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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI(Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)
Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma
TESI DI DIPLOMADI
MEDIATORE LINGUISTICO
(Curriculum Interprete e Traduttore)
Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle
LAUREE UNIVERSITARIEIN
SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
CIBO COME MEDICINA Fa che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo. Ippocrate
RELATORI: CORRELATORI:prof.ssa Adriana Bisirri Professoressa Tamara Centurioni Professor Paul Farrell Professoressa Claudia Piemonte
CANDIDATA:
Giulia De Santis
ANNO ACCADEMICO 2013/2014
1
Dedico questa tesi ai mie genitori:
Alberto De Santis
E
Paola Nicolamaria
Deceduti rispettivamente per leucemia mieloide fulminante e cancro al seno.
Che possiate essere orgogliosi del piccolo lavoro svolto pensando a voi.
1
2
IndiceITALIANO.................................................................................................................................4
Introduzione........................................................................................................................4
1. CAPITOLO Peter James D’Adamo...................................................................................7
1.1. Il sangue e i gruppi sanguigni..................................................................................9
1.1.1. La storia del genere umano e la parallela storia evolutiva dei gruppi sanguigni11
1.1.2. Cos’è il sangue e perché è così importante...................................................18
1.2. Connessione tra sangue ed alimentazione............................................................26
1.2.1. Le lectine.......................................................................................................27
1.2.2. Connessione tra sangue, alimentazione e salute...........................................30
1.2.3. Perché alcune persone si ammalano ed altre no?.........................................38
1.2.4. Il cancro.........................................................................................................39
2. CAPITOLO Verso una maggiore soggettività e individualità...........................................43
2.1. Come si è abituati a pensare ed agire, come si dovrebbe pensare e agire............59
Conclusioni............................................................................................................................70
ENGLISH................................................................................................................................72
Introduction..........................................................................................................................72
1. Chapter Peter J. D’Adamo.............................................................................................75
1.1. Blood and blood types...........................................................................................76
1.1.1. The history of human kind and the parallel evolutionary history of blood types 77
1.1.2. What is blood and why it is so important......................................................82
1.2. The connection between blood and diet...............................................................87
1.2.1. Lectins............................................................................................................88
1.2.2. Connection between blood, diet, and health................................................89
1.2.3. Why do some people fall ill and others no?..................................................95
1.2.4. Cancer............................................................................................................96
2. Chapter Main subjectivity...........................................................................................100
2.1. How we are accustomed to think and act, how we should think and act...........112
2
3
Conclusions.........................................................................................................................121
ESPAÑOL.............................................................................................................................123
Introducción........................................................................................................................124
1. CAPĺTULO Peter J. D’Adamo........................................................................................127
1.1. La sangre y los grupos sanguíneos.......................................................................128
1.1.1. La historia del genero humano y la paralela historia de la evolución de los grupos sanguíneos.......................................................................................................129
1.1.2. Qué es la sangre y por qué es tan importante.............................................134
1.2. Conexión entre sangre y alimentación................................................................139
1.2.1. Las lectinas..................................................................................................141
1.2.2. Conexión entre sangre, alimentación y salud..............................................142
1.2.3. ¿Por qué algunas personas enferman y otras no?.......................................149
1.2.4. El cancer......................................................................................................151
2. CAPĺTULO Mayor subjetividad.....................................................................................155
2.1. Como estamos acostumbrados a pensar y a actuar, como deberíamos pensar y actuar 167
Conclusiones.......................................................................................................................178
RINGRAZIAMENTI................................................................................................................180
Bibliografia..........................................................................................................................181
3
4
ITALIANO
Introduzione
Si è abituati a pensare a compartimenti stagni, stagni poiché il pensiero
autonomo e un proprio e reale spirito critico, una volta toccate le pareti
del compartimento, si sentono come in uno stagno; cercano di andare
oltre, cercano di collegare tutte le categorie, come si faceva ai tempi in
cui un filosofo era anche matematico, ma anche medico. E' vero abbiamo
molte ma molte più nozioni e storia rispetto a 2000 anni fa, ma questo
non giustifica la negligenza nella mancanza di curiosità e voglia di
approfondire qualcosa al di fuori di una data categoria, e soprattutto
L'avere dei dogmi per trovare conforto in certezze che non esistono, non
prendendo per nulla in considerazione il “divenire” della realtà o, usando
le parole di Eraclito, il <<pánta rêi>>, ossia che “il tutto” scorre, e
quindi non dando nulla per certo, se non l’unica probabile cosa certa, che
il continuo mutamento sia alla base di quasi tutto.
Che il continuo naturale evolvere dell’uomo, sia alla base di tutto.
Bisognerebbe partire sempre da questo presupposto. Si può rendere più
semplice ciò, scegliendo un tema che più si ha la voglia di approfondire e
cercare di guardarlo da tutti i punti di vista, per poi trarre delle proprie
conclusioni, o comunque delle riflessioni, che in nessun altro se non in se
stessi, possono aver luogo.
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Questo lavoro è stato formulato per riflettere sul tema dell’alimentazione
e del suo nesso con le malattie; tema, al giorno d’oggi quanto mai
confuso e intriso “verità non verità”. Un lavoro, questo, che si
concentrerà maggiormente nel dare alcuni stimoli sui quali riflettere. Le
varie considerazioni che una persona può fare negli anni e le motivazioni
del perché le faccia sono estremamente soggettive, ma se ci si focalizza
su un qualcosa se ne troverà il suo punto di partenza e un filo conduttore
quanto più logico possibile, al quale non necessariamente spetti una fine
con delle conclusioni certe. Questa tesi si svolge intorno a questo
pensiero, focalizzandosi maggiormente su quali siano i reali punti di
partenza di un’analisi (poiché oggi, forse ci si concentra troppo su quale
sia la meta più che la partenza ed il viaggio in sé per sé). Come forse ci
si è concentrati troppo a lungo nell’esaminare un alimento singolo
perdendo di vista l’uomo. Quello che si è cercato di fare in questo
lavoro è di discutere dei vari tasselli che portano a riflettere su cosa sia
giusto mangiare per il nostro specifico organismo, non considerando un
determinato alimento, come generalmente si fa, determinandolo benefico,
o meno, in sé. Si faranno solo accenni ad alcuni argomenti come il DNA,
sui quali, qualora si volesse approfondire la riflessione si potrà facilmente
farlo. Verranno spiegati invece più nel dettaglio certi elementi considerati
più rilevanti in questo ambito, come ad esempio il “sangue”, le “lectine”
contenute negli alimenti, come si aggregano ai nostri SPECIFICI
“antigeni”, e come questo comporti il fenomeno “dell’agglutinazione”
spesso dannoso per il nostro corpo, e come con il passare del tempo,
5
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questo processo può indurre a sviluppare patologie gravi, ma soprattutto
le patologie da cui, si guardi “il caso”, questo secolo è maggiormente
colpito, “il male del secolo”, appunto, ossia il cancro. Infatti si discuterà
principalmente su quale sia la connessione tra alimentazione, sistema
digestivo, e quindi immunitario, in maniera molto semplificata, per far sì
che questo lavoro abbia uno scopo più divulgativo, che solo scientifico;
poi si entrerà più nello specifico per far scaturire una personale curiosità
verso se stessi, sviluppando di conseguenza uno spirito critico verso la
propria salute, per arrivare a cercare di ragionare con il proprio medico,
non affidandosi a quest’ultimo in ogni decisione sulla propria vita. Tutto
questo nel tentativo di attivare il desiderio di approfondire gli argomenti
trattati per poter rifletterci in maniera autonoma.
Questo elaborato parte dalla grande intuizione avuta da James D’Adamo,
padre di Peter J. D’Adamo, il quale ha pubblicato un libro intitolato
“Alimentazione su misura”, “Eat for/4 your type” , pubblicato il primo
giugno del 1997, nel quale spiega in maniera approfondita la storia del
genere umano e la sua evoluzione dal punto di vista dei gruppi sanguigni,
stabilendo per questi ultimi una dieta “ad hoc”, sviluppata dividendo gli
alimenti in categorie, (le tabelle sono indicate nel libro), per spiegare in
maniera approfondita il perché certi alimenti siano benefici, neutrali o da
evitare per un dato gruppo sanguigno. Peter D’Adamo ha delle intuizioni
geniali, e qualora leggeste il suo libro sicuramente vi ritrovereste in quel
che afferma sul vostro gruppo sanguigno. Questo libro sarà il punto di
partenza di questa tesi per sfociare in una sempre maggiore soggettività,
6
7
cercando di capire e capirsi, senza arrivare a verità assolute, ma a verità
parziali, e con l’aiuto di esse imparare ad ascoltarci maggiormente,
cercando di essere consapevoli di sé stessi nel lungo o breve percorso che
è la vita, nel suo immenso valore ma anche nel suo impetuoso, perenne,
continuo mutamento e divenire.
1. CAPITOLO Peter James D’Adamo
Il dottor Peter J. D'Adamo è un noto ricercatore e docente che opera
nell'ambito della medicina naturopatica. I suoi lavori sulle correlazioni
tra gruppo sanguigno, salute e malattia hanno ottenuto riconoscimenti dal
mondo scientifico a livello internazionale. Fondatore e direttore emerito
del Journal of Naturopathic Medicine, D'Adamo esercita la professione
nel Connecticut.
I suoi libri sono indiscussi best-seller, tradotti in numerose lingue. Il libro
di questo professore che ha avuto maggiore successo è “Eat right for/4
Your type”, pubblicato il primo giugno del 1997, in italiano,
“L’alimentazione su misura”, scritto in collaborazione con Catherine
Whitney.
In questo libro il dottor Peter D’Adamo prosegue il lavoro iniziato da suo
padre, naturopata, James D’Adamo, il quale iniziò i suoi studi nel 1957
notando che alcune persone, pur seguendo scrupolosamente diete
strettamente vegetariane e povere di grassi, non riuscivano a trarne
sufficienti benefici, anzi, alcuni sembravano addirittura peggiorare. Egli
giunse perciò alla conclusione che doveva esistere qualcosa che rendeva
7
8
un cibo "valido o non valido" per una persona, indipendentemente dai
fattori dietetici conosciuti.
Affermando << Sono fermamente convinto che non esistano sulla faccia
della terra due persone identiche; nessuno che abbia le stesse impronte
digitali, labiali o vocali. E neppure due fili d’erba o due fiocchi di neve
uguali. Visto che tutti gli individui sono diversi l’uno dall’altro, non
ritengo logico che essi debbano nutrirsi allo stesso modo. Poiché
ciascuno di noi “abita” un corpo dotato di punti di forza e debolezza
differenti e di diversi fabbisogni nutrizionali, per conservare la salute e
per combattere le malattie è indispensabile tener conto di queste
peculiarità.>>
Con un lungo lavoro di ricerca il dr. D'Adamo scoprì che i vari alimenti
hanno delle caratteristiche proprie che li rendono più o meno "amici" dei
vari gruppi sanguigni. In altre parole il sistema immunitario di una
persona è in grado di reagire ad un dato cibo con la stessa intensità
con cui combatterebbe un microbo invasore o del sangue non
compatibile.
A fronte delle sue scoperte il dr. James D’Adamo pubblicò nel 1980 il
volume “One Man’s Food”, che costituì il punto di partenza per le recenti
ricerche del figlio, il dottor Peter J. D’Adamo.
Peter arrivò alla conclusione che rispetto ad ogni gruppo sanguigno, gli
stessi alimenti e bevande possono dimostrarsi:
Benefici: se agiscono come medicine valide per la salute;
Neutrali: se agiscono come alimenti;
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9
Da evitare: se agiscono come sostante tossiche per l’organismo.
Proseguiamo questo elaborato andando per gradi e come punto di
partenza iniziando con l’esaminare il sangue e i gruppi sanguigni.
1.1. Il sangue e i gruppi sanguigni
Spesso la maggior parte delle persone non conosce neppure il proprio
gruppo sanguigno, e la risposta alla domanda “a quale gruppo sanguigno
appartieni?”, è generalmente molto confusionaria o priva di ogni
informazione utile.
Normalmente si considera utile la conoscenza del proprio gruppo
sanguigno solo per rispondere ad emergenze quali un eventuale
intervento chirurgico, un’emorragia o una trasfusione.
Decisamente un approccio superficiale; Poiché come afferma il dottor
Peter J. D’Adamo <<il sangue è la vita stessa. E’ la forza primordiale
che alimenta la potenza e il mistero della nascita, gli orrori della
malattia, della guerra e della morte violenta. Intere civiltà sono state
costruite sul sangue. Da esso dipende la sopravvivenza di tribù, clan e
monarchie. Senza sangue, in senso sia figurato sia letterale, non
potremmo esistere.>> (cit. dal libro “L’alimentazione su misura”)
L’importanza del sangue sia dal punto di vista spirituale che biologico è
innegabile; in questo ambito tratteremo il sangue da un punto di vista
biologico ripercorrendo le diverse tappe, sia storiche che mediche, che
hanno portato alla luce una delle chiavi che ci consentono di interpretare
9
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in maniera più profonda e logica il nostro organismo. Punto di partenza
sarà fin dal principio la considerazione e consapevolezza che alla base di
ogni individuo vi è una soggettività che non può essere trascurata né
messa in discussione; soggettività che anzi tempore inizia proprio dal
sangue, al quale viene conferito un immenso valore proprio per la sua
unicità.
Una chiave attraverso la quale si può guardare alla storia, ripercorrendo
gli spostamenti umani e la conseguente nascita dei diversi gruppi
sanguigni, con un “nuovo” punto di vista; una chiave che ci consente di
scoprire, seguendo i primi esseri umani, e come si si sono adattati a
cambiamenti di tipo climatico, ambientale e alimentare, qualcosa in più
su noi stessi.
Ciò che il professor D’Adamo afferma in merito, è che le differenze dei
gruppi sanguigni sono strettamente correlate alla capacità di adattamento
all’ambiente dell’uomo nel corso dei secoli, e le ripercussioni che questa
mutevolezza ha avuto sul sistema digestivo e sul sistema immunitario.
La storia dell’uomo è indissolubilmente legata alla sua capacità di
adattamento biologico, partendo dal sangue fino all’intero organismo
umano; non a caso il sangue è il veicolo di tutte le sostanze nutritive e
dell’ossigeno in ogni parte del nostro corpo ma con delle specificità
relative al particolare gruppo sanguigno e alla persona nello specifico;
ma di questo se ne discuterà in maniera più approfondita più avanti.
10
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Iniziamo questo viaggio verso la consapevolezza della soggettività e
unicità di ogni individuo, partendo dagli studi del dottor Peter J.
D’Adamo, e iniziando proprio dalla storia del genere umano.
1.1.1. La storia del genere umano e la parallela storia evolutiva
dei gruppi sanguigni
I primi ominidi la cui esistenza è a noi nota comparvero circa 500.000
anni fa, probabilmente in Africa. I primi essere umani vivevano in un
ambiente decisamente più ostile a quello cui noi siamo abituati, forse ora
quasi inimmaginabile. Un ambiente nel quale la principale attività
giornaliera era quella di difendersi e procacciarsi il cibo necessario alla
sopravvivenza. Rispetto agli altri abitanti della terra, questi primi ominidi
non erano particolarmente forti né agili, ma avevano un'<<istintiva
furbizia>>, che successivamente si è trasformata in <<pensiero
ragionato>>, e in più possedevano qualcosa di molto speciale rispetto
agli altri animali, il pollice opponibile, che permetteva attività che solo
l’uomo era fisicamente in grado di svolgere.
Quando l’essere umano intraprese il suo percorso evolutivo e iniziò a
migrare da un luogo all’altro dovette far fronte a cambiamenti ambientali
e alimentari, e di conseguenza il sistema digestivo e immunitario iniziò a
modificarsi riuscendo a sopravvivere e a prosperare nei nuovi luoghi,
adattandosi e adattando il proprio organismo nel corso del tempo.
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La comparsa dei quattro diversi gruppi sanguigni, rispettivamente in
ordine cronologico 0, A, B, e AB, trova corrispondenza nelle tappe
storiche evolutive che hanno caratterizzato la storia dell’umanità.
Pur avendo percorso un lungo viaggio evolutivo fino ad oggi, l’uomo
oggi possiede ancora nel suo codice genetico il messaggio legato alla
dieta che caratterizzava le persone con rispettivo gruppo sanguigno di
50.000 anni prima; difatti molte caratteristiche dei nostri avi ci
appartengono tutt’ora.
Circa 40.000 anni fa comparvero sulla terra gli uomini di Cro-Magnon,
che divennero presto temibili cacciatori, organizzati in gruppi e capaci di
costruire utensili da usare come armi, sopperendo in maniera egregia alla
mancanza di importanti dentature, unghie e caratteristiche fisiche che
rendevano forti altri predatori.
Erano quindi dei cacciatori, e la carne che cacciavano e quindi le proteine
animali che assumevano, fornivano loro tutta l’energia di cui avevano
bisogno adempiendo completamente al loro fabbisogno quotidiano. Ed è
proprio in questo periodo che nacque ed ebbe massima espressione ed
espansione il gruppo sanguigno 0.
Secondo gli studi effettuati da D’Adamo ancora oggi in ogni tipologia di
gruppo sanguigno umano si riflette la propria evoluzione, e quindi anche
in quella che dovrebbe essere un’abitudine nella dieta e nello sport,
nonché si rispecchiano anche certe attitudini comportamentali relative ai
“consanguinei” antenati. Il gruppo sanguigno 0, dunque, è il capostipite
dei vari gruppi sanguigni, una specie di cacciatore, caratterizzato da un
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fisico atletico e da una predisposizione per i cibi di origine animale
(carne). I soggetti con questo gruppo sanguineo trarrebbero dunque
benefici dalle cosiddette diete iperproteiche e chetogeniche
(un’alimentazione ricca di proteine e lipidi, e nel contempo molto povera
di carboidrati, mantenendo costanti i livelli di insulina, evitando
l'accumulo di grasso e favorendo il suo utilizzo a scopo energetico.
Diminuendo i livelli di glucosio oltre i limiti raccomandati il corpo sarà
costretto ad attingere energia da altri substrati quali proteine e lipidi.)
Per questo gruppo sanguineo sono invece sconsigliati i latticini, le
leguminose ed i cereali come il pane, la pasta ed il riso, poiché questi
alimenti, soprattutto prodotti a base di frumento, contengono lectine 1che
reagiscono sia con i componenti del sangue sia con il sistema digestivo e
interferiscono con il corretto assorbimento delle altre sostanze nutritive.
Il glutine in esso contenuto, infatti, è il responsabile dell’aumento del
peso dei soggetti con gruppo 0, alterandone il metabolismo. Queste
persone proprio come i veri cacciatori primitivi dovrebbero svolgere
regolarmente attività fisiche impegnative e pesanti.
Crescendo il numero di esseri umani sulla terra, la carne cominciò a
scarseggiare e iniziarono le prime lotte territoriali per difendere i terreni
di caccia.
Le popolazioni iniziarono a migrare dall’Africa verso l’Europa e l’Asia
alla ricerca di altro cibo, cioè carne. La terra cominciò a popolarsi di
persone appartenenti al gruppo sanguigno 0, che è tutt’ora il gruppo
sanguigno maggiormente diffuso.1Argomento trattato in maniera più approfondita più avanti
13
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Intorno al 20.000 a.C. i nostri antenati stavano esaurendo le risorse di
selvaggina, ne conseguì un rapido cambiamento alimentare che li portò a
considerare come fonte di cibo anche bacche, semi e radici, trasformando
la loro alimentazione da carnivora ad onnivora.
Le migrazioni generarono anche cambiamenti fisici, quali una pelle più
chiara, ossa meno massicce e capelli più lisci, poiché avere, ad esempio,
la pelle più chiara li proteggeva dai nuovi climi più freddi nei quali si
trovavano e l’organismo sfruttava maggiormente la capacità di
sintetizzare a livello cutaneo la vitamina D, in ambienti dove la stagione
invernale era sicuramente più rigida che in Africa.
Ben presto con l’aumento della popolazione le risorse di carne, che
potevano sembrare inesauribili, iniziarono a scarseggiare, gli ambienti
divennero più ostili e l’uomo di Cro-Magnon si estinse. S'intensificarono
le guerre e si avviarono altri cambiamenti evolutivi e nuove migrazioni.
Fu così che in qualche luogo del Medio Oriente o dell’Asia, circa 25.000-
15.000 anni fa, comparve il gruppo sanguigno di tipo A, che rispondeva
alle nuove esigenze umane determinate dalle nuove condizioni
ambientali. Questo periodo storico, che conosciamo con il nome di
Neolitico, è caratterizzato da un cambiamento fondamentale nel modo di
vita dell’uomo che da cacciatore-raccoglitore diventa produttore del
proprio cibo con l’allevamento del bestiame e i primi esempi di
agricoltura.
Gli uomini iniziarono così a creare le prime comunità stabili e agricole
basate su un nuovo tipo di cooperazione. Questa svolta evolutiva cambiò
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quindi anche lo stile di vita delle popolazioni che avevano ora
un’alimentazione molto diversa, che provocò ulteriori modificazioni a
livello del sistema digestivo ed immunitario (come stiamo vedendo man
a mano, questi due sistemi vanno di pari passo). L'uomo “neolitico” fu
così in grado di assimilare sostanze nutritive contenute nei cereali e negli
altri prodotti agricoli. Cambiò la concezione del cibo come non più
qualcosa di immediato, ma la conseguenza di un processo di produzione,
più o meno lungo, che avrebbe portato i suoi frutti nel tempo. I campi
difatti andavano prima seminati e coltivati in tempistiche adeguate per far
sì che venissero create provviste per soddisfare anche i bisogni delle
stagioni meno produttive. E secondo il professor D’Adamo è curioso
notare come tutt’oggi le persone appartenenti al gruppo sanguigno di tipo
A abbiano maggiori attitudini ad eccellere in lavori che richiedano
pianificazione e collaborazione.
Il passaggio dal gruppo sanguigno 0 al gruppo A fu molto rapido, perché?
Per favorire la sopravvivenza di coloro che iniziarono a vivere in un
ambiente già più “densamente popolato”, infatti le persone con questo
gruppo sanguigno erano più resistenti nei confronti di malattie infettive
come vaiolo, peste e colera, rispetto a coloro che appartenevano al
gruppo sanguigno 0, e tutt’ora è così.
Questa impetuosa fase evolutiva di prime scoperte, migrazioni ma
soprattutto grandi epidemie e nuove abitudini alimentari fu così potente
da cambiare i nostri geni e codificare il gruppo sanguigno A.
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Anche oggi, sempre secondo D’Adamo, i portatori del gruppo sanguigno
A beneficiano di una dieta ricca di alimenti vegetali e cereali; per loro va
invece limitato il consumo di carne. Partendo dal presupposto che quello
dell'agricoltore è un lavoro meno pesante del cacciatore, D'Adamo
consiglia di associare alla dieta un’attività fisica "rilassante" o comunque
non troppo impegnativa (golf, yoga, danza, nuoto…).
Ciò che piano piano si evince da quanto si sta esponendo, è anche che
l’evoluzione legata al nostro gruppo sanguigno, culturalmente
parlando, è antecedente e al di sopra di ogni distinzione etnica e
razziale, frutto di un viaggio evolutivo e di conseguenti adattamenti
ambientali, alimentari e biologici di quella che è una complessa e
meravigliosa macchina: il nostro corpo.
Un’evoluzione che prosegue <<all’insegna dell’equilibrio>> con la
comparsa del gruppo sanguigno B, all’incirca 10.000-15.000 anni fa,
nelle zone himalayane che oggi fanno parte del Pakistan e dell’India. Ciò
che scatenò questa nuova modificazione genetica probabilmente fu
l’esigenza di adattarsi a climi molto più freddi; in questi luoghi le
popolazioni erano nomadi, con una cultura prevalentemente legata alla
pastorizia. I pastori nomadi si differenziavano principalmente in due
categorie, i pastori stanziali, dediti prevalentemente all’agricoltura e i
pastori nomadi e bellicosi, che continuarono a spostarsi penetrando in
altre zone della terra in cui diffusero la loro cultura e il loro gruppo
sanguigno. Nel frattempo le popolazioni che si stanziarono in territori
come Cina e il sud-est asiatico inventarono metodi di coltivazione
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avanzati dimostrando spirito creativo e pratico. E ancora oggi in queste
zone del mondo non si contempla l’uso di prodotti caseari e quindi
derivanti dal latte poiché considerati come “barbari”, anche se
potenzialmente benefici per questo tipo di persone appartenenti al gruppo
sanguigno B.
Infatti il gruppo B caratterizza il nomade, un individuo con un sistema
immunitario e digestivo tendenzialmente molto efficace. Secondo la dieta
del gruppo sanguigno queste persone sono le uniche che possono
consumare latticini con una certa libertà. Gli unici alimenti sconsigliati
sono quelli ricchi di conservanti e di zuccheri semplici. Dato che i
nomadi si spostano frequentemente e durante il tragitto hanno tempo di
pensare, D'Adamo consiglia per loro attività fisiche leggere con
un'importante componente mentale come il tennis e la camminata.
Infine troviamo il più “moderno” e raro gruppo sanguigno, il gruppo AB,
che intuitivamente si è sviluppato con la mescolanza del sangue
caucasico di tipo A, con quello mongolico di tipo B.
Le orde barbariche ebbero la meglio sull’ormai esausto Impero romano.
E <<il sangue dei vincitori si mescolò con quello dei vinti e il gruppo AB
fece la sua comparsa, non ci sono prove che esistesse prima di
novecento-mille anni fa, quando una migrazione spinse le popolazioni
proveniente dall’oriente a dilagare nell’occidente europeo.>>
Questo gruppo sanguigno ha quindi delle “multi-identità”, e delle
caratteristiche che raggruppano sia il gruppo sanguigno di tipo A che
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quello di tipo B, assimilandone i punti di forza ma anche i talloni di
Achille.
Il gruppo AB è descritto come “l’enigmatico”, e si posiziona nel gradino
più alto della scala evolutiva. Dal punto di vista dietetico e sportivo
l'enigmatico si pone a metà tra il gruppo A ed il gruppo B. Può quindi
consumare con moderazione un po' tutto i cibi, senza esagerare con i
latticini.
<<Forse questo gruppo sanguigno è la perfetta metafora dei nostri
tempi, complessi e conflittuali>>.
Per ulteriori approfondimenti sul tema dell’analisi storica sui gruppi
sanguigni, e la dieta corrispondente, si rimanda al testo “Alimentazione
su misura” del professor D’Adamo.
1.1.2. Cos’è il sangue e perché è così importante
<<il sangue è una forza della natura. L’impeto vitale che ci ha sostenuti
fin da tempi immemorabili. Una singola goccia di sangue, troppo piccola
per essere analizzata ad occhio nudo, racchiude in sé l’intero codice
genetico e dell’essere umano.>>
Ad occhio nudo il sangue appare come un liquido di una consistenza
particolare, non liquido, non solido, viscoso; il suo colore è forte e
omogeneo, rosso rubino; alcune persone alla sola vista rabbrividiscono o
addirittura perdono i sensi; sensibilità peculiare, poiché non vi è nulla di
più naturale e vivo del sangue, forse è proprio la sua “sfacciata”
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naturalezza nell’uscire da una ferita, ad esempio, che pone alcune
persone a disagio e in una condizione di malore.
Il sangue scorre, scorre come “il tutto”, scorre in tutte le parti del nostro
corpo, in quelle che chiamiamo vene o arterie (le arterie di dimensione
maggiore) e ogni globulo rosso altera la sua forma per farsi più piccino
per passare attraverso i capillari, uno ad uno, sì, camminando in fila
indiana, per giungere nelle estremità del nostro corpo, quelle parti dove si
avverte quella sensazione di freddo, più facilmente, in determinate
posizioni o in certe condizioni climatiche. Ma esso continua a scorrere
nel frattempo, se sentiamo freddo cercherà di ristabilire la sua
temperatura ottimale e quindi la nostra; anche se lo si intossica con
un’alimentazione errata, anche quando non gli diamo sufficiente ossigeno
o acqua, anche quando è malato, lui comunque scorrerà cercando di
sopperire finché può alle mancanze alle quali lo sottoponiamo, scorrerà
fino alla fine.
Se prendiamo un microscopio ed entriamo nel suo mondo, ma per dir
meglio, nel nostro mondo, solo da molto molto più vicino si può
ammirare questo capolavoro che abbiamo sempre con noi. Per avere
un'idea delle dimensioni dei globuli rossi basti pensare che un millimetro
cubo di sangue può contenere oltre 5 milioni di queste piccole cellule. I
globuli rossi sono cellule molto particolari: se ne vanno in giro
continuamente nel nostro corpo, a miliardi, come colonne di camioncini
per rifornire di ossigeno tutti i tessuti. L'ossigeno filtra attraverso le pareti
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e i globuli rossi si caricano di anidride carbonica, come dei vuoti a
rendere.
Nei polmoni avviene il processo inverso.
Contrariamente a tutte le altre cellule del corpo, i globuli rossi non hanno
il nucleo: lo perdono poco dopo la nascita (che avviene nel midollo
osseo) “sputandolo” via come un nocciolo di ciliegia, e assumendo la
forma a “disco biconcavo” che li rende abbastanza elastici cioè in grado
di modificare la propria forma. Mancando del nucleo (cioè della parte
che contiene il programma genetico, il DNA) è come se mancassero del
cervello: non hanno quasi metabolismo, non si possono dividere e in
definitiva vivono poco: meno di 4 mesi. Sono in pratica dei sacchetti
pieni di emoglobina, l'unica cosa che sanno fare, infatti (ma decisamente
fondamentale!) è produrre emoglobina, una proteina che contenendo
ferro si legherà e trasporterà quattro molecole di ossigeno sulle spalle per
tutto il nostro corpo, tutto ciò avviene grazie alle sostanze assorbite
attraverso l'alimentazione. Ogni secondo nel nostro corpo muoiono 2
milioni di globuli rossi. Ma altrettanti ne vengono contemporaneamente
prodotti. Una morte e una vita costante quindi. E dopo questa breve e
utilissima esistenza si rompono e finiscono in pasto ai fagociti, alcuni
globuli bianchi cui spetta questo compito.
Infatti nel sangue non vi sono solo questi operosi abitanti, i globuli rossi,
ma ci sono anche i globuli bianchi, molto meno numerosi rispetto a quelli
rossi; sono come dei copiloti, viaggiano nel sangue stando molto attenti a
tutto ciò che succede, sono delle vere e proprie sentinelle, pronti a
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21
intervenire in presenza di invadenti intrusi. Insieme a loro troviamo
anche le piastrine, queste in caso di emorragie interne od esterne, ma
anche per un semplice graffio, corrono ai ripari coagulandosi tra di loro,
creando una barriera e cercando di perdere meno globuli rossi possibile.
Tutti questi elementi si trovano in un liquido noto come plasma, un
liquido gelatinoso che contiene molte proteine addette alle più disparate
funzioni.
Ma perché il sangue è davvero così importante per il nostro stato di salute
e come influenza questo stato? Anche se basterebbe per segnalarne
l’importanza la sola descrizione e la funzione di trasportatore di ossigeno,
il sangue è fondamentale anche per il rapporto profondissimo che ha con
il sistema immunitario.
<<La parola “immune” deriva dal latino immunis, (termine che veniva
utilizzato per indicare le città dell’Impero romano esenti da tassazione),
immunità che il nostro gruppo sanguigno certo non ci può assicurare!
>> ma quello che può fare, e fa, è quello di identificare tutto ciò che è
estraneo al nostro organismo, tutto ciò che non ha un’appartenenza
biologica compatibile con il nostro corpo. Lo identifica e lo distrugge.
Questo processo “d’identificazione” è di estrema importanza. Se il
sistema immunitario non riconosce un corpo estraneo come tale può
consentire ad organismi intrusi o sostanze dannose di entrare e fare ciò
che più desiderano. Ancor più pericoloso è quando il sistema immunitario
non risponde più a questa identificazione, quando non sa più
differenziare ciò “che è amico” da ciò “che è nemico”, e in tal caso si
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22
corre il rischio che quest’ultimo attacchi per sbaglio i nostri organi o
tessuti. Ma il suddetto processo d’identificazione come avviene?
Il sistema immunitario è un meccanismo molto complesso, basato su una
rete di mediatori chimici, ossia le diverse tipologie di globuli bianchi
ognuno avente il suo compito da svolgere, sviluppatosi nel corso
dell’evoluzione umana per proteggere l’organismo dai diversi insulti
chimici, traumatici o infettivi che si sono e si presentano nel corso del
tempo.
