EDITORIALE SOMMARIO - perunaltracitta.org · Il nuovo ospedale di Pistoia: un gigante d'argilla, di...

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perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #23 del 24 giugno 2015

PRIMO PIANO

Lo sapevate che......più utili fa Publiacqua e menoci guadagnano i lavoratori?di Redazione

| Nuovo aeroporto di Firenze,un aereo su cinque passeràsopra la città ma i fiorentininon devono saperlodi perUnaltracittà| Il commentodi Lorenzo Bigagli, Piana Sana| Il nuovo aeroporto di Firenzee il sistema di aggiramentodelle regoledi Paolo Baldeschi, urbanista,opinionista di Eddyburg

Nucleare, Toscana protagonista:tra i possibili siti per lostoccaggio delle scoriePisa, Pistoia e Grossetodi Tiziano Cardosi, attivistaperUnaltracittà e No Tunnel Tav

Scorie (nucleari) a perdere?di Angelo Baracca, fisico,attivo nel movimento antinucleare

L'infanzia non si appalta,neanche a "Lady Nardella"di Cecco Angiolieri, 'focoso'osservatore critico fiorentino

Giugno 2015:Mondeggi un anno dopodi Mondeggi Bene Comune

Difendiamo il trasporto pubblico!di Coordinamento NazionaleAutoferrotranvieri 27 Marzo

Big Pharma e la guerracontro il cancrodi Gian Luca Garetti, medico"sentinella" della Piana fiorentina

Il dono del Pd, un nuovoinceneritore per Firenze.Noi il 3 luglio ci saremo!di G.L.G.

La Resistenza è viva!Viva la Resistenza!di Firenze Antifascista

LE RUBRICHE

Kill Billya cura di Gilberto PierazzuoliCreditocrazia e rifiuto del debitoillegittimo di Andrew Ross, di G.P.

Pistoia l'altra faccia della Pianaa cura di Antonio FiorentinoIl nuovo ospedale di Pistoia: ungigante d'argilla, di Daniele Rovai

Tutta un'altra musicaa cura di Francesca BreschiSempre poveri... di F.B.

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattonie Gabriele PalloniConcassé di verdure al basilicocon pane croccante, di G.P.

La Città invisibile è un periodico on line in cui si dà direttamente spazio

alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita

un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi

di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti

e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire

alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile

per animare reazioni culturali e conflittualità sociali.

Perché il futuro è oltre il pensiero unico.

Anche a Firenze e in Toscana.

LA CITTÀ INVISIBILEVoci oltre il pensiero unico

Direttore editoriale Ornella De ZordoDirettore responsabile Francesca Conti

www.cittainvisibile.infowww.perunaltracitta.org/la-citta-invisibile

Testata in attesa di registrazione

EDITORIALE SOMMARIO

Cari/e amici/e,

in apertura di questo numero troverete il primo di una

serie di articoli che abbiamo chiamato: “Lo sapevate che...?”:

un modo agile e immediato per mettere in evidenza dati

rilevanti ma poco conosciuti, in questo caso una tabella

inversamente proporzionale di utili e premi per i

lavoratori di Publiacqua spa.

Seguono un approfondimento su come possono essere

aggirate le norme sul nuovo aeroporto di Firenze, la

simulazione dell'atterraggio sulla città elaborata da

Lorenzo Bigagli, due interventi sul deposito nazionale di

scorie nucleari (anche in Toscana?), una nota sulle

speculazioni di Big Pharma e il suo ruolo nella lotta contro

il cancro e un intervento sugli appalti stipulati dal comune

di Firenze con il 'Consorzio Con Opera' legato a CL.

Altri articoli sono legati a prossime scadenze: Mondeggi si

racconta un anno dopo e invita alla tre giorni di fine

giugno, l'appello in difesa del Trasporto Pubblico Locale e

(presidio il 30 giugno), il nuovo appuntamento contro

l'inceneritore per la Conferenza dei Servizi del 3 luglio.

Chiude la sezione 'Primo Piano' il documento prodotto da

Firenze Antifascista dopo l'aggressione di alcuni ragazzi da

parte dei fascisti di Casa Pound nel centro di Firenze.

Nelle 'Rubriche' un approfondimento sul perché troppe

cose non vanno nel nuovo ospedale di Pistoia, preziose

voci e frammenti in musica e video di quando eravamo noi

i migranti, una recensione approfondita di Creditocrazia e

rifiuto del debito illegittimo di Andrew Ross, una ricetta

estiva da copiare e soprattutto fare.

Buona lettura e, se condividete, diffondete!

La redazione

1 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #23 del 24 giugno 2015

PRIMO PIANO

Lo sapevate che......più utili fa Publiacqua e menoci guadagnano i lavoratori?di Redazione

La prima uscita della nuova serie: 'Lo sapevate che...".In questo caso parliamo di Publiacqua spa

Se ancora ci fosse bisogno di conferme sonosoltanto gli azionisti a guadagnare dalla gestioneprivata dell'acqua pubblica fiorentina, gestita daPubliacqua Spa.Ricapitoliamo: i cittadini si trovano a pagarebollette sempre più salate per servizi di qualitàogni anno peggiore, la manutenzione degliimpianti lascia sempre più a desiderare, bastiricordare i 225  km di tubi in amianto che per ilmomento Publiacqua non intende sostituire consommo disinteresse verso la salute dei cittadini.Da tutto questo risulta quindi chiaro, ma già losapevamo, che utili - perché gli utili ci sono - nonvengono reinvestiti nella gestione e nelmiglioramento degli impianti.Grazie ad una segnalazione di USB Publiacquaun'altro tassello va a posto, neppure i lavoratoriPubliacqua traggono vantaggio dall'aumentodegli utili dell'azienda tanto che più questiaumentano, tanto più diminuiscono i premiproduzione destinati ai lavoratori.

Come risulta evidente dalla tabella, con la solaesclusione dell'anno 2009, il premio di produzionedestinato ai lavoratori di Publiacqua Spadiminuisce mentre aumentano gli utili netti fattidall'azienda e i dividendi distribuiti ai soci neistessi anni.Concludendo: la privatizzazione dei beni e deiservizi pubblici conviene a pochi e fa male alavoratori e collettività.

Nuovo aeroporto di Firenze,un aereo su cinque passeràsopra la città ma i fiorentininon devono saperlodi perUnaltracittà - laboratorio politico

Lorenzo Bigagli, ricercatore che ha fondato e curail sito di informazione, partecipazione ecoordinamento tra cittadini Piana Sana, haprodotto un interessantissima simulazione sucosa accadrà ai quartieri di Rovezzano,Coverciano, Campo di Marte, Le Cure, PonteRosso, Rifredi, Piazza Dalmazia, Firenze Nova unavolta che sarà costruita la nuova pistadell'aeroporto di Peretola. Un aereo su cinque, inbuona parte più grandi degli attuali, sorvolerà apochi metri le case di decine di migliaia difiorentini.La simulazione è visibile su YouTube a questoindirizzo https://youtu.be/WVpc9IivPf4Sorprende che questa simulazione - fattautilizzando i dati ufficiali del misconosciutoRapporto Ambientale redatto dalla RegioneToscana con i numeri forniti da Aeroporto diFirenze spa - debba arrivare da un privatocittadino che mette a disposizione di tutti le suecompetenze.Sorprende che non siano state le amministrazionipubbliche a fare un'azione di informazionecapillare prima di compromettere la sicurezza e latranquillità di tutta la città.

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Il commento di Lorenzo Bigaglialla simulazione

Con poco più di un milione e mezzo di abitanti, l’areametropolitana di Firenze, Prato e Pistoia è la zona piùdensamente popolata della regione Toscana. Firenze èl’ottavo comune italiano per popolazione e ha la densitàpiù alta di tutto il Centro Italia, Roma compresa.Qui si vuole costruire il nuovo aeroporto di Firenze, conuna pista di 2.400 metri in direzione sud-est nord-ovest.E’ previsto che la maggior parte dei movimenti aerei diatterraggio e decollo interesseranno il lato nord-ovestdella pista, cioè la parte di Prato. Tuttavia, per lecondizioni meteo e altri imprevisti, si stima che circa il19% dei movimenti, in pratica uno su cinque,avverranno dalla parte di Firenze.Questo risulta da un rapporto approvato ufficialmentedall’amministrazione regionale Toscana, che riportadati dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC),forniti all’Agenzia Regionale per la ProtezioneAmbientale (ARPAT), dalla società Aeroporto di Firenze(AdF).Una tabella riporta dettagliatamente i movimenti algiorno previsti in direzione di Firenze. Si tratta di circa12 decolli e 14 atterraggi, cioè in media un passaggioogni tre quarti d’ora, dalle sei a mezzanotte, tutti igiorni. E’ come dire che per due mesi e una settimanal’anno il nuovo aeroporto opererà verso la direzionesud-est, con in media un volo ogni otto minuti sunumerosi quartieri residenziali di Firenze.

Ipotizzando una traiettoria di atterraggio standard, gliaerei si allineeranno alla pista più o meno sopraRignano sull’Arno, a una ventina di chilometri didistanza e a un’altezza di poco più di 1000 metri. Poiscenderanno di circa 50 metri a chilometro, suiquartieri Campo di Marte e Rifredi.Il video mostra il punto di vista di un pilota,evidenziando paesi, scuole, asili e l’altezza da terradegli aerei.

