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EDILIA 7 I QUADERNI DI MAGNETTI 2006 POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB BERGAMO - IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO DI BERGAMO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI 9 Edilia Arte e Tecnica del Costruire Anno XIV - n. 32 Quadrimestrale del Gruppo Magnetti Dicembre 2006 - n. 9 Copyright 1993 by Finedil Servizi Finanziari SpA www.magnetti.it POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB BERGAMO - IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO DI BERGAMO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI 3 Storie di copertina Carlo Scarpa 4 Tendenze Urbanistica e Architettura un rapporto insolito Da Magnetti 6 Prospettive: Il bando per Cisano 8 Le realizzazioni: Una sede prestigiosa Nuova energia alla piazza dimenticata La nuova Torino del dopo Olimpiadi A Bergamo aria più pulita con la pavimentazione “mangiasmog” 28 Novità: Potenzialità creative ed architettoniche a tutto campo 29 In breve 31 Zoom Diario dell’architettura 32 Riviste di architettura Abitare 34 Dal mondo A Modena nasce Cittanova 2000 36 Itinerari Carlo Scarpa a Venezia 39 ArchiLetture Il disegno obliquo Le leggi della semplicità

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Edilia Arte e Tecnica del CostruireAnno XIV - n. 32

Quadrimestrale del Gruppo MagnettiDicembre 2006 - n. 9Copyright 1993 byFinedil Servizi Finanziari SpAwww.magnetti.it

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3 Storie di copertinaCarlo Scarpa

4 TendenzeUrbanistica e Architetturaun rapporto insolito

Da Magnetti6 Prospettive:

Il bando per Cisano8 Le realizzazioni:

Una sede prestigiosa Nuova energia alla piazzadimenticataLa nuova Torino del dopo OlimpiadiA Bergamo aria più pulitacon la pavimentazione “mangiasmog”

28 Novità:Potenzialità creative edarchitettonichea tutto campo

29 In breve

31 ZoomDiario dell’architettura

32 Riviste di architetturaAbitare

34 Dal mondoA Modena nasce Cittanova 2000

36 ItinerariCarlo Scarpa a Venezia

39 ArchiLettureIl disegno obliquoLe leggi della semplicità

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TriesteMuseo Revoltelladi Carlo Scarpa

Testata registrata presso il Tribunale di Bergamo con il n.19 del 10/06/1993

L’editore garantisce la massima riservatezzadei dati forniti dai destinatari della presentepubblicazione e la possibilità di richiedernegratuitamente la rettifica o la cancellazione,scrivendo a: Finedil SpA, Via Pedrinelli 118,24030 Carvico (Bg), che è titolare del tratta-mento dei dati. Le informazioni custodite nell'archivio della Finedil SpA verranno utiliz-zate al solo scopo di inviare documentazionicon finalità commerciali. (Legge 675/96Tutela dei dati personali). St

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“In alto, ho voluto usare un ritiro di vetri. Volevo ritagliare, se possibile, l’azzurro del cielo”.

Carlo Scarpa

Si è più volte detto che Venezia è una città malata. E si sa il perchè.Sempre incombente è la minaccia dal mare. Se l’acqua alta raggiungeil metro e venti, il 35% del centro storico viene allagato, ma bastanoventi centimetri in più perchè tutta la città venga paralizzata.Altrettanto allarmante è lo stato del patrimonio edilizio della città:almeno diecimila alloggi privi di riscaldamento e di servizi igienici,in case fatiscenti.La conseguenza più diretta è il lento ma inesorabile spopolamentodel centro storico e di alcune zone limitrofe, alla ricerca di una casaasciutta nell’hinterland della città. Cosa questa che ha già prodottoun fenomeno paradossale: il pendolarismo su Venezia e non da Venezia.Se è dunque necessario risanare Venezia, molti si chiedono in realtàquali siano le priorità di intervento.Risolvere il problema dell’acqua alta è certamente obbligatorio. (Edopo decenni di chiacchere, si sta mettendo mano al tanto discusso“Mose”). Rimettere in sesto case, palazzi e monumenti pure lo è. (E,anche qui, si stanno cominciando a “vedere” gli interventi del Comune).Ma altrettando obbligatorio è rendere Venezia vivibile per i Venezianiattraverso la riqualificazione dei servizi cittadini, l’ammodernamentodelle strutture, la creazione di spazi culturali permanenti e quant’al-tro, allo scopo di sottrarre la città al suo destino di museo a cieloaperto a disposizione (anzi, in balia) del turismo estivo.Schiere di architetti si sono cimentati per creare, appunto, quelle con-dizioni di vita urbana che sono proprie del vivere contemporaneo. Unodi questi è il veneziano Carlo Scarpa, il quale ha operato a Venezia enel Triveneto dagli anni Trenta agli anni Settanta.Nella rubrica di questo giornale dedicata agli “itinerari”(questa voltaveneziani) si è voluto offrire un omaggio a questo architetto, unodei pochi a utilizzare le esperienze del mondo in cui si vive comepremessa per poter operare su un tessuto impregnato di passato.Vale l’esempio del suo progetto di ampliamento della GipsotecaCanoviana a Possagno (Tv) dove un’aula “molto alta”, destinata aospitare una grande statua del Canova, diventa un’altra cosa in corsod’opera. “Le sculture (quelle cioè destinate a sostituire la grande sta-tua, NdR) non erano di marmo ma di gesso, materiale amorfo cheha bisogno di luce e di sole. Allora ho voluto usare il vetro, in alto.Lo spigolo vetrato diventa così un blocco azzurro e, quando si è all’in-terno, la luce illumina perfettamente tutte le pareti”.In copertina ci è piaciuto mostrare un’altra delle tante opere di Scarpa,questa volta a Trieste. Si tratta del Civico Museo Revoltella che ospita,su piani diversi, la Galleria d’Arte Moderna. Qui il percorso espositivodiventa una narrazione architettonica a quote variabili, e un vero eproprio campionario di come si diffonde la luce.

Direttore ResponsabileMichela Gariboldi

Comitato editorialeRaffaello BarbaresiClaudio FaillaTiziano FerrarioAlfredo LamperticoGregorio MagnettiPaolo MagnettiRoberto Picco

RedazioneSilvia BargiggiaAnousch Gregis

Le rubrica “Itinerari” e “Archiletture”sono a cura di Luigi SpinelliLe rubriche “Realizzazioni”sono a cura di Costanza Peretti

ImpaginazioneRapido Grafico - Milano

FotolitoEnotti - Milano

StampaModulimpianti - Capriate S. Gervasio (BG)

EditoreFinedil Servizi Finanziari SpACarvico (BG)

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Peraltro, il dibattito sul problema nonè nuovo. Risale al periodo rinasci-mentale,quando le città nuova si chia-mavano “ideali” se erano belle e “mi-litari” se avevano finalità difensive.Nell’evo contemporaneo, gli esempidi città nuove si contano sulle dita e,generalmente, non sono ubicate inEuropa dove si verifica il contrario:sono cioè le città vecchie che si “adat-tano”ad ospitare le opere più osè del-l’architettura di oggi.“La Repubblica”del 22 ottobre 2006,poi, in occasione del “Festival Archi-tettura” promosso e ospitato nelle

città di Parma, Reggio Emilia a Mo-dena (23-29 ottobre), pubblica unpezzo a firma di Brunella Torresin daltitolo assai esplicito:“Idee di rara bel-lezza nel caos urbano”.Vagamente polemica circa il ruolosvolto dalle stars del firmamento ar-chitettonico mondiale, “come se l’in-vestimento sulla bellezza avvenissesolo attraverso le grandi firme”, laTorresin affronta un aspetto assaipeculiare dell’architettura modaiola:quello delle “infrastrutture non neu-trali” imposte alle città europee.In sostanza, le opere contemporanee

si identificherebbero in “infrastrut-ture”. “E non è qui importante di-scutere se siano belle o brutte: biso-gnerebbe prima capire se siano au-tentiche o no”.Come il ponte di Santiago Calatravache, tra Reggio e Parma, superacorsie autostradali e binari dell’altavelocità”.Si d’accordo. Ma, se non altro, questoponte è una infrastruttura vera (equindi autentica) e non danneggia al-cuna città.

R. B.

Le pagine dei quotidiani dedi-cate all’arte e alla cultura sisoffermano sempre più spes-

so sull’architettura contemporanea esui problemi indotti dalle sue, semprepiù ardite, esibizioni.Poichè queste ultime, solitamenteproposte da grandi firme, cresconoall’interno (e/o ai margini) delle gran-di città, spesso e volentieri scarsa-mente “estetiche”, si discute semprepiù sui rapporti intercorrenti tra legrandi opere contemporanee e lapreesistente realtà urbana. Ovvia-mente, il rapporto è reversibile.

A proposito di architettura e urbani-stica, il “Corriere della Sera” del 16settembre 2006 ospita un graffianteintervento di Gillo Dorfles, a marginedella Biennale di Venezia dedicata al-l’architettura e della parallela mostra“Città,architettura e società”(10 set-tembre-19 novembre).Il titolo dell’articolo, “Urbanistica earchitettura,nemiche del XXI secolo”,lascia già intendere i toni del conte-nuto. Il sottotitolo poi - “Crescono lemetropoli, ma diminuisce la qualitàestetica” - fuga ogni dubbio sul pen-siero dell’autore.

Partendo dalla considerazione che,per la prima volta nella storia del-l’uomo, il 75% della popolazionemondiale vive in città, Dorfles osservache “la bontà di una pianificazioneurbana dipende solo in parte dallasquisitezza dei singoli edifici, per cuisi può anche ipotizzare l’esistenza diuna città urbanisticamente perfetta,dove facciano però difetto i buoniesempi dell’arte del costruire”. Os-servando la rassegna delle tante me-tropoli “presentate” alla Biennale, èproprio ciò che oggi si verifica, più omeno ovunque.

