EDITORIALE Anniversari. Servono non muri€¦ · cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo,...

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Il 9 novembre del 1989 veniva giù definitivamente il muro che separava in due la città di Berlino, simbolo tragico di una stagione di negazione della libertà. Papa Francesco all’Angelus ha ricordato il significato di questo avvenimento per l’oggi: “Preghiamo perché si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione” La lotta dei malati di Sla per avere i fondi statali Evangelizzare attraverso il canto I 70 anni di Gigi Riva, un simbolo del calcio La profonda umanità di Aldo Moro I n tanti sono scesi in piazza contro i tagli. Papa Francesco ha espresso solidarietà I l 30 novembre si terrà a Cagliari la rassegna dei cori giovanili parrocchiali I l campione del Cagliari rimane ancora un esempio per i giovani sportivi I l ricordo del leader DC nelle parole cariche di intensità della figlia Agnese Stato sociale 2 Giovani 5 Cagliari 7 Testimonianze 10 Senorbì 11 75 anni fa veniva dedicata la chiesa parrocchiale Cultura 16 In Facoltà Teologica il Seminario sul tema del “gender” Attualità 3 La Chiesa di fronte alla realtà delle tasse locali In memoria 14 Il ricordo di Padre Stefano Mascia dei Frati Cappuccini B rittanny Maynard, numero 1174. Parliamo di una donna americana di ventinove anni e il numero è quello dei malati terminali, che nello stato dell’Oregon hanno ottenuto l’autorizzazione al cosiddetto “suicidio assistito”. A Brittanny era stato diagnosticato un tumore in fase avanzata: dalla California si era trasferita in Oregon proprio per porre termine alla sua vita. Il 1 novembre ha realizzato il suo proposito. Grazie ad un video che ha fatto il giro del web, nei mesi scorsi la sua storia è diventata nota in tutto il mondo. Il suo caso, come spesso capita in queste situazioni, è stato sostenuto e propagandato dall’associazione americana pro-eutanasia Compassion and Choices (compassione e scelte). Nessuno può entrare nella coscienza della giovane americana per capire cosa l’abbia spinta ad arrivare alla decisione di togliersi la vita, solo Dio conosce cosa c’è nel profondo dell’animo umano. Il suo caso è stato però preso a pretesto da alcuni per sostenere la presunta bontà dell’eutanasia e del “diritto a morire con dignità”. Questo impone di fare delle considerazioni di carattere generale. Per una certa corrente di pensiero oggi il “suicidio”, andrebbe legalizzato, trasformandosi nel “diritto a morire”. La morte diventerebbe in questi casi “dolce” e “dignitosa”. Nella cultura contemporanea si cerca, senza riuscirci, di scansare la questione del dolore e della morte e l’insopprimibile domanda di senso che ne deriva. Alla ricerca di risposte si preferiscono le finzioni e gli eufemismi. Oriana Fallaci spiegava con grande lucidità tutto questo in un’intervista del 2004: «La parola eutanasia è per me una parolaccia. Una bestemmia nonché una bestialità, un masochismo. Io non ci credo alla buona-Morte, alla dolce-Morte, alla Morte-che- Libera-dalle-Sofferenze. La morte è morte e basta». Come al solito alcuni casi particolari vengono presi come pretesto per propagandare l’eutanasia. Ma non possiamo dimenticare le tantissime persone, certamente la maggioranza, che affrontano con dignità e coraggio malattie terribili, come ad esempio i tumori, testimoniando fino all’ultimo il valore e la bellezza della vita, seppure irrimediabilmente ferita. Alle persone provate dalla malattia e dalla prospettiva di una vita che volge rapidamente al termine, giova veramente offrire la possibilità di un suicidio “legalizzato”, magari in una clinica dove tutto è perfetto per lo scopo? Non sarebbe invece necessario stare accanto a chi si trova in tale condizione, garantendo la giusta assistenza medica e la vicinanza di familiari e amici? I progressi della medicina permettono di assistere in maniera sempre migliore i malati terminali, e in ogni caso si devono evitare forme di accanimento terapeutico. La parola della Chiesa in questo campo non è quella del “no”, ma al contrario c’è un grande “sì”, detto senza tentennamenti, alla vita, dal suo inizio fino al suo termine naturale. In questa visione si può riconoscere chiunque, a prescindere dalla sua fede, perché si tratta di un messaggio profondamente umano. La pazienza e l’amore con cui tantissime persone stanno accanto ai propri cari fino all’ultimo istante dell’esistenza, dando forza a quanti sono provati moralmente e fisicamente, non è l’ideologia di qualche pensatore, ma è semplicemente la realtà. Come ci insegna Papa Francesco, in questo campo la posta in gioco è grande: «Quanto vale l’uomo e su che cosa si basa questo suo valore. La salute è certamente un valore importante, ma non determina il valore della persona. Continua a pagina 2 EDITORIALE Il dono della vita di Roberto Piredda Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari Servono ponti non muri Anniversari. 25 anni fa la caduta del Muro di Berlino 1.00 ANNO XI N .42 DOMENICA 16 NOVEMBRE 2014 S ETTIMANALE D IOCESANO DI C AGLIARI

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Il 9 novembre del 1989 veniva giù definitivamente il muroche separava in due la città di Berlino, simbolo tragico diuna stagione di negazione della libertà. Papa Francesco all’Angelus ha ricordato il significato diquesto avvenimento per l’oggi: “Preghiamo perché sidiffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di farcadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e nonaccada più che persone innocenti siano perseguitate eperfino uccise a causa del loro credo e della loro religione”

La lotta dei malatidi Sla per averei fondi statali

Evangelizzareattraversoil canto

I 70 anni di GigiRiva, un simbolodel calcio

La profonda umanitàdi Aldo Moro

In tanti sono scesi inpiazza contro i tagli.

Papa Francesco haespresso solidarietà

Il 30 novembre siterrà a Cagliari la

rassegna dei corigiovanili parrocchiali

Il campione delCagliari rimane

ancora un esempioper i giovani sportivi

Il ricordo del leaderDC nelle parole

cariche di intensitàdella figlia Agnese

Stato sociale 2 Giovani 5 Cagliari 7 Testimonianze 10

Senorbì 1175 anni fa venivadedicata la chiesaparrocchiale

Cultura 16In Facoltà Teologicail Seminario sultema del “gender”

Attualità 3La Chiesa di frontealla realtà delle tasse locali

In memoria 14Il ricordo di PadreStefano Mascia dei Frati Cappuccini

Brittanny Maynard, numero 1174. Parliamo diuna donna americana di ventinove anni e ilnumero è quello dei malati terminali, chenello stato dell’Oregon hanno ottenuto

l’autorizzazione al cosiddetto “suicidio assistito”.A Brittanny era stato diagnosticato un tumore infase avanzata: dalla California si era trasferita inOregon proprio per porre termine alla sua vita. Il 1novembre ha realizzato il suo proposito. Grazie ad un video che ha fatto il giro del web, neimesi scorsi la sua storia è diventata nota in tutto ilmondo. Il suo caso, come spesso capita in questesituazioni, è stato sostenuto e propagandatodall’associazione americana pro-eutanasiaCompassion and Choices (compassione e scelte).Nessuno può entrare nella coscienza della giovaneamericana per capire cosa l’abbia spinta ad arrivarealla decisione di togliersi la vita, solo Dio conoscecosa c’è nel profondo dell’animo umano. Il suo caso è stato però preso a pretesto da alcuniper sostenere la presunta bontà dell’eutanasia e del“diritto a morire con dignità”. Questo impone di faredelle considerazioni di carattere generale.Per una certa corrente di pensiero oggi il “suicidio”,andrebbe legalizzato, trasformandosi nel “diritto amorire”. La morte diventerebbe in questi casi“dolce” e “dignitosa”. Nella cultura contemporaneasi cerca, senza riuscirci, di scansare la questione deldolore e della morte e l’insopprimibile domanda disenso che ne deriva. Alla ricerca di risposte sipreferiscono le finzioni e gli eufemismi. OrianaFallaci spiegava con grande lucidità tutto questo inun’intervista del 2004: «La parola eutanasia è perme una parolaccia. Una bestemmia nonché unabestialità, un masochismo. Io non ci credo allabuona-Morte, alla dolce-Morte, alla Morte-che-Libera-dalle-Sofferenze. La morte è morte ebasta».Come al solito alcuni casi particolari vengono presicome pretesto per propagandare l’eutanasia. Manon possiamo dimenticare le tantissime persone,certamente la maggioranza, che affrontano condignità e coraggio malattie terribili, come adesempio i tumori, testimoniando fino all’ultimo ilvalore e la bellezza della vita, seppureirrimediabilmente ferita. Alle persone provate dalla malattia e dallaprospettiva di una vita che volge rapidamente altermine, giova veramente offrire la possibilità di unsuicidio “legalizzato”, magari in una clinica dovetutto è perfetto per lo scopo? Non sarebbe invecenecessario stare accanto a chi si trova in talecondizione, garantendo la giusta assistenza medicae la vicinanza di familiari e amici? I progressi dellamedicina permettono di assistere in maniera sempremigliore i malati terminali, e in ogni caso si devonoevitare forme di accanimento terapeutico.La parola della Chiesa in questo campo non è quelladel “no”, ma al contrario c’è un grande “sì”, dettosenza tentennamenti, alla vita, dal suo inizio fino alsuo termine naturale. In questa visione si puòriconoscere chiunque, a prescindere dalla sua fede,perché si tratta di un messaggio profondamenteumano. La pazienza e l’amore con cui tantissimepersone stanno accanto ai propri cari fino all’ultimoistante dell’esistenza, dando forza a quanti sonoprovati moralmente e fisicamente, non è l’ideologiadi qualche pensatore, ma è semplicemente la realtà.Come ci insegna Papa Francesco, in questo campo laposta in gioco è grande: «Quanto vale l’uomo e suche cosa si basa questo suo valore. La salute ècertamente un valore importante, ma nondetermina il valore della persona.

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EDITORIALEIl dono della vitadi Roberto Piredda

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Anniversari. 25 anni fa la caduta del Muro di Berlino

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2 Attualità domenica16 novembre 2014

Si diffonda sempre più una culturadell’incontro, capace di farcadere tutti i muri che ancora

dividono il mondo, e non accada piùche persone innocenti sianoperseguitate e perfino uccise a causadel loro credo e della loro religione».È questa la preghiera che papaFrancesco ha espresso domenicascorsa, dopo l’Angelus, ricordando laricorrenza del venticinquesimoanniversario della caduta del muro diBerlino. Alla quale ha poi aggiunto:«Dove c’è un muro c’è chiusura dicuore: servono ponti, non muri».Prima il Pontefice, dopo averricordato che «25 anni fa, il 9novembre 1989, cadeva il Muro diBerlino, che per tanto tempo hatagliato in due la città ed è statosimbolo della divisione ideologicadell’Europa e del mondo intero»,aveva sottolineato che «la cadutaavvenne all’improvviso ma fu resapossibile dal lungo e faticosoimpegno di tante persone che perquesto hanno lottato, pregato esofferto, alcuni fino al sacrificio dellavita». E «tra questi – ha detto papaFrancesco – un ruolo di protagonistaha avuto il santo papa Giovanni PaoloII». Un giudizio questo condivisopressoché unanimemente daglistorici che riconoscono che GiovanniPaolo II fu tra coloro che piùcontribuirono a questo straordinarioevento, spartiacque della storiacontemporanea cui fece seguito ildissolvimento dell’impero sovietico.Una testimonianza su come GiovanniPaolo II visse la sera di quel 9novembre di venticinque anni fa èstata data da Joaquin Navarro-Valls,l’ex direttore della Sala stampavaticana, in una intervista rilasciatanei giorni scorsi a Radio Vaticana.

Alla domanda su come reagì quellasera il Papa alla notizia diquell’evento epocale, Navarro-Vallsrisponde: «Era quasi come se lui se loaspettasse. Entrava questapossibilità pienamente nel suo mododi pensare e per lui era quasi una nonnotizia. Naturalmente c’era anche unelemento di sorpresa per la data.Però in tutti quegli anni, che sonostati 10 anni – dal ’79, data del suoprimo viaggio in Polonia, all’89 datadella caduta del Muro, quindi 10 anni– in cui lui continuava ad andare inPolonia, continuava con il suomessaggio… Era un lavorostraordinario, anzi direi uncapolavoro straordinario che lui hafatto in tutti quegli anni».Proseguendo l’exdirettore della Salastampa vaticana si diceconvinto che, anchequando nessuno cisperava, Giovanni PaoloII invece credevafermamente nella cadutadel Muro di Berlino enella fine dell’imperosovietico. «Lui aveva giàdetto agli inizi, subitodopo il suo primo viaggioin Polonia nel ’79, che ilpiù grave errore, l’errorefondamentale delsocialismo, del socialismo reale, eraantropologico. Questa era una cosa che fusorprendente anche a livello delleCancellerie europee e ancheamericane. Lui capiva benissimo chel’errore di base di questo socialismoreale era di natura antropologica ecioè una visione sbagliata dell’uomo:quell’uomo nuovo che il comunismovoleva ricreare, perché la società che

loro immaginavano funzionasse, eraun mito, un grande errore. Quindi luise lo aspettava, aspettava questocambiamento e per questocontinuava – in tutto quel lungoperiodo di dieci anni – a ripetere ilsuo messaggio, che fu perfettamentecapito in tutto il centro-est europeo».Riferendosi poi a Mikhail Gorbaciov,che ha affermato che senza tenerconto del lavoro, della presenza edelle parole di Giovanni Paolo II nonsi può capire ciò che è avvenuto inEuropa in quegli anni e in particolarenel 1989, Navarro-Valls ricorda chel’ex Presidente dell’Unione Sovieticanel 1989 aveva scritto una lungalettera al Papa nella quale una dellecose sorprendenti è che faceva delle

citazioni letteralipiuttostofrequentemente delleencicliche sociali diGiovanni Paolo II». Perl’ex portavoce vaticanonon c’è dubbio che ilpropugnatore deiprocessi di riforma legatialla Perestrojka eprotagonista nellacatena di eventi cheportarono alladissoluzione dell’URSS«abbia trovato alcunipunti di ispirazione, nei

cambiamenti che lui rappresenta, inquello che Giovanni Paolo II avevascritto».E mentre gli occhi del mondo sonopuntati su Berlino nelventicinquesimo anniversariodell’evento che ha decretato la finedella Guerra Fredda, sono d’aiuto perla riflessione le parole del discorsoche nel 1996 papa Giovanni Paolo IIpronunciò alla Porta di Brandeburgo,

«l’uomo è chiamato alla libertà»,aggiungeva: «La nuova casa Europa,della quale parliamo, ha bisogno diuna Berlino libera e di una Germanialibera. Ha soprattutto bisogno di ariaper respirare, di finestre aperte,attraverso le quali lo spirito dellapace e della libertà possa entrare.L’Europa ha quindi bisogno, non daultimo, di uomini convinti che apranole porte, di uomini che tutelino lalibertà mediante la solidarietà e laresponsabilità. Non solo la Germania,ma anche tutta l’Europa ha bisognoper questo del contributoindispensabile dei cristiani». Paroleancora oggi attuali. Soprattutto se sipensa che linee di confine fatte dicemento continuano a dividere ipopoli in diverse parti del mondo. Eche nei mesi scorsi è stataannunciata la costruzione di un murotra Ucraina e Russia.

Franco Camba

«simultaneamente punto dicongiunzione d’Europa e punto didivisione innaturale tra Est e Ovest».In questo discorso, che forsecontiene il messaggio più forte diGiovanni Paolo II sull’evento chesegnò la fine di un mondo diviso indue, il Papa diceva: «In questo luogocosì permeato di storia mi sentospinto a rivolgere un urgente appelloper la libertà a tutti voi qui presenti,al popolo tedesco, all’Europa,anch’essa chiamata all’unità nellalibertà, a tutti gli uomini di buonavolontà. Possa questo appelloraggiungere anche quei popoli aiquali fino ad oggi è stato negato ildiritto all’autodeterminazione, ainon pochi popoli – sono di fatto molti– ai quali non sono garantite lelibertà fondamentali della persona:la libertà di fede, di coscienza e lalibertà politica». Poi, dopo aver ripetuto più volte che

La cultura dell’incontroper non creare altri muriA 25 anni dalla storica caduta del Muro di Berlino rimane il pericolo di creare divisioni tra i popoli. San Giovanni Paolo II fu profeta della fine dell’impero comunista

Una malattia terribile, che ti fadiventare per sempre un’altrapersona: i malati di Sla e i loro

familiari sanno cosa vuol dire; lasclerosi laterale amiotrofica facambiare per sempre la propria vita equella dei propri cari, che si trovano adover affrontare, senza averne le forze,un mostro cattivo che vuole stritolarli.Non vogliono, come forse moltipensano, procedure più veloci perottenere la “dolce morte”; voglionosemplicemente non essere lasciati soli acombattere questo mostro. Per questo gli stessi malati di Sla hannodeciso di rivolgersi al premier Renzi pergridare la loro contrarietà al taglio al

confronto con tutti: associazioni,gruppi, disabili ed esperti. Abbiamoinvitato il presidente del ConsiglioRenzi con lettere, petizioni, videomessaggi e comunicati, contiamo chevenga. Dopo la doccia gelata, ci vuoleun bel bagno caldo per i disabili conl’aumento del fondo”. Ci vuole coraggioad esporsi, coraggio per farsi portavocedi certe battaglie: ma la guerra ècomune e per vincerla ci vuole unionedi forze; e per un tema tanto delicatoquanto importante non fa mancare ilproprio sostegno, e non è cosa da poco,Papa Francesco, che alla finedell’udienza generale ha tenutoparticolarmente a salutare i malatipresenti: “Rivolgo un particolarepensiero a tutti gli ammalati di Sla e,mentre assicuro la mia vicinanza e lapreghiera, auspico che tutta la societàcivile sostenga le loro famiglie adaffrontare tale grave condizione disofferenza”. Un saluto insomma nonformale, che ricorda a tutti noi quantopuò essere importante un semplicegesto, non solo nei confronti deimalati, ma soprattutto per confortare lepersone che li assistono.

