Editoriale · Space Hulk 4th edition (2014). Cinque anni dopo la GW ci delizia con una “nuova”...

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EditorialeI mesi passano in fretta e siamo praticamente in estate!Ma prima di mettere le miniature e dadi nell’armadio in favore del mare, approfitto di farvi di leggere un nuovo numero pieno di articoli di qualità, come vi abbiamo abituati da ormai quasi 15 anni (passa veloce il tempo)!

Questo inverno vi aspetta una piccola rivoluzione riguardante proprio l’Orco Nero, ma visto che un’immagine parla più di mille parole, vi metto un’anteprima in chiusura della rivista. Nei prossimi mesi vi aggiorneremo man mano che il progetto si concretizza tramite la nostra pagina facebook, fino alla presentazione ufficiale nel prossimo numero.

Detto questo, buona lettura!Alan D’Amico

Sito ufficiale ( www.orconero.com )Pagina facebook ( https://www.facebook.com/OrcoNero )

I’ artista della copertina di oggi è Gianluca Pagliarani.I suoi disegni hanno dato lustro alle pagine di molti titoli della Avatar Press, Editions Soléil in Francia e Sergio Bonelli Editore in Italia, collocandosi fra i disegnatori di punta di Dragonero, il fantasy creato da Stefano Vietti e Luca Enoch. Immagine usata come apertura della rivista

riguarda il progetto personale “The Shadow Planet” ora in finanziamento tramite la campagna Indiegogo di Radium.Per ulteriori informazioni vi rimando a link ufficiale:https://www.indiegogo.com/projects/the-shadow-planet#/ o a questo

NuMero

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[email protected] :Orco Nero

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di Jacopo Casiraghi

Lo scorso novembre 2015 una bella notizia aveva scosso nostalgici e collezionisti delusi dallo stile delle miniature e delle regole del nuovo Age of Sigmar (AoS): la Games Workshop (GW) riapriva ufficialmente la sua linea

editoriale degli “Specialist Games”. Si tratta dello stesso Studio che al tempo ideò, propose ed “espanse” mostri sacri quali “BloodBowl”, “Mordenheim”, “Man o’War”, “Battlefleet Gothic” e Warhammer Quest. La GW promette nuove faville riproponendo vecchie glorie con regole e design svecchiato. Era una mossa ipotizzabile dopo il grande successo ottenuto dalla ristampa di Space Hulk anche se assolutamente non scontata dopo il mezzo flop (in base a quanto si dice sul web) del “nuovo” Man o’War: Dreadfleet. Gli appassionati si sfregano le mani e qualche purista si preoccupa persino: il “vecchio mondo” per come lo conoscevano è ormai defunto e anche il nuovo WarhammerQuest : Silver Tower, attinge a piene mani al nuovo stile di miniature già visto in AoS.

Una cosa è certa: negli ultimi anni (con una “preoccupante” impennata negli ultimi mesi) la GW ha commercializzato nuovi boardgames dal contenuto impressionante (numerose miniature, tiles o tabelloni “embossed”) e un costo altrettanto “impegnativo”: in media attorno ai 120 euro.

Fra tutti i nuovi prodotti ancora disponibili quali sono gli imperdibili per un appassionato e quali acquisti possono essere evitati, al fine di risparmiare spazio (sempre più risicato) e denaro?

Quella che segue è una analisi, del tutto personale e viziata dal fatto che sono un appassionato della GW e collezionista delle vecchie glorie prodotte dalla prolifica casa. In questa mia analisi non terrò conto dei giochi su concessione Fantasy Flight (alcuni bellissimi) che però non hanno come aspetto rilevante e “core” del prodotto le miniature.

Space Hulk 3rd edition (limited re-release) (2009): marines in Terminator Armour, genestealer e un atmosfera da incubo alla Alien. La GW riporta sui nostri tavoli uno dei migliori giochi dei mitici anni 80/90. Il prodotto è strabiliante: miniature e componentistica da urlo il tutto con una attenzione al dettaglio strepitosa. Da comprare? Assolutamente NO, per il motivo che leggerete sotto.

Space Hulk 4th edition (2014). Cinque anni dopo la GW ci delizia con una “nuova” versione del gioco. Stesso impianto di base, stesse miniature della terza edizione (ma come, non doveva essere una limited?) con l’aggiunta di qualche nuovo tassello, qualche missione in più e un piccolo rimaneggiamento delle regole. Oltre a far crollare il prezzo dell’edizione precedente (arrivato a suo tempo picchi di 180/200 euro) la nuova proposta risulta essere più interessante per il giocatore, visto che ha tutti i pregi della terza edizione arricchita dalla componentistica in più.

Space Hulk 4rd edition (BBG score 8.1)

Miniature Molto belle e dinamiche ma difficilmente riadattabili per il 40K (pezzi unici e basette sagomate in plastica). La posa delle miniature a volte le rende scomode da muovere sul tabellone. Voto 8

Tabellone Spesso, componibile a puzzle, embossed. Un piacere per gli occhi! Voto 10

Regole Le classiche regole di Space Hulk prima edizione: funzionali, eleganti, semplici. Voto 10

Suggerimento in breve: compratelo! Cosa state aspettando? No davvero, non lo avete ancora comprato?

I nuovi boardgames della Games Workshop: guida all’acquisto

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Dreadfleet (2011). Gli appassionati (presente!) di Man o’War (MoW) hanno avuto un tuffo al cuore. Dieci nuove navi, nuove regole, righello d’ossa, “bussola”, una componentistica persino più ricca del nuovo Space Hulk Cosa volere di più? Beh, sarebbe bastato un regolamento maggiormente studiato. I combattimenti sono casuali così come la pesca delle carte danno. Le navi hanno una scala diversa rispetto a quelle di MoW rendendole di fatto inutilizzabili (a parte le cocche). Il gioco inoltre è a “universo chiuso”: mentre MoW era un wargame (flotte componibili e acquistabili diverse per razza) questo Dreadfleet non permette uno scontro fra flotte avversarie ma obbliga a ripercorrere degli scenari fissi in cui si usano una o più navi alleate fra loro. Il prezzo, anche nuovo, è molto basso a riprova del fatto che il prodotto non sembra interessare… per ora.

Dreadfleet (BBG score 7.1)

Miniature Vascelli imponenti ed originali ma non utilizzabili per MoW. Si tratta di navi uniche con cui non è possibile creare una flotta. Voto 8

Tabellone Un telo di tessuto dalle dimensioni rivaleggianti il mitico tabellone di Battlemaster. Voto 10 (io lo uso come landscape per le partite di MoW)

Regole Regole mediamente complesse e basate assolutamente sulla fortuna. Voto 4

Suggerimento in breve: compratelo solo se siete dei veri appassionati di MoW e dei giochi navali. Io l’ho preso e dipinto completamente.

Dopo qualche anno di falsi rumors e vana attesa finalmente e a sorpresa la GW pubblica…

Assassinorum: Execution Force (2015). Quattro assassini imperiali (dalle pose davvero dinamiche) devono penetrare nella base e uccidere il Chaos Lord Drask. Il prodotto non piace molto: intanto perché le miniature dei guerrieri del Chaos sono un “riciclone” dei vecchi sprue e risultano “fuori contesto” rispetto agli altri modelli, anche come dettaglio. I tre soli tabelloni forniti con il gioco del gioco non permettono chissà quel dinamismo. Le regole sono davvero semplici e l’AI che muove i modelli del Chaos decisamente banale.

Assassinorum: Execution Force (BBG score 6,8)

Miniature In plastica, le miniature degli assassini (exclusive!) e il lord molto dettagliate, quelle dei marines traditori più semplici. I cultisti invece mi piacciono molto: sembrano una gang di Necromunda. Voto 7

Tabellone Bel design ma troppo poco componibile. Voto 7

Regole Regole basiche e banali. Voto 5

Suggerimento in breve: secondo me questo prodotto è da evitare a meno che non lo troviate a meno di 50 euro e vi servano le miniature per giocare al 40.000 o a Necromunda (i cultisti, il resto rivendetelo a parte)

Nel 2015 la GW all’improvviso decide di pubblicare 4 giochi (!) in neanche 12 mesi. Se questo è quanto ci aspetta, per il futuro ci sarà da tremare! Tutte le pubblicazioni sono a sorpresa, i rumors tenuti sotto controllo, le informazioni trapelano a fatica poche settimane prima dell’uscita dei giochi. La strategia è quella di aumentare l’hype e registrare un “tutto esaurito” prima ancora che esca il gioco.

The Horus Heresy: Betrayal at Calth (2015). Il gioco cattura i fanboys in primis per l’ambientazione (l’eresia di horus) e quindi per il design delle miniature: si tratta degli space marines del trentesimo millennio, finora acquistabili (a caro prezzo) solo su Forge World. La scatola, con le sue regole da wargame semplificato e il tabellone ad esagoni, sembra

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in realtà un’ottima mossa per vendere in lotto miniature dal valore retail (dollaro in più, dollaro in meno) di ben 500 dollari. Non a caso molti appassionati acquistano il gioco per smembrarlo e usare le miniature di entrambe le fazioni (interscambiabili) come unica forza del 30K (dipingendole con la stessa araldica). Il mio consiglio? Provate invece a giocarlo. È semplificato, è veloce ma mantiene tutto il gusto di uno skirmish tattico, una sorta di mini-Warhammer 40.000.

The Horus Heresy: Betrayal at Calth (BBG score 8.3)

Miniature In plastica, utilissime per assemblare a “basso costo” una armata di marines del trentesimo millennio. Il design delle armature Mark V “heresy armour” è davvero accattivante. Voto 9.