La caratteristica principale di questo sistema è di saper riconoscere le
strutture che non costituiscono un pericolo e che quindi devono essere
preservate, self, dalle strutture che invece vanno individuate come nocive
per l’organismo e quindi che devono essere espulse, non-self; quindi il
nostro sistema immunitario riconoscerà come non-infectious self, le
strutture non infettive, da quelle infectious self, strutture infettive. Questo
riconoscimento avviene grazie alla presenza di sostanze chimiche,
presenti su qualsiasi forma di vita esistente dalla più complessa alla meno
complessa, chiamate antigeni, letteralmente induttori di anticorpi. Il
sistema immunitario distrugge ogni antigene che considera
potenzialmente nocivo o non appartenente al nostro organismo. Gli
antigeni più potenti e numericamente più elevati sono quelli correlati ai
gruppi sanguigni, e poiché il nostro sangue viaggia per tutto il corpo, ci
garantiscono un sistema di allarme estremamente efficiente. Infatti
quando il sistema immunitario entra in contatto con l’antigene di una
sostanza esterna, che sia un batterio, un alimento, o i corpuscoli contenuti
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nell’aria, il sistema immunitario in primis chiama all’appello l’antigene
che determina il gruppo sanguigno per “sapere” se l’intruso è amico o
meno. Ogni gruppo sanguigno, quindi 0, A, B o AB ha un antigene
specifico sulle cellule di tutto il nostro corpo, al quale, tra l’altro deve il
suo nome. Il gruppo A avrà come antigene A, il gruppo B l’antigene B, il
gruppo AB avrà sia gli antigeni A che gli antigeni B, mentre il gruppo 0,
viene chiamato appunto 0 perché non presenta antigeni.
Per capire meglio la natura degli antigeni citiamo le parole del professor
D’Adamo, che dà una spiegazione semplice e comprensibile a tutti di
cosa siano gli antigeni: <<Gli antigeni specifici per ciascun gruppo
sanguigno, immaginateli come antenne che sporgono dalla superficie
delle cellule. Queste antenne sono costituite da due parti: lo stelo che
serve come supporto, e l’estremità che funge da ricevente e trasmittente.
Il supporto, a sua volta, è formato dall’unione di numerose molecole di
uno zucchero chiamato fucosio>>.
Nel gruppo 0, non vi sono antigeni, ossia le cellule hanno solo la
porzione di supporto dell’antenna, cioè le catene di fucosio.
Quando l’antigene proprio del tipo di gruppo sanguigno si accorge che un
antigene proveniente dall’esterno è entrato nel corpo, stimola la
produzione di sostanze a noi note come anticorpi, che hanno il compito di
attaccare fisicamente la sostanza estranea e favorirne la distruzione;
<<queste sostanze hanno pertanto un comportamento che può essere
paragonato a quello dei missili “intelligenti”, capaci di dirigersi senza
esitazioni e con estrema precisione sul bersaglio prescelto. Le cellule del
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24
sistema immunitario producono una varietà infinita di anticorpi,
ciascuno specificatamente diretto contro un nemico ben definito.
Nessuno di noi se ne rende conto, ma il nostro organismo è come un
immenso campo di battaglia dove quotidianamente truppe specializzate
attaccano e neutralizzano aggressori più o meno temibili. Questi ultimi,
da parte loro, cercano in ogni modo di sfuggire al “radar” del sistema
immunitario, e nel tentativo di rendersi invisibili possono addirittura
arrivare a cambiare i loro antigeni, per renderli più accettabili da parte
dell’organismo. Ma il nostro sistema difensivo, vigile ed efficiente, è in
grado di fronteggiare la situazione elaborando nuovi tipi di anticorpi.>>
Questo è un diagramma volto a visualizzare meglio la struttura degli
antigeni;
Gli anticorpi prodotti, avranno una struttura fisica specifica per l’antigene
estraneo che sporge dal corpo di un dato microrganismo, adattandovisi,
e creando una reazione chimica estremamente importante chiamata
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agglutinazione. Processo che permette agli anticorpi di agglutinare ossia
raggruppare i microrganismi creando dei piccoli ammassi che tendono a
precipitare, così da facilitarne l’eliminazione.
<<In definitiva, il sistema immunitario si comporta come un poliziotto
che, ammanettando i suoi criminali tra loro, ne neutralizza la possibilità
di fuga.>>
Questo modus operandi del sistema immunitario, correlato sempre alla
necessità di salvaguardare il proprio sistema e anche tutti i sistemi
presenti nel nostro corpo, svolge moltissime altre funzioni e il
meccanismo formato dagli antigeni dei gruppi sanguigni e dagli anticorpi
corrispondenti è stato fondamentale come scoperta storica. Il dottor Karl
Landsteiner, uno scienziato austriaco, scoprì ciò che noi ora diamo per
scontato, ossia che una persona appartenente ad un gruppo sanguigno
rigetti il sangue di una persona con diverso gruppo sanguigno. Gli
anticorpi presenti nel sangue di una persona ad esempio avente gruppo
sanguigno A, attaccano direttamente gli antigeni che caratterizzano una
persona appartenente al gruppo B, non potendosi dunque scambiare il
sangue, qualora succedesse vanno incontro al processo di agglutinazione;
infatti i soggetti di gruppo A hanno anticorpi anti-B, i soggetti con gruppo
B, hanno anticorpi anti-A, i soggetti con gruppo AB avendo in sé sia il
gruppo A che quello B, non necessitano di difese da questi ultimi, non
presentando anticorpi né anti-A né anti-B. Essi infatti possono ricevere il
sangue da tutti, ma possono donarlo solo a persone con gruppo AB;
infine abbiamo il gruppo 0 che hanno anticorpi sia anti-A sia anti-B,
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esattamente l’opposto del gruppo AB, infatti le persone aventi questo
gruppo sanguigno possono donare il loro sangue a chiunque, ma riceverlo
solo da persone gruppo 0. Essi infatti sono i cosiddetti “donatori
universali”.
Prima di questa scoperta le trasfusioni venivano affidate al caso.
1.2. Connessione tra sangue ed alimentazione
Gli anticorpi diretti contro un gruppo sanguigno differente dal nostro
sono i più potenti in assoluto all’interno del sistema immunitario.
La maggior parte degli anticorpi di solito viene prodotta sotto l’influsso
di un determinato stimolo, come ad esempio una vaccinazione oppure
un’infezione; mentre gli anticorpi dei gruppi sanguigni vengono secreti
automaticamente! Ossia se vi è un intruso, automaticamente scatta la
risposta di agglutinazione ed eliminazione.
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E vi è molto di più per quanto riguarda questo aspetto. I ricercatori
operanti in questo ambito hanno scoperto che (citando sempre le parole
del dottor D’Adamo nel suo libro) <<Molte sostanze nutritive sono in
grado di agglutinare le cellule di alcuni gruppi sanguigni (in modo
simile al rigetto), ma non di altri. Ciò significa che un alimento può,
per esempio, risultare dannoso per le cellule di un soggetto di tipo A e
benefico per le cellule di un soggetto di tipo B. Non a caso, molti degli
antigeni presenti sugli alimenti hanno caratteristiche simili
all’antigene A o a quello B. Questa scoperta ha rilevato l’esistenza di
una correlazione scientifica tra gruppi sanguigni e dieta . >>
Informazioni rimaste inutilizzate per quasi un secolo, finché una
minoranza di gruppi di persone tra i quali medici, nutrizionisti, naturopati
e ricercatori hanno iniziato ad esplorare queste informazioni vitali per la
comprensione del funzionamento del nostro organismo a livello di salute
alimentare, ossia gran parte di ciò che influenza tutta la nostra salute
fisica ma anche mentale.
1.2.1.Le lectine
Continuando a seguire in questa prima parte dell’elaborato il percorso
della logica del dottor Peter J. D’Adamo, tra cibo e sangue esiste, quindi,
come spiegato in precedenza, un legame indissolubile, legato al nostro
bagaglio genetico in relazione alla nostra evoluzione; infatti, anche se
può sembrare sorprendente, il nostro sistema digestivo e il nostro sistema
immunitario prediligono ancora gli alimenti consumati dai nostri antenati
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aventi il nostro stesso gruppo sanguigno. La ragione di ciò risiede in
proteine denominate lectine. Proteine con capacità agglutinante nel
sangue, e abbondanti nei diversi alimenti, anche quelli considerati
benefici “per tutti”.
Un numero considerevole di germi ma anche lo stesso sistema
immunitario usufruisce di questa <<colla biologica>> per intrappolare
batteri e parassiti; come ad esempio succede nel tratto che collega il
fegato alla cistifellea, dove i condotti sono tappezzati da cellule con una
superficie ricchissima di lectine.
<<Anche i microrganismi, però, sono ricchi di lectine che funzionano
come delle ventose, consentendo loro di ancorarsi saldamente alle
mucose del nostro organismo. Spesso le lectine dei virus e dei batteri
sono simili agli antigeni dei gruppi sanguigni e costituiscono un vero
flagello per le persone che aggrediscono. Le medesime considerazioni
valgono per il cibo. Quando mangiamo un alimento contenente lectine
incompatibili con il nostro gruppo sanguigno, esse si sistemano in un
organo (reni, fegato, cervello stomaco eccetera) e iniziano ad
agglutinare globuli rossi in quell’area.>>
Tutto questo a livello sanguigno perché succede? Perché come si diceva
nei precedenti paragrafi ed in questo, un determinato cibo presenta le
stesse caratteristiche degli antigeni dei gruppi sanguigni, ossia le lectine
contenute nei cibi presentano un antigene simile ad un dato gruppo
sanguigno, che se ingerito da parte di una persona con gruppo sanguigno
differente dall’antigene presente sulla lectina, farà scaturirela reazione di
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29
agglutinazione nel sangue. Un esempio: il latte possiede delle lectine
molto simili a quelle che ha l’antigene B, ossia gruppo sanguigno B; se
un soggetto con gruppo sanguigno A beve del latte, il suo sistema
immunitario scatenerà in automatico i meccanismi di agglutinazione nel
tentativo di eliminare la sostanza nociva e cercando di rigettarla proprio
come farebbe se venisse introdotto del sangue di gruppo sanguigno B! A
questo punto entra in gioco anche il sistema digestivo, poiché se una
persona di gruppo A ingerisce del latte, seguendo sempre un esempio, la
sua digestione inizierà nello stomaco, ma una lectina errata per il nostro
gruppo sanguigno è immune dall’azione gastrica che normalmente entra
in gioco durante la digestione, quindi la lectina non digerita e rimasta
completamente intatta (riconducibile anche a quella sensazione di
gonfiore che potremmo sentire dopo un pasto, o dopo aver bevuto una
data bevanda) può interagire nel senso di “attaccare” le pareti dello
stomaco, oppure proseguire verso l’intestino. Anche qui il corso delle
lectine è variabile, poiché può passare nel sangue ed essere trasportata
per tutto l’organismo oppure attaccare le pareti intestinali. Ciascuna
lectina, che sia quella contenuta nel latte, nei fagioli, nei cereali o nella
frutta, è differente e predilige diversi organi, e una volta giunta nella
destinazione “prescelta” la lectina, che come sappiamo funge da colla,
esercita questo suo effetto collante sulle cellule che la circondano,
attirandole a sé e formando dei piccoli agglomerati, che in un secondo
tempo verranno distrutti.
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Ma causando comunque uno stress non indifferente al sistema digestivo
ed al sistema immunitario dell’organismo interessato.
Ma di questo ultimo aspetto parleremo in maniera più approfondita nel
prossimo paragrafo.
1.2.2. Connessione tra sangue, alimentazione e salute
Fortunatamente il 95% delle lectine presente nei cibi è facilmente
eliminabile dal nostro organismo, o quasi; comunque vi è quel restante
5% di cibi contenenti lectine nocive che se non si ha la giusta
consapevolezza di quale siano per il nostro gruppo sanguigno quelle
dannose, innescano una serie di reazioni che portano alla distruzione dei
globuli rossi. Come già spiegato, le lectine dannose possono attaccare
intestino e stomaco scatenando un’infiammazione da non sottovalutare
alle mucose di questi organi, avendo sintomi simili a quelli che si
avrebbero durante una reazione allergica. Ma non è necessario ingerirne
quantità considerevoli, bastano piccole dosi per agglutinare una quantità
impressionante di cellule, ovviamente questo accade quando vi è
un’incompatibilità tra il proprio gruppo sanguigno e un determinato
alimento o una classe di alimenti.
Detto ciò non bisogna “avere paura” del cibo, ma saperlo riconoscere,
saper riconoscere quale lectine sono dannose per noi nello specifico e
quali no. Ad esempio, il glutine (contenuto nel grano e in altri cereali) ha
un potere infiammatorio per l’intestino, il gruppo 0, particolarmente
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sensibile a questa lectina dovrebbe evitare di mangiarlo, poiché queste
persone potrebbero andare incontro ad un’infiammazione molto più
facilmente.
Le lectine hanno tutte una forma diversa, quella del grano, ad esempio,
sarà differente da quella della soia. Pertanto ciascuna di loro sarà dannosa
per alcuni e benefica per altri.
I tessuti nervosi di tutti sono molto sensibili al processo di agglutinazione
indotto dalle lectine contenute negli alimenti; le diete per esclusione,
come quelle effettuate per i soggetti allergici infatti, sono, ad esempio,
molto utili per curare disturbi nervosi; <<ricercatori russi hanno notato
che il sistema nervoso degli schizofrenici è più sensibile all’attacco di
lectine molto comuni>>.
Ora ci si chiederebbe, ma come si fa a sapere quali lectine sono dannose
per il mio organismo e quali invece no?
Il professor D’Adamo ha provato scientificamente, saggiando quasi tutti
gli alimenti più comuni in laboratorio, la reazione che questi hanno con i
differenti gruppi sanguigni e quando il processo di agglutinazione si
determina.
Esiste un metodo più diretto, anche per “i comuni mortali”, che più
facilmente ci indica la misura delle lectine dannose presenti nel nostro
organismo; si tratta di un semplice esame delle urine nel quale si misura
la quantità presente di indacano, un composto organico che indica i
fenomeni di fermentazione intestinale. Se fegato e intestino non riescono
a digerire o utilizzare correttamente una determinata proteina (le lectine
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32
specifiche degli alimenti, si ricorda sono proteine) si producono sostanze
chimiche che vengono eliminate attraverso feci ed urine. Eliminando cibi
contenenti lectine per noi errate, il livello di indacano nelle urine sarà
minimo.
I pazienti del dottor D’Adamo, come afferma egli stesso, spesso non
superano l’esame brillantemente poiché anche un ingerimento sporadico
di un alimento non consigliato avrà uno smaltimento nel nostro
organismo molto lungo, anche se a noi può non sembrare cosi; se ad
esempio << un soggetto di tipo A mangia un insaccato, per esempio un
po’ di mortadella, i nitriti (sostanze ad azione conservante) in essa
contenuti avranno un’attività tossica novanta volte superiore a quella
svolta in un soggetto appartenente ad un altro gruppo sanguigno. Questo
perché nel tipo A il rischio di sviluppare un tumore gastrico è aumentato
e quindi i nitriti, sostanze dotate di attività cancerogena, risultano più
tossici>>.
I valori di indacano che sono sufficienti per stabilire l’esistenza di una
dieta poco corretta si aggirano intorno a 2,5; i pazienti del dottor
D’Adamo seguendo accuratamente la dieta prescritta scendono a valori
pari a 1 o anche 0 in appena due settimane.
<< Probabilmente è la prima volta che sentite parlare di questo esame
che, peraltro, è stato utilizzato dalla medicina tradizionale fino a pochi
anni fa per diagnosticare la presenza di una flora batterica intestinale
troppo esuberante. In un prossimo futuro, quando un numero sempre
32
33
maggiore di persone imparerà a conoscere i legami che esistono tra
lectine e gruppo sanguigno, questo test vivrà una seconda primavera>>.
Il professor D’Adamo approfondisce in maniera molto più esauriente
queste argomentazioni nel suo libro, affronta il perché dell’efficacia delle
sue diete, prescrive le sue diete nel libro stesso, intese come
alimentazione corretta per persone appartenenti ad un dato gruppo
sanguigno.
In questa tesi affronteremo un discorso più generale, per far sì che
ognuno possa riflettere su queste tematiche ed informarsi su ciò che crede
utile per se stesso.
Vedremo ora più nello specifico, seguendo comunque sempre le prove
scientifiche del dottor D’Adamo, le correlazioni che esistono tra gruppo
sanguigno, dieta e i problemi medici a noi più noti.
Arrivati a questo punto, abbiamo acquisito una coscienza preliminare di
quanto il nostro sangue sia strettamente legato alla nostra alimentazione
che a sua volta è strettamente connessa al nostro stato di salute. Non a
caso per sapere se si sta bene o meno si effettuano le analisi del sangue, e
per porre rimedio ad un dato disturbo, deficit, o qualsiasi problematica
emersa dalle suddette analisi, la risposta curativa più immediata è da
parte dei medici quella di prescrivere una larghissima quantità di farmaci,
farmaci dai quali ormai siamo diventatati psicologicamente e fisicamente
dipendenti.
Il punto di vista che nessuno prende in considerazione è che i farmaci
comunemente usati anche per un’influenza, o quelli usati in malattie
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croniche, sono studiati per agire su una varietà di persone, agendo su
un determinato microrganismo o problema “venuto da fuori”, non sulla
persona stessa e sul come reagisca a questo intruso e quale sia la sua
risposta di tolleranza o meno a questo intruso o al farmaco di per sé.
<<Ciò che realmente occorre è considerare questi rimedi, o per lo meno
molti di essi, nella giusta prospettiva: cioè come veleni.>> Veleni per il
batterio, non cure per la persona, e di conseguenza veleni per la
persona.
La medicina ha fatto passi da gigante negli ultimi secoli, e la ricerca
farmacologica ha selezionato farmaci che possono realmente essere utili
e capaci di agire in modo selettivo su “quel che non funziona”, ma ce ne
sono moltissimi altri che non adempiono a questo compito, e che non si
possono ignorare, perché si tratta della propria salute, e lamentarsi dopo,
o sentirsi disorientati successivamente alla scoperta di una patologia,
mettendosi così nelle mani di qualcuno e al contempo pregando un Dio,
non è mai stato utile a nessuno; e il famoso detto “prevenire è meglio che
curare” non è mai stato più appropriato.
Basti pensare ai farmaci oncologici per combattere i tumori, che
attaccano le cellule malate ma non sono assolutamente in grado di
risparmiare quelle sane. Ecco perché magari un ragazzo reagisce “bene”
e una persona di cinquant’anni può morire; un ragazzo ha potenzialmente
una capacità di rinnovo cellulare che, anche se compromessa dal tumore
e dal farmaco, potrebbe aiutarlo, comunque con enorme sforzo, a
rinnovare il suo organismo una volta terminato un trattamento; una
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35
persona di cinquant’anni ha molto ma molto meno questa possibilità.
Non si vuole sminuire i progressi della medicina, solo cercare di
assumere un atteggiamento critico, e capire anche le dinamiche che sono
alla base di ciò che convenzionalmente, oggi come oggi, è ritenuto
“giusto”. Questa tematica verrà affrontata più nel dettaglio nel prossimo
capitolo.
Comunque in questo scritto non si ha la pretesa di criticare, né il dottor
D’Adamo lo fa, il farmaco in sé, ma il suo utilizzo smodato e poco
cosciente.
<<Ma siamo realmente sicuri di utilizzare nel modo migliore antibiotici e
vaccini? Come fare a sapere quale farmaco è più indicato per noi e per i
nostri famigliari? Ancora una volta, la risposta è nascosta dentro di noi,
nel nostro gruppo sanguigno.>
Facciamo un abuso di antinfluenzali, antidolorifici, antibiotici,
antistaminici, lassativi, farmaci contro la tosse, mal di gola e
quant’altro… non si vuole negare l’utilità di questi farmaci, ma se ne
auspica l’utilizzo corretto. Ricordando che ciò che si prende come “anti-
qualcosa” in realtà agisce contro sintomi preziosi e contro messaggi che
il nostro corpo invia per farci capire dove e quale potrebbe essere il reale
problema o carenza.
La problematica forse che ai nostri giorni e più comune è quella legata
agli antibiotici e ai farmaci tumorali; l’antibiotico è in grado di
sterminare uno specifico ceppo batterico ed eliminarlo. Si penserebbe
“favoloso no?”, no. Assolutamente no. Ossia in caso in cui realmente è
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necessario (si rimanda al libro) ovviamente sì, ma nel momento in cui il
termometro ci mostra che la nostra temperatura è salita, per paura, o per
affrettarsi a “stare bene” si corre ad utilizzare farmaci per abbassarla o
antibiotici per debellare il batterio, non avendo assolutamente
consapevolezza che la febbre è solo un sintomo del fatto che il nostro
sistema immunitario è entrato in azione e sta cercando di risolvere il
problema, e l’antibiotico, a differenza ad esempio dell’echinacea, non lo
aiuta a risolvere la problematica, la elimina. Eliminando il problema
prima che il sistema immunitario si renda conto di cosa stia succedendo -
l’antibiotico, infatti, arriva in un batter d’occhio al batterio, prima delle
nostre sentinelle “spegne” così la nostra risposta e forza immunitaria e
l’organismo non solo non può più debellare il batterio da solo, magari
impiegandoci 5 giorni invece di 3, ma non memorizza nemmeno gli
antigeni di quel batterio per sconfiggerlo più velocemente se si dovesse
ripresentare. Utilizzando un antibiotico quando non è necessario si
elimina totalmente la possibilità di memorizzare gli antigeni di quel
batterio, e quindi si induce una facilità di ripresentazione del batterio
stesso, perché si è reso il sistema immunitario più debole, anche se per un
certo periodo il batterio sembrerà debellato. Non solo, l’uso protratto di
un antibiotico altera la flora intestinale, causando diarrea e bruciore di
stomaco, richiederà l’uso di integratori, rendendo sempre più debole il
nostro sistema immunitario e diventando dipendenti da un farmaco.
Ci sono guerre che devono essere per forza combattute con gli antibiotici,
ma per non arrivare a combattere queste guerre si può far in modo che le
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piccole battaglie vengano sconfitte in maniera diversa e autonoma
aiutandosi con ciò che la natura ha già messo a disposizione; resta
comunque il fatto che il medico ha la competenza per dire ciò, ma
nessuno nega a nessuno di arrivare in uno studio medico con una giusta
dose di informazioni sul proprio gruppo sanguigno ed il proprio
organismo.
Le domande che bisognerebbe porsi nel momento in cui compare un
determinato sintomo, che sia muco, mal di testa, dolori articolari,
bruciore di stomaco, febbre… sono quelle che ci portano a capire, a
seconda dello stile di vita adottato nell’ultimo periodo, quale sia la causa,
e se il sintomo si ripresenta spesso o meno nel corso del tempo. Non tutti
i sintomi e malattie possono essere affrontati in modo autonomo,
ovviamente, e utilizzare farmaci in maniera autonoma è ciò che di più
sbagliato si possa fare. Lo stesso discorso vale anche per i rimedi
naturali, che hanno anche loro un'immensa potenza. E consultarsi con un
medico o chi si preferisce è la scelta più corretta, ma andarci con delle
nozioni proprie sulla propria persona, é ancor meglio.
Per dare un accenno delle specificità delle quali parla il dottor D’Adamo
nel suo libro, e per far capire meglio questo concetto, si procede ad un
esempio: gli antistaminici, utilizzati per curare disturbi legati ad allergie,
oltre a dare una fastidiosa sonnolenza, possono aumentare la pressione
arteriosa, conseguenza particolarmente dannosa per coloro che sono di
tipo A o AB, questi farmaci infatti potrebbero anche causare problemi
alla prostata ed avere altri tipi di effetti collaterali terribili.
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Esistono però delle specificità anche a livello di rimedi naturali, ad
esempio per la febbre nel libro si consigliano diversi rimedi, ma tra questi
l’erba gatta è poco indicata per il gruppo sanguigno A. Anche se
ovviamente le controindicazioni di un rimedio naturale poco adatto
rispetto all’assunzione di un farmaco errato o poco tollerato sarebbero
meno dannose e l’organismo avrebbe meno difficoltà nello smaltimento
delle tossine ingerite, non sarebbe indicato comunque. Si rimanda, per
maggiori dettagli sulle medicine convenzionali e per i rimedi naturali,
relativamente al proprio gruppo sanguigno, al libro “Eat for your type”,
del professore.
1.2.3.Perché alcune persone si ammalano ed altre no?
Stiamo cercando risposte a questo quesito di volta in volta che si procede
con questo elaborato, fino ad ora abbiamo esaminato la storia dell’uomo,
il suo gruppo sanguigno e la sua soggettività in questione di
alimentazione e cure, ma bisogna aggiungere che vi è anche una
correlazione tra gruppo sanguigno e maggiore esposizione a determinate
patologie.
A chi si ammala la domanda che sorge più spontanea è “ma perché
proprio a me?” A prescindere dalle scoperte mediche fatte, questa
domanda rimane spesso senza una risposta; ma vi sono scoperte utili che
ignoriamo, come ad esempio una predisposizione di un gruppo sanguigno
a contrarre determinate malattie. Per capire meglio, ci sono sicuramente
persone che si ammalano poco spesso e chi ogni inverno ha raffreddori e
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influenze, perché? Le persone che non si ammalano avranno sicuramente
un gruppo sanguigno che rende il loro sistema immunitario resistente
contro le infezioni.
Chi ha il gruppo sanguigno A deve stare particolarmente attento poiché
ha un sistema immunitario pigro che non si preoccupa molto di eliminare
le cellule degenerate, e queste ultime accumulandosi potrebbero far
insorgere tumori, guardare in faccia la realtà non deve spaventare, ma
rendere consapevoli, per prevenire. E la prevenzione è nell’informazione
e conoscenza del proprio organismo, una eventuale TAC o qualsiasi altro
tipo di controllo di questo tipo, non sono definibili come prevenzione, ma
metodologie per appurare l’esistenza o meno di una patologia. Si noterà
dopo aver preso determinate precauzioni come tutto verrà spontaneo
perché inevitabilmente ci si sentirà meglio con un alimentazione giusta,
davvero. Sempre nel libro “alimentazione su misura” o dal titolo
originale “Eat for/4 your type”, il dottor D’adamo descrive in maniera
approfondita ogni patologia e infezione, nello specifico per ogni gruppo
sanguigno, in questa sede ci occuperemo della patologia più diffusa ora
come ora, i tumori.
1.2.4. Il cancro
Chiunque abbia avuto un’esperienza di cancro in famiglia sa bene quanto
questa malattia sia straziante, assurda, misteriosa e degenerativa,
fisicamente e mentalmente. Le tappe che portano alla morte ogni giorno
milioni di persone sono di solito sempre le stesse, prima una mastectomia
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40
(operazione al o ai seni per toglierne il contenuto), chemioterapia, e se
tutto procede “bene”, 5 anni di tamoxifene o altri chemioterapici per
bocca che danno luogo a controindicazioni mostruose sia dal punto di
vista mentale che fisico, In seguito a questa terapia, si hanno le prime
recidive poiché la protezione “garantita” è di 5 anni, segue altra
chemioterapia così da dare sempre più spazio alle cellule malate e non a
quelle sane, e poi si entra in quella che viene chiamata fase terminale,
ossia il corpo e la mente, esausti, muoiono.
Il dottor D’Adamo afferma che esiste una correlazione tra gruppo
sanguigno e cancro; e che i dati disponibili in proposito mettono in
evidenza che l’incidenza di queste patologie colpisce maggiormente chi è
di gruppo A o AB, che sono anche coloro che possiedono un sistema
immunitario più pigro, quindi chemioterapie per via endovenosa e
chemioterapie per bocca sono ancor meno tollerate rispetto ad altri
gruppi. Sono disponibili dati scientifici in merito a questo, ma non dati
che dimostrano perché il gruppo 0 e B si ammala con più difficoltà di
tumore, ma la ricerca prosegue sta procedendo anche in questo senso.
Sicuramente il gruppo sanguigno non è il solo tassello per comprendere
la ragione dei tumori, le cause sono molteplici, come la familiarità alla
malattia, persone che nella propria famiglia hanno già avuto questo tipo
di problematica, l’inquinamento, le radiazioni, la miriade di sostanze
chimiche con le quali entriamo in contatto ogni giorno e le abitudini di
vita. Ciò che cerca di fare D’Adamo è di capire non solo chi ha una
40
41
predisposizione a questo tipo di patologia, ma chi ha la possibilità di
uscirne vittorioso.
E trova la chiave nelle lectine.
Le lectine, avendo un potere agglutinante, come detto in precedenza,
hanno anche il potere di attirare a sé e di agglutinare le cellule cancerose.
Agiscono come una sorta di catalizzatore delle funzioni immunitarie,
proteggendo le cellule sane.
Come avviene questo processo? Una cellula sana è in grado di produrre
zuccheri in modo controllato e specifico, una cellula malata non ha più il
controllo di nulla, e gli zuccheri sulla sua superficie vengono prodotti in
quantità eccessive, inoltre non riesce più ad andare in apoptosi (ossia la
morte cellulare, una cellula funzionante se si accorge di essere malata, si
“suicida”); proprio per questi zuccheri abbondanti sulla superficie delle
cellule però, sono più sensibili ad un effetto agglutinante. Ma l’impiego
delle lectine è limitato, ed è davvero uno spreco poiché come si diceva, i
nostri alimenti ne contengono delle più svariate forme e tipi, e
utilizzando queste potenzialità si aumenterebbe di gran lunga la
possibilità di sopravvivenza degli ammalati e davvero “la qualità di vita”.
Attualmente il cancro al seno, tra l’altro uno dei più diffusi, è il
cancro per il quale è stata riconosciuta un’esistenza tangibile in
correlazione alle lectine. E gli effetti potrebbero essere assai vantaggiosi
soprattutto per i gruppi A e AB che non rispondono bene alle cure
tradizionali come i gruppi 0 e B, anch’essi comunque sottoposti ad uno
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sforzo fisico non indifferente con chemioterapia e via dicendo, ma che
riescono ad avere una reale guarigione più facilmente.
Il perché di questa differenza <<può essere dedotto da uno studio
pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet nel 1991, secondo la quale
era possibile stabilire a priori la tendenza di un tumore ancora
localizzato alla mammella, a invadere i linfonodi ascellari. Tutto questo
utilizzando una tecnica molto semplice, che consisteva nel mettere le
cellule tumorali a contatto con una lectina estratta da una lumaca
commestibile, l’helix pomatia: una agglutinazione spiccata era indice di
metastatizzazione. E guarda caso, la lectina dell’Helix pomatia è
altamente specifica per il gruppo sanguigno A. In altre parole, le cellule
del tumore che modificano la loro struttura antigenica fino ad acquisire
caratteristiche molto simili a quelle dell’antigene A sono in grado di
aggirare il nostro sistema di difesa e di aggredire i linfonodi>> (prima
difesa del sistema immunitario). Ciò accade meno nei soggetti di tipo 0 e
B poiché sono in grado di riconoscere più facilmente gli intrusi e
cacciarli.
Non bisogna spaventarsi se si possiede un gruppo sanguigno di tipo A o
AB, anzi conoscere i propri punti deboli sarà utile per rafforzarli. Nelle
pagine del libro “Eat for your type” o tradotto in italiano “Alimentazione
su misura”, dalla pagina 310 alla 317, sono indicati tutti i consigli da
seguire se si ha questo gruppo sanguigno e come evitare l’insorgenza di
queste patologie, o come contrastarle. Se ne cita qualcuno; grassi animali
e proteine rappresentano un impegno gravoso da digerire per il gruppo A,
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si dovrebbe farne a meno e prediligere alimenti particolari come ad
esempio la soia. Le proprietà della soia, infatti, sono quelle che ha il
Femara o il Tamoxifene, chemioterapici per bocca, solo che la soia se
mangiata prima preverrà l’insorgenza del tumore, mangiata dopo aiuterà
comunque il fisico nel debellare la malattia. Perche la soia è così
importante? << Perché le agglutinine contenute nel tofu sono in grado di
indentificare selettivamente le cellule degenerate che producono antigeni
di tipo A e di favorirne l’eliminazione! >>
Tutto ciò è particolarmente efficiente nei tumori al seno. La soia è stata
utilizzata come << “ripulitore” delle cellule cancerose dei campioni di
midollo osseo. Mi riferisco, in particolare, a un lavoro sperimentale
condotto su donne affette da carcinoma mammario che dovevano essere
trattate con terapie farmacologiche a dosi tanto elevate da risultare
tossiche per il midollo osseo. Per ovviare all’inconveniente, i ricercatori
hanno prelevato, prima della cura, un po’ di midollo osseo e l’hanno
ripulito dalle cellule cancerose utilizzando una lectina estratta dalla
soia. In un secondo tempo le pazienti hanno ricevuto un auto-trapianto
di midollo osseo. >> tra l’altro la soia contiene sostanze in grado di
regolare il bilanciamento ormonale e ridurre l’apporto di sangue e
ossigeno alla massa tumorale. Per chi non ama il Tofu (che comunque ha
un sapore neutro, e può essere condito come più piace, e utilizzato a
piacere in insalate, minestre, e quant’altro) dovrebbe vederlo come
medicina preventiva e chiedersi se preferirebbe fare la chemioterapia o
mangiare il tofu in una bella insalata tutti i giorni.
