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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA CIBO COME MEDICINA Fa che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo. Ippocrate

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI(Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMADI

MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIEIN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

CIBO COME MEDICINA Fa che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo. Ippocrate

RELATORI: CORRELATORI:prof.ssa Adriana Bisirri Professoressa Tamara Centurioni Professor Paul Farrell Professoressa Claudia Piemonte

CANDIDATA:

Giulia De Santis

ANNO ACCADEMICO 2013/2014

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Dedico questa tesi ai mie genitori:

Alberto De Santis

E

Paola Nicolamaria

Deceduti rispettivamente per leucemia mieloide fulminante e cancro al seno.

Che possiate essere orgogliosi del piccolo lavoro svolto pensando a voi.

1

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IndiceITALIANO.................................................................................................................................4

Introduzione........................................................................................................................4

1. CAPITOLO Peter James D’Adamo...................................................................................7

1.1. Il sangue e i gruppi sanguigni..................................................................................9

1.1.1. La storia del genere umano e la parallela storia evolutiva dei gruppi sanguigni11

1.1.2. Cos’è il sangue e perché è così importante...................................................18

1.2. Connessione tra sangue ed alimentazione............................................................26

1.2.1. Le lectine.......................................................................................................27

1.2.2. Connessione tra sangue, alimentazione e salute...........................................30

1.2.3. Perché alcune persone si ammalano ed altre no?.........................................38

1.2.4. Il cancro.........................................................................................................39

2. CAPITOLO Verso una maggiore soggettività e individualità...........................................43

2.1. Come si è abituati a pensare ed agire, come si dovrebbe pensare e agire............59

Conclusioni............................................................................................................................70

ENGLISH................................................................................................................................72

Introduction..........................................................................................................................72

1. Chapter Peter J. D’Adamo.............................................................................................75

1.1. Blood and blood types...........................................................................................76

1.1.1. The history of human kind and the parallel evolutionary history of blood types 77

1.1.2. What is blood and why it is so important......................................................82

1.2. The connection between blood and diet...............................................................87

1.2.1. Lectins............................................................................................................88

1.2.2. Connection between blood, diet, and health................................................89

1.2.3. Why do some people fall ill and others no?..................................................95

1.2.4. Cancer............................................................................................................96

2. Chapter Main subjectivity...........................................................................................100

2.1. How we are accustomed to think and act, how we should think and act...........112

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Conclusions.........................................................................................................................121

ESPAÑOL.............................................................................................................................123

Introducción........................................................................................................................124

1. CAPĺTULO Peter J. D’Adamo........................................................................................127

1.1. La sangre y los grupos sanguíneos.......................................................................128

1.1.1. La historia del genero humano y la paralela historia de la evolución de los grupos sanguíneos.......................................................................................................129

1.1.2. Qué es la sangre y por qué es tan importante.............................................134

1.2. Conexión entre sangre y alimentación................................................................139

1.2.1. Las lectinas..................................................................................................141

1.2.2. Conexión entre sangre, alimentación y salud..............................................142

1.2.3. ¿Por qué algunas personas enferman y otras no?.......................................149

1.2.4. El cancer......................................................................................................151

2. CAPĺTULO Mayor subjetividad.....................................................................................155

2.1. Como estamos acostumbrados a pensar y a actuar, como deberíamos pensar y actuar 167

Conclusiones.......................................................................................................................178

RINGRAZIAMENTI................................................................................................................180

Bibliografia..........................................................................................................................181

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ITALIANO

Introduzione

Si è abituati a pensare a compartimenti stagni, stagni poiché il pensiero

autonomo e un proprio e reale spirito critico, una volta toccate le pareti

del compartimento, si sentono come in uno stagno; cercano di andare

oltre, cercano di collegare tutte le categorie, come si faceva ai tempi in

cui un filosofo era anche matematico, ma anche medico. E' vero abbiamo

molte ma molte più nozioni e storia rispetto a 2000 anni fa, ma questo

non giustifica la negligenza nella mancanza di curiosità e voglia di

approfondire qualcosa al di fuori di una data categoria, e soprattutto

L'avere dei dogmi per trovare conforto in certezze che non esistono, non

prendendo per nulla in considerazione il “divenire” della realtà o, usando

le parole di Eraclito, il <<pánta rêi>>, ossia che “il tutto” scorre, e

quindi non dando nulla per certo, se non l’unica probabile cosa certa, che

il continuo mutamento sia alla base di quasi tutto.

Che il continuo naturale evolvere dell’uomo, sia alla base di tutto.

Bisognerebbe partire sempre da questo presupposto. Si può rendere più

semplice ciò, scegliendo un tema che più si ha la voglia di approfondire e

cercare di guardarlo da tutti i punti di vista, per poi trarre delle proprie

conclusioni, o comunque delle riflessioni, che in nessun altro se non in se

stessi, possono aver luogo.

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Questo lavoro è stato formulato per riflettere sul tema dell’alimentazione

e del suo nesso con le malattie; tema, al giorno d’oggi quanto mai

confuso e intriso “verità non verità”. Un lavoro, questo, che si

concentrerà maggiormente nel dare alcuni stimoli sui quali riflettere. Le

varie considerazioni che una persona può fare negli anni e le motivazioni

del perché le faccia sono estremamente soggettive, ma se ci si focalizza

su un qualcosa se ne troverà il suo punto di partenza e un filo conduttore

quanto più logico possibile, al quale non necessariamente spetti una fine

con delle conclusioni certe. Questa tesi si svolge intorno a questo

pensiero, focalizzandosi maggiormente su quali siano i reali punti di

partenza di un’analisi (poiché oggi, forse ci si concentra troppo su quale

sia la meta più che la partenza ed il viaggio in sé per sé). Come forse ci

si è concentrati troppo a lungo nell’esaminare un alimento singolo

perdendo di vista l’uomo. Quello che si è cercato di fare in questo

lavoro è di discutere dei vari tasselli che portano a riflettere su cosa sia

giusto mangiare per il nostro specifico organismo, non considerando un

determinato alimento, come generalmente si fa, determinandolo benefico,

o meno, in sé. Si faranno solo accenni ad alcuni argomenti come il DNA,

sui quali, qualora si volesse approfondire la riflessione si potrà facilmente

farlo. Verranno spiegati invece più nel dettaglio certi elementi considerati

più rilevanti in questo ambito, come ad esempio il “sangue”, le “lectine”

contenute negli alimenti, come si aggregano ai nostri SPECIFICI

“antigeni”, e come questo comporti il fenomeno “dell’agglutinazione”

spesso dannoso per il nostro corpo, e come con il passare del tempo,

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questo processo può indurre a sviluppare patologie gravi, ma soprattutto

le patologie da cui, si guardi “il caso”, questo secolo è maggiormente

colpito, “il male del secolo”, appunto, ossia il cancro. Infatti si discuterà

principalmente su quale sia la connessione tra alimentazione, sistema

digestivo, e quindi immunitario, in maniera molto semplificata, per far sì

che questo lavoro abbia uno scopo più divulgativo, che solo scientifico;

poi si entrerà più nello specifico per far scaturire una personale curiosità

verso se stessi, sviluppando di conseguenza uno spirito critico verso la

propria salute, per arrivare a cercare di ragionare con il proprio medico,

non affidandosi a quest’ultimo in ogni decisione sulla propria vita. Tutto

questo nel tentativo di attivare il desiderio di approfondire gli argomenti

trattati per poter rifletterci in maniera autonoma.

Questo elaborato parte dalla grande intuizione avuta da James D’Adamo,

padre di Peter J. D’Adamo, il quale ha pubblicato un libro intitolato

“Alimentazione su misura”, “Eat for/4 your type” , pubblicato il primo

giugno del 1997, nel quale spiega in maniera approfondita la storia del

genere umano e la sua evoluzione dal punto di vista dei gruppi sanguigni,

stabilendo per questi ultimi una dieta “ad hoc”, sviluppata dividendo gli

alimenti in categorie, (le tabelle sono indicate nel libro), per spiegare in

maniera approfondita il perché certi alimenti siano benefici, neutrali o da

evitare per un dato gruppo sanguigno. Peter D’Adamo ha delle intuizioni

geniali, e qualora leggeste il suo libro sicuramente vi ritrovereste in quel

che afferma sul vostro gruppo sanguigno. Questo libro sarà il punto di

partenza di questa tesi per sfociare in una sempre maggiore soggettività,

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cercando di capire e capirsi, senza arrivare a verità assolute, ma a verità

parziali, e con l’aiuto di esse imparare ad ascoltarci maggiormente,

cercando di essere consapevoli di sé stessi nel lungo o breve percorso che

è la vita, nel suo immenso valore ma anche nel suo impetuoso, perenne,

continuo mutamento e divenire.

1. CAPITOLO Peter James D’Adamo

Il dottor Peter J. D'Adamo è un noto ricercatore e docente che opera

nell'ambito della medicina naturopatica. I suoi lavori sulle correlazioni

tra gruppo sanguigno, salute e malattia hanno ottenuto riconoscimenti dal

mondo scientifico a livello internazionale. Fondatore e direttore emerito

del Journal of Naturopathic Medicine, D'Adamo esercita la professione

nel Connecticut.

I suoi libri sono indiscussi best-seller, tradotti in numerose lingue. Il libro

di questo professore che ha avuto maggiore successo è “Eat right for/4

Your type”, pubblicato il primo giugno del 1997, in italiano,

“L’alimentazione su misura”, scritto in collaborazione con Catherine

Whitney.

In questo libro il dottor Peter D’Adamo prosegue il lavoro iniziato da suo

padre, naturopata, James D’Adamo, il quale iniziò i suoi studi nel 1957

notando che alcune persone, pur seguendo scrupolosamente diete

strettamente vegetariane e povere di grassi, non riuscivano a trarne

sufficienti benefici, anzi, alcuni sembravano addirittura peggiorare. Egli

giunse perciò alla conclusione che doveva esistere qualcosa che rendeva

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un cibo "valido o non valido" per una persona, indipendentemente dai

fattori dietetici conosciuti.

Affermando << Sono fermamente convinto che non esistano sulla faccia

della terra due persone identiche; nessuno che abbia le stesse impronte

digitali, labiali o vocali. E neppure due fili d’erba o due fiocchi di neve

uguali. Visto che tutti gli individui sono diversi l’uno dall’altro, non

ritengo logico che essi debbano nutrirsi allo stesso modo. Poiché

ciascuno di noi “abita” un corpo dotato di punti di forza e debolezza

differenti e di diversi fabbisogni nutrizionali, per conservare la salute e

per combattere le malattie è indispensabile tener conto di queste

peculiarità.>>

Con un lungo lavoro di ricerca il dr. D'Adamo scoprì che i vari alimenti

hanno delle caratteristiche proprie che li rendono più o meno "amici" dei

vari gruppi sanguigni. In altre parole il sistema immunitario di una

persona è in grado di reagire ad un dato cibo con la stessa intensità

con cui combatterebbe un microbo invasore o del sangue non

compatibile.

A fronte delle sue scoperte il dr. James D’Adamo pubblicò nel 1980 il

volume “One Man’s Food”, che costituì il punto di partenza per le recenti

ricerche del figlio, il dottor Peter J. D’Adamo.

Peter arrivò alla conclusione che rispetto ad ogni gruppo sanguigno, gli

stessi alimenti e bevande possono dimostrarsi:

Benefici: se agiscono come medicine valide per la salute;

Neutrali: se agiscono come alimenti;

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Da evitare: se agiscono come sostante tossiche per l’organismo.

Proseguiamo questo elaborato andando per gradi e come punto di

partenza iniziando con l’esaminare il sangue e i gruppi sanguigni.

1.1. Il sangue e i gruppi sanguigni

Spesso la maggior parte delle persone non conosce neppure il proprio

gruppo sanguigno, e la risposta alla domanda “a quale gruppo sanguigno

appartieni?”, è generalmente molto confusionaria o priva di ogni

informazione utile.

Normalmente si considera utile la conoscenza del proprio gruppo

sanguigno solo per rispondere ad emergenze quali un eventuale

intervento chirurgico, un’emorragia o una trasfusione.

Decisamente un approccio superficiale; Poiché come afferma il dottor

Peter J. D’Adamo <<il sangue è la vita stessa. E’ la forza primordiale

che alimenta la potenza e il mistero della nascita, gli orrori della

malattia, della guerra e della morte violenta. Intere civiltà sono state

costruite sul sangue. Da esso dipende la sopravvivenza di tribù, clan e

monarchie. Senza sangue, in senso sia figurato sia letterale, non

potremmo esistere.>> (cit. dal libro “L’alimentazione su misura”)

L’importanza del sangue sia dal punto di vista spirituale che biologico è

innegabile; in questo ambito tratteremo il sangue da un punto di vista

biologico ripercorrendo le diverse tappe, sia storiche che mediche, che

hanno portato alla luce una delle chiavi che ci consentono di interpretare

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in maniera più profonda e logica il nostro organismo. Punto di partenza

sarà fin dal principio la considerazione e consapevolezza che alla base di

ogni individuo vi è una soggettività che non può essere trascurata né

messa in discussione; soggettività che anzi tempore inizia proprio dal

sangue, al quale viene conferito un immenso valore proprio per la sua

unicità.

Una chiave attraverso la quale si può guardare alla storia, ripercorrendo

gli spostamenti umani e la conseguente nascita dei diversi gruppi

sanguigni, con un “nuovo” punto di vista; una chiave che ci consente di

scoprire, seguendo i primi esseri umani, e come si si sono adattati a

cambiamenti di tipo climatico, ambientale e alimentare, qualcosa in più

su noi stessi.

Ciò che il professor D’Adamo afferma in merito, è che le differenze dei

gruppi sanguigni sono strettamente correlate alla capacità di adattamento

all’ambiente dell’uomo nel corso dei secoli, e le ripercussioni che questa

mutevolezza ha avuto sul sistema digestivo e sul sistema immunitario.

La storia dell’uomo è indissolubilmente legata alla sua capacità di

adattamento biologico, partendo dal sangue fino all’intero organismo

umano; non a caso il sangue è il veicolo di tutte le sostanze nutritive e

dell’ossigeno in ogni parte del nostro corpo ma con delle specificità

relative al particolare gruppo sanguigno e alla persona nello specifico;

ma di questo se ne discuterà in maniera più approfondita più avanti.

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Iniziamo questo viaggio verso la consapevolezza della soggettività e

unicità di ogni individuo, partendo dagli studi del dottor Peter J.

D’Adamo, e iniziando proprio dalla storia del genere umano.

1.1.1. La storia del genere umano e la parallela storia evolutiva

dei gruppi sanguigni

I primi ominidi la cui esistenza è a noi nota comparvero circa 500.000

anni fa, probabilmente in Africa. I primi essere umani vivevano in un

ambiente decisamente più ostile a quello cui noi siamo abituati, forse ora

quasi inimmaginabile. Un ambiente nel quale la principale attività

giornaliera era quella di difendersi e procacciarsi il cibo necessario alla

sopravvivenza. Rispetto agli altri abitanti della terra, questi primi ominidi

non erano particolarmente forti né agili, ma avevano un'<<istintiva

furbizia>>, che successivamente si è trasformata in <<pensiero

ragionato>>, e in più possedevano qualcosa di molto speciale rispetto

agli altri animali, il pollice opponibile, che permetteva attività che solo

l’uomo era fisicamente in grado di svolgere.

Quando l’essere umano intraprese il suo percorso evolutivo e iniziò a

migrare da un luogo all’altro dovette far fronte a cambiamenti ambientali

e alimentari, e di conseguenza il sistema digestivo e immunitario iniziò a

modificarsi riuscendo a sopravvivere e a prosperare nei nuovi luoghi,

adattandosi e adattando il proprio organismo nel corso del tempo.

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La comparsa dei quattro diversi gruppi sanguigni, rispettivamente in

ordine cronologico 0, A, B, e AB, trova corrispondenza nelle tappe

storiche evolutive che hanno caratterizzato la storia dell’umanità.

Pur avendo percorso un lungo viaggio evolutivo fino ad oggi, l’uomo

oggi possiede ancora nel suo codice genetico il messaggio legato alla

dieta che caratterizzava le persone con rispettivo gruppo sanguigno di

50.000 anni prima; difatti molte caratteristiche dei nostri avi ci

appartengono tutt’ora.

Circa 40.000 anni fa comparvero sulla terra gli uomini di Cro-Magnon,

che divennero presto temibili cacciatori, organizzati in gruppi e capaci di

costruire utensili da usare come armi, sopperendo in maniera egregia alla

mancanza di importanti dentature, unghie e caratteristiche fisiche che

rendevano forti altri predatori.

Erano quindi dei cacciatori, e la carne che cacciavano e quindi le proteine

animali che assumevano, fornivano loro tutta l’energia di cui avevano

bisogno adempiendo completamente al loro fabbisogno quotidiano. Ed è

proprio in questo periodo che nacque ed ebbe massima espressione ed

espansione il gruppo sanguigno 0.

Secondo gli studi effettuati da D’Adamo ancora oggi in ogni tipologia di

gruppo sanguigno umano si riflette la propria evoluzione, e quindi anche

in quella che dovrebbe essere un’abitudine nella dieta e nello sport,

nonché si rispecchiano anche certe attitudini comportamentali relative ai

“consanguinei” antenati. Il gruppo sanguigno 0, dunque, è il capostipite

dei vari gruppi sanguigni, una specie di cacciatore, caratterizzato da un

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fisico atletico e da una predisposizione per i cibi di origine animale

(carne). I soggetti con questo gruppo sanguineo trarrebbero dunque

benefici dalle cosiddette diete iperproteiche e chetogeniche

(un’alimentazione ricca di proteine e lipidi, e nel contempo molto povera

di carboidrati, mantenendo costanti i livelli di insulina, evitando

l'accumulo di grasso e favorendo il suo utilizzo a scopo energetico.

Diminuendo i livelli di glucosio oltre i limiti raccomandati il corpo sarà

costretto ad attingere energia da altri substrati quali proteine e lipidi.)

Per questo gruppo sanguineo sono invece sconsigliati i latticini, le

leguminose ed i cereali come il pane, la pasta ed il riso, poiché questi

alimenti, soprattutto prodotti a base di frumento, contengono lectine 1che

reagiscono sia con i componenti del sangue sia con il sistema digestivo e

interferiscono con il corretto assorbimento delle altre sostanze nutritive.

Il glutine in esso contenuto, infatti, è il responsabile dell’aumento del

peso dei soggetti con gruppo 0, alterandone il metabolismo. Queste

persone proprio come i veri cacciatori primitivi dovrebbero svolgere

regolarmente attività fisiche impegnative e pesanti.

Crescendo il numero di esseri umani sulla terra, la carne cominciò a

scarseggiare e iniziarono le prime lotte territoriali per difendere i terreni

di caccia.

Le popolazioni iniziarono a migrare dall’Africa verso l’Europa e l’Asia

alla ricerca di altro cibo, cioè carne. La terra cominciò a popolarsi di

persone appartenenti al gruppo sanguigno 0, che è tutt’ora il gruppo

sanguigno maggiormente diffuso.1Argomento trattato in maniera più approfondita più avanti

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Intorno al 20.000 a.C. i nostri antenati stavano esaurendo le risorse di

selvaggina, ne conseguì un rapido cambiamento alimentare che li portò a

considerare come fonte di cibo anche bacche, semi e radici, trasformando

la loro alimentazione da carnivora ad onnivora.

Le migrazioni generarono anche cambiamenti fisici, quali una pelle più

chiara, ossa meno massicce e capelli più lisci, poiché avere, ad esempio,

la pelle più chiara li proteggeva dai nuovi climi più freddi nei quali si

trovavano e l’organismo sfruttava maggiormente la capacità di

sintetizzare a livello cutaneo la vitamina D, in ambienti dove la stagione

invernale era sicuramente più rigida che in Africa.

Ben presto con l’aumento della popolazione le risorse di carne, che

potevano sembrare inesauribili, iniziarono a scarseggiare, gli ambienti

divennero più ostili e l’uomo di Cro-Magnon si estinse. S'intensificarono

le guerre e si avviarono altri cambiamenti evolutivi e nuove migrazioni.

Fu così che in qualche luogo del Medio Oriente o dell’Asia, circa 25.000-

15.000 anni fa, comparve il gruppo sanguigno di tipo A, che rispondeva

alle nuove esigenze umane determinate dalle nuove condizioni

ambientali. Questo periodo storico, che conosciamo con il nome di

Neolitico, è caratterizzato da un cambiamento fondamentale nel modo di

vita dell’uomo che da cacciatore-raccoglitore diventa produttore del

proprio cibo con l’allevamento del bestiame e i primi esempi di

agricoltura.

Gli uomini iniziarono così a creare le prime comunità stabili e agricole

basate su un nuovo tipo di cooperazione. Questa svolta evolutiva cambiò

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quindi anche lo stile di vita delle popolazioni che avevano ora

un’alimentazione molto diversa, che provocò ulteriori modificazioni a

livello del sistema digestivo ed immunitario (come stiamo vedendo man

a mano, questi due sistemi vanno di pari passo). L'uomo “neolitico” fu

così in grado di assimilare sostanze nutritive contenute nei cereali e negli

altri prodotti agricoli. Cambiò la concezione del cibo come non più

qualcosa di immediato, ma la conseguenza di un processo di produzione,

più o meno lungo, che avrebbe portato i suoi frutti nel tempo. I campi

difatti andavano prima seminati e coltivati in tempistiche adeguate per far

sì che venissero create provviste per soddisfare anche i bisogni delle

stagioni meno produttive. E secondo il professor D’Adamo è curioso

notare come tutt’oggi le persone appartenenti al gruppo sanguigno di tipo

A abbiano maggiori attitudini ad eccellere in lavori che richiedano

pianificazione e collaborazione.

Il passaggio dal gruppo sanguigno 0 al gruppo A fu molto rapido, perché?

Per favorire la sopravvivenza di coloro che iniziarono a vivere in un

ambiente già più “densamente popolato”, infatti le persone con questo

gruppo sanguigno erano più resistenti nei confronti di malattie infettive

come vaiolo, peste e colera, rispetto a coloro che appartenevano al

gruppo sanguigno 0, e tutt’ora è così.

Questa impetuosa fase evolutiva di prime scoperte, migrazioni ma

soprattutto grandi epidemie e nuove abitudini alimentari fu così potente

da cambiare i nostri geni e codificare il gruppo sanguigno A.

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Anche oggi, sempre secondo D’Adamo, i portatori del gruppo sanguigno

A beneficiano di una dieta ricca di alimenti vegetali e cereali; per loro va

invece limitato il consumo di carne. Partendo dal presupposto che quello

dell'agricoltore è un lavoro meno pesante del cacciatore, D'Adamo

consiglia di associare alla dieta un’attività fisica "rilassante" o comunque

non troppo impegnativa (golf, yoga, danza, nuoto…).

Ciò che piano piano si evince da quanto si sta esponendo, è anche che

l’evoluzione legata al nostro gruppo sanguigno, culturalmente

parlando, è antecedente e al di sopra di ogni distinzione etnica e

razziale, frutto di un viaggio evolutivo e di conseguenti adattamenti

ambientali, alimentari e biologici di quella che è una complessa e

meravigliosa macchina: il nostro corpo.

Un’evoluzione che prosegue <<all’insegna dell’equilibrio>> con la

comparsa del gruppo sanguigno B, all’incirca 10.000-15.000 anni fa,

nelle zone himalayane che oggi fanno parte del Pakistan e dell’India. Ciò

che scatenò questa nuova modificazione genetica probabilmente fu

l’esigenza di adattarsi a climi molto più freddi; in questi luoghi le

popolazioni erano nomadi, con una cultura prevalentemente legata alla

pastorizia. I pastori nomadi si differenziavano principalmente in due

categorie, i pastori stanziali, dediti prevalentemente all’agricoltura e i

pastori nomadi e bellicosi, che continuarono a spostarsi penetrando in

altre zone della terra in cui diffusero la loro cultura e il loro gruppo

sanguigno. Nel frattempo le popolazioni che si stanziarono in territori

come Cina e il sud-est asiatico inventarono metodi di coltivazione

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avanzati dimostrando spirito creativo e pratico. E ancora oggi in queste

zone del mondo non si contempla l’uso di prodotti caseari e quindi

derivanti dal latte poiché considerati come “barbari”, anche se

potenzialmente benefici per questo tipo di persone appartenenti al gruppo

sanguigno B.

Infatti il gruppo B caratterizza il nomade, un individuo con un sistema

immunitario e digestivo tendenzialmente molto efficace. Secondo la dieta

del gruppo sanguigno queste persone sono le uniche che possono

consumare latticini con una certa libertà. Gli unici alimenti sconsigliati

sono quelli ricchi di conservanti e di zuccheri semplici. Dato che i

nomadi si spostano frequentemente e durante il tragitto hanno tempo di

pensare, D'Adamo consiglia per loro attività fisiche leggere con

un'importante componente mentale come il tennis e la camminata.

Infine troviamo il più “moderno” e raro gruppo sanguigno, il gruppo AB,

che intuitivamente si è sviluppato con la mescolanza del sangue

caucasico di tipo A, con quello mongolico di tipo B.

Le orde barbariche ebbero la meglio sull’ormai esausto Impero romano.

E <<il sangue dei vincitori si mescolò con quello dei vinti e il gruppo AB

fece la sua comparsa, non ci sono prove che esistesse prima di

novecento-mille anni fa, quando una migrazione spinse le popolazioni

proveniente dall’oriente a dilagare nell’occidente europeo.>>

Questo gruppo sanguigno ha quindi delle “multi-identità”, e delle

caratteristiche che raggruppano sia il gruppo sanguigno di tipo A che

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quello di tipo B, assimilandone i punti di forza ma anche i talloni di

Achille.

Il gruppo AB è descritto come “l’enigmatico”, e si posiziona nel gradino

più alto della scala evolutiva. Dal punto di vista dietetico e sportivo

l'enigmatico si pone a metà tra il gruppo A ed il gruppo B. Può quindi

consumare con moderazione un po' tutto i cibi, senza esagerare con i

latticini.

<<Forse questo gruppo sanguigno è la perfetta metafora dei nostri

tempi, complessi e conflittuali>>.

Per ulteriori approfondimenti sul tema dell’analisi storica sui gruppi

sanguigni, e la dieta corrispondente, si rimanda al testo “Alimentazione

su misura” del professor D’Adamo.

1.1.2. Cos’è il sangue e perché è così importante

<<il sangue è una forza della natura. L’impeto vitale che ci ha sostenuti

fin da tempi immemorabili. Una singola goccia di sangue, troppo piccola

per essere analizzata ad occhio nudo, racchiude in sé l’intero codice

genetico e dell’essere umano.>>

Ad occhio nudo il sangue appare come un liquido di una consistenza

particolare, non liquido, non solido, viscoso; il suo colore è forte e

omogeneo, rosso rubino; alcune persone alla sola vista rabbrividiscono o

addirittura perdono i sensi; sensibilità peculiare, poiché non vi è nulla di

più naturale e vivo del sangue, forse è proprio la sua “sfacciata”

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naturalezza nell’uscire da una ferita, ad esempio, che pone alcune

persone a disagio e in una condizione di malore.

Il sangue scorre, scorre come “il tutto”, scorre in tutte le parti del nostro

corpo, in quelle che chiamiamo vene o arterie (le arterie di dimensione

maggiore) e ogni globulo rosso altera la sua forma per farsi più piccino

per passare attraverso i capillari, uno ad uno, sì, camminando in fila

indiana, per giungere nelle estremità del nostro corpo, quelle parti dove si

avverte quella sensazione di freddo, più facilmente, in determinate

posizioni o in certe condizioni climatiche. Ma esso continua a scorrere

nel frattempo, se sentiamo freddo cercherà di ristabilire la sua

temperatura ottimale e quindi la nostra; anche se lo si intossica con

un’alimentazione errata, anche quando non gli diamo sufficiente ossigeno

o acqua, anche quando è malato, lui comunque scorrerà cercando di

sopperire finché può alle mancanze alle quali lo sottoponiamo, scorrerà

fino alla fine.

Se prendiamo un microscopio ed entriamo nel suo mondo, ma per dir

meglio, nel nostro mondo, solo da molto molto più vicino si può

ammirare questo capolavoro che abbiamo sempre con noi. Per avere

un'idea delle dimensioni dei globuli rossi basti pensare che un millimetro

cubo di sangue può contenere oltre 5 milioni di queste piccole cellule. I

globuli rossi sono cellule molto particolari: se ne vanno in giro

continuamente nel nostro corpo, a miliardi, come colonne di camioncini

per rifornire di ossigeno tutti i tessuti. L'ossigeno filtra attraverso le pareti

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e i globuli rossi si caricano di anidride carbonica, come dei vuoti a

rendere.

Nei polmoni avviene il processo inverso.

Contrariamente a tutte le altre cellule del corpo, i globuli rossi non hanno

il nucleo: lo perdono poco dopo la nascita (che avviene nel midollo

osseo) “sputandolo” via come un nocciolo di ciliegia, e assumendo la

forma a “disco biconcavo” che li rende abbastanza elastici cioè in grado

di modificare la propria forma. Mancando del nucleo (cioè della parte

che contiene il programma genetico, il DNA) è come se mancassero del

cervello: non hanno quasi metabolismo, non si possono dividere e in

definitiva vivono poco: meno di 4 mesi. Sono in pratica dei sacchetti

pieni di emoglobina, l'unica cosa che sanno fare, infatti (ma decisamente

fondamentale!) è produrre emoglobina, una proteina che contenendo

ferro si legherà e trasporterà quattro molecole di ossigeno sulle spalle per

tutto il nostro corpo, tutto ciò avviene grazie alle sostanze assorbite

attraverso l'alimentazione. Ogni secondo nel nostro corpo muoiono 2

milioni di globuli rossi. Ma altrettanti ne vengono contemporaneamente

prodotti. Una morte e una vita costante quindi. E dopo questa breve e

utilissima esistenza si rompono e finiscono in pasto ai fagociti, alcuni

globuli bianchi cui spetta questo compito.

Infatti nel sangue non vi sono solo questi operosi abitanti, i globuli rossi,

ma ci sono anche i globuli bianchi, molto meno numerosi rispetto a quelli

rossi; sono come dei copiloti, viaggiano nel sangue stando molto attenti a

tutto ciò che succede, sono delle vere e proprie sentinelle, pronti a

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intervenire in presenza di invadenti intrusi. Insieme a loro troviamo

anche le piastrine, queste in caso di emorragie interne od esterne, ma

anche per un semplice graffio, corrono ai ripari coagulandosi tra di loro,

creando una barriera e cercando di perdere meno globuli rossi possibile.

Tutti questi elementi si trovano in un liquido noto come plasma, un

liquido gelatinoso che contiene molte proteine addette alle più disparate

funzioni.

Ma perché il sangue è davvero così importante per il nostro stato di salute

e come influenza questo stato? Anche se basterebbe per segnalarne

l’importanza la sola descrizione e la funzione di trasportatore di ossigeno,

il sangue è fondamentale anche per il rapporto profondissimo che ha con

il sistema immunitario.

<<La parola “immune” deriva dal latino immunis, (termine che veniva

utilizzato per indicare le città dell’Impero romano esenti da tassazione),

immunità che il nostro gruppo sanguigno certo non ci può assicurare!

>> ma quello che può fare, e fa, è quello di identificare tutto ciò che è

estraneo al nostro organismo, tutto ciò che non ha un’appartenenza

biologica compatibile con il nostro corpo. Lo identifica e lo distrugge.

Questo processo “d’identificazione” è di estrema importanza. Se il

sistema immunitario non riconosce un corpo estraneo come tale può

consentire ad organismi intrusi o sostanze dannose di entrare e fare ciò

che più desiderano. Ancor più pericoloso è quando il sistema immunitario

non risponde più a questa identificazione, quando non sa più

differenziare ciò “che è amico” da ciò “che è nemico”, e in tal caso si

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corre il rischio che quest’ultimo attacchi per sbaglio i nostri organi o

tessuti. Ma il suddetto processo d’identificazione come avviene?

Il sistema immunitario è un meccanismo molto complesso, basato su una

rete di mediatori chimici, ossia le diverse tipologie di globuli bianchi

ognuno avente il suo compito da svolgere, sviluppatosi nel corso

dell’evoluzione umana per proteggere l’organismo dai diversi insulti

chimici, traumatici o infettivi che si sono e si presentano nel corso del

tempo.

