano lasciati al caso, proprio come la scoperta del suo talen-

to. C‟è sempre qualcosa che precede la chiave del successo a cui il tempo prima

o poi rende giustizia. Eterna e indelebile permane questa amicizia in cui aleggia

solo il desiderio di custodire e sigillare l‟amico del cuore, nonostante le situazio-

ni e gli ostacoli che la vita pone di fronte. Dunque, è una lettura assolutamente

costruttiva, in quanto permette di acquisire i reali valori che contraddistinguono

l‟amicizia e lo sport, educando al contempo lo spirito critico di noi giovani su te-

matiche di attuale importanza.

Angelo Mancini

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Via Mascherpa 10\A Via Lago di Como

Santa Teresa

Tel.: 0997797819

Fax: 0997701679

E-mail: [email protected]

G. FERRARIS

LIBERO SFOGO

SI RINGRAZIANO:

IL DIRETTORE: Mattia Giorno

IL VICE-DIRETTORE: Andrea Antonazzo

IMPAGINAZIONE: Andrea Annunziato

Giorgio Simone

GRAFICA: Dario De Luca

Sara Cardellicchio

Andrea Annunziato

Sarah Solito

ARTICOLI DI :

Andrea Antonazzo 4^C,

Mattia Giorno 5^G

Angelo Mancini 4^C,

Miriana Russo 1^A/L

Riabilitazione equestre

Scuola di equitazione riconosciuta da CONI e FISE

Addestramento cavalli

Pensione cavalli

PER INFO:

3288494790-http://www.centroippicotarantino.it

Si ringrazia per il contributo:

I docenti che hanno contribuito

con l’offerta volontaria.

Pubblicato il 27 Gennaio 2013