Tabellone L’esagono affascina il wargamista che è in me. Voto 8

Regole Un mini Warhammer 40K semplificato. Voto 7

Suggerimento in breve: per chi non ha più tempo di giocare a Warhammer 40K

Deathwatch: Overkill (2016). In questo caso un altro grande sogno segreto dei vecchi giocatori di Space Hulk si avvera: avere a propria disposizione un’intera forza di tiranidi divisi per generazione (dal patriarca ai puro-sangue). Le nuove miniature aliene sono dettagliate e molto belle soprattutto se paragonate a quelle dell’espansione Genestealer (Space Hulk prima ed). Nella stessa scatola sono proposte le miniature di 11 marines appartenenti ad una squadra della Deathwatch (un team composto dai migliori marines degli altri capitoli per portare a termine missioni altrimenti mortali). L’effetto sull’originalità dei modelli è fantastico: vengono proposti marines appartenenti a dieci capitoli diversi della legione Astartes compreso un veterano su moto! Le regole del gioco, semplici ed immediate, sono particolarmente asimmetriche: i marines giocano con pochi modelli, fortissimi, i genestealer sono numerosi ma poco incisivi. Deathwatch però perde in spessore e tensione tattica rispetto al Betrayal at Calth connotandosi come un gioco molto basato sul fattore fortuna.

Deathwatch: Overkill (BBG score 7.7)

Miniature Originali ed interessanti. La GW popola le sue narrazioni con nuovi range di modelli. Voto 10.

Tabellone Si tratta delle passerelle a (quadroni larghi) della città-miniera infestata dai tiranidi. Una sorta di open space sul quale sparare a tutto quello che è entro il raggio di fuoco delle armi. Voto 6

Regole Molti tiri di dadi su un tabellone open (si spara infatti usando un righello) con nessun scelta strategica rivelante. Voto 4

Suggerimento in breve: lo compri solo chi ha in progetto di riutilizzare le miniature per Space Hulk o WH40k.

E il futuro? GW promette,, grazie alla linea “specialist games”, di resuscitare e rinnovare numerosi titoli. A partire del nuovo BloodBowl, di cui si sono viste in rete le prime immagini delle miniature e che parrebbe essere programmato per il prossimo autunno. È ormai sui nostri scaffali l’imponente - Warhammer Quest: Silver Tower. Per il 17 giugno è inoltre previsto “Lost patrol” (unboxed alla GAMA).

E a Natale? Io punterei sul nuovo Battlefleet Gothic.

Jacopo Casiraghi - Game Designer from The irregulars

The irregulars è un team che progetta, sviluppa e propone nuovi giochi da tavolo. Il gruppo di lavoro è composto da differenti professionisti con specifiche competenze al fine di proporre idee e meccaniche sempre interessanti, innovative e divertenti. Caratteristica principale del team è la capacità di proporre alle case editrici giochi ad un livello molto avanzato di sviluppo e playtesting, pronti per una eventuale pubblicazione.

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Jacopo, oltre che un esperto giocatore è anche un gran pittore, ecco i suo modelli di Dreadfleet colorati!

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L’auspex nella sua mano era silenzioso, così come il suo impianto auspex, preziosa aggiunta al suo apparato sensorium, tre volte benedetto dal Magus Omenathor. Distaccando parte delle funzioni cognitive del suo cervello, Malgarod-10010111001010111/a avvia una subroutine per rivedere, fotogramma dopo fotogramma, le ultime immagini catturate dai suoi impianti ottici.

Nulla. Eppure il suo unico orecchio biologico –o meglio, ciò che ne rimaneva dopo la rimozione del padiglione auricolare e la sua inclusione nell’elmetto rinforzato di adamantium- aveva captato un rumore. Qualcosa era rotolato, soffice, appena percettibile, nelle rovine all’esterno del perimetro. A giudicare dai dati raccolti durante la preparazione del perimetro, Malgarod-10010111001010111/a ritenne che potesse essere un frammento di ferrocemento.

<<Natura: ferrocemento. Probabilità 70,21%. Origine: sconosciuta. Assenza di vento. Tracce biologiche non percepibili. Probabilità di organismo saprofita autoctono: 25,33%. Attivare subroutine di allerta Bianco/ter>> Il breve crepitio di Lingua Machinis indirizzato ai suoi sottoposti interrompe la quiete notturna per un breve attimo. Voltando appena il capo, Malgarod-10010111001010111/a vede i membri della sua squadra cambiare leggermente la posizione dei propri corpi. Vede le teste cominciare a ruotare in archi di 12,5° più ampi, scansionando con i propri apparati auspex le tenebre. Vede le carabine sollevarsi da terra di 9,34°, riducendo l’intervallo tra puntamento e fuoco di 1,1 secondi.

Requiem Aeternam

Di Andrea Gamberini, Riccardo Frizzoni e Thomas D’Amico

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Non vede l’ombra apparire, come dal nulla, alle sue spalle. Non ne vede la maschera che ne cope il viso. Non ne vede il ghigno. Né la grazia con la quale si muove per passare la lama di un lungo, ricurvo, elegante coltello con precisione chirurgica nel giunto tra la placca laringea e il mento, scavando un solco mortale nella sua carne vizza e grigiastra, disabilitando la sua unità vox. Muto, avverte appena la puntura, quasi indolore, di qualcosa che gli penetra nella schiena, per poi muoversi come una frusta impazzita per far scempio dei suoi organi interni e dei miglioramenti che hanno sostituito alcuni dei suoi vecchi, inefficienti organi umani, là sul Benedetto Marte.

Malgarod-10010111001010111/a si svuota come un otre bucato, riversando la poltiglia che erano le sua interiora attraverso lo squarcio nella gola. Pur nell’atto di tornare nell’abbraccio logico dell’Omnissiah, l’impulso logico integrato nella sua corteccia cerebrale dai Magi di Marte, lo costringe a registrare per il recupero post-mortem dei suoi dati le ultime immagini, fino all’ultimo istante. Ha appena il tempo di registrare col suo sensorium il corpo di due membri della sua squadra collassare a terra, come in preda ad una scossa elettrica, e un terzo esplodere in una fontana di sangue. E ombre. Numerose, agili, silenziose ombre saettare nella notte oltre il perimetro.

Le ombre degli Eldar scivolano nella notte. Silenziosi, si spostano abbracciando le ombre e i muri distrutti. Si fondono nelle tenebre, come se fossero fatti della loro stessa sostanza. I colori delle olo-tute sono attenuati. Le losanghe brillanti sono attenuate. I colori contrastanti rispondono al gioco di luce delle lune del pianeta, assimilando il colore degli intonaci rovinati, delle pitture scrostate, dei manifesti attaccati e sbiaditi ai muri. Si muovono all’unisono, saltando acrobaticamente pile di detriti con agilità sovrannaturale, senza produrre il minimo rumore. Si lasciano alle spalle i cadaveri degli Scim-maigh, raggiungendo uno slargo nella strada. Ai bordi, si fermano. La notte è immobile. In lontananza, i rumori degli Scim-maigh che hanno scacciato diversi cicli fa i servi di Colei-Che-Ha-Sete che pattugliano il sito dello scavo. Le luci delle loro macchine tagliano la notte. I bracci meccanici si alzano e abbassano, come lunghi colli mostruosi. Lo scavo prosegue. I Primitivi stanno avvicinandosi troppo. Ciò non deve succedere. Ciò che è sepolto deve restare tale.

Un complesso, rapido scambio di gesti e inclinazioni del capo tra le figure è tutto quello che serve. Una si muove, rapida, in punta di piedi, fino al centro della piazza. Da una tasca dell’olo-tuta estrae un apparecchio. Una grossa gemma. La figura la sfiora, disegnando un’intricata figura con la punta del dito. Riverentemente, la appoggia a terra, al centro esatto dello slargo. La gemma resta inerte per qualche istante.

Poi, come la fiamma di una candela, una luce azzurrina la consuma. La luce si espande, la fiamma diventa della grandezza di un piatto, poi delle dimensioni di una porta. E continua lentamente a crescere. I bordi si fanno più definiti, meno tremolanti. Una macchia più scura della notte si espande dal centro esatto, riempiendo e sostituendo la luce azzurrina, ora

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relegata ad un sottile bordo fiammeggiante, pallido, etereo. La superficie è oleosa. Tremula leggermente.

Dall’altro lato, qualcosa esce. Qualcosa di allungato e dai bordi affilati come quelli di una lama. Una lama che si muove rapidamente. La figura a terra riesce a scorgere i disegni sui fianchi. Le maschere dei Mille Volti di Chegorach che ne ornano lo scavo. Le figure aggrappate al predellino.

Uno. Poi un altro. Alti due. Rapidi come fulmini escono e sfrecciano verso le orrende macchine degli Scim-maigh. A coppie sfrecciano fuori dal disco, che continua ad espandersi.

Le altre figure si avvicinano, circondano la prima. Uno dei velivoli esce. Compiendo una stretta virata, si avvicina alle figure appiedate. Come un sol uomo, le ombre balzano agilmente in aria. Graziosamente, atterrano su retro del veicolo, che rallenta appena. Si aggrappano, mentre questo riprende ad accelerare.

Magus Primus Ollenart solleva il cluster di sensori ottici dal sito di scavo. L’archeotech non può essere troppo in profondità. Le sue stime lo danno, mantenimento costante la velocità di scavo e la compattezza dei sedimenti, a 14.37 ore imperiali standard. Probabile modulo SCT.