Il nuovo aeroporto di Firenzee il sistema di aggiramentodelle regoledi Paolo Baldeschi

urbanista, opinionista di Eddyburg

La storia si ripete, e quanto sta accadendo oggiper il progetto del nuovo aeroporto di Firenze èun film già visto. Si tratta del 'remake' di unsoggetto scritto a più mani, così apprezzato daessere riproposto in ogni occasione utile. Maquale è il soggetto del film?E' la solita grande opera infrastrutturale cheahimè, per volere di 'fastidiose leggi' che lo Statoitaliano (come d'altronde tutti gli Stati europei)ha emanato in applicazione di direttivecomunitarie, deve essere sottoposta a un giudiziodi compatibilità ambientale. Ma potrà mai ciò

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accadere per le infrastrutture che il potere ritieneirrinunciabili per lo sviluppo? Certo che no!Un sistema collaudatissimo ha prodotto uncomplicato ma perfetto intreccio di relazioni ecompetenze che garantisce alle opere di uscirevincitrici nella competizione con le valutazioni,come uno slalomista tra i paletti. Il problema èche le 'non valutazioni', perché di ciò si tratta,producono spesso effetti devastanti.Ha fatto scuola in tal senso l'alta velocità - nelsottoattraversamento appenninico - dove aseguito di ripetute segnalazioni da parte deitecnici in merito alla probabilità che larealizzazione delle gallerie ferroviarie potesseintercettare l'acquifero e alla necessità, perciò, diapprofondire le conoscenze in tal senso, lapolitica (tutta) ha, nel supremo interessecollettivo, approvato l'opera dando mandatoaffinché - ed ecco le parole magiche - "nellesuccessive fasi autorizzative" si verificasse lasussistenza di tale criticità.Et voilà, con la semplice frase "nelle successivefasi autorizzative" si è realizzata l'intuizionecapace di sovvertire l'applicazione delle regoleposte a tutela dell'ambiente e della salutepubblica. Perche è bene ricordare - a riguardo -che gli acquiferi del Mugello sono statieffettivamente intercettati dalle gallerie, chefiumi, torrenti e sorgenti si sono effettivamenteseccati; e, udite udite, la Regione Toscana si ècostituita parte civile nel processo per disastroambientale; sì proprio quella Regione che anniprima, in sodalizio con l'allora Ministro delleinfrastrutture Matteoli, aveva approvato ilprogetto TAV convenendo che soltanto "nellesuccessive fasi autorizzative" si sarebbe dovutoverificare se avevano una base di fondatezza lepreoccupazioni ambientali poste da coloro cheoggi è di moda chiamare 'gufi'.Ma torniamo alla procedura di VIA del nuovoaeroporto di Firenze in corso. Questa staseguendo lo stesso sistema collaudato diaggiramento delle leggi e delle regole. Il primopasso è che il proponente presenti un progettopreliminare/definitivo, operazione impossibilesolo per gli ingenui. Il significato autentico è cheil progetto entra nella VIA come 'preliminare' ene esce come 'definitivo'. Come? Con un secondo

passo: la commissione VIA, invece di chiedereintegrazioni e chiarimenti - atti ufficiali cheinterromperebbero la procedura e cherichiederebbero risposte e approfondimentialtrettanto ufficiali - 'contratta' le modifiche delprogetto con il proponente; e, in effetti, perquanto risulta, la Commissione Via non harichiesto nessuna integrazione del materiale delMaster Plan aeroportuale per quanto lacunoso, nélo farà la Regione, Toscana, né lo ha fatto ilComune di Firenze, ovviamente sponsor delprogetto, che ha trasformato le proprieosservazioni in "prescrizioni realizzative".Le "prescrizioni realizzative", un'invenzionesenza alcun fondamento giuridico, spiegano ilterzo fondamentale passo del "sistema".L'amministrazione - tanto per fare un esempio -invece di chiedere le necessarie integrazioni deglistudi e dei modelli di valutazione del rischioidraulico, perché basati su dati non aggiornati,dirà che "nelle successive fasi di realizzazione delprogetto si dovrà approfondire l'eventualenecessità di disporre di dati più aggiornati".E così si arriva al progetto esecutivo 'nonvalutato', con ritardi, interruzioni non previste,proteste, costi triplicati da scaricare suicontribuenti; e con il rischio di ripetere i disastridel Mugello. Questo sistema è stato seguito dallaCommissione VIA con l'intermediazione e ilpatrocinio di ENAC nel corso degli anni per tutti iprogetti aeroportuali soggetti a studio di impattoambientale. E, ovviamente, nonostante l'allarmedella pagina locale di Repubblica (colpo di scena!Palazzo Vecchio fa le bucce all'aeroporto!) le"prescrizioni realizzative" del Comune di Firenzesono state favorevolmente accolte dal proponenteAdf che ha annunciato di volere avviare i lavorientro agosto, anticipando come favorevoli i pareridella Regione e degli altri enti interessati; esottintendendo che le valutazioni (serie) non sonoaltro che un evitabile intralcio a decisioni giàmaturate.Le opache e tortuose vicende del nuovo aeroportodi Firenze non fanno altro che ripetere uncopione collaudato: aggiramento delle regoleposte a tutela della sicurezza e della salute dellepopolazioni, vanificazione dei processipartecipativi, decisioni prese dall'alto e gestite

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dall'alto, pubblicità sui giornali al posto di analisiserie. Il tutto con la complicità delle istituzioni edelle amministrazioni pubbliche; nel silenziodella stampa che riporta solo entusiastichedichiarazioni a supporto del nuovo aeroporto.Non c'è da stupirsi che la 'politica' sia sempre piùsentita come una collusione tra potenti, estraneae contraria agli interessi dei cittadini.

Nucleare, Toscana protagonista:tra i possibili siti per lostoccaggio delle scoriePisa, Pistoia e Grossetodi Tiziano Cardos

attivista perUnaltracittà e No Tunnel Tav

Abbiamo incontrato Alfonso Navarra,vicepresidente dell'associazione "Energia Felice".Instancabile nel documentare rischi e problemidel nucleare civile da anni denuncia i rischienormi che l'umanità corre con il "nuclearemilitare". Nel nostro colloquio emergono alcuniaspetti inquietanti su come il Governo Renzi staaffrontando il tema del Deposito Unico Nucleare.E anche la Toscana, in particolare, i territoriodella Costa, potrebbe essere coinvolta nelpericoloso stoccaggio delle scorie.

A giorni dovrebbe finalmente esseredesecretata la mappa dei siti idonei alDeposito unico nucleare (DNU)...La scelta della destinazione, una storia che sitrascina da 25 anni, è stata fino ad oggi tenutanascosta per non influenzare i risultati delleultime elezioni amministrative. Il tentativoberlusconiano del 2003 che individuò come sitoScanzano Jonico è abortito in virtù della rivoltapopolare dell'intera Basilicata: nove giorni diblocchi stradali e i vescovi in prima fila.

Resta il fatto che nessuno ne parla.Tutti ne parleranno, prestissimo, entro il 18giugno (pare, ma chissà se rispetteranno lascadenza) il Governo pubblicherà la mappa deipotenziali luoghi interessati. La Toscana è

sicuramente tra le Regioni considerate più adattead ospitare il Deposito unico.

Come si articola la procedura che porterà allascelta finale?Dopo la pubblicazione della mappa dei siti ritenutiidonei partirà l'iter legale "partecipativo" perdecidere il Comune che se lo prenderà: il governovuole un interlocutore debole, quindi scavalca leRegioni. L'impianto, che dovrebbe conservare90.000 metri cubi di robaccia radioattiva, per lopiù eredità della vecchia ambizione nuclearedell'Italia, sarà terminato entro il 2024. LaFrancia, prendendo spunto da una Direttiva UEdel 2011, ha sollecitato la decisione: vuole saperedove riporterà indietro le scorie italiane chestiamo trasportando via treno a Les Hague inNormandia per una parziale messa in sicurezza (eda cui essa ricava anche un po' di plutonio per usimilitari).

Quali sono le caratteristiche del sito?Sul tavolo ci sono tre ipotesi: un'unica strutturaex novo, un'unica struttura presso una centralenucleare dismessa, più strutture "regionali"incastonate in impianti nucleari dismessi.Nessuno dormirà sonni tranquilli, ovunque siacostruito il Deposito e dopo lo stoccaggio dellescorie radioattive.

Ci puoi dare qualche altro particolare?Il Sole 24 Ore, con uno scoop giornalistico diJacopo Giliberto, nell'articolo del 3 giugno 2015intitolato "Le isole nella mappa nucleare"[http://goo.gl/QYdBo1], ci ha avvisato che dal 15al 18 giugno dovremmo finalmente conoscere lamappa dei luoghi tecnicamente idonei a ospitareil futuro deposito nazionale delle scorie atomiche.Giliberto indaga sul gioco delle date e si interroga:"Perché la mappa, che avrebbe dovuto essere pronta ametà aprile, è stata rinviata a dopo le elezioniregionali? Risposta vera: affinché il deposito atomiconon diventasse un'arma di campagna elettorale.Risposta formale data dalla sottosegretaria: «Nel corsodell'attenta valutazione della documentazionepervenuta, i due ministeri interessati hanno tuttaviacongiuntamente ritenuto necessario acquisiredeterminati approfondimenti tecnici, sia da parte della

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Sogin che da parte dell'Ispra, al fine di compiutamentevalutare il documento nei confronti del quale rendere ilproprio nulla osta alla pubblicazione.Conseguentemente, lo scorso 14 aprile sono stateformulate nei confronti dei predetti enti formalirichieste di approfondimenti tecnici, fissando in 60giorni il termine per fornire riscontro».

Sembra tutto molto vago...Esatto. Infatti Giliberto aggiunge, rigirando il ditonella piaga: "Bisogna procedere per indiscrezioni, inassenza di qualsiasi conferma causa segreto. I dettagliche seguono non possono essere stati sottoposti averifica. A differenza della mappatura di cinque anni fa,poi messa nel congelatore, la nuova mappa dovrebbecomprendere anche le grandi isole, cioè Sicilia eSardegna. In precedenza erano state escluse per evitare irischi del trasporto di materiali radioattivi via nave,rischio remotissimo vista l'esperienza di isole bennuclearizzate come Giappone e Gran Bretagna. Quindi lepreoccupazioni della Sardegna, i cui abitanti sonosensibilissimi all'ipotesi di una candidatura per ildeposito, non sembrano mal riposte. Viceversa, asconsigliare decisamente un deposito in un'isola è il costoproibitivo del trasporto via nave".

