EDITORIALE Superare il blocco del turn over per il bene del ...3 La valutazione del pensiero critico...

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Anno XXIV - N. 2 - aprile/giugno 2014 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma EDITORIALE Superare il blocco del turn over per il bene del Lazio CONTRIBUTI Utilizzo della crioterapia in pazienti oncologici FOCUS VI Workshop internazionale del Centro di Eccellenza NOTIZIE DAL COLLEGIO Il nuovo Vademecum della libera professione

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Anno XXIV - N. 2 - aprile/giugno 2014 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma

EDITORIALESuperare il blocco del turn overper il bene del Lazio

CONTRIBUTIUtilizzo della crioterapia in pazienti oncologici

FOCUSVI Workshop internazionaledel Centro di Eccellenza

NOTIZIE DAL COLLEGIOIl nuovo Vademecumdella libera professione

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Organo Ufficiale di Stampadel Collegio IPASVI di RomaAnno XXIV - N. 2 - APRILE-GIUGNO 2014Rivista Trimestrale registrata al Tribunale di Roman. 90 del 09/02/1990

Direzione - Redazione - AmministrazioneViale Giulio Cesare, 78 - 00192 ROMATel. 06.37511597 - Fax 06.45437034

Direttore responsabileGennaro Rocco

Segreteria di redazioneNicola Barbato, Stefano Casciato, Mario Esposito,Matilde Napolano, Carlo Turci

Comitato di redazioneChiara Agliata, Simonetta Bartolucci, Angela Basile, Marinella Carnevale,Girolamo De Andreis, Gianfranco Del Ferraro, Stefano Di Carlo,Maurizio Fiorda, Natascia Mazzitelli, Jasmine Mirtini, Maria Grazia Proietti,Ausilia M.L. Pulimeno, Alessandro Stievano, Marco Tosini

StampaArtigrafiche Boccia SpAVia Tiberio Claudio Felice, 7 - 84131 Salernoe-mail: [email protected] grafico: EDS RomaImpaginazione: Madì Studio di D. Cirillo - Salerno Foto: Mario Esposito; Shutterstock

Finito di stampare: luglio 2014

Tiratura: 34.500 copie

Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003(conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

“Infermiere Oggi” pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa ap-provazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la responsabilità dell’Au-tore o degli Autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale,ente di appartenenza, recapito postale e telefonico. Il contenuto non riflette ne-cessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli Direttivi.Quando il contenuto esprime o può coinvolgere la responsabilità di un Ente, oquando gli Autori parlano a suo nome, dovrà essere fornita anche l’autorizzazionedei rispettivi responsabili.Il testo deve essere il più conciso possibile, compatibilmente con la chiarezza diesposizione. Le bozze verranno corrette in redazione. I lavori non richiesti e nonpubblicati non verranno restituiti.Le citazioni bibliografiche devono essere strettamente pertinenti e riferirsi a tuttigli Autori citati nel testo.Le citazioni da periodici devono comprendere: il cognome e l’iniziale del nomedell’Autore o dei primi due Autori, nel caso di più di due Autori, verrà indicato ilnome del primo, seguito da “et al”; il titolo originale dell’articolo, il titolo del perio-dico; l’anno di pubblicazione, il numero del volume, il numero della pagina iniziale.Le citazioni di libri comprendono: il cognome e l’iniziale del nome degli Autori, il ti-tolo del libro (eventualmente il numero del volume e della pagina, se la citazionesi riferisce ad un passo particolare), l’editore, il luogo e l’anno di pubblicazione. GliAutori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numero contenenteil loro articolo, devono farne richiesta esplicita al momento dell’invio del testo.Tutto il materiale deve essere spedito o recapitato al Collegio IPASVI di Roma,Viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma.

SOMMARIOEDITORIALE

1 Lo sblocco selettivo delle assunzioni per salvare la sanità nel Laziodi Gennaro Rocco

CONTRIBUTI3 La valutazione del pensiero critico nella formazione infermieristica:

il processo di validazione della Holistic Critical ThinkingScoring Rubric (Hctsr)di Annamaria Bagnasco, Giuliana Zunino, Valeria Cremonini, Simona Calza, Loredana Sasso

9 Il Primary Nursing e la realtà italiana Revisione della letteratura sui modelli assistenziali infermieristicidi Gabriella Facchinetti, Valeria Di Giuseppe, Barbara Esposito, Amelia Migliozzi

15 Infermieri meritevoli oggi tra disagio e perplessitàdi Anna Laura Fioribello

20 Anziano con deterioramento cognitivo: tre approcci non convenzionali a confronto per la riduzione del disagio psichicodi Noemi Cittadini, Marialucia Portato, Patrizia Ranieri

26 Utilizzo della crioterapia nella riduzione dello sviluppo dellamucosite orale in pazienti oncologici sottoposti a chemioterapiaUna ricerca bibliograficadi Marco Paturzo, Mauro Galluccio

34 L'educazione all'autotrattamento fornita da infermieri Case managerè in grado di ridurre i tempi di ripresa delle riacutizzazioni nei pazientiaffetti da Bpco?di Silvia Sferrazza, Fiorella Pampoorickal, Stefano Casciato, Angela Peghetti, Maria Matarese

FOCUS37 VI WORkSHOp INTERNAZIONALE DEL CENTRO DI ECCELLENZA pER LA CULTURA

E LA RICERCA INFERmIERISTICA

DICONO DI NOI46 Non fanno più notizia solo i tagli. Spazio anche ai disagi degli infermieri

NOTIZIE DALLA REGIONE49 SOS degli infermieri: subito concorsi e assunzioni o il sistema crollerà50 Infermieri all’estero, attenzione al rischio di passare per… badanti!

NOTIZIE DAL COLLEGIO52 “Operazione sicurezza”: la guida di Cittadinanzattiva sostenuta dall’Ipasvi53 Arriva il nuovo Vademecum della libera professione Infermieristica55 Ipasvi Cup 2014, ai rigori si impone il “Cristo Re”58 TORNEO NIGHTINGOAL

La prima edizione del campionato nazionale vinta dall'Ipasvi Rovigo

LETTO PER VOI59 Dieci anni dopo: un’altra infermieristica

Un manuale per orientarsi nella ricerca bibliografica sul web60 Tris di volumi sul tema della violenza sulle donne61 La salute nella società del web

L’AVVOCATO DICE62 Come cambia il contratto a tempo determinato a seguito della recente

riforma contenuta nel d.l.34/2014 convertito nella l.78/2014

64 LA VIGNETTA DEL MESE

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Lo sblocco selettivo delleassunzioni per salvare lasanità nel Laziodi Gennaro Rocco

E D I T O R I A L E

Ce lo hanno ripetuto fino alla noia: la spesa sanitaria è troppoalta e se non si risparmia la baracca crolla.E allora tagli di risor-se e servizi, spending review, blocco delleassunzioni. Il punto è che il tunnel del rigore finanziario, imboc-cato ormai da anni dalla nostra Regione, non mostra via d’usci-ta e non dà frutti.Almeno non quelli sperati e dichiarati. Ed è un tunnel senza fineche ogni giorno di più si rivela peggiore del male che intendecurare.

Le manovre finanziarie adottate dalle amministrazioni che inquesti anni si sono succedute alla guida della Regione Laziomostrano oggi tutti i loro effetti nefasti.Politiche concentrate esclusivamente sui tagli, attente al soloaspetto finanziario, angosciate dall’incubo del debito sanitario,che si sono dimostrate miopi. Tanto che neppure i risparmi ipo-tizzati sono stati conseguiti.

È ormai evidente che non è questa la strada giusta per recupe-rare risorse economiche.L’offerta dei servizi sanitari è incomprimibile in una societàcome la nostra, sempre più anziana, caratterizzata da multipa-tologie e bisognosa di assistenza.Perciò ridurre la spesa sacrificando i servizi finisce per generareulteriori costi. Un sistema che non funziona e non risolve il pro-blema del debito sanitario del Lazio. Bisogna prenderne atto.

La componente infermieristica, sulla quale grava gran parte delpeso e della responsabilità del sistema, esce a pezzi da questadrammatica stagione.Così come escono a pezzi i cittadini che vedono ridursi drasti-camente e costantemente servizi, prestazioni, ambulatori, re-parti ospedalieri. Un preoccupante disinvestimento sulla saluteche non porterà lontano.Questo sì che è il viatico per far crollare il sistema.

Alla politica, così prodiga di soluzioni e promesse, non chie-diamo di tornare ai tempi allegri della spesa fuori controllo, madi ragionare sui fatti, senza preclusioni.E con un minimo di lucidità che finora è mancata. Per far viag-giare ancora il torpedone della sanità pubblica non si può ta-gliare su tutto indiscriminatamente.Se il motore deve girare non si rinuncia al carburante, semmaisi taglia sulla tappezzeria o sugli optional non necessari.

Il blocco del turn over che impedisce di svolgere i concorsi edi assumere nuovo personale sanitario ha il sapore di un hara-kiri e sta ferendo a morte il sistema.Se blocco deve essere, che sia almeno selettivo.Si possono attendere tempi migliori per alcune figure sanitarie,non per gli infermieri per i quali vanno subito sbloccate le as-sunzioni e riempiti i paurosi vuoti di organico che pregiudicanola qualità dell’assistenza, alimentando peraltro il gravissimo fe-nomeno della dispoccupazione infermieristica.

In molti ospedali, anche i più qualificati e prestigiosi, la carenzadi personale ha già prodotto una forte riduzione delle attività ascapito della sicurezza dei pazienti e con un rischio professiona-le eccessivo per gli operatori.Come ogni estate, poi, la situazione è destinata a peggiorareulteriormente con il periodo delle ferie. L’emergenza è troppomarcata per tardare ancora.

Invochiamo da tempo lo sblocco selettivo dei concorsi e ognivolta che lo ripetiamo la politica mostra di apprezzare l’idea.Salvo poi non fare nulla per passare dalle parole ai fatti.Mancano gli atti conseguenti mentre si continua con il bloccototale e i tagli lineari.

Eppure l’esperienza dovrebbe insegnare qualcosa.In altri periodi storici, come negli anni ‘90 e all’inizio degli anni2000, per gli infermieri furono accordate delle specifiche dero-

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ghe al blocco delle assunzioni.Perché ora non si può fare?Eppure la situazione degli organici è ben peggiore di allora.Manca la volontà di misurarsi con la realtà.

Come sganciate dalla realtà sono certe ipotesi che circolano inqueste settimane sugli esuberi nella pubblica amministrazione,sanità compresa.Già pensare che per gli infermieri si possa parlare di esuberi èuna follia! Prevedere poi che il personale eventualmente in so-

vrannumero possa essere “demansionato” e con lo stipendioridotto per non essere licenziato rasenta l’allucinazione.Infermieri retrocessi a portantini per poter conservare il postodi lavoro, ha scritto qualche autorevole quotidiano commen-tando la riforma proposta dal ministro della Funzione pubblica.

Non scherziamo, la sanità è una cosa maledettamente seriache si misura sulla pelle della gente e dei suoi operatori.Signori, non ci provate nemmeno.Nel caso, noi siamo pronti alle barricate.

EDITORIALE

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INTRODUZIONE La formazione universitaria è investitadalla responsabilità di rispondere ai biso-gni formativi dei propri studenti stretta-mente correlati ai cambiamenti dellasocietà.Per far fronte a ciò, i programmi del-l'educazione sanitaria nell'ambito dellaformazione universitaria si propongonodi fare acquisire agli studenti le compe-tenze specifiche della professione e disviluppare processi di pensiero com-plesso (come il pensiero critico) per fa-vorire l'integrazione delle acquisizioniteoriche con la pratica clinica da partedello studente.Molti autori, negli anni, hanno contribui-to a definire il pensiero critico, ma solonel 1990 l'American Philosophical Asso-ciation, grazie al lavoro di molti esperti eteorici statunitensi e canadesi di diversediscipline (fra cui Facione & Facione)hanno elaborato un documento denomi-nato “The Delphi Report” e confermatoun'unica definizione di pensiero critico,di cui riportiamo uno stralcio: “Ritenia-mo che il pensiero critico sia quel giudi-zio mirato ed autoregolante che si risol-ve nell’interpretazione, nell’analisi, nellavalutazione e nella capacità deduttiva,ma anche nella spiegazione delle rifles-

sioni probative, concettuali, metodologi-che, criterio logiche o contestuali su cuiquel giudizio si fonda. Il pensatore criticoideale è di solito curioso, ben informato,si affida alla ragione, di mente aperta,flessibile, imparziale nelle valutazioni,onesto nell’affrontare i propri pregiudizi,prudente nei giudizi, desideroso di ricon-siderare e chiarire i problemi, ordinato/metodico nelle questioni complicate, di-ligente nella ricerca di informazioni per-tinenti, logico nella scelta dei parametri,concentrato sull’indagine e tenace circail perseguimento dei risultati che saran-no tanto precisi quanto la materia e lecircostanze lo permetteranno...”.Le ragioni per cui il pensiero critico èfondamentale nella formazione infermie-ristica sono:i cambiamenti nell’assistenza sanitaria edell’informazione;i mutamenti epistemologici nell’ideolo-gia infermieristica;i cambiamenti organizzativi e culturali inmateria di formazione infermieristica.L’evoluzione del paradigma del nursingsi sposta e si allontana da strategie di ra-gionamento positivistico, orientate alcompito, caratterizzate dal distacco emo-tivo, guidate dalle regole, verso un ragio-namento clinico autonomo, basato sulla

visione olistica della persona consideran-dola nel suo complesso psico-fisico-sociale.Questo richiede un cambiamento nellapratica professionale infermieristica, daqui la percezione delle cambiate esi-genze cognitive e dell’importanza delpensiero critico che investe due dimen-sioni: cognitiva ed emotiva. Se la dimensione cognitiva (Techne) èfacilmente valutabile, lo stesso non valeper la dimensione emotiva (Phronesis). Nel pensiero critico, così come nella pro-fessione infermieristica, i due aspetti do-vrebbero integrarsi. Il pensiero critico è necessario funga dariferimento nello sviluppo del curriculumformativo, nell'insegnamento e nella va-lutazione. Le istituzioni americane hanno fatto sìche il pensiero critico, e la conseguentevalutazione di esso, fosse una compo-nente obbligatoria dei criteri di convalidadi fine percorso formativo (National Lea-gue for Nursing 1992).J.J. Guilbert nella “Guida Pedagogica alpersonale sanitario” si sofferma su al-cuni punti della filosofia e psicologiadella valutazione.Tali spunti rappresentano un importanteriferimento nell'utilizzo da parte degli in-

La valutazione del pensiero criticonella formazione infermieristica:il processo di validazione della Holistic Critical Thinking ScoringRubric (Hctsr)di Annamaria Bagnasco, Giuliana Zunino, Valeria Cremonini, Simona Calza, Loredana Sasso

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segnanti degli strumenti di valutazioneadeguati per favorire la capacità di pen-siero critico negli studenti. Da questeconsiderazioni nascono i seguenti que-siti: gli strumenti di valutazione fino adora adottati nell'ambito della formazioneinfermieristica sviluppano il pensiero cri-tico in tutte le sue dimensioni? Se la risposta è no: esistono, dunque,strumenti di valutazione in grado di mi-surare lo sviluppo del pensiero critico, inquesta sua complessità, nell’ambitodella formazione infermieristica? Purtroppo, si può constatare che gli stru-menti di valutazione fino ad ora adottatinell'ambito della formazione infermieri-stica in Italia non sono in grado di svilup-pare il pensiero critico in tutte le suedimensioni. Gli studiosi Facione & Facione hannosviluppato uno strumento di valutazionequalitativo del pensiero critico denomi-nato Holistic Critical Thinking ScoringRubric (Hctsr): uno strumento per glieducatori volto a va-lutare il livello delpensiero critico inbase alle compe-tenze-chiave sta-bilite dal “TheDelphi Report”: interpretazione; analisi; valutazione; inferenza; spiegazione; auto-regolamentazione. Hctsr è una rubrica oli-stica di valutazioneper il pensiero criticoe come tale fornisceun punteggio com-plessivo alla presta-zione, si basa quindi suun’impressione complessiva. La rubrica è costituita da diversi com-ponenti: dimensioni, scala valori, criterie indicatori. Le dimensioni, i criteri e gliindicatori sono contenuti in una grigliasuddivisa nei livelli di padronanza definitied esplicitati nelle modalità attese perogni livello. La rubrica stabilisce specifici standardper ogni livello raggiunto nell’esecuzionedel compito richiesto allo studente; ed

aiuta il docente a seguire il ragionamen-to dello studente, del quale viene anchevalutata la tendenza a ricercare conmente aperta e integrità intellettuale leragioni e le prove, ovunque queste con-ducano. La rubrica aiuta il discente ad essere con-sapevole del proprio atteggiamento men-tale per contribuire responsabilmente eattivamente alla propria formazione. Inoltre, le rubriche organizzate in questomodo, dovrebbero consentire a due in-segnanti diversi di pervenire alla stessavalutazione: questo è un aspetto chemette in evidenza la potenzialità della ru-brica come strumento atto a ridurre lasoggettività nella valutazione di unacompetenza.

mATERIALI E mETODI È stata effettuata una revisione della let-teratura consultando la banca dati Pub-Med e inserendo mesh term tra cui:nursing student evaluation, thinking pro-cess.

Va precisato che nei meshterm di Pub Med non

è contemplato ilbinomio: “cri-

tical thin-king”.

Hanno fatto seguito due fasi. La prima ha permesso di ottenere unavisione generale degli strumenti di valu-tazione applicati al pensiero critico, pren-dendo in considerazione sia quelli quan-titativi che qualitativi. Successivamente,dati gli strumenti emersi con la revisionene è stato scelto uno come oggetto distudio per il successivo adattamento alcontesto italiano. La seconda fase è stata quella di decli-nare lo strumento di valutazione sceltoin funzione del contesto di sperimenta-zione individuato.Prima faseIn questo primo segmento di studiosono stati inclusi gli articoli pubblicati dagennaio 2005 a marzo 2010 che hannoindagato la variabile “strumenti e metodidi valutazione del pensiero critico nellaformazione infermieristica, pubblicati suInternational Journal of Nursing Educa-tion Scholarship; Journal of Nursing Edu-cation, disponibili nella versione full text. Sono stati presi in considerazione articoliche analizzano l’applicazione di strumen-ti di valutazione di tipo quantitativo fracui il California Critical Thinking Skillstest (Cctst) e il California Critical Thin-king Disposition Inventory (Cctdi), altriche prendono in considerazione l’appli-cabilità di strumenti di tipo qualitativoquali: il portfolio e le rubriche. Solo di due articoli è stato possibile di-sporre del full text; i restanti sono disser-tazioni di tesi dottorali, non pubblicate. In generale, gli studi dimostrano che i di-versi strumenti, presi in considerazionee rapportati ai criteri del National CouncilLicensure Examination-Registered Nur-se (Nclex-Rn), al fine di verificarne la va-lidità convergente, non hanno dimo-strato una significativa predittività ri-spetto agli outcome previsti dallostesso Nclex-Rn. E si sono, altresì di-mostrati inadeguati per la valutazionedello sviluppo del pensiero critico in-serito nella disciplina infermieristica. Questo ha indotto ad approfondirela ricerca, rivolgendo l’attenzioneverso strumenti diversi dai test

tradizionali di tipo quantitativo. A tal proposito, dalla revisionedalla letteratura è stato indivi-duato, l’Holistic Critical Thin-

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king Scoring Rubric (Hctrs) che è statoutilizzato in un solo studio di ricerca, ef-fettuato da Hick-More e Pastirik (2006).Tale studio ha dimostrato che l’Hctsr, nonsolo fornisce un quadro applicabile e pra-tico per la valutazione del pensiero critico,ma sensibilizza anche gli educatori versole competenze chiave del pensiero critico. Dallo studio emerge che l’Hctsr richiedealcune modifiche per aumentare la suautilità e applicabilità nella pratica infer-mieristica. Da questi spunti è partito lo stimolo perl’approfondimento di questo strumentoche porta molti punti a suo vantaggio. In particolare: deriva da due strumenticon un buon indice di validità come ilCctst e il Cctdi, può essere riconducibilea specifici contesti di cura rendendoloadatto alla pratica infermieristica, va acolmare la lacuna che i docenti dimo-strano rispetto all’identificazione deglielementi che compongono il pensierocritico, basandosi invece su percezionipersonali scarsamente supportate da unrazionale conoscitivo specifico. Seconda faseLa seconda fase è stata quella di decli-

nare lo strumento di valutazione sceltoin funzione del contesto di sperimenta-zione individuato. Per questo, l’Hctsr è stato tradotto eadattato culturalmente dall’originale In-glese alla versione in italiano seguendole linee-guida riconosciute, Guillemin F.e Bombardier e nel rispetto del Protocol-lo di Traduzione richiesto dalla CaliforniaAcademic Press Insight Assessment(Casa editrice dello strumento), con ilconsenso di Peter & Noreen Facione(autori dello strumento). È importante precisare che ogni fase delprocesso è stata sottoposta agli autoridello strumento per l’approvazione el’autorizzazione della versione nella no-stra lingua.Infatti, la Casa editrice, con cui sono sta-ti intrapresi i contatti via e-mail, ha con-fermato che non esiste una traduzioneautorizzata dell’Hctsr in italiano.La traduzione dall’inglese all’italiano èavvenuta con due traduttori qualificatiche hanno prodotto due traduzioni indi-pendenti. È stato costituito un gruppo di lavoro for-mato da un esperto di formazione infer-

mieristica, un infermiere clinico, un coor-dinatore infermieristico, un'infermieralaureata in psicologia, vicina sia all’am-bito clinico che formativo, al fine di esa-minare entrambe le traduzioni per arriva-re ad un’unica versione concordata. Le due traduzioni a confronto sono stateinviate via e-mail all’autore Peter Facio-ne per condividere la scelta di un’unicaversione. La traduzione concordata nel primo step,è stata riportata in inglese da una terzatraduttrice qualificata, di lingua madre in-glese, esperta in lingua e cultura italiana. La persona che ha prodotto la traduzio-ne concordata dall’Italiano all’inglesenon era a conoscenza dell’Hctsr e nonha avuto modo di consultare gli altri duetraduttori. La traduzione dall’italiano all’inglese èstata inviata al dottor Peter Facione peressere esaminata e confrontata con lostrumento originale. Ultimo passaggio,prima della definitiva approvazione e au-torizzazione all’utilizzo dell’Hctsr in lin-gua italiana. L'Hctsr, nella sua versione italiana defi-nitiva, è stato sperimentato nell’ambito

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del Corso di laurea in Infermieristica del-l’Università di Genova che si avvale dimetodologie didattiche all’avanguardia,come il Problem Based Learning (Pbl) eadotta strumenti di valutazione appro-priati per valutare gli studenti in modoobiettivo per ogni campo tassonomico,così come suggerito da J.J.Guilbert in

“competenze intellettive”, “competenzegestuali” e “competenze relazionali”.La correttezza del metodo e dello stru-mento che viene messo in campo partedal postulato che il momento valutativonon deve essere solo certificativo maanche formativo. Per questo, l’Hctsr può essere adatto amisurare una competenza trasversalecome il pensiero critico ed è uno stru-mento che ha una valenza valutativa ditipo formativo e può essere sinergico ri-spetto agli strumenti di valutazione giàesistenti nel nostro contesto. Successi-vamente, esso è stato declinato per lasuccessiva sperimentazione; ricondottoalla specificità degli obiettivi educativi daraggiungere, attenendoci alla “Guida Pe-dagogica per il personale sanitario” diJ.J. Guilbert. È stato organizzato uno specifico eventoformativo - un Visitors’ Workshop - orga-nizzato dal Centro di Medical Educationdell'Università di Genova, dal titolo: “Lavalutazione dell’apprendimento in ambi-to clinico: l’esame clinico oggettivo strut-turato” destinato principalmente a do-centi e formatori coinvolti nella forma-zione dei professionisti della salute. La rubrica è stata presentata in mododettagliato, comprensiva di esempi e de-finizioni, questo per avere parametri chefacilitino la valutazione, soprattutto quan-do i valutatori sono “novizi” rispetto al-l’ambito “pensiero critico”. Dopo la formazione dei docenti, ha fattoseguito un evento in cui 12 studenti so-no stati sottoposti a valutazione certifi-cativa attraverso l’Osce (Objective Struc-tured Clinical Examination) per il passag-gio dal II al III anno di corso di laurea inInfermieristica.Le dimensioni valutate hanno investitodue campi tassonomici: campo della co-municazione interpersonale e il campodei gesti. Per la valutazione delle abilità comunica-

tivo-relazionali è stata individuata una gri-glia di valutazione come strumento ap-propriato a tale dimensione, per le abilitàtecnico-gestuali, lo strumento individua-to è la check list la cui costruzione è sta-ta condivisa con gli studenti all’internodei laboratori. Per l’applicazione del nostro strumento,nel corso dell’esame Osce presentatonell’evento formativo, ci siamo concen-trati sulle abilità tecnico-gestuali e, inparticolare, sulla “stazione”: sommini-strazione della terapia farmacologica, chesottendeva anche l’accertamento infer-mieristico sulla base del caso clinico pre-sentato ai diversi studenti.Dunque, l’obiettivo è stato quello di va-lutare il livello di competenza del pen-siero critico nel contesto: “somministra-zione terapia farmacologica”.L’Hctsr è stato declinato allo specificocontesto: “Somministrazione della tera-pia farmacologica”. La “ricostruzione” della rubrica è statafatta in maniera molto dettagliata, quasia simularne una creazione reale condi-visa da docenti e studenti.