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Urbanistica e Architetturaun rapporto insolito

Il ponte di Santiago Calatrava èlungo 220 metri. In una solacampata, attraversal’autostrada A1 e la linea TAV.Il suo grande arco è alto 50metri. La sua struttura è inacciaio e le spalle sono incemento armato. La larghezza,composta da due carreggiateseparate con due corsie persenso di marcia, e con pisteciclopedonali protette ai lati, èlarga 26 metri. L’arco chesorregge il ponte, tramite 58coppie di cavi d’acciaio, scaricail peso sulle spalle di appoggio.

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intrapresa innovativa, a beneficio delterritorio e dei suoi residenti. Questele intenzioni.Allo scopo di raccogliere quante piùidee possibili sulla fattibilità dell’ini-ziativa (sia dal punto di vista funzio-nale che architettonico), la MagnettiSpA ha perciò deciso di promuovereun Concorso di Progettazione apertoagli Studi di architettura italiani estranieri.Il relativo Bando di Concorso, dapubblicarsi entro febbraio 2007, pre-vede che le iscrizioni si chiudanoentro 30 giorni e che gli elaboratiarrivino sul tavolo dell’appositaCommissione Giudicatrice entro ilmaggio 2007. Nel giro di un mesedovrebbe quindi essere identificato ilprogetto risultato vincitore. A grandilinee, questo è quanto.

Naturalmente, tutta la fase proget-tuale, andrà di pari passo con quellaamministrativa e Magnetti opereràconcordando le scelte finali con ilComune di Cisano. Appuntamentodunque all’estate 2007.

Cisano Bergamasco è un nomeche evoca storie d’altri tem-pi. É qui che, nel 1810, è ope-

rativa la fornace di Giuseppe Ma-gnetti. Ed è sempre qui che (16 annidopo) un altro Magnetti, Pietro, av-via una seconda fornace per la cot-tura dei mattoni, sfruttando il vicinogiacimento di argilla.Si sa anche che Antonio Magnetti,figlio di Pietro, dopo aver allargato laproduzione di questa seconda forna-ce, ne fonderà una terza (poco primadel 1870 e sempre a Cisano) dallecaratteristiche assai innovative vistala sua capacità di funzionare a fuococontinuo e di utilizzare i primi moto-ri “a forza elettrica”. La produzionesi espande ulteriormente e la forna-ce sforna una gran quantità di pro-dotti: tavelle e tavelloni, tegole mar-

sigliesi e volterrane pianelle perpavimenti, terraglie smaltate, e altroancora.Per vedere una fornace Magnettisorgere al di fuori del Comune diCisano bisognerà arrivare addiritturaal 1934. Dopo questa lunga premes-sa,nonostante la cessazione dell’at-tività industriale, non fa eccessivameraviglia che i Magnetti intendano“restare”. E non per realizzare altreiniziative industriali, ma per avviareun’attività di tutt’altra natura: lamessa in opera,cioè, di un “polointegrato” in grado di presentare, nei156 mila mq disponibili (di cui circa45 mila coperti), differenti ambitiarchitettonici.Non solo dunque “qualcosa che restinel tempo”, come si dice in casaMagnetti, ma una vera e propria

A distanza di anni dalla fine dell’attività della fornace di CisanoBergamasco, è in corso un’altra iniziativa Magnetti: la realizzazionedi un polo integrato sui 156 mila metriquadri dell’ex fornace.Pronto il bando di concorso.

A sinistra. La foto aerea evidenzia learee destinate a dar vita al nuovoprogetto di riqualificazioneterritoriale.

Sopra. L’area di Cisano Bergamascointeressata al progetto.

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d’aziendaL’area interessata dall’inter-

vento è situata nel comune diSeriate, a sud rispetto al l’o-

monimo centro abitato. Sotto il profi-lo dell'articolazione viaria, l'area ri-sulta essere in posizione privilegiatae ben collegata con le principali arte-rie di traffico già esistenti: la statale498 Soncinese, l'autostrada A4 Mila-no-Venezia la tangenziale sud di Bergamo raccordante alla "Statale 42del Tonale e della Mendola" e allaprovinciale della Valle Seriana “Seria-te-Nembro".Il terreno su cui sorge il complesso,

che si articola in due distinti corpi fabbrica collegati tra loro e con stinazioni d’uso differenti (caratteri-stica cui corrisponde una diversa finizione architettonica e materica),presenta la forma di quadrilatero regolare disposto in senso nord-sud.Nell’edificio ad elle articolato su tre ni hanno sede gli uffici amministrati-vi e commerciali per una superficielorda complessiva di 3.712 mq, mentrea nord - a un piano fuori terra - sorge ifabbricato a destinazione produttivacon una superficie lorda complessivadi 5.580 mq.

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Il forte sviluppo dell’attività della Clay Paky Spa - società leader alivello mondiale nella produzione di apparecchiature motorizzate acontrollo elettrico per effetti di luce - ha portato alla necessità direalizzare una sede in cui riunire tutte le attività produttive,commerciali e di rappresentanza.

CommittenteClay Paky SpA - Seriate (Bg)

Progetto architettonicoTecneco SpA - Pedrengo (Bg)ing. Gian Luigi Valliarch. Lucia Zanetti

Direzione artisticaTecneco SpA - Pedrengo (Bg)arch. Andrea Castellucci

Progetto strutturaleTecneco SpA - Pedrengo (Bg)ing. Gian Pasquale Comerio

Impresa esecutricePoledil srl - Trescore Balneario (Bg)

Tipologia d’interventoEdificio industriale e palazzina per uffici

LocalitàSeriate (Bg)

ProdottiMagnetti MuratureMagnetti Building

EdificioMagnetti Building

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Il fabbricato che ospita gli uffici è sta-to realizzato con una struttura in ce-mento armato in opera e con muri ditamponamento e, successivamente, èstato rivestito esternamente con bloc-chi splittati MM/22 di colore grigioche, con il loro disegno ad effetto bu-gnato, ricordano una muratura in pie-tra, solida e, allo stesso tempo, vibra-ta dalla luce che produce particolarieffetti sulla superficie splittata.I prospetti fronte strada sono tagliatiorizzontalmente da lunghe finestre anastro, incassate rispetto al piano del-la facciata, in modo da creare un gio-co di contrasto con la solidità confe-rita dal rivestimento. In corrisponden-za dell’accesso carrale, che si trova sullato est, l’edificio in cui hanno sede gliuffici si estende fino a creare un im-ponente portale,anch’esso rivestito inblocchi facciavista splittati.L’ingresso principale - ritagliato sul-l’angolo in cui i due prospetti princi-pali, sud ed ovest, si incontrano - è po-sto al piano primo del fabbricato ed èraggiungibile mediante una rampaesterna collegata al parcheggio pub-blico adiacente. Il piano terra ospita lesale corsi e gli spazi accessori come lamensa, l’infermeria e i locali archivio.Al primo piano, al di là della grandehall d’ingresso, trovano invece spaziogli uffici commerciali, una grande sa-la conferenza e un attrezzato showroom. Il piano secondo, infine, è inte-ramente destinato agli uffici ammini-strativi e dirigenziali.L’obiettivo di questo intervento è sta-ta la realizzazione di un edificio di pre-gio che rispondesse alle esigenze siafunzionali, sia di rappresentanza e im-magine dell’azienda.Alle spalle dell’edificio adibito a uffi-ci si sviluppa il complesso produttivorealizzato da Magnetti Building con

una struttura prefabbricata. Il rivesti-mento esterno è in pannelli prefab-bricati di tipo verticale con finitura ingraniglia di marmo nero ebano. Per lacopertura sono stati utilizzati i tegoliPLANET che formano delle aperture ashed capaci di offrire risultati ai mas-simi livelli sia sotto l’aspetto funzio-nale che estetico.La particolare confor-

mazione del tegolo, opportunamenteorientato a nord, ha consentito di ot-tenere un’illuminazione ottimale, dif-fusa e orientata, evitando tra l’altro ilfenomeno del surriscaldamento esti-vo degli ambienti.

Nella pagina precedente, l’ingresso allo stabilimento conil caratteristico portale.In alto e a lato, prospetti, sezioni e planimetria.Gli uffici sono definiti da un rivestimento in blocchi fac-ciavista quadrettati che danno effetti particolari con ilvibrare della luce sulla superficie irregolare.

A lato, l’area produttiva dal tamponamento in pannelliprefabbricati neri.

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Nuova energia alla piazzadimenticata

Un’area che aspira a essere unospazio aperto di rappresen-tanza civica, vista la presenza

- sui due lati opposti - del Municipio(a fianco del quale negli Anni Trentasorgeva anche il Teatro) e della casermadei Carabinieri.Al centro, il monumentodei Caduti.Sul lato nord, la linea ferroviaria si

frappone come elemento demar-cante, e al di là della ferrovia, sorgeancora l’antico mulino, una volta ali-mentato dalla Roggia Curna il cuipercorso - ormai completamente in-terrato - attraversa la piazza davantial municipio. Sul lato sud, invece,trova spazio un ampio parcheggioadibito ad area del mercato.

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A Curno, in provincia di Bergamo, la piazza Papa Giovanni XXIII è una struttura urbana che, nonostante sia d’impianto recente, haperso vitalità perché compromessa nel corso del tempo da unasuccessione di eventi progettuali non organici. Oggi però,grazie a un articolato intervento di riqualificazione, viene rimessa al centro della vita cittadina.