La caratteristica principale di questo sistema è di saper riconoscere le

strutture che non costituiscono un pericolo e che quindi devono essere

preservate, self, dalle strutture che invece vanno individuate come nocive

per l’organismo e quindi che devono essere espulse, non-self; quindi il

nostro sistema immunitario riconoscerà come non-infectious self, le

strutture non infettive, da quelle infectious self, strutture infettive. Questo

riconoscimento avviene grazie alla presenza di sostanze chimiche,

presenti su qualsiasi forma di vita esistente dalla più complessa alla meno

complessa, chiamate antigeni, letteralmente induttori di anticorpi. Il

sistema immunitario distrugge ogni antigene che considera

potenzialmente nocivo o non appartenente al nostro organismo. Gli

antigeni più potenti e numericamente più elevati sono quelli correlati ai

gruppi sanguigni, e poiché il nostro sangue viaggia per tutto il corpo, ci

garantiscono un sistema di allarme estremamente efficiente. Infatti

quando il sistema immunitario entra in contatto con l’antigene di una

sostanza esterna, che sia un batterio, un alimento, o i corpuscoli contenuti

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nell’aria, il sistema immunitario in primis chiama all’appello l’antigene

che determina il gruppo sanguigno per “sapere” se l’intruso è amico o

meno. Ogni gruppo sanguigno, quindi 0, A, B o AB ha un antigene

specifico sulle cellule di tutto il nostro corpo, al quale, tra l’altro deve il

suo nome. Il gruppo A avrà come antigene A, il gruppo B l’antigene B, il

gruppo AB avrà sia gli antigeni A che gli antigeni B, mentre il gruppo 0,

viene chiamato appunto 0 perché non presenta antigeni.

Per capire meglio la natura degli antigeni citiamo le parole del professor

D’Adamo, che dà una spiegazione semplice e comprensibile a tutti di

cosa siano gli antigeni: <<Gli antigeni specifici per ciascun gruppo

sanguigno, immaginateli come antenne che sporgono dalla superficie

delle cellule. Queste antenne sono costituite da due parti: lo stelo che

serve come supporto, e l’estremità che funge da ricevente e trasmittente.

Il supporto, a sua volta, è formato dall’unione di numerose molecole di

uno zucchero chiamato fucosio>>.

Nel gruppo 0, non vi sono antigeni, ossia le cellule hanno solo la

porzione di supporto dell’antenna, cioè le catene di fucosio.

Quando l’antigene proprio del tipo di gruppo sanguigno si accorge che un

antigene proveniente dall’esterno è entrato nel corpo, stimola la

produzione di sostanze a noi note come anticorpi, che hanno il compito di

attaccare fisicamente la sostanza estranea e favorirne la distruzione;

<<queste sostanze hanno pertanto un comportamento che può essere

paragonato a quello dei missili “intelligenti”, capaci di dirigersi senza

esitazioni e con estrema precisione sul bersaglio prescelto. Le cellule del

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sistema immunitario producono una varietà infinita di anticorpi,

ciascuno specificatamente diretto contro un nemico ben definito.

Nessuno di noi se ne rende conto, ma il nostro organismo è come un

immenso campo di battaglia dove quotidianamente truppe specializzate

attaccano e neutralizzano aggressori più o meno temibili. Questi ultimi,

da parte loro, cercano in ogni modo di sfuggire al “radar” del sistema

immunitario, e nel tentativo di rendersi invisibili possono addirittura

arrivare a cambiare i loro antigeni, per renderli più accettabili da parte

dell’organismo. Ma il nostro sistema difensivo, vigile ed efficiente, è in

grado di fronteggiare la situazione elaborando nuovi tipi di anticorpi.>>

Questo è un diagramma volto a visualizzare meglio la struttura degli

antigeni;

Gli anticorpi prodotti, avranno una struttura fisica specifica per l’antigene

estraneo che sporge dal corpo di un dato microrganismo, adattandovisi,

e creando una reazione chimica estremamente importante chiamata

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agglutinazione. Processo che permette agli anticorpi di agglutinare ossia

raggruppare i microrganismi creando dei piccoli ammassi che tendono a

precipitare, così da facilitarne l’eliminazione.

<<In definitiva, il sistema immunitario si comporta come un poliziotto

che, ammanettando i suoi criminali tra loro, ne neutralizza la possibilità

di fuga.>>

Questo modus operandi del sistema immunitario, correlato sempre alla

necessità di salvaguardare il proprio sistema e anche tutti i sistemi

presenti nel nostro corpo, svolge moltissime altre funzioni e il

meccanismo formato dagli antigeni dei gruppi sanguigni e dagli anticorpi

corrispondenti è stato fondamentale come scoperta storica. Il dottor Karl

Landsteiner, uno scienziato austriaco, scoprì ciò che noi ora diamo per

scontato, ossia che una persona appartenente ad un gruppo sanguigno

rigetti il sangue di una persona con diverso gruppo sanguigno. Gli

anticorpi presenti nel sangue di una persona ad esempio avente gruppo

sanguigno A, attaccano direttamente gli antigeni che caratterizzano una

persona appartenente al gruppo B, non potendosi dunque scambiare il

sangue, qualora succedesse vanno incontro al processo di agglutinazione;

infatti i soggetti di gruppo A hanno anticorpi anti-B, i soggetti con gruppo

B, hanno anticorpi anti-A, i soggetti con gruppo AB avendo in sé sia il

gruppo A che quello B, non necessitano di difese da questi ultimi, non

presentando anticorpi né anti-A né anti-B. Essi infatti possono ricevere il

sangue da tutti, ma possono donarlo solo a persone con gruppo AB;

infine abbiamo il gruppo 0 che hanno anticorpi sia anti-A sia anti-B,

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esattamente l’opposto del gruppo AB, infatti le persone aventi questo

gruppo sanguigno possono donare il loro sangue a chiunque, ma riceverlo

solo da persone gruppo 0. Essi infatti sono i cosiddetti “donatori

universali”.

Prima di questa scoperta le trasfusioni venivano affidate al caso.

1.2. Connessione tra sangue ed alimentazione

Gli anticorpi diretti contro un gruppo sanguigno differente dal nostro

sono i più potenti in assoluto all’interno del sistema immunitario.

La maggior parte degli anticorpi di solito viene prodotta sotto l’influsso

di un determinato stimolo, come ad esempio una vaccinazione oppure

un’infezione; mentre gli anticorpi dei gruppi sanguigni vengono secreti

automaticamente! Ossia se vi è un intruso, automaticamente scatta la

risposta di agglutinazione ed eliminazione.

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E vi è molto di più per quanto riguarda questo aspetto. I ricercatori

operanti in questo ambito hanno scoperto che (citando sempre le parole

del dottor D’Adamo nel suo libro) <<Molte sostanze nutritive sono in

grado di agglutinare le cellule di alcuni gruppi sanguigni (in modo

simile al rigetto), ma non di altri. Ciò significa che un alimento può,

per esempio, risultare dannoso per le cellule di un soggetto di tipo A e

benefico per le cellule di un soggetto di tipo B. Non a caso, molti degli

antigeni presenti sugli alimenti hanno caratteristiche simili

all’antigene A o a quello B. Questa scoperta ha rilevato l’esistenza di

una correlazione scientifica tra gruppi sanguigni e dieta . >>

Informazioni rimaste inutilizzate per quasi un secolo, finché una

minoranza di gruppi di persone tra i quali medici, nutrizionisti, naturopati

e ricercatori hanno iniziato ad esplorare queste informazioni vitali per la

comprensione del funzionamento del nostro organismo a livello di salute

alimentare, ossia gran parte di ciò che influenza tutta la nostra salute

fisica ma anche mentale.

1.2.1.Le lectine

Continuando a seguire in questa prima parte dell’elaborato il percorso

della logica del dottor Peter J. D’Adamo, tra cibo e sangue esiste, quindi,

come spiegato in precedenza, un legame indissolubile, legato al nostro

bagaglio genetico in relazione alla nostra evoluzione; infatti, anche se

può sembrare sorprendente, il nostro sistema digestivo e il nostro sistema

immunitario prediligono ancora gli alimenti consumati dai nostri antenati

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aventi il nostro stesso gruppo sanguigno. La ragione di ciò risiede in

proteine denominate lectine. Proteine con capacità agglutinante nel

sangue, e abbondanti nei diversi alimenti, anche quelli considerati

benefici “per tutti”.

Un numero considerevole di germi ma anche lo stesso sistema

immunitario usufruisce di questa <<colla biologica>> per intrappolare

batteri e parassiti; come ad esempio succede nel tratto che collega il

fegato alla cistifellea, dove i condotti sono tappezzati da cellule con una

superficie ricchissima di lectine.

<<Anche i microrganismi, però, sono ricchi di lectine che funzionano

come delle ventose, consentendo loro di ancorarsi saldamente alle

mucose del nostro organismo. Spesso le lectine dei virus e dei batteri

sono simili agli antigeni dei gruppi sanguigni e costituiscono un vero

flagello per le persone che aggrediscono. Le medesime considerazioni

valgono per il cibo. Quando mangiamo un alimento contenente lectine

incompatibili con il nostro gruppo sanguigno, esse si sistemano in un

organo (reni, fegato, cervello stomaco eccetera) e iniziano ad

agglutinare globuli rossi in quell’area.>>

Tutto questo a livello sanguigno perché succede? Perché come si diceva

nei precedenti paragrafi ed in questo, un determinato cibo presenta le

stesse caratteristiche degli antigeni dei gruppi sanguigni, ossia le lectine

contenute nei cibi presentano un antigene simile ad un dato gruppo

sanguigno, che se ingerito da parte di una persona con gruppo sanguigno

differente dall’antigene presente sulla lectina, farà scaturirela reazione di

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agglutinazione nel sangue. Un esempio: il latte possiede delle lectine

molto simili a quelle che ha l’antigene B, ossia gruppo sanguigno B; se

un soggetto con gruppo sanguigno A beve del latte, il suo sistema

immunitario scatenerà in automatico i meccanismi di agglutinazione nel

tentativo di eliminare la sostanza nociva e cercando di rigettarla proprio

come farebbe se venisse introdotto del sangue di gruppo sanguigno B! A

questo punto entra in gioco anche il sistema digestivo, poiché se una

persona di gruppo A ingerisce del latte, seguendo sempre un esempio, la

sua digestione inizierà nello stomaco, ma una lectina errata per il nostro

gruppo sanguigno è immune dall’azione gastrica che normalmente entra

in gioco durante la digestione, quindi la lectina non digerita e rimasta

completamente intatta (riconducibile anche a quella sensazione di

gonfiore che potremmo sentire dopo un pasto, o dopo aver bevuto una

data bevanda) può interagire nel senso di “attaccare” le pareti dello

stomaco, oppure proseguire verso l’intestino. Anche qui il corso delle

lectine è variabile, poiché può passare nel sangue ed essere trasportata

per tutto l’organismo oppure attaccare le pareti intestinali. Ciascuna

lectina, che sia quella contenuta nel latte, nei fagioli, nei cereali o nella

frutta, è differente e predilige diversi organi, e una volta giunta nella

destinazione “prescelta” la lectina, che come sappiamo funge da colla,

esercita questo suo effetto collante sulle cellule che la circondano,

attirandole a sé e formando dei piccoli agglomerati, che in un secondo

tempo verranno distrutti.

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Ma causando comunque uno stress non indifferente al sistema digestivo

ed al sistema immunitario dell’organismo interessato.

Ma di questo ultimo aspetto parleremo in maniera più approfondita nel

prossimo paragrafo.

1.2.2. Connessione tra sangue, alimentazione e salute

Fortunatamente il 95% delle lectine presente nei cibi è facilmente

eliminabile dal nostro organismo, o quasi; comunque vi è quel restante

5% di cibi contenenti lectine nocive che se non si ha la giusta

consapevolezza di quale siano per il nostro gruppo sanguigno quelle

dannose, innescano una serie di reazioni che portano alla distruzione dei

globuli rossi. Come già spiegato, le lectine dannose possono attaccare

intestino e stomaco scatenando un’infiammazione da non sottovalutare

alle mucose di questi organi, avendo sintomi simili a quelli che si

avrebbero durante una reazione allergica. Ma non è necessario ingerirne

quantità considerevoli, bastano piccole dosi per agglutinare una quantità

impressionante di cellule, ovviamente questo accade quando vi è

un’incompatibilità tra il proprio gruppo sanguigno e un determinato

alimento o una classe di alimenti.

Detto ciò non bisogna “avere paura” del cibo, ma saperlo riconoscere,

saper riconoscere quale lectine sono dannose per noi nello specifico e

quali no. Ad esempio, il glutine (contenuto nel grano e in altri cereali) ha

un potere infiammatorio per l’intestino, il gruppo 0, particolarmente

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sensibile a questa lectina dovrebbe evitare di mangiarlo, poiché queste

persone potrebbero andare incontro ad un’infiammazione molto più

facilmente.

Le lectine hanno tutte una forma diversa, quella del grano, ad esempio,

sarà differente da quella della soia. Pertanto ciascuna di loro sarà dannosa

per alcuni e benefica per altri.

I tessuti nervosi di tutti sono molto sensibili al processo di agglutinazione

indotto dalle lectine contenute negli alimenti; le diete per esclusione,

come quelle effettuate per i soggetti allergici infatti, sono, ad esempio,

molto utili per curare disturbi nervosi; <<ricercatori russi hanno notato

che il sistema nervoso degli schizofrenici è più sensibile all’attacco di

lectine molto comuni>>.

Ora ci si chiederebbe, ma come si fa a sapere quali lectine sono dannose

per il mio organismo e quali invece no?

Il professor D’Adamo ha provato scientificamente, saggiando quasi tutti

gli alimenti più comuni in laboratorio, la reazione che questi hanno con i

differenti gruppi sanguigni e quando il processo di agglutinazione si

determina.

Esiste un metodo più diretto, anche per “i comuni mortali”, che più

facilmente ci indica la misura delle lectine dannose presenti nel nostro

organismo; si tratta di un semplice esame delle urine nel quale si misura

la quantità presente di indacano, un composto organico che indica i

fenomeni di fermentazione intestinale. Se fegato e intestino non riescono

a digerire o utilizzare correttamente una determinata proteina (le lectine

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specifiche degli alimenti, si ricorda sono proteine) si producono sostanze

chimiche che vengono eliminate attraverso feci ed urine. Eliminando cibi

contenenti lectine per noi errate, il livello di indacano nelle urine sarà

minimo.

I pazienti del dottor D’Adamo, come afferma egli stesso, spesso non

superano l’esame brillantemente poiché anche un ingerimento sporadico

di un alimento non consigliato avrà uno smaltimento nel nostro

organismo molto lungo, anche se a noi può non sembrare cosi; se ad

esempio << un soggetto di tipo A mangia un insaccato, per esempio un

po’ di mortadella, i nitriti (sostanze ad azione conservante) in essa

contenuti avranno un’attività tossica novanta volte superiore a quella

svolta in un soggetto appartenente ad un altro gruppo sanguigno. Questo

perché nel tipo A il rischio di sviluppare un tumore gastrico è aumentato

e quindi i nitriti, sostanze dotate di attività cancerogena, risultano più

tossici>>.

I valori di indacano che sono sufficienti per stabilire l’esistenza di una

dieta poco corretta si aggirano intorno a 2,5; i pazienti del dottor

D’Adamo seguendo accuratamente la dieta prescritta scendono a valori

pari a 1 o anche 0 in appena due settimane.

<< Probabilmente è la prima volta che sentite parlare di questo esame

che, peraltro, è stato utilizzato dalla medicina tradizionale fino a pochi

anni fa per diagnosticare la presenza di una flora batterica intestinale

troppo esuberante. In un prossimo futuro, quando un numero sempre

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maggiore di persone imparerà a conoscere i legami che esistono tra

lectine e gruppo sanguigno, questo test vivrà una seconda primavera>>.

Il professor D’Adamo approfondisce in maniera molto più esauriente

queste argomentazioni nel suo libro, affronta il perché dell’efficacia delle

sue diete, prescrive le sue diete nel libro stesso, intese come

alimentazione corretta per persone appartenenti ad un dato gruppo

sanguigno.

In questa tesi affronteremo un discorso più generale, per far sì che

ognuno possa riflettere su queste tematiche ed informarsi su ciò che crede

utile per se stesso.

Vedremo ora più nello specifico, seguendo comunque sempre le prove

scientifiche del dottor D’Adamo, le correlazioni che esistono tra gruppo

sanguigno, dieta e i problemi medici a noi più noti.

Arrivati a questo punto, abbiamo acquisito una coscienza preliminare di

quanto il nostro sangue sia strettamente legato alla nostra alimentazione

che a sua volta è strettamente connessa al nostro stato di salute. Non a

caso per sapere se si sta bene o meno si effettuano le analisi del sangue, e

per porre rimedio ad un dato disturbo, deficit, o qualsiasi problematica

emersa dalle suddette analisi, la risposta curativa più immediata è da

parte dei medici quella di prescrivere una larghissima quantità di farmaci,

farmaci dai quali ormai siamo diventatati psicologicamente e fisicamente

dipendenti.

Il punto di vista che nessuno prende in considerazione è che i farmaci

comunemente usati anche per un’influenza, o quelli usati in malattie

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croniche, sono studiati per agire su una varietà di persone, agendo su

un determinato microrganismo o problema “venuto da fuori”, non sulla

persona stessa e sul come reagisca a questo intruso e quale sia la sua

risposta di tolleranza o meno a questo intruso o al farmaco di per sé.

<<Ciò che realmente occorre è considerare questi rimedi, o per lo meno

molti di essi, nella giusta prospettiva: cioè come veleni.>> Veleni per il

batterio, non cure per la persona, e di conseguenza veleni per la

persona.

La medicina ha fatto passi da gigante negli ultimi secoli, e la ricerca

farmacologica ha selezionato farmaci che possono realmente essere utili

e capaci di agire in modo selettivo su “quel che non funziona”, ma ce ne

sono moltissimi altri che non adempiono a questo compito, e che non si

possono ignorare, perché si tratta della propria salute, e lamentarsi dopo,

o sentirsi disorientati successivamente alla scoperta di una patologia,

mettendosi così nelle mani di qualcuno e al contempo pregando un Dio,

non è mai stato utile a nessuno; e il famoso detto “prevenire è meglio che

curare” non è mai stato più appropriato.

Basti pensare ai farmaci oncologici per combattere i tumori, che

attaccano le cellule malate ma non sono assolutamente in grado di

risparmiare quelle sane. Ecco perché magari un ragazzo reagisce “bene”

e una persona di cinquant’anni può morire; un ragazzo ha potenzialmente

una capacità di rinnovo cellulare che, anche se compromessa dal tumore

e dal farmaco, potrebbe aiutarlo, comunque con enorme sforzo, a

rinnovare il suo organismo una volta terminato un trattamento; una

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persona di cinquant’anni ha molto ma molto meno questa possibilità.

Non si vuole sminuire i progressi della medicina, solo cercare di

assumere un atteggiamento critico, e capire anche le dinamiche che sono

alla base di ciò che convenzionalmente, oggi come oggi, è ritenuto

“giusto”. Questa tematica verrà affrontata più nel dettaglio nel prossimo

capitolo.

Comunque in questo scritto non si ha la pretesa di criticare, né il dottor

D’Adamo lo fa, il farmaco in sé, ma il suo utilizzo smodato e poco

cosciente.

<<Ma siamo realmente sicuri di utilizzare nel modo migliore antibiotici e

vaccini? Come fare a sapere quale farmaco è più indicato per noi e per i

nostri famigliari? Ancora una volta, la risposta è nascosta dentro di noi,

nel nostro gruppo sanguigno.>

Facciamo un abuso di antinfluenzali, antidolorifici, antibiotici,

antistaminici, lassativi, farmaci contro la tosse, mal di gola e

quant’altro… non si vuole negare l’utilità di questi farmaci, ma se ne

auspica l’utilizzo corretto. Ricordando che ciò che si prende come “anti-

qualcosa” in realtà agisce contro sintomi preziosi e contro messaggi che

il nostro corpo invia per farci capire dove e quale potrebbe essere il reale

problema o carenza.

La problematica forse che ai nostri giorni e più comune è quella legata

agli antibiotici e ai farmaci tumorali; l’antibiotico è in grado di

sterminare uno specifico ceppo batterico ed eliminarlo. Si penserebbe

“favoloso no?”, no. Assolutamente no. Ossia in caso in cui realmente è

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necessario (si rimanda al libro) ovviamente sì, ma nel momento in cui il

termometro ci mostra che la nostra temperatura è salita, per paura, o per

affrettarsi a “stare bene” si corre ad utilizzare farmaci per abbassarla o

antibiotici per debellare il batterio, non avendo assolutamente

consapevolezza che la febbre è solo un sintomo del fatto che il nostro

sistema immunitario è entrato in azione e sta cercando di risolvere il

problema, e l’antibiotico, a differenza ad esempio dell’echinacea, non lo

aiuta a risolvere la problematica, la elimina. Eliminando il problema

prima che il sistema immunitario si renda conto di cosa stia succedendo -

l’antibiotico, infatti, arriva in un batter d’occhio al batterio, prima delle

nostre sentinelle “spegne” così la nostra risposta e forza immunitaria e

l’organismo non solo non può più debellare il batterio da solo, magari

impiegandoci 5 giorni invece di 3, ma non memorizza nemmeno gli

antigeni di quel batterio per sconfiggerlo più velocemente se si dovesse

ripresentare. Utilizzando un antibiotico quando non è necessario si

elimina totalmente la possibilità di memorizzare gli antigeni di quel

batterio, e quindi si induce una facilità di ripresentazione del batterio

stesso, perché si è reso il sistema immunitario più debole, anche se per un

certo periodo il batterio sembrerà debellato. Non solo, l’uso protratto di

un antibiotico altera la flora intestinale, causando diarrea e bruciore di

stomaco, richiederà l’uso di integratori, rendendo sempre più debole il

nostro sistema immunitario e diventando dipendenti da un farmaco.

Ci sono guerre che devono essere per forza combattute con gli antibiotici,

ma per non arrivare a combattere queste guerre si può far in modo che le

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piccole battaglie vengano sconfitte in maniera diversa e autonoma

aiutandosi con ciò che la natura ha già messo a disposizione; resta

comunque il fatto che il medico ha la competenza per dire ciò, ma

nessuno nega a nessuno di arrivare in uno studio medico con una giusta

dose di informazioni sul proprio gruppo sanguigno ed il proprio

organismo.

Le domande che bisognerebbe porsi nel momento in cui compare un

determinato sintomo, che sia muco, mal di testa, dolori articolari,

bruciore di stomaco, febbre… sono quelle che ci portano a capire, a

seconda dello stile di vita adottato nell’ultimo periodo, quale sia la causa,

e se il sintomo si ripresenta spesso o meno nel corso del tempo. Non tutti

i sintomi e malattie possono essere affrontati in modo autonomo,

ovviamente, e utilizzare farmaci in maniera autonoma è ciò che di più

sbagliato si possa fare. Lo stesso discorso vale anche per i rimedi

naturali, che hanno anche loro un'immensa potenza. E consultarsi con un

medico o chi si preferisce è la scelta più corretta, ma andarci con delle

nozioni proprie sulla propria persona, é ancor meglio.

Per dare un accenno delle specificità delle quali parla il dottor D’Adamo

nel suo libro, e per far capire meglio questo concetto, si procede ad un

esempio: gli antistaminici, utilizzati per curare disturbi legati ad allergie,

oltre a dare una fastidiosa sonnolenza, possono aumentare la pressione

arteriosa, conseguenza particolarmente dannosa per coloro che sono di

tipo A o AB, questi farmaci infatti potrebbero anche causare problemi

alla prostata ed avere altri tipi di effetti collaterali terribili.

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Esistono però delle specificità anche a livello di rimedi naturali, ad

esempio per la febbre nel libro si consigliano diversi rimedi, ma tra questi

l’erba gatta è poco indicata per il gruppo sanguigno A. Anche se

ovviamente le controindicazioni di un rimedio naturale poco adatto

rispetto all’assunzione di un farmaco errato o poco tollerato sarebbero

meno dannose e l’organismo avrebbe meno difficoltà nello smaltimento

delle tossine ingerite, non sarebbe indicato comunque. Si rimanda, per

maggiori dettagli sulle medicine convenzionali e per i rimedi naturali,

relativamente al proprio gruppo sanguigno, al libro “Eat for your type”,

del professore.

1.2.3.Perché alcune persone si ammalano ed altre no?

Stiamo cercando risposte a questo quesito di volta in volta che si procede

con questo elaborato, fino ad ora abbiamo esaminato la storia dell’uomo,

il suo gruppo sanguigno e la sua soggettività in questione di

alimentazione e cure, ma bisogna aggiungere che vi è anche una

correlazione tra gruppo sanguigno e maggiore esposizione a determinate

patologie.

A chi si ammala la domanda che sorge più spontanea è “ma perché

proprio a me?” A prescindere dalle scoperte mediche fatte, questa

domanda rimane spesso senza una risposta; ma vi sono scoperte utili che

ignoriamo, come ad esempio una predisposizione di un gruppo sanguigno

a contrarre determinate malattie. Per capire meglio, ci sono sicuramente

persone che si ammalano poco spesso e chi ogni inverno ha raffreddori e

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influenze, perché? Le persone che non si ammalano avranno sicuramente

un gruppo sanguigno che rende il loro sistema immunitario resistente

contro le infezioni.

Chi ha il gruppo sanguigno A deve stare particolarmente attento poiché

ha un sistema immunitario pigro che non si preoccupa molto di eliminare

le cellule degenerate, e queste ultime accumulandosi potrebbero far

insorgere tumori, guardare in faccia la realtà non deve spaventare, ma

rendere consapevoli, per prevenire. E la prevenzione è nell’informazione

e conoscenza del proprio organismo, una eventuale TAC o qualsiasi altro

tipo di controllo di questo tipo, non sono definibili come prevenzione, ma

metodologie per appurare l’esistenza o meno di una patologia. Si noterà

dopo aver preso determinate precauzioni come tutto verrà spontaneo

perché inevitabilmente ci si sentirà meglio con un alimentazione giusta,

davvero. Sempre nel libro “alimentazione su misura” o dal titolo

originale “Eat for/4 your type”, il dottor D’adamo descrive in maniera

approfondita ogni patologia e infezione, nello specifico per ogni gruppo

sanguigno, in questa sede ci occuperemo della patologia più diffusa ora

come ora, i tumori.

1.2.4. Il cancro

Chiunque abbia avuto un’esperienza di cancro in famiglia sa bene quanto

questa malattia sia straziante, assurda, misteriosa e degenerativa,

fisicamente e mentalmente. Le tappe che portano alla morte ogni giorno

milioni di persone sono di solito sempre le stesse, prima una mastectomia

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(operazione al o ai seni per toglierne il contenuto), chemioterapia, e se

tutto procede “bene”, 5 anni di tamoxifene o altri chemioterapici per

bocca che danno luogo a controindicazioni mostruose sia dal punto di

vista mentale che fisico, In seguito a questa terapia, si hanno le prime

recidive poiché la protezione “garantita” è di 5 anni, segue altra

chemioterapia così da dare sempre più spazio alle cellule malate e non a

quelle sane, e poi si entra in quella che viene chiamata fase terminale,

ossia il corpo e la mente, esausti, muoiono.

Il dottor D’Adamo afferma che esiste una correlazione tra gruppo

sanguigno e cancro; e che i dati disponibili in proposito mettono in

evidenza che l’incidenza di queste patologie colpisce maggiormente chi è

di gruppo A o AB, che sono anche coloro che possiedono un sistema

immunitario più pigro, quindi chemioterapie per via endovenosa e

chemioterapie per bocca sono ancor meno tollerate rispetto ad altri

gruppi. Sono disponibili dati scientifici in merito a questo, ma non dati

che dimostrano perché il gruppo 0 e B si ammala con più difficoltà di

tumore, ma la ricerca prosegue sta procedendo anche in questo senso.

Sicuramente il gruppo sanguigno non è il solo tassello per comprendere

la ragione dei tumori, le cause sono molteplici, come la familiarità alla

malattia, persone che nella propria famiglia hanno già avuto questo tipo

di problematica, l’inquinamento, le radiazioni, la miriade di sostanze

chimiche con le quali entriamo in contatto ogni giorno e le abitudini di

vita. Ciò che cerca di fare D’Adamo è di capire non solo chi ha una

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predisposizione a questo tipo di patologia, ma chi ha la possibilità di

uscirne vittorioso.

E trova la chiave nelle lectine.

Le lectine, avendo un potere agglutinante, come detto in precedenza,

hanno anche il potere di attirare a sé e di agglutinare le cellule cancerose.

Agiscono come una sorta di catalizzatore delle funzioni immunitarie,

proteggendo le cellule sane.

Come avviene questo processo? Una cellula sana è in grado di produrre

zuccheri in modo controllato e specifico, una cellula malata non ha più il

controllo di nulla, e gli zuccheri sulla sua superficie vengono prodotti in

quantità eccessive, inoltre non riesce più ad andare in apoptosi (ossia la

morte cellulare, una cellula funzionante se si accorge di essere malata, si

“suicida”); proprio per questi zuccheri abbondanti sulla superficie delle

cellule però, sono più sensibili ad un effetto agglutinante. Ma l’impiego

delle lectine è limitato, ed è davvero uno spreco poiché come si diceva, i

nostri alimenti ne contengono delle più svariate forme e tipi, e

utilizzando queste potenzialità si aumenterebbe di gran lunga la

possibilità di sopravvivenza degli ammalati e davvero “la qualità di vita”.

Attualmente il cancro al seno, tra l’altro uno dei più diffusi, è il

cancro per il quale è stata riconosciuta un’esistenza tangibile in

correlazione alle lectine. E gli effetti potrebbero essere assai vantaggiosi

soprattutto per i gruppi A e AB che non rispondono bene alle cure

tradizionali come i gruppi 0 e B, anch’essi comunque sottoposti ad uno

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sforzo fisico non indifferente con chemioterapia e via dicendo, ma che

riescono ad avere una reale guarigione più facilmente.

Il perché di questa differenza <<può essere dedotto da uno studio

pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet nel 1991, secondo la quale

era possibile stabilire a priori la tendenza di un tumore ancora

localizzato alla mammella, a invadere i linfonodi ascellari. Tutto questo

utilizzando una tecnica molto semplice, che consisteva nel mettere le

cellule tumorali a contatto con una lectina estratta da una lumaca

commestibile, l’helix pomatia: una agglutinazione spiccata era indice di

metastatizzazione. E guarda caso, la lectina dell’Helix pomatia è

altamente specifica per il gruppo sanguigno A. In altre parole, le cellule

del tumore che modificano la loro struttura antigenica fino ad acquisire

caratteristiche molto simili a quelle dell’antigene A sono in grado di

aggirare il nostro sistema di difesa e di aggredire i linfonodi>> (prima

difesa del sistema immunitario). Ciò accade meno nei soggetti di tipo 0 e

B poiché sono in grado di riconoscere più facilmente gli intrusi e

cacciarli.

Non bisogna spaventarsi se si possiede un gruppo sanguigno di tipo A o

AB, anzi conoscere i propri punti deboli sarà utile per rafforzarli. Nelle

pagine del libro “Eat for your type” o tradotto in italiano “Alimentazione

su misura”, dalla pagina 310 alla 317, sono indicati tutti i consigli da

seguire se si ha questo gruppo sanguigno e come evitare l’insorgenza di

queste patologie, o come contrastarle. Se ne cita qualcuno; grassi animali

e proteine rappresentano un impegno gravoso da digerire per il gruppo A,

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si dovrebbe farne a meno e prediligere alimenti particolari come ad

esempio la soia. Le proprietà della soia, infatti, sono quelle che ha il

Femara o il Tamoxifene, chemioterapici per bocca, solo che la soia se

mangiata prima preverrà l’insorgenza del tumore, mangiata dopo aiuterà

comunque il fisico nel debellare la malattia. Perche la soia è così

importante? << Perché le agglutinine contenute nel tofu sono in grado di

indentificare selettivamente le cellule degenerate che producono antigeni

di tipo A e di favorirne l’eliminazione! >>

Tutto ciò è particolarmente efficiente nei tumori al seno. La soia è stata

utilizzata come << “ripulitore” delle cellule cancerose dei campioni di

midollo osseo. Mi riferisco, in particolare, a un lavoro sperimentale

condotto su donne affette da carcinoma mammario che dovevano essere

trattate con terapie farmacologiche a dosi tanto elevate da risultare

tossiche per il midollo osseo. Per ovviare all’inconveniente, i ricercatori

hanno prelevato, prima della cura, un po’ di midollo osseo e l’hanno

ripulito dalle cellule cancerose utilizzando una lectina estratta dalla

soia. In un secondo tempo le pazienti hanno ricevuto un auto-trapianto

di midollo osseo. >> tra l’altro la soia contiene sostanze in grado di

regolare il bilanciamento ormonale e ridurre l’apporto di sangue e

ossigeno alla massa tumorale. Per chi non ama il Tofu (che comunque ha

un sapore neutro, e può essere condito come più piace, e utilizzato a

piacere in insalate, minestre, e quant’altro) dovrebbe vederlo come

medicina preventiva e chiedersi se preferirebbe fare la chemioterapia o

mangiare il tofu in una bella insalata tutti i giorni.

