Editoriale «L’occasione di riconoscersi» · 2020. 9. 21. · 1. Giuseppina Nadia Freddo e...

24
N L a fragilità della malattia è anche un’occasione: per riconoscere gli altri e l’Altro dentro relazioni di solidarietà, per questo condivido con voi questi pensieri dopo aver cele- brato l’Eucaristia nella nostra Chiesa parrocchiale l’11 febbraio, memoria della Madonna di Lourdes. Nella “Gior- nata del Malato” anche nella nostra comunità ci siamo ritrovati con una numerosa rappresentanza di fratelli e sorelle che stanno vivendo “la stagio- ne della malattia”, accompagnati dai loro familiari, dai ministri dell’Eucari- stia e da tanti volontari. La malattia, questa esperienza della vi- ta che prima o poi sopraggiunge, ci ri- guarda tutti, perché “tocca” noi e le persone che amiamo. Ecco perché, credo giustamente, qualcuno ha det- to che la malattia non è un incidente ma un “ingrediente” della nostra esi- stenza che, se da un lato ci ricorda la nostra fragilità e finitezza, dall’altro può aprirci a riconoscere la necessità degli altri e… dell’Altro. Non siamo fatti per farcela da soli ma abbiamo il bisogno, in fondo il desiderio, di qual- cuno che si prenda cura di noi. E quando ci si prende cura, pur tra gli inevitabili momenti di fatica che que- sto talvolta comporta, si riceve mol- to più di quello che si dà… è quanto spesso confidano i volontari che visi- tano e accompagnano le persone am- malate, le quali sanno trasmettere un forte senso di amore per la vita e, da credenti, una grande fede. L’esperienza della malattia, che ci accomuna, può essere allora anche l’occasione per ri- conoscerci fratelli e sorelle nell’uma- nità, un’umanità di cui siamo parte e che siamo chiamati responsabilmente a cercare di vivere sviluppando lega- mi di pace, accoglienza e solidarietà. Di fronte alla epidemia che dalla Cina si sta diffondendo in tutto il mondo, la Chiesa di Hong Kong ha diffuso u- na preghiera che è anche un modo per guardare con gli occhi della fede a quan- to sta accadendo”, scrive il sito di Mondo e Missione che ne ha dato no- tizia. I sacerdoti – racconta padre Giorgio Pasini, superiore del Pime a Hong Kong – hanno ricevuto disposizioni dalla diocesi di celebrare la Messa in- dossando la mascherina e distribuen- do la Comunione solo nelle mani. Av- venire raccoglie l’invito del Pime di aiu- tare a diffondere questa preghiera (che riporto di seguito) così da “non lasciare soli i nostri fratelli in Cina e a Hong Kong”. O Dio, Tu sei la sorgente di ogni bene. Veniamo a te per invocare la Tua misericordia. Tu hai creato l’universo con armonia e bellezza, ma noi con il nostro orgoglio abbiamo distrutto il corso della Natura e provocato una crisi ecologica che «L’occasione di riconoscersi» Editoriale Cassago Brianza Anno XXIV - Numero 01 Notiziario di informazione parrocchiale Mese di marzo A.D. 2020 Sommario Editoriale (pagina 1) Archivio parrocchiale dell'anno 2019 (pagina 2) Essere genitori oggi: la sfida educativa (pagina 3) La preghiera di Taizé per l'unità dei cristiani (pagina 4) La festa della Famiglia (pagina 5) La celebrazione dell'11 febbraio per i nostri ammalati (pagina 6) Il "progetto compiti" del nostro Oratorio (pagina 7) In ricordo di suor Maria Rita Bossetti (pagina 7) In ricordo di suor Agostina Pozzi (pagina 8) In ricordo di suor Carolina Cattaneo (pagina 9) In ricordo di suor Angela Scaccabarozzi (pagina 9) In ricordo di suor Ernestina Ghezzi (pagina 10) In ricordo di don Eugenio Perego (pagina 11) Che bello cantare! (pagina 12) È in arrivo il 42mo "Cantabimbo"! (pagina 13) La celebrazione dell'Epifania con i nostri bambini (pagina 13) L'Oratorio, scuola di vita (pagina 14) Notizie dall'Azione Cattolica (pagina 14) Notizie dall'Associazione Sant'Agostino (pagina 15) Notizie dalla Caritas (pagina 16) Notizie dall'Opera don Guanella (pagina 17) Notizie dal Progetto Gemma (pagina 18) Notizie da Cuba (pagina 19) Notizie e avvisi dalla Parrocchia (pagina 20) I settant'anni di don Ferdinando Citterio (pagina 21) Rubrica - Notizie dal Consiglio Pastorale (pagina 22) Rubrica - Il significato dei gesti liturgici (pagina 22) Rubrica - Un libro per te (pagina 23) Montmartre (pagina 24) di don GIUSEPPE COTUGNO La I

Transcript of Editoriale «L’occasione di riconoscersi» · 2020. 9. 21. · 1. Giuseppina Nadia Freddo e...

  • N

    La fragilità della malattia è ancheun’occasione: per riconoscere glialtri e l’Altro dentro relazioni disolidarietà, per questo condivido convoi questi pensieri dopo aver cele-brato l’Eucaristia nella nostra Chiesaparrocchiale l’11 febbraio, memoriadella Madonna di Lourdes. Nella “Gior-nata del Malato” anche nella nostracomunità ci siamo ritrovati con unanumerosa rappresentanza di fratelli esorelle che stanno vivendo “la stagio-ne della malattia”, accompagnati dailoro familiari, dai ministri dell’Eucari-stia e da tanti volontari. La malattia, questa esperienza della vi-ta che prima o poi sopraggiunge, ci ri-guarda tutti, perché “tocca” noi e lepersone che amiamo. Ecco perché,credo giustamente, qualcuno ha det-to che la malattia non è un incidentema un “ingrediente” della nostra esi-stenza che, se da un lato ci ricorda lanostra fragilità e finitezza, dall’altropuò aprirci a riconoscere la necessitàdegli altri e… dell’Altro. Non siamofatti per farcela da soli ma abbiamo ilbisogno, in fondo il desiderio, di qual-cuno che si prenda cura di noi. E quando ci si prende cura, pur tra gliinevitabili momenti di fatica che que-sto talvolta comporta, si riceve mol-to più di quello che si dà… è quantospesso confidano i volontari che visi-tano e accompagnano le persone am-malate, le quali sanno trasmettere un

    forte senso di amore per la vita e, dacredenti, una grande fede. L’esperienzadella malattia, che ci accomuna, puòessere allora anche l’occasione per ri-conoscerci fratelli e sorelle nell’uma-nità, un’umanità di cui siamo parte eche siamo chiamati responsabilmentea cercare di vivere sviluppando lega-mi di pace, accoglienza e solidarietà. Di fronte alla epidemia che dalla Cinasi sta diffondendo in tutto il mondo,la Chiesa di Hong Kong ha diffuso u-na preghiera ”che è anche un modo perguardare con gli occhi della fede a quan-to sta accadendo”, scrive il sito diMondo e Missione che ne ha dato no-tizia.I sacerdoti – racconta padre GiorgioPasini, superiore del Pime a HongKong – hanno ricevuto disposizionidalla diocesi di celebrare la Messa in-dossando la mascherina e distribuen-do la Comunione solo nelle mani. Av-venire raccoglie l’invito del Pime di aiu-tare a diffondere questa preghiera(che riporto di seguito) così da “nonlasciare soli i nostri fratelli in Cina e aHong Kong”.O Dio,Tu sei la sorgente di ogni bene.Veniamo a te per invocare la Tuamisericordia.Tu hai creato l’universo con armonia ebellezza, ma noi con il nostro orgoglioabbiamo distrutto il corso della Naturae provocato una crisi ecologica che

    «L’occasione di riconoscersi»

    Editoriale

    Cassago BrianzaAnno XXIV - Numero 01

    Notiziario di informazioneparrocchiale

    Mese di marzo A.D. 2020

    SommarioEditoriale(pagina 1)

    Archivio parrocchiale dell'anno 2019(pagina 2)

    Essere genitori oggi: la sfida educativa(pagina 3)

    La preghiera di Taizé per l'unità dei cristiani(pagina 4)

    La festa della Famiglia(pagina 5)

    La celebrazione dell'11 febbraio per i nostri ammalati(pagina 6)

    Il "progetto compiti" del nostro Oratorio (pagina 7)

    In ricordo di suor Maria Rita Bossetti(pagina 7)

    In ricordo di suor Agostina Pozzi(pagina 8)

    In ricordo di suor Carolina Cattaneo(pagina 9)

    In ricordo di suor Angela Scaccabarozzi(pagina 9)

    In ricordo di suor Ernestina Ghezzi(pagina 10)

    In ricordo di don Eugenio Perego(pagina 11)

    Che bello cantare!(pagina 12)

    È in arrivo il 42mo "Cantabimbo"!(pagina 13)

    La celebrazione dell'Epifania con i nostri bambini(pagina 13)

    L'Oratorio, scuola di vita(pagina 14)

    Notizie dall'Azione Cattolica(pagina 14)

    Notizie dall'Associazione Sant'Agostino(pagina 15)

    Notizie dalla Caritas(pagina 16)

    Notizie dall'Opera don Guanella(pagina 17)

    Notizie dal Progetto Gemma(pagina 18)

    Notizie da Cuba(pagina 19)

    Notizie e avvisi dalla Parrocchia(pagina 20)

    I settant'anni di don Ferdinando Citterio(pagina 21)

    Rubrica - Notizie dal Consiglio Pastorale(pagina 22)

    Rubrica - Il significato dei gesti liturgici(pagina 22)

    Rubrica - Un libro per te (pagina 23)

    Montmartre(pagina 24)

    di don GIUSEPPE COTUGNO La

    I

  • Sono diventati figli di Dio con ilBattesimo1. Maria Bertuzzo, il 27/10 (nata il

    12/08/2019);2. Federico Brenna, il 09/06 (nato il

    20/09/2018);3. Giulia Caldirola, il 09/06 (nata il

    24/09/2018);4. Andrea Ettore Antonio Camnasio,

    il 15/09 (nato il 13/03/2019);5. Nina Casiraghi, il 09/06 (nata il

    21/01/2019);6. Alessandro Cereda, il 24/02

    (nato il 27/02/2018);7. Maya D’Auria Ienco, il 07/07

    (nata il 19/07/2018);8. Alice Di Stefano, il 27/10 (nata il

    31/01/2019);9. Miriam Di Stefano, il 27/10 (nata

    il 31/01/2019);10. Anna Fumagalli, il 24/02 (nata il

    10/12/2018);11. Giorgio Fumagalli, il 14/07 (nato

    il 17/03/2019);12. Alice Gemma Gatti, il 27/10

    (nata il 17/08/2019);13. Ludovica Lissoni, il 05/05 (nata il

    21/08/2018);14. Nathan Mapelli, il 15/09 (nato il

    24/03/2019);15. Alex Meucci, il 15/09 (nato il

    28/02/2019);

    16. Agata Pelucchi, il 05/05 (nata il22/06/2018);

    17. Greta Reale, il 15/09 (nata il24/06/2018);

    18. Leonardo Redaelli, il 09/06 (natoil 24/12/2018);

    19. Laura Redaelli, il 07/07 (nata il13/03/2019);

    20. Alessandro Rigamonti, il 27/10(nato il 13/09/2018);

    21. Heiden Rodriguez Ienco, il 24/02(nata il 22/02/2018);

    22. Alice Rubini, il 07/07 (nata il24/03/2019);

    23. Mattia Sala, il 09/06 (nato il04/06/2018);

    24. Gaia Scaletta, il 14/07 (nata il03/06/2019);

    25. Leonardo Scanziani, il 24/02(nato il 24/09/2018);

    26. Alessandro Sormani, il 27/10(nato il 15/07/2019);

    27. Nicole Anna Teormino, il 15/06(nata il 18/11/2018);

    28. Carlotta Teti, il 07/07 (nata il27/01/2019);

    29. Daniele Tornaghi, il 15/09 (natoil 01/04/2019);

    30. Leonardo Tommaso Viganò, il09/06 (nato il 28/02/2019);

    31. Adele Ziranu, il 15/09 (nata il12/03/2019);

    32. Samuele Ziranu, il 15/09 (nato il12/03/2019).

    Si sono uniti in Matrimonio1. Giuseppina Nadia Freddo e

    Tranquillo Armanasco, il 21/09; 2. Alina Chustil e Daniele Cereda,

    il 01/06;3. Eleonora Martorana e Alessandro

    Di Martino; il 20/09;4. Milena Rigamonti e Stefano

    Papa, il 31/08;5. Francesca Canali e Pabel Jacopo

    Ruggiero, il 07/09.