CommittenteAmministrazione Comunale di CurnoCurno (Bg)

Progetto, Direzione lavori,Coordinamento sicurezzaStudio Facchinetti & Partners Architetti AssociatiCasazza (Bg)Studio di Architettura AssociatoArch. Stefania Locatelli,Arch. Carlo BonoBrembate di Sopra (Bg)Ing. Paolo DefilippiBrembate di Sopra (Bg)Ing. Lorenzo MazzoleniBrivio (Lc)

Imprese Costruzioni Paratico S.r.l.Verdello (Bg)Ri.Co.Mas S.r.l.Comun Nuovo (Bg)

Tipologia d’interventoOpera pubblica, parcheggio

LocalitàCurno (Bg)

ProdottiMagnetti PavimentazioniMagnetti Murature

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Alla base del progetto, c’è l’obiettivodi trasformare questa piazza in un im-portante punto di riferimento per lavita sociale della Comunità di Curno;in uno spazio, quindi, più “familiare”,in cui la comunità locale possa rico-noscere la propria identità e dove sisvolgano importanti eventi d’interes-se collettivo.Il progetto prevede innanzitutto la rimo-zione degli elementi architettonici e deimanufatti di arredo esistenti - aiuole,scivoli e cordoli - che limitano una frui-zione continua e fluida degli spazi.L’intento è quello di ricucire e legare levarie componenti del tessuto edificato,raccordando tra loro le quote dell’in-gresso al Municipio mediante unanuova serie di percorsi.L’intervento ha anche lo scopo di

arricchire la piazza di elementi che neamplino la percezione attraverso icinque sensi e che rafforzino il sensodei luoghi.L’area antistante il Municipio costi-tuisce il primo momento progettuale:qui, una serie di aceri disposti secondouno schema geometrico diventano un“bosco urbano” e delimitano il cuoredella piazza, uno spazio non soloadatto alla sosta, alla conversazione eal gioco dei bambini, ma che ben sipresta anche ai momenti istituzionalidella vita della comunità.Un altro elemento fortemente carat-terizzante che irrompe nell’ortogona-lità della piazza enfatizzando la diret-trice che collega il municipio al cen-tro storico, è una struttura multiformerealizzata in setti murali, che sostiene

una “pergola” per rampicanti, sotto laquale trovano spazio una serie disedute in legno, con l’intento di creareun punto di aggregazione, in partico-lare per i giovani che possono avvici-narsi anche con biciclette e motorini.Ma l’elemento che più di ogni altros’impone nel progetto è senz’altro lavalorizzazione del tema dell’acqua. LaRoggia Curna, canale di grande im-portanza nel passato di Curno, “riaf-fiora” in omaggio alla storia del pae-se in un percorso di giochi d’acqua edi rimandi reali, virtuali e scenici.Que-sto percorso si sviluppa tra i due pun-ti focali della piazza: l’acqua nascenell’angolo superiore da una sculturad’acqua/fontana “sorgente”, fluisce escorre sia realmente, in apposite ca-nalette, sia come un canale virtuale di

In apertura, l’area antistante il municipiocon i setti in blocchi facciavista levigati,pensato come luogo di aggregazionee sosta.

In queste pagine, sezione e planime-tria del progetto.

La veduta notturna mostra il canale di luce, ad incasso nellapavimentazione autobloccante,simulare il percorso della RoggiaCurna, ora interrato, che nasce e sgorga agli angoli della piazza.

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luce con condotti ottici disposti ad in-casso nella pavimentazione e, infine,risorge e zampilla nella scultura d’ac-qua/fontana di “arrivo”, momentoconclusivo della piazza.Il parcheggio esistente, considerata ladimensione piuttosto limitata dellapiazza, è stato ridimensionato, indivi-duando i soli posti auto indispensabilie quelli per i disabili, oltre a spazi perla sosta di biciclette e ciclomotori.Si tratta di un’ampia area che, in oc-casioni particolari e bloccando l’ac-cesso alle auto, può essere utilizzataanche per manifestazioni, riunioni,spettacoli e altre attività. Lungo i per-corsi principali, per dare definizionee forma al contorno della piazza so-no collocati diversi corpi illuminanti,con l’obbiettivo di localizzare ed in-dividuare spazi scenografici. Oltre aicanali di luce incassati nella pavi-mentazione - sempre a memoria deltema dell’acqua - sono previste duetipologie distinte d’illuminazione:una bassa e diffusa e un’altra aproiettore nelle aree verdi. Tutti gliimpianti d’illuminazione sono pen-sati nell’ottica del risparmio ener-getico e della riduzione dell’in-quinamento luminoso.Il filo conduttore nella scelta dei mate-riali, è stata la volontà di garantire unlivello di qualità in sintonia con le spe-cifiche del luogo.Per la pavimentazione della piazza,così come per il rivestimento delle scalee dei vari percorsi, sono stati utilizzatimasselli di varie dimensioni e finitura.Anche i setti che definiscono gli ele-menti di sosta con il pergolato sonorealizzati con blocchi facciavista incemento. I diversi materiali sono statipensati al fine di distinguere con dif-ferenti tonalità e cromie le diverse aree,mantenendo però omogenee la tipo-logia e le caratteristiche generali del-l’intervento.La pavimentazione, in particolare, èconcepita utilizzando un unico tipo di

materiale: i masselli di calcestruzzovibrocompresso realizzati con inerti pre-giati come porfidi e graniti che ne esal-tano i cromatismi, garantendo una resaestetica e un aspetto esteriore assi-milabile alle pietre naturali. Una sceltafinalizzata all’impiego di un materialedi qualità, particolarmente resistente,ma non proveniente da cava e quindipiù ecologico sul piano ambientale.Il massello inoltre presenta altre carat-teristiche prestazionali interessanti,come la rapidità e la facilità di posa,l’autobloccanza, la buona resistenzaall’usura, l’assenza di manutenzione ela facilità di ripristino e di accesso allereti dei sottoservizi. Vantaggi a cui siaggiungono i costi particolarmente con-tenuti e la versatilità del materiale checonsente di realizzare soluzione per-sonalizzate.Per conferire una visione unitaria deglispazi della piazza la scelta è caduta suuna tipologia di massello dalla formarettangolare di diverse larghezze e di

colore grigio chiaro, posate con fascecontinue e regolari. La tessitura del pavi-mento realizzato si accorda così con legeometrie e le trame del progetto.L’utilizzo di lastre di grande formato50 x 100 cm. di colore grigio ha inveceinteressato i gradoni delle scale, lamaglia ortogonale che disegna il “boscourbano”, le demarcazioni che taglianodiagonalmente la piazza e l’area anti-stante all’ingresso del Municipio.La scelta di cromatismi affini alle carat-teristiche del luogo esprime la volontàdi integrazione con l’ambiente circo-stante. Il progetto architettonico havoluto cioè stabilire equilibrate rela-zioni con le “pietre storiche” del paesedi Curno come l’acciottolato, i conci inlaterizio e le lastre di pietra. La pavi-mentazione della piazza, legandosi siaall’ambito costruito che all’ambientenaturale, diventa così elemento privi-legiato di connessione.In corrispondenza dei posti auto delparcheggio è previsto l’uso di masselli

drenanti con superfici erbose. I postiauto sono facilmente individuabili anchedalla presenza del fermaruota dotatodi elementi di illuminazione integrati.Un sistema di accessori che comprendecordoli, scivoli e cunette completa ladefinizione del dettaglio architetto-nico della piazza.L’utilizzo dei masselli in calcestruzzoconsente l’integrazione con la luce:piccoli proiettori luminosi, sviluppaticon la tecnologia dei led o delle fibreottiche possono essere interposti fra imasselli. Grazie alle ridotte dimensio-ni dei circuiti elettrici, il gruppo otticopuò essere alloggiato in cavità predi-sposte ad hoc in un massello. L’inte-grazione di queste pavimentazioni nel-l’arredo urbano diventa in tal modoancora più stretta, contribuendo allaqualità ambientale generale della sce-na urbana.

In queste pagine, alcune viste dell’intervento di riqualificazione che ha interessato tutta la piazza delcomune bergamasco.La pavimentazione é in masselli grigie piastre di differenti dimensioni efiniture.

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La nuova Torino del dopoOlimpiadi

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A circa un anno fa risalel’inaugurazione dei XX Giochi Invernali

2006 che ha reso la città di Torino e le vallilimitrofe protagonisti di un evento di risonanzamondiale. Un evento che per il capoluogopiemontese è stato soprattutto unagrande opportunità per un radicalecambio di immagine - soprattutto sotto ilprofilo architettonico - e un’occasione perripensare allo sviluppo del suo territorio.AncheMagnetti ha partecipato a questa avventura,lasciando la sua impronta su alcuni interventi.

Ecco, nel dettaglio, gli interventi che -nella scelta dei materiali - hanno pun-tato sulla qualità Magnetti.