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<<Probabilmente la bassa incidenza di tumori del seno osservata tra le

donne giapponesi è da attribuire proprio alla dieta ricca di soia>> (e di

alghe), anche se negli ultimi anni, con l’influenza occidentale nella loro

alimentazione, i tassi di tumore al seno e quelli del tumore in generale

stanno crescendo.

Ma come si può dedurre da quanto detto esistono alimenti come la soia e

mille altri, e lectine contenute in essi, che hanno lo stesso effetto, se non

più forte e meno nocivo, di farmaci attualmente utilizzati nella medicina

tradizionale.

2. CAPITOLO Verso una maggiore soggettività e individualità

Tornando a discutere intorno al tema dell’alimentazione, ovviamente,

come affermato in precedenza, strettamente correlato alle malattie più o

meno gravi in cui possiamo incorrere, e continuando questo elaborato

concentrando l’attenzione sulla differenza oggettiva fra ogni persona e il

perché, si ha un quadro generale cha può sempre di più portarci a

prendere in considerazione una maggiore soggettività e individualità,

intesa come discorso di insieme di tutto ciò che caratterizza una persona

e ognuno di noi nello specifico.

Il nostro sangue oltre ad essere identificato con il sistema AB0, viene

identificato anche sulla base di altri fattori, come quello che indica la

positività o la negatività al fattore Rhesus, comunemente chiamato Rh,

nome proveniente dalla scoperta di questo antigene sui globuli rossi del

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macaco Rhesus. Questo antigene è come se fosse un sottogruppo del

sistema AB0.

Si immagini di avere sei persone con tre gruppi sanguigni diversi, quindi

due A, due B e due 0, ogni persona ha i suoi globuli rossi differenti l’uno

dall’altro perché presentano rispettivamente l’antigene A, B o nessun

antigene (nel caso del tipo 0), su questi 6 diversi globuli rossi,

indipendentemente dal sistema AB0, e indistintamente sulle sei persone,

si può evidenziare un altro tipo di antigene, quindi un’altra “antenna” che

ha il potenziale per legarsi ad un’altra sostanza, ad esempio un’altra

differente lectina di un alimento; alcuni gruppi sanguigni possiedono

questo antigene, l’antigene D, altre non lo presentano; chi lo possiede

verrà definito positivo all’antigene D, chi non lo possiede, negativo.

Quindi le 6 persone iniziali, sarebbero potenzialmente una A positivo,

una A negativo, una B positivo, un’altra B negativo, AB positivo, AB

negativo e zero positivo e negativo. Come detto sopra, i gruppi sanguigni

producono anticorpi nei confronti di un diverso gruppo sanguigno, ad

esempio il gruppo A avrà anticorpi anti-B, quindi tenderà a distruggere i

globuli rossi con l’antigene B; la stessa cosa avviene con l’antigene D,

ossia le persone prive di questo antigene, quindi A, B o 0 negativo, non

riconoscendo questo antigene D come proprio, produrranno anticorpi

anti-D, questo antigene è simile ad un altro antigene sugli alimenti; come

il latte nel precedente esempio, avente un antigene simile all’antigene B,

se una persona di tipo A assume questa sostanza produce anticorpi contro

questo alimento; nel caso dell’antigene D, la reazione sarà la stessa;

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prendiamo in esame ad esempio il vino rosso, bianco e la birra, piuttosto

che il rosmarino, la patata o il dado vegetale o di carne e molti altri tra

tutti gli alimenti esistenti; tutti questi comuni alimenti qui citati, ad

esempio, hanno una lectina simile all’antigene D, quindi le persone con

gruppo sanguigno A, B o 0 positivo all’antigene D, che hanno questo

altro tipo di “antenna” sui globuli rossi, non avranno problemi di

digestione e agglutinazione ingerendo i suddetti cibi; mentre le persone

A, B o 0 negativo, che non possiedono questo antigene, produrranno

anticorpi anti-D, e quindi avranno difficoltà a digerire questi alimenti,

mettendo in moto il sistema immunitario e andando incontro

all’agglutinazione.

Il dottor Peter D’Adamo, afferma nel suo libro che questo fattore

potrebbe essere un importante punto di riferimento per personalizzare il

suo programma dietetico, ma ciò che è fondamentale è sapere se si è A, B

o 0.

La ricerca effettuata per questa tesi tende però a voler evidenziare che il

fattore Rh positivo, o la sua assenza, modifica sostanzialmente la

sensibilità ad un dato alimento, così come vuole informare dell’esistenza

di questa ulteriore soggettività, anche tra i cibi più comunemente

utilizzati, poiché il processo logico e biologico nella reazione chimica-

molecolare è la medesima.

Alimenti presi in esame dal dottor D’Adamo, come ad esempio il pollo,

le albicocche, il cioccolato e le patate, che risultano essere per il gruppo

sanguigno A, rispettivamente, il pollo e le albicocche benefiche, il

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cioccolato indifferente e le patate da evitare, prendendo in considerazione

il fattore Rh lo scenario cambia in maniera sensibile, ossia, il pollo sarà

da evitare per le persone ARh negativo, e tranquillamente digeribile per

coloro che risultano essere ARh positivo, le albicocche indifferenti per le

persone A negativo ma da evitare per coloro che sono A positivo, il cacao

indifferente per chi è A negativo, ma da evitare in caso si fosse A positivo

e infine le patate che sono facilmente digeribili da chi è ARh positivo e

da evitare se si è ARh negativo. Questo esempio vale per ogni alimento,

ogni tipo di gruppo sanguigno e per la presenza o meno dell’antigene D,

o fattore di Rehsus.

Esistono altre due importanti tipizzazioni del sangue, secretori o non

secretori e il sistema MN, ma non verranno presi in esame in questa sede,

perché più utili in ambiti che non riguardano l’alimentazione.

Ciò che emerge da questa ricerca, con l’aiuto tecnico-scientifico della

dottoressa Maria Romana Allegranza, nutrizionista specializzata presso

l’università di Besançon in dietoterapia e nutrite rapia applicata alla

farmacoterapia e omeopatia, e specializzata in fitoterapia presso la

facoltà di Urbino, è quanto anche l’antigene D debba influenzare le

nostre scelte a livello di nutrizione, per non andare incontro ad accumuli

di lectine che non riusciamo a smaltire e che causerebbero problematicità

non legate al caso, ma alla scienza.

Inoltre qualora ci si avvicinasse alla ricerca di se stessi anche da questo

punto di vista, sarebbe bene fare un test delle intolleranze ed allergie

alimentari, aiutando il vostro medico nutrizionista a capire da quali

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sostanze sarebbe bene disintossicarsi per un lasso di tempo variabile a

seconda del grado di intolleranza e il grado di tossicità presente nel

corpo, ripetendo le suddette analisi periodicamente. E verificando se si

tratti di allergie o intolleranze; si potrebbe avere una leggera allergia,

sottovalutando sintomi come eruzioni cutanee rossastre o pruriti, oppure

un'intolleranza momentanea, che potrebbe scomparire dopo aver

ripristinato i valori normali, oppure scoprire di avere un’allergia

permanente, come può essere quella al glutine. Probabilmente chiunque

ora facesse un esame delle intolleranze risulterebbe intollerante a

qualcosa, questo non è da bandire, semplicemente mette in evidenza gli

alimenti che in quel dato periodo della nostra vita potremmo aver assunto

troppo frequentemente così da causare un’intolleranza, anche ad alimenti

che secondo il sistema A, B, 0, e seguendo anche la tipizzazione del

fattore Rh, potevano non risultare nocivi.

Questo è dovuto al fatto che non solo il nostro sangue di per sé presenta

una soggettività biologica, con la presenza o meno di antigeni, ma lo stile

di vita che abbiamo condotto fino a quel momento, l’alimentazione che

abbiamo seguito, lo stress che abbiamo subito e tutte le variabili della

sfera personale e soggettiva di una persona nelle sue particolari scelte di

vita giornaliere possono aver indotto un’intolleranza ad un dato alimento.

Qual è la differenza tra un’allergia e un’intolleranza?

Un’allergia è un’intolleranza specifica e forte verso un dato alimento, che

scatenerà una risposta immunitaria da parte del fisico con una produzione

di anticorpi, Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche

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organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi: prurito, naso che

cola, tosse o affanno. Le allergie agli alimenti o ai componenti alimentari

sono spesso ereditarie e vengono in genere diagnosticate nei primi anni di

vita. L’intolleranza alimentare coinvolge il metabolismo, quindi

l’apparato digestivo, ma non il sistema immunitario, se non in maniera

consequenziale, per lo sforzo esercitato dal sistema digestivo. Un tipico

esempio è l’intolleranza al lattosio: le persone che ne sono affette hanno

una carenza di lattasi, l’enzima digestivo che scompone lo zucchero del

latte.

Qual è l’incidenza delle allergie alimentari?

La risposta proviene dall’ EUFIC, European Food Information Council,

che afferma <<Le stime effettive sull’incidenza delle allergie alimentari

sono decisamente inferiori alla percezione della gente. Anche se da una

su tre persone circa crede di soffrirne, in realtà le allergie alimentari

sono scarsamente diffuse. La reale incidenza è indicata soltanto da

qualche studio, con conferma della reazione allergica attraverso un test

clinico in doppio cieco (assunzione alternata dell’alimento e di un

placebo, in forma non riconoscibile, senza che né il paziente né il medico

conoscano la sequenza di somministrazione). Sulla base di tali studi è

stato stimato che le allergie alimentari si manifestano nell’1-2% circa

della popolazione adulta. L’incidenza è più elevata tra i bambini piccoli,

con una stima tra il 3 e il 7%. Fortunatamente, l’80-90% di tali soggetti

supera l’ipersensibilità al raggiungimento del terzo anno di età. Mentre

le allergie infantili all’uovo e al latte vaccino possono scomparire, le

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allergie alle noci, ai legumi, al pesce e ai molluschi tendono a protrarsi

per tutta la vita>>

Gli alimenti ai quali è legata la più probabilità di essere allergici sono le

proteine del latte vaccino, i vari tipi di noci, uova, frutta, legumi, pesce e

crostacei e alcuni tipi di semi; tramite la cottura di alcuni di questi

alimenti spesso, ma non sempre, si riesce ad eliminare l’allergene, il

problema per le persone allergiche sussiste negli alimenti che sia a casa

che fuori casa possano contenere anche lievi tracce di quel dato allergene.

Sempre secondo L’EUFIC <<L’intolleranza può provocare sintomi simili

all’allergia (tra cui nausea, diarrea e crampi allo stomaco), ma la

reazione non coinvolge nello stesso modo il sistema immunitario.

L’intolleranza alimentare si manifesta quando il corpo non riesce a

digerire correttamente un alimento o un componente alimentare. Mentre

i soggetti veramente allergici devono in genere eliminare del tutto il cibo

incriminato, le persone che hanno un’intolleranza possono spesso

sopportare piccole quantità dell’alimento o del componente in questione

senza sviluppare sintomi. Fanno eccezione gli individui sensibili al

glutine e al solfito>>

L’intolleranza al glutine, o celiachia, è una disfunzione intestinale che si

manifesta quando il corpo non tollera più il glutine (proteina presente nel

grano, nella segale, nell’orzo e nell’avena, anche se quest’ultima è

oggetto di controversie e di ricerche per stabilirne l’effettivo ruolo). La

celiachia è una disfunzione permanente e può essere diagnosticata a

qualsiasi età. Se la persona che ne è affetta consuma un alimento

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contenente glutine, le pareti di rivestimento dell’intestino tenue si

danneggiano e subiscono una riduzione della capacità di assorbire

nutrienti essenziali quali grassi, proteine, carboidrati, minerali e vitamine.

I sintomi di questa intolleranza includono diarrea, debolezza dovuta a

perdita di peso, irritabilità e crampi addominali. Nei bambini, possono

manifestarsi sintomi di malnutrizione come, ad esempio, una crescita

insufficiente. Attualmente, l’unico aiuto per i pazienti celiaci è una dieta

priva di glutine. I centri di dietologia e le organizzazioni di informazione

sulla celiachia mettono a disposizione gli elenchi degli alimenti privi di

glutine. Escludendo tale sostanza dalla dieta, l’intestino si ripara

gradualmente e i sintomi scompaiono.

Se si vuole indagare sulle proprie ed eventuali intolleranze vi verranno

proposte vari tipi di metodologie, vi sono i test cutanei, ossia si inietta la

sostanza oggetto d’indagine sottocute e se ne valutano gli effetti,

metodologia non affidabile al cento per cento; poi vi è il test in doppio

cieco con controllo di placebo (DBPCF), in questo test allergologico,

l’allergene sospetto (per es. latte, pesce, soia) viene inserito in una

capsula o nascosto in un alimento somministrato al paziente sotto stretto

controllo medico; poi vi è Test RAST (radioallergoassorbimento), in

questo tipo di test si mescolano in una provetta piccoli campioni di

sangue del paziente con estratti di alimenti. In una vera allergia, il sangue

produce anticorpi per combattere la proteina estranea che può così essere

rilevata. Il test può essere usato soltanto come indicatore di un’allergia

ma non determina l’entità della sensibilità all’alimento nocivo. Quindi

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questo test anche se meno invasivo, é in grado di determinare però solo

un'eventuale allergia, ma non un’intolleranza. Questi test permettono agli

allergologi di individuare i più comuni alimenti e componenti alimentari

che provocano effetti negativi. Questa metodologia é sicura, ma è

certamente più invasiva rispetto ad un altro tipo di metodo che potrebbe

essere provato prima di arrivare a questo test, o addirittura ad una

gastroscopia nel caso dell’intolleranza al glutine, questo metodo è la dieta

per esclusione, semplice e diretta, che prevede l’eliminazione di uno o

più alimenti combinati, e in un lasso di tempo che varia dalle due

settimane ad un mese, periodo nel quale i sintomi dovrebbero

scomparire, evitando di conseguenza gli alimenti poco tollerati e

prendendone in considerazione un eventuale e futuro reinserimento,

Questo tipo di metodo di indagine ad esclusione dei cibi però, da solo,

potrebbe essere comunque poco preciso, e servirebbe più tempo per

indagare su eventuali, molteplici e combinate intolleranze (alquanto

comune), questo metodo potrebbe essere affiancato o consequenziale ad

un test eseguito con una macchinario ad alta precisione e per nulla

invasivo che si chiama GSR MEASURING INSTRUMENT, utilizzato

molto nella medicina naturopatica, olistica e da omeopati, e non ci si

spiega perché non venga utilizzata spesso dagli allergologi. Questo test

rileva la resistenza galvanica cutanea, chiamata anche GSR (dall'inglese

Galvanic Skin Resistance), che è un indice di attività delle ghiandole

sudorifere e della larghezza dei pori, entrambi controllati dal sistema

nervoso simpatico, che permette di apprezzare il valore della resistenza

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cutanea e di ogni sua variazione in corrispondenza di eventi provocati o

spontanei.

Dopo essersi accertati del tipo d’ intolleranza o allergia presente o meno

nel nostro sangue, o semplicemente seguire il tipo di alimentazione per

noi più salutare, il miglior sistema di difesa consiste nel leggere

attentamente le informazioni relative agli ingredienti riportate sulle

etichette dei prodotti e nell’individuare ed evitare gli alimenti che

scatenano allergie, intolleranze o asma. Il supporto di una figura

professionale, che riteniamo adatta alle nostre esigenze, permette di non

escludere alcun nutriente dalla dieta quando si inseriscono variazioni e

alimenti sostitutivi. Quando si mangia fuori casa occorre informarsi sugli

ingredienti e sui metodi di cottura dei cibi per evitare i problemi

alimentari conosciuti, e spiegare la situazione e le particolari esigenze al

proprio ospite o al ristoratore. Se necessario, si può chiedere di parlare al

cuoco o al direttore del bar o del ristorante.

In caso di dubbio, meglio andare sul sicuro ed attenersi ad alimenti

semplici, per esempio carni alla griglia, oppure portare cibi preparati in

casa. È opportuno prevedere sempre un piano di pronto intervento e, in

caso di reazione allergica alimentare grave propria o altrui, chiamare

immediatamente un medico o un’ambulanza.

Quello delle allergie è attualmente riconosciuto come un problema

importante in materia di sicurezza dei cibi e l’industria alimentare deve

impegnarsi con la massima cura per aiutare coloro che soffrono di

allergie a scegliere con fiducia una dieta adeguata. I produttori devono

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adottare la massima scrupolosità nella valutazione dell’uso, come

ingredienti, dei più comuni allergeni che potrebbero dare gravi reazioni,

avvisando della reale o potenziale presenza di tali allergeni nei prodotti e

prevenendo la contaminazione crociata involontaria con allergeni

presenti in altri prodotti industriali. L’Unione Europea sta valutando il

modo più corretto per indicare gli allergeni in etichetta e, nel contempo,

vari organismi a livello nazionale hanno messo a punto linee guida che

incoraggiano la diffusione delle Pratiche di Buona Fabbricazione (GMP

E HACCP) e di informazioni al consumatore.

Sempre secondo l’EUFIC <<Anche se, in base alla legislazione europea,

non esistono disposizioni alimentari specifiche che prevedono la

necessità di indicare in etichetta i potenziali allergeni, la norma generale

impone che tutti gli ingredienti aggiunti all’alimento debbano essere

indicati nella lista degli ingredienti riportata sul prodotto. Al momento,

vi sono alcune eccezioni a questa regola generale:

gli ingredienti che rientrano nella “regola del 25%”. È il caso degli

ingredienti composti (un ingrediente noto con un nome comune ma

composto da vari ingredienti), che costituiscono meno del 25% del

prodotto finale; gli ingredienti “trasferiti”, quali alcuni additivi che non

hanno alcuna funzione tecnologica nel prodotto finito, ma sono veicolati

nell’alimento attraverso uno dei suoi ingredienti, come ad esempio

alcuni formaggi o la maggior parte delle bevande alcoliche.

Di loro iniziativa, alcuni produttori e commercianti dichiarano già nella

lista degli ingredienti gli allergeni più rischiosi anche se presenti in

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piccolissime quantità. Sono inoltre riportate diciture del tipo “può

contenere” su prodotti in cui possono essere accidentalmente presenti

tracce di un potenziale allergene. Tuttavia, in risposta alle ripetute

richieste dei consumatori di una migliore informazione sugli alimenti che

acquistano, la Commissione ha emesso una proposta di emendamento

della Direttiva 2000/13/EC sull’etichettatura dei cibi. La proposta

abolirà la "regola del 25%", il che significa che tutti gli ingredienti

aggiunti intenzionalmente dovranno essere indicati in etichetta. La

proposta imporrà anche l’obbligo di etichettare gli ingredienti

riconosciuti dalla letteratura scientifica come responsabili di allergie.

L’emendamento si prefigge l’obiettivo di garantire una miglior

informazione sulla composizione degli alimenti al fine di permettere ai

consumatori che soffrono di allergie di individuare gli ingredienti nocivi

che potrebbero essere presenti nel prodotto. Alcuni produttori e

commercianti mettono a disposizione dei consumatori elenchi di prodotti

privi di allergeni specifici mediante volantini, comunicazione via Internet

e servizi di informazione e assistenza.>>

Quindi secondo quanto affermato, bisognerebbe sempre guardare la lista

degli ingredienti quando si va a fare la spesa, questo vale sia per persone

senza problematiche particolari che per persone allergiche o con

intolleranze, così da sapere cosa si ingerisce.

Esistono intolleranze anche a determinati farmaci come ad esempio gli

antibiotici, ma questo tipo di indagine andando dal medico per debellare

un batterio con questo metodo, non si effettua; viene al massimo

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effettuato un antibiogramma per verificare a quale antibiotico si è

sensibili o meno, ossia quale potrebbe svolgere la sua funzione e quale

no, quale sarebbe in grado di distruggere il batterio; ma non viene fatto

assolutamente un test di tolleranza a quel dato medicinale. Perché?

I medici ai quali è stata posta questa domanda non hanno saputo

rispondere con argomentazioni valide, se non giustificando il fatto che

sarebbe impossibile tracciare un’intolleranza per ogni persona che deve

prendere un antibiotico, e che l’unico sistema valido per reperire questo

dato sarebbe l’utilizzo del test sottocutaneo in ogni studio medico, quindi

impossibile da farsi; ma come abbiamo visto non è così, ed avere un

macchinario in ogni studio medico come il GSR MEASURING

INSTRUMENT, sarebbe possibile, valido, non invasivo e quanto meno

indicativo per tutti. Ma seguendo la logica comune, quindi stabilendo che

il GSR non è scientificamente provato, si preferisce non fare nulla

piuttosto che qualcosa, quindi non dare nemmeno un’analisi

approssimativa alle persone se un farmaco, più di quanto non lo sia già di

sé, possa intossicare una persona.

Non vi sono farmaci uguali per tutti e diete uguali per tutti e che tutti

possono fare, come si può vedere dalle diete iperproteiche, o le più

disparate utilizzate da molti per perdere peso. Oggi come oggi ci sono

“mode” anche in questo, ma la salute non può essere una moda.

Seguire una dieta, come ad esempio quella tanto in voga, come la Dukan,

può essere dannoso per la salute in maniera considerevole; è una dieta

iperproteica nella quale si consigliano cento alimenti che una persona

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può mangiare senza calcolarne la quantità, tra questi carne, crostacei,

pesce e latticini, una follia..., stando a quanto affermato in precedenza.

Se una persona di tipo A, quindi che deve avere un’alimentazione

prevalentemente vegetariana, con l’assunzione di cereali, seguisse questa

dieta, non solo potrebbe ingrassare invece di dimagrire, ma avrebbe dei

problemi d’intossicazione catastrofici! In questa ricerca non si

nomineranno persone note che dopo aver perso peso seguendo questa

dieta hanno avuto seri problemi, come infiammazioni, della prostata e

altre ancora. La quantità di proteine ingerite ha causato delle reazioni a

catena nel corpo, che hanno fatto sì che insorgessero patologie. Questo

tipo di dieta si affida al caso, ossia è una casualità che qualcuno reagisca

bene ed altri abbiano problemi (magari non manifestati al momento),

questo come altre diete che perseguono il solo fine di dimagrire e non il

benessere generale della persona. Come si è visto, le proteine sono

diverse l’una dall’altra, le lectine sono diverse l’una dall’altra, e ognuna

ha effetti specifici su ogni persona. Seguendo una dieta/alimentazione ad

hoc, necessariamente si perderanno i chili di troppo perché il corpo saprà

cosa fare con quel tipo di alimenti ed eliminerà più facilmente tracce di

alimenti non idonei.

Anche l’ormai divenuto dogma “la carne fa male a tutti” ha generato

moltissima confusione in merito, e vale lo stesso discorso fatto per la

dieta Dukan e in generale sul nostro gruppo sanguigno e le intolleranze

particolari; ognuno di noi é in grado o meno di digerire la carne con più o

meno facilità, il problema che dovrebbe essere preso in considerazione,

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su un’eventuale scelta alimentare a priori, è la questione legata agli

allevamenti in batteria e intensivi. L'allevamento intensivo o industriale è

una forma di allevamento che utilizza tecniche industriali e scientifiche

per ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo e

utilizzando il minimo spazio, tipicamente con l'uso di appositi

macchinari e farmaci veterinari. La pratica dell'allevamento intensivo è

estremamente diffusa in tutti i paesi sviluppati; la gran parte della

carne, dei prodotti caseari e delle uova che si acquistano nei

supermercati viene prodotta in questo modo.

In questo sistema non si tiene più conto dello spazio e del ciclo vitale

dell’animale, e anche dell’uomo stesso; ancora una volta l’interesse è

diretto ad una produzione quantitativa e ad altri scopi, non sicuramente

quelli legati al rispetto della natura in generale, comprensiva degli esseri

viventi che ne fanno parte, e dell’uomo, che comprando questo tipo di

articoli al supermercato, e mangiando quell’uovo, quel formaggio e

quella carne, non solo saranno quasi privi di sostanze nutritive poiché un

animale infelice e sfruttato fino ad esaurire ogni energia non sarà sano e

non avrà le sostanze nutritive che caratterizzano i suoi derivati (uova e

latte), ma anche la sua carne sarà priva di qualsiasi cosa possa far bene

all’essere umano, aggiungendo il fatto che verranno introdotti nel nostro

corpo sostanze come farmaci veterinari, quindi specialmente ormoni che

aumentano la produttività dell’animale.

E tra l’altro con questo tipo di allevamento si va incontro ad un altro

grave problema, spesso taciuto dai media, ossia l’enorme consumo di

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cereali per nutrire i bovini. Già agli inizi degli anni ’90 il 70% dei cereali

prodotti negli Stati Uniti veniva utilizzato per l’alimentazione animale.

L’emerito entomologo Damid Pimentel nel libro Food, Energy and

Society scrive <<Le proteine somministrate ai manzi e agli altri animali

consistono per circa il 42% di foraggio e per il resto di cereali. I bovini

hanno un’efficienza di conversione delle proteine alimentari solo del 6%.

Ciò significa che un animale produce meno di 50 kg di proteine

consumando più di 790 kg di proteine vegetali.>>

Tutto ciò mantiene alto il prezzo dei cereali, penalizzando i paesi poveri e

contribuendo in maniera rilevante al problema della fame nel mondo.

Esiste un altro tipo di allevamento, l’allevamento biologico, E seppur i

suoi prodotti avranno un costo maggiore c’è alla base un atteggiamento

di rispetto nei confronti degli animali, della natura e dell’uomo, che non

si può ignorare.

L’allevamento biologico è un allevamento prima di tutto all’aperto; un

animale, ma nessuno, compreso l’uomo, potrebbe vivere in una gabbia

con altri cento esemplari dello stesso tipo. Vi è quindi uno spazio per gli

animali di sole ed ombra, cibo biologico, e non vengono utilizzati

ormoni; gli “svantaggi” sono una produzione incostante di uova ad

esempio, e una “sporcizia” maggiore su di esse.

Ma venendo anche noi dalla terra non dovrebbe particolarmente

allarmarci trovare della terra su un frutto o una verdura proveniente dalla

stessa, o delle feci di gallina su un uovo, ma dovremmo allarmarci molto

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di più nel comprare mele lucidate come soprammobili e mangiando uova

che hanno un colorito piuttosto spento una volta aperte.

Per sopperire alla “mancanza di pulizia”, semplicemente occorrerà lavare

i prodotti più accuratamente, magari per essere scrupolosi con un dose di

bicarbonato.

Attività frenetiche e uno stile di vita completamente innaturale non

consentono se non per chi lo ricerca, momenti di quiete e il tempo anche

solo per lavare una verdura più accuratamente, o trovare il modo per

comperare questi prodotti da un contadino piuttosto che al supermercato.

Ci stiamo allontanando sempre di più dalla natura, ci stiamo allontanando

sempre di più da noi stessi.

Dalla nostra natura animale. Si deve tornare ad un equilibrio tra le

scoperte scientifiche che sono state fatte nel tempo e da dove sono partite

le nostre origini, dalla terra.

2.1. Come si è abituati a pensare ed agire, come si

dovrebbe pensare e agire

Finora si è seguito un percorso, anche di carattere scientifico, che parte

da alcune basi biologiche per poi lasciare spazio a riflessioni che possano

avere un punto di partenza. Si è iniziata questa tesi partendo dai primi

ominidi che hanno iniziato a popolare la Terra, le cui origini sono

antichissime, individuando nella nostra evoluzione un aspetto che

raramente viene preso in considerazione, la nascita dei gruppi sanguigni e

la loro evoluzione. Esaminando biologicamente il sangue ne è stata

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indicata la sua grande importanza, in quanto collegato indissolubilmente

a tutte le funzioni chimiche del corpo. Il sangue coinvolge ogni nostro

sistema organico, che tramite l’alimentazione va a beneficiare o a

nuocere sistemi fondamentali come quello digestivo e di conseguenza, e

soprattutto, il sistema immunitario.

Si è arrivati ad analizzare a livello molecolare per arrivare a capire come

nascono e si sviluppano patologie profondamente complesse come il

cancro, e come contrastarle, imparando e sottolineando la connessione

che vi è tra alimentazione e ciò che spesso consideriamo come “destino

infausto”. Ci sono scoperte scientifiche, studi e ricerche da parte di ogni

qual si voglia categoria di studio, da quella medica, biologica, chimica,

naturalistica, a quella filosofica e antropologica, che mostrano quanto la

storia del mondo, del sangue e in generale dell’uomo sia molto più antica

di ogni cultura, differenza razziale, cultura alimentare, abitudine di

azione e di pensiero, con i quali conviviamo da molto.

Si è arrivati al punto di pensare di sapere tutto e di non sapere nulla.

Questo perché oggi come oggi, manca assolutamente una visione

d’insieme quindi una visione olistica della salute umana; nemmeno ci si

pone spesso il problema di cercare di ricongiungere i tasselli della propria

vita e di quello che si possa apprendere da essa. I compartimenti stagni

più grandi che in questo elaborato vengono fuori sono quelli che

dividono il corpo dalla mente.

Il corpo umano è stato nel percorso della scienza visceralmente

scandagliato in ogni sua parte; abbiamo studiato, esaminato, tagliato e

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ricostruito ogni sua componente, ogni sua molecola o atomo è passata

sotto la lente di un microscopio; dividendo il corpo in altri

compartimenti, in sistemi, sistemi da curare in maniera sistematica, in

maniera asettica, localmente, superficialmente. Si Crede di agire in

maniera profonda perché si utilizzano farmaci che agiscono

molecolarmente in modo profondo, disgiungendo però questi sistemi

l’uno dall’altro. E' vero, il corpo umano è talmente complesso anche solo

a livello di un’unica cellula, che questa divisione è stata necessaria e ha

reso possibile una quantità infinita di scoperte meravigliose per noi, ma

ci siamo distanziati troppo dalla vera motivazione che ha spinto a fare

questa scissione; ha avuto luogo per la necessità di conoscersi, di

conoscere il nostro corpo, per separarlo, ma anche per saperlo poi riunire.

Ora che si manifestano patologie come il cancro, che necessariamente

mettono a dura prova tutto ciò in cui normalmente si crede, ci si chiede,

perché?

Perché è giunta l’ora di riconnettere il corpo e la mente.

Il cancro è l’emblema di questo secolo, è il simbolo della mancanza di

qualcosa, la mancanza di considerazione della connessione tra mente

e corpo.

Noi non siamo solo corpo e non siamo solo mente, siamo entrambe,

insieme.

Ciò che la nostra medicina tradizionale rifiuta.

Ma per qualsiasi rifiuto a priori di qualcosa se ne paga una conseguenza

nel corso del tempo; voler rimanere ciechi, e fermi sulle proprie

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convinzioni senza calcolare, riflettere e guardare la situazione da un'altra

prospettiva, è esattamente come nascondere “la polvere sotto il tappeto”,

ma qui non parliamo di polvere, qui parliamo della nostra salute. Il

cancro è davvero l’emblema di tutto questo, perché chi ha potuto vederlo

da vicino, capirà che nel modo in cui viene affrontato negli ospedali

pubblici e da parte dei medici, non vi è una falla, ma mille, ma non solo a

livello farmacologico, ma a livello di approccio umano, umano nel senso

di prendere in considerazione tutti gli aspetti che portano quella persona

nello specifico, per quanto riguarda la sua mente e il suo corpo, ad

ammalarsi. Dal gruppo sanguigno, all’alimentazione, allo stile di vita,

alle esperienze di vita con stress che hanno portato a sovraccaricare un

sistema immunitario già con dei deficit per un’alimentazione errata, allo

sport… ma queste sono solo minuscole parti delle infinite sfere umane

che possono condizionare la nostra esistenza, come dovremmo saper

bene.

Se continuiamo a sminuzzare il problema invece di guardarlo dall’alto

non se ne verrà mai a capo.

La chemioterapia è stata creata per agire in maniera energica e velenosa

sul tumore, ma avvelena anche tutto il resto del corpo, come si può

credere e continuare a credere che sia la sola strada giusta? Come si

possono ignorare scoperte che mettono alla luce evidenze scientifiche per

cercare di agire in un altro modo? Il cancro non si curerà mai solo e con

questo tipo di chemioterapia. Mai. Se non viene quanto meno modificata.

È un caso quando una persona reagisce bene a questo tipo di cura,

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probabilmente perché semplicemente più forte, avente un dato gruppo

sanguigno, o perché ancora giovane e con una capacità di rinnovo

cellulare più elevata, ma dopo cinque anni, se non prima, sotto terribili

farmaci, al 90% delle persone si ripresentano recidive, che con la

chemioterapia non si riescono più a fermare. Perché l’approccio era

sbagliato fin dal principio, e la polvere da pulire è diventata troppa, e

sicuramente non si pulisce sporcando ancora di più. Facendo credere che

i cinque anni precedenti con effetti collaterali allucinanti da

chemioterapie per bocca, erano l’unica cosa che si potesse fare, e che la

qualità di vita in fondo non era poi così male, e che sempre in fondo, il

paziente ha vissuto altri 5 anni.