Marco Scano

I malati di Sla chiedonodelle attenzioni concreteUn gruppo di persone colpite dalla Sla ha protestato per la riduzione del fondo di nonautosufficienza. All’Udienza generale Papa Francesco ha manifestato la sua solidarietà

fondo di non autosufficienza previstonella legge di stabilità. Ed è il sardoSalvatore Usala, dalla sua casa diMonserrato, a prendere una posizioneben precisa: “Stavolta è la battagliafinale, dobbiamo ottenere untrattamento che renda l’Italia un paesecivile e rispettoso della Costituzione.Non ripeterò le cose che faremo, mameglio morti che abbandonati. Inmezzo a 36 miliardi trovate i fondi pernoi, Matteo contiamo su di te, evitiamoche qualcuno si faccia male. Stavolta èdiverso, siamo stanchi del ritualeperiodico che ogni anno ci costringe avenire a Roma per rivendicarefinanziamenti che dovrebbero essere lanorma perché garantiti dallaCostituzione. Essendo un’associazionedi disabili gravissimi, che viviamo ildramma della condizione sulla nostrapelle, riteniamo opportuno dare ilnostro contributo per creare condizioniper una vita degna di essere vissuta.Abbiamo preparato una proposta diincremento del fondo da 1.000 milioni,con relativa copertura documentata,vorremmo presentarla e incontrare i treministeri: Salute, Welfare e Mef. Laproposta è frutto dell’ascolto e del

La salute inoltre non è di per ségaranzia di felicità: questa, infatti, puòverificarsi anche in presenza di unasalute precaria. La pienezza a cui tendeogni vita umana non è incontraddizione con una condizione dimalattia e di sofferenza. Pertanto, la

mancanza di salute e la disabilità nonsono mai una buona ragione perescludere o, peggio, per eliminare unapersona; e la più grave privazione chele persone anziane subiscono non èl’indebolimento dell’organismo e ladisabilità che ne può conseguire, mal’abbandono, l’esclusione, laprivazione di amore» (Messaggio allaPontificia Accademia per la Vita, 19

febbraio 2014).Aiutare a morire non è un passo avanti,la società progredisce davvero quando«è veramente accogliente nei confrontidella vita, quando riconosce che essa èpreziosa anche nell’anzianità, nelladisabilità, nella malattia grave epersino quando si sta spegnendo;quando insegna che la chiamata allarealizzazione umana non esclude la

sofferenza». La persona malata non èda scartare anzi è veramente «un donoper l’intera comunità, una presenza chechiama alla solidarietà e allaresponsabilità» (ibidem).Anche se la pressione mediatica pro-eutanasia è molto forte, non bisognasmettere di portare avanti unabattaglia di civiltà a favore della vita,di ogni vita.

n DALLA PRIMA

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3Attualitàdomenica16 novembre 2014

Ancora una volta l’Unione Europeae la Corte di Giustizia riaprono laquestione degli sconti fisali sui

beni e proprietà accordati alla ChiesaCattolica dal Governo Italiano. Lofanno ammettendo un ricorso chepotrebbe costare agli enti ecclesiasticiitaliani 4 miliardi di euro per ICI e IMUnon pagati dal 2008. E ancora una voltai quotidiani italiani quando si tratta disoldi, patrimonio e Chiesa Cattolicafanno a gara a produrredisinformazione mirata a gettarediscredito sulle migliaia di opere pieche proprio nel Bel Paese reggono ilWelfare nazionale.In questo articolo si cercherà diproporre una breve disaminadell’evoluzione normativa delleimposte comunali sugli immobili perpoter capire su quali beni possanogravare e quali possano essere gliimpatti sul tessuto economico-socialese tali imposte fossero applicate senzadistinzione di sorta.Il primo provvedimento varato è datato1992, infatti con il Decreto Legislativon. 504 del 30 dicembre del 1992, apartire dal 1 gennaio 1993 venivaintrodotta l’ICI, l’Imposta Comunale

sugli Immobili. Un’ imposta che avevacome obiettivo il finanziamento deiComuni e delle Province attraverso latassazione delle proprietà immobiliaridei cittadini e delle Organizzazioni(Società, Enti e quant’altro). Da subitol’introduzione di un’ imposta sulla casaaveva fatto storcere il naso a tutti gliitaliani e immediatamente si eraintrodotta con il testo normativol’esenzione per le prime case. Allostesso modo il Legislatore si era posto ilproblema di non far gravare l’impostasul mondo del No-Profit. La ratiodell’esenzione era basata sulriconoscimento del contributo socialeal Welfare nazionale delle attività delcosiddetto Terzo Settore. Settore No-Profit che in Italia presenta un universodi enti, associazioni, fondazioni esindacati di cui solo una parte ha unamatrice confessionale. Ovviamente dasempre l’opinione pubblica guidatasapientemente dalla propagandalaicista delle principali testategiornalistiche italiane aveva da subitobollato l’esenzione ICI, come esenzionemirata a preservare i benefici di SantaRomana Chiesa, agganciando inmaniera impropria l’argomento alla

revisione ed eliminazione definitiva deiPatti Lateranensi. Dopo tanti anni di ICI, è subentratal’IMU (L’Imposta Unica Municipale), perpoi passare alla Tasi e alla più completaIUC (Imposta Unica Comunale).Cambiando però le varie denominazionidelle imposte il prodotto è sempre statolo stesso: le esenzioni previste per ilTerzo Settore ancora oggi vengonoconsiderate come indebito vantaggioeconomico della Chiesa Cattolica neiconfronti della povera gente che nonriesce a garantirsi una decorosa fine delmese. Niente di più falso. Per la precisione, l’esenzionedall’Imposta locale sugli Immobili èdiretta a tutti gli Enti cosiddetti NonEconomici, ma non tutti i beni degli Entinon Economici sono esentidall’applicazione dell’Imposta. Ladiscriminate è lo svolgimento o meno diattività commerciale nell’immobilepotenzialmente tassabile. Se in unlocale viene creato un oratorio èdiverso se nello stesso locale vienesvolta un’attività di rivendita libri.Nell’oratorio viene svolta un’attivitànon commerciale mentre la rivendita dilibri è un’attività commerciale. Lo

le attività degli Enti Ecclesiastici ocollaterali, ma anche per le attivitàsvolte da un Sindacato oppure da unPatronato oppure da, ad esempio, daMedici senza Frontiere.Per far capire come la lotta siapuramente ideologica, l’anno scorso inuno di questi rigurgiti anticlericali eanti-Chiesa Cattolica, si era sollevata lapolemica contro le esenzioni dellestrutture sanitarie cattoliche e deipoliambulatori rivolti all’assistenza deiprofughi. Appena un onesto giornalistaevidenziò l’analogia tra le struttureterritoriali di organismi laici e strutturecattoliche operanti nello stesso settoreil tutto fu posto a tacere. Comeanalogamente l’esenzione sull’immobile di una casa provinciale di unordine religioso equivale all’esenzionesull’ immobile della sede di unsindacato. Anche se per alcuni “illustristudiosi” se il sindacato fosse cattolicodovrebbe pagare l’imposta se invecefosse laico dovrebbe essere esente.Alla faccia della neutralità.

Raffaele Pontis

Dare valore a un serviziosenza particolari privilegi

La Chiesa non gode affatto di speciali concessioni in materia fiscale, paga cometutti le tasse per le attività commerciali e beneficia delle esenzioni per il no-profit

stesso immobile di conseguenza èesente dall’imposta nel primo caso esconta l’imposta nel secondo caso. Peròpossiamo anche individuare attività chepur essendo uguali possono esserecommerciali e non commerciali, comead esempio la somministrazione dialimenti e bevande. Di per se sarebbeinquadrabile come attivitàcommerciale. Però sarebbe opportunoverificare la finalità dellasomministrazione per determinarne lanatura commerciale o meno. Ecco che laMensa Caritas, pur somministrandoalimenti non presenta il requisitocommerciale mentre un ristorante di unalbergo gestito da suore presenta talerequisito. Di conseguenza l’immobiledove è svolta l’attività sarà esente nelprimo caso e tassato nel secondo. Manon solo. Nel secondo caso l’attivitàsarà soggetta alla disciplina IVA esoprattutto sarà soggetta all’IRES(l’imposta sui redditi per le personegiuridiche) e all’IRAP (ImpostaRegionale sulle attività Produttive).Tutto ciò vale, ricordiamo, non solo per

Il 6 novembre scorso la Camera hadefinitivamente approvato ildecreto legge 12 settembre

2014, n.132, avente ad oggetto"misure didegiurisdizionalizzazione ed altriinterventi per la definizionedell'arretrato in materia di processocivile". Si trattava di unprovvedimento "blindato", sulquale il Governo aveva posto inprecedenza la questione di fiducia,a testimonianza dell'importanzache riconnetteva al testo in esame."Degiurisdizionalizzazione", unpiccolo sciogilingua chetecnicamente sta a indicarel'intento del legislatore di sottrarredeterminate materie allacompetenza del giudice pertrasferirla a sedi amministrative oaddirittura per affidarlecompletamente agli accordi traprivati. La parte del provvedimentoapprovato che ha suscitato più econell'opinione pubblica è quellarelativa al cosiddetto "divorziolampo", o "divorzio semplificato" oaltre denominazioni similari, dadistinguere dall'altra figura, quelladel c.d. "divorzio breve", tuttoraall'esame del parlamento.In sintesi, sono previsteconvenzioni di negoziazioneassistita da avvocati in tema diseparazione personale, dicessazione degli effetti civili o discioglimento del matrimonio (neicasi di avvenuta separazionepersonale), di modifica dellecondizioni di separazione o didivorzio. La procedura è possibilesia in assenza che in presenza di figliminori, di figli maggiorenniportatori di handicap grave e di figlimaggiorenni non autosufficienti:

nel primo caso l’accordo concluso èvagliato esclusivamente dal Procuratoredella Repubblica; nel secondo caso (figliminori o non autosufficienti), al vagliodel PM si aggiunge il possibile passaggiodinanzi al Presidente del Tribunale.L’accordo raggiunto a seguito dinegoziazione assistita da avvocati èequiparato ai provvedimenti giudizialiche definiscono i procedimenti diseparazione personale, di cessazionedegli effetti civili o di scioglimento delmatrimonio, di modifica delle condizionidi separazione o di divorzio. Ulterioresemplificazione dei procedimenti diseparazione o divorzio è l'accordoricevuto dall’ufficiale dello Stato Civile: iconiugi potranno comparire innanziall’ufficiale dello Stato Civile del Comuneper concludere un accordo diseparazione o di scioglimento delmatrimonio o di cessazione degli effetticivili o, infine, di modifica dellecondizioni di separazione o di divorzio,senza l’obbligo di assistenza deidifensori. Tale modalità semplificata è adisposizione dei coniugi solo quandonon vi sono figli minori o portatori dihandicap grave o economicamente nonautosufficienti e a condizione chel’accordo non contenga atti con cui sidispone il trasferimento di dirittipatrimoniali. Per promuovere una"maggiore riflessione" sulle decisioni inquestione, è stato previsto un doppiopassaggio dinanzi al Sindaco in qualitàdi ufficiale di Stato civile a distanza di 30giorni.Questi i contenuti della nuova proceduradi divorzio, rispetto alla quale èpossibile fare qualche riflessione. Si hal'impressione, da un po' di tempo aquesta parte, che lo Stato italiano, percosì dire, non sappia più cosa farsenedella famiglia e del matrimonio, nonriconosca in essi un valore, un elementofondante della società e della

convivenza civile. Stupisce in particolareche una materia così sensibile e delicatacome quella del matrimonio siariversata in un decreto legge, sulla basedi una teorica "necessità ed urgenza",che in siffatta materia non dovrebbe perdefinizione sussistere, mentreoccorrerebbe riflessione eponderazione. Così, mentre non si ravvisa mai necessitàe urgenza nell'adozione di misureeconomiche e sociali a favore dellefamiglie (soprattutto quelle numerose,come previsto dalla Costituzione), si èriusciti a individuarla nel desiderio diporre fine a un matrimonio il piùrapidamente possibile e senza troppivagli e verifiche, salvo quelli puramenteburocratici del pubblico ministero eaddirittura del Sindaco. Fanno sorriderequesti "filtri" perché chiunque conoscaanche superficialmente le dinamichedella giustizia, sa benissimo che ipubblici ministeri dedicano il 99% delloro tempo alle cause penali econsiderano delle fastidioseincombenze le poche competenze civili,limitandosi il più delle volte ad apporreun timbro e una fugace sigla. Il risultato è che si farà ancora più faticaa capire il valore e il significato che loStato attribuisce al matrimonio e allafamiglia.

Luigi Murtas

Divorziare diventa più facileLascia fortemente perplessi la decisione disemplificare il divorzio con un mero accordo tra le parti

n NOVITÀ LEGISLATIVE. Si accorciano i tempi per porre termine alle nozze

Un presidente azzoppato. Barack Obama ed i democratici escono malconcidalle elezioni di medio termine, con i repubblicani che ora controllano ilCongresso. Il provincialismo tipico della stampa italiana si è subito

scatenato con il posizionamento da una parte o dall’altra, mentre i mediaamericani, che ben conoscono la situazione, hanno parlato di una carattristicadei presidenti a stelle e strisce al loro secondo mandato. La democraziadell’alternanza è fatta così: dopo un secondo mandato è quasi certo che ilpartito rimasto all’opposizione si prepari a vincere le successive elezioni. Per iprossimi due anni, tanto manca alle presidenziali americane, il presidenteObama avrà di che impegnarsi per portare avanti il proprio programma con unCongresso a maggioranza repubblicana.Germano Dottori, docente di studi strategici all’Università Luiss, ai microfonidella Radio Vaticana, ha dichiarato che Obama avrà grandi difficoltà sia nelproseguire la sua agenda di politica estera, per la quale, peraltro, è contestatoanche da ampi settori del suo partito, sia per realizzare, o comunque difendere,alcune riforme interne più importanti, alle quali lui intende legare la propriaeredità politica.Insomma è più un’opposizione interna all’area democratica che dall’esterno.Secondo alcuni osservatori statunitensi non sarebbero stati i repubblicani avincere quanto Obama a perdere consenso e comunque il voto dellepresidenziali fa storia a sé. “Gli americani – ha confermato il professor Dottori -quando votano alle presidenziali, scelgono una persona e quindi alcunedinamiche possono essere molto differenti rispetto a quelle viste all’opera nelleelezioni di medio termine”.Eppure gli ultimi sei anni non sono stati facili per gli Stati Uniti. Da lì è partita lacrisi dei derivati, che ha poi investito l’intera economia mondiale. L’emorragiadi posti di lavoro, così come il calo del potere d’acquisto, hanno pesatonotevolmente sugli americani, ma le scelte di politica economica hannopermesso di arrestare il declino e invertire al rotta, con la disoccupazione che ècalata mentre la produzione interna è cresciuta.Una ricetta che inspiegabilmente in Europa tarda ad essere recepita, tanto cheanche la stessa locomotiva tedesca viaggia a marcia indietro.Gli americani, con le elezioni di medio termine, hanno però fatto capire che losforzo finora prodotto non ha riportato il ceto medio ai livelli pre – crisi, e quindiil conto dovrà pagarlo chi ha governato, in questo caso Obama.Nei prossimi due anni i democratici dovranno mettercela tutta per far cambiareidea agli americani anche se, statistiche alla mano, servirà qualcosa di più del“Yes, we can” coniato nel 2008

I.P.

Dopo la sconfitta alle elezioni di “Midterm”per Obama sarà più difficile governare

n IL FATTO

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4 Chiesa domenica16 novembre 2014

sù, la voce di Dio, quando uno gira in-torno a se stesso: non ha orizzonte, per-ché l’orizzonte è lui stesso. E dietro aquesto c’è un’altra cosa, più profonda:c’è la paura della gratuità. Abbiamopaura della gratuità di Dio. È tantogrande che ci fa paura.Quando Dio ci offre un banchetto così (il riferimento è alla parabola degli invi-tati alle nozze n.d.r.), pensiamo sia me-glio non immischiarsi.Siamo più sicuri nei nostri peccati, neinostri limiti, ma siamo a casa nostra;uscire da casa nostra per andare all’invi-to di Dio, a casa di Dio, con gli altri? No.Ho paura. E tutti noi cristiani abbiamoquesta paura: nascosta, dentro … manon troppo. Cattolici, ma non troppo.Fiduciosi nel Signore, ma non troppo.Questo ‘ma non troppo’, segna la nostravita, ci fa piccoli, no?, ci rimpiccolisce.il dono di Dio è gratis, che la salvezzanon si compra: è un grande regalo, chel’amore di Dio … è il regalo più grande!Questa è la gratuità. E noi abbiamo unpo’ di paura e per questo pensiamo chela santità si faccia con le cose nostre ealla lunga diventiamo un po’ pelagianieh! La santità, la salvezza è gratuità.

4 novembre 2014

Il cristiano non rimane seduto

È triste il pastore che apre la porta dellaChiesa e rimane lì ad aspettare. È tristeil cristiano che non sente dentro, nel

suo cuore, il bisogno, la necessità di an-dare a raccontare agli altri che il Signo-re è buono. Ma quanta perversione c’ènel cuore di quelli che si credono giusti,come questi scribi, questi farisei. Eh, lo-ro non vogliono sporcarsi le mani con ipeccatori. Ricordiamo quello, cosa pen-savano: ‘Eh, se questo fosse profeta, sa-prebbe che questa è una peccatricÈ. Ildisprezzo. Usavano la gente, poi la di-sprezzavano.Il vero pastore, il vero cristiano ha que-sto zelo dentro: nessuno si perda. E perquesto non ha paura di sporcarsi le ma-ni. Non ha paura. Va dove deve andare.Rischia la sua vita, rischia la sua fama,rischia di perdere la sua comodità, il suostatus, anche perdere nella carriera ec-clesiastica pure, ma è buon pastore. An-che i cristiani devono essere così. È tan-to facile condannare gli altri, come fa-cevano questi – i pubblicani, i peccatori– è tanto facile, ma non è cristiano, eh?Non è da figli di Dio. Il Figlio di Dio va allimite, dà la vita, come l’ha data Gesù,per gli altri. Non può essere tranquillo,custodendo se stesso: la sua comodità,la sua fama, la sua tranquillità. Ricorda-tevi questo: pastori a metà camminono, mai! Cristiani a metà cammino, mai!È quello che ha fatto Gesù.