Una spia si accende ai margini di uno dei suoi impianti ottici. La noosfera esplode di informazioni. I servitori accoppiati alle torrette dei sistemi auguri trasmettono impulsi ed informazioni contrastanti. Una lunga stringa di lingua machinis esplode dai suoi emettitori verso la schiera di Magi di grado minore attorno a lui, con richiesta di informazioni dettagliate. Le risposte sono diverse. Le unità di Skitarii sul campo non rispondono, o trasmettono feedback incomprensibili. La significatività statistica dei dati trasmetti attraverso la noosfera è bassa. Se avesse ancora abbastanza umanità, il panico si impadronirebbe di lui. Distaccando parte della sua consapevolezza dal sistema di scavo, richiede una proiezione noosferica delle disposizione delle unità del perimetro attive. La disposizione è sbagliata. Il perimetro ha delle brecce. La disposizione non è logica, tuttavia. C’è uno schema, ma è evidentemente costruito per sviare. Gli altri Magi si uniscono alla elaborazione. Tracciano, proiettano, elaborano, simulano. La falla appare evidente, tolti i segnali mirati a confondere. Una zona della mappa si illumina. Lì dove le pattuglie erano più disperse. Piazza degli Eroi, griglia 1189-164-863/Y. La direttiva di attacco è quella. Si connette al sistema sensorium dell’unita Skitarii più prossima alla zona.

Attraverso il sistema scorge per un istante una esplosione di luce. Gli Skitarii stanno aprendo il fuoco contro qualcosa

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che si muove a velocità altissima. Qualcosa che schiva agilmente i raggi delle loro arme. Scambi frenetici in lingua machinis sporcano il segnale, mentre i soldati cercano di scambiarsi informazioni utili a acquisire il bersaglio. Senza particolare successo, apparentemente. Qualcosa, un’ombra, balza dal veicolo in corsa. Qualcosa che piroetta nell’aria, piedi in avanti. Un’ombra che esplode in una miriade di colori. Si scompone, moltiplica, in frammenti impossibili. Il sistema ottico dello Skitarii non riesce a cogliere. Spara alla cieca, ma quel qualcosa gli è addosso. L’impatto avrebbe frantumato la cassa toracica di un umano normale. Ma l’unità barcolla appena. Una specie di maschera appare nel sensorium. Un viso ghignante, che si trasforma in una versione corrosa e distorta dell’Opus mechanicum in una frazione di secondo, fiocchi di ruggine che si staccano nel vento invisibile, cane marcescente che minaccia di invadere la parte meccanica del teschio. Qualcosa brilla nella mano della figura. L’immagine sparisce. L’icona dello Skitarii, pure.

Magus Primus Ollenart confronta l’immagine con il suo personale database di Xeno. Eldar. Subspecie: Arlecchino. Minaccia: non classificata. Con un secca esplosione di Lingua machinis, Magus Primus Ollenart attiva i protocolli di emergenza.

I Dominus, immobili ai peidi della rampa del trasporto 10100011101/347/AB/3 “Ira di Marte” sollevano il capo di scatto. I loro impianti ottici virano dal verde ad un rosso acceso. I mechadendriti si agitano come serpenti.

4,5 secondi dopo l’accensione della spia, il protocollo di difesa è attivato.

I portelloni dell’Ira di Marte si aprono lentamente. Dall’oscurità della stiva servitori su cingoli, irti di armi, scendono lungo la rampa. La loro carne grigiastra e morta si fonde con gli impianti benedetti dall’Omnissiah. Gli impianti ottici rilucono nel buio, più vitali dell’unico occhio ancora di debole carne rimasto loro, vuoto e acquoso. Dietro di loro, i passi pensati, identici e meccanici, anticipano l’emergere di giganteschi costrutti da guerra. Le teste a cupola riflettono la luce delle lune e delle macchine da scavo. La luce scivola sulle armi, sui giganteschi pugni, sulle lucide corazze. In perfetto unisono, si avvicinano ai Dominus. Si dividono in squadre. Seguono i loro comandanti senza emettere un suono.

Magus Primus Ollenart inizia a trasmettere sulla noosfera i primi canti in lingua machinis dei Riveriti protocolli dell’Accuratezza, mentre il coro dei Magi dirige l’attivazione delle difese.

L’Idathedi esplode di colori. La sua figura si spezza in mille proiezioni luminose, mentre balza da una parte e l’altra, amputando arti con la sua elegante spada. Dissolvendo in pozze di metallo fuso e carne sciolta come cera con la pistola a fusione nell’altra sua mano. Con un calcio sposta la lunga carabina del bizzarro uomo-macchina, prima di affondare la lama nel torace. Lo Schi-maig collassa emettendo un rumore stridulo. La sua squadra finisce l’ultima delle creature. Uno dei suoi fratelli giace a terra, il petto una rovina fumante.

Dominus Markeenen emette un breve ordine in lingua

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machinis. I Kastelan allungano le braccia. Le tozze dita si allargano. Le canne delle armi montate sui supporti dorsali si allineano. Una tempesta di proiettili ad alta velocità satura la strada fra i due edifici collassati. Due dei veicoli alieni esplode in una nuvola di fuoco. Veicolo, equipaggio e passeggeri vengono ridotti a frammenti sanguinolenti. Un altro dei veicoli beccheggia vistosamente e compie una vertiginosa virata, scomparendo in una via laterale, lasciando una scia di fumo nero ed acre. Qualcosa rotola fuori dal veicolo, atterrando con un tonfo sordo sul plastcemento della strada. Qualcosa balza invece agilmente nelle rovine dell’edificio.

Spuntano dal retro di una rovina. Le jetbike urlano nella notte, precipitano verso la strada. Le bolas volano nella notte, avvolgendosi attorno al tronco di uno degli Schi-maig al comando dei costrutti cingolati. Le testate detonano, la creatura scompare in un grappolo di sfere plasma in rapida e controllata espansione. Le lame brandite da altri Eldar spiccano con sovrannaturale precisione o amputano le armi dei costrutti cingolati. Un getto di fiamma trasforma una delle eleganti jetbike in una cometa fiammeggiante, che precipita sulla strada lasciando una lunga scia fiammeggiante. Le altre Skyweaver scompaiono nella notte prima che i colpi di reazione possano raggiungerli.

La zampa di uno dei Dragoni si abbatte sullo Xeno, trasformandolo immediatamente un una macchia di sangue e viscere sulla strada. Un altro degli Xeno viene impalato contro un muro da una lancia. La creatura si contorce mentre muore. La carica dei Dragoni si abbatte su un altro gruppo degli alieni. Uno di questi riesce a piazzare un colpo fortunato sul servitore alla guida del Dragone. Il possente veicolo si abbatte a terra, schiacciando il cavaliere. Gli altri proseguono, lasciando una scia di corpi smembrati. L’avanzata degli Xeno si arresta. I Dragoni caricano, i loro amplificatori emettono una stringa di lingua macchina, un urlo di guerra nella benedetta lingua di Marte mentre si avvicinano alle sfuggenti creature.

Qualcosa di enorme appare sui sensorium della squadra, da destra. Una lama delle dimensioni enormi si abbatte sul cavaliere di testa, tagliandolo in due come se fosse fatto di carta. Un rumore, come le urla di decine di creature in agonia, annuncia la comparsa di due sfere di luce impossibile da descrivere, colori che non dovrebbero esistere appaiono attorno alle sagome dei due Dragoni di testa. L’istante successivo ciù che resta sono solo la parte terminale delle zampe, e poco altro.

Due gigantesci costrutti emergono dai lati, chiudendo sull’ultimo Dragone rimasto.

I veicoli degli Xeno scaricano le loro armi sugli Onager a guardia dell’accesso agli scavi. Raggi, proiettili solidi, persino le tecno-stregonerie che alimentano i cannoni dei giganteschi costrutti: tutto viene deflesso dagli scudi sovrapposti delle possenti macchine. Sia benedetta l’Omnissia! Ad un suo comando, gli Onager scaricano le loro armi. Uno dei giganteschi costrutti vien colpito in

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pieno petto. Gli strati di corazza si sciolgono uno ad uno mentre il gigante barcolla all’indietro. Crolla. Resta immobile. Veicoli alieni vengono polverizzati dalle salve di fuoco concentrato. Xeno cadono trafitti da proiettili consacrati.

Di nuovo le armi aliene sono inefficaci. Quel poco che riesce a superare gli scudi intacca appena la corazza. Qualunque Xeno cerchi di avvicinarsi viene ridotto a un cadavere sanguinolento.

Gli Onager aprono il fuoco di nuovo, avanzando rapidamente nella via. Gli Xeno sono costretti ad arretrare. Quando le macchine di Marte aprono il fuoco ancora una volta, la distruzione è impressionante. Magus Primus Ollenart, alla testa dei suoi Skitarii, segue le macchine. Dopo l’iniziale carneficina, la superiorità dei Guardiani di Marte si è ripristinata. Sia lode all’Omnissiah! Gli Xeno stanno venendo respinti. L’effetto sorpresa è sfumato, e deprivati di quello gli Xeno sono spacciati. I Magi alle sue spalle, dato il tasso di perdite, ipotizzano una conclusione dello scontro entro le prossime 2,4 ore standard terrestri.

Irrilevanti. Un ritardo seccante sul piano di scavo, ma maggiori possibilità di esplorare la tecnologia Xeno, a maggior gloria dell’Omnissiah. Tutto sommato, un considerevole regalo. Il suo avanzamento nelle gerarchie del clero marziano sarebbe stato sensibilmente maggiore. Forse, un intero Mondo Forgia da guidare.

I suoi sensori percepiscono una vibrazione. Poi un’altra. Poi un’altra ancora. Qualcosa, in lontananza, da Piazza degli Eroi, si solleva in aria su colonne di plasma. Compie una traiettoria nel cielo. Qualcosa di indistinto, un’immagine spezzata di luce, attraversa come una cometa la notte.

Qualcosa di dimensioni enormi atterra alle spalle del manipolo. L’impatto con il terreno è tremendo. Persino le zampe multiarticolate degli Onager faticano a compensare la scossa, come di terremoto. Magus Primus Ollenart, il suo manipolo e un paio di Kastelan finiscono scompostamente a terra.

Un enorme, gigantesco, Titano Eldar si staglia nella luce dell’alba lontana. L’immagine si ricompone, mentre gli oloscudi del titano dissipano la proprie energia. La figura quasi scheletrica del titano si rivela. Ricorda le vesti degli Xeno, ma in proporzioni decisamente inumane nella loro scala mostruosa. Il costrutto è immenso, pensa Magus Primus Ollenart. Ma è senza scudi, ora! L’odiata tecnostregoneria Xeno è fallibile! E vulnerabile.

