Edizione carnevale 2012

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data 20 febb 2012

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Il futuro rubato Governo tecnico, nuovi volti, nuove mi-

sure. E’ così che si è aperta la nuova

stagione politica italiana, in mezzo ad

esaltazioni e irriverenza, a speranze e

rassegnazione, come un punto di svolta

o di traumatico arrivo, a seconda dei

pareri e delle situazioni. I precedenti

governi, succedutisi uno dopo l’altro, e più o meno dominate dalla fi-

gura di Berlusconi, si sono rivelati dei veri e propri fallimenti, senza

mezze misure. Perché se invece di coltivare solo gli interessi personali

e privati, ci si fosse occupati piuttosto di riformare un” impero alla fine

della decadenza”, magari, oggi, non ci troveremmo in questa terribile

ed umiliante condizione. E addirittura, nel 2012, ritornano in auge i

numeri della crisi del 29’- la più grande unanimemente considerata-in

quanto, di lì a poco, le cifre attuali potrebbero essere comparabili a

quelle del passato, che adesso passato, così tanto non è. Intanto una

spada di Damocle pende sul futuro del paese, sempre più assoggetta-

to alle direttive e ai voleri UE, cui assolutamente non si può prescinde-

re, a maggior ragione adesso, in un momento in cui la crescita viene

messa in secondo piano, per cercare di ripianare un debito pubblico

che supera i 1800 mld, ultimamente in calo, vero, ma a fronte di una

recessione tecnica parimenti importante, che deriva da un doppio se-

mestre chiuso con il segno meno. E se il presente preoccupa sempre

più insistentemente, col passare dei giorni, il futuro, soprattutto per i

giovani, sembra un enigma senza soluzione, una scommessa già persa

in partenza. Ma per fortuna sognare, ancora non costa nulla, e se il

domani appare solo come un miraggio di illusoria serenità e realizza-

zione, starà alle nuove generazioni cercare di trasformare que-

sto sfondo idillico, nella realtà in cui potersi final- 1

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mente svegliare.

Calogero Destro VC

Governo tecnico: tra sogno e spe-ranza. Fare delle scelte o esprime-

re delle opinioni non è mai

facile, certo, ma quando ci

si chiede di sbizzarrirci sulla formazione di un nuovo governo tecnico, dif-

ficilmente qualcuno oserebbe tirarsi indietro, poiché in Italia siamo tutti

politici, tecnici, dottori, esperti di calcio e tecnologia, ferrovieri e mare-

scialli, musicisti e professori, e tutto allo stesso tempo per giunta! E si

potrebbe stare qui ad elencare altre centinaia di cose. Ma sorvolando su

queste straordinarie facoltà che quotidianamente o quasi ci annoveria-

mo, ecco alcuni membri del governo tecnico che, in mia opinione, po-

trebbe rivelarsi il più adatto ad affrontare l’attuale catastrofica situazione

del nostro paese. Come presidente del consiglio, la scelta cadrebbe

sull’ex sindaco di Roma e candidato a premier con il PD alle nazionali del

2008: Walter Veltroni. Giornalista, scrittore, uomo politico dalle eccezio-

nali capacità, avrebbe la giusta leadership per guidare perfettamente

questo vascello ormai sempre più alla deriva. Pierluigi Bersani invece,

l’attuale segretario del PD, e con un’importante bagaglio politico alle

spalle, si dimostrerebbe senz’altro un ottimo ministro delle riforme.

All’economia il duo Prodi-Amato tanto male non ci starebbe, un mix di

esperienza e competenza in grado di rilanciare il PIL e la credibilità italia-

na fra i mercati. Già, proprio Amato, criticato in questi giorni per le cifre

percepite tramite il suo vitalizio, di lui si diceva: “Che faccia tosta dopo

gli ingenti tagli operati qualche anno fa” e cose del genere. Ma 2

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passandosi una mano sulla coscienza, chi, veramente, se fosse al loro

posto, rinuncerebbe a tali somme di denaro? Chissà. Al ministero de-

gli esteri piazzerei Enrico Letta, uomo pragmatico e preparato, men-

tre agli interni, uno che si saprebbe sapientemente destreggiare po-

trebbe essere Nichi Vendola, presidente della regione Puglia. Come

ministro del welfare, aspetto da mai sottovalutare, proporrei Matteo

Renzi, giovane sindaco di Firenze che si sta contraddistinguendo per

personalità, trasparenza e spirito d’iniziativa. Un giovane per i giova-

ni, al welfare non a caso, poiché Firenze è una delle città più vivibili

d’Italia e non solo. Un ministro dell’istruzione carismatico e proposi-

tivo invece, potrebbe essere uno che anche se per poco, politico lo è

stato, Michele Santoro. La carica più importante dello stato natural-

mente, la riserverei nuovamente all’encomiabile Giorgio Napolitano:

ex partigiano, uomo politico di spicco, persona educata e coltissima,

già dimostratisi un perfetto rappresentante durante questi anni, te-

merario e deciso quando è servito. In verità ce ne sarebbero un altro

po’ di cariche da assegnare, ma forse queste bastano a dare l’idea

del governo che vorrei. L’ideologia è chiaramente esplicitata, pren-

dere o lasciare in un momento del genere, dove affidarsi finalmente

a delle persone a cui non è mai stata data la possibilità di andare fino

in fondo, potrebbe rivelarsi la scelta azzeccata. Ma purtroppo queste

suggestioni, almeno per ora, appaiono destinate a rimanere tali. E

poi, visto che talvolta si vedono dei deputati che fanno vergognare di

essere italiani, forse, in un paese in cui il mio lavoro può essere an-

che il tuo, un posticino per me, come ministro, proprio lo riserve-

rei….

Calogero Destro VC

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Il mondo che vorremmo E’ caos in Grecia, causato dalla protesta in piazza contro le misure imposte dall’Europa per il maxi-prestito che l’anno scorso salvò (temporaneamente) il Pae-se. L’esplosione di rabbia ha provocato centinaia di scontri nella capitale con mi-gliaia di feriti, alcuni gravissimi E’ quasi guerriglia a Roma, durante la manifestazione che vede gli indignati impe-gnati in una manifestazione sulla crisi economica . L’esplosione di una bomba car-ta e il lancio di alcuni oggetti tra i manifestanti ha creato tensione. Più manifestazioni contro la nuova ferrovia che collegherà Torino con Lione messe in atto con strategie completamente differenti: quella pacifista, condotta da fami-glie, giovani, anziani e 23 sindaci del territorio che, con regolare autorizzazione, hanno marciato con palloncini colorati e striscioni e quella combattiva, non auto-rizzata e, soprattutto, che ha lasciato una scia di feriti in entrambi i fronti. E’ solo una cronaca striminzita di quello che sta accadendo in alcune parti del mondo Tutti questi disordini, tutta questa violenza di cui purtroppo sono state vittime anche persone innocenti, sono conseguenze della disperazione di uomini che son ridotti quasi alla fame, di gente che vuole impedire un impatto devastante ed irreversibile sul territorio attraversato, compromettendo in modo irreversibile risorse ambientali e salute dei cittadini, di giovani che sognano un futuro in un pa-ese in cui le prospettive sono assai poche. Sembrano fenomeni inarrestabili, implacabili, destinati solo a degenerare. Eppure, secondo gli esperti, basterebbero pochi passi da parte del governo per gestire i disordini; innanzitutto ammettere gli errori che il governo ha commesso e che in molti casi sono stati il cominciamento della crisi; dopo la riflessione, si do-vrà cercare di gestire il malcontento popolare, ripristinando il movimento dell’economia con provvedimenti per incentivarne la crescita. Tutto sta a chi governa, che per una volta metta da parte i propri interessi e cerchi di risolvere la situazione devastante in cui mezzo mondo si ritrova perché se si an-drà avanti in questo modo le rivolte cresceranno di numero e intensità, ed allora la vita sarà resa impossibile anche a chi ancora non ha subito le conseguenze di questi trambusti in maniera diretta.