    Sono tornati alla Casa del Padre1. Maria Assunta Anzani, di anni

    68, il 29/04;2. Maria Arrivabene, di anni 87, il

    15/07;3. Lina Bennati, di anni 95, il 15/09;4. Roberto Ambrogio Beretta, di

    anni 64, il 02/02;5. Giacomina Bonomelli, di anni

    96, il 08/12;6. Sr. Maria Rita Bossetti, di anni

    62, il 05/10;7. Giuseppe Cereda, di anni 66, il

    08/02;8. Giovanni Ceroni, di anni 87, il

    06/03;9. Imerio Ceroni, di anni 53, il

    29/08;10. Maria Giuseppa Cicciottelli, di

    anni 98, il 03/12;

    22

    a cura della SEGRETERIA PARROCCHIALE*

    Archivio Parrocchiale dell’anno 2019

    colpisce la nostra salute e il benesseredella famiglia umana.Per questo ti chiediamo perdono.O Dio,guarda con misericordia alla nostracondizione oggi che siamo nel mezzodi una nuova epidemia virale.Fa’ che possiamo sperimentare ancorala Tua paterna cura.Ristabilisci l’ordine e l’armonia dellaNatura e ricrea in noi una mente e uncuore nuovo affinché possiamoprenderci cura della nostra Terra comecustodi fedeli.O Dio,affidiamo a te tutti gli ammalati e leloro famiglie.Porta guarigione al loro corpo, alla loro

    mente e al loro spirito, facendolipartecipare al Mistero pasquale delTuo Figlio.Aiuta tutti i membri della nostra societàa svolgere il proprio compito e arafforzare lo spirito di solidarietà tra diloro.Sostieni i medici e gli operatori sanitariin prima linea, gli operatori sociali e glieducatori.Vieni in aiuto in maniera particolare aquanti hanno bisogno di risorse persalvaguardare la loro salute.Noi crediamo che sei Tu a guidare ilcorso della storia dell’uomo e che il Tuoamore può cambiare in meglio il nostrodestino, qualunque sia la nostra umanacondizione.

    Dona una fede salda a tutti i cristiani,affinché anche nel mezzo della paurae del caos possano portare avanti lamissione che hai loro affidato.O Dio,benedici con abbondanza la nostrafamiglia umana e disperdi da noi ognimale.Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendoaffinché possiamo lodarti e ringraziarticon cuore rinnovato.Perché Tu sei l’Autore della vita, e conil Tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo,in unità con lo Spirito Santo, vivi e regni,unico Dio, nei secoli dei secoli.Amen

    Marzo 2020

  • 3Marzo 2020

    11. Angela Colombo, di anni 90, il30/04;

    12. Francesco Giovanni Colzani, dianni 76, il 19/03;

    13. Anna Carla Corbetta, di anni 89,il 03/06;

    14. Felicita Rosa Crippa, di anni 89,il 02/11;

    15. Maria Giuseppina Elia, di anni 85,il 12/04;

    16. Angelo Fumagalli, di anni 88, il08/07;

    17. Giuseppe Gallo, di anni 81, il08/08;

    18. Francesca Greco, di anni 68, il06/10;

    19. Ferdinando Lamperti, di anni 87,l’11/01;

    20. Vittoria Lannutti, di anni 85, il01/02

    21 Maria Irma Maggioni, di anni 91,il 25/03;

    22. Amadio Magli, di anni 75, il09/11;

    23. Pierina Giuseppina Magni, dianni 95, il 09/08;

    24. Antonia Maiolo, di anni 89, il24/10;

    25. Carlotta Nespoli, di anni 91, il27/09;

    26. Angelo Cirillo Panzeri, di anni88, il 25/12;

    27. Maria Luigia Pirovano, di anni 95,il 31/05;

    28. Angela Proserpio, di anni 92, il10/10;

    29. Sergio Proserpio, di anni 60, il03/12;

    30. Regina Rigamonti, di anni 84, il09/05;

    31. Maria Ambrogia Rigamonti, dianni 63, il 05/11;

    32. Mirella Rosani, di anni 81, il07/03;

    33. Silvana Alfonsina Sangalli, di anni64, il 10/08;

    34. Maddalena Sciorilli, di anni 93, il10/01;

    35. Antonio Spinelli, di anni 73, il27/09;

    36. Marisa Tortelli, di anni 79, il28/02;

    37. Paolo Giacomo Viganò, di anni70, il 25/02;

    38. Maria Grazia Zoia, di anni 65, il19/11.

    * Si ringraziano le operatrici dellaSegreteria parrocchiale per i datiforniti. Tutti i nomi sono presentatiin ordine alfabetico.

    di MARIANNA VILLA

    Essere genitori oggi: la sfida educativa

    Nelle serate del 21 gennaio e4 febbraio scorsi, i genitoridel “Gruppo catechesi Prea-dolescenti” hanno avuto la fortuna dipoter ascoltare la dott.ssa CeciliaPirrone, psicologa e psicoterapeuta,sulle sfide educative del presente ele problematiche connesse alla geni-torialità. In una società complessa efrenetica come quella attuale, risul-ta molto più difficile essere genitoririspetto al passato, perché i ragazzi,bombardati da molteplici stimoli,spesso tra loro contrastanti, tendo-no piuttosto a scontrarsi con le re-gole che a obbedirvi. È quindi mol-to importante che le istituzioni e-ducative, come la parrocchia e la fa-miglia, condividano principi educati-vi e si muovano in una stessa dire-zione. Se le regole non possono più esse-re semplicemente “imposte”, la so-luzione è quella di lavorare sulla re-lazione. Gli incontri del catechismorisultano quindi veramente preziosi,perché sono uno spazio in cui i ra-gazzi si confrontano e riflettono sulloro essere uomini e cristiani, ac-compagnati dall’esempio concreto dicatechisti adulti oppure da educato-ri poco più grandi di loro. L’invito

    che la dott.ssa Pirrone ha rivolto aigenitori è stato quello di fare la lo-ro parte nel processo educativo conla coerenza delle proprie azioni econ l’esempio quotidiano, che valemolto più di mille discorsi astratti.Mettendo da parte difficoltà e stan-chezza, i genitori sono stati invitatia testimoniare la bellezza della vitae anche del diventare “grandi”, por-tando ai figli un messaggio positivoe di speranza ogni giorno. Nel secondo incontro la dottoressaha affrontato il problema delle nuo-ve tecnologie. Ignorare o, peggio, vie-tare il cellulare non fa altro che in-curiosire maggiormente i ragazzi. Èmolto meglio educarli a un uso cor-retto mediante la condivisione in fa-miglia di poche e semplici regole(dalla collocazione del cellulare, altempo consentito per la consulta-zione...), che l’adulto è chiamato arispettare per primo.È quindi importante che i ragazzi sia-no guidati a gestire responsabilmen-te le immense potenzialità che In-ternet offre, come già aveva sottoli-neato il Santo Padre nel 2019, in oc-casione della Giornata mondiale del-le comunicazioni sociali: “La rete è u-na risorsa del nostro tempo, fonte di

    conoscenze e di relazioni un tempo im-pensabili”, ma anche portatrice di “ri-schi che minacciano la ricerca e la con-divisione di una informazione autenti-ca su scala globale”. La sfida è quin-di in primo luogo tra gli adulti, spes-so incapaci di stare al passo con leinnovazioni della tecnologia ma an-che di gestire responsabilmente i cel-lulari, che hanno invaso i più tradi-zionali momenti di condivisione del-la vita familiare.Le regole più significative suggeritedalla dott.ssa Pirrone, che possonoessere adottate nelle singole realtàfamigliari sono: abolire le password(perché il telefono, per legge, ap-partiene ai genitori), delimitare gli o-rari di utilizzo (e spegnerlo durantela notte), educare al rispetto per gliorari altrui, prediligere, alle foto, leesperienze concrete, e infine infor-mare i ragazzi delle conseguenze ci-vili e penali di un cattivo utilizzo deltelefono.L’invito della dott.ssa Pirrone è quin-di quello di riflettere con i ragazzi eaiutarli a governare le immense pos-sibilità offerte dalla Rete, in modotale che al centro delle relazioni so-ciali e virtuali sia sempre posta la“persona”.

  • 4 Marzo 2020

    di BENVENUTO PEREGO

    La preghiera di Taizé per l’unità dei cristiani

    Nella serata della scorsa dome-nica 19 gennaio si è tenuto,presso la nostra chiesa par-rocchiale, un momento di preghiera edi adorazione sullo stile di Taizé in oc-casione della “Settimana per l’unità deicristiani”. Si è trattato di un momen-to molto suggestivo oltre che diun’occasione di profondo raccogli-mento: resta infatti ben vivo in noi ilrichiamo biblico affinché “chi ha di-sperso Israele lo raduni” e questa se-rata ecumenica, vissuta in comunionecon la comunità di Taizé – che attraetanti pellegrini, specialmente giovani

    – ce lo ha ricordato con particolareforza.Ci siamo così trovati davanti alla Cro-ce di Cristo sofferente e inchiodatoal legno, in un’immagine che coinvol-ge e sconvolge tanto il corpo quantolo spirito in un invito ad abbassare losguardo dentro di sé per esaminarsicon rigore e per interagire con gli al-tri, anche toccando storie personali,attraverso tutti quei momenti di si-lenzio che chi frequenta il gruppo diTaizé ben conosce e che fanno vibra-re le corde della serenità, capaci co-me sono di far tacere ogni tempesta

    interiore. Anche le invocazioni ripe-tute più volte, interiorizzate, esconopoi dal cuore nei momenti di pre-ghiera e di canto, simili a una scatoladi pastelli che colorano senza pre-sunzione di superiorità le “cose vane”dei nostri momenti difficili, delle no-stre fratture sociali.È così che si possono sfogare davantialla croce le tensioni interiori e far ta-cere ogni paura o ribellione innata e,come fratelli dell’Uomo-Dio crocifis-so, vagliare le attese e i desideri cheportiamo in noi, e che possono anchenon essere sempre giusti. È proprio

  • 5Marzo 2020

    di EMILIO REDAELLI

    La festa della Famiglia

    chinandoci alla Sua volontà, special-mente nei momenti in cui il “dubbio”ci pervade, che possiamo raggiungereuna pace non scontata ma liberatrice.È quindi questo il valore aggiunto dimomenti come quelli che abbiamo vis-suto insieme ai tanti partecipanti, so-prattutto giovani, giunti anche da fuo-ri Cassago: vivere una preghiera dicontemplazione ecumenica, di testi-monianza fraterna in cui, pur nella di-versità dei riti, omaggiamo il sacrificiodella croce che tutti ci raccoglie tra lesue ampie braccia. E allora che que-sta azione di grazia illumini la mentee governi le azioni future, così che sia-no sempre compiute con fiducia inColui che ci ascolta e perdona: “Iocambierò il loro lutto in gioia, li conso-lerò e li renderò felici senza afflizioni”.Sono grato di aver potuto vivere unmomento forte di aiuto e preghiera,

    di aver potuto e dovuto abbassare ilmio sguardo cercando in me l’umiltànecessaria per meditare la Parola incui ogni confessione cristiana crede etrova pace: è solo così che si posso-no superare le divisioni dei secoli tra-scorsi: attraverso l’autentico canto co-rale di invocazione, lode e ringrazia-mento al Cristo Risorto, che sempree comunque è in mezzo a noi.Questo è quanto mi è uscito dal cuo-re quando – spenti i lumini e la can-dela che tutti reggevamo – è stata tol-ta la croce e ho rivisto il tabernaco-lo: lo so che non tutti i cristiani cre-dono nella reale presenza di Cristonel pane consacrato, e rispetto natu-ralmente il modo in cui tante perso-ne di buona volontà credono nell’u-nico Dio, ma devo confessare che da-vanti a quello scrigno che contiene ilrisorto mi è venuto da mormorare in-

    teriormente il mio osanna, perché perla fede che ho appreso da bambino soche è là che si trova – viva e presen-te - la redenzione promessa. Me l’han-no insegnato i miei genitori quandomi hanno posato sulla bocca le paro-le del Credo, ed è a Gesù Eucaristiache mi affido comprendendo che dasolo non posso nulla, ma con Lui pos-so tutto.A quel Gesù in cui confido, quindi, an-che mi affido e affido tutti i cristianiperché – guidati dalla Verità – si ac-cordino nel cantare la lode del nostrocomune Redentore, Figlio di Dio, in-carnato in Maria, che ha camminatocon l’uomo e ha fatto prodigi di mi-sericordia. Fu barbaramente ucciso, èrisorto, è tutt’ora presente: annun-ciamo quindi la sua Parola che salva,“e allora si allieterà la vergine alla dan-za, i giovani e i vecchi gioiranno”.