Il costrutto muove una delle sue gigantesche armi verso la stra da, un bizzarro, allungato braccio. Lo tiene fermo, immobile, verso le truppe del Mechanicum. Un’arma di cui Magus Primus Ollenart non riece a cogliere la natura. I suoi meno-archivi non riescono ad abbinare nessuna informazione all’arma. Non riesce a capire neppure perché non faccia fuoco.

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Mentre si chiede questo, la sottile vibrazione che avvertiva si amplifica vertiginosamente. Poi buio. Assenza di dati.

La lancia sonica scarica il suo potenziale sugli Shim-maigh nella strada. Le vibrazioni mettono in risonanza gli atomi delle molecole di carne e metallo di tutto quello che si trova davanti. Gli atomi accelerano in una frazione di ciclo. Tutto esplode in una fontana di sangue, viscere, metallo. In meno di un battito di cuore, non resta nulla degli shim-maigh. Solo tracce di sporco sulla strada. Le forze degli Eldar balzano di nuovo fuori dalle rovine. La caccia ricomincia.

Il titano si volta agilmente su se stesso. Il pilota, perso nella trance della comunione con gli spiriti del Titano, analizza la situazione attraverso il complesso sistema di sensori del costrutto.. Le forze degli Umani sono evidentemente in confusione. Probabilmente, la struttura di comando degli Shim-maigh si trovava in mezzo agli sgraziati costrutti meccanici appena distrutti.

Ad un impulso mentale del pilota, il Titano avanza verso le orrende macchine scavatrici al centro dello spiazzo. I sensori raccolgono immagini di creature metà umane e metà macchine che come insetti, ignare di qualsiasi cosa non sia il loro compito, continuano a lavorare. Il Titano scuote la testa in sintonia con il suo pilota.

Questo non deve accadere. Lo Illidhrinattah-hattaaan, la Tomba di Colui che Vive Senza Anima nel Vuoto fra i Mondi, non deve essere scoperta. Abbassa entrambe le armi. Avverte il potere che si accumula. La sensazione di onnipotenza è inebriante. Con un breve impulso mentale lascia che questo defluisca lungo le canne delle armi. Pochi stanti dopo, le macchine da scavo sono solamente un ricordo. Macchinari e creature viventi vengono distrutti. Modificando l’onda del cannone sonico, il titano seppellisce di nuovo tutto quanto.

+++Da: Inquisitore Pietr Valison, Ordo Malleus+++

+++A: Magus Primus Ausonius Prioximus+++

+++Oggetto: Quarantena+++

+++Massima del giorno: un cuore interessato allo Xeno è un cuore che ha tradito l’Imperatore+++

+++Inizio messaggio+++

A seguito della mancanza del rapporto periodico, una pattuglia è stata spedita sul luogo in cui il Magus Primus Ollenart aveva avviato i suoi lavori nel continente appena liberato dalle forze dell’Arcinemico. Rileviamo che l’intera spedizione è stata sterminata. I rilievi lasciano pensare ad un attacco delle forze dell’Arcinemico stesso.

In relazione alla situazione nel resto dei continenti del pianeta, dove le forze di sua Maestà il Divino Imperatore sono in ritirata di fronte alle soverchianti forze dei Poteri Perniciosi, alla crescente Minaccia Morale dovuta alla lunga presenza delle forze del Nemico sul Pianeta che rendono la riconquista dello stesso e la sua purificazione un eccessivo onere per il genere umano, per ordine di sua Maestà, il Dio-Imperatore, il pianeta è sottoposto ad ordine di Exterminatus.

L’ordine verrà eseguito attraverso il bombardamento con testate armate del virus “Life Eater” allo scoccare delle 24 ore a partire dalla ricezione di questo messaggio.

Sia lode all’Imperatore.

+++Fine messaggio+++

Si ringraziano i proprietari dei due eserciti Mattia Sabatelli e Isaac Harrus, rispettivamente Adeptus Mechanicus ed Arlecchini, per aver concesso di utilizzarli per il servizio fotografico che accompagna il racconto. Tutti i modelli sono stati dipinti da Frizzoni Riccardo, membro dello staff del Laboratorio Orco Nero. Si ringrazia inoltre il Mana Rush di Cesena per aver ospitato il servizio fotografico realizzato da Frizzoni Riccardo e aver messo a disposizione gli splendidi scenari ed il tavolo da gioco. Un ringraziamento speciale va ad Andrea Gamberini per aver scritto questo magnifico racconto. Vi diamo appuntamento alla prossima battaglia sul nuovo numero!

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Ciao a tutti voi pittori, non mi dilungo in noiose presentazioni, ma andrò subito a spiegarvi come io preparo e dipingo un modello.Quello che andrò a spiegarvi NON è il sistema perfetto e nemmeno il migliore... ma semplicemente uno dei tanti sistemi che abbiamo a disposizione e che io trovo particolarmente pratico.Credo doveroso fare una brevissima premessa: questo step by step è ideale per una pittura veloce e facile da applica su modelli utilizzati nei giochi con pochi pezzi. Trovo esagerato questo tipo di pittura su modelli destinati a grandi eserciti e troppo semplice per un modello da esposizione.

Diciamo che stiamo sul così detto pittura da “gioco +”.Bene, detto questo vorrei iniziare con gli atrezzi che utilizzo nella preparazione di un modello.In questa foto ho racchiuso diversi atrezzi utili per una buona preparazione e pulizia di un modello.Abbiamo una comoda tavoletta perfetta per non danneggiare le nostre scrivanie, diverse carte abrasive di varie grammature, limette di diverse forme, spazzola d’ottone, taglierini, tronchesina, pinza, trapano a mano, fermagli, filo d’ottone ed il nostro modello da cui partire.Per prima cosa inizio eliminando tutte le fughe di metallo e la barretta che aggancia il modello alla basetta fornita con essa.La tronchesina va usata tenendo la parte piatta verso il modello per evitare che venga rovinata durante la pressione di tranciamento.Questa è la fase più semplice, ma ci facilita il lavoro che andremo a fare nella parte successiva. Consiglio di usare le tronchesi per evitare di non rovinare il modello e sopratutto

DIPINGERE UNA MINIATURAun completo step by step di pittura con un modello in metallo da 28mm

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non rischiare di farsi male con i taglierini. Infatti questi li useremo solo per andar a togliere le linee di fusione e non tagliare pezzi che non fanno parte del modello. Come si usano i taglierini: la lama NON deve mai essere rivolta verso il dito ma deve “strisciare” sopra la linea di fusione. Consiglio di non imprimere molta forza, ma leggeri passaggi continui fino all’eliminazione del difetto. Se si imprime troppa forza, si rischia di togliere troppo e dover essere poi costretti ad intervenire con la lima. Invece questa la si usa solo per le parti dritte o ampie. Una volta terminata questa fase, è consigliabile ripassare con della carta abrasiva per eliminare ogni segno rimasto. Io di solito uso carte abrasive di diverse grammature fino ad usare quella da 600, perfetta per lisciare ogni parte facendo così sparire definitivamente ogni segno di giunzione.Per concludere la parte della pulizia, finisco con lo spazzolare l’intero pezzo con una spazzola d’ottone. Con questa elimino ogni traccia di piccoli difetti e miglioro l’aderenza del primer che andremo poi a dare.Ottimo, arrivati a questo punto andiamo ad aggiungere i nostri perni che andranno a rendere più solido il modello nelle varie parti staccate. Normalmente io uso il filo d’ottone per tutti quei pezzi troppo piccoli ed i fermagli nelle zone dove mi permette fori più larghi e spaziosi. Consiglio di farli entrare il più possibile per rendere così tutto molto più solido.É un lavoro importante e va fatto anche per i pezzi piccoli (io ho impernato anche le dita del modello, vedi foto a qui in alto). Ovviamente stiamo parlando di un modello in metallo, in plastica possiamo anche trascurare qualche piccolo pezzo ed incollarlo direttamente senza paura che si stacchi in seguito.Ora il nostro pezzo è pronto per essere assemblato ed incollato in ogni sua parte (a patto che i vari pezzi non intralciano troppo la pittura). Io preferisco dipingere il modello completamente montato per evitare di vedere buchi o zone sollevate alla fine della pittura.Volutamente non tocco il tema dei vari stucchi, abbiamo ancora molto da parlare e casomai lo vedremo in seguito su altri articoli.Una volta che la colla si è asciugata, il modello viene lavato con sapone (quello per le mani va benissimo) con un vecchio spazzolino da denti (mi raccomando, tenete uno solo per le miniature, non uno che usate per la vostra pulizia), e lo sfreghiamo per bene in ogni sua parte, togliendo residui di polvere fatta durante le fasi precedenti e testare così anche la consistenza del lavoro d’impernaggio (stando però attenti a non piegare o deformare le parti più sottili del modello). Una volta asciutto il modello risulterà bello lucido e profumato! I due perni che fuoriescono dal modello, avranno due utilizzi: quello di tenerlo fermo sulla sua basetta finale e quello di poterlo fissare su un tappo di sughero o altro supporto che possa esservi comodo durante la pittura ed evitare così il contatto delle vostre dita.Di primer ne esistono di varie marche e di varie tonalità; io trovo comodo usarne solo di due tipi: Bianco o Nero.Scelgo quella bianca se prevedo modelli di colori chiari e brillanti; quella nera per modelli con armature metalliche o che voglio colori leggermente più cupi. In questo caso uso quella bianca visto che ha colori pastellosi e chiari.