Marta Corsello VD

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Non eravamo fratelli d’Italia? Una volta non eravamo Fratelli d’Italia? Sì, forse una volta sì ma deve essere stato davvero molto tempo fa quando si poteva contare sull’aiuto dei vicini di casa e dei conoscenti senza che ti chiedessero qualcosa in cambio ma solo in virtù di una buona amicizia, quando potevi mandare tranquillamente i bambini a scuola, quan-do se accendevi la tv non trovavi spettacoli rivoltanti che portavano al suicidio mi-gliaia dei tuoi neuroni. Una cosa è certa, adesso non lo siamo più. Sembra che tutti siamo in preda ad una folle frenesia che non ci permette neanche di comprendere quando ci stiamo comportando male o che il modo con cui parliamo agli altri è troppo sgarbato, non ne siamo più consapevoli o forse più semplicemente non vogliamo rendercene conto. Vi sono molte prove esemplari, fatti disarmanti che accadono quotidianamente nel bello “stivale”, come quell’uomo che è stato scippato e picchiato a sangue da una banda di delinquenti e lasciato agonizzante sul pavimento di un portico, men-tre le persone noncuranti passavano senza degnarlo di uno sguardo, un gesto che rasenta l’indifferenza più assoluta. L’indifferenza e la maleducazione, però, non stanno solo in gesti del genere ma anche in piccoli gesti quotidiani che non sono proprio ciò che ci hanno insegnato a casa o a scuola, come rivolgersi male a qual-cuno che ci ha fatto una domanda, quando non ci soffermiamo un attimo per aiu-tare qualcuno che è in difficoltà, quando commettiamo qualche nefandezza per i nostri fini. Eppure basterebbe davvero poco, essere un po’ più cordiali gli uni con gli altri e alla fine verrebbe quasi spontaneo. Eppure non ci obbligano a compor-tarci male, non c’è una legge di qualche ministro strampalato che ci vieta di essere educati. No, effettivamente non siamo obbligati, ma negli anni siamo stati bom-bardati talmente tanto dai mass media, con modelli che sprezzano tutti e tutto (e che nonostante ciò sono seguiti con interesse da tutti), che con il tempo questi messaggi sono penetrati nella nostra mente e in modo quasi inconscio li adoperia-mo nella vita di tutti i giorni. L’inciviltà è dilagata ovunque e non ha risparmiato nessuno, partendo dai bambini che senza motivi apparenti picchiano altri bambini, ai Parlamentari. Proprio così, quelli che dovrebbero essere i rappresentanti di una nazione, litigano come se fossero nella bettola più malfamata della città e non nel-la sede di un’istituzione pubblica. L’unica differenza sta nel fatto che i bambini so-no ancora recuperabili, possono ancora essere educati alla cortesia e alle più ele-mentari norme di educazione, mentre dei politici del genere sono solo segno di una generazione che ha perso ogni valore e che continua nella sua decadenza co-stantemente. Non facciamoci colpire da questa nuova pestilenza, ma adoperiamo-ci per diffondere il vaccino affinché possiamo tornare ad essere ancora per una

volta fratelli d’Italia.

Raffaella Accardo VD 5

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Il sabato sera… Quando si pensa alla morte,noi ragazzi la vediamo come qualcosa lontana da noi,qualcosa che può toccare solo le persone ammalate e gli anziani. Ma non è affatto così. Oggi i casi di morte tra i giovani sono aumentati e una delle cause fre-quenti è il problema dell'alcool. La fase dell'adolescenza è un periodo criti-co,durante il quale noi ragazzi non riusciamo a capire realmente quali sono le co-se che ci fanno bene e quali invece quelle che ci danneggiano,perchè siamo presi dalla voglia del divertimento. E' come se vedessimo il mondo a senso unico,con un solo obiettivo, quello di raggiungere il massimo divertimento,provare tutte le e-mozioni di questo mondo anche le più pericolose. Il sabato sera questa esagerata voglia si scatena e i ragazzi infatti,dopo una settimana di studio e impegni vari,si lasciano andare un po’ troppo. Nei locali si esagera con il consumo di alcool ed è per questo che da anni il sabato sera non è più il classico fine settimana,ma è di-ventato ‘il giorno delle tragedie’. La colpa di tutto questo? Io penso che i ragazzi abbiano la loro colpa ma solo in parte perché non sono davvero in grado di capire a quale pericolo vanno incontro. Di giorno in giorno le notizie di morti premature avvenute il sabato sera aumentano, è diventata un po’ un’abitudine,ma NESSUNO si è ancora deciso a migliorare le cose. Sono tanti i ragazzi che il sabato sera arri-vano in ospedale in stato critico,la maggior parte delle volte i medici riescono a disintossicarli e a farli sopravvivere. Ma ho sentito di medici che lasciano su una barella, pensando magari che tra poco tutto quel malessere passerà, ma quando poi dopo 2 ore tornano per vedere come sta il paziente, si accorgono di aver sba-gliato,di aver spezzato una giovane vita. Cerco di immaginare lo stato d’animo dei genitori. Il sabato sera per un papa’ e una mamma vuol dire preoccupazio-ne,ansia,paura e non hanno torto,perché perdere un figlio è perdere la propria vita. Non ha importanza essere figlio di genitori rigidi o di avere alle spalle un’ottima educazione,perché oggi le tentazioni sono tante e ci sarà sempre il ‘bullo’ di turno che ti vorra’ far provare la nuova emozione dell’alcool o altro... Fa male sentire che un tuo coetaneo ogni giorno perde la vita,ti lascia un dolore den-tro che non se ne va più e nonostante ci siano queste tragedie,le morti premature sono in continuo aumento. So che questo problema non si risolverà presto e facil-mente. Mi auguro davvero che ognuno di noi prima di uscire di casa il sabato sera, faccia la propria parte per se’ e per gli altri, pensando per un solo secondo a quant’è bello vivere la vita insieme a persone che amano veramente e a com’è bello tornare a casa la sera con la consapevolezza che loro ancora una volta sono lì accanto a te.