6 novembre 2014

Non essere tiepidi

Dobbiamo stare attenti a non scivolare

verso quella strada di cristiani pagani,cristiani nell’apparenza. È la tentazionedi abituarsi alla mediocrità, la medio-crità dei cristiani, di questi cristiani, èproprio la loro rovina, perché il cuore siintiepidisce, diventano tiepidi. E ai tie-pidi il Signore dice una parola forte:‘Perché sei tiepido, sto per vomitartidalla mia bocca’. È molto forte! Sononemici della Croce di Cristo. Prendono ilnome, ma non seguono le esigenze del-la vita cristiana.

7 novembre 2014

Rivalità e vanagloria

E quante volte nelle nostre istituzioni,nella Chiesa, nelle parrocchie, peresempio, nei collegi, troviamo questo,no? La rivalità; il farsi vedere; la vana-gloria. Si vede che sono due tarli chemangiano la consistenza della Chiesa,la rendono debole. La rivalità e la vana-gloria vanno contro questa armonia,questa concordia. Invece di rivalità evanagloria, cosa consiglia Paolo? ‘Maciascuno di voi, con tutta umiltà’- cosadeve fare con umiltà? – ‘consideri gli al-tri superiori a se stesso’. Lui sentivaquesto, eh? Lui si qualifica ‘non degnodi essere chiamato apostolo’, l’ultimo.Anche fortemente si umilia lì. Questoera un suo sentimento: pensare che glialtri erano superiori a lui.Cercare il bene dell’altro. Servire gli al-tri. Ma questa è la gioia di un vescovo,quando vede la sua Chiesa così: un me-desimo sentire, la stessa carità, rima-nendo unanimi e concordi. Questa èl’aria che Gesù vuole nella Chiesa. Sipossono avere opinioni diverse, va be-ne, ma sempre dentro quest’aria, que-st’atmosfera: di umiltà, carità, senzadisprezzare nessuno.

3 novembre 2014

La salvezza è un dono

È tanto difficile ascoltare la voce di Ge-

LE PIETRE

Servire Gesù con umiltàn LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Essere Chiesaper annunciare Cristo

All’Angelus il Santo Padre haincentrato la sua riflessione, apartire dalla festa liturgica della

Dedicazione della BasilicaLateranense, sull’appartenenza deicredenti alla Chiesa e la necessariacoerenza tra fede e vita.L’edificio spirituale, ha spiegato PapaFrancesco, «la Chiesa comunità degliuomini santificati dal sangue di Cristo edallo Spirito del Signore risorto,chiede a ciascuno di noi di esserecoerente con il dono della fede e dicompiere un cammino di testimonianzacristiana».La Chiesa «all’origine della sua vita edella sua missione nel mondo, non èstata altro che una comunità costituitaper confessare la fede in Gesù CristoFiglio di Dio e Redentore dell’uomo,una fede che opera per mezzo dellacarità è […] A questa finalitàessenziale devono essere ordinatianche gli elementi istituzionali, lestrutture e gli organismi pastorali; aquesta finalità essenziale:testimoniare la fede nella carità».Al termine dell’Angelus il Papa haricordato il venticinquesimoanniversario della caduta del Muro diBerlino, sottolineando in particolare ilruolo di San Giovanni Paolo II in quellafase storica: «La caduta avvenneall’improvviso, ma fu resa possibile dallungo e faticoso impegno di tantepersone che per questo hanno lottato,pregato e sofferto, alcuni fino alsacrificio della vita. Tra questi, unruolo di protagonista ha avuto il santoPapa Giovanni Paolo II. Preghiamoperché, con l’aiuto del Signore e lacollaborazione di tutti gli uomini dibuona volontà, si diffonda sempre piùuna cultura dell’incontro, capace di farcadere tutti i muri che ancora dividonoil mondo, e non accada più che persone

innocenti siano perseguitate e perfinouccise a causa del loro credo e dellaloro religione. Dove c’è un muro, c’èchiusura di cuore. Servono ponti, nonmuri!».A conclusione della preghieradomenicale non è mancato poi ilricordo del Pontefice per la Giornatadel Ringraziamento, che quest’annoaveva per tema “Nutrire il pianeta.Energia per la vita”, in collegamentocon l’Expo Milano 2015.A inizio settimana, nel corso dellaMessa celebrata in suffragio deiCardinali e vescovi defunti nel corsodell’anno, papa Francesco ha mostratola novità radicale della speranzacristiana: «Siamo chiamati a stareprima davanti alla croce di Gesù, comeMaria, come le donne, come ilcenturione; ad ascoltare il grido diGesù, e il suo ultimo respiro, e infine ilsilenzio; quel silenzio che si prolungaper tutto il sabato santo. E poi siamochiamati ad andare alla tomba, per

vedere che il grande masso è statoribaltato; per ascoltare l’annuncio: «Èrisorto, non è qui» (Mc 16,6). Lì c’è larisposta. Lì c’è il fondamento, laroccia. Non in "discorsi persuasivi disapienza", ma nella parola viventedella croce e della risurrezione diGesù».All’Udienza Generale Papa Francesco siè soffermato sul tema della “Chiesagerarchica”: «Nella presenza e nelministero dei Vescovi, dei Presbiteri edei Diaconi possiamo riconoscere ilvero volto della Chiesa: è la SantaMadre Chiesa Gerarchica. E davvero,attraverso questi fratelli scelti dalSignore e consacrati con il sacramentodell’Ordine, la Chiesa esercita la suamaternità».Ricevendo in udienza i partecipantiall’Assemblea nazionale dei SuperioriMaggiori, il Santo Padre ha insistitosulla testimonianza peculiare che ireligiosi sono chiamati a dare: «La vitareligiosa aiuta principalmente la

Chiesa a realizzare quell’"attrazione"che la fa crescere, perché davanti allatestimonianza di un fratello e di unasorella che vive veramente la vitareligiosa, la gente si domanda "checosa c’è qui?", "che cosa spingequesta persona oltre l’orizzontemondano?”».Ricevendo in udienza le partecipanti alCapitolo generale delle Figlie di MariaAusiliatrice, il Papa, le ha esortate aservire con coraggio la gioventù: «Énecessario attuare opportuni percorsidi cambiamento e di conversionepastorale, trasformando così le vostrecase in ambienti di evangelizzazione,dove soprattutto i giovani sianocoinvolti nella stessa vostra missione[…] In questo modo si formano igiovani a diventare essi stessi agenti dievangelizzazione per altri giovani».In settimana Papa Francesco haricevuto in udienza il Movimento adultiScout Cattolici Italiani, incoraggiando isuoi aderenti a proseguire il propriocammino sentendosi chiamati «a farestrada in famiglia; fare strada nelcreato; fare strada nella città.Camminare facendo strada:camminanti, non erranti, e nonquieti!».

Roberto Piredda

In settimana il Santo Padre ha ricevuto inudienza la Conferenza dei Superiori Maggiori,le Figlie di Maria Ausiliatrice riunite in Capitoloe il Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani

Papa Francescoall’Angelusha insistitosul legametra fede e vita

n IRAQUna chiesa diventamoscheaNella città irachena di Mosul,caduta lo scorso giugno nelle manidei jihadisti dello Stato Islamico(IS), la chiesa siro-ortodossadedicata a Sant'Efrem è statasvuotata dei suoi arredi interni evoci insistenti messe in rete viainternet accreditano l'idea che illuogo di culto cristiano potrebbeessere trasformato in moschea.Immagini fotografiche, diffuseonline, mostrano i banchi e altresuppellettili sottratte alla chiesa edisposte come merce in venditanell'area antistante il luogo sacro.Secondo alcune informazionicircolanti sui social network, laspoliazione sarebbe la prova che imiliziani dello Stato Islamico sipreparano a trasformare la chiesain moschea.

n IN PAKISTANCristiani arsi viviper blasfemiaUna coppia di cristiani, lui di 26anni e lei di 24, sono stati arsi vivida una folla di musulmani,provenienti da cinque villaggi aSud di Lahore, che li accusavano diaver commessoblasfemia, peraver bruciatodelle pagine delCorano.I due, chelavoravano in unafabbrica di argilla, sono statisequestrati e tenuti in ostaggioper due giorni all’interno dellafabbrica, dopo di che sono statispinti nella fornace dove sicuociono i mattoni. La suppostablasfemia è legata alla recentemorte del padre di Shahzad. Duegiorni fa la donna ripulendol’abitazione dell’uomo, avevapreso alcuni oggetti personali,carte e fogli dell’uomo, ritenutiinservibili, facendone un piccolorogo. Secondo un musulmano cheha assistito alla scena, in quelrogo vi sarebbero state dellepagine del Corano. L’uomo haquindi sparso la voce nei villaggicircostanti e una folla di oltre 100persone ha preso in ostaggio i duegiovani. La polizia, avvisata daaltri cristiani, è intervenutaconstatando il decesso earrestando, decine di persone.

n INDIA21 giovani ordinatisacerdotiNel 2015, nel pieno dell'Annodedicato alla vita consacrata, 21scolastici gesuiti in India verrannoordinati sacerdoti. Un dono delSignore per p. Errol Fernandes sj,in momento in cui "la Chiesauniversale affronta una sfida,mentre il numero di sacerdoti,religiosi e suore continua a calare.

n VIETNAMI cattolici rivoglionoil terreno della chiesaI cattolici vietnamiti dellacomunità di Thai Ha, affidata alservizio pastorale deiRedentoristi, hanno protestatopubblicamente nei giorni scorsichiedendo la restituzione di unterreno che sostengonoappartenga alla parrocchia. Leautorità hanno avviato lavori diriempimento di un lago presentesu quel terreno. Secondo preti,religiosi Redentoristi e fedeli laici,la decisione delle autorità diprosciugare il laghetto è unaviolazione dei diritti della Chiesa.I manifestanti, che portavanostriscioni e intonavano slogan,sono stati dispersi dalla polizia.

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5Giovanidomenica16 novembre 2014

Un cammino lungo un anno,inaugurato dalla straordinariavisita di Papa Francesco a

Cagliari e proseguito con tantimomenti comunitari che ne hannosegnato la crescita spirituale.Era il mese di agosto dello scorso annoquando un nutrito gruppo di giovani siriuniva per la prima volta nei salonidell’oratorio della Parrocchiacagliaritana del SS. Crocifisso, guidatida don Davide Collu.Decine di ragazzi provenienti da realtàparrocchiali differenti, ricchi dientusiasmo nell’iniziare un progettoaffascinante e coinvolgente: costituireil Coro Diocesano dei giovani, il cuicompito sarebbe stato quello dianimare, con il canto, le numerosetappe delle attività organizzatedall’Arcidiocesi di Cagliari e dallaPastorale Giovanile diocesana inparticolare.Non solo. L’obiettivo che il Coro siponeva, e da allora manda avanti, èquello di testimoniare la gioiadell’essere cristiani attraverso quellastraordinaria forma di preghiera chepuò essere la musica. Evangelizzare con il canto e allo stesso

queste realtà e unirsi in preghiera conloro è il più bel modo di condividereun momento di gioia e diringraziamento al Signore attraversoil canto e la musica.Per questo motivo il Coro Diocesanodei Giovani ha organizzato la primaRassegna diocesana dei cori giovaniliche si svolgerà domenica 30 novembre2014 a Cagliari, a partire dalle ore17.30, presso la Parrocchia dellaMadonna della Strada. L'invito è rivolto a tutti i cori giovaniliche animano le celebrazioni liturgichenelle nostre parrocchie o all'internodei movimenti.Per poter organizzare al megliol’evento, ai cori che intendonopartecipare è richiesto di iscriversientro domenica 16 novembre,specificando i titoli di massimo duebrani, liturgici o di ispirazionecristiana, che verranno eseguiti, diquali strumenti musicali avrannobisogno (o se provvederanno aportare i propri) e una brevepresentazione dell’attività del propriocoro. Il canto finale “Voi siete mieiamici”, tema delle attività diquest’anno della Pastorale Giovanilediocesana, sarà proposto dal CoroDiocesano dei Giovani ed eseguito datutti i cori riuniti insieme.

Damiano Aresu

Annunciare Gesùattraverso la musica

tempo essere evangelizzati, sempre incammino con la nostra Diocesi.A ricordarci i nostri propositi, inquesti 15 mesi, è stato proprio uncanto, “Getta le tue reti”, nato peressere l’inno dell’incontro del Papacon i giovani sardi e divenuto, inrealtà, promessa, testimonianza,invito alla missione.Da quell’agosto 2013 tanti momentihanno impreziosito la vita del CoroDiocesano dei Giovani e della nostraDiocesi, basti pensare alle bellissimeserate vissute a Elmas, San Vito eQuartu o all’incontro degliuniversitari cagliaritani nelle chiesedi S. Eulalia e del S. Sepolcro.Lo sguardo del Coro, però, non siferma al passato, ma è già proiettatoverso i prossimi eventi.Siamo sempre alla ricerca di nuovevoci e non vediamo l’ora di accoglieretutti coloro che intendano viverequesta bellissima avventura cheunisce preghiera al Signore edivertimento.La nostra realtà diocesana è ricca ditanti cori giovanili che ogni settimanasvolgono il fondamentale serviziodell’animazione liturgica. Dare voce a

CRONACA

n UFFICIOCATECHISTICOAl via “Prendi e leggi”È iniziata nel pomeriggio di sabato8 novembre la serie di 6 incontriper Animatori di centri di Ascoltodella Parola e Catechisti.Organizzata e voluta dal SettoreApostolato Biblico, che fa partedell’Ufficio Catechistico Diocesanodi Cagliari, con circa 105partecipanti. Dopo la presentazione delDirettore dell’Ufficio, donEmanuele Mameli, la guida è stataaffidata, per queso primo incontroa prof. Michele Antonio Corona,dottorando in epigrafia elicenziato all’Pontificio Istituto

Biblico, che con la sua dinamicità,ha coinvolto l’assembleainteragendo, facendola partecipee guidandola nell’iniziale percorsodi conoscenza della Bibbia e nellacomplessità della questione.Parlando poi dell’animatorebiblico e il catechista lo haesortato ad essere portatore diquell’entusiasmo che scaturiscedalla frequentazione assidua dellaParola: corredato da competenzateologica, ermeneutica ecomunicativa mette il suo servizioper l’incontro dei fedeli con laParola di Dio. C’è stato spazioanche per alcune domande deipartecipanti sull’opportunità diuna lettura assidua e continuadella Parola e sul personaleapproccio alla Sacra Scrittura. Ilprossimo incontro è per sabatopomeriggio, 22 novembre, con laguida di mons. Mario Ledda sullepagine dell’Antico Testamento esull’attesa di Israele.

Raffaele Altieri

L'Ufficio di Pastorale Giovaniledella nostra diocesi, quest'annosi dedicherà al lavoro ed allo

sviluppo della figura di San GiovanniBosco, relativamente al suo ruolo dipadre, amico e guida. Lavorare eprogettare delle iniziative per igiovani è un lavoro che richiedeimpegno e passione, e gli animatorivolontari della squadra PG concilianolavoro, università o scuola, e vitaprivata, per creare delle iniziativesempre nuove ed attuali per leparrocchie e gli oratori della diocesi. Per riuscire a realizzare gliappuntamenti di quest'anno, le felpegialle, sotto la guida del direttoredell'Ufficio PG, don Alberto Pistolesi,e con l'ausilio della coordinatrice,Barbara Morittu, si sono distribuiti invari gruppi di lavoro. La metodologiaadottata dalla PG per il lavoro diquest'anno consiste nell'aver creatodei settori lavorativi specializzati ededicati allo sviluppo della tematicacomune, che verrà organizzata inmodo diverso a seconda dell'eventoda progettare e pianificare. Affinchèla comunicazione, la collaborazione ela coordinazione all'internodell'intero team non vengano maimeno, ogni settore ha un animatoreresponsabile, che oltre ad avere ilcompito di gestire il lavoro relativo alsuo ambito, si preoccupa di tenereaggiornato il direttore e gli altrianimatori responsabili. Non restaquindi che farci raccontare propriodai responsabili dei settori PG, comesta procedendo il lavoro:Sergio Arizio, 21 anni, studente diIngegneria Ambientale e delTerritorio presso l’Università diCagliari, responsabile GiornateDiocesane. “Giornata Diocesanasignifica anzitutto comunione. Stareinsieme, confrontarsi, sentire diappartenere a un qualcosa di piùgrande della propria parrocchia.Le Giornate Diocesane sono e sarannoanche dei veri momenti formativi, unarricchimento spirituale per ognipartecipante e, alla fine, le domande

Pastorale giovanile. Le testimonianze degli animatori impegnati nell’attività diocesana

Mettersi con fiducia al servizio dei ragazzialle quali dovremodare una rispostasaranno: cosa hoimparato oggi? Cosaporto nel miooratorio?Sarà unagrandissimaoccasione anche perla PastoraleGiovanile che potràconoscere ancorameglio le diverserealtà della diocesi,soprattutto le piùlontane da Cagliari.Come responsabiledel gruppo di lavoroche staorganizzando leGiornate, horitenuto necessarioindividuare deisottogruppi che sioccupino dellasegreteria,dell'animazione, deltema, della liturgia edella logistica. Come gruppo, a più diun mese dall'evento, ci siamo giàmessi in gioco per approfondire iltema, curare nei minimi dettagli leattività, proporre degli approccidifferenti alle diverse fasce d'etàpresenti, e, non ultimo, vivere ungrande "cortile" cittadino, imparare,ridere, giocare, fare una merendainsieme e poter dire con il cuore chetutti ci siamo sentiti amati!”

Maria Elena Pes, 26 anni, impiegata,responsabile dei Campi di Formazione.“Quest'anno saremo noi ad occuparcidirettamente della formazione deinuovi animatori della Diocesi. Horicevuto l'incarico di coordinatricedal nostro Don. Provengo da unarealtà associativa come l'AzioneCattolica che sicuramente ha unastruttura differente da quellaoratoriale ma in entrambi i casi unacosa sola è fondamentale: laformazione! Perché come sento dire

spesso "non possiamo dare nienteagli altri se prima non abbiamoricevuto noi qualcosa" ed io che hoiniziato ad essere un'educatrice di ACin situazioni di "emergenzaparrocchiale" oggi sono convinta chei campi di formazione siano un grandedono che i ragazzi ricevono! Abbiamoun compito di grande responsabilitàma mi sono state affiancate dellepersone davvero valide e comesquadra cercheremo di dare e fare ilmeglio per la formazione deglianimatori!”