Consiglio di usare gli sprai stando sempre all’aperto, tenendolo ad una distanza di 20 cm circa dal modello e darlo a piccoli spruzzi evitando di fare spessori esagerati da coprire i dettagli del modello. Piccole e veloci passate su ogni lato fino a creare un leggero strato aggrappante.Ora siamo pronti con la pittura del nostro modello!Piccola premessa: prima di iniziare la pittura consiglio sempre di tenersi vicino immagini di riferimento dello stesso modello e immagini di come vogliamo colorarlo. Questo è molto utile per trovare i colori esatti da utilizzare e capirne i volumi. Anche guardare un’immagine non dipinta dello stesso modello ci può aiutare ad individuare i vari volumi e capire come e dove cadono le varie luci ed ombre.

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Da dove iniziare a dipingere? Sempre dalle parti più interne del modello fino ad arrivare quelle più esterne.In questo caso decido di iniziare dalle gambe e braccia. Normalmente io preferisco partire dalle tonalità intermedie per poi passare alle ombre ed infine alle luci. Quando finisco una sezione non la considero mai finita, ma aspetto a fine modello per decidere se aggiungere ulteriori ombre o luci. Questo perchè è impossibile stabilirlo a modello in corso, durante la pittura ci possono essere molte varianti e le idee cambiano man mano che si procede. Pertanto non fissiamoci subito su una tonalità, ma cerchiamo di seguire l’istino.Ok, detto questo inizio a stendere un paio di mani con un grigio medio. Normalmente tengo una consistenza che non sia troppo liquida ma nemmeno che il colore sia puro senza diluirlo, semplicemente una diluizione che non mi obbliga a fare troppi passaggi (anche su questo argomento ci sarebbe da scrivere moltissimo... magari entreremo su questo argomento un’altra volta).Una volta che il colore è asciutto, inizio a fare delle velature con i Shade. Voglio che il grigio sia leggermente virato ad una tonalità calda, pertanto preparo un mix con i due Shade per ottenere un’ombra scura e calda. Questo mix lo stendo su tutto il grigio, insistendo nelle zone più in ombra, ma senza lasciare grosse quantità di inchiostro. Una volta asciutto, inizio con le luci, prima riprendendo la tonalità base e poi arrivando ad un grigio più chiaro fino alla tonalità desiderata.

Ora passo al secondo livello ma sempre tenendo in mente il concetto di dipingere dall’interno all’esterno, ed inizio a dipingere l’interno del soprabito e tutte le zone che hanno questa tonalità. In questo caso il modello ha sia il vestito che l’armatura color crema e non voglio che i due colori si confondono. Per evitare questo procederò con due scalette di colori differenti per poi arrivare alle stesse luci.Parto da un colore della serie “base”, ha un’ottima copertura che mi aiuta a coprire dove ho sbavato con il colore precedente e mi da una mano ad avere una tonalità più carica con il colore sucessivo. Sempre con una consistenza diluita ma che sia abbastanza coprente ricopro tutto con il colore intermedio. Grazie al colore precedente, il risultato finale sarà più carico ed acceso. Come fatto per il grigio, le ombre le creo con un altro Shade su tutto il Bleached Bone, insistendo sulle parti più in ombra. Riprendo il colore base aggiungendo piccole quantita di bianco fino ad usarlo quasi puro. Durante le lumeggiature consiglio una consistenza più liquida per rendere il colore più trasparente in modo che non copra quello precedente. Quì servono più passaggi partendo da metà ombra fino ad arrivare alla massima luce. Ricordatevi di non tenere mai troppo colore sul pennello e se potete lavorate di piatto e non di punta di pennello. Insistete fino ad ottenere la luce desiderata, ma sempre con l’intenzione di poterla ritoccare a modello finito.Come fatto per il panneggio, stendo la stessa tonalità base su tutte le parti dell’armatura, sempre nello stesso modo. Decido di non applicare anche il Bleached Bone, ma passo direttamente alle ombre. All’inizio non era questa la mia idea, ma ho voluto creare più contrasto senza però uscire dallo schema che avevo in mente. Una volta fatto le ombre con lo stesso Shade riprendo subito le luci massime con un colore meno saturo di quello usato nel panneggio ma che comunque non si scosti troppo. Per le luci finali uso lo stesso colore del panneggio e lo applico solo nei profili più esposti alla luce.Ora inizio la parte esterna del soprabito e la tecnica è sempre la stessa.Tinta base, lavatura con uno Shade e lumeggiatura. Unica differenza è che la tinta base l’ho tenuta leggermente più satura con l’aggiunta di un verde più scuro e la lumeggiatura è ottenuta con il verde più chiato del mix.Con lo stesso verde (Elysian Green) ho fatto una velatura sulla mano sx molto diluita su base bianca.Questo perchè voglio un effetto più chiaro lasciando che i pigmenti del colore si depositano nelle parti più interne. L’ effetto sarà come se fosse già lumeggiato.Ovviamente poi lo riprenderò con dei colori molto chiari in modo da dare l’idea di un qualcosa di metallico ed appuntito, facendo delle profilature di bianco.Ma per fare questo, aspetto di vedere il modello finito.

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Come fatto per il panneggio, stendo la stessa tonalità base su tutte le parti dell’armatura, sempre nello stesso modo. Decido di non applicare anche il Bleached Bone, ma passo direttamente alle ombre. All’inizio non era questa la mia idea, ma ho voluto creare più contrasto senza però uscire dallo schema che avevo in mente. Una volta fatto le ombre con lo stesso Shade riprendo subito le luci massime con un colore meno saturo di quello usato nel panneggio ma che comunque non si scosti troppo. Per le luci finali uso lo stesso colore del panneggio e lo applico solo nei profili più esposti alla luce.Ora inizio la parte esterna del soprabito e la tecnica è sempre la stessa.Tinta base, lavatura con uno Shade e lumeggiatura. Unica differenza è che la tinta base l’ho tenuta leggermente più satura con l’aggiunta di un verde più scuro e la lumeggiatura è ottenuta con il verde più chiato del mix.Con lo stesso verde (Elysian Green) ho fatto una velatura sulla mano sx molto diluita su base bianca.Questo perchè voglio un effetto più chiaro lasciando che i pigmenti del colore si depositano nelle parti più interne. L’ effetto sarà come se fosse già lumeggiato.Ovviamente poi lo riprenderò con dei colori molto chiari in modo da dare l’idea di un qualcosa di metallico ed appuntito, facendo delle profilature di bianco.Ma per fare questo, aspetto di vedere il modello finito.Molto bene, ora è giunto il momento di fare un po’ di ordine tra i colori e pulire eventuali errori.Prendo un nero ed inizio a dipingere tutti i particolari come cinghie, bottoni, profili e

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in questo caso anche tutta l’arma.Le cinghie le profilo con un grigio e le parti metalliche le coloro con un colore metallico medio chiaro.Come ormai avrete capito, sul metallo aggiungo uno Shade per poi riprenderlo con un colore molto chiaro.Anche l’arma avrà lo stesso procedimento.Ora cominciamo con i piccoli particolari come le lenti, sempre con lo stesso procedimento di ombre e luci. Concludiamo il modello con i capelli. A differenza della tecnica usata fin’ora, i capelli li dipingiamo dallo scuro al chiaro. Base scura, un arancione dato a pennello asciutto su tutto; lumeggiatura abbondante sui capelli più esposti tenendo poco colore sul pennello e lavorando con il fianco delle setole ed infine solo nelle estremità un passaggio con un colore molto chiaro.Una volta finito, aspetto un po’ di tempo prima di fissare il modello sulla sua basetta, questo perchè a mente fresca, ho una visione diversa di quella che potrei avere dopo qualche ora di pittura.Questo lo consiglio sopratutto per modelli importanti. Avolte faccio delle foto e le riguardo per capire e vedere errori che mi possono essere sfuggiti.Per questo modello ho visto che fare il soprabito tutto verde, non mi convince per niente.Riguardando le immagini della sua Box Art, vedo che lo propongono con la stessa tonalità dell’interno.In questo caso non ci sono problemi, ricopro tutto con il colore base e ripeto lo stesso schema che ho utilizzato all’interno ma lavorando di più con il bianco per dare una luminosità maggiore.Ora il modello mi piace di più e credo che per un livello da gioco sia più che sufficiente e piacevole da vedere in campo. Riguardando le foto noto altre imperfezioni, ma visto il livello che mi sono dato, lo lascio stare così.Con questo ultimo passaggio, concludo il mio step by step. Spero che lo possiate trovare interessante e di spunto per i vosti lavori. Rimando la lavorazione della basetta nel prossimo articolo, farlo quì mi porterebbe via altrettante pagine e credo che valga la pena vederlo con calma.Con questo vi saluto con la locandina del Il primo Concorso di pittura “Legends Lounge” si terrà a Treviglio!Luciano Comparin