Valentina Migliore I D LC

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NASCE, CRESCE E CORRE...PER

"EMIGRARE"! Come tutti sappiamo, il mondo occidentale,

in particolare l'Europa, sta attraversando un

periodo critico dal punto di vista economi-

co, ed il nostro Paese non è uno di quelli

che si distingue per un contesto socio-

economico prospero; tra le tante malattie

del nostro Paese vi è il fenomeno migrazio-

ne. La migrazione come afferma il geografo

Russel King è uno spostamento da un luogo e un attaccamento ad un altro. Parten-

do dal principio della storia, i primi gruppi umani erano nomadi: si spostavano per

necessità, per sfruttare al massimo le risorse naturali. Oggi ,invece, i motivi per cui

gli uomini emigrano sono diversi:mancanza di occupazione e di prospettive di futu-

ro, persecuzioni e violazione dei diritti umani o anche per degrado ambientale e/o

catastrofi ambientali. I fattori che determinano la scelta del luogo in cui emigrare

sono la ricchezza di un paese, la qualità di vita e la disponibilità dei servizi. L'Italia è

stato un Paese di emigranti, bisogna pensare che lo stivale è stato attraversato da 3

intensi periodi migratori: il primo ha visto milioni di italiani emigrare in America e in

Europa, il secondo periodo è stato quello delle migrazioni interne, dalle campagne

in città, dal sud al nord; il terzo quello attuale, interessa l'Italia, meta per molti stra-

nieri dell'est.Pertanto gli emigranti sono generalmente persone con una età media

di 30 anni e solitamente sono individui molto istruiti con competenze culturali che

non vengono adeguatamente sfruttate nel proprio Paese ed essendo costretti ad

emigrare per utilizzare al meglio le proprie conoscenze vanno incontro al "Brain

waste"(spreco di cervelli). L'Italia non sa approfittare di essere umani con doti intel-

lettuali brillanti, infatti 50 mila laureati l'anno vanno via dall'italia; l'esempio è il

piemontese Loris Degioianni, ingegniere informatico a San Francisco. Questo ragaz-

zo ITALIANO mise la tesi di laurea gratuitamente su internet e fu immediatamente

notata da Jonh Bruno, direttore dell'University of California Davis. L' uomo invita

spesso ragazzi con talento a fare ricerche nell'università come il caso di Loris, che

poco dopo fondo' con John una società informatica. Nell' arco di 5 anni hanno as-

sunto 30 persone di cui 12 sono ragazzi italiani invitati da Loris direttamente 7

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tramite il politecnico di Torino,

a cui fece immediatamente un

contratto a tempo indetermina-

to; se fossero rimasti in Italia

chissà quanti anni di precariato

avrebbero fatto!

Beh, se le sorti del nostro Paese

sono quelle di far emigrare ra-

gazzi con talento, lasciando le

loro idee brillanti ai Paesi esteri,

qua, la domanda nasce sponta-

nea:

L'Italia potrà mai essere uno stato capace di dare ai PROPRI giovani prospettive di

un futuro piu' dignitoso?

CONIGLIO CLARISSA II A

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Le radici del carnevale…

Da sempre i popoli dedicano un periodo dell' anno alle follie,agli scherzi e alle bef-fe;presso la nostra civiltà si tratta proprio del carnevale che a breve arriverà con balli,mascherate e divertimenti vari. l' etimologia della parola carnevale deriva dal latino <<carnes levare>> che significa <<levare le carni>> per iniziare un periodo di astinenza e di penitenza, visto che dopo il martedi grasso ricorre il periodo di qua-resima.Secondo testimonianze storiche, l' origine del carnevale si fa risalire al pale-olitico quando gli stregoni durante i riti magici e propiziatori, indossavano particola-ri costumi e assumevano aspetti paurosi ,indossando maschere,con l' intenzione di scacciare gli spiriti del male .Il carnevale prende anche spunto dal mondo romano, dove si organizzavano feste in onore degli dei e si svolgevano i baccanali che si te-nevano per le strade romane con manifestazioni, abiti e maschere cerimoniali, tra enormi quantità di vino.A marzo e a dicembre era la volta dei saturnali , in onore del dio Saturno e in quel periodo agli schiavi era concesso prendere il posto dei pa-droni e viceversa,dove il re della festa organizzava giochi nelle piazze e negli spetta-