Andrea Dore, 26 anni, dottore inmedicina e chirurgia, specializzandodi chirurgia generale, responsabile PGtour.“L’obiettivo principale del nostrolavoro è di creare un network, unarete che colleghi gli oratoriparrocchiali con la curia e con gli altrioratori presenti in diocesi. Cerchiamodi creare questa rete generale dalle

unicità delle nostre parrocchie,inserite in contesti sociali differentidovuti alla posizione geografica.Sull’invito di papa Francesco,prendiamo le nostre felpe e cidirigiamo verso tutte le parrocchiediocesane, a qualsiasi distanza essesiano. Qui cerchiamo di conoscere lepersone che abitano gli oratori, iparroci, gli animatori e i loro progettieducativi per i giovani; vediamo qualisono le necessità di quelladeterminata realtà, e proviamo arisolvere eventuali difficoltà chevengono segnalate. Inoltre, possiamoeffettuare degli incontri con glianimatori della parrocchia per dettaredelle linee guida per la costruzione diprogetti oratoriali sempre piùconcreti, offrire formazione ai ragazzisu determinati ambiti dell’essereanimatore, informare sulle attivitàpresenti in diocesi e organizzate dallaPastorale Giovanile.”

Federica Bande

Ore 17:30 Raduno presso la Parrocchia “Madonna della Strada” a Cagliari, via Crespellani, 1Ore 18:00 Santa Messa animata da tutti i giovani coristi partecipantiOre 19:00 Inizio Rassegna.Per iscrizioni alla rassegna e al coro diocesano dei giovani, info e contatti: Don Davide Collu 3401015708;[email protected]. Katia Serra 3296542398.

n IL PROGRAMMA DELL’INCONTRO DEI CORI GIOVANILI

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7Cagliaridomenica16 novembre 2014

Dal 4 al 9 novembre si è respirataun’aria diversa: di gioco e dipassione pura per la scienza.

Infatti, per il settimo annoconsecutivo si è ripetuto il CagliariFestival Scienza. Sei giorni diconferenze, laboratori, dibattiti,tavole rotonde, incontri con lamusica e con la poesia, spettacoli,animazioni sul tema La scienza ciaiuta per una totale immersionenella fisica, nella matematica, nellescienze naturali e biologiche, nellachimica, nell’astronomia, e altricampi del sapere legati a questediscipline come lo sport, lamedicina, la bioetica e l’ecologia.Realizzato con il patrocinio dellaCommissione Nazionale Italiana perl’UNESCO e dal Comune di Cagliari,ed è stato promosso e organizzato,in collaborazione con la BibliotecaProvinciale di Cagliari, da ScienzaSocietà Scienza.Oltre 50 ospiti hanno raccontato lascienza con una ricca varietà dilinguaggi. 78 appuntamenti. 22postazioni differenti tra laboratori epercorsi botanici e naturalistici. 8realtà musicali e di ricerca. 5

momenti più significativi o discattare immagini di situazioni dellavita quotidiana in cui appareevidente l’apporto della scienza edella tecnologia in terminimigliorativi, accompagnando le fotodagli hashtag ufficiali #scienzaiuta e#cagliariscienza14. È impossibile raccontare neldettaglio tutti gli appuntamenti chedal gioco degli scacchi allo yogadella risata, dagli experimentalshows al pozzo lunare, dallarivisitazione della favola diBiancaneve a quella delle Storie diErodoto, e dai misteri della voce inmusica ai misteri di strani fenomenifisici al confine tra normale eparanormale, hanno animatol’edizione di questo Festival. Ma, sicuramente, l’essenza delfestival è racchiusa nelle parole delfisico CERN Ugo Amaldi, che hasvelato perché la scienza è utile ebella: “La Scienza è “bella” perché isistemi del mondo che descrive espiega sono belli come i corpicelesti, gli animali, le piante. Ciappaiono ancor più belli quandomanifestano una qualche forma disimmetria e mettono in lucel’insospettata semplicità che staalla radice della varietà. La Scienzaè “utile”: ovvio archetipo è laBiologia molecolare con lacomprensione della struttura efunzionamento delle cellule e laFisica con gli acceleratori diparticelle, che hanno portato alcostante miglioramento nelladiagnostica e nelle terapie medichecon ricadute positive sulla salute equalità della vita”.

Margherita Santus

Il mondo della scienzavicino alla vita quotidianaSi è concluso domenica scorsa il “CagliariFestivalScienza”, che ha visto la presenzadi oltre 10.000 visitatori con più di 200 studenti impegnati come animatori

mostre. Due le prestigiose location:il Centro Culturale Exmà e i locali delparco di Monte Claro. “La scienza ci aiuta” ha analizzato lediverse sfaccettature delle scienzeper mostrare al pubblico i risvoltiapplicativi delle disciplinescientifiche e capire come questeaiutino concretamente la società.Il Festival è stato assolutamentel’occasione perfetta per conoscere lascienza in modo semplice eaccattivante. Sei giorni diappuntamenti – in cui sono staticoinvolti scuole, famiglie,ricercatori e semplici cittadini ditutte le età – hanno spiegato comela scienza è prima di tuttoconoscenza e contribuisce da sempreal progresso della società.Il festival ci ha spiegato perché: lascienza ci aiuta a leggere, attraversola lettura di testi di saggistica edivulgazione; la scienza ci aiuta acomprendere, allestendo mostre,laboratori interattivi e laboratorididattici; la scienza ci aiuta acomunicare, dando a tuttil’occasione di dialogare con gliesperti e partecipare a seminari,tavole rotonde, animazioni, teatro,poesia.La coniugazione delle disciplinescientifiche con quelle umanistiche eartistiche, facendo salva l’unitàdella cultura di cui la scienza è partefondante, ha dato vita a un’insolita epiacevole occasione di crescitaculturale. Il pubblico è stato ancora piùpartecipe grazie alla realizzazione diun contest fotografico su Instagramche chiedeva ai partecipanti diinterpretare il Festival nei suoi

Difficile trovare un “continentale”più amato dai Sardi. Difficiletrovare un “sardo” tanto caro al

calcio e allo sport italiano, ma nonsolo. Quando per il tuo settantesimocompleanno anche il Presidente dellaRepubblica si premura di farti arrivareun telegramma di auguri, è evidentecome cotanta stima non dipendasoltanto dalle tue abilità da calciatore.«Caro Gigi Riva – si legge nella notadel Capo dello Stato, GiorgioNapolitano – Le invio i migliori auguria nome mio e di tutti coloro che hannoavuto modo di seguirla e applaudirlanegli anni che l'hanno vista diventaresimbolo della nostra sportivitànazionale. La sua attività sportiva,condotta con esemplare serietà erigorosa rettitudine, tiene vivo ilricordo di una grande stagione delcalcio italiano e dei numerosi successiconseguiti nelle competizioniinternazionali». Serietà e rettitudine. Valori che ilcalcio di oggi sembra davvero aversmarrito. In un sistema dove fa piùnotizia l’ultima auto acquistata da uncalciatore rispetto alle sue gesta incampo, in cui si aspetta morbosamente

Gigi Riva, campione di serietà e rettitudineIl grande calciatore protagonista del Cagliaridello scudetto e della nazionale italianaha compiuto 70 anni

il tweet di un giocatore che ha litigatocol suo, potrebbe pure capitare didimenticarsi del compleanno di GigiRiva, il migliore attaccante nella storiadel calcio italiano. Per fortuna, però,non è così.Sulla storia di Luigi Riva da Leggiuno,nato il 7 novembre 1944, è pressochéimpossibile scrivere qualcosad’innovativo. Al suo arrivo a CagliariGigi era un timido diciottennelombardo dalla storia familiaredifficile, catapultato nella Sardegnadei primi anni Sessanta per fare ilcalciatore. Allora Riva era solo un’esileala sinistra dal grande potenziale. Ilnumero 11 rossoblù sulla schiena,come tatuato. Otto reti in Serie B, unoin più al debutto nella massima serie.Poi i diciotto dell’annata 1966-67,chiusa da capocannoniere nonostanteil primo grave infortunio in magliaazzurra, contro il Portogallo. quandosi rompe il perone della gamba sinistra(con la 9 indosso). Da allora anche inazzurro la maglia numero 11 fu suoappannaggio pressoché esclusivo,senza discussioni. E guai a farne, vistoil suo mostruoso rendimento: a finecarriera i gol in Nazionale sono 35 su42 presenze. Ritmi da CristianoRonaldo ante litteram, si potrebbedire. Sbagliando in pieno.Perché quel che ha fatto Riva perCagliari e la Sardegna non èparagonabile alla carriera di nessunaltro calciatore moderno. Non è tantol’aver condotto i rossoblù alloScudetto del 1969-70, con Gigi punta

di diamante di un undici perfetto dalladifesa ermetica (soli 11 gol subiti in 30gare). Lui ha fatto e dato molto di più. Harinunciato alle lusinghe del guadagnofacile delle facoltose squadre del NordItalia per restare a Cagliari. LaJuventus arrivò a offrire novecalciatori e un miliardo di lire peraverlo in squadra e forse il Cagliari diallora avrebbe beneficiato di ciò, con ivari Bettega, Gentile e Cuccureddu afigurar tra i nove. Niet. «Ci gridavanoladri, banditi, pecorai. E noi, per tuttarisposta, più forti ancora», haraccontato più di una volta aigiornalisti per spiegare il suo legamecon la terra sarda. Un’identificazionetotale con la causa dell’Isola da cui,diciottenne, sperava di fuggire al piùpresto. E di cui, invece, divennetestimonial eccellente sui medianazionali. I successi di Riva e delCagliari Calcio erano forse l’unicoaspetto positivo utile per contrastare itanti, troppi stereotipi e luoghi comunisulla Sardegna. Riva è rimasto sempre fedele ai colorirossoblù. Una scelta che gli ha fattoguadagnare l’amore eterno di unaterra che gli ha dato tanto. Ha semprerifiutato, in silenzio, ogni ruolopolitico gli sia stato offerto, così comeil ruolo di San Francesco nel film diFranco Zeffirelli. Un eroe sui generis:potente e fragile, testardo e umile. Econ una sigaretta perennementeaccesa. Auguri, Rombo di Tuono.

Francesco Aresu

n S. TERESA DI GESÙUna mostra itineranteLa mostra itinerante dal titolo “Nata perTe” dedicata a Santa Teresa di Gesù,realizzata per celebrare il V Centenariodella nascita della santa, è visitabilenella Basilica di San Saturnino aCagliarifino a domenica 16, e dal 17 al19 novembre nel convento carmelitanodi Terramala. Dal 20 al 25 novembreinvece sarà nella parrocchia di SanGiovanni Battista a Pula.

n SAN CARLO BORROMEOLunedì 24 Scuola di preghieraLunedì 24 novembre a partire dalle20.30 nei locali della parrocchia SanCarlo Borromeo nuovo appuntamentocon la “Scuola di preghiera pergiovani”, guidati dal parroco don LucaVenturelli. L’iniziativa è destinata airagazzi e alle ragazze che desideranovivere un momento di condivisione conaltri giovani. Per informazioniwww.parrocchiasancarlo.it.

nIL 30 NOVEMBRERassegna cori parrocchialiSono aperte le iscrizioni per laRassegna Diocesana dei cori giovaniliparrocchiali organizzata dal CoroDiocesano dei giovani. La rassegna sisvolgerà il 30 Novembre nellaparrocchia Madonna della Strada aCagliari. Per info e iscrizioni:[email protected], Don Davide Collu,3401015708, e Katia Serra3296542398.

nCISM / USMIGiornata Pro OrantibusVenerdì 21 novembre alle 16 nelconvento della monacheSacramentine di Cagliari è inprogramma la “Giornata ProOrantibus” con la Lectio sul tema:“Vita Consacrata, vita profetica”: laCarità fraterna, tenuta da DonGiuseppe Tilocca, docente presso laPontificia Facoltà Teologica dellaSardegna.

n DOMENICA IN EDICOLA“Cagliari Avvenire Mese”Come ogni terza del mese, domenica èprevista la pubblicazione di quattropagine sul quotidiano Avvenire. Congiuntamente a “Il Portico”, l’insertocontribuisce a riflettere sui temi chestanno maggiormente a cuore e per iquali vale la pena utilizzare un ulteriorecanale comunicativo. Le modalità diricezione sono disponibili sul sitowww.chiesadicagliari.

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8 domenica24 settembre 20098 Parola di Dio

L’approccio alla liturgia dellaParola odierna deve partiredalla collocazione dellapenultima domenica

dell’anno liturgico. La Chiesa hacamminato per un intero cicloannuale sui sentieri del vangelo diMatteo ascoltando le parole delMaestro e seguendo il camminodella comunità dei discepoli.Essendo giunti ormai alladomenica precedente la solennitàdi Cristo Re, il vangelo ci offre laconsueta immagine del viaggio edel ritorno del Signore. La primacomunità cristiana – cometestimoniato da Paolo – sentivaforte il desiderio della parusia,cioè del ritorno di Gesù. L’afflatoverso il Signore non era mosso danostalgia o rifiuto dellaresponsabilità, ma era parteintegrante del desideriomessianico insito nella tradizionegiudaica del tempo. ‘La vostraliberazione è vicina’ è la più chiaraprecisazione di quanto la speranzadel ritorno sia stata innestatanella certezza della fede. Il branoevangelico ci presenta unaparabola, incastonata tra ilracconto delle vergini (25,1-13) eil ‘giudizio’ del Figlio dell’uomo supecore e capre (25,31-46). Gesùcita un uomo – in Luca vieneappellato come ‘nobile’ – che,dovendo affrontare un viaggio,decide di mettere al sicuro i propribeni. La cosa più naturale sarebbeforse stata quella di affidarli eglistesso ad una banca o inserirli inqualche circuito finanziario pertrarne profitto. Invece, questosingolare padrone, divide i propribeni e li consegna ad alcuni deisuoi servi ‘secondo le capacità diciascuno’. Tale puntualizzazionerisulta fondamentale per poterentrare meglio nella dinamicadella parabola. Il padrone conoscebene i propri servi e affida loro unaparte di bene, in modoproporzionale alle possibilità diciascuno e le loro doti. In Matteo italenti non sono le doti personali,le capacità, i carismi, ma i talentisono il dono stesso che vieneaffidato e che deve esserecustodito attraverso le doti checiascuno possiede. Non si tratta,dunque, del luogo comunesecondo cui il padrone hadistribuito delle abilità differenti,ma, al contrario, ha consegnato ildono ricchissimo tenendo contodelle forze (dunamis) personali. Iltalento era una misura di peso cheequivaleva a poco meno di 35 kg.Perciò il padrone non assegna‘alcuni spiccioli’ ai servi, ma donaloro un’ingente quantità diricchezza. Agendo così, il padronesi mostra fiducioso nei confrontidei servi, anche perché nonesplicita alcun obbligo diguadagno ulteriore. I primi dueservi, come sappiamo, agisconocon prontezza ed efficienza,investendo l’intera somma eottenendo il doppio.Il terzo, invece, si adopera pernascondere nel terreno il talentoricevuto. La legislazione rabbinicaaveva fissato il principio secondocui ‘il debitore, al quale fosse statorubato il denaro, nascosto nelterreno, non era tenuto a restituireil prestito al creditore’. Il terzoservo non corre rischi nésbagliando un eventualeinvestimento, né a causa di ungenerico furto. Ha le spalle copertein qualsiasi caso. La motivazionedel suo atteggiamento, esplicitaquale idea ha del padrone: ‘uomoduro,che miete dove non haseminato e raccoglie dove non hasparso’. Generosità e fiducia cheavevamo intravisto nel gestodell’affidamento copioso dei suoibeni collima con questo profilo.

Chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni

XXXIII Domenica del T. O. (Anno A)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoiservi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro

due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e neguadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due,

ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca

nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e

volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri

cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, neho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il

suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendiparte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore,mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene,

servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nelpoco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento edisse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai

seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andatoa nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.

Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dovenon ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare

il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio conl’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non

ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuorinelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Inoltre, ai due servi il padrone nonchiede interessi, ma solo ciò cheaveva loro affidato. Alla generosa efiduciosa risposta dei due, il dono siallarga a “molto di più” rispetto al‘poco’ precedente. Il terzo servo perdue volte usa ‘tuo’ per indicare che laproprietà del talento è rimasta delpadrone. Quella ricchezza non gli hacambiato la vita, non lo ha toccato,anzi lo ha preoccupato. Sotterrarla èstato il modo per togliersela dallavista, evitare di sentirsi interpellatoda quel dono. La risposta del padrone sembra ‘fareil verso’ alla frase tagliente del servoe trarre le conclusioni dalle suestesse parole. Questi ha sedimentatoun rapporto col padrone intriso dipaura, di diffidenza, di formalità, diservilità passiva attribuendogli tuttociò che nel suo stesso cuorealbergava. Il padrone – che loconosceva bene – deve notificare chela fiducia concessagli non ha portatofrutti positivi di cambiamento. Ilservo ha rafforzato una relazionelacerante con se stesso e colpadrone. Al lettore che si avvicina aquesta pagina quale panorama siprospetta? Quale volto di Dio vienepresentato? Perché i primi dueriescono ad essere ‘servi buoni efedeli’? La buona notizia passaancora una volta dall’atteggiamentodel Padr(on)e, che per primo dafiducia ai servi e li coinvolge nel suopiano di vita. Il terzo è alienato dallapropria paura.