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Il Barone Edmund Von Gelb se ne stava ritto sullo spalto occidentale, circondato dai suoi soldati, uomini temprati da mille battaglie ma ormai provati da quella snervante attesa. Ai piedi della bassa collina, poteva scorgere su ogni lato una moltitudine di pelleverde ammassati che si accalcavano per guadagnare la posizione migliore, pronti per scagliarsi contro la loro posizione difensiva. Da tempo aveva predisposto quella semplice ma efficace fortificazione: un profondo fossato che circondava un basso terrapieno situato sulla cima di Colle Maglio, posto a controllo della via che portava ad ovest verso le Montagne Grigie.Aveva predisposto personalmente le difese, ammassando artiglierie e polveri in attesa di un futuro attacco che sapeva sarebbe giunto. Quel momento non tardò a profilarsi all’orizzonte: prima si trattò di voci, quasi leggende, poi iniziarono i saccheggi tra le montagne e poi l’invasione ebbe inizio. Von Gelb non ebbe molto tempo per mobilitare le truppe, indisse la leva cittadina e prima che questa si riunisse partì con la Guardia di Palazzo. Non c’era tempo di attendere che la milizia prendesse le armi, doveva raggiungere la guarnigione che presidiava l’avamposto con quella sparuta avanguardia e sperare, sperare di rallentare il nemico per il tempo necessario affinchè il grosso dell’esercito giungesse a dargli man forte. Quando giunse a Colle Maglio si rincuorò, le difese erano nelle condizioni migliori e del nemico non si vedeva traccia, era giunto in tempo. Annuì soddisfatto delle proprie scelte, aveva speso un occhio della testa, dissanguando le casse provinciali, ma ne era valsa la pena, assicurarsi i servigi dei maestri della Scuola di Artiglieria di Nuln era stata una decisione lungimirante. Tutto era pronto, quel perfetto meccanismo attendeva solo di essere messo alla prova e Von Gelb confidava che l’attesa non sarebbe stata lunga... Il Kapoguerra Zkuoio era insofferente per natura orchesca, ma ciò che lo mandava realmente in bestia erano le pause tra uno scontro e l’altro, sebbene doveva ammettere con sé stesso che queste fossero piuttosto brevi e rallegrate da zuffe e risse tra i ragazzi. Nulla che potesse competere con una bella battaglia, s’intende, ma in tempo di crisi bisogna essere pazienti. D’altronte poteva essere soddisfatto di come stavano procedendo le cose: alle sue spalle una scia di distruzione e saccheggi tra le montagne testimoniava la sua innata capacità di kapoguerra, ma il meglio doveva ancora venire, a breve la sua orda sconfinata sarebbe dilagata nelle fertili pianure dell’Impero ed allora la sua Waaagh! sarebbe stata inarrestabile, avrebbe perfino rivaleggiato con quelle dei kapiguerra più famosi, come coso, dài, quello lì, quello grosso, ci siamo capiti, no? Comunque non era ancora giunto il tempo di montarsi la testa, c’era molta strada da percorrere e uomini da macellare, aveva fatto una rapida mano di conti e sì, a occhio e croce, li avrebbe dovuti uccidere tutti, tanto per stare dalla parte del sicuro. Ai suoi ordini rispondevano ormai decine di tribù di pelleverde, attirate dalla prospettiva di ammassare bottino, di fracassare crani e, perchè no?, anche dalla crescente fama del kapoguerra. A parte il piccolo difetto dell’irascibilità congenita, Zkuoio era un abile generale, quasi un fine stratega, almeno per gli standard orcheschi, e comunque aveva lavorato molto sul proprio autocontrollo e ora riusciva a rimanere calmissimo in ogni frangente, quasi fosse l’immagine stessa della quiete, un orco nuovo insomma. Ora il suo motto era: “Ziedi lunko fiume e ‘zpetta il kadafere nemiko ke pazza. Ze tarda, manda paio di rakatzi per akkopparlo”. Pura filosofia. Con metodo e ferocia Zkuoio aveva guidato la sua moltitudine tra cime e pendii, lasciandosi infine alle spalle la catena montuosa ed affacciandosi su quella stretta valle, ultimo ostacolo prima di guadagnare la pianura. Solo una bassa collina su cui sventolava uno sgargiante vessillo giallo si frapponeva tra Zkuoio ed il suo inevitabile destino, ma si trattava di una semplice questione di

Capricci divini

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tempo, avrebbe livellato quella collina con il solo peso della Waaagh! e nessuno ne avrebbe conservato neppure il ricordo. Come aveva previsto Von Gelb, l’attacco dei pelleverde non si era fatto attendere, ma tutto era accaduto in maniera insolita, non si sarebbe mai aspettato modalità del genere da quella primitiva razza. Aveva osservato l’orda scendere lungo la vallata, tremando alla vista dell’immensa entità che avrebbe dovuto fermare. Sapeva che non avrebbe visto una nuova alba, ma avrebbe venduto cara la pelle, portando con sé quanti più orchi possibile fino all’arrivo dei rinforzi. Diede ordine di armare i pezzi di artiglieria e di prepararsi all’urto, ma quest’ultimo non giunse. Era già certo che i pelleverde avrebbero acquistato sempre più velocità per poi partire all’attacco, ma con sua grande sorpresa il nemico si era fermato oltre la portata dei suoi cannoni, quasi attendesse ordini. Dopo una breve attesa dall’immane schieramento si staccarono due ali di goblin a cavallo di grandi lupi che, allargandosi fino alle pendici dei crinali, aggirarono Colle Maglio e scomparvero all’orizzonte prima che i soldati imperiali potessero reagire. Von Gelb non comprese quella manovra, si aspettava un attacco sul fianco ma forse i codardi goblin avevano preferito evitare di assaggiare il piombo imperiale! Il resto dell’orda rimase immobile e solo dopo alcune ore Von Gelb comprese la reale finalità di quella bizzarra manovra. Udì un grido e si voltò verso est, verso la pianura, da cui si levava una nera colonna di fumo. Il Barone comprese che i rinforzi non sarebbero mai giunti, l’unico ponte che serviva la strada era stato dato alle fiamme e non c’era alcuna altra via per raggiungere Colle Maglio. Ora solo la benevolenza di Sigmar poteva aiutarli, anche se temeva che avrebbe prima conosciuto la fredda stretta di Morr. Con il gelo nell’anima Von Gelb ed i suoi soldati si misero in attesa. Tutto era pronto per l’assalto, i ragazzi disposti come dovevano, ma quanta fatica! Zkuoio aveva dovuto sopprimere personalmente molti sgorbi chiassosi, ma in fondo era una perdita inevitabile per la buona riuscita del suo piano, e poi aveva appetito e in una sola mossa aveva risolto due problemi. Ora il nemico non aveva vie di fuga. Sapeva che avrebbe combattuto fino all’ultimo uomo e non chiedeva di meglio. Zkuoio infine ruppe gli indugi, fece risuonare i corni e l’attacco ebbe inizio. I primi a balzare in avanti furono i Krani Tozti, orchi selvaggi che tenendo fede al proprio nome corsero contro la posizione nemica a testa bassa, incuranti dei dardi e dei proiettili che piovevano su di loro, protetti dai magici tatuaggi benedetti da Mork o Gork, poco importava. Giunti alle pendici di Colle Maglio tuttavia gli dei orchesci dovettero distrasi un attimo, quel tanto che bastò perchè la carica a mitraglia dei cannoni imperiali e la raffica a bruciapelo degli archibugi facessero il loro sporco lavoro. Molto sporco a dire il vero, dato che quando il fumo si levò sul campo di battaglia, non rimaneva nulla degli orchi, se non una sgradevole poltiglia verdastra. Zkuoio manifestò il proprio disappunto perseverando nel proprio piano e mandando verso identica sorte svariate tribù di goblin, confidando che la preponderanza numerica avrebbe compensato la potenza di fuoco avversaria. Questo piccolo errore di valutazione equivalse alla rapida estinzione del genere goblinoide dall’orda dei pelleverde. Zkuoio stava iniziando ad alterarsi. Korko, il suo fedele attendente, gli si avvicinò e farfugliò un debole tentativo di consolazione: “Beh Kapo, almeno omi ha meno kolpi...”. Zkuoio si rivolse al suo fidato compagno di mille avventure, accennò un sorriso benevolente e gli sferrò una testata che lo lasciò secco. Il Kapoguerra era sì un abile stratega, ma a senso dell’umorismo era piuttosto carente. Von Gelb era soddisfatto di come i suoi uomini avevano reagito ai primi assalti, anche se era certo che altri ne sarebbero giunti. L’orda era infatti ancora lì e, malgrado le sue fila si fossero assottigliate, rimaneva comunque una marea verde. Doveva tenerli a distanza, sfruttare a tutti i costi la supremazia dell’artiglieria e sperare in un miracolo...

Vana speranza. Zkuoio non avrebbe ceduto il campo a nessun costo! Con un berciante ruggito ordinò l’avanzata generale e l’orda si mosse, alla faccia della strategia! Il fuoco di sbarramento si fece sentire ancora una volta, esigendo il suo tributo di sangue. Questa voltà però accadde qualcosa di diverso, quando il fumo delle polveri si levò l’ammasso di corpi, arti mozzati e sozze budella iniziò a muoversi e poco per volta ne emersero numerosi troll, feriti e mutilati in principio, indenni e bramosi di carne umana dopo pochi istanti. Le goffe creature arrancarono sul fianco della collina tra lo sgomento dei difensori, apparentemente immuni ai proiettili, rigenerando ogni ferita. Zkuoio guardò i suoi animaletti preferiti e annuì soddisfatto, ora tutto stava andando come previsto, forse il prezzo era stato un tantino alto, ma i ragazzi in fondo esistono per quello, no? I terrapieni vennero sventrati dalla carica dei troll, mentre i cannoni volavano in aria come fuscelli oppure venivano sciolti da fiotti di vomito acido. Le difese erano ormai infrante, il nemico presto sarebbe dilagato e nulla avrebbe potuto più arrestarlo, a meno che... Von Gelb chiamò attorno a sé alcuni arcieri e balestrieri, li istruì in fretta sul da farsi e pregò Sigmar, mentre i suoi uomini incoccarono e presero di mira le devastanti creature. Dardi e frecce si ficcarono nelle coriacee carni dei troll, mentre le fiamme di cui erano portatrici avvamparono, senza lasciare alcuna

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speranza di rigenerazione. In poschi istanti la forza d’urto dei pelleverde era ridotta in cenere, ma i danni inferti erano comunque insanabili: solo una decina di soldati era ancora abile a brandire le armi, le difese erano infrante ed il morale era al minimo. Solo un miracolo divino poteva trarli in salvo, solo le divinità avevano ormai il potere di fermare la marea verde! E le divinità alfine si manifestarono, ma nessuno comprese se accolsero le suppliche degli uomini oppure se voltarono le spalle agli orchi. Ma tant’è. Con la morte dei troll Zkuoio vide spegnersi, letteralmente, anche la sua arma segreta, ma non diede a vedere il proprio disappunto, limitandosi a calciare selvaggiamente il cadavere di Korko. Ora non gli restava che giocare la sua ultima carta: un assalto in massa, i ragazzi rimastigli erano comunque sufficienti a sopraffare lo sparuto gruppo di difensori e... Un silenzio innaturale lo fece voltare, realizzando che alle sue spalle non c’era quasi più nessuno. Gli ultimi ragazzi stavano raccattando le loro cose sparse qua e là, altri avevano già preso la via delle montagne per raggiungere il grosso dei pelleverde. La Waaagh! si era sciolta e lui neppure se ne era accorto, perso nelle sue strategie. Se Zkuoio era rimasto colpito dall’accaduto comunque non lo diede a vedere, prese un corno da terra, gli diede fiato e ruggì: “Bazta cozì! Zono Zoddizfatto! Omi zmidollati!”. Girò i tacchi e riguadagnò in fretta la retroguardia dei ragazzi, bullandosi con loro della sonora lezione inferta agli umani, millantando una vittoria schiacciante e una ritirata strategica, così, tanto gli era passata la voglia di conquistare l’Impero. Von Gelb era attonito. Non riusciva a comprendere cosa fosse realmente accaduto. Fino a poco prima era certo di non riuscire a vedere un altro giorno ed invece ora stava osservando il nemico che si ritirava. Alla fine le divinità lo avevano ascoltato!