coli i gladiatori intrattenevano il pubblico.Il carnevale attinge anche dalla 9

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cultura greca con le feste <<antesterie>> (feste invernali dei fiori e del vino nuovo), ma il più antico carnevale risale ai Babilonesi circa tremila anni fa. In quella circo-stanza, in una solenne processione si faceva sfilare il cosidetto <<carro navale >> che era una nave con le ruote, sul quale c'era il simulacro del sole;attorno al carro si inneggiavano finte battaglie , e la gente indossava maschere. Oggi,il carnevale in Italia è una festa sentita che dura quattro giorni prima del mercoledi delle ceneri secondo il rito romano, mentre per i ragazzi milanesi dura una settimana seguendo il rito ambrosiano. I carnevali più importanti in Italia sono: *il carnevale di Venezia:famoso per la bellezza dei costumi e per lo sfarzo dei fe-steggiamenti, *il carnevale di Viareggio :famoso per le sfilate di sontuosi carri allegorici che im-mortalano politici e uomini celebri con satira e ironia, *il carnevale d'Ivrea:famoso per la battaglia di arance, tra i più antichi e particolari del mondo. Invece, tra le maschere più famose della tradizione italiana, ritroviamo: * Arlecchino, maschera famosa della commedia dell' arte. simpatico contadino bergamasco che per partecipare a una festa scolastica in maschera, essendo pove-ro, la maestra gli cucì un vestito variopinto con tanti pezzi di stoffa colorati dategli in dono dai compagni e sul viso una maschera nera; *Colombina, la servetta più celebre nella commedia dell' arte. civetta per definizio-ne e naturalmente bugiarda. caratteristica predominante di colombina era la sua abilità nello sfilarsi con maestria bigliettini e passarli ad innamorati che ricevevano messaggi.Il costume di Colombina è caratterizzato da una sottana azzurra a balze su cui appoggia un grembiule bianco, ricoperto da una giacca rossa orlata. sul capo la servetta indossava un fazzoletto; *Pulcinella, inventato a Napoli intorno al 500. il suo nome vuol dire <<piccolo unci-no>> con il significato di persona impacciata e sprovveduta. indossa un originario costume bianco: camiciotto stretto lla vita, pantaloni larghi, cappello a cono e sul viso porta una maschera nera con il naso adiunco. Una festa così allegra e spensierata npn può di certo mancare di alcuni dolci tradi-zionali che contribuiscano a deliziare il nostro palato come: chiacchiere,bugie casta-gnole e frittelle. Dopo tutto, il carnevale sì è la festa dei divertimenti, degli sfarzi, degli scherzi ma insegna pure che ci si deve saper divertire in maniera sana e non esagera-ta,comunque tenendo anche conto che a a carnevale ogni scherzo vale!

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27 gennaio: giorno della memoria

È un altro 27 gennaio della memoria. Ascoltando le testimonianze, leggendo i libri o documentandoci, vediamo e ci rendiamo conto dell’ assurdità e di quanto sia stato incivile e immorale quello che è successo. Che cosa ci ri-mane, però, dopo i film, i libri e le persone? Se ci pensiamo per più di un attimo, senza divenire in-sensibili, comprendiamo

che abbiamo solo domande lasciate a vuoto.Le stesse che si pone anche chi è stato oggetto di tutto ciò, e che forse non potrà spiegare mai abbastanza. Perché? Quanti, negli anni, se lo sono chiesti e se lo chiedono! Da quale pensiero infimo è nato tutto ciò? Nessuno lo sa; gli Ebrei se lo chiederanno per sempre. Perché proprio loro? Non so se i nazisti se lo siano mai chiesto. I Giudei andavano uccisi perché Giudei: questa la motivazione. Io non penso che si possa anche solo descrivere il comportamento dei nazisti o spiegarlo. Niente si puo’ spiegare, perché niente di tutto ciò ha mai avu-to senso; la violenza non ne ha di certo! È stata violenza. Ed ora, cosa c’è da fare?Non possiamo crogiolarci in questi giudizi per sempre, perché i fatti storici come questo devono servire a qualcosa. Si può solo prenderne atto; riflettere, riflettere e riflettere. Se oggi noi siamo e saremo qui a ripetere questo è per tanti motivi: per non essere più così cattivi; per alzare il numero dei pochi che dissero “No” al male, a farli diventare tanti; per parlare del genocidio, per non farlo apparire mai come una cosa ormai lontana e nessuno dimentichi i soprusi e gli oltraggi della dignità umana. Senza dubbio il male è sempre da reprimere nel nostro piccolo: le guerre, le divisio-ni, gli errori, gli orrori e la tristezza nascono da scintille, che gestiamo noi. Il bene contribuisce al bene e il male al male. Ognuno dei giorni della memoria, che ahimè sono tanti, deve essere uno spunto per correggere noi stessi prima di tutto; siamo noi a decidere, anche l’andamento del mondo.Gli aspetti delle terribili vicende, le condizioni umane fisiche, mentali e morali di cui parlare sono molte; e ci sarà sem-pre qualcosa da dire.C’è chi ancora oggi cova in sé sentimenti ostili agli “stranieri” o

addirittura antisemiti. La rabbia è qualcosa di sbagliato a cui siamo soggetti, 11