RISULTATI Questo strumento, dunque, permette diquantificare quelle performance che so-no sempre state affrontate da un puntodi vista strettamente qualitativo, ergomaggiormente soggette a giudizi sog-gettivi (strumento allegato). Nel Visitors’ Workshop, organizzato dalCentro di Medical Education, è stato pos-sibile testare l’applicabilità dello strumen-to, rivolgendo il massimo rispetto perl’evento in sé, per i partecipanti, ma so-prattutto per gli studenti che in quel mo-mento sono stati sottoposti ad una va-lutazione certificativa molto importanteche avrebbe consentito il passaggio dalII al III anno di corso di Laurea. La valutazione quindi è stata svolta soloai fini della ricerca. Alla performance di ogni studente èstata data dapprima una valutazione pre-liminare; ma quando si è avuto il quadrocompleto di tutte le dimostrazioni, èstato assegnato il punteggio definitivo. È stato stabilito il livello di competenzacomplessivo del pensiero critico, se-guendo il criterio suggerito dagli autori,

che precisano che questa rubrica è unascala a scelta forzata, non prevedemezzi punti né posizioni intermedie. Il criterio per ogni livello di competenzastabilisce: “fa tutto o quasi tutto di quan-to segue”, e poi passa alla descrizionedelle performance previste per ogni li-vello. Per ogni livello occorre adempiere a 5dei sei atti descritti, quindi circa l’80%del totale. Le tabella 5.3. e 5.4. descrivono i risultatidella prova di applicabilità dell’Hctsr del18 ottobre 2011. La prova di applicabilitàha dimostrato che l’Hctsr richiede sicu-ramente alcune modifiche riguardo aicriteri per dare un valore sul punteggiototale. Si tratta di uno strumento utile per valu-tare e auto-valutare il livello del pensierocritico, prima di tutto perché consenteinterattività tra studenti e docenti. L’Hctsr non solo è uno strumento affi-dabile e pratico per la valutazione delpensiero critico, ma può essere decli-nato ad ogni realtà di contesto clinico,ed è utile a sensibilizzare anche i docentiverso le competenze-chiave, verso ilpensiero critico, perché, mentre si utiliz-za e si declina, si è costretti a ripercor-rere un ragionamento approfondito eanalitico.

DISCUSSIONE La validazione dello strumento in linguaitaliana ha reso possibile contatti diretticon gli autori dello strumento che si tro-vano negli Usa; ciò è stato fonte di sti-molo e gratificazione per gli autori diquesto progetto.I contatti intrapresi con gli autori dellostrumento, il dottor Peter Facione (e pri-ma di lui col dottor Morante, referentedella casa editrice) hanno permesso dicomprendere molti aspetti degli stru-menti di valutazione e in particolare sullerubriche di valutazione di cui vi è ancorascarsa conoscenza in Italia. Un risultato, anche se limitato a causadel campione ridotto, ha dato la prova diapplicabilità.Durante questa fase è stato verificatoche l’Hctsr è coerente con il sistema divalutazione adottato nel corso di LaureaInfermieristica dell’Università di Genova.

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Infatti, è uno strumento che può essereadattato in diversi contesti di pratica cli-nica, in modo interattivo studente/docen-te, permettendo una crescita comune. Uno strumento per il quale la scarsa uti-lizzazione può essere dovuta alla com-plessità nell’applicazione, visto che ri-chiede una notevole competenza edesperienza in campo didattico da partedegli utilizzatori. Uno strumento che per essere utilizzatoabbisogna di valutatori esperti e profon-damente competenti in materia di pen-siero critico. Quindi, è fondamentale “for-mare i formatori”.L’Hctsr potrebbe rappresentare un pun-to di partenza in questo senso, in quantola sua struttura aiuta a capire il processodel pensare criticamente. Questa, forse, potrebbe essere una pri-ma proposta di utilizzo.Inoltre, una volta che si sono formati idocenti in tal senso, si potrà passare ametterne alla prova l’affidabilità vera epropria dello strumento: più valutatoridovranno valutare la stessa performan-ce e giungere alla stessa conclusione.Il suo merito è la chiarezza nello stabilirei criteri di valutazione, criteri chiari perchi valuta e per gli studenti valutati chehanno la possibilità di comprendere sucosa e come vengono valutati. Avere fissi tali criteri permette di perve-nire ad una valutazione oggettiva in unacompetenza tanto complessa e artico-lata come il “pensiero critico”. Docenti e studenti dovrebbero parlare lostesso linguaggio. Le rubriche, organizzate in questo mo-do, dovrebbero consentire a due inse-gnanti diversi di pervenire alla stessavalutazione: la potenzialità della rubricasta proprio nell'essere uno strumentoatto a ridurre la soggettività nella valuta-zione di una competenza.

CONCLUSIONE Rispetto ai quesiti di ricerca, si può rite-nere, con tale studio, di averli in partesoddisfatti. Innanzitutto, è emerso chemolti strumenti di valutazione in usonella formazione infermieristica non so-no capaci di sviluppare valutare il “pen-siero critico” in tutte le sue dimensioni. In particolare, rispetto al quesito di ri-

cerca, se esistono strumenti di valuta-zione in grado di misurare lo sviluppo delpensiero critico, in questa sua comples-sità, nell’ambito della formazione infer-mieristica possiamo dare una rispostaaffermativa. A tal proposito, è stato individuato unostrumento di valutazione che sviluppanell’ambito della formazione infermieri-stica il pensiero critico prevedendonel’utilizzo in uno specifico contesto ita-liano. Questo è un punto fermo da cui sipuò partire per successivi sviluppi, èpoter contare su una traduzione autoriz-zata e quindi adattata concettualmentee culturalmente alla lingua italiana. Unprimo obiettivo raggiunto pienamente. Anche se il campione di sperimenta-zione è stato ridotto, lo strumento hadato la prova di applicabilità in un conte-sto specifico di formazione infermieri-stica in Italia. Infine, un utilizzo interessante sarebbequello di applicarlo a studenti in diversefasi del percorso formativo per valutarel’efficacia della formazione e non solonell’ambito della valutazione.

Si tratta di uno strumento di valutazioneche si caratterizza per la sua valenza for-mativa, permette al docente di rifletteresulle proprie modalità di insegnamentoe fornisce allo studente la possibilità dipartecipare attivamente alla propria cre-scita.

AUTORI:Annamaria Bagnasco, RN, MSCNURS;PhD, ricercatore presso il Dipartimentodi Scienze della Salute, Università di Ge-nova;Giuliana Zunino, RN, MSN, cure domici-liari Genova;Valeria Cremonini, studente dottorato inMetodologia della Ricerca, Dipartimentodi Scienze della Salute, Università di Ge-nova;Simona Calza, studente dottorato Meto-dologia della Ricerca, Dipartimento diScienze della Salute, Università di Ge-nova, Italia;Loredana Sasso, RN, MSCNURS, pro-fessore Associato di Nursing, Diparti-mento di Scienze della Salute, Univer-sità di Genova, Italia.

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INTRODUZIONE Nel corso del Novecento sono avvenuticambiamenti che hanno coinvolto i si-stemi sanitari di tanti Paesi. Tale evoluzione ha coinvolto anche l’ero-gazione dell’assistenza infermieristicache, via via, ha messo in atto diversi mo-delli organizzativi. L’evoluzione della professione infermie-ristica è direttamente correlata alle mo-dalità di organizzazione del lavoro e alladifferenziazione dei modelli assistenziali. In particolare, l’organizzazione dell’assi-stenza è stata determinata dalle seguen-ti condizioni: contenuti assegnati al nur-sing, definizione dei confini del nursing,criteri di divisione del lavoro, stratifica-zione e disponibilità sul mercato del la-voro delle figure infermieristiche e ausi-liarie (Santullo 2004). In particolar modo, la crescita della do-manda dei bisogni assistenziali da partedella popolazione e il continuo assotti-gliamento del budget sanitario, ha por-tato ad un’ottimizzazione dei ruoli all’in-terno dell’equipe sanitaria. Ciò per raggiungere la migliore qualitàassistenziale malgrado la presenza di ri-sorse sempre più scarse. La descrizione dei modelli assistenziali dicui si tratterà, vuole descrivere, sia da unpunto di vista teorico che pratico, i varimodelli organizzativi delle attività di cuil’infermiere è responsabile. L’articolo si

concentrerà in particolar modo sulla fi-gura del Primary Nursing (Pn) visto checrediamo sia un buon modello assisten-ziale, nonché un’importante meta che gliinfermieri italiani dovrebbero raggiungere.Questo modello, infatti, raccoglie tuttele nostre competenze e conoscenze e leintegra nella pianificazione assistenzialedel paziente. Potrebbe essere un model-lo organizzativo che permette all’infer-miere di prendersi cura in toto del pa-ziente e, a quest’ultimo, di avere la per-cezione di un’alta qualità assistenziale edi sentirsi protetto. Infatti, noi infermieri dovremmo rifarenostro il concetto di advocacy che vedel’infermiere come uno “scudo protettivo”per i pazienti, anche se ciò si rende inte-ramente possibile solo conoscendo lapersona assistita e il suo percorso assi-stenziale. La funzione di advocacy (appoggio e di-fesa) è precipua della competenza rela-zionale ed etica dell’infermiere ed essasi manifesta:• essendo responsabili nel difendere i di-ritti, gli interessi e la dignità del pazien-te nell’interagire nella relazione tera-peutica e aiutandolo, insieme alle per-sone per lui significative, a sviluppareattese realistiche verso se stesso;

• incoraggiando l’utente ad essere consa-pevole delle proprie risorse e capacitànel processo di promozione della salute;

• identificando insieme al paziente gliobiettivi dell’assistenza infermieristicae analizzando con il paziente i modi mi-gliori per raggiungere gli obiettivi di sa-lute;

• riconoscendo il sistema di valori del cit-tadino utente nella determinazione de-gli obiettivi, evitando di imporgli i proprivalori o quelli più diffusi nella comunità,evitando di considerarlo come un sog-getto stigmatizzabile per alcuni com-portamenti che ha tenuto o che tiene.

L’advocacy è interpretato comunemen-te in riferimento alla relazione infermie-re-paziente secondo la nota affermazio-ne di Curtin, che la descrisse come ilfondamento filosofico della relazione in-fermiere paziente: “... Il fine ultimo delnursing è il benessere degli altri esseriumani” (Stievano 2004).Si evince, pertanto, che essa permettail supporto al paziente in tutte le situa-zioni assistenziali, per garantirne i dirittie gli interessi in una sincera partnershipdove i pazienti trovano nell’infermiereuna figura di riferimento.Anche se il solo pensare all’implementa-zione del Pn in Italia sembra inadeguato(a causa dell’attuale condizione economi-co-sociale che prevede sempre più taglieconomici alla sanità), con questo articolosi vuole approfondire la realtà italiana diquesta figura con l’intento e la speranzache possa avere seguito in futuro.

Il Primary Nursing e la realtà italiana

di Gabriella Facchinetti, Valeria Di Giuseppe, Barbara Esposito, Amelia Migliozzi

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I mODELLI ASSISTENZIALI IN-FERmIERISTICINei reparti ospedalieri, la modalità concui si organizza l'assistenza infermieri-stica è considerata di importanza criticaper garantire elevati livelli qualitativi aipazienti e condizioni lavorative agli infer-mieri che permettano di valorizzarne laprofessionalità e mantenerne, nel tem-po, la soddisfazione lavorativa. I modelli che sono entrati a far parte del-la letteratura infermieristica, sviluppatisiper lo più negli Stati Uniti, Canada ed inInghilterra sono: ➢ il modello funzionale o per compiti

(Functional Nursing);➢ il modello per piccole équipe (Team

Nursing);➢ l’infermiere primario o responsabile

della presa in carico del paziente (Pri-mary Nursing);

➢ il case management o gestione delcaso.

Ogni modello ha risentito - e risente - delperiodo storico in cui è stato applicato,del contesto (territorio, ospedale, casedi cura), delle risorse umane e materiali,della tipologia del personale, della suaformazione e del livello di professionalitàdegli operatori. A motivo di ciò, è difficile individuare

“un modello tipo”: in un’organizzazionesanitaria, soprattutto in un’azienda sani-taria, che comprende diversi servizi(l’ospedale, l’assistenza domiciliare, lasanità pubblica e il servizio di preven-zione) può essere presente più di unmodello assistenziale.Assistenza funzionale (Fn)Questo modello ha come base teorica ilmodello meccanico delle imprese indu-striali. Sviluppatosi negli anni Trenta eQuaranta del XX secolo, prevede l’asse-gnazione dei compiti dal coordinatore in-fermieristico (centralizzazione gerarchi-ca) agli altri membri del gruppo di lavoro. I compiti assistenziali vengono parcelliz-zati tra gli infermieri che li portano a ter-mine (il modello è simile ad una catenadi montaggio). L’unica forma in cui gli infermieri sono

“autonomi” è quella legata alla modalitàdi esecuzione dell’atto manuale. La struttura gerarchica è di tipo vertici-stico ed è ben evidente chi prescrive e

chi esegue ed inoltre è semplice effet-tuare i controlli sull’esecuzione delle pre-stazioni poiché è facile individuare la per-sona che l’ha effettuata. Team nursing o piccola équipe (Tn)Il modello per piccole équipe, o teamnursing, fu introdotto negli Usa subitodopo la Seconda Guerra Mondiale perovviare alla carenza di personale infer-mieristico diplomato e alla presenza dipersonale di assistenza meno qualificato(Iyer et al1995). Il modello doveva risolvere il problemadella frammentazione delle cure appor-tata dal modello funzionale per fornire aipazienti un assistenza più globale. Esso si basa sulla collaborazione di piùoperatori nel prendersi cura di un certonumero di pazienti. Il gruppo è diretto daun infermiere e può comprendere opera-tori con minore qualificazione (Oss, Ota).Permane la divisione del lavoro per com-piti, ergo un’assistenza funzionale perroutine, con la differenza, rispetto al mo-dello funzionale, che l’assistenza è ero-gata da parte di un team che comprendel’infermiere “qualificato” e quello ausi-liario (Santullo 2004).Case managementIl Case management (gestione del caso)è un componente del Managed carechiamato anche primary nursing di se-conda generazione (Marriner Tomey1995): è considerato evoluzione, miglio-ramento ed estensione dei concetti fon-damentali del primary nursing. Il Case management fa riferimento adun servizio fornito da professionisti cheforniscono e/o coordinano servizi socialie sanitari (Eggert 1991). Esso implica lagestione clinica di un target di popola-zione di pazienti dall’ammissione alla di-missione e nel follow up. La gestione del caso si concentra su unepisodio di malattia e include tutte learee in cui il paziente riceve assistenza(Marryner Tomey 1995); viene principal-mente utilizzato per pazienti o popolazio-ni di pazienti che richiedono livelli inten-sivi di assistenza.Le principali funzioni sono: la valutazionedei bisogni e dei problemi di natura bio-psico-sociale e spirituale dell’assistito; lapianificazione degli interventi; il monito-raggio continuo e la valutazione degli esiti.

Il Case management è un meccanismoautonomo di miglioramento dell’effica-cia e dell’efficienza dell’assistenza sani-taria, basato sulla logica di coordinamen-to delle risorse da utilizzare per la speci-fica patologia del paziente attraverso lediverse strutture del sistema sanitario. L’approccio del Case management èquello di considerare i pazienti comeun'entità che sta vivendo un percorso dimalattia, allontanandosi della concezio-ne di vedere i pazienti attraverso le curepreviste ed erogate in modo frammenta-rio ed episodico (Chiari & Santullo 2001).

IL mODELLO DEL pRImARY NUSINGLe origini del Primary Nursing risalgonotra la fine degli anni ’60 e l’inizio deglianni ’70 negli Stati Uniti. Esso può essere considerato un’evolu-zione del modello per équipe: infatti, ilPrimary Nursing lo sviluppa e lo miglioraaffinché possa essere finalmente rag-giunta un’alta qualità dell’assistenza.Il termine fu utilizzato per la prima voltada Barton nel 1959 che cita il “primarytherapist” riguardo alla nevrosi istituzio-nale.Ma questo termine divenne importantequando fu applicato e teoricizzato da Ma-rie Manthey nel 1970, nell’ospedale Uni-versitario del Minnesota (Bowers 1989). Il successo del modello diffuso dallaManthey fu di aver trovato un sistemadi organizzazione del lavoro in cui vengo-no enfatizzati responsabilità e professio-nalità. Esso, non solo è un modello orga-nizzativo assistenziale, ma anche unasorta di opportunità per conseguire com-portamenti che sono necessari per af-frontare problemi professionali come loscarso riconoscimento economico, lamancanza di prestigio e di potere, l’esclu-sione dai processi decisionali. Il Primary Nursing è un modello sistema-tico di organizzare l’assistenza infermie-ristica all’interno dei reparti. Partendo dal presupposto che al centrodell’interesse dell’infermiere ci deve es-sere il paziente e non il compito, il mo-dello prevede che un infermiere diplo-mato, chiamato primary nurse, eroghil’assistenza ad un gruppo di pazienti intutti gli ambiti sanitari (ospedaliero, am-

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bulatoriale o domiciliare). L’infermiere mantiene la responsabilitàdell’assistenza di questi pazienti venti-quattro ore su ventiquattro e per tutta ladurata della degenza o di contatto con ilservizio.Qualunque sia il modo di applicazionedel modello i principi del Primary Nur-sing rimangono quelli definiti da M.Manthey (1980) (Macdonald 1988):➢ 1. assegnazione e consenso della re-

sponsabilità per le decisioni prese adun'unica persona;

➢ 2. assegnazione dell’assistenza gior-naliera attraverso il metodo dei casi;

➢ 3. comunicazione diretta da personaa persona.

➢ 4. un’unica persona operativamenteresponsabile della qualità dell’assi-stenza erogata ai pazienti ventiquattroore al giorno e per sette giorni allasettimana.

Il primary nurse elabora quindi tutto ilprocesso di nursing del paziente presoin carico ed è responsabile del raggiun-gimento di determinati obiettivi specificie generali.

mATERIALI E mETODILa presente revisione della letteratura èstata svolta utilizzando la banca dati Me-dline. (Tabella 1)L’obiettivo della presente revisione è ve-rificare se l’introduzione della figura delPrimary Nursing migliora la qualità del-l’assistenza erogata e percepita dai pa-zienti e la soddisfazione degli infermieri. Tali dati potrebbero inoltre essere utiliper cercare di implementare questa fi-gura nella realtà italiana analizzata.La domanda di ricerca è stata: il modelloorganizzativo del Primary Nursing miglio-ra la qualità dell’assistenza erogata epercepita dai pazienti e la soddisfazionedegli infermieri nelle Unità operative peracuti? La revisione degli articoli si è con-centrata, in particolar modo, sulla rileva-zione della qualità dell’assistenza, sullapercezione dei pazienti e degli infermieririguardo all’implementazione del Pri-mary Nursing.

Parole-chiave: Primary Nursing, Nursingstaff, Acute medical unit, Quality ofcare, Patient perception, Outcomes.

RISULTATIPer quanto riguarda la qualità dell’assi-stenza e la percezione dei pazienti, settedegli articoli revisionati hanno notato deisostanziali miglioramenti.In particolare, l’equipe assistenziale re-gistra un miglioramento durante il Pri-mary Nursing che riguardano l’interazio-ne infermiere-paziente perché gli infer-

mieri “conoscono meglio i pazienti” e“si prendono cura di loro più attenta-mente e più individualmente” (Perälä &Hentinen 1989). Inoltre, i pazienti riferiscono grande sod-disfazione delle cure che ricevono ri-spetto ai pazienti assistiti con il sistematradizionale. E riferiscono anche una mag-gior comprensione dei propri bisogni di-

Tabella 1

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mostrato anche dalla considerazione del-la famiglia nel processo di cura (Sellicket al 2003). La miglior qualità dell’assistenza è statarilevata inoltre dalla Senior Monitor in-dex in uno studio condotto su pazientianziani (MacGuire 1991, 1989): qui, l’as-sistito esprime giudizi positivi riguardo ilsuo processo di cura, lo staff infermieri-stico ed è meno probabile che esprimagiudizi negativi.Il gruppo di pazienti a carico del PrimaryNurse è in grado di effettuare molte piùsignificative attività del vivere quotidianorispetto ai pazienti in dimissione (Tho-mas & Bond 1991).Per quanto riguarda la percezione degliinfermieri, uno studio individua che il57% degli infermieri ritiene che il Pri-mary Nurse è un ruolo interessante e ar-ricchisce il loro lavoro: “lavorare comePrimary Nurse è più sistematico, perse-verante, e consente un’interazione piùprofonda tra infermiere e paziente”.Nonostante ciò, gli stessi infermieri ri-tengono sia un compito “faticoso”, “dif-ficile” e delle volte “frustrante” (Perälä& Hentinen 1989). Questo studio mette in risalto anche i ri-svolti negativi di questo setting assisten-ziale, quali l’aumento del lavoro d’ufficioe problemi nel garantire la continuità as-sistenziale del paziente. Nonostante ciò

i miglioramenti evidenziati sono mag-giori rispetto agli svantaggi (Perälä &Hentinen 1989).Gli infermieri, inoltre, percepiscono diavere una maggior percezione dei biso-gni del paziente e dimostrano di averepiù preoccupazione e comunicazionecon la sua famiglia, sono più facilitati afornire informazioni al paziente riguardoalla sua malattia, tendono a contribuirepositivamente all’esperienza di ospeda-lizzazione (Sellick et al 2003). Alexander et al (1981) evidenziano unadiminuzione dell’assenteismo nei repartiin cui è presente un Primary Nurse Lasoddisfazione degli infermieri per il la-voro svolto viene registrata da MacGuire(1990) e Thomas & Bond (1991) e de-scritta come “elevata”.Due articoli non hanno, invece, eviden-ziato differenza, sia nella qualità dell’as-sistenza che nella soddisfazione dei pa-zienti, tra l’implementazione del PrimaryNursing e il modello tradizionale di assi-stenza, ci si domanda addirittura se l’im-plementazione del Pn sia inutile (Nissenet al 1997) e si ritiene che sia un idealeteoretico che non potrà mai essere rag-giunto nella pratica (Rigby et al 2001).

DISCUSSIONEIn generale, i risultati dimostrano che ilmodello del Primary Nursing ha un in-

flusso positivo sulla soddisfazione deipazienti che si sentono appagati da que-sto tipo di modello organizzativo. Perquanto riguarda gli infermieri, è difficilea volte valutare il grado di soddisfazionedi ciascuno, in quanto ogni professioni-sta ha un modo diverso di percepire ilcarico di lavoro, la soddisfazione e i risul-tati del proprio operato.Nonostante ciò, la presente revisione hamostrato che, anche se l’implementa-zione del Primary Nursing comporta unmaggior “lavoro d’ufficio”, la soddisfa-zione dell’attività assistenziale prevalesu quest’ultimo.I migliori risultati sono stati raccolti sullostato di salute, la qualità di vita e la ca-pacità dei pazienti di gestire le propriecure in autonomia: tutti questi ambiti ri-sultano migliorati con l’introduzione ditale modello.Possiamo, quindi, rispondere alla do-manda di ricerca dicendo che l’introdu-zione del Primary Nursing giova al micro-ambiente ospedaliero dove esso è pre-sente perchè migliora la soddisfazionedel lavoro dell’équipe infermieristica e laqualità dell’assistenza fornita ai pazienti.Essi, inoltre, dimostrano di stabilire conpiù facilità un rapporto di fiducia con l’in-fermiere che vedono come “garante” diun processo di cura di alta qualità. Tale fiducia è il cardine su cui si do-

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vrebbe basare il processo assistenziale,in quanto solo coinvolgendo il pazientenel processo di cura, quest’ultimo potràsvolgere il suo effetto. Ma ciò è possibile solo se l’assistito sifida degli infermieri e delle loro capacità,responsabilità e conoscenze. Il Primary Nurse è, quindi, un infermierepienamente consapevole della sua pro-fessionalità, delle potenzialità del suo pa-ziente e degli outcome del processoassistenziale.La realtà italianaNella storia del Nursing la relazione in-fermiere-paziente è sempre stata l’es-senza della pratica.Il Primary Nursing si fonda principalmen-te sulla comunicazione e sulla relazionecon il paziente. La relazione è fondamen-tale per stilare un piano di cura ed inoltreè l’ingrediente principale della soddisfa-zione del paziente e del professionista,così come lo è un risultato positivo dellacura della salute.Tale modello organizzativo ha come ba-se portante proprio la relazione che èconsiderata come un mezzo per unun’assistenza personalizzata e per la for-mazione di un giudizio professionale; es-sa inoltre, permette agli infermieri di fo-calizzare la loro energia nel miglior inte-resse per il paziente ed è la chiave me-diante la quale gli infermieri trovano si-gnificativo il loro lavoro ed è quindi lalinfa dell’assistenza.I retroscena che hanno portato negliStati Uniti e in Inghilterra all’implemen-tazione del Primary Nursing sono socio-economici e professionali.Esso è stato descritto da alcuni autoricome una risposta al declino della fidu-cia alla pubblica autorità, al movimentodei diritti umani e degli utenti e al pro-blema del controllo della qualità (Betz1981). Altri vedono il Pn come una partedel processo dell’evoluzione della pra-tica assistenziale e delle aspirazioni pro-fessionali (Manthey 2002).Le circostanze appena descritte sono at-tuali in Italia e creano un terreno fertileper l’implementazione del modello nelnostro paese, soprattutto in seguito allerecenti riforme sanitarie e alle evoluzioniprofessionali avvenute nell’ultimo de-cennio.

Sul territorio italiano, l’esperienza dell’in-fermiere primario è davvero esigua. I progetti di implementazione del Pn siregistrano a partire dal 2010 al Nord esono in continua, ma lenta evoluzione. Le due strutture che hanno implemen-tato questo modello sono, attualmente,l’ospedale degli Infermi di Biella, in se-guito ad un progetto ideato dal Cespi(Centro Studi Professioni sanitarie), el’ospedale Beata Vergine di Mendrisionel reparto di Chirurgia. Quest’ultimoperò è situato a Bellinzona, comune sviz-zero del Canton Ticino e, quindi, non pro-priamente italiano. Entrambe le realtà italiane hanno eviden-ziato quanto sia stato difficoltoso inse-rire questo modello organizzativo. Inparticolare, si sottolineano la necessitàdi una documentazione infermieristicaintegrata; di piani assistenziali standard;un mutamento della cultura dell’equipeospedaliera, soprattutto dei medici chesi dimostrano diffidenti a questo model-lo; un potenziamento della formazionedei professionisti infermieri e, infine, uncambiamento di responsabilità da “con-divisa” (tipica del modello funzionale) aindividuale.Nonostante ciò, si evidenzia una grandesoddisfazione degli infermieri e dei pa-zienti. Il Pn, infatti, viene definito dalla sua stes-sa ideatrice Marie Manthey: “… Unastruttura organizzativa che finisce percreare, a livello delle unità dei nostriospedali, un ruolo che è davvero profes-sionale per la pratica infermieristica eche ci pone sullo stesso livello degli altriprofessionisti in campo medico, legale,ecc.” (Manthey M., Atti del convegno

“Giornata Studio con Marie Manthey”,Torino 17 dicembre 2012). L’idea di introdurre il modello teorizzatoda Manthey nell’Ospedale degli Infermidi Biella, è nata dalla Coordinatrice delDipartimento di Medicina, Claudia Gatta,quando ci si è resi conto che, in reparto,c’era la fuga di infermieri che volevanoevitare i turni o cercare più soddisfazioniin altri reparti. La proposta si è rivelata un cambia-mento epocale che, oltre a migliorare laqualità dell’assistenza del paziente, haattirato l’attenzione degli infermieri neo-

assunti e di quelli degli altri reparti. Inol-tre, il nosocomio biellese sta diventanoun vero e proprio centro di riferimentoper altre aziende ospedaliere che lo visi-tano incuriositi per approfondire le loroconoscenze e competenze riguardo ilPrimary Nursing.Anche altre realtà italiane stanno speri-mentando il modello assistenziale del Pn. Tra queste ricordiamo le strutture dellaprovincia di Torino: Cto, l’ospedale Ame-deo di Savoia Birago di Vische; l’ospe-dale San Luigi Gonzaga e la Sala dialisidell’ospedale San Vito.