Dal Vangelo

secondoMatteo

Mt 25,14-30

di Michele Antonio Corona

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9Vita cristianadomenica16 novembre 2014

In questo dialogo, sempre affabile ecordiale non si deve mai trascurare ilvincolo essenziale tra dialogo eannuncio, che porta la Chiesa amantenere ed intensificare le relazionicon i non cristiani…La vera aperturaimplica il mantenersi fermi nelle proprieconvinzioni più profonde con un’identitàchiara e gioiosa, ma aperti acomprendere quelle dell’altro e sapendoche il dialogo può arricchire ognuno(251). Ecco, dunque che per poterevangelizzare autenticamente ènecessario un dialogo aperto e sereno, equesto esige che, chi annuncia, abbiachiara la conoscenza della propriaidentità di appartenenza, dunquesapere chi siamo! In questi paragrafiPapa Francesco invita a dialogare contutti, con i fratelli cristiani delle altreconfessioni, con l’Ebraismo, con l’Islam,anzi proprio attraverso il dialogo conessi, noi stessi in quanto cristianipossiamo conoscere meglio la nostrastessa identità, le nostre convinzioni, lanostra fede profonda in Gesù Cristo.Dunque, il dialogo interreligioso lungidall’essere oppositivo, promuove unaconoscenza approfondita deifondamenti del proprio Credo. Nonpossiamo evangelizzare se nonconoscendo le origini delle divisioni fra icristiani, ma solo per poter identificaremeglio ciò che ci unisce, piuttosto di ciòche ci divide, perché la “credibilitàdell’annuncio cristiano sarebbe moltopiù grande se i cristiani superassero leloro divisioni e la Chiesa realizzasse lapienezza della cattolicità…”(244). Le

relazioni con l’Ebraismo meritano “unosguardo molto speciale”, perchél’Alleanza con Dio e il popolo ebreo nonè mai stata revocata. “La Chiesa, checondivide con l’Ebraismo una parteimportante delle Sacre Scritture,considera il popolo dell’Alleanza e la suafede come una radicesacra della propriaidentità cristiana”(247).Così Papa Francesco sifa premura di insegnareche “in quest’epocaacquista una notevoleimportanza la relazionecon l’Islam…Nonbisogna dimenticareche essi (i mussulmanin.d.r.), professando diavere la fede di Abramo,adorano con noi un Dio unico,misericordioso, che giudicherà gliuomini nel giorno finale” (252).Ma perché questo dialogo con questifratelli sia vero, è necessario che vi siatra gli interlocutori un’ adeguataformazione, perché molte sono le cosein comune, ma devono essere chiare ledifferenze, per opporci ad ogni forma diintegralismo, di sincretismo e difondamentalismo violento. I cristiani che annunciano il vangelo nonpossono stare nell’ignoranza delleconvinzioni dell’altro…dei vari sistemidi significato della vita che gli altriadottano nel loro sistema etico, così nonpossono ignorare il Corano eun’adeguata sua interpretazione che

certamente può contrapporsi ad ogniforma di violenza. Viene richiamataanche l’importanza “del rispetto per lalibertà religiosa, considerata come undiritto umano fondamentale”Il paragrafo 255 si spinge a dichiarareche “un sano pluralismo” delle fedi, che

davvero rispetti gli altri e ivalori come tali, ci aiuta a “nonprivatizzare le religioni”; esseinfatti non possono essereracchiuse nell’intimo dellesingole persone o delle chieseo sinagoghe, o moschee, maesigono di poter essereprofessate pubblicamente nelrispetto di ciascuna. Anche leminoranze degli agnostici e dinon credenti non possonomettere a tacere le convinzionidi maggioranze di credenti, né

possono ignorare la ricchezza delletradizioni di ciascuna religione. Papa Francesco comprende tutto questaprofondità di insegnamenti inun’affermazione racchiusa nel paragrafo257 che conclude il quarto capitolodell’Evangelii gaudium: “Come credentici sentiamo vicini anche a quanti, nonriconoscendosi parte di alcunatradizione religiosa, cercanosinceramente la verità, la bontà, labellezza, che per noi trovano la massimaespressione e la loro fonte in Dio” .Sono questi, dunque, i presupposti di undialogo autentico per promuoverel’evangelizzazione nel mondocontemporaneo.

Maria Grazia Pau

Chiamati a dialogare con tutti

9

Non è bene che l’uomo sia solo:gli voglio fare un aiuto che glisia simile” (Gen 2,18). L’analisi

dei relativi passi del Libro dellaGenesi (cf. Gen 2) ci ha già portato asorprendenti conclusioni cheriguardano l’antropologia, cioè lascienza fondamentale circa l’uomo,racchiusa in questo libro. Infatti, infrasi relativamente scarse, l’anticotesto delinea l’uomo come personacon la soggettività che lacaratterizza.Quanto a questo primo uomo, cosìformato, Dio-Jahvè dà il comando cheriguarda tutti gli alberi che crescononel “giardino in Eden”, soprattuttoquello della conoscenza del bene edel male, ai lineamenti dell’uomo,sopra descritti, si aggiunge ilmomento della scelta edell’autodeterminazione, cioè dellalibera volontà.In questo modo, l’immaginedell’uomo, come persona dotata diuna propria soggettività, apparedavanti a noi come rifinita nel suoprimo abbozzo.Nel concetto di solitudine originariaè inclusa sia l’autocoscienza che

l’autodeterminazione. Il fatto chel’uomo sia “solo” nasconde in sé talestruttura ontologica e insieme è unindice di autentica comprensione.Senza di ciò, non possiamo capirecorrettamente le parole successive,che costituiscono il preludio allacreazione della prima donna: “vogliofare un aiuto”. Ma, soprattutto, senzaquel significato così profondo dellasolitudine originaria dell’uomo, nonpuò essere intesa e correttamenteinterpretata l’intera situazionedell’uomo creato a immagine di Dio”,che è la situazione della prima, anziprimitiva alleanza con Dio.Quest’uomo, di cui il racconto delcapitolo dice che è stato creato “aimmagine di Dio”, si manifesta nelsecondo racconto come soggettodell’alleanza, e cioè soggettocostituito come persona, costituito amisura di “partner dell’Assoluto” inquanto deve consapevolmentediscernere e scegliere tra il bene e ilmale, tra la vita e la morte. Le paroledel primo comando di Dio-Jahvè (Gen2,16-17) che parlano direttamentedella sottomissione e delladipendenza dell’uomo-creatura dal

suo Creatore, rivelanoindirettamente appunto tale livello diumanità, quale soggettodell’alleanza e “partnerdell’Assoluto”. L’uomo è “solo”: ciòvuol dire che egli, attraverso lapropria umanità, attraverso ciò cheegli è, viene nello stesso tempocostituito in un’unica, esclusiva edirripetibile relazione con Dio stesso.La definizione antropologicacontenuta nel testo jahvista siavvicina dal canto suo a ciò cheesprime la definizione teologicadell’uomo, che troviamo nel primoracconto della creazione: “Facciamol’uomo a nostra immagine e nostrasomiglianza” (Gen 1,26).L’uomo, così formato, appartiene almondo visibile, è corpo tra i corpi.Riprendendo e, in certo modo,ricostruendo, il significato dellasolitudine originaria, lo applichiamoall’uomo nella sua totalità. Il corpo,mediante il quale l’uomo partecipa almondo creato visibile, lo rende nellostesso tempo consapevole di essere“solo”. Altrimenti non sarebbe statocapace di pervenire a quellaconvinzione, alla quale, in effetti,come leggiamo, è giunto (cf. Gen2,20), se il suo corpo non lo avesseaiutato a comprenderlo, rendendo lacosa evidente. La consapevolezzadella solitudine avrebbe potutoinfrangersi proprio a causa dellostesso corpo.L’uomo (“‘adam”) avrebbe potuto,basandosi sull’esperienza del propriocorpo, giungere alla conclusione diessere sostanzialmente simile aglialtri esseri viventi (“animalia”). Einvece, come leggiamo, non èarrivato a questa conclusione, anzi ègiunto alla persuasione di essere“solo”. Il testo jahvista non parla mai

la consapevolezza del corpo,attraverso il quale l’uomo si distingueda tutti gli “animalia” e “si separa” daessi, e anche attraverso il quale egli èpersona. Si può affermare concertezza che quell’uomo così formatoha contemporaneamente laconsapevolezza e la coscienza delsenso del proprio corpo. E ciò sullabase dell’esperienza della solitudineoriginaria.

24 ottobre 1979

direttamente del corpo; perfinoquando dice che “il Signore Dioplasmò l’uomo con polvere delsuolo”, parla dell’uomo e non delcorpo. Ciononostante il raccontopreso nel suo insieme ci offre basisufficienti per percepire quest’uomo,creato nel mondo visibile, propriocome corpo tra i corpi.L’analisi del testo jahvista cipermette inoltre di collegare lasolitudine originaria dell’uomo con

L’uomo e la donna creati a immagine di DioSan Giovanni Paolo II, attraverso le sue catechesi del 1979 sull’amore umano, ci aiutaa comprendere i fondamenti del progetto di Dio sull’uomo come essere in relazione

Non sprecare i doni di Dio

La pagina evangelica narra la celebre parabola dei talenti, riportata dasan Matteo (25,14-30). Il "talento" era un’antica moneta romana, digrande valore, e proprio a causa della popolarità di questa parabola è

diventata sinonimo di dote personale, che ciascuno è chiamato a farfruttificare. In realtà, il testo parla di "un uomo che, partendo per unviaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni" (Mt 25,14). L’uomodella parabola rappresenta Cristo stesso, i servi sono i discepoli e i talentisono i doni che Gesù affida loro. Perciò tali doni, oltre alle qualità naturali,rappresentano le ricchezze che il Signore Gesù ci ha lasciato in eredità,perché le facciamo fruttificare: la sua Parola, depositata nel santo Vangelo;il Battesimo, che ci rinnova nello Spirito Santo; la preghiera – il "Padrenostro" – che eleviamo a Dio come figli uniti nel Figlio; il suo perdono, cheha comandato di portare a tutti; il sacramento del suo Corpo immolato e delsuo Sangue versato. In una parola: il Regno di Dio, che è Lui stesso,presente e vivo in mezzo a noi.Questo è il tesoro che Gesù ha affidato ai suoi amici, al termine della sua

breve esistenza terrena. La parabola odierna insistesull’atteggiamento interiore con cui accogliere evalorizzare questo dono. L’atteggiamento sbagliato èquello della paura: il servo che ha paura del suopadrone e ne teme il ritorno, nasconde la monetasotto terra ed essa non produce alcun frutto. Questoaccade, per esempio, a chi avendo ricevuto ilBattesimo, la Comunione, la Cresima seppellisce poitali doni sotto una coltre di pregiudizi, sotto una falsaimmagine di Dio che paralizza la fede e le opere, cosìda tradire le attese del Signore. Ma la parabola mettein maggior risalto i buoni frutti portati dai discepoli

che, felici per il dono ricevuto, non l’hanno tenuto nascosto con timore egelosia, ma l’hanno fatto fruttificare, condividendolo, partecipandolo. Sì,ciò che Cristo ci ha donato si moltiplica donandolo! È un tesoro fatto peressere speso, investito, condiviso con tutti, come ci insegna quel grandeamministratore dei talenti di Gesù che è l’apostolo Paolo.L’insegnamento evangelico, che oggi la liturgia ci offre, ha inciso anche sulpiano storico-sociale, promuovendo nelle popolazioni cristiane unamentalità attiva e intraprendente. Ma il messaggio centrale riguarda lospirito di responsabilità con cui accogliere il Regno di Dio: responsabilitàverso Dio e verso l’umanità. Incarna perfettamente quest’atteggiamentodel cuore la Vergine Maria che, ricevendo il più prezioso tra i doni, Gesùstesso, lo ha offerto al mondo con immenso amore.

Benedetto XVI , Angelus, 16 novembre 2008

Con questa parabola, Gesù vuole insegnare ai discepoli ad usare bene i suoidoni: Dio chiama ogni uomo alla vita e gli consegna dei talenti, affidandoglinel contempo una missione da compiere. Sarebbe da stolti pensare chequesti doni siano dovuti, così come rinunciare ad impiegarli sarebbe unvenir meno allo scopo della propria esistenza. Commentando questa paginaevangelica, san Gregorio Magno nota che a nessuno il Signore fa mancare ildono della sua carità, dell’amore. Egli scrive: “È perciò necessario, fratellimiei, che poniate ogni cura nella custodia della carità, in ogni azione chedovete compiere” (Omelie sui Vangeli 9,6). E dopo aver precisato che la veracarità consiste nell’amare tanto gli amici quanto i nemici, aggiunge: “seuno manca di questa virtù, perde ogni bene che ha, è privato del talentoricevuto e viene buttato fuori, nelle tenebre” (ibidem).

Benedetto XVI , Angelus, 13 novembre 2011

RISCRITTURE

PORTICO DELLA FEDE

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10 Idee domenica16 novembre 2014

Abbiamo una Chiesa muta. I genitorinon parlano ai figli di Gesù Cristo. Non lieducano ai valori della vita umana ecristiana. Finita la messa, finisce tutto.Non si sente il desiderio di dire infamiglia e alle persone che siincontrano l’esperienza fatta durante lamessa. Siamo tutti single: il primo è ilsacerdote: riconosciuto single anche datutti. Lo sono i fedeli; anche marito emoglie, senza rendersene conto, sonoanch’essi dei single. Ciascuno pensa perse stesso. I sacerdoti parlano solonell’ufficialità: quando celebrano isacramenti, fanno le omelie, leprediche…Ma al di fuori di questocontesto sono muti. Cosa fare?La risposta la dà Gesù stesso. Anche inquel tempo la vita religiosa era in crisi.Contava l’apparenza. L’offerta deisacrifici non coinvolgeva la vita. Già nelpassato i profeti rimproveravano il

popolo per la mancanza di coerenza.Gioele gridava: “Strappatevi il cuore,non la veste!”. Gesù iniziò la suamissione, parlando a tutti nellesinagoghe, nel Tempio, nelle piazze enelle strade alle folle, alle singolepersone. Educava la gente alla fedebasilare: le sue parole andavano al cuoredel problema. Presentava una nuovaspiritualità. Un nuovo rapporto con Diomisericordioso con tutti. Accoglievatutti e in particolare le personeemarginate dalla vita sociale e religiosa.Molti lo ascoltavano con curiosità, i capireligiosi con preoccupazione e, un po’per volta, con ostilità. Altri loseguivano con convinzione ediventarono suoi discepoli. Tra questiGesù scelse i “dodici”, perché stesserocon lui. In seguito ne scelse altri 72 dainviare nei villaggi. Vi era anche ungruppo di donne che supportava efinanziava la piccola comunità.

Per seguire Gesù il problema per noi ècome educare di nuovo alla fedebasilare. Come tradurre l’atteggiamentodi Gesù? Abbiamo l’esempio di papaFrancesco: parla al mondo di Gesù.Piazza S. Pietro è sempre affollata e imass-media trasmettono la sua parola amilioni di persone sparse nel mondo.Prima di tutto le nostre comunitàdebbono essere gioiose e accoglienti.L’incontro domenicale deve curare moltol’accoglienza gioiosa. Anche nellanormalità della vita parrocchiale tuttodeve esprimere la gioia dell’accoglienza.Spesso il nostro sguardo è triste, oscuro,preoccupato. Non infondiamo fiducia! IlSignore ha una parola da dire a tutti inqualunque situazione uno si trovi. Unaparola di conforto, di fiducia, disalvezza. Nel volto dei fratelliincontriamo il volto di Gesù. Concretamente: è necessario vivere econdividere la vita cristiana. Vivere da

cristiani non solo nella partecipazionealla messa, ai sacramenti, all’esperienzadel sacro, ma essere cristiani perché sipratica la giustizia e si ama la pietà, nonsi evadono le tasse, si dà la giustamercede agli operai e non li si falavorare in nero. I cristiani vivono lalegalità, non allontanano l’uomo dicolore e sono capaci di perdonare. Cosìsaremo credibili e la nostratestimonianza diventerà autentica.Allora potremo condividere con gli altrila nostra fede in Gesù Cristo.Ci viene chiesto un cambiamento dimentalità. I genitori riprendano apregare con i figli e a parlare di GesùCristo. I catechisti insegnino ai ragazzia raccontare la loro esperienzacristiana. Gli adulti colgano leopportunità per parlare della propriafede al bar, all’ospedale, al mare inufficio, allo stadio, in tutti luoghi dovele persone si incontrano. Anche la

penitenza sacramentale potrebberiferirsi al parlare del vangelodomenicale… e della propriaesperienza cristiana.Dire Gesù Cristo dovrebbe essere loslogan di ciascun cristiano, di ognifamiglia, di ogni adulto. Si tratta di uncambiamento di mentalità. Non puòessere l’impegno di un giorno, come gliavvisi dopo la messa. Bisognerebbemettersi attorno ad un tavolo conalcune persone della parrocchia estudiare un piano operativo.Nel gioco del biliardo le biglie sonosistemate sul tavolo verde. Il giococomincia quando uno prende la stecca edà un colpo ad una biglia. Questa sbattesulle altre, e cosi via….I cristiani oggisono in attesa che abbia inizio lapartita. Siamo in stand-by. Lo starter,Gesù, che ha già dato il via, attende checi muoviamo tutti. (2. fine)

Don Antonio Porcu

n LETTERE AL PORTICO Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo [email protected], specificando nome e cognome, ed unamodalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

Agnese Moro, classe 1952, è la terzadei quattro figli di Aldo e fa lasocio-psicologa. Quando è stato

ucciso suo padre, il più grande degliideatori del compromesso storico tra laDemocrazia Cristiana ed il PartitoComunista, aveva poco più diventicinque anni. Venerdì settenovembre era in Sardegna per unincontro dal titolo "La difficile via dellagiustizia: rancore, perdono, pentimento,riconciliazione" organizzato dallaComunità "La Collina" di Serdiana. Dottoressa, la cronaca riporta che haperdonato pubblicamente i rapitori disuo padre: come ha fatto?È un cammino abbastanza lungo, chedura tanti anni, non è qualcosa diistantaneo. È che ad un certo punto devidecidere se vuoi continuare a vivere o sevuoi che la tua vita sia prigioniera delrancore e del risentimento e quindisempre rivolta al passato. Ad un certopunto si decide di vivere e quindi anchedi dire una parola: basta. Il perdono allafine è dire basta. Non è un sentimento, èuna decisione di far sì che quelle cosenon abbiano più un peso effettivo nella

Aldo Moro, una vita al servizio dell’ItaliaIl grande leader democristianoucciso dalle Brigate Rossenel ricordo della figlia Agnese,in questi giorni presentenell’Isola per una conferenza

tua vita. Ciò non vuol dire dimenticare,non vuol dire che le cose non siano piùbrutte, ma significa dire che sonopassate.Che rapporto aveva suo padre con laSardegna?Credo che avesse sempre molto interesseal fatto che tutte le aree del Paese cheerano rimaste al margine della vitasociale - non soltanto il Sud, aquell'epoca c'erano anche tantissimearee del Nord assolutamente di secondopiano - diventassero invece più centralinella vita del Paese, quindi potesseroavere la possibilità di svilupparsi, di tirarfuori le proprie capacità, potenzialità erisorse.Tutti conoscono Aldo Moro come ilgrande statista: certamente lo fu. Unafiglia, però, vive col padre, lo vedeuscire da casa la mattina e tornarestanco la sera: come lo ricorda infamiglia?A casa stava poco: è sempre stato tantofuori per i suoi impegni, non ultimoanche quello di Professore, che per luiera un'attività molto importante,un'attività che gli dava tanto e cui nonavrebbe rinunciato per nessun'altracosa. Era una persona che lavoravadavvero molto: mi ricordo che, anche neigiorni di festa, a Natale ed a Pasqua,qualcosa da fare non gli mancava mai.Me lo ricordo spiritoso, gentile, unapersona che cercava di convincerti a farele cose più che importele. Era sempreattento anche alle esigenze di noi figli,

Moro continuò sempre ad insegnare all’Università. La testimonianza di Antonio Secchi, suo ex-studente

Antonio Secchi, ex-allievo di AldoMoro: "Per lui la classe dirigenteche cresceva doveva dare una

risposta alla propria terra"Non ha fatto l'Ambasciatore perché lostatista democristiano gli ha chiesto dirimanere nell'IsolaMoro ha avuto un bel rapporto con laSardegna e con i sardi. Ne è un esempiol'amicizia che lo legava ad AntonioSecchi, per vari anni Rappresentantedell'Eni nell'Isola, che seguì le suelezioni di Istituzioni di Diritto eProcedura Penale nella Facoltà diScienze Politiche dell'Università LaSapienza di Roma. Secchi intrattennecol politico DC un intenso scambioepistolare, poi raccolto in un volume del1986 dal titolo "Dialoghi con AldoMoro". Un giovane scriveva per la prima

volta al suo Professore, il quale glirispondeva con la prima lettera di unalunga serie: con lui iniziava a conversaresull'interesse politico, che"è restato - scriveva -sempre per me marginale e,il più possibile, interpretatoed esaurito in termini diimpegno umano".Com'era il Professor AldoMoro?Il Professor Moro è statovissuto da me su due diversiaspetti. Il primo è quello didattico: lelezioni, seguite con grande silenzio edattenzione. Il secondo aspetto era ilmomento in cui, dopo le lezioni, parlavacon gli studenti: c'era il Parlamento,c'era il Governo, c'era il Ministero degliEsteri e Moro si fermava all'Università.