  • 6 Marzo 2020

    di BENVENUTO PEREGO

    La celebrazione dell’11 febbraioper i nostri ammalati

    “OSignur vütum…”, era que-sta l’espressione sussur-rata dalla mia vicina dipanca durante la celebrazione litur-gica dello scorso 11 febbraio, Gior-nata dell’ammalato che cade proprionella ricorrenza dell’apparizione diMaria a Lourdes a Santa Bernadet-te Soubirous. Era il 1858, Berna-dette era una ragazzina di quattor-dici anni, e poco distante dal villag-gio di Massabielle, presso una grot-ta, visse la prima di quelle che sa-rebbero state diciotto apparizioni(sino al successivo 16 luglio) di una“bella signora” sorridente e all’iniziosilenziosa: “Io scorsi una signora ve-stita di bianco. Indossava un abitobianco, un velo bianco, una cintura blued una rosa gialla sui piedi”.In questo giorno invernale, sì, madalla temperatura mite, la nostrachiesa parrocchiale era gremita difedeli, non solo persone sofferenti– cui del resto la celebrazione eradedicata – ma popolo di credenti incerca di sollievo. Questa è la cosache più mi ha colpito perché tuttiin fondo abbiamo la necessità di es-sere guariti, non semplicemente persuperare il dolore della malattia (che

    ci rimanda alla caducità del nostrocorpo mortale) ma anche per cura-re il nostro spirito aggredito dalpeccato, e riportare così pace nellavita nostra e di chi ci circonda.La liturgia è stata poi coinvolgente,fraterna, in una celebrazione che ciha permesso di sentirci tutti viciniin quel percorso difficile e bellissi-mo che conduce al riconoscere leproprie debolezze per ciò che so-no, ovvero una parte della nostrafragile umanità. Perché la debolez-za può magari farci sentire perden-ti, ma in realtà è solo uno degli ele-menti di cui siamo fatti ed è quindisolo guardando a Gesù e a Maria suamadre che possiamo riconoscerlacome componente di ciò che siamoe così accettarla. In questo modo ri-cevere il Sacramento dell’Unzione(quello che spaventa, perché untempo lo si conferiva solo ai mori-bondi) significa semplicemente ac-cogliere su di sé un’iniezione di spe-ranza e fede “mediante la quale Ge-sù stesso si avvicina”.Così il Sacramento smette di esse-re una “sentenza” e si fa messaggio:di aiuto, di perdono, di stimolo aguarire anche spiritualmente per es-

    sere persone migliori, cristiani mi-gliori, anche nei confronti del no-stro prossimo. Quell’Unzione nonè dunque l’ultimo rito prima dellamorte ma un dono di vita, di spe-ranza, tramite il quale ritrovare laforza interiore che sconfigge la de-bolezza e ci fa ritrovare l’innocenzaperduta.Serve ad accompagnarci, non versola fine ma in un nuovo inizio qui eora, serve a riaccendere la fiammel-la della fiducia in Dio, serve a supe-rare le paure riconciliandoci con ilnostro autunno, perché l’autunno èuna stagione bellissima in cui un mi-sterioso vigore impaziente fa brilla-re le foglie e alla loro caduca fragi-lità conferisce una bellezza nuovache neppure nel tempo della pro-sperità avevano avuto.È difficile arrivarci da soli, ma la-sciandosi accompagnare dal Risortoè facile, invece: quello che come es-seri umani destinati alla morte nonpossiamo raggiungere è invece a po-tata di mano per l’azione di graziedi Gesù e di Maria mediatrice. Allo-ra non abbiamo più bisogno d’altro,e “ul Signur el me vüta”.

    Come da tradizione, l’ultimadomenica di gennaio è statal’occasione per pregare econdividere insieme la festa della Fa-miglia.Il titolo ci ha ricordato la ferialità emissionarietà delle nostre famigliesu invito del vescovo Mario: “La bel-lezza del quotidiano vissuto bene infamiglia”. Queste due parole hannoguidato la festa di quest’anno, comebene è spiegato nel testo di pre-sentazione: “Seguendo le indicazionidi San Paolo, l’umanesimo cristianonon si presenta come un bell’ideale a-stratto e lontano, ma come un pro-getto semplice e concreto, a misura diogni famiglia e di ogni persona che lacompone. Allora ‘a Nazareth’, dove ‘laconcordia dei reciproci affetti accom-pagna la vicenda di giorni operosi e se-

    reni’ (dal Prefazio ambrosiano dellaSacra Famiglia), ci invita l’Arcivescovoper ispirarci alle semplici eppure gran-di cose di ogni famiglia, vissute beneogni giorno. La partecipazione allaMessa e alle eventuali iniziative par-rocchiali in questa Festa sarà fruttuo-sa nel suo rimando sereno e operosoalla ferialità della vita famigliare nor-male e continua. La Festa della Fami-glia può poi e deve avere un partico-lare slancio missionario, alla portatadi ogni comunità”.Per attuare queste due parole, co-me comunità, abbiamo organizzatouna staffetta fra famiglie. Partendodalla Chiesa fino all’oratorio, le fa-miglie si sono alternate passandosiil testimone così, come, nella vita ditutti i giorni le famiglie accolgono esi fanno testimoni delle scelte di vi-

    ta secondo il Vangelo. La staffettaha coinvolto tutti sottolineando i va-ri passaggi fra stagioni e situazionidella vita: famiglie con figli che si af-facciano al cammino dell’iniziazionecristiana, famiglie con figli adole-scenti, coppie di fidanzati, coppiesposate nell’anno, famiglie con unastoria di impegno nella nostra par-rocchia e famiglie arrivate da poco.È stata un’esperienza significativache ci ha ricordato come le famiglieguidano e si lasciano guidare nell’e-sperienza quotidiana e nell’incontrofra loro creando luoghi e opportu-nità per annunciare la Parola.Al termine della staffetta abbiamofesteggiato tutti insieme in oratoriocon un aperitivo che ci ha permes-so di condividere anche un momen-to di convivialità.

  • 7Marzo 2020

    di LORENZO FUMAGALLI e ANNA SAMBRUNA

    Il “progetto compiti” del nostro Oratorio

    I t a l i ano-Stor ia-Geogra f ia(Lorenzo Fumagalli)

    Certamente è stata una bellascommessa quella che abbiamointrapreso, il mercoledì e il ve-nerdì, di dare spazio per un aiuto aicompiti dei ragazzi delle medie in ora-torio. Seguirli non per fare i compiti alposto loro, ma al contrario per dare lapossibilità di studiare insieme e toglie-re quelle difficoltà che spesso fanno di-re al ragazzo: “non ho capito, non lo fac-cio, lo rimando…”.Vedere che ci sono dei volontari (pro-fessori in pensione, maestri, nonni, evia dicendo) che sono lì con te per tut-te le materie che studi alle medie cer-tamente è un passo molto bello nel ca-pire cosa vuol dire stare insieme. I ra-gazzi questo lo hanno capito e dopol’iniziale diffidenza ora ci vedono comeamici cui è bello chiedere aiuto e daiquali soprattutto ricevere un consiglioanche per studiare, su come utilizzaremeglio il tempo che a casa magari ve-niva sciupato in altre cose. Tre ore,compresa una pausa di venti minuti,

    impegnano tutti ma per ora il cammi-no è tracciato bene.Non sono però tutte rose e fiori, te-niamo presente che ogni ragazzo ha unsuo carattere e alcuni vengono proprioda momenti di difficoltà a scuola anchegravi sulla concentrazione o sullo sta-re con gli altri in classe. Ma la sfida del-la nostra iniziativa è proprio questa:l’Oratorio aiuta tutti e in particolare ipiù deboli, senza alcuna distinzione. I genitori che riscontrano questi pro-blemi di studio per e con i propri figlidelle medie possono chiedere o farepubblicità, se lo ritengono utile, a que-sta iniziativa.

    Inglese-Francese (Anna Sambruna)L’esperienza di seguire un numero diragazzi delle medie all’Oratorio per icompiti di inglese e francese è moltopositivo: interagire con loro è semprepiacevole e interessante anche se avolte la mia pazienza non è infinita! Miauguro di far loro prendere più inte-resse e amore per queste due linguee – anche se a volte sembro noiosa

    nel cercare di imprimere le regole nel-la loro mente – spero che alla fine l’e-sito sia positivo.Il mio accento inglese da “Stanlio eOllio” e la mia sordità causano sicu-ramente, a volte, dell’ilarità e una vo-glia di prendermi un po’ in giro, ma or-mai lo accetto benevolmente perchémi ci sono abituata. Inoltre questa e-sperienza sicuramente mi sta aiutan-do anche a superare un periodo mol-to triste della mia vita. Ringrazio an-che i miei compagni di avventura e labravissima coordinatrice, Silvia: miscuso con loro se qualche volta di-sturbo tendendo ad alzare la voce piùdel necessario.

    Nota beneNella sezione dedicata a notizie/avvi-si dalla parrocchia pubblichiamo un“appello” per tutti coloro che voles-sero darci una mano in questo im-portante e nuovo servizio: per darela propria disponibilità il contatto èquello della “Segretaria” Silvia, cell.3485365152.

    di MANUELA e STEFANIA BOSSETTI*

    In ricordo di Suor Maria Rita Bossetti

    “Cronaca di una vitanormale” avrebbedetto lei, “Crona-ca di una vita speciale” di-ciamo noi! A ormai cinquemesi dalla sua morte si po-trebbero sprecare le paro-le per descrivere la suamissione (perché quello e-ra il cardine della sua vita!)ma lo spreco non è maistato da lei contemplatoperciò cercheremo di se-guire il suo esempio anchein questo articolo.Suor Maria Rita nacque l’8maggio 1957 a CassagoBrianza. Dopo aver com-piuto gli studi di segreta-riato d’azienda e aver la-vorato come impiegata,

    entrò nella Congregazione delle Suo-re della Carità di Santa Jeanne Anti-de Thouret il 20 settembre 1981.Negli anni prestò servizio in diversearee: parrocchie, scuole, case di be-neficenza ed ebbe la possibilità diampliare e portare a termine i suoistudi (dapprima l’istituto magistralepoi la facoltà di teologia). Sempre se-rena e pronta a dare il massimo intutte le realtà nelle quali visse, nonnascose mai il profondo desiderio dipartire come missionaria, desiderioche si avverò a pochi mesi dallascomparsa della nonna Silvia.Colse l’invito dell’allora Vescovo in-diano Yohannon Mar Chrysostom e,con altre tre sorelle, passando per imari, raggiunse l’India il 7 ottobre1999. Fino a dicembre le suore ri-masero nel convento delle Figlie di

  • 8 Marzo 2020

    di MICHELE POZZI

    In ricordo di Suor Agostina Pozzi

    Ciao, Zia. È passato un meseda quando ti ho salutato l’ul-tima volta. Eravamo tutti altuo capezzale, come a una proces-sione, in religioso silenzio e con ri-spetto, due a due, entravamo nellatua stanza, nella speranza che ti sve-gliassi.Per la nostra famiglia, la famiglia Poz-zi, hai rappresentato un vero e pro-prio punto di unione. Spesso non cisi rende conto di quanto i nostripensieri, impegni, doveri e obblighi,ci allontanino dai nostri cari, ci fac-

    ciano dimenticare di chi ci sta at-torno, ma tu, in tutti questi anni, cihai riunito, a ogni tuo ritorno a ca-sa. Ricordo quando, da bambino, a-spettavo con ansia il tuo arrivo, tut-ti lo aspettavamo, capitava ogni dueo tre anni e in quel giorno vedevo a-dulti e bambini della mia famiglia ri-trovarsi all’aeroporto uniti ad a-spettarti, era un vero giorno di fe-sta, erano giorni fantastici. Per nonparlare delle volte in cui, quando e-ri a casa nostra, a Cassago, passava-mo le notti a parlare, tu mi raccon-tavi dell’Africa, e io che stavo cre-scendo, facevamo sempre arrabbia-re il papà e la mamma, che non riu-scivano a dormire, allora quatti quat-ti, ci spostavamo in cucina, senza farrumore e mentre proseguivamo i no-stri discorsi, mangiavamo pane e nu-tella, della quale eri molto ghiotta.Ho sempre ascoltato con piacere ituoi racconti sull’Africa, finché, agennaio 2017 sono venuto a trovar-ti e ho visto quello che hai costrui-to con i tuoi compagni di viaggio. Ri-cordo il viaggio in macchina, dalla ca-pitale a Goundi, quattordici ore in-terminabili nella savana, dove non haismesso un secondo di parlare o ilmattino seguente, quando sei venu-ta a svegliarci e, presa dall’emozio-ne di averci come ospiti, correvi ur-lando, e sei caduta tagliandoti lafronte.