CONCLUSIONILa realtà italiana dimostra un lento svi-luppo nell’implementazione del modellodi Primary Nursing. Infatti, anche se questo dimostra quan-tificabili risultati nel miglioramento dellaqualità assistenziale e nella soddisfa-zione professionale degli infermieri, siha ancora difficoltà ad ammettere (so-prattutto da parte di forze maggiori...)che l’infermiere può assumersi la com-pleta responsabilità del proprio pazienteperché è di sua competenza essendo unprofessionista sanitario laureato e con-sapevole. È chiaro che adottare un modello funzio-nale può giovare da un punto di vista diresponsabilità in quanto essa risulta

“condivisa”, ma occorre ricordare sem-pre che la responsabilità individuale faparte della definizione di professionistae da nessuna parte si parla di “respon-sabilità condivisa” ma bensì di respon-sabilità e basta. Per ammetterlo gli infermieri dovrebbe-ro cercare di migliorare le proprie com-petenze in tutti i campi, non limitandosialla sola clinica. Devono avere anche le conoscenze giu-ridiche che competono alla professionee ricordare che il modello funzionale nonpuò più esistere, così come emanatodall’articolo 1 della Legge 10 agosto2000, n.261 che cita: “Lo Stato e le re-gioni promuovono, nell'esercizio delleproprie funzioni legislative, di indirizzo, diprogrammazione ed amministrative, lavalorizzazione e la responsabilizzazionedelle funzioni e del ruolo delle profes-sioni infermieristico-ostetriche al fine di

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contribuire alla realizzazione del dirittoalla salute, al processo di aziendalizza-zione nel Servizio sanitario nazionale, al-l'integrazione dell'organizzazione dellavoro della sanità in Italia con quelledegli altri Stati dell'Unione europea. IlMinistero della sanità, previo pareredella Conferenza permanente per i rap-porti tra lo Stato, le regioni e le provinceautonome di Trento e di Bolzano, emanalinee guida per: a) l'attribuzione in tuttele aziende sanitarie della diretta respon-sabilità e gestione delle attività di assi-stenza infermieristica e delle connessefunzioni;b) la revisione dell'organizzazione del la-voro, incentivando modelli di assistenza

personalizzata.”Gli infermieri chiedono più responsabilità,più considerazione e attenzioni ma do-vrebbero essere coscienti che devonolottare più delle altre classi professionaliper ottenerle, a causa di un retaggio cul-turale ormai imperniato nel sistema. Perciò, è necessario insistere sul miglio-ramento dei modelli organizzativi e assi-stenziali attuati nei reparti prima ancorache sul riconoscimento delle compe-tenze avanzate.Per questo motivo, si dovrebbero con-solidare le basi, prima di arrivare all’avan-zato. Il modello di Primary Nursing è la stradagiusta da intraprendere per effettuare un

percorso di riconoscimento e di valoriz-zazione della professione infermieristicache si manifesti sulla realtà clinica quo-tidiana e non rimanga solo sulla carta.

AUTORI:Gabriella Facchinetti, studente laureamagistrale in Scienze Infermieristiche eOstetriche, Università Cattolica delSacro Cuore, Roma;Valeria Di Giuseppe, infermiera, Policli-nico Campus Bio-Medico di Roma;Barbara Esposito, studente master inArea critica cardiologica, Università LaSapienza, Roma;Amelia Migliozzi, infermiera, PoliclinicoCampus Bio-Medico di Roma

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BIBLIOGRAFIA

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Infermieri meritevoli oggitra disagio e perplessità

di Anna Laura Fioribello

INTRODUZIONEBackground: dalla formazione…Siamo noi le giovani promesse, gli au-daci guerrieri della corsia… Messi inpanchina dopo anni di riscaldamento.Non ci lasciano entrare in questo campoitaliano, già piagato da lacune sangui-nanti e calpestato da trascurati pieditorti. Trecentosettantacinque promotori di sa-lute disoccupati e risentiti. Ci hanno insegnato come diventare In-fermieri, in un percorso a scale dove lacostanza e la dedizione al lavoro sono,per i pazienti, sinonimo di sopravvivenzae qualità della vita. Così giorno dopo giorno, assimilando co-noscenze e abituando la nostra manoalla giusta tecnica, abbiamo miglioratonoi stessi, accompagnati lungo un sen-tiero che ci ha reso designatori di saluteindipendenti e responsabili di vita altrui.Tenuto conto del contesto socio-econo-mico attuale (che, in qualche modo, mo-tiva lo spirito di rassegnazione generale),i quesiti che ci poniamo riguardano il li-vello di occupazione tra giovani e talen-tuosi infermieri, laureati con una vota-zione superiore a 105/110, nonché l’in-dice di gradimento della propria condi-zione lavorativa e/o professionale.La scelta di non estendere l’oggetto diricerca indistintamente a tutti gli infer-mieri disoccupati (ma restringere il cam-po ai laureati con un punteggio elevato)non è casuale: senza voler screditarechi, per probanti ragioni del tutto com-prensibili, non rientrano nella popolazio-

ne-campione, diventa ancor più incon-cepibile come menti ritenute brillanti dal-l’esito del proprio percorso formativo,ergo efficienti in un contesto sanitarionazionale, non abbiano trovato un ri-scontro considerevole nel mercato dellavoro.…Allo scontro tra meritoe “raccomandazione”Ancora una volta, ma senza volerne giu-stificare i fallaci automatismi, che il Pae-se riversa in una crisi lavorativa ormaiconsolidata, non dovrebbe verificarsiche la percentuale dei non addetti ai la-vori risieda proprio, se non maggiormen-te, tra l'elite dei centodiecisti, soprat-tutto in un contesto in cui la funzioneprofessionale rivolta al mantenimento, eal miglioramento, dello stato di salutedei cittadini, indispensabile per tutti.Indubbiamente, il fenomeno della disoc-cupazione interessa, senza esclusività,tutti i giovani italiani, laureati e non, me-ritevoli o meno, che, per la consuetudinestorica odierna di attribuire in maniera di-plomatica un manifesto ad ogni eventoricorrente, il più delle volte vengono in-clusi nella categoria dei Neet, a rappre-sentare, nel nostro caso, la percentualedei laureati che hanno acquisito compe-tenze risultate subito obsolete per le ri-chieste delle imprese.Alla luce di un simile collasso sociolo-gico, diventa dunque utopico introdurreun concetto più etereo dei precedenti,come quello della meritocrazia.“Meritocrazia vuol dire impegnarsi a nondisperdere i propri talenti; agire per to-gliere tutti quei lacci che impediscono al

merito dei singoli di esprimersi nella suapienezza. Meritocrazia è esigere e daretrasparenza”. Malgrado i buoni propositi, tra i giovanisi è diffusa l'indigeribile cognizione diinutilità del merito, appesantita dallamancanza di opportuni stimoli che esor-tino ad ambire al massimo sviluppo delleproprie competenze. Al contrario, le energie riservate al con-tinuo apprendimento si dileguano in unaconforme sobrietà di idee e di flebili spe-ranze, spesso supportate da un “non nevale la pena”. A rendere la situazione ancor più tesa,resta la viziata opinione pubblica della“raccomandazione” come unica fonte disoluzione a qualsivoglia problema, di na-tura lavorativa o meno. C’è da dire che la parola in sé non deno-ta quell'accezione negativa che, invece,ha assunto, nel tempo, quando è diven-tata sinonimo di scorrettezza. Ad esempio, si può riportare il caso incui, sotto un’autorevole esortazione, unincarico lavorativo venga affidato a qual-cuno poco competente. Se si provasse,però, a pensare che la sollecitazione(evidentemente, ormai essenziale) fos-se rivolta ad una persona meritevole,forse l’idea di “raccomandazione” nonsarebbe così aspra ai nostri occhi.Le Aziende, inoltre, assumendo perso-nale qualificato (previa verifica della realeattitudine al ruolo presunto), a prescin-dere se abbia ricevuto o meno una rac-comandazione, vedrebbero incrementa-re la qualità della produzione, grazie adun’ottimizzazione della governance, ri-

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volta verso una direzione mirata, con-creta ed efficiente.

Parole-chiave: Neet, neolaureato, disoc-cupazione, meritocrazia, raccomanda-zione

mETODO E DISCUSSIONEAziende Sanitarie dovrebbero impegnar-si a garantire una maggiore qualità assi-stenziale infermieristica, qualora, trovan-dosi nella condizione di neo-assunzioni,valutassero esclusivamente il profilo cur-riculare accademico e formativo (a paritàdi esperienza lavorativa pregressa, per-lopiù nulla) o riconducibile al tirocinio uni-versitario nel caso si tratti di neolaureati. Per avere una stima concreta delle pre-messe ipotizzate, è stato somministratoun breve questionario, quale strumentoidoneo per la raccolta di dati facilmenteanalizzabili, ad un campione di 375 infer-mieri, per conoscerne lo stato occupa-zionale ed il grado di soddisfazione pro-fessionale.Si parla di una popolazione rappresenta-tiva degli infermieri meritevoli, di cui il26% appartenente al sesso maschile eil 74% a quello femminile; suddivisi perfasce di età (71% tra i 22 e i 27 anni;17% tra i 28 e i 33; 12% oltre i 34 anni)tra chi ha conseguito con la laurea trien-nale (soltanto l’1% possiede una laureamagistrale) una votazione complessivadi teoria, tecnica e pratica della profes-sione, compresa tra 105 e 109 (53% delcampione) e tra 110 e 110 con lode(47%). Sono infermieri laureatisi negli anniscorsi (l’83% tra il 2012 e gli inizi del2013), dei quali solo il 30% risulta es-sere occupato, malgrado la maggioranza(il 95%) reputi di alto profilo (“buono-ot-timo”) le competenze professionali ac-quisite durante il periodo di formazione. Uno dei quesiti presenti nel questionariorichiedeva ai partecipanti di specificare iltipo di contratto sottoscritto con l’Azien-da: dai dati è risultato che, il 68% dellapercentuale di lavoratori sopra riportataè stato assunto con un incarico a tempodeterminato (in cui sono comprese unafrazione con il part-time, 10%) e una conpartita Iva (17%); l’11%, invece, è divisotra collaborazioni occasionali, tirocini

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extra-curriculari non retribuiti, sostitu-zioni di personale assente, lavoro nero,e dunque non tutelato. Infine, la restante percentuale (22%)fruisce di un contratto a tempo indeter-minato: un rapporto notevolmente infe-riore alle aspettative, ma che potrebbedelineare un margine di crescita nel mer-cato del lavoro sanitario.Inoltre, si è cercato di conoscere qualefosse il collegamento più efficace tra gliinfermieri e il mondo del lavoro, trovan-do una parità di successo tra la media-zione delle società cooperative (32% deicasi) e quella di concorsi e avvisi pubblici(37%). D’altro canto, il 12% sostiene di esserestato assunto tramite menzione racco-mandativa e un 19% finale è diviso tra ilcontatto con le agenzie interinali; la con-segna di curriculum vitae personalmen-te o consultando annunci pubblicati suinternet ed il colloquio nelle aziende pri-vate, talvolta svolto in qualità di opera-tore socio-sanitario. Contrariamente, alla componente delcampione risultata disoccupata (il 64%,cui va aggiunto un 6% di “nuovamentestudente”) è stato chiesto quale fosse

la causa principale della condizione diinattività professionale. Tra le risposte: il 18% non cerca o nonha cercato attivamente lavoro come in-fermiere; il 7% non è disposto a spo-starsi fuori regione (il valore del datotrova riscontro nello stesso 7% della po-polazione che, nello stato sociale, ha di-chiarato di essere convivente e/o coniu-gato); il 40% (una fetta consistente diquesta torta) sostiene che il motivo ba-silare sia di non godere di una menzioneraccomandativa. Infine, il razionale 35%

dichiara di non ricevere quasi mai rispo-sta ai curriculum inviati o che gli vengarisposto di non possedere l’esperienzanecessaria per essere assunto poichèneolaureato; di non aver ricevuto il rin-novo del contratto, una volta scaduto; dinon accontentarsi di essere assunto per

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quattro euro all’ora come Oss o di aprireuna partita Iva, lavorando da libero pro-fessionista senza garanzie; di non riu-scire a superare gli sporadici concorsipubblici o, in caso contrario, di attendereper mesi lo scorrimento delle graduato-rie, molto lento; di trovarsi di fronte alblocco di alcuni concorsi, con particolareriferimento alla categoria degli infermieripediatrici e, spesso, alla revoca di altri,per i quali, inoltre, il più delle volte, è sta-ta versata una tassa di partecipazione

non rimborsabile. Ad accompagnare le risposte, compareun commento frequente insito di dubbirelativi all’effettiva esigenza di richiestadi nuovo personale infermieristico, cau-sato ad esempio del blocco del turnover, condizione che, malgrado l’opinio-ne generale, porta a pensare ad una sa-turazione del mercato che impedisce, difatto, l’assorbimento di ulteriore perso-nale (in questo caso sanitario).

CONCLUSIONIRicapitolando lo scopo della ricerca nelleultime due domande decisive e lascian-do ad altri il potere di un giudizio ponde-rato, si è riscontrato che il 90% dellapopolazione-campione non è soddisfattadella propria condizione lavorativa e cheil 70% afferma che la votazione conse-guita con il titolo di studio dovrebbe ave-re una valenza maggiore tra i requisitiapprezzabili, specie ai fini di un’assun-zione professionale.

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Si lascia al lettore la decisione finale di“irrompere” con qualche sintomaticoespediente in una lotta proclamata ap-parentemente destinata contro i mulinia vento, articolando una possibile varia-zione di rotta che ridesti gli animi spentie sopprima l’urgenza di lamentare, agran voce, un’insofferenza collettiva.

AUTORE:Anna Laura Fioribello, laureata in Infer-mieristica presso l'Università La Sa-pienza, Roma, sede distaccata di Colle-ferro.

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SITOGRAFIA

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Anziano con deterioramentocognitivo: tre approccinon convenzionali a confrontoper la riduzione del disagio psichicodi Noemi Cittadini, Marialucia Portato, Patrizia Ranieri

INTRODUZIONEL’innalzamento dell’età media e l’au-mentare di problematiche relative siaalla gestione della non autosufficienzache dei disturbi cognitivi e comporta-mentali correlati al deterioramento co-gnitivo, ha comportato, in questi ultimianni, un notevole sviluppo della geriatria. Sebbene la medicina e la farmacologiaabbiano seguito di pari passo quest'in-cremento, esse non sono però risultatesufficienti a soddisfare le necessità te-rapeutiche degli anziani. È ormai, quindi, acclarata la necessità disupportare la medicina ufficiale acco-gliendo anche approcci terapeutici e dipromozione del benessere alternativi,visto che, alcuni di questi risultano par-ticolarmente efficaci nel contenimentodel disagio psichico degli anziani con de-terioramento cognitivo.La pratica del tocco-massaggio è statasviluppata agli inizi degli anni ‘70 dallateosofa e sensitiva Dora Van GelderKunz (presidente della Società Teosoficad’America dal 1975 al 1987) e da Dolo-res Kriegerd (professoressa di nursingpresso l’università di New York). È stata approvata nel 1987 dall’Ordinedegli infermieri del Quebec ed è pro-mossa da molte altre organizzazioni pro-fessionali di infermieri. Da allora, il metodo è stato utilizzato consuccesso in molti paesi soprattutto per

la cura ed il trattamento di malati ed an-ziani affetti da demenza. La filosofia che sottende la tecnica deltocco-massaggio si fonda sulla conce-zione, già presente in antichità ed ancoramolto diffusa specie in Oriente, che ilcorpo sia costituito non solo da materiabiologica, ma anche da energia vitale. Questa viene a costituire un vero e pro-prio campo energetico, che mantiene invita il corpo fisico influenzando il funzio-namento degli organi, rinforzando il si-stema immunitario, ed attivando nume-rose funzioni basali. Il campo energetico è diviso in diversistrati che si irradiano dal profondo deitessuti e divengono sempre più sottiliman mano che si procede verso l’ester-no, aumentando di frequenza le loro vi-brazioni. Lavorando su questi strati,quindi, si va ad agire sulla componentepsicofisica, migliorando lo stato di be-nessere (Sblendorio, AA 2010/2011). È necessario distinguere il tocco-mas-saggio dal massaggio tecnico e riabilita-tivo-fisioterapico. Seppure l’infermiereche offre il tocco-massaggio non appli-chi una tecnica specifica, fa comunqueriferimento ad una base razionale rap-presentata dalla conoscenza dell’uomonella sua dimensione non solo fisica, maanche psico-sociale. Il tocco-massaggio ha applicazioni moltovarie: può essere di aiuto sia nel control-

lo di sintomi fisici quali dolore e nauseache relativi alla sfera psichica, come an-sia, depressione, aggressività, soprattut-to in ambito geriatrico, ove risponde an-che al bisogno naturale dell’anziano diessere ancora “toccato e toccabile”(Mele, 2008). Sempre nell’ambito degli approcci alter-nativi, troviamo, inoltre, la musicoterapia. Essa nasce e si sviluppa prevalentemen-te in ambiente psichiatrico, in seguito haallargato i suoi confini di studio e di appli-cazione alla geriatria e alla vasta proble-matica delle demenze. Due aspetti della musica possono averevalenza terapeutica: il primo è la grandeinfluenza che la musica ha sul tono del-l’umore, il secondo è il forte poteremnestico. Infatti, il riascolto di un branomusicale può evocare con molta preci-sione un episodio della vita, ricompo-nendo nella mente non soltanto le ca-ratteristiche temporali e spaziali dell’epi-sodio stesso, ma anche lo stato d’animoche caratterizzava quella circostanza. L’estensione, quindi, dell’utilizzo dellamusicoterapia al campo delle demenzee la sua diffusione in ambito geriatrico, èlegata sostanzialmente a due motivi: ilruolo che i disturbi della memoria e delcomportamento hanno nella demenza ela prevalenza dei disturbi non cognitiviche influenzano negativamente la qua-lità di vita del malato e del network fami-

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gliare e sociale.La definizione più aggiornata di musico-terapia è quella approvata e condivisadalla Comunità Internazionale in occasio-ne dell’VIII Congresso Mondiale di Mu-sicoterapia della World Federation ofMusic Therapy: “La musicoterapia èl’uso della musica e/o dei suoi elementi(suono, ritmo, melodia e armonia) peropera di un musicoterapista qualificato,in rapporto individuale o di gruppo, all’in-terno di un processo definito per facili-tare e promuovere la comunicazione, lerelazioni, l’apprendimento, la mobilizza-zione, l’espressione, l’organizzazione ealtri obiettivi terapeutici degni di rilievonella prospettiva di assolvere i bisogni fi-sici, emotivi, mentali, sociali e cognitivi.La musicoterapia si pone come scopoquello di sviluppare potenziali e/o riabili-tare funzioni dell’individuo in modo cheegli possa ottenere una migliore integra-zione sul piano intrapersonale e/o inter-personale e, conseguentemente, unamigliore qualità della vita attraverso laprevenzione, la riabilitazione o la terapia”(Villani&Raglio, 2004).Partendo da queste premesse, è stataeffettuata una revisione della letteraturanazionale ed internazionale, finalizzata avalutare l’efficacia di tre strategie di ap-proccio non convenzionale alla riduzionedi sintomi psichici nei pazienti anziani af-fetti da deterioramento cognitivo: tocco-massaggio, tocco-massaggio associatoad altri trattamenti e musicoterapia.

mETODILa domanda di ricerca è stata strutturataseguendo il metodo Pico:- Popolazione pazienti anziani affetti da

deterioramento cognitivo e conse-guente disagio psichico;

- intervento trattamento non convenzio-nale;

- comparazione di tre strategie: tocco-massaggio, tocco-massaggio associa-to ad altri trattamenti (musicoterapia,aromaterapia, supporto cognitivo) emusicoterapia;

- outcome riduzione del disagio psichiconella popolazione presa in esame.

Sono stati consultati i seguenti data-base: Cinahl, OvidSp, Cochrane, Pub-Med.

LImITIRelativamente al tocco-massag-gio, si è tentato di rilevare eviden-ze scientifiche recenti limi- tandola ricerca agli ultimi cinque anni. Data l’esiguità di materiale dispo-nibile si è allargato il limite tem-porale agli ultimi 15 anni, consi-derando anche il fatto che, comeè emerso attraverso la letturadegli articoli, la pratica del tocco-massaggio si fonda su una con-cezione del corpo antica che nonha subito grandi trasformazioninel corso del tempo. Altro limite imposto alla ricerca èstato quello riguardante, ovvia-mente, l’età (>65 anni); non sonostati messi limiti per quanto ri-guarda la tipologia degli studi,

data la scarsità di referenze disponibili. Per quanto riguarda, invece, la musico-terapia, il materiale disponibile è risultatoessere sia molto recente che qualitativa-mente e quantitativamente rilevante. Si è quindi scelto di limitare la ricerca agliultimi cinque anni, e, tra gli studi caratte-rizzati da maggiore evidenza scientifica,è stata selezionata una review con me-ta-analisi del 2013. A partire da quest’ultima sono statescelte altre tre referenze riguardanti stu-di Rct posteriori. Anche qui, naturalmen-te, è stato imposto come limite quelloriguardante l’età.Criteri di inclusione ed esclusione Relativamente al tocco-massaggio, sonostati esclusi tutti gli articoli riguardantitecniche specifiche di massaggio (riabi-litative, fisioterapiche etc) e popolazionenon conforme alla domanda di ricerca

(malati oncologici, malati psichiatrici etc). Sono stati, invece, inclusi tutti quelli ri-

guardanti pratiche di massaggio nonbasato su tecniche specifiche (an-

che se non espressamente defi-nito tocco-massaggio), ma

che, dalla lettura degli arti-coli risultava essere

coerente con la defi-nizione di tocco-

massaggio rica-vata da un pri-mo approfondi-mento dell’ar-gomento sulmotore di ricer-ca Google Scho-

lar. Relativamente, in-

vece, alla musicoterapia,sono stati presi in considerazione studiriguardanti la riduzione del disagio psi-chico nella popolazione presa in esa-me,caratterizzati da maggiore evidenzascientifica (Rct, review di Rct ed altri trialsperimentali) e dell’anno 2013. Strategia di ricercaTocco-massaggioSono state utilizzate le seguenti parolechiave: elderly, massage, touch mas-

sage, healing massage, mas-sage therapy, anxiety, agitation,depression, cognitive impair-

ment, combinate fra loro con gliopera- tori booleani, sui diversi database,nel-l’ambito di ripetute ricerche. Sono stati selezionati e richiesti 20 arti-coli: cinque non sono stati reperiti dallabiblioteca digitale, anche contattando di-rettamente gli autori, altri sette articolisono stati scartati perché non rispon-denti alla domanda di ricerca, in quantoriguardanti popolazione anziana ma nonaffetta da deterioramento cognitivo o re-lativi a tecniche di massaggio di tipo ria-bilitativo.MusicoterapiaSono state utilizzate le seguenti parole-chiave: music therapy, dementia combi-nate con l’operatore booleano “and” inuna ricerca sul database Pub Med.Sono stati reperiti immediatamente 28articoli dei quali sono stati selezionati unreview e tre studi posteriori su anzianiresidenti con disagio psichico.