Quali sono i siti toscani interessati?Tra l'ultima mappatura (del 2010, vedi immagine,ndr.) e quella di oggi non sono variati i criteri"tecnici" di Euratom. Sarà quindi moltointeressante comprendere come e perché varierà.La Toscana non mancherà, scommettiamo? Cisaranno molto probabilmente Comuni delleprovincie di Pisa, Pistoia e Grosseto. All'epoca -2010 - il presidente della Regione Toscana, EnricoRossi, appena rieletto, protestò pensando inparticolare alla Maremma: "No grazie - affermòall'ANSA - la Maremma avrà turismo, agricolturae un distretto per le energie rinnovabili''[http://goo.gl/Z4CWPh].

Hai usato un tono ironico citando i "criteritecnici" di Euratom...Sì, il mondo è popolato da "ingenui" che credonoche in questo tipo di scelte "tecniche" ilcondizionamento politico non sia decisivo.Ingenui che, ad esempio, ignorano che Euratom ènata per il progetto di bomba atomica europea (su

questo leggete la prefazione di Sergio Romano allibro di Paolo Cacace "L'atomica europea: Iprogetti della guerra fredda, il ruolo dell'Italia",Fazi Editore, 2005) o che esiste una censurapreventiva dell'Agenzia internazionale perl'energia atomica sull'Organizzazione mondialedella sanità denunciata a suo tempo dallacandidata al Nobel per la medicina HelenCaldicott (da leggere il suo libro: "Il nucleare nonè la risposta", Gammarò Editori, 2010).

Due referendum contro il nucleare vinti negliultimi 30 anni. Sembra però impossibile tirareun sospiro di sollievo.Il referendum del 2011 ha, come sappiamo,bloccato tutto. Ma io consiglierei di non ritenerela partita con la lobby nucleare definitivamentechiusa. Mi sembra essenziale sottolineare che èstata Parigi ad avere aperto la questione deldeposito delle scorie italiane bloccando iltrasferimento dall'Italia del combustibile nucleareda riprocessare negli impianti di Les Hague. Hocommentato la vicenda sul TG Valle Susa, un sitodel Movimento No-TAV che si occupa anche diopporsi al pericoloso ed inutile via vai su trenodelle scorie radioattive [http://goo.gl/EhtRov]: "AParigi, in soldoni, non si fidano che potremmo, noi"italiani", riprendere le scorie indietro, costruendo ildeposito (che la UE impone di individuare entro il 2015)entro questa scadenza del 2025. Ed ecco la decisione disospendere i viaggi. Dopo i cinque viaggi già effettuati,informa la Stampa, che "a Trino restano ancora 47barre di combustibile nucleare esaurito e a Saluggia13,2 tonnellate di combustibile irraggiato che aspettanodi varcare le Alpi per essere riprocessate". Sarebberonecessari ancora tre viaggi per riprocessare questomateriale residuo".

SCHEDA - COSA È IL D.U.N.

Sempre grazie alle analisi e agli approfondimenti diAlfonso Navarra cerchiamo di capire meglio che cosa èil Deposito unico nucleare.

Nulla di meglio che visitare il sito della SOGIN[www.sogin.it], che è la società di Statoresponsabile del decommissioning degli impiantinucleari italiani e della gestione dei rifiuti

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radioattivi, per avere le informazioni di base.Riassumo: sarà una struttura di superficie che,alta cinque piani ed estesa per 150 ettari(compreso il Parco Tecnologico), ospiterà in viadefinitiva le scorie nucleari a bassa e mediaattività, calcolate attualmente in 75.000 metricubi, quindi dovrà garantire una sicurezza per 300anni. Conserverà anche, in via temporanea, lescorie ad alta attività, circa 15.000 metri cubi,collocati in contenitori speciali (chiamati cask), inattesa della disponibilità di un deposito geologicodefinitivo, visto che la pericolosità di questi rifiutiha durata geologica: si pensi al plutonio che"dimezza" in 24.400 anni e che bisogna quinditenere confinato - non deve mai venire a contattocon la biosfera! - per oltre 200.000 anni.

Quanto costerà il DUN?Secondo le stime della SOGIN, per la realizzazionedel DUN è previsto - ottimisticamente! - uninvestimento complessivo di circa 1,5 miliardi dieuro, di cui 650 milioni per la progettazione ecostruzione del deposito nazionale; 150 milioniper la realizzazione del Parco Tecnologico; 700milioni per le infrastrutture interne ed esterne.Ovviamente si condisce il tutto con la solitapromessa delle migliaia di posti di lavoro.

Dove si farà questo DUN?In teoria si lavora su basi tecniche, i criteriEuratom, che portano ad escludere le areevulcaniche attive o quiescenti; le località oltre 700metri sul livello del mare o ad una distanzainferiore a 5 chilometri dalla costa; le aree asismicità elevata, a rischio frane o inondazioni ele "fasce fluviali", dove c'è una pendenzamaggiore del 10%. Escluse inoltre anche le areenaturali protette, quelle che non siano adadeguata distanza dai centri abitati e quelle adistanza inferiore di un chilometro da autostrade,strade extraurbane e ferrovie. A seguire allalettera queste regole un sito in Italia nonpotrebbe esistere e Virginio Bettinidell'Università di Venezia lo ha documentato inmolte sue pubblicazioni.

Si delinea un bel rompicapo...L'intento della SOGIN e, soprattutto, del governo è

comunque quello di evitare una Scanzano-bis. Perquesto, la pubblicazione della mappa dei sitiidonei ad ospitare il deposito nazionale saràseguita da una fase di consultazione pubblica, chesfocerà in un seminario nazionale dove sarannoinvitati a partecipare tutti gli "stakeholder". Dalleistituzioni ai vari livelli alle associazioniambientaliste (le solite note), passando per ilmondo scientifico. Solo al termine di questo iter,copiato dal francese "débat public", si arriverà auna nuova versione aggiornata della Carta dei siti.Quindi si procederà all'acquisizione di possibilimanifestazioni di interesse da parte degli Entilocali. In assenza di adesioni spontanee e se non sidovesse arrivare ad una scelta concordata, eccoche, alla fine, a decidere sarà il Consiglio deiministri.

Insomma si delinea un percorso piuttosto irtodi ostacoli. Cosa possiamo proporrenell'immediato ai lettori-attivisti?Quello che posso proporre è di chiamarel'Associazione Energia Felice perché possaspiegare, con i suoi esperti ed attivisti, in dibattitiin cui ci si confronta di persona, aspetti che nonpossono essere liquidati in due righe. Unesempio? sostenere che questo DUN potrebbeavere l'impatto negativo di 1 milione diinceneritori non è affatto una boutade ma unarealtà con fondamento scientifico. Stiamo perpubblicare un libro in proposito che andremo apresentare in giro. Il titolo? "La follia delnucleare", ovviamente!

Info: Alfonso Navarra, Associazione Energia Felice340/0878893 - 02/58101226 - [email protected]

Scorie (nucleari) a perdere?di Angelo Baracca

fisico, attivo nel movimento antinucleare

Ritorna l'incubo del nucleare? Forse gli italianil'avevano archiviato troppo in fretta, dopo lavittoria nel referendum del 2011: che del restorimane un primato, l'Italia è l'unico paese almondo in cui la popolazione, attraverso due

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referendum (1987 e 2011), si è espressa conlarghissima maggioranza contro l'uso delnucleare, imponendo nel 1987 la messa fuoriservizio delle centrali nucleari allora esistenti.Durante la campagna referendaria non mistancavo di ripetere che il nucleare è una sceltasenza uscita e senza ritorno! Della serie, haivoluto la bicicletta? Ora pedala! Del resto, gliutenti italiani dovrebbero ricordare checontinuano, e continueranno, a pagare nellabolletta elettrica circa 300-400 milioni di euroall'anno come oneri nucleari, cioè per la gestionedell'eredità nucleare dei pur modesti programmidegli anni '60-'80. Infatti l'Italia sconta unirresponsabile ritardo nella parte che dovrebbesancire la chiusura del ciclo nucleare: lasistemazione dei rifiuti radioattivi.Che spesso, conviene ricordarlo, hanno vitelunghissime, di secoli o addirittura centinaia dimigliaia di anni, prima di disattivarsi a livellisostanzialmente non pericolosi (ricordiamo cheregistriamo la storia dell'uomo da circa 10.000anni). In tutti questi decenni nel mondo ci si èpreoccupati solo del business della costruzione dinuove centrali nucleari, e si sono lasciatiaccumularsi i rifiuti e gli enormi quantitativi dicombustibile nucleare esaurito.Chi non ricorda le rivolte popolari quando ilgoverno Berlusconi nel 2003, senza previediscussioni, decise d'imperio la localizzazione deldeposito nazionale dei rifiuti nucleari inBasilicata, a Scanzano Jonico? Dichiarandoperfino un'emergenza nucleare nazionale, che èstata dimenticata ma non revocata. Infatti i rifiutinucleari italiani rimangono collocati in depositi"temporanei" (!) sparsi per la penisola incondizioni tutt'altro che soddisfacenti, e a volteassai precarie e pericolose (Latina, Garigliano,Trino Vercellese, Caorso, Saluggia, Rotondella,Casaccia, Ispra: rimane attualissima l'inchiesta diReport del 2008, L'Eredità.E sono destinati ad aumentare, mentre procederàl'annoso (e costoso) smantellamento delle quattrocentrali nucleari. La realizzazione di un depositonazionale dei rifiuti nucleari è quindi unimperativo non rinviabile. Si tratta di materialiradioattivi (liquidi e solidi) provenientidall'esercizio delle vecchie centrali nucleari