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<<Probabilmente la bassa incidenza di tumori del seno osservata tra le
donne giapponesi è da attribuire proprio alla dieta ricca di soia>> (e di
alghe), anche se negli ultimi anni, con l’influenza occidentale nella loro
alimentazione, i tassi di tumore al seno e quelli del tumore in generale
stanno crescendo.
Ma come si può dedurre da quanto detto esistono alimenti come la soia e
mille altri, e lectine contenute in essi, che hanno lo stesso effetto, se non
più forte e meno nocivo, di farmaci attualmente utilizzati nella medicina
tradizionale.
2. CAPITOLO Verso una maggiore soggettività e individualità
Tornando a discutere intorno al tema dell’alimentazione, ovviamente,
come affermato in precedenza, strettamente correlato alle malattie più o
meno gravi in cui possiamo incorrere, e continuando questo elaborato
concentrando l’attenzione sulla differenza oggettiva fra ogni persona e il
perché, si ha un quadro generale cha può sempre di più portarci a
prendere in considerazione una maggiore soggettività e individualità,
intesa come discorso di insieme di tutto ciò che caratterizza una persona
e ognuno di noi nello specifico.
Il nostro sangue oltre ad essere identificato con il sistema AB0, viene
identificato anche sulla base di altri fattori, come quello che indica la
positività o la negatività al fattore Rhesus, comunemente chiamato Rh,
nome proveniente dalla scoperta di questo antigene sui globuli rossi del
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macaco Rhesus. Questo antigene è come se fosse un sottogruppo del
sistema AB0.
Si immagini di avere sei persone con tre gruppi sanguigni diversi, quindi
due A, due B e due 0, ogni persona ha i suoi globuli rossi differenti l’uno
dall’altro perché presentano rispettivamente l’antigene A, B o nessun
antigene (nel caso del tipo 0), su questi 6 diversi globuli rossi,
indipendentemente dal sistema AB0, e indistintamente sulle sei persone,
si può evidenziare un altro tipo di antigene, quindi un’altra “antenna” che
ha il potenziale per legarsi ad un’altra sostanza, ad esempio un’altra
differente lectina di un alimento; alcuni gruppi sanguigni possiedono
questo antigene, l’antigene D, altre non lo presentano; chi lo possiede
verrà definito positivo all’antigene D, chi non lo possiede, negativo.
Quindi le 6 persone iniziali, sarebbero potenzialmente una A positivo,
una A negativo, una B positivo, un’altra B negativo, AB positivo, AB
negativo e zero positivo e negativo. Come detto sopra, i gruppi sanguigni
producono anticorpi nei confronti di un diverso gruppo sanguigno, ad
esempio il gruppo A avrà anticorpi anti-B, quindi tenderà a distruggere i
globuli rossi con l’antigene B; la stessa cosa avviene con l’antigene D,
ossia le persone prive di questo antigene, quindi A, B o 0 negativo, non
riconoscendo questo antigene D come proprio, produrranno anticorpi
anti-D, questo antigene è simile ad un altro antigene sugli alimenti; come
il latte nel precedente esempio, avente un antigene simile all’antigene B,
se una persona di tipo A assume questa sostanza produce anticorpi contro
questo alimento; nel caso dell’antigene D, la reazione sarà la stessa;
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prendiamo in esame ad esempio il vino rosso, bianco e la birra, piuttosto
che il rosmarino, la patata o il dado vegetale o di carne e molti altri tra
tutti gli alimenti esistenti; tutti questi comuni alimenti qui citati, ad
esempio, hanno una lectina simile all’antigene D, quindi le persone con
gruppo sanguigno A, B o 0 positivo all’antigene D, che hanno questo
altro tipo di “antenna” sui globuli rossi, non avranno problemi di
digestione e agglutinazione ingerendo i suddetti cibi; mentre le persone
A, B o 0 negativo, che non possiedono questo antigene, produrranno
anticorpi anti-D, e quindi avranno difficoltà a digerire questi alimenti,
mettendo in moto il sistema immunitario e andando incontro
all’agglutinazione.
Il dottor Peter D’Adamo, afferma nel suo libro che questo fattore
potrebbe essere un importante punto di riferimento per personalizzare il
suo programma dietetico, ma ciò che è fondamentale è sapere se si è A, B
o 0.
La ricerca effettuata per questa tesi tende però a voler evidenziare che il
fattore Rh positivo, o la sua assenza, modifica sostanzialmente la
sensibilità ad un dato alimento, così come vuole informare dell’esistenza
di questa ulteriore soggettività, anche tra i cibi più comunemente
utilizzati, poiché il processo logico e biologico nella reazione chimica-
molecolare è la medesima.
Alimenti presi in esame dal dottor D’Adamo, come ad esempio il pollo,
le albicocche, il cioccolato e le patate, che risultano essere per il gruppo
sanguigno A, rispettivamente, il pollo e le albicocche benefiche, il
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cioccolato indifferente e le patate da evitare, prendendo in considerazione
il fattore Rh lo scenario cambia in maniera sensibile, ossia, il pollo sarà
da evitare per le persone ARh negativo, e tranquillamente digeribile per
coloro che risultano essere ARh positivo, le albicocche indifferenti per le
persone A negativo ma da evitare per coloro che sono A positivo, il cacao
indifferente per chi è A negativo, ma da evitare in caso si fosse A positivo
e infine le patate che sono facilmente digeribili da chi è ARh positivo e
da evitare se si è ARh negativo. Questo esempio vale per ogni alimento,
ogni tipo di gruppo sanguigno e per la presenza o meno dell’antigene D,
o fattore di Rehsus.
Esistono altre due importanti tipizzazioni del sangue, secretori o non
secretori e il sistema MN, ma non verranno presi in esame in questa sede,
perché più utili in ambiti che non riguardano l’alimentazione.
Ciò che emerge da questa ricerca, con l’aiuto tecnico-scientifico della
dottoressa Maria Romana Allegranza, nutrizionista specializzata presso
l’università di Besançon in dietoterapia e nutrite rapia applicata alla
farmacoterapia e omeopatia, e specializzata in fitoterapia presso la
facoltà di Urbino, è quanto anche l’antigene D debba influenzare le
nostre scelte a livello di nutrizione, per non andare incontro ad accumuli
di lectine che non riusciamo a smaltire e che causerebbero problematicità
non legate al caso, ma alla scienza.
Inoltre qualora ci si avvicinasse alla ricerca di se stessi anche da questo
punto di vista, sarebbe bene fare un test delle intolleranze ed allergie
alimentari, aiutando il vostro medico nutrizionista a capire da quali
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sostanze sarebbe bene disintossicarsi per un lasso di tempo variabile a
seconda del grado di intolleranza e il grado di tossicità presente nel
corpo, ripetendo le suddette analisi periodicamente. E verificando se si
tratti di allergie o intolleranze; si potrebbe avere una leggera allergia,
sottovalutando sintomi come eruzioni cutanee rossastre o pruriti, oppure
un'intolleranza momentanea, che potrebbe scomparire dopo aver
ripristinato i valori normali, oppure scoprire di avere un’allergia
permanente, come può essere quella al glutine. Probabilmente chiunque
ora facesse un esame delle intolleranze risulterebbe intollerante a
qualcosa, questo non è da bandire, semplicemente mette in evidenza gli
alimenti che in quel dato periodo della nostra vita potremmo aver assunto
troppo frequentemente così da causare un’intolleranza, anche ad alimenti
che secondo il sistema A, B, 0, e seguendo anche la tipizzazione del
fattore Rh, potevano non risultare nocivi.
Questo è dovuto al fatto che non solo il nostro sangue di per sé presenta
una soggettività biologica, con la presenza o meno di antigeni, ma lo stile
di vita che abbiamo condotto fino a quel momento, l’alimentazione che
abbiamo seguito, lo stress che abbiamo subito e tutte le variabili della
sfera personale e soggettiva di una persona nelle sue particolari scelte di
vita giornaliere possono aver indotto un’intolleranza ad un dato alimento.
Qual è la differenza tra un’allergia e un’intolleranza?
Un’allergia è un’intolleranza specifica e forte verso un dato alimento, che
scatenerà una risposta immunitaria da parte del fisico con una produzione
di anticorpi, Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche
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organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi: prurito, naso che
cola, tosse o affanno. Le allergie agli alimenti o ai componenti alimentari
sono spesso ereditarie e vengono in genere diagnosticate nei primi anni di
vita. L’intolleranza alimentare coinvolge il metabolismo, quindi
l’apparato digestivo, ma non il sistema immunitario, se non in maniera
consequenziale, per lo sforzo esercitato dal sistema digestivo. Un tipico
esempio è l’intolleranza al lattosio: le persone che ne sono affette hanno
una carenza di lattasi, l’enzima digestivo che scompone lo zucchero del
latte.
Qual è l’incidenza delle allergie alimentari?
La risposta proviene dall’ EUFIC, European Food Information Council,
che afferma <<Le stime effettive sull’incidenza delle allergie alimentari
sono decisamente inferiori alla percezione della gente. Anche se da una
su tre persone circa crede di soffrirne, in realtà le allergie alimentari
sono scarsamente diffuse. La reale incidenza è indicata soltanto da
qualche studio, con conferma della reazione allergica attraverso un test
clinico in doppio cieco (assunzione alternata dell’alimento e di un
placebo, in forma non riconoscibile, senza che né il paziente né il medico
conoscano la sequenza di somministrazione). Sulla base di tali studi è
stato stimato che le allergie alimentari si manifestano nell’1-2% circa
della popolazione adulta. L’incidenza è più elevata tra i bambini piccoli,
con una stima tra il 3 e il 7%. Fortunatamente, l’80-90% di tali soggetti
supera l’ipersensibilità al raggiungimento del terzo anno di età. Mentre
le allergie infantili all’uovo e al latte vaccino possono scomparire, le
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allergie alle noci, ai legumi, al pesce e ai molluschi tendono a protrarsi
per tutta la vita>>
Gli alimenti ai quali è legata la più probabilità di essere allergici sono le
proteine del latte vaccino, i vari tipi di noci, uova, frutta, legumi, pesce e
crostacei e alcuni tipi di semi; tramite la cottura di alcuni di questi
alimenti spesso, ma non sempre, si riesce ad eliminare l’allergene, il
problema per le persone allergiche sussiste negli alimenti che sia a casa
che fuori casa possano contenere anche lievi tracce di quel dato allergene.
Sempre secondo L’EUFIC <<L’intolleranza può provocare sintomi simili
all’allergia (tra cui nausea, diarrea e crampi allo stomaco), ma la
reazione non coinvolge nello stesso modo il sistema immunitario.
L’intolleranza alimentare si manifesta quando il corpo non riesce a
digerire correttamente un alimento o un componente alimentare. Mentre
i soggetti veramente allergici devono in genere eliminare del tutto il cibo
incriminato, le persone che hanno un’intolleranza possono spesso
sopportare piccole quantità dell’alimento o del componente in questione
senza sviluppare sintomi. Fanno eccezione gli individui sensibili al
glutine e al solfito>>
L’intolleranza al glutine, o celiachia, è una disfunzione intestinale che si
manifesta quando il corpo non tollera più il glutine (proteina presente nel
grano, nella segale, nell’orzo e nell’avena, anche se quest’ultima è
oggetto di controversie e di ricerche per stabilirne l’effettivo ruolo). La
celiachia è una disfunzione permanente e può essere diagnosticata a
qualsiasi età. Se la persona che ne è affetta consuma un alimento
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contenente glutine, le pareti di rivestimento dell’intestino tenue si
danneggiano e subiscono una riduzione della capacità di assorbire
nutrienti essenziali quali grassi, proteine, carboidrati, minerali e vitamine.
I sintomi di questa intolleranza includono diarrea, debolezza dovuta a
perdita di peso, irritabilità e crampi addominali. Nei bambini, possono
manifestarsi sintomi di malnutrizione come, ad esempio, una crescita
insufficiente. Attualmente, l’unico aiuto per i pazienti celiaci è una dieta
priva di glutine. I centri di dietologia e le organizzazioni di informazione
sulla celiachia mettono a disposizione gli elenchi degli alimenti privi di
glutine. Escludendo tale sostanza dalla dieta, l’intestino si ripara
gradualmente e i sintomi scompaiono.
Se si vuole indagare sulle proprie ed eventuali intolleranze vi verranno
proposte vari tipi di metodologie, vi sono i test cutanei, ossia si inietta la
sostanza oggetto d’indagine sottocute e se ne valutano gli effetti,
metodologia non affidabile al cento per cento; poi vi è il test in doppio
cieco con controllo di placebo (DBPCF), in questo test allergologico,
l’allergene sospetto (per es. latte, pesce, soia) viene inserito in una
capsula o nascosto in un alimento somministrato al paziente sotto stretto
controllo medico; poi vi è Test RAST (radioallergoassorbimento), in
questo tipo di test si mescolano in una provetta piccoli campioni di
sangue del paziente con estratti di alimenti. In una vera allergia, il sangue
produce anticorpi per combattere la proteina estranea che può così essere
rilevata. Il test può essere usato soltanto come indicatore di un’allergia
ma non determina l’entità della sensibilità all’alimento nocivo. Quindi
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questo test anche se meno invasivo, é in grado di determinare però solo
un'eventuale allergia, ma non un’intolleranza. Questi test permettono agli
allergologi di individuare i più comuni alimenti e componenti alimentari
che provocano effetti negativi. Questa metodologia é sicura, ma è
certamente più invasiva rispetto ad un altro tipo di metodo che potrebbe
essere provato prima di arrivare a questo test, o addirittura ad una
gastroscopia nel caso dell’intolleranza al glutine, questo metodo è la dieta
per esclusione, semplice e diretta, che prevede l’eliminazione di uno o
più alimenti combinati, e in un lasso di tempo che varia dalle due
settimane ad un mese, periodo nel quale i sintomi dovrebbero
scomparire, evitando di conseguenza gli alimenti poco tollerati e
prendendone in considerazione un eventuale e futuro reinserimento,
Questo tipo di metodo di indagine ad esclusione dei cibi però, da solo,
potrebbe essere comunque poco preciso, e servirebbe più tempo per
indagare su eventuali, molteplici e combinate intolleranze (alquanto
comune), questo metodo potrebbe essere affiancato o consequenziale ad
un test eseguito con una macchinario ad alta precisione e per nulla
invasivo che si chiama GSR MEASURING INSTRUMENT, utilizzato
molto nella medicina naturopatica, olistica e da omeopati, e non ci si
spiega perché non venga utilizzata spesso dagli allergologi. Questo test
rileva la resistenza galvanica cutanea, chiamata anche GSR (dall'inglese
Galvanic Skin Resistance), che è un indice di attività delle ghiandole
sudorifere e della larghezza dei pori, entrambi controllati dal sistema
nervoso simpatico, che permette di apprezzare il valore della resistenza
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cutanea e di ogni sua variazione in corrispondenza di eventi provocati o
spontanei.
Dopo essersi accertati del tipo d’ intolleranza o allergia presente o meno
nel nostro sangue, o semplicemente seguire il tipo di alimentazione per
noi più salutare, il miglior sistema di difesa consiste nel leggere
attentamente le informazioni relative agli ingredienti riportate sulle
etichette dei prodotti e nell’individuare ed evitare gli alimenti che
scatenano allergie, intolleranze o asma. Il supporto di una figura
professionale, che riteniamo adatta alle nostre esigenze, permette di non
escludere alcun nutriente dalla dieta quando si inseriscono variazioni e
alimenti sostitutivi. Quando si mangia fuori casa occorre informarsi sugli
ingredienti e sui metodi di cottura dei cibi per evitare i problemi
alimentari conosciuti, e spiegare la situazione e le particolari esigenze al
proprio ospite o al ristoratore. Se necessario, si può chiedere di parlare al
cuoco o al direttore del bar o del ristorante.
In caso di dubbio, meglio andare sul sicuro ed attenersi ad alimenti
semplici, per esempio carni alla griglia, oppure portare cibi preparati in
casa. È opportuno prevedere sempre un piano di pronto intervento e, in
caso di reazione allergica alimentare grave propria o altrui, chiamare
immediatamente un medico o un’ambulanza.
Quello delle allergie è attualmente riconosciuto come un problema
importante in materia di sicurezza dei cibi e l’industria alimentare deve
impegnarsi con la massima cura per aiutare coloro che soffrono di
allergie a scegliere con fiducia una dieta adeguata. I produttori devono
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adottare la massima scrupolosità nella valutazione dell’uso, come
ingredienti, dei più comuni allergeni che potrebbero dare gravi reazioni,
avvisando della reale o potenziale presenza di tali allergeni nei prodotti e
prevenendo la contaminazione crociata involontaria con allergeni
presenti in altri prodotti industriali. L’Unione Europea sta valutando il
modo più corretto per indicare gli allergeni in etichetta e, nel contempo,
vari organismi a livello nazionale hanno messo a punto linee guida che
incoraggiano la diffusione delle Pratiche di Buona Fabbricazione (GMP
E HACCP) e di informazioni al consumatore.
Sempre secondo l’EUFIC <<Anche se, in base alla legislazione europea,
non esistono disposizioni alimentari specifiche che prevedono la
necessità di indicare in etichetta i potenziali allergeni, la norma generale
impone che tutti gli ingredienti aggiunti all’alimento debbano essere
indicati nella lista degli ingredienti riportata sul prodotto. Al momento,
vi sono alcune eccezioni a questa regola generale:
gli ingredienti che rientrano nella “regola del 25%”. È il caso degli
ingredienti composti (un ingrediente noto con un nome comune ma
composto da vari ingredienti), che costituiscono meno del 25% del
prodotto finale; gli ingredienti “trasferiti”, quali alcuni additivi che non
hanno alcuna funzione tecnologica nel prodotto finito, ma sono veicolati
nell’alimento attraverso uno dei suoi ingredienti, come ad esempio
alcuni formaggi o la maggior parte delle bevande alcoliche.
Di loro iniziativa, alcuni produttori e commercianti dichiarano già nella
lista degli ingredienti gli allergeni più rischiosi anche se presenti in
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piccolissime quantità. Sono inoltre riportate diciture del tipo “può
contenere” su prodotti in cui possono essere accidentalmente presenti
tracce di un potenziale allergene. Tuttavia, in risposta alle ripetute
richieste dei consumatori di una migliore informazione sugli alimenti che
acquistano, la Commissione ha emesso una proposta di emendamento
della Direttiva 2000/13/EC sull’etichettatura dei cibi. La proposta
abolirà la "regola del 25%", il che significa che tutti gli ingredienti
aggiunti intenzionalmente dovranno essere indicati in etichetta. La
proposta imporrà anche l’obbligo di etichettare gli ingredienti
riconosciuti dalla letteratura scientifica come responsabili di allergie.
L’emendamento si prefigge l’obiettivo di garantire una miglior
informazione sulla composizione degli alimenti al fine di permettere ai
consumatori che soffrono di allergie di individuare gli ingredienti nocivi
che potrebbero essere presenti nel prodotto. Alcuni produttori e
commercianti mettono a disposizione dei consumatori elenchi di prodotti
privi di allergeni specifici mediante volantini, comunicazione via Internet
e servizi di informazione e assistenza.>>
Quindi secondo quanto affermato, bisognerebbe sempre guardare la lista
degli ingredienti quando si va a fare la spesa, questo vale sia per persone
senza problematiche particolari che per persone allergiche o con
intolleranze, così da sapere cosa si ingerisce.
Esistono intolleranze anche a determinati farmaci come ad esempio gli
antibiotici, ma questo tipo di indagine andando dal medico per debellare
un batterio con questo metodo, non si effettua; viene al massimo
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effettuato un antibiogramma per verificare a quale antibiotico si è
sensibili o meno, ossia quale potrebbe svolgere la sua funzione e quale
no, quale sarebbe in grado di distruggere il batterio; ma non viene fatto
assolutamente un test di tolleranza a quel dato medicinale. Perché?
I medici ai quali è stata posta questa domanda non hanno saputo
rispondere con argomentazioni valide, se non giustificando il fatto che
sarebbe impossibile tracciare un’intolleranza per ogni persona che deve
prendere un antibiotico, e che l’unico sistema valido per reperire questo
dato sarebbe l’utilizzo del test sottocutaneo in ogni studio medico, quindi
impossibile da farsi; ma come abbiamo visto non è così, ed avere un
macchinario in ogni studio medico come il GSR MEASURING
INSTRUMENT, sarebbe possibile, valido, non invasivo e quanto meno
indicativo per tutti. Ma seguendo la logica comune, quindi stabilendo che
il GSR non è scientificamente provato, si preferisce non fare nulla
piuttosto che qualcosa, quindi non dare nemmeno un’analisi
approssimativa alle persone se un farmaco, più di quanto non lo sia già di
sé, possa intossicare una persona.
Non vi sono farmaci uguali per tutti e diete uguali per tutti e che tutti
possono fare, come si può vedere dalle diete iperproteiche, o le più
disparate utilizzate da molti per perdere peso. Oggi come oggi ci sono
“mode” anche in questo, ma la salute non può essere una moda.
Seguire una dieta, come ad esempio quella tanto in voga, come la Dukan,
può essere dannoso per la salute in maniera considerevole; è una dieta
iperproteica nella quale si consigliano cento alimenti che una persona
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può mangiare senza calcolarne la quantità, tra questi carne, crostacei,
pesce e latticini, una follia..., stando a quanto affermato in precedenza.
Se una persona di tipo A, quindi che deve avere un’alimentazione
prevalentemente vegetariana, con l’assunzione di cereali, seguisse questa
dieta, non solo potrebbe ingrassare invece di dimagrire, ma avrebbe dei
problemi d’intossicazione catastrofici! In questa ricerca non si
nomineranno persone note che dopo aver perso peso seguendo questa
dieta hanno avuto seri problemi, come infiammazioni, della prostata e
altre ancora. La quantità di proteine ingerite ha causato delle reazioni a
catena nel corpo, che hanno fatto sì che insorgessero patologie. Questo
tipo di dieta si affida al caso, ossia è una casualità che qualcuno reagisca
bene ed altri abbiano problemi (magari non manifestati al momento),
questo come altre diete che perseguono il solo fine di dimagrire e non il
benessere generale della persona. Come si è visto, le proteine sono
diverse l’una dall’altra, le lectine sono diverse l’una dall’altra, e ognuna
ha effetti specifici su ogni persona. Seguendo una dieta/alimentazione ad
hoc, necessariamente si perderanno i chili di troppo perché il corpo saprà
cosa fare con quel tipo di alimenti ed eliminerà più facilmente tracce di
alimenti non idonei.
Anche l’ormai divenuto dogma “la carne fa male a tutti” ha generato
moltissima confusione in merito, e vale lo stesso discorso fatto per la
dieta Dukan e in generale sul nostro gruppo sanguigno e le intolleranze
particolari; ognuno di noi é in grado o meno di digerire la carne con più o
meno facilità, il problema che dovrebbe essere preso in considerazione,
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su un’eventuale scelta alimentare a priori, è la questione legata agli
allevamenti in batteria e intensivi. L'allevamento intensivo o industriale è
una forma di allevamento che utilizza tecniche industriali e scientifiche
per ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo e
utilizzando il minimo spazio, tipicamente con l'uso di appositi
macchinari e farmaci veterinari. La pratica dell'allevamento intensivo è
estremamente diffusa in tutti i paesi sviluppati; la gran parte della
carne, dei prodotti caseari e delle uova che si acquistano nei
supermercati viene prodotta in questo modo.
In questo sistema non si tiene più conto dello spazio e del ciclo vitale
dell’animale, e anche dell’uomo stesso; ancora una volta l’interesse è
diretto ad una produzione quantitativa e ad altri scopi, non sicuramente
quelli legati al rispetto della natura in generale, comprensiva degli esseri
viventi che ne fanno parte, e dell’uomo, che comprando questo tipo di
articoli al supermercato, e mangiando quell’uovo, quel formaggio e
quella carne, non solo saranno quasi privi di sostanze nutritive poiché un
animale infelice e sfruttato fino ad esaurire ogni energia non sarà sano e
non avrà le sostanze nutritive che caratterizzano i suoi derivati (uova e
latte), ma anche la sua carne sarà priva di qualsiasi cosa possa far bene
all’essere umano, aggiungendo il fatto che verranno introdotti nel nostro
corpo sostanze come farmaci veterinari, quindi specialmente ormoni che
aumentano la produttività dell’animale.
E tra l’altro con questo tipo di allevamento si va incontro ad un altro
grave problema, spesso taciuto dai media, ossia l’enorme consumo di
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cereali per nutrire i bovini. Già agli inizi degli anni ’90 il 70% dei cereali
prodotti negli Stati Uniti veniva utilizzato per l’alimentazione animale.
L’emerito entomologo Damid Pimentel nel libro Food, Energy and
Society scrive <<Le proteine somministrate ai manzi e agli altri animali
consistono per circa il 42% di foraggio e per il resto di cereali. I bovini
hanno un’efficienza di conversione delle proteine alimentari solo del 6%.
Ciò significa che un animale produce meno di 50 kg di proteine
consumando più di 790 kg di proteine vegetali.>>
Tutto ciò mantiene alto il prezzo dei cereali, penalizzando i paesi poveri e
contribuendo in maniera rilevante al problema della fame nel mondo.
Esiste un altro tipo di allevamento, l’allevamento biologico, E seppur i
suoi prodotti avranno un costo maggiore c’è alla base un atteggiamento
di rispetto nei confronti degli animali, della natura e dell’uomo, che non
si può ignorare.
L’allevamento biologico è un allevamento prima di tutto all’aperto; un
animale, ma nessuno, compreso l’uomo, potrebbe vivere in una gabbia
con altri cento esemplari dello stesso tipo. Vi è quindi uno spazio per gli
animali di sole ed ombra, cibo biologico, e non vengono utilizzati
ormoni; gli “svantaggi” sono una produzione incostante di uova ad
esempio, e una “sporcizia” maggiore su di esse.
Ma venendo anche noi dalla terra non dovrebbe particolarmente
allarmarci trovare della terra su un frutto o una verdura proveniente dalla
stessa, o delle feci di gallina su un uovo, ma dovremmo allarmarci molto
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di più nel comprare mele lucidate come soprammobili e mangiando uova
che hanno un colorito piuttosto spento una volta aperte.
Per sopperire alla “mancanza di pulizia”, semplicemente occorrerà lavare
i prodotti più accuratamente, magari per essere scrupolosi con un dose di
bicarbonato.
Attività frenetiche e uno stile di vita completamente innaturale non
consentono se non per chi lo ricerca, momenti di quiete e il tempo anche
solo per lavare una verdura più accuratamente, o trovare il modo per
comperare questi prodotti da un contadino piuttosto che al supermercato.
Ci stiamo allontanando sempre di più dalla natura, ci stiamo allontanando
sempre di più da noi stessi.
Dalla nostra natura animale. Si deve tornare ad un equilibrio tra le
scoperte scientifiche che sono state fatte nel tempo e da dove sono partite
le nostre origini, dalla terra.
2.1. Come si è abituati a pensare ed agire, come si
dovrebbe pensare e agire
Finora si è seguito un percorso, anche di carattere scientifico, che parte
da alcune basi biologiche per poi lasciare spazio a riflessioni che possano
avere un punto di partenza. Si è iniziata questa tesi partendo dai primi
ominidi che hanno iniziato a popolare la Terra, le cui origini sono
antichissime, individuando nella nostra evoluzione un aspetto che
raramente viene preso in considerazione, la nascita dei gruppi sanguigni e
la loro evoluzione. Esaminando biologicamente il sangue ne è stata
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indicata la sua grande importanza, in quanto collegato indissolubilmente
a tutte le funzioni chimiche del corpo. Il sangue coinvolge ogni nostro
sistema organico, che tramite l’alimentazione va a beneficiare o a
nuocere sistemi fondamentali come quello digestivo e di conseguenza, e
soprattutto, il sistema immunitario.
Si è arrivati ad analizzare a livello molecolare per arrivare a capire come
nascono e si sviluppano patologie profondamente complesse come il
cancro, e come contrastarle, imparando e sottolineando la connessione
che vi è tra alimentazione e ciò che spesso consideriamo come “destino
infausto”. Ci sono scoperte scientifiche, studi e ricerche da parte di ogni
qual si voglia categoria di studio, da quella medica, biologica, chimica,
naturalistica, a quella filosofica e antropologica, che mostrano quanto la
storia del mondo, del sangue e in generale dell’uomo sia molto più antica
di ogni cultura, differenza razziale, cultura alimentare, abitudine di
azione e di pensiero, con i quali conviviamo da molto.
Si è arrivati al punto di pensare di sapere tutto e di non sapere nulla.
Questo perché oggi come oggi, manca assolutamente una visione
d’insieme quindi una visione olistica della salute umana; nemmeno ci si
pone spesso il problema di cercare di ricongiungere i tasselli della propria
vita e di quello che si possa apprendere da essa. I compartimenti stagni
più grandi che in questo elaborato vengono fuori sono quelli che
dividono il corpo dalla mente.
Il corpo umano è stato nel percorso della scienza visceralmente
scandagliato in ogni sua parte; abbiamo studiato, esaminato, tagliato e
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ricostruito ogni sua componente, ogni sua molecola o atomo è passata
sotto la lente di un microscopio; dividendo il corpo in altri
compartimenti, in sistemi, sistemi da curare in maniera sistematica, in
maniera asettica, localmente, superficialmente. Si Crede di agire in
maniera profonda perché si utilizzano farmaci che agiscono
molecolarmente in modo profondo, disgiungendo però questi sistemi
l’uno dall’altro. E' vero, il corpo umano è talmente complesso anche solo
a livello di un’unica cellula, che questa divisione è stata necessaria e ha
reso possibile una quantità infinita di scoperte meravigliose per noi, ma
ci siamo distanziati troppo dalla vera motivazione che ha spinto a fare
questa scissione; ha avuto luogo per la necessità di conoscersi, di
conoscere il nostro corpo, per separarlo, ma anche per saperlo poi riunire.
Ora che si manifestano patologie come il cancro, che necessariamente
mettono a dura prova tutto ciò in cui normalmente si crede, ci si chiede,
perché?
Perché è giunta l’ora di riconnettere il corpo e la mente.
Il cancro è l’emblema di questo secolo, è il simbolo della mancanza di
qualcosa, la mancanza di considerazione della connessione tra mente
e corpo.
Noi non siamo solo corpo e non siamo solo mente, siamo entrambe,
insieme.
Ciò che la nostra medicina tradizionale rifiuta.
Ma per qualsiasi rifiuto a priori di qualcosa se ne paga una conseguenza
nel corso del tempo; voler rimanere ciechi, e fermi sulle proprie
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convinzioni senza calcolare, riflettere e guardare la situazione da un'altra
prospettiva, è esattamente come nascondere “la polvere sotto il tappeto”,
ma qui non parliamo di polvere, qui parliamo della nostra salute. Il
cancro è davvero l’emblema di tutto questo, perché chi ha potuto vederlo
da vicino, capirà che nel modo in cui viene affrontato negli ospedali
pubblici e da parte dei medici, non vi è una falla, ma mille, ma non solo a
livello farmacologico, ma a livello di approccio umano, umano nel senso
di prendere in considerazione tutti gli aspetti che portano quella persona
nello specifico, per quanto riguarda la sua mente e il suo corpo, ad
ammalarsi. Dal gruppo sanguigno, all’alimentazione, allo stile di vita,
alle esperienze di vita con stress che hanno portato a sovraccaricare un
sistema immunitario già con dei deficit per un’alimentazione errata, allo
sport… ma queste sono solo minuscole parti delle infinite sfere umane
che possono condizionare la nostra esistenza, come dovremmo saper
bene.
Se continuiamo a sminuzzare il problema invece di guardarlo dall’alto
non se ne verrà mai a capo.
La chemioterapia è stata creata per agire in maniera energica e velenosa
sul tumore, ma avvelena anche tutto il resto del corpo, come si può
credere e continuare a credere che sia la sola strada giusta? Come si
possono ignorare scoperte che mettono alla luce evidenze scientifiche per
cercare di agire in un altro modo? Il cancro non si curerà mai solo e con
questo tipo di chemioterapia. Mai. Se non viene quanto meno modificata.
È un caso quando una persona reagisce bene a questo tipo di cura,
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probabilmente perché semplicemente più forte, avente un dato gruppo
sanguigno, o perché ancora giovane e con una capacità di rinnovo
cellulare più elevata, ma dopo cinque anni, se non prima, sotto terribili
farmaci, al 90% delle persone si ripresentano recidive, che con la
chemioterapia non si riescono più a fermare. Perché l’approccio era
sbagliato fin dal principio, e la polvere da pulire è diventata troppa, e
sicuramente non si pulisce sporcando ancora di più. Facendo credere che
i cinque anni precedenti con effetti collaterali allucinanti da
chemioterapie per bocca, erano l’unica cosa che si potesse fare, e che la
qualità di vita in fondo non era poi così male, e che sempre in fondo, il
paziente ha vissuto altri 5 anni.