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RISULTATI Tocco-massaggioHolliday-Welsh, Gessert e Renier (2009Usa) in uno studio prospettico, finalizza-to ad esaminare le potenzialità del mas-saggio nel contenimento dell’agitazionein 52 residenti affetti da deterioramentocognitivo, ne evidenziano l’efficacia. L’agitazione è stata valutata mediantescala basata sui cinque sintomi compor-tamentali del Minimum Data Set (Mds):delirante, verbalmente agitato/ingiurioso,fisicamente agitato/ingiurioso, socialmen-te inappropriato/distruttivo, resistente al-le cure. L’agitazione è stata misurata cinque vol-te durante un periodo di un’ora: dei cin-que comportamenti di agitazione esami-nati in questo studio, il massaggio è sta-to associato ad un miglioramento signi-ficativo per quattro: delirio, agitazioneverbale/comportamento ingiurioso, agi-tazione fisica/ comportamento ingiuriosoe resistenza alle cure.Nei residenti con livelli significativi di agi-tazione alla baseline, gli effetti osservatidel massaggio sull’agitazione aumentano. Song, Rye-Hun, Kim, Do-Hwan (2006

Corea) in uno studio quasi sperimentalecontrollato, condotto su 50 anziani resi-denti in due diversi istituti, hanno valu-tato gli effetti del massaggio plantare suidisturbi del sonno, la depressione e gliindici fisiologici degli anziani in istituto.I soggetti sono stati distribuiti in duegruppi di 25 membri ciascuno. Il grupposperimentale è stato sottoposto a 12 se-dute di massaggio plantare di 30 minuti.Per la valutazione dello stato cognitivo èstato utilizzato il Mmse-K, versione co-reana del Mini-Mental-Test. È stata, inoltre, effettuata una rileva-zione degli indici fisiologici (concentra-zione plasmatica di serotonina, cortisolosierico), prima e dopo il massaggio plan-tare. Il gruppo sperimentale ha avuto au-mento dei livelli ematici di serotoninacon conseguente miglioramento dellaqualità del sonno e degli aspetti depres-sivi rispetto al gruppo di controllo. Kolkaba, Shirm e Steiner (2006 Usa)hanno condotto uno studio randomizza-to controllato (Rct) su 60 pazienti anzianiricoverati in due istituti del Midwest, fi-nalizzato atestare l’efficacia del massag-gio della mano come intervento mirato

ad incrementare il benessere, il livello disoddisfazione e la riduzione dell’ansia. I partecipanti sono stati suddivisi in duegruppi, rispettivamente di 35 e 25 sog-getti: il gruppo sperimentale è stato sot-toposto a tocco-massaggio della mano.I dati sono stati raccolti mediante som-ministrazione del General Comfort Que-stionnaire (Gcq) al T1-T2-T3. L'analisi dei risultati non ha mostrato va-riazioni significative tra i gruppi rispettoalle differenze di comfort. La soddisfa-zione per la cura e la riduzione dell’ansiaè stata significativamente più elevata alT3 sia per il gruppo sperimentale cheper il gruppo di controllo, sebbene ilgruppo sperimentale abbia avuto unmaggiore incremento del livello di sod-disfazione media nel tempo rispetto algruppo di controllo. Sansone e Schmitt (2000 Usa), in unostudio prospettico condotto su 59 pa-zienti anziani dementi, hanno valutatol’efficacia di un trattamento (distinto intre fasi per un totale di 12 settimane) ditocco massaggio sull’agitazione e i com-portamenti aggressivi. Per la rilevazionedello stato di demenza o agitazione nei

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pazienti è stato utilizzato il MinimumData Set 2.0 (Mds2). Nel follow-up è stata usata la Compre-hensive Assessment and Referral Eva-luation (scala di valutazione ansia/agi-tazione). I livelli dell’ansia sono molto piùelevati nella prima fase di trattamento ri-spetto alle due successive.Tocco-massaggio associato ad altri trat-tamenti (musicoterapia, aromaterapia,supporto cognitivo)Remington (2002 Usa) ha condotto unostudio sperimentale controllato (Rct) fi-nalizzato a valutare l’efficacia dell’appli-cazione del massaggio alle mani e dellamusica rilassante sulla riduzione delcomportamento agitato in anziani istitu-zionalizzati affetti da Alzheimer, demen-za senile e multinfartuale. Il campione si compone di 68 pazienti (59F e 9 M) con età >60 anni, residenti inquattro diverse strutture. Gruppo 1: trat-tato con musica rilassante e tocco mas-saggio della mano; gruppo 2: trattato solocon musica rilassante; gruppo 3: trattatosolo con tocco-massaggio della mano;gruppo 4: sottoposto a nessun intervento.Tempo di esposizione 10 minuti. Per registrare la frequenza dei compor-tamenti agitati è stata utilizzata la Co-hen-Mansfield Agitation Inventory (Cmai).Per tutti i gruppi esposti all’interventosi è avuta riduzione dell’aggressività siaverbale che fisica. Non si sono riscontra-ti benefici aggiuntivi nell’esposizione si-multanea (tocco massaggio della manoe musica rilassante). Nel gruppo di controllo non si è avuta ri-duzione dell’aggressività.Lee, Soon Young (2005 Corea), in uno stu-dio quasi sperimentale controllato, con-dotto su 61 pazienti anziani affetti da Al-zheimer suddivisi in tre gruppi disoggetti (Gruppo 1: 20 pz, 8 M e 12 F;gruppo 2: 20 pz, 10 M e 10 F; gruppo dicontrollo: 21 pz, 9M e 12F), hanno valu-tato l’efficacia del massaggio alle manicon olio essenziale di lavanda sulle fun-zioni cognitive, le emozioni ed i compor-tamenti aggressivi. Le funzioni cognitive sono state valutatepreventivamente mediante Mini MentalState Examination (Mmse), le emozionimediante Apparent Emotion Rating (Aer)e l’aggressività mediante Ryden Aggres-

sion Scale (Ryden 1988). Relativamentealle funzioni cognitive non vi è differenzafra il gruppo 1 (massaggio all’olio di la-vanda) ed il gruppo 2 (massaggio all’oliodi jojoba) e a quello di controllo (nessuntrattamento). Il gruppo 1 ha, invece, mo-strato differenze significative rispetto siaal gruppo 2 che al gruppo di controllo re-lativamente ad emozioni e comporta-menti aggressivi.Hulme, Wright, Crocker, Oluboyede eHouse (2009 UK) in una revisione dellaletteratura hanno valutato l’efficacia di di-versi trattamenti non farmacologici (fracui il tocco massaggio) per contenere isintomi psicologici e comportamentali(aggressività, delirio, agitazione, ansia,condotta alimentare) della demenza. So-no state selezionate dall’articolo le tre re-visioni di studi relativi all'utilizzo del toc-co massaggio sui sintomi comportamen-tali e psicologici (Viggo Hansen et al.,2006; Livingston et al., 2005; Cohen-Mansfield, 2001). Gli strumenti di rileva-zione dei dati e le caratteristiche dei cam-pioni oggetto di studio non sono men-zionati nell’articolo. I risultati emersi dal-le tre revisioni concludono che non vi èalcuna evidenza definitiva che il massag-gio riduca delirio, ansia e aggressività.Oltre a questi studi, è stata presa in consi-derazione anche una review (Schiff, 2006Germania) che include in tutto 18 studi,fra cui otto Rct, una meta-analisi di novestudi e otto studi sperimentali pre-test epost-test ed uno studio quasi sperimen-tale con campione non randomizzato.Questa ha valutato gli effetti del massag-gio sulla schiena, semplice od associatoad aromaterapia, musicoterapia o con-versazione. Dal confronto fra i vari studi,l’autore conclude che questi interventipromuovono il rilassamento ed il sonnoe che sono percepiti come molto piace-voli dagli anziani, ma non vengono spie-gate nel dettaglio le ragioni di questieffetti ed il ruolo del tocco. Sono quindinecessarie altre ricerche per perveniread evidenze definitive.

MusicoterapiaIl primo studio preso in considerazioneè una revisione della letteratura condot-ta in diversi database (Medline, Cinahl,PsycInfo, e Igaku Chuo Zasshi) includen-

te 20 studi (Rct, studi clinici controllati,studi di coorte), sui quali è stata effet-tuata una meta-analisi con DifferenzeMedie Standardizzate (Smd) (Ueda, Su-zukamo, Sato & Izumi, Marzo 2013Giappone). Questo ha avuto lo scopo di indagare glieffetti della musicoterapia sui SintomiComportamentali e Psicologici della De-menza (Bpsd), sulla funzione cognitiva esulle attività della vita quotidiana nei pa-zienti con demenza. Gli strumenti utiliz-zati per la rilevazione dei dati sono basatisu scale riconosciute a livello internazio-nale quali Mmse Gds Gcol, Npi-Q, Cmailong etc. I risultati hanno mostrato che la terapiamusicale ha avuto effetti moderati sull’ansia e piccoli effetti sui sintomi com-portamentali. In studi di durata >3 mesi,la musicoterapia ha avuto grandi effettisull’ansia, si mostra quindi efficace perla gestione dei Bpsd. Ridder, Stige, Qvale e Gold (Aprile 2013Danimarca) hanno effettuato uno studioRct in crossover, finalizzato ad esami-nare l'effetto della musicoterapia indivi-duale sull’agitazione nelle persone conmoderata/grave demenza e ad esplorareil suo effetto sull’utilizzo dei farmaci psi-cotropi e sulla qualità di vita. Quarantadue partecipanti con demenzasono stati randomizzati in due gruppi, unosottoposto ad una sequenza di sei setti-mane di musicoterapia individuale e l’al-tro a sei settimane di cure standard. Gli outcome misurati sono stati i se-guenti: agitazione, qualità di vita e far-maci assunti. I risultati hanno evidenziato che l’agita-zione era aumentata nel gruppo sottopo-sto a terapia standard e diminuita nelgruppo sperimentale. La prescrizione di farmaci psicotropi èaumentata significativamente nel grup-po sottoposto a trattamento standard. Chu, Yang, Lin, Ou, Lee, O'Brien, e Chou.(maggio 2013, Cina) hanno effettuato unRct prospettico finalizzato a determinarel'efficacia della musicoterapia di gruppoper migliorare la depressione e ritardareil deterioramento delle funzioni cognitivein soggetti anziani istituzionalizzati condemenza. È stato esaminato un campione di 104

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persone anziane con demenza assegna-te casualmente al gruppo sperimentaleed al gruppo di controllo. Il gruppo spe-rimentale ha ricevuto 12 sedute di mu-sicoterapia di gruppo (due sessioni da 30minuti a settimana per sei settimane),ed il gruppo di controllo ha ricevuto curetradizionali. Sono stati raccolti dati quattro volte: unasettimana prima dell'intervento, nellasesta sessione dell'intervento, nella do-dicesima e ad un mese dopo la sessionefinale.I risultati hanno mostrato che la musico-terapia di gruppo riduce la depressionenelle persone con demenza. Infatti, mi-glioramenti nella depressione si sonoverificati subito dopo la musicoterapia esono stati evidenti durante tutto il corsodel trattamento. Il livello di cortisolo non è diminuito inmodo rilevante dopo l’intervento. La fun-zione cognitiva è significativamente mi-gliorata sia alle rilevazioni intermedie chead un mese dopo il termine delle sessioni.L’intervento di musicoterapia di gruppoha avuto l'impatto maggiore in soggetticon demenza lieve e moderata. Sakamoto, Ando e Tsutou (Maggio 2013Giappone) hanno condotto uno studioRct su di un campione di 39 persone af-fette da Alzheimer di grado severo, as-segnate a due gruppi di intervento dimusicoterapia (passiva o interattiva) e adun gruppo di controllo non sottoposto amusicoterapia. A breve termine sonostati valutati gli effetti sulla rispostaemotiva e sui livelli di stress misurati, ri-spettivamente, con Autonomic NerveIndex e Faces Scale.A lungo termine è stato valutato il cam-biamento degli Bpsd attraverso la Beha-vioral Pathology in Alzheimer's Disease(Behave-Ad) Rating Scale. Lo stato emotivo è migliorato maggior-mente attraverso l’intervento interattivo.Inoltre, una maggiore riduzione a lungotermine dei Bpsd è stata osservata nelgruppo sottoposto ad intervento interat-tivo, rispetto a quello sottoposto ad in-tervento di musica passiva ed al gruppodi controllo non sottoposto a trattamento.

Analisi critica degli studiPer quanto riguarda il livello di evidenza

scientifica degli studi presi in considera-zione, si può affermare, innanzitutto, chesia gli studi condotti da Kolkaba et al.(2006) e Remington (2002), relativi altocco-massaggio, sia tutti quelli riguar-danti la musicoterapia, sono caratteriz-zati da maggiore affidabilità trattandosidi trial clinici randomizzati e controllati,nonostante non si tratti di studi in doppiocieco che avrebbero rappresentato lamassima affidabilità dei risultati. Immediatamente a seguire, scendendonel livello di evidenza, si trovano i duestudi coreani quasi sperimentali control-lati di Song Rye-Hun et al. (2006) e Lee,Soon Young (2005 Corea). I soggetti esaminati non sono stati asse-gnati al campione in modo casuale equesto rende i risultati sicuramente me-no validi rispetto agli studi sopracitati,comunque sembrerebbe che le variabilidipendenti siano state misurate in modopiuttosto accurato, sia nel pre test chenel post test. Gli studi di Holliday-Welsh et al. (2009)e Sansone et al. (2000) sono, invece, en-trambi caratterizzati da un disegno di ti-po prospettico, con una rilevazione pre-test dei livelli delle variabili misurate eduna valutazione in più fasi al follow up.Sebbene non sia presente un gruppo dicontrollo, e non sia chiaro se l’assegna-zione dei soggetti sia avvenuta in modocasuale, gli studi sembrerebbero offrirerisultati sufficientemente attendibili. Dal punto di vista degli strumenti di rile-vazione dati, in tutti gli studi sono stateutilizzate scale di valutazione validate alivello internazionale per misurare i di-versi sintomi psichici (in particolare rela-tivi ad ansia ed agitazione) sia alla base-line che dopo l’intervento. In particolare, uno studio (Kolkaba et al.,2006) adotta anche un questionario strut-turato con scala di tipo likert. Ciò rafforzala validità dei risultati emersi.In tutti gli studi relativi al tocco-massaggio,i campioni si mostrano omogenei rispettoalla variabile numerosità offrendo un cer-to grado di confrontabilità, nonostante ildiverso disegno di studio; tuttavia il nu-mero tende ad essere piuttosto esiguo(numero medio di soggetti: circa 58). Gli studi sugli effetti della musicoterapia,per quanto riguarda la numerosità, offro-

no due campioni omogenei (Ridder et al.,Aprile 2013; Sakamoto et al., Maggio2013) ed uno nettamente più consisten-te (Chu Het et al., Maggio 2013). Ma,trattandosi di studi caratterizzati da unametodologia particolarmente valida, ri-sultano comunque confrontabili tra loro. La review di Hulme et al. (2009) invece,sarebbe stata certamente più efficacenel soddisfare la domanda di ricerca seavesse menzionato gli strumenti utiliz-zati nella rilevazione dei dati e le caratte-ristiche del campione degli studi inclusi. Molto più esauriente è invece il lavoro diSchiff (2006) che sintetizza in diverse ta-belle gli studi presi in considerazione, indi-cando con molta precisione: disegno del-lo studio, tipo di intervento, strumenti, ri-sultati. Inoltre gli studi sono tutti speri-mentali ed è importante la presenza di Rct.

CONCLUSIONIDall’analisi dei risultati di tutti gli studi pri-mari presi in considerazione, tranne cheper le due review (Hulme et al., 2009;Schiff, 2006), emerge un certo grado diefficacia del tocco-massaggio (sia sem-plice sia in associazione ad altri tratta-menti) nel contenimento dei sintomi psi-chici (delirio, aggressività, ansia, depres-sione). Lo studio che analizza gli effetti del mas-saggio associato ad aromaterapia (Lee,Soon Young, 2005 Corea), avrebbe dovuto,per essere più rispondente al quesito di ri-cerca, essere caratterizzato anche da ungruppo sperimentale sottoposto a tratta-mento basato solo sul massaggio. Tuttavia, la comparazione fra i gruppisottoposti a massaggio associato ad aro-materapia e gruppo di controllo, ha co-munque evidenziato gli effetti positividel massaggio relativamente a statoemotivo e comportamenti aggressivi. Risultati contrastanti, però, vengono pre-sentati sia dalla review di Hulme et al.(2009), che indica che non vi è alcunaevidenza definitiva che il massaggio ri-duca delirio, ansia e aggressività, siadalla review di Schiff (2006). Anche quest’ultima, infatti, concludeche il massaggio e gli interventi ad essoassociati, promuovono il rilassamentoed il sonno e sono percepiti come moltopiacevoli dagli anziani, ma non si spie-

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gano le ragioni di questi effetti ed il ruolodel tocco. Inoltre, un grosso limite della ricerca èstato rappresentato dalla difficoltà di re-perire articoli recenti sull’argomento chenon ha reso possibile un’analisi più appro-fondita dell’efficacia del tocco-massaggioed una comparazione fra gli effetti rispet-to alla possibilità di trattare sedi diversedel corpo. Per colmare, quindi, queste la-cune si rendono necessari ulteriori studiche offrano maggiore evidenza rispettoall’efficacia di questa pratica sul conteni-mento dei sintomi psichici del pazienteanziano con deterioramento cognitivo. Sarebbe importante pervenire a conclu-sioni definitive che consentirebbero diutilizzare il tocco- massaggio in integra-zione o, addirittura, in alternativa al trat-tamento farmacologico, evitandone cosìgli effetti collaterali; particolarmente de-stabilizzanti soprattutto in questo tipo dimalato. Al contrario, dall’analisi degli studi rela-tivi agli effetti della musicoterapia, emer-ge una maggiore evidenza sull’efficaciadi quest’ultima nel contenimento del di-sagio psichico nell’anziano con deterio-

ramento cognitivo. Infatti, anche pren-dendo in considerazione lo studio di Re-mington et al. (2002), che pone a con-fronto tocco-massaggio, tocco-massag-gio associato a musica e solo musicote-rapia, si evidenzia che non si riscontranobenefici aggiuntivi nell’esposizione si-multanea (tocco massaggio della manoe musica rilassante) rispetto al tratta-mento di sola musicoterapia.Tutti gli studi mostrano che la musicote-rapia è efficace nel contenimento del di-sagio psichico di live/media entità, so-prattutto per quanto riguarda l’ansia esoprattutto in caso di interventi protrattinel tempo (Ueda et al., 2013). Lo studio di Chu et al. (2013), evidenziache la musicoterapia è efficace nel con-tenimento dell’ansia nei pazienti con de-terioramento di media e lieve entità incaso di trattamento di gruppo. Invece, lo studio di Ridder et al. (2013)evidenzia che tali effetti si hanno anchein caso di disturbi di entità medio/gravequando il trattamento è di tipo individua-le, con riduzione della somministrazionedei farmaci psicotropi. Nel caso di trattamento di gruppo, risulta

più efficace l’approccio interattivo, siaper quanto riguarda lo stato emotivo chei Bpsd, anche in caso di Alzheimer digrado severo (Sakamoto et al., 2013). Sulla base di quanto emerso dall’analisidella letteratura, si può concludere chela comparazione fra i tre diversi approcciha rivelato che la musicoterapia è il trat-tamento maggiormente rispondente al-l’esigenza di trattare il disagio psichiconella popolazione presa in esame. Quindi, nella pratica clinica, rispetto altocco-massaggio, la musicoterapia ècertamente l’approccio da promuovere,soprattutto considerato il fatto che sonoevidenti gli effetti di riduzione del tratta-mento farmacologico, così difficile dagestire in questo tipo di pazienti.

AUTORI:Noemi Cittadini, infermiera, lavora pres-so la casa di cura Villa Domelia;Marialucia Portato, infermiera, lavorapresso il Centro disturbi alimentari Asl 3Genovese;Patrizia Ranieri, infermiera, lavora pressoUoc Oftalmologia Ospedale OftalmicoAsl RM E.

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BIBLIOGRAFIA

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Utilizzo della crioterapia nellariduzione dello sviluppo dellamucosite orale in pazienti oncologicisottoposti a chemioterapia

di Marco Paturzo, Mauro Galluccio

INTRODUZIONELa mucosite orale fa parte delle compli-canze più comuni durante e dopo il trat-tamento antineoplastico.Lo scopo di questa ricerca bibliograficaè valutare l’efficacia di un intervento nonfarmacologico, quale la crioterapia, neltrattamento e prevenzione della muco-site orale in pazienti oncologici sottopo-sti a regime chemio/radioterapico.

mATERIALI E mETODILa ricerca è stata condotta nei databaseCochrane Collaboration, Pubmed, pren-dendo in considerazione solo meta ana-lisi di Rct, Rct e revisioni sistematiche.Per il reperimento dei full text e degli ab-stract degli articoli, si è consultata la bi-blioteca on line del Collegio Ipasvi diRoma.Sono stati analizzati due recenti revisionisistematiche (2013 e 2011) e cinque ar-ticoli della revisione sistematica dellaCochrane Collaboration pubblicata nel-l’aprile del 2011.

RISULTATIDall’analisi degli articoli emerge l’effica-cia della crioterapia orale durante l’infu-sione in bolo di 5-FU, per la prevenzionedella mucosite orale.È efficace tenere i cubetti di ghiaccionella cavità orale per 30 minuti durante

il bolo di 5-fluoruracile, poiché il pazientetollera meglio tale procedura. Nei pazienti affetti da mieloma multiploe sottoposti a trattamento chemiotera-pico con melphalan 200 mg/m², seguitoda trapianto di midollo osseo autologo,si è notato che la somministrazione dicubetti di ghiaccio 30 minuti prima e 6ore dopo l’infusione del melphalan 200mg/m², riduce notevolmente la muco-site orale. Inoltre, dopo un trapianto allogenico edurante la somministrazione dell’agenteantineoplastico Methotrexate, la sommi-nistrazione della crioterapia non riducelo stadio di mucosite orale severa.

CONCLUSIONIL’utilizzo della crioterapia da parte delpersonale infermieristico, per la preven-zione e trattamento della mucosite oraleè efficace in pazienti sottoposti a che-mioterapia, diminuendone il dolore e fa-vorendone la nutrizione.

Parole-chiave: palliative care; oral muco-sitis; cancer; cryotherapy.

INTRODUZIONENegli ultimi quindici anni, il trattamentodelle patologie neoplastiche è divenutomolto efficace con tassi di sopravvivenzasuperiori al 70%. (Gatta et al., 2002)

Purtroppo, si sono associati degli effetticollaterali secondari, che incidono, note-volmente sulla qualità di vita del pa-ziente oncologico: la mucosite rientra trale complicanze più comuni durante edopo il trattamento antineoplastico.La mucosite è una complicanza che col-pisce, approssimativamente, il 35-40%dei pazienti che ricevono chemio-radio-terapia ed è il risultato dell’azione cito-tossica degli agenti chemioterapici deglieffetti locali delle radiazioni sulla mucosaorale. (Baronciani et. al.,2009)Molteplici fattori relativi al paziente gio-cano un ruolo determinante nello svi-luppo di mucosite post chemioterapia:l’età, lo stato nutrizionale, il tipo di ma-lattia, la condizione della cavità oraleprima del trattamento chemioterapico,l’igiene orale durante il trattamento, nesono un esempio. (Pico et al 1998). Inoltre, la mucosite rappresenta un fat-tore di rischio significativo anche per in-fezioni sistemiche e un peggioramentoo decadimento delle condizioni psicofi-siche dei pazienti in trattamento. (Keefeet al.,2007).Gli agenti chemioterapici più frequente-mente associati alle mucositi sono gliantimetaboliti, che comprendono etopo-side, 5-FU e metotrexate.Altri agenti associati a mucositi orali so-no: beomicina, cisplatino, ciclofosfamide,

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docetaxel, doxorubucina, mitomicina,paclitaxel, vinblastina, vincristina e vino-relbina. Gli infermieri, di conseguenza, giocanoun ruolo fondamentale nell’assistenza alpaziente con mucosite e nella gestionedelle complicanze.Più precisamente i livelli di competenzarichiesti sono:1. constante osservazione infermieristi-

ca dei pazienti a rischio di sviluppo dimucositi;

2. attuazione d’interventi infermieristiciscientificamente validati in grado di ri-durre lo sviluppo di mucositi;

3. somministrazione di terapie non far-macologiche per trattare la mucosite;

4. assistenza al paziente con complican-ze secondarie a mucosite.

Tuttavia, nella molteplicità d’interventimirati alla riduzione della tossicità sullemucose da parte dei chemioterapici, de-sideriamo, con tale ricerca bibliografica,porci come obiettivo l’analisi dell’effica-cia di un intervento non farmacologico:la crioterapia.

STRUmENTI E mETODIStrategie utilizzate per laricerca bibliograficaLa scelta di analizzare questo interventoè dettata dal voler osservare come l’ap-plicazione di attività prettamente infer-mieristiche, come la somministrazionedi ghiaccio (crioterapia), incidano sullaprevenzione delle mucositi orali in pa-zienti oncologici sottoposti a chemiote-rapia.

Dopo aver individuato la domanda di ri-cerca, per rendere la revisione bibliogra-fica corretta, si è adottato il sistema

“facet analysis” per focalizzare il puntoimportante ed analizzare correttamentei possibili contenuti da prendere in esa-me. (Tab.1)Nella tabella 2 sono elencati i termini diricerca in inglese, utilizzati indistinta-mente nelle banche dati esaminate. Inoltre, data la specificità della domanda,si è preferito svolgere la ricerca su Pub-med e Cochrane Library banche dati incui sono stati identificati gli ultimi articolidi massima evidenza pubblicati. Per quanto concerne i criteri di inclu-sione ed esclusione degli articoli, sonostati inclusi nella ricerca articoli solo inlingua inglese. Non sono stati applicarelimiti alla ricerca per osservare la vastaapplicabilità dell’intervento dato che l’ar-gomento in questione è ancora molto di-battuto dalla letteratura scientifica.I full text e gli abstract sono stati reperititramite la biblioteca on line del CollegioIpasvi di Roma.Descrizione dei dati estratti dalla ricerca

Non sono stati imposti limiti alla ricercabibliografica, poiché la finalità è di mas-simizzare la specificità del risultato.La strategia di ricerca utilizzata ha consen-tito di reperire i seguenti articoli. (Tab.3)

I RISULTATI DELLA REVISIONE BIBLIOGRAFICALetteratura identificataGli articoli che abbiamo ritenuto perti-nenti (vedi sezione Articoli) per la nostraricerca e che risultano cronologicamentei più recenti e di comprovata evidenzasono due revisioni sistematiche, di cuiuna revisione sistematica pubblicata nel2013 (Support Care Cancer (2013) 21:327–332), e l’altra revisione sistematica(Cochrane Library Issue 4) pubblicatanell’aprile del 2011 che prende in consi-derazione la letteratura scientifica in me-rito, a partire dal 1950 fino al 7 marzo2011. Non sono stati identificati articoli suc-cessivi a gennaio del 2013. (Tab.4)

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Tabella 1. “Facet Analysis”

Tabella 2. Parole-chiave

Tabella 3. Articoli reperiti

Tabella 4. Sistematic Review identificati

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Tabella 5. Systematic review di Douglas, Peterson et al., 2013

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ANALISI CRITICA DELLA LETTERATURANello Special article reperito in full textsu PubMed si evince una ulteriore revi-sione sistematica dell’utilizzo della crio-terapia orale per la gestione delle mu-cositi orali causate dalle terapie oncolo-giche come approfondimento della pre-cedente revisione di Worthington H.V etal., 2011, la quale sarà successivamenteanalizzata.Nella systematic review di Douglas E.Peterson et al., 2013, si è analizzata l’ef-ficacia delle linee guida e delle clinicalpractice in riferimento all’uso della crio-terapia orale per la prevenzione e/o iltrattamento delle mucositi orali genera-te dalle terapie antiblastiche.Sono stati presi in considerazione 22studi clinici (Rct e Tc) e due meta-analisiche confermano ciò che nella revisionedi Worthington H.V et al. 2011, è statoprecedentemente dimostrato ossia chel’utilizzo della crioterapia orale per la pre-venzione della mucosite orale in pazientiche ricevono boli di 5-FU, oppure altedosi di melphalan, è efficace. Va notato come anche l’utilizzo della clo-rexidina possa dare benefici analoghi allacrioterapia. (Tab. 5)Nell’analizzare la sistematic review di

Worthington HV et al. 2011, della Co-chrane Collaboration si evincono gli in-terventi efficaci nella prevenzione e neltrattamento della mucosite orale in pa-zienti sottoposti a chemioterapia. Tale revisione analizza tutti gli studi pub-blicati fino al 7 marzo 2011. Nella revisione della Cochrane sonoelencati numerosi interventi per i quali èstato dimostrato un beneficio nella pre-venzione o nel trattamento della mucosi-te orale indotta da trattamento chemio-terapico, tra i quali anche l’utilizzo dellacrioterapia. (Tab. 6)La crioterapia risulta essere uno degli in-terventi per i quali è stata dimostrata, at-traverso studi controllati e randomizzatie meta-analisi, una differenza statistica-mente significativa rispetto all’utilizzo diplacebo o nessun trattamento, nei trestadi della mucosite (“lieve”, “modera-ta”, “severa”).