Questo si chiama caso, fato, destino, non scienza o arte della medicina.

E fa specie che proprio medici e sistemi sanitari agiscano seguendo il

caso, e non pensando che forse c’è qualcosa che non sta procedendo

come dovrebbe, che forse il loro più grande rifiuto, quello di riconnettere

mente, corpo e natura, è arrivato al pettine.

Perché il cancro è il grande nodo del secolo, non Il male.

Il male è non voler pensare a trecentosessanta gradi, non considerare più

l’uomo, considerandoci una provetta e niente più, considerando il mondo

e la terra una provetta e niente più, dimenticando da dove si viene e dove

si ritorna, la terra; dimenticando che una laurea in medicina è utile per

avere le basi per riflettere e scoprire se stessi e aiutare gli altri a fare lo

stesso, non solo per avere uno stipendio alto, una posizione sociale di

rispetto e seguire dei protocolli farmacologici (le case farmaceutiche…)

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senza porsi nessuna domanda, perché qualora dovesse succedere, di porsi

delle domande, gli stessi medici non troverebbero una risposta accettabile

e logica in quei protocolli o nel modo di procedere “tradizionale” per

curare una persona in toto per qualsiasi tipo di malessere. E seppur si

volesse continuare a seguire i protocolli, perché nel proprio piccolo, non

ragionare e consigliare alimentazioni adatte, integratori, consultare

nutrizionisti, naturopati o persone specializzate in fitoterapia…? Perché I

naturopati non sono regolamentati giuridicamente? La figura del

naturopata in Italia non è regolamentata, ma può comunque svolgere la

sua professione, ma non ha gli stessi diritti di un medico o un lavoratore

normale. In Inghilterra una persona può essere addirittura omeopata

senza la laurea in medicina. Ma comunque un medico potrebbe

tranquillamente dire ad un paziente oncologico o un qualsiasi paziente, di

bere l’aloe al mattino o di consigliarli un nutrizionista senza il

pregiudizio di considerarlo un consiglio inutile, inutile perché la tossicità

di certi farmaci è così elevata che è vero che spesso la natura non può

fronteggiare questo tipo di enorme intossicazione, ma male sicuramente

non farebbe. E piuttosto che guardare con occhi scoraggiati e pieni di

pietà inutile una persona malata che per colpa di un “destino infausto” ha

una patologia come il cancro, perché non prendersi la responsabilità di

prescrivere dei rimedi naturali o SENTIRSI IN DOVERE di sapere che

la soia come miliardi di altri rimedi, hanno le stesse proprietà dei farmaci

chemioterapici e senza effetti collaterali, ma si decide di prendersi la

responsabilità di iniettare per via endovenosa un veleno mortale? Perché

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non prendersi la responsabilità di essere davvero un medico e di prendere

in considerazione ogni qualsivoglia scoperta inerente a qualsiasi

patologia o malessere preso in esame, studiare le informazioni trovate e

consigliare ciò che più si ritiene adatto e meno invasivo?

C’è qualcosa che non va.

C’è qualcosa che non va dietro lo sguardo scoraggiato di un medico, e lo

sguardo pieno di vita di un naturopata o qualsiasi altro medico che ha

scelto di pensare.

Sì, pensare.

Infatti gli esponenti della medicina naturale non escludono assolutamente

la possibilità di usufruire di farmaci molecolarmente più complessi,

qualora servissero davvero. E vorrebbero collaborare e unire i due tipi di

medicina per essere quanto più efficienti per le esigenze umane, non

danneggiando ciò che di sano vi è ancora biologicamente in un corpo, e

rafforzando i punti deboli, partendo però dal fondamentale presupposto

che vi è un collegamento tra corpo e mente.

C’è sempre qualcosa che non va dietro una pigrizia o una negligenza, o

una cecità particolarmente spiccata nei confronti di qualcosa che è

estremamente più logico di ciò a cui si è abituati a pensare e a credere

come vero.

Cosa c’è che non va? Com’è possibile che tutta la medicina tradizionale

non prenda in considerazione quella naturale, e perché?

Se non ci fosse un interesse diverso da quel che dovrebbe esserci, perché

i farmaci omeopatici e i prodotti naturali e naturopatici non sono

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rimborsabili dalla mutua? Perché è riconosciuto e certificato un farmaco

con all'interno più sostanze tossiche che altro e con un bugiardino di

effetti collaterali più lungo dei benefici che se ne traggono, anche solo

per una semplice aspirina ? e invece un prodotto come l'aloe arboriscens

o vera il cui contenuto è di sola aloe 100% e con al massimo un

conservante innocuo, con nessun effetto collaterale a meno che non se ne

beva una quantità davvero eccessiva, e con dei benefici che raccolgono

cento farmaci tradizionali tutti insieme senza effetti intossicanti, anzi

l’aloe è anche un disintossicante, invece non può essere rimborsabile ?

Non pochi dubbi vengono nel momento in cui si scopre che il 70% se

non l’80% degli introiti delle case farmaceutiche, provengono solo dalla

chemioterapia al momento.

Non pochi dubbi vengono nel momento in cui si scopre che la ricerca

iniziata dal NOSTRO Luigi Di Bella sui tumori, è stata studiata,

modificata e utilizzata in altri paesi, ma non in Italia.

Non pochi dubbi vengono semplicemente cercando informazioni su

internet, e ragionando su di esse e arrivando al punto di trovare

un'estrema illogicità e dei mostri enormi nel sistema medico e

farmacologico, per lo meno in Italia.

E non pochi dubbi vengono apprendendo che la medicina naturale è una

medicina pulita, è una medicina umana, che valuta l’uomo nella sua

interezza, nella sua visione fisica, psichica ed energetica, per questo è una

medicina umana.

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E la “lentezza” di azione, tanto messa in discussione, è il lasso di tempo

che evidentemente ha bisogno il nostro corpo per guarire davvero. La

medicina naturale coinvolge una vasta gamma di terapie naturali che

agiscono sia sul corpo fisico che su quello emotivo al fine di alleviare il

dolore, migliorare lo stato di salute, ed anche le condizioni emotive

legate a stress ed ansia. Il corpo umano ha un’innata capacità di auto-

guarigione che spesso viene ostacolata proprio dal farmaco che si sta

assumendo per curare un sintomo.

Oggi giorno la medicina ha perso la parte umana, è una medicina

tecnologica, estremamente valida in campo scientifico, ma non sul piano

umano; l’uomo ha un’individualità legata ad un aspetto emozionale e

psichico, quindi non si può disgiungere la malattia da questo aspetto; la

malattia esprime un simbolo, e il simbolismo della malattia rappresenta

quella dimensione che ogni oggetto può avere, quando evoca una realtà

non inerente, qualcosa che non si ha sotto la coscienza. Quando ci si

ammala di qualcosa deve essere considerato come un messaggio, un

messaggio del disagio e del contrasto che c’è tra i 3 cervelli (teoria di

Mac Lean), ossia tra la parte conscia e la parte inconscia, in cui il soma

rappresenta una specie di espletamento, una manifestazione di questo

disagio; quindi la malattia non è solo ammalarsi di qualcosa, così,

casualmente, non esiste casualità nella medicina naturale; esiste la

casualità nella medicina tecnologica. E quello che ancora non è

chiaro, è che si pensa vero l’opposto, ossia che la medicina naturale

sia quella casuale, ma non è così.

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Oltre ad interessi di tipo economico ai quali questa tesi allude come alla

base di scelte farmacologiche e all’interno del sistema sanitario,

probabilmente lo scoglio maggiore che l’uomo non riesce a superare, o

cercare di voler superare, è la famosa paura. Questo vale per tutto il

genere umano, e in ogni ambito della vita; in questo caso tra i medici ma

anche tra le persone che scelgono, certo in maniera piuttosto pilotata,

come curarsi.

La paura che genera pregiudizi enormi verso qualsiasi cosa sia ignota, la

paura dell’essere curiosi, dell’informazione, e di conseguenza del proprio

libero pensiero e libera azione come individui; la paura che attanaglia e

rende schiavi di dogmi che non sono dogmi ma si trasformano in tali, la

paura di se stessi e la poca considerazione che si ha della propria persona

nel suo INSIEME; sopprimendo inevitabilmente tutto ciò che di bello e

creativo c’è nell’uomo, credendo che “i grandi” del passato, quelli del

presente o coloro che lo saranno in futuro, abbiano qualcosa di

“speciale”, credendo che coloro che riescono a credere in loro stessi,

nelle loro capacità facendo e costruendo qualcosa di tangibile per la loro

persona e per altri, siano frutto di qualcosa che non appartenga a tutti;

niente di più sbagliato. Avere consapevolezza di sé, in toto, quindi sia dal

punto di vista fisico che spirituale, è possibile per ognuno di noi.

Consapevolezza. La consapevolezza è in realtà solo la strada che si

dovrebbe percorrere per giungere all’illuminazione nella propria ed unica

esistenza; la consapevolezza è quella fase di percezione anche solo

cognitiva attraverso la quale viviamo una data esperienza, o pensiamo a

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qualcosa, non è detto che ci sia comprensione alla base, anzi la

consapevolezza la possono avere anche gli animali, ma l’uomo è in grado

anche di comprendere, e così attraverso la consapevolezza e la

comprensione di ciò che avviene a lui stesso nella sua vita nello

specifico, e cercando di avere una visione d’insieme e della realtà storica

nella quale vive, può andare incontro all’illuminazione; e continuare ad

illuminare la sua esistenza di continuo, sentendosi soddisfatto della sua

persona nella sua interezza.

Ormai si è estremamente abituati a separare spirito e corpo, quindi, a

separare una persona nel suo insieme; e si fa ciò senza nemmeno

accorgersene, e probabilmente anche a causa di uno stile di vita del tutto

innaturale. Ma è qui che la nostra voglia di stare bene, e sentirsi

soddisfatti e pieni di vita, entra in azione; non ignorando ciò che anche

solo intuitivamente, o con una consapevolezza inconscia, si pensi possa

nuocere alla mente o al corpo; e non passando da un estremo all’altro

evitando in maniera compulsiva di fare una data azione assumendo un

certo cibo o non pensando a una qualsiasi cosa in maniera morbosa

perché probabilmente dannosa per la nostra serenità emotiva. Alle volte

tutto ciò è inevitabile, siamo uomini, e ci sono un’infinità di ragioni

emotive e chimiche da tenere in considerazione nel nostro agire, ma si

può essere consapevoli in maniera conscia di quello che pensiamo e di

quello che mangiamo, cosicché da poterci reindirizzare sul cammino che

più abbiamo scelto come giusto per noi stessi, senza sfociare nella

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giustificazione, e nel cercare colpe o spiegazioni al di fuori di noi stessi

per ciò che ci succede.

Comprendere realmente una situazione o noi stessi, non significa

affossarsi e deprimersi; questa potrebbe, anzi spesso è, una fase, oltre la

quale, però, se si ha il coraggio di oltrepassarla e quindi di andare oltre, si

può andare. E se si rimarrà in una fase di “depressione”, in qualche modo

sarà dipeso solo ed esclusivamente da noi stessi, e le scelte che si sono

effettuate nei confronti della propria persona. Bisogna tendere

all’illuminazione cercando di avere una consapevolezza conscia di chi

siamo nel nostro proprio ed unico organismo e nella nostra propria ed

unica “testa”.

Conclusioni

Questa tesi è nata con il presupposto di scandagliare in maniera generale

e semplice, una situazione complessa, come quella del nostro benessere

psico-fisico.

Nata con il pensiero che ciò che attualmente è estremamente diviso possa

essere ricongiunto, quanto meno come scopo personale nella nostra

esistenza. Punto di partenza per un eventuale, anche se molto

difficoltoso, cambiamento nel modo di pensare e di agire comune.

È una tesi che si concentra sull’alimentazione, ma che potrebbe essere

tranquillamente una metafora della vita.

Nata per trovare qualcosa che necessariamente accompagna “l’ignoto”,

ossia la morte, a manifestarsi più o meno precocemente. E la concausa è

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nell’alimentazione, la malattia segue le più semplici reazioni biologiche,

chimiche ed emotive per arrivare ad una manifestazione di quest’ultima.

Si sono trattati diversi argomenti in cui l’antropologia si è fusa con

l’ematologia (scienza che studia il sangue), che si fonde con la medicina

e la naturopatia che si fondono con la filosofia, per avere un piccolo

quadro generale e capire che anche se sono immense tutte queste

categorie, impossibili da trattare approfonditamente in questa tesi,

l’obbiettivo è quello di capire quanto tutto sia estremamente collegato, e

quanto non bisogna aver timore di cercare informazioni che riguardano il

nostro stesso benessere, perché se in primis non ce ne occupiamo in

prima persona, nessuno altro lo farà per noi. Un altro fine ancor più

rilevante, è evidenziare che a differenza di come si è abituati a pensare,

non esistono “verità assolute”, ma “verità parziali”, che possono condurre

ognuno di noi ad avere delle proprie verità.

Da un punto di vista scientifico per il tumore al seno si stanno portando

avanti delle ricerche molto importanti riguardo ad un vaccino non

invasivo, le cui informazioni sono reperibili su Internet e a pagina 302

del libro di Peter D’Adamo, libro che è stato fonte di grande ispirazione

per questo elaborato. Si conclude esortando ogni persona a non avere

paura, ad informarsi su ciò che gli compete, ad affidarsi criticamente e

lasciando che il cibo sia la propria medicina, e la propria medicina

sia il cibo.

Questo lo disse Ippocrate, e tutt’ora i nostri medici firmano sul suo

giuramento.

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ENGLISH

Introduction

We are used to keeping things separate, to compartmentalize, since

thought, autonomous, and a precise and real critical spirit, once walls of

the compartment have been touched, feels stagnate; searching to go

beyond, searching to connect all the categories, as one did in the times in

which philosophy was also mathematics, but even medicine. It’s true that

we have many, many more notions and history in respect to 2000 years

ago, but this does not justify the negligence, the lack of curiosity and

desire to examine in depth something outside of a given category, and

overall to have the dogmas to find comfort in the certainties that don’t

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exist, not taking for granted the consideration of “becoming” or, using

the words of Heraclitus <panta rhei> i.e. “everything flows” and therefore

not taking for granted if the only probable thing is that continuous change

is at the base of everything.

The continuing natural evolvement of man is at the base of everything;

one should always start from this premise. It can be simpler choosing a

topic that more [people] have the desire to analyze and try to look at from

all points of view, to then extract the right conclusions, or at least

reflections, which from no one, if not from ourselves, can take place.

This work was formulated to reflect on the subject of diet and its relation

to disease; a topic, which nowadays is confused and infused with “truth is

not the truth.” This work will concentrate mainly on giving some

incitement to that which is reflected. The various considerations that one

can give throughout the years and the motivations for which one does

this are extremely subjective; but, if you focus on something, you will

find the starting point and the central theme in the most logical way

possible, which may not necessarily appertain to an ending with certain

conclusions. This thesis illustrates this thought, focusing mainly on those

which are the true starting points of analysis, since today perhaps we

concentrate too much on the end goal rather than on the starting point and

the journey in and of itself. It’s as if perhaps the focus was for too long

in examining a single food and lost sight of man; this paper seeks to

discuss the various pieces that lead us to reflect on what is right to eat for

our bodies specifically, not considering any particular foods, as is usually

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done, but by determining whether or not it is beneficial in and of itself. It

will only hint at arguments such as DNA, reflections that could be easily

examined in depth if wanted. Certain elements that are more relevant to

this area will be considered in more detail, such as for example, “blood”,

the “lectins” contained in food, how they aggregate to our SPECIFIC

“antigens”, how this creates the phenomenon of “agglutination” often

harmful to our bodies, and how with the passing of time this process can

lead to the development of grave diseases; above all examining “fate”,

diseases from which this century is most affected by, “the evil of the

century” that is in fact, cancer. In fact, it will principally discuss the

connection between food, the digestive system, and afterwards the

immune system in a very simplified manner, so that this essay has a more

academic purpose rather than just a scientific one; it will then enter more

specifically into eliciting a personal curiosity of oneself, developing in

consequence a critical spirit of proper health, and arriving at the attempt

to reflect on proper medicine, not committing oneself to the latter in

every decision of one’s life. All of this is an attempt to deepen the

paper’s discussion and to incite the desire to be able to reflect on one’s

own. This paper will begin with the great insights of James D’Adamo,

father of Peter J. D’Adamo, who published a book called “Eat Right

For/4 Your Type: The Individualized Diet Solution to Staying Healthy,

Living Longer & Achieving Your Ideal Weight”, published June 1, 1997,

in which he explains in a profound manner the history of human kind and

its evolution, from the point of view of blood types, establishing for the

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latter an “ad hoc” diet, developed by dividing food into categories (the

charts are indicated in the book), and explaining in a profound manner

why certain foods are beneficial, neutral, or should be avoided for a

given blood type. Peter D’Adamo has some brilliant insights, and if you

were to read his book you would surely discover what he confirms about

your blood type. This book will be the starting point to lead to the main

subjectivity, trying to figure out and understand ourselves, without

arriving to absolute truths, but partial truths; and with his help, mainly

learning to listen to ourselves, trying to be aware of ourselves in the long

and short terms of life, and in our immense value, but also in our

impetuous and never ending growth and change.

1. Chapter Peter J. D’Adamo

Dr. Peter J. D’Adamo is a notorious researcher and educator in the field

of naturopathy. His works on the correlations between blood types,

health, and disease has achieved recognition in the scientific world at an

international level. Founder and director emeritus of the Journal of

Naturopathic Medicine, D’Adamo practices the profession in

Connecticut. His book of greatest success is “Eat Right For/4 Your

Type”, published June 1, 1997, was written in collaboration with

Catherine Whitney.

He arrived at the conclusion that there must be something which renders

food “good or not good” for a person, independent of the known dietary

factors, finding that various foods have characteristics which make them

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more or less “friends” of the different blood types. In other words, a

person’s immune system is able to react to a given food with the

same intensity with which one could fight an invasive microbe or an

incompatible blood type.

Subsequently, James D’Adamo’s son, Peter, concluded that in respect to

every blood type, food and drink can prove itself to be:

-beneficial: if they operate like good medicine for your health;

-neutral: if they operate as nourishment

-to be avoided: if they act as toxic substances

We gradually continue this paper, and as a starting point, begin by

examining blood and blood types.

1.1. Blood and blood types

Often, the majority of people don’t even know their blood type, and the

response to the question “which blood type are you?”, is generally very

confusing or lacking any useful information. Normally, it is considered

useful to know your blood type in order to respond to emergencies such

as those which involve surgical interventions, a hemorrhage, or a

transfusion.

Decisively a superficial approach, since blood is life itself, being the

primordial force which fueled the power and mystery of birth, sickness,

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and death; entire civilizations were erected from blood; without blood,

biologically but also spiritually speaking, we cannot exist. Its importance

is undeniable.

The starting point will be from the beginning, the consideration and

awareness that at the foundation of every individual there is a subjectivity

that cannot be ignored or discussed; a subjectivity that in fact, in the past

began precisely with blood; a key through which one can view history,

retracing human movements and the consequent emergence of different

blood types, with a “new” point of view; a key that allows us to discover

a little more about ourselves, by following the first humans and how they

adapted to food and climate changes. That to which Professor D’Adamo

gives worth, is that the difference in blood types is strictly correlated to

the capacity of man to adapt to his environment over the course of the

centuries, and the repercussions that this variability had on the digestive

and immune systems; not surprisingly, blood is the vehicle of all

nutritious substances and of oxygen to every part of our bodies, but with

relevant specificity to one’s blood type and to the person specifically.

We begin this journey towards awareness of the subjectivity and

uniqueness of every individual, beginning with the studies of Peter

D’Adamo, and starting from the history of human kind.

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1.1.1.The history of human kind and the parallel evolutionary

history of blood types

The first humans date back to around 500,000 years ago, in Africa; an

environment certainly more hostile than that to which we are accustomed

to, in which the main daily objective was to defend oneself and obtain the

necessary food for survival. They were neither strong nor agile in respect

to other inhabitants of the Earth, but they had cunning instincts that

gradually transformed into reason, and they possessed something very

special, the opposable thumb, allowing activities that only man was able

to carry out.

When human beings began their evolutionary course and began to

migrate from one place to another, they had to face environmental, and

consequently, food changes, thus beginning to change at the level of the

digestive and immune systems; managing to survive and prosper in new

places, adapting themselves, and adjusting their bodies over time. The

appearance of the four different blood types, in chronological order

respectively, O, A, B, and AB, obtain correspondence to the historical

evolutionary stages that characterized the history of humanity.

Despite having had a long evolutionary journey thus far, man still

possesses in his genetics, the code linked to diet, which typified people to

their respective blood types 50,000 years ago; in fact many

characteristics of our ancestors still belong to us today.

Around 40,000 years ago, the Cro-Magnon men appeared on Earth and

became fearful hunters early on. The game which they hunted, the animal

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protein they consumed, supplied them with energy and provided them

with all of their daily needs.

It is exactly in this period that the maximum expression and expansion of

blood type O was born.

According to the studies carried out by D’Adamo, every typology of

blood type reveals one’s own evolution, and the dietary and sport habits

which one should have, also reflecting on certain behavioral attitudes

related to our corresponding ancestors. Blood type O, therefore, is the

ancestor of the different blood types, a species of hunter, characterized by

an athletic body and a predisposition to foods of animal origin (meat).

They are advised against dairy products, legumes, and grains such as

bread, pasta, and rice, because these foods, especially wheat-based

products, contain lectins2 which react with both the blood components

and the digestive system, and interfere with the proper absorption of

other nutrients. The gluten contained in it, in fact, is responsible for

weight gain and alteration of the metabolism. And they are lead to

challenging physical activities.

The populations began to migrate from Africa to European and Asian

lands in search of other food, i.e. meat. The Earth began to populate itself

with people belonging to blood type O. In fact, today it is the most

common blood type.

Around 20,000 B.C. our ancestors were decimating their resources of

game, resulting in a rapid dietary change that led these men to also

2 Argument further discussed later on

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consider berries, seeds, and roots as food sources, transforming their

carnivorous diet to an omnivorous one.

Early on, the meat resources that seemed inexhaustible, with an increase

in population, began to run out, the environments became more hostile,

the Cro-Magnon man became extinct, and men were compelled to go to

war with each other, favoring further evolutionary changes and new

migrations.

It happened that somewhere in the Middle East or Asia, around 25,000-

15,000 years ago, blood type A appeared, responding to the new human

needs in respect to the new environmental conditions. This historical

period, which we know as the Neolithic period, is the period in which

agriculture and the domestication of animals were the prominent features

of these human beings.

An evolutionary breakthrough that characterized this historical period,

men began to create the first stable farming communities with, at its

foundation, a new type of cooperation. This turning point also changed,

therefore, the people’s style of life with a very different diet, causing

additional modifications at the level of the digestive and immune systems

(as we are seeing these two systems go hand in hand). These populations

were able to digest nutrients containing grains and other agricultural

products.

The passage from blood type O to type A was very rapid. Why? To

facilitate the survival of those who began to live in environments already

more “densely populated”. In fact, the people with this blood type were

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more resistant against infectious diseases such as smallpox, plague, and

cholera compared to those with blood type O; and today it is still the

same. This impetuous evolutionary phase of first discoveries, migrations,

but especially grand epidemics and new eating habits was so powerful

that it changed our genes and encoded blood type A. In fact, according to

D’Adamo, carriers of blood type A benefit from a diet rich in plant-foods

and grains, but are instead limited in the consumption of meat. Assuming

that farming is a less arduous job than hunting, D’Adamo suggests

coupling the diet with a “relaxing” physical activity or at least one that is

not too demanding (golf, yoga, dancing, swimming…). Slowly one

infers that evolution is also linked to our blood type. Culturally

speaking, it is above every prior ethnic and racial distinction, the

result of an evolutionary journey and consequential environmental

adaptations, both food and biological, one which is our complex and

marvelous machine: our body.

Evolution continues <<at the sign of equilibrium>> with the emergence

of blood type B about 10,000-15,000 years ago in the Himalayan regions,

that today makes up part of Pakistan and India. What sparked this new

genetic modification was probably the need to adapt to colder climates.

This type of population was nomadic, with a culture chiefly linked to the

farming of livestock.

In fact type B characterizes the nomad, an individual with an immune

and digestive system generally very effective. According to the blood

type’s diet, these people are the only ones who can consume dairy

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products with a certain freedom. The only discouraged foods are those

rich in preservatives and simple sugars. Given that nomads move

frequently and have time to think on the way, D’Adamo recommends

light-weight physical activity with an important mental component such

as tennis or walking.

Lastly, we find the more “modern” and rare blood type, AB, which

intuitively developed from the mixture of Caucasian blood type A and

Mongolian type B.

The barbarian hordes had the better of the now exhausted Roman

Empire. This blood type has therefore a “multi identity”, and

characteristics which bring together those of both blood types A and B,

assimilating the strengths, but also the Achilles heel.

Type AB is described as enigmatic, being at the top of the evolutionary

ladder. From a dietary and sportive perspective, the enigmatic lies

halfway between type A and type B. One can therefore consume in

moderation a little bit of everything, without overdoing it with dairy

products.

This blood type could symbolically represent our complex and

conflicting times.

1.1.2.What is blood and why it is so important

From the naked eye, blood appears to be a liquid of a particular

substance, it’s neither fluid nor solid, but viscous; its color is strong and

smooth, ruby red. For some people, the mere sight causes one to quiver

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or even has the ability to cause loss of consciousness, a particular

sensitivity, since there is nothing more natural and living than blood.

Perhaps it’s its shameless naturalness in exiting from a wound, for

example, that gives some people discomfort or the sensation of fainting.

Blood flows, flows like “everything”, it flows in every part of our body,

in what we call veins or arties (the arteries of larger size) and each red

blood cell alters its shape to become smaller in order to pass through the

capillaries one by one, yes, walking single file, to reach the extremities of

our body, those parts which feel cold more easily in certain positions or

in certain weather conditions. But continuing to flow in the meantime,

even if you feel cold, it will try to recover its optimum temperature and

therefore ours; even if it is poisoned with an erroneous diet, even when

we do not give it enough oxygen or water, even when we are sick, it

flows anyway; it will continue to flow, trying to make up for what it

lacks, for as long as it is subjected; it will flow until the end. If we take a

microscope and enter into its world, for lack of a better word, into our

world, only from very close, can one admire the masterpiece that always

lies inside us. To get an idea of the dimensions of red blood cells, just

think that a cubic millimeter of blood can contain more than 5 million of

these small cells. Red blood cells are very particular. They travel around

constantly within our body, in billions, like colonies of little trucks

supplying oxygen to all the tissues. Contrary to all other cells in the body,

red blood cells do not have a nucleus: they lose it shortly after birth

(which takes place in the bone marrow) “spitting it” out like the pit of a

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cherry. They are basically little bags filled with hemoglobin, the only

thing they know how to do, in fact (but very important!) is to produce

hemoglobin, a protein that competing with iron, will bind and transport

four molecules of oxygen to the shoulders for the whole body. All this is

thanks to the substances absorbed from food. Every second 2 million

red blood cells die inside our bodies. But at the same time, they produce

other effects. Therefore, death and life are constant. And after this brief

and very useful existence, they break apart and are swallowed up as food

by some of the white blood cells that are responsible for this task.

In fact, red blood cells aren’t the only industrious inhabitants of blood,

but there are also white blood cells, much less in number in comparison

to red blood cells. They are like copilots, traveling in our blood and very

attentive to what is happening. They are true sentinels, ready to intervene

at the presence of intrusive invaders. Together they are also platelets, in

the case of internal or external bleeding, but also for a simple scratch;

they race to the rescue, coagulating among themselves, creating a barrier

and trying to lose the least amount of red blood cells possible. All of

these elements are found in a liquid known as plasma, a gelatinous liquid

which contains many proteins responsible for various functions.

But why is blood so important for our state of health, and how does it

influence this state? Even if it were enough to portray its importance, the

only description and function of the oxygen carrier is just that it

transports oxygen. Blood is also fundamental to the profound relationship

it has with the immune system; the latter identifies all that is foreign to

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our body, everything that does not belong or is not biologically

compatible to our body. It identifies it and it destroys it. This process “of

identification” is of utmost importance. If the immune system does not

recognize a foreign body, it can consent to the entry of intrusive

organisms or damaging substances and allow them to do whatever they

desire.

But how does the above process of identification occur?

The principle characteristic of this system is to be able to recognize

structures that are not dangerous and must therefore be preserved, self,

from the structures which are instead identified as harmful to the body

and must therefore be expelled, non-self. Therefore our immune system

will distinguish as non-infectious self, the non-infectious structures, from

the infectious self, infectious structures. This recognition occurs with the

presence of chemical substances, present on any form of existing life

from the more complex to the less complex, called antigens, literally,

inducers of antibodies. The immune system destroys every antigen that it

considers potentially harmful or not belonging to our body. The more

powerful and numerically elevated antigens are those associated with

blood types, and since our blood travels throughout our body, we protect

ourselves through an extremely efficient alarm system. In fact, when the

immune system comes into contact with the antigen of an external

substance, whether it is a bacterium, food, or corpuscles contained in the

air, as first response to the call of the antigen, causes the blood type to

“know” if the intruder is a friend or not.

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Each blood type, O, A, B, or AB has a specific antigen in the cells

throughout the body, which, among other things, takes its name. Type A

will have antigen A, type B antigen B, type AB will have both antigens A

and B, while type O, is called precisely O because there are no antigens

present. One must imagine these antigens as antennas that protrude from

the surfaces of the cells, constituted by a stem with an extremity which

operates as receiver and transmitter. The support is formed by the union

of numerous molecules of one sugar called fucose. When the proper

antigen of a blood type realizes that an antigen from the outside has

entered the body, it stimulates the production of substances known to us

as antibodies; those which are responsible for physically attacking the

foreign substance and favoring its destruction. The antibodies produced

will have a physical structure specific to the foreign antigen that

protrudes from the body of a given microorganism, adapting to it, and

creating an extremely important chemical reaction called agglutination.

This process allows antibodies to agglutinate, i.e., gather the

microorganisms together, creating small clusters that tend to collapse so

as to facilitate their expulsion.

This method of operation of the immune system has been a fundamental

historical discovery. Dr. Karl Landsteiner, an Austrian scientist

discovered what we now take for granted, namely that a person

belonging to a blood type, rejects the blood from a person of another

blood type. The antibodies present in the blood of a person, for example,

with type A, directly attack the antigens that characterize a person

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belonging to type B, thus not being able to exchange blood. In the case

that they undergo the process of agglutination, in fact, individuals with

type A have anti-B antibodies, individuals with type B have anti-A

antibodies, individuals with type AB, having in itself both types A and B,

not requiring defense against these, do not present neither anti-A nor

anti-B antibodies; they can in fact receive blood from all types, but can

only donate to people of type AB blood. Finally, we have type O, which

has both anti-A and anti-B antibodies, exactly the opposite of type AB. In

fact, people with this blood type can donate their blood to whomever, but

can only receive blood from people with type O. In fact, they are

considered “universal donors”.

1.2. The connection between blood and diet

Antibodies directed against a different blood type from ours, are the

absolute most powerful in the whole of our immune system. Most of the

antibodies are usually produced under the influence of a particular

stimulus, like for example, a vaccine or an infection; while the antibodies

of the blood types are automatically hidden! That is, if there is an

intruder, the reaction of agglutination and elimination is automatic. There

is much more regarding this aspect. Researchers working in this field

have found that (citing the words of Dr. D’Adamo in his book) <<many

foods agglutinate the cells of certain blood types (in a way similar to

rejection) but not others, meaning that a food which may be harmful to

the cells of one blood type may be beneficial to the cells of another. Not

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surprisingly, many of the antigens in these foods had A-like or B-like

characteristics. This discovery provided the scientific link between blood

type and diet>>

This information was left unused for nearly a century, until a minority of

people among whom doctors, nutritionists, naturopaths, and researchers,

began to explore this vital information in order to understand our

function at the level of nutritional health, i.e., much of what influences

our physical but also mental health.

1.2.1.Lectins

In the first part of this paper, we continue to follow Dr. Peter J.

D’Adamo’s logical path between food and blood. Therefore, as

previously explained, there is an unbreakable bond, linked to our genetic

baggage, in relation to our evolution. In fact, although it may seem

surprising, our digestive and immune systems still favor foods eaten by

our ancestors of the same blood type. The reason for this lies in

proteins called lectins. These proteins have the agglutinating capacity in

blood and are abundant in various foods, even those considered

beneficial “for everyone”.