(compreso il combustibile nucleare non ancorariprocessato), da programmi di ricerca, e daattività nel settore medico e industriale. Il lorovolume complessivo è stimato tra 90.000-100.000m³, di cui il 90-95% è costituito da rifiuti a bassa emedia attività e il resto (5.000-10.000 m³) ad altaattività (cioè quelli più pericolosi).Sono, come dicevo, quantità relativamentemodeste: per dare un'idea, 8.000 m³ è il volume diun cubo di 20x20x20 m di lato. La maggior parte diquesti depositi è gestita dalla Sogin, società distato costituita nel 1999 a cui nel 2001 un decretodel Ministero dell'industria assegnò gli indirizzioperativi per tutte le attività riguardanti lachiusura del ciclo nucleare, sotto la sorveglianzadell'autorità di sicurezza.Per la cronaca, molti ricorderanno la Sogin peressere stata coinvolta in innumerevoli scandali.La realizzazione di un deposito nazionale era datempo all'ordine del giorno. Già nel 1999 ilGruppo di lavoro costituito presso la protezionecivile aveva individuato i criteri di selezione daadottare per la scelta del sito su cui costruire ildeposito, criteri ulteriormente approfonditi nel2003 da uno studio dell'ENEA che includeva anchela carta delle aree potenzialmente idonee.Ciò nonostante in tutti questi anni iprovvedimenti presi, spesso inosservati ocontraddetti da successivi atti legislativi, hannocreato storture e inadempienze croniche dalpunto di vista normativo. Dopo innumerevoliritardi (provvedimenti presi, poi spessoinosservati o contraddetti da successivi attilegislativi), nel gennaio del 2014 l'Ispra (IstitutoSuperiore per la Protezione e la RicercaAmbientale) ha emanato una Guida Tecnica chestabilisce i criteri per l'individuazione del sito sucui costruire il deposito (unitamente all'annesso,e misterioso, Parco Tecnologico).Va detto subito che la Guida Tecnica non risultaadeguata, in quanto definisce i criteri per lalocalizzazione di un deposito per rifiutiradioattivi esclusivamente a bassa e media attivitàche non corrisponde alla definizione del depositonazionale, che invece deve ospitare anche i rifiutiad alta attività, mentre ora non è chiaro che finefaranno. I criteri scelti, suddivisi in criteri diesclusione e criteri di approfondimento,

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rispecchiano - nell'impostazione - le linee guidache l'Agenzia Internazionale per l'EnergiaAtomica (IAEA) di Vienna ha sviluppato inmateria, ma solo limitatamente alla prima eseconda fase di selezione delle aree ritenuteidonee, dalle quali, con una successiva terza fase,si dovrebbe effettuare laselezione/caratterizzazione del sito finale.Un fatto inquietante, e che attualmente allarmamolte popolazioni, è che i precedenti criteri diesclusione erano più stringenti di quelli dellaGuida Tecnica attuale: ad esempio, non sono piùescluse a priori le isole maggiori, non sono piùquantificate le distanze minime da centri abitati,la distanza minima da autostrade e superstrade èstata dimezzata da 2Km a 1Km, la soglia dialtitudine è stata elevata fino a comprendere zonemontane, ecc. Si obietterà che l'ulteriorerestringimento delle aree idonee verrà fatto con icriteri di approfondimento: ma allora perché nonfarlo direttamente in esclusione, perché stressarel'opinione pubblica inutilmente con le inevitabiliillazioni sulla candidatura di questo o quel sito?La tensione su questo problema è salita quando ilgoverno ha stabilito di rinviare la conoscenzadella mappa dei siti idonei a dopo le elezioniregionali (per il timore fin troppo evidente chel'informazione potesse influire, chiaramente inmodo negativo, sul verdetto elettorale). Inparticolare si è sviluppato un forte movimentopopolare in Sardegna, un'isola che comedicevamo era stata esclusa in passato comepossibile destinazione del deposito, per di più giàgravata ed anche martoriata da pesantissimeservitù militari, fonti di gravissimi inquinamenti.Ma si rincorrono anche le voci che la Toscanapossa essere tra le zone prescelte, in particolare laMaremma, che invece dovrebbe essererigorosamente protetta per i propri valorinaturalistici. Sembrava che il mistero dovessesciogliersi tra pochi giorni, ma un comunicato delMinistero dell'Ambiente fa sapere che (ANSA 17giugno): "L'Ispra ha ricevuto in questi giorni dallaSogin l'aggiornamento della Carta nazionale dellearee potenzialmente idonee alla localizzazionedel deposito nazionale e della relativadocumentazione.Tale aggiornamento era stato richiesto lo scorso

aprile dai ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppoeconomico per recepire i rilievi formulati nellarelazione predisposta dall'Ispra stesso sulla basedella prima proposta presentata dalla Sogin nelgennaio scorso. L'Ispra ha in corso le conseguentiattività di verifica, che prevede di completare conla trasmissione ai ministeri dell'aggiornamentodella proposta e della propria relazione entro laprima decade del prossimo mese di luglio,affinché i ministeri stessi possano procedere arilasciare alla Sogin il nulla osta allapubblicazione della Carta".Questo è il paese dei rinvii, e non si sa mai se e checosa ci sia sotto. Si noti che si dovrà aspettareancora che "i ministeri stessi possano procedere arilasciare alla Sogin il nulla osta allapubblicazione della Carta"! Ogni commento èsuperfluo, ma ogni illazione o sospetto èpienamente giustificato.In ogni modo, si aprirà allora, pur con ritardo, lafase della selezione e caratterizzazione del sito, epoi quella dei criteri di realizzazione, chenascondono ancora non poche incognite e riserve.Come dicevamo all'inizio, il deposito nazionale èormai una scelta necessaria, in qualche localitàbisognerà pur metterlo. Si dovrà pretendere chesi tratti di una scelta ampiamente discussa con lepopolazioni interessate (e le manovre dilatorienon depongono bene, quanto a trasparenza),fornendo loro le assicurazioni e garanzie piùrigorose. Vi sarà l'occasione per ritornare sullefasi successive.

L'infanzia non si appalta,neanche a "Lady Nardella"di Cecco Angiolieri

'focoso' osservatore critico fiorentino

hanno scritto su uno striscione le insegnanti dellascuola dell'infanzia, da aprile in mobilitazione e il25 maggio in sciopero contro il progetto d'appaltodella scuola comunale. E hanno affisso lostriscione ai piedi di Palazzo Vecchio dov'erano inpresidio, perché il destinatario del messaggio eral'assessore all'istruzione nonché vicesindaco

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Cristina Giachi, che ha deciso di appaltare lagestione del pomeriggio scolastico di 56 sezioni aun soggetto privato, cooperative sociali, con unbando di gara dall'importo complessivo di unmilione e mezzo di euro. Ma il messaggio delleinsegnanti in sciopero non doveva essere rivoltosolo all'assessore e alla giunta comunale, maanche allo stesso sindaco Nardella, la cui "ira" perlo sciopero fu riportata da un quotidiano locale:«Non si usano i bambini per fare campagnaelettorale...noi apriamo al privato sociale e non aimprese profit per aumentare quantità e qualitàdel servizio scolastico del pomeriggio».Ma a quale "privato sociale" si può riferire ilsindaco? Alle cooperative sociali, 'rosse' e'bianche', che già da diversi anni si dividono gliappalti affidati dal Comune per gli asili nido, incontinuità con la giunta dell'ex sindaco Renzi, dicui Nardella è stato vicesindaco. E non stupisce ladichiarazione della senatrice Rosa Maria DiGiorgi, già assessore alla Pubblica istruzione dellagiunta di Renzi e adesso componente dellaCommissione Istruzione del Senato:«Non si capisce tutta questa contrarietàall'intervento del privato sociale, che da anni eanni sta dando prova di eccellenza negli asilinido...la strada è proprio questa» (La Nazione5/4/2015).Una mappa delle coop rosse e bianche, affidatariedel Comune, tentò di farla "La Repubblica" con unarticolo di Mario Neri lo scorso 29 marzo, dove siaccennava al Consorzio Metropoli, alle"cooperative sociali di Legacoop -la grande reteun tempo guidata dal ministro Poletti-", a "Co&so,il consorzio vicino a Confcooperative", alle"cattoliche vicine alla Curia, alla Compagnia delleOpere e dunque a Comunione e Liberazione".Espressione del terzo settore della Compagniadelle Opere è il consorzio nazionale Con Opera."A guidarlo - riferiva Repubblica - c'è FrancescoNeri, consigliere di Crossmedia e amico di MarcoCarrai. A Firenze Con Opera schiera laSant'Agostino, una cooperativa che gestisce moltidei nidi privati convenzionati con il pubblico e dicui è coordinatrice pedagogica Chiara Lanni,moglie di Dario Nardella".Quindi "Lady Nardella" sarebbe impegnata ecollaborerebbe in Con Opera, legata a Comunione

e Liberazione. Ciò potrebbe suscitare dubbi su unrischio di "conflitto di interesse" sugli affidamentidei servizi all'infanzia alle cooperative bianche,effettuati prima dalla giunta di Renzi, conassessore Di Giorgi e vicesindaco Nardella, e poidalla giunta dello stesso Nardella, con assessoreGiachi, che adesso sta per appaltare anche ipomeriggi delle materne, estendendo ancor di piùil ricorso alle cooperative sociali. A chiederechiarezza sugli affidamenti alle cooperativesociali 'bianche' e trasparenza sui possibili rischidi conflitto di interesse è stata la consiglieraMiriam Amato, fuoriuscita dal M5S e adesso nelgruppo misto a Palazzo Vecchio. Con unainterrogazione del 25 maggio (la data dellosciopero) ha chiesto i dati sugli affidamenti:"Sono 13 milioni e 145 mila gli euro che il Comunedi Firenze ha assegnato a quattro cooperativesociali 'bianche', dal 2009 a oggi, per la gestione inconvenzione (o in appalto) di nidi di infanzia e sitratta di cooperative sociali come L'Abbaino, ilKoala, Sant'Agostino, e Consorzio Con Opera".E il maggior affidamento in sei anni è statoproprio al Consorzio Con Opera con ben 4.701.469euro (anche in Ati con il Consorzio CO&SO),mentre la cooperativa Sant'Agostino ha ricevuto2.284.018 euro (anche in Ati con ProgettoS.Agostino). Ma la cosa sorprendente (non più ditanto secondo i maliziosi) è che la notizia deglioltre 13 milioni concessi alle cooperative bianchee a Con Opera, del rischio di conflitto di interessedel sindaco e del possibile coinvolgimento di'Lady Nardella' non ha ricevuto neppure un rigosulla stampa locale e tanto meno su quellanazionale.