AppROFONDImENTO DELLA REVISIONEAnalisi singolare degli studi della Cro-chane Library (2011).Nello studio controllato e randomizzatodi Mahood D.J et al. 1991 è ipotizzatoche la crioterapia orale, inducendo vaso-costrizione e riducendo temporalmente

il flusso di sangue alle mucose orali, seutilizzata durante il momento di piccosierico del 5-FU, possa ridurre l’inciden-za di mucositi orali. Per verificare questa ipotesi sono statiarruolati nello studio 95 pazienti, candi-dati a ricevere il primo ciclo di chemio-terapia con 5-FU e acido folinico, e ran-domizzati ad assumere crioterapia du-rante l’infusione di 5-FU o ad essere in-clusi nel gruppo di controllo.Si riscontra una riduzione significativadell’incidenza di mucositi nel gruppo sot-toposto a crioterapia, secondo la valuta-zione del medico referente (P=0.0002)e del paziente stesso (P=0.0001). (vedifull text Cochrane library)Lo studio controllato e randomizzato diRocke LK et al. 1993 confronta l’effica-cia di due differenti tempi di crioterapiaorale nella prevenzione delle mucositiorali da infusione di 5-fluoruracile. Ven-gono inclusi un totale di 178 pazienti,randomizzati a ricevere 30 o 60 minuti dicrioterapia orale durante l’infusione di 5-fluoruracile e acido folinico. Entrambi i gruppi risultano avere gradi si-mili di mucositi. Pertanto, si continua a raccomandarel’utilizzo di crioterapia per 30 minuti du-rante il bolo di 5-fluoruracile, poiché il pa-

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Tabella 6. Systematic review di Worthington et al., 2011

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ziente tollera meglio tale procedura.Lo studio controllato e randomizzato diCascinu et al. 1994 dimostra l’utilità del-la crioterapia orale nella prevenzione del-le mucositi orali indotte da 5-fluoruracile.Vengono randomizzati 84 pazienti sotto-posti ad un ciclo con 5-FU, per ricevere

crioterapia oppure appartenere al grup-po di controllo. La valutazione è effettuata dal medico edal paziente stesso attraverso una scaladi valutazione della mucosite. La muco-site è significativamente ridotta dallacrioterapia nel gruppo di studio, rispetto

al gruppo di controllo (P< o = 0.05). (vedifull text Cochrane library)Lo studio controllato e randomizzato diLilleby et al. 2006, presenta alcune dif-ferenze significative rispetto agli altripresi in esame. Infatti, il campione è costituito da pa-

II – Studio

III – Studio

IV – Studio

V – Studio

I – Studio

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zienti con tumore ematologico, in parti-colare sono stati arruolati 41 pazienti deiquali 40 compresi nello studio, affetti damieloma multiplo e candidati a ricevereun trattamento chemioterapico con mel-phalan 200 mg/m2, seguito da trapiantodel midollo osseo autologo. I pazienti sono stati randomizzati a rice-vere cubetti di ghiaccio, 30 minuti primae 6 ore dopo la somministrazione del far-maco, oppure soluzione fisiologica atemperatura ambiente ed è stato ese-guito un follow up a 2 e 28 giorni.La valutazione della mucosite è stata in-serita come parte dell’assistenza ordina-ria utilizzando la scala di valutazione NciCtc, con un punteggio da 0 a 4. Il risultato principale è stato una ridu-zione della mucosite nei pazienti trattaticon crioterapia, rispetto al gruppo consoluzione fisiologica (P=0.0005).Inoltre, i pazienti trattati con crioterapiahanno presentato un ridotto utilizzo dinarcotici e nutrizione parenterale; non-chè hanno presentato livelli inferiori didolore e una migliore qualità delle atti-vità di vita quotidiana. (vedi full text Co-

chrane library)Questo studio prospettico randomizzatodi Gori et al. 2007, fa riferimento alla mu-cosite orale allo stadio severo in pazientiche ricevono basse dosi di methotrexate(Mtx) dopo trapianto allogenico di cellulestaminali ematopoietiche (Ahsct).Il campione comprende 130 pazienti sot-toposti Ahsct mieloblastica e contenentiMtx arruolati e randomizzati a ricevere onon ricevere la crioterapia durante lasomministrazione di Mtx.Si è visto che la crioterapia, sommini-strata dopo il trapianto allogenico e du-rante la somministrazione dell’agenteantineoplastico Mtx, non riduce lo stadiodi mucosite orale grave. Infatti, si riserva una futura valutazionedella somministrazione della crioterapiaprima del trapianto allogenico.L’incidenza della mucosite orale gravenei pazienti trattati con cubetti di ghiac-cio è stata di 26 su 56, 46,4%, P = 0,45). Tuttavia, in un sottoinsieme di analisi, lacrioterapia non ha influenzato l'incidenzadi mucosite orale grave o in pazienti trat-tati con Tbi (73,6 vs 64,7% nei pazienti

di controllo, P = 0,55) o nei pazienti chenon ricevono acido folinico (54,2 vs70,2%, P = 0.16), escludendo in tal mo-do un potenziale effetto confondente diquesti fattori.

DISCUSSIONE Dall’analisi delle due sistematic reviewe dei successivi articoli presi in esamecome approfondimento della revisioneemerge chiaramente che la sommini-strazione della crioterapia orale durantel’infusione in bolo di 5-FU per la preven-zione e trattamento della mucosite oraleè efficacie. (Douglas E. Peterson et al.,2013; Worthington HV et al., 2011)Tra le modalità di somministrazione del-la crioterapia orale la più efficace sareb-be il mantenimento di cubetti di ghiaccionella cavità orale durante il picco siericodi 5-fluoruracile. (Mahood DJ et al 1991)Inoltre, è efficace tenere i cubetti dighiaccio nella cavità orale per circa 30minuti durante il bolo di 5-fluoruracilepoiché il paziente tollera meglio tale pro-cedura. (Rocke LK et al., 1993)Anche in alcuni pazienti affetti da epato-

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carcinoma, effettuare la crioterapia oraleper 5 minuti ha prodotto dei benefici intermini di riduzione dell’incidenza, delladurata e della severità della mucosite in-dotta da chemioterapia. (Karagözoğlu etal., 2005)In pazienti onco-ematologici, invece, so-no emerse differenti realtà riguardo al-l’utilizzo della crioterapia. Di fatti, nei pa-zienti affetti da mieloma multiplo e sot-toposti a trattamento chemioterapicocon melphalan 200 mg/m2, seguito datrapianto del midollo osseo autologo, siè notato che la somministrazione di cu-betti di ghiaccio 30 minuti prima e 6 oredopo l’infusione del melphalan 200mg/m2 ad alte dosi, ha ridotto notevol-mente la mucosite orale, con o senza ir-radiazione totale del corpo. (Douglas E.Peterson et al., 2013)Emerge anche un aspetto importante,ossia, durante la somministrazione dellacrioterapia si ha una riduzione dei livellidi dolore e di narcotici con un evidentemiglioramento della qualità di vita. (Goriet al., 2007)Differentemente, dopo un trapianto allo-genico e durante la somministrazionedell’agente antineoplastico Methotre-xate, la somministrazione della criotera-pia non riduce lo stadio di mucositeorale severa. (Lilleby et al., 2006)Importante notare come le odierne li-

nee-guida come quelle della Mascc/Isoomucositis Guidelines pubblicate nel2007 rappresentano un valido strumen-to di consultazione da parte degli infer-mieri nel poter prevenire e trattare almeglio, attraverso l’uso della crioterapiaorale, i pazienti affetti da mucosite oralesottoposti a chemioterapia. (Douglas E.Peterson et al., 2013)

LIVELLO DI EVIDENZA DELL’INTERVENTOANALIZZATOSecondo i livelli di evidenza del Centrefor Evidence Based Medicine di Oxford(tabella 7), la somministrazione dellacrioterapia in pazienti oncologici sotto-posti a trattamento chemioterapico con5 FU corrisponde a livelli di evidenza 1a,

Tabella 7. Livelli di evidenza degli studi analizzati

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mentre sottoposti a trattamento conmelphalan e metrotrexate corrisponde alivelli di evidenza 1b.

CRITICHE AL mETODO UTILIZZATOE RACCOmANDAZIONI FUTUREUna critica al nostro lavoro può essere dinon aver consultato altri motori di ricerca. Del resto, sono state utilizzate due re-centi revisione sistematica di Rct e me-

ta-analisi affinchè si conglobassero piùstudi di elevata evidenza scientifica perpoter fornire una visione molto ampia edettagliata del fenomeno e dell’inter-vento preso in esame. Le revisioni, inoltre, raccomandano di ef-fettuare degli studi futuri sull’utilizzodella crioterapia orale nell’ambito dellaoncologia pediatrica, poiché ancora te-matica poco affrontata in ambito di ri-cerca internazionale.

AUTORI:Marco Paturzo, RN, MSN, dottorando diricerca in Scienze Infermieristiche, fa-coltà di Medicina e Chirurgia, Universitàdi Tor Vergata, Roma;Mauro Galluccio, RN, MSN, dottore ma-gistrale in Scienze Infermieristiche edOstetriche, infermiere in cure palliativee responsabile operativo di servizio Fon-dazione Roma.

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Aisa Y, Mori T, Kudo M, Yashima T, Kondo S, Yokoyama A, Ikeda Y, Okamoto S, Oral cryotherapy for the prevention of highdose melphalan-inducedstomatitis in allogeneic hematopoietic stemcell transplant recipients. Support Care Cancer 13:266–269. 2005.Baronciani C, Depau M, Pettinau F, Zaccheddu F, Pilo C, Targhetta C, Cogoni E, Angelucci, Hematology Meeting Reports 2(6):96-99. 2008.Cascinu S, Fedeli A, Fedeli S.L, Catalano G, Oral coolig (cryotherapy), an effective treatment for the prevention of 5-fluoruracil-induced stomatitis.Eur. J. Cancer B. Oral Oncol.; 30B(4):234-6. 1994.Douglas E, Peterson et al, Systematic review of oral cryotherapy for management of oral mucositis caused by cancer therapy. Support Care Cancer21:327–332 DOI 10.1007/s00520-012-1562-0. 2013.Elad S, Bowen J, Zadik Y, Lalla R.V, Development of the MASCC/ISOO mucositis guidelines: considerations underlying the process. Support CareCancer. doi:10.1007/s00520-012-1593-6. 2012.Gatta G.C.R, Coleman M.P, Ries L.A, Berrino F, Childhood cancer survival in Europe and the United States. Cancer 2002; 95:1767-72.Gori et al, Cryotherapy in the prevention of oral mucositis in patients receiving low-dose methotrexate following myeloablative allogeneic stem celltransplantation: a prospective randomized study of the Gruppo Italiano Trapianto di Midollo Osseo nurses group. Marrow Transplantation. Vol. 39,issue 6:347–52. 2007.Karagözoğlu S, Filiz Ulusoy M, Chemotherapy: the effect of oral cryotherapy on the development of mucositis. J Clin Nurs 14:754–765. 2005.Keefe D.M, Schubert M.M, Elting L.S, Sonis S.T, Epstein J.B, Raber-Durlacher J.E, Migliorati C.A, McGuire D.B, Hutchins R.D, Peterson D.E, MucositisStudy Section of the Multinational Association of Supportive Care in Cancer and the International Society for Oral Oncology. Updated clinical practiceguidelines for the prevention and treatment of mucositis. Cancer;109:820-31. 2007.Lilleby K, Garcia P, Gooley T, McDonnnell P, Taber R, Holmberg L et al, A prospective, randomized study of cryotherapy during administration of high-dose melphalan to decrease the severity and duration of oral mucositis in patients with multiple myeloma undergoing autologous peripheral bloodstem cell transplantation. Bone Marrow Transplantation;37(11):1031–5. 2006.Mahood D.J, Dose A.M, Loprinzi C.L et al, Inhibition of fluoruracil-induced stomatitis by oral cryotherapy. Journal of Clinical Oncology,; 9(3): 449-52.1991.Peterson D.E, Ohrn K, Bowen J, Fliedner M, Lees J, Loprinzi C, Mori T, Osaguona A, Weikel D.S, Elad S, Lalla R.V, Systematic review of oral cryo-therapy for management of oral mucositis caused by cancer therapy. Support Care Cancer. Jan;21(1):327-32. 2013.Pico J, Garavito A, Naccache P, Mucositis: Its occurrence, consequences, and treatment in the oncology setting. Oncologist; 3;446-51. 1998.Piredda M, Vellone E, La ricerca Bibliografica. McGraw-Hill, Milano, 2008.Rocke L.K, Loprinzi C.L, Lee J.K et al, A randomized clinical trial of two different durations of oral cryotherapy for prevention of 5-fluoruracil-relatedstomatitis. Cancer; 72(7): 2234-8. 1993.Svanberg A, Ohrn K, Birgegard G, Oral cryotherapy reduces mucositis and improves nutrition―a randomised controlled trial. J Clin Nurs 19:2146–2151. 2010.Vokurka et al, The risk factors for oral mucositis and the effect of cryotherapy in patients after the BEAM and HD-l-PAM 200 mg/m<sup>2</sup>autologous hematopoietic stem cell transplantation. European Journal of Oncology Nursing (EUR J ONCOL NURS), Dec; 15(5): 508-12. 2011.Worthington H.V, Clarkson J.E, Eden T.O.B, Interventions for preventing oral mucositis for patients with cancer receiving treatment. The CochraneCollaboration, 2011.

BIBLIOGRAFIA

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SITOGRAFIA

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BACkGROUNDLa broncopneumopatia cronica ostrut-tiva (Bpco) è una malattia cronica carat-terizzata da una limitazione al flussoaereo e da altre alterazioni patologiche alivello polmonare. Il decorso della malattia è caratterizzatoda periodi di peggioramento dei sintomi(dette riacutizzazioni) che possono va-riare in gravità e frequenza. Frequentiepisodi di riacutizzazione possono au-mentare la progressione della malattiaaccelerando il declino della funzione pol-monare, diminuendo la tolleranza all’at-tività e la qualità di vita dei pazienti. Numerosi interventi educativi rivolti al-l’autogestione della malattia sono statiproposti allo scopo di permettere allapersona con Bpco di monitorare e ge-stire le manifestazioni della malattia alproprio domicilio. In particolare, sonostate formulate delle linee guida all’auto-trattamento (detti piani di azione-actionplan) per aiutare le persone affette daBpco a riconoscere i sintomi di una ria-cutizzazione e ad iniziare tempestiva-mente il trattamento. Il piano di azioneconsiste in un documento scritto in cui

viene indicato quando iniziare il tratta-mento (farmacologico e non) e comemodificarlo sulla base dei sintomi pre-sentati, accompagnato da prescrizioniper gli eventuali farmaci necessari. Tali piani di azione possono far parte diprogrammi educativi rivolti ai pazienticon Bpco gestiti da infermieri case ma-nager.

VALUTAZIONE CRITICA Lo studio si basa su una domanda di ri-

cerca chiaramente formulata?Gli autori in questo articolo hanno fornitouna chiara descrizione del background edegli obiettivi dello studio, indicando chelo studio intende valutare l’efficacia di unpiano di azione supportato dall’inter-vento educativo di un infermiere casemanager nel miglioramento dei sintomie nel ripristino dello stato di salute dellepersone affette da Bpco.Popolazione – Sono stati inclusi nellostudio pazienti ambulatoriali di età mag-

EBP C

ORNER

L'educazione all'autotrattamentofornita da infermieri Case managerè in grado di ridurre i tempi di ripresa delle riacutizzazioni nei pazientiaffetti da Bpco?di Silvia Sferrazza, Fiorella Pampoorickal, Stefano Casciato, Angela Peghetti, Maria Matarese

Revisione critica dell’articolo: Trappenburg JC, Monninkhof EM, Bourbeau J, Troosters T, Schrijvers AJ, Ver-heij TJ, Lammers JW. Effect of an action plan with ongoing support by a case manager on exacerbation-re-lated outcome in patients with COPD: a multicentre randomised controlled trial. Thorax. 2011Nov;66(11):977-84.

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giore di 40 anni con diagnosi di Bpco,con volume massimo espiratorio nelprimo secondo (Vems) <70%, con storiadi fumo >20 anni o fumatori di 15 pac-chetti-anno, in recente terapia con bron-codilatatori. I criteri di esclusione sonostati: diagnosi primaria di asma, di ma-lattia cardiaca e presenza di malattie chepotevano compromettere la mortalità ola partecipazione allo studio (ad es. staticonfusionali).Intervento – Piano di azione individualiz-zato consistente in un piano scritto for-nito da un infermiere case manager checon l’utilizzo di codici colori identificavale situazioni a rischio e forniva eventual-mente farmaci che potevano essere as-sunti al bisogno dai pazienti; era previstoinoltre un rinforzo telefonico a 1 e 4 me-si da parte dell’infermiere case manager.Comparazione – Trattamento convenzio-nale: i pazienti in entrambi i bracci dellostudio hanno ricevuto la terapia usualeche includeva educazione al trattamentofarmacologico e non, secondo le più re-centi linee guida. Outcome – Primario: tempodi remissione di una riacutiz-zazione. Secondari: qualità divita, ritardo nel contattare iprofessionisti sanitari, auto-efficacia, ansia e depres-sione, ospedalizzazioni. Gli autori hanno utilizzato ildisegno di studio adeguato? I ricercatori hanno condottouno studio clinico randomiz-zato e controllato in singolocieco di tipo multicentrico(coinvolgendo 8 centri regio-nali e 5 centri di me- dicinagenerale del Belgio e deiPaesi Bassi), che è il disegnodi studio indicato per rispon-dere al quesito di ricerca.L’ana- lisi dei risultati è statacondotta secondo i principidell’intention to treat. Si trattava di un campione dipazienti definito e rappresen-tativo? Dei 399 pazienti eleggibiliper lo studio, ne sono statiarruolati 233: 111 assegna-tirandom al gruppo sperimen-

tale (Gs), 122 al gruppo di controllo (Gc).L’arruolamento è stato condotto da di-cembre 2008 ad aprile 2010. I duegruppi in studio presentavano le stessecaratteristiche demografiche e cliniche.Il follow up è stato sufficientementelungo e completo? Il follow up è stato completato da 91 pa-zienti nel Gs e da 102 pazienti nel Gc. Idrop out sono stati rispettivamente il19% nel Gs e il 16% nel Gc. I soggettipersi al follow up avevano una grave li-mitazione respiratoria e sono stati reclu-tati soprattutto presso ambulatori. Quali sono i risultati? I risultati, da confermare con studi con-dotti su campioni più ampi, dimostranouna lieve riduzione dell’impatto delle ria-cutizzazioni sullo stato di salute (Hr 1,58;95% Ci 0,96-2,60), una intensità minoredei sintomi e una rapidità di guarigione(Hr 1,30; 95% Ci 0,92-1,84) nel Gs ri-spetto al Gc. Non esiste nessuna differenza tra i duegruppi per quanto riguarda il numero diriacutizzazioni e l’utilizzo delle risorse sa-

nitarie.I soggetti studiati sono simili al nostrocontesto? La popolazione di soggetti studiati è so-vrapponibile ai pazienti seguiti nella re-altà italiana.

COmmENTI Questo Rct è stato ben condotto e nonpresenta sostanziali bias, ad esclusionedel fatto che il numero di pazienti persial follow up è al limite dell’accettabilità.I passaggi metodologici, atti a eviden-ziare i risultati ottenuti, sono ben de-scritti. Lo studio dimostra che un piano di azio-ne individuale, che include il supportofornito da un infermiere case manager,può aiutare a diminuire l’impatto delleriacutizzazioni sullo stato di salute, l’in-tensità dei sintomi da riacutizzazione ead accelerare i tempi di ripresa. Non riduce, tuttavia, il numero di riacu-tizzazioni a cui i pazienti vanno incontro. Nei programmi educativi di autocura deipazienti con Bpco gestiti da personale

infermieristico esperto sipuò pertanto raccoman-dare l’inserimento di unpiano di azione individuale.

AUTORI:Silvia Sferrazza, infermieraAo San Giovanni Addolo-rata, Polo Pratica Clinicadel CECRI;Fiorella Pampoorickal, co-ordinatore infermieristicoAo San Giovanni Addolo-rata, Polo Pratica Clinicadel CECRI;Stefano Casciato, coordi-natore infermieristico, Di-rettore Polo Pratica Clinicadel CECRI;Angela Peghetti, governoclinico e Centro Ebp San-t'Orsola Malpighi, compo-nente Polo Pratica Clinicadel CECRI;Maria Matarese, ricerca-trice Università CampusBiomedico, componentePolo Pratica Clinica delCECRI.

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Ottenere informazioni sulla propria posizione contributiva, prenotare un appuntamento telefonico per ri-cevere assistenza dedicata in caso di dubbi e questioni legati ad una prestazione pensionistica o assisten-ziale, o, richiedere un estratto conto con indicazione dei versamenti effettuati?Si può. Come? Con il nuovo contact center dell'Enpapi, l'ente di previdenza e assistenza della professioneinfermieristica che sarà completamente rinnovato a partire dal 3 giugno, eccezion fatta per il numero cherimarrà lo stesso: 800.070.070.La prima novità riguarda la fine dell'esternalizzazione della possibilità di comunicare con l'istituto, poichéle telefonate che arriveranno saranno tutte gestite dalla struttura interna, garantendo, in questo modo,maggiori benefici in termini di qualità, immediatezza della risposta e competenza nella risoluzione di even-tuali problemi. Come funzionerà il contact center? Il professionista effettuerà la chiamata e, dopo aver digitato il numerodi matricola ricevuto all'atto dell'iscrizione, con un messaggio registrato verrà indirizzato, attraverso unmenù, alla sezione di interesse e potrà formulare una domanda non generica, ma su un argomento spe-cifico, richiedendo di essere ricontattata dal personale dell'Enpapi. Per agevolare tutti, l'ente trasmetterà nuovamente agli iscritti il numero di matricola.

Enpapi, nuovo contact center

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VI Workshop internazionaledel Centro di Eccellenza per la Cultura

e la Ricerca Infermieristica

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Un evento davvero importan-te per la ricerca infermieri-stica italiana, quello che si

è svolto a Roma il 29 aprile scorso,all’auditorium del ministero dellaSalute con il VI Workshop Interna-zionale del Centro di Eccellenza perla Ricerca e la Cultura Infermieri-stica, dedicato al tema della salutealimentare in vista dell'Expo 2015.Oltre al consueto check point deiprogrammi di ricerca in corso (82quelli attivati dal 2010 di cui 48 initinere), l’incontro ha registrato lapartecipazione di importanti rappre-sentanti dell’Organizzazione Mon-diale della Sanità, come la respon-sabile per la ricerca e la coopera-zione internazionale Isabelle Wa-chsmuth, che ha lodato e incorag-giato l'impegno del CECRI sul frontedella ricerca finalizzata al sostegno nutri-zionale e alla promozione di corretti stilidi vita, prospettandone, per la primavolta in Italia, la funzione di Centro Col-laborante dell’Organizzazione Mondialedella Sanità.Al workshop, patrocinato dalla Federa-zione Ipasvi e inserito nel programma“Nurse4Expo” di preparazione all’Espo-sizione Universale 2015 di Milano, han-no preso parte più di 250 infermieri ericercatori, insieme ai rappresentanti deiquattro Poli di Ricerca in cui è articolatoil CECRI. Al centro dei lavori la presentazione dialcuni studi e l’illustrazione di fonti edesperienze scientifiche per sostenere gliinfermieri nel loro impegno a garantire lacorretta alimentazione a persone conproblemi e bisogni di salute differenti.Molto significativi i contributi di eminenti

ricercatori di fama mondiale, come i pro-fessori Roger Watson e Dyanne Affonso(presidente onoraria del CECRI), e la par-tecipazione della past president FINE,Anne Lekeux,che ha manifestato il suoentusiastico apprezzamento per le atti-vità del Centro di Eccellenza. “Il ruolodegli infermieri è fondamentale per pro-muovere la salute e prevenire le grandimalattie sociali della nostra epoca, dal-l’obesità alle patologie cardiovascolari,dai tumori alle epidemie più diffuse - haribadito il direttore del CECRI e presi-dente del Collegio Ipasvi di Roma, Gen-naro Rocco -. Incrementare la ricercainfermieristica ed educare ad una cor-retta alimentazione per favorire nuovistili di vita, in particolare per bambini,adolescenti, diversamente abili e an-ziani, significa migliorare la qualità del-l’esistenza di milioni di persone. Inquesta occasione abbiamo fatto il punto

della situazione e prospettato, attra-verso le ricerche presentate, l’enormepotenzialità dell’intervento infermieri-stico sull’emergenza globale della nutri-zione che ispira l’Expo 2015. Ciò, raccogliendo, da alcuni fra i più tito-lati ricercatori mondiali, importanti con-ferme sui programmi di ricerca in corsoe l’unanime incoraggiamento a svilup-parli ulteriormente. Un ringraziamentoparticolare e la riconoscenza del CollegioIpasvi di Roma vanno alla presidentedella CNAI, Cecilia Sironi, che ha propo-sto con entusiasmo questa iniziativa”.