Questo si chiama caso, fato, destino, non scienza o arte della medicina.
E fa specie che proprio medici e sistemi sanitari agiscano seguendo il
caso, e non pensando che forse c’è qualcosa che non sta procedendo
come dovrebbe, che forse il loro più grande rifiuto, quello di riconnettere
mente, corpo e natura, è arrivato al pettine.
Perché il cancro è il grande nodo del secolo, non Il male.
Il male è non voler pensare a trecentosessanta gradi, non considerare più
l’uomo, considerandoci una provetta e niente più, considerando il mondo
e la terra una provetta e niente più, dimenticando da dove si viene e dove
si ritorna, la terra; dimenticando che una laurea in medicina è utile per
avere le basi per riflettere e scoprire se stessi e aiutare gli altri a fare lo
stesso, non solo per avere uno stipendio alto, una posizione sociale di
rispetto e seguire dei protocolli farmacologici (le case farmaceutiche…)
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senza porsi nessuna domanda, perché qualora dovesse succedere, di porsi
delle domande, gli stessi medici non troverebbero una risposta accettabile
e logica in quei protocolli o nel modo di procedere “tradizionale” per
curare una persona in toto per qualsiasi tipo di malessere. E seppur si
volesse continuare a seguire i protocolli, perché nel proprio piccolo, non
ragionare e consigliare alimentazioni adatte, integratori, consultare
nutrizionisti, naturopati o persone specializzate in fitoterapia…? Perché I
naturopati non sono regolamentati giuridicamente? La figura del
naturopata in Italia non è regolamentata, ma può comunque svolgere la
sua professione, ma non ha gli stessi diritti di un medico o un lavoratore
normale. In Inghilterra una persona può essere addirittura omeopata
senza la laurea in medicina. Ma comunque un medico potrebbe
tranquillamente dire ad un paziente oncologico o un qualsiasi paziente, di
bere l’aloe al mattino o di consigliarli un nutrizionista senza il
pregiudizio di considerarlo un consiglio inutile, inutile perché la tossicità
di certi farmaci è così elevata che è vero che spesso la natura non può
fronteggiare questo tipo di enorme intossicazione, ma male sicuramente
non farebbe. E piuttosto che guardare con occhi scoraggiati e pieni di
pietà inutile una persona malata che per colpa di un “destino infausto” ha
una patologia come il cancro, perché non prendersi la responsabilità di
prescrivere dei rimedi naturali o SENTIRSI IN DOVERE di sapere che
la soia come miliardi di altri rimedi, hanno le stesse proprietà dei farmaci
chemioterapici e senza effetti collaterali, ma si decide di prendersi la
responsabilità di iniettare per via endovenosa un veleno mortale? Perché
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non prendersi la responsabilità di essere davvero un medico e di prendere
in considerazione ogni qualsivoglia scoperta inerente a qualsiasi
patologia o malessere preso in esame, studiare le informazioni trovate e
consigliare ciò che più si ritiene adatto e meno invasivo?
C’è qualcosa che non va.
C’è qualcosa che non va dietro lo sguardo scoraggiato di un medico, e lo
sguardo pieno di vita di un naturopata o qualsiasi altro medico che ha
scelto di pensare.
Sì, pensare.
Infatti gli esponenti della medicina naturale non escludono assolutamente
la possibilità di usufruire di farmaci molecolarmente più complessi,
qualora servissero davvero. E vorrebbero collaborare e unire i due tipi di
medicina per essere quanto più efficienti per le esigenze umane, non
danneggiando ciò che di sano vi è ancora biologicamente in un corpo, e
rafforzando i punti deboli, partendo però dal fondamentale presupposto
che vi è un collegamento tra corpo e mente.
C’è sempre qualcosa che non va dietro una pigrizia o una negligenza, o
una cecità particolarmente spiccata nei confronti di qualcosa che è
estremamente più logico di ciò a cui si è abituati a pensare e a credere
come vero.
Cosa c’è che non va? Com’è possibile che tutta la medicina tradizionale
non prenda in considerazione quella naturale, e perché?
Se non ci fosse un interesse diverso da quel che dovrebbe esserci, perché
i farmaci omeopatici e i prodotti naturali e naturopatici non sono
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rimborsabili dalla mutua? Perché è riconosciuto e certificato un farmaco
con all'interno più sostanze tossiche che altro e con un bugiardino di
effetti collaterali più lungo dei benefici che se ne traggono, anche solo
per una semplice aspirina ? e invece un prodotto come l'aloe arboriscens
o vera il cui contenuto è di sola aloe 100% e con al massimo un
conservante innocuo, con nessun effetto collaterale a meno che non se ne
beva una quantità davvero eccessiva, e con dei benefici che raccolgono
cento farmaci tradizionali tutti insieme senza effetti intossicanti, anzi
l’aloe è anche un disintossicante, invece non può essere rimborsabile ?
Non pochi dubbi vengono nel momento in cui si scopre che il 70% se
non l’80% degli introiti delle case farmaceutiche, provengono solo dalla
chemioterapia al momento.
Non pochi dubbi vengono nel momento in cui si scopre che la ricerca
iniziata dal NOSTRO Luigi Di Bella sui tumori, è stata studiata,
modificata e utilizzata in altri paesi, ma non in Italia.
Non pochi dubbi vengono semplicemente cercando informazioni su
internet, e ragionando su di esse e arrivando al punto di trovare
un'estrema illogicità e dei mostri enormi nel sistema medico e
farmacologico, per lo meno in Italia.
E non pochi dubbi vengono apprendendo che la medicina naturale è una
medicina pulita, è una medicina umana, che valuta l’uomo nella sua
interezza, nella sua visione fisica, psichica ed energetica, per questo è una
medicina umana.
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E la “lentezza” di azione, tanto messa in discussione, è il lasso di tempo
che evidentemente ha bisogno il nostro corpo per guarire davvero. La
medicina naturale coinvolge una vasta gamma di terapie naturali che
agiscono sia sul corpo fisico che su quello emotivo al fine di alleviare il
dolore, migliorare lo stato di salute, ed anche le condizioni emotive
legate a stress ed ansia. Il corpo umano ha un’innata capacità di auto-
guarigione che spesso viene ostacolata proprio dal farmaco che si sta
assumendo per curare un sintomo.
Oggi giorno la medicina ha perso la parte umana, è una medicina
tecnologica, estremamente valida in campo scientifico, ma non sul piano
umano; l’uomo ha un’individualità legata ad un aspetto emozionale e
psichico, quindi non si può disgiungere la malattia da questo aspetto; la
malattia esprime un simbolo, e il simbolismo della malattia rappresenta
quella dimensione che ogni oggetto può avere, quando evoca una realtà
non inerente, qualcosa che non si ha sotto la coscienza. Quando ci si
ammala di qualcosa deve essere considerato come un messaggio, un
messaggio del disagio e del contrasto che c’è tra i 3 cervelli (teoria di
Mac Lean), ossia tra la parte conscia e la parte inconscia, in cui il soma
rappresenta una specie di espletamento, una manifestazione di questo
disagio; quindi la malattia non è solo ammalarsi di qualcosa, così,
casualmente, non esiste casualità nella medicina naturale; esiste la
casualità nella medicina tecnologica. E quello che ancora non è
chiaro, è che si pensa vero l’opposto, ossia che la medicina naturale
sia quella casuale, ma non è così.
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Oltre ad interessi di tipo economico ai quali questa tesi allude come alla
base di scelte farmacologiche e all’interno del sistema sanitario,
probabilmente lo scoglio maggiore che l’uomo non riesce a superare, o
cercare di voler superare, è la famosa paura. Questo vale per tutto il
genere umano, e in ogni ambito della vita; in questo caso tra i medici ma
anche tra le persone che scelgono, certo in maniera piuttosto pilotata,
come curarsi.
La paura che genera pregiudizi enormi verso qualsiasi cosa sia ignota, la
paura dell’essere curiosi, dell’informazione, e di conseguenza del proprio
libero pensiero e libera azione come individui; la paura che attanaglia e
rende schiavi di dogmi che non sono dogmi ma si trasformano in tali, la
paura di se stessi e la poca considerazione che si ha della propria persona
nel suo INSIEME; sopprimendo inevitabilmente tutto ciò che di bello e
creativo c’è nell’uomo, credendo che “i grandi” del passato, quelli del
presente o coloro che lo saranno in futuro, abbiano qualcosa di
“speciale”, credendo che coloro che riescono a credere in loro stessi,
nelle loro capacità facendo e costruendo qualcosa di tangibile per la loro
persona e per altri, siano frutto di qualcosa che non appartenga a tutti;
niente di più sbagliato. Avere consapevolezza di sé, in toto, quindi sia dal
punto di vista fisico che spirituale, è possibile per ognuno di noi.
Consapevolezza. La consapevolezza è in realtà solo la strada che si
dovrebbe percorrere per giungere all’illuminazione nella propria ed unica
esistenza; la consapevolezza è quella fase di percezione anche solo
cognitiva attraverso la quale viviamo una data esperienza, o pensiamo a
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qualcosa, non è detto che ci sia comprensione alla base, anzi la
consapevolezza la possono avere anche gli animali, ma l’uomo è in grado
anche di comprendere, e così attraverso la consapevolezza e la
comprensione di ciò che avviene a lui stesso nella sua vita nello
specifico, e cercando di avere una visione d’insieme e della realtà storica
nella quale vive, può andare incontro all’illuminazione; e continuare ad
illuminare la sua esistenza di continuo, sentendosi soddisfatto della sua
persona nella sua interezza.
Ormai si è estremamente abituati a separare spirito e corpo, quindi, a
separare una persona nel suo insieme; e si fa ciò senza nemmeno
accorgersene, e probabilmente anche a causa di uno stile di vita del tutto
innaturale. Ma è qui che la nostra voglia di stare bene, e sentirsi
soddisfatti e pieni di vita, entra in azione; non ignorando ciò che anche
solo intuitivamente, o con una consapevolezza inconscia, si pensi possa
nuocere alla mente o al corpo; e non passando da un estremo all’altro
evitando in maniera compulsiva di fare una data azione assumendo un
certo cibo o non pensando a una qualsiasi cosa in maniera morbosa
perché probabilmente dannosa per la nostra serenità emotiva. Alle volte
tutto ciò è inevitabile, siamo uomini, e ci sono un’infinità di ragioni
emotive e chimiche da tenere in considerazione nel nostro agire, ma si
può essere consapevoli in maniera conscia di quello che pensiamo e di
quello che mangiamo, cosicché da poterci reindirizzare sul cammino che
più abbiamo scelto come giusto per noi stessi, senza sfociare nella
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giustificazione, e nel cercare colpe o spiegazioni al di fuori di noi stessi
per ciò che ci succede.
Comprendere realmente una situazione o noi stessi, non significa
affossarsi e deprimersi; questa potrebbe, anzi spesso è, una fase, oltre la
quale, però, se si ha il coraggio di oltrepassarla e quindi di andare oltre, si
può andare. E se si rimarrà in una fase di “depressione”, in qualche modo
sarà dipeso solo ed esclusivamente da noi stessi, e le scelte che si sono
effettuate nei confronti della propria persona. Bisogna tendere
all’illuminazione cercando di avere una consapevolezza conscia di chi
siamo nel nostro proprio ed unico organismo e nella nostra propria ed
unica “testa”.
Conclusioni
Questa tesi è nata con il presupposto di scandagliare in maniera generale
e semplice, una situazione complessa, come quella del nostro benessere
psico-fisico.
Nata con il pensiero che ciò che attualmente è estremamente diviso possa
essere ricongiunto, quanto meno come scopo personale nella nostra
esistenza. Punto di partenza per un eventuale, anche se molto
difficoltoso, cambiamento nel modo di pensare e di agire comune.
È una tesi che si concentra sull’alimentazione, ma che potrebbe essere
tranquillamente una metafora della vita.
Nata per trovare qualcosa che necessariamente accompagna “l’ignoto”,
ossia la morte, a manifestarsi più o meno precocemente. E la concausa è
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nell’alimentazione, la malattia segue le più semplici reazioni biologiche,
chimiche ed emotive per arrivare ad una manifestazione di quest’ultima.
Si sono trattati diversi argomenti in cui l’antropologia si è fusa con
l’ematologia (scienza che studia il sangue), che si fonde con la medicina
e la naturopatia che si fondono con la filosofia, per avere un piccolo
quadro generale e capire che anche se sono immense tutte queste
categorie, impossibili da trattare approfonditamente in questa tesi,
l’obbiettivo è quello di capire quanto tutto sia estremamente collegato, e
quanto non bisogna aver timore di cercare informazioni che riguardano il
nostro stesso benessere, perché se in primis non ce ne occupiamo in
prima persona, nessuno altro lo farà per noi. Un altro fine ancor più
rilevante, è evidenziare che a differenza di come si è abituati a pensare,
non esistono “verità assolute”, ma “verità parziali”, che possono condurre
ognuno di noi ad avere delle proprie verità.
Da un punto di vista scientifico per il tumore al seno si stanno portando
avanti delle ricerche molto importanti riguardo ad un vaccino non
invasivo, le cui informazioni sono reperibili su Internet e a pagina 302
del libro di Peter D’Adamo, libro che è stato fonte di grande ispirazione
per questo elaborato. Si conclude esortando ogni persona a non avere
paura, ad informarsi su ciò che gli compete, ad affidarsi criticamente e
lasciando che il cibo sia la propria medicina, e la propria medicina
sia il cibo.
Questo lo disse Ippocrate, e tutt’ora i nostri medici firmano sul suo
giuramento.
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ENGLISH
Introduction
We are used to keeping things separate, to compartmentalize, since
thought, autonomous, and a precise and real critical spirit, once walls of
the compartment have been touched, feels stagnate; searching to go
beyond, searching to connect all the categories, as one did in the times in
which philosophy was also mathematics, but even medicine. It’s true that
we have many, many more notions and history in respect to 2000 years
ago, but this does not justify the negligence, the lack of curiosity and
desire to examine in depth something outside of a given category, and
overall to have the dogmas to find comfort in the certainties that don’t
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74
exist, not taking for granted the consideration of “becoming” or, using
the words of Heraclitus <panta rhei> i.e. “everything flows” and therefore
not taking for granted if the only probable thing is that continuous change
is at the base of everything.
The continuing natural evolvement of man is at the base of everything;
one should always start from this premise. It can be simpler choosing a
topic that more [people] have the desire to analyze and try to look at from
all points of view, to then extract the right conclusions, or at least
reflections, which from no one, if not from ourselves, can take place.
This work was formulated to reflect on the subject of diet and its relation
to disease; a topic, which nowadays is confused and infused with “truth is
not the truth.” This work will concentrate mainly on giving some
incitement to that which is reflected. The various considerations that one
can give throughout the years and the motivations for which one does
this are extremely subjective; but, if you focus on something, you will
find the starting point and the central theme in the most logical way
possible, which may not necessarily appertain to an ending with certain
conclusions. This thesis illustrates this thought, focusing mainly on those
which are the true starting points of analysis, since today perhaps we
concentrate too much on the end goal rather than on the starting point and
the journey in and of itself. It’s as if perhaps the focus was for too long
in examining a single food and lost sight of man; this paper seeks to
discuss the various pieces that lead us to reflect on what is right to eat for
our bodies specifically, not considering any particular foods, as is usually
74
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done, but by determining whether or not it is beneficial in and of itself. It
will only hint at arguments such as DNA, reflections that could be easily
examined in depth if wanted. Certain elements that are more relevant to
this area will be considered in more detail, such as for example, “blood”,
the “lectins” contained in food, how they aggregate to our SPECIFIC
“antigens”, how this creates the phenomenon of “agglutination” often
harmful to our bodies, and how with the passing of time this process can
lead to the development of grave diseases; above all examining “fate”,
diseases from which this century is most affected by, “the evil of the
century” that is in fact, cancer. In fact, it will principally discuss the
connection between food, the digestive system, and afterwards the
immune system in a very simplified manner, so that this essay has a more
academic purpose rather than just a scientific one; it will then enter more
specifically into eliciting a personal curiosity of oneself, developing in
consequence a critical spirit of proper health, and arriving at the attempt
to reflect on proper medicine, not committing oneself to the latter in
every decision of one’s life. All of this is an attempt to deepen the
paper’s discussion and to incite the desire to be able to reflect on one’s
own. This paper will begin with the great insights of James D’Adamo,
father of Peter J. D’Adamo, who published a book called “Eat Right
For/4 Your Type: The Individualized Diet Solution to Staying Healthy,
Living Longer & Achieving Your Ideal Weight”, published June 1, 1997,
in which he explains in a profound manner the history of human kind and
its evolution, from the point of view of blood types, establishing for the
75
76
latter an “ad hoc” diet, developed by dividing food into categories (the
charts are indicated in the book), and explaining in a profound manner
why certain foods are beneficial, neutral, or should be avoided for a
given blood type. Peter D’Adamo has some brilliant insights, and if you
were to read his book you would surely discover what he confirms about
your blood type. This book will be the starting point to lead to the main
subjectivity, trying to figure out and understand ourselves, without
arriving to absolute truths, but partial truths; and with his help, mainly
learning to listen to ourselves, trying to be aware of ourselves in the long
and short terms of life, and in our immense value, but also in our
impetuous and never ending growth and change.
1. Chapter Peter J. D’Adamo
Dr. Peter J. D’Adamo is a notorious researcher and educator in the field
of naturopathy. His works on the correlations between blood types,
health, and disease has achieved recognition in the scientific world at an
international level. Founder and director emeritus of the Journal of
Naturopathic Medicine, D’Adamo practices the profession in
Connecticut. His book of greatest success is “Eat Right For/4 Your
Type”, published June 1, 1997, was written in collaboration with
Catherine Whitney.
He arrived at the conclusion that there must be something which renders
food “good or not good” for a person, independent of the known dietary
factors, finding that various foods have characteristics which make them
76
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more or less “friends” of the different blood types. In other words, a
person’s immune system is able to react to a given food with the
same intensity with which one could fight an invasive microbe or an
incompatible blood type.
Subsequently, James D’Adamo’s son, Peter, concluded that in respect to
every blood type, food and drink can prove itself to be:
-beneficial: if they operate like good medicine for your health;
-neutral: if they operate as nourishment
-to be avoided: if they act as toxic substances
We gradually continue this paper, and as a starting point, begin by
examining blood and blood types.
1.1. Blood and blood types
Often, the majority of people don’t even know their blood type, and the
response to the question “which blood type are you?”, is generally very
confusing or lacking any useful information. Normally, it is considered
useful to know your blood type in order to respond to emergencies such
as those which involve surgical interventions, a hemorrhage, or a
transfusion.
Decisively a superficial approach, since blood is life itself, being the
primordial force which fueled the power and mystery of birth, sickness,
77
78
and death; entire civilizations were erected from blood; without blood,
biologically but also spiritually speaking, we cannot exist. Its importance
is undeniable.
The starting point will be from the beginning, the consideration and
awareness that at the foundation of every individual there is a subjectivity
that cannot be ignored or discussed; a subjectivity that in fact, in the past
began precisely with blood; a key through which one can view history,
retracing human movements and the consequent emergence of different
blood types, with a “new” point of view; a key that allows us to discover
a little more about ourselves, by following the first humans and how they
adapted to food and climate changes. That to which Professor D’Adamo
gives worth, is that the difference in blood types is strictly correlated to
the capacity of man to adapt to his environment over the course of the
centuries, and the repercussions that this variability had on the digestive
and immune systems; not surprisingly, blood is the vehicle of all
nutritious substances and of oxygen to every part of our bodies, but with
relevant specificity to one’s blood type and to the person specifically.
We begin this journey towards awareness of the subjectivity and
uniqueness of every individual, beginning with the studies of Peter
D’Adamo, and starting from the history of human kind.
78
79
1.1.1.The history of human kind and the parallel evolutionary
history of blood types
The first humans date back to around 500,000 years ago, in Africa; an
environment certainly more hostile than that to which we are accustomed
to, in which the main daily objective was to defend oneself and obtain the
necessary food for survival. They were neither strong nor agile in respect
to other inhabitants of the Earth, but they had cunning instincts that
gradually transformed into reason, and they possessed something very
special, the opposable thumb, allowing activities that only man was able
to carry out.
When human beings began their evolutionary course and began to
migrate from one place to another, they had to face environmental, and
consequently, food changes, thus beginning to change at the level of the
digestive and immune systems; managing to survive and prosper in new
places, adapting themselves, and adjusting their bodies over time. The
appearance of the four different blood types, in chronological order
respectively, O, A, B, and AB, obtain correspondence to the historical
evolutionary stages that characterized the history of humanity.
Despite having had a long evolutionary journey thus far, man still
possesses in his genetics, the code linked to diet, which typified people to
their respective blood types 50,000 years ago; in fact many
characteristics of our ancestors still belong to us today.
Around 40,000 years ago, the Cro-Magnon men appeared on Earth and
became fearful hunters early on. The game which they hunted, the animal
79
80
protein they consumed, supplied them with energy and provided them
with all of their daily needs.
It is exactly in this period that the maximum expression and expansion of
blood type O was born.
According to the studies carried out by D’Adamo, every typology of
blood type reveals one’s own evolution, and the dietary and sport habits
which one should have, also reflecting on certain behavioral attitudes
related to our corresponding ancestors. Blood type O, therefore, is the
ancestor of the different blood types, a species of hunter, characterized by
an athletic body and a predisposition to foods of animal origin (meat).
They are advised against dairy products, legumes, and grains such as
bread, pasta, and rice, because these foods, especially wheat-based
products, contain lectins2 which react with both the blood components
and the digestive system, and interfere with the proper absorption of
other nutrients. The gluten contained in it, in fact, is responsible for
weight gain and alteration of the metabolism. And they are lead to
challenging physical activities.
The populations began to migrate from Africa to European and Asian
lands in search of other food, i.e. meat. The Earth began to populate itself
with people belonging to blood type O. In fact, today it is the most
common blood type.
Around 20,000 B.C. our ancestors were decimating their resources of
game, resulting in a rapid dietary change that led these men to also
2 Argument further discussed later on
80
81
consider berries, seeds, and roots as food sources, transforming their
carnivorous diet to an omnivorous one.
Early on, the meat resources that seemed inexhaustible, with an increase
in population, began to run out, the environments became more hostile,
the Cro-Magnon man became extinct, and men were compelled to go to
war with each other, favoring further evolutionary changes and new
migrations.
It happened that somewhere in the Middle East or Asia, around 25,000-
15,000 years ago, blood type A appeared, responding to the new human
needs in respect to the new environmental conditions. This historical
period, which we know as the Neolithic period, is the period in which
agriculture and the domestication of animals were the prominent features
of these human beings.
An evolutionary breakthrough that characterized this historical period,
men began to create the first stable farming communities with, at its
foundation, a new type of cooperation. This turning point also changed,
therefore, the people’s style of life with a very different diet, causing
additional modifications at the level of the digestive and immune systems
(as we are seeing these two systems go hand in hand). These populations
were able to digest nutrients containing grains and other agricultural
products.
The passage from blood type O to type A was very rapid. Why? To
facilitate the survival of those who began to live in environments already
more “densely populated”. In fact, the people with this blood type were
81
82
more resistant against infectious diseases such as smallpox, plague, and
cholera compared to those with blood type O; and today it is still the
same. This impetuous evolutionary phase of first discoveries, migrations,
but especially grand epidemics and new eating habits was so powerful
that it changed our genes and encoded blood type A. In fact, according to
D’Adamo, carriers of blood type A benefit from a diet rich in plant-foods
and grains, but are instead limited in the consumption of meat. Assuming
that farming is a less arduous job than hunting, D’Adamo suggests
coupling the diet with a “relaxing” physical activity or at least one that is
not too demanding (golf, yoga, dancing, swimming…). Slowly one
infers that evolution is also linked to our blood type. Culturally
speaking, it is above every prior ethnic and racial distinction, the
result of an evolutionary journey and consequential environmental
adaptations, both food and biological, one which is our complex and
marvelous machine: our body.
Evolution continues <<at the sign of equilibrium>> with the emergence
of blood type B about 10,000-15,000 years ago in the Himalayan regions,
that today makes up part of Pakistan and India. What sparked this new
genetic modification was probably the need to adapt to colder climates.
This type of population was nomadic, with a culture chiefly linked to the
farming of livestock.
In fact type B characterizes the nomad, an individual with an immune
and digestive system generally very effective. According to the blood
type’s diet, these people are the only ones who can consume dairy
82
83
products with a certain freedom. The only discouraged foods are those
rich in preservatives and simple sugars. Given that nomads move
frequently and have time to think on the way, D’Adamo recommends
light-weight physical activity with an important mental component such
as tennis or walking.
Lastly, we find the more “modern” and rare blood type, AB, which
intuitively developed from the mixture of Caucasian blood type A and
Mongolian type B.
The barbarian hordes had the better of the now exhausted Roman
Empire. This blood type has therefore a “multi identity”, and
characteristics which bring together those of both blood types A and B,
assimilating the strengths, but also the Achilles heel.
Type AB is described as enigmatic, being at the top of the evolutionary
ladder. From a dietary and sportive perspective, the enigmatic lies
halfway between type A and type B. One can therefore consume in
moderation a little bit of everything, without overdoing it with dairy
products.
This blood type could symbolically represent our complex and
conflicting times.
1.1.2.What is blood and why it is so important
From the naked eye, blood appears to be a liquid of a particular
substance, it’s neither fluid nor solid, but viscous; its color is strong and
smooth, ruby red. For some people, the mere sight causes one to quiver
83
84
or even has the ability to cause loss of consciousness, a particular
sensitivity, since there is nothing more natural and living than blood.
Perhaps it’s its shameless naturalness in exiting from a wound, for
example, that gives some people discomfort or the sensation of fainting.
Blood flows, flows like “everything”, it flows in every part of our body,
in what we call veins or arties (the arteries of larger size) and each red
blood cell alters its shape to become smaller in order to pass through the
capillaries one by one, yes, walking single file, to reach the extremities of
our body, those parts which feel cold more easily in certain positions or
in certain weather conditions. But continuing to flow in the meantime,
even if you feel cold, it will try to recover its optimum temperature and
therefore ours; even if it is poisoned with an erroneous diet, even when
we do not give it enough oxygen or water, even when we are sick, it
flows anyway; it will continue to flow, trying to make up for what it
lacks, for as long as it is subjected; it will flow until the end. If we take a
microscope and enter into its world, for lack of a better word, into our
world, only from very close, can one admire the masterpiece that always
lies inside us. To get an idea of the dimensions of red blood cells, just
think that a cubic millimeter of blood can contain more than 5 million of
these small cells. Red blood cells are very particular. They travel around
constantly within our body, in billions, like colonies of little trucks
supplying oxygen to all the tissues. Contrary to all other cells in the body,
red blood cells do not have a nucleus: they lose it shortly after birth
(which takes place in the bone marrow) “spitting it” out like the pit of a
84
85
cherry. They are basically little bags filled with hemoglobin, the only
thing they know how to do, in fact (but very important!) is to produce
hemoglobin, a protein that competing with iron, will bind and transport
four molecules of oxygen to the shoulders for the whole body. All this is
thanks to the substances absorbed from food. Every second 2 million
red blood cells die inside our bodies. But at the same time, they produce
other effects. Therefore, death and life are constant. And after this brief
and very useful existence, they break apart and are swallowed up as food
by some of the white blood cells that are responsible for this task.
In fact, red blood cells aren’t the only industrious inhabitants of blood,
but there are also white blood cells, much less in number in comparison
to red blood cells. They are like copilots, traveling in our blood and very
attentive to what is happening. They are true sentinels, ready to intervene
at the presence of intrusive invaders. Together they are also platelets, in
the case of internal or external bleeding, but also for a simple scratch;
they race to the rescue, coagulating among themselves, creating a barrier
and trying to lose the least amount of red blood cells possible. All of
these elements are found in a liquid known as plasma, a gelatinous liquid
which contains many proteins responsible for various functions.
But why is blood so important for our state of health, and how does it
influence this state? Even if it were enough to portray its importance, the
only description and function of the oxygen carrier is just that it
transports oxygen. Blood is also fundamental to the profound relationship
it has with the immune system; the latter identifies all that is foreign to
85
86
our body, everything that does not belong or is not biologically
compatible to our body. It identifies it and it destroys it. This process “of
identification” is of utmost importance. If the immune system does not
recognize a foreign body, it can consent to the entry of intrusive
organisms or damaging substances and allow them to do whatever they
desire.
But how does the above process of identification occur?
The principle characteristic of this system is to be able to recognize
structures that are not dangerous and must therefore be preserved, self,
from the structures which are instead identified as harmful to the body
and must therefore be expelled, non-self. Therefore our immune system
will distinguish as non-infectious self, the non-infectious structures, from
the infectious self, infectious structures. This recognition occurs with the
presence of chemical substances, present on any form of existing life
from the more complex to the less complex, called antigens, literally,
inducers of antibodies. The immune system destroys every antigen that it
considers potentially harmful or not belonging to our body. The more
powerful and numerically elevated antigens are those associated with
blood types, and since our blood travels throughout our body, we protect
ourselves through an extremely efficient alarm system. In fact, when the
immune system comes into contact with the antigen of an external
substance, whether it is a bacterium, food, or corpuscles contained in the
air, as first response to the call of the antigen, causes the blood type to
“know” if the intruder is a friend or not.
86
87
Each blood type, O, A, B, or AB has a specific antigen in the cells
throughout the body, which, among other things, takes its name. Type A
will have antigen A, type B antigen B, type AB will have both antigens A
and B, while type O, is called precisely O because there are no antigens
present. One must imagine these antigens as antennas that protrude from
the surfaces of the cells, constituted by a stem with an extremity which
operates as receiver and transmitter. The support is formed by the union
of numerous molecules of one sugar called fucose. When the proper
antigen of a blood type realizes that an antigen from the outside has
entered the body, it stimulates the production of substances known to us
as antibodies; those which are responsible for physically attacking the
foreign substance and favoring its destruction. The antibodies produced
will have a physical structure specific to the foreign antigen that
protrudes from the body of a given microorganism, adapting to it, and
creating an extremely important chemical reaction called agglutination.
This process allows antibodies to agglutinate, i.e., gather the
microorganisms together, creating small clusters that tend to collapse so
as to facilitate their expulsion.
This method of operation of the immune system has been a fundamental
historical discovery. Dr. Karl Landsteiner, an Austrian scientist
discovered what we now take for granted, namely that a person
belonging to a blood type, rejects the blood from a person of another
blood type. The antibodies present in the blood of a person, for example,
with type A, directly attack the antigens that characterize a person
87
88
belonging to type B, thus not being able to exchange blood. In the case
that they undergo the process of agglutination, in fact, individuals with
type A have anti-B antibodies, individuals with type B have anti-A
antibodies, individuals with type AB, having in itself both types A and B,
not requiring defense against these, do not present neither anti-A nor
anti-B antibodies; they can in fact receive blood from all types, but can
only donate to people of type AB blood. Finally, we have type O, which
has both anti-A and anti-B antibodies, exactly the opposite of type AB. In
fact, people with this blood type can donate their blood to whomever, but
can only receive blood from people with type O. In fact, they are
considered “universal donors”.
1.2. The connection between blood and diet
Antibodies directed against a different blood type from ours, are the
absolute most powerful in the whole of our immune system. Most of the
antibodies are usually produced under the influence of a particular
stimulus, like for example, a vaccine or an infection; while the antibodies
of the blood types are automatically hidden! That is, if there is an
intruder, the reaction of agglutination and elimination is automatic. There
is much more regarding this aspect. Researchers working in this field
have found that (citing the words of Dr. D’Adamo in his book) <<many
foods agglutinate the cells of certain blood types (in a way similar to
rejection) but not others, meaning that a food which may be harmful to
the cells of one blood type may be beneficial to the cells of another. Not
88
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surprisingly, many of the antigens in these foods had A-like or B-like
characteristics. This discovery provided the scientific link between blood
type and diet>>
This information was left unused for nearly a century, until a minority of
people among whom doctors, nutritionists, naturopaths, and researchers,
began to explore this vital information in order to understand our
function at the level of nutritional health, i.e., much of what influences
our physical but also mental health.
1.2.1.Lectins
In the first part of this paper, we continue to follow Dr. Peter J.
D’Adamo’s logical path between food and blood. Therefore, as
previously explained, there is an unbreakable bond, linked to our genetic
baggage, in relation to our evolution. In fact, although it may seem
surprising, our digestive and immune systems still favor foods eaten by
our ancestors of the same blood type. The reason for this lies in
proteins called lectins. These proteins have the agglutinating capacity in
blood and are abundant in various foods, even those considered
beneficial “for everyone”.
A considerable number of germs, the same immune system benefits from
this <<biological glue>> to trap bacteria and parasites; such, for example,
as happens in the area which connects the liver to the gallbladder, where
the ducts are covered by cells with an outer layer rich in lectins. Even
microorganisms, however, are rich in lectins that work like suction cups,
89
90
allowing them to anchor themselves firmly to the mucous membranes of
the body. The same considerations apply to food. When we eat a food
containing lectins incompatible with our blood type, they place
themselves in an organ (kidneys, liver, brain, stomach, etc.) and
begin to agglutinate red blood cells in that area.