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eppure, se ce ne rendiamo conto in tempo, possiamo reprimerla e finirla con le guerre.Ognuno di noi dovrà avere un pensiero in più da questo 27 gennaio. Non perché sia motivo di turbamento, ma sia piuttosto un impegno per essere vigili e non sbagliare. Questo non vuol dire soltanto che dobbiamo aspettare un genocidio per impedire una guerra, qualsiasi essa sia, ma soffocare qualunque cosa ci porti vicino ad essa . Dobbiamo reprimere il male. Solo allora non ci sarà più bisogno di ricordare. Bisogna chiedersi più spesso se “Tutto quello che succe-de, è Giusto?”

Gina Bellomo I A

Genitori che vanno, genitori che vengono E la famiglia?

Cene di Natale, passeggiate al parco,calde domeniche al mare in famiglia,la non-na che prepara la torta per i nipoti, il papà che di sera ti rimbocca le coperte, il risveglio mattutino, la colazione con ciambelle e latte a volontà e subito a scuola. Sono queste le giornate che si vivono in una famiglia unita, proprio questi, i pic-coli grandi gesti di cui i ragazzi hanno bisogno per sentirsi amati! Questo e’ il mo-do di vivere delle famiglie “all’antica”! E oggi? Come si vive in famiglia? Nell’era odierna il denaro e il benessere hanno preso il sopravvento, per cui la ricchezza, il lusso e lo sfarzo sono divenuti più importanti dei veri valori e dei veri ideali del-la vita. I genitori sono troppo presi dal lavoro,assenti quasi per l’intera giornata, rientrano a casa la sera, troppo stanchi per ascoltare i figli, genitori divorziati che reputano i figli un peso per il loro successo nella vita, genitori che non si accorgo-no neanche che il figlio fuma o beve tanto o si assenta a scuola. Questa purtrop-po è l’amara realtà di oggi? Dove andrà a finire il mondo? I genitori saranno an-cora capaci di seguire i figli fino al matrimonio? Saranno ancora capaci di amare e farsi amare?

Simona La Magra, II A

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Finalmente è nata l’aula degli studenti

L’aula degli studenti è uno spa-

zio auto-gestito all’interno

dell’istituto, la cui attenzione e

amministrazione è a cura degli

alunni stessi. Tale aula nasce

da numerose esigenze come

quella di esserci un punto di

riferimento per gli studenti

all’interno della scuola.L’aula

dello studente nasce dalla ne-

cessità degli studenti stessi di

avere all’interno della scuola

un luogo dove poter svolgere attività di studio, di formazione o comunque legate

al mondo scolastico, come la preparazione di materiale per manifestazioni o

qualsiasi altro movimento studentesco, uno spazio predisposto per svolgere il

comitato, sia durante l’orario scolastico che extra-scolastico o altri tipi di attività

che riguardino la scuola medesima.Quante volte vi è capitato di dovere ripassare

ed uscire fuori dall'aula girovagando senza meta tra i locali dell'istituto?E quante

volte v'è capitato di restare a scuola e dover mangiare sui gradini perché non c'e-

rano aule a disposizione?

Da oggi tutto ciò cessa.Finalmente,grazie a una proposta dei Rappresentanti d'I-

stituto,gli studenti gestiranno un'aula,arredata in modo accogliente con una La-

vagna Interattiva Multimediale (LIM),dei PC e banchi e sedie.

Ovviamente tutto ciò comporta delle responsabilità.È infatti obbligo degli stu-

denti, che utilizzano l’aula auto-gestita, mantenerla in uno stato accogliente e

igienicamente accettabile.

Nell’aula inoltre avrà una straordinaria e fondamentale importanza la bacheca, la

quale diventerà un contenitore di idee e proposte realizzate da parte degli stu-

denti e in cui ognuno potrà affiggere qualsiasi documento che ritenga sia di inte-

resse scolastico.