Opera di BuzzOfferto dall’associazioneM.A.R.A.M.P.A di Forli.

“L’Associazione Ludico-Culturale M.A.R.A.M.P.A. è nata nel 1992 dalla felice intuizione di 7 amici accomunati dalla passione per i giochi e, in particolare, per i wargames tridimensionali. Abbandonata da tempo l’amena soffitta che vide i natali dell’associazione, l’Ass. M.A.R.A.M.P.A. ormai da anni è ospitata nei locali del Centro di Aggregazione Giovanile del Comune di Forlì (Via E.Curiel 11/b, 47121 Forlì).Nel corso degli anni l’associazione è cresciuta per numero di soci ma soprattutto per quanto riguarda interessi e passione, accumulando materiali scenici, giochi, tavoli attrezzati, pubblicazioni, guide di pittura e tutto ciò che è necessario per supportare e facilitare i soci nella pratica del proprio hobby.L’Ass. M.A.R.A.M.P.A. ha fatto del gioco in tutte le sue forme una ragione di vita, ampliando il proprio raggio d’interesse dall’iniziale propensione al fantasy (in principio Warhammer Fantasy Battles e poi Warmachines, Blood Bowl, Kings of War, Frostgrave e Malifaux) fino ad abbracciare il genere sci-fi (Warhammer 40K, Dust, Infinity, X-Wing, Warpath), l’ambientazione storica (Warhammer Ancient Battles, Saga, Lion Rampant, Flames of War, Dead Man’s Hand) , oltre ad esplorare lo sconfinato mondo dei boardgames.”

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RADAGAST IL BRUNO

Buongiorno a tutti, con questo articoletto cercherò, nel mio piccolo, di illustrare come ho realizzato una semplicissima conversione, ma soprattutto la pittura, di un modello decisamente molto bello di cui però manca la versione in arcione.La miniatura in questione è il modello di Radagast il bruno, di cui avevo già dipinto la versione originale appiedata qualche tempo fa

con un risultato che non mi dispiaceva dal punto di vista pittorico:

Con l’intento di mantenere lo stesso schema di colori, e partendo dalla stessa miniatura, volevo ottenere la versione a cavallo.Per prima cosa ho dovuto recuperare il secondo protagonista: il destriero.La scelta è ricaduta sul cavallo di un predone haradrim in metallo.

MODIFICALa prima cosa da fare è adattare ed unire le due miniature: molto spesso vengono recuperate le gambe del cavaliere originale su cui viene poi montato il busto del modello di cui si vuole ottenere la conversione; nel mio caso il procedimento è stato totalmente diverso, del cavaliere originale non ho recuperato nulla, ed ho semplicemente tagliato il modello di Radagast cercando di dargli la forma della sella (praticamente, utilizzando un utensile ed un trapano ho creato una “U” rovesciata in modo da fare lo spazio per la sella).A questo punto il modello si presenta quindi così:

Come si può vedere dalla foto avevo già una vaga idea di come volevo la basetta, così per non perdere tempo ho sistemato qualche strato di sughero per rialzare il modello.Prima di procedere con la fase di pittura ho stuccato gli spazi tra il cavallo ed il cavaliere e creato una continuazione del mantello sul dorso del cavallo con della materia verde, in modo da far sembrare che il mantello si adagiasse su quest’ultimo; una volta seccata la materia verde ho proseguito con un primer nero.

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PITTURAPer prima cosa ha dato delle basi alle vesti ed alla pelle: sono partito da un marrone molto scuro per il mantello, fa un verde scuro per la parte bassa della veste e da un giallo senape per la parte alta; per quanto riguarda la pelle sono partito da una marrone cuoio per passare ad una miscela di rosa e marrone. I vari passaggi che si sono susseguiti sono diverse lavature per avere dei riferimenti precisi sulle ombre e sulle luci, e poi molte lumeggiature:- per la parte alta della veste ho utilizzato lo stesso colore della base per la prima passata e poi aggiungendo bianco ho schiarito per ottenere le luci desiderate; - per lumeggiare la parte bassa invece ho utilizzato una mescola del verde di base e giallo senape- per il mantello ho utilizzato sempre il colore di base e poi aggiunto del bianco (senza esagerare, altrimenti si ottiene un rosa invece di un marrone chiaro) per i successivi passaggi.

E questo è il risultato fino a questo momento:

I successivi passaggi sono nuove lumeggiature della pelle, arrivando prima all’utilizzo del rosa puro e poi all’aggiunta di bianco; ho poi dipinto il bastone di marrone con qualche timida venatura più chiara e le foglie sul bastone, partendo da un verde scuro e facendo due passaggi aggiungendo bianco e qualche punta di giallo alla miscela.Un altro particolare su cui ho cominciato a mettere mano è il guanto utilizzando di base un marrone scuro e, dopo una lavatura leggera, delle lumeggiature con un marrone più chiaro.Un grande passo poi è stato quello di iniziare il cavallo: subito pensavo di farlo di un classico marrone ma, grazie anche a diversi consigli esterni ho deciso di variare in modo da non appesantire e rendere monotono il modello e la scelta è caduta su un grigio molto chiaro.I passaggi per il manto del cavallo sono stati molti, con sottili e timide lumeggiature, partendo da un grigio abbastanza scuro, fino ad arrivare, passando per miscele dei due, al bianco puro;Durante i tempi di asciugatura mi sono dilettato nel provare qualche conformazione della vegetazione sulla basetta e cominciando con l’incollaggio della sabbiolina. Dopo qualche passaggio il modello di presenta così:

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Il risultato mi soddisfa abbastanza e decido di continuare per questa strada, continuando il manto del cavallo, dando le ultime luci alla pelle, ai capelli e alla barba di Radagast, e colorando la pietra sul bastone partendo da un azzurro e schiarendolo fino al bianco.Ho poi deciso di provare a colorare il muso del cavallo in un modo un po’ insolito per me, cercando di farlo arrivare al rosa: ho scurito un po’ le parti vicino alla briglia con del nero, e poi sono partito con diverse velature di rosa tirandole verso la punta del muso evitando ovviamente di colorare l’interno delle narici del cavallo.Altri passi avanti nella pittura sono delle ulteriori luci sul mantello, la coda e la criniera del cavallo (fatte con almeno un paio di passaggi dal grigio scuro ad una miscela grigio-bianco in modo da ottenere un minimo di dinamicità), l’inizio delle briglie con un marrone scuro ed infine gli occhi, sia del cavaliere, sia del cavallo: per gli occhi parto sempre dalla sagoma nera, poi faccio all’interno di questa la sagoma bianca, ed infine la pupilla composta da una sottile linea nera.

I successivi passaggi consistono in luci estreme sul mantello con miscele di marrone bianco e giallo, lumeggiature sulle briglie con due marroni più chiari rispetto a quello di base, e qualche luce sulle scarpe del cavaliere utilizzando una miscela del marrone di base più un punta di arancione.Inoltre ho iniziato a fare la basetta: per fare la vegetazione ho utilizzato delle sagome di foglie che ho comprato, ormai qualche anno fa, realizzate in ottone, che basta incollare e colorare a proprio piacimento (nel mio caso sono partito da un verde scuro per poi ripassare le venature delle foglie con diversi verdi più chiari).Restano a questo punto due cose da ultimare: il rapace appollaiato sulla mano di Radagast e la basetta: per il primo sono partito da una base grigio molto scuro, quasi nero, per poi schiarire le zone dove secondo me ci dovrebbero essere le luci con una miscela di grigio, bianco ed una puntina di marrone aumentando via via la quantità di bianco; poi sono passato al becco, partendo da un giallo molto chiaro all’attaccatura per poi scurirlo fino ad un nero puro sull’estremità della punta.Per quanto riguarda la basetta invece mi sono divertito molto, cercando di ricreare una zona di sottobosco

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composta da ciuffi d’erba, fiori ed anche un funghetto (creato a partire da una testa di un chiodo da quadri); inoltre, per rimanere fedele alla versione a piedi ho voluto fare un semplice ghirigoro in free-hand sulla parte davanti del mantello, tracciando prima un’idea a matita e poi facendolo a pennello.

Questo è il risultato finale:

Sperando di essermi spiegato abbastanza bene, e di aver realizzato qualcosa di almeno piacevole da vedere, ringrazio tutti per l’attenzione.Buona pittura!