Why does all of this happen? A certain food has the same
characteristics as the antigens of a blood type, i.e. the lectins contained
in food have a similar antigen to a given blood type, which if ingested by
a person of a different blood type from the antigen on the lectin, will
activate the reaction of agglutination in the blood. For example, milk
possesses the lectins very similar to those in antigen B, i.e. blood type B.
If an individual with blood type A drinks milk, his immune system
automatically activates the mechanisms of agglutination, in an attempt to
eliminate harmful substances, and trying to reject it just as if it had been
introduced to blood from blood type B! Each lectin, not digested
properly, whether it is contained in milk, beans, grains, or fruit, is
different, and favors different organs, and once it has arrived at its “pre-
chosen” destination, the lectin, which we know acts like glue, exercises
this bonding effect on the surrounding cells, luring them to itself and
forming small conglomerates, which in the second half will be destroyed,
but still causing considerable stress to the digestive and immune systems.
90
91
1.2.2. Connection between blood, diet, and health
Fortunately, 95% of the lectins found in food is easily eliminated by our
body, or almost; however, there is a remaining 5% of food containing
harmful lectins that, unless you are properly aware of which ones are
damaging for your blood type, trigger a series of reactions that lead to the
destruction of red blood cells. As already explained, harmful lectins can
attack the intestine and stomach, triggering an inflammation of the
mucous membranes in these organs that should not be underestimated,
having similar symptoms to those you could experience during an
allergic reaction. But it is not necessary to ingest significant amounts;
small doses are enough to agglutinate a significant quantity of cells.
Obviously this occurs when there is an incompatibility with your blood
type. Having said this, we should not “be afraid” of food, but be able to
recognize it, to recognize which lectins are damaging to us specifically
and which are not. For example, gluten (found in wheat and other grains)
has an inflammatory power in the intestine; type O is particularly
sensitive to this lectin and should avoid eating it, since these people could
go against inflammation much more easily. All lectins have diverse
forms; those of wheat, for example, will be different from those of soy.
Therefore, each of them will be harmful to some and beneficial for
others. Everyone’s nerve tissues are very sensitive to the process of
agglutination, generated by the lectins contained in food. For exception,
diets, such as those for allergy sufferers, in fact, are very useful for
91
92
treating nervous disorders. Now you may ask, but how do you know
which lectins are harmful for my body and which aren’t?
Professor D’Adamo has scientifically proven, after testing almost all of
the most common food in his laboratory, the reaction which lectins have
with different blood types and when the process of agglutination is
determined. There is a more direct method, even for “ordinary mortals”,
that more easily shows us the extent of harmful lectins present in our
body; it entails a simple urine test that measures the quantity of indican,
an organic compound that indicates the phenomena of intestinal
fermentation. If the liver and intestine are not able to digest or properly
utilize a certain protein, (lectins specific to foods, you remember they are
proteins) they produce chemicals that are eliminated through feces and
urine. By eliminating foods containing lectins that are wrong for us, the
level of indican in the urine will be minimal. Patients of Dr. D’Adamo, as
he himself affirms, do not often pass the exam with flying colors,
because even a sporadic ingestion of food not recommended, will have a
very long disposal from our body, even if it doesn’t appear so to us. The
amount of indican sufficient to determine the existence of an incorrect
diet is approximately 2.5. Patients of Dr. D’Adamo accurately following
the prescribed diet, drop to levels of 1 or even 0 in just 2 weeks. It is
probably the first time that you’ve heard about this exam, and perhaps as
D’Adamo says, in the future <<it will be revived>>. The Indican Scale is
a test which individually allows a gradual self-understanding of the
poisoning of the body.
92
93
Professor D’Adamo continues these arguments in a much more
comprehensive manner in his book. The effectiveness of his diets and
prescribing them in the book itself, are the reason for which proper diets
have come to be understood for people belonging to a given blood type.
In this thesis, we continue with a more general argument, to ensure that
each person can self-reflect on these issues and learn about that which he
believes useful for himself.
We will now see more specifically, continuously following the scientific
evidence of Dr. D’Adamo, the correlations between blood type, diet, and
medical problems best known to us.
At this point, there is a preliminary awareness regarding how our blood is
closely related to our diet, which is closely related to our state of health.
Not surprisingly, blood tests are done to discover if it is good or not, and
to cure any disorder, deficit, or any issues revealed by the above-
mentioned analyses. The most immediate curative answer is the
prescription of a very large amount of medications by doctors; drugs to
which we have become psychologically and physically dependent.
The point of view that no one takes into consideration, is that the
medications commonly used for the flu, or those used for chronic
diseases, are designed to act on a variety of people, acting on a specific
microorganism or problem “coming from the outside”, not on the person
himself, how he reacts to this intruder, and what his tolerance response is
to the intruder or to the drug itself.
93
94
What really needs to be done is to consider these remedies, or most of
them, from the right point of view; that is, as poison. Poison for the
bacterium, not a treatment for the person, and in consequence
poison for the person.
Medicine has made great strides in recent centuries, and pharmacological
research has selected medications that can actually be useful and are able
to act selectively on “that which does not work”; but there are many
others who do not fulfill this responsibility, and that cannot be ignored,
because it is for one’s own health, and complaining later, or feeling
disoriented right after the discovery of a disease, and putting yourself in
the hands of someone and at the same time praying to God, has never
been useful to anyone. And the famous saying, “to prevent is better than
to cure”, has never been more appropriate. Just think of the cancer drugs
used to fight tumors; they are able to attack the diseased cells, but are
absolutely not able to save the healthy ones.
This is not to belittle the progress of medicine, but to simply be critical,
and also understand the dynamics that are the basis of what nowadays is
conventionally considered “fair”.
However, this is not to criticize neither Dr. D’Adamo nor the drug itself,
but the excessive use of it. We abuse flu medicine, painkillers,
antibiotics, antihistamines, laxatives, cough medicine, sore throat
medicine, and so on… not to deny the usefulness of these drugs, but the
proper use of the latter. Remembering that what we take as “anti-
something”, in reality works against precious SYMPTOMS and against
94
95
the messages that our body sends to make us understand where and what
could be the real problem or deficiency. Perhaps the most common
problem in our day is the problem linked to antibiotics and cancer drugs;
the antibiotic is able to eliminate a specific bacterial strain. One would
think “fabulous no?” No, absolutely not. That is, in the event that it is
really necessary, (please refer to the book) obviously yes, but at the
moment in which the thermometer displays that our temperature has
risen, in fear or in haste to “be well” we run to take medicine to lower the
fever, or antibiotics to eradicate the bacterium, having absolutely no
knowledge that the fever is only a symptom of the fact that our immune
system has taken action and is attempting to resolve the issue. The
antibiotic, unlike for example Echinacea, does not help to solve the
problem, it eliminates it; but eliminates the problem before the immune
system realizes what’s happening. The antibiotic, in fact, arrives in the
blink of an eye to the bacterium, before our “extinguishing” sentinels
respond and strengthen our immune system. The body can not only
eradicate the bacterium alone, but by taking five days instead of three,
could memorize the antigens of those bacteria and defeat them more
quickly should they reappear. Using an antibiotic when it is not
necessary, totally eliminates the possibility of memorization, and an ease
of re-presentation of the same bacterium, because it made the immune
system weaker; even if, for a certain period, the bacterium seems
subdued. Furthermore, the continued use of an antibiotic alters the
intestinal flora, causing diarrhea and heartburn, having to resort to
95
96
supplements, and increasingly weakening our immune system, not using
it and not allowing it to create the necessary memory, becoming
dependent on medication. There are, actually, wars that must be fought
with antibiotics, but not arriving at these wars, the little battles are
defeated in a different way, and independently help that which nature has
already made available. The fact remains that the physician has the
expertise to say this, but no one denies another the ability to see a doctor
who possesses the right amount of information on one’s blood type and
body. The questions you should ask yourself when you exhibit a
particular symptom, whether it is mucous, a headache, joint pain,
heartburn, fever… lead us to understand, according to the style of life led
in that period, what is the cause, and if the symptom occurs more or less
frequently over time. Not all symptoms and diseases can be addressed
independently, obviously, and using medications on your own is the
worst thing you can do, even natural remedies that have immense power.
To consult with a doctor or whomever you prefer, is the correct choice;
but going there with an awareness of oneself is even better. To give a hint
of the specificity which Dr. D’Adamo talks about in his book, and to
better understand this concept, here is an example: antihistamines, used
to treat disorders related to allergies, in addition to giving an annoying
drowsiness, may increase blood pressure, therefore particularly harmful
to those of type A or AB, as they may cause prostate problems and other
types of terrible contraindications. But at the level of natural remedies,
there are also specificities, for example: for a fever, diverse remedies are
96
97
recommended, but among these catnip is rarely suggested for blood type
A. Although obviously, it would not be indicated that the
contraindications of a natural remedy, less suitable in respect to the
consumption of a mistaken medication or poorly tolerated one, would be
less harmful to the body, and the removal of the ingested toxins would be
less difficult. For further detail on the specifics of conventional medicine
and natural remedies for your blood type, please refer to the book “Eat
For/4 Your Type” by the professor.
1.2.3. Why do some people fall ill and others no?
We are looking for answers to this question; as we proceed with this
paper, having so far examined the history of man, his blood type, and his
subjectivity in the matter of food and treatment, there is also a correlation
between blood type and greater exposure to certain diseases.
For those who get sick, the question that arises more spontaneously is,
“but why me?” Regardless of medical discoveries made, this question
often remains unanswered, but there are useful discoveries that we
ignore, like for example, predisposition given by blood type to contract
certain diseases. To better understand, there are certainly people who get
sick less often and those who, every winter, have colds and the flu. Why?
People who do not get sick surely have a blood type that makes their
immune system resistant against infections.
Those with blood type A should be particularly attentive, seeing as they
have a very lazy immune system which does not bother much to
97
98
eliminate degenerate cells; and the latter, accumulating, could give rise to
tumors. Looking at the reality, one should not be frightened, but create
awareness for prevention. You will notice how everything will come
spontaneously, because inevitably, you will feel better with the proper
diet. However, the doctor speaks in a profound manner of every disease
and infection specific to each blood type in his book; here we will deal
with the most prevalent disease at the moment, cancers.
1.2.4.Cancer
Anyone who has had the experience of cancer in the family knows how
devastating, absurd, mysterious, and degenerative this disease is, both
physically and mentally. The stages that lead millions of people to their
deaths every day, are usually always the same: first a mastectomy
(operation of the removal of the breasts), then chemotherapy, and if all
goes “well”, five years of Tamoxifen or other oral chemotherapies that
give rise to monstrous contraindications on both physical and mental
levels. Following this therapy, they have the first relapses, given that the
“guaranteed” protection is five years, following other chemotherapy so as
to give more space to the sick cells and not the healthy ones. And then
you enter into what is called the terminal phase, that is, the body and
mind are exhausted, and they die.
Dr. D’Adamo affirms that there is a correlation between blood type and
cancer; and that the available data on the subject reveals that the
incidence of this disease mainly affects those with blood type A or AB,
98
99
and also those who possess a more sluggish immune system. Therefore,
oral and intravenous chemotherapy are still less tolerated in respect to
other blood types. Scientific data is available about this, but no data
explains why it is more difficult for types O and B to fall ill with cancer,
but research continues on this subject. Surely, blood type is not the only
piece to understanding the cause of cancer; the causes are numerous, like
if people in your family had this type of problem, pollution, radiation, a
myriad of chemical substances with which we come into contact every
day, and our life habits. What D’Adamo aims to do is to understand not
only who has a predisposition to this type of disease, but also who has the
possibility to come out of it victorious.
The key is found in lectins.
Lectins, having an agglutinative power, as previously mentioned. They
also have the power to attract and to agglutinate the cancerous cells. They
act as a kind of catalyst of immune functions, protecting the healthy cells.
How does this process take place? A healthy cell is able to produce
sugars in a controlled and specific manner; a sick cell no longer has
control of anything. The sugars produced in the outer layer are produced
in excessive amounts. Furthermore, they no longer go into apoptosis (i.e.,
cell death, if a functioning cell realizes it is sick, it “commits suicide”).
These abundant sugars on the surface, however, are more sensitive to an
agglutinative effect. But the use of lectins is limited, and it is truly a
waste of time because, as he says, our diet contains the most various
99
100
types and shapes, and using this potential could increase by far the
possibility of survival for the sick and really “the quality of life”.
Currently breast cancer, among other things, is one of the most
common cancers; it is the cancer for which a tangible existence in
correlation to lectins has been recognized. And the effects could be
extremely advantageous especially for types A and AB which do not
respond well to the traditional cures such as groups O and B, even though
they are still subject to considerable physical exertion with chemotherapy
and so on, but they manage to recover more easily.
The reason for this difference << In 1991, a study appeared in the
LANCET, an English medical journal, which may have provided part of
the answer. Researchers reported that it appeared possible to predict
whether or not a breast cancer would spread to the lymph nodes by
virtue of its characteristics when treated with a stain containing a lectin
from the edible snail, HELIX POMATIA. They reported a strong
association between the uptake of the snail lectin and the subsequent
development of metastasis (transfer of cancer) to the lymph nodes. In
other words, antigens on the surface of the primary breast cancer cells
were changing, and this change was allowing the cancer to spread into
the lymph nodes. The key is that the lectin of HELIX POMATIA is highly
specific--to Blood Type A>> (first defense of the immune system). This
happens less in people with type O and B since they are able to more
easily recognize the intruders and get rid of them.
100
101
There is no need to be afraid if you are blood type A or AB. Rather,
knowing these weak points will be useful to strengthen them. On pages
310 and 317 of the book “Eat Right For/4 Your Type” or “alimentazione
su misura”, all the advice to follow if you are of this blood type and how
to prevent the onset of these diseases, or how to counter them, is
indicated. If someone mentions it, animal fats and proteins are difficult to
digest for group A; one should do without them and favor particular
foods such as for example soy. The properties of soya beans, in fact, are
those which have Femara or Tamoxifen, oral chemotherapies. Soya
beans, if eaten sooner will prevent the onset of cancer, and if eaten later,
will help the body anyway in fighting the disease. Why are soya beans so
important? Because << Soya bean agglutinins are able to selectively
identify early mutated cells producing the Type A antigen and sweep
them from the system--while leaving normal Type A cells alone! >>
This is especially effective in breast cancer. Soya beans have been used
to <<remove cancerous cells from harvested bone marrow. In
experimental work with breast cancer patients, their bone marrow was
removed. They were then bombarded with high levels of chemotherapy
and radiation. These oncology tools would normally destroy the bone
marrow. Instead, the harvested marrow--cleansed by the soya bean
lectin--was then reintroduced into the patients.>> Among others, soya
beans contain substances capable of regulating the hormonal balance and
reducing the supply of blood and oxygen to the cancer mass. Those who
do not love tofu (which has in any case a neutral flavor, and can be
101
102
seasoned to one’s liking, and used to enjoy salad, soups, and so on)
should see it as preventive medicine and ask yourself if you would prefer
to undergo chemotherapy or eat tofu in a nice salad every day.
<<Japanese women have such a low incidence of breast cancer because
the use of tofu and other soya products is still high in the overall
Japanese diet>> (and algae). Although in recent years, with the Western
influence over their diet, the rates of breast cancer and cancer in general
are rising. But as you can see from the above, there are foods such as
soya beans and a thousand others, which contain lectins in them, that
would have the same effect if not stronger and less harmful than
medications currently used in traditional medicine.
2. Chapter Main subjectivity
Returning to the discussion surrounding the theme of diet, obviously, as
stated earlier, closely related to diseases of varying severity with which
we can come into contact, we continue this paper to focus on maintaining
an objective difference between every person and the reason; a general
framework that can increasingly lead to a greater subjectivity and
individuality, understood as the matter which, together with everything,
characterizes a person, and each one of us specifically.
Our blood, in addition to being identified with the ABO system, is also
grouped based on other factors, such as the one that indicates its
positivity or negativity: the Rhesus factor, commonly called Rh, the
name originating from the discovery of this antigen in the red blood cells
102
103
of the Rhesus macaque. This antigen is like a subgroup of the ABO
system; imagine you have six people with three different blood types,
therefore two A, two B, and two O, each person has different red blood
cells from one another because they represent antigen A, B or no antigen
(in the case of type O, respectively; of these six different red blood cells,
independent of the ABO system, and without distinction between the six
people, you can highlight another group of antigen, therefore another
“antenna” that has the potential to bind itself to another substance, for
example, another different food lectin. Some blood types possess this
antigen, antigen D, while others don’t; those who have it will be
identified as positive, while those who don’t, negative. Therefore, the six
initial people would potentially be one A negative, one B positive, one B
negative, AB positive, AB negative, and O positive and negative. As
mentioned above, the blood types produce antibodies against different
blood types. For example type A will have anti-B antibodies, therefore it
will tend to destroy the red blood cells with the B antigen; the same thing
happens with the D antigen; i.e. those without this antigen, therefore, A,
B, or O negative, not recognizing this D antigen as their own, produce
anti-D antibodies. This antigen is similar to another antigen in food, like
the milk in the previous example. Having an antigen similar to the B
antigen, if a person with type A ingests this substance it produces
antibodies against this food. In the case of the D antigen, the reaction will
be the same. For example, we examine red wine, white wine, and beer,
rather than rosemary, potato, vegetable stock, or meat stock and many
103
104
others among all the existing foods; all of these common foods
mentioned here, for example, have a lectin similar to the D antigen.
Therefore, people with blood type A, B or O, positive to the D antigen
that has this type of “antenna” in their red blood cells, will not have
digestion or agglutination problems ingesting the above-mentioned
foods. While people with type A, B or O negative, that do not possess
this antigen, produce anti-D antibodies, and therefore have difficulty
digesting these foods, putting the immune system into motion and
moving towards the process of agglutination.
Dr. Peter D’Adamo says in his book that this factor could be an
important point of reference to personalize one’s diet program, but what
is fundamental, is knowing whether one is type A, B, or O. The research
done for this thesis, however, tends to want to highlight the positive Rh
factor or lack thereof, substantially modifying the sensibility to a given
food and to inform on the existence of this additional subjectivity, even
among the more commonly used foods, since the logical and biological
process in the chemical-molecular reaction is the same. Food examined
by Dr. D’Adamo, such as chicken, apricots, chocolate, and potatoes,
which result for blood type A respectively, chicken and apricots are
beneficial, chocolate is indifferent, and potatoes should be avoided,
taking the Rh factor into consideration, the scenario changes
significantly. That is, chicken should be avoided for those who are ARh
negative, and easily digestible for those who are ARh positive; apricots
are neutral for those with type A negative but should be avoided by those
104
105
who are type A positive; cacao is neutral for those type A negative but
should be avoided by those who are type A positive and lastly, potatoes
are easily digestible by those who are ARh positive and should be
avoided by those who are ARh negative. This example applies to every
food, every blood type, and for the presence or lack of presence of the D
antigen, or Rhesus factor.
There are two other important blood groupings: secretory and non-
secretory, and the MN system; but these will not be analyzed here,
because they are more useful in areas not concerning diet. That which
emerges from this research, with the scientific-technical help of Dr.
Maria Romana Allegranza, Nutritional Specialist at the University of
Besançon in Diet Therapy and Nutritherapy applied to Pharmacotherapy
and Homeopathy, and specialist in Herbal Medicine (phitotherapy) at the
College of Urbino, is how much the D antigen should also influence our
nutritional choices in order to avoid the accumulation of lectins that we
cannot manage to digest and that could cause problems not related to
chance, but to science.
Furthermore, if we also approach the research itself from this point of
view, it would be good to perform an intolerance test to food allergies,
helping your nutritionist understand which substances would be good
detoxes for a variable period of time, depending on the degree of
intolerance and the degree of toxicity present in the body, periodically
repeating above analyses. And verifying whether it is allergies or
intolerances, one could have a slight allergy, underestimating symptoms
105
106
such as rashes or itching, or a temporary intolerance, which could
disappear after restoring back to normal, or discover a permanent allergy,
as can happen with gluten. Probably anyone who now does an
intolerance test could turn out to be intolerant to something, this is
unquestionable; it simply highlights the foods that in that given period of
our life, we could have assumed too frequently, thus causing an
intolerance. It also highlights foods which, according to the A, B, O
system, and following also the grouping of the Rh factor, could not be
harmful.
This is due to the fact that not only our blood itself presents a biological
subjectivity, with the presence or absence of antigens, but the style of life
that we have led up to this moment, the diet we have followed, the stress
that we immediately have, and all the variables of the personal sphere
and the subjective of a person in one’s personal daily life choices, may
have generated an intolerance to a particular food.
What is the difference between an allergy and intolerance?
An allergy is a specific and strong intolerance to a particular food, which
will trigger an immune response by the body of the production of
antibodies; the antibodies cause the emission of organic chemical
substances, such as histamine, which causes various symptoms: itching,
runny nose, coughing, or wheezing. Food allergies or allergies to food
components are often inherited and are usually diagnosed early in life.
Food intolerance involves the metabolism, therefore, the digestive
system, but not the immune system; if not in a consequential manner, the
106
107
effort exerted by the digestive system. A typical example is lactose
intolerance; people who are affected by this have a lactose deficiency, the
digestive enzyme that breaks down the sugar in milk.
What is the effect of food allergies?
The answer comes from EUFIC, the European Food Information
Council, stating that the estimated incidence of food allergies is
decisively inferior to people’s perceptions; around 1-2% of the adult
population. Foods which have the highest probability of allergy are
proteins from cow’s milk, the various types of nuts, eggs, fruit, legumes,
fish and shellfish, and some types of seeds. By cooking some of these
foods, often, but not always, the allergen can be eliminated. The problem
for allergic people exists in the foods that, both at home and outside the
home can contain slight traces of that particular allergen.
Also according to the EUFIC, intolerance can cause allergy-like
symptoms (such as nausea, diarrhea, and stomach cramps), but the
reaction does not involve the immune system in the same way. Food
intolerance occurs when the body cannot properly digest a food or food
component. While truly allergic people must in general completely
eliminate the food, people with intolerance can often tolerate small
amounts of the food or food component without developing symptoms.
Those sensitive to gluten or sulfite are exceptions.
Gluten intolerance is an intestinal disorder which occurs when the body
no longer tolerates gluten (a protein found in wheat, rye, barley, and oats,
although the latter is the subject of controversy and research to determine
107
108
its actual role). Celiac disease is a permanent dysfunction and can be
diagnosed at any age. If a person who is affected consumes food
containing gluten, the lining of the intestinal walls are damaged and
experience a reduced ability to absorb essential nutrients such as fats,
proteins, carbohydrates, minerals, and vitamins. Currently, the only help
for celiac patients is a gluten-free diet, and symptoms will gradually
disappear.
If you want to investigate the presence of possible intolerances, you
should undertake various types of methodologies; many particularly
invasive and recognized in the medical-scientific field, such as a
subcutaneous test inserting a small portion of a given food or drug just
under the skin.
One method that you could try before taking a test of this sort, or a
gastroscopy in the case of gluten intolerance, is a diet of exclusion;
simple and direct, which provides for the elimination of one or more
foods combined, and in a period of time ranging from two weeks to a
month, during which symptoms should disappear, thus avoiding in
consequence poorly tolerated foods and taking into consideration a
possible future re-integration. This type of method of investigating, the
exclusion of foods alone, however, may still be imprecise, and could
require more time to investigate the possible, various, and combined
intolerances (quite common), and may be assisted by or followed by a
test performed with a highly accurate and unobtrusive machinery called
the GSR MEASURING INSTRUMENT, much used in naturopathic,
108
109
holistic, and homeopathic medicine; it is unclear why this is not often
used by allergists. This test measures the galvanic skin resistance also
called GSR, an index of the activity of the sweat glands and the width of
the pores, which are both controlled by the sympathetic nervous system,
highlighting the effectiveness of skin resistance and of each variation in
correspondence to the stimulated or spontaneous events.
After ascertaining the type of intolerance or allergy present or at least in
our blood, or simply following the type of foods to make us healthier, the
best defense system is to carefully read the relevant ingredient
information labeled on products and know which foods trigger allergies,
intolerance, or asthma. The support of a professional figure who we feel
meets our needs, allows for the exclusion of some nutrients from our diet
when they integrate changes and substitute foods.
Allergies and intolerances are currently recognized as major problems in
the area of food safety, and the food industry must take the utmost care in
helping those who suffer from allergies to confidently choose a proper
diet. Manufactures must take great care in the evaluation of ingredients,
the most common allergens that could cause serious reactions, warning of
the actual or potential presence of these allergens in products, and
preventing inadvertent cross-contamination with the allergens present in
other industrial products. The European Union is considering the most
correct way to indicate the labelling of allergens, and at the same time,
various organizations worldwide have developed guidelines that
109
110
encourage the spread of the Good Manufacturing Practices (GMP AND
HACCP) and of information to the consumer.
On their own initiative, some manufacturers and traders already declare
the most hazardous allergens in their list of ingredients, even when
present in very small quantities. They also carry wordings such as “may
contain” on products which may accidentally contain traces of a potential
allergen.
So as stated, one should always look at the list of ingredients when
grocery shopping; this is true for people without particular problems as
well as for those with allergies or intolerances.
Intolerances to certain medications such as antibiotics also exists, but this
type of investigation, going to a doctor to eradicate a bacterium with this
method, does not take place. At most, one can take an antibiogram to
determine a sensibility to an antibiotic, i.e., which could perform its
function and which could not; but a tolerance test to that particular
medicine absolutely cannot be done. Why not? Medications and diets are
not equal for and cannot be done by everyone, as you can see from high-
protein diets, or the different diets used by many to lose weight.
Nowadays there are even “fads” for this, but health should not be a fad.
Following a diet, for example such as the one in Vogue, like the Dukan,
can be considerably damaging for one’s health. It is a high-protein diet in
which 100 foods are recommended without calculating the quantity;
among these meat, shellfish, fish, dairy products, a folly, according to
what was previously mentioned. If a person with type A blood, therefore
110
111
requiring a mostly vegetarian and grain diet, follows this diet, not only
could they gain weight instead of losing weight, but it could have
catastrophic poisoning effects on the body! This research does not
mention known persons having had serious problems, such as
inflammation of the prostate and other dynamics, however, after even
after having lost weight following this diet, the amount of protein
ingested caused chain reactions in the body, which caused the emergence
of diseases. This type of diet depends on the case, that is, it is by chance
that someone reacts well and for others it could cause problems, like
other diets with the sole purpose of losing weight and not for one’s
general wellbeing. As we have seen, proteins are different from one
another, lectins are different from each other, and each specific to the
right person. Following a diet ad hoc, one will inevitable lose the pounds
because the body will know what to do with that kind of food and will
more easily eliminate traces of unsuitable foods.
By now the dogma “meat is bad for all”, has generated a great deal of
confusion, and the same holds true on the argument for the Dukan diet
and in general, our blood type and particular intolerances; each of us is
able to digest meat with more or less ease. The problem that could be
taken into consideration is on the possible a priori food choice; it is the
issue related to livestock and intensive battery. Intensive rearing, or
industrial rearing, is a form of breeding that uses industrial and scientific
techniques to achieve the maximum quantity of a product at the least
amount of cost and using the least amount of space, typically with the use
111
112
of specific machinery and veterinary drugs. The practice of intensive
farming is extremely widespread in all developed countries; most meat,
dairy products, and eggs that are sold in supermarkets are produced in
this way. This method does not take into account the space and life cycle
of the animals, and even man himself. Once the concentration is directed
toward a product in mass quantities and other types of interests, it is
certainly not linked to those with a respect for nature in general,
including the living beings that are part of and in nature, human; that
buying these types of items at the supermarket, and eating that egg, that
cheese, and that meat, will not only be almost devoid of substantial
nutrients as an unhappy and exploited animal exhausted of all energy, but
it will not be healthy and it will not have the nutrients which are
characterized of eggs and milk. In addition, its meat will be lacking that
which could be good for the human being, adding the fact that substances
like veterinary drugs, and especially hormones, that increase the
productivity of the animal, are introduced to our body.
Incidentally, with this type of farming, there is a dramatic aspect, often
concealed by the media, i.e. the enormous consumption of grains fed to
the cattle. Already from the start of the 90s, 70% of grains produced in
the United States were used as animal feed.
All this maintains a high price for grains, penalizing poor countries and
contributing significantly to the problem of world hunger.
112
113
There is another type of farming, organic farming. Although its products
will have a higher cost, there is a respect toward animals, nature, and
man that cannot be ignored.
Organic farming is a breeding primarily outdoors; an animal, but no one,
including humans, may live in a cage with another hundred specimens of
the same type. Thus there is space for the animals, for sun and shade,
organic food, and they do not use hormones. The “disadvantages” are a
sporadic production of eggs, for example, and a greater “dirtiness” on
them.
But also coming from the Earth, we should not be particularly alarmed to
find fruit or vegetables coming from the same land, or chicken feces on
an egg, but we should alarm ourselves more from buying apples waxed
like decorative objects, and eating eggs that have a rather extinguished
color once opened. A busy life and a completely unnatural lifestyle don’t
work; except for those who search for quiet moments, and the time just to
wash a vegetable more accurately, or to find a way to purchase these
products from a farmer rather than at the supermarket.
We are always moving further aware from nature. We are always moving
away from ourselves; from our animal nature.
We must return to a balance between the discoveries that have been made
and where our origins come from, from the Earth.
113
114
2.1. How we are accustomed to think and act, how we
should think and act
Until now, an even scientific path has been followed, that starts from
some biological bases and then gives way to considerations which can be
a point of departure. This thesis began by starting with the first hominids
that began to populate the Earth; whose origins are ancient, identifying in
our evolution an aspect that is rarely taken into consideration: the birth of
blood types and their evolution. Biologically examining blood has
revealed its great importance, as inextricably linked to all the chemical
functions of the body. Blood involves every organic system, which
through diet, benefits or harms fundamental systems such as the digestive
and of consequence and above all, the immune system. It has been
analyzed at a molecular level in order to understand how diseases arise,
how profoundly complex diseases such as cancer develop, and how to
contrast them learning and underlining the connection that exists between
diet and that which we often regard as “unlucky destiny”. There are
scientific discoveries, studies and research about each category one wants
to study, from the medical, biological, chemical, naturalistic, to the
philosophic and anthropologic, which show how much world history, and
in general man’s blood, is much more ancient than any culture, racial
difference, habit of action and thought, with whom we share our lives. It
has gotten to the point of thinking that we know everything and know
nothing. This is because nowadays, we are completely lacking a unified
vision, therefore, a holistic vision of human health; often not even
114
115
establishing the problem of trying to put back together the pieces of one’s
life and that which one can learn from it. The larger
compartmentalization that is brought forth in this paper is that which
divides the body from the mind. The human body was in the path of
science viscerally explored in all its parts; we studied, examined, cut and
rebuilt every component. Every molecule or atom has passed under the
lens of a microscope, dividing the body into other compartments; in
systems, systems to treat systematically, aseptically, locally, superficially.
We believe to be acting in a profound way, because drugs are used that
act in a deeply molecular manner, disconnecting, however, these systems
from each other. It’s true, the human body is so complex, also just at the
level of a single cell, that this division was necessary and made possible
an endless amount of wonderful discoveries for us. But we are too
distanced from the real motivation that drove us to make this division; it
had place for the necessity to know ourselves, to know our body, to
separate it, but also to know how to then reunite it. Now that diseases
such as cancer have manifested themselves, that inevitably test
everything in which we normally believe, one wonders, why?
Why has the time to reconnect the body and mind arrived.
Cancer is the emblem of this century, the symbol of the lack of
something; the lack of consideration of the connection between mind
and body.
We are not only body and we are not only mind, we are both, together.
This is that which our traditional medicine rejects.
115
116
But for whatever a priori rejection of something, we pay a consequence
over time; wanting to remain blind and firm in our convictions without
calculating, reflecting, and looking at the situation from another
perspective. It is exactly how to hide “the dust under the carpet”; but
here we do not speak of dust, here we talk about our health. Cancer is
truly the emblem of all this, because whoever has seen it up close, will
understand that, in the way in which it is dealt with in public hospitals
and by doctors, there is not one flaw, but a thousand, not only on a
pharmacological level, but also at the level of human approach; human in
the sense of taking into consideration all the aspects that make up that
person specifically, as regards his mind and body, to fall ill. From blood
type, to diet, to lifestyle, to life experiences with stress that led to the
overload of an immune system that already had deficits due to incorrect
diet, sports…but these are only miniscule parts of the infinite human
spheres that can affect our existence, as we should know well. If we
continue to shred the problem instead of looking at it from above, we will
never get to the bottom of it.