VILLAGGIO OLIMPICO MOIUbicato nell’area degli ex Mercati or-tofrutticoli all’ingrosso (non lontanadal quartiere Lingotto), il progetto - realizzato a più mani da un team dilavoro internazionale - è vincitore diun concorso nel novembre 2002.A caratterizzarlo è infatti la concerta-zione di diverse idee, esperienze eculture risultanti dalla collaborazionedi numerosi studi di architettura e in-gegneria sparsi in varie città europeecon il coordinamento dello studioCamerana&Partners.Il nuovo insediamento è composto da

tre parti principali, integrate tra loro:la prima è la ristrutturazione degli edi-fici dei vecchi Mercati Generali doveè situato il Centro servizi che si confi-gura come uno spazio di incrocio e uncontenitore accogliente per l’interoquartiere. All'interno del VillaggioOlimpico è presente un'area di servizinella quale trovano sede il centro logi-stico, quello commerciale e un’ampiaarea di parcheggi dedicati ai residenti,La seconda parte dell’intervento hariguardato la costruzione del lungoponte pedonale sospeso che attraversala ferrovia fino a entrare nelle ex offi-cine della Fiat Lingotto per collegaredue aree urbane prima separate. Lastruttura portante dei cavi di sostegnodell’impalcato è un grande arco rosso,

elemento architettonico molto forte eper questo scelto come simbolo di rin-novamento della città, visibile da lungadistanza.E infine, il terzo “capitolo” del pro-getto è quello relativo alla parte resi-denziale che comprende 39 palazzi dacinque a otto piani per un totale di750 appartamenti, in grado di ospita-re 2.500 persone. Un quartiere chepone al centro il piacere dell’abitare:le “case” presentano colori vivaci esono intrecciate con una sequenza dispazi pubblici, piazze, cortili e giardi-ni collegati tra loro.Il Villaggio è stato progettato seguendoi criteri della bioarchitettura, non soloperchè è costruito con materiali a bassaenergia, ma anche perché utilizza ener-

Ristrutturazione di struttur epolisportive esistenti, realiz-zazione di nuovi impianti con

idee progettuali di forte impatto ar-chitettonico e costruzione di villaggiolimpici che - prima ancora di esserespazi di residenza per ospitare atleti,giornalisti di ogni nazionalità - sonostati concepiti, in particolare a Torino,come stimolo per riqualificare e resti-tuire ai cittadini una parte di città al-trimenti già in forte degrado. Operedi tipologia e caratteristiche diverse,ma che hanno un denominatore co-mune:tutte sono state pensate ed ela-borate con una buona dose di lungi-miranza, per potersi garantire un’i-dentità e una funzionalità proprie an-che in un futuro post olimpico.

A lato, vista aerea del Palahokey pocoprima dell’evento olimpico.In questa pagina, il rendering delVillaggio Olimpico, realizzato nell’areadegli ex Mercati Generali, non lontanodal quartiere Lingotto. Un lungo pontepedonale, caratterizzato da un arcorosso collega le due aree urbane.

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gia solare per il riscaldamento e pre-vede il recupero delle acque. Sono statiinstallati pannelli e celle fotovoltaiche,una rete di teleriscaldamento e sistemisolari ad aria per la ventilazione.Tuttoquesto garantisce un risparmio del60% dell'energia usata e delle emis-sioni inquinanti. Un intervento dove lafornitura di Magnetti è stata duplice:in primo luogo, con i pavimenti Kromaxserie Laxtra e Cubetto in finitura roc-cia porfidea per gli spazi esterni e,secondariamente, con i blocchiBioclime 20 fonoisolanti per tutte lepareti divisorie tra le unità abitative.Dopo le Olimpiadi il nuovo quartierediventerà patrimonio della città: in parteverrà riconvertito a uso residenziale, inparte ospiterà spazi per la ricerca e iservizi avanzati.

SOTTOPASSO VEICOLARE CORSISPEZIA-SEBASTIANOPOLIE’ l’unica opera olimpica realizzata dalComune di Torino (progetto ed ese-cuzione della società Condotte d’Ac-

qua) e rientra nel piano di migliora-mento e potenziamento delle Infra-strutture viabili della città.Il primo lotto, da C.so Unità d'Italia alLingotto ha una lunghezza comples-siva di circa 700 m, di cui circa 533 ingalleria ed i rimanenti 155 rampe e rac-cordi a cielo aperto.La realizzazione del sottopasso vei-colare Spezia-Sebastopoli consente unpiù veloce collegamento tra i punti dientrata e uscita, non più interrotti dasemafori ed incroci. Il suo impattoambientale è ridotto in quanto collo-cato nel sottosuolo, vibrazioni e rumorisono contenuti.Nella scelta della tecnologia per la suarealizzazione ci si è posto come obbiet-tivo primario il rispetto delle attivitàdella zona: l’area del mercato di corsoSpezia, i viali alberati, la viabilità esi-stente pubblica e privata. Il rivestimentodelle pareti del Sottopasso è stato ese-guito con blocchi fonoassorbentiSonopor di marchio Magnetti, al finedi migliorare l’isolamento acustico della

galleria e ridurre l’impatto sui ricet-tori sensibili presenti nella zona, con-ferendo inoltre un preciso aspetto cro-matico dato dalla ripetizione caden-zata con andamento a onda di blocchidi diverso colore, gialli e beige. La poro-sità del materiale e la sua particolaresuperficie - caratterizzata da specialicavità opportunamente dimensionate– spezza le onde sonore, riducendonotevolmente fastidiosi riverberi e otti-mizzando le prestazioni acustiche.

Villaggio Olimpico M.O.I.(Ex Mercati Generali) - Torino

ProgettoA.T.I. Arch. B. Camerana - TorinoArch. G.Rosental - TorinoDerossi Ass. - Torino

Committente Agenzia Torino 2006

ImpresaA.T.I. Maire Engineering - TorinoDemont Ambiente srlMestre (Ve)Massucco Costruzioni srl

ProdottoMagnetti Murature: blocchiFonoisolanti Bioclima

ImpresaPeverelli - Fino Mornasco (Co)

ProdottoMagnetti Pavimentazioni: masselliKromax Laxtra e Cubetto

Alcuni scorci del Villaggio Olimpico e delle sue residenze colorate, un nuovo quartiere molto vivace con piazze, cortili e giardini. Sullo sfondo l’arco rosso, simbolo di rinnovamento architettonico della città.

Nuovo Sottopasso C.so Spezia

ProgettoSocietà Condotte - Roma

CommittenteCittà di Torino

ImpresaSocietà Condotte - Roma7

ProdottoMagnetti Murature: blocchifonoassorbenti Sonopor

Il sottopasso veicolare rivestito conblocchi fonoassorbenti, unica operarealizzata dal comune di Torino,garantisce un ridotto impattoambientale grazie al contenimentodi rumori dovuti al traffico.

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PALASPORT OLIMPICO - HOCKEYSU GHIACCIOL’impianto ha un forte impatto visivoed è composto da un grande paralle-lepipedo di acciaio inox di 180 metridi lunghezza, 100 di larghezza e 15 dialtezza, sospeso su una base alta cin-que metri vetrata verso il parco confi-nante. Una struttura avveniristica chesi sviluppa su quattro livelli interrato (-7,50), intermedio (-3,75), terreno(0,00) e superiore (+6,00) e ridefini-sce uno scenario urbano posizionan-dosi a fianco degli esistenti stadiocomunale e Torre Maratona, entrambiristrutturati. Il nuovo palaghiaccio, laristrutturazione del vecchio stadioComunale e la risistemazione dell'a-rea circostante sono stati oggetto diun concorso di progettazione inter-nazionale, vinto da un gruppo guidatodall'architetto Arata Isozaki di Tokyo edal co-progettista, l’architetto italianoPier Paolo Maggiora. Il palahokey hauna capienza di 12.322 posti a sedere,

più altri 105 per portatori di handi-cap. L’intero sistema strutturale dicopertura poggia su otto mega-colonne di acciaio, una soluzione chelibera completamente lo spazio sot-tostante rendendolo estremamenteflessibile e in grado di assumere varieconfigurazioni strutturali. Infatti, l’e-dificio è stato pensato con grandeattenzione all’uso post-olimpico, comeuna sorta di “fabbrica degli avveni-menti”, progettata per una molteplicepotenzialità d’uso grazie a solai e tri-bune mobili che permettono di modi-ficare la distribuzione degli spaziinterni in funzione non solo di eventisportivi, ma di concerti, spettacoli,congressi e manifestazioni di variogenere. Nel rivestimento degli spaziinterni - che presentano linee essen-ziali e tonalità argentee in piena armo-nia con la facciata in acciaio - sonostate utilizzate per le murature bloc-chi facciavista fresato grigio di pro-duzione Magnetti.

Veduta notturna del Palahokey dallapiazza Olimpica, un grande parallele-pipedo in acciaio inox, e in basso ilrendering.A lato, il rivestimento degli spaziinterni in blocchi fresati grigi, unavista prospettica e il campo, pensatoe progettato per differenti potenzialitàd’uso future.

Palasport Hockey - Torino

ProgettoArch. A. Isozaki - TokyoArch. P. P. Maggiora - Torino

Coordinamento Architettonico A.Isozaki & Associates Co., TokyoArcha SpA, Torino, Arup, Milano

CommittenteAgenzia Torino 2006 - Torino

ImpresaA.T.I. Torno Internazionale SpA - MilanoCarlo Gavazzi Impianti SpA Lorenzon Techmec System SpA Edoardo Lossa SpAVitali SpA - Cisano Bergamasco (Bg)

ProdottoMagnetti Murature: blocchi FresatiKromax, blocchi divisori

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PALAZZO POLIFUNZIONALE DELGHIACCIO DI PINEROLOL’intervento ha riguardato l’adegua-mento di un vecchio impianto sportivo.Al fine di conferire unitarietà archi-tettonica a un edificio costruito a suotempo con scelte stilistiche anche con-tradditorie (struttura lamellare, coper-tura in lamiera verde, corpi scala e fac-ciate in cemento colorato), si è inter-venuto con un duplice atteggiamento:uniformare sui lati est e sud il fabbri-cato e “schermare” unicamente l’esi-stente sui lati nord e ovest. Ad est e asud, dove sorgono i fabbricati di nuovacostruzione, è stato inserito un tam-ponamento in pannelli di alluminio conampio uso di finestrature di grande tra-sparenza.La facciata est che risvolta sui lati norde sud presenta un’inclinazione versol’esterno ed è frammentata dal grandeporticato d’accesso sulla hall princi-pale. La facciata a sud è trattata conlo stesso materiale, ma presenta tregrandi scale di ferro per l’evacuazione

del pubblico. Il resto dell’edificio è quin-tato da pannelli in alluminio forati chehanno la funzione di porsi come para-vento dell’esistente.La lamiera di copertura di colore gri-gio completa questa struttura densa distilemi che in parte sono stati presi inprestito dal settore industriale. Unmodo per sottolineare la sua vocazionedi “fabbrica” di sport, svago e socia-lizzazione.Anche in questo interventoper la pavimentazione del piazzale anti-stante la scelta è ricaduta su Magnetticon il prodotto Kromax Laxtra.