Giugno 2015:Mondeggi un anno dopodi Mondeggi Bene Comune

Dal 26 al 28 giugno, a un anno dall'inizio dellarealizzazione del progetto Mondeggi BeneComune - Fattoria senza padroni, si svolgerà unamanifestazione comprendente numeroseiniziative. Sarà un'occasione di festa e di incontro,

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ma anche di riflessione, confronto e verifica sulsignificato di questa esperienza. A tale proposito,riteniamo importante evidenziare quale ne sia uncarattere fondante e oggettivamente innovativo,carattere che - a nostro avviso - è racchiusonell'espressione Bene Comune.Questa qualifica attribuita a Mondeggi - cherichiama significati sociali, etici e politici dienorme rilevanza che, per ragioni di sintesi, nonpossiamo ovviamente sviluppare - non èl'ostentazione di uno slogan ripetuto perconvenienze di marketing politico, ma informaconseguentemente i nostri comportamenti. Il chevuol dire che fin dalle intenzioniprogrammatiche, l'insediamento nella tenuta nonha mai avuto niente a che fare con la puraoccupazione di un territorio abbandonato né conla semplice riattivazione delle sue capacitàproduttive; in altre parole, non ha mai costituitoil mero tentativo di un gruppo di cittadini direcuperare reddito e possibilità di sussistenza. Enon perché un simile obiettivo di per sé siaillegittimo o poco dignitoso, a maggior ragione inun contesto socio-economico come l'attuale, nelquale non difettano certo i fattori umani, tecnici,culturali o materiali per costruire ricchezzasociale.Ciò che manca, in realtà, sono soltanto glistrumenti monetari che il modello dominanteimpone di possedere per poter accedere a quellaricchezza e che tuttavia non possono essereacquisiti da una parte crescente della collettivitàtramite l'unica modalità che le è consentita, cioèil lavoro. E dunque non per questo. E' soltanto chesi è scelto di attestarsi a un livello di proposta cheoltrepassasse l'orizzonte delle soluzioniindividuali o di gruppo per investirne la comunitànel suo insieme. Del resto, per molti aspetti, sitratta di una scelta obbligata.E' diventato infatti sempre più evidente - tantoagli analisti che al senso comune - come lascarsità dei citati strumenti monetari non sia unevento "naturale" o un effetto del manifestarsi diuna presunta, eterna legge economica; mal'applicazione di una precisa strategia messa inatto dalle istituzioni del sistema finanziarioglobale da un quarantennio circa e che consistenel determinare le condizioni di un

indebitamento irredimibile di gran partedell'umanità che ne provoca l'asservimento difatto. Tale analisi critica - che qui possiamo soloenunciare - svela la struttura dell'attuale modellodi organizzazione economica costruito suun'asimmetria di obbligazioni e opportunità chefavorisce un ceto privilegiato spesso sovra-nazionale e ampi settori delle società nazionaliche con esso collaborano; un ceto che haapprontato dispositivi privi di qualsiasi altrarazionalità che non sia quella di drenare ricchezzadal sistema imponendo esplicitamente allecollettività di coprire costi e ammanchi.Così come è diventato altrettanto evidente che ilproblema ha cessato di riguardare esclusivamenteil cosiddetto Sud del mondo, tanto che la messa inquestione delle basi della sussistenza e dellariproduzione sociale sta ormai da diversi annipesantemente interessando anche le societàcosiddette sviluppate e, in esse, non solo gli stratistoricamente emarginati e sfruttati ma anche iceti medi, per non parlare delle giovanigenerazioni attuali e di quelle future. In questosenso abbiamo parlato di scelta obbligata. Oriusciamo a mettere in campo una modalitàdiversa di associazione umana, radicalmentealternativa e autonoma da quella imposta daun'oligarchia globale che si è fatta consegnare ilmonopolio dell'emissione degli strumentimonetari e che, organizzandone la scarsità,governa il mondo requisendo le sue ricchezze e ilsuo futuro; o ci riusciamo - e in tempi brevi - onon abbiamo speranze.Ormai è chiaro: nessun senso della storia, nessunaistituzione, rappresentanza politica o classesociale farà il lavoro per noi. E dunque noncrediamo che una soggettività in grado diassumersi tale compito possa essere individuatanelle sue storiche configurazioni religiose,politiche, sociali, ma semmai in una capacità neo-comunitaria di autogestire le condizioni materialied etiche della propria vita e di garantirne latrasmissione alle generazioni seguenti. Da qui ilnostro considerarci non un gruppo di interessepiù o meno informale, ma un nucleo dellacomunità territoriale o di quella sua parte piùconsapevole disposta a cambiare le regole di ungioco truccato e senza prospettive.

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Ma perché facciamo riferimento alla comunità?Perché l'unico, vero soggetto abilitato non allaproprietà del territorio (che escluderebbe inmaniera eticamente illegittima chi verrà dopo dinoi), ma alla sua titolarità gestionale, è costituitoda chi storicamente vi ha intrattenuto unarelazione antropologica cioè comprensiva degliaspetti materiale, culturale e sentimentale; noncerto da chi, come a Mondeggi, ha impiegato ilproprio mandato elettorale per sfruttarne leopportunità politico-economiche - dissestandolo,inquinandolo, indebitandolo - per poi tentare disvenderlo al miglior offerente.Coloro che da un anno si stanno prendendo curadi quel territorio, sia riparando a proprie spese idanni di una gestione talmente incapace dasuggerire che nasconda altro tipo di "efficienza",sia riavviando un rapporto equilibrato tra l'essereumano e la terra con un'attività contadina esenteda inquinanti sia chimici che finanziari e daesasperazioni tecnologiche, lo hanno fatto inquanto parte di una comunità che vienecostantemente sollecitata a riappropriarsi,autogestendolo, del suo Bene Comune.Le quasi 200 persone che, in una forma o inun'altra, hanno deciso di raccogliere tale invito,hanno giustappunto iniziato un percorso diriappropriazione diretta e comunitaria le cuimodalità sono del tutto sperimentali e inedite. Ilsuccesso del progetto e dell'ampiezza del suoorizzonte di senso si giocherà da qui in avantisulla capacità della soggettività neo-comunitariadi elaborarne forme di attuazione adeguate e disvilupparle.

Difendiamo il trasportopubblico!di Coordinamento Nazionale Autoferrotranvieri 27 Marzo

29/30 giugno 2015, presìdi in tutte le città. Il 1giugno 2015 un autobus, già segnalato perproblemi tecnici, che effettuava servizio navettaall'interno dell'ospedale Cisanello di Pisa, siribalta; nell 'incidente si feriscono 9 passeggeri el'autista, rimasto intrappolato al posto di guida,

muore.Questa tragedia urla vergogna e chiede giustizia!Da anni gli autisti chiedono più manutenzione deimezzi e invece in cambio hanno ricevuto aumentivertiginosi dei carichi lavorativi e persinodiminuzioni di stipendio. I lavoratori delTrasporto Pubblico Locale hanno un CCNL scadutoda otto anni e intanto hanno subito cancellazionidi diritti base, nel contempo le aspettative degliutenti sono state bistrattate a suon di tagli aiservizi e aumenti del costo dei biglietti.Ciò è il frutto delle dinamiche di privatizzazionevolute da governi e enti locali e dal clima diprecarietà del lavoro e dei diritti, compresa lasicurezza, di questo paese. Tutto questo con lacomplicità delle sigle sindacali concertative, chehanno siglato spesso accordi a perdere edavvallato processi di privatizzazione chedanneggiano lavoratori e cittadini. Invitiamolavoratori, cittadini, associazioni, comitati eorganizzazioni a partecipare.

Big Pharma e la guerra contro ilcancrodi Gian Luca Garetti

medico "sentinella" della Piana fiorentina

Nel 1971 il Presidente Nixon firmò il NationalCancer Act, un ambizioso progetto con cui sidelineava la strategia della guerra al cancro,guerra che gli Stati Uniti erano decisi acombattere e che pensavano di poter vincere.Recentemente, il 2 aprile di quest'anno, è apparsosulla prestigiosa rivista Nature un articolointitolato "Change the Cancer Conversation" diColin Macilwain, giornalista scientifico scozzese,in cui si dice che la battaglia contro il cancro, benlungi dall'essere stata vinta, sta cambiandostrategia focalizzandosi sui test diagnostici e sullaterapia invece che sulla ricerca delle cause e sullaprevenzione.I trattamenti farmacologici, i cosiddettichemioterapici, che spesso non servono altro chea prolungare di qualche mese la sopravvivenza,diventano sempre più costosi, tanto che nonsaranno più disponibili per tutti, come già non lo

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sono per i paesi più poveri. Big Pharma sembrainfluenzare pesantemente anche istituzionipubbliche come il National Cancer Institute (NCI),il cui budget per la ricerca sulla prevenzione èsceso dall'11% nel 2003 al 6% nel 2013.I rappresentanti di Big Pharma, si dicenell'articolo, siedevano in prima fila anche allaprima conferenza, tenutasi a Ginevra lo scorsomarzo, su 'Global Action Against Dementia'.Questa scelta di concentrare le risorse sullaricerca di nuove terapie, spesso inefficaci e suitest diagnostici, anziché sulla prevenzione, ènell'interesse dell'industria.L'origine del cancro, però non risiede solo inmutazioni casuali insorte nel DNA, ma anche incentinaia di migliaia di modificazioniepigenetiche indotte dalla miriade di agenti fisicie sostanze chimiche tossiche con cui veniamo incontatto, ancor prima di nascere.  Quindi varipensata la strategia.E' l'ambiente il vero bersaglio su cui indirizzare inostri sforzi e la Prevenzione Primaria, cioè ladifesa della salubrità degli ambienti di vita e dilavoro, la riduzione dell'esposizione dellepopolazioni agli agenti inquinanti ed aicancerogeni, cioè le strategie preventive ( apartire dai corretti stili di vita) devono esserel'obbiettivo principale da perseguire per la difesadella salute presente e futura, ivi compresa laguerra al cancro.