    Hai passato 52 anni in Ciad, princi-palmente a Goundi, dove dirigevi lascuola Agricola, con 240 bambini ditutte le età, fino ai diciott’anni: gra-zie alla tua congregazione avete co-struito oltre alla scuola, un “CentroNutrizionale” che accoglieva i bam-bini orfani, un ospedale che è at-tualmente un punto di riferimentonel sud del Ciad e una chiesa che riu-nisce centinaia di fedeli ogni dome-nica. Era sempre stato il tuo sogno,il nonno non voleva che tu partissi,ma quando purtroppo se n’è anda-to ancora in giovane età, hai decisodi farlo, dopo aver insegnato per al-cuni anni in una scuola di Gorgon-zola. Nella lettera scritta da padreAngelo Gherardi, tuo principalecompagno di viaggio in Ciad, al vo-stro arrivo i battezzati erano 354, o-ra sono più di 15mila.Sai zia, potrei riempire questa pagi-na con altre date, altri numeri checertificherebbero quanto bene haifatto, ma credo che ci sia un modomigliore per farlo ed è parlare deituoi alunni di Gorgonzola. Quandoa trentadue anni sei partita, dopo a-ver terminato il periodo di appren-distato in Francia, per migliorare lin-gua e conoscenza in ambito educa-tivo, ti lasciavi alle spalle sette annida insegnante presso una scuola e-lementare dove avevi lasciato il se-gno. Il giorno del tuo funerale, l’ul-

    Maria a Marthandam, successiva-mente fondarono la prima comunitàa Nadaikkavu il 12 dicembre 1999 efu loro affidato il movimento di Chil-dren for Unity. Con l’aiuto di padreSkaria Kochumuruppel, che abbiamonegli anni avuto il piacere di acco-gliere qui in parrocchia per l’estate,suor Maria Rita si è impegnata al ser-vizio di Dio e dei poveri nonostan-te le oggettive difficoltà di un Paese,luogo e lingua sconosciuti, utilizzan-do il suo amore e il suo sorriso co-me mezzi di comunicazione. Nel2002 costruì la “Unity Home” per da-re una formazione integrale e spiri-tuale alle ragazze, permettendo lo-ro di diventare missionarie nelle ri-spettive parrocchie (in vent’anni di

    servizio in India ha formato ventiduesorelle indiane).Fu per volontà di Dio che, come unalbero, iniziarono a espandersi i suoirami... raggiungendo Kulathoor nel2005. La casa fu aperta per dare sup-porto a giovani donne e madri. Funominata prima “Superiora delega-ta” nel 2009. Non smise mai di ve-dere e cercare la persona di Cristonei poveri; nel 2014 aprì una casa perdonne anziane, sole e abbandonatea Palavilai. Per educare i bambini al-l’amore fraterno, lo stesso annofondò una comunità e una scuola aBangalore e, nel 2017 aprì una co-munità a Mandideep, Madhyaprade-sh, dove oggi le suore lavorano in u-na scuola diocesana.

    La zia Mary era una donna tenace a360 gradi... non solo per quel che ri-guardava la sua missione in India!Non ha mai nascosto la sua fragilitàe le sue paure e con la stessa deter-minazione che la contraddistinse co-me religiosa combatté e sconfisse nel2008 il tumore…Ma non sempre le cose vanno se-condo i nostri piani… prematura-mente, non senza sofferenza ma conindiscussa dignità il 5 ottobre 2019a Roma, circondata dall’affetto dellesue nipoti e delle sue consorelle, haintrapreso un altro viaggio...avendosempre l’India nel cuore.

    * A nome della Fam. Bossetti

  • 9Marzo 2020

    tima lettera ti è stata dedicata pro-prio dai tuoi ex alunni, in particola-re da Antonio che in lacrime ha vo-luto salutarti per l’ultima volta. Hoconosciuto personalmente i tuoi exalunni e per tutti loro eri una se-conda madre: ti aiutavano in Italia,facendo delle raccolte di fondi e,quando potevano, venivano a tro-varti in Africa. E questo è solo un e-sempio delle migliaia di persone che

    hai conosciuto durante il tuo viag-gio e che sono venute a trovarti du-rante la degenza al convento CristoRe di Erba e al tuo funerale.Sai Zia, c’è una cosa di cui ti voglioringraziare ed è l’esempio di forza ecoraggio che mi hai mostrato quan-do mi hai ospitato in Africa: cre-scendo cerchiamo il nostro postosulla terra, la religione ci insegna cheCristo nostro Signore ha ideato un

    piano ben preciso per ognuno di noi,che bisogna avere fede e troveremola felicità; adesso ho trentun anniZia, sono diventato grande, alcunedelle persone a me care, come te,se ne stanno andando, vedo il mon-do con occhi diversi, non sempre èfacile affrontare le giornate, ma il co-raggio e la gioia con cui tu sei anda-ta incontro al tuo destino, resteràsempre d’esempio per me. Ciao, Zia.

    di LORENZO MOLTENI

    In ricordo di Suor Carolina Cattaneo

    Nata il 24 settembre 1929,Giulia Cattaneo entra nel no-viziato delle Suore della Ca-rità di santa Giovanna Antida Thou-ret nel 1949, assumendo il nome disuor Carolina. Professa i voti perpetui nel 1958. Trai suoi servizi, quello di educatrice discuola materna a Giubiano, Calco,Gavardo, Lentate, Gorgonzola, Gor-la Minore e quella di missionaria, conil compito di educatrice e promotri-

    ce della donna, in Ciad, tra Koumra,Gorè e Bèdaya.Al rientro dalla missione, nel 1995, acausa della malaria, ha vissuto primanella comunità di Brescia ed è statasuccessivamente trasferita nella casadi preghiera “Cristo Re” di Erba. L’1 settembre 2019 è tornata alla ca-sa del Padre ed è vicina al Signore,che ha tanto amato e servito in tut-ti coloro che ha incontrato durantela sua vita.

    di MARIA VITTORIA VALNEGRI

    In ricordo di suor Angela Scaccabarozzi

    Questo Natale èstato partico-larmente stra-no, per la prima voltanon c’è stata la classicagita prenatalizia che fa-cevamo tutti gli anni perandare a trovare la ziaSuora. Da sempre erastato un appuntamentofisso per me e la mia fa-miglia: ovunque lei fos-se durante la sua vita,noi nipoti con le sue so-relle e il fratello non po-tevamo mancare all’ap-puntamento. Ovviamen-te non era l’unica visitache le facevamo, maquella di Natale era unatradizione.

    Per me la zia era in realtà una pro-zia… sembra impossibile che non cisia più. Ha sentito la vocazione ingioventù e prima dei vent’anni è en-trata a far parte delle suore di Ma-ria Bambina. Aveva scelto quest’or-dine in quanto una sua zia, sorella delmio bisnonno, già ne faceva parte ela bisnonna ritenne che fosse la stra-da più giusta per lei. Si chiamava Ca-rolina ed entrando nell’ordine preseil nome di Angela in onore dei suoigenitori Angelo e Angela. Negli an-ni ha sempre lavorato come infer-miera nelle varie case in cui ha vis-suto: Parabiago, Mombello, Caratedove fu Superiora e Galbiate. Si è ri-tirata poi a Lecco e infine a Gazza-niga dove ha vissuto la sua meritatapensione e dove ci ha lasciato.In gioventù metteva quasi in sogge-

  • 10 Marzo 2020

    zione noi bambini a causa del carat-tere riservato e serio che, col sen-no di poi, credo fosse dovuto al dif-ficile lavoro che svolgeva, occupan-dosi dei malati e donando loro tut-to il suo impegno e affetto. Cre-scendo e conoscendola meglio è di-

    ventata una zia cui piaceva scherza-re e che stravedeva per i suoi proni-potini.Ha sempre avuto una vocazione mol-to forte e non ha mai smesso di pro-vare amore per Cassago. Dovunquelei fosse il suo paese era sempre nel

    suo cuore e ci teneva ad essere sem-pre aggiornata su ciò che accadeva.È lì che alla fine ha voluto tornare,accanto ai suoi amati genitori e vici-na alla sua famiglia che, come dicevasempre, raccomandava sempre a Dionelle sue preghiere.

    di DANIELA ACCORSI*

    In ricordo di Suor Ernestina Ghezzi

    Tecla Ghezzi nasce il 18 agosto1926 a Cassago in località“Spiazzell”, quarta di cinquefigli, da Maria e Serafino Ghezzi, inuna povera, dignitosa e devota fa-miglia di contadini. È subito battez-zata nella Parrocchia Santi Giacomoe Brigida. Viene soprannominata“Bugina” perché è molto graziosa eha una bella testolina. Sarà poi chia-mata sempre così dai parenti, anchealla soglia dei novant’anni. “Tücc isann in de ghè ul Spiazzell ghè figüràla Madona... i pruprietari magiur i e-ven i ‘Curet’. De bagai ghe neven unaniada e per dacc de mangià ghe vure-va la stala, una bela manzeta e unquai vitelin, dudes cunili e un po’ degainn”.Trascorre la sua infanzia in serenità.Quando è ancora molto piccola sirompe un braccino. Deve essereportata in ospedale, ma il Podestà

    non dà il permes-so al padre dellapiccola perché sache è socialista.Allora quest’ulti-mo si reca dal Po-destà minaccian-dolo con uno“schigèz” (ovverocon un falcetto) eottiene la possibi-lità di far curare labambina, che vie-ne educata all’o-nestà, all’amoreper il prossimo, esoprattutto a unagrande fede inDio. Cresce bra-va e obbediente.“Mamm Maria laghà pensà: ‘Lamandi in di Suoriche gann tanto de

    faa, e quaicos la imparerà’. Sempertacada ai socch, e in pü a pregà… lavucazion la duveva rivà”.Trascorre molto tempo presso lesuore tanto che le sorelle si lamen-tano che a loro tocca sbrigare tut-te le faccende domestiche. Sente,molto giovane, la chiamata del Si-gnore e fa sue le parole di Santa Te-resa di Lisieux “Io voglio cercare ilmezzo per andare in cielo attraversouna piccola via molto diritta, moltobreve, una piccola via tutta nuova...”,così che quando più tardi manifestail desiderio di abbracciare la vita re-ligiosa, i suoi genitori non si op-pongono. Entra in convento il 5marzo del 1948 nella Congregazio-ne delle Suore della Carità. A nullavalgono le preghiere della sorella Di-na che le chiede di aspettare la na-scita del nipotino, che avverrà infat-ti cinque giorni dopo.

    Tutti i parenti l’accompagnano e ilviaggio è molto avventuroso, perchéil pullmino noleggiato per l’occasio-ne “bucherà” per ben quattro vol-te. “Cinquant’ann fa, cunt nel cor tan-ta speranza, la partiva una tusa del-la nostra Brianza...”.Chiede di poter prendere il nome diSuor Ernestina, in ricordo della Su-periora di Cassago che l’ha aiutatanella decisione di consacrarsi a Dio.Gli inizi non sono privi di difficoltà:un fastidioso eczema alla testa, cau-sato dal velo, la tormenta. Se nonguarisce, la Madre Superiora le pro-spetta la possibilità di dover usciredal convento e di tornare a casa (al-tri tempi, in cui le vocazioni eranomolte). È una possibilità che nonvuole neppure prendere in conside-razione. Prega intensamente SantaGiovanna Antida Thouret, la fonda-trice della Congregazione, che quel-la notte le appare in sogno. L’ecze-ma si risolve, la salute ritorna e do-po sei mesi di postulato e un annodi noviziato prende i primi voti aBrescia e tre anni dopo pronuncia ivoti perpetui: castità, povertà e ob-bedienza.Sarà per sempre Suor Ernestina.La prima destinazione è Lomazzo,dove rimane per tre anni come as-sistente alla Scuola dell’infanzia. Poiviene mandata a Inzago dove è aiu-to infermiera. Le giornate sono in-tense e trascorrono tra il lavoro ela preghiera. Fa l’assistente in sala o-peratoria. Ha molta paura ma, ob-bediente come sarà sempre alla vo-lontà del Signore, accetta quanto leviene ordinato. Qui rimane per die-ci anni, anche se desidera in cuorsuo diventare maestra negli asili.Viene ascoltata e mandata a Pale-strina dove, dopo tre anni di studio,si diploma proprio come maestra

  • 11Marzo 2020

    d’asilo. A Macherio inizia la sua mis-sione di insegnante che continueràpoi a Gorla Maggiore, a Cassinettadi Lugagnano, ad Arosio e a Velate.Esercita il suo lavoro di educatricecon gioia e responsabilità. Scrive nelsuo diario di tirocinio: “Ogni bimboè un mondo a sé, ogni anima è un ca-polavoro di Dio. Educare l’infanzia si-gnifica orientare le anime verso il be-ne, significa coltivare e formare colo-ro che formeranno la società di do-mani e infondere in essi la sensibilitàdel bene e del male, in modo che ungiorno il bimbo, diventato uomo, sap-pia da solo distinguere e scegliere sen-za titubanze”. Queste parole, scrit-te nell’anno scolastico 1963/1964,sono ancora oggi attuali ed espri-mono la consapevolezza di Suor Er-nestina di essere stata chiamata adedicare la propria vita all’educa-zione dei piccoli, un ruolo delicatoe importante.