Stadio Del Ghiaccio di C.so Tazzoli - Torino

ProgettoA.T.I. Studio Ing. E. Lee Studio De Ferrari Architetti - Torino

CommittenteCittà di Torino - Agenzia Torino 2006

ImpresaIter Cooperativa Ravennate - Lugo (Rv)

ProdottoMagnetti Murature: blocchi FresatiKromax

Palazzo Polifunzionale Del Ghiaccio - Pinerolo (To)

ProgettoA.T.I. Si.Me.Te. snc di G. Siniscalco e C.Soc. Di Professionisti,Arch. R.Bounous - Pinerolo (To)

CommittenteAgenzia Torino 2006

ImpresaZoppoli & Pulcher Spa - TorinoTorino Scavi Manzone - Torino

ProdottoMagnetti Pavimentazioni: masselliKromax Laxtra

STADIO DEL GHIACCIO E PISTA DI ALLENAMENTOUn grande volume caratterizzato dal-l’andamento curvilineo del lungo murodi mattoni rossi facciavista - una sortadi “spina dorsale” - che prosegue benoltre l’edificio delimitando duespazi/piazza di ingresso: il primo perl’accesso del pubblico e il secondo pergli atleti e i giornalisti. Richiamandosinelle forme e nel materiale a esempidella Torino storica (Teatro Regio ePalazzo Carignano), il grande segnodel muro curvilineo propone un’im-magine architettonica, in netta anti-tesi con i vasti insediamenti industrialidi Fiat Mirafiori, antistanti corso Tazzoli.Oltre il muro, verso la strada, si svi-luppa il grande foyer vetrato. La strut-tura di copertura dell’edificio è rea-lizzata con travi di legno lamellare ver-niciato e, sui due lati corti, è sorrettada due maestosi portali in c.a. che,come teatrali boccascena, inquadranocampo di gioco, gradinate e balconate,rafforzando così l’idea di spettacolocollettivo. Il progetto dell’opera è acura dello Studio d’ingegneria EnricoLee e dello Studio De Ferrari.In continuità e collegamento con loStadio del ghiaccio, sorge la Pista diAllenamento, concepita come volumeipogeo. L’edificio denuncia la sua pre-senza emergendo e piegando ad alauno spigolo del giardino sovrastante.Lo spigolo spunta da un cortile inter-rato a quota del piano del ghiaccio (-7,5 metri) con una parete in vetro-cemento che diffonde una luce irrealeallo spazio sottostante.All’interno dei due impianti prevalgonole tonalità del bianco delle murature(realizzate con blocchi facciavista fre-sati quadri serie Kromax di Magnetti)e del turchese acceso delle pavimen-tazioni in linoleum.

A lato. Lo Stadio del Ghiacciodefinito dal prospetto vetrato e dalmuro curvilineo che delimita glispazi d’ingresso. All’internoprevalgono le tonalità chiare con ilrivestimento in muratura realizzatocon blocchi fresati. In basso. Il piazzale antistante il Palaghiaccio di Pinerolopavimentato con lastre di grandeformato.

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Via Borgo Palazzo a Bergamoè una delle principali arteriedi collegamento fra la parte

bassa e quella alta della città. Dalloscorso settembre, questa via di gran-de passaggio su cui si affacciano ne-gozi e palazzi antichi, ha un nuovomanto stradale che non soltanto la im-preziosisce, ma che ha il grande van-taggio di rendere più sicuro il transitoveicolare e di eliminare buona partedei gas di scarico.Per dare una veste nuova a una stradamolto trafficata Magnetti ha fornito7000 mq di masselli Renova®, e oltre1000 metri lineari di cordoli: si tratta diun innovativo massello mangia-smogrealizzato con un cemento ad attivitàfotocatalitica Tx Active (brevettato daItalcementi) che a contatto con la luceè in grado di generare una reazione chi-mica che di fatto consente la trasfor-mazione alcune sostanze inquinanti incomposti non tossici.Obiettivo del Comune di Bergamo - alquale la Magnetti ha fornito anche as-sistenza tecnica in fase di progetto edi cantiere - era la realizzazione di unavia di forte percorrenza che risultassemigliore in termini di qualità e di sicu-rezza. I lavori di manutenzione straor-dinaria - che hanno richiesto un in-vestimento complessivo di 780 milaeuro - sono cominciati all’inizio delloscorso maggio per concludersi ufficial-mente (e in anticipo di qualche giornosulla scadenza prevista) il 22 settem-bre con la riapertura della strada allapresenza delle istituzioni e delle auto-rità comunali - tra cui il sindaco Ro-berto Bruni e l’assessore ai lavori pub-blici Carlo Fornoni - e dei rappresen-tanti delle associazioni di categoria.Oltre alla posa della nuova pavimenta-zione ecologica, l’opera di riqualifica-zione della via Borgo Palazzo com-prendeva anche l’allargamento dei mar-ciapiedi, il completamento di una pistaciclo-pedonale (da piazza Sant’Anna

a viale Pirovano) e la realizzazione dinuovi parcheggi per una quarantinadi posti macchina e una decina per lemoto. Inoltre, lungo l’intero l’asse stra-dale, gli attraversamenti pedonali esemaforici, così come le zone di fermatadegli autobus sono state attrezzate conpercorsi tattili per non vedenti e ipo-vedenti. L’esperienza di via BorgoPalazzo a Bergamo conferma come siapossibile realizzare una strada con mas-selli autobloccanti anche in aree urbanedove circolano auto e mezzi pesanti e- soprattutto - come sia possibile farloanche nei centri storici.Italcementi, in accordo col comune, sioccuperà a breve dei test da effettuareper la verifica dei livelli di abbattimentodegli inquinanti. Prima dell’inizio deilavori la società aveva già svolto alcunimonitoraggi sulla pavimentazione inasfalto; questi saranno oggetto di con-fronto con i nuovi dati rilevati.

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A Bergamo aria più pulita con la pavimentazione“mangiasmog”

CommittenteComune di Bergamo

ProgettoStudio R.V.P. - Bergamo

Direzione lavoriIng. Armando Russo - Bergamo

Responsabile del ProcedimentoIng. Diego Finazzi- Bergamo

ImpresaLocatelli SpAGrumello del Monte (Bg)

Tipologia d’interventoRiqualificazione stradale in ambito urbano

LocalitàBergamo

ProdottiMagnetti Pavimentazioni

SICURO ED ECOLOGICOSi chiama Vs 5®: è un prodotto all’avanguardia - firmatoMagnetti - che rappresenta il miglior sinonimo di riqua-lificazione urbana e sicurezza stradale. Si tratta di unmassello altamente autobloccante che per stabilità, tipodi posa e proprietà fisiche e meccaniche costituisce una forte innovazione per la realizzazionedi sedi, stradali anche a forte transito veicolare.Fra i segni particolari, l’elevata aderenza: la presenza sulle 4 facce laterali di pronunciati distan-ziali e la particolare scanalatura inferiore fanno sì che ciascun elemento sia saldamente anco-rato su 5 facce: 4 laterali, 1 inferiore. La pavimentazione, così realizzata, risulta meno sog-getta alle deformazioni orizzontali e verticali con un’evidente riduzione del gioco residuo deimasselli normalmente sottoposti a torsione.Vs 5® è un massello di pianta quadrata o rettangolare con finitura doppiostrato. Vs5® è dispo-nibile anche nella versione Renova®, il massello fotocatalitico mangia-smog, in grado diabbattere naturalmente gli inquinanti prodotti dai gas di scarico degli autoveicoli, in partico-lare il biossido di azoto, e di migliorare così la qualità dell’aria nelle città.Pensato per le città del futuro Renova® è dedicato ad amministratori e progettisti che hanno acuore la riqualificazione urbana intesa anche come lotta contro l’inquinamento atmosferico. Érealizzato con un particolare tipo di cemento - Tx Active - brevettato da Italcementi - con forticapacità fotocatalitiche, capace di abbattere i gas di scarico. In pratica, attraverso la luce so-lare, Renova® ossida diverse sostanze organiche e inorganiche altamente tossiche (Pm10, os-sidi e biossidi di azoto, aromatici policondensati, benzene e ossido di carbonio) e le trasformain composti non più pericolosi per la salute, come i nitrati, i carbonati e i solfati.I risultati di rigorose ricerche e lunghi monitoraggi eseguiti in campo aperto hanno confer-mato la riduzione fino al 50% di questi composti inquinanti.Renova® è una una valida alternativa all’asfalto e alla pietra per durata, indeformabilità, capa-cità drenante e rispetto per l’ambiente. Requisiti che hanno fatto di questo speciale masselloil vincitore del bando “Progetto, innovazione sostenibile”, indetto dalla Regione Lombardia efinalizzato alla promozione di soluzioni caratterizzate da elevati livelli di sostenibilità.

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Una strada restituita ai cittadini dopo cinque mesi di restyling con un look tutto nuovo. Certamente più bella, ma soprattutto molto meno inquinata.

Il comune di Bergamo ha realizzatouna via a grande percorrenza con lapavimentazione in masselli autobloc-canti Renova, migliorando la sicurez-za e la qualità del quartiere.