Noi fuorisede, alcuni - come me - anchesardi, gli raccontavamo le fatiche dellostudiare fuori: non abbiamo mairicevuto parole di circostanza oatteggiamenti patetici. Anzi, ci hasempre detto che dovevamo portareavanti le nostre ragioni, che nondovevamo abbandonare l'impegno e lasperanza.Lo statista democristiano, in un suodiscorso, disse che "governare significafare tante singole cose importanti ed

attese, ma nel profondo vuol direpromuovere una nuovacondizione umana". Anche dallelettere che vi scambiavate trapelaun'umanità molto intensa: comesi può spiegare tutto ciò?È un aspetto sorprendente dellapersonalità di Moro. Io ho avuto lafortuna di conoscere la generositàdi quest'uomo: i miei studi erano

indirizzati verso settori internazionali esognavo di fare l'Ambasciatore. Quandoil Professore seppe di questa miapassione era Ministro degli Esteri e midisse che era una cosa bellissima. Macon me fece riflessioni d'altro genere:diceva che la classe dirigente che

cresceva doveva dare una risposta allapropria terra. Mi scrisse: "Mi piacerebbeche tu tornassi in Sardegna a fare delbene".In una lettera a lei inviata, Moro parlaanche di "idealità cristiana" comespirito con cui "disinteressatamenteservire il Paese". Come si manifestavaquesta sua ispirazione religiosa?Questo è un aspetto molto delicato delsuo carattere: la sua presenzaall'Università aveva un carattererigorosamente laico. Ma Moro, lamattina, partecipava alla Messa. Equando seppe che, da parte mia, c'era lagrazia di avere la fede e di praticarla, siraccomandò sempre di portare avanti unimpegno mettendo a frutto l'idealitàcristiana. Tutta la sua pedagogia eracristiana proprio per la chiamata allaresponsabilità e soprattutto adindividuare le ragioni profonde dellavita. Aveva già scritto che al centro dellascelta di fondo dell'uomo c'è ilriconoscimento di un principio guida:bisogna riconoscere nell'amore il centrodell'ispirazione per un uomo religioso,per un cristiano.

g.m.a.

Lavorare per la nostra terraAldo Moro, nato a Maglie (in

Puglia) nel 1916, da ragazzoPresidente della FUCI

(Federazione Universitaria CattolicaItaliana) e, nei decenni successivi,Segretario e poi Presidente delConsiglio Nazionale della DemocraziaCristiana, è stato Deputato dal 1946sino all'anno della sua morte. Cinquevolte Presidente del Consiglio deiMinistri e quattro volte Ministro, hafatto il Professore universitario:laureato in Giurisprudenza,insegnava Diritto e Procedura Penale.Fu rapito il 16 marzo 1978 ed uccisodalle Brigate Rosse il 9 maggio dellostesso anno. Le interviste di questapagina non sono incentrate sullaricostruzione storica: vogliamoinvece analizzare la forte umanitàdella sua figura.

Una pillola di storia:Aldo Moroe la sua vicenda

ai nostri desideri, e si rapportava a noicon quel suo modo molto silenzioso eriservato. Non me lo ricordo orgogliosodi se stesso o vanaglorioso. Magariscriveva una cosa che gli sembravaimportante o un discorso che glisembrava bello, veniva in camera tua e tidiceva: "Agnesina, papà ha fatto questacosa, se la vuoi vedere..." e te lalasciava sul tavolo. La nostra in fondo èsempre stata una famiglia in cui al primoposto c'erano l'Italia e gli italiani. Tantescelte della nostra vita, anche banali,erano prese in base al fatto che cifossero gli italiani. Noi non abbiamo maifatto una vacanza all'estero: per miopadre in Italia c'era tutto. E, per fare unesempio, scendeva in spiaggia in giacca,cravatta, calze e scarpe perché gliitaliani - diceva - hanno diritto di essererappresentati con la massima dignitàpossibile. Una vita un po' strana, unavita di famiglia con qualcuno, la genteitaliana, che non c'era fisicamente maera sempre presente.Qual è il ricordo più affettuoso cheAgnese Moro, come figlia, ha di AldoMoro? È strano come a volte ci siano dei piccoligesti che ti rimangono per tutta la vita:io, come tanti bambini, la sera avevomolta paura di addormentarmi per viadel buio. Il mio papà, quando era a casa,mi dava la mano sino a quando nonprendevo sonno. Quella mano per me èrimasta, è qualcosa che ancora c'è.

Gian Mario Aresu

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domenica16 novembre 2014

io stessa ci siamo chieste se saremmostate in grado di riconoscerlo! Orache gli anni sono passati equell’incontro è avvenuto, ho capitoche quando si incontra la personache poi diventerà ”una sola carne”con te succedono alcune cose.Inizialmente subentra unospaesamento, è una persona diversada quella che avremmo immaginato edavvero avrebbe potuto essere(quasi) chiunque o comunquequalcun altro, come dice la canzone,eppure è così chiaro che sia propriolui/lei che il Signore ci ha donato…questo momento ha la forza di unarivelazione, un miracolo innegabileche “viene da noi”, a stanarci dalnostro bunker anti-delusioni,costruito con la sofferenza dellestorie sbagliate e dei desideri lasciatisul fondo della coscienza. Ed è unmiracolo sconvolgente eppuredelicato, come “la voce di brezzaleggera” con la quale un giorno Dioraggiunse Elia (1Re 19, 11-13),anche lui ripiegato sulle sue paure eil suo desiderio di restare solo. Nonnel vento impetuoso, non nelterremoto, non nel fuoco il Signoreparlò ad Elia, ma nella brezzaleggera… per questo possiamo direche nonostante la letteratura almenoda tre secoli campi sulle storieromantiche e drammatiche,

l’esperienza ci racconta che lapersona con la quale si può davverocostruire a lungo termine, non èquella con la quale il rapporto èun’altalena dall’estasi alladisperazione, ma piuttosto un mareche, per quanto possa essere mossoin superficie, resta calmo e costantein profondità. Certo può esserci unmomento iniziale più tormentato, mapoi se un rapporto è davvero prontoad essere “provato col fuoco” (cfr.1Pietro 1,7) perde questacaratteristica. C’è nell’amore che vuole durare unaqualità specialissima data dalla suaresistenza a tutto ciò che è artefatto,drammaturgico, in una parolainautentico! Per questo èriconoscibile da chi lo cerca concuore sincero. Tutto diverso dagliamori che, nella migliore delleipotesi, gli preparano la strada enella peggiore invece rappresentanola strada alternativa: sono roboanti,rendono l’animo inquieto,costringono a una tensione costantee (purtroppo) spesso distruttiva.Sant’Ignazio di Loyola suggerisce alcristiano che voglia seriamentemettersi alla sequela del Signore diimparare a riconoscere i movimentidel proprio animo, a distinguere leconsolazioni di Dio, che rasserenanoe spingono a cercare il bene, dalle

false consolazioni, che inquietano edistolgono dalla ricerca dellavolontà di Dio. Credo che questeindicazioni, qui molto semplificate,siano utili anche nella nostra vitaaffettiva quando ci chiediamo se lapersona che abita il nostro cuore inquel momento sia proprio quella allaquale vogliamo affidare la nostra vitae il nostro amore, senza riserve, persempre.Ma quando quella persona arriva,quando l’abbiamo riconosciuta,

allora è il momento di lasciarandare tutte le scuse e le paureper tirare fuori tutto il coraggio etutta la capacità di fidarsi cheabbiamo in dotazione. Lacertezza di non restare delusinon si ha mai, ma che lachiamata all’amore risuoni echieda una risposta generosa èun fatto, e il Signore nonabbandona chi sulla sua Parolagetta le reti.

Paola Lazzarini Orrù

Qualche giorno fa, complice lastagione autunnale che èriuscita ad approdare

finalmente anche nella nostra bella eassolata terra, ho provato ildesiderio fortissimo di rivedere unfilm romantico uscito ormai parecchianni fa dal titolo italiano “C’è postaper te”, una pellicola delicata nellaquale Tom Hanks e Meg Ryan siincontravano in una chatroom (eral’alba di quel curioso e complessostrumento) e si innamoravano. Avevomolta voglia di rivederlo, in verità,per ritrovare le immagini di New Yorkin autunno e riascoltare una canzonenon famosissima, che fa parte dellacolonna sonora, ed è di Carole King,che si intitola Anyone at all e dicecosì: You could have been anyone atall, a stranger falling out of the blue,I'm so glad it was you It wasn't in theplan, not that I could see, suddenly amiracle came to me (avresti potutoessere uno qualunque, uno stranieroche compare dal blu, sono così feliceche fossi proprio tu. Non era neipiani, nulla che potessi prevedere,all’improvviso un miracolo è venuto ame). Così ho iniziato a ripensare aqueste parole e a quanto sono vere…ho ripensato al momento in cui siincontra quello che nei film e nellefavole si chiamerebbe “il grandeamore”, e a quante volte le amiche o

Riconoscere l’amoren UN AMORE COSÌ GRANDE

Una lungastoria di fede

Passando davanti alla lastracommemorativa mi sono accortoche quest’anno ricorrono i 75

anni di consacrazione della chiesa”.Don Nicola Ruggeri, parroco diSenorbì, quasi con sorpresa parla diun evento che, in base al libercronicus, nella storia della chiesa nonè mai stato celebrato ovvero laconsacrazione ufficiale della chiesa diSanta Barbara. Il culto relativo aquesta Santa, così come altri santibizantini quale ad esempioSant’Antioco, è radicato nel territorioda tempo immemore e nonostante visiano attestazioni della chiesa già apartire dal 1200-1300 non è presentenessuna notizia dell’originariaconsacrazione. Dopo la fine del lungoservizio di don Mereu nel paese,durato dal 1900 al 1933 in quanto aquel tempo il parroco restava in unaparrocchia a vita e non secondo unmandato, gli succedette nel ’34l’anziano parroco della frazione diArixi, don Fadda, e già al tempo siriscontravano pesanti danni allastruttura dell’edificio. Giunto ilgiovanissimo don Melas si diede inizioai massicci lavori di restauro checoinvolsero soprattutto la sacrestia e ipavimenti della strutturaparrocchiale, conclusi circa cinqueanni dopo; all’epoca venne costruitaanche la casa parrocchiale grazie aigenerosi fondi che il papa Pio XI avevadedicato alla Sardegna proprio per lacostruzione delle tante caseparrocchiali allora mancanti inmoltissimi paesi dell’isola. Nel marzodel ’39 don Melas venne trasferito e alsuo posto arrivò il giovane eseverissimo parroco Severino Pilia,ancora ricordato da alcuni per la suagrande bravura nella predicazione. Fuallora che si sentì il bisogno di darenuova veste alla chiesa in quanto era

particolarmente radicato il pensierosecondo cui un edificio sacromodificato quasi nella totalità dellastruttura per via dei lavori andassericonsacrato. Il 10 novembre 1939perciò Monsignor Piovella arrivò nelpaese accolto con grande solennità, eil giorno dopo si provvide allaconsacrazione con patrona SantaBarbara, a conferma di un cultoantichissimo, dell’altar maggiore ealla deposizione delle reliquieappunto di Santa Barbara, oltre cheSan Cesello e Santa Faustina, coperteda una lastra. Negli anni ’70 infine vifurono ulteriori lavori di restauroparticolarmente ingenti, ma non c’èalcuna testimonianza di una qualchecelebrazione dopo la fine degliinterventi. La consacrazione, oggichiamata dedicazione, della chiesa è ilsimbolo della casa di Dio che diventaanche la casa sacra in cui la comunitàpuò riunirsi e vivere pienamente la suaFede, dunque diventa una ricorrenzadavvero importante da ricordare e inqualche modo “festeggiare” durantel’anno liturgico, soprattutto dalmomento che non è mai stato fatto; atale proposito il parroco incollaborazione con l’appena natoConsiglio Pastorale (un gruppo di 53laici, con una carica attualmentetriennale, chiamato a condividereproposte, idee e decisioni col parrocoe che rappresenta nel suo piccolo larealtà socio-lavorativa del paese) hadato vita ad un ricco programma diiniziative spirituali e non per quasitutto il mese, dedicando le piùimportanti alla giornata del 11novembre, giorno appuntodell’anniversario della consacrazione,durante la quale si è snodata laprocessione col simulacro della Santapatrona per le vie del centro, la messaalle ore 18:30 officiata da monsignorAntioco Piseddu, lo spettacolopirotecnico e “Su cumbidu a s’antiga”offerto dalla Pro Loco di Senorbì. Unprogetto nuovo che rende tuttipartecipi grazie anche al sopra citatoConsiglio che appunto non vuoleessere il “senato del parroco”, ilgruppo degli eletti o dei miglioricristiani della comunità, masemplicemente uno strumento dimediazione e di migliorcollaborazione tra il parroco e tutta lacomunità.

Chiara Lonis

Parla il parroco don Nicola Ruggeri: “Nella chiesa dedicatala comunità cristiana può riunirsi e vivere pienamentela sua fede, è importante ricordare questo avvenimento”

Senorbì ricordai 75anni dalladedicazionedella chiesaparrocchiale

n AL TEATRO MASSIMONeri Marcorè e la Banda OsirisMercoledì 19 alle 20.30 al TeatroMassimo debutta lo spettacolo“Beatles Submarine”, scritto ediretto da Giorgio Gallione, messoin scena dal Teatro dell'Archivolto,con Neri Marcorè e la Banda Osiris.L’appuntamento rientra nellarassegna “Giù la Maschera”,organizzata dal Cedac.

n CATTEDRALECelebrazioni in onore diSanta CeciliaDal 16 a 22 novembre, nellaCattedrale di Cagliari, è prevista unaserie di appuntamenti in onore diSanta Cecilia, dal titolo “Voci esonorità sacre in Cattedrale”.L’iniziativa è promossa dall’Ufficioliturgico diocesano e dallaparrocchia del Duomo, intitolataalla Santa patrona dei musicisti. Ilprogramma prevede per domenicala S. Messacon i coripolifoniciparrocchiali,alle 17.45 gliarrivi e leprove deicanti, alle18.30 i Vesprie alle 19 la S.Messapresiedutadall’Arcivescovo, monsignor ArrigoMiglio. Venerdì 21 novembre alle 19la S. Messa, alle 20 Letturaliturgico-artistica a cura di donFabio Trudu sul tema “La cappella diS. Cecilia in Cattedrale”, lecomposizioni vocali e seguite dalCoro Benedictus diretto da donAlbino Lilliu e l’Antologia letteraria,con voci recitanti Serena Porcu eMirella De Cortes. Sabato 22novembre alle 19 la S. Messa, alle20 “Meditazione e concerto “Leantifone mariane”, Trio Vox Letitiæ.Soprano Roberta Frameglia,chitarra Pierangelo Ruaro, organoGian Vito Tannoia.

BREVI

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Diocesi domenica16 novembre 2014

n EDITORIAPubblicato un libro suFernando LicheriVerrà presentato giovedì 20novembre, alle 18, nei localidell’Auditorium Comunale di Cagliariil libro scritto da Daniele Siddi, daltitolo “Un uomo del dialogo. La vitadi Fernando Licheri agli albori delMovimento dei Focolari inSardegna”, edito da Città NuovaEditrice. Licheri è stato per anniformatore di giovani sardi allapolitica e tra i primi sardi a conoscereChiara Lubich, fondatrice deiFocolari.

n IN LIBRERIAMons. Fisichellaracconta Paolo VI“Ho incontrato Paolo VI. La suasantità dalla voce dei testimoni”, èun libro di recente pubblicazionescritto dall’arcivescovo RinoFisichella, presidente del PontificioConsiglio per la NuovaEvangelizzazione, nonché già rettoredella Pontificia UniversitàLateranense e docente di TeologiaFondamentale presso la PontificiaUniversità Gregoriana. Il nome e lapersona di Paolo VI sono fortementelegati al Concilio Vaticano II: percondurlo a termine e introdurre laChiesa nei primi passi di attuazionedi quel magistero era necessaria unapersonalità come papa Montini. Eralui, in quel momento, la persona chepiù di ogni altra avrebbe potutoattuare un disegno così impegnativoe determinante per il rinnovamentodella Chiesa.Il testo non è unabiografia di Paolo VI:nei decenni passati lasua personalità, ilsuo insegnamento eil suo pontificatosono statiampiamente studiatidagli specialisti.Ciò che queste pagine descrivono è,piuttosto, il risultato della sua causadi beatificazione, di cui l’Autore èstato ponente.