    Quando arriva l’età del pensiona-mento approda prima a Brivio, poia Brescia e infine a Erba, presso laCasa del Cristo Re. Aiuta la comu-nità con mansioni semplici ma indi-spensabili, come quella di portinaia.Gli ultimi mesi di vita sono dedica-ti alla preparazione alla morte. Sispegne all’età di novantadue anni, a-morevolmente assistita dalla madresuperiora Suor Rosanna e dalle sueconsorelle, soprattutto da Suor Or-nella Casiraghi che le rimane vicinanegli ultimi attimi della sua vita,prendendosi cura di lei come unasorella devota.Suor Ernestina è stata una personamite, umile, semplice. Quando si di-ce “semplice” si pensa comunemen-te che questa parola sia un sinoni-mo di elementare, banale, facile: èuna visione delle cose che dipendedall’errata considerazione che fa del-la semplicità un punto di partenza,

    senza comprendere che in realtàquesto è un prezioso – se non il piùprezioso – punto di arrivo nella co-struzione intellettuale e spirituale diun essere umano. Basta ricordare ildetto evangelico. “Se non diventere-te come i bambini…”.È stata uno scricciolo di donna, mafortissima se si considera l’età cui ègiunta e il fatto che ha superato pertre volte una grave malattia sop-portando infermità e sofferenze. Èstata una fedele testimone della pre-senza del Signore e un esempio con-creto di fede in Dio. Ha ricercatosenza sosta la volontà del Signorecon la preghiera, la meditazione e illavoro.

    * Le rime in dialetto sono state scrit-te dalla compianta signora Alma Mi-lani in occasione del cinquantesimodi vita religiosa di Suor ErnestinaGhezzi.

    di GRAZIO CALIANDRO

    In ricordo di don Eugenio Perego

    La comunità di Cassago ricordadon Eugenio Perego, scompar-so lo scorso 3 gennaio. Natonel 1934, don Eugenio era stato or-dinato sacerdote nel 1962 prestan-do poi la sua opera a Sovico, quindia Malnate (VA), Varedo (MI) e Arsa-go Seprio (VA) per rientrare infinenella nativa Barzanò nel 2009. Pro-

    prio in questi anni aveva offerto ilsuo prezioso contributo anche allanostra parrocchia. A quell’epoca e-ra usuale vedere questo sacerdote,magari un po’ affaticato nei movi-menti a causa dell’età ma dallo spi-rito comunque vivace, mentre at-traversava lentamente la chiesa te-nendo lo sguardo fisso verso l’alta-

    re, consapevole di dover celebrarel’Eucaristia comunicando con espe-rienza e devozione i valori del Van-gelo del giorno.Don Eugenio era normalmente dipoche parole, ma queste abbonda-vano nelle sue omelie; spesso ag-giungeva qualche frase in dialettobrianzolo così da catturare meglio

  • 12 Marzo 2020

    l’attenzione dell’assemblea: con unpizzico di umorismo rendeva accat-tivanti i propri messaggi e all’uscitadalla chiesa non mancava mai di sa-lutare le persone che lo conosceva-no.Della sua gentilezza e del suo modogarbato di proporsi si parlava nelConsiglio pastorale così come o-vunque in paese, e il giudizio di uo-mo giusto – oltre che di sacerdotecoerente nel ministero – è semprestato unanime. La comunità cassa-ghese ha avuto la fortuna di cono-scerlo anche per via del fatto che –giovane sacerdote a Sovico – avevaincontrato un ragazzino di nome Lui-gi Redaelli, destinato a divenire apropria volta sacerdote. Quando e-

    ra parroco nel varesotto, don Euge-nio aveva rincontrato quel giovaneora divenuto suo confratello ed eratra loro iniziata una collaborazionecosì che – divenuto don Luigi par-roco di Cassago – erano rimasti incontatto.Giunto all’età della pensione, donEugenio aveva espresso il desideriodi potersi ritirare in Brianza, nella na-tiva Torrevilla di Barzanò, e poichéin quel medesimo tempo don SergioCeppi si era ritirato dagli impegniparrocchiali ecco che su iniziativa didon Luigi era stato proprio don Eu-genio a subentrare, continuando poia operare tra noi anche con don A-driano Valagussa.Il ministero presso la nostra comu-

    nità fu fecondo, e quando la malat-tia non permise più a don Eugeniodi proseguire nell’impegno furono inmolti a chiedersi il perché, dal mo-mento che in virtù del riserbo diquesto sacerdote solo pochi cono-scenti erano al corrente della suasofferenza.Abbiamo poi appreso, nelle scorsesettimane, della sua dipartita, e tut-ti abbiamo espresso un profondocordoglio. Possa ora la preghiera rappresenta-re anche la nostra gratitudine per ilbuon esempio che abbiamo ricevu-to da don Eugenio: dal cielo senz’al-tro gradirà e non ci farà mancare lasua intercessione.

    In occasione del Santo Natale, laCorale polifonica di Cassago haorganizzato il Concerto “Voci eNote di Natale” che si è tenuto l’8dicembre scorso in Chiesa parroc-chiale. Come ultimi arrivati nel grup-po, abbiamo vissuto in prima per-sona ciò che solitamente vedevamoda spettatori. L’emozione di canta-re davanti a tante persone è stataindubbiamente forte.La preparazione per questo impor-tante evento, durata diverse setti-mane, è stata possibile grazie al

    grande maestro Yutaka Tabata cheha saputo guidare tutti noi versoquesto appuntamento; con grandepazienza, prova, dopo prova, dopoprova. Abbiamo anche ricevuto ungrande aiuto da chi, prima di noi, dadiversi anni fa parte della corale…grazie ragazzi!È stato molto bello cantare accom-pagnati da diversi strumenti che han-no creato un’atmosfera particolare.Il programma prevedeva pezzi mu-sicali alternati ai canti: soprani, te-nore, basso e mezzosoprano, solisti

    di grande professionalità hanno ag-giunto valore all’esibizione.Così, uno dopo l’altro, tutti i branidel programma ci hanno accompa-gnato in questo speciale pomerig-gio, davvero ricco di emozioni. Cre-do che questo concerto abbia con-tribuito a far vivere più intensa-mente la preparazione al Natale: pernoi lo è stato. Quindi grazie a tutti,e rinnoviamo volentieri l’appello aunirsi alla Corale: per farlo bastapresentarsi alle prove (in Oratorioil martedì alle 21).

    di PIERCARLO RIVA e FERDINANDO CARRINO

    Che bello cantare!

  • In occasione della celebrazionedell’Epifania di Nostro Signore,prima del tradizionale bacio al-l’immagine del Bambin Gesù, i ragaz-zi dell’iniziazione cristiana – comeormai consueto da diversi anni –hanno allietato la funzione con una

    piccola ma sentita rappresentazione.Sono stati coinvolti i bambini dellaScuola dell’infanzia e della Primaria:ai primi è stato affidato il compito diimpersonare gli angioletti mentre isecondi hanno invece avuto il ruolodi cantori e hanno interpretato i va-

    ri personaggi della Natività di Gesùsino al momento dell’arrivo dei Ma-gi. La rappresentazione si è poi ba-sata proprio sui canti – quelli che cihanno accompagnato lungo il perio-do natalizio – intervallati quindi daalcuni momenti narrativi.

    13Marzo 2020

    di PAOLO AMATI

    La celebrazione dell’Epifania con i nostri bambini

    Nella serata di sabato 4 aprile,in Oratorio, sarà presentatolo spettacolo canoro del Can-tabimbo, giunto ormai alla 42ma edi-zione. Oltre sessanta bambini dai treai dieci anni si stanno già preparan-do il sabato pomeriggio, e possiamogarantire che stanno facendo del lo-ro meglio per fare in modo che tut-to sia pronto per il grande giorno.Come avviene già da diversi anni a

    questa parte, c’è una grande parte-cipazione dei piccoli della scuola ma-terna ai quali non manca l’entusiasmoe che certamente ci faranno com-muovere.Anche il gruppo musicale sta già pro-vando per accompagnare i bambini.Quest’anno, oltre a Giulia, che anchelo scorso anno ha suonato la tastie-ra, si sono unite alla band Camilla al-la chitarra e la piccola Alessia alla bat-

    teria. Motivo in più per non perder-si lo spettacolo e venire ad applaudi-re i cantanti ma anche i musicisti.Allora… save the date: 4 aprile2020! Vi aspettiamo numerosi in O-ratorio e sappiate che le mammestanno preparando, oltre ai lavoret-ti, anche delle novità per arricchirelo spettacolo. Ricordiamo che tuttoil ricavato sarà devoluto in benefi-cienza quindi… non mancate!

    di LORETTA MAGNI

    È in arrivo il 42mo “Cantabimbo”!

  • 14 Marzo 2020

    di EMILIO REDAELLI

    Notizie dall’Azione Cattolica

    “Che tempo” è il titolo datoall’anno associativo dell’A-zione Cattolica in corso,che ci sta aiutando a riflettere pro-prio sulla dimensione del tempo.Spesso ci soffermiamo a parlare dicome c’è sempre poco tempo, di co-me sono strani questi tempi o a pen-sare che forse c’erano tempi miglio-ri. Più difficilmente ragioniamo sulpresente, di come quest’oggi ci è re-galato da Dio come un tempo da cu-stodire e abitare per poterlo condi-videre con i fratelli.Ogni nostra giornata, al di là delle si-

    tuazioni emotive del momento, è undono e una sfida: il tempo va accol-to oltre le nostre aspettative e va re-so fruttuoso andando a valorizzareogni momento opportuno secondoil disegno di Dio su di noi. Il tempova anche condiviso: il nostro cam-mino è un cammino con i fratelli, vo-gliamo imparare a migliorarci, a cre-scere come buoni compagni di viag-gio per gli altri. Per questo abbiamovoluto scandire l’anno in corso, ol-tre ai cammini parrocchiali e le varieassemblee, con degli incontri deca-nali in cui abbiamo invitato alcune

    persone significative che possanoaiutarci in questo cammino.Durante il primo incontro abbiamoincontrato il dott. Piccioni che ci haraccontato la propria drammatica e-sperienza di aver perso molti annidella sua memoria e quindi della suastoria. Il 19 aprile avremo un incon-tro sulla “Memoria” e il 17 maggiosulla “Attesa”. Anche quest’anno èstata poi organizzata la Lectio divi-na per gli adulti dove abbiamo me-ditato su alcune figure nel Vangelodi Giovanni e di come si sono con-frontate con la fede in Gesù.

    “L ’oratorio è una delle forme ge-niali che la comunità cristia-na ha creato per accompa-gnare le giovani generazioni perchéimparino a percorrere la via della vi-ta” Così il nostro Arcivescovo nel-l’omelia della S. Messa per gli ora-tori celebrata in Duomo lo scorso31 gennaio, festa liturgica di SanGiovanni Bosco, alla presenza anchedi una piccola delegazione della no-stra comunità, con il nostro parro-co don Giuseppe, insieme a più diseimila persone (tra cui oltre tre-cento sacerdoti concelebranti) dal-le parrocchie di tutta la Diocesi.Questa celebrazione si pone comesnodo fondamentale nel percorsodi ripensamento degli Oratori chia-mato “Oratorio 2020”, che era par-tito con le due Assemblee svoltesia Bollate e a Brugherio. Nell’ome-

    lia, l’arcivescovo Mario ha parlatodella domanda di una vita felice, cheriguarda noi tutti e in particolare iragazzi, e delle possibili risposte chesi possono trovare; quelle “facili”,di chi ci dice di accontentarci e dinon pensare alle domande “diffici-li” per non deprimerci, o di chi in-vece ci dice che, per vivere davve-ro, bisogna solo godere il più pos-sibile, comprare l’eccitazione piùforte, senza pensare né agli altri, néa Dio.E poi c’è la risposta di Gesù, quelladel Vangelo, che l’Oratorio è chia-mato a trasmettere ai ragazzi e che,secondo l’Arcivescovo, si basa su trepunti fondamentali: Gesù, cercareLui, seguire Lui, diventare suoi ami-ci, ascoltare Lui; correre, vivere conardore, con slancio appassionato,come gente che spera e che è de-

    stinataria di una promessa, genteche “sa quale sia la meta a cui ten-de, la terra promessa in cui è atteso,la gioia vera che non delude, che du-ra per sempre”; opere di misericor-dia, vivere di un pane condiviso, diuna vita donata.Credo che queste occasioni sianomolto preziose per sentirsi parte diuna realtà più grande, per non sen-tirsi soli e rendersi conto che vera-mente tante persone in tutta la dio-cesi si impegnano per l’oratorio, peri ragazzi, per la comunità. Ma so-prattutto queste occasioni sono im-portanti per ricordare la ragione ul-tima del servizio svolto in oratorio:dire ai ragazzi che una via per unavita piena, per una vita felice esisteed è quella che il Signore Gesù è ve-nuto a indicarci.

    di LORENZO MOLTENI

    L’Oratorio, scuola di vita

    Dopo l’ingresso dei cantori, tutti ve-stiti di bianco, che si sono portati su-bito all’altare sono arrivati gli angio-letti, poi Giuseppe e Maria, la stellacometa e i pastori. Ogni nuovo in-gresso dal fondo della chiesa è sta-to accompagnato dal canto che, gra-zie al nostro coro è stato partico-

    larmente coinvolgente e molto se-guito. La partecipazione dei bambi-ni e ragazzi è stata numerosa e assi-dua anche durante le prove. Un sen-tito ringraziamento va al coro e atutte le persone che si sono occu-pate dei vestiti e di aiutare durantele prove e lungo la rappresentazio-

    ne: l’impegno profuso dal più picco-lo al più grande è motivo di grandigioia e soddisfazione per ciascuno dinoi catechisti. La felicità sul volto ditutti i bambini e la partecipazionedell’intera, comunità che si è larga-mente complimentata, è stata la de-gna chiusura del periodo natalizio.

