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LA GRANDE STORIA DEL TERRITORIO LA GRANDE STORIA DEL TERRITORIO I GESUITI a e da BASSANO BIMESTRALE MONOGRAFICO DI CULTURA Fondato nel 1989 editriceartistica - www.editriceartistica.it distribuzione gratuita N° 171/172 GENNAIO-MARZO 2018

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LA GRANDE STORIA DEL TERRITORIOLA GRANDE STORIA DEL TERRITORIO

I GESUITI a e da BASSANO

BIMESTRALE MONOGRAFICO DI CULTURA

Fondatonel 1989

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N° 171/172 • GENNAIO-MARZO 2018

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Sant’ Ignazio e BassanoDi Ignazio di Loyola, soldato e nobile basco checambiò la sua vita leggendo testi religiosi (bloc-cato a letto a causa di una ferita riportata in batta-glia), ci colpisce in particolare il legame con ilVeneto e il nostro territorio. Un fatto importante,se si considera che sono solo tre - in fondo - lecittà dove egli scrisse le pagine più importantidella sua vita: Parigi, Venezia e roma. Nella capitale lagunare Ignazio di Loyola giunsenel 1527, solitario pellegrino, per imbarcarsi allavolta della Terrasanta; prima di partire fu ospitatodal nobile Marco Antonio Trevisan, futuro doge. Dieci anni dopo il viaggio in Palestina, proprioVenezia costituì per Ignazio e un gruppo di stu-denti della Sorbona che si erano uniti a lui unatappa emblematica nel loro cammino mistico.I nomi dei suoi compagni appartengono ora allaleggenda dell’ordine; dobbiamo però precisareche a quel tempo, in un’Europa scossa da profondifermenti spirituali e da laceranti guerre di religio-ne, essi costituivano “solamente” un piccolo grup-po di giovani, animati dal comune desiderio diun impegno missionario e volti alla conversionedegli infedeli. Si chiamavano Alfonso Salmeron,Giacomo Laynez, Pietro Favre, FrancescoXavier, Nicolò Bobadilla e Simone rodrigues;fra loro, nessun italiano. L’obiettivo era, come

Elaborazione grafica da: Anonimo pittore francese, Sant’Ignazio ritratto con l’armatura e un cristogramma sulla corazza, secolo XVI.

I GESUITIa e da

BASSANoUNA STorIA PoCo NoTA

CHE LA rICErCA STA PorTANDo ALLA LUCE

Nel gennaio del 2014 venne pubblicato un numerode L’Illustre bassanese dedicato al sacerdoteLorenzo Busnardo da Casoni di Mussolente: unafigura del XVI secolo emersa nel corso di unaricerca sul territorio misquillese e rivelatasi digrande importanza per la storia del gioco degliscacchi. Nella monografia venivano evidenziatele doti davvero notevoli di tale personaggio,entrato giovanissimo nella Compagnia di Gesù diPadova, da poco costituitasi anche nel capoluogoeuganeo.Dal 2014 al 2016, su incarico della Pro Loco diMussolente - Casoni, ho curato il “Progetto prèLorenzo Busnardo”, concretizzatosi poi nellastesura di una dettagliata biografia.Un incarico che mi ha permesso di consultaregli atti conservati presso l’Archivio romano dellaCompagnia di Gesù, oltre allo straordinariopatrimonio bibliografico edito dall’Ordine, orain larga parte disponibile anche in rete.Con sorpresa ho avuto l’opportunità di scoprirecome nella storia di tale istituzione religiosa,che fu una spina dorsale nella politica, nellemissioni e nella pedagogia del mondo cattolicoper almeno tre secoli, la nostra città e alcunisuoi rappresentanti ricoprirono un ruolo di primopiano, concretizzatosi addirittura con la presenzadi un collegio attivo dal 1552 al 1569. S.Z.

Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), in un’incisionedei primi anni del secolo XIX.

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La suddivisione territorialedell’Italia dopo la pace diCateau-Cambrésis (2/3 aprile1559). Di fatto la Penisola è ripartita fra i possessi dellaSpagna (sotto la sovranitàdella quale ricadono il Ducatodi Milano, i Regni di Napoli,di Sicilia e di Sardegna) e isuoi stati vassalli.Sono invece autonomi esovrani la Repubblica diVenezia, il Ducato di Savoia,il Granducato di Toscana elo Stato Pontificio.