Il dono del Pd, un nuovoinceneritore per Firenze.Noi il 3 luglio ci saremo!di Gian Luca Garetti

medico "sentinella" della Piana fiorentina

Venerdì 3 luglio ci saranno le decisioni finali dellaConferenza dei Servizi per l'inceneritore diFirenze, che la classe dirigente del Pd vecchia enuova - con l'aggiunta di qualche compagno diviaggio di altri partiti - si ostina a sponsorizzare.Lo fa:- nonostante la pericolosità e l'inutilità di questoimpianto;- nonostante l'inceneritore non chiuda il ciclo(ancora non si sa dove dovrebbero essere stoccatele oltre 50.000 t/a di scorie e polveri chesarebbero prodotte da questo impianto);- nonostante non sia stato studiato l'impattodell'effetto cumulativo dell'impianto diincenerimento con quello riguardante la nuovapista aeroportuale, per esempio, le turbolenzeatmosferiche che sarebbero prodotte dall'intensotraffico aeroportuale previsto in prossimità deicamini dell'inceneritore che inficiano i modellidiffusionali della ricadute degli inquinantiacquisiti;- nonostante la ormai costante riduzione deirifiuti,- nonostante ci sia già pronta la strategia rifiutizero per risolvere la gestione dei rsu (rifiuti solidiurbani) senza inquinare, senza farci spendere 130milioni di euro (il costo dell'inceneritore, chepagheremo noi nella bolletta) e dando nuovi postidi lavoro;- nonostante la popolazione sia nettamentecontraria a questo impianto, come è dimostratodalla grande partecipazione popolare allamanifestazione dell'11 aprile ed al concerto dellePiagge dell'11 giugno.Per fermare questo folle impianto, per far almenorinviare a data da destinarsi la Conferenza deiServizi, alla luce di tutte le considerazioni fatte,troviamoci il 3 luglio in piazza Puccini a Firenzealle ore 9.https://www.facebook.com/events/1622851207926952/

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La Resistenza è viva!Viva la Resistenza!di Firenze Antifascista

Firenze Antifascista esprime la proprio solidarietàai ragazzi aggrediti da alcuni fascisti diCasapound in via Cimatori. Non torniamo sulladinamica dei fatti ormai già ampiamente descrittain altri comunicati e suoi giornali locali. Ci premeinvece sottolineare alcuni aspetti. Da una partepensiamo sia necessario porre l'accento sullamaggiore agibilità che i fascisti stanno ottenendoanche a Firenze. Apertura di finte librerie e fintilocali che di fatto sono gestiti da questigruppuscoli (Casapound o la Fenice o altri),qualche iniziativa, sempre ben nascosta e nonpubblicizzata certo, in giro per la provincia.Presenza in centro in occasioni di massa, magariappoggiati al localino di turno come in questocaso, sono il segnale di come non sia possibilesottovalutare questi fenomeni.Questo non vuol dire dare eccessiva enfasi aquesto episodio o, come accade, parlare difascismo a Firenze come un fenomeno radicato esocialmente presente. I fascisti in cittàcontinuano svolgere le loro iniziative a portechiuse, blindati e protetti dalla polizia, nonpossono pubblicizzare le iniziative e, comeaccaduto varie volte, dalle nostre piazze sono statimandati via a pedate nel sedere.E questo accade grazie proprio alla PRATICA e nonalla RETORICA dell'Antifascismo: una pratica chesta costando cara in termini repressivi a moltiantifascisti (denunce, processi, perquisizioni,arresti) ma indispensabile perché i fascisti nonprendano campo in questa città, una pratica chetanti, anche nella sinistra, condannano convigore.E non a caso su questo episodio è stato riversatotroppo stupore: cadere dalle nuvole quando ifascisti fanno i fascisti vuol dire non rendersiconto di ciò che appunto ci sta accadendo attorno,degli omicidi, degli accoltellamenti, degli assaltisquadristi, dell'impunità e dell'agibilità di cuigodono i gruppi neofascisti; e questo stupore è ilfrutto di decenni di abbandono dell'antifascismoda parte della sinistra democratica ed

istituzionale, dai partiti ai sindacati, che, in nomedi una falsa pacificazione nazionale che di fatto dalegittimità proprio ai gruppi fascisti, da tempotendono a relegare l'antifascismo, e le suepratiche, nell'angolo della storia, ignorandocome, in particolare in Europa, sia forte e radicatoun sentimento reazionario di massa.I ragazzi si sono stupiti, la CGIL parla di episodiobrutto proprio a Firenze, dimenticando che inquesta città, solo 4 anni fa un omicida diCasapound uccideva due lavoratori senegalesi. Inquesto senso invece a noi non stupisce neanchel'atteggiamento del servizio della FIOM chegiovedì ha allontanato da Pizza Annigoni deicompagni che avevano esposto lo striscione"CHIUDERE I COVI FASCISTI" visto che l'unicareazione che si è avuta all'aggressione è stataquella di invocare la Questura e quelle istituzioniche, se in questo caso sono intervenute anche atutela della CGIL stessa, sono di fatto conniventicon gli ambienti di destra neofascista.Da parte nostra episodi come questo confermanola giustezza e l'importanza di una presenzaantifascista coerente, che sappia indicare conchiarezza ruoli e responsabilità di fascisti edistituzioni, denunciandone i legami ed i sostegni,anche economici su scala nazionale, e che sappiarilanciare allo stesso tempo la memoria storica el'attualità dell'antifascismo.

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Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli

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Creditocrazia e rifiutodel debito illegittimodi Andrew Rossdi G.P. per la serie Lo scaffale del debito

"Creditocrazia e rifiuto del debito illegittimo" diAndrew Ross affronta la problematica del debitosecondo tutta una serie di prospettive a partireprincipalmente dalla situazione negli USA, manon trascurando i fatti più indicativi di quella nelresto del mondo. L'autore svolge così un excursussul fenomeno per il quale l'uomo contemporaneoè completamente immerso in una situazionedebitoria a partire dal dover far fronte ad alcuneesigenze fondamentali: l'abitazione, l'istruzione ela salute. Questa situazione ha determinato lospostamento della conflittualità da quella messain atto nei decenni precedenti che invece eralegata alla produzione industriale e che eraimperniata intorno al tema del salario e allecondizioni di vita all'interno della fabbrica. Se ildebito verso l'estero dei paesi in via di sviluppo èstato l'elemento che più ha permesso ilmantenimento della loro subordinazione in epocapost coloniale, lo stesso meccanismo sta agendonei confronti delle nazioni periferiche delcomparto nord-occidentale.Si suggerisce allora la ricerca di soluzioni facendoproprie le esperienze delle lotte messe in campoper l'azzeramento del debito di dette popolazioni,soluzioni queste applicabili anche al nord delmondo, là dove ormai il meccanismo del debito èla causa più incisiva nel provocare l'allargamentodelle diseguaglianze. La prima operazione è quelladi dimostrare l'illegittimità del debito stesso perpoter successivamente richiederne la suasoppressione. Essa sarà totale o parziale inrelazione alla legittimità o meno degli elementi

che sono emersi. La considerazione più generale èche il "sistema del debito" stia agendo in manieraasfissiante anche all'interno delle democraziecontemporanee allargando sempre di più lediseguaglianze socio economiche dellepopolazioni.Le sue fondamenta sono facilmente interpretabilie criticabili. Il dato di fatto è che le banche privatehanno messo in piedi meccanismi sempre piùsofisticati in favore dei profitti, scaricandosisempre di più dei rischi che certe "scommesse"comportavano, rovesciandoli di fatto sull'interapopolazione. Il risultato è che le banche hannoabbondantemente lucrato all'interno di questasituazione ed anche quando hanno esagerato sonostate salvate perché "troppo grandi per fallire".La situazione attuale può far dire all'autore cheessendo il sistema bancario stesso il soggettocreditore ed essendo stato ampiamenteremunerato dagli interessi sin qui riscossi,sarebbe legittimo pretendere l'annullamento delcredito residuo.Occorre però smascherare i meccanismi messi inatto sino ad adesso per dimostrare l'illegittimitàdi alcune pretese e questo viene svoltoegregiamente nella prima parte del libroall'incirca nei primi quattro capitoli. Il quintoinvece rovescia le carte mettendo in campo ildebito climatico che certi comportamenti hannocreato con tutta una serie di considerazioniattraverso le quali poter mettere in atto unaforma di compensazione tra paesi ad altoconsumo energetico e quelli in via di sviluppo, perpoter armonizzare i diritti delle rispettivepopolazioni in vista anche di un consumo piùsostenibile delle risorse di materie prime e diquelle energetiche.L'ultimo capitolo si pone appunto il problema disciogliere l'unione tra debito e crescita inrelazione alla sostenibilità di quest'ultima,verificando gli strumenti che in varie parti delmondo sono stati adoperati per scardinarel'oppressione del debito stesso. Anche in questocaso l'autore legge nei meccanismi del debitol'esistenza di un dispositivo che riesce adoccultare i reali interessi in atto e a tenere basso illivello di conflittualità conseguente alla loromessa in opera, constatando identicamente ad