LETTURE

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Con una solenne ConcelebrazioneEucaristica presieduta damonsignor Arrigo Miglio,

arcivescovo di Cagliari e presidente dellaConferenza episcopale sarda, il 4novembre è stato inaugurato il nuovoAnno Seminaristico del PontificioSeminario Regionale Sardo. Allaconcelebrazione hanno preso partemonsignor Ignazio Sanna, arcivescovodi Sassari, monsignor Giovanni PaoloZedda, vescovo di Iglesias, il rettore, glianimatori e i padri spirituali delSeminario regionale, il preside dellaFacoltà Teologica, ed altri sacerdoticollegati in vario modo all’esperienza diformazione dei seminaristi. A gremire laCappella del Seminario di via MonsignorParraguez, insieme ai seminaristi delRegionale e ai giovani impegnati nelpercorso propedeutico, ai loro parenti ealla comunità delle suore, c’erano anchei rappresentanti delle istituzioni civili emilitari della città.Nell’omelia, dopo aver sottolineatol’importanza del carattere regionale e lapreziosità del Seminario regionale, che«con la Facoltà Teologica è l’istituzionepiù preziosa per la Chiesa sarda»,monsignor Miglio, riferendosi allamemoria liturgica di San CarloBorromeo, compatrono del Seminario,ha richiamato l’aspetto di novità che hacaratterizzato nel XVI secolo lacreazione dei seminari e come San Carloe la Chiesa del suo tempo sono statiattenti alle sollecitazioni dello SpiritoSanto. «Con l’istituzione dei seminariSan Carlo ha raccolto le sfide e leintuizioni del Concilio di Trento. È statocome un ingegnere che ha reso“cantierabile” quanto detto dal Concilio:per i seminari rappresenta un punto dipartenza. La novità è stata la capacità diSan Carlo di marcare la vita dei seminarie, quindi, profondamente la vita della

Chiesa. Tale novità è suscitata dalloSpirito. Così anche nei nostri giorni – hadetto monsignor Miglio – occorre esserein grado di cogliere e valorizzare lenovità che lo Spirito continua asuscitare».Proseguendo l’omelia, l’Arcivescovo hasottolineato che la popolazione sardachiede quotidianamente e in modo moltosollecito la presenza e il serviziopastorale dei parroci come una necessitàfondamentale: «L’importanza di unseminario regionale si misurasoprattutto dall’attualità del servizio chela gente chiede. Non solo con richiestemateriali, come ad esempio quelle chevengono fatte alla Caritas; infatti alsacerdote viene chiesto il panespirituale, indispensabile e senza il qualeil materiale non servirebbe a niente».Riflettendo sul brano del Vangelo (Gv10,11-18) proclamato nellacelebrazione, monsignor Miglio hacommentato la differenza tra ilmercenario e il Buon Pastore: «Ilsacerdote che intenda essere un “buonpastore”, modellato sulla figura diCristo, è uno che ha come sicurezza nellasua vita l’abbandono a Dio, mentre ilmercenario, non appena vengono menole sicurezze umane, può solamentefuggire, abbandonando il greggeaffidatogli. Il “buon pastore” rimanesempre, anche al di là dei momenti cheproducono gratificazioni. La sicurezzaper la vita del sacerdote è qualcun Altroche gli permette di non fuggire».Concludendo l’omelia monsignor Miglioha detto: «Guardando alla statura di SanCarlo possiamo capire come Dio è statal’unica sicurezza della sua vita. Occorreimparare sempre di più di fronte alSignore per stare di più insieme aifratelli, non come mercenari ma come ilBuon Pastore».

Franco Camba

Il tempo del seminario, la graziadi seguire Cristo Buon PastoreNella celebrazione d’inaugurazione del nuovo anno del Seminario Regionale Sardo, Mons. Miglio ha sottolineato comeil servizio del presbitero è sempre attuale, perché la gente ha fame del pane spirituale, che è veramente indispensabile

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nDOMENICANIOperazione ContainerPer la Missione domenicana inGuatemala si sta allestendo uncontainer che verrà poi consegnatoin loco con beni di svariata natura,compresi anche medicinali.Per chi potesse dare una manoall’allestimento del container èpossibile recarsi alCentro GiovanileDomenicano diSelargius dal 17novembre tutti igiorni, dal lunedìal venerdì dopo leore 16.00.Inoltre i domenicani di Selargiushanno necessità di scaffali adattiper i libri e sono inutilizzati, ilCentro Giovanile ne ha bisogno perorganizzare la biblioteca ad usocomune. Per ogni informazionecontattare i padri domenicani diSelargius al numero 070846083.

n IL 22 NOVEMBREIncontro formativo percatechisti e animatori“Prendi e leggi. La Parola di Dio perla nostra vita” è il titolo delpercorso formativo per animatoribiblici e catechisti promosso dal“Settore apostolato biblico”dell’Ufficio catechistico diocesano.Dopo il primo appuntamento delloscorso 8 novembre, sabato 22 èprevisto il secondo incontro sultema “Un popolo, il suo Dio. Israelee la sua storia, verso l’evento diCristo”, e avrà per relatore Mons.Mario Ledda. L’inizio dell’incontro èprevisto per le 16.30.

n IL 21 NOVEMBREPresentazione del librodi Paolo CurtazVenerdì 21 novembre alle 18.30 nellalibreria “Paoline”, di via Garibaldi aCagliari, verrà presentato il libro diPaolo Curtaz “Gesù impara”.Sarà presente l’autore.

BREVI

La giovane comunitàparrocchiale di Sant’Isidoro diSinnai alcune settimane fa ha

accolto il suo nuovo parroco, donOttavio Angioni.Alla guida della parrocchia, erettada Monsignor Botto il 25 marzo del1968 l’hanno preceduto duesacerdoti, don Erasmo Pintus,fondatore e parroco fino al 2009,sostituito da don Walter Onano finoallo scorso mese di ottobre.Don Ottavio, incardinato nellaDiocesi di Cagliari nel 2002 è statoparroco di Villanova Tulo dal 1995 al2003, e fino a poche settimane faera parroco di Soleminis.“Quando un sacerdote è chiamato alasciare una comunità parrocchialeper dedicare il proprio ministero adun’altra, è sempre accompagnato daun senso di tristezza. Si sente ildistacco da tutti coloro che gli sonostati vicini e con cui hai condivisoparte della propria vita – raccontadon Ottavio Angioni. Il giornodell’ordinazione ogni sacerdotepromette al Vescovo obbedienza eproprio per questo, a seconda dellenecessità, veniamo trasferiti a guidadi realtà diverse”.Erano tantissimi i parrocchianipresenti alla celebrazione delloscorso 26 ottobre, quandoaccompagnato dall’Arcivescovo, donOttavio ha fatto il suo ingressoufficiale nella giovane comunità diSinnai. “Al mio arrivo ho trovatotantissime persone accoglienti –riprende il sacerdote. La realtà èmolto ben organizzata con diversigruppi che operano all’interno dellaparrocchia. Il territorio è diviso indiverse zone pastorali chiamateComunità Ecclesiali di base, ognunadedicata a un santo e tutte hanno ilproprio rappresentante. Ho saputoinfatti che questa divisione èrisultata molto utilenell’organizzazione delle attivitàpastorali parrocchiali rendendolevive ed attive”.Alla luce del Vangelo e del rapporto

Nuovi parroci.Don Ottavio Angioni ha iniziato il ministero nella Parrocchia di S. Isidoro

Essere un segno di Dio in mezzo al popolocon Dio, l’inizio di unanuova esperienza comeaccompagnatore nellafede, per ogni nuovoparroco è sempresegnatadall’entusiasmo edall’idea diarricchimento neiconfronti dei propriparrocchiani. Ognunoinfatti porta con séaspettative e progetti.“Al mio arrivo hotrovato già tutto benorganizzato e unterreno fertile dovepoter lavorare –continua don Ottavio.Mio intento sarà quellodi portare avanti lediverse attività che giàcaratterizzavano la vitadi questa comunitàparrocchiale. Non hointenzione di soffocarenulla, ma anzialimentare ciò che dibuono già esiste.Sicuramente ci sarà inseguito qualchedettaglio da aggiustare, ma primaho bisogno di rendermiprofondamente conto di ciò chetrovo già avviato”.Ma ogni comunità, si sa, oltre adavere le proprie peculiarità, portacon sé problematiche e prioritàurgenti. “Alla base della mia opera cisaranno ovviamente le famiglie e igiovani – afferma don Angioni. Inqueste poche settimane ho potutoconstatare una discreta frequenza difamiglie intere all’attivitàparrocchiale e di un buon numero digiovani. Sono queste le basi di ognisocietà e non possono che esserloanche nella mia nuova comunità.Una bella iniziativa – continua donOttavio – risulta essere l’istituzionedi una borsa di studio per glistudenti meritevoli residenti nellaparrocchia. Proprio la scorsa

Domenica sono stati premiati tutticoloro che hanno riportato ottimirisultati a scuola e nelle attività dicatechesi”.Per le diverse situazioni di povertàpresenti sul territorio, è moltoattivo il gruppo delle Dame di SanVincenzo. Queste ultimeprovvedono con il loro volontariatoalle diverse situazioni di primaemergenza. Il loro lavoronell’amministrare le offertedevolute ai poveri, dà la possibilitàdi un immediato intervento. “Honotato – riprende il sacerdote – lagrande dignità di coloro che, purvivendo la propria povertàmateriale, cercano di lavoraresempre per il sostentamento dellapropria famiglia”.La Chiesa in uscita è ormai diventatauna parola ridondante nei moniti

del Papa. Egli chiede una Chiesa chevive in mezzo alla gente, di sacerdotiche abbiano l’odore delle pecore.“Mio impegno sarà quello diaccogliere – conclude il parroco. Leporte saranno aperte per i vicinicome per i lontani, cercherò diessere presente e disponibile neiconfronti di coloro che nonfrequentano, delle famiglie insituazioni regolari ma ancor di più aquelle irregolari, perché la caritàsarà per tutti. Un sorriso lo troveràchiunque mi incontraaccompagnato da parole diincoraggiamento, lasciando allagrazia di Dio compiere tutto il resto,per essere dimostrazione diaccoglienza e di apertura, perchésiamo noi il volto visibile dellaChiesa”.

Fabio Figus

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14 Diocesi domenica16 novembre 2014

I vescovi della Sardegnaassistono con profondapreoccupazione alla crescentecrisi economica e occupazionaledell’Isola. Il numero deidisoccupati è ai massimi storici.Le vertenze per il mantenimentodei posti di lavoro sono semprepiù numerose e acute. Ilmalessere monta in modoesponenziale. I pastori dellecomunità ecclesiali non possononon condividere il grido didolore e la paura per il domaniche si leva da ogni angolo dellanostra regione. Dopo la visita dipapa Francesco, i vescovi hannodato eco alle sue parole con lalettera pastorale collegiale econ il convegno regionaletenutosi a Cagliari lo scorso 25ottobre.La vertenza Meridiana assume,in questo momento, il valore ditriste emblema del disagio delmondo dellavoro edell’impresa.Sentendo ilpeso dellapropriaresponsabilitàpastorale neiconfronti ditutti i figli della nostra Isola edelle loro famiglie, laConferenza Episcopale Sarda, inmodo collegiale, sotto lapresidenza di S.E. monsignorArrigo Miglio e alla presenza ditutti i vescovi, lunedì 17novembre terrà un incontro dipreghiera e di riflessione pressola cappella dell’aeroporto“Costa Smeralda” di Olbia, coninizio alle ore 10.30.In tale circostanza i vescovisardi – oltre innalzare lapreghiera perché lo SpiritoSanto illumini le menti di tutti edi ciascuno per trovare le giustesoluzioni – rivolgeranno unappello alle forze politicheinteressate ad ogni livello egrado, alle forze sociali eall’Azienda perché riconvochinoil tavolo delle trattative,riprendendo a parlarsi e adascoltarsi reciprocamente, alfine di trovare un’equa soluzioneper tutte le parti. Identicoappello verrà rivolto anche perla soluzione positiva di tutte lealtre vertenze attualmenteaperte nei vari comparti. Infine,essendo la vigilia del primoanniversario dell’alluvione,auspicheranno, anche da partedi chi di dovere, il recupero deltempo sinora perso nel sostegnoalle famiglie e alle aziendedanneggiate.

+ Sebastiano SanguinettiSegretario CES

CONFERENZA EPISCOPALE SARDA

Il 28 Ottobre scorso, pressol’Ospedale SS. Trinità (IsMirrionis), dove era ricoverato

dalla sera del 4 Ottobre, ci lasciava,per tornare alla Casa del Padre,Padre Stefano Mascia. Chi lo conosceva, sa che lo stato disalute di Padre Stefano era precarioda una quindicina d’anni, a motivodi una grave insufficienzapolmonare, evidenziatadall’ininterrotta ossigenoterapia.Tale situazione fu all’origine anchedei suoi frequenti ricoveriospedalieri, che, però, nonostantele cure, non hanno potuto risolvereil male che ne minava l’organismo.Col passare degli anni, si è cosìmanifestato un progressivoindebolimento generale, che portòPadre Stefano ad abbandonaretotalmente il servizio in sacristia ein confessionale già due anni fa. Lasofferenza e l’affaticamento gliresero difficile la prosecuzione dellacura delle anime e il dialogo conquanti venivano a trovarlo.Documento di questa dolorosasituazione sono le numerosepreghiere alla Vergine, pubblicatemensilmente su Voce Serafica,richiamando l’attenzione el’apprezzamento di numerosilettori.Le preghiere sono state poi raccoltein numerosi volumi e costituisconouna sorta di autobiografiadell’Autore.Padre Stefano – al secolo Giancarlo- era nato a Guspini il 13 Novembredel 1941. Nell’Ottobre del 1957vestì l’abito cappuccino nell’anticoe austero convento di San Barnaba aGenova, dove il 7 Ottobre dell’annosuccessivo, emetterà i voti semplici. Dopo l’anno di noviziato, P. Stefanofu a Savona per gli studi liceali efilosofici e quindi di nuovo a Genovaper quelli teologici. Qui, a Genova,fece, il 29 novembre del 1962, laprofessione perpetua. Terminati glistudi teologici, fu ordinatosacerdote, sempre a Genova, daMons. Chiocca, allora vescovoausiliare della città, il 16 luglio1966. Fu successivamente inviato alCollegio Internazionale SanLorenzo, a Roma, per continuare glistudi. Conseguì la licenza in DirittoCanonico presso l’Universitàgregoriana (1968-1970).

Padre Stefano, un testimone dellamisericordia di Dio

Nell’autunno del 1970, quando inostri studenti sardi furono inviatiad Assisi per gli studi teologici,anche Padre Stefano fu scelto daiSuperiori per accompagnarli inqualità di formatore (vice Rettore) edocente di diritto presso l’IstitutoTeologico del Sacro Convento.Trascorse qui quattro anni, chesaranno da lui ricordati come i piùbelli della sua vita, come si deduceanche dai suoi scritti. Quelli furonoanni di grandi soddisfazioni,durante i quali ricevette numerosiincarichi anche a livello diocesano eattestati di stima da parte di quantilo conobbero e gli furono vicini. Il rientro in Provincia, quattro annidopo (1974), segnò la fine del suosoggiorno ad Assisi: il distacco dallacittà di San Francesco gli lasciò nelcuore nel cuore una grandenostalgia.Dal ’74 al ’76 fu di famiglia nelconvento di Cagliari, prestando ilsuo servizio pastoralenell’insegnamento e nellapredicazione e nel ministero delleconfessioni presso il Santuario diSant’Ignazio.A partire dal 1976 Padre Stefano fuper sette anni cappellano capoall’Ospedale San Giovanni di Dio,quando la Diocesi di Cagliari affidòai Cappuccini l’assistenza spiritualedi quell’ospedale. Dopo gli anni in ospedale, fuchiamato a guidare alcune dellenostre comunità: prima quella diCagliari (1983-1986)), poi quella diSanluri (1989-1995). In tale uffici,espletati sempre con impegno,riuscì con la sua grande pazienza eil suo zelo apostolico a dare ilmeglio di sé e a salvaguardare lapace e la concordia fra tutti. Dal1986 al 1989 fu anche Definitore diProvincia. Verso la fine del suo soggiorno aSanluri, il 15 agosto del 1994, P.Stefano fu colpito da un ictuscerebrale e ricoverato all’OspedaleS. Giovanni di Dio. Recuperata lasalute, si dedicò alle normaliattività prima a Sanluri e poi dinuovo a Cagliari, dove era statotrasferito nel 1995. In questi anni sidedicò all’insegnamento di eticapresso la Scuola Infermieri, laScuola Ostetriche, e la Scuola degliAssistenti Sociali. La stessa materia

insegnò presso la Facoltà Teologicadi Cagliari.Intanto si manifestavano le primeavvisaglie della malattia, perché il 9gennaio del 2002 gli fu riscontrataun’insufficienza respiratoria cronicacon relativi ricoveri. Da allora P.Stefano fu costretto alla ossigenoterapia 24h24, e quindi dovetteridurre le sue attività all’esterno delconvento, ma continuò a svolgere ilsuo instancabile ministero delleconfessioni e della direzionespirituale nella sacristia dellachiesa. Ogni pomeriggio lui era là,nel suo scranno, intentoall’accoglienza e all’ascoltopaziente di quanti venivano a lui.Soprattutto venivano a lui giovani eragazze a chiedergli unorientamento per la vita e in tantifurono da lui preparati almatrimonio. In occasione del suofunerale ne hanno datotestimonianza.Dal 2012, le condizioni di salute di

P. Stefano andarono sempre piùdeteriorandosi e lo costrinsero astabilirsi definitivamentenell’Infermeria del convento. Quitrascorreva il suo tempodedicandosi alla preghiera e allalettura e accogliendo, quandopoteva e quando le condizioni disalute glielo permettevano, quantigli chiedevano di incontrarlo.“La malattia – ha scritto P. Stefanonella Premessa ai Canti di un povero– mi ha provato duramente,lasciandomi stremato e ponendomimille domande. È stato il periodo piùdifficile della mia vita. Un’esperienzadolorosa, incomprensibile, cheancora oggi mi lascia senza parole”.E tuttavia nello stesso testo precisa:“C’è una cosa che mi commuove: nonho mai perso la serenità. Anche neimomenti più difficili. Come questavolta. Ho sentito una pace grande. Ilcuore calmo, abbandonato allamisericordia divina”.