Chemotherapy was created to act in a vigorously and poisonous manner
over the cancer; but it also poisons the rest of the body. How can one
believe and continue to believe that this is the only right way? How can
they ignore discoveries, which enlightened by scientific evidence, try to
act in another way? Cancer will never be cured on its own and with this
type of chemotherapy. Never. At least, not if it isn’t modified. When a
person reacts well to this type of cure, it is probably because they are
116
117
simply stronger, have a specific blood type, or because they are still
young and have a capacity for higher cell renewal; but after five years
undergoing these terrible drugs, 90% of people experience a recurrence
that they are no longer able to stop with chemotherapy. This is because
the approach was wrong from the beginning, and the dust to clean have
become too much; and certainly one does not clean by dirtying even
more. We pretend that the past five years of hallucinatory side effects
from oral chemotherapy, was the only thing that could have been done.
We pretend that the quality of life deep down was not so bad, and in the
end, the patient has lived another five years.
This is called chance, fate, destiny. Not science or the art of medicine.
And surprised, that their doctors and health systems acted by following
chance, and not thinking that perhaps there is something that they aren’t
doing as they should be, that maybe their biggest waste: that which
reconnects mind, body, and nature, has come to light.
Because cancer is the largest knot of the century, not Evil.
Evil is not wanting to think in 360 degrees, no longer considering the
man, considering ourselves a test tube and nothing more; considering the
world and the Earth a test tube and nothing more; forgetting where we
come from and where we return: the Earth; forgetting that a degree in
medicine is useful for having the bases to reflect and discover ourselves
and to help others to do the same. It is not only to have a high salary, a
respectable social position and follow the drug protocols without asking
any questions. Because whatever might happen, to ask the questions,
117
118
those same doctors would not find an acceptable and logical answer in
those protocols or in the “traditional” way of proceeding to cure a person
in full for any kind of discomfort. And albeit, you wanted to continue
following the protocols, not to reason and recommend suitable diets,
supplements, nutritionist consults, Naturopaths or people specialized in
Herbal Medicine…? Why aren’t Naturopaths regulated by law? The
figure of Naturopathy in Italy is not regulated, but one can still carry out
the profession without the same rights as a doctor or ordinary worker. In
England, a person can even be a Homeopath without a medical degree.
But a doctor could easily say to an oncology patient or any patient, to
drink aloe in the morning or advise them to see a Nutritionist without the
prejudice of considering it useless advice; useless because the toxicity of
certain drugs is so high that it is true that nature often cannot face this
type of enormous poisoning, but surely they wouldn’t do that. And rather
than looking with discouraged eyes and full of useless pity on a sick
person that by “unlucky destiny” has a disease like cancer, why not take
the responsibility of prescribing natural remedies or FEEL OBLIGATED
to know that soya beans, like billions of other remedies, have the same
properties as chemotherapy drugs without the side effects.
Why do they take the responsibility of deciding to intravenously inject a
deadly poison? Why not take the responsibility of being a real doctor and
consider, at whatever cost, every inherent discovery, and recommend that
which is more suitable and less invasive?
There is something wrong.
118
119
There is something wrong between the look of a discouraged doctor, and
the full of life look of a Naturopath or whatever other doctor of which
one chooses to think.
Yes, to think.
In fact, the exponents of natural medicine absolutely include the
possibility of benefitting from more complex molecular drugs, if really
needed. They would like to collaborate and unite two types of medicine
to be the most efficient for human needs, not damaging that which is still
biologically healthy in the body, and strengthening the weak points, but
starting from the fundamental assumption that there is a link between
body and mind.
There is always something wrong behind laziness or negligence, or a
particularly strong blindness against something that is far more logical
that that which we are accustomed to thinking and believing as true.
What is it that’s wrong? How is it possible that all traditional medicine
does not consider the natural, and why?
If there weren’t a different interest from that which should be, then why
aren’t Homeopathic and natural medicines and Naturopathic products
reimbursed by national health insurance? Why is a drug with at its core,
more toxic substances than others, and with a myriad of side effects
longer than the benefits from them, recognized and certified by a
Pharmacist, even just for a simple Aspirin? And instead a product like
Aloe Vera or Aloe Arborescens whose content is only 100% Aloe and at
maximum a harmless preservative with no side effects unless one drinks
119
120
an excessive quantity, and with benefits that include one-hundred
traditional medications all put together without the poisoning effects;
indeed, Aloe is also a detoxifier, however, it cannot be refundable?
Many doubts arise in the moment in which one discovers that 70% if not
80% of the revenues of pharmaceutical companies come just from
chemotherapy at this time.
Many doubts arise in the moment in which one discovers that the
research initiated by Italian (our) Luigi Di Bella on tumors, has been
studied, modified, and used in other countries, but not in Italy.
Many doubts arise simply looking for information on the Internet, and
thinking about them, arriving to find an extreme lack of logic and huge
monsters in the medical and pharmacological system, at least in Italy.
And many doubts arise from comprehending that natural medicine is a
clean medicine, a human medicine, which appreciates the man in his
entirety, in his physical, psychic, and energetic point of view; for this
reason it is a human medicine.
The “slowness” of action, much questioned, is the period of time that
clearly our body needs in order to really heal. Natural medicine involves
a wide range of natural therapies that act on the body both physically and
emotionally in order to relieve pain, improve health status, and also the
emotional conditions related to stress and anxiety.
The human body has an innate ability for self-healing that is often
hampered by medication taken to treat a symptom. Today medicine has
lost the humane part; it is a technological medicine, extremely valuable
120
121
in the field of science, but not in human terms. Man has an individuality
linked to an emotional and psychic aspect. Therefore, one cannot separate
disease from this aspect; the disease expresses a symbol, and the
symbolism of the disease represents that dimension that every object can
have when it evokes a reality not inherent, something that you do not
have in your consciousness.
When one falls ill from something, it should be considered a message; a
message of discomfort or of contrast that exists between the three brains
(theory of Mac Lean), i.e. between the conscious and unconscious parts,
in which the cell body represents the implementation, a display of this
discomfort. Therefore, the disease is not only falling ill from something
randomly; luck does not exist in natural medicine, luck exists in medical
technology. And what is still not clear, is that we think just the opposite,
namely, that natural medicine is that which is based on chance, but this is
not the case.
Besides economic interests which this thesis refers to as the basis of
pharmacological choices and at the core of the health system, probably
the major obstacle that man needs to overcome, or try to overcome, is
fear. This applies to all mankind, and in all areas of life; in this case
between doctors, but also among people who choose, of course in a
rather controlled manner, how to care for themselves.
The fear that generates enormous prejudices towards whatever is
unknown; the fear of being curious, of information, and as a result of our
own free thought and will as individuals, fear that is gripping and makes
121
122
slaves of dogmas that are not dogmas but turn into them. Fear of
ourselves and the lack of consideration that we have for our person as a
whole, inevitably suppressing everything beautiful and creative in man;
believing that “the greats” of the past, those of the present, or those who
will be in the future, have something “special”; believing that those who
manage to believe in themselves, in their capabilities of making or doing
something tangible for themselves and for others, are the results of
something that does not belong to everyone. Nothing could be more
wrong. To have self-awareness, as a whole, therefore, from a physical
and spiritual point of view, is possible for each of us.
Awareness. Awareness is in reality only the road that leads to the
enlightenment of our true and unique existence. Awareness is the phase
of perception, even cognitive, through which we live a given experience,
or think something. This is not to say that we understand it at the
foundation. Indeed, animals can also have awareness, but man is also
able to comprehend, and so through awareness and comprehension of
what is happening to ourselves in our lives specifically, and trying to
have an overall view of the historical reality in which we live, we can
continue toward enlightenment and continue to illuminate our continuous
existence, feeling satisfied with our whole persons.
By now we are extremely accustomed to separating body and spirit,
therefore, separating a person from his whole. We do this without even
realizing it, and it is probably also a reason for a completely unnatural
lifestyle. But here our desire to be better, and to feel satisfied and full of
122
123
life, enters into action. Not ignoring what is also only intuitive, or an
unconscious awareness, one thinks it might harm the mind or body, and
not passing from one extreme to the other, compulsively avoiding doing a
given action, consuming a certain food, or not thinking morbidly about
anything probably damaging for our emotional serenity.
Sometimes this is inevitable; we are human, and there an infinite number
of emotional and chemical reasons to take into consideration about our
actions. But one can be aware, in a conscious manner, of that which we
think and that which we eat, therefore being able to redirect ourselves on
the path that we have chosen as right for ourselves, without resulting in
justification and seeking blame or explanations outside of ourselves for
what happens to us.
To really understand a situation or ourselves does not mean to bring
ourselves down or depress ourselves; this could be, indeed often is, a
phase, beyond which, however, if one has the courage to move past it and
therefore move forward, one can. And if we remain in a phase of
“depression”, somehow we will be dependent only and exclusively on
ourselves, and the choices that we have made. We must strive for
enlightenment, trying to have a conscious awareness of who we are in
our own and unique body and our own and unique “head”.
Conclusions
123
124
This thesis was founded on the premise of examining in a general and
simple manner, a complex situation, like that of our psycho-physical
wellbeing.
Born with the thought that currently what is extremely divided can be
reunited, at least as a personal purpose in our existence, is the starting
point for a possible, though very difficult change in the communal way of
thinking and acting.
It is a thesis that concentrates on diet, but could easily be a metaphor for
life.
It was created to find something that necessarily accompanies the
“unknown”, death, to prematurely demonstrate it. And the contributing
factor is in diet; disease follows the simplest biological, chemical, and
emotional reactions to demonstrate the latter.
There are differently treated arguments in which Anthropology has
merged with Hematology (science that studies blood) which blends with
medicine and Naturopathy, that merges with Philosophy, to give a small
picture and understand that even if all these categories are immense,
impossible to treat in detail in this thesis, the goal is to understand how
much everything is connected, and that we should not be afraid to seek
information regarding our own wellbeing, because if we don’t initially
deal with it in person, no one else will do it for us.
Another end even more important is that it is evident that in contrast to
how we are accustomed to think, “Absolute truths” do not exist, but
“partial truths”, which can lead each of us to finding our own truth.
124
125
From a scientific point of view, they are moving forward with very
important research on a non-invasive vaccine for breast cancer, for which
information is available on the Internet and on page 302 of Peter
D’Adamo’s book, a book that has been a source of great inspiration for
this paper.
It concludes by urging every person not to be afraid, to inquire as to what
pertains to us, and to critically commit ourselves to letting food be our
proper medicine, and the right medicine be our food.
Hippocrates said this, and to this day our doctors endorse his oath.
ESPAÑOL
125
126
Introducción
Estamos acostumbrados a pensar en compartimientos estancos, estancos
porque el pensamiento autónomo, una vez tocadas las paredes del
compartimiento, se siente reprimido, como en un estanco; procura ir más
allá, intentando relacionar todas las categorías, como se hacía en los
tiempos en los que un filósofo era también un matemático, y también
médico; es verdad, en nuestros días tenemos muchos, muchísimos
conocimientos científicos respecto a hace dos mil años, pero ésto no
justifica la negligencia en la falta de curiosidad y ganas de profundizar
cualquier argumento más allá de una determinada categoría y, sobre todo,
recurrir al dogma para hallar consuelo en certezas que no existen, sin
tomar en consideración el "devenir" de la realidad o, como ha dicho
Heráclito, el "pánta rêi" es decir, que "el todo" fluye y, en consecuencia,
no dando por cierta la única probable certeza: que el continuo mutar está
a la base de casi todo.
Que la contínua natural evolución del hombre está a la base de todo.
Habría que partir siempre de este presupuesto. Esto puede resultar más
fácil si elegimos el tema que más nos interese profundizar e intentamos
contemplarlo desde todos los puntos de vista, para deducir después
nuestras propias conclusiones, o por lo menos algunas reflexiones que en
ningún otro sino en si mismo pueden tener lugar. Este trabajo ha sido
concebido para reflexionar sobre el tema de la alimentación, tema, en
nuestros días, en gran medida, confuso e intríso de "verdades no
126
127
verdades". Un trabajo, esto, que se concentrará, sobre todo, en ofrecer
algunos estímulos sobre los que reflexionar. Las varias consideraciones
que una persona pueda hacer durante años, son extremamente subjetivas,
pero si nos concentramos sobre una cosa determinada encontraremos su
punto de partida y el hilo conductor más lógico posible, al que no
necesariamente corresponde un fín con conclusiones ciertas. La presente
tesis se desarrolla con esta intención concentrándose principalmente
sobre cuáles pueden ser los puntos reales de partida de un analisis, ya que
hoy en día, quizás, nos solemos concentrar más en la posible meta que en
el punto de partida y el viaje en sí mismo. Como quizás los esfuerzos se
han concentrado en examinar el alimento separado perdiendo de
vista al hombre. Lo que se ha intentado hacer en este trabajo, es discutir
las varias piezas que constituyen y que conducen a reflexionar sobre lo
que es justo comer para el nuestro específico organismo, no considerando
un determinado alimento, como generalmente se hace, definendolo
beneficioso o no, en si mismo. Se van a hacer solo alusiónes a algunos
argumentos, como el ADN, sobre los que, si se quisiera profundizar la
reflexión, se podría hacer facilmente. Se explicarán más detalladamente
ciertos aspectos considerados más relevantes en este ámbito como por
ejemplo la sangre, las "lectinas" contenidas en los alimentos y cómo se
agregan a nuestros DETERMINADOS "antigenos" y cómo esto
comporta el fenómeno "de la aglutinación", frecuentemente dañosa para
nuestro cuerpo, y que con el pasar del tiempo ésto pueda inducir a
desarrollar las patologías más graves, pero sobre todo las enfermedades
127
128
que, casualmente, este siglo mayormente padece, "el mal del siglo"
precisamente, es decir, el cáncer.
En efecto, se discuterá sobre cuál es la conexión entre alimentación,
sistema digestivo y, finalmente, inmunitario de modo muy sencillo. Y
para que este trabajo tenga una finalidad más divulgativa, y no solo
científica, es decir, principalmente elaborado para despertar la curiosidad
hacia sí mismo, y desarrollar como resultado un pensamiento autonomo
hacia la propia salud, intentando razonar con el propio médico, no
entregandose a él en cada decisión de su propia vida. Y provocando el
deseo de profundizar los argumentos tratados para reflexionar sobre ellos
de manera autonoma.
Este trabajo parte de la grande intuición de James D'Adamo, padre de
Peter J. D'Adamo, que ha publicado un libro llamado "los grupos
sanguineos y la alimentación", publicado el primero de Junio de el año
1997, en el que explica de manera detallada la historia del género
humano y su evolución desde el punto de vista de los grupos sanguíneos,
estableciendo para estos últimos una dieta individual, contenida en el
libro y desarrollada dividiendo los alimentos por categorías, explicando
de manera pormenorizada, por qué ciertos alimentos son beneficiosos,
neutrales o a evitar. Peter D'Adamo tiene ciertas intuiciones geniales, y,
en el caso que leáis su libro seguramente os reconoceríais en lo que
afirma del vuestro grupo sanguíneo. En esta tesis, este libro será el punto
de partida para desembocar cada vez una mayor subjetividad, intentando
comprender y comprenderse, sin llegar a verdades absolutas, si no a
128
129
verdades parciales, y con la ayuda de ellas, aprender a escucharse
mayormente, procurando ser conscientes de si mismos en el largo y breve
recorrido que es la vida, en su inmenso valor, pero también en su
impetuoso, peremne, continuo cambiamento y devenir.
1. CAPĺTULO Peter J. D’Adamo
El doctor Peter J. D’Adamo es un famoso investigador y profesor en el
ambíto de la medicina naturopática. Sus trabajos sobre la relación entre
grupos sanguíneos, salud y enfermedad han obtenido reconociemientos
en el mundo científico a nivel internacional; fundador y director del
Journal of Nauropathic Medicine, D’Adamo ejércita la profesión en
Connecticut. El libro de mayor éxito es “eat for/4 your type”, publicado
el primero de junio del año 1997, en español, “Los grupos sanguíneos y
la alimentación”, escrito en colaboración con Catherine Whitney.
Llegó a la conclusión que tenía que existir algo que identificase un
alimento como “válido o no válido” para una persona,
independientemente de los factores dietéticos conocidos; descrubriendo
que los distintos alimentos tienen características propias que les hacen
más o menos “amigos” de los distintos grupos sanguíneos. En otras
palabras el sistema inmunitario de una persona reacciona a un
determinado alimento con la misma intensidad con la que combatiría
a un microbio invasor o a la sangre no compatible.
Peter D’Adamo, llegó posteriormente a la conclusión de que con respeto
a cada grupo sanguíneo los mismos alimentos y bebidas pueden
129
130
demostrarse:
Beneficiosos: si actúan como medicina válida para la salud;
Neutrales: si actúan como alimentos;
No aconsejables: si actúan como sustancias tóxicas;
1.1. La sangre y los grupos sanguíneos
Frecuentemente, la mayor parte de las personas no conoce ni siquiera su
grupo sanguineo, y la respuesta a la pregunta: "¿qué grupo sanguineo
perteneces?" es generalmente muy confusa o carente de cualquier
información útil. Normalmente se considera útil el conocimiento del
propio grupo sanguineo solo para responder a emergencias como una
posible intervención quirúrgica, una hemorragia o una transfusión. Sin
duda, una toma de contacto superficial; porque la sangre es la vida
misma, siendo la fuerza primordial que ha alimentado el misterio del
nacimiento, enfermedad y muerte; enteras civilizaciones se han
construidas sobre la sangre; sin sangre desde un punto de vista biologico
y también espiritual, no podríamos existir. Y su importancia es innegable.
Partimos ya desde el principio considerando y siendo conscientes que en
la base de todo individuo hay una subjetividad que "antes del tiempo"
comienza propio en la sangre, una clave através de la que se puede mirar
a la historia, recorriendo los desplazamientos humanos y el consecuente
nacimiento de los distintos grupos sanguíneos, con un "nuevo" punto de
vista; una clave que nos permite descubrir, siguiendo a los primero seres
humanos y cómo se han adaptado a cambiamentos de tipo climático-
130
131
ambiental y alimentario, algo más sobre nosotros mismos. Lo que el
profesor D'Adamo afirma a propósito es que las diferencias de los grupos
sanguineos están estrechamente relacionadas con la capacidad de
adaptación del hombre en el curso de los siglos, y las repercusiones que
esta volubilidad ha originado sobre el sistema digestivo y su sistema
inmunitario; no a caso la sangre es el vehículo de todas las sustancias
nutritivas y del oxígeno en todas las partes de nuestro cuerpo, pero con
ciertas particularidades relativas a su grupo y a la persona en particular.
Se inicia este viaje hacia la toma de conciencia de la subjetividad y
unicidad de cada individuo partiendo de los estudios de Peter D'Adamo,
y comenzando precisamente de la historia del género humano.
1.1.1.La historia del hombre y la paralela historia de la
evolución de los grupos sanguíneos
Los primeros humanoides se remontan a hace 500.000 años en África; un
ambiente mucho más hostil al que nosotros estamos acostumbrados, en el
cual el objetivo principal era el de defenderse y procurarse el alimento
necesario para la supervivencia. No eran ni fuertes ni ágiles respecto a
otros habitantes de la tierra pero tenían una astucia isntintiva que
sucesivamente se ha transformado en razón, y poseían algo
verdaderamente especial, el pulgar retráctil, permitiéndo actividades que
solo el hombre era en grado de desarrollar. Cuando el ser humano inició
131
132
su itinerario evolutivo y comenzó a emigrar de un lugar a otro tuvo que
hacer frente a cambios ambientales y en consecuencia alimentarios,
iniciando así a modificarse a nivel del sistema digestivo e inmunitario;
consiguiendo sobrevivir y prosperar en lugares nuevos, adaptándose y
adaptando el nuevo organismo al paso del tiempo.
La aparición de los cuatro grupos sanguíneos, respectivamente en ordine
cronológico O, A, B, e AB, encuentra una correspondencia en las etapas
históricas evolutivas que han caracterizado la historia de la humanidad.
Aún recorrido un largo viaje evolutivo hasta nuestros días, el hombre,
hoy, posee, todavía en su código genético, el mensaje ligado a la dieta
che caractarizaba a las personas con los respectivos grupos sanguíneos de
50.000 años antes; de hecho muchas características de nuestros
antepasados, nos pertenecen todavía.
Aproximadamente, hace 40.000 años aparecieron sobre la tierra los
hombres de Cro-Magnon, que se convirtieron muy pronto en temibles
cazadores, organizados en grupos y capaces de construir instrumentos
usados como armas, eran cazadores y la carne que cazaban, es decir las
proteinas animales que consumían, les aportaban toda la energía que
necesitaban, cubriendo completamente sus necesidades cotidianas
Y ha sido precisamente en este periodo que tuvo lugar el nacimiento,
maxima expresión y expansión el grupo sanguineo 0.
Según los estudios efectuados por D'Adamo cada tipología de grupo
sanguineo refleja la propia evolución en las que deberían ser sus hábitos
en la dieta y el deporte, reflejando también ciertos hábitos de
132
133
comportamiento relativos a los correspondientes antepasados. El grupo
sanguíneo O, por tanto, es el fundador de los varios grupos sanguíneos,
una especie de cazador, caracterizado por un físico atletico y por una
predisposición hacia los alimentos de origen animal (carne). No son, al
contrario, aconsejables los derivados lácticos, las legumbres y los
cereales como el pan, la pasta y el arroz, porque estos alimentos, sobre
todo los productos a base de grano, contienen lectinas que reaccionan con
la composición de la sangre y con el sistema digestivo e interfieren en la
correcta absorción de otras sustancias nutritivas. Es responsable del
aumento de peso y el gluten contenido en él altera el metabolismo. Y
tienen una natural predisposición a la dura actividad física.
Las poblaciones iniciaron a emigrar desde África hacia tierras como
Europa y Asia, en busca de más alimento, es decir carne. La tierra ha
empezado repoblarse de personas pertenecientes al grupo sanguíneo O,
en efecto, hasta ahora, es el grupo sanguíneo más frecuente
Hace 20.000 años, a nuestros antepasados les comenzaron a escasear las
reservas de caza, así hubo un rápido cambio alimentario que llevó a estos
hombres a considerar también bayas, semillas y raices como fuentes de
alimentación transformándo de carnívora a omnivora.
Muy pronto las reservas de carne que parecían inagotables, con el
aumento de la población comenzaron a escasear, los ambientes se
hicieron más hostiles, el hombre de Cro-Magnon se extinguió, y los
hombres se vieron obligados a hacerse la guerra mutuamente,
favoreciendo, de esta manera, otros cambios evolutivos y nuevas
133
134
migraciones.
Fue así que en algún lugar del Medio Oriente o de Asia, alrededor de
hace 25.000-15.000 años, aparece el grupo sanguíneo tipo A,
respondiendo a las nuevas exigencias humanas con respecto a las nuevas
condiciones ambientales. Este periodo histórico lo conocemos con el
nombre de Neolítico en el que la agricultura y la domesticación de los
animales han sidos las características principales de estos seres humanos.
Una revolución cultural que caracterizó este periodo histórico; los
hombres empezaron a crear las primeras comunidades estables y
agrícolas fundadas en un nuevo tipo de cooperación. Esta revolución
cambió también el estilo de vida de las poblaciones con una alimentación
muy distinta provocando posteriores modificaciones a nivel del sistema
digestivo e inmunitario (como estamos viendo poco a poco estos dos
sistemas van de la mano). Estas poblaciones tuvieron así la posibilidad de
asimilar sustancias nutritivas contenidas en los cereales y en otros
productos agrícolas.
El paso del grupo sanguineo 0 al grupo A fué muy rápido, ¿por qué? para
favorecer la supervivenvia de los que comenzaron a vivir en un ambiente
ya "densamente poblado", en efecto, las personas con este grupo
sanguíneo eran más resistentes a las enfermedades infectivas como
sarampión, peste, cólera, respecto a los pertenecientes al grupo sanguíneo
0, y todavía es así.
Esta impetuosa fase evolutiva de los primeros descubrimientos,
migraciones pero sobre todo grandes epidemias y nuevos hábitos
134
135
alimentarios han sido tan potente como para cambiar nuestros genes y
codificar el grupo sanguíneo A.
Efectivamente, según D'Adamo los portadores del grupo sanguíneo A se
benefician de una dieta rica de alimentos vegetales y cereales; deben sin
embargo limitar el consumo de carne. A partir del presupuesto que el
trabajo del agricultor es menos duro que el del cazador. D'Adamo
aconseja asociar a la dieta una actividad física " relajante" o en qualquier
caso no demasiado dura (golf, yoga, danza, natación...).
El hecho que poco a poco se evidencia es también que la evolución
ligada a nuestro grupo sanguíneo, culturalmente hablando, está por
encima o antecede a toda distinción étnica y racial, siendo fruto de
un viaje evolutivo y de consecuentes adaptaciones ambientales,
alimentarias y biológicas de la que es una compleja y maravillosa
máquina: nuestro cuerpo.
Evolución que continua "a la consigna del equilibrio" con la aparición del
grupo sanguíneo B, alrededor de hace 10.000-15.000 años, en las zonas
del Himalaya que hoy forman parte del Paquistán y de India. Lo que
desencadenó esta nueva modificación genética fué probablemente la
exigencia de adaptarse a climas mucho más fríos; este tipo de
poblaciones eran nómadas, con una cultura prevalentemente ligada al
pastoreo.
En efecto el grupo B caracteriza al nómada, un individuo con un sistema
inmunitario y digestivo tendencialmente muy eficaz. Según la dieta del
grupo sanguíneo estas personas son las únicas que pueden consumir
135
136
productos lácticos con una cierta libertad. Los únicos alimentos
desaconsejados son aquello ricos en conservantes y azúcares simples.
Dado que los nómadas se desplazan frecuentemente y durante el trayecto
tienen tiempo para pensar, D'adamo aconseja actividad física ligera con
un componente mental como el tenis y el paseo.
Por fín encontramos el más "moderno" y raro de los grupos sanguíneos,
el grupo AB, que istintivamente se ha desarrollado con la mezcla de la
sangre caucásica del tipo A y con la mongólica de tipo B.
Las hordas bárbaras han ganado sobre el ya exausto Imperio romano.
Este grupo sanguíneo tiene, por tanto, ciertas "multi identidad" que
reagrupan ciertas características ya sea del grupo sanguíneo A, que del
grupo B, asimilando los puntos fuertes como las debilidades.
El grupo AB es descrito como el enigmático, estando en el escalón más
alto de la escala evolutiva. Desde el punto de vista dietético y esportivo,
el enigmático se coloca a mitad entre el grupo A y el grupo B. Puede, por
tanto, consumir con moderación un poco de todos los alimentos sin
exagerar con los productos lácteos.
Este grupo sanguíneo podría representar simbólicamente nuestros
complejos y conflictuales tiempos.
1.1.2.Qué es la sangre y por qué es tan importante.
A simple vista la sangre aparece de una consistencia particular: ni
líquido, ni sólido, viscoso; su color es fuerte y homogéneo, rojo rubí;
para algunas personas, solo la vista impresiona o incluso tiene la
136
137
capacidad de hacer perder los sentidos, sensibilidad peculiar porque no
hay nada más natural y vivo que la sangre, quizás es su "descarada"
naturaleza en el salir de una herida, por ejemplo, que pone a algunas
personas a disgusto y en una condición de malestar.
La sangre fluye, fluye como "el todo" por Heráclito, fluye por todas las
partes de nuestro cuerpo, en las que llamamos venas o arterias (las
arterias tienen dimensiones mayores) y cada glóbulo rojo altera su forma
para hacerse más pequeñito y pasando a través de los capilares uno a uno,
si, caminan en fila india, para llegar a las partes limítrofes de nuestro
cuerpo, aquellas partes donde se advierte aquella sensación de frío más
facílmente en determinadas posiciones o en ciertas condiciones
climáticas. Pero esa continua fluir, aunque se sienta frío tratará de
establecer la temperatura optimal para ella y por tanto para nosotros,
aunque se la intoxique con una alimenración errada, aunque no le demos
suficiente oxígeno o agua, aunque esté enferma, en cualquier caso fluirá
intentando remediar lo que pueda las deficiencias a las que la sometemos,
fluirá hasta el fín.
Si tomamos un microscopio y entramos en su mundo, mejor aún, en
nuestro mundo, solo desde mucho, mucho más cerca se puede admirar
esta obra de arte que tenemos siempre con nosotros. Para hacernos una
idea de las dimensiones de los globulos rojos basta pensar que un
milímetro cúbico de sangre puede contener más de 5 millones de estas
pequeñas células. Los globulos rojos son células muy particulares: se
pasean continuamente por nuestro cuerpo a miles de millones, como
137
138
columnas de camiones para abastecer de oxígeno todos los tejidos; al
contrario de todas las células del cuerpo, los glóbulos rojos no tienen
núcleo: lo pierden poco después del nacimiento (que tiene lugar en la
médula espinal) "escupiéndolo" fuera como un hueso de cereza. Son,
practicamente, una especie de saquitos llenos de hemoglobina, la única
cosa que saben hacer, en efecto (pero absolutamente fundamental) es
producir hemoglobina, una proteína que conteniendo hierro se ligará y
transportará cuatro moléculas de oxigeno sobre la espalda por todo
nuestro cuerpo, todo esto tiene lugar gracias a las sustancias
absorbidas a través de la alimentación. Cada segundo en el nuestro
cuerpo mueren dos millones de glóbulos rojos. Pero otro tanto se
producen contemporáneamente. Una muerte y una vida continua por
tanto.Y después de esta breve y utilísima existencia se rompen y terminan
siendo comidos por los fagocitos, algunos de los glóbulos blancos a
quién toca este trabajo.
En efecto en la sangre no están solo estos abnegados habitantes, los
glóbulos rojos, sino también los glóbulos blancos, mucho menos
numerosos respecto a los rojos, son una especie de copilotos, viajan en la
sangre estando muy atentos a todo lo que sucede, son verdaderos
centinelas preparados para intervenir en el caso de presencia de
invadentes intrusos. Junto a ellos están también las piastrinas, las que, en
caso de hemorragia interna o externa, pero también por un simple
arañazo, corren para refugiarse coagulándose entre ellas, creando una
barrera intentando perder los menos glóbulos rojos posibles, todos estos
138
139
elementos se encuentran en un líquido conocido como plasma, un líquido
gelatinoso que contiene muchas proteínas encargadas de las más
disparatadas funciones pero ¿porqué la sangre es verdaderamente tan
importante para nuestro estado de salud y cómo influencia este estado?
Aunque sólo en el describirlo, y sólo sabiendo que transporta oxígeno se
debería dar por descontada su importancia, es fundamental también por la
relación profundísima que tiene con el sistema inmunitario; este último
identifica todo lo que es extraño a nuestro organismo, todo aquello que
no tiene una filiación biológica compatible con nuestro cuerpo lo
identifica y lo destruye. Este proceso de identificación es de grandísima
importancia. Si el sistema inmunitario no reconoce un cuerpo extraño
como tal puede consentir a organismos intrusos o sustancias dañosas que
entren y hagan lo que más deseen. ¿Pero este proceso de identificación
como se realiza?
La característica principal de este sistema es de saber reconocer las
estructuras que no constituyen un peligro y que por tanto deben ser
preservadas, self, las estructuras que, por el contrario, se van a individuar
como nocivas para el organismo y que por tanto deben ser expulsada,
non-self, por tanto nuestro sistema inmunitario reconocerá como non-
infectious self, las estructuras no infectivas de aquellas infectiuos self,
estructuras infectivas. Este reconocimiento tiene lugar con la presencia
de sustancias químicas presentes en cualquier forma de vida existente,
desde la más compleja a la menos compleja llamados antígenos,
literalmente inductores de anticuerpos. El sistema inmunitario destruye
139
140
cualquier antígeno que considera potencialmente nocivo o que no
pertenezca a nuestro organismo. Los antígenos más potentes y
numéricamente más elevados son los relacionados con los grupos
sanguíneos y como nuestra sangre viaja por todo el cuerpo, nos
garantizan un sistema de alarma extremadamente eficiente.
Efectivamente, cuando el sistema inmunitario entra en contacto con el
antígeno de una sustancia externa ya sea un bacterio, un alimento o los
corpúsculos contenidos en el aire, el sistema inmunitario "in primis"
llama al antígeno que determina el grupo sanguíneo para "saber" si el
intruso es amigo o no. Cada grupo sanguíneo, por tanto, O, A, B o AB
tiene un antígeno específico sobre las células de todo nuestro cuerpo al
cual, entre otras cosas, debe su nombre.
El grupo A tendrá como antígeno A, el grupo B el antígeno B y el grupo
AB tendrá ya sea los antigenos A como los antígenos B, mientras el
grupo O es llamado precisamente O porque no presenta antigenos.
Tenemos que imaginar estos antígenos como antenas que salen de la
superficie de las células conformadas por un estilo con la extremidad que
funciona de recibidor y transmitente. El soporte está formado por la
unión de numerosas moléculas de un azúcar llamado fucose. En el grupo
0 no existen antigénos, es decir, las células tienen solamente la porción
de soporte de la antena, es decir las cadenas de fucose.