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abbiamo visto, quello di imbarcarsi per laTerrasanta, ma il destino volle diversamente: aVenezia, infatti, le cose sembravano andare perle lunghe e il mese di gennaio (siamo nel 1537)non si presentava favorevole, al punto che la par-tenza venne rinviata alla tarda primavera.Decisero quindi di recarsi a roma, per poi rapi-damente tornare in laguna. In attesa che le navilevassero gli ormeggi, prestarono aiuto ad altriordini religiosi negli ospedali. Quanti non aveva-no ancora emesso i voti religiosi, come lo stessoIgnazio, lo fecero nella città dei dogi e il 5 luglio1537, per opera del legato pontificio GirolamoVerallo, ottennero il diritto all’esercizio mini-steriale giurando di celebrare la prima messa inPalestina. Alla fine però dovettero rassegnarsi: a causa delladichiarazione di guerra della Serenissima al Turconessuna nave sarebbe più partita. Decisero cosìdi iniziare l’apostolato come sacerdoti nelDominio di terraferma, esercitando la predica-zione e vivendo di elemosine. Divisi in grup-petti di due o tre e ancora lontanissimi dall’ideadi fondare un nuovo ordine religioso, cioè laCompagnia di Gesù, si dispersero in varie cittàdel Veneto per poi ricongiungersi a roma, met-tersi a disposizione del Papa e dare una svoltaradicale alla loro missione. Proprio in questo

particolare frangente compare per la prima voltaBassano. La vicenda è in parte già nota; valeperò la pena di approfondirla per conoscernealcuni rilevanti sviluppi successivi.Sant’Ignazio, assieme a Giacomo Laynez e PietroFavre, si stabilì nel piccolo convento abbando-nato e diruto di San Pietro a Vivarolo, paesenon lontano da Vicenza; a Monselice finironoPasquale Broet e Alfonso Salmeron, a TrevisoJoane Codure e Diego Hoces, a Verona FrancescoXavier e Nicolò Bobadilla. A Bassano, presso lachiesa di San Vito, ospiti di fra Antonio eremita,giunsero Claudio Jayo e Simone rodrigues.Proprio il nome di quest’ultimo è legato, suomalgrado, alla nostra città: non esistono infattibiografie di Ignazio di Loyola che non ricordinocome il santo, avvisato del fatto che Simonerodrigues stava malissimo ed era in pericolo dimorte, abbia prontamente lasciato Vivarolo peraccorrere a Bassano - seppur febbricitante - insoccorso dell’amico; e che proprio a seguitodella sua venuta questi, considerato ormai morto,sia miracolosamente guarito.Non è difficile immaginare i due giovani ospitidi fra Antonio impegnati nella loro predicazionebassanese: si sa che vivevano di elemosine e che,per attirare l’attenzione della gente nelle piazze,vestivano di nero portanto un cappello di parti-

La fondazione dellaCompagnia di Gesù, il 15agosto 1534 nella chiesa diMontmartre, in un’incisionedel 1878.

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colare grandezza. Al momento adatto il copricapoveniva gettato a terra con forza, e ciò era suffi-ciente per far volgere verso di loro gli occhi degliastanti. Poi stava al più capace dei due iniziarea predicare. Per alcuni mesi i due giovani rima-sero a San Vito fino a quando, in occasione dellaPasqua del 1538, partirono alla volta di altredestinazioni. Dopo essersi fermati ancora perqualche tempo in Emilia, come precedentementestabilito, si ritrovarono con tutti gli altri a roma.

I primi gesuiti bassanesiLe vicende che portarono alla fondazione dellaCompagnia di Gesù sono tanto conosciute quantocomplesse. Con la bolla Regiminis militantis del27 settembre del 1540 papa Paolo III riconobbela nascita di quest’ordine, che fin dall’inizio sidistinse dagli altri per alcune peculiarità. La prima di esse riguarda il famoso quarto voto,ovvero la totale obbedienza verso il papa, che siaggiungeva a quelli canonici: povertà, castità eobbedienza. Un voto speciale, dunque, che eraperò ammesso solo dopo molti anni di studio edi dedizione all’ordine e che - a quel punto -permetteva ai professi di definirsi veramentegesuiti. Una regola che vale ancor oggi: il novizioentra a far parte da subito della Compagnia, madiventa gesuita solo dopo il quarto voto.Un’altra caratteristica era costituita dai lunghitempi del noviziato, che prevedevano un minimodi due anni, il doppio rispetto agli altri ordini.Un noviziato, peraltro, che abbinava al lavoronegli ospedali e alla mendicazione una ferreadisciplina nello studio delle materie scolastiche;studio effettuato applicando in ambito religiosoil metodo pedagogico parigino, che Ignazio e glialtri fondatori ben conoscevano. Non a caso, quando sulle spalle del santo di Loyolae della Compagnia ricadde la responsabilità dipreparare i futuri sacerdoti nel clima convulsodella Controriforma, il primo obiettivo di Ignaziofu quello di aprire case-alloggio per gesuiti enovizi nelle città universitarie. Nel territorio dellaSerenissima, formidabile testa di ponte sul vicino(e avversario) mondo luterano, la scelta ricaddeovviamente su Padova e sulla sua rinomata uni-versità, alla quale si iscrivevano studenti prove-nienti da tutta Europa. L’approccio patavino,