A considerable number of germs, the same immune system benefits from

this <<biological glue>> to trap bacteria and parasites; such, for example,

as happens in the area which connects the liver to the gallbladder, where

the ducts are covered by cells with an outer layer rich in lectins. Even

microorganisms, however, are rich in lectins that work like suction cups,

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allowing them to anchor themselves firmly to the mucous membranes of

the body. The same considerations apply to food. When we eat a food

containing lectins incompatible with our blood type, they place

themselves in an organ (kidneys, liver, brain, stomach, etc.) and

begin to agglutinate red blood cells in that area.

Why does all of this happen? A certain food has the same

characteristics as the antigens of a blood type, i.e. the lectins contained

in food have a similar antigen to a given blood type, which if ingested by

a person of a different blood type from the antigen on the lectin, will

activate the reaction of agglutination in the blood. For example, milk

possesses the lectins very similar to those in antigen B, i.e. blood type B.

If an individual with blood type A drinks milk, his immune system

automatically activates the mechanisms of agglutination, in an attempt to

eliminate harmful substances, and trying to reject it just as if it had been

introduced to blood from blood type B! Each lectin, not digested

properly, whether it is contained in milk, beans, grains, or fruit, is

different, and favors different organs, and once it has arrived at its “pre-

chosen” destination, the lectin, which we know acts like glue, exercises

this bonding effect on the surrounding cells, luring them to itself and

forming small conglomerates, which in the second half will be destroyed,

but still causing considerable stress to the digestive and immune systems.

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1.2.2. Connection between blood, diet, and health

Fortunately, 95% of the lectins found in food is easily eliminated by our

body, or almost; however, there is a remaining 5% of food containing

harmful lectins that, unless you are properly aware of which ones are

damaging for your blood type, trigger a series of reactions that lead to the

destruction of red blood cells. As already explained, harmful lectins can

attack the intestine and stomach, triggering an inflammation of the

mucous membranes in these organs that should not be underestimated,

having similar symptoms to those you could experience during an

allergic reaction. But it is not necessary to ingest significant amounts;

small doses are enough to agglutinate a significant quantity of cells.

Obviously this occurs when there is an incompatibility with your blood

type. Having said this, we should not “be afraid” of food, but be able to

recognize it, to recognize which lectins are damaging to us specifically

and which are not. For example, gluten (found in wheat and other grains)

has an inflammatory power in the intestine; type O is particularly

sensitive to this lectin and should avoid eating it, since these people could

go against inflammation much more easily. All lectins have diverse

forms; those of wheat, for example, will be different from those of soy.

Therefore, each of them will be harmful to some and beneficial for

others. Everyone’s nerve tissues are very sensitive to the process of

agglutination, generated by the lectins contained in food. For exception,

diets, such as those for allergy sufferers, in fact, are very useful for

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treating nervous disorders. Now you may ask, but how do you know

which lectins are harmful for my body and which aren’t?

Professor D’Adamo has scientifically proven, after testing almost all of

the most common food in his laboratory, the reaction which lectins have

with different blood types and when the process of agglutination is

determined. There is a more direct method, even for “ordinary mortals”,

that more easily shows us the extent of harmful lectins present in our

body; it entails a simple urine test that measures the quantity of indican,

an organic compound that indicates the phenomena of intestinal

fermentation. If the liver and intestine are not able to digest or properly

utilize a certain protein, (lectins specific to foods, you remember they are

proteins) they produce chemicals that are eliminated through feces and

urine. By eliminating foods containing lectins that are wrong for us, the

level of indican in the urine will be minimal. Patients of Dr. D’Adamo, as

he himself affirms, do not often pass the exam with flying colors,

because even a sporadic ingestion of food not recommended, will have a

very long disposal from our body, even if it doesn’t appear so to us. The

amount of indican sufficient to determine the existence of an incorrect

diet is approximately 2.5. Patients of Dr. D’Adamo accurately following

the prescribed diet, drop to levels of 1 or even 0 in just 2 weeks. It is

probably the first time that you’ve heard about this exam, and perhaps as

D’Adamo says, in the future <<it will be revived>>. The Indican Scale is

a test which individually allows a gradual self-understanding of the

poisoning of the body.

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Professor D’Adamo continues these arguments in a much more

comprehensive manner in his book. The effectiveness of his diets and

prescribing them in the book itself, are the reason for which proper diets

have come to be understood for people belonging to a given blood type.

In this thesis, we continue with a more general argument, to ensure that

each person can self-reflect on these issues and learn about that which he

believes useful for himself.

We will now see more specifically, continuously following the scientific

evidence of Dr. D’Adamo, the correlations between blood type, diet, and

medical problems best known to us.

At this point, there is a preliminary awareness regarding how our blood is

closely related to our diet, which is closely related to our state of health.

Not surprisingly, blood tests are done to discover if it is good or not, and

to cure any disorder, deficit, or any issues revealed by the above-

mentioned analyses. The most immediate curative answer is the

prescription of a very large amount of medications by doctors; drugs to

which we have become psychologically and physically dependent.

The point of view that no one takes into consideration, is that the

medications commonly used for the flu, or those used for chronic

diseases, are designed to act on a variety of people, acting on a specific

microorganism or problem “coming from the outside”, not on the person

himself, how he reacts to this intruder, and what his tolerance response is

to the intruder or to the drug itself.

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What really needs to be done is to consider these remedies, or most of

them, from the right point of view; that is, as poison. Poison for the

bacterium, not a treatment for the person, and in consequence

poison for the person.

Medicine has made great strides in recent centuries, and pharmacological

research has selected medications that can actually be useful and are able

to act selectively on “that which does not work”; but there are many

others who do not fulfill this responsibility, and that cannot be ignored,

because it is for one’s own health, and complaining later, or feeling

disoriented right after the discovery of a disease, and putting yourself in

the hands of someone and at the same time praying to God, has never

been useful to anyone. And the famous saying, “to prevent is better than

to cure”, has never been more appropriate. Just think of the cancer drugs

used to fight tumors; they are able to attack the diseased cells, but are

absolutely not able to save the healthy ones.

This is not to belittle the progress of medicine, but to simply be critical,

and also understand the dynamics that are the basis of what nowadays is

conventionally considered “fair”.

However, this is not to criticize neither Dr. D’Adamo nor the drug itself,

but the excessive use of it. We abuse flu medicine, painkillers,

antibiotics, antihistamines, laxatives, cough medicine, sore throat

medicine, and so on… not to deny the usefulness of these drugs, but the

proper use of the latter. Remembering that what we take as “anti-

something”, in reality works against precious SYMPTOMS and against

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the messages that our body sends to make us understand where and what

could be the real problem or deficiency. Perhaps the most common

problem in our day is the problem linked to antibiotics and cancer drugs;

the antibiotic is able to eliminate a specific bacterial strain. One would

think “fabulous no?” No, absolutely not. That is, in the event that it is

really necessary, (please refer to the book) obviously yes, but at the

moment in which the thermometer displays that our temperature has

risen, in fear or in haste to “be well” we run to take medicine to lower the

fever, or antibiotics to eradicate the bacterium, having absolutely no

knowledge that the fever is only a symptom of the fact that our immune

system has taken action and is attempting to resolve the issue. The

antibiotic, unlike for example Echinacea, does not help to solve the

problem, it eliminates it; but eliminates the problem before the immune

system realizes what’s happening. The antibiotic, in fact, arrives in the

blink of an eye to the bacterium, before our “extinguishing” sentinels

respond and strengthen our immune system. The body can not only

eradicate the bacterium alone, but by taking five days instead of three,

could memorize the antigens of those bacteria and defeat them more

quickly should they reappear. Using an antibiotic when it is not

necessary, totally eliminates the possibility of memorization, and an ease

of re-presentation of the same bacterium, because it made the immune

system weaker; even if, for a certain period, the bacterium seems

subdued. Furthermore, the continued use of an antibiotic alters the

intestinal flora, causing diarrhea and heartburn, having to resort to

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supplements, and increasingly weakening our immune system, not using

it and not allowing it to create the necessary memory, becoming

dependent on medication. There are, actually, wars that must be fought

with antibiotics, but not arriving at these wars, the little battles are

defeated in a different way, and independently help that which nature has

already made available. The fact remains that the physician has the

expertise to say this, but no one denies another the ability to see a doctor

who possesses the right amount of information on one’s blood type and

body. The questions you should ask yourself when you exhibit a

particular symptom, whether it is mucous, a headache, joint pain,

heartburn, fever… lead us to understand, according to the style of life led

in that period, what is the cause, and if the symptom occurs more or less

frequently over time. Not all symptoms and diseases can be addressed

independently, obviously, and using medications on your own is the

worst thing you can do, even natural remedies that have immense power.

To consult with a doctor or whomever you prefer, is the correct choice;

but going there with an awareness of oneself is even better. To give a hint

of the specificity which Dr. D’Adamo talks about in his book, and to

better understand this concept, here is an example: antihistamines, used

to treat disorders related to allergies, in addition to giving an annoying

drowsiness, may increase blood pressure, therefore particularly harmful

to those of type A or AB, as they may cause prostate problems and other

types of terrible contraindications. But at the level of natural remedies,

there are also specificities, for example: for a fever, diverse remedies are

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recommended, but among these catnip is rarely suggested for blood type

A. Although obviously, it would not be indicated that the

contraindications of a natural remedy, less suitable in respect to the

consumption of a mistaken medication or poorly tolerated one, would be

less harmful to the body, and the removal of the ingested toxins would be

less difficult. For further detail on the specifics of conventional medicine

and natural remedies for your blood type, please refer to the book “Eat

For/4 Your Type” by the professor.

1.2.3. Why do some people fall ill and others no?

We are looking for answers to this question; as we proceed with this

paper, having so far examined the history of man, his blood type, and his

subjectivity in the matter of food and treatment, there is also a correlation

between blood type and greater exposure to certain diseases.

For those who get sick, the question that arises more spontaneously is,

“but why me?” Regardless of medical discoveries made, this question

often remains unanswered, but there are useful discoveries that we

ignore, like for example, predisposition given by blood type to contract

certain diseases. To better understand, there are certainly people who get

sick less often and those who, every winter, have colds and the flu. Why?

People who do not get sick surely have a blood type that makes their

immune system resistant against infections.

Those with blood type A should be particularly attentive, seeing as they

have a very lazy immune system which does not bother much to

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eliminate degenerate cells; and the latter, accumulating, could give rise to

tumors. Looking at the reality, one should not be frightened, but create

awareness for prevention. You will notice how everything will come

spontaneously, because inevitably, you will feel better with the proper

diet. However, the doctor speaks in a profound manner of every disease

and infection specific to each blood type in his book; here we will deal

with the most prevalent disease at the moment, cancers.

1.2.4.Cancer

Anyone who has had the experience of cancer in the family knows how

devastating, absurd, mysterious, and degenerative this disease is, both

physically and mentally. The stages that lead millions of people to their

deaths every day, are usually always the same: first a mastectomy

(operation of the removal of the breasts), then chemotherapy, and if all

goes “well”, five years of Tamoxifen or other oral chemotherapies that

give rise to monstrous contraindications on both physical and mental

levels. Following this therapy, they have the first relapses, given that the

“guaranteed” protection is five years, following other chemotherapy so as

to give more space to the sick cells and not the healthy ones. And then

you enter into what is called the terminal phase, that is, the body and

mind are exhausted, and they die.

Dr. D’Adamo affirms that there is a correlation between blood type and

cancer; and that the available data on the subject reveals that the

incidence of this disease mainly affects those with blood type A or AB,

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and also those who possess a more sluggish immune system. Therefore,

oral and intravenous chemotherapy are still less tolerated in respect to

other blood types. Scientific data is available about this, but no data

explains why it is more difficult for types O and B to fall ill with cancer,

but research continues on this subject. Surely, blood type is not the only

piece to understanding the cause of cancer; the causes are numerous, like

if people in your family had this type of problem, pollution, radiation, a

myriad of chemical substances with which we come into contact every

day, and our life habits. What D’Adamo aims to do is to understand not

only who has a predisposition to this type of disease, but also who has the

possibility to come out of it victorious.

The key is found in lectins.

Lectins, having an agglutinative power, as previously mentioned. They

also have the power to attract and to agglutinate the cancerous cells. They

act as a kind of catalyst of immune functions, protecting the healthy cells.

How does this process take place? A healthy cell is able to produce

sugars in a controlled and specific manner; a sick cell no longer has

control of anything. The sugars produced in the outer layer are produced

in excessive amounts. Furthermore, they no longer go into apoptosis (i.e.,

cell death, if a functioning cell realizes it is sick, it “commits suicide”).

These abundant sugars on the surface, however, are more sensitive to an

agglutinative effect. But the use of lectins is limited, and it is truly a

waste of time because, as he says, our diet contains the most various

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types and shapes, and using this potential could increase by far the

possibility of survival for the sick and really “the quality of life”.

Currently breast cancer, among other things, is one of the most

common cancers; it is the cancer for which a tangible existence in

correlation to lectins has been recognized. And the effects could be

extremely advantageous especially for types A and AB which do not

respond well to the traditional cures such as groups O and B, even though

they are still subject to considerable physical exertion with chemotherapy

and so on, but they manage to recover more easily.

The reason for this difference << In 1991, a study appeared in the

LANCET, an English medical journal, which may have provided part of

the answer. Researchers reported that it appeared possible to predict

whether or not a breast cancer would spread to the lymph nodes by

virtue of its characteristics when treated with a stain containing a lectin

from the edible snail, HELIX POMATIA. They reported a strong

association between the uptake of the snail lectin and the subsequent

development of metastasis (transfer of cancer) to the lymph nodes. In

other words, antigens on the surface of the primary breast cancer cells

were changing, and this change was allowing the cancer to spread into

the lymph nodes. The key is that the lectin of HELIX POMATIA is highly

specific--to Blood Type A>> (first defense of the immune system). This

happens less in people with type O and B since they are able to more

easily recognize the intruders and get rid of them.

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There is no need to be afraid if you are blood type A or AB. Rather,

knowing these weak points will be useful to strengthen them. On pages

310 and 317 of the book “Eat Right For/4 Your Type” or “alimentazione

su misura”, all the advice to follow if you are of this blood type and how

to prevent the onset of these diseases, or how to counter them, is

indicated. If someone mentions it, animal fats and proteins are difficult to

digest for group A; one should do without them and favor particular

foods such as for example soy. The properties of soya beans, in fact, are

those which have Femara or Tamoxifen, oral chemotherapies. Soya

beans, if eaten sooner will prevent the onset of cancer, and if eaten later,

will help the body anyway in fighting the disease. Why are soya beans so

important? Because << Soya bean agglutinins are able to selectively

identify early mutated cells producing the Type A antigen and sweep

them from the system--while leaving normal Type A cells alone! >>

This is especially effective in breast cancer. Soya beans have been used

to <<remove cancerous cells from harvested bone marrow. In

experimental work with breast cancer patients, their bone marrow was

removed. They were then bombarded with high levels of chemotherapy

and radiation. These oncology tools would normally destroy the bone

marrow. Instead, the harvested marrow--cleansed by the soya bean

lectin--was then reintroduced into the patients.>> Among others, soya

beans contain substances capable of regulating the hormonal balance and

reducing the supply of blood and oxygen to the cancer mass. Those who

do not love tofu (which has in any case a neutral flavor, and can be

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seasoned to one’s liking, and used to enjoy salad, soups, and so on)

should see it as preventive medicine and ask yourself if you would prefer

to undergo chemotherapy or eat tofu in a nice salad every day.

<<Japanese women have such a low incidence of breast cancer because

the use of tofu and other soya products is still high in the overall

Japanese diet>> (and algae). Although in recent years, with the Western

influence over their diet, the rates of breast cancer and cancer in general

are rising. But as you can see from the above, there are foods such as

soya beans and a thousand others, which contain lectins in them, that

would have the same effect if not stronger and less harmful than

medications currently used in traditional medicine.

2. Chapter Main subjectivity

Returning to the discussion surrounding the theme of diet, obviously, as

stated earlier, closely related to diseases of varying severity with which

we can come into contact, we continue this paper to focus on maintaining

an objective difference between every person and the reason; a general

framework that can increasingly lead to a greater subjectivity and

individuality, understood as the matter which, together with everything,

characterizes a person, and each one of us specifically.

Our blood, in addition to being identified with the ABO system, is also

grouped based on other factors, such as the one that indicates its

positivity or negativity: the Rhesus factor, commonly called Rh, the

name originating from the discovery of this antigen in the red blood cells

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of the Rhesus macaque. This antigen is like a subgroup of the ABO

system; imagine you have six people with three different blood types,

therefore two A, two B, and two O, each person has different red blood

cells from one another because they represent antigen A, B or no antigen

(in the case of type O, respectively; of these six different red blood cells,

independent of the ABO system, and without distinction between the six

people, you can highlight another group of antigen, therefore another

“antenna” that has the potential to bind itself to another substance, for

example, another different food lectin. Some blood types possess this

antigen, antigen D, while others don’t; those who have it will be

identified as positive, while those who don’t, negative. Therefore, the six

initial people would potentially be one A negative, one B positive, one B

negative, AB positive, AB negative, and O positive and negative. As

mentioned above, the blood types produce antibodies against different

blood types. For example type A will have anti-B antibodies, therefore it

will tend to destroy the red blood cells with the B antigen; the same thing

happens with the D antigen; i.e. those without this antigen, therefore, A,

B, or O negative, not recognizing this D antigen as their own, produce

anti-D antibodies. This antigen is similar to another antigen in food, like

the milk in the previous example. Having an antigen similar to the B

antigen, if a person with type A ingests this substance it produces

antibodies against this food. In the case of the D antigen, the reaction will

be the same. For example, we examine red wine, white wine, and beer,

rather than rosemary, potato, vegetable stock, or meat stock and many

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others among all the existing foods; all of these common foods

mentioned here, for example, have a lectin similar to the D antigen.

Therefore, people with blood type A, B or O, positive to the D antigen

that has this type of “antenna” in their red blood cells, will not have

digestion or agglutination problems ingesting the above-mentioned

foods. While people with type A, B or O negative, that do not possess

this antigen, produce anti-D antibodies, and therefore have difficulty

digesting these foods, putting the immune system into motion and

moving towards the process of agglutination.

Dr. Peter D’Adamo says in his book that this factor could be an

important point of reference to personalize one’s diet program, but what

is fundamental, is knowing whether one is type A, B, or O. The research

done for this thesis, however, tends to want to highlight the positive Rh

factor or lack thereof, substantially modifying the sensibility to a given

food and to inform on the existence of this additional subjectivity, even

among the more commonly used foods, since the logical and biological

process in the chemical-molecular reaction is the same. Food examined

by Dr. D’Adamo, such as chicken, apricots, chocolate, and potatoes,

which result for blood type A respectively, chicken and apricots are

beneficial, chocolate is indifferent, and potatoes should be avoided,

taking the Rh factor into consideration, the scenario changes

significantly. That is, chicken should be avoided for those who are ARh

negative, and easily digestible for those who are ARh positive; apricots

are neutral for those with type A negative but should be avoided by those

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who are type A positive; cacao is neutral for those type A negative but

should be avoided by those who are type A positive and lastly, potatoes

are easily digestible by those who are ARh positive and should be

avoided by those who are ARh negative. This example applies to every

food, every blood type, and for the presence or lack of presence of the D

antigen, or Rhesus factor.

There are two other important blood groupings: secretory and non-

secretory, and the MN system; but these will not be analyzed here,

because they are more useful in areas not concerning diet. That which

emerges from this research, with the scientific-technical help of Dr.

Maria Romana Allegranza, Nutritional Specialist at the University of

Besançon in Diet Therapy and Nutritherapy applied to Pharmacotherapy

and Homeopathy, and specialist in Herbal Medicine (phitotherapy) at the

College of Urbino, is how much the D antigen should also influence our

nutritional choices in order to avoid the accumulation of lectins that we

cannot manage to digest and that could cause problems not related to

chance, but to science.

Furthermore, if we also approach the research itself from this point of

view, it would be good to perform an intolerance test to food allergies,

helping your nutritionist understand which substances would be good

detoxes for a variable period of time, depending on the degree of

intolerance and the degree of toxicity present in the body, periodically

repeating above analyses. And verifying whether it is allergies or

intolerances, one could have a slight allergy, underestimating symptoms

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such as rashes or itching, or a temporary intolerance, which could

disappear after restoring back to normal, or discover a permanent allergy,

as can happen with gluten. Probably anyone who now does an

intolerance test could turn out to be intolerant to something, this is

unquestionable; it simply highlights the foods that in that given period of

our life, we could have assumed too frequently, thus causing an

intolerance. It also highlights foods which, according to the A, B, O

system, and following also the grouping of the Rh factor, could not be

harmful.

This is due to the fact that not only our blood itself presents a biological

subjectivity, with the presence or absence of antigens, but the style of life

that we have led up to this moment, the diet we have followed, the stress

that we immediately have, and all the variables of the personal sphere

and the subjective of a person in one’s personal daily life choices, may

have generated an intolerance to a particular food.

What is the difference between an allergy and intolerance?

An allergy is a specific and strong intolerance to a particular food, which

will trigger an immune response by the body of the production of

antibodies; the antibodies cause the emission of organic chemical

substances, such as histamine, which causes various symptoms: itching,

runny nose, coughing, or wheezing. Food allergies or allergies to food

components are often inherited and are usually diagnosed early in life.

Food intolerance involves the metabolism, therefore, the digestive

system, but not the immune system; if not in a consequential manner, the

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effort exerted by the digestive system. A typical example is lactose

intolerance; people who are affected by this have a lactose deficiency, the

digestive enzyme that breaks down the sugar in milk.

What is the effect of food allergies?

The answer comes from EUFIC, the European Food Information

Council, stating that the estimated incidence of food allergies is

decisively inferior to people’s perceptions; around 1-2% of the adult

population. Foods which have the highest probability of allergy are

proteins from cow’s milk, the various types of nuts, eggs, fruit, legumes,

fish and shellfish, and some types of seeds. By cooking some of these

foods, often, but not always, the allergen can be eliminated. The problem

for allergic people exists in the foods that, both at home and outside the

home can contain slight traces of that particular allergen.

Also according to the EUFIC, intolerance can cause allergy-like

symptoms (such as nausea, diarrhea, and stomach cramps), but the

reaction does not involve the immune system in the same way. Food

intolerance occurs when the body cannot properly digest a food or food

component. While truly allergic people must in general completely

eliminate the food, people with intolerance can often tolerate small

amounts of the food or food component without developing symptoms.

Those sensitive to gluten or sulfite are exceptions.

Gluten intolerance is an intestinal disorder which occurs when the body

no longer tolerates gluten (a protein found in wheat, rye, barley, and oats,

although the latter is the subject of controversy and research to determine

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its actual role). Celiac disease is a permanent dysfunction and can be

diagnosed at any age. If a person who is affected consumes food

containing gluten, the lining of the intestinal walls are damaged and

experience a reduced ability to absorb essential nutrients such as fats,

proteins, carbohydrates, minerals, and vitamins. Currently, the only help

for celiac patients is a gluten-free diet, and symptoms will gradually

disappear.

If you want to investigate the presence of possible intolerances, you

should undertake various types of methodologies; many particularly

invasive and recognized in the medical-scientific field, such as a

subcutaneous test inserting a small portion of a given food or drug just

under the skin.

One method that you could try before taking a test of this sort, or a

gastroscopy in the case of gluten intolerance, is a diet of exclusion;

simple and direct, which provides for the elimination of one or more

foods combined, and in a period of time ranging from two weeks to a

month, during which symptoms should disappear, thus avoiding in

consequence poorly tolerated foods and taking into consideration a

possible future re-integration. This type of method of investigating, the

exclusion of foods alone, however, may still be imprecise, and could

require more time to investigate the possible, various, and combined

intolerances (quite common), and may be assisted by or followed by a

test performed with a highly accurate and unobtrusive machinery called

the GSR MEASURING INSTRUMENT, much used in naturopathic,

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holistic, and homeopathic medicine; it is unclear why this is not often

used by allergists. This test measures the galvanic skin resistance also

called GSR, an index of the activity of the sweat glands and the width of

the pores, which are both controlled by the sympathetic nervous system,

highlighting the effectiveness of skin resistance and of each variation in

correspondence to the stimulated or spontaneous events.

After ascertaining the type of intolerance or allergy present or at least in

our blood, or simply following the type of foods to make us healthier, the

best defense system is to carefully read the relevant ingredient

information labeled on products and know which foods trigger allergies,

intolerance, or asthma. The support of a professional figure who we feel

meets our needs, allows for the exclusion of some nutrients from our diet

when they integrate changes and substitute foods.

Allergies and intolerances are currently recognized as major problems in

the area of food safety, and the food industry must take the utmost care in

helping those who suffer from allergies to confidently choose a proper

diet. Manufactures must take great care in the evaluation of ingredients,

the most common allergens that could cause serious reactions, warning of

the actual or potential presence of these allergens in products, and

preventing inadvertent cross-contamination with the allergens present in

other industrial products. The European Union is considering the most

correct way to indicate the labelling of allergens, and at the same time,

various organizations worldwide have developed guidelines that

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encourage the spread of the Good Manufacturing Practices (GMP AND

HACCP) and of information to the consumer.

On their own initiative, some manufacturers and traders already declare

the most hazardous allergens in their list of ingredients, even when

present in very small quantities. They also carry wordings such as “may

contain” on products which may accidentally contain traces of a potential

allergen.

So as stated, one should always look at the list of ingredients when

grocery shopping; this is true for people without particular problems as

well as for those with allergies or intolerances.

Intolerances to certain medications such as antibiotics also exists, but this

type of investigation, going to a doctor to eradicate a bacterium with this

method, does not take place. At most, one can take an antibiogram to

determine a sensibility to an antibiotic, i.e., which could perform its

function and which could not; but a tolerance test to that particular

medicine absolutely cannot be done. Why not? Medications and diets are

not equal for and cannot be done by everyone, as you can see from high-

protein diets, or the different diets used by many to lose weight.

Nowadays there are even “fads” for this, but health should not be a fad.

Following a diet, for example such as the one in Vogue, like the Dukan,

can be considerably damaging for one’s health. It is a high-protein diet in

which 100 foods are recommended without calculating the quantity;

among these meat, shellfish, fish, dairy products, a folly, according to

what was previously mentioned. If a person with type A blood, therefore

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requiring a mostly vegetarian and grain diet, follows this diet, not only

could they gain weight instead of losing weight, but it could have

catastrophic poisoning effects on the body! This research does not

mention known persons having had serious problems, such as

inflammation of the prostate and other dynamics, however, after even

after having lost weight following this diet, the amount of protein

ingested caused chain reactions in the body, which caused the emergence

of diseases. This type of diet depends on the case, that is, it is by chance

that someone reacts well and for others it could cause problems, like

other diets with the sole purpose of losing weight and not for one’s

general wellbeing. As we have seen, proteins are different from one

another, lectins are different from each other, and each specific to the

right person. Following a diet ad hoc, one will inevitable lose the pounds

because the body will know what to do with that kind of food and will

more easily eliminate traces of unsuitable foods.

By now the dogma “meat is bad for all”, has generated a great deal of

confusion, and the same holds true on the argument for the Dukan diet

and in general, our blood type and particular intolerances; each of us is

able to digest meat with more or less ease. The problem that could be

taken into consideration is on the possible a priori food choice; it is the

issue related to livestock and intensive battery. Intensive rearing, or

industrial rearing, is a form of breeding that uses industrial and scientific

techniques to achieve the maximum quantity of a product at the least

amount of cost and using the least amount of space, typically with the use

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of specific machinery and veterinary drugs. The practice of intensive

farming is extremely widespread in all developed countries; most meat,

dairy products, and eggs that are sold in supermarkets are produced in

this way. This method does not take into account the space and life cycle

of the animals, and even man himself. Once the concentration is directed

toward a product in mass quantities and other types of interests, it is

certainly not linked to those with a respect for nature in general,

including the living beings that are part of and in nature, human; that

buying these types of items at the supermarket, and eating that egg, that

cheese, and that meat, will not only be almost devoid of substantial

nutrients as an unhappy and exploited animal exhausted of all energy, but

it will not be healthy and it will not have the nutrients which are

characterized of eggs and milk. In addition, its meat will be lacking that

which could be good for the human being, adding the fact that substances

like veterinary drugs, and especially hormones, that increase the

productivity of the animal, are introduced to our body.

Incidentally, with this type of farming, there is a dramatic aspect, often

concealed by the media, i.e. the enormous consumption of grains fed to

the cattle. Already from the start of the 90s, 70% of grains produced in

the United States were used as animal feed.

All this maintains a high price for grains, penalizing poor countries and

contributing significantly to the problem of world hunger.

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There is another type of farming, organic farming. Although its products

will have a higher cost, there is a respect toward animals, nature, and

man that cannot be ignored.

Organic farming is a breeding primarily outdoors; an animal, but no one,

including humans, may live in a cage with another hundred specimens of

the same type. Thus there is space for the animals, for sun and shade,

organic food, and they do not use hormones. The “disadvantages” are a

sporadic production of eggs, for example, and a greater “dirtiness” on

them.

But also coming from the Earth, we should not be particularly alarmed to

find fruit or vegetables coming from the same land, or chicken feces on

an egg, but we should alarm ourselves more from buying apples waxed

like decorative objects, and eating eggs that have a rather extinguished

color once opened. A busy life and a completely unnatural lifestyle don’t

work; except for those who search for quiet moments, and the time just to

wash a vegetable more accurately, or to find a way to purchase these

products from a farmer rather than at the supermarket.

We are always moving further aware from nature. We are always moving

away from ourselves; from our animal nature.

We must return to a balance between the discoveries that have been made

and where our origins come from, from the Earth.

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2.1. How we are accustomed to think and act, how we

should think and act

Until now, an even scientific path has been followed, that starts from

some biological bases and then gives way to considerations which can be

a point of departure. This thesis began by starting with the first hominids

that began to populate the Earth; whose origins are ancient, identifying in

our evolution an aspect that is rarely taken into consideration: the birth of

blood types and their evolution. Biologically examining blood has

revealed its great importance, as inextricably linked to all the chemical

functions of the body. Blood involves every organic system, which

through diet, benefits or harms fundamental systems such as the digestive

and of consequence and above all, the immune system. It has been

analyzed at a molecular level in order to understand how diseases arise,

how profoundly complex diseases such as cancer develop, and how to

contrast them learning and underlining the connection that exists between

diet and that which we often regard as “unlucky destiny”. There are

scientific discoveries, studies and research about each category one wants

to study, from the medical, biological, chemical, naturalistic, to the

philosophic and anthropologic, which show how much world history, and

in general man’s blood, is much more ancient than any culture, racial

difference, habit of action and thought, with whom we share our lives. It

has gotten to the point of thinking that we know everything and know

nothing. This is because nowadays, we are completely lacking a unified

vision, therefore, a holistic vision of human health; often not even

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establishing the problem of trying to put back together the pieces of one’s

life and that which one can learn from it. The larger

compartmentalization that is brought forth in this paper is that which

divides the body from the mind. The human body was in the path of

science viscerally explored in all its parts; we studied, examined, cut and

rebuilt every component. Every molecule or atom has passed under the

lens of a microscope, dividing the body into other compartments; in

systems, systems to treat systematically, aseptically, locally, superficially.

We believe to be acting in a profound way, because drugs are used that

act in a deeply molecular manner, disconnecting, however, these systems

from each other. It’s true, the human body is so complex, also just at the

level of a single cell, that this division was necessary and made possible

an endless amount of wonderful discoveries for us. But we are too

distanced from the real motivation that drove us to make this division; it

had place for the necessity to know ourselves, to know our body, to

separate it, but also to know how to then reunite it. Now that diseases

such as cancer have manifested themselves, that inevitably test

everything in which we normally believe, one wonders, why?

Why has the time to reconnect the body and mind arrived.

Cancer is the emblem of this century, the symbol of the lack of

something; the lack of consideration of the connection between mind

and body.

We are not only body and we are not only mind, we are both, together.

This is that which our traditional medicine rejects.

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But for whatever a priori rejection of something, we pay a consequence

over time; wanting to remain blind and firm in our convictions without

calculating, reflecting, and looking at the situation from another

perspective. It is exactly how to hide “the dust under the carpet”; but

here we do not speak of dust, here we talk about our health. Cancer is

truly the emblem of all this, because whoever has seen it up close, will

understand that, in the way in which it is dealt with in public hospitals

and by doctors, there is not one flaw, but a thousand, not only on a

pharmacological level, but also at the level of human approach; human in

the sense of taking into consideration all the aspects that make up that

person specifically, as regards his mind and body, to fall ill. From blood

type, to diet, to lifestyle, to life experiences with stress that led to the

overload of an immune system that already had deficits due to incorrect

diet, sports…but these are only miniscule parts of the infinite human

spheres that can affect our existence, as we should know well. If we

continue to shred the problem instead of looking at it from above, we will

never get to the bottom of it.