I progetti del Centro di Eccellenzaper la salute alimentare in vista dell’Expo

VI WORKSHOP INTERNAZIONALE AL MINISTERO DELLA SALUTE

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EVENTI ORGANIZZATI 74

PARTECIPANTI 2.657

ECM EROGATI 33.758

LA FORmAZIONE CECRI NEL 2013

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I pROGETTI AVVIATI NEL 2014

pOLO pER L’ISTRUZIONE

• Un modello per la valutazione del CoreCompetence nell’esame di abilitazioneprofessionale: sperimentazione e suaapplicazione

• Gli stakeholder nella formazione uni-versitaria: ruolo e coinvolgimento neicorsi di laurea in infermieristica

• Etica - Responsabilità - Relazione - For-mazione (30 edizioni)

• Da Panacea a Igea: “Il potere della re-lazione di aiuto”. Strumenti relazionalie professione infermieristica (6edizioni)

• Percezione e conoscenze del-l’esercizio libero professionaledell’infermiere nel percorso for-mativo di base: un’indagine lon-gitudinale prospettica sugli stu-denti del III anno del corso dilaurea in Infermieristica della Re-gione Lazio

• Governance clinica, la sicurezzadei malati, dei professionisti e lagestione del rischio clinico: me-todi di analisi (7 edizioni)

• Progetto per la formazione delpersonale infermieristico in ma-teria di prevenzione del suicidio(4 edizioni)

• La libera professione infermieri-

stica. Informazioni, proposte, quesiti erisposte (2 edizioni)

• Nursing risk management (6 edizioni).

pOLO pER LA RICERCA

• Il rispetto dell’etica della dignità neirapporti interprofessionali: un’analisimulticentrica nell’ambito delle curepalliative

• Prevenzione degli errori durante la pre-parazione e la somministrazione deifarmaci per via endovenosa in terapiaintensiva. Uno studio multicentrico a li-vello nazionale

• Studio di validazione della versione ita-liana del Questionario Systemic Scle-rosis (SySQ)

• L’infermiere di famiglia (patrocinato,sostenuto e finanziato dal ministerodella Salute).

pOLO pER LA FORmAZIONE

• Corso di inglese scientifico per il Nur-sing (4 livelli, 12 edizioni)

• Fonetica e conversazione inglese (3 li-velli, 3 edizioni)

• L’infermiere e la ricerca bibliograficanel mondo dell’informazione digitale(13 edizioni)

• L’indicizzazione della letteratura scien-tifica nelle scienze infermieristiche(Progetto ILISI).

pOLO DELLA pRATICA CLINICA

• Miglioramento della pratica assisten-ziale attraverso la formazione di infer-mieri clinici esperti in Evidence BasedPractice

• L’applicazione dell’Evidence BasedPractice finalizzata all’implementazionedelle buone pratiche infermieristiche

• Valutazione dell’efficacia di un percor-so formativo in Evidence Based Prac-tice nella modifica di conoscenze,atteggiamenti e abilità degli infermieri.

Isabelle Wachsmuth, Gennaro Rocco, Anne Lekeux, Alessandro Stievano

Il presidente Rocco e la vice presidente Pulimeno al workshop internazionale

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I SERVIZI GRATUITION LINE OFFERTIAGLI ISCRITTIDal 2010, la Biblioteca digitale online è gratuita per tutti gli infer-mieri iscritti all’IPASVI di Roma (daquest’anno, esteso anche agli in-fermieri dei Collegi di Frosinone,Rieti e Viterbo) con oltre 700 rivi-ste fruibili on-line con full text ecc.(Cinahl, Ovid Sp, Nursing Refe-rence Center, Consumer HealthInformation, Cochrane Databaseof Systematic Reviews).Il Nursing Reference Center con-sente di accedere a: oltre tremilaquick lessons, skills, moduli dieducazione continua, testi di ma-nuali, evidence based care sheet,health news, linee-guida, proto-colli ed informazioni sui farmaci.La Health Library e la Consumer HealthInformation (tradotta in lingua Italiana)sono le risorse più autorevoli in ambito

di patient education e contengono mi-gliaia di schede di educazione pazientesu patologie, procedure ed altri argo-

menti di interesse clinico. Disponibilianche video su interventi chirurgici edaltri contenuti multimediali.

Nel mese di maggio 2014 si èsvolta, presso l'IFEMA di Ma-drid, la conferenza annuale del-

l'European Wound Healing Associa-tion (EWMA), a cui hanno parteci-pato infermieri di quasi tutta Eu-ropa. Per l'occasione, il Centro di Ec-cellenza per la Cultura e la Ricer-ca Infermieristica ha avuto l’ono-re di presentare, tramite la col-lega Valentina Vanzi (infermiera inservizio presso l’Irccs BambinoGesù di Roma e membro del Polodella Pratica Clinica del CECRI), un po-ster sull’audit clinico per la Prevenzionedelle Lesioni da Pressione (Ldp) condot-to in un importante ospedale romano.

L’obiettivo primario dello studio è statodi implementare la best practice riguar-

do la prevenzione delle lesioni dapressione, attraverso la formazio-

ne e l'aggiornamento del perso-nale infermieristico. La presentazione del pro-getto di audit clinico, nato esviluppato all'interno del per-corso formativo e professio-nale in Evidence-based Prac-tice del Polo della Pratica Cli-

nica ad un congresso di tale ri-levanza in ambito europeo ha

rappresentato un riconoscimentoim- portante all’attività del gruppo di

lavoro del Polo Quattro e di tutto ilCECRI.

Il polo della pratica Clinicasi mette in luce all’Ifema di madrid

La professoressa Dyanne Affonso

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Il Centro di Eccellenza per laCultura e la Ricerca Infermie-ristica del Collegio Ipasvi di

Roma ha tenuto, giovedì 29maggio, un seminario sul futurodel Nursing: “Orientare il cam-biamento e guidare l’assistenzaverso livelli di eccellenza”. L'evento, patrocinato da Federa-zione Nazionale Collegi Ipasvi,Enpapi e University of Pennsyl-vania ha voluto affrontare lesfide che la società globalizzatapone oggi ai 13 milioni di infer-mieri sparsi in tutto il mondo.Lavorando tutti i giorni per migliorare lavita dei cittadini, gli infermieri devono in-fatti garantire una sempre maggiorequalità delle cure per rispondere ai biso-gni complessi di una società dinamica,flessibile in continuo cambiamento. Gliinfermieri sono e devono essere sem-pre più leader attivi del cambiamentoper guidare verso livelli di eccellenzal’assistenza, orientando la transazioneverso sistemi di salute più equi e soste-nibili e rispondendo efficacemente allesfide epidemiologiche della web society.Il seminario ha beneficiato della prese-nza di Julie Fairman, direttrice del Bar-bara Bates Center for the Study of theHistory of Nursing, una delle maggioriistituzioni mondiali in materia di ricercainfermieristica. “La nostra priorità - haspiegato Fairman - è di aumentare lacomprensione dell'importanza della no-stra storia e dell'assistenza sanitaria, allo

scopo di sviluppare efficaci strategie dipolitica sanitaria e di presa in carico delpaziente. Tutte le nostre attività leganola storia di infermieristica direttamenteai temi della salute attuali. Il nostro la-voro di ricerca e di gestione di grandi ar-chivi fornisce infatti elementi necessariper una migliore comprensione delle cri-ticità contemporanee”. Il direttore delCentro di Eccellenza per la Cultura e laRicerca Infermieri-stica, Gennaro Roc-co, ha quindi illu-strato l'impatto del-le numerose attivitàdel Cecri sulla ri-forma culturale delNursing in Italia,concentrando l'at-tenzione sui passiche restano da com-piere per una ulte-riore implementa-

zione degli skill professionali degliinfermieri italiani: “I nostri colleghidovrebbero ottenere una più ele-vata formazione attraverso un si-stema educativo che promuoveprogressioni accademiche senzasoluzioni di continuità. Questoperché gli infermieri dovrebberoessere importanti stakeholder, in-sieme agli altri professionisti sani-tari, nel ridisegnare l’assistenzasanitaria nel mondo globale. ECentri di Eccellenza come il nostrolavorano quotidianamente per farein modo che ciò accada, con il co-

stante supporto istituzionale dell'Ipasvi”.I lavori sono stati introdotti dal presi-dente Enpapi, Mario Schiavon, e dallaprofessoressa Barbara Riegel (EdithClemmer Steinbright). A moderare gli in-terventi: la vicepresidente del CollegioIpasvi di Roma Ausilia Pulimeno; la pro-fessoressa Rosaria Alvaro; i ricercatoriErcole Vellone e Alessandro Stievano.

Il futuro del Nursing: il Cecriincontra il Barbara Bates Center

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La revisione del thesauro, seguendo l’impostazione origi-nale, si è indirizzata sull’adeguamento e incremento deidescrittori da una parte, e sulla sostituzione di quelli che

nel frattempo, in conseguenza di una evoluzione linguistica econcettuale, sono risultati non più adeguati.Nella costruzione di un thesauro, e di conseguenza nella suacontinua revisione, si devono considerare:• Le caratteristiche del settore disciplinare che rappresenta, la

sua complessità, la sua estensione e la sua etero-geneità;• Le nuove questioni concettuali che affiorano, le innovazioni e

lo sviluppo delle conoscenze nell’ambito della disciplina; • L’interazione con altri settori disciplinari da cui mutua parte

della terminologia, che assume significati o sfumature diversea seconda della disciplina che la utilizza (legislazione, psicolo-gia, etica, pedagogia, medicina …);

• Il legame con la lingua parlata, tenendo ferma la peculiarità dellinguaggio proprio dell’area scientifica specifica e l’interazionecon i termini espressi in altre lingue (principalmente l’inglese);

Per la scelta di nuovi descrittori sono stati consultati i thesauridi Pubmed (Mesh) e di Cinahl (Cinahl Headings), ai quali sonostati affiancati altri thesauri specifici di Legislazione, Scienze So-ciali, Scienze dell’Educazione, Bioetica, Infanzia e Adolescenza,Della Prevenzione, Royal College of Nursing, thesauri specificidi materia sanitaria, thesauri multilingue europei, Dizionari e Vo-cabolari specifici (Filosofia, Psicologia, Sociologia) e qualificatiDizionari come il Vocabolario Treccani.Altre fonti utilizzate sono rappresentate dai Piani di Studio uni-versitari e dalle Declaratorie dei Settori scientifico disciplinaridel Ministero della Ricerca e l’Università.Un altro criterio che ha guidato la revisione è stato quello di ve-rificare, attraverso la ricerca libera su ILISI, l’utilizzo dei descrit-tori e la quantità e pertinenza degli articoli ad essi correlati.Inoltre sono stati raccolti tutti i suggerimenti degli indicizzatori,

che attraverso le schede di proposta o durante le riunioni perio-diche, hanno segnalato le lacune, le ridondanze e le possibili in-tegrazioni. A questo proposito è motivo di orgoglio professiona-le poter sottolineare il continuo impegno di tanti colleghi che sisono formati al processo dell’indicizzazione e che alimentanocontinuamente la banca dati, leggendo e inserendo nuove ri-sorse. Grazie a Valentina Biagioli, Maurizio Brunelli, Teresa Com-pagnone, Paola Cortesini, Barbara Di Donato, Tiziana Di Gio-vanni, Tania Diottasi, Barbara Gargano, Paola Gentili, NadiaGuardiani, Mauro Iossa, Loriana Lattanzi, Sara Martelli, RitaEster Monaco, Claudia Onofri, Giulia Antonina Petrangeli, Eleo-nora Pettenuzzo, Alessandro Pizzalla, Antonella Punziano, SilviaSferrazza, Daniela Trinca, Pietro Vaccaro, ILISI offre oggi la pos-sibilità di ricercare fra più di 4500 citazioni di articoli da riviste discienze infermieristiche e di discipline affini.Il Thesauro italiano di Scienze Infermieristiche è stato realizzatocome strumento utilizzabile sia per l’indicizzazione della lettera-tura di Scienze Infermieristiche, sia per la ricerca di detta lette-ratura nello stesso archivio: www.ipasvi.roma.it/ita/ilisi libera-mente consultabile da ogni apparecchio collegato alla rete in-ternet.Il Collegio Ipasvi di Roma ha reso possibile tale progetto finan-ziandolo con risorse interne, ribadendo con ciò il proprio ruoloistituzionale e sociale nel dare il proprio contributo a mantenereviva una riflessione sugli aspetti culturali, semantici, filosoficidelle Scienze Infermieristiche a livello nazionale, attraverso ilpossibile uso di un efficace strumento di documentazione.

Ilisi, il primo database italianodi Scienze infermieristiche si evolve

IL THESAURO THISI 2014 è COmpOSTO DA

700DESCRITTORI

25 CATEGORIE

330 DESCRITTORI

345 Descrittori subordinati (NT: narrower term)

FONTI BIBLIOGRAFICHEComitato nazionale per la bioetica: http://www.palazzochigi.it/bioetica/Unione europea: http://www.europa.eu.int/index_it.htmMinistero della salute: http://www.ministerosalute.itNational Library of Medicine-Gateway: http://gateway.nlm.nih.gov/gw/CmdNational Library of Medicine. MeSH Browser: http://www.nlm.nih.gov/mesh/MBrowser.htmlWorld Health Organization. Health topics: http://www.who.int/topics/en/Tesauro Italiano di Bioetica (TIB) http://www.iss.it/binary/sibi/cont/thesa.1151313180.pdfTesauro infanzia e adolescenza (Th.I.A.) http://www.minori.it/thesaurusThesaurus Europeo dei Sistemi Educativi – Versione italiana 1998 e 2009 http://eacea.ec.europa.eu/education/eurydice/documents/tese/pdf/teseit_002_intro.pdfThesaurus del Royal College of NursingVocabolario Treccani http://www.treccani.it/vocabolario/

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La VII Conferenza nazionale Ipasvi, tenuta a Bologna il 27giugno, è stata dedicata alla questione delle competenzespecialistiche, che tanto dibattito ha suscitato negli ultimi

mesi.La presidente della Federazione, la senatrice Annalisa Silvestro,in apertura dei lavori, ha annunciato: “Siamo vicini al momentodi una concreta valorizzazione delle competenze specialistiche,anche alla luce anche del Patto della salute attualmente all'at-tenzione dei presidenti di Regione e illustrato a grandi linee il25 giugno in Senato dal ministro Lorenzin. Una valorizzazione -ha precisato Silvestro - formalmente definitiva, contrattualmen-te riconosciuta, in grado di rompere l'asimmetria esistente, lelogiche che ancora prevalgono in ospedali e strutture di assi-stenza dove ogni giorno lavoriamo. Un argine, insomma, alla de-riva economicistica in atto; una concreta possibilità di espressio-ne di tutte le nostre potenzialità assistenziali e culturali. Tutto ciòper essere sempre più risorsa strategica per la tenuta di un si-stema che possa essere impostato sull'universalismo, sulla soli-darietà sociale, sull'equità distributiva e sulla qualità ed efficacia”.La componente del Comitato centrale Ipasvi, Beatrice Mazzo-leni, ha quindi avviato la sessione mattutina di lavoro tracciandola cronistoria e il percorso normativo che, a partire dal tavolocongiunto tra ministero e regioni del 2011 per individuare nuovecompetenze e responsabilità degli infermieri ha condotto allaproposta di accordo del gennaio 2013, con la definizione di 6aree di intervento per l'infermiere esperto. È stata l'occasione anche per ricordare alla platea le polemichesollevate dell'intersindacale medica, fino ad arrivare, nel gennaio2014, al protocollo tra ministero, Regioni e sindacati per la co-stituzione di una “cabina di regia” in grado di favorire un con-fronto permanente unitario e partecipato tra le varie parti incausa. “Infermieri garanti del processo assistenziale” è la cor-nice normativa all'interno della quale attualmente ci si muove.L'impegno della Federazione nazionale Ipasvi per la definizionedelle competenze dell'infermiere specialista è stato riassuntodagli interventi della segretaria Barbara Mangiacavalli (che haanalizzato il contesto di riferimento, ribadendo l'assoluta neces-sitò di continuità assistenziale e formazione specialistica) e dalvicepresidente, Gennaro Rocco, a cui è toccato il compito dichiarire “l'equivoco” che si è generato rispetto alla dizione di'infermiere specialista': “Alcuni colleghi pensano di infatti chetutto ciò significhi dover aggiungere nuovi compiti senza evi-denti vantaggi; i medici, dal canto loro, temono che venganoerose aree di intervento considerate finora esclusive. Quando

parliamo di competenze specialistiche non pensiamo certo al-l'aggiunta nelle funzioni infermieristiche di qualche attività tec-nica, compito o prestazione sinora di competenza di altreprofessioni. Il mansionario l'abbiamo definitivamente superatodal 1999! Parliamo invece - ha precisato Rocco - di un profes-sionista che, in base all'esperienza acquisita e a seguito di per-corsi di studio specifici, è capace di assumere decisionicomplesse nell'ambito del processo assistenziale e di esercitarecompetenze clinico assistenziali di tipo specialistico”.“Ad un aumento delle competenze e quindi delle responsabilità- ha concluso Rocco - non può che corrispondere una progres-sione di carriera e quindi un aumento dello stipendio”.Il ruolo chiave della formazione in questo processo è stato riba-dito dall'intervento della docente di Scienze infermieristiche al-l'università di Firenze, Laura Rasero.Giovanni Leonardi (direzione generale delle professioni sanitariedel ministero della Salute) ha quindi spiegato come il Ministero,in questi ultimi anni, abbia cercato di assecondare le spinte in-novative provenienti dalle Regioni (vedi il caso See and treatdella Toscana) nell'ottica di dare risposte concrete e al passocoi tempi rispetto alla domanda di salute proveniente dal citta-dino e alle legittime aspettative professionali da parte di chi la-vora per il Sistema sanitario nazionale. “Per noi è importanteperò uno sviluppo armonico, pur in presenza degli ampi poteridelegati alle regioni - ha puntualizzato -. Bisogna quindi ripartiredallo studio delle buone pratiche, da un percorso formativo co-mune, dalla ridefinizione dei profili professionali, ormai di naturaaperta e lontani anni luce dalla logiche del mansionario. Unacosa è certa - ha concluso -: senza un infermiere con la I maiu-scola il Ssn non va da nessuna parte”.La prima sessione si è conclusa con una tavola rotonda che hacoinvolto le segreterie di Fials, Nursind, Cni-Fsi, Uil Fp, Cisl Fpe Fp Cgil.Nel corso del pomeriggio, poi si è passati ad approfondire spe-cifici percorsi formativi infermieristici di successo in ambito se-nologico, ecografico e di assistenza primaria.Esperienze in cui le competenze specialistiche sono parte di unprocesso di evoluzione del quadro sanitario nazionale. Sono intervenuti: Loretta Mazzega, coordinatrice nazionale In-fermieri di Senologia; Fabio Conti, coordinatore infermieristicoal Policlinico universitario Tor Vergata di Roma; Enrico Frisone,dirigente della Asl della Provincia di Pavia; Ginetto Menarello,coordinatore del corso di laurea in Infermieristica all'Universitàdi Torino.

La VII Conferenza nazionale Ipasvi: Vicini alla valorizzazione definitiva delle

competenze specialistiche infermieristiche

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Dopo un inverno zeppo di criticità, emergenze e proteste,la primavera 2014 regala alla sanità romana e lazialequalche buona notizia. Almeno in prospettiva. Inizia a

prendere corpo il nuovo piano di sviluppo dell’assistenza terri-toriale predisposto dalla Regione Lazio e la stampa se ne ac-

corge. La Repubblica (1/3/14) an-nuncia: “Case della salute al via,

la cura diventa capillare”. Nel servizio si legge: “Parte da Sezzela sperimentazione di un nuovo modello di assistenza socio-sa-nitaria sul territorio, con la prima Casa della salute del Lazio.Altre 5 apriranno in 2 mesi (la prima a Roma sarà a Largo Pre-neste), 15 entro l'anno. Con l'obiettivo di arrivare a 48, una perdistretto. E di creare una rete per le cure primarie e la continuitàassistenziale che riduca l'affollamento dei Pronto soccorso. LeCase saranno diverse, modellate sui bisogni dei vari territori. Epermetteranno anche di risparmiare visto che l'assistenza inospedale costa 1.300 euro al giorno, in questa Casa 300, conl'assistenza domiciliare solo 25”.Finalmente qualcosa si muove nella giusta direzione, anche sul

fronte finanziario. Il Messaggerotitola “Sanità, ecco i controllori

anti corruzione”. Il quotidiano romano spiega: “Le inchieste intutto il Paese sono sempre più frequenti perché il mondo sani-tario, come dimostra ogni anno il rapporto della Corte dei conti,si presta a frodi, imbrogli, piccoli e grandi fenomeni di corru-zione. Ecco perché, proprio per le Asl, è stato messo a puntodal Ministero della Salute un piano triennale anti corruzione(2013-2016) da applicare in ospedali, ambulatori e uffici ammi-nistrativi, visto che il 5-6% del fondo sanitario si perde nel ma-laffare”.La voragine degli sprechi è davvero enorme. Cercare di ripia-narla tagliando servizi e personale sanitario è una follia. Lo scrive

a chiare note Il Sole24Ore Sanità (4/3/14)riferendo di uno studio dai risultati im-

pressionanti. Il titolo è: “Pochi infermieri e stanchi, pazienti inpericolo”. Si legge: “Il decorso post operatorio e la vita dei pa-zienti sono a rischio se nel reparto ci sono pochi infermieri chelavorano troppo. E quanto ha stabilito la più grande indagine eu-ropea condotta fino a oggi su 420 mila pazienti in 300 ospedalidi 9 Paesi Ue. Secondo il lavoro, guidato dalla University of Pen-nsylvania of Nursing (Usa) e pubblicato su Lancet, ogni pazienteaggiunto alla quantità media di lavoro di un infermiere può au-mentare del 7% la probabilità che i malati non sopravvivanoentro 30 giorni dal ricovero. Mentre un aumento del 10% del

personale in possesso di una laurea è associato a una diminu-zione del 7% del rischio di decesso dei pazienti”. A proposito di costi e tagli, a Roma fa discutere l’intervista aldg dell’Umberto I Domenico Alessio pubblicata da Il Messag-gero (6/3/14) con il titolo “Ora parte la lotta alle carriere facili eagli sprechi milionari negli acquisti”. In particolare tiene bancola dichiarazione sugli sprechi da tagliare: «Quelli annidati nellepolitiche clientelari del personale, altri che allignano nella pletoradi reparti nati come funghi, altri ancora che si nascondono neicosti esorbitanti della farmacia ospedaliera. Infine quelli deter-minati da un'organizzazione logistica, a padiglioni. Vecchia di

cent'anni»”. Poche settimane dopo IlTempo (23/3/14) riferisce che si può ri-

sparmiare sugli sprechi senza falcidiare personale e servizi. Il ti-tolo: “Acquisto di pannoloni per l`incontinenza: risparmiati 9milioni di euro”. Si legge: “Con la gara comunitaria centralizzatala Regione Lazio ha risparmiato 9 milioni di euro in tre anni perl'acquisto di pannoloni per l'incontinenza. Il tutto dando prioritànel punteggio alla qualità del prodotto che è stato testato neilaboratori specializzati della Camera di commercio di Milano:quello acquistato ha superato tutte le prove”. E pensare quantiinfermieri potrebbero essere assunti con quei soldi…

Buone nuove per una volta dalfronte parlamentare: Italia Oggi

(7/3/14) titola “Sanitarie, la riforma tenta lo sprint”. Si legge: “Lariforma delle professioni sanitarie tenta lo sprint in Parlamentoattraverso un nuovo testo unificato. Il disegno di legge (S. 1324)di iniziativa del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, di re-cente presentato al Senato, sembra infatti aspettare solo la ca-lendarizzazione dell'esame nelle commissioni competenti(probabilmente si inizierà con gli Affari sociali). Ma secondo al-cune indiscrezioni l'attesa potrebbe essere imputata alla volontàdel Parlamento di riunire all'interno del Ddl anche le propostedi legge dei due senatori Pd, Annalisa Silvestro e AmedeoBianco, rispettivamente presidenti delle Federazioni nazionalidegli Collegi degli infermieri e degli Ordini dei medici, che en-trambi prevedono l’istituzione di un unico grande ordine delleprofessioni sanitarie”. Sarà la volta buona?Nel Lazio gli effetti della spending review sanitaria si confer-mano devastanti. La Repubblica (9/3/14) titola “Ospedali privati,il 50% è a rischio crac”. “La sanità in convenzione è sull'orlodel crac - scrive il quotidiano romano - Dopo sette anni di curea base di Piani di rientro dal deficit, sono 26 su 51 gli ospedali

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Non fanno più notizia solo i tagliSpazio anche ai disagi degli infermieri

DICONO NOI

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DICONO NOI

privati a rischio default. Più della metà se il Patto per la Saluteconsidererà insicuri quelli sotto i 60 letti. Non stanno meglio gli81 centri di riabilitazione che gestiscono tutti o quasi i posti lettodel settore (il 98%), le 17 lungodegenze, che hanno in mano il92% dell'accoglienza totale, le residenze sanitarie assistite(Rsa) che ospitano 6 mila anziani (il fabbisogno è più del doppio:13 mila). Su tutti aleggia l'insidia di tagli ad altri posti letto, 848quelli annunciati nei Programmi operativi della Regione (dopogli oltre 5 mila eseguiti), dei quali 76 negli ospedali pubblici e776 negli accreditati”.

Fa notizia la nuova legge sulla libera professione infermieristicadella Regione Liguria. Il Sole24Ore(18/3/14) titola: “Infermieri, intramoenia

free”. Nel servizio si legge: “All’esame dell’Aula il testo unifi-cato che amplia l'esercizio della libera professione intramoenia.Obiettivo è migliorare l'organizzazione del lavoro dei sanitari nonmedici. Punta a garantire una maggiore continuità assistenzialeautorizzando il personale sanitario non medico a svolgere attivitàlibero-professionale singolarmente: attualmente tale attività puòessere svolta solo in équipe a supporto dei medici”.Dopo i “blitz” dei mesi precedenti ai Dea del San Camillo e delSant'Andrea, il ministro della Salute visita il Pronto soccorso del-l’Umberto I e tocca con mano la situazione che gli operatori delpiù grande ospedale d’Europa vivono ogni giorno sulla loro pelle.

Il Messaggero (25/3/14) titola“La Lorenzin all`Umberto I,

«Pronto soccorso al limite»”. Il commento del ministro è: «Unbel Pronto soccorso, ma con un numero di accessi impressio-nante». Quanto al taglio dei posti letto, il ministro dice: «è statauna scelta del passato con cui oggi dobbiamo fare i conti ma,nel prossimo futuro, potremmo mettere l'accento sulla qualitàdella prestazione più che sul posto letto di per sé. Questo è unsalto culturale che potremo affrontare solo dopo che avremomesso a posto i conti, non solo del Lazio ma dell'Italia». In-somma, per ora la musica non cambia.Intanto l’emergenza nei Pronto soccorso della capitale continua

senza soluzione di continuità. LaRepubblica (2/4/14) titola “Infer-

mieri in rivolta a Tor Vergata, Pronto soccorso in tilt”. Il serviziospiega: “Pronto soccorso del policlinico, una giornata di caos:113 pazienti nel reparto d'urgenza, 9 specializzati e 2 ausiliari Ilpersonale non medico ha scritto al direttore Bollero. ‘Il lavoro ètroppo. L'assistenza è a rischio’. Bloccate tre ambulanze”.