I.P.

Il ricordo di Padre Stefano Mascia, religioso cappuccino,scomparso a Cagliari lo scorso 28 ottobre

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15Catechistidomenica16 novembre 2014

Un curioso ed interessante cartelloè stato esposto in un bar diPonticelli, quartiere napoletano. Ititolari hanno scritto: “Voi nontrovate lavoro, noi non troviamopersonale”. Se questo è vero, e nonabbiamo motivi per dubitare, vienea galla un fenomeno di cui si senteparlare ogni tanto e, cioè, che molti(o pochi?) giovani non voglionolavorare o, meglio, non voglionofare certi lavori che richiedonoimpegno, fatica e soprattutto turni.Si sa che in Italia la disoccupazioneè quasi al 13 % e quella giovanileraggiunge quasi il 40%.Quindi ilfenomeno è reale, osservando unafaccia della medaglia: circa 3milioni di italiani non hannolavoro. E, si sa, che il lavoro nobilital'uomo, gli da dignità, lo impegnaper guadagnarsi il sostentamento euna vita dignitosa, ma con il sudoredella fronte. Però, se guardiamo

l'altra faccia della medaglia,scopriamo, ahinoi, che c'è genteche non vuole lavorare. Capitavaanche ai tempi di S. Paolo (e credocapiti in ogni tempo), tanto chel'Apostolo delle genti scrive:“diamo quest'ordine: chi non vuolelavorare, neppure mangi”. Paroledure ma chiare! Ora, si potrebbepensare che il cartello di cui sopra,sia un fatto isolato. Ebbene, no! Hosentito personalmente un pastoredisperato, che avendo bisogno peruna ventina di giorni di un operaioper potersi curare, ha fatto la tristeesperienza di non trovare nessuno,pur offrendo una remunerazione di100 euro al giorno. Conosco alcunefamiglie che possiedono grandivigne dietro casa, completamenteabbandonate. Eppure i baldigiovanotti che si avviano all'etàmatura (40 anni) preferisconoubriacarsi con vino o birraacquistati al bar piuttosto cheubriacarsi con il vino frutto del lorolavoro....fermo restando cheubriacarsi non è una virtù e, tral'altro, fa male alla salute.Qualcuno potrebbe obiettare che sitratta di episodietti insignificanti.No: udite udite.... in alcuneagenzie di Cagliari preposte adoffrire lavoro, anche se part-time olavori come nei call center, leimpiegate trascorrono interegiornate al telefono, senza trovareun lavoratore o una lavoratrice. Lecondizioni che pretendono moltibamboccioni e bamboccione sono:no il sabato e la domenica e i giornifestivi, no la turnazione, cheprevede anche il lavoro notturno, nolavori pesanti, no lavori più distantidi 100 metri da casa di papy emammy, no....per altri motivi. Maallora, perché lamentarsi che nonc'è lavoro? Sarà pure precario illavoro offerto, ma i lavori nonfaticosi e che non richiedonorinunce e responsabilità, non lihanno ancora inventati. O ibamboccioni e bamboccione alleprime armi pretendono di fare idirigenti, senza arte né parte? Enon si illudano i giovincelli diessere mantenuti eternamente daigenitori. Molto opportunamenteuna canzone degli anni '70recitava: “la gioventù tramonta, lamamma e il papà muoiono....restala fregatura del primo amore”. Miviene in mente un pensiero, o undubbio; non è che si sia diffusa lacontagiosa sindrome della“mandronia” (pigrizia irreversibile,per chi non conosce l'inglese).

d. Tore Ruggiu

e predica l’imminente catastrofe sullacittà, a causa delle malefatte, della vio-lenza, della malvagità abnorme. È moltocurioso ed interessante notare la pron-tezza non solo dei niniviti, ma addiritturadel suo re. Questi doveva essere l’emble-ma più terribile della malvagità, dell’op-pressione, della brutalità. In un’analo-gia suggestiva, Andrea Corti scrisse che ilcompito di Giona equivale al compito ‘af-fidato idealmente ad un romano, che do-po la strage delle Fosse Ardeatine, fossestato inviato a Berlino davanti ad Hitler apredicare sciagura e conversionÈ. Imma-giniamo che a chiunque sarebbe venutapaura, nessuno lo avrebbe fatto controppa leggerezza. Il re di Ninive incarnala figura del ‘cattivo’. Eppure, la narrazio-ne biblica lo caratterizza in modo del tut-to diverso: ‘Giunta la notizia al re di Nini-ve, egli si alzò dal trono, si tolse il manto,

si coprì di sacco e si mise a sedere sullacenerÈ. Il re compie le azioni tipiche del-la penitenza, della richiesta di grazia,della umiliazione finalizzata al revocarela condanna. La sollecitudine del re è raf-forzata dalla precisazione che compietutto ciò al solo ‘sentito dirÈ della predi-cazione. Il re sembra un ottimo credente,un perfetto uomo di ascolto e di azione.Il testo ci stupisce ancora maggiormentecon l’ordine che il re emana: ‘Uomini eanimali, armenti e greggi non gustinonulla, non pascolino, non bevano acqua.Uomini e animali si coprano di sacco, eDio sia invocato con tutte le forze; ognu-no si converta dalla sua condotta malva-gia e dalla violenza che è nelle sue mani.Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, de-ponga il suo ardente sdegno e noi nonabbiamo a perire’. L’ordine del re sembrauna catechesi sul modo di ingraziarsi il

perdono di Dio con la confessione dellapropria malvagità. Il re non è un perso-naggio minore nella trama teologica erappresenta la controfigura del testar-do e geloso profeta. A Giona Dio dedi-cherà l’ultima parte del racconto perpotergli ricordare che egli è ‘un Dio mi-sericordioso e pietoso, lento all’ira e digrande amore, che si ravvede riguardoal male promesso’. Il re ha avuto la para-dossale capacità di sperare nel perdonoamoroso.

Michele Antonio Corona

Tra i Dodici Profeti, chiamati anche‘profeti minori’ a causa dei loro scrittiesigui rispetto ai quattro maggiori, è

ben nota la vicenda parabolica di Giona.La narrazione è avvincente nello stile,movimentata nella trama, suggestivanella concatenazione di scene che si rin-corrono. Inoltre, il profeta è un figurasingolare nella bibbia, dal momento cheil suo atteggiamento davanti alla chia-mata di Dio è la fuga dal Signore stesso.Dio lo invita a predicare la conversione inuna delle città-simbolo del male: Ninive.In verità, quando fu scritto il libro (VI-Vsec. a.C.), della città assira non esistevache il ricordo, dal momento che vennedefinitivamente rasa al suolo nel 612. Unelemento che ci ricorda quanto la vicen-da narrata sia figurativa e simbolica persottolineare il profilo finale di Dio. Giona,dopo diverse vicissitudini si reca a Ninive

Il re di Niniven PERSONAGGI DELLA BIBBIA

Prima di addentrarci nelle tematichedell’Iniziazione cristiana, del primoannuncio e dell’evangelizzazione,

della formazione dei catechisti e deipercorsi catechistici in senso stretto,così come procede il documentoIncontriamo Gesù, è importantelasciarsi provocare da quell’innovativa eprogrammatica affermazione di Paolo VIrintracciabile nella Evangelii nuntiandial n. 14: “ La Chiesa esiste perevangelizzare.” Questa è la grazia e lavocazione propria della Chiesa, la suaidentità più profonda che, diconseguenza, la costringe a nonchiudersi mai in se stessa, ma farsipienamente e attualmente presente atutti gli uomini e a tutti i popoli percondurli alla fede in Cristo. Unamissione che non guarda solamenteverso coloro che ancora non conosconoCristo ma si rivolge, oggi più di prima, acoloro che, pur avendo ricevutol’annuncio del Vangelo, lo hannodimenticato e abbandonato e non siriconoscono più nella Chiesa; moltiambienti, anche in societàtradizionalmente cristiane, sono oggirefrattari ad aprirsi alla parola della

fede. La Chiesa di oggi, dunque, èchiamata a ritrovarsi, in ogni suaespressione, in questo prezioso, nondelegabile e inderogabile impegnoaffidatole dal Signore: annunciarel’amore di Dio, permeare cultura esocietà con il lievito del Vangelo cherinnova la storia, testimoniare fiducia,gioia e speranza. In questo senso simuove l’invito di Papa Francesco apensarsi come “Chiesa in uscita”:comunità di discepoli missionari cheprendono l’iniziativa, si coinvolgono,accompagnano e celebrano.Incontriamo Gesù, descrive l’impegnodella Chiesa che evangelizza nei numeri15-18. In primo luogo è l’interacomunità che evangelizza: l’annunciodel Vangelo non riguarda solo qualcunoma è insito nella vocazione battesimaledi ogni cristiano e ad ogni battezzato,inserito nelle concrete vicende dellastoria e negli ambienti più quotidianidella vita, è chiesto di essere “Vangelovissuto”, testimonianza autentica dellanovità del Regno di Dio. La Chiesa nondeve, poi, perdere di vista chel’annuncio del Vangelo è per tutti: nonha destinatari classificati ma è un diritto

di ogni uomo essere raggiunto dalVangelo. “La sfida che ci attende è far sìche ogni persona, nei molteplici ambitidi vita, possa sperimentare una Chiesacapace di comunicare il Mistero di Cristo;una Chiesa sensibile, partecipe, vicina,“esperta di umanità”, ricca di buonanotizia, compagna disinteressata diviaggio.” (IG, 16). La missioneevangelizzatrice della Chiesa si esprime,inoltre, nella celebrazione deiSacramenti e nel servizio della Carità.Tre compiti, annuncio, liturgia e carità,che si presuppongono a vicenda e che

non possono essere separati l’unodall’altro. In tal senso diventaessenziale la formazione biblica e far siche la Sacra Scrittura divenga semprepiù sorgente ispiratrice di ogni attivitàdella Chiesa; allo stesso modo èindispensabile rendersi conto che,secondo l’affermazione di PapaFrancesco, “la Chiesa evangelizza e sievangelizza con la bellezza dellaLiturgia la quale è anche celebrazionedell’attività evangelizzatrice e fonte dirinnovato impulso a donarsi.” (EG, 24).

Emanuele Mameli

La Chiesaesiste perevangelizzare

Il compito di annunciareil Vangelo di Cristo

non è legato soltanto a qualche particolarecategoria di persone

ma appartiene ad ogni battezzato

che è chiamato a condividerecon gli altri la sua fede.Ogni uomo ha il diritto

di essere raggiuntodalla proposta del

messaggio cristiano

DETTO TRA NOI

Voi non trovate lavoro?

Portare il Vangelo all’uomoL’annuncio del Regno di Dio è, secondo la testimonianza unanime deiVangeli, il centro della predicazione di Gesù, e le comunità cristiane devonosempre più prendere coscienza di essere a servizio del Regno, e delle sueprerogative: la comunione fraterna, la libertà, la pace, la gioia. Compito

della Chiesa è, dunque, «portare la buona novella intutti gli strati dell’umanità e con il suo influssotrasformarla dal di dentro, rendere nuova l’umanitàstessa». Questa missione chiede di:annunciare l’amore di Dio, che si è rivelato in Gesù Cristocrocifisso e risorto e che ci chiama a collaborare percostruire il Regno e introdurre tutti gli uomini nellacomunione con Lui; permeare la cultura del nostrotempo con l’annuncio del Vangelo, per rinnovare stili divita, criteri di giudizio, modelli di comportamento eridare fondamento cristiano a quei valori che fannoparte integrante della nostra tradizione, ispirata dalcristianesimo; testimoniare fiducia, gioia e speranza: intal senso la Chiesa è promotrice di «alleanze educative»

con tutti coloro che hanno come finalità lo sviluppo armonico della persona edella società. Tale dinamismo caratterizza – secondo le parole del Papa – unaChiesa «in uscita», rendendola «comunità di discepoli missionari cheprendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, chefruttificano e festeggiano»; la comunità evangelizzatrice, precedutanell’amore dal Signore, «sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senzapaura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle stradeper invitare gli esclusi. CEI, Incontriamo Gesù, n. 15

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16 Cultura domenica16 novembre 2014

curiositàRegistrazione Tribunale Cagliari

n. 13 del 13 aprile 2004

S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O

D I C A G L I A R I

QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC

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Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus,

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Hanno collaborato a questo numero:

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Margherita Santus, Chiara Lonis.

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comunicazione fare riferimentoall’indirizzo e-mail:

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Abbònati a Il Portico

Oggi parliamo di… arte e fede

Le chiese di Villamar(Terenzio Puddu)Domenica 16 novembre ore 18.10Lunedì 17 novembre ore 8.30

Cantantibus organisAscolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain(a cura di Andrea Sarigu)Domenica 16 novembre ore 21.30

Oggi parliamo di… comunicazioneIl ritorno delle newsletterA cura di Simone BellisaiMartedì 18 novembre ore 19.10Mercoledì 19 novembre ore 8.30

L’ora di NicodemoBibbia e LiturgiaLa celebrazione dell’alleanza 2^ parte. A cura di Sabino Chialà.Monaco di Bose Mercoledì 19 novembre 21.40

Oggi parliamo con…Paolo PirasGiornalista TG3 RaiMercoledì 12 novembre 19.10Giovedì 13 novembre ore 08.30

L’udienzaLa catechesi di Papa FrancescoIl giovedì ore 21.40 circa

Lampada ai miei passi(17 - 23 novembre)Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Roberto MaccioniDal lunedì al venerdì 5.15 / 6.45 /21.00Sabato 5.15 / 6.45 / (21.00 vangelodomenicale)Domenica 5.15 / 6.45 / 21.00

Oggi è già domaniNel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno(A cura di don Giulio Madeddu)Al termine sarà possibile ascoltare lecantate Sacre di Bach.Ogni giorno alle 00.01 circa

La programmazione di Radio Kalaritana

Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

S'intitola "La questione del gender.Rivendicazioni e implicazionidell'attuale cultura sessuale" il

seminario di studio organizzato dallaFacoltà Teologica della Sardegna incollaborazione con l'Istituto di Scienzereligiose di Cagliari per il 14 e 15novembre, introdotto e coordinato dadon Aristide Fumagalli, docente diteologia morale alla Facoltà Teologicadell'Italia Settentrionale. “La tematicaal centro del seminario non solo è digrande attualità ma anche di notevoleimportanza – sottolinea il Preside dellaFacoltà Teologica, Padre MaurizioTeani. Sono problematiche cheriguardano la società in manieratrasversale, tanto è vero che vengonodibattute anche nelle scuole. Ilseminario si pone come primoobbiettivo quello di offrire una mappain merito alle principali correnticulturali che hanno contribuito adalimentare la teoria del Gender”. Gli

studi di genere rappresentano unapproccio multidisciplinare einterdisciplinare allo studio deisignificati socio-culturali dellasessualità e dell'identità di genere.Nati in Nord America a cavallo tra glianni settanta e ottanta nell'ambitodegli studi culturali, si diffondono inEuropa Occidentale negli anni ottanta. “Parliamo della teoria che afferma ilcarattere solo socialmente costruito equindi non naturale dell'identitàsessuale – prosegue. La teoria sostieneche non ci sarebbe un legamestrettamente necessario tra il sessobiologico e quello psicologico e sociale.Secondo questo pensiero la differenzasessuale rappresenterebbe soltanto unfatto convenzionale”. Per la teoria delgender quindi, l'umanità non sarebbedivisa tra maschi e femmine ma fatta diindividui che scelgono chi voglionoessere. “L'altro aspetto che miinteressa sottolineare – afferma Padre

Teani – è relativo all'intentodell'incontro. Non vogliamo infattisoltanto fornire una mappa che siautile per capire meglio la “questione”ma anche e soprattutto affrontarequeste problematiche non solo sulpiano della scienza e del diritto maavviandoci verso livelli più profondidell'essere umano. Insomma affrontarequesta problematica senza pregiudiziideologici e semplificazioni indebiteper poter cogliere come dietro tutto ildiscorso venga fuori la visionedell'uomo implicata”. L'UnioneEuropea ha stabilito sostanziosifinanziamenti per favorire la diffusionedi tale ideologia in Europa. Questo hafatto sì che il termine abbia avuto unarapida diffusione. “Spesso l'emotivitàgioca un ruolo preponderante e finisceper ostacolare una riflessioneponderata. Provare a vedere e capiredavvero cosa c'è, non fermandosi allivello più immediato ma sondando nelprofondo – spiega”. Tuttavia questistudi non costituiscono un campo disapere a sé stante, ma rappresentanoinnanzitutto una modalità diinterpretazione. Sono il risultato di unincrocio di metodologie differenti cheabbracciano diversi aspetti della vitaumana. “In cima alle motivazioni che cihanno spinto a organizzare questoseminario quella di fornire una figura,che al di là di frasi fatte e slogan, fossein grado di addentrarsi all'internodella problematica – prosegue -offrendo validi strumenti di conoscenzae comprensione del tema. Ritengo siauna questione che riguarda tutti, in

quanto si parla della persona umana,della relazione genitori-figli, passandoper le strutture fondamentali chequalificano il vivere”. Gli studi di generesono caratterizzati da una improntapolitica ed emancipativa. Sonostrettamente connessi alla condizionedi soggetti minoritari. Non si limitanoquindi a proporre teorie e applicarleall'analisi della cultura, ma miranoanche a realizzare cambiamenti inambito della mentalità e dellasocietà.“È fondamentale parlare dellaquestione perché il rischio maggioreconsiste nel non affrontare il discorsoin maniera corretta andando incontro adelle semplificazioni”, conclude PadreTeani.

Maria Luisa Secchi

Approfondireil valoredella persona

La Facoltà di Teologiainsieme all’Istituto Superiore

di Scienze Religioseha organizzato un seminario

di studio dal titolo:“La questione del gender.

Rivendicazioni e implicazionidell’attuale cultura sessuale”.

Il Preside Padre Teanisottolinea l’attualità del tema

e come questo riguardiconcretamente in particolare

i genitori e gli insegnanti

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dal 1981 stampatori in Sardegna

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