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Un progetto ambizioso che nasce da un impegno preciso, quello di Magnetti Building verso una migliorequalità della progettazione.“Forme e Colori” è l’ultimo nato della comunicazione di Magnetti Building. Realizzato in collaborazionecon Pubblimarket2, si affianca idealmente ad “Architetture” e “Strutture” e ne completa la raccolta. I tre cata-loghi rappresentano il contributo di Magnetti alla promozione della cultura del buon costruire. Strumenti quindidi informazione e insieme di crescita professionale.La missione di “Forme e Colori”, a cui è dedicata laprima parte del manuale, è presentare le straordina-rie potenzialità creative messe a disposizione del pro-gettista grazie alla grande varietà delle soluzioniofferte dall’azienda specializzata nella realizzazionedi edifici industriali, commerciali e per la logistica.Ogni particolare diventa infatti una possibilità in piùper arricchire e personalizzare l’opera da realizzare.Una serie di varianti architettoniche (le “forme”) possono infatti essere scelte dal progettista per arricchire,caratterizzare e rendere distintivo il proprio progetto. Questo avviene in maniera esemplare quando alla sceltadella forma si abbina quella del colore e della finitura. Così pannelli, portali ed angoli possono trovare, traqueste molteplici varianti, quelle che meglio li completano ed esaltano il loro valore architettonico.Ogni elemento costruttivo viene presentato sia singolarmente sia inserito in un contesto architettonico,per meglio apprezzarne la valenza distintiva. Ogni sezione presenta gallerie di soluzioni e suggerimentidi abbinamenti. Strutturato a sezioni rubricate, per garantire semplicità di consultazione, “Forme e Colori”

è completato da una parte dedicata alle murature facciavista.Un poster di grande formato costituisce il riferimento per la scelta dei colori e dellefiniture.

Richiesta per la presentazione del catalogo a: [email protected]

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Potenzialità creative edarchitettoniche a tutto campo

Il marchio Kromax® è la significativa espressione della filosofia Magnetti cheincarna con un unico nome tutte le migliori produzioni del Gruppo.Accanto alle linee dedicate di pavimentazioni e murature, anche per i pannellidi tamponamento, Kromax® rappresentala linea di colori che offre ad architetti eprogettisti la possibilità di esprimere inmodo originale e creativo le indicazioniarchitettoniche di ogni progetto. Nasce da fini e selezionate graniglie di marmoe da inerti naturali, miscelati con cementi e pigmenti dalle tinte pastello,particolarmente raffinate. Il risultato consiste in un aspetto e in una sensazioneal tatto decisamente innovative.

Da Magnetti

In breve

Ottobre 2006Il “Sole-24 Ore”, nel periodo compreso tra fine luglio e metà ottobre, ha piùvolte ospitato l’ultimo messaggio, in ordine di tempo, elaborato da Young &Rubicam, l’agenzia pubblicitaria di Magnetti.In due formati diversi (pagina intera e mezza pagina), il messaggio si prefig-geva di colpire il target dei progettisti presentando il Gruppo Magnetti comeazienda d’avanguardia nel suo settore.L’iniziativa non è sfuggita al periodico “Pubblico”, settimanale di pubblicità,marketing e comunicazione, che nel numero di Ottobre riporta un’intervista aGregorio Magnetti.

Dicembre 2006É in distribuzione la terza edizione del “Diario dell'Architettura”, dedicata allaLombardia. La precedente edizione del 2006 aveva indugiato sulle realizza-zioni architettoniche italiane, mentre quella del 2005 si era occupata delmondo dell’architettura in generale.

Gennaio 2007É in fase di stesura finale il volume “Duecento anni di storia Magnetti” di RaffaelloBarbaresi. Dopo una lunga introduzione sulla realtà storico-ambientale dellaBergamasca, l’autore descrive gli albori della sua industrializzazione introdu-cendo, via via nel tempo, le iniziative di Magnetti sul territorio.

Febbraio 2007Il 2 e 3 Febbraio si terrà all’Hotel San Marco di Ponte Taro (Pr) la consueta Con-vention Magnetti, dal titolo “Working together”. Come è noto, si tratta del-l’incontro riservato alla forza di vendita. Il tema dell’incontro verterà sui muta-menti del quadro competitivo che si sono recentemente verificati e si stannoverificando nei vari mercati: dai grandi gruppi industriali internazionali chefanno acquisizioni in Italia ai primari gruppi finanziari che si aggregano conprocessi di fusione, da imprese industriali che fanno acquisizioni per rafforzarela loro leadership a imprese private di piccole e medie dimensioni che cedonole loro quote per le crescenti difficoltà a competere, da imprese che fanno ac-quisizioni per coprire aree geografiche di maggiori dimensioni (anche all’e-stero) a imprese che si rinchiudono in mercati di nicchia.

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ZoomDiario dell’architettura19 febbraio 1564Due giorni dopo la morte di Michelangelo, si scopre (da un inventario dei suoi effetti) che lasua incompiuta Pietà viene donata al suo servitore Antonio del Francese. Questa scultura,versione successiva a quella originaria del 1552 (di cui si conoscono solo alcuni schizzi), èattualmente esposta al Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano: si tratta di unopera non finita a causa dell’improvvisa morte del maestro.

20 giugno 1922L’Automobile Club di Milano annuncia che,nel Parco di Monza (Mi), prenderà vita unautodromo. La scelta di Monza prevalesull’ipotesi di localizzare l’impianto nellaBrughiera di Gallarate o alla Cagnola.

6 agosto 1932É ufficialmente terminato l’edificio INA di Piazza della Vittoria a Brescia,parte integrante del Nuovo Foro Cittadino. Assunto a modello perinterventi analoghi in città di medie dimensioni, il foro di MarcelloPiacentini contempla interessi funzionali alla crescita della città conesigenze di rappresentanza del regime.

24 giugno 1962Vittorio Gregotti, LodovicoMeneghetti e Giotto Stoppino siaggiudicano il concorso indettodal Comune di Milano relativo alleabitazioni per dipendenti comunalidi Via Palmanova 38. Si tratta ditre corpi di fabbrica in linea,frammezzati da due torri di scalee ascensori.

25 marzo 1980Aldo Rossi pubblica l’”ArchitetturaRazionale”, il manifesto che loporterà a sviluppare una serie diprogetti legati alle tipologieresidenziali dei centri urbani.Viene coinvolta anche Perugia conla “sistemazione” di Fontivegge,area già occupata da edificiinutilizzati e degradati.

5 giugno 1996A Merate (Co) si inaugura ilCentro Residenziale progettatoda Mario Botta.

10 giugno 1889A Paderno d’Adda (Mi), si inaugura il pontedi ferro progettato da Julius Rothilsberger, unopera di ingegneria tra le più avanzatedell’epoca. Vengono utilizzate 3360tonnellate di ferro.

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AbitareNasce negli anni Sessanta nel bel mezzo di un’epoca scandita dalcambiamento degli stili di vita, dove le stanze alte dell’architetturae del design si mescolano con i temi della vita di tutti i giorni.

D iversa l’anagrafe. “Domus”e “Casabella” nascono nel1928, mentre “Abitare” è

del 1963.Diverso il clima. Negli anni Venti leriviste di architettura si rivolgonosoprattutto agli addetti ai lavori,mentre negli anni Sessanta i fruito-ri appartengono ad una cerchia benpiù allargata.Il 1963 è un concentrato di eventiprimari. Muore Angelo GiuseppeRoncalli, il papa del Concilio Vati-cano II. John Fitzerald Kennedy, ilpresidente della Nuova Frontiera,viene assassinato. E, mentre prende

vita il primo governo italiano di cen-trosinistra, Giulio Natta riceve ilNobel, Longarone sparisce dallecarte geografiche per via di unadiga sbagliata e Valentina Tereskovaè la prima donna a orbitare nellospazio.“Abitare”, che nasce agli albori diquella che viene definita come l’e-poca del cambiamento, manifestada subito intenti precisi. Le sue treA non lasciano dubbi in merito: An-ticipare le tendenze che orientanoi progetti dell’architettura contem-poranea,Accompagnare il lettore inun percorso fatto di idee e di stili,

Accedere a una informazione sele-zionata per chi, “come voi”, è (di-ventato) un professionista dell’ar-chitettura e del design.E, proprio a partire dagli anni Ses-santa, la tipologia dei “professioni-sti” sarà destinata a dilatarsi a di-smisura.Tra l’altro, il traino esercitato da“Abitare” nei confronti di quantiruotano oggi attorno al mondo del-l’architettura e del design è ben te-stimoniato dal catalogo librario del-l’Editrice Abitare Segesta: vi si tro-va tutto (o quasi) su Gio Ponti e Ren-zo Piano, su Munari e Le Corbusier.

Nell’ottobre 2003, per commemo-rare i suoi 40 anni, “Abitare” escecon uno speciale che “rilegge” isuoi 431 numeri e percorre i diversimodi di abitare scanditi dal pro-gressivo e inarrestabile mutamentodelle culture e delle abitudini. Unnumero speciale decisamente am-bito dagli inserzionisti visto che,delle 414 pagine disponibili, 186sono appannaggio della pubblicitàtabellare. L’annotazione non è pe-regrina perchè, proprio a partiredagli anni Sessanta, la pubblicitàospitata dalle riviste del settore ac-quista essa stessa la valenza di

“informazione che fa cultura”.Si è accennato,all’inizio,a “Domus”e “Casabella”, assai diverse tra lo-ro, come diversi sono stati i loro ini-ziali direttori, Gio Ponti e NathanRogers. “Abitare”, destinato a untarget più composito e variegato,non può ignorare i nuovi modellieditoriali, dove i temi “accessori”diventano essi stessi “principali” edove le stanze alte dell’architettu-ra e del design si mescolano con itemi della vita di tutti i giorni.