Francesco Malluzzo 13

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Aule pollaio… Negli ultimi anni ,le aule in Italia sono divenute non idonee al numero degli alunni e alle loro esigenze, a causa della normativa vigente.Gli studenti sono costretti a

trovarsi in classi piuttosto angu-ste.Sono addi-rittura ammas-sati!Ecco la realta’ attua-le.Le aule nella maggior parte delle scuole ita-liane,essendo strette e non garantendo si-curezza,sono a buon diritto de-finite pollaio!D’altronde,se

capitassero inconvenienti di vario genere,non tutti gli allievi certamente avrebbe-ro la possibilita’ di rimanere illesi.Inoltre,non tutti gli alunni riescono a seguire be-ne le lezioni e a vedere cosa l’insegnante scrive alla lavagna.Il contesto nelle scuo-le italiane e’ decisamente carente…D’altra parte, anche i docenti si lamenta-no,perche’ a causa della riduzione delle ore di lezioni,l’attivita’ didattica e’ stata sicuramente danneggiata.Ritengo sia necessario provvedere hic et nunc!Ma a cosa si sta pensando al governo?Ai governi tecnici,di transizione che di certo, poco o per niente, baderanno a noi poveri scolari dell’alta scuola italiana di un tempo!Bisogna dire anche che i nostri genitori sono molto turbati per tale situazione,per il nostro incerto futuro,per l’instabilita’ in cui vacilla l’italia,ma che fare?Si sentono realmente impotenti…Enrica Imperia,alunna della II C del liceo classico,nonche’ colei che ha scritto quest’articolo ha detto:” Io e tutti i discenti abbiamo biso-gno,in primis, della garanzia di salvarci in caso di crolli di tetti e cose del genere!Basta!Pensate a noi,garanti solo delle vostre tasche!Spero di cuore che il 2012 sia l’anno della risoluzione dei tanti e mille problemi della nostra amata e splendida terra italiana!”.

Enrica Imperia II C L.C. 14

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Recensione “Il giorno della civetta”

Leonardo Sciascia nel 1961 scrisse “Il giorno della civet-ta”,un giallo di nuova struttura che fa conoscere al mondo il fenomeno della mafia in termini crudi e veri. Il romanzo inizia con l’omicidio di Salvatore Colasber-na,proprietario di un’impresa edilizia mentre sale sull’autobus per Palermo; intanto i passeggeri,all’arrivo dei carabinieri si dileguano velocemente e restano soltanto l’autista e il bigliettaio, che dichiarano di non aver visto nulla.Allora il maresciallo cerca risposte dal venditore di panelle,il quale solo dopo ore di interrogatorio, ricorda di aver sentito due spari.Segue le indagini il comandante Bel-lodi,uomo continentale dai modi gentili e dagli alti ideali. Frattanto, in un bar a Roma un uomo chiede all’onorevole

di far trasferire altrove il comandante, affinche’ non interferisse con la mafia. Cosi, Bellodi ,grazie ad un informatore Calogero di bella detto Parriniedru, scopre il nome del possibile mandante: Rosario Pizzuco.Il nome del presunto omicida(Diego Marchica) viene comuni-cato al capitano dalla moglie del contadino Paolo Nicolosi, ucciso per aver assistito all’omicidio. Viene ucciso anche Di Bella, che lascia una testimonianza in cui erano riportati i nomi dei colpe-voli (Pizzuco e Don Maria-no).Infine, per l’omicidio Nicolosi viene colpevolizzato l’amante della moglie. L’autore,attraverso la storia nar-rata,vuol far riflettere il lettore sull’omerta’ e l’incapacita’ di denunciare l’accaduto a coloro che si impegnano vi-gorosamente ad eliminare la tremenda malattia della mafia che esisteva ed esiste ancora oggi.

Francesca Gangarossa II A

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Recensione su “Il ritratto di Dorian Gray”

Oscar Wilde,scrittore,poeta e drammaturgo e’ un autore molto

semplice e spontaneo, capace di svegliare e risvegliare

l’attenzione del lettore.Fra le sue maggiori opere ricordiamo “ Il

ritratto di Dorian Gray”. La storia e’ ambientata a Londra nel 1800.

Il protagonista e’ un giovane molto attraente e ingenuo al tempo

stesso.

Tutto ha inizio quando Dorian vuol farsi ritrarre dal pittore Basil

Hallowat,uomo alquanto sensibile. Con loro c’e’ anche l’elegante

Lord Henry wotton, il quale sconvolge il modo di pensare del ragazzo.

Dorian capisce che la sua bellezza e’ qualcosa di raro, tanto da iniziare a provare invidia verso il suo

ritratto,che non invecchiera’ mai. Stringe allora un patto con il demonio,grazie al quale lui sarebbe

rimasto sempre giovane e bello e il quadro sarebbe invecchiato al posto suo. Si innamora Sybil Vane,

che improvvisamente si suicida,per cui Dorian inizia a trascorrere una vita sfrenatamente lussurio-

sa.Intanto,nasconde il ritratto in soffitta e spesso va a controllarlo. Un giorno,cerca di distruggerei il

quadro e lo taglia con il coltello con il quale aveva ucciso il pittore.