Chemotherapy was created to act in a vigorously and poisonous manner

over the cancer; but it also poisons the rest of the body. How can one

believe and continue to believe that this is the only right way? How can

they ignore discoveries, which enlightened by scientific evidence, try to

act in another way? Cancer will never be cured on its own and with this

type of chemotherapy. Never. At least, not if it isn’t modified. When a

person reacts well to this type of cure, it is probably because they are

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simply stronger, have a specific blood type, or because they are still

young and have a capacity for higher cell renewal; but after five years

undergoing these terrible drugs, 90% of people experience a recurrence

that they are no longer able to stop with chemotherapy. This is because

the approach was wrong from the beginning, and the dust to clean have

become too much; and certainly one does not clean by dirtying even

more. We pretend that the past five years of hallucinatory side effects

from oral chemotherapy, was the only thing that could have been done.

We pretend that the quality of life deep down was not so bad, and in the

end, the patient has lived another five years.

This is called chance, fate, destiny. Not science or the art of medicine.

And surprised, that their doctors and health systems acted by following

chance, and not thinking that perhaps there is something that they aren’t

doing as they should be, that maybe their biggest waste: that which

reconnects mind, body, and nature, has come to light.

Because cancer is the largest knot of the century, not Evil.

Evil is not wanting to think in 360 degrees, no longer considering the

man, considering ourselves a test tube and nothing more; considering the

world and the Earth a test tube and nothing more; forgetting where we

come from and where we return: the Earth; forgetting that a degree in

medicine is useful for having the bases to reflect and discover ourselves

and to help others to do the same. It is not only to have a high salary, a

respectable social position and follow the drug protocols without asking

any questions. Because whatever might happen, to ask the questions,

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those same doctors would not find an acceptable and logical answer in

those protocols or in the “traditional” way of proceeding to cure a person

in full for any kind of discomfort. And albeit, you wanted to continue

following the protocols, not to reason and recommend suitable diets,

supplements, nutritionist consults, Naturopaths or people specialized in

Herbal Medicine…? Why aren’t Naturopaths regulated by law? The

figure of Naturopathy in Italy is not regulated, but one can still carry out

the profession without the same rights as a doctor or ordinary worker. In

England, a person can even be a Homeopath without a medical degree.

But a doctor could easily say to an oncology patient or any patient, to

drink aloe in the morning or advise them to see a Nutritionist without the

prejudice of considering it useless advice; useless because the toxicity of

certain drugs is so high that it is true that nature often cannot face this

type of enormous poisoning, but surely they wouldn’t do that. And rather

than looking with discouraged eyes and full of useless pity on a sick

person that by “unlucky destiny” has a disease like cancer, why not take

the responsibility of prescribing natural remedies or FEEL OBLIGATED

to know that soya beans, like billions of other remedies, have the same

properties as chemotherapy drugs without the side effects.

Why do they take the responsibility of deciding to intravenously inject a

deadly poison? Why not take the responsibility of being a real doctor and

consider, at whatever cost, every inherent discovery, and recommend that

which is more suitable and less invasive?

There is something wrong.

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There is something wrong between the look of a discouraged doctor, and

the full of life look of a Naturopath or whatever other doctor of which

one chooses to think.

Yes, to think.

In fact, the exponents of natural medicine absolutely include the

possibility of benefitting from more complex molecular drugs, if really

needed. They would like to collaborate and unite two types of medicine

to be the most efficient for human needs, not damaging that which is still

biologically healthy in the body, and strengthening the weak points, but

starting from the fundamental assumption that there is a link between

body and mind.

There is always something wrong behind laziness or negligence, or a

particularly strong blindness against something that is far more logical

that that which we are accustomed to thinking and believing as true.

What is it that’s wrong? How is it possible that all traditional medicine

does not consider the natural, and why?

If there weren’t a different interest from that which should be, then why

aren’t Homeopathic and natural medicines and Naturopathic products

reimbursed by national health insurance? Why is a drug with at its core,

more toxic substances than others, and with a myriad of side effects

longer than the benefits from them, recognized and certified by a

Pharmacist, even just for a simple Aspirin? And instead a product like

Aloe Vera or Aloe Arborescens whose content is only 100% Aloe and at

maximum a harmless preservative with no side effects unless one drinks

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an excessive quantity, and with benefits that include one-hundred

traditional medications all put together without the poisoning effects;

indeed, Aloe is also a detoxifier, however, it cannot be refundable?

Many doubts arise in the moment in which one discovers that 70% if not

80% of the revenues of pharmaceutical companies come just from

chemotherapy at this time.

Many doubts arise in the moment in which one discovers that the

research initiated by Italian (our) Luigi Di Bella on tumors, has been

studied, modified, and used in other countries, but not in Italy.

Many doubts arise simply looking for information on the Internet, and

thinking about them, arriving to find an extreme lack of logic and huge

monsters in the medical and pharmacological system, at least in Italy.

And many doubts arise from comprehending that natural medicine is a

clean medicine, a human medicine, which appreciates the man in his

entirety, in his physical, psychic, and energetic point of view; for this

reason it is a human medicine.

The “slowness” of action, much questioned, is the period of time that

clearly our body needs in order to really heal. Natural medicine involves

a wide range of natural therapies that act on the body both physically and

emotionally in order to relieve pain, improve health status, and also the

emotional conditions related to stress and anxiety.

The human body has an innate ability for self-healing that is often

hampered by medication taken to treat a symptom. Today medicine has

lost the humane part; it is a technological medicine, extremely valuable

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in the field of science, but not in human terms. Man has an individuality

linked to an emotional and psychic aspect. Therefore, one cannot separate

disease from this aspect; the disease expresses a symbol, and the

symbolism of the disease represents that dimension that every object can

have when it evokes a reality not inherent, something that you do not

have in your consciousness.

When one falls ill from something, it should be considered a message; a

message of discomfort or of contrast that exists between the three brains

(theory of Mac Lean), i.e. between the conscious and unconscious parts,

in which the cell body represents the implementation, a display of this

discomfort. Therefore, the disease is not only falling ill from something

randomly; luck does not exist in natural medicine, luck exists in medical

technology. And what is still not clear, is that we think just the opposite,

namely, that natural medicine is that which is based on chance, but this is

not the case.

Besides economic interests which this thesis refers to as the basis of

pharmacological choices and at the core of the health system, probably

the major obstacle that man needs to overcome, or try to overcome, is

fear. This applies to all mankind, and in all areas of life; in this case

between doctors, but also among people who choose, of course in a

rather controlled manner, how to care for themselves.

The fear that generates enormous prejudices towards whatever is

unknown; the fear of being curious, of information, and as a result of our

own free thought and will as individuals, fear that is gripping and makes

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slaves of dogmas that are not dogmas but turn into them. Fear of

ourselves and the lack of consideration that we have for our person as a

whole, inevitably suppressing everything beautiful and creative in man;

believing that “the greats” of the past, those of the present, or those who

will be in the future, have something “special”; believing that those who

manage to believe in themselves, in their capabilities of making or doing

something tangible for themselves and for others, are the results of

something that does not belong to everyone. Nothing could be more

wrong. To have self-awareness, as a whole, therefore, from a physical

and spiritual point of view, is possible for each of us.

Awareness. Awareness is in reality only the road that leads to the

enlightenment of our true and unique existence. Awareness is the phase

of perception, even cognitive, through which we live a given experience,

or think something. This is not to say that we understand it at the

foundation. Indeed, animals can also have awareness, but man is also

able to comprehend, and so through awareness and comprehension of

what is happening to ourselves in our lives specifically, and trying to

have an overall view of the historical reality in which we live, we can

continue toward enlightenment and continue to illuminate our continuous

existence, feeling satisfied with our whole persons.

By now we are extremely accustomed to separating body and spirit,

therefore, separating a person from his whole. We do this without even

realizing it, and it is probably also a reason for a completely unnatural

lifestyle. But here our desire to be better, and to feel satisfied and full of

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life, enters into action. Not ignoring what is also only intuitive, or an

unconscious awareness, one thinks it might harm the mind or body, and

not passing from one extreme to the other, compulsively avoiding doing a

given action, consuming a certain food, or not thinking morbidly about

anything probably damaging for our emotional serenity.

Sometimes this is inevitable; we are human, and there an infinite number

of emotional and chemical reasons to take into consideration about our

actions. But one can be aware, in a conscious manner, of that which we

think and that which we eat, therefore being able to redirect ourselves on

the path that we have chosen as right for ourselves, without resulting in

justification and seeking blame or explanations outside of ourselves for

what happens to us.

To really understand a situation or ourselves does not mean to bring

ourselves down or depress ourselves; this could be, indeed often is, a

phase, beyond which, however, if one has the courage to move past it and

therefore move forward, one can. And if we remain in a phase of

“depression”, somehow we will be dependent only and exclusively on

ourselves, and the choices that we have made. We must strive for

enlightenment, trying to have a conscious awareness of who we are in

our own and unique body and our own and unique “head”.

Conclusions

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This thesis was founded on the premise of examining in a general and

simple manner, a complex situation, like that of our psycho-physical

wellbeing.

Born with the thought that currently what is extremely divided can be

reunited, at least as a personal purpose in our existence, is the starting

point for a possible, though very difficult change in the communal way of

thinking and acting.

It is a thesis that concentrates on diet, but could easily be a metaphor for

life.

It was created to find something that necessarily accompanies the

“unknown”, death, to prematurely demonstrate it. And the contributing

factor is in diet; disease follows the simplest biological, chemical, and

emotional reactions to demonstrate the latter.

There are differently treated arguments in which Anthropology has

merged with Hematology (science that studies blood) which blends with

medicine and Naturopathy, that merges with Philosophy, to give a small

picture and understand that even if all these categories are immense,

impossible to treat in detail in this thesis, the goal is to understand how

much everything is connected, and that we should not be afraid to seek

information regarding our own wellbeing, because if we don’t initially

deal with it in person, no one else will do it for us.

Another end even more important is that it is evident that in contrast to

how we are accustomed to think, “Absolute truths” do not exist, but

“partial truths”, which can lead each of us to finding our own truth.

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From a scientific point of view, they are moving forward with very

important research on a non-invasive vaccine for breast cancer, for which

information is available on the Internet and on page 302 of Peter

D’Adamo’s book, a book that has been a source of great inspiration for

this paper.

It concludes by urging every person not to be afraid, to inquire as to what

pertains to us, and to critically commit ourselves to letting food be our

proper medicine, and the right medicine be our food.

Hippocrates said this, and to this day our doctors endorse his oath.

ESPAÑOL

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Introducción

Estamos acostumbrados a pensar en compartimientos estancos, estancos

porque el pensamiento autónomo, una vez tocadas las paredes del

compartimiento, se siente reprimido, como en un estanco; procura ir más

allá, intentando relacionar todas las categorías, como se hacía en los

tiempos en los que un filósofo era también un matemático, y también

médico; es verdad, en nuestros días tenemos muchos, muchísimos

conocimientos científicos respecto a hace dos mil años, pero ésto no

justifica la negligencia en la falta de curiosidad y ganas de profundizar

cualquier argumento más allá de una determinada categoría y, sobre todo,

recurrir al dogma para hallar consuelo en certezas que no existen, sin

tomar en consideración el "devenir" de la realidad o, como ha dicho

Heráclito, el "pánta rêi" es decir, que "el todo" fluye y, en consecuencia,

no dando por cierta la única probable certeza: que el continuo mutar está

a la base de casi todo.

Que la contínua natural evolución del hombre está a la base de todo.

Habría que partir siempre de este presupuesto. Esto puede resultar más

fácil si elegimos el tema que más nos interese profundizar e intentamos

contemplarlo desde todos los puntos de vista, para deducir después

nuestras propias conclusiones, o por lo menos algunas reflexiones que en

ningún otro sino en si mismo pueden tener lugar. Este trabajo ha sido

concebido para reflexionar sobre el tema de la alimentación, tema, en

nuestros días, en gran medida, confuso e intríso de "verdades no

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verdades". Un trabajo, esto, que se concentrará, sobre todo, en ofrecer

algunos estímulos sobre los que reflexionar. Las varias consideraciones

que una persona pueda hacer durante años, son extremamente subjetivas,

pero si nos concentramos sobre una cosa determinada encontraremos su

punto de partida y el hilo conductor más lógico posible, al que no

necesariamente corresponde un fín con conclusiones ciertas. La presente

tesis se desarrolla con esta intención concentrándose principalmente

sobre cuáles pueden ser los puntos reales de partida de un analisis, ya que

hoy en día, quizás, nos solemos concentrar más en la posible meta que en

el punto de partida y el viaje en sí mismo. Como quizás los esfuerzos se

han concentrado en examinar el alimento separado perdiendo de

vista al hombre. Lo que se ha intentado hacer en este trabajo, es discutir

las varias piezas que constituyen y que conducen a reflexionar sobre lo

que es justo comer para el nuestro específico organismo, no considerando

un determinado alimento, como generalmente se hace, definendolo

beneficioso o no, en si mismo. Se van a hacer solo alusiónes a algunos

argumentos, como el ADN, sobre los que, si se quisiera profundizar la

reflexión, se podría hacer facilmente. Se explicarán más detalladamente

ciertos aspectos considerados más relevantes en este ámbito como por

ejemplo la sangre, las "lectinas" contenidas en los alimentos y cómo se

agregan a nuestros DETERMINADOS "antigenos" y cómo esto

comporta el fenómeno "de la aglutinación", frecuentemente dañosa para

nuestro cuerpo, y que con el pasar del tiempo ésto pueda inducir a

desarrollar las patologías más graves, pero sobre todo las enfermedades

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que, casualmente, este siglo mayormente padece, "el mal del siglo"

precisamente, es decir, el cáncer.

En efecto, se discuterá sobre cuál es la conexión entre alimentación,

sistema digestivo y, finalmente, inmunitario de modo muy sencillo. Y

para que este trabajo tenga una finalidad más divulgativa, y no solo

científica, es decir, principalmente elaborado para despertar la curiosidad

hacia sí mismo, y desarrollar como resultado un pensamiento autonomo

hacia la propia salud, intentando razonar con el propio médico, no

entregandose a él en cada decisión de su propia vida. Y provocando el

deseo de profundizar los argumentos tratados para reflexionar sobre ellos

de manera autonoma.

Este trabajo parte de la grande intuición de James D'Adamo, padre de

Peter J. D'Adamo, que ha publicado un libro llamado "los grupos

sanguineos y la alimentación", publicado el primero de Junio de el año

1997, en el que explica de manera detallada la historia del género

humano y su evolución desde el punto de vista de los grupos sanguíneos,

estableciendo para estos últimos una dieta individual, contenida en el

libro y desarrollada dividiendo los alimentos por categorías, explicando

de manera pormenorizada, por qué ciertos alimentos son beneficiosos,

neutrales o a evitar. Peter D'Adamo tiene ciertas intuiciones geniales, y,

en el caso que leáis su libro seguramente os reconoceríais en lo que

afirma del vuestro grupo sanguíneo. En esta tesis, este libro será el punto

de partida para desembocar cada vez una mayor subjetividad, intentando

comprender y comprenderse, sin llegar a verdades absolutas, si no a

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verdades parciales, y con la ayuda de ellas, aprender a escucharse

mayormente, procurando ser conscientes de si mismos en el largo y breve

recorrido que es la vida, en su inmenso valor, pero también en su

impetuoso, peremne, continuo cambiamento y devenir.

1. CAPĺTULO Peter J. D’Adamo

El doctor Peter J. D’Adamo es un famoso investigador y profesor en el

ambíto de la medicina naturopática. Sus trabajos sobre la relación entre

grupos sanguíneos, salud y enfermedad han obtenido reconociemientos

en el mundo científico a nivel internacional; fundador y director del

Journal of Nauropathic Medicine, D’Adamo ejércita la profesión en

Connecticut. El libro de mayor éxito es “eat for/4 your type”, publicado

el primero de junio del año 1997, en español, “Los grupos sanguíneos y

la alimentación”, escrito en colaboración con Catherine Whitney.

Llegó a la conclusión que tenía que existir algo que identificase un

alimento como “válido o no válido” para una persona,

independientemente de los factores dietéticos conocidos; descrubriendo

que los distintos alimentos tienen características propias que les hacen

más o menos “amigos” de los distintos grupos sanguíneos. En otras

palabras el sistema inmunitario de una persona reacciona a un

determinado alimento con la misma intensidad con la que combatiría

a un microbio invasor o a la sangre no compatible.

Peter D’Adamo, llegó posteriormente a la conclusión de que con respeto

a cada grupo sanguíneo los mismos alimentos y bebidas pueden

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demostrarse:

Beneficiosos: si actúan como medicina válida para la salud;

Neutrales: si actúan como alimentos;

No aconsejables: si actúan como sustancias tóxicas;

1.1. La sangre y los grupos sanguíneos

Frecuentemente, la mayor parte de las personas no conoce ni siquiera su

grupo sanguineo, y la respuesta a la pregunta: "¿qué grupo sanguineo

perteneces?" es generalmente muy confusa o carente de cualquier

información útil. Normalmente se considera útil el conocimiento del

propio grupo sanguineo solo para responder a emergencias como una

posible intervención quirúrgica, una hemorragia o una transfusión. Sin

duda, una toma de contacto superficial; porque la sangre es la vida

misma, siendo la fuerza primordial que ha alimentado el misterio del

nacimiento, enfermedad y muerte; enteras civilizaciones se han

construidas sobre la sangre; sin sangre desde un punto de vista biologico

y también espiritual, no podríamos existir. Y su importancia es innegable.

Partimos ya desde el principio considerando y siendo conscientes que en

la base de todo individuo hay una subjetividad que "antes del tiempo"

comienza propio en la sangre, una clave através de la que se puede mirar

a la historia, recorriendo los desplazamientos humanos y el consecuente

nacimiento de los distintos grupos sanguíneos, con un "nuevo" punto de

vista; una clave que nos permite descubrir, siguiendo a los primero seres

humanos y cómo se han adaptado a cambiamentos de tipo climático-

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ambiental y alimentario, algo más sobre nosotros mismos. Lo que el

profesor D'Adamo afirma a propósito es que las diferencias de los grupos

sanguineos están estrechamente relacionadas con la capacidad de

adaptación del hombre en el curso de los siglos, y las repercusiones que

esta volubilidad ha originado sobre el sistema digestivo y su sistema

inmunitario; no a caso la sangre es el vehículo de todas las sustancias

nutritivas y del oxígeno en todas las partes de nuestro cuerpo, pero con

ciertas particularidades relativas a su grupo y a la persona en particular.

Se inicia este viaje hacia la toma de conciencia de la subjetividad y

unicidad de cada individuo partiendo de los estudios de Peter D'Adamo,

y comenzando precisamente de la historia del género humano.

1.1.1.La historia del hombre y la paralela historia de la

evolución de los grupos sanguíneos

Los primeros humanoides se remontan a hace 500.000 años en África; un

ambiente mucho más hostil al que nosotros estamos acostumbrados, en el

cual el objetivo principal era el de defenderse y procurarse el alimento

necesario para la supervivencia. No eran ni fuertes ni ágiles respecto a

otros habitantes de la tierra pero tenían una astucia isntintiva que

sucesivamente se ha transformado en razón, y poseían algo

verdaderamente especial, el pulgar retráctil, permitiéndo actividades que

solo el hombre era en grado de desarrollar. Cuando el ser humano inició

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su itinerario evolutivo y comenzó a emigrar de un lugar a otro tuvo que

hacer frente a cambios ambientales y en consecuencia alimentarios,

iniciando así a modificarse a nivel del sistema digestivo e inmunitario;

consiguiendo sobrevivir y prosperar en lugares nuevos, adaptándose y

adaptando el nuevo organismo al paso del tiempo.

La aparición de los cuatro grupos sanguíneos, respectivamente en ordine

cronológico O, A, B, e AB, encuentra una correspondencia en las etapas

históricas evolutivas que han caracterizado la historia de la humanidad.

Aún recorrido un largo viaje evolutivo hasta nuestros días, el hombre,

hoy, posee, todavía en su código genético, el mensaje ligado a la dieta

che caractarizaba a las personas con los respectivos grupos sanguíneos de

50.000 años antes; de hecho muchas características de nuestros

antepasados, nos pertenecen todavía.

Aproximadamente, hace 40.000 años aparecieron sobre la tierra los

hombres de Cro-Magnon, que se convirtieron muy pronto en temibles

cazadores, organizados en grupos y capaces de construir instrumentos

usados como armas, eran cazadores y la carne que cazaban, es decir las

proteinas animales que consumían, les aportaban toda la energía que

necesitaban, cubriendo completamente sus necesidades cotidianas

Y ha sido precisamente en este periodo que tuvo lugar el nacimiento,

maxima expresión y expansión el grupo sanguineo 0.

Según los estudios efectuados por D'Adamo cada tipología de grupo

sanguineo refleja la propia evolución en las que deberían ser sus hábitos

en la dieta y el deporte, reflejando también ciertos hábitos de

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comportamiento relativos a los correspondientes antepasados. El grupo

sanguíneo O, por tanto, es el fundador de los varios grupos sanguíneos,

una especie de cazador, caracterizado por un físico atletico y por una

predisposición hacia los alimentos de origen animal (carne). No son, al

contrario, aconsejables los derivados lácticos, las legumbres y los

cereales como el pan, la pasta y el arroz, porque estos alimentos, sobre

todo los productos a base de grano, contienen lectinas que reaccionan con

la composición de la sangre y con el sistema digestivo e interfieren en la

correcta absorción de otras sustancias nutritivas. Es responsable del

aumento de peso y el gluten contenido en él altera el metabolismo. Y

tienen una natural predisposición a la dura actividad física.

Las poblaciones iniciaron a emigrar desde África hacia tierras como

Europa y Asia, en busca de más alimento, es decir carne. La tierra ha

empezado repoblarse de personas pertenecientes al grupo sanguíneo O,

en efecto, hasta ahora, es el grupo sanguíneo más frecuente

Hace 20.000 años, a nuestros antepasados les comenzaron a escasear las

reservas de caza, así hubo un rápido cambio alimentario que llevó a estos

hombres a considerar también bayas, semillas y raices como fuentes de

alimentación transformándo de carnívora a omnivora.

Muy pronto las reservas de carne que parecían inagotables, con el

aumento de la población comenzaron a escasear, los ambientes se

hicieron más hostiles, el hombre de Cro-Magnon se extinguió, y los

hombres se vieron obligados a hacerse la guerra mutuamente,

favoreciendo, de esta manera, otros cambios evolutivos y nuevas

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migraciones.

Fue así que en algún lugar del Medio Oriente o de Asia, alrededor de

hace 25.000-15.000 años, aparece el grupo sanguíneo tipo A,

respondiendo a las nuevas exigencias humanas con respecto a las nuevas

condiciones ambientales. Este periodo histórico lo conocemos con el

nombre de Neolítico en el que la agricultura y la domesticación de los

animales han sidos las características principales de estos seres humanos.

Una revolución cultural que caracterizó este periodo histórico; los

hombres empezaron a crear las primeras comunidades estables y

agrícolas fundadas en un nuevo tipo de cooperación. Esta revolución

cambió también el estilo de vida de las poblaciones con una alimentación

muy distinta provocando posteriores modificaciones a nivel del sistema

digestivo e inmunitario (como estamos viendo poco a poco estos dos

sistemas van de la mano). Estas poblaciones tuvieron así la posibilidad de

asimilar sustancias nutritivas contenidas en los cereales y en otros

productos agrícolas.

El paso del grupo sanguineo 0 al grupo A fué muy rápido, ¿por qué? para

favorecer la supervivenvia de los que comenzaron a vivir en un ambiente

ya "densamente poblado", en efecto, las personas con este grupo

sanguíneo eran más resistentes a las enfermedades infectivas como

sarampión, peste, cólera, respecto a los pertenecientes al grupo sanguíneo

0, y todavía es así.

Esta impetuosa fase evolutiva de los primeros descubrimientos,

migraciones pero sobre todo grandes epidemias y nuevos hábitos

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alimentarios han sido tan potente como para cambiar nuestros genes y

codificar el grupo sanguíneo A.

Efectivamente, según D'Adamo los portadores del grupo sanguíneo A se

benefician de una dieta rica de alimentos vegetales y cereales; deben sin

embargo limitar el consumo de carne. A partir del presupuesto que el

trabajo del agricultor es menos duro que el del cazador. D'Adamo

aconseja asociar a la dieta una actividad física " relajante" o en qualquier

caso no demasiado dura (golf, yoga, danza, natación...).

El hecho que poco a poco se evidencia es también que la evolución

ligada a nuestro grupo sanguíneo, culturalmente hablando, está por

encima o antecede a toda distinción étnica y racial, siendo fruto de

un viaje evolutivo y de consecuentes adaptaciones ambientales,

alimentarias y biológicas de la que es una compleja y maravillosa

máquina: nuestro cuerpo.

Evolución que continua "a la consigna del equilibrio" con la aparición del

grupo sanguíneo B, alrededor de hace 10.000-15.000 años, en las zonas

del Himalaya que hoy forman parte del Paquistán y de India. Lo que

desencadenó esta nueva modificación genética fué probablemente la

exigencia de adaptarse a climas mucho más fríos; este tipo de

poblaciones eran nómadas, con una cultura prevalentemente ligada al

pastoreo.

En efecto el grupo B caracteriza al nómada, un individuo con un sistema

inmunitario y digestivo tendencialmente muy eficaz. Según la dieta del

grupo sanguíneo estas personas son las únicas que pueden consumir

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productos lácticos con una cierta libertad. Los únicos alimentos

desaconsejados son aquello ricos en conservantes y azúcares simples.

Dado que los nómadas se desplazan frecuentemente y durante el trayecto

tienen tiempo para pensar, D'adamo aconseja actividad física ligera con

un componente mental como el tenis y el paseo.

Por fín encontramos el más "moderno" y raro de los grupos sanguíneos,

el grupo AB, que istintivamente se ha desarrollado con la mezcla de la

sangre caucásica del tipo A y con la mongólica de tipo B.

Las hordas bárbaras han ganado sobre el ya exausto Imperio romano.

Este grupo sanguíneo tiene, por tanto, ciertas "multi identidad" que

reagrupan ciertas características ya sea del grupo sanguíneo A, que del

grupo B, asimilando los puntos fuertes como las debilidades.

El grupo AB es descrito como el enigmático, estando en el escalón más

alto de la escala evolutiva. Desde el punto de vista dietético y esportivo,

el enigmático se coloca a mitad entre el grupo A y el grupo B. Puede, por

tanto, consumir con moderación un poco de todos los alimentos sin

exagerar con los productos lácteos.

Este grupo sanguíneo podría representar simbólicamente nuestros

complejos y conflictuales tiempos.

1.1.2.Qué es la sangre y por qué es tan importante.

A simple vista la sangre aparece de una consistencia particular: ni

líquido, ni sólido, viscoso; su color es fuerte y homogéneo, rojo rubí;

para algunas personas, solo la vista impresiona o incluso tiene la

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capacidad de hacer perder los sentidos, sensibilidad peculiar porque no

hay nada más natural y vivo que la sangre, quizás es su "descarada"

naturaleza en el salir de una herida, por ejemplo, que pone a algunas

personas a disgusto y en una condición de malestar.

La sangre fluye, fluye como "el todo" por Heráclito, fluye por todas las

partes de nuestro cuerpo, en las que llamamos venas o arterias (las

arterias tienen dimensiones mayores) y cada glóbulo rojo altera su forma

para hacerse más pequeñito y pasando a través de los capilares uno a uno,

si, caminan en fila india, para llegar a las partes limítrofes de nuestro

cuerpo, aquellas partes donde se advierte aquella sensación de frío más

facílmente en determinadas posiciones o en ciertas condiciones

climáticas. Pero esa continua fluir, aunque se sienta frío tratará de

establecer la temperatura optimal para ella y por tanto para nosotros,

aunque se la intoxique con una alimenración errada, aunque no le demos

suficiente oxígeno o agua, aunque esté enferma, en cualquier caso fluirá

intentando remediar lo que pueda las deficiencias a las que la sometemos,

fluirá hasta el fín.

Si tomamos un microscopio y entramos en su mundo, mejor aún, en

nuestro mundo, solo desde mucho, mucho más cerca se puede admirar

esta obra de arte que tenemos siempre con nosotros. Para hacernos una

idea de las dimensiones de los globulos rojos basta pensar que un

milímetro cúbico de sangre puede contener más de 5 millones de estas

pequeñas células. Los globulos rojos son células muy particulares: se

pasean continuamente por nuestro cuerpo a miles de millones, como

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columnas de camiones para abastecer de oxígeno todos los tejidos; al

contrario de todas las células del cuerpo, los glóbulos rojos no tienen

núcleo: lo pierden poco después del nacimiento (que tiene lugar en la

médula espinal) "escupiéndolo" fuera como un hueso de cereza. Son,

practicamente, una especie de saquitos llenos de hemoglobina, la única

cosa que saben hacer, en efecto (pero absolutamente fundamental) es

producir hemoglobina, una proteína que conteniendo hierro se ligará y

transportará cuatro moléculas de oxigeno sobre la espalda por todo

nuestro cuerpo, todo esto tiene lugar gracias a las sustancias

absorbidas a través de la alimentación. Cada segundo en el nuestro

cuerpo mueren dos millones de glóbulos rojos. Pero otro tanto se

producen contemporáneamente. Una muerte y una vida continua por

tanto.Y después de esta breve y utilísima existencia se rompen y terminan

siendo comidos por los fagocitos, algunos de los glóbulos blancos a

quién toca este trabajo.

En efecto en la sangre no están solo estos abnegados habitantes, los

glóbulos rojos, sino también los glóbulos blancos, mucho menos

numerosos respecto a los rojos, son una especie de copilotos, viajan en la

sangre estando muy atentos a todo lo que sucede, son verdaderos

centinelas preparados para intervenir en el caso de presencia de

invadentes intrusos. Junto a ellos están también las piastrinas, las que, en

caso de hemorragia interna o externa, pero también por un simple

arañazo, corren para refugiarse coagulándose entre ellas, creando una

barrera intentando perder los menos glóbulos rojos posibles, todos estos

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elementos se encuentran en un líquido conocido como plasma, un líquido

gelatinoso que contiene muchas proteínas encargadas de las más

disparatadas funciones pero ¿porqué la sangre es verdaderamente tan

importante para nuestro estado de salud y cómo influencia este estado?

Aunque sólo en el describirlo, y sólo sabiendo que transporta oxígeno se

debería dar por descontada su importancia, es fundamental también por la

relación profundísima que tiene con el sistema inmunitario; este último

identifica todo lo que es extraño a nuestro organismo, todo aquello que

no tiene una filiación biológica compatible con nuestro cuerpo lo

identifica y lo destruye. Este proceso de identificación es de grandísima

importancia. Si el sistema inmunitario no reconoce un cuerpo extraño

como tal puede consentir a organismos intrusos o sustancias dañosas que

entren y hagan lo que más deseen. ¿Pero este proceso de identificación

como se realiza?

La característica principal de este sistema es de saber reconocer las

estructuras que no constituyen un peligro y que por tanto deben ser

preservadas, self, las estructuras que, por el contrario, se van a individuar

como nocivas para el organismo y que por tanto deben ser expulsada,

non-self, por tanto nuestro sistema inmunitario reconocerá como non-

infectious self, las estructuras no infectivas de aquellas infectiuos self,

estructuras infectivas. Este reconocimiento tiene lugar con la presencia

de sustancias químicas presentes en cualquier forma de vida existente,

desde la más compleja a la menos compleja llamados antígenos,

literalmente inductores de anticuerpos. El sistema inmunitario destruye

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cualquier antígeno que considera potencialmente nocivo o que no

pertenezca a nuestro organismo. Los antígenos más potentes y

numéricamente más elevados son los relacionados con los grupos

sanguíneos y como nuestra sangre viaja por todo el cuerpo, nos

garantizan un sistema de alarma extremadamente eficiente.

Efectivamente, cuando el sistema inmunitario entra en contacto con el

antígeno de una sustancia externa ya sea un bacterio, un alimento o los

corpúsculos contenidos en el aire, el sistema inmunitario "in primis"

llama al antígeno que determina el grupo sanguíneo para "saber" si el

intruso es amigo o no. Cada grupo sanguíneo, por tanto, O, A, B o AB

tiene un antígeno específico sobre las células de todo nuestro cuerpo al

cual, entre otras cosas, debe su nombre.

El grupo A tendrá como antígeno A, el grupo B el antígeno B y el grupo

AB tendrá ya sea los antigenos A como los antígenos B, mientras el

grupo O es llamado precisamente O porque no presenta antigenos.

Tenemos que imaginar estos antígenos como antenas que salen de la

superficie de las células conformadas por un estilo con la extremidad que

funciona de recibidor y transmitente. El soporte está formado por la

unión de numerosas moléculas de un azúcar llamado fucose. En el grupo

0 no existen antigénos, es decir, las células tienen solamente la porción

de soporte de la antena, es decir las cadenas de fucose.