All’Auditorium Parco della musica di Roma vanno in scena, in-tanto, l’8 e il 9 aprile, gli “Stati generali della salute” e gli infer-mieri diventano protagonisti della scena con il loro disperatoallarme. Finalmente i mezzi d’informazione si concentrano sullaquestione infermieristica. Ampi servizi sulla drammatica carenzadegli organici vengono pubblicati in quei giorni e nei seguentidall’agenzia di stampa Agenparl e da testate specializzate come

Healthdesk, Quotidiano Sanità, Sa-nità Informazione. La stampa, peruna volta alleata degli infermieri che

spesso ignora o bistratta, rilancia l’accorato appello del presi-dente del Collegio Ipasvi di Roma affinché si sblocchino subitoi concorsi e si proceda alle assunzioni. Interviste sul tema al pre-sidente Rocco vengono trasmesse anche su Sky e sui siti on-line-news.it e salute sanità.it. Così per qualche giorno la vocedegli infermieri conquista la ribalta mediatica. Nonostante la situazione sia drammatica ovunque, la RegioneLazio annuncia una nuova sforbiciata ai posti letto. Il Messag-gero (15/4/14) titola “Sanità, la Regione taglia 750 posti letto”.E svela i dettagli del programma operativo regionale 2013-2015presentato ai Ministeri che vigilano sul piano di rientro: “C'è iltaglio di 742 posti letto, a cui se ne aggiungono altri 450, so-prattutto nel privato, che risultano già oggi non utilizzati. C’è larivoluzione che interessa alcuni grandi ospedali: il Cto passa al-l'Inail; il San Filippo Neri non sarà più azienda autonoma e saràinglobato in un'unica grande Asl che metterà insieme la A e laE; il Forlanini va alla chiusura definitiva. Infine, lo Spallanzani el'Ifo vengono uniti in un istituto con un solo dirigente”.È la spending review, bellezza! Ma si scopre che c’è ben altroda tagliare. Il Sole24Ore (16/4/14) titola “Corruzione nel Ssn da5,6 miliardi l`anno”. E scrive: “In fondo, le stime della Guardiadi Finanza di malversazioni e truffe nelle Asl da un miliardo dieuro di danni erariali all'anno sono solo briciole. Appena un cuc-chiaio nell'oceano di quel che non va nella sanità pubblica. Per-ché i costi della corruzione nel Ssn sono ben più alti, almenocinque volte tanto. Per la precisione valgono 5,6 miliardi l'anno,il 5% dell'intera spesa pubblica per la salute. E forse, peccandoaddirittura per difetto”. Pazzesco al cospetto di queste cifrespremere ancora i servizi, il personale e i poveri utenti.

Come non detto. Il Tempo (17/4/14) ri-ferisce della situazione in provincia ti-

tolando “Sindaci e Asl in rivolta: gli ospedali sono svuotati”. Silegge: “Le Asl RmF e RmG, quelle con meno letti nel Lazio: in-sieme dispongono attualmente di 671 posti, che però secondogli standard regionali dovrebbero essere 2373. Nonostante que-sto deficit di oltre i due terzi dei letti spettanti, proprio la Re-gione ora ipotizza un nuovo taglio con la riconversione di 3 dei7 ospedali, per i quali prevede solo «posti di Osservazione brevee l'opportunità di inserire letti di day-hospital e day-surgery».Con il conseguente rischio di far perdere fino a 150 posti lettodi degenza ordinaria nel complesso dei 3 nosocomi di Brac-ciano, Monterotondo e Subiaco”.

I media sono sempre impegnatissimi a rincorrere notizie di ma-lasanità e sguazzano per settimane nel caso dello scambio diembrioni al Pertini di Roma. Così i colleghi coinvolti subisco unapressione spaventosa mentre passa in secondo piano il dram-ma occupazionale di molti infermieri. Il Messaggero (20/4/14)si accorge della situazione del Regina Apostolorum di Albano e

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titola: “Al Regina Apostolorum dipendenti senza stipendio”. Il ser-vizio spiega: “Non trova sbocchi la vertenza che da alcuni mesicontrappone all'ospedale Regina Apostolorum di Albano, i lavo-ratori e la proprietà costretta, dopo la sospensione dei pagamentidelle prestazioni decisa dalla Asl Rm H, a non pagare gli stipendidi marzo. Il 5 maggio i dipendenti hanno indetto uno sciopero permanifestare il grande disagio con il quale convivono da mesi”.Nel frattempo il programma delle Case della salute compie ilsecondo passo. Il Tempo (23/4/14) titola “Apre la prima Casa

della salute della provincia di Roma”.L’articolo spiega: “Taglio del nastro, og-

gi, per la prima Casa della salute della provincia di Roma, all'ospe-dale Cartoni di Rocca Priora. Una riconversione molto attesa peruna struttura che ha ripreso vita dopo il processo di trasforma-zione in presidio territoriale di prossimità nel rispetto del DecretoPolverini. Da 4 anni infatti il Cartoni ha ambulatori già attivi, aiquali si aggiungerà anche un reparto di degenza infermieristica”.Ma la stretta sulla spesa sanitaria prosegue e scatta un nuovo

allarme per molte strutture sanita-rie convenzionate. La Repubblica

(5/5/14) titola “A rischio chiusura ventitré cliniche convenzio-nate”. Si legge: “Nel Lazio 23 cliniche con meno di sessantaposti letto, ma con 1.300 addetti, «finiranno per chiudere». Po-trebbero perdere l'accreditamento con il Servizio sanitario e,perciò, cessare l'attività assistenziale. L'allarme arriva dalla Fun-zione pubblica Cgil, oltre che dall'Aiop, l'associazione di impren-ditori degli ospedali privati”.

Non sono molti gli organi di informazione che si ricordano dellaGiornata Internazionale dell’Infermiere. Tra questi il portale webtelemeditalia.it (12/5/14) che dedica un bell’approfondimentosul rapporto tra la cosiddetta E-health e la professione infermie-ristica. Lo fa con un’articolata intervista al presidente del Colle-gio IPASVI di Roma Gennaro Rocco. Tanti i temi trattati, ma sututti emerge la dissennata stagione dei tagli lineari. Dice il pre-sidente Rocco: “Ciò che auspichiamo è un cambiamento dirotta drastico sulle politiche sanitarie, con in primo piano il dirittodel cittadino ad avere di fronte un infermiere sempre più quali-ficato. Le celebrazioni che si tengono in tutto il mondo il 12maggio significano per noi proprio questo: garantire standardassistenziali sempre più elevati e fare tutto il possibile per mi-gliorare il livello culturale degli infermieri. Siamo determinati alottare fino in fondo affinché sia rivista la politica dei soli tagliche sta falcidiando la disponibilità dei professionisti in gran partedelle strutture sanitarie. Faremo tutto quanto in nostro potereper far ripartire le assunzioni e convincere le istituzioni che in-vestire sulla buona sanità significa anche risparmiare molto”.Il Collegio di Roma conquista ancora alla ribalta mediatica conl’incontro fra gli infermieri dirigenti, i politici regionali e i sindacatidi categoria tenuto al Gemelli. In discussione la nuova leggesulle professioni sanitarie e l’emergenza personale. Il settima-

nale Panorama della Sanità(18/5/14) titola “Sos degli infermieri:subito concorsi e assunzioni o il si-

stema crollerà”. Si legge: “Un’adunata senza precedenti di in-fermieri dirigenti a Roma per rivendicare a la necessità urgentedi invertire la rotta: basta con i tagli che stanno distruggendo lasanità regionale, per rimettere a posto i conti si deve investiresulla categoria, sbloccare subito i concorsi, adeguare gli orga-nici, restituire dignità alle condizioni di lavoro e combattere il fe-nomeno della disoccupazione”. E ancora: “Tra le misureconcrete da adottare subito per arginare l’emergenza infermie-ristica e salvare i servizi, il presidente dell’Ipasvi di Roma hachiesto ai rappresentanti istituzionali della Regione Lazio di va-lutare l’operato dei nuovi direttori generali delle Aziende sanita-rie e ospedaliere anche in base alla priorità attribuita a questafondamentale criticità”. Una risposta, sebbene poco più chesimbolica, arriva a stretto giro dalla Regione. Il Tempo (23/5/14)annuncia: “Regione, assunzione di 37 tra medici e infermieri”.E spiega: “La Regione Lazio sblocca, nei limiti previsti dallenorme imposte dal piano di rientro, l'assunzione di 37 operatoritra medici e infermieri per rinforzare gli organici di Asl e ospedalidel Lazio. Le deroghe puntano ad eliminare le criticità nel set-tore dell'emergenza e dell'urgenza, di neonatologia, oncologia,rianimazione e psichiatria. Tra le deroghe concesse anche quelleper l'assunzione di infermieri e il via libera a rinnovare i contrattiper i due ginecologi non obiettori”.

Il mondo dell’informazione accende i riflettori sull’emergenzainfermieristica come non aveva fatto finora. Un risultato impor-tante che lascia un segno positivo nel contrastato rapporto trai mass media e la nostra professione. Un rapporto condizionatospesso dalla caccia smodata e incontrollata allo scoop facile. Loriassume bene il collega Lucio Di Camillo, coordinatore infer-mieri Uil Fpl del Grassi di Ostia, che in una nota al Collegio(16/5/14) parla de “Gli eroi dell'Ospedale Grassi e del Cpo (AslRoma D)”. E scrive: “Giornali e tv sono pieni di errori sanitari,di denunce per carenze d'organico. Ma ci si dimentica di direche in ospedale ci sono degli eroi. Questi eroi sono gli Infer-mieri. Infermieri che lavorano sotto organico, a volte al 50% diquanti dovrebbero essere ogni turno. Poi, se sbagli, al giudicenon importa niente. Infermieri che lavorano fino a 17 ore con-secutive ed a volte non possono effettuare la mezzora di pausaa metà turno perché non c'è tempo e si rimane indietro con illavoro, oppure perché non c'è nessuno che ti sostituisce. Infer-mieri che hanno una grandissima responsabilità verso il pazientee devono essere sempre vigili ed in forma, anche dopo tanteore di lavoro, perché la denuncia è sempre in agguato”. Da quiil suo appello: “Chiedo ai mass media di far conoscere gli eroidi Ostia, gli eroi dell'Ospedale, da una angolazione che quasinessuno conosce. Per restituire un po’ di giustizia alla verità.Sono orgoglioso di essere infermiere”.

NOIDICONO

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Un’adunata senza precedenti di infermieri di-rigenti a Roma, il 28 aprile scorso, per riven-dicare a la necessità di invertire urgente-

mente la rotta.Basta con i tagli che stanno distruggendo la sanitàregionale: per rimettere a posto i conti si deve in-vestire sulla categoria, sbloccare subito i concorsi,adeguare gli organici, restituire dignità alle condi-zioni di lavoro e combattere il fenomeno della di-soccupazione.La voce degli infermieri si è levata con forza dal Po-liclinico Gemelli dove il Collegio Ipasvi di Roma hamesso confronto più di 150 dirigenti provenienti da tutto il Lazio,i segretari regionali dei sindacati di categoria e delle associazionidei cittadini, il presidente della Commissione Sanità della Re-gione Lazio, Rodolfo Lena, e l’onorevole Riccardo Agostini, pro-motore della proposta di legge sulle professioni sanitarie.Intensa la mattinata con gli interventi di Rocco, Mangiacavalli,Zega e Proia sul tema: “Dirigenza Infermieristica per una mag-giore sostenibilità sanitaria” in un’aula Brasca gremita fino oltrela sua capienza anche da molti giovani infermieri, liberi profes-sionisti e studenti.Alla tavola rotonda che ha chiuso l’incontro con Lena e Agostinihanno preso parte: il presidente del Collegio IPASVI di Roma,Gennaro Rocco; i segretari regionali di categoria della Cgil, Nata-le Di Cola e della Cisl, Roberto Chierchia; il delegato Uil, Dome-nico Frezza; la segretaria regionale di Nursing Up, Laura Santoroed il segretario regionale di CittadinanzAttiva, Roberto Crea.

Unanimi le conclusioni: per risanare la spesa sanitaria servonopiù infermieri e meglio valorizzati. “Si risparmia davvero rive-dendo i processi più dispendiosi e investendo sul personale, maqui si continua a tagliare i servizi e non gli sprechi con conse-guenze gravissime - ha protestato il presidente Rocco -. Il livellodi criticità è molto alto e provvedimenti timidi non servono aniente. La Regione sia chiara e rapida, mantenga gli impegnisullo sblocco dei concorsi, sulla nuova rete dei servizi territoriali,sulle case della salute, sugli ambulatori infermieristici. Bastacon le parole: vogliamo provvedimenti concreti. Gli infermierinon ce la fanno più a sostenere il sistema: se non si agisce su-bito crollerà”.Tra le misure concrete da adottare subito per arginare l'emer-genza infermieristica e salvare i servizi, il presidente Rocco hachiesto ai rappresentanti istituzionali della Regione Lazio di va-lutare l’operato dei nuovi direttori generali delle Aziende sanita-rie e ospedaliere anche in base alla priorità attribuita a questafondamentale criticità.Il presidente della Commissione Sanità, Lena, ha raccolto l’ac-corato appello degli infermieri e dei sindacati pur ribadendo ivincoli stringenti del piano di rientro del deficit sanitario. Inoltre,ha assicurato la centralità della figura infermieristica nella ge-stione delle nuove Case della salute e degli altri servizi territorialiche la Regione Lazio intende potenziare.Quanto alla proposta di legge sulla valorizzazione delle profes-sioni sanitarie, l’onorevole Agostini ha garantito il pieno coinvol-gimento degli infermieri e dei sindacati di categoria nell’iternormativo che decollerà subito dopo l’approvazione della Legge328 sui servizi socio-sanitari entro fine anno.

SOS del Collegio IpASVI di Roma:subito concorsi e assunzioni o il sistema crollerà

Oltre 150 dirigenti a confronto con i vertici politici della Sanità regionale per un affollato incontro al Policlinico Gemelliorganizzato dal Collegio IPASVI di Roma

L'intervento dell'on. Rodolfo Lena

REGIONENOTIZIE

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“Non è tutto oro quel che luccica”. E in un periodo di forte crisi economica ed occu-pazionale nel nostro Paese, sembrano sempre più

allettanti le “sirene” relative a selezioni lavorative in nazioni più“in forma” che, sulla carta, garantirebbero condizioni contrattua-li più vantaggiose per i lavoratori italiani attualmente in difficoltà. Un discorso generale che sta avendo delle naturali conse-guenze anche in ambito infermieristico, con sempre più colleghidisposti ed emigrare pur di lavorare e di accedere ad un salariodignitoso.In alcuni casi, si tratta di ottime esperienze formative e profes-sionali, specie per quanto riguarda la Gran Bretagna,dove tuttavia il sistema sanitario nazionale(National Health Service) sta comunqueattraversando un periodo di tagli edeconomie di spesa. Abbiamo provato a sentire al-cuni infermieri con espe-rienza di lavoro all’estero,a riguardo. “Una cosa si-curamente tipica dellacultura britannica è cheil merito viene ricono-sciuto - spiega Atti-lio -. Chi lavora sodova avanti, a tutti i li-velli, come medico, in-fermiere o ricercatore.Come tutti i sistemicomplessi, il Nhs è certa-mente gravato da una for-te burocrazia, che crea fru-strazioni sia nei pazienti chenello staff medico ed infermieri-stico. Sicuramente, per gli infermierici sono sbocchi professionali molto in-teressanti, in quando abbiamo ruoli che in Ita-lia non ci sono, come le Nurse Practitioner, iResearch Nurse, ed i Nurse Manager”.La musica cambia, però, quando si parla di Germania: in questocaso, le selezioni che alcune agenzie di lavoro interinale effet-tuano in Italia spesso non sono del tutto trasparenti. Ci racconta

qualcosa Michele, un giovane infermiere neo laureato: “Ero giàtitubante quando mi proposero l'offerta. Sarà che non credo allafavole e quindi non credo che esista qualcuno che un giornobussa alla tua porta e ti offre duemila euro con vitto, alloggio ecorso di lingua gratuito per svolgere il lavoro per cui ho investitotutto il mio tempo, le mie risorse economiche e che amo. Tra-mite la nostra facoltà - racconta - ci presentarono un progettodi un partner tedesco che reclutava personale infermieristico.Al colloquio conoscitivo ci presentarono la proposta che di tuttoparlava, tranne di assistenza infermieristica. Prevaleva, invece,la figura del badante, del domestico di turno, che - senza nulla

togliere a chi svolge queste mansioni - non è certa-mente l'ambizione di chi ha studiato per svol-

gere un ruolo di libertà professionale nelcontesto sanitario”.

Ciò, per dire che non semprel'estero è la carta migliore da

giocarsi. Bisogna guardarsibene da chi si presenta co-

me il “salvatore della pa-tria”.Insomma, in certi con-testi si rischia di partireallettati da un buonguadagno per poi ritro-varsi in una sorte di“palude professiona-le” che poco ha a che

vedere con quanto si èappreso in ateneo in Ita-

lia.Tutte queste offerte - quelle

qualificanti e quelle dequalifi-canti - prendono tuttavia piede

perché la situazione lavorativa ditanti giovani infermieri è assai delicata.

“C’è da sottolineare - dichiara Lucia - che larealtà nel nostro Paese non offre veramente nulla a

noi giovani laureati con tanta voglia di crescere all'interno delnostro sistema sanitario. Se gli sbocchi professionali esistes-sero non staremmo qui a parlare della bontà o meno di impieghiall’estero!”. Del resto, come darle torto?

Infermieri all’estero, attenzioneal rischio di passare per… badanti!

NOTIZIE REGIONE

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NOTIZIE COLLEGIO

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Martedì 20 maggio, al Policlinico Umberto I, nel Salonedella Direzione generale, Cittadinanzattiva-Tribunaleper i diritti del malato ha presentato la guida “Opera-

zione Sicurezza” rivolta ai cittadini e agli organi di stampa-Un'occasione di confronto e dibattito sulla sicurezza delle curee sul rapporto di fiducia tra sanitari e pa-ziente che tale guida intende rafforzare.Il testo è una guida per il cittadino alleprese con l’intervento chirurgico: consi-gli pratici e informazioni su diritti, norma-tive e procedure per una migliore colla-borazione tra medico, infermiere e citta-dino in chirurgia (in pratica, cosa fare ecosa sapere in caso di intervento chirur-gico).L’obiettivo della Guida è rilanciare il temadella sicurezza in chirurgia, fornendoconsigli pratici ed informazioni su diritti,normative, procedure ed aspetti della si-curezza nell’ambito degli interventi chi-rurgici. Ad esempio: scegliere la struttura nellaquale operarsi prestando ascolto ai con-sigli del medico di famiglia più che al pas-saparola, e consultando la Carta dei ser-vizi che aiuta a conoscere l’organizzazio-ne dei reparti, gli standard e gli impegni,le tipologie di prestazioni, i tempi di at-tesa, le dotazioni strumentali e le tecni-che operatorie della struttura scelta.Si tratta, perciò, di un utile strumento perraggiungere quegli obiettivi condivisi contutti i professionisti, quali: il rilancio deltema della sicurezza in chirurgia, aiutarei cittadini ad orientarsi e a prendere de-cisioni consapevoli sulla propria salute,far aumentare l’empowerment dei citta-dini e rafforzare il rapporto di fiducia tra iprofessionisti sanitari e i pazienti.Alla stesura della guida ha partecipato ilCollegio Ipasvi di Roma ed, in occasionedell'evento di presentazione, è interve-nuta la vice presidente Ausilia Pulimenocon un intervento focalizzato sulle moti-

vazioni che hanno spinto alla partecipazione al progetto, nonchésulle azioni da attuare per la diffusione della guida e l'implemen-tazione dei contenuti della Guida. “Operazione Sicurezza” è disponibile sul sito www.cittadinan-zattiva.it e sul nostro sito www.ipasvi.roma.it

“Operazione sicurezza”: la guidadi Cittadinanzattiva sostenuta dall’Ipasvi

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Arriva il nuovo Vademecumdella libera professione Infermieristica

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NOTIZIE COLLEGIO

Il gruppo di lavoro per la Libera Professione Infermieristicadella Federazione na- zionale dei Collegi Ipasvi ha prodottoun Vademecum, pensato e realizzato con l'obiettivo di fornire

agli infermieri che intendono inserirsi nel mondo sanitario comeliberi professionisti - o che già esercitano con tale modalità - unfacile strumento informativo e di operatività.Con questo strumento, la Federazione Ipasvi e l’Ente Nazionaledi Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica (En-papi), intendono sottolineare ancora una volta l'impegno, so-prattutto verso gli infermieri freschi di laurea, persostenere e promuovere un approccio e un'assisten-za libero professionale che si richiama ad un quadrogiuridico e deontologico chiaro e condiviso e che uti-lizza modalità operative e strumenti professionaliomogenei su tutto il territorio nazionale.Nell'attuale panorama contrassegnato da affannoeconomico e contenimento della spesa sanitaria, lacollettività infermieristica intende proporsi come unapossibile nuova risposta alle necessità emergenti, at-tingendo al suo bagaglio cognitivo, esperienziale evaloriale e alle diverse modalità di espressione edesercizio professionale. In questo quadro, l'esercizio libero professionale puòessere inteso come un’opportunità e una sfida peraumentare la compliance dell'offerta sanitaria pub-blica, concorrendo all’effettuazione di percorsi dipresa in carico olistica dell’assistito, di cura finalizzatialla risposta appropriata e di qualità ai bisogni di as-sistenza infermieristica.Gli infermieri libero professionisti, infatti, possonocorrelarsi alle strutture del Ssn per arricchire l’offertasanitaria e per dare risposta alle richieste di interventiintegrativi e/o aggiuntivi provenienti dalla collettività.Il Vademecum si presenta dunque come uno stru-mento con valenza informativa e operativa fruibiledagli infermieri che intendono svolgere o già svol-gono attività libero professionale ed ha lo scopodi:sostenere gli iscritti Ipasvi che intendono svolgereattività libero professionale, con particolare atten-zione agli infermieri neolaureati;● fornire agli infermieri libero professionisti maggiori

elementi normativi di utilità e strumenti per l'ope-ratività assistenziale;

● suggerire e supportare un comportamento professionaleomogeneo sull’intero territorio nazionale;

● orientare e sostenere i Collegi provinciali Ipasvi:- nella definizione e gestione dei rapporti con gli infermieri li-bero professionisti;- nello svolgimento della funzione di certificazione dei profes-sionisti singoli e aggregati;- nella funzione d’interposizione intra e inter professionale incaso di conflittualità.

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NOTIZIE COLLEGIO

Inoltre, i Vademecum è stato suddiviso in aree riguardanti:● norme comportamentali inerenti ai principi generali che i pro-

fessionisti devono rispettare indipendentemente dalla moda-lità operativa adottata;

● indicazioni legate alle diverse forme di esercizio libero profes-sionale;

● indicazioni per la gestione commerciale dell’attività libero pro-fessionale, con riferimenti perla determinazione del compen-so professionale e per la gestione della pubblicità sanitaria;

● aspetti assicurativi e previdenziali previsti per l’attività liberoprofessionale;

● indicazioni inerenti la documentazione assistenziale necessa-ria per un esercizio professionale tutelato e rispettoso dellenorme vigenti.

È possibile scaricarlo liberamente, in formato pdf, dal sito dellaFederazione nazionale (www.Ipasvi.it ) o dal sito del Collegio diRoma (www.Ipasvi.roma.it).

ECCO I mEmBRI DEL GRUppO DI LAVORO pER LA LIBERA pROFESSIONE INFERmIERISTICAMariangela Castagnoli, Vice Presidente del Collegio provinciale IPASVI di Firenze, Infermiera libero professionista, Socio fondatoredello Studio infermieristico Florence, Collaboratore dell’Osservatorio Qualità ed Equità dell’Agenzia regionale di Sanità e membrodella Commissione Qualità e Sicurezza della Regione Toscana.Dario Vladimiro Gamba, Avvocato, Docente in Diritto pubblico e Diritto del lavoro presso l’Università Cattolica "A. Gemelli", Corsodi Laurea in Infermieristica.Andrea Guandalini, Presidente del Collegio provinciale IPASVI di Mantova, Vice Presidente del Coordinamento regionale CollegiIPASVI della Lombardia, Infermiere libero professionista, Socio fondatore dello Studio Associato Infermieristico Mantovano.Beatrice Mazzoleni, Presidente del Collegio provinciale IPASVI di Bergamo, Presidente del Coordinamento regionale CollegiIPASVI della Lombardia, membro del Comitato Centrale della Federazione Nazionale Collegi IPASVI, Tutor del Corso di Laurea inInfermieristica, Sezione di Corso A.O. Papa Giovanni XXIII di Bergamo – Università degli Studi di Milano Bicocca.Luigi Pais Dei Mori, Presidente del Collegio provinciale IPASVI di Belluno, Infermiere Coordinatore libero professionista, Studiodi Infermieristica Legale e Forense LPDM.Remo Proietti, Infermiere libero professionista, Collegio provinciale IPASVI di Roma.Maria Adele Schirru, Presidente del Collegio provinciale IPASVI di Torino, Presidente del Coordinamento regionale Collegi IPASVIdel Piemonte, membro del Comitato Centrale della Federazione Nazionale Collegi IPASVI.

Grande successo e applausi a scena aperta per lo showdi Antonello Costa che, al teatro Don Bosco di Roma,ha acceso di ironia e di significato la serata di benefi-

cenza patrocinata dal Collegio Ipasvi di Roma in occasionedella Giornata Internazionale dell’Infermiere 2014 a favore diAnlaids Lazio, l'associazione che promuove l’assistenza, l’in-formazione e la prevenzione dell’infezione da Hiv, alla quale èandato l’intero ricavato.

Uno spettacolo esilarante, quello messo in scena dall’attoresiciliano, che ha voluto sottolineare l’importante ruolo svoltodagli infermieri nella società di oggi, ringraziandoli per il loroimpegno. Davvero una bella occasione, realizzata con il pre-zioso contributo di Aniarti, per sigillare, con il sorriso, la vici-nanza di tutti gli infermieri ai pazienti che lottano contro l’Aidse alle loro famiglie.