  • 15Marzo 2020

    di LUIGI BERETTA

    Notizie dall’Associazione Sant’Agostino

    1. Presentazione a Sirtori dellibro di don Sergio

    L’Amministrazione comunale diSirtori, con la Parrocchia e l’As-sociazione storico-culturaleSant’Agostino nella serata di lunedì20 gennaio ha proposto la presen-tazione del libro di memorie di donSergio Ceppi, parroco a Sirtori dal1980 al 1996, dal titolo “Se gh’è ulSignur di ciuc gh’è anca’ ul Signur dipret martur”. Il volume, già propo-sto anche a Cassago, ripercorre l’e-sperienza di una delle figure più im-portanti della comunità sirtorese, ilcui ricordo è tuttora vivo in quelpaese. Il libro, che offre un quadrodel mondo visto con gli occhi di donSergio è stato presentato pressol’Aula Magna “Niso Fumagalli” vicinoalle scuole elementari.La presentazione è stata introdottadal sindaco di Sirtori Davide Mag-gioni, con queste commosse parole:“Questa sera ricordiamo don Sergio.Pochi giorni fa era l’anniversario dellasua morte. Lo ricordiamo in manieraun po’ particolare con le sue parole.Perché questa sera presentiamo il suolibro dal titolo abbastanza evocativo.Io don Sergio l’ho conosciuto molto po-

    co e conosco un pochino di quello chemi è stato raccontato su di lui. È l’oc-casione per ricordarlo e per chi non loconosce di conoscerlo. Visto che lamaggior parte di voi presenti lo han-no conosciuto vedremo se alla fine visiete ritrovati nei racconti che don Ser-gio ci ha lasciato o emergerà qualchesfaccettatura non conosciuta di donSergio e del suo carattere”.Il Presidente dell’AssociazioneSant’Agostino, prof. Luigi Beretta, haringraziato il Sindaco e il parrocodella Comunità Pastorale SantissimoNome di Maria don Renato Came-roni, per l’invito e ha proseguito ri-cordando che “gli affreschi di don Ser-gio ci fanno pensare come un parrocogiovane, un po’ spaurito, deve affron-tare una situazione più grande di lui;di una parrocchia – quella di Pinzano– definita ‘selvatica’, costituita da uninsieme di persone un po’ particolarenegli anni Cinquanta-Sessanta. Di es-se racconta le case occupate, i rapportifamiliari, la situazione dei giovani, ichierichetti e attraverso loro descrivesituazioni fuori dall’ordinario, dal sen-so comune. Poi diventa parroco di Sir-tori e qui gli si allarga un po’ il cuore”.I racconti brevi di don Sergio snoc-

    ciolano episodiquotidiani che ri-guardano perso-nalmente lui oaltre persone. Laforma letterariautilizzata è unpo’ strana, per-ché non è auto-biografica e nonsegue uno svi-luppo tempora-le, ma essendodon Sergio unpittore presentatanti piccoli qua-dri che illustranodi volta in voltale situazioni dicui è protagoni-sta in tutti i cam-pi della vita. Si-tuazioni a volteimbarazzanti, avolte comiche, avolte disperate, avolte che fannoriflettere, attra-

    verso le quali emerge la figura di donSergio.La presentazione procede per te-matiche e si avvale della parola diSandro Pozzi che legge alcuni afori-smi. Il rapporto positivo con le don-ne di famiglia, mentre è un po’ piùimbarazzante con la altre, esclusa lasua perpetua. Come don Sergio af-fronta le questioni di carattere so-ciale. La sensibilità nei confronti del-la natura in generale e nello specifi-co l’amore per i fiori e in tutto ciòche rimanda alla presenza di Dio. Difronte alla scienza si pone una seriedi domande con tono riflessivo, nonprecostituite. Don Sergio nei suoiscritti trasmette il sentimentoprofondo di preghiera non concepi-ta come recita delle orazioni, ma de-clinata attraverso la vita. Era unapersona molto umile nei confrontidelle istituzioni in generale. In mol-tissime altre situazioni emerge il donSergio pastore, che ha a cuore laparrocchia che gli è stata affidata,dove racconta le meraviglie di quan-to succede negli incontri, nelle di-verse occasioni che lo inducono a ri-flettere e la preoccupazione di es-sere un buon prete, all’altezza del

  • 16 Marzo 2020

    di ENRICA COLNAGO

    Notizie dalla Caritas1. La generatività come metodo

    In questo periodo uno dei dibatti-ti e confronti che animano la Ca-ritas Ambrosiana è il tema della“generatività”. È singolare interro-garsi solo oggi sulla generatività men-tre crescono le disuguaglianze, au-mentano le povertà e molte perso-ne sono emarginate e non averlo fat-to prima quando le problematichesociali erano molto limitate.Un segnale doloroso è la povertà deibambini, messi al mondo in una so-cietà inospitale, che non cerca nuo-vi modi per accoglierli. Due terzi del-le risorse di welfare sono destinatiall’età anziana e non alla vita che na-sce e cresce. La quantità delle risor-se di welfare non è mai stata cosìgrande come oggi, malgrado le ra-zionalizzazioni. Il problema maggio-re non è quanto valgono queste ri-sorse, ma le capacità strategiche diutilizzarle in modo responsabile. Ne-gli approcci tradizionali di welfare gliassistiti non sono incentivati a esse-re responsabili verso gli altri. È lacontraddizione più evidente dell’a-ver “individualizzato i diritti”, accet-tando che potessero diventare pri-vilegi per alcuni e niente per altri,amministrando sistemi di azione in-capaci di “moltiplicare e redistribuire”.Nel futuro dei sistemi di welfare lageneratività può essere prefiguratacome capacità di “raccogliere, redi-stribuire, rendere, rigenerare, respon-sabilizzare”.Sono cinque funzioni che rimettonoa tema l’incontro tra “carità e giusti-zia”. La carità senza giustizia può es-sere generosa (dono, aiuto, assi-

    stenza…) la giustizia senza carità de-grada in burocratizzazione, gestionedi processi erogativi, tracciabilità del-le erogazioni, contabilità; la giustizianon sa e non si chiede come molti-plicare le risorse e rigenerarle. Il se-minatore da un chicco di grano neottiene trenta, forse quaranta, ma seil chicco non muore, se la terra, l’ac-qua, il sole, il vento non aggiungonola loro forza “in concorso al risulta-to”, l’esito generativo non avviene. Eallora l’espressione “non posso aiu-tarti senza di te” esprime lo sforzo ela tensione verso “l’aiutare ad aiu-tarsi” per non trasformare gli aiuta-ti in assistiti, ma bensì rispettarli, va-lorizzarli, salvaguardare la loro di-gnità e fare spazio alle loro poten-zialità.Al fine di rendere semplice e com-prensibile questo discorso è esem-plificativo un progetto Caritas che siè concretizzato ormai da qualche an-no e che vede impegnate personesenza fissa dimora che frequentava-no un Centro Diurno Caritas a Mi-lano e che si definivano “I gatti di Mi-lano” perché come i gatti vivevano lanotte nelle vie e zone della città. Eb-bene queste persone hanno messoin atto una proposta originale per farvisitare la città attraverso lo sguar-do delle persone senza dimora. La bellissima storia è iniziata attor-no a un tavolo del Centro Diurnodove queste persone si ritrovavanoogni mattina per far colazione e ri-scaldarsi dopo le nottate passate al-l’aperto. Così, chiacchierando tra lo-ro, venivano alla memoria i ricordi ditempi migliori, facendo emergere u-

    na sorprendente conoscenza dellacittà e scoprendosi attenti osserva-tori delle zone e dei luoghi da lorofrequentati. Col tempo, come per in-canto, le persone di questo gruppoiniziale, aumentano e cominciano amuoversi per la città con l’obiettivonon solo di raccogliere informazionisui luoghi ma anche documenti e al-tre storie. È in questo modo che si delinea l’i-dea di proporre a gruppi di personeinteressate, itinerari cittadini alter-nativi che raccontino una Milano me-no conosciuta e vista con gli occhidi coloro che dalle cosiddette “per-sone per bene” vengono definiti “glispiazzati”. Nasce così l’idea di chia-mare il loro gruppo “I Gatti Spiazza-ti”. L’idea riscuote un grande suc-cesso tanto che oggi non solo mol-ti di loro sono usciti dalla precarietàe si sono ridati una dignità, ma gra-zie a questa attività sono diventatieconomicamente autonomi con unlavoro che permette loro di guada-gnarsi da vivere e anche di finanzia-re con parte degli introiti nuovi pro-getti Caritas. Ecco un esempio concreto di cosasignifica generatività, cioè un nuovomodo di fare carità che non si limi-ta solo all’aiuto materiale, ma chepunta con la collaborazione e l’im-pegno della stessa persona in diffi-coltà a ridare la dignità perduta.

    2. Fondo di solidarietà Caritas(a cura del Gruppo Volontari CaritasCassago)Come è noto la nostra Parrocchiacollabora per i bisogni caritativi con

    compito che gli è stato assegnato.Segue poi la proiezione di una seriedi diapositive che raccontano la vitadi don Sergio, tratte in buona partedalla pubblicazione.Il cognato di don Sergio informa poii presenti che don Sergio amava di-pingere e dal 2015 al 2017 ha ese-guito ben 3500 disegni, ai quali se neaggiungono altri 500 di soggetto re-ligioso, biblico ed evangelico, dona-ti alla Villa Sacro Cuore di Triuggiodove possono essere ammirati, so-

    prattutto molto espressivi nelle di-dascalie apposte su ciascuna tavola.In visita al Rus CassiciacumIl 6 e 7 marzo prossimi si terrà laXXI edizione del pellegrinaggio dalMerrimack College di Boston. Stu-denti e professori di questa istitu-zione agostiniana americana arrive-ranno a Cassago nel pomeriggio divenerdì 6 con visita ai luoghi agosti-niani. Serata in compagnia con piz-za presso Marco Sangalli. Sabatomattina incontro con gli studenti

    delle scuole medie di Cassago e suc-cessiva visita a Milano. Cena in se-rata presso la baita degli alpini.Il 28 marzo vivremo l’Open Day delGruppo Fotografico “Incontro di Im-magini” di Inverigo, con mostra fo-tografica e visita al Rus Cassiciacumsul “percorso di Sant’Agostino”.Il 29 marzo trascorreremo un po-meriggio alla scoperta del Rus Cas-siciacum organizzato in collabora-zione con la Pro-Loco di Casateno-vo e la Cooperativa Demetra.