Cuando el antígeno propio del tipo de grupo sanguíneo se da cuenta que

un antígeno procediente del esterno ha entrado en el cuerpo estimula la

producción de sustancias conocidas como anticuerpos: aquellos que

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tienen la misión de atacar físicamente la sustancia extraña y favorecer la

destrucción, los anticuerpos producidos tendrán una estructura física

específica para el antígeno extraño que sale del cuerpo de un dado

microorganismo, adaptándose, y creando una reacción química

extremadamente importante llamada aglutinación, proceso que permite a

los anticuerpos aglutinar, o sea, reagrupar los microorganismos creando

pequeños grupos que tienden a precipitar para facilitar la eliminación.

Este "modus operandi" del sistema inmunitario ha sido un

descubrimiento histórico fundamental. El doctor Karl Landsteiner, un

científico austriaco descubrió lo que nosotros ahora damos por

descontado, es decir que una persona perteneciente a un determinado

grupo sanguíneo rechaze la sangre de una persona con distinto grupo

sanguíneo. Los anticuerpos presentes en la sangre de una persona que

tenga, por ejemplo, el grupo sanguíneo A atacan directamente los

antígenos que caracterizan a una persona perteneciente al grupo B, no

pudiendo, por tanto, intercambiar la sangre, si esto sucediese irían hacia

el proceso de aglutinación; efectivamente los sujetos del grupo A tienen

anticuerpos anti B, los sujetos con grupo B tienen anticuerpos anti A, los

sujetos con grupo AB tenienen anticuerpos anti A ni anti B. Estos en

efecto pueden recibir la sangre de todos, pero pueden donarlo solo a

personas con grupo AB; finalmente tenemos el grupo 0 que no tiene

anticuerpos ya sea anti-A que anti-B, exactamente el opuesto del grupo

AB; en efecto las personas que tienen este grupo sanguíneo pueden donar

su sangre a quien sea pero recibirlo sólo de personas del grupo 0. Estos,

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en efecto, son los llamados "donadores universales".

1.2. Conexión entre sangre y alimentación

Los anticuerpos dirigidos contra un grupo sanguíneo diferente del nuestro

son los más potentes en absoluto en el interno del sistema inmunitario.

La mayor parte de los anticuerpos normalmente se produce por el influjo

de un determinado estímulo como por ejemplo una vacuna, también una

infección; mientras los anticuerpos de los grupos sanguíneos son

segregados automáticamente; es decir si hay un intruso, automáticamente

se dispara la respuesta de aglutinación y eliminación.

Los investigadores que trabajan en este ámbito han descubierto que

muchas sustancias nutritivas son capaces de aglutinar las células de

algunos grupos sanguíneos (de manera similar al rechazo), pero no de

otros. Lo que significa que un alimento puede, por ejemplo, resultar

dañoso para las células de un sujeto de tipo A y beneficioso para las

células de un sujeto de tipo B. No por nada, muchos de los antígenos

presentes en los alimentos tienen características similares al antígeno A o

al B. Este descubrimiento ha puesto de manifiesto la existencia de una

relación científica entre grupos sanguíneos y dieta.

Informaciones que han quedado inutilizadas durante casi un siglo hasta

que una minoría de grupos de personas entre los cuales médicos,

nutricionistas, naturópatas e investigadores han iniciado a explorar estas

informaciones vitales para la comprensión de nuestro funcionamiento a

nivel de salud nutriciónística, es decir, gran parte de lo que influencia

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toda nuestra salud física y también mental.

1.2.1.Las lectinas

Continuando a seguir en esta primera parte de este trabajo el flujo lógico

del doctor Peter J D'Adamo, entre alimento y sangre existe por tanto,

como ya hemos explicado precedentemente, un vínculo indisoluble

ligado a nuestro bagaje genético en relación con nuestra evolución; en

efecto aunque parezca sorprendente, nuestro sistema digestivo y nuestro

sistema inmunitario prediligen los alimentos consumados por nuestros

antepasados que tenían nuestro mismo grupo sanguíneo. Las razones de

ello reside en proteínas denominadas lectinas. Proteínas con capacidad

aglutinante en la sangre y abundantes en los diversos alimentos, también

aquellos considerados benéficos "para todos".

Un número considerable de gérmenes pero también el mismo sistema

inmunitario hace uso de esta cola biológica para atrapar bacterias y

parásitos, como por ejemplo, sucede en el tramo que comunica el hígado

a la vesícula biliar, estos conductos están tapizados por células con una

superficie riquísima de lectinas. También los microorganismos son ricos

de lectinas, que funcionan como ventosas consintiendoles ancorarse

solidamente a las mucosas de nuestro organismo. Las mismas

consideraciones son válidas para el alimento. Cuando comemos un

alimento que contiene lectinas incompatibles con nuestro grupo

sanguíneo, éstas se colocan en un órgano (riñones, hígado, celebro,

estómago, etc.) y comienzan a aglutinar glóbulos rojos en esa zona.

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¿Por qué todo ésto sucede a nivel sanguíneo? un determinado alimento

presenta las mismas características de los antígenos de los grupos

sanguíneos, o sea, las lectinas que contienen los alimentos presentan un

antígeno similar a dado grupo sanguíneo, que si es ingerido de una

persona con un grupo sanguinio diferente del antígeno presente en la

lectina, provocará la reacción de aglutinación en la sangre. Por poner un

ejemplo, la leche posee lectinas muy similares a las que tiene el antígeno

B, es decir grupo sanguíneo B, si un sujeto con grupo sanguíneo A bebe

leche, su sistema inmunitario desencadenará automáticamente los

mecanismos de aglutinación en el intento de eliminar la sustancia nociva,

intentando rechazarla exactamente como haría si le fuera introducido

sangre del grupo sanguíneo B. Cada lectina no digerida adecuadamente,

ya sea la que contiene la leche, las judías, los cereales o la fruta es

diferente y prefiere diversos órganos y una vez que llega al destino

"preestablecido" la lectina, que como ya sabemos, actúa como cola,

produce este efecto suyo aglutinante sobre las células que la circundan,

formando pequeños aglomerados que en un segundo tiempo serán

destruidos. Pero causando en cualquier caso un estress no indiferente al

sistema digestivo y al sistema inmunitario.

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1.2.2.Conexión entre sangre, alimentación y salud

Afortunadamente el 95% de las lectinas presentes en los alimentos es de

fácil eliminación por nuestro organismo o casi; en cualquier caso hay un

resto del 5% de alimentos que contienen lectinas nocivas que si no se

tiene el justo conocimiento de las que son dañinas para nuestro grupo

sanguíneo desencadenan una serie de reacciones que llevan a la

destrucción de los glóbulos rojos; como ya hemos explicado, las lectinas

dañinas pueden atacar intestino y estómago desencadenando una

inflamación no despreciable a las mucosas de estos órganos, con

síntomas semejantes a las que se tendrían durante una reacción alérgica.

Pero no es necesario ingerir cantidades excesivas, bastan pequeñas dosis

para aglutinar una cantidad impresionante de células, obviamente esto

sucede cuando existe una incompatibilidad con el propio grupo

sanguíneo.

Dicho esto, no es necesario "tener miedo" al alimento, sino saberlo

reconocer, saber reconocer qué lectinas son dañinas para nosotros en lo

específico y cuáles no. Por ejemplo el gluten (contenido en el grano y en

otros cereales) tiene un poder inflamatorio para el intestino; el grupo 0,

particularmente sensible a esta lectina, debería evitar de comerlo, ya que

estas personas podrían correr el riesgo de una inflamación mucho más

fácilmente. Las lectinas tienen todas una forma distinta, las del grano, por

ejemplo, serán diferentes a las de la soja. Por tanto cada una de ellas será

dañina para algunos y beneficiosa para otros. Los tejidos nerviosos de

todos son muy sensibles al proceso de aglutinación inducido por las

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lectinas contenidas en los alimentos; las dietas por exclusión, como las

efectuadas para los objetos alérgicos, en efecto son muy útiles para curar

disturbios nerviosos. Entonces, podríamos preguntarnos: ¿pero cómo se

puede saber qué lectinas son dañosas para mi organismo y cuáles no?

El profesor D'Adamo ha comprobado científicamente, probando casi

todos los alimentos más comunes en laboratorio, la reacción que éstos

tiene con los diferentes grupos sanguíneos y cuándo el proceso de

aglutinación se determina.

Existe un método más directo también para los "comunes mortales" que

nos indica más facilmente la cantidad de las lectinas presente en nuestro

organismo; se trata de un simple examen de la orina en el que se analiza

la cantidad de "indacano" presente, un compuesto orgánico que indica los

fenómenos de fermentación intestinal. Si higado e intestino no consiguen

digerir o utilizar correctamente una determinada proteína (las lectinas

específicas de los alimentos, se recuerda, son proteínas) se producen

sustancias químicas que vienen eliminadas a través de las heces y la

orina. Eliminando alimentos que contienen lectinas para nosotros

incorectas, el nivel de indacano en la orina será mínimo. Los pacientes

del doctor D'Adamo, frecuentemente no superan el examen

brillantemente porque aún una asunción esporádica de un alimento no

aconsejado tendrá un proceso de eliminación en nuestro organismo muy

largo, aunque a nosotros no nos lo parezca.

Los valores de indacano que son suficientes para establecer la existencia

de una dieta poco correcta giran alrededor de 2,5. Los pacientes del Dr.

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D'Adamo siguiendo cuidadosamente la dieta prescrita bajan a valores

como 1 o también 0 en apenas dos semanas.

Probablemente es la primera vez que oís hablar de este examen y quizás,

como afirma D'Adamo en un futuro florecerá otra primavera; es un

examen que permite individualmente comprender el grado de

intoxicación del propio cuerpo de manera autónoma.

El profesor D'Adamo continúa de manera muy explícita estas

argumentaciones en su libro, y el por qué de la eficacia de sus dietas, y

escribiendo sus dietas en el libro mismo, entendidas como alimentación

correcta para personas pertenecientes a un determinado grupo sanguíneo

En esta tesis continuaremos una exposición más general para que cada

uno pueda reflexionar sobre estas temáticas e informarse sobre lo que

cree más útil para sí mismo.

Se ven ahora, y más en lo específico, de todas maneras, las pruebas

científicas del doctor D'Adamo, las relaciones que existen entre grupo

sanguíneo, dieta y los problemas médicos a nosotros más conocidos.

A estas alturas, tenemos una conciencia preliminar de lo que nuestra

sangre está estrechamente ligada a nuestro estado de salud, no es un caso

que para saber si se està bién o no, se efectúen el análisis de sangre, y

para poner remedio a un determinado trastorno, déficit o qualquier

problematica surgida en los denominados estudios, la respuesta curativa

más inmediata es la de recetar una grandísima cantidad de fármacos por

parte de los médicos, medicinas a las cuales nos hemos hecho de un

punto di vista psicológico y físico, dependientes.

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El punto de vista que nadie toma en consideración es que las medicinas

normalmente usadas incluso para una gripe o en enfermedades crónicas

estan estudiadas para tratar toda una variedad de personas, actuando

sobre un determinado microorganismo o problema "llegado de fuera" no

sobre la persona misma ni cómo reacciona y cual es la respuesta de

toleranza o no a este intruso o a la medicina en sí misma.

Lo que realmente hay que hacer es considerar estos remedios, o la mayor

parte de ellos, desde el justo punto de vista, es decir, como venenos.

Venenos para el bacterio, no curas para la persona y en consecuencia,

venenos para la persona.

La medicina ha dado pasos de gigante en los últimos siglos, y la

investigación farmaceútica ha seleccionado medicamentos que pueden

realmente ser útiles y capaces de actuar de modo selectivo sobre "lo que

no funciona" pero hay otros muchos que no cumplen este objetivo, y que

no se pueden ignorar porque se trata de la propia salud y lamentarse

después, sentirse desorientado sucesivamente al descubrimiento de una

enfermedad metiéndose en las manos de alguien y, al mismo tiempo

rezando a un Dios, no ha sido nunca útil y el famoso dicho "prevenir es

mejor que curar" no ha sido nunca más apropiado. Basta pensar a los

medicinales oncológicos para combatir los tumores: son capaces de

atacar las células enfermas pero en absoluto de ahorrar las sanas.

No deseamos disminuir los progresos alcanzados por la medicina, solo se

intenta ser críticos, y comprender también las dinámicas que están en la

base de lo que convencionalmente hoy como hoy se considera "justo".

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En cualquier caso no se critica, ni el doctor de D'Adamo critica los

medicamentos en sí, sino el uso inmoderado que de ellos se hace.

Abusamos de antigripales, analgésicos, antibióticos, antihistamínicos,

laxativos, medicinales para la tos, dolor de garganta y tantas otras

cosas...no se niega la utilidad de estas medicinas, sino su uso correcto.

Recordando que lo que se toma como "anti algo" en realidad actúa contra

SINTOMAS preciosos y contra mensajes que nuestro cuerpo envía para

hacernos comprender dónde y cuál podría ser el problema real o carencia.

No infravalorando, de todos modos, la posible intolerancia real a un

determinado antibiótico o medicamento derivada de nuestro grupo

sanguíneo y los posibles tratamientos netamente superiores de las

alternativas naturales.

La problemática, quizás, que en nuestros días es más común es la ligada a

los antibióticos y a las medicinas tumorales; el antibiótico es capaz de

acabar con un específico capo bactérico y eliminarlo. Podríamos pensar:

"fabuloso ¿no?", no. Absolutamente no. Es decir, en el caso en que

realmente es necesario (se cita el libro) obviamente sí, pero en el

momento en el que el termómetro nos muestra que nuestra temperatura

ha subido, por el miedo o por la prisa de estar bien, se corre a utilizar

medicinas para bajarla o antibióticos para atacar el Bacterio, no teniendo

absolutamente ninguna conciencia de que la fiebre es solamente un

síntoma del hecho de que nuestro sistema inmunitario ha entrado en

acción, que está intentando resolver el problema y el antibiótico a

diferencia, por ejemplo, de la equinacia no le ayuda a resolver el

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problema, la elimina pero eliminando el problema antes que el sistema

inmunitario se dé cuenta de lo que está sucediendo; el antibiótico, en

efecto, llega rapidísimamente a la bacteria, antes que nuestras centinelas,

apagando así nuestra respuesta y fuerza inmunitaria; el organismo no

sólo pueden debilitar la bacteria por sí solo, quizás empleando cinco días

en lugar de 3 sino que podría memorizar los antígenos de esa bacteria

para vencerla más velozmente si se volviese a presentar; utilizando un

antibiotico cuando no es necesario, se elimina la posibilidad de

memorización, y se facilita la representación de la misma bacteria, ya que

ha debilitado el sistema inmunitario, aunque por un cierto periodo la

bacteria parecerá debilitada; no solo, el uso continuado de antibióticos

altera la flora intestinal, causando diarrea y ardores de estómago,

teniendo que recurrir a integradores, y debilita nuestro sistema

inmunitario, no utilizándolo e impidiéndole crear una memoria

indispensable, haciéndose asi dependientes de una medicina.

Existen guerras que se deben combatir a la fuerza con antibióticos, pero

para no llegar a combatir esta guerra se puede hacer de manera que las

pequeñas batallas sean combatidas de manera distinta y autónoma

apoyándose en lo que la naturaleza ha puesto ya a disposición. Queda, de

todos modos, el hecho de que es el médico quien tiene la autoridad para

decidir, pero nadie puede negarnos el derecho de llegar a un estudio

médico con una justa dosis de información sobre el propio grupo

sanguíneo y el propio organismo. Las preguntas que habría que

plantearse cuando aparecen determinados síntomas, ya sea catarro, dolor

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de cabeza, dolores articulares, ardores de estómago, fiebre... son las que

nos llevan a comprender, según el estilo de vida adoptado en el último

periodo, cual puede ser la causa y si el síntoma se presenta

frecuentemente o no en el curso del tiempo. No todos las síntomas y

enfermedades se pueden afrontar de manera autónoma, obviamente, y

utilizar medicinas de manera autónoma es lo que más equivocado se

puede hacer, también para los remedios naturales que tienen su inmensa

potencia. La elección más correcta es consultar a un médico o a quien se

prefiera, pero ir con algunas nociones propias sobre la propia persona es

todavía mejor.

Para dar un ejemplo de las específicas características de las que habla el

doctor D'Adamo en su libro y para hacer entender mejor este concepto,

se pone un ejemplo: los antihistamínicos, utilizados para curar trastornos

ligados a alergias, además de dar una fastidiosa somnoolencia, pueden

aumentar la presión arterial, consecuencia particularmente dañosa para

los que son de tipo A o AB, y podrían causar problemas a la próstata y

otros tipos de controindicaciones terribles. Pero hay tambien ciertos

casos específicos a nivel de remedios naturales. Por ejemplo: para la

fiebre se aconsejan distintos remedios, pero de entre los cuales la hierba

gata es poco indicada para el grupo sanguíneo A. Aunque, obviamente,

las controindicaciones, con respecto al asunción de una medicina poco

tolerada, serían menos dañosas y con menor dificultad de eliminación, en

cualquier caso no sería indicado. Para mayores detalles, para entrar en lo

específico de medicinas convencionales y para remedios naturales para el

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propio organismo, consultar el libro " la alimentación y los grupos

sanguineos" del profesor.

1.2.3.¿Por qué algunas personas enferman y otras no?

Estamos buscando respuestas a esta cuestión a medida que avanzamos en

este trabajo, habiendo examinado hasta ahora la historia del hombre, su

grupo sanguíneo y su subjetividad en cuestión de alimentación y

tratamientos, existe, además, una relación entre grupo sanguíneo y una

mayor propensión a determinadas enfermedades.

A quien enferma, la pregunta que le surge espontánea es: "¿Por qué

precisamente a mí?". A pesar de los avances de la medicina, esta pregunta

permanece frecuentemente sin respuesta; pero hay descubrimientos

importantes que ignoramos, como por ejemplo, una predisposición

determinada por el grupo sanguíneo a contraer determinadas

enfermedades. Para entendernos: hay seguramente personas que

enferman raramente y otras que cada invierno tienen resfriados y gripes,

¿por qué? las personas que no enferman tendrán seguramente un grupo

sanguíneo que hace que su sistema inmunitario sea resistente a las

infecciones.

Quien tenga el grupo sanguíneo A tendrá que estar particularmente atento

porque tiene un sistema inmunitario muy “perezoso” que no se preocupa

mucho de eliminar las células degeneradas, y estas últimas acumulándose

podrían originar tumores; mirar de frente la realidad no nos tiene que

asustar sino hacernos más conscientes para prevenir. Y notaremos cómo

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todo vendrá espontáneo porque inevitablemente nos sentiremos mejor

con una alimentación verdaderamente correcta.

El doctor habla de manera pormenorizada de cada enfermedad e

infección en lo específico para cada grupo sanguíneo en su libro, aquí nos

ocuparemos de la enfermedad más difundida en nuestros días, los

tumores.

1.2.4.El cancer

Quien haya tenido una experiencia de cáncer en familia, sabe bien cuanto

es desgarradora, absurda, misteriosa y degenerativa, de un punto di vista

fisico y mental.

Las etapas, que llevan a la muerte cada día millones de personas, son,

normalmente, siempre las mismas, primero una mastectomia (operación

al o a los senos para quitar el contenido), quimioterapia y si todo procede

"bien", cinco años de tamoxifene u otros quimioterápicos por vía oral que

originan contraindicaciones monstruosas ya sea del punto de vista mental

que físico, después de esta terapia se presentan las primeras reincidencias

porque la protección "garantizada" es de cinco años, a continuación más

quimioterapia para dar cada vez más espacio a las células enfermas que a

las sanas, para después entrar en la llamada fase terminal; el cuerpo y la

mente exaustos, osea la persona, muere.

El doctor D'Adamo afirma que existe una correlación entre cáncer y

grupo sanguíneo; y que los datos disponibles a propósito ponen en

evidencia que la incidencia de estas patologías golpea en su mayoría a

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quienes son del grupo A o AB y son también los que poseen un sistema

inmunológico más perezoso, por tanto, quimioterapia por vía endovenosa

y quimioterapia por via oral son aún menos toleradas respecto a otros

grupos. Hay disponibles datos científicos al respecto, pero no datos que

demuestren por qué el grupo 0 o B se enferma con más dificultad de

tumor, pero los estudios siguen también en este sentido. Seguramente el

grupo sanguineo no es la única pieza para comprender las razones de los

tumores, las causas son múltiples, como personas que en familia han

tenido este tipo de problemática, la contaminación, las radiaciones, los

millones de sustancias químicas con las que entramos en contacto cada

día y las costumbres de vida.

Lo que intenta hacer D'Adamo es comprender no solo quien tiene una

predisposición a este tipo de patologías sino quién tiene la posibilidad de

salir victorioso.

Y encuentra la clave en las lectinas.

Las lectinas, teniendo un poder aglutinante, como se ha dicho

precedentemente, tienen también el poder de atraerse las células

cancerígenas.

Actúan como una especie de catalizador de las funciones inmunitarias,

protegiendo las células sanas. ¿Cómo tiene lugar este proceso? Una

célula sana puede producir azúcares de manera controlada y específica,

una célula enferma no tiene ya el control de nada y los azúcares

pruducidos sobre su superficie se producen en cantidad eccesiva, además

no consigue ya ir en apoptosi (o sea la muerte celular: una célula

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funcionante si se da cuenta de que está enferma y se "suicida") pero

precisamente por estos azúcares abundantes en superficie son más

sensibles a un efecto aglutinante. Pero el empleo de las lectinas es

limitado, y es de verdad un despilfarro porque, como se decía, nuestros

alimentos las contienen de las más variadas formas y tipos y utilizando

estas potencialidades se aumentaría en gran medida la posibilidad de

supervivencia de los enfermos y verdaderamente la "cualidad de vida".

Actualmente el cáncer al seno, entre otras cosas uno de los más

frecuentes, es el cáncer para el que ha sido reconocida una existencia

tangible en relación a las lectinas. Y los efectos podrían ser muy

ventajosos sobre todo para los grupos A y AB que no responden bien a

los tratamientos tradicionales.

El porqué de esta diferencia puede ser deducido de un estudio publicado

en la revista científica The Lancet en el 1991 según la cuál era posible

establecer a priori la tendencia de un tumor todavía localizado en la

mama invadir los linfonodos de las axilas. Todo esto utilizando una

técnica muy simple qué consistía en poner las células tumorales en

contacto con una lecitina extraída de un caracol comestible, la helix

pomatia: una aglutinación fuerte era índice de metástasisis. Y mira por

dónde la lecitina del Helix pomatia es altamente específica para el grupo

sanguíneo A. En otras palabras, las células del tumor que modifican su

estructura antigénica hasta adquirir características muy similares a las

antigenas tienen capacidad de transformar nuestro sistema de defensa y

de agredir los linfonodo (primera defensa del sistema inmunitario). Esto

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sucede menos en los sujetos de tipo O y B porque tienen la capacidad de

reconocer más facilmente los intrusos y expulsarlos

No hay que asustarse si se tiene un grupo sanguíneo del tipo A o AB, es

más, conocer los propios puntos débiles será útil para reforzarlos. En las

páginas del libro "Alimentación y los grupos sanguineos" están indicados

todos los consejos a seguir si se tiene este grupo sanguíneo y cómo evitar

el nacimiento de estas patologías o cómo contrastarlas. Citamos alguno:

grasas animales y proteínas representan un empeño muy gravoso para la

digetión del grupo A, se debería prescindir de ello y preferir alimentos

particulares como por ejemplo la soja. Las propiedades de la soja, en

efecto, son las que tiene el femara o el tamoxifeno, quimioterapicos por

vía oral, sólo que la soja si se come antes prevendrá el nacimiento del

tumor, comida después ayudará en cualquier caso al físico para combatir

la enfermedad. ¿Por qué la soja es tan importante? porque las aglutininas

contenidas en el tofu tienen la capacidad de identificar selectivamente las

células degeneradas que producen antígenos de tipo A y de favorecer su

eliminación. Todo esto es particularmente eficaz contra los tumores al

seno. La soja ha sido utilizada como "limpiador" de las células

cancerígenas de los muestrarios de médula osea. Me refiero en particular

a un trabajo experimental llevado a cabo sobre mujeres que padecían de

carcinoma mamario y que debían ser tratadas con terapias farmacológicas

en dosis tan elevadas de resultar tóxicas para la médula ósea. Para obviar

al inconveniente, los investigadores han retirado, antes del tratamiento un

poco de médula ósea y la han limpiado de las células cancerígenas

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utilizando una lectina extraída de la soja. En un segundo tiempo las

pacientes han recibido un auto-trasplante de médula ósea. Entre otras

cosas, la soja contiene sustancias con poder de regular el equilibrio

hormonal, reducir el aporte de sangre y oxígeno a la masa tumoral. Para

quien no ame el tofu (que en cualquier caso tiene un sabor neutro y puede

ser condimentado como más nos guste y utilizado a placer en ensaladas,

minestras y en todo lo que se quiera) debería verlo como una medicina

preventiva y preguntarse si preferiría hacer quimioterapia o comer el tofu

en una buena ensalada todos los días. Probablemente la baja incidencia

de tumores al seno, observada entre las mujeres japoneses, es de atribuir

precisamente a la dieta rica de soja (y de algas) aunque en los últimos

años con la influencia occidental en su alimentación las tasas de tumor al

seno y las de tumor en general están creciendo.

Pero, como se puede deducir de cuanto dicho, existen alimentos como la

soja y miles de otros, y lecitinas contenidas en ellos, que tendrían los

mismos efectos si no más fuertes y menos nocivos de los fármacos

actualmente utilizados en la medicina tradicional.

2. CAPĺTULO Mayor subjetividad

Volviendo a discutir sobre el tema de la alimentación, obviamente como

hemos afirmado precedentemente, estrechamente relacionado a las

enfermedades más o menos graves en las que podemos incurrir,

continuamos este trabajo para concentrar la atención en tener presente la

diferencia objetiva entre cada persona y a entender el por qué; un cuadro

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general que puede cada vez más llevarnos una mayor subjetividad e

individualidad, entendida como argumento de conjunto de todo lo que

caracteriza a una persona y cada uno de nosotros en lo específico.

Nuestra sangre además de ser identificada con el sistema AB0, se

identifica también sobre la base de otros factores como el que indica la

positividad y negatividad al factor Rhesus, normalmente llamado Rh,

nombre que proviene del descubrimiento de este antígeno sobre los

glóbulos rojos de macaco Rhesus. Este antígeno es como si fuese un

subgrupo del sistema AB0; imaginemos a 6 personas con tres grupos

sanguíneos distintos, por tanto dos de A, dos B y dos 0, cada persona

tiene sus glóbulos rojos diferentes el uno del otro porque presentan

respectivamente antígenos A, B o ningún antígeno (en el caso del tipo 0),

sobre estos seis diversos glóbulos rojos, independientemente del sistema

AB0, e indistintamente sobre las 6 personas, se puede evidenciar otro

tipo de antígeno, es decir otra "antena" qué tiene el potencial para unirse

a otra sustancia, por ejemplo otra diferente lectina de un alimento;

algunos grupos sanguíneos poseen este antígeno, el antígeno D otros no

lo presentan; quien lo posee será definido positivo al antígeno D, quien

no lo posee, negativo. Portanto las 6 personas iniciales serían

potencialmente: una A positivo, una A negativo, una B positivo, otra B

negativo, AB positivo, AB negativo y 0 positivo y negativo. Como

habíamos dicho antes, los grupos sanguíneos producen anticuerpos con

respecto a un distinto grupo sanguíneo, por ejemplo el grupo A tendrá

anticuerpos anti-B, por tanto tenderá a destruir los glóbulos rojos con el

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antígeno B; lo mismo sucede con el antígeno D, o sea las personas

carentes de este antígeno es decir A, B, o 0 negativo, no reconociendo

este antígeno D como propio, producirán anticuerpos anti D este antígeno

es similar a otro antígeno sobre los alimentos, como la leche en el

precedente ejemplo, qué tiene un antígeno similar al antígeno B, si una

persona de tipo A asume esta sustancia produce anticuerpos contra este

alimento, en el caso del antígeno D, la reacción será la misma; tomemos

en examen por ejemplo el vino tinto, blanco y la cerveza, preferiblemente

al romero, la patata o el cubo vegetal de carne y muchos otros entre todos

los alimentos existente; todos estos comunes alimentos aquí citados como

ejemplo, tienen una lectina parecida al antígeno D, por tanto las personas

con grupo sanguíneo A, B o 0 positivo al antígeno D que tienen este otro

tipo de antena sobre los glóbulos rojos no tendrán problemas de digestión

y aglutinación ingerendo los ya citados alimentos; mientras las personas

A, B o 0 negativo que no poseen este antígeno producirán anticuerpos

anti-D y por lo tanto tendrán dificultad para digerir estos alimentos

poniendo en moto el sistema inmunitario y yendo al encuentro de la

aglutinación.

El doctor Peter D'Adamo afirma en su libro que este factor podría ser un

importante punto de referencia para personalizar su programa dietético

pero lo que es fundamental es saber si se es A, B o 0.

La investigación efectuada para esta tesis tiende, sin embargo, a querer

evidenciar que el factor Rh positivo o su ausencia modifica

sustancialmente la sensibilidad a un determinado alimento y a informar

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sobre la existencia de esta ulterior subjetividad, también entre los

alimentos más comúnemente utilizados porque el proceso lógico y

biológico en la reacción químico- molecular es la misma.

Alimentos cogidos en examen por el doctor D'Adamo, como por ejemplo

pollo, albaricoques, chocolate y patatas resultan ser para el grupo

sanguíneo A, respectivamente pollo y albaricoques benéficas, chocolate

indiferente y patatas a evitar tomando en consideración el factor Rh, el

escenario cambia de manera sensible, es decir, el pollo será a evitar por

las personas a Rh negativo y tranquilamente digerible por los que

resultan ser Rh positivo. Los albaricoques indiferentes a las personas A

negativo pero a evitar por aquellos que son A positivo el cacao

indiferente para quien es A negativo pero a evitar en el caso si fuese A

positivo y para terminar las patatas que son fácilmente digeribles por

quién es A Rh positivo y de evitar si se es Rh negativo. Este ejemplo vale

para cada alimento, cada tipo de grupo sanguíneo y por la presencia o no

del antígeno D, o factor de Rehesus.

Existen otras dos importantes tipologías de la sangre, secretorias o no

secretorias y el sitema MN que no serán tomados en cosideración en este

trabajo porque son más útiles en ámbitos no relacionados con la

alimentación.

Lo que se desprende de esta investigación, con la ayuda técnico -

científica de la doctora Maria Romana Allegranza, nutricionista

especializada en terapia de dieta y nutriterapia aplicadas a la

farmacologia y la homeopatía a la universidad de Brecançon y

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especializada en fitoterapia a la universidad de Urbino, es cuánto debería

influenciar también el antígeno D nuestras decisiones a nivel de nutrición

para no acumular lectinas que no conseguiríamos eliminar y que

originarían problemáticas no ligadas al caso, sino a la ciencia.

Además, en el caso que nos acercásemos a la investigación de nosotros

mismos también desde este punto de vista, sería conveniente hacer un

test sobre las intolerancias y alergias alimentarias ayudando al médico

nutricionista a comprender de qué sustancias sería conveniente

desintoxicarse por un periodo de tiempo variable según el grado de

intolerancia y el grado de toxicidad presente en el cuerpo repitiendo

dichos análisis periódicamente y verificando si se trata de alergias o

intolerancias; se podría tener una ligera alergia infravalorando síntomas

como erupciones cutáneas rosastras, picores o incluso una intolerancia

momentánea que podría desaparecer después de haber recuperado los

valores normales, o también descubrir que tenemos una alergia

permanente como puede ser al gluten. Probablemente cualquiera que

ahora hiciese un examen de las intolerancias resultaría intolerante a

alguna cosa, ésto no se descarta, simplemente pone en evidencia los

alimentos que en un momento dado de nuestra vida podríamos haber

asumido demasiado frecuentemente tanto como para causar una

intolerancia también de alimentos que según el sistema A, B, 0, y

siguiendo también la tipología del factor R h podrían no resultar nocivos.

Esto es debido al hecho de que no sólo nuestra sangre por sí misma

presenta una subjetividad biológica, con la presencia o no de antígenos,

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sino que el estilo de vida que hemos practicado hasta ese momento, la

alimentación que hemos seguido, el estrés que hemos sufrido y todas las

variantes de la esfera personal y subjetiva de una persona en sus

particulares elecciones de vida diaria pueden haber inducido una

intolerancia a un determinado alimento.

¿Cuál es la diferencia entre una alergia y una intolerancia?

Una alergia es una intolerancia específica y fuerte hacia un determinado

alimento que desencadena una respuesta inmunitaria por parte del físico

con una producción de anticuerpos; los anticuerpos determinan la

liberación de sustancias químicas orgánicas como la histamina que

provocan varios síntomas: picor, naríz que gotea, tos, fatiga. Las alergias

a los alimentos o a los componentes alimentarios son frecuentemente

hereditarias y se diagnostica normalmente en los primeros años de vida.