Serata di beneficenza con Ipasvi e Aniartiper la Giornata internazionale dell'infermiere

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Ipasvi Cup 2014, ai rigorisi impone il “Cristo Re”

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NOTIZIE COLLEGIO

Mercoledì 4 giugno si è conclusa la settima edizionedell’Ipasvi cup, torneo di calcio a cinque degli infermie-ri di Roma e provincia. All’atto finale della manifesta-

zione sportiva sono giunte le vincitrici delle due ultime edizioni:Cristo Re (2012) e Nursind Roma (detentrice del titolo 2013). A spuntarla sono stati i colleghi del Cristo Re, dopo una finalemolto equilibrata che ha necessitato dell’appendice dei calci dirigore per decretare una vincitrice. Con questa affermazione, il Cristo Re ottiene il suo terzo titoloin sette edizioni del torneo, confermando altresì l’attuale supre-mazia delle squadre del girone nord su quelle del girone sud (lecui migliori rappresentanti - l’Ospedale Sandro Pertini ed il RealVannini - si sono fermate in semifinale). L’agonismo nel corso di tutto il torneo non è di certo mancato,tuttavia è da encomiare il comportamento di tutti i partecipanti,

che anche quest’anno non hannomai passato il limite del comporta-mento scorretto ed antisportivo.Massimo esempio di correttezza esportività la squadra del PTV Uni-ted, che vincendo la classifica fair-play dell’Ipasvi cup 2014, ha rap-presentato il Collegio Ipasvi di Ro-ma nella prima edizione del Nightin-goal, campionato nazionale giocatoad Alba Adriatica (Te) dal 23 al 25Maggio. Appuntamento quindi a febbraio2015 per l’ottava edizione dell’Ipa-svi cup!

Luigi Di Bartolomeo

LA CLASSIFICA FINALE

PRIMA CLASSIFICATA: CRISTO RE SECONDA CLASSIFICATA: NURSIND ROMA PREMIO FAIR-PLAY: PTV UNITED

CALCIATORI PREMATI

Capocannoniere: Michele Preite(S. Giovanni)

Miglior giocatore: Daniele Capri(Real Vannini)

Miglior portiere: Francesco Gallo (Cristo Re)

ALBO D’ORO

2008- CRISTO RE2009- S.FILIPPO NERI2010- M.G.VANNINI2011- CASTELLI ROMANI2012- CRISTO RE2013- NURSIND ROMA2014- CRISTO RE

ASSOCIAZIONE INFERMIERISTICA TRANSCULTURALE. Giocatori: Battaglia Danilo, Chiezzi Matteo, Cipriano Ugo, Cozzari Valerio,Fisco Francesco, Iorio Rocco, Mancini Paolo, Schiavoni Mario, Tortora Pantaleo,Tripodi Andrea

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CRISTO RE. Giocatori: Di Carlo Luca, Di Silvio Federico, D'Ono-frio Francesco, Faticoni Graziano, Gallo Francesco, GentileFabio, Masseroni Filippo, Micozzi Filippo, Orsini Marco, PagliaFrancesco

DEA VANNINI. Giocatori: Bennici Gaetano, Calore Emanuele,Cangialosi Sergio, Carbone Giovanni, Carbone Massimo, Ca-sella Filippo, Di Chiara Antonio, Ippoliti Enrico, Pintore Fabrizio,Sabatini Matteo, Terenzi Dario

IPASVI ROMA. Giocatori: Fiorda Maurizio, Paturzo AlessandroGalluccio Mauro, Iodice Domenico, D’Alessandro Marco, IuncoValerio, Passeri Flavio

NURSIND ROMA. Giocatori: Barone Stefano, Belusci Giu-seppe, Campitelli Andrea, Campitelli Marco, Fabbri Giandome-nico, Fabbri Marco, Moccia Alessandro, Monti Carlo, MorettaNicola, Paoletti Leonardo, Perrotta Peppino

SANDRO PERTINI. Giocatori: Capuani Yuri, Ciavarella Michele,Costanzi Rodolfo, Di Russo Cristian, Magno Romualdo, Mes-sina Stefano, Sbraga Marco, Soricetti Alessandro, VerdecchiaStefano, Vinciguerra Fernando

POLICLINICO CASILINO. Giocatori: Alberghetti Pasqualino, Bo-netti Stefano, Collini Andrea, De Angelis Augusto, De MonteMarco, Di Vico Giuseppe, Eleuteri Antonio, Felci Alessandro,Ferranti Luigi, Giampaoli Marco, Orlandi Luigi, Pompili Amedeo,Torri Federico, Tosatti Ivano

COLLEGIONOTIZIE

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SANT’ANDREA. Giocatori: Mastrodonato Flavio, Fanucci Mas-simo, Ciavatta Stefano, Bellecca Marco, Lela Fabio, PezzettoneDaniele, Casadidio Antonio

SAN GIOVANNI. Giocatori: Cherubini Antonio, D'Agostino Fabio,Fabrizi Emanuele, Gentileschi Luca, Grossi Raimondo, Iori Giu-liano, Licata Antonio Vincenzo, Meloni Marco, Preite Michele

UMBERTO I. Giocatori: Ardini Gianni, Bernardini Claudio, Calo-presti Francesco, Camillo Luigi, Casolino Mario, Frijia Giulio,Giorgio Alfonso, Khaled Zaidan, Procaccianti Filippo, QuitadamoRaffaele, Tozzo Giuseppe

SUORE OSPEDALE MISERICORDIA. Giocatori: Abate Dome-nico, Calabrese Pancrazio, Cetani Vincenzo, Cirillo Andrea,Dema Antonello, Di Dio Stefano, Fanelli Francesco Paolo, FeliciDanilo, Infantino Giancarlo, Lupi Gianluca, Mazzarone Giuseppe,Rinaldi Giuliano, Severino Ivan, Spinelli Antonio Pio

POLICLINICO TOR VERGATA UNITED. Giocatori: Bellafiore Mar-co, Calvitti Alfonso, Capponi Stefano, Cassalini Alessio, Castelluc-cio Luigi, Fanicchia Emiliano, Francione Giuseppe, Oliva Angelo,Sabelli Emanuel, Scipioni Fabio, Storti Generoso, Tortorelli Michele

REAL VANNINI. Giocatori: Califano Alessandro, Capri Daniele, Ca-ratelli Emanuele, D'Angelo Andrea, David Damiano, De Napoli Sal-vatore, Fasciolo Giulio, Gattuso Pino, Liporace Stefano, ManelfiGiuseppe, Perrini Andrea, Pirelli Alessio, Scipioni Marco, TavaniGianpaolo

COLLEGIONOTIZIE

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NOTIZIE COLLEGIO

Divertimento, simpatia ed agonismo, questi gli ingredientiche hanno caratterizzato la prima edizione del Nightin-goal, torneo di calcio a 5 riservato agli infermieri e stu-

denti infermieri di tutta Italia. Sei squadre iscritte: i Collegi Ipasvidi Bari, Brescia, Roma e Ro-vigo, la rappresentativa delNursind di Teramo ed unteam di colleghi del San Raf-faele di Milano. Nei tre giorniin cui si è svolta l’iniziativa iragazzi hanno condiviso al-bergo, campi di gioco e mo-menti di relax al mare o inpiscina piuttosto che nelle uscite serali, creando così un ottimoclima di amicizia e condivisione tra colleghi di ogni parte dellapenisola. Sul campo ha avuto la meglio la compagine dell’Ipasvi

di Rovigo, che ai rigori ha sconfitto i ragazzi dell’Ipasvi Bari; terzoposto per il Nursind Teramo. Un doveroso ringraziamento va allacordialità di tutto il personale delle strutture che hanno ospitatol’evento, ma soprattutto all’Aics di Roma ed all’Associazione

Romana Arbitri, che con la loroprofessionalità hanno reso ilNightingoal un’esperienza si-curamente positiva ed assolu-tamente da ripetere, magarigià il prossimo anno cercandodi coinvolgere sempre più col-leghi e colleghe (anche in altrisport, ad esempio abbinando

al torneo di calcio a 5 un torneo di volley o basket…).Tutte le foto ed i risultati della manifestazione alla pagina Face-book www.facebook.com/Nightingoal.infermieri

TORNEO NIGHTINGOALLa prima edizione del campionatonazionale vinta dall'Ipasvi Rovigo

Le squadre dell’Ipasvi Bari e dell’Ipasvi Rovigo in campo prima della finale

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LETTO VOI

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Il volume riporta i risultati di una ricerca na-zionale sulla professione infermieristica inItalia, condotta su circa quattromila infer-

mieri, e costituisce una sorta di “aggiorna-mento” e nello stesso tempo di “compara-zione” di una precedente ricerca, pubblicatanel 2003 da Cipolla e Artioli dal titolo: La pro-fessionalità del care infermieristico. Risultatidella prima indagine nazionale. Molte cose sono cambiate nel frattempo nelnursing care: dallo sviluppo della formazioneuniversitaria e continua, all’affermarsi delnur-sing transculturale, al diffondersi delleproblematiche legate alla web society e inparti- colare all’e-health e all’e-care.L’indagine cerca di fornire un’analisi sociolo-gica su questa e su altre tematiche di rile-vanza per la professione infermieristica. Ilgruppo di ricerca, formato da infermieri esperti in tematiche sa-

nitarie e da docenti di discipline sociologi-che e statistiche, ha potuto contare sul so-stegno del Centro di Eccellenza per la Cul-tura e la Ricerca Infermieristica del CollegioIpasvi di Roma e sulla collaborazione dellaFederazione nazionale dei Collegi Ipasvi.Questa interdisciplinarietà e varietà di ap-proccio di ricerca ha contribuito a renderequesta indagine una delle più ampie e signi-ficative nel panorama italiano per la com-prensione delle attuali problematiche dellaprofessione infermieristica nel nostro Pae-se.

Costantino Cipolla; Gennaro Rocco(a cura di)

Dieci anni dopo: un’altra infermieristicaSeconda indagine nazionale

Franco Angeli editore, pp. 191 (25,00 €)*

Dieci anni dopo: un’altra infermieristica

Un manuale per orientarsi nella ricerca bibliografica sul web

La continua ed incessante evoluzionedel web vede una sostanziale modificadel modello tradizionale di ricerca bi-

bliografica e consultazione delle fonti, untempo legato all'uso della biblioteca comeluogo fisico di conservazione, organizzazionee diffusione della conoscenza.La diffusione di internet, dunque, cambiaquesto modello nella struttura dei luoghi enei modi con cui si acquisisce la conoscenza. Nella web society, il sapere è un sapere con-diviso, a diffusione rapida, incessante e glo-bale e ci mette di fronte ad una eccedenzainformativa che richiede una grande consa-pevolezza dei limiti che presenta e dellepressioni a cui ci sottopone.Tutto ciò ha una precisa influenza anche sullaricerca scientifica: l'attività di tagging mettein discussione un intero quadro di riferimento. L'informazione

non viene più cercata, ma ci viene incontro.Lo stesso uso della rete - definita una tecno-logia intellettuale - produce un cambiamentonella nostra mente fino a modificare la stes-sa capacità di lettura ed assorbimento delleinformazioni. Nel manuale in questione, che costituisceuna guida alla ricerca bibliografica on line,sono affrontati, in maniera sistematica, gliaspetti concreti del percorso di ricerca, dal-l'elaborazione del quesito ai luoghi e stru-menti di reperimento del materiale biblio-grafico; dalla sua organizzazione e descri-zione all'interpretazione ed utilizzo.

Costantino Cipolla; Gennaro Rocco(a cura di)

Manuale per la ricerca bibliografica on lineFranco Angeli editore, pp. 272 (35,00 €)*

* I diritti di sfruttamento economico dell'opera vengono destinati all'acquisto di libri per la biblioteca del Collegio di Roma

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LETTO VOI

L'iniziativa di pubblicare un librocon i risultati di una ricerca sullaviolenza contro le donne con-

dotta nella Provincia di Roma, agilenella struttura, di semplice consulta-zione e facilmente fruibile da parte dellettore interessato/dei lettori interes-sati, risponde alla necessità di appro-fondire le tematiche correlate a unfenomeno che negli ultimi anni è dive-nuto sempre più di allarme e di inte-resse sociale.La popolazione target a cui il libro si ri-volge è rappresentata, in primis, daiprofessionisti sanitari e da quelli so-ciali che hanno l'esigenza di avere adisposizione nuovi dati di realtà sullaviolenza contro le donne.Oltre a loro, il libro è di interesseanche per quanti operano a vario titoloprodigandosi per aiutare, sostenere eproteggere le vittime (siano esse neo-nate o bambine o adolescenti o donne) di uomini che le abbianoeventualmente sottoposte o ad angherie e/o ad abusi e/o a mo-lestie e/o a prevaricazioni e/o a soprusi e/o a sevizie e/o a so-praffazioni e/o a vessazioni e/o ad oltraggi e/o a torture e/o acrudeltà e/o a maltrattamenti e/o a violenze di vario tipo, o inetà infantile (fino a 10 anni) e/o in età preadolescenziale/adole-scenziale (tra i 10 e i 18 anni) e/o nella vita adulta (dopo i 18anni).Il testo, inoltre, può costituire un valido ausilio di studio per glistudenti universitari/alle studentesse universitarie di area sani-taria e sociale che frequentano i relativi corsi di formazione.Tale scelta non fa di questo, però, qualcosa di diverso da quello

che intende essere ab origine, cioèuno strumento, insieme, di qualificataconsultazione per i professionisti sani-tari e quelli sociali, nonché per quanti/eoperano a vario titolo prodigandosi peraiutare, sostenere e proteggere ledonne vittime di uomini, e di alta didat-tica per gli studenti universitari/le stu-dentesse universitarie di area sanitariae sociale.In ultimo, il libro è consigliato a quantivogliono avventurarsi in campi della co-noscenza solitamente “inaccessibili”,pur non essendo degli esperti della vio-lenza contro le donne, perché spintidalla semplice curiosità per l'argo-mento/gli argomenti.A tal fine, per facilitare il loro l'approc-cio, è stata costantemente ricercata,pur nel rigore scientifico, la semplifica-zione degli ostici concetti in relazionealla ricerca e alla rappresentazione di

nuovi dati di realtà sulla violenza contro le donne.Accanto a questo volume, la casa editrice UniversItalia ha pub-blicato altri due libri sullo stesso tema e con gli stessi quattroautori: "La violenza contro le donne: un approccio sistematico"e "L'aggressività, il comportamento aggressivo, la violenza e ilconflitto: una analisi delle manifestazioni umane che favori-scono la violenza contro le donne".

Antonetti-Alvaro-Scampati-PotenzaLa violenza contro le donne: i risultati di una

ricerca svolta nella Provincia di RomaUniversItalia Editrice, pp. 170 (12,00€)

Tris di volumi sul temadella violenza sulle donne

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Questo testo è dedicato allateoretica infermieristica nel-la sua accezione più ampia:

dalle definizioni all’excursus storico,dalla filosofia alla trattazione diffusadelle teorie più importanti.Gli argomenti, pur nella loro com-plessità, sono trattati con uno stileestremamente chiaro. Sono nume-rose le tabelle riassuntive che con-sentono di focalizzare i concetti piùimportanti degli argomenti trattati,permettendo, peraltro un immediatoconfronto tra le diverse teorie.Cos’è l’assistenza infermieristica? Èquesta la domanda che guida la con-solidata ricerca dell’autore. Ma èproprio la domanda, nel suo dispie-garsi, ad aprirsi a nuove fascinosequestioni. In effetti, si tratta di unlibro di domande circa la possibilitàche l’uomo esista senza cadere inuna condizione economica, evitandoche si consegni solo alle attività dacui trae un guadagno immediato. Lateoretica infermieristica viene sia prima che dopo la costruzioneteorica infermieristica: prima pone le basi di senso per una co-struzione disciplinare ontologicamente coerente; poi essa as-socia e orienta le teorie infermieristiche verso un unico scopodisciplinare. Il volume, di vocazione didattica, accompagna il let-tore in diversi percorsi tra loro distinti e integrati. L’edizione ita-liana, da tempo attesa, offre l’occasione a tutti per porsi in

atteggiamento dinamico ed evolu-tivo verso il sapere disciplinare, aiu-tando ad ascoltare le antiche radicie orientando la propria identità ver-so il futuro. Diviso in sei parti, il libro è accom-pagnato da una ricchissima biblio-grafia dedicata ai principali espo-nenti delle teorie infermieristiche. La prima parte è dedicata al viaggioteoretico infermieristico; la secon-da, al patrimonio teoretico; la terza,alla disciplina infermieristica e allasua struttura; la quarta, alle teoriepionieristiche; la quinta, al futuroteoretico (le sfide e opportunità perun futuro teoretico) e l’ultima, lasesta alla letteratura storica infer-mieristica.I due capitoli conclusivi presentanoun abstract delle principali operestoriche della teoria infermieristicae un vasto repertorio di pubblica-zioni (anche audio e video) dedicatealle teorie infermieristiche.

Ogni capitolo si chiude con una serie di domande mirate a fa-vorire la riflessione sugli argomenti esposti.

Afaf Ibrahim MeleisTeoretica infermieristica. Sviluppo e progresso

della filosofia e delle teorie infermieristicheCEA Edizioni, pp. 624 (54,00 €)

Sviluppo e progresso della filosofia e delle teorie infermieristiche

TUTTI I VOLUMI RECENSITI SULLA NOSTRA RIVISTA SONO CONSULTABILI LIBERAMENTE PRESSO LA BIBLIOTECA DEL

COLLEGIO IPASVI DI ROMA

LETTO VOI

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In questo numero analizziamo le novità in materia di contrattia tempo determinato introdotte dal d.l. 34/2014 (decreto Po-letti) convertito in l.78/2014, che riguarderanno tutti i rapporti

di lavoro costituiti a decorrere dal 21 marzo 2014, data di entratain vigore delle nuove disposizioni.La principale innovazione consiste nell'abolizione dell'obbligoper il datore di lavoro di specificare nei contratti in questione lemotivazioni che giustificherebbero l’assunzione del lavoratorea tempo determinato piuttosto che a tempo indeterminato.Tale obbligo era previsto dall'art. 1 comma 1 d.lgs 368/2001,che nella formulazione precedente alla riforma recitava: “È con-sentita l'apposizione di un termine alla durata del contratto dilavoro subordinato a fronte di ragioni di carattere tecnico, pro-duttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili alla ordi-naria attività del datore di lavoro”.Con la l. n.92/2012 (legge Fornero)il datore di lavoro è stato esoneratoda tale obbligo nel caso di primocontratto di assunzione a termine,che doveva avere una durata nonsuperiore a 12 mesi, rimanendofermo, tuttavia, l’obbligo di indicarele predette ragioni giustificatrici inoccasione dei successivi rinnovi.Il comma 1bis dell'art. 1 d. lgs368/2001 (oggi abrogato) aveva in-fatti previsto: “Il requisito di cui alcomma 1 non è richiesto nell'ipo-tesi del primo rapporto a tempo de-terminato, di durata non superiorea dodici mesi, concluso tra un da-tore di lavoro o utilizzatore e un la-voratore per lo svolgimento diqualunque tipo di mansione [..]”.Per effetto della riforma in esame,invece, il datore di lavoro non saràpiù tenuto a specificare le ragionilegittimanti l'assunzione a termine;e ciò, con riferimento non solo alprimo dei contratti ma anche aquelli successivamente stipulatidalle parti.Il decreto legge stabilisce, altresì,che la somma complessiva dei rap-

porti a termine instaurati tra datore di lavoro e lavoratore, in re-lazione alle stesse mansioni, non potrà superare 36 mesi.Secondo la disciplina previgente il termine del contratto atempo determinato poteva essere prorogato, previo consensodel lavoratore, una sola volta, a condizione che tale prorogafosse motivata da ragioni oggettive e che concernesse lo svol-gimento di mansioni equivalenti.Per effetto della modifica legislativa, invece, i contratti in que-stione potranno essere prorogati fino a 5 volte, sempre nell'arcodi 36 mesi, termine massimo in cui un lavoratore potrà essereimpiegato a tempo determinato per lo svolgimento della mede-sima attività.Dette proroghe, inoltre, non necessiteranno più di essere giu-stificate dall'indicazione di quelle “ragioni oggettive” prima ri-

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Come cambia il contratto a tempo determinato a seguito della recente riforma contenuta nel d.l.34/2014

convertito nella l.78/2014

L’AVVOCATO

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chieste, essendo sufficiente che le medesime si riferiscano“alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato sti-pulato a tempo determinato” (art. 4 comma 1 d.lgs 368/2001).Un'ulteriore innovazione rispetto al passato concerne il numerocomplessivo dei lavoratori assunti a termine all'interno della me-desima azienda. In particolare, i lavoratori a tempo determinato non potrannosuperare il limite del 20% dell'organico complessivo, ad ecce-zione delle imprese che occupano fino a cinque dipendenti,

degli enti di ricerca e delle fattispecie indicatenell’art. 10 comma 7 d.lgs 368/2001.Nel caso in cui venga impiegato a termine un nu-mero di lavoratori che ecceda la soglia del 20%non avrà, tuttavia, luogo l'automatica conversionea tempo indeterminato dei contratti stipulati in vio-lazione del predetto limite percentuale, bensì sol-tanto l'applicazione di una sanzione amministrativapecuniaria a carico del datore di lavoro. Queste, dunque, le modifiche introdotte dalla re-cente riforma in materia di contratti a termine lequali, come anticipato, troveranno concreta appli-cazione in riferimento ai rapporti di lavoro costituitisuccessivamente all'entrata in vigore del decretolegge.Viceversa, i contratti sottoscritti in precedenzacontinueranno ad essere regolati dalla previgentenormativa. Con la conseguenza che, facendo ap-plicazione delle vecchia disciplina sopra ricordata,potrà considerarsi legittimo soltanto il primo deicontratti a termine stipulato senza l’indicazione

delle ragioni giustificatrici, e non anche i contratti c.d. “acausali”sottoscritti in seguito. Analogamente, non potranno disporsi ulteriori proroghe rispettoa quella (unica) ammessa dalla legge, che peraltro dovrà neces-sariamente essere supportata dalle “ragioni oggettive” di cuisi è detto.

Avv. Nicoletta Galli

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L’AVVOCATO

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LA VIGNETTA MESE

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NORME EDITORIALI

Quali regole seguire per pubblicare un articolo su “Infermiere Oggi”

“Infermiere Oggi” pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sottola responsabilità dell’autore o degli autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale, ente di appartenenza, reca-pito postale e telefonico. Il contenuto non riflette necessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli direttivi.Gli articoli devono essere strutturati secondo il seguente schema: 1) riassunto/abstract; 2) introduzione; 3) materiali e metodi; 4) risul-tati; 5) eventuali discussioni; 6) conclusioni; 7) bibliografia.

CITAZIONI BIBLIOGRAFICHELa bibliografia dovrà essere redatta secondo le norme riportate nel Vancouver Style (consultabili al sito internethttp://www.icmje.org).Il vantaggio dell’uso del Vancouver Style è nel fatto che la lettura di un testo non interrotto dalla citazione risulta più facile e scorre-vole. Solitamente, i rimandi alla bibliografia sono affidati a numeri posti ad esponente (es. parola2 ) che rimandano alla bibliografiariportata alla fine dell’elaborato. Il Vancouver Style prevede:– iniziali dei nomi degli autori senza punto, inserite dopo il cognome;– iniziale maiuscola solo per la prima parola del titolo del lavoro citati;– in caso di un numero di autori superiori a sei, può essere inserita la dicitura et al.

CITAZIONI DA INTERNETPer citare un articolo su una rivista on line, è bene riportare: cognome, nome. “Titolo Articolo.” Titolo Rivista. Volume: fascicolo (anno).Indirizzo internet completo (con ultima data di accesso).Per un documento unico disponibile in rete: Titolo Principale del Documento. Eventuale versione. Data pubblicazione/copyright o dataultima revisione. Indirizzo internet completo (data di accesso).

FIGURE E TABELLELe figure e le tabelle devono essere scelte secondo criteri di chiarezza e semplicità; saranno numerate progressivamente in cifre arabee saranno accompagnante da brevi ma esaurienti didascalie. Nel testo deve essere chiaramente indicata la posizione d’inserimento.Diagrammi e illustrazioni dovranno essere sottoposti alla redazione in veste grafica accurata, tale da permetterne la riproduzionesenza modificazioni.

ABBREVIAZIONI, ACRONIMI E MAIUSCOLELimitarsi alle abbreviazioni più note:ad es. per “ad esempio”n. per “numero”p./pp. per “pagina/pagine”vol./voll. per “volume/volumi”et al. per indicare altri autori dopo il sesto nelle bibliografie.

L’acronimo è un genere particolare di abbreviazione. La prima volta che si incontra un acronimo in un testo è sempre necessario citareper esteso tutti i termini della locuzione, facendoli seguire dall’acronimo tra parentesi - ad es. Associazione Raffredati d’Italia (Ari).Evidentemente, ciò non vale per sigle oramai entrate nell’uso comune, come tv, Usa, Aids, Fiat, Cgil, Ecm. Gli acronimi non conter-ranno mai punti – ad es. Usa e non U.S.A.

DATE E NUMERILe date vanno sempre scritte per esteso, per evitare incomprensioni nella lettura. Ad es. lunedì 28 luglio 2006 e 1° gennaio (non Igennaio o 1 gennaio). I giorni e i mesi hanno sempre la prima lettera minuscola.I numeri da uno a dieci vanno scritti in lettere (tranne che nelle date!). Per tutti gli altri, l’importante è separare sempre con un puntoi gruppi di tre cifre. Per le grosse cifre “tonde”, usare “mila”, “milioni” e “miliardi” invece di “000”, “000.000”, “000.000.000”.

PAROLE STRANIERELe parole straniere vanno sempre indicate in corsivo, soprattutto se non sono ancora entrate nell’uso comune italiano. Se si decidedi usare un termine straniero, è bene ricordare che non si declina mai (ad es. i computer e non i computers).

MODALITÀ E TERMINI PER L’INVIO DEI LAVORIGli autori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numero contenente il loro articolo, devono farne richiesta esplici-ta al momento dell’invio del testo.Tutto il materiale (una copia in formato elettronico, una copia in formato cartaceo) deve essere spedito o recapitato al Collegio Ipasvidi Roma, viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma.

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COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI ROMA

viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma - metro Ottaviano

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