R. B.

2003 1976 1978

1984 2007

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Il cuore di Modena è stato dise-gnato nel progetto Cittanova2000 da Mario Bellini, con la

consulenza urbanistica di TizianoLugli, in un’area di oltre 100milametri quadri (valore di circa 300 mi-lioni di euro).Un vero e proprio quartiere avveniri-stico in cui oltre 3000 persone fra im-prenditori, professionisti e tecnicisvolgeranno la loro attività. Nel pro-getto Cittanova 2000, le imprese adalta tecnologia e orientate all’inno-vazione, il terziario avanzato del-l’Information Technology e i servizialle imprese, troveranno il luogoideale per garantire il massimo di ef-ficienza ed immagine alle proprie at-tività. Saranno inoltre previste strut-ture atte a soddisfare la domanda del

turismo d’affari, l’attività congres-suale, la promozione dei prodottimodenesi. Il tutto corredato dai ser-vizi di quartiere come i ristoranti, l’al-bergo e il beauty farm. Inoltre uncentro commerciale, non alimentaree di alta qualità, completerà questopolo di primaria importanza regio-nale, in cui l’architettura rimarrà co-munque la protagonista indiscussa.Le linee progettuali individuate dallostudio di architettura “Mario BelliniAssociati” di Milano hanno puntatoad una serie di obiettivi, soprattuttoper garantire un radicamento degliinsediamenti sul territorio e a fornireelementi che assicurino una imme-diata riconoscibilità e compiutezzadell’intervento.Per quanto riguarda la penetrazione

nel territorio, Bellini ha individuato lasoluzione di tre vere e proprie ported’accesso alla “Città nuova” che costi-tuiscono la struttura portante della via-bilità dell’area. Si tratta della “PortaOrientale”, la “Porta Occidentale” e la“Porta Settentrionale”. In nessun caso,però, questi assi costituiscono unastrada di attraversamento dell’inse-diamento da parte a parte: il trafficoautomobilistico è stato volutamenteescluso dal perimetro più interno delprogetto: le automobili oltrepasserannole porte della Città Nuova solo peravere l’accesso ai parcheggi. Piuttostoquesti assi saranno l’accesso pedonaleal cuore verde di Cittanova 2000 che,posto al centro del progetto come ungrande giardino protetto, verrà offertoalla fruizione pubblica.

Sul fronte della riconoscibilità dell’in-tervento, si è puntato alla ricerca diimmagini familiari, ricorrendo quindialle strutture delle città bastionate che,con la loro precisa geometria, si pre-sentano come un tema largamentefamiliare. In questo modo verrà risolto,in termini architettonici “riconoscibili”,il problema della grande quantità diparcheggi richiesti dagli standard urba-nistici per l’area (circa 4000 posti auto,di cui 1000 a raso).Il sistema dei bastioni accoglie al suointerno due piani di parcheggi coperti,il primo con accesso diretto dal pianostradale e il secondo a una quota di tremetri e mezzo sotto lo stesso piano,riducendo la quantità di parcheggi araso e creando un sistema di spazi verdisopraelevati a margine di separazionetra il giardino interno e gli edifici. Suquesti stessi bastioni sono costruitigli edifici destinati ad ospitare le atti-vità produttive, caratterizzati da un’ar-chitettura pensata in funzione dei duediversi affacci di cui godono: verso lastrada, la facciata è segnata da grandi

tagli orizzontali aperti nella muraturadi mattoni, che rinforzano e ribadisconola natura “solida” che Bellini ha volutodare all’insediamento.Verso l’interno,invece, la muratura si riduce ad unacornice che delimita e racchiude unagrande superficie totalmente vetrata epermette al verde del giardino, sullaquale affaccia, di irrompere all’internodegli edifici stessi.L’accesso agli edifici avviene utiliz-zando, sia le hall ricavate nella por-zione a livello del piano stradale, cheil comodo sistema di rampe inclinate.Queste stesse rampe fanno sì che lasommità dei bastioni sia a tutti gli ef-fetti uno spazio pubblico facilmenteraggiungibile, su cui poter camminaresenza interferenze con il traffico au-tomobilistico.Da questo livello si può inoltre rag-giungere senza soluzione di conti-nuità il giardino, immaginato comeuna piccola “valle” protetta, e lapiazza principale.Questi due luoghi pubblici, stretta-mente collegati tra loro, sono posti

nel baricentro dell’intero comparto diCittanova e aspirano ad essere, comemolte piazze storiche del nostroPaese, l’elemento caratterizzante co-stituito da due spazi ben definiti ecomplementari.Inoltre il Centro Congressi, l’Albergo,ma soprattutto la nuova sede dellaCamera di Commercio con la BorsaMerci, la Galleria Agroalimentare e laGalleria dell’innovazione tecnologica- tutte funzioni presenti negli edificiche delimitano la piazza - esaltano ilrapporto con le eccellenze Modenesi,e ambiscono a costruire una direttarelazione con la città storica grazieanche alla futura linea metropolitanache connetterà il centro di Modenacon Cittanova.Una vera e propria “piccola città” che,in piena attività, potrà vedere la con-temporanea presenza di quasi 10.000persone.

G. T.

Dal m

ondo

A Modena nasce Cittanova 2000Una piccola città che, in un area di oltre 100 mila mq,potrà vedere la contemporanea presenza di 10 mila persone.

Il rendering di MarioBellini, con alcuniparticolari del suo

ambizioso progettourbanistico.

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Carlo Scarpaa Venezia

Itine

rari

Le opere visitabili del maestro del dettaglio.

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8

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2Padiglione del libro; patio e bigliette-ria; facciata del Padiglione Italia allaBiennale 1950; 1952; 1962 e 1968Giardini di Castello

Il padiglione del libro realizzato perla galleria d’arte Il Cavallino e di-strutto da un incendio era un picco-lo edificio wrightiano vicino al padi-glione Italia, appoggiato al terrenocon una struttura di legno.Per la Biennale del 1952 Scarpa rea-lizza nel padiglione Italia un patio,

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Padiglione del Venezuela alla Biennale1954-56con Carlo Maschietto e Valeriano PastorGiardini di Castello

In un terreno di 300 mq punteggiatoda grandi alberi, tra i padiglioni so-vietico e svizzero, questa architet-tura, che soffre di alterne manomis-sioni e incuria, è generata dallo sfal-samento di due volumi a parallelepi-pedo sovrapposti.I caratteri architettonici del padi-glione sono l’adozione di elementistrutturali accoppiati, a reggere lacopertura in c.a., e l’illuminazionenaturale dall’alto attraverso apertureverticali ritagliate sugli spigoli, comenell’ampliamento della gipsoteca diPossagno.Lo spazio di ingresso, con porte gire-voli e un pannello rotante, accompa-gna il passaggio tra esterno e interno,attraversato da una pensilina in ferroe legno retta da pilastri sottili. Le paretiesterne sono in calcestruzzo a vista,internamente sono intonacate in mar-morino bianco. Il pavimento è incemento con ghiaino lavato.

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Restauro e sistemazione di Ca’ Foscari1935-37; 1955-56con Valeriano Pastor (dal 1955)Dorsoduro 3246

Nel 1935 inizia la riqualificazione fun-zionale della sede dell’Università degliStudi, disegnando gli infissi sul porticoe sul cortile, e la bussola in ferro e vetroche separa il fontego dal Canal Grande,ancora oggi visibili. Modificati sonoinvece gli uffici del rettorato.Lo spazio dell’aula magna al secondopiano, restaurato nel 1983 dopo unincendio e ben conservato, è definitocon pannelli mobili in legno, con gliaffreschi di Sironi e De Luigi e, dietrouna polifora gotica aperta sul CanalGrande, con una vetrata ispirata allaCità de Refuge di Le Corbusier.Nel 1955 Scarpa trasforma l’aulamagna in aula da lezione, recuperandolegni di essenze diverse dal primo inter-vento per un diaframma mobile concerniere in ferro e ottone che chiudelo spazio in lunghezza, lasciando pas-sare superiormente la luce dellapolifora.

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Nato in corte dell’Aseo, nel sestiere di Dorsoduro,il 2 giugno 1906, Carlo Scarpa otterrà vent’anni

dopo a pieni voti il diploma di professore di disegnoarchitettonico in quell’accademia di belle arti nelleGallerie della quale, dalla fine della guerra alle sogliedegli anni Sessanta, lascerà un segno personale einconfondibile fatto di tecnica, sobrietà e rispetto deimateriali. Nel 1934 Scarpa trasferirà la sua residenzada fondamenta degli Eremiti a rio Marin.L’attenzione al disegno del dettaglio e dei dispositi-vi di regolazione della luce naturale si manifesteràin due delle migliori opere sul territorio veneto, l’am-pliamento della gipsoteca canoviana a Possagno eil museo di Castelvecchio a Verona.Alle più importanti realizzazioni veneziane vanno

aggiunte la saletta espositiva nel negozio di vetre-ria Salviati sul Canal Grande (1958-60, Dorsoduro195), le tombe per Vettore Rizzo (1940-41) e per laFamiglia Capovilla (1943-44) al cimitero di S. Mi-chele in Isola, la sistemazione dei reperti antichi(1953) e il riordino della Quadreria (1957-60) delMuseo Correr nell’ala Napoleonica su piazza SanMarco, la collocazione del monumento alla Parti-giana, una statua in bronzo dello scultore Murer, sul-la Riva dei Sette Martiri (1968). Più difficile visitarele case private: casa Pellizzari (Cannaregio 2154),restaurata nel 1942; la casa-studio ridisegnata nel1960 per l’avvocato Scatturin (San Marco 3907); ca-sa Balboni sul Canal Grande (Dorsoduro 1259), del1964, con la scala bianca in marmo di Lasa.