Il libro si conclude con la presenza dei servi che trovano Dorian irriconoscibile,morto con il coltello al

cuore,ai piedi del ritratto intatto.Quest’opera contiene un forte messaggio didascalico,poiche’ inse-

gna di mettere in pratica il carpe diem di oraziana memoria e di accettare i tempi limitati della vita.

Vaccarello Giuseppe II A

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Malinconoia…

Mostruosi gli anni, scorrono lentamente e sembrano infiniti ma sono piu’ brevi di un ricordo anziano; almeno per mille giorni non potro’piu’ ridere ma lambiccarmi avendo fatto molti sogghigni e tu che mi odiavi tanto! Realmente so che eri stata esemplare da farmi mutare il carattere ed e’ inutile dire che la tua dolce nequizia mi attira piu’ di un ragazzo.

Enrica Imperia II C

…E arrivi tu Vidi quel raggio splendente dopo la tempesta, quella luce abbagliante dopo un lungo periodo oscuro, quella luce che illumina la mia mente, una luce che mi travolge e mi fa sentire protetta, libera di vivere,perche’ tu sei la’, pronto ad amarmi, ma questa galleria oscura mi impedisce di raggiungere questa meravigliosa luce. Ero sola e improvvisamente arrivi tu dal nulla,con i tuoi mille difetti, che con la tua imperfezione mi rendi perfetta. Arrivi tu,con i tuoi occhi come le stelle, che brillano e si distinguono nel buio della notte. Hai rapito la mia anima , tu luce dei miei occhi, mi hai rapito, ora,tienimi con te!

Elena Sferruzza II A

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Quei raggi nell'acqua Quei raggi di sole che entravano in quella vasca. Io nuotavo. Bracciata dopo bracciata, respiro e poi di nuovo. La splendida luce del sole.. E dentro me sentivo raggi, come idrogeno in una stella, quei raggi che mi bruciavano l'anima e quelle braccia che spezzavano l'onda. E io sospesa immobile lì, come parte di essa..

Emanuela Giardina II C

Padre! Ti guardo da un lontano specchio nel quale la tua immagine è riflessa. Vedo i tuoi occhi, il tuo sguardo, uno sguardo giovane, ma estremamente maturo. Alcune piccole rughe solcano il tuo viso. Dietro sono nascoste: le ansie, i dolori, ma più di ogni altra cosa le insidie che ogni giorno ti trovi ad affrontare. Ma vedo anche altro; quello sguardo pieno di sempre, soddisfatto e onesto. Ma la cosa che mi colpisce è il trapelare delle tue soddisfazioni che ricevi grazie alle persone che ti amano. Tu, tu che mi hai procreata, tu che mi cresci, tu che ogni giorno dai la vita per chi ti sta accanto, tu con il tuo affetto, ottimismo e altruismo. Sì, adesso ti riconosco, sei TU. Grazie.

Sophia Sfalanga I C 18

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CREW ON THE ROAD Io penso sempre

Ma non mi importa niente La vita è strana

Al mattino fai affari con la mala E poi tua madre ti raccoglie bruciato in strada

Attento alle parole ai fatti La vita è una sequenza di scatti

Sullo sfondo il cielo blu Al prossimo scatto non ci sono più

Non smetto corro sempre Nel cuore la voglia di gridare

E tu sei bravo a continuare a scappare Stringo forte tra i denti il crocifisso

E in mano i santi da pregare Sempre e comunque lontano dall’altare

Consapevole che la vita niente regala E spara … all’amico che alle spalle ti pugnala

A quindici anni ne ho viste tante Gente che spara e politici che ti lasciano in mutande

Malamanera e Tinturia E chi come i Litfiba ti suona la Tumùria

Nella vita come sul ring E poi giù nel pozzo come in “The Ring”

Su per le strade col megafonò Poi un flop col mio brò

Give me a fiamma life style Non vivo in un pc come un file

Con calma sul camion brucio un flop E con la crew brucio solo reggae e hip hop

Metto in pace l’anima Con l’amore della raga che contamina

Nel buio hai trovato la mia luce E con te al mio fianco correrò più veloce Nella mia logica perennemente confusa

Non ti chiamo Elena ma la mia musa Inizio una nuova vita con te You are my princess ed io sono re

Enrico Bellomo 2C 19

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Quei raggi nell'acqua

Quei raggi di sole che entravano in quella vasca. Io nuotavo.

Bracciata dopo bracciata, respiro e poi di nuovo. La splendida luce del sole.. E dentro me sentivo raggi,

come idrogeno in una stella, quei raggi che mi bruciavano l'anima

e quelle braccia che spezzavano l'onda. E io sospesa immobile lì, come parte di essa..

Emanuela Giardina II C

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