La intolerancia alimentaria compromete el metabolismo, por tanto el

aparato digestivo, pero no el sistema inmunitario, sino como

consecuencia por los esfuerzos ejercitados por el parte del sistema

digestivo. Un típico ejemplo es la intolerancia a la lactosa: las personas

que sufren esta intolerancia tienen una carencia de lactasa, el enzima

digestivo que descompone el azúcar de la leche.

¿Cuál es la incidencia de las alergias alimentarias?

La respuesta proviene de EUFIC, European Food Information Council,

afirmando que las estimaciones efectivas sobre la incidencia de las

alergias alimentarias son decisivamente inferiores a la percepción de la

gente; equivalentes al 1-2% aproximadamente de la población adulta.

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Los alimentos cuya probabilidad de ser alérgicos es más elevada, son las

proteínas de la leche vacuna, los varios tipos de nueces, huevos, fruta,

legumbres, pescado y crustáceos y algunos tipos de semillas; a través de

la cocción de algunos de estos alimentos frecuentemente, pero no

siempre, se consigue eliminar el alérgeno, el problema para las personas

alérgicas subsiste en los alimentos que dentro o fuera de casa puedan

contener, aunque leves, trachas de aquel alérgeno.

Siempre según el EUFIC, la intolerancia puede provocar síntomas

similares a la alergía (entre los cuales nausea, diarrea y dolores de

estómago) pero la reacción no compromete de la misma manera el

sistema inmunitario. La intolerancia alimentaria se manifiesta cuando el

cuerpo no consigue digerir correctamente un alimento o un componente

alimenticio. Mientras los sujetos verdaderamente alérgicos deben,

generalmente, eliminar totalmente el alimento imputado, las personas que

tienen una intolerancia pueden normalmente soportar pequeñas

cantidades del alimento o del componente en cuestión sin desarrollar

síntomas. Suponen una excepción los individuos sensibles al gluten y al

solfito.

La intolerancia al gluten es una disfunción intestinal que se manifiesta

cuando el cuerpo deja de tolerar el gluten (proteína presente en el trigo,

en el centeno, en la cebada y en la avena, aunque esta última sea objeto

de controversias e investigaciones para establecer su verdadera función);

la celiaca es una disfunción permanente y puede ser diagnosticada a

cualquier edad. Si la persona que la parece consuma un alimento que

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contiene gluten las paredes de revestimiento del intestino tenuese se

deterioran y sufren una reducción en la capacidad de absorber no

nutrientes esenciales como los de las grasas, proteínas, carbohidratos,

minerales y vitaminas. Actualmente la única ayuda para los pacientes

celíacos es una dieta carente de gluten y los síntomas desaparecerán

gradualmente.

Si se quiere indagar sobre las propias y eventuales intolerancias se nos

presentan diferentes tipos de metodología, muchos reconocidos en campo

médico-científico particularmente invasivos como por ejemplo los test

subcutáneo inyectando una pequeña cantidad de un determinado alimento

o medicamento bajo la piel. Método que se podría provar antes de llegar

a un test de este tipo o a una gastroscopía en el caso de la intolerancia al

gluten, es la dieta por exclusión, simple y directa, che prevee la

eliminación de uno o más alimentos combinados, y en un lapso de tiempo

que varía de dos semanas a un mes, período en el cual deberían

desaparecer evitando en consecuencia los alimentos poco tolerados

tomando en consideración un posible y futuro reinserimento; este tipo de

método de indagar por exclusión alimentos, pero por sí solo, podría ser,

en cualquier caso, poco preciso, y haría falta más tiempo para indagar

sobre posibles múltiples y combinadas intolerancias (bastante comunes)

y podría completarse con un sucesivo test efectuado por una maquinaria

de gran precisión y para nada invasiva que se llama GSR MEASURING

INSTRUMENT, muy utilizada en la medicina naturopática holística y

por homeópatas, no se explica por qué no viene utilizada frecuentemente

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por los alergólogos. Este test releva la resistencia galvánica cutánea

llamada también GSR, (del inglés: Galvanic Skin Resistance) es un

índice de actividad de las glándulas sudoríparas y de la grandeza de los

poros que son, ambos, controlados por el sistema nervioso simpático

apreciando el valor de la resistencia cutánea y de sus variaciones

correspondientes con acontecimientos provocados o espontáneos.

Después de saber que tipo de intolerancia o alergia está presente o no en

nuestra sangre, o simplemente de haber seguido el tipo de alimentación

para nosotros más saludable. El mejor sistema de defensa consiste en leer

atentamente las informaciones relativas a los ingredientes presentes en

las etiquetas de los productos y en saber cuáles son los alimentos que

desencadenan alergias, intolerancias o asma. El apoyo de una figura

profesional que tengamos adapta a nuestra exigencias permite de no

excluir algún nutriente de la dieta cuando se intercalan variaciones y

alimentos sustitutivos.

Este tema de las alergias y de las intolerancias es actualmente reconocido

como un problema importante en materia de seguridad de los alimentos y

la industria alimentaria debe empeñarse con la máxima atención para

ayudar a los que sufren de alergia a elegir con confianza una dieta

adecuada. Los productores deben adoptar la máxima escrupulosidad en la

valoración del uso como ingredientes de los más comunes alérgenos qué

podrían dar graves reacciones advirtiendo de la real o potencial presencia

de tales alérgenos en los productos y preveniendo la contaminación

cruzada involuntaria con alérgenos presentes en otros productos

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industriales. La Unión Europea está valorando la manera más correcta

para indicar los alérgenos en las etiquetas y, al mismo tiempo, varios

organismos a nivel internacional han puesto en función líneas de guía que

animan a la difusión de las Prácticas de Buena Fabricación (GMP Y

HACCP) y de informaciones al consumidor. De propia iniciativa, algunos

productores y comerciantes declaran ya en la lista de los ingredientes los

alérgenos más peligrosos incluso en pequeñas cantidades. Se reproducen,

además, expresiones del tipo "puede contener" en pruductos en los que

pueden tener accidentalmente trazas de un potencial alérgeno. Sería

conveniente mirar siempre la lista de los ingredientes cuando se hace la

compra, ésto vale tanto para las personas sin problemas particulares

como para aquéllas alérgicas o con intolerancias.

Existen también intolerancias a determinadas medicinas como, por

ejemplo, los antibióticos, pero este tipo de indagación para debelar una

bacteria con este metodo yendo al médico non se efectúa; al máximo se

realiza un antibiograma para verificar a qué antibiótico se es sensible o

no, es decir, cuál podría cumplir su función y cuál no; pero no se hace un

test de tolerancia a dicho medicinal. ¿Por qué? no hay fármacos iguales

para todos y dietas iguales para todos y que todos puedan hacer, como se

puede ver para las dietas hiperproteicas o las más disparatadas utilizadas

por muchos para perder peso. Hoy como hoy existen modas también en

la alimentación, pero la salud no puede ser una moda. Seguir una dieta

como por ejemplo aquella tanto en boga, como la Dukan, puede ser

dañosa para la salud de manera considerable; es una dieta hiperproteíca

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en la cual se aconsejan cien alimentos que una persona puede comer sin

calcular la cantidad, entre ellos, carne, crustáceos, pescado y lácteos una

locura según lo afirmado precedentemente. Si una persona de tipo A, es

decir, con una alimentación preferentemente vegetariana y con la

asunción de cereales, siguiera esta dieta no sólo podría engordar en lugar

de adelgazar sino que obtendría efectos catastróficos de intoxicación del

organismo. En esta investigación no se van a hacer los nombres de

personas conocidas que han tenido, sin embargo, serios problemas como

inflamaciones de la próstata y otras dinámicas después de haber perdido

peso siguiendo esta dieta, pero la cantidad de proteínas ingeridas ha

provocado reacciones en cadena en el cuerpo que han causado

enfermedades. Este tipo de dieta se deja al caso, osea es una casualidad

que alguno reaccione bien y que a otros pueda causar problemas, como

otras dietas con el solo fin de adelgazar y no el bienestar general. Como

se ha visto las proteínas son distintas unas de otras, las lectinas son

distintas unas de otras y cada una específica para la propia persona.

Siguiendo una dieta/alimentación "ad hoc" necesariamente se perderán

los kilos de más porque el cuerpo sabrá qué hacer con aquel tipo de

alimentos y eliminará más fácilmente trazas de alimentos no idóneos.

También el ya considerado dogma "la carne hace daño a todos" ha

generado muchísima confusión al respecto y vale el mismo argumento

hecho para la dieta Dukan y en general sobre nuestro grupo sanguíneo e

intolerancias particulares; cada uno será capaz o no de digerir la carne,

con más o menos facilidad. El problema que podría ser tomado en

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consideración sobre una posible elección alimentaria a priori es la

cuestión ligada a los criaderos en batería e intensivos. El criadero

intensivo o industrial, es una forma de criar que utiliza técnicas

industriales y científicas para obtener la máxima cantidad de producto al

mínimo costo y utilizando el mínimo espacio físicamente con el uso de

maquinarias y medicinales veterinarios. La práctica del criadero intensivo

está extremadamente difundida en todos los países desarrollados, la gran

parte de la carne, de los productos granjeros y de los huevos que se

adquieren en los supermercados es producida de este modo. No se tiene

cuenta del espacio y del ciclo vital del animal y también del mismo

hombre. Una vez más la concentración se dirige a la producción en

quantidades masivas y a otros tipos de interés, no, seguramente a

aquellos ligados al respecto de la naturaleza en general, integrada por los

seres vivos que de ella forman parte, y de la naturaleza humana que

comprando este tipo de artículos al supermercado, y comiendo aquel

huevo, aquel queso y aquella carne no solo estarán casi privados de

sustancias nutritivas porque un animal infelíz se explota hasta agotarlas

energías, no será sano y no tendrá las sustancias nutritivas que

caracterizan sus derivados (huevos y leche) también la carne carecerá de

cualquier nutriente que pueda hacer bien al ser humano, añadiendo el

hecho que serán introducidas en nuestro cuerpo sustancias como

medicinas veterinarias, es decir, hormonas que aumentan la

productividad del animal.

Y además, con este tipo de criadero coexiste un aspecto dramático,

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frecuentemente silenciado por los media, es decir, el enorme consumo de

cereales para nutrir los bovinos. Ya a inicios de los años 90, el 70% de

cereales producidos en los Estados Unidos se utiliza para la alimentación

animal.

Todo ello mantiene alto el precio de los cereales, penalizando a los países

pobres y contribuyendo de manera relevante al problema del hambre en

el mundo.

Existe otro tipo de criadero, el biológico, que aunque sus productos

tengan un mayor coste, presenta de base un respeto hacia los animales, la

naturaleza y el hombre, que no se puede ignorar.

El criadero biológico es ante todo al abierto, ningún animal, ni siquiera el

hombre, podría vivir en una jaula con otros cien ejemplares del mismo

tipo. Hay, por tanto, un espacio para los animales de sol y sombra,

alimentación biológica, y no se utilizan hormonas; las "desventajas" son

una producción incostante de huevos, por ejemplo, y una " porquería"

mayor sobre ellos.

Y viniendo nosotros de la tierra no debería alarmarnos particularmente

encontrar tierra sobre un fruto o una verdura proveniente de la misma o

restos de heces de gallina sobre un huevo. Sino alarmarnos mucho más

comprando manzanas abrillantadas como muebles y comiendo huevos

que tienen un colorido apagado una vez abiertos. Una vida frenética, y un

estilo de vida completamente innatural no consiente, si no para quien lo

busca, momentos de tranquilidad, y el tiempo de lavar una verdura más

detenidamente, o encontrar el modo de comprar estos productos a un

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campesino mejor que en el supermercado.

Nos estamos alejando cada vez más de la naturaleza, nos estamos

alejando cada vez más de nosotros mismos. De nuestra naturaleza

animal. Se tiene que volver a un equilibrio entre los descubrimientos que

se han hecho y el lugar donde han comenzado nuestros orígenes, la tierra.

2.1. Cómo estamos acostumbrados a pensar y a actuar,

cómo deberíamos pensar y actuar

Hasta ahora hemos seguido un recorrido también científico para dar

pequeñas bases biológicas y para ofrecer, de este modo, espacio a

reflexiones que puedan tener un punto de partida. Hemos iniciado esta

tesis partiendo de los primos humanoides que han comenzado a poblar

esta tierra, cuyos orígenes son antiquísimo, encontrando en nuestra

evolución un punto de vista que raramente se toma en consideración,

descubriendo su inicio en la sangre, examinando este último

biológicamente y comprendiendo su gran importancia, recorriendo un

trayecto que lo une indisolublemente a todo nuestro cuerpo, incluyendo

todo nuestro sistema orgánico, que a través de la alimentación va a

beneficiar o perjudicar sistemas fundamentales como el digestivo y en

consecuencia y sobre todo, el sistema inmunitario hasta llegar a

comprender cómo se manifiestan patologías profundamente complejas

como el cáncer y cómo contrastarlas aprendiendo la conexión que existe

entre alimentación y lo que frecuentemente consideramos como "destino

infausto". Hay descubrimientos científicos estudios e investigaciones por

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parte de todas las categorías de estudio desde la médica, la biológica, la

química, la naturalistica a la filosófica y antropológica que muestran en

qué gran medida la historia del mundo, de la sangre, y en general del

hombre es mucho más antigua que toda cultura, diferencia racial,

costumbre de acción y de pensamiento con los cuales convivimos desde

hace mucho tiempo. Hemos llegado al punto de creer saber todo y de no

saber nada. Esto porque hoy como hoy falta absolutamente la visión de

conjunto, ni siquiera nos ponemos frecuentemente el problema de

reconstruir las piezas de la propia vida y de lo que se pueda aprender de

ella. Los compartimientos estancos más grandes que en este trabajo

vienen fuera son el cuerpo y la mente.

El cuerpo ha sido visceralmente revisado en todas sus partes, hemos

estudiado, examinado, tallado y reconstruido todos sus componentes,

todas sus moléculas o átomos y pasado bajo la lente de un microscopio

dividiendo el cuerpo en otros compartimientos, en sistemas a curar de

manera sistemática, de manera aséptica, localmente, superficialmente por

tanto, creyendo sin embargo de actuar de manera profunda porque

utilizamos medicinas que actúan molecularmente de manera profunda,

desuniendo estos sistemas unos de otros; es verdad, el cuerpo humano es

tan complejo incluso solo a nivel de una única célula que esta división ha

sido necesaria y ha hecho posible una cantidad infinita de

descubrimientos maravillosos para nosotros, pero nos hemos alejado

demasiado de la verdadera motivación que ha empujado a hacer esta

escisión qus ha tenido lugar por la necesidad de conocernos de conocer

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nuestro cuerpo para separarlo pero para saber unirlo. Pero ahora se

manifiestan patologías como el cáncer que necesariamente ponen a dura

prueba todo aquello en lo que normalmente creemos, pero ¿porqué?

porque ha llegado la hora de reconectar el cuerpo con la mente.

El cáncer es el emblema de este siglo, es el símbolo de la carencia de

algo, la falta de consideración de las conexiónes entre mente y

cuerpo.

No somos solo cuerpo y no somos solo mente, somos ambas cosas

juntas.

Lo que nuestra medicina tradicional rechaza.

Pero por cualquier rechazo a priori de algo se paga una consecuencia con

el transcurso del tiempo; pretender permanecer ciegos y firmes en

nuestras propias convinciones sin calcular, reflexionar y sin mirar la

situación desde otra perspectiva, es exactamente como esconder "el polvo

debajo de la alfombra", pero aquí no hablamos de polvo, aquí hablamos

de nuestra salud. El cáncer es verdaderamente el emblema de todo esto,

porque quien ha podido verlo de cerca comprenderá que en el modo en el

que viene afrontado en los hospitales públicos y por parte de los médicos,

no existe una falta, sino mil, y no sólo a nivel farmacológico sino a nivel

de orientación humana, en el sentido de tomar en consideración todos los

aspectos que llevan a aquella persona en lo específico, con respecto a su

mente y a su cuerpo, a enfermar. Del grupo sanguíneo a la alimentación,

al estilo de vida, a las experiencias de vida con estrés que han llevado a

sobrecargar un sistema inmunitario ya con ciertos déficit por una

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alimentación errónea, al deporte...pero éstas son sólo minúsculas partes

de las infinitas esferas que pueden condicionar nuestra existencia. Si

continuamos a disminuir el problema, en lugar de mirarlo desde arriba,

no lo resolveremos nunca. La quimioterapia ha sido creada para actuar de

manera enérgica y venenosa sobre el tumor pero envenena también todo

el resto del cuerpo. ¿Cómo se puede creer y continuar a creer que es el

camino correcto?

¿Cómo se pueden ignorar descubrimientos que sacan a la luz evidencias

científicas para intentar actuar de otra manera? El cáncer no se curará

nunca con la quimioterapia. Nunca.

Si no que, no se va a modificarla.

Es un caso cuando una persona reacciona bien a este tipo de tratamiento

probablemente porque simplemente es más fuerte por tener un

determinado grupo sanguíneo, o porque todavía es joven y con una

capacidad de renovación celular más elevada, pero después de 5 años

bajo terribles medicamentos, al 90% de las personas se les representan

reincidencias que con la quimioterapia no se consiguen eliminar.

Porque el punto de vista era equivocado desde el principio y el polvo que

limpiar era mucho acumulado y ciertamente no se limpia esporcando

todavía más.

Haciendo creer que los cinco años precedentes con efectos colaterales

alucinantes por la quimioterapia oral, eran lo único que se podía hacer y

que la cualidad de vida en el fondo no era tan mala, y que, siempre en el

fondo, el paciente ha vivido otros cinco años; ésto se llama caso,

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fatalidad, destino. No ciencia o arte de la medicina.

Es asombroso que precisamente médicos y sistemas sanitarios actúen

siguiendo el caso y no pensando que quizás haya algo que no está

procediendo como debería, que quizás su más grande rechazo, el de

conectar mente, cuerpo y naturaleza, no se puede justificar ya.

Porque el cáncer es el gran nudo del siglo, no el mal.

El mal es no querer pensar a trescientos sesenta grados, no considerar al

hombre como tal, sino como una probeta y nada más, considerando al

mundo y a la tierra probeta y nada más olvidando de dónde se viene y a

dónde se retorna: la tierra, olvidando que una licencia en medicina es útil

para poner las bases para reflexionar y descubrirnos a nosotros mismos y

para ayudar a los otros a hacer lo mismo, no sólo para tener un sueldo

alto, una posición social de respeto y seguir los protocolos

farmacológicos sin plantearse ninguna pregunta porque, de ponérselas,

los mismos médicos no encontrarían una respuesta aceptable y lógica en

esos protocolos o en el modo de actuación "tradicional" para curar a una

persona en "toto" por qualquier tipo de enfermedad.

Y si, a pesar de todo, se quisiera continuar seguiendo los protocolos, ¿por

qué, en lo que podamos, no razonar y aconsejar alimentaciones adaptas,

integradores, consultar nutricionistas y naturópatas...?

¿por qué no están reglamentados jurídicamente? La figura del naturópata

en Italia no está reglamentada pero puede, en cualquier caso, desarrollar

su profesión; en cualquier caso no tiene los mismos derechos que un

médico o un trabajador. En Inglaterra, una persona puede incluso ser

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homeópata sin la licencia en medicina. Pero un médico podría

tranquilamente decir a un paciente oncológico o a otro paciente

cualquiera que beba aloe por la mañana o aconsejarle un nutricionista sin

el prejuicio de considerarlo un consejo inútil, inútil porque la toxicidad

de ciertos medicamentos es tan elevada que es verdad que

frecuentemente la naturaleza no puede hacer frente a este tipo de enorme

intoxicación. Pero que mal seguramente no haría. Y mejor que tener una

mirada desanimadas y llenas de piedad inútil hacia una persona enferma

que por culpa de un "destino infausto" tiene una enfermedad como el

cáncer, ¿por qué no tomarse la responsabilidad de recetar remedios

naturles o SENTIRSE EN EL DEBER de saber que la soja como

millones de otros remedios tienen las mismas propiedades de los

medicinales quimioterápicos y sin tantos efectos secundarios, sino que

decide tomarse la responsabilidad de inyectar por vía endovenosa un

veneno mortal?

¿Por qué no tomarse la responsabilidad de ser verdaderamente un médico

y tomar en consideración qualquier descubrimiento inherente a qualquier

enfermedad o malestar tomado en examen, estudiar las informaciones

encontradas y aconsejar lo que más se cree adapto y menos invasivo?

Algo no funciona.

Hay algo que no funciona tras la mirada desanimada de un medico y la

mirada llena de vida de un naturópata o cualquier otro medico que ha

decidido pensar. Sí, pensar.

Los esponentes de la medicina natural, en efecto, no escluden

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absolutamente la posibilidad de utilizar medicinales molecularmente más

complejos en el caso de que fueran necesarios verdaderamente y

quisieran colaborar y unir los dos tipos de medicina para ser lo más

eficiente posible para las exigencias humanas, salvando lo que es sano

totavía biologicamente en un cuerpo y reforzando los punto débiles,

partiendo del fundamental presupuesto que existe una relación entre

cuerpo y mente.

Siempre hay algo que no funciona tras una pereza o una negligencia o

una ceguera particularmente acentuada con respecto a algo que es

extremadamente más logico de aquello a lo que estamos acostumbrados a

pensar y a creer como verdad.

¿Qué es lo que no funciona?

¿Como es posible que toda la medicina tradicional no tome en

consideración la medicina natural? si no es porque hay un interés distinto

del que debería haber. ¿ porqué las medicinas omeopáticas y los

productos naturales y naturopáticos no son reembolsables por la

seguridad social?

¿Porqué está reconocida y certificada una medicina que más que nada

tiene substancias tóxicas y con un prospecto de efectos secundarios más

largo que los beneficios que aporta, aunque se trate de una "simple"

aspirina? Y un producto como el aloe vera o arboriscens cuyo contenido

es solo aloe 100% y con al máximo un conservante inocuo con ningún

efecto secundario (a no ser que se beba una grande cantidad), y con

beneficios que reúnen cien medicinales juntos sin efectos intoxicantes (el

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aloe es además un desintoxicante), ¿no es reembolsable?

No pocas dudas aparecen en el momento en el que se descubre que el

70% si no el 80% de las entradas de las casas farmaceuticas actualmente

vienen solo de la quimioterapia.

No pocas dudas aparecen en el momento en el que se descubre que la

investigación iniciada por el italiano Luigi Di Bella sobre los tumores, ha

sido estudiada, modificada y utilizada en otros paises pero no en Italia.

No pocas dudas aparecen simplemente buscando informaciones en

Internet y razonando sobre ellas y llegando al punto de encontrar una

extrema falta de lógica y monstruos enormes en el sistema médico y

farmacológico, por lo menos en Italia.

Y no pocas dudas aparecen comprendiendo que la medicina natural es

una medicina limpia, y una medicina humana, que contempla al hombre

en su entereza, en su aspecto físico, psíquico y energético, por eso es una

medicina humana.

Y la "lentidud" de acción, tan criticada, es el lapsus de tiempo que

evidentemente necesita nuestro cuerpo para curarse realmente. La

medicina natural implica una vasta gama de terapias naturales que actúan

sobre el aspecto físico y el emotivo con el fin de aliviar el dolor, mejorar

el estado de salud, y también las condiciones emotivas ligadas a estres y

ansia. El cuerpo humano tiene una innata capacidad de auto-curación que

frequentemente está ostaculizada precisamente por las medicinas que se

estan asumiendo para curar un síntoma.

Hoy en día la medicina ha perdido su aspecto humano, es una medicina

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tecnológica, extremadamente valida en el campo científíco, pero no a

nivel humano; el hombre tiene una individualidad ligada a un aspecto

emocional y psíquico, por tanto no se puede separar la enfermedad de

este aspecto; la enfermedad expresa un símbolo, y el simbolismo de la

enfermedad representa aquella dimensión que todos los objetos pueden

tener, cuando evocan una realidad no inherente, algo de lo que no se es

consciente. Cuando contraemos una enfermedad, esta tiene que ser

considerada como un mensaje, un mensaje del malestar y del contraste

que hay entre los tres cerebros (teoria di Mac Lean) o sea entre la parte

consciente y la parte inconsciente, en la que el soma representa una

especie de relleno en la falta de conecsión entre estas dos partes, una

manifestacion de este malestar; por tanto la enfermedad no es solo

enfermar de algo, así, casualmente; no existe casualidad en la medicina

natural; existe casualidad en la medicina tecnológica, y es esto lo que

totavía no está claro, y se piensa todo lo contrario, o sea que la medicina

natural sea la casual, pero no es así.

Aparte de los intereses de tipo económico, que en esta tesis se insinúa

que existen, en la base de las elecciones farmacológicas y al interno del

sistema sanitario, probablemente el obstáculo mayor que el hombre no

consigue superar, o intentar de querer superar, es el famoso miedo; esto

vale para todos el género humano y en todos los ámbitos de la vida; en

este caso entre los médicos y tambien entre las personas que eligen,

ciertamente de una manera bastante dirigida, como curarse.

El miedo que genera prejuicios enormes hacia cualquier cosa que sea

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desconocida, el miedo de ser curiosos, de la información y en

consecuencia del propio libre pensamiento y libre acción como

individuos, el miedo que encadena y nos hace esclavos de dogmas que no

son dogmas pero se transformas en tales, el miedo de si mismo y la poca

consideracion que se tiene de la propia persona en su CONJUNTO;

suprimiendo inevitablemente todo lo que de bello y creativo hay en el

hombre, creyendo que "los grandes" del pasado, los del presente y los

que lo serån en un futuro, tengan algo de especial, creyendo que los que

consiguen creer en sí mismo, en su capacidad haciendo y construyendo

algo tangible para ellos y para los otros sean fruto de algo que no

pertenezca a todos; nada más equivocado. Tener conciencia de sí mismo,

"in toto", es decir desde el punto de vista físico como espiritual, es

posible para todos nosotros.

Concienciación.

La Concienciación es en realidad solo el camino que se debería recorrer

para llegar a la iluminación en la propia y única existencia; la

Concienciación es la fase de percepción que puede ser solo cognitiva a

través de la cual vivimos una determinada experiencia, o pensamos en

algo, no se puede decir que haya comprensión en la base, es más la

concienciación la pueden tener tambien los animales, pero el hombre es

capaz igualmente de comprender, y así a través de la

conciencia/conocimiento y la comprensión de lo que le sucede a él

mismo en lo específico de su vida e intentando tener un visión de

conjunto y de la realidad histórica en la que vive, puede ir hacia la

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iluminación; y continuar a iluminar su existencia continuamente,

sintiéndose satisfecho de su persona enteramente.

Actualmente estamos demasiado acostumbrados a separar espíritu y

cuerpo, por tanto, a dividir en partes la totalidad de una persona; sin ni

siquiera darnos cuenta, probablemente a causa de un estilo de vida

totalmente innatural. Pero es aquí donde nuestro deseo de estar bién y

sentirnos satisfechos y llenos de vida, entra en acción; no ignorando todo

aquello que, aunque sea solo intuitivamente o inconscientemente se

considere que pueda hacer daño a la mente o al cuerpo; y sin pasar de un

extremo a otro, evitando actuar de manera compulsiva, asumiendo o no

un cierto alimento, pensando a algo de manera morbosa, porque será

seguramente dañoso para nuestra serenidad emotiva. A veces, todo ésto

es inevitable, somos seres humanos, y existen una infinidad de razones

emotivas y químicas a tener en consideración. Pero podemos ser

plenamente conscientes de lo que pensamos y de lo que comemos, y

poder reemprender el camino que habíamos elegido como el mejor para

nosotros y sin rendirnos a sentimientos de culpabilidad, desembocar en

justificaciones fatalistas y buscando fuera de nosotros mismos la

explicación de lo que nos sucede.

Comprender realmente una situación, o a nosotros mismos, no implica

hundirse o deprimirse, esta podría ser, es más, lo es, una fase más allá de

la cual, si se tiene el corage de hacerlo, se puede pasar. Y si

permanecemos en una fase de depresión, dependerá, en cualquier caso,

de nosotros mismos y de las elecciones efectuadas respecto a nuestra

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propia persona. Es necesario aspirar a la iluminacion, buscando el

conocimiento consciente de quién somos en nuestro propio y único

organismo y en nuestra propia y única cabeza.

Conclusiones

Esta tesis ha nacido con el presupuesto de sondear de manera general y

simple una situación compleja, como es la del nuestro bienestar psico-

físico.

Nacida con el deseo de que todo lo que actualmente está extremamente

dividido pueda ser reunido, por lo menos como objetivo personal en

nuestra propia vida. Punto de partida para un posible, aunque muy difícil,

cambio en el modo común de pensar y de actuar.

Es una tesis que se concentra en la alimentación, pero podría ser

perfectamente una metáfora de la vida.

Nacida para encontrar lo que necesariamente acompaña a "lo

desconocido", o sea, la muerte a manifestarse más o menos precozmente.

Y la causa está en la alimentación, la enfermedad (D'Adamo, EAT 4 FOR

YOUR TYPE)químicas y emotivas para llegar a manifestarse.

Se han tratado distintos argumentos porque la antropología se ha fundido

con la hematología (ciencia que estudia la sangre) que se funde con la

medicina y con la naturopatía que, a su vez, se funden con la filosofía,

para obtener un pequeño cuadro general y comprender que si bien son

inmensas estas categorías, imposibles de tratar en profundidad en esta

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tesis, la finalidad ha sido la de comprender en que gran medida está todo

relacionado, y buscar informaciones que se refieran a nuestro bienestar

sin tener miedo; porque si "in primis" no nos ocupamos en primera

persona, ninguno lo hará por nosotros, con una finalidad todavía más

importante, o sea que, a diferencia de como estamos acostumbrados a

pensar, no existen "verdades absolutas", sino "verdades parciales" que

pueden conducirnos a cada uno a tener su propia verdad.

Desde un punto de vista científíco para el tumor al seno se están llevando

investigaciones muy importantes respecto a una vacuna no invasiva,

cuyas informaciones se pueden encontrar en Internet y en la página 302

del libro de Peter D'Adamo, libro que ha sido una grande inspiración para

este trabajo. Se concluye exhortando a todas las personas a no tener

miedo, a informarse sobre lo que le compete, a confiar en lo justo y

“dejar que la comida sea tu alimento, y el alimento sea tu medicina.”

Esto lo dijo Hipócrates y todavía nuestros médicos firman bajo su

juramento.

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RINGRAZIAMENTI

Si ringrazia per questo lavoro l’università Gregorio VII per l’oppurtinità

che mi è stata data e tutti i miei ottimi professori, nello specifico a

coloro a cui ho chiesto la tesi, seppur in ritardo, quindi ringrazio il

professor Paul Farrell, la professoressa Claudia Piemonte che ha avuto la

pazienza di rispondere a tutti i miei dilemmi informatici e la

professoressa che ho stimato di più in questi 3 anni di studio, Tamara

Centurioni.

Ringrazio la dottoressa Maria Romana Allegranza per aver dato un

ultimo valore aggiunto ai miei pensieri, e alla connesione, forse in

maniera inconsapevole, che ha scaturito tra questi ultimi nella mia testa.

Inoltre ringrazio la mia famiglia, le persone in vita e chi non lo è; la

persona che sono ora lo devo anche a loro; e in un certo senso le

ringrazio per l’ispirazione datami per effettuare questo lavoro, ricevuta

dalle esperienze di vita vissute nel bene e nel male che hanno scaturito

in me una reazione di apertura invece che di utlteriore chiusura.

Vi ringrazio tutti, di cuore.

Che possiate essere sempre liberi con voi stessi.

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BibliografiaD'adamo, P. j. (2013). L'ALIMENTAZIONE SU MISURA. PICKWICK.

D'Adamo, P. J. (s.d.). EAT 4 FOR YOUR TYPE. Putnam's Sons Publishers.

D'Adamo, P. J. (s.d.). LOS GRUPOS SANGUINEOS Y LA ALIMENTACION. S.A. JAVIER VERGARA.

Dr. essa M.R. Allegranza. Nutrizionista specializzata in dietoterapia e nutriterapia applicata alla farmacologia e omeopatia presso l'università di Besancon, ulteriore specializzazione in fitoterapia presso la facoltà dell'università di Urbino

Vari colloqui con medici di ospedali quali lo I.E.O. di milano, San Filippo Neri di roma e molti altri.

Sitografiahttp://www.dadamo.com/http://www.mednat.org/cancro/nutriterapia_cancro.htmhttp://www.eufic.org/index/it/http://www.greenstyle.it/storie/rimedi-naturalihttp://www.mindbodygreen.com/http://ambientebio.it/http://www.nutriterapia.it/http://www.erbeerimedinaturali.com/

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