Mattia Passarini

Articolo realizzato dai ragazzi del “Sito dell’Anello”www.sitodellanello.com

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Il CPT (ConcorsodiPitturaTematico) nasce nel lontano2008 da un’idea di Ilùvatar (FrancoCasucci), membro dello staff del Sito dell’Anello.Da allora è unconcorso con cadenza trimestrale/quadrimestrale.L’intento del concorso fu quello di sviluppare ed incrementare la popolarità dell asezione Pittura del Sito dell’Anello con lo scopo di incoraggiare tutti a dipingere grazie anche all’aiuto dei pittori piùesperti.Fin dall’inizio infatti il regolamento prevedeva che i partecipanti postassero dei WIP per mostrare le foto dei modelli partecipanti nei vari stadi di preparazione con la spiegazione delle tecniche e dei colori usati.In questo modo i più inesperti potevano migliorare leggendo i topic altrui e i più bravi invece davano preziosi consigli su come aumentare le proprie qualità pittoriche.I primi contest riguardarono come oggetto un tipo specifico diminiature in plastica prodotte dalla GW (come ad esempio Goblin, Uruk-hai, Cavalieri di Rohan etc.)per far sì che le miniature fossero più o meno uguali e che venisse apprezzata e giudicata esclusivamente la qualità pittorica.Successivamente avendo esaurito i temi inerenti a codeste miniature,si è pensato di allargare il Contest con concorsi sempre tematici ma riguardanti un certo tipo di contesto come ad esempio “La Magia nella Terra di Mezzo”,“Le asce nella terra di Mezzo”etc.etc.Inizialmente nato con due categorie (Mastere Principianti) in questi ultimi dueanni ,visto il successo el’aumento dei partecipanti si è inoltre voluta inserire anche una categoria intermedia (Senior) per poter allargare il numero di premiati e rendere le categorie più omogenee.Questo Contest è stato sempre un fiore all’occhiello per la nostra Community ed il nostro intento futuro sarà quello di incrementare ancora il numero dei partecipanti coinvolgendoli in Temi sempre più accattivanti.Di seguito posto le foto dei Primi Classificati dei vari contest.Se poi voleste dare un’occhiata all’intera galleria questo è il .

Franco Casucci (Ilùvatar)

Temi dei CPT1.Goblin di Moria2.Uruk-Hai di Isengard spade e scudo3.Cavalieredi Rohan4.Cavalcawarg in plastic5.La Compagniain viaggio verso Mordor6.Alfieri nella Terra di Mezzo7.GuerrieroHaradrim8.Elfi nella Terra di Mezzo9.Capitano del Male a piedi10.La Magia nella Terra di Mezzo11.Mostri nella Terra di Mezzo12.Orchetto di Mordor13.I Campioni dei Polpoli Liberi

14.I Cavalieri della Terra di Mezzo15.Aspettando “Lo Hobbit”16.“Lo Hobbit –Un Viaggio Inaspettato”17.Nella botte piccolo c’è la birra buona18.L’Inverno sta arrivando19.Guardia nella Terra di Mezzo20.Il Tiro nella Terra di Mezzo21.Le lance nella Terra di Mezzo22.Spadaccini nella Terra di Mezzo23.Gli Scudi nella Terra di Mezzo24.La Trilogia de “Lo Hobbit”25.Eroi Leggendari del Male26.Asce nella Terra di Mezzo27.Duelli nella Terra di Mezzo

Il CPT del Sito dell’Anello

LINK

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Il team pittorico del “Laboratorio Orco Nero” continua a sfornare nuovi progetti, questa volta il pittore di queste due opere è Marco Frisoni.

Per qualsiasi informazione, consigli o spunti scrivete a: [email protected]

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The Shadow Planet, una storia horror di 80 pagine a colori di fantascienza vintage, è un progetto in corso di crowdfunding sulla piattaforma web Indiegogo. Abbiamo intervistato gli autori i BLASTEROID BROS (Gianluca Pagliarani, Giovanni Barbieri e Alan D’Amico) ed ecco cosa ci hanno detto:

Intervistatore: Ciao Johnny, Ciao James.Johnny: Ciao.James: Ciao.Int: C’è molta curiosità attorno al vostro progetto The Shadow Planet... potete dirci qualcosa in più? James: Si tratta di un omaggio ai film di fantascienza e dell’orrore che io e mio fratello guardavamo da piccoli. Johnny: Esatto! è pieno di tecnologia “vintage” e atmosfere sinistre. James: Volevamo rendere omaggio ai film di fantascienza del passato. Pensavamo sarebbe stato figo fare l’adattamento a fumetti del nostro film ideale...

INTERVISTA AI

BLASTEROID BROS

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Johnny: Giusto! Un film diretto da John Carpenter e scritto da Dan O’Bannon, da un racconto di H.P.Lovecraft!James: (ridacchia) …non dimenticarti di Mario Bava alla fotografia e agli effetti speciali!Int: Sembra interessante, ma… credete che il pubblico più giovane apprezzerà questo progetto? Forse non sa neanche chi siano, gli autori che avete citato! Johnny: Certo che non li conoscono! Ma vorranno conoscerli dopo aver letto il nostro fumetto! (risata)James: (risata)Int: Come vi è venuta l’idea di un film di fantascienza e horror a fumetti? James: Non potevamo farne a meno!Johnny: È una specie di vacanza dai nostri rispettivi impegni lavorativi...James: Un piacere colpevole, se posso dirlo. (ridacchia)Johnny: Il motivo principale è che amo quella roba! Quelle tute ingombranti, le conturbanti ragazze dallo spazio, i razzi, i robot, i mostri tentacolati...James: Già, anche a me fanno impazzire. Inoltre mi piacciono le vecchie storie d’orrore soprannaturale e abbiamo pensato “perché non le mischiamo con la Retro Fantascienza?” Vogliamo davvero spaventare, con atmosfere inquietanti e presenze oscure...Johnny: La verità è che a Jim piace questo lavoro perché tutte le storie di questo genere sono prevedibili, quindi facili da scrivere! (risata)James: E a Johnny perché può disegnare tutte quelle scene erotiche! (risata)Int: Ci potete dire qualcosa sulla storia?James: Il titolo è “The Shadow Planet”… semplice, vero?

Johnny: Volevamo ricordasse tutti i film col “pianeta”... Planet Terror, Il Pianeta Proibito, Angry Red Planet, Viaggio al Settimo Pianeta e così via…James: L’ombra si riferisce ai paesaggi bui e misteriosi in cui si svolge l’azione... mescolando un po’ di orrore lovecraftiano e di cara,

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vecchia exploitation. Int: Capisco… Ma vi ho chiesto di raccontarmi la storia o sbaglio?Johnny: (ridacchia) Sì, certo! Vediamo cosa posso dirti senza spoilerare troppo... La vicenda inizia quando l’astronave Vidar del Comando Stellare riceve un debole segnale di SOS proveniente da un pianeta disabitato. Il comandante Jenna Scott sbarca con una pattuglia e trova i resti di una precedente spedizione scientifica, misteriosamente scomparsa. Qualcuno o qualcosa, però, inizia a uccidere…. Sarà dura scoprire come sopravvivere e risolvere i misteri che si nascondono nell’ombra.Johnny: Ta-Daaa! (risata)Int: Possiamo definire The Shadow Planet una miniserie?James: Mmmm… Diciamo che è una storia unica di 80 pagine a colori, divisa in quattro capitoli. Mi piacciono i “capitoli” nei fumetti, mi ricordano le prime storie dei Fantastici Quattro di Jack Kirby e Stan Lee.Int: Chi lo pubblicherà?Johnny: Radium!James: Amiamo così tanto questo progetto che abbiamo iniziato a lavorarci senza un editore, poi si sono fatti avanti quelli di Radium per il mercato italiano. Radium si finanzia in crowdfunding e la cosa ci permette di avere il controllo delle nostre cose.Johnny: Però abbiamo chiamato Stefano Vietti, sceneggiatore e co-creatore con Luca Enoch di Dragonero, della Bonelli, a farci da supervisore. Con lui siamo in una botte di ferro! James: I Blasteroidi non vi deluderanno!Interviewer: Perché “Blasteroidi”?Johnny: “Johnny Blasteroid” era il mio nome d’arte per i primi lavori…James: Mi piaceva l’idea di dei fratelli che lavorano nei fumetti… buffo no?Int: Allora diciamo che “Johnny” è il disegnatore Gianluca Pagliarani e “James” è lo sceneggiatore Giovanni Barbieri. Siete tutti e due italiani, ma... neanche lontani parenti!Johnny (risata) Beh, ci hai scoperto! Ci conosciamo dall’inizio degli anni 90, ma non siamo mai riusciti a lavorare insieme…James: …quindi abbiamo deciso di farlo! Ci piace moltissimo lavorare insieme a questo progetto!Int: Johnny disegna e James scrive, giusto?James: Non esattamente… Lavoriamo insieme a soggetto, trama, dialoghi e ricerca iconografica.

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Johnny: Poi tocca a me disegnare tutta ‘sta roba! (risata)James: Proprio così! (risata) E il nostro fratellino Junior, Alan D’Amico, si occupa di colorare.Johnny: Alan è un bravissimo colorista, illustratore e scultore, molto dentro il settore dei giochi in scatola.James: è il più giovane e il più sgamato, lo abbiamo eletto subito “Direttore Marketing”!Johnny: Tutti i nostri collaboratori diventano fratelli, e gli diamo un nome con la J!Int: Bene, non vediamo l’ora di leggere il vostro libro! Quando uscirà?Johnny: Se raggiungiamo i 29.000 euro del crowdfunding, il primo numero uscirà dopo l’estate e l’ultimo entro l’anno.Int: In bocca al lupo, allora!Johnny: Grazie!James: Grazie mille! Ci vediamo nei fumetti!

La pagina ufficiale per finanziare il progetto la trovate a questo LINK

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Stanno arrivando...

Sito Ufficiale: www.orconero.comPagina Facebook : Orco NeroE-mail: [email protected]