per così dire, fu reso possibile anche grazie aibuoni uffici del nobile Andrea Lippomano, devotodella Compagnia e priore laico del decadutoordine Teutonico. Probabilmente segnato da alcu-ne dolorose vicende familiari (il padre era finitoin bancarotta a Venezia ai primi del secolo e suofratello era stato ucciso a roma durante il Saccodel 1527), questi mise a disposizione del primogruppo di gesuiti giunti dalla città eterna una suacasa, situata presso il convento di Santa MariaMaddalena. Una sistemazione transitoria, natu-ralmente, e ancora molto lontana dai veri collegigesuitici, dove in seguito pervennero frotte digiovani da ogni dove. In Italia, infatti, non esistevaancora nulla che si potesse definire tale: per “col-legio” si intendeva il luogo dove alloggiavano iCompagni di Gesù. Eppure a Padova il seme erastato finalmente gettato e le prospettive, per chiavesse avuto il desiderio di studiare, erano notevo-li; anche per quanti non disponevano delle risorsenecessarie, poiché nel capoluogo euganeo era for-tunatamente possibile avvalersi di ottimi docentisenza l’assillo del denaro. Un’opportunità non dapoco, che venne colta - fra i primi in tutta laSerenissima - da tre giovani bassanesi: Girolamoottello, Leone Zilio e Lorenzo Busnardo.

Sono rimasto sorpreso, iniziando la ricerca chemi ha poi portato a redigere la biografia di prèLorenzo Busnardo (L’Illustre bassanese n. 147,gennaio 2014), dalla ricchezza delle fonti gesui-tiche; fonti dalle quali si potevano ottenere datiprecisi anche su ragazzi poco più che adolescenti.

Anonimo dell’ambito di Rubens, ritratto diSant’Ignazio che presenta la regola dell’ordinedella Compagnia di Gesù, secolo XVII. Castiglione delle Stiviere, Museo Storico Aloisiano.

L’antica chiesa di SantaMaria Maddalena a Padova,ora sconsacrata e utilizzatacome teatro. Faceva partedi un complesso conventualepresso il quale, in una casadel nobile Andrea Lippomano,si stabilirono i primi gesuitigiunti da Roma.

Pittore bassanesco, ritratto difra Antonio eremita, olio sutela, inizio sec. XVII. Bassano,Fondazione Pirani-Cremona.

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Girolamo Gobbato,Sant’Ignazio, San FrancescoSaverio, il beato Simonerodrigues, Claudio Jaye e Fra Antonio eremita contemplano l’immagine di Maria, affresco, 1892-’93.Bassano, chiesa di San Vito.Girolamo Gobbato, Simone rodrigues, moltoammalato, viene guarito da Sant’Ignazio in presenzadi Claudio Jay, fra Antonioeremita e Pietro Favre, affresco, 1892-’93.Bassano, chiesa di San Vito.

Ben presto, però, ho compreso gli straordinarimeccanismi di diffusione e condivisione delleinformazioni, a livello mondiale, ideati e messiin pratica dalla Compagnia di Gesù. ogni sedegesuitica inviava infatti settimanalmente le sue“news” a roma dove, sotto la supervisione diun vero e proprio archivista, padre Giovanni dePolanco, tali rapporti venivano letti e integral-mente trascritti in bella copia in volumi orga-nizzati per provenienza. A tutti era data risposta, fornendo inoltre ordinie indicazioni e tenendo ogni casa al corrente diquanto, soprattutto in relazione alla vita dellaCompagnia, avveniva nel mondo. Difficile perciòsentirsi isolati, difficile non riconoscersi in unagrande esperienza condivisa. Anche delle rispostesi teneva nota, purtroppo però registrando solobrevi commenti inerenti ai passaggi più impor-tanti. Ciò non toglie, tuttavia, che l’Archivio delGeneralato di roma sia tutt’oggi uno scrignoinesauribile di informazioni, oltremodo impor-tante per gli attuali Stati moderni delle ex Indieoccidentali e orientali, così come per l’Americadel Nord e il Giappone.Un archivio, inoltre, quasi del tutto da scoprireper quanto riguarda la storia veneta...oltre alla dinamica delle “news”, Ignazio diLoyola introdusse anche l’obbligo per le casegesuitiche di tenere “lettere quadrimestri”: unaforma di corrispondenza periodica particolar-mente dettagliata, mediante la quale il padreresponsabile (o un suo delegato) era tenuto afornire lunghe relazioni su quanto riguardava la