Cuando el antígeno propio del tipo de grupo sanguíneo se da cuenta que
un antígeno procediente del esterno ha entrado en el cuerpo estimula la
producción de sustancias conocidas como anticuerpos: aquellos que
140
141
tienen la misión de atacar físicamente la sustancia extraña y favorecer la
destrucción, los anticuerpos producidos tendrán una estructura física
específica para el antígeno extraño que sale del cuerpo de un dado
microorganismo, adaptándose, y creando una reacción química
extremadamente importante llamada aglutinación, proceso que permite a
los anticuerpos aglutinar, o sea, reagrupar los microorganismos creando
pequeños grupos que tienden a precipitar para facilitar la eliminación.
Este "modus operandi" del sistema inmunitario ha sido un
descubrimiento histórico fundamental. El doctor Karl Landsteiner, un
científico austriaco descubrió lo que nosotros ahora damos por
descontado, es decir que una persona perteneciente a un determinado
grupo sanguíneo rechaze la sangre de una persona con distinto grupo
sanguíneo. Los anticuerpos presentes en la sangre de una persona que
tenga, por ejemplo, el grupo sanguíneo A atacan directamente los
antígenos que caracterizan a una persona perteneciente al grupo B, no
pudiendo, por tanto, intercambiar la sangre, si esto sucediese irían hacia
el proceso de aglutinación; efectivamente los sujetos del grupo A tienen
anticuerpos anti B, los sujetos con grupo B tienen anticuerpos anti A, los
sujetos con grupo AB tenienen anticuerpos anti A ni anti B. Estos en
efecto pueden recibir la sangre de todos, pero pueden donarlo solo a
personas con grupo AB; finalmente tenemos el grupo 0 que no tiene
anticuerpos ya sea anti-A que anti-B, exactamente el opuesto del grupo
AB; en efecto las personas que tienen este grupo sanguíneo pueden donar
su sangre a quien sea pero recibirlo sólo de personas del grupo 0. Estos,
141
142
en efecto, son los llamados "donadores universales".
1.2. Conexión entre sangre y alimentación
Los anticuerpos dirigidos contra un grupo sanguíneo diferente del nuestro
son los más potentes en absoluto en el interno del sistema inmunitario.
La mayor parte de los anticuerpos normalmente se produce por el influjo
de un determinado estímulo como por ejemplo una vacuna, también una
infección; mientras los anticuerpos de los grupos sanguíneos son
segregados automáticamente; es decir si hay un intruso, automáticamente
se dispara la respuesta de aglutinación y eliminación.
Los investigadores que trabajan en este ámbito han descubierto que
muchas sustancias nutritivas son capaces de aglutinar las células de
algunos grupos sanguíneos (de manera similar al rechazo), pero no de
otros. Lo que significa que un alimento puede, por ejemplo, resultar
dañoso para las células de un sujeto de tipo A y beneficioso para las
células de un sujeto de tipo B. No por nada, muchos de los antígenos
presentes en los alimentos tienen características similares al antígeno A o
al B. Este descubrimiento ha puesto de manifiesto la existencia de una
relación científica entre grupos sanguíneos y dieta.
Informaciones que han quedado inutilizadas durante casi un siglo hasta
que una minoría de grupos de personas entre los cuales médicos,
nutricionistas, naturópatas e investigadores han iniciado a explorar estas
informaciones vitales para la comprensión de nuestro funcionamiento a
nivel de salud nutriciónística, es decir, gran parte de lo que influencia
142
143
toda nuestra salud física y también mental.
1.2.1.Las lectinas
Continuando a seguir en esta primera parte de este trabajo el flujo lógico
del doctor Peter J D'Adamo, entre alimento y sangre existe por tanto,
como ya hemos explicado precedentemente, un vínculo indisoluble
ligado a nuestro bagaje genético en relación con nuestra evolución; en
efecto aunque parezca sorprendente, nuestro sistema digestivo y nuestro
sistema inmunitario prediligen los alimentos consumados por nuestros
antepasados que tenían nuestro mismo grupo sanguíneo. Las razones de
ello reside en proteínas denominadas lectinas. Proteínas con capacidad
aglutinante en la sangre y abundantes en los diversos alimentos, también
aquellos considerados benéficos "para todos".
Un número considerable de gérmenes pero también el mismo sistema
inmunitario hace uso de esta cola biológica para atrapar bacterias y
parásitos, como por ejemplo, sucede en el tramo que comunica el hígado
a la vesícula biliar, estos conductos están tapizados por células con una
superficie riquísima de lectinas. También los microorganismos son ricos
de lectinas, que funcionan como ventosas consintiendoles ancorarse
solidamente a las mucosas de nuestro organismo. Las mismas
consideraciones son válidas para el alimento. Cuando comemos un
alimento que contiene lectinas incompatibles con nuestro grupo
sanguíneo, éstas se colocan en un órgano (riñones, hígado, celebro,
estómago, etc.) y comienzan a aglutinar glóbulos rojos en esa zona.
143
144
¿Por qué todo ésto sucede a nivel sanguíneo? un determinado alimento
presenta las mismas características de los antígenos de los grupos
sanguíneos, o sea, las lectinas que contienen los alimentos presentan un
antígeno similar a dado grupo sanguíneo, que si es ingerido de una
persona con un grupo sanguinio diferente del antígeno presente en la
lectina, provocará la reacción de aglutinación en la sangre. Por poner un
ejemplo, la leche posee lectinas muy similares a las que tiene el antígeno
B, es decir grupo sanguíneo B, si un sujeto con grupo sanguíneo A bebe
leche, su sistema inmunitario desencadenará automáticamente los
mecanismos de aglutinación en el intento de eliminar la sustancia nociva,
intentando rechazarla exactamente como haría si le fuera introducido
sangre del grupo sanguíneo B. Cada lectina no digerida adecuadamente,
ya sea la que contiene la leche, las judías, los cereales o la fruta es
diferente y prefiere diversos órganos y una vez que llega al destino
"preestablecido" la lectina, que como ya sabemos, actúa como cola,
produce este efecto suyo aglutinante sobre las células que la circundan,
formando pequeños aglomerados que en un segundo tiempo serán
destruidos. Pero causando en cualquier caso un estress no indiferente al
sistema digestivo y al sistema inmunitario.
144
145
1.2.2.Conexión entre sangre, alimentación y salud
Afortunadamente el 95% de las lectinas presentes en los alimentos es de
fácil eliminación por nuestro organismo o casi; en cualquier caso hay un
resto del 5% de alimentos que contienen lectinas nocivas que si no se
tiene el justo conocimiento de las que son dañinas para nuestro grupo
sanguíneo desencadenan una serie de reacciones que llevan a la
destrucción de los glóbulos rojos; como ya hemos explicado, las lectinas
dañinas pueden atacar intestino y estómago desencadenando una
inflamación no despreciable a las mucosas de estos órganos, con
síntomas semejantes a las que se tendrían durante una reacción alérgica.
Pero no es necesario ingerir cantidades excesivas, bastan pequeñas dosis
para aglutinar una cantidad impresionante de células, obviamente esto
sucede cuando existe una incompatibilidad con el propio grupo
sanguíneo.
Dicho esto, no es necesario "tener miedo" al alimento, sino saberlo
reconocer, saber reconocer qué lectinas son dañinas para nosotros en lo
específico y cuáles no. Por ejemplo el gluten (contenido en el grano y en
otros cereales) tiene un poder inflamatorio para el intestino; el grupo 0,
particularmente sensible a esta lectina, debería evitar de comerlo, ya que
estas personas podrían correr el riesgo de una inflamación mucho más
fácilmente. Las lectinas tienen todas una forma distinta, las del grano, por
ejemplo, serán diferentes a las de la soja. Por tanto cada una de ellas será
dañina para algunos y beneficiosa para otros. Los tejidos nerviosos de
todos son muy sensibles al proceso de aglutinación inducido por las
145
146
lectinas contenidas en los alimentos; las dietas por exclusión, como las
efectuadas para los objetos alérgicos, en efecto son muy útiles para curar
disturbios nerviosos. Entonces, podríamos preguntarnos: ¿pero cómo se
puede saber qué lectinas son dañosas para mi organismo y cuáles no?
El profesor D'Adamo ha comprobado científicamente, probando casi
todos los alimentos más comunes en laboratorio, la reacción que éstos
tiene con los diferentes grupos sanguíneos y cuándo el proceso de
aglutinación se determina.
Existe un método más directo también para los "comunes mortales" que
nos indica más facilmente la cantidad de las lectinas presente en nuestro
organismo; se trata de un simple examen de la orina en el que se analiza
la cantidad de "indacano" presente, un compuesto orgánico que indica los
fenómenos de fermentación intestinal. Si higado e intestino no consiguen
digerir o utilizar correctamente una determinada proteína (las lectinas
específicas de los alimentos, se recuerda, son proteínas) se producen
sustancias químicas que vienen eliminadas a través de las heces y la
orina. Eliminando alimentos que contienen lectinas para nosotros
incorectas, el nivel de indacano en la orina será mínimo. Los pacientes
del doctor D'Adamo, frecuentemente no superan el examen
brillantemente porque aún una asunción esporádica de un alimento no
aconsejado tendrá un proceso de eliminación en nuestro organismo muy
largo, aunque a nosotros no nos lo parezca.
Los valores de indacano que son suficientes para establecer la existencia
de una dieta poco correcta giran alrededor de 2,5. Los pacientes del Dr.
146
147
D'Adamo siguiendo cuidadosamente la dieta prescrita bajan a valores
como 1 o también 0 en apenas dos semanas.
Probablemente es la primera vez que oís hablar de este examen y quizás,
como afirma D'Adamo en un futuro florecerá otra primavera; es un
examen que permite individualmente comprender el grado de
intoxicación del propio cuerpo de manera autónoma.
El profesor D'Adamo continúa de manera muy explícita estas
argumentaciones en su libro, y el por qué de la eficacia de sus dietas, y
escribiendo sus dietas en el libro mismo, entendidas como alimentación
correcta para personas pertenecientes a un determinado grupo sanguíneo
En esta tesis continuaremos una exposición más general para que cada
uno pueda reflexionar sobre estas temáticas e informarse sobre lo que
cree más útil para sí mismo.
Se ven ahora, y más en lo específico, de todas maneras, las pruebas
científicas del doctor D'Adamo, las relaciones que existen entre grupo
sanguíneo, dieta y los problemas médicos a nosotros más conocidos.
A estas alturas, tenemos una conciencia preliminar de lo que nuestra
sangre está estrechamente ligada a nuestro estado de salud, no es un caso
que para saber si se està bién o no, se efectúen el análisis de sangre, y
para poner remedio a un determinado trastorno, déficit o qualquier
problematica surgida en los denominados estudios, la respuesta curativa
más inmediata es la de recetar una grandísima cantidad de fármacos por
parte de los médicos, medicinas a las cuales nos hemos hecho de un
punto di vista psicológico y físico, dependientes.
147
148
El punto de vista que nadie toma en consideración es que las medicinas
normalmente usadas incluso para una gripe o en enfermedades crónicas
estan estudiadas para tratar toda una variedad de personas, actuando
sobre un determinado microorganismo o problema "llegado de fuera" no
sobre la persona misma ni cómo reacciona y cual es la respuesta de
toleranza o no a este intruso o a la medicina en sí misma.
Lo que realmente hay que hacer es considerar estos remedios, o la mayor
parte de ellos, desde el justo punto de vista, es decir, como venenos.
Venenos para el bacterio, no curas para la persona y en consecuencia,
venenos para la persona.
La medicina ha dado pasos de gigante en los últimos siglos, y la
investigación farmaceútica ha seleccionado medicamentos que pueden
realmente ser útiles y capaces de actuar de modo selectivo sobre "lo que
no funciona" pero hay otros muchos que no cumplen este objetivo, y que
no se pueden ignorar porque se trata de la propia salud y lamentarse
después, sentirse desorientado sucesivamente al descubrimiento de una
enfermedad metiéndose en las manos de alguien y, al mismo tiempo
rezando a un Dios, no ha sido nunca útil y el famoso dicho "prevenir es
mejor que curar" no ha sido nunca más apropiado. Basta pensar a los
medicinales oncológicos para combatir los tumores: son capaces de
atacar las células enfermas pero en absoluto de ahorrar las sanas.
No deseamos disminuir los progresos alcanzados por la medicina, solo se
intenta ser críticos, y comprender también las dinámicas que están en la
base de lo que convencionalmente hoy como hoy se considera "justo".
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149
En cualquier caso no se critica, ni el doctor de D'Adamo critica los
medicamentos en sí, sino el uso inmoderado que de ellos se hace.
Abusamos de antigripales, analgésicos, antibióticos, antihistamínicos,
laxativos, medicinales para la tos, dolor de garganta y tantas otras
cosas...no se niega la utilidad de estas medicinas, sino su uso correcto.
Recordando que lo que se toma como "anti algo" en realidad actúa contra
SINTOMAS preciosos y contra mensajes que nuestro cuerpo envía para
hacernos comprender dónde y cuál podría ser el problema real o carencia.
No infravalorando, de todos modos, la posible intolerancia real a un
determinado antibiótico o medicamento derivada de nuestro grupo
sanguíneo y los posibles tratamientos netamente superiores de las
alternativas naturales.
La problemática, quizás, que en nuestros días es más común es la ligada a
los antibióticos y a las medicinas tumorales; el antibiótico es capaz de
acabar con un específico capo bactérico y eliminarlo. Podríamos pensar:
"fabuloso ¿no?", no. Absolutamente no. Es decir, en el caso en que
realmente es necesario (se cita el libro) obviamente sí, pero en el
momento en el que el termómetro nos muestra que nuestra temperatura
ha subido, por el miedo o por la prisa de estar bien, se corre a utilizar
medicinas para bajarla o antibióticos para atacar el Bacterio, no teniendo
absolutamente ninguna conciencia de que la fiebre es solamente un
síntoma del hecho de que nuestro sistema inmunitario ha entrado en
acción, que está intentando resolver el problema y el antibiótico a
diferencia, por ejemplo, de la equinacia no le ayuda a resolver el
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problema, la elimina pero eliminando el problema antes que el sistema
inmunitario se dé cuenta de lo que está sucediendo; el antibiótico, en
efecto, llega rapidísimamente a la bacteria, antes que nuestras centinelas,
apagando así nuestra respuesta y fuerza inmunitaria; el organismo no
sólo pueden debilitar la bacteria por sí solo, quizás empleando cinco días
en lugar de 3 sino que podría memorizar los antígenos de esa bacteria
para vencerla más velozmente si se volviese a presentar; utilizando un
antibiotico cuando no es necesario, se elimina la posibilidad de
memorización, y se facilita la representación de la misma bacteria, ya que
ha debilitado el sistema inmunitario, aunque por un cierto periodo la
bacteria parecerá debilitada; no solo, el uso continuado de antibióticos
altera la flora intestinal, causando diarrea y ardores de estómago,
teniendo que recurrir a integradores, y debilita nuestro sistema
inmunitario, no utilizándolo e impidiéndole crear una memoria
indispensable, haciéndose asi dependientes de una medicina.
Existen guerras que se deben combatir a la fuerza con antibióticos, pero
para no llegar a combatir esta guerra se puede hacer de manera que las
pequeñas batallas sean combatidas de manera distinta y autónoma
apoyándose en lo que la naturaleza ha puesto ya a disposición. Queda, de
todos modos, el hecho de que es el médico quien tiene la autoridad para
decidir, pero nadie puede negarnos el derecho de llegar a un estudio
médico con una justa dosis de información sobre el propio grupo
sanguíneo y el propio organismo. Las preguntas que habría que
plantearse cuando aparecen determinados síntomas, ya sea catarro, dolor
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151
de cabeza, dolores articulares, ardores de estómago, fiebre... son las que
nos llevan a comprender, según el estilo de vida adoptado en el último
periodo, cual puede ser la causa y si el síntoma se presenta
frecuentemente o no en el curso del tiempo. No todos las síntomas y
enfermedades se pueden afrontar de manera autónoma, obviamente, y
utilizar medicinas de manera autónoma es lo que más equivocado se
puede hacer, también para los remedios naturales que tienen su inmensa
potencia. La elección más correcta es consultar a un médico o a quien se
prefiera, pero ir con algunas nociones propias sobre la propia persona es
todavía mejor.
Para dar un ejemplo de las específicas características de las que habla el
doctor D'Adamo en su libro y para hacer entender mejor este concepto,
se pone un ejemplo: los antihistamínicos, utilizados para curar trastornos
ligados a alergias, además de dar una fastidiosa somnoolencia, pueden
aumentar la presión arterial, consecuencia particularmente dañosa para
los que son de tipo A o AB, y podrían causar problemas a la próstata y
otros tipos de controindicaciones terribles. Pero hay tambien ciertos
casos específicos a nivel de remedios naturales. Por ejemplo: para la
fiebre se aconsejan distintos remedios, pero de entre los cuales la hierba
gata es poco indicada para el grupo sanguíneo A. Aunque, obviamente,
las controindicaciones, con respecto al asunción de una medicina poco
tolerada, serían menos dañosas y con menor dificultad de eliminación, en
cualquier caso no sería indicado. Para mayores detalles, para entrar en lo
específico de medicinas convencionales y para remedios naturales para el
151
152
propio organismo, consultar el libro " la alimentación y los grupos
sanguineos" del profesor.
1.2.3.¿Por qué algunas personas enferman y otras no?
Estamos buscando respuestas a esta cuestión a medida que avanzamos en
este trabajo, habiendo examinado hasta ahora la historia del hombre, su
grupo sanguíneo y su subjetividad en cuestión de alimentación y
tratamientos, existe, además, una relación entre grupo sanguíneo y una
mayor propensión a determinadas enfermedades.
A quien enferma, la pregunta que le surge espontánea es: "¿Por qué
precisamente a mí?". A pesar de los avances de la medicina, esta pregunta
permanece frecuentemente sin respuesta; pero hay descubrimientos
importantes que ignoramos, como por ejemplo, una predisposición
determinada por el grupo sanguíneo a contraer determinadas
enfermedades. Para entendernos: hay seguramente personas que
enferman raramente y otras que cada invierno tienen resfriados y gripes,
¿por qué? las personas que no enferman tendrán seguramente un grupo
sanguíneo que hace que su sistema inmunitario sea resistente a las
infecciones.
Quien tenga el grupo sanguíneo A tendrá que estar particularmente atento
porque tiene un sistema inmunitario muy “perezoso” que no se preocupa
mucho de eliminar las células degeneradas, y estas últimas acumulándose
podrían originar tumores; mirar de frente la realidad no nos tiene que
asustar sino hacernos más conscientes para prevenir. Y notaremos cómo
152
153
todo vendrá espontáneo porque inevitablemente nos sentiremos mejor
con una alimentación verdaderamente correcta.
El doctor habla de manera pormenorizada de cada enfermedad e
infección en lo específico para cada grupo sanguíneo en su libro, aquí nos
ocuparemos de la enfermedad más difundida en nuestros días, los
tumores.
1.2.4.El cancer
Quien haya tenido una experiencia de cáncer en familia, sabe bien cuanto
es desgarradora, absurda, misteriosa y degenerativa, de un punto di vista
fisico y mental.
Las etapas, que llevan a la muerte cada día millones de personas, son,
normalmente, siempre las mismas, primero una mastectomia (operación
al o a los senos para quitar el contenido), quimioterapia y si todo procede
"bien", cinco años de tamoxifene u otros quimioterápicos por vía oral que
originan contraindicaciones monstruosas ya sea del punto de vista mental
que físico, después de esta terapia se presentan las primeras reincidencias
porque la protección "garantizada" es de cinco años, a continuación más
quimioterapia para dar cada vez más espacio a las células enfermas que a
las sanas, para después entrar en la llamada fase terminal; el cuerpo y la
mente exaustos, osea la persona, muere.
El doctor D'Adamo afirma que existe una correlación entre cáncer y
grupo sanguíneo; y que los datos disponibles a propósito ponen en
evidencia que la incidencia de estas patologías golpea en su mayoría a
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quienes son del grupo A o AB y son también los que poseen un sistema
inmunológico más perezoso, por tanto, quimioterapia por vía endovenosa
y quimioterapia por via oral son aún menos toleradas respecto a otros
grupos. Hay disponibles datos científicos al respecto, pero no datos que
demuestren por qué el grupo 0 o B se enferma con más dificultad de
tumor, pero los estudios siguen también en este sentido. Seguramente el
grupo sanguineo no es la única pieza para comprender las razones de los
tumores, las causas son múltiples, como personas que en familia han
tenido este tipo de problemática, la contaminación, las radiaciones, los
millones de sustancias químicas con las que entramos en contacto cada
día y las costumbres de vida.
Lo que intenta hacer D'Adamo es comprender no solo quien tiene una
predisposición a este tipo de patologías sino quién tiene la posibilidad de
salir victorioso.
Y encuentra la clave en las lectinas.
Las lectinas, teniendo un poder aglutinante, como se ha dicho
precedentemente, tienen también el poder de atraerse las células
cancerígenas.
Actúan como una especie de catalizador de las funciones inmunitarias,
protegiendo las células sanas. ¿Cómo tiene lugar este proceso? Una
célula sana puede producir azúcares de manera controlada y específica,
una célula enferma no tiene ya el control de nada y los azúcares
pruducidos sobre su superficie se producen en cantidad eccesiva, además
no consigue ya ir en apoptosi (o sea la muerte celular: una célula
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funcionante si se da cuenta de que está enferma y se "suicida") pero
precisamente por estos azúcares abundantes en superficie son más
sensibles a un efecto aglutinante. Pero el empleo de las lectinas es
limitado, y es de verdad un despilfarro porque, como se decía, nuestros
alimentos las contienen de las más variadas formas y tipos y utilizando
estas potencialidades se aumentaría en gran medida la posibilidad de
supervivencia de los enfermos y verdaderamente la "cualidad de vida".
Actualmente el cáncer al seno, entre otras cosas uno de los más
frecuentes, es el cáncer para el que ha sido reconocida una existencia
tangible en relación a las lectinas. Y los efectos podrían ser muy
ventajosos sobre todo para los grupos A y AB que no responden bien a
los tratamientos tradicionales.
El porqué de esta diferencia puede ser deducido de un estudio publicado
en la revista científica The Lancet en el 1991 según la cuál era posible
establecer a priori la tendencia de un tumor todavía localizado en la
mama invadir los linfonodos de las axilas. Todo esto utilizando una
técnica muy simple qué consistía en poner las células tumorales en
contacto con una lecitina extraída de un caracol comestible, la helix
pomatia: una aglutinación fuerte era índice de metástasisis. Y mira por
dónde la lecitina del Helix pomatia es altamente específica para el grupo
sanguíneo A. En otras palabras, las células del tumor que modifican su
estructura antigénica hasta adquirir características muy similares a las
antigenas tienen capacidad de transformar nuestro sistema de defensa y
de agredir los linfonodo (primera defensa del sistema inmunitario). Esto
155
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sucede menos en los sujetos de tipo O y B porque tienen la capacidad de
reconocer más facilmente los intrusos y expulsarlos
No hay que asustarse si se tiene un grupo sanguíneo del tipo A o AB, es
más, conocer los propios puntos débiles será útil para reforzarlos. En las
páginas del libro "Alimentación y los grupos sanguineos" están indicados
todos los consejos a seguir si se tiene este grupo sanguíneo y cómo evitar
el nacimiento de estas patologías o cómo contrastarlas. Citamos alguno:
grasas animales y proteínas representan un empeño muy gravoso para la
digetión del grupo A, se debería prescindir de ello y preferir alimentos
particulares como por ejemplo la soja. Las propiedades de la soja, en
efecto, son las que tiene el femara o el tamoxifeno, quimioterapicos por
vía oral, sólo que la soja si se come antes prevendrá el nacimiento del
tumor, comida después ayudará en cualquier caso al físico para combatir
la enfermedad. ¿Por qué la soja es tan importante? porque las aglutininas
contenidas en el tofu tienen la capacidad de identificar selectivamente las
células degeneradas que producen antígenos de tipo A y de favorecer su
eliminación. Todo esto es particularmente eficaz contra los tumores al
seno. La soja ha sido utilizada como "limpiador" de las células
cancerígenas de los muestrarios de médula osea. Me refiero en particular
a un trabajo experimental llevado a cabo sobre mujeres que padecían de
carcinoma mamario y que debían ser tratadas con terapias farmacológicas
en dosis tan elevadas de resultar tóxicas para la médula ósea. Para obviar
al inconveniente, los investigadores han retirado, antes del tratamiento un
poco de médula ósea y la han limpiado de las células cancerígenas
156
157
utilizando una lectina extraída de la soja. En un segundo tiempo las
pacientes han recibido un auto-trasplante de médula ósea. Entre otras
cosas, la soja contiene sustancias con poder de regular el equilibrio
hormonal, reducir el aporte de sangre y oxígeno a la masa tumoral. Para
quien no ame el tofu (que en cualquier caso tiene un sabor neutro y puede
ser condimentado como más nos guste y utilizado a placer en ensaladas,
minestras y en todo lo que se quiera) debería verlo como una medicina
preventiva y preguntarse si preferiría hacer quimioterapia o comer el tofu
en una buena ensalada todos los días. Probablemente la baja incidencia
de tumores al seno, observada entre las mujeres japoneses, es de atribuir
precisamente a la dieta rica de soja (y de algas) aunque en los últimos
años con la influencia occidental en su alimentación las tasas de tumor al
seno y las de tumor en general están creciendo.
Pero, como se puede deducir de cuanto dicho, existen alimentos como la
soja y miles de otros, y lecitinas contenidas en ellos, que tendrían los
mismos efectos si no más fuertes y menos nocivos de los fármacos
actualmente utilizados en la medicina tradicional.
2. CAPĺTULO Mayor subjetividad
Volviendo a discutir sobre el tema de la alimentación, obviamente como
hemos afirmado precedentemente, estrechamente relacionado a las
enfermedades más o menos graves en las que podemos incurrir,
continuamos este trabajo para concentrar la atención en tener presente la
diferencia objetiva entre cada persona y a entender el por qué; un cuadro
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general que puede cada vez más llevarnos una mayor subjetividad e
individualidad, entendida como argumento de conjunto de todo lo que
caracteriza a una persona y cada uno de nosotros en lo específico.
Nuestra sangre además de ser identificada con el sistema AB0, se
identifica también sobre la base de otros factores como el que indica la
positividad y negatividad al factor Rhesus, normalmente llamado Rh,
nombre que proviene del descubrimiento de este antígeno sobre los
glóbulos rojos de macaco Rhesus. Este antígeno es como si fuese un
subgrupo del sistema AB0; imaginemos a 6 personas con tres grupos
sanguíneos distintos, por tanto dos de A, dos B y dos 0, cada persona
tiene sus glóbulos rojos diferentes el uno del otro porque presentan
respectivamente antígenos A, B o ningún antígeno (en el caso del tipo 0),
sobre estos seis diversos glóbulos rojos, independientemente del sistema
AB0, e indistintamente sobre las 6 personas, se puede evidenciar otro
tipo de antígeno, es decir otra "antena" qué tiene el potencial para unirse
a otra sustancia, por ejemplo otra diferente lectina de un alimento;
algunos grupos sanguíneos poseen este antígeno, el antígeno D otros no
lo presentan; quien lo posee será definido positivo al antígeno D, quien
no lo posee, negativo. Portanto las 6 personas iniciales serían
potencialmente: una A positivo, una A negativo, una B positivo, otra B
negativo, AB positivo, AB negativo y 0 positivo y negativo. Como
habíamos dicho antes, los grupos sanguíneos producen anticuerpos con
respecto a un distinto grupo sanguíneo, por ejemplo el grupo A tendrá
anticuerpos anti-B, por tanto tenderá a destruir los glóbulos rojos con el
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antígeno B; lo mismo sucede con el antígeno D, o sea las personas
carentes de este antígeno es decir A, B, o 0 negativo, no reconociendo
este antígeno D como propio, producirán anticuerpos anti D este antígeno
es similar a otro antígeno sobre los alimentos, como la leche en el
precedente ejemplo, qué tiene un antígeno similar al antígeno B, si una
persona de tipo A asume esta sustancia produce anticuerpos contra este
alimento, en el caso del antígeno D, la reacción será la misma; tomemos
en examen por ejemplo el vino tinto, blanco y la cerveza, preferiblemente
al romero, la patata o el cubo vegetal de carne y muchos otros entre todos
los alimentos existente; todos estos comunes alimentos aquí citados como
ejemplo, tienen una lectina parecida al antígeno D, por tanto las personas
con grupo sanguíneo A, B o 0 positivo al antígeno D que tienen este otro
tipo de antena sobre los glóbulos rojos no tendrán problemas de digestión
y aglutinación ingerendo los ya citados alimentos; mientras las personas
A, B o 0 negativo que no poseen este antígeno producirán anticuerpos
anti-D y por lo tanto tendrán dificultad para digerir estos alimentos
poniendo en moto el sistema inmunitario y yendo al encuentro de la
aglutinación.
El doctor Peter D'Adamo afirma en su libro que este factor podría ser un
importante punto de referencia para personalizar su programa dietético
pero lo que es fundamental es saber si se es A, B o 0.
La investigación efectuada para esta tesis tiende, sin embargo, a querer
evidenciar que el factor Rh positivo o su ausencia modifica
sustancialmente la sensibilidad a un determinado alimento y a informar
159
160
sobre la existencia de esta ulterior subjetividad, también entre los
alimentos más comúnemente utilizados porque el proceso lógico y
biológico en la reacción químico- molecular es la misma.
Alimentos cogidos en examen por el doctor D'Adamo, como por ejemplo
pollo, albaricoques, chocolate y patatas resultan ser para el grupo
sanguíneo A, respectivamente pollo y albaricoques benéficas, chocolate
indiferente y patatas a evitar tomando en consideración el factor Rh, el
escenario cambia de manera sensible, es decir, el pollo será a evitar por
las personas a Rh negativo y tranquilamente digerible por los que
resultan ser Rh positivo. Los albaricoques indiferentes a las personas A
negativo pero a evitar por aquellos que son A positivo el cacao
indiferente para quien es A negativo pero a evitar en el caso si fuese A
positivo y para terminar las patatas que son fácilmente digeribles por
quién es A Rh positivo y de evitar si se es Rh negativo. Este ejemplo vale
para cada alimento, cada tipo de grupo sanguíneo y por la presencia o no
del antígeno D, o factor de Rehesus.
Existen otras dos importantes tipologías de la sangre, secretorias o no
secretorias y el sitema MN que no serán tomados en cosideración en este
trabajo porque son más útiles en ámbitos no relacionados con la
alimentación.
Lo que se desprende de esta investigación, con la ayuda técnico -
científica de la doctora Maria Romana Allegranza, nutricionista
especializada en terapia de dieta y nutriterapia aplicadas a la
farmacologia y la homeopatía a la universidad de Brecançon y
160
161
especializada en fitoterapia a la universidad de Urbino, es cuánto debería
influenciar también el antígeno D nuestras decisiones a nivel de nutrición
para no acumular lectinas que no conseguiríamos eliminar y que
originarían problemáticas no ligadas al caso, sino a la ciencia.
Además, en el caso que nos acercásemos a la investigación de nosotros
mismos también desde este punto de vista, sería conveniente hacer un
test sobre las intolerancias y alergias alimentarias ayudando al médico
nutricionista a comprender de qué sustancias sería conveniente
desintoxicarse por un periodo de tiempo variable según el grado de
intolerancia y el grado de toxicidad presente en el cuerpo repitiendo
dichos análisis periódicamente y verificando si se trata de alergias o
intolerancias; se podría tener una ligera alergia infravalorando síntomas
como erupciones cutáneas rosastras, picores o incluso una intolerancia
momentánea que podría desaparecer después de haber recuperado los
valores normales, o también descubrir que tenemos una alergia
permanente como puede ser al gluten. Probablemente cualquiera que
ahora hiciese un examen de las intolerancias resultaría intolerante a
alguna cosa, ésto no se descarta, simplemente pone en evidencia los
alimentos que en un momento dado de nuestra vida podríamos haber
asumido demasiado frecuentemente tanto como para causar una
intolerancia también de alimentos que según el sistema A, B, 0, y
siguiendo también la tipología del factor R h podrían no resultar nocivos.
Esto es debido al hecho de que no sólo nuestra sangre por sí misma
presenta una subjetividad biológica, con la presencia o no de antígenos,
161
162
sino que el estilo de vida que hemos practicado hasta ese momento, la
alimentación que hemos seguido, el estrés que hemos sufrido y todas las
variantes de la esfera personal y subjetiva de una persona en sus
particulares elecciones de vida diaria pueden haber inducido una
intolerancia a un determinado alimento.
¿Cuál es la diferencia entre una alergia y una intolerancia?