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altri autori la capacità diffusa del debito/creditodi operare nei confronti dei termini dellasoggettivazione e quindi della capacità diassoggettamento che il sistema riesce a realizzare.Il connubio debito-colpa che, in chiavi diverseavevano caratterizzato l'analisi di altri autori, èegualmente affrontato ma non riconoscendogli ilvalore dominante espresso da questi.Diciamo che, questa chiave di lettura, se puòaiutare la spiegazione di situazioni create dalmeccanismo o dal dispositivo, tende poi acoincidere nel ricercare le forme di lotta perpoter uscire da questa perversa e antidemocraticasituazione; in definitiva dall'asservimento aldebito e, di conseguenza, a quell'un per cento dicreditori che hanno approfittato dalla messa inopera del meccanismo. Si potrà perciò verificarecome i contratti di debito abbiano svoltoegregiamente il lavoro di restringere lademocrazia. E di come la condizione debitoria nonrappresenti un fine in sé, ma piuttosto unostrumento per consentire una maggiordipendenza del lavoro dal capitale all'interno deimodi di produzione e scambio contemporanei. «Iproprietari del capitale hanno da tempo superatoil luogo di lavoro, inserendosi nella "fabbricasociale" della vita quotidiana. La loro portataestrattiva ora raggiunge ogni attività quotidiana,così lo sfruttamento attraverso il debito personaleinterviene su ogni aspetto dell'individualità»(p.81).Questo equivale in qualche modo alla lettura datada Lazzarato nel saggio recensito in precedenza ecioè che il capitale ha messo in atto una serie dimeccanismi di assoggettamento che operanodirettamente sull'individuo, tanto da poterinserire queste strategie all'interno di undispositivo che ben rappresenta il modo di agiredel capitale contemporaneo e ne esprime la suapotenza. Il libro di Ross riporta dunque a queglieventi e a quelle scelte che hanno permessol'espandersi del sistema del debito e quindi afondare quella che lo stesso Ross chiama unacreditocrazia nella quale il futuro sembra essereconfiscato.Una di queste fu, ad esempio, la possibilitàconcessa alle banche di dare in prestito quantitàdi denaro enormemente più alte di quelle

realmente possedute, a partire dalla creazione nel1938 della Federal National Mortgage Association(detta Fannie Mae) che permetteva il commerciodelle ipoteche in modo tale che gli istituti dicredito avevano la possibilità di rivendere i debiti,e quindi di poter prestare molto più denaro diquello posseduto, troveremo così che nel 2008 «ilrapporto tra attività e capitale era di 61,3 a 1 (pp.64-65).L'apporto di Fannie Mae ha caratterizzato ildopoguerra degli Stati Uniti in maniera cosìprofonda da far affermare all'autore che «i pienidiritti di cittadinanza erano riservati a chi eraentrato in un rapporto debitorio di lungo terminecon una banca commerciale» (ibidem),provocando così una trasformazione per la qualeil diritto alla casa divenne il diritto all'accesso alcredito così come il diritto all'istruzione eradiventato il diritto di accedere ai prestitistudenteschi. In questa atmosfera occorrecollocare l'atteggiamento per il quale la vittimadoveva sentirsi in colpa per la sua situazionedebitoria anche se quest'ultima era stataprovocata da creditori che aggressivamenteavevano commercializzato prestiti ad alto rischio.Altro evento responsabile della situazione attualeè stato l'avvento della cartolarizzazione dellecarte di credito nel 1986. Spostare il debito dellecarte fuori dai propri libri contabili ha permessoalle banche di capitalizzare ancora più prestiti.L'enorme potere in mano alle banche hainteragito con quello politico permettendo allestesse privilegi impensabili: La Bank of Americanon ha pagato tasse federali nel 2010, ma ha avuto1,9 miliardi di dollari di sconto dal fiscoamericano ed ha ricevuto 1340 miliardi di dollaridalla Federal Reserve come parte del salvataggiodel 2008. Il libro è ricco di dati che dimostranocome i creditori abbiano per decenni strappatoricchezza ai debitori sino ad aver rimborsato piùvolte il prestito ottenuto.Tutto questo rende legittima la domanda per unarinegoziazione del prestito stesso, se non il suototale azzeramento. Afferma infatti Ross: «Lalunga lista di frodi ed inganni da parte deibanchieri delegittima il loro diritto a essererimborsati» (p.82). Lo sfruttamento attraverso imeccanismi del debito precede e accompagna il

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conflitto sul salario, emerge come dominantenelle società finanziarizzate ma accompagna erende efficace la subordinazione anche in quelle apredominio industriale. L'attuale sfruttamentodel debito studentesco negli Stati Uniti equivalein qualche modo a quel sistema di asservimentoche si produceva con una specie particolare dicontratto detto "indenture". Esso permetteva aimigranti europei di pagarsi il viaggio in cambiodella loro futura prestazione d'opera, questo liasserviva totalmente per un certo numero di anni.Che lo si chiami indenture o semplicementelavoro non pagato, gli esempi sono comunque divario tipo.È diventato di moda l'offrirsi come volontario,lavorare gratis per rendersi visibile, in questoconsisterebbe quella che il capitale chiama lagiusta competizione per affermare unameritocrazia che i contratti collettivi avevanooscurato. In questa atmosfera è facile imbattersiin altre forme di lavoro non pagato che, perassurdo, innescano di nuovo il circolo vizioso deldebito/credito; le riforme dei contratti di lavorocomprendono ad esempio l'obbligo di stage nonretribuiti per i quali non è insolito chiedereprestiti per campare nel periodo dello stagestesso. Eppure dovrebbe essere il contrario comegià faceva notare Marx: il caso del lavoro salariatoche sarebbe la sola merce che si paga dopo averlautilizzata, tanto che, fare l'opposto, vienechiamato "anticipo" e si usa soltanto in questocaso.Si tratta dunque di debiti esistenziali per di piùcontratti contro il proprio vero essere annettendogli individui ad un sistema che li prevaricaesercitando un controllo che comprende ogni fasedella loro vita tanto da poter paragonare l'attualesituazione alla condizione della servitù feudale. Ilripudio di questi debiti, la loro abolizione sonodunque oggi l'imperativo assoluto di ogni lottaper la dignità umana. Il fondamento di questodispositivo di assoggettamento è basato su unaspinta di tipo morale che determina l'ingiunzionea restituire e costituisce la spina dorsale delcapitalismo finanziario contemporaneo, «cosìcome lo era il controllo salariale per i capitalistiindustriali come Ford» (p. 135). Dal punto di vistamorale si assiste perciò ad una sostituzione del

fannullone e del buono a nulla con quella dellavergogna e della colpa connesse al sistema deldebito.A questo stato di fatto ha contribuito anche laretorica della mobilità, del lavoro creativo, delcapitale umano che consisterebbe in unadisponibilità a investire se stessi con il rischioquasi assodato di cadere in uno stato di totaleassoggettamento al sistema. L'ultimo capitolostudia le connessioni tra concetto di crescita esistema debito/credito, dove per crescita non siintende la prosperità degli abitanti del pianeta,ma quella del PIL che invariabilmente ingrasseràle tasche dei più ricchi a scapito appuntodell'ampia maggioranza costituita dal resto. Laconnessione si spiega principalmente con ilmeccanismo per il quale la crescita esponenzialedel capitale prodotto dal credito si basa anchesulla possibilità di cartolarizzazione dei debiti cheè legata alle previsioni di crescita.Senza crescita non si avrebbe quel plus valore chealimenta l'entità e l'efficienza dell'operazione dicartolarizzazione poiché in essa si vendono dellescommesse basate sulla crescita, per cui, senza diessa, non ci sarebbe nessuna scommessa e quindinessun guadagno finanziario. Rimane un dubbio,quello per il quale «le elite avrebbero colto ilmessaggio dei "limiti dello sviluppo"» al qualeavrebbero «risposto accumulando tutte le risorseche potevano estrarre dal bene comune» (p.180).Per terminare occorrono ovviamente delle via diuscita. Ross cita tutta una serie di iniziative perspuntare la forza assoggettante del debito. Citaanche tutte quelle pratiche virtuose che tendonoad organizzare il sociale al di fuori del paradigmacreditizio.Molte di esse si svolgono all'interno del sistemacapitalistico, altre ai margini, entrambecomunque atte a coagulare comportamenti criticiverso questo tipo di capitalismo con l'obbiettivonon tacito del suo superamento. Sicuramente ogniazione politica contemporanea non puòprescindere dall'analisi dei meccanismi messi inatto dal sistema debito/credito. Il Libro di Ross èricco di queste riflessioni e informazioni per dipiù connesse tra loro di nuovo a sottolineare lapossibilità della messa in atto di un dispositivoche segna il modo di agire del capitalismo

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contemporaneo e gli effetti assoggettanti per lesue vittime riprendendo però le ipotesi cheLazzarato ci aveva consegnato, in maniera piùblanda e non così assoluta di quella lasciatacidall'autore recensito precedentemente.Andrew Ross, "Creditocrazia e rifiuto del debitoillegittimo", Ombre corte, Verona 2015, pagine 194,Euro 18.00.