  • 17Marzo 2020

    la struttura del Centro di AscoltoCaritas di Barzanò, operativa già dadiversi anni, che dobbiamo ringra-ziare per l’impegno e la dedizione deivolontari del centro verso i nostriconcittadini. Si è chiuso al 31.12.2019 il bilancio icui fondi hanno consentito la risolu-zione di alcuni casi difficili ma pur-troppo persistono diverse situazio-ni con bisogni legati in prevalenza al-la perdita del lavoro (in moltissimicasi precario). Grazie al Fondo riu-sciamo a ridurre queste difficoltà coninterventi prevalentemente volti adassicurare ai figli, presenti in questi

    nuclei familiari, una crescita e unaformazione scolastica serena. Natu-ralmente si aggiunge il sostegno le-gato ai bisogni primari quali il paccoalimentare e l’aiuto (soprattutto ininverno) con il pagamento delle va-rie bollette. Quello che più contaperò è il sostegno psicologico che leoperatrici del centro danno in par-ticolar modo alle donne sulle qualipesano le difficoltà familiari. Speria-mo che le politiche di integrazione,quelle familiari e di lavoro migliori-no la situazione perché si inizia a no-tare un logorio psichico nelle per-sone che si rivolgono a noi, dovuto

    proprio al persistere delle difficoltà.Ecco alcuni dati relativi alle famigliedi Cassago: quindici famiglie (di cuinove italiane e sei straniere) aiutateoccasionalmente o con progetti spe-cifici per un totale di Euro 7.912,00;venticinque famiglie (per un totaledi sessantotto persone, trentotto i-taliane e trenta straniere) aiutate conprodotti alimentari.Come si vede il bisogno è ancora al-to e nell’occasione ringraziamo tut-ti coloro che ci aiutano, sperandoche non manchi mai il loro sostegnoe quello di altre persone che maga-ri si aggiungeranno.

    di EMILIANO BATTINI*

    Notizie dall’Opera don Guanella

    Lo scorso 20 dicembre, pressol’istituto Sant’Antonio di Cas-sago B.za, è stato un giorno digrande gioia: abbiamo festeggiato ilcinquantesimo di ordinazione sa-cerdotale del nostro don CesareSangiorgio! Ci siamo stretti tutti at-torno a lui, sacerdoti, operatori,buoni figli, parenti e amici, per vive-re assieme un momento di festa einsieme di ringraziamento a Dio peril dono di questo sacerdote guanel-liano.

    La festa è poi stata molto semplice,così come desiderato da don Cesa-re, ma allo stesso tempo ricca dicontenuti e di emozioni; momentisignificativi sono stati la celebrazio-ne della Santa Messa delle undici eil successivo pranzo comunitario. Al-la celebrazione, presieduta dal fe-steggiato, hanno partecipato tutti ireligiosi della comunità religiosa diCassago-Lecco: don Francesco Spo-sato, superiore e direttore, don Ce-sare Perego, economo, don George,

    padre Lorenz e don Agostino Fras-son, direttore della residenza di Lec-co; ha voluto presenziare anche ilSuperiore provinciale don MarcoGrega assieme a don Renato Bardellie a don Giuseppe Pozzi. Non è man-cato il parroco di Cassago don Giu-seppe Cotugno. Assieme a tutti que-sti religiosi si sono uniti tutti i buo-ni figli delle comunità residenziali edel centro diurno, gli operatori, i pa-renti, i cooperatori e gli amici. Don Cesare, profondamente emo-

  • 18 Marzo 2020

    di CLAUDIA GIUSSANI

    Notizie dal Progetto Gemma

    Il “Progetto Gemma” garantisce unaiuto economico per le mammein difficoltà, e permette di offrirealle mamme un sostegno che con-senta loro di portare a termine conserenità il periodo di gestazione aiu-tandole nel primo anno di vita delbambino.Nato per mettere in collegamentole mamme più bisognose con tutticoloro che desiderano aiutarle, ilProgetto Gemma consente a chi a-derisce di “adottare” praticamenteuna mamma e il suo bambino per di-ciotto mesi (ovvero gli ultimi sei me-si di gravidanza e i primi dodici me-si di vita del bambino) versando uncontributo mensile di 5 Euro, vale adire che il contributo totale per o-gni famiglia è di 90 Euro: con tren-

    ta adesioni potremo avviare un nuo-vo Progetto Gemma!Se vuoi aderire anche tu è sufficientecontattare le referenti per la nostra par-rocchia: Carla (039/9210003), Odilia(039/9211206), Clara (039/9211370),Loretta (039 /9210681) , Claudia(039/958105), Mariagrazia (039/958012)e Norma (039/9211696).Di seguito è riportata la relazioneannuale del Centro Aiuto alla vita diMerate, di cui da anni la nostra Par-rocchia sostiene l’attività svolta a fa-vore delle famiglie e delle donne chesi trovano a gestire maternità diffi-cili.Un ringraziamento va ovviamente atutti coloro che contribuiscono, cia-scuno a suo modo, a sostenere l’at-tività del CAV.

    Relazione annuale del CAV diMerateCarissimi, prima di tutto un nuovo an-no inizia con il nostro augurio a tuttivoi, che ciascuno possa vivere questi365 giorni con serenità. Come sempredesideriamo rendervi partecipi diquanto fatto dalla nostra Associazio-ne lo scorso anno. La nostra attivitàdi affiancamento e supporto alle don-ne con maternità difficili continua. In-sieme i volontari affrontano e cercanodi supportare situazioni di estrema dif-ficoltà mettendo a disposizione del-l’Associazione le competenze che han-no acquisito nella vita. Lo scorso an-no abbiamo partecipato con altre As-sociazioni del territorio al Bando Vo-lontariato 2019 della Regione Lom-bardia. Il nostro progetto è stato ac-

    zionato, ha ringraziato il Signore perciò che ha ricevuto in questi anni,mostrando la propria incredulità perun tempo così grande, ricco di mo-menti di gioia e di dolore ma co-munque trascorso così velocemen-te da restarne meravigliati. DonMarco nell’omelia ha ripercorsobrevemente le tappe del sacerdoziodel festeggiato, dalla sua ordinazio-ne per mano di mons. Felice Bono-mini, vescovo di Como (era il20/12/1969) indicando poi le “ob-bedienze” ricevute nelle varie “ca-se” dell’opera: Anzano del Parco,Casa di Gino a Lora, Chiavenna,Nuova Olonio, fino a giungere alledue tappe fondamentali che hannocaratterizzato il tempo del suo sa-cerdozio e che hanno lasciato un’im-pronta indelebile sia nella sua vitache nelle realtà che l’hanno accol-to: Riva San Vitale in Svizzera (per18 anni) e l’istituto Sant’Antonio aCassago Brianza (da 21 anni). Si èpoi soffermato sul concetto di co-me il sacerdozio sia una benedizio-ne del Signore tanto per colui cheaccetta coraggiosamente questastrada quanto per tutta la comunitàcristiana: e i cinquant’anni di sacer-dozio di don Cesare sono stati sen-za alcun dubbio una grande benedi-zione per tutte le realtà in cui egliha operato.

    L’opera di don Cesare è sempre sta-ta caratterizzata da una cifra distin-tiva: l’essere costantemente in atti-vità al fianco dei buoni figli e in mez-zo a loro, secondo un tratto che og-gi, per necessità di cose, viene sem-pre più riservato agli operatori mache lo riconnette direttamente allostile che Don Guanella aveva pen-sato per i propri sacerdoti: quellodi vivere e di lavorare con i buoni fi-gli. Attraverso le sue “specializza-zioni”, sia artistiche (falegnameria),che agricole (serra, giardinaggio, al-levamento), egli ha riproposto quel-lo stile con-dividendo con i buoni fi-gli la giornata e la quotidianità, dan-do testimonianza attraverso le pa-role, ma soprattutto con la presen-za e le opere: con la battuta sagacesempre pronta, ma anche con la se-verità del rimprovero quando que-sto si può rendere necessario. Unavita pienamente comunitaria, inte-ressata, al di là del ruolo rivestito,ai problemi e alle esigenze della ca-sa, nello specifico la nostra di Cas-sago. Una frase che spesso ripete è signi-ficativa del suo modo di vedere e diporsi in questo ambito: “Questa èanche la mia casa!”, riferita al no-stro Istituto Sant’Antonio. Questorivela, anche a distanza di cin-quant’anni, il suo sentirsi piena-

    mente parte di una realtà e di unprogetto, e la coscienza di avere ildiritto, ma soprattutto il preciso do-vere di dare il proprio contributo intermini di pareri e di opere per con-tribuire alla crescita di tutti e di cia-scuno: è per questo che negli annidon Cesare ha saputo diventare unpunto di riferimento per i ragazzi,per gli operatori e per i confratellidella nostra realtà. Il tutto senza tra-lasciare gli indispensabili momentidi preghiera quotidiana, sia comuni-taria che personale, l’impegno, a vol-te gravoso della gestione della PiaOpera, e anche l’impegno pastorale,anche quello molto intenso, in al-cune parrocchie vicine: una vita sa-cerdotale estremamente operosa,proprio come desiderava il Fonda-tore Don Luigi Guanella. E allora, caro don Cesare, il nostropiù grande e desiderato augurio èche il Signore ti conceda di poter o-perare e collaborare con noi anco-ra per molti anni, con la medesimagrinta, con la medesima passioneper le cose e per le persone, con u-na sempre rinnovata energia: sem-pre avanti, perché: “fermarsi non sipuò, finché c’è del bene da compiere”.

    * Educatore presso l’Istituto Sant’Antonio

  • 19Marzo 2020

    colto e finanziato. Immediatamente cisiamo attivati per organizzare corsiper facilitare l’inserimento nel mondodel lavoro. Proseguiranno i corsi di cu-cito, di cucina, di operatore agricolo,di meccanica e sicurezza sul lavoro.Partiranno nuovi corsi di economia do-mestica e di preparazione all’attivitàdi babysitter. Inoltre, grazie ai fondiregionali, potremo attivare corsi ASAe OSS. Da quest’anno la casa di se-conda accoglienza Villa Guarnazzolanon sarà più gestita dalla nostra As-sociazione. La curia di Milano ha de-ciso di destinare il bene ad altro uso.Il Parroco di Merate ci ha dato la ge-stione dell’appartamento situato so-pra la sede CAV. Lo stiamo sisteman-do e verrà utilizzato in parte per o-spitare temporaneamente donne conbambini e in parte per corsi e riunio-ni. Grazie a un corso per volontari or-

    ganizzato da Rete Salute, potremo for-nire ai nostri volontari gli strumentiper migliorare le loro capacità: duranteil corso verranno affrontate tematicherelative alla genitorialità delle fami-glie migrate in Italia e come rendereefficace il colloquio nella relazione diaiuto. Oltre all’erogazione di beni diprima necessità quali pannolini, latte,abbigliamento per i bambini, cerchia-mo di individuare le esigenze dellamamma/famiglia e organizziamo, do-po un confronto con le Assistenti So-ciali dei Comuni di Residenza e ReteSalute, progetti personalizzati che pre-vedono ascolto, accompagnamento an-che economico e sostegno psicologicoa seconda delle situazioni e delle esi-genze del nucleo famigliare. Comesempre il nostro impegno a difesa del-la vita prescinde dalla cultura, ceto so-ciale e religione. Come sempre man-

    teniamo il nostro impegno a non crea-re delle eterne assistite, ma delle don-ne pronte ad affrontare la vita con piùserenità. I nostri volontari cercano dicreare con ogni donna una relazionedi aiuto e sostegno rispettando e nongiudicando le sue scelte. Nel 2019l’Associazione ha accolto 92 nuove fa-miglie di cui 53 in attesa di un bam-bino che aggiunte a quelle già assi-stite negli anni precedenti e che con-tinuiamo ad aiutare con vestiti fino ai5 anni del bambino portano a un to-tale di 296 famiglie aiutate nell’an-no. Uniti e insieme portiamo avanti ilnostro credo: “Difendere la vita, per-ché ogni donna ha il diritto di esseremadre e ogni bimbo ha il diritto di na-scere”. Un caro saluto, il Consiglio Di-rettivo CAV.

    di DON ADRIANO VALAGUSSA

    Notizie da Cuba

    Abbiamo ricevuto da don Adrianodue lettere, una è del dicembrescorso l’altra invece è recentissi-ma: volentieri pubblichiamo.