Una alergia es una intolerancia específica y fuerte hacia un determinado
alimento que desencadena una respuesta inmunitaria por parte del físico
con una producción de anticuerpos; los anticuerpos determinan la
liberación de sustancias químicas orgánicas como la histamina que
provocan varios síntomas: picor, naríz que gotea, tos, fatiga. Las alergias
a los alimentos o a los componentes alimentarios son frecuentemente
hereditarias y se diagnostica normalmente en los primeros años de vida.
La intolerancia alimentaria compromete el metabolismo, por tanto el
aparato digestivo, pero no el sistema inmunitario, sino como
consecuencia por los esfuerzos ejercitados por el parte del sistema
digestivo. Un típico ejemplo es la intolerancia a la lactosa: las personas
que sufren esta intolerancia tienen una carencia de lactasa, el enzima
digestivo que descompone el azúcar de la leche.
¿Cuál es la incidencia de las alergias alimentarias?
La respuesta proviene de EUFIC, European Food Information Council,
afirmando que las estimaciones efectivas sobre la incidencia de las
alergias alimentarias son decisivamente inferiores a la percepción de la
gente; equivalentes al 1-2% aproximadamente de la población adulta.
162
163
Los alimentos cuya probabilidad de ser alérgicos es más elevada, son las
proteínas de la leche vacuna, los varios tipos de nueces, huevos, fruta,
legumbres, pescado y crustáceos y algunos tipos de semillas; a través de
la cocción de algunos de estos alimentos frecuentemente, pero no
siempre, se consigue eliminar el alérgeno, el problema para las personas
alérgicas subsiste en los alimentos que dentro o fuera de casa puedan
contener, aunque leves, trachas de aquel alérgeno.
Siempre según el EUFIC, la intolerancia puede provocar síntomas
similares a la alergía (entre los cuales nausea, diarrea y dolores de
estómago) pero la reacción no compromete de la misma manera el
sistema inmunitario. La intolerancia alimentaria se manifiesta cuando el
cuerpo no consigue digerir correctamente un alimento o un componente
alimenticio. Mientras los sujetos verdaderamente alérgicos deben,
generalmente, eliminar totalmente el alimento imputado, las personas que
tienen una intolerancia pueden normalmente soportar pequeñas
cantidades del alimento o del componente en cuestión sin desarrollar
síntomas. Suponen una excepción los individuos sensibles al gluten y al
solfito.
La intolerancia al gluten es una disfunción intestinal que se manifiesta
cuando el cuerpo deja de tolerar el gluten (proteína presente en el trigo,
en el centeno, en la cebada y en la avena, aunque esta última sea objeto
de controversias e investigaciones para establecer su verdadera función);
la celiaca es una disfunción permanente y puede ser diagnosticada a
cualquier edad. Si la persona que la parece consuma un alimento que
163
164
contiene gluten las paredes de revestimiento del intestino tenuese se
deterioran y sufren una reducción en la capacidad de absorber no
nutrientes esenciales como los de las grasas, proteínas, carbohidratos,
minerales y vitaminas. Actualmente la única ayuda para los pacientes
celíacos es una dieta carente de gluten y los síntomas desaparecerán
gradualmente.
Si se quiere indagar sobre las propias y eventuales intolerancias se nos
presentan diferentes tipos de metodología, muchos reconocidos en campo
médico-científico particularmente invasivos como por ejemplo los test
subcutáneo inyectando una pequeña cantidad de un determinado alimento
o medicamento bajo la piel. Método que se podría provar antes de llegar
a un test de este tipo o a una gastroscopía en el caso de la intolerancia al
gluten, es la dieta por exclusión, simple y directa, che prevee la
eliminación de uno o más alimentos combinados, y en un lapso de tiempo
que varía de dos semanas a un mes, período en el cual deberían
desaparecer evitando en consecuencia los alimentos poco tolerados
tomando en consideración un posible y futuro reinserimento; este tipo de
método de indagar por exclusión alimentos, pero por sí solo, podría ser,
en cualquier caso, poco preciso, y haría falta más tiempo para indagar
sobre posibles múltiples y combinadas intolerancias (bastante comunes)
y podría completarse con un sucesivo test efectuado por una maquinaria
de gran precisión y para nada invasiva que se llama GSR MEASURING
INSTRUMENT, muy utilizada en la medicina naturopática holística y
por homeópatas, no se explica por qué no viene utilizada frecuentemente
164
165
por los alergólogos. Este test releva la resistencia galvánica cutánea
llamada también GSR, (del inglés: Galvanic Skin Resistance) es un
índice de actividad de las glándulas sudoríparas y de la grandeza de los
poros que son, ambos, controlados por el sistema nervioso simpático
apreciando el valor de la resistencia cutánea y de sus variaciones
correspondientes con acontecimientos provocados o espontáneos.
Después de saber que tipo de intolerancia o alergia está presente o no en
nuestra sangre, o simplemente de haber seguido el tipo de alimentación
para nosotros más saludable. El mejor sistema de defensa consiste en leer
atentamente las informaciones relativas a los ingredientes presentes en
las etiquetas de los productos y en saber cuáles son los alimentos que
desencadenan alergias, intolerancias o asma. El apoyo de una figura
profesional que tengamos adapta a nuestra exigencias permite de no
excluir algún nutriente de la dieta cuando se intercalan variaciones y
alimentos sustitutivos.
Este tema de las alergias y de las intolerancias es actualmente reconocido
como un problema importante en materia de seguridad de los alimentos y
la industria alimentaria debe empeñarse con la máxima atención para
ayudar a los que sufren de alergia a elegir con confianza una dieta
adecuada. Los productores deben adoptar la máxima escrupulosidad en la
valoración del uso como ingredientes de los más comunes alérgenos qué
podrían dar graves reacciones advirtiendo de la real o potencial presencia
de tales alérgenos en los productos y preveniendo la contaminación
cruzada involuntaria con alérgenos presentes en otros productos
165
166
industriales. La Unión Europea está valorando la manera más correcta
para indicar los alérgenos en las etiquetas y, al mismo tiempo, varios
organismos a nivel internacional han puesto en función líneas de guía que
animan a la difusión de las Prácticas de Buena Fabricación (GMP Y
HACCP) y de informaciones al consumidor. De propia iniciativa, algunos
productores y comerciantes declaran ya en la lista de los ingredientes los
alérgenos más peligrosos incluso en pequeñas cantidades. Se reproducen,
además, expresiones del tipo "puede contener" en pruductos en los que
pueden tener accidentalmente trazas de un potencial alérgeno. Sería
conveniente mirar siempre la lista de los ingredientes cuando se hace la
compra, ésto vale tanto para las personas sin problemas particulares
como para aquéllas alérgicas o con intolerancias.
Existen también intolerancias a determinadas medicinas como, por
ejemplo, los antibióticos, pero este tipo de indagación para debelar una
bacteria con este metodo yendo al médico non se efectúa; al máximo se
realiza un antibiograma para verificar a qué antibiótico se es sensible o
no, es decir, cuál podría cumplir su función y cuál no; pero no se hace un
test de tolerancia a dicho medicinal. ¿Por qué? no hay fármacos iguales
para todos y dietas iguales para todos y que todos puedan hacer, como se
puede ver para las dietas hiperproteicas o las más disparatadas utilizadas
por muchos para perder peso. Hoy como hoy existen modas también en
la alimentación, pero la salud no puede ser una moda. Seguir una dieta
como por ejemplo aquella tanto en boga, como la Dukan, puede ser
dañosa para la salud de manera considerable; es una dieta hiperproteíca
166
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en la cual se aconsejan cien alimentos que una persona puede comer sin
calcular la cantidad, entre ellos, carne, crustáceos, pescado y lácteos una
locura según lo afirmado precedentemente. Si una persona de tipo A, es
decir, con una alimentación preferentemente vegetariana y con la
asunción de cereales, siguiera esta dieta no sólo podría engordar en lugar
de adelgazar sino que obtendría efectos catastróficos de intoxicación del
organismo. En esta investigación no se van a hacer los nombres de
personas conocidas que han tenido, sin embargo, serios problemas como
inflamaciones de la próstata y otras dinámicas después de haber perdido
peso siguiendo esta dieta, pero la cantidad de proteínas ingeridas ha
provocado reacciones en cadena en el cuerpo que han causado
enfermedades. Este tipo de dieta se deja al caso, osea es una casualidad
que alguno reaccione bien y que a otros pueda causar problemas, como
otras dietas con el solo fin de adelgazar y no el bienestar general. Como
se ha visto las proteínas son distintas unas de otras, las lectinas son
distintas unas de otras y cada una específica para la propia persona.
Siguiendo una dieta/alimentación "ad hoc" necesariamente se perderán
los kilos de más porque el cuerpo sabrá qué hacer con aquel tipo de
alimentos y eliminará más fácilmente trazas de alimentos no idóneos.
También el ya considerado dogma "la carne hace daño a todos" ha
generado muchísima confusión al respecto y vale el mismo argumento
hecho para la dieta Dukan y en general sobre nuestro grupo sanguíneo e
intolerancias particulares; cada uno será capaz o no de digerir la carne,
con más o menos facilidad. El problema que podría ser tomado en
167
168
consideración sobre una posible elección alimentaria a priori es la
cuestión ligada a los criaderos en batería e intensivos. El criadero
intensivo o industrial, es una forma de criar que utiliza técnicas
industriales y científicas para obtener la máxima cantidad de producto al
mínimo costo y utilizando el mínimo espacio físicamente con el uso de
maquinarias y medicinales veterinarios. La práctica del criadero intensivo
está extremadamente difundida en todos los países desarrollados, la gran
parte de la carne, de los productos granjeros y de los huevos que se
adquieren en los supermercados es producida de este modo. No se tiene
cuenta del espacio y del ciclo vital del animal y también del mismo
hombre. Una vez más la concentración se dirige a la producción en
quantidades masivas y a otros tipos de interés, no, seguramente a
aquellos ligados al respecto de la naturaleza en general, integrada por los
seres vivos que de ella forman parte, y de la naturaleza humana que
comprando este tipo de artículos al supermercado, y comiendo aquel
huevo, aquel queso y aquella carne no solo estarán casi privados de
sustancias nutritivas porque un animal infelíz se explota hasta agotarlas
energías, no será sano y no tendrá las sustancias nutritivas que
caracterizan sus derivados (huevos y leche) también la carne carecerá de
cualquier nutriente que pueda hacer bien al ser humano, añadiendo el
hecho que serán introducidas en nuestro cuerpo sustancias como
medicinas veterinarias, es decir, hormonas que aumentan la
productividad del animal.
Y además, con este tipo de criadero coexiste un aspecto dramático,
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frecuentemente silenciado por los media, es decir, el enorme consumo de
cereales para nutrir los bovinos. Ya a inicios de los años 90, el 70% de
cereales producidos en los Estados Unidos se utiliza para la alimentación
animal.
Todo ello mantiene alto el precio de los cereales, penalizando a los países
pobres y contribuyendo de manera relevante al problema del hambre en
el mundo.
Existe otro tipo de criadero, el biológico, que aunque sus productos
tengan un mayor coste, presenta de base un respeto hacia los animales, la
naturaleza y el hombre, que no se puede ignorar.
El criadero biológico es ante todo al abierto, ningún animal, ni siquiera el
hombre, podría vivir en una jaula con otros cien ejemplares del mismo
tipo. Hay, por tanto, un espacio para los animales de sol y sombra,
alimentación biológica, y no se utilizan hormonas; las "desventajas" son
una producción incostante de huevos, por ejemplo, y una " porquería"
mayor sobre ellos.
Y viniendo nosotros de la tierra no debería alarmarnos particularmente
encontrar tierra sobre un fruto o una verdura proveniente de la misma o
restos de heces de gallina sobre un huevo. Sino alarmarnos mucho más
comprando manzanas abrillantadas como muebles y comiendo huevos
que tienen un colorido apagado una vez abiertos. Una vida frenética, y un
estilo de vida completamente innatural no consiente, si no para quien lo
busca, momentos de tranquilidad, y el tiempo de lavar una verdura más
detenidamente, o encontrar el modo de comprar estos productos a un
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campesino mejor que en el supermercado.
Nos estamos alejando cada vez más de la naturaleza, nos estamos
alejando cada vez más de nosotros mismos. De nuestra naturaleza
animal. Se tiene que volver a un equilibrio entre los descubrimientos que
se han hecho y el lugar donde han comenzado nuestros orígenes, la tierra.
2.1. Cómo estamos acostumbrados a pensar y a actuar,
cómo deberíamos pensar y actuar
Hasta ahora hemos seguido un recorrido también científico para dar
pequeñas bases biológicas y para ofrecer, de este modo, espacio a
reflexiones que puedan tener un punto de partida. Hemos iniciado esta
tesis partiendo de los primos humanoides que han comenzado a poblar
esta tierra, cuyos orígenes son antiquísimo, encontrando en nuestra
evolución un punto de vista que raramente se toma en consideración,
descubriendo su inicio en la sangre, examinando este último
biológicamente y comprendiendo su gran importancia, recorriendo un
trayecto que lo une indisolublemente a todo nuestro cuerpo, incluyendo
todo nuestro sistema orgánico, que a través de la alimentación va a
beneficiar o perjudicar sistemas fundamentales como el digestivo y en
consecuencia y sobre todo, el sistema inmunitario hasta llegar a
comprender cómo se manifiestan patologías profundamente complejas
como el cáncer y cómo contrastarlas aprendiendo la conexión que existe
entre alimentación y lo que frecuentemente consideramos como "destino
infausto". Hay descubrimientos científicos estudios e investigaciones por
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parte de todas las categorías de estudio desde la médica, la biológica, la
química, la naturalistica a la filosófica y antropológica que muestran en
qué gran medida la historia del mundo, de la sangre, y en general del
hombre es mucho más antigua que toda cultura, diferencia racial,
costumbre de acción y de pensamiento con los cuales convivimos desde
hace mucho tiempo. Hemos llegado al punto de creer saber todo y de no
saber nada. Esto porque hoy como hoy falta absolutamente la visión de
conjunto, ni siquiera nos ponemos frecuentemente el problema de
reconstruir las piezas de la propia vida y de lo que se pueda aprender de
ella. Los compartimientos estancos más grandes que en este trabajo
vienen fuera son el cuerpo y la mente.
El cuerpo ha sido visceralmente revisado en todas sus partes, hemos
estudiado, examinado, tallado y reconstruido todos sus componentes,
todas sus moléculas o átomos y pasado bajo la lente de un microscopio
dividiendo el cuerpo en otros compartimientos, en sistemas a curar de
manera sistemática, de manera aséptica, localmente, superficialmente por
tanto, creyendo sin embargo de actuar de manera profunda porque
utilizamos medicinas que actúan molecularmente de manera profunda,
desuniendo estos sistemas unos de otros; es verdad, el cuerpo humano es
tan complejo incluso solo a nivel de una única célula que esta división ha
sido necesaria y ha hecho posible una cantidad infinita de
descubrimientos maravillosos para nosotros, pero nos hemos alejado
demasiado de la verdadera motivación que ha empujado a hacer esta
escisión qus ha tenido lugar por la necesidad de conocernos de conocer
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nuestro cuerpo para separarlo pero para saber unirlo. Pero ahora se
manifiestan patologías como el cáncer que necesariamente ponen a dura
prueba todo aquello en lo que normalmente creemos, pero ¿porqué?
porque ha llegado la hora de reconectar el cuerpo con la mente.
El cáncer es el emblema de este siglo, es el símbolo de la carencia de
algo, la falta de consideración de las conexiónes entre mente y
cuerpo.
No somos solo cuerpo y no somos solo mente, somos ambas cosas
juntas.
Lo que nuestra medicina tradicional rechaza.
Pero por cualquier rechazo a priori de algo se paga una consecuencia con
el transcurso del tiempo; pretender permanecer ciegos y firmes en
nuestras propias convinciones sin calcular, reflexionar y sin mirar la
situación desde otra perspectiva, es exactamente como esconder "el polvo
debajo de la alfombra", pero aquí no hablamos de polvo, aquí hablamos
de nuestra salud. El cáncer es verdaderamente el emblema de todo esto,
porque quien ha podido verlo de cerca comprenderá que en el modo en el
que viene afrontado en los hospitales públicos y por parte de los médicos,
no existe una falta, sino mil, y no sólo a nivel farmacológico sino a nivel
de orientación humana, en el sentido de tomar en consideración todos los
aspectos que llevan a aquella persona en lo específico, con respecto a su
mente y a su cuerpo, a enfermar. Del grupo sanguíneo a la alimentación,
al estilo de vida, a las experiencias de vida con estrés que han llevado a
sobrecargar un sistema inmunitario ya con ciertos déficit por una
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alimentación errónea, al deporte...pero éstas son sólo minúsculas partes
de las infinitas esferas que pueden condicionar nuestra existencia. Si
continuamos a disminuir el problema, en lugar de mirarlo desde arriba,
no lo resolveremos nunca. La quimioterapia ha sido creada para actuar de
manera enérgica y venenosa sobre el tumor pero envenena también todo
el resto del cuerpo. ¿Cómo se puede creer y continuar a creer que es el
camino correcto?
¿Cómo se pueden ignorar descubrimientos que sacan a la luz evidencias
científicas para intentar actuar de otra manera? El cáncer no se curará
nunca con la quimioterapia. Nunca.
Si no que, no se va a modificarla.
Es un caso cuando una persona reacciona bien a este tipo de tratamiento
probablemente porque simplemente es más fuerte por tener un
determinado grupo sanguíneo, o porque todavía es joven y con una
capacidad de renovación celular más elevada, pero después de 5 años
bajo terribles medicamentos, al 90% de las personas se les representan
reincidencias que con la quimioterapia no se consiguen eliminar.
Porque el punto de vista era equivocado desde el principio y el polvo que
limpiar era mucho acumulado y ciertamente no se limpia esporcando
todavía más.
Haciendo creer que los cinco años precedentes con efectos colaterales
alucinantes por la quimioterapia oral, eran lo único que se podía hacer y
que la cualidad de vida en el fondo no era tan mala, y que, siempre en el
fondo, el paciente ha vivido otros cinco años; ésto se llama caso,
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fatalidad, destino. No ciencia o arte de la medicina.
Es asombroso que precisamente médicos y sistemas sanitarios actúen
siguiendo el caso y no pensando que quizás haya algo que no está
procediendo como debería, que quizás su más grande rechazo, el de
conectar mente, cuerpo y naturaleza, no se puede justificar ya.
Porque el cáncer es el gran nudo del siglo, no el mal.
El mal es no querer pensar a trescientos sesenta grados, no considerar al
hombre como tal, sino como una probeta y nada más, considerando al
mundo y a la tierra probeta y nada más olvidando de dónde se viene y a
dónde se retorna: la tierra, olvidando que una licencia en medicina es útil
para poner las bases para reflexionar y descubrirnos a nosotros mismos y
para ayudar a los otros a hacer lo mismo, no sólo para tener un sueldo
alto, una posición social de respeto y seguir los protocolos
farmacológicos sin plantearse ninguna pregunta porque, de ponérselas,
los mismos médicos no encontrarían una respuesta aceptable y lógica en
esos protocolos o en el modo de actuación "tradicional" para curar a una
persona en "toto" por qualquier tipo de enfermedad.
Y si, a pesar de todo, se quisiera continuar seguiendo los protocolos, ¿por
qué, en lo que podamos, no razonar y aconsejar alimentaciones adaptas,
integradores, consultar nutricionistas y naturópatas...?
¿por qué no están reglamentados jurídicamente? La figura del naturópata
en Italia no está reglamentada pero puede, en cualquier caso, desarrollar
su profesión; en cualquier caso no tiene los mismos derechos que un
médico o un trabajador. En Inglaterra, una persona puede incluso ser
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homeópata sin la licencia en medicina. Pero un médico podría
tranquilamente decir a un paciente oncológico o a otro paciente
cualquiera que beba aloe por la mañana o aconsejarle un nutricionista sin
el prejuicio de considerarlo un consejo inútil, inútil porque la toxicidad
de ciertos medicamentos es tan elevada que es verdad que
frecuentemente la naturaleza no puede hacer frente a este tipo de enorme
intoxicación. Pero que mal seguramente no haría. Y mejor que tener una
mirada desanimadas y llenas de piedad inútil hacia una persona enferma
que por culpa de un "destino infausto" tiene una enfermedad como el
cáncer, ¿por qué no tomarse la responsabilidad de recetar remedios
naturles o SENTIRSE EN EL DEBER de saber que la soja como
millones de otros remedios tienen las mismas propiedades de los
medicinales quimioterápicos y sin tantos efectos secundarios, sino que
decide tomarse la responsabilidad de inyectar por vía endovenosa un
veneno mortal?
¿Por qué no tomarse la responsabilidad de ser verdaderamente un médico
y tomar en consideración qualquier descubrimiento inherente a qualquier
enfermedad o malestar tomado en examen, estudiar las informaciones
encontradas y aconsejar lo que más se cree adapto y menos invasivo?
Algo no funciona.
Hay algo que no funciona tras la mirada desanimada de un medico y la
mirada llena de vida de un naturópata o cualquier otro medico que ha
decidido pensar. Sí, pensar.
Los esponentes de la medicina natural, en efecto, no escluden
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absolutamente la posibilidad de utilizar medicinales molecularmente más
complejos en el caso de que fueran necesarios verdaderamente y
quisieran colaborar y unir los dos tipos de medicina para ser lo más
eficiente posible para las exigencias humanas, salvando lo que es sano
totavía biologicamente en un cuerpo y reforzando los punto débiles,
partiendo del fundamental presupuesto que existe una relación entre
cuerpo y mente.
Siempre hay algo que no funciona tras una pereza o una negligencia o
una ceguera particularmente acentuada con respecto a algo que es
extremadamente más logico de aquello a lo que estamos acostumbrados a
pensar y a creer como verdad.
¿Qué es lo que no funciona?
¿Como es posible que toda la medicina tradicional no tome en
consideración la medicina natural? si no es porque hay un interés distinto
del que debería haber. ¿ porqué las medicinas omeopáticas y los
productos naturales y naturopáticos no son reembolsables por la
seguridad social?
¿Porqué está reconocida y certificada una medicina que más que nada
tiene substancias tóxicas y con un prospecto de efectos secundarios más
largo que los beneficios que aporta, aunque se trate de una "simple"
aspirina? Y un producto como el aloe vera o arboriscens cuyo contenido
es solo aloe 100% y con al máximo un conservante inocuo con ningún
efecto secundario (a no ser que se beba una grande cantidad), y con
beneficios que reúnen cien medicinales juntos sin efectos intoxicantes (el
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aloe es además un desintoxicante), ¿no es reembolsable?
No pocas dudas aparecen en el momento en el que se descubre que el
70% si no el 80% de las entradas de las casas farmaceuticas actualmente
vienen solo de la quimioterapia.
No pocas dudas aparecen en el momento en el que se descubre que la
investigación iniciada por el italiano Luigi Di Bella sobre los tumores, ha
sido estudiada, modificada y utilizada en otros paises pero no en Italia.
No pocas dudas aparecen simplemente buscando informaciones en
Internet y razonando sobre ellas y llegando al punto de encontrar una
extrema falta de lógica y monstruos enormes en el sistema médico y
farmacológico, por lo menos en Italia.
Y no pocas dudas aparecen comprendiendo que la medicina natural es
una medicina limpia, y una medicina humana, que contempla al hombre
en su entereza, en su aspecto físico, psíquico y energético, por eso es una
medicina humana.
Y la "lentidud" de acción, tan criticada, es el lapsus de tiempo que
evidentemente necesita nuestro cuerpo para curarse realmente. La
medicina natural implica una vasta gama de terapias naturales que actúan
sobre el aspecto físico y el emotivo con el fin de aliviar el dolor, mejorar
el estado de salud, y también las condiciones emotivas ligadas a estres y
ansia. El cuerpo humano tiene una innata capacidad de auto-curación que
frequentemente está ostaculizada precisamente por las medicinas que se
estan asumiendo para curar un síntoma.
Hoy en día la medicina ha perdido su aspecto humano, es una medicina
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tecnológica, extremadamente valida en el campo científíco, pero no a
nivel humano; el hombre tiene una individualidad ligada a un aspecto
emocional y psíquico, por tanto no se puede separar la enfermedad de
este aspecto; la enfermedad expresa un símbolo, y el simbolismo de la
enfermedad representa aquella dimensión que todos los objetos pueden
tener, cuando evocan una realidad no inherente, algo de lo que no se es
consciente. Cuando contraemos una enfermedad, esta tiene que ser
considerada como un mensaje, un mensaje del malestar y del contraste
que hay entre los tres cerebros (teoria di Mac Lean) o sea entre la parte
consciente y la parte inconsciente, en la que el soma representa una
especie de relleno en la falta de conecsión entre estas dos partes, una
manifestacion de este malestar; por tanto la enfermedad no es solo
enfermar de algo, así, casualmente; no existe casualidad en la medicina
natural; existe casualidad en la medicina tecnológica, y es esto lo que
totavía no está claro, y se piensa todo lo contrario, o sea que la medicina
natural sea la casual, pero no es así.
Aparte de los intereses de tipo económico, que en esta tesis se insinúa
que existen, en la base de las elecciones farmacológicas y al interno del
sistema sanitario, probablemente el obstáculo mayor que el hombre no
consigue superar, o intentar de querer superar, es el famoso miedo; esto
vale para todos el género humano y en todos los ámbitos de la vida; en
este caso entre los médicos y tambien entre las personas que eligen,
ciertamente de una manera bastante dirigida, como curarse.
El miedo que genera prejuicios enormes hacia cualquier cosa que sea
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desconocida, el miedo de ser curiosos, de la información y en
consecuencia del propio libre pensamiento y libre acción como
individuos, el miedo que encadena y nos hace esclavos de dogmas que no
son dogmas pero se transformas en tales, el miedo de si mismo y la poca
consideracion que se tiene de la propia persona en su CONJUNTO;
suprimiendo inevitablemente todo lo que de bello y creativo hay en el
hombre, creyendo que "los grandes" del pasado, los del presente y los
que lo serån en un futuro, tengan algo de especial, creyendo que los que
consiguen creer en sí mismo, en su capacidad haciendo y construyendo
algo tangible para ellos y para los otros sean fruto de algo que no
pertenezca a todos; nada más equivocado. Tener conciencia de sí mismo,
"in toto", es decir desde el punto de vista físico como espiritual, es
posible para todos nosotros.
Concienciación.
La Concienciación es en realidad solo el camino que se debería recorrer
para llegar a la iluminación en la propia y única existencia; la
Concienciación es la fase de percepción que puede ser solo cognitiva a
través de la cual vivimos una determinada experiencia, o pensamos en
algo, no se puede decir que haya comprensión en la base, es más la
concienciación la pueden tener tambien los animales, pero el hombre es
capaz igualmente de comprender, y así a través de la
conciencia/conocimiento y la comprensión de lo que le sucede a él
mismo en lo específico de su vida e intentando tener un visión de
conjunto y de la realidad histórica en la que vive, puede ir hacia la
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iluminación; y continuar a iluminar su existencia continuamente,
sintiéndose satisfecho de su persona enteramente.
Actualmente estamos demasiado acostumbrados a separar espíritu y
cuerpo, por tanto, a dividir en partes la totalidad de una persona; sin ni
siquiera darnos cuenta, probablemente a causa de un estilo de vida
totalmente innatural. Pero es aquí donde nuestro deseo de estar bién y
sentirnos satisfechos y llenos de vida, entra en acción; no ignorando todo
aquello que, aunque sea solo intuitivamente o inconscientemente se
considere que pueda hacer daño a la mente o al cuerpo; y sin pasar de un
extremo a otro, evitando actuar de manera compulsiva, asumiendo o no
un cierto alimento, pensando a algo de manera morbosa, porque será
seguramente dañoso para nuestra serenidad emotiva. A veces, todo ésto
es inevitable, somos seres humanos, y existen una infinidad de razones
emotivas y químicas a tener en consideración. Pero podemos ser
plenamente conscientes de lo que pensamos y de lo que comemos, y
poder reemprender el camino que habíamos elegido como el mejor para
nosotros y sin rendirnos a sentimientos de culpabilidad, desembocar en
justificaciones fatalistas y buscando fuera de nosotros mismos la
explicación de lo que nos sucede.
Comprender realmente una situación, o a nosotros mismos, no implica
hundirse o deprimirse, esta podría ser, es más, lo es, una fase más allá de
la cual, si se tiene el corage de hacerlo, se puede pasar. Y si
permanecemos en una fase de depresión, dependerá, en cualquier caso,
de nosotros mismos y de las elecciones efectuadas respecto a nuestra
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propia persona. Es necesario aspirar a la iluminacion, buscando el
conocimiento consciente de quién somos en nuestro propio y único
organismo y en nuestra propia y única cabeza.
Conclusiones
Esta tesis ha nacido con el presupuesto de sondear de manera general y
simple una situación compleja, como es la del nuestro bienestar psico-
físico.
Nacida con el deseo de que todo lo que actualmente está extremamente
dividido pueda ser reunido, por lo menos como objetivo personal en
nuestra propia vida. Punto de partida para un posible, aunque muy difícil,
cambio en el modo común de pensar y de actuar.
Es una tesis que se concentra en la alimentación, pero podría ser
perfectamente una metáfora de la vida.
Nacida para encontrar lo que necesariamente acompaña a "lo
desconocido", o sea, la muerte a manifestarse más o menos precozmente.
Y la causa está en la alimentación, la enfermedad (D'Adamo, EAT 4 FOR
YOUR TYPE)químicas y emotivas para llegar a manifestarse.
Se han tratado distintos argumentos porque la antropología se ha fundido
con la hematología (ciencia que estudia la sangre) que se funde con la
medicina y con la naturopatía que, a su vez, se funden con la filosofía,
para obtener un pequeño cuadro general y comprender que si bien son
inmensas estas categorías, imposibles de tratar en profundidad en esta
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tesis, la finalidad ha sido la de comprender en que gran medida está todo
relacionado, y buscar informaciones que se refieran a nuestro bienestar
sin tener miedo; porque si "in primis" no nos ocupamos en primera
persona, ninguno lo hará por nosotros, con una finalidad todavía más
importante, o sea que, a diferencia de como estamos acostumbrados a
pensar, no existen "verdades absolutas", sino "verdades parciales" que
pueden conducirnos a cada uno a tener su propia verdad.
Desde un punto de vista científíco para el tumor al seno se están llevando
investigaciones muy importantes respecto a una vacuna no invasiva,
cuyas informaciones se pueden encontrar en Internet y en la página 302
del libro de Peter D'Adamo, libro que ha sido una grande inspiración para
este trabajo. Se concluye exhortando a todas las personas a no tener
miedo, a informarse sobre lo que le compete, a confiar en lo justo y
“dejar que la comida sea tu alimento, y el alimento sea tu medicina.”
Esto lo dijo Hipócrates y todavía nuestros médicos firman bajo su
juramento.
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RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia per questo lavoro l’università Gregorio VII per l’oppurtinità
che mi è stata data e tutti i miei ottimi professori, nello specifico a
coloro a cui ho chiesto la tesi, seppur in ritardo, quindi ringrazio il
professor Paul Farrell, la professoressa Claudia Piemonte che ha avuto la
pazienza di rispondere a tutti i miei dilemmi informatici e la
professoressa che ho stimato di più in questi 3 anni di studio, Tamara
Centurioni.
Ringrazio la dottoressa Maria Romana Allegranza per aver dato un
ultimo valore aggiunto ai miei pensieri, e alla connesione, forse in
maniera inconsapevole, che ha scaturito tra questi ultimi nella mia testa.
Inoltre ringrazio la mia famiglia, le persone in vita e chi non lo è; la
persona che sono ora lo devo anche a loro; e in un certo senso le
ringrazio per l’ispirazione datami per effettuare questo lavoro, ricevuta
dalle esperienze di vita vissute nel bene e nel male che hanno scaturito
in me una reazione di apertura invece che di utlteriore chiusura.
Vi ringrazio tutti, di cuore.
Che possiate essere sempre liberi con voi stessi.
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BibliografiaD'adamo, P. j. (2013). L'ALIMENTAZIONE SU MISURA. PICKWICK.
D'Adamo, P. J. (s.d.). EAT 4 FOR YOUR TYPE. Putnam's Sons Publishers.
D'Adamo, P. J. (s.d.). LOS GRUPOS SANGUINEOS Y LA ALIMENTACION. S.A. JAVIER VERGARA.
Dr. essa M.R. Allegranza. Nutrizionista specializzata in dietoterapia e nutriterapia applicata alla farmacologia e omeopatia presso l'università di Besancon, ulteriore specializzazione in fitoterapia presso la facoltà dell'università di Urbino
Vari colloqui con medici di ospedali quali lo I.E.O. di milano, San Filippo Neri di roma e molti altri.
Sitografiahttp://www.dadamo.com/http://www.mednat.org/cancro/nutriterapia_cancro.htmhttp://www.eufic.org/index/it/http://www.greenstyle.it/storie/rimedi-naturalihttp://www.mindbodygreen.com/http://ambientebio.it/http://www.nutriterapia.it/http://www.erbeerimedinaturali.com/
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