Pistoia l'altra faccia della Pianaa cura di Antonio Fiorentino

urbanista, attivo in perUnaltracittà

Il nuovo ospedale di Pistoia:un gigante d'argilladi Daniele Rovai

Un ospedale costruito in fretta e furia e a debito:un costruttore privato gestirà per 19 anni i servizinon sanitari incassando miliardi dalla ASL, cioè datutti noi. Un gigante d'argilla! Un ospedaletecnologico e all'avanguardia per la Sanità del IIImillennio, costato poco, dice Enrico Rossi.Un ospedale che non funziona, male organizzato,costruito su un terreno geologicamente instabilee a rischio inondazione, costato troppo, diconol'intersindacale medica (il sindacato che raccogliel'80% dei dottori dell'ospedale di Pistoia),Legambiente e i molti comitati cittadini natidurante la costruzione. Non è un caso che il gradodi soddisfazione dei ricoveri, cosi come valutatodall'Istituto S. Anna di Pisa, nell'ultimo Rapportodel 2015, sia stato molto scarso. Parliamo di costi.Le cifre non sono chiare. Secondo la ASL di Pistoia(Delibera n. 168 del 12 aprile 2013) il nuovoospedale è costato 151 milioni di euro con ilfinanziamento del costruttore di 48 milioni dieuro.Circa il 32% dell'intero importo. Se, nella stessadelibera, si vanno a leggere le cifre per lacostruzione dei 4 nuovi ospedali queste sonodiverse: 422 milioni di euro, con un contributoprivato di 194 milioni di euro. Circa il 46%. Se poisi va a leggere il contratto stipulato tra la Regionee il costruttore si scopre che l'ente pubblico ha

regalato al privato 60 milioni di euro come aiuto.Cifra che non compare in altri documenti. Ilcontributo del privato a questo punto scende al32%. Quando invece si guardano le cifre scritte nelBilancio d'esercizio 2014 del costruttore, le cifrecambiano ancora: su un costo totale di 397 milionidi euro, il contributo del privato è di 138 milioni.Che meno i 60 milioni dati come ulteriorecontributo pubblico, diventano 78 milioni. Ilprivato ha contribuito con circa il 18% dell'interoimporto.Quali sono le cifre esatte? Quello che sappiamo èche il costruttore pur investendo una cifrainferiore a quella pubblica, ha progettatol'ospedale, ha scelto le ditte per realizzarlo, hanominato il Direttore di cantiere e ha gestito,come proprio, l'intero finanziamento. E oggi è ilgestore unico dei servizi non sanitari.In sostanza pur se il contributo maggiore èdell'ente pubblico, tutto il progetto è stato gestitodal privato, che è anche proprietario dellastruttura con la ASL affittuaria. Un'ultima cifra:nei prossimi 19 anni, per la gestione dei servizinon sanitari dei 4 ospedali, il privato incasseràdalla ASL più di 1 miliardo e 200 milioni di euro.Sono profitti da capogiro che neppure alcuneattività illecite potrebbero garantire. Si chiamaproject financing, o finanza di progetto. E' unalegge dello Stato. E' una truffa legalizzata.Il progetto ed il sito Il progetto. La costruzione dei4 nuovi ospedali, partita nel 2003, avrebbe dovutoottenere tutti i permessi entro il 2005 per nonperdere il contributo statale. Vuol dire che ilcostruttore ha dovuto realizzare in fretta ilprogetto. E le conseguenze si vedono! Esempioeclatante di questa fretta, la realizzazione delreparto di malattie infettive.Quando il nuovo ospedale apre i battenti ci siaccorge che nelle camere dove ricoverare ipazienti a rischio infezione non si può gestire percamera singola la pressione della stanza, ma agruppi di quattro. Il reparto viene chiuso per tremesi e l'impianto d'aria completamente rifatto.Visto che la ASL aveva dichiarato regolarel'impianto, il costo della variante, 440 mila euro,lo ha pagato l'ente pubblico.Mancanza di privacy, finestre che non possonoessere aperte, parcheggio ridotto e a pagamento

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(!), un impianto wifi che non copre tuttol'ospedale, poliambulatori piccoli senza sale diaspetto, sono solo alcuni esempi dei problemi cheda quasi due anni dall'apertura non sono stati, enon saranno, risolti e che appesantiscono la vitadi tutti i cittadini utenti. Il sito. Perl'individuazione del sito il Comune aveva formatouna squadra di propri esperti che avrebbe dovutovalutare quattro possibili localizzazioni. Non unadelle quattro era ritenuta idonea!Su tutti il sito peggiore era propriol'appezzamento di proprietà della Breda,chiamato Campo Volo, un'area su cui nessuno hamai voluto costruire in passato. Proprio quellascelta per costruirci il nuovo ospedale. L'areaindividuata è la più insalubre del territoriopistoiese poiché è a ridosso dell'autostradaFirenze-Mare, del casello di Pistoia e dellasuperstrada-circonvallazione della città! Trarumori, gas di scarico e polveri sottili sembradifficile immaginare una corretta tutela dellasalute. Questa zona, inoltre, è "ad altavulnerabilità idraulica" per la prossimitàdell'Ombrone e del torrente Brusigliano, si puòdire che la struttura galleggi sull'acqua vista lascarsa profondità della falda freatica (1 - 1,5 m.).Secondo il geologo chiamato dal Comune quelterreno in caso di terremoto, anche di bassaintensità, è a rischio liquefazione; vuol dire chel'ospedale è stato costruito sulla sabbia.Non solo, per ridurre il rischio idraulico si dovràrealizzare una cassa di espansione dell'Ombronein una zona di notevole pregio ambientale, quelladei laghi Primavera, con il relativo incrementodei costi connessi al nuovo ospedale econseguente distruzione di alcuni laghi per lapesca sportiva e annesse attività ludico-didattiche. Queste casse sono state ampiamentebocciate dalla cittadinanza e dalle associazioniambientaliste. La nuova costruzione dell'OspedaleSan Jacopo ha liberato, inoltre, una vasta areaall'interno della città storica in cui eranoconcentrate le attività sanitarie.Si tratta dell'area dell'Ospedale del Ceppo sullaquale pende un piano di valorizzazioneimmobiliare targato Regione/ASL affinchéquest'ultima possa recuperare il debitofinanziario di 18 milioni di euro contratto per la

compartecipazione alla costruzione del NuovoOspedale. Di questo tratteremo in uno deiprossimi articoli. Insomma, si chiama San Jacopo,è il nuovo ospedale di Pistoia, ma è un giganted'argilla che rischia di affondare nelle sabbiemobili dell'inconsistente terreno dell'ex Campo divolo, dei debiti delle amministrazioni pubbliche,dell'inefficienza delle strutture sanitarie.

Tutta un'altra musicaa cura di Francesca Breschi

cantante, attrice, ricercatrice e didatta, attivista di

perUnaltracittà

Sempre poveri...di F.B.

Sempre poveri... C'è un ragionamento ricorrentenegli ultimi tempi che risuona tra le mura dellacucina di casa mia espresso mirabilmente da miamadre quasi ottantenne: "ma...non ci si ricorda dicome eravamo noi neanche un secolo fa?Possibile che gli anziani come me non dicanonulla e adesso alcuni pensino che siamo tutti natiin abiti di stilisti famosi, con la macchina sotto alsedere per andare a giocare in borsa? Eppureeravamo messi male, ma parecchio male..." "..LoStato è un lupo di pietra, non morde perché nonha denti, ma rimane il lupo..E le povere pecorelle meridionali con problemi dicibo senza pastore ne hanno paura.. Le stelle dellaLegge non possono proteggere le stalle.." Sempepovere nui simme stète Dinta 'sta lote a'mmosempre a patète Questa lote è 'nu brutto capute penui poveretti la vita è fenuta.. Chi sta bbono nuncrede a l'ammalèto Chi sta sazio nun crede al'affamèto [x2] Scancellètece dalla società pe nuipoveretti pietà nun ce ne sta C'è sta 'nu dettotanto antico: "Magnete la scorcia, sparagna lamollica" La mollica te la magne staséra e al lumede candela e poi te vai a cuccà' Matteo Salvatore"Sempre poveri"https://www.youtube.com/watch?v=BVsyYHS7jlkSi partiva, si partiva... eccome se si partiva. Non siandava via però solo dal sud, anche dal centro. E

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dal nord! Eh sí...il grande Nord sviluppato... dalsud al nord, dal nord in...AFRICA! Lombardi inAfricahttps://www.youtube.com/watch?v=66bxroh9otQPoche parole, questa volta. Guardando queipoveri corpi senza vita in balia delle onde delmare siciliano o stipati sul fondo, dentro unacarcassa di una sottospecie di barca, affondata, unrelitto-bara. O ancora con le povere ossaaffaticate negli androni delle nostre stazioni,ammassati al confine, arrampicati sugli scogli.Mia madre dice, scuotendo la testa: "ma davvero...DAVVERO non ci si ricorda come eravamo noi...?Povere creaturine: che vergogna...".Guardiamoci, allora, come eravamo attraverso gliocchi di un poeta calabrese, Franco Costabile, unracconto che parla di altri arrivi, altre partenze...Canto dei nuovi emigranti https://www.youtu-be.com/watch?v=3Pgjsas7pq8.

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattoni e Gabriele Palloni

chef attivi in perUnaltracittà

Concassé di verdureal basilico con pane croccante

di G.P.

In estate le verdure abbondano, così come lavoglia di portare in tavola qualcosa di fresco,leggero e profumato. Ecco un’alternativa alla piùfamosa panzanella.Dosi per 4 persone: 2 zucchine, 2 patate, 2 carote,1 melanzana, 2 pomodori a grappolo, basilico,aglio, olio evo, 1 limone, 200 gr di pane toscano alievitazione naturale, sale e pepeTagliate le verdure a quadretti molto piccoli e poiscottatele per 1 minuto in acqua bollente e salata(escluso i pomodori che lasceremo crudi).Scolatele bene e fatele rosolare per un altrominuto in una padella con uno spicchio d’aglio incamicia e dell’olio evo, salate e pepate e mettete leverdure saltate in una ciotola. Unite i pomodori,le foglie di basilico spezzandole con le mani, unospicchio di aglio crudo tritato molto finemente eun filo di olio evo.A parte tagliate il pane a quadretti di circa 1 cm.Sistemate i quadretti in una teglia con della cartaforno, salate e passate un filo di olio. Mettete inforno (meglio se ventilato) per 20/25 minuti a100°. Quando risulteranno ben croccanti,lasciateli raffreddare e successivamente bagnatecol succo di limone.Unite il pane alle verdure, mescolate bene eservite guarnendo con delle foglie di basilicofresco.