    Palma Soriano, 23/12/2019Carissimi, porto con me tutto l’af-fetto, la vicinanza, l’attenzione e an-che l’aiuto concreto che mi avetemanifestato nel periodo che ho pas-sato in Italia, e di tutto questo vi rin-grazio. In qualche modo anche voipartecipate della missione che il Si-gnore mi dona di vivere qui.La situazione delle persone dal pun-to di vista sanitario è migliorata: icasi di dengue sono diminuiti, peròc’è sempre il problema della man-canza di medicine. Impressiona ve-dere ogni mattina la gente che simuove lungo la calle central alla ri-cerca del cibo per la giornata, o dialtro che manca. Ogni giorno man-ca qualcosa e di fronte a questo lagente è come “rassegnata” o comese tutto questo facesse parte del rit-mo normale della vita.Abbiamo ripreso a passare nelle ca-se per la benedizione delle famiglie.Soprattutto le persone più povere,nel vederci andare nelle loro case,si riempiono di commozione e di u-na profonda gioia che vedo nei loro

    occhi non poche volte pieni di la-crime. Anche gli uomini, che diffi-cilmente vengono in chiesa, quandosi va nelle case si mettono la cami-cia (perché normalmente sono atorso nudo) e pregano insieme. Pernoi è un momento prezioso questo,perché il fatto di andare nelle lorocase diventa per tanti anche il mo-mento in cui confidano le loro sof-ferenze e le loro fatiche.La maggior parte delle famiglie por-ta la ferita della mancanza del papà,della mamma o di un figlio che sitrova all’estero per lavoro – man-dato dal Governo – o perché scap-pato. Chiedo al Signore di darmi ilsuo sguardo, di avere la sua com-passione così da fare mie le loro sof-ferenze, le loro attese, nella consa-pevolezza che ciascuno è fatto perincontrare Lui, Cristo.Nella parrocchia in città abbiamovissuto il gesto dell’Assemblea Par-rocchiale. Ha sorpreso tutti il nu-mero dei partecipanti, più di centopersone, e il lavoro di verifica e pro-posta per rendere più missionaria lavita delle diverse case-missione spar-se per il territorio della città.Ma ciò che più mi ha colpito in que-sti giorni è ciò che è accaduto in u-na comunità del campo, proprio

    quel campo dove ci sono solo cin-que donne che vengono alla Messa.Andando a casa di una ammalatatrovo infatti due giovani donne. Par-lando con loro vengo a sapere chesono due insegnanti dei ragazzi del-le “medie”. Dopo un po’, una di lo-ro mi chiede se è possibile battez-zare sua figlia che ha già sei anni.Questo fatto diventa occasione perparlare della fede, della vita cristia-na, di come accompagnare la figlia,e così nasce la proposta di cercarealtre famiglie che hanno bambini nonbattezzati così da dare inizio a uncammino di introduzione alla vitacristiana.Così, in maniera imprevista, succe-de ciò che sembrava impossibile. Ècome essere agli inizi del cristiane-simo. Dentro un incontro umano ilSignore nasce nel cuore di una per-sona e lo mette in movimento e co-sì inizia un cammino. Ciò che sor-prende è che questo accade semprein modo imprevisto.Vi chiedo di accompagnarci nelle vo-stre preghiere in questo Natale per-ché ciò a cui il Signore dà inizio citrovi disponibili, decisi e pazienti nelcammino, e così si manifesti semprepiù nella vita di ciascuno.Vi ringrazio per tutto quello che fa-

  • 20 Marzo 2020

    te, anche dell’aiuto concreto. Il Ve-scovo ci ha detto che per il tettodella chiesa la possibilità che si ha o-ra è quella di comprare dallo Statoil tetto intero. Speriamo di fare tut-to in un tempo ragionevole, pur sa-pendo che qui ogni cosa va moltolenta.Vi ricorderò nella Messa di Natale.Con un abbraccio, don Adriano

    Palma Soriano, 20/02/2020Carissimi, le settimane sono passateveloci, così mi trovo a scrivere or-mai all’inizio della Quaresima. Ab-biamo avuto la grazia di vivere la set-timana di esercizi spirituali per i pre-ti guidati da padre Mauro Lepori. Lasua presenza, la sua parola, la sua te-stimonianza è stata apprezzata datutti e ci ha aiutato a recuperare ilcuore della nostra vita cristiana e sa-cerdotale.Dentro il ritmo normale della vitadi ogni giorno ciò che mi accompa-gna in questo periodo è la risco-perta della necessità della comunitàcristiana cattolica come luogo in cuicrescere nella comunione con Cri-sto. Capita spesso che ripassandoper la medesima strada della città oa volte anche “nel campo” che ave-vo percorso quindici giorni prima, tiaccorgi che in quella via è sorta unanuova chiesa soprattutto penteco-stale o con i nomi più strani, per e-sempio, “Il giardino di Dio”. Chieseche come sorgono così dopo un po’

    spariscono. Questo fatto dice chenel cuore della gente c’è non solo ilbisogno di scoprire il senso dellapropria vita, ma anche il bisogno diun luogo in cui condividere con al-tri il cammino. Uno da solo si per-de, ma anche una comunità “secon-do i propri gusti” ha vita breve.Questo mi ha fatto come riscopri-re la grazia di appartenere alla Chie-sa cattolica. La nostra comunità saràanche sgangherata e piena di difettiperò vive del dono prezioso di unastoria che solo la fedeltà del Signo-re presente rende possibile. Oggisono stato in una piccola comunitàalla periferia della città, sette com-ponenti in tutto, eppure mi sono e-mozionato nel vedere come questepersone prendano sul serio la Paro-la di Cristo, lo vogliono conoscere,lo cercano come necessario alla lo-ro vita. Alcuni di loro per la lorostoria personale non possono rice-vere la comunione, però anche perloro c’è un luogo, una comunità cheli aiuta a crescere nella fede che dàsperanza alla loro vita. Quando sicerca veramente il Signore, si impa-ra ad amare, a servire la propria co-munità anche piena di difetti, per-ché senza di essa perdiamo anche ilSignore.Il nostro Arcivescovo ha chiesto atutte le parrocchie una attenzionealle necessità della gente, chieden-do a tutti una responsabilità e di-sponibilità a dare il proprio aiuto

    gratuito. La situazione è sempre pie-na di difficoltà: una settimana man-ca il latte, manca il sapone, il denti-fricio o altre cose normali, comemancano tanti medicinali, spessonon si possono fare gli esami all’o-spedale perché mancano le lastre…Si fanno sempre più insistenti le vo-ci che nel prossimo mese di marzoci saranno grossi cambiamenti a li-vello economico, in particolare la e-liminazione della moneta (il cosid-detto “CUC”, ovvero il “Peso con-vertibile”) usata negli scambi inter-nazionali. Si nota nella gente moltapreoccupazione anche se nessunoapertamente ne parla.Per quanto riguarda la nostra chie-sa di Palma che non possiamo an-cora utilizzare dopo il crollo del tet-to, la situazione ora è la seguente: ilVescovo (noi non possiamo farlo) hamandato la richiesta al partito peravere tutti i permessi; sta facendodi tutto per comperare dal partito– che è l’unico che ne possieda epossa quindi venderlo – il materialenecessario per la ricostruzione. Co-me si dice qui: “poco a poco”, cioè civuole molta pazienza e accettare itempi lunghi.Appena avremo novità ve le farò sa-pere. Vi ringrazio per l’affetto, l’aiu-to economico e soprattutto per ilsostegno nella preghiera. Un caro sa-luto, don Adriano

    - Presepe: Come già lo scorso anno, tutta la comunità parrocchiale tiene a esprimere la propriagratitudine ai volontari che in occasione del S. Natale hanno realizzato lo splendido presepe che ha fattobella mostra di sé nella cappella dedicata a S. Teresina di Lisieux: anche stavolta un magnifico lavoro, grazie!- Solidarietà Avvento: In occasione dell’Avvento è stata promossa l’iniziativa “Una sedia per Cuba” perinviare alla Missione cubana di don Adriano tavoli e sedie: sono stati raccolti ben 2.940 Euro.Comunicheremo nel prossimo numero i dettagli sulla spedizione del materiale.- Giornata della Vita: La vendita delle primule per la Giornata della Vita ha fruttato 1.660 Euro, anchein questo caso un grazie a tutti i parrocchiani per la loro generosità.- Volontariato: Sono sempre bene accetti nuovi volontari per le varie attività parrocchiali (lettori, bar epulizie dell’Oratorio, pulizie delle chiese parrocchiale e di Oriano, etc.): chi avesse la possibilità di donareun po’ del proprio tempo contatti la Segreteria parrocchiale ai numeri pubblicati nell’ultima pagina diShalom.- Compiti in Oratorio: Sei un professore, un maestro, un nonno in pensione? O magari sei uno studenteuniversitario e vuoi darci una mano con i nostri ragazzi? Vieni e vedrai che siamo in buona compagnia:l’appuntamento è per il mercoledì e il venerdì pomeriggio in Oratorio, ti aspettiamo!

    Notizie e avvisi dalla Parrocchia

  • 21Marzo 2020

    Il “nostro” don Ferdinando Citterio ha compiuto settant’anni! A lui vanno gli auguri di tutta la comunitàparrocchiale cassaghese e in particolare quelli degli abitanti di Oriano, che hanno voluto dedicargli una piccolama sentitissima festa lo scorso 10 febbraio.Nato appunto nel 1950 e cresciuto a Renate, compaesano e amico di don Dionigi Tettamanzi, poi Cardinale eArcivescovo di Milano, don Ferdinando è stato ordinato sacerdote nel 1974 e ha insegnato per oltre trent’anniTeologia Morale presso il Seminario maggiore di Venegono. La comunità orianese ha voluto fare un bel dono a questo sacerdote molto amato: un piccolo cofanettoartisticamente decorato all’interno del quale ha trovato… le chiavi della chiesa di Oriano. Quale modo più significativo di questo per testimoniare la stima e l’affetto a una persona che è ormaiconsiderata “di casa”?Nel prossimo numero del nostro bollettino dedicheremo certamente a don Ferdinando un articolo in cuiracconteremo il suo percorso di vita, di studio e di fede, ma già ora volevamo tributargli un fraterno augurio emanifestargli la gratitudine di tutta la nostra parrocchia: buon compleanno!

    I settant’annidi don Ferdinando Citterio

    Per la tua disponibilità contatta la nostra “segretaria” Silvia al 3485365152.- Corale parrocchiale: L’appello a unirsi al gruppo è stato già accolto da alcune persone, ma nuovielementi sono sempre i benvenuti: chi fosse interessato si presenti alle prove il martedì alle 21 in Oratorio.

  • 22 Marzo 2020

    di TIZIANO PROSERPIO

    Il significato dei gesti liturgici Rubrica

    Continuiamo a percorrere ilcammino proposto dal Serviziodiocesano per la Pastorale li-turgica dal titolo “L’Eucaristia, cuoredella domenica”.

    L’atto penitenziale, affidamento allamisericordia di Dio, consente di ce-lebrare l’Eucaristia dopo essersi ri-conosciuti peccatori e avere purifi-cato il cuore da tutto ciò che ha al-lontanato dalla santità di vita. Subi-to dopo l’inizio della Santa Messa ifedeli, insieme al sacerdote, com-piono l’atto penitenziale, con il qua-le, davanti a Dio e alla comunità, siriconoscono peccatori e si affidanoalla divina misericordia. Confessan-do con umiltà il proprio peccato einvocando la grazia del perdono, es-

    si manifestano il loro sincero penti-mento e si dispongono a vivere l’in-tera celebrazione eucaristica (dallapreghiera all’ascolto della Parola;dalla consacrazione alla comunione)con l’animo purificato.Ordinariamente, l’atto penitenzialesi struttura in quattro parti: l’invitoal pentimento; il silenzio; l’invoca-zione della misericordia; la “assolu-zione” del sacerdote. Per tutta lasua durata i fedeli rimangono in pie-di, perché, nonostante la miseria delloro peccato, il Padre li tratta an-cora da figli e, pieno di compassio-ne, si getta al collo di ciascuno perdare loro il bacio della comunionee della pace (cfr. Lc 15, 20). La for-mula più consueta di invito al pen-timento (“Fratelli, per celebrare de-

    gnamente i santi misteri, riconoscia-mo i nostri peccati”) è solo una frale tante, ma contiene indicazionipreziose: sottolineare il vincolo difraternità di tutti i fedeli in Cristo ela conseguente solidarietà di tuttinella colpa; richiamare all’esigenzadi celebrare l’Eucaristia purificandoil cuore da tutto ciò che ci ha al-lontanato da una vita santa; invita-re a confessare pubblicamente, al-meno in forma generale, il malecommesso (riconosciamo i nostripeccati).Il silenzio che segue l’invito è ne-cessario e non va mai omesso. Essooffre una breve pausa per rientrarein se stessi e portare alla coscienzala malizia del male che abbiamocommesso e di cui in prima perso-

    di IVANO GOBBATO

    Notizie dal Consiglio Pastorale Rubrica

    Dopo l’elezione del nuovo CPP,continua la rubrica in cui unodei Consiglieri, a turno, ripor-ta alla comunità quanto viene discus-so dal Consiglio pastorale.

    Lo scorso 26/11 si è svolta la primariunione nuovo Consiglio pastoraleparrocchiale (più sotto si riepiloga-no i nomi dei componenti).Dopo un breve momento di pre-ghiera, con l’introduzione e l’augu-rio di buon lavoro da parte di donGiuseppe si è passati all’individua-zione dei rappresentanti del CPPpresso il Consiglio degli Affari eco-nomici, che saranno Paolo Amati eFrancesco Longoni. Hann