sua casa e il territorio sul quale essa insisteva. Inqueste lettere troviamo descritti i luoghi e le per-sone, ma non mancano annotazioni sulla gestioneeconomica della casa, come pure sulle caratteri-stiche spirituali e perfino fisiche dei confratelli.Per avere la certezza che la posta giungesse adestinazione (a roma), le missive venivano scrittein duplice copia, una in latino e l’altra in italianoo spagnolo, e poi inviate tramite canali diversi ocome si diceva “per via seconda”; una definizioneutilizzata ancor oggi nei Paesi di lingua spagnolaper riferirsi alla copia di una lettera.All’epoca in cui i nostri tre bassanesi entrarononella Compagnia, l’uso delle lettere quadrimestrinon era ancora stato introdotto; con la corrispon-denza settimanale da Padova, tuttavia, venneroveicolate abbondanti informazioni, soprattutto inmerito allo sviluppo di quello che fu il prototipodella futura scuola gesuitica (dato che a Ignaziol’esperienza patavina stava molto a cuore). Siamo nel 1545 e, a partire da questa data, è pos-sibile seguire attraverso i documenti le tracce diun giovane di nome ottello Girolamo e di dueadolescenti, Lorenzo Busnardo e Leone Zilio.Va subito rilevato che a quel tempo il primo deitre era già presente come novizio; si trattavaprobabilmente di uno dei discendenti del cono-sciuto maestro di grammatica ottello da Borso,dal quale trae origine quel cognome, diffuso tra inotabili e i benestanti del nostro territorio nelXVI secolo. Sorprende, come abbiamo già detto,che tra i primissimi seguaci di Ignazio (parliamodi poche decine in Europa) ben tre fossero del

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siamo sani, tendendo alli studij quanto si puote.Maestro don Jacobo de Duaco con Pietro (deRibadeneira) et Fulvio (Cardulo) vano al Lazaro(Bonamigo) et doi de loro cioè Pietro e Fulviovano al greco, come havete inteso, et ognidominica disputano. Claudio (Jayo, che nel 1537si era fermato a San Vito di Bassano), Laurentio(Busnardo) et Leone (Zilio) fano il simile,andando ogni giorno dal Theseo (Casopero), etin ogni dominica disputano, et succissivis horisClaudio et Laurentio imparano li rudimenti greci,et così tutti s’affatichano per poter servir alSignor nostro, osservando in casa le constitutioni,come scrisse V.r. [...]” (Padova, 5 maggio 1548).Fu però il Concilio di Trento, che ebbe inizio neldicembre del 1545, a destinare per oltre vent’anniun ruolo importante alla Compagnia di Gesùnel territorio di Bassano. Considerando infattiche il tragitto da Padova a Trento richiedevaparecchio tempo, la particolare posizione dellanostra città costituiva per i viaggiatori una sicuratappa intermedia in territorio cattolico; Bassanorappresentava inoltre una sorta di bastione controi non trascurabili fermenti eretici, legati a queldissenso religioso che stava interessando Asoloe Cittadella e che, successivamente, conobbe ladura reazione dello Stato veneto e soprattuttodella neonata Inquisizione romana. Non a caso la Compagnia inviò ai piedi del Grappauno dei suoi uomini più validi, Diego Laynez,

bassanese. Fu ottello, comunque, la testa di ponteper il successivo arrivo a Padova di LorenzoBusnardo e di Leone Zilio. Un altro elemento chefavorì il loro approdo nel capoluogo euganeo fuverosimilmente un certo legame con la famigliaBonamigo, proprietaria come gli ottello di casee possedimenti fra romano e Mussolente, da doveproveniva di certo Busnardo e, probabilmente,anche Zilio. Tra i docenti attivi nel primo collegiodi Padova figurava infatti anche l’anziano mafamosissimo Lazzaro Bonamigo, al quale si eraaffiancato il poeta calabrese Teseo Casoperodetto Giano. In una delle lettere inviate dal prioreElpidio Ugoletti a Sant’Ignazio dove si legge:“[...] Altro non pare che ci sia da scrivere allar.V. senonche tutti de casa per gratia del Signor

Diego Laynez (1512-1565),qui in un incisione del XVIIsecolo, fu uno dei primifedelissimi compagni diIgnazio di Loyola; nel 1556gli succedette alla guidadell’Ordine. Girolamo Gobbato, San Francesco Saverio,un porporato e il vescovo diPadova fanno visita a fraAntonio, affresco, 1892-’93.Bassano, chiesa di San Vito.

Vanni Vettori, ritratto diLazzaro Bonamigo, pastello,1991. Da L’Illustre bassanesen.14, novembre 1991.