TANGENZIALE EST

Sistemazione delle Galleriedell’Accademia1945-59 con Valeriano Pastor (sala della Tempesta)Campo Carità

I primi interventi di Scarpa, chiamatodal direttore Vittorio Moschini nel1945,si concludono tre anni dopo conil riordino delle opere con nuovi cri-teri espositivi, la liberazione di paretie soffitti da foderature in stoffa e cas-settonature, l’aumento dello spazio aparete spostando i termosifoni al cen-tro delle sale.Nella annessa chiesa della Carità so-no collocati dipinti del Quattrocento,illuminati da quattro nuovi lucernarisulla copertura. Nel 1950 sono dise-gnate le panche, una teca per le scul-ture del Canova e riaperte le finestrechiuse nell’800.Del 1952 è la bussola di ingresso inlegno di quercia, ferro e vetro, e l’a-trio con il bancone di vendita e il ca-rabottino per i manifesti. La bussola,così come la successiva ambientazio-ne de La Tempesta del Giorgione suuno sfondo di velluto bruno, sono an-cora visibili.

con una pensilina appoggiata su trepilastri in calcestruzzo lavato e picco-le vasche d’acqua a pavimento. Tragli ingressi realizza la cabina smon-tabile della biglietteria, recentemen-te restaurata, in lastre di cementolavato e vetri retinati doppi intelaiaticon legno e ferro. La copertura è unalente ovale in ferro, legno e telaimpermeabile, retta da tre montantiimbullonati alla base.Nel 1962 e nel 1968 intervieneanche sulla facciata classica delpadiglione cercando prima la mime-tizzazione, poi coprendola radical-mente con grandi setti scanalati.

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5 ArchiLettureQuando nel 1805 Sir John Barrow chiese

all’Imperatore della Cina perché i pit-tori di corte rifiutavano la prospettiva, sisentì rispondere che “le imperfezioni del-l’occhio non sono un motivo sufficiente arappresentare gli oggetti della natura comeimperfetti”. Questo aneddoto, riportatosignificativamente in chiusura del libro, è ilmanifesto della ricerca che l’autore, docentedi rappresentazione all’IUAV di Venezia enelle più importanti università europee eamericane, pittore e collezionista, da tempoha condotto, sintetizzata nel testo Elementiper una storia dell’axonometria, terminatonel 1984 e mai pubblicato, che costituisceil primo e fondamentale capitolo del libro.La prospettiva, che presuppone l’immobi-lità di un osservatore che usa un solo occhio,distorce la nostra percezione della profon-dità, dovuta alla visione di entrambi gli occhi,che sono in posizioni differenti e in conti-nuo movimento. La teoria prospettica nellibro è solo accennata nel capitolo sull’il-lusionismo spaziale negi encausti pompeiani.La maggior parte delle rappresentazioni -intese come espressione ideologica di unacultura - non utilizza la prospettiva, ma laproiezione parallela, che l’autore definiscedisegno obliquo. Dopo cinque secoli di pro-

duzione artistica greco-romana fondata sul-l’illusorietà, per mille anni il mondo medi-terraneo e la cultura cinese adottano peresigenze di immediatezza e misurabilità laproiezione parallela, facendo raramente usodegli scorci prospettici.Interessanti e fitti di note, che intreccianocollegamenti tra conoscenze sedimentatenel tempo dall’autore, sono le pagine sullascrittura geroglifica, sugli affreschi pom-peiani, sui modelli di architettura come stru-menti rappresentativi e prototipi costruttivi,sulle tecniche di progettazione di macchinee fortificazioni e sull’arte del camouflagenella teoria militare.Afferma Scolari: “Non so se sia lecito perun pittore - in copertina è un particolaredi un suo autoritratto ad acquarello del1988, intitolato Eidola - scrivere sulla rap-presentazione dal momento che il suo lavorosolitamente consiste nell’offrire materialid’indagine agli storici, e preferibilmentequando non è più in grado di leggerli o sen-tirli. Ma per contemplare i confini ultimi dellarappresentazione è pur necessario entrarcianche con la testa, dal momento che ogniautentica creazione non può che capire, efar capire, qualche cosa di più.”

Siamo sempre più circondati da oggetticomplicati che, per semplificarci la

vita, ci costringono tuttavia ad un im-pegno nella comprensione delle loro nu-merose funzioni, e a noiose, affrettate einsufficienti letture dei manuali di istru-zione che li corredano.Con poche righe, uno stile stringato e ar-guto e una capacità di sintesi pregnante,questo piccolo ma prezioso testo fa riflet-tere sul valore della semplicità nell’og-getto, qualità che in epoca di estremacomplessità sembra essere il valore ag-giunto cui puntare.La tecnologia, pur essendo “un fantasticomezzo per fornire abilità, può essere nellostesso tempo un esasperante mezzo permutilare”. Quasi a tutti è capitato di assi-stere impotenti alla propria dipendenzada strumenti il cui errato funzionamentoha impedito di proseguire con l’occupa-zione che avevamo intrapreso.Ecco allora che la semplicità diventa unfatto di grande importanza e un valoreverso cui tendere, non una meccanica ebanale operazione di riduzione della com-plessità. “Semplicità significa sottrarrel’ovvio e aggiungere il significativo”. Unassunto non così ovvio se pensiamo chetendiamo ad acquistare oggetti che ven-gono costantemente migliorati con l’ag-giunta di più accessori.

E’ vero però anche il contrario: stiamo as-sistendo oggi ad un processo di costantesemplificazione degli oggetti che ci cir-condano, e molto spesso questo coincidecon la loro riduzione dimensionale e nonfunzionale; di frequente infatti, pulsanti efunzioni accessorie sono nascoste facen-doci percepire gli oggetti del nostro quoti-diano più semplici di quanto non siano inrealtà. Così come è evidente il paradossoche corposi manuali di istruzioni accom-pagnino oggetti progettati per svolgereinnumerevoli attività e che - dall’introdu-zione della tecnologia dei chip - sonosempre più minuscoli.In questo suo ultimo libro John Maeda - artista visivo e teorico dell’informatica edei media dalla cattedra del MIT - spiegain dieci leggi e in tre chiavi di lettura i fon-damenti sui quali riflettere per raggiun-gere il suo obiettivo. Addirittura, perestrema riduzione (che è la prima dellesue leggi) suggerisce di partire da questae passare direttamente all’ultima, appli-candone un’altra, il tempo. L’ultima diqueste leggi - l’unica - è quella che le rias-sume tutte.Il tema è aperto alla curiosità e alle consi-derazioni di chi è interessato all’argomento,sul sito <www.lawsofsimplicity.com>.

John MaedaLe leggi della semplicità

Bruno Mondadori, Milano, 2006152 pagineprezzo 10,00 Euro

(ed. originale inglese: The Laws of Simplicity MIT Press, 2006)

Massimo ScolariIl disegno obliquo. Una storia dell’antiprospettiva

Marsilio, Venezia, 2005 350 pagine, prezzo 24,00 Euro

glia l’eventuale acqua alta, viene riqua-lificato il portico con grandi cancellatein ferro. L’atrio è pavimentato conmarmi multicolori, la sala per esposi-zioni e conferenze ridisegnata. Il giar-dino è rialzato, con un percorso d’ac-qua, una vasca rivestita di mosaico euna parete in c.a. a vista con un dise-gno di Mario De Luigi a tessere vetrose.Un progetto del 1973 non approvatoprevedeva un edificio in ramo di CalleQuerini per il deposito dei libri e la fore-steria, collegato alla sede storica attra-verso tagli nel muro del giardino.

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Sistemazione della Fondazione QueriniStampalia1961-63con Carlo MaschiettoSanta Maria Formosa, Castello 5252

Gli interventi sono localizzati al pianoterra e nel cortile di un palazzo cin-quecentesco che ospita la biblioteca ele gallerie della fondazione.Un ponte in ferro, ottone e legno diteak costituisce un nuovo accesso dalcampiello. Al piano terreno, percorsoda una canaletta in pietra che convo-

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Nuovi ingressi dell’IUAV e dellaFacoltà di Lettere1966-85; 1976-79con Sergio Los; Guido PietropoliTolentini, S. Croce 191;San Sebastiano, Dorsoduro 1686

Due realizzazioni analoghe, ancheper essere state realizzate postume ecurate da collaboratori, con il dubbiodei possibili ripensamenti in corsod’opera e qualche polemica.Dopo aver progettato per la sededell’Istituto Universitario diArchitettura diversi interventi, il dise-gno del nuovo ingresso è la terzaversione, approvata nel 1977 e rea-lizzata da Sergio Los nel 1985 secon-do le intenzioni del maestro: un murodi recinzione ricco di temi di detta-glio, con un portone scorrevole sugrosse pulegge, e il vecchio portale inpietra del convento adagiato oriz-zontalmente in una vasca d’acqua.Anche il portone scorrevole dellaFacoltà di Lettere e Filosofia, per laquale era stata studiata con GuidoPietropoli la ristrutturazione, è inscorza di pietra d’Istria su un altozoccolo di facciata.

Aula “Manlio Capitolo” nel Tribunale1955coll. Valeriano PastorRialto, Tribunale di Venezia,primo piano

L’aula per le udienze civili viene ridi-segnata e rivestita con pannellaturein mogano chiodate con bronzo, divi-dendo in tre settori un ridotto spaziorettangolare pavimentato in marmodi Verona.Il settore del pubblico ha sedili fissi inmultistrato curvato a caldo, dal profi-lo compatto.I banchi degli avvocati hanno pol-troncine in legno con vano per le car-telle, vicine alla pedana per la corte ea un grande tavolo in legno di mo-gano e pero: uno spazio al centro èricavato per chi viene ascoltato daigiudici.Sulla porta di ingresso, a tutta altez-za,è uno spioncino rettangolare in ve-tro e la intitolazione al presidentescomparso; sulla cerniera sono duepiccole sculture in metallo che raffi-gurano la bilancia e la spada. Sullaparete di fondo, un crocefisso e a de-stra una targa in marmo greco consupporto di ebano.

Negozio Olivetti1957-58coll. Gilda D’Agaro, Carlo Maschiettopiazza San Marco, Procuratie Vecchie

L’ambiente, profondo più di venti metrie largo cinque, è illuminato da quat-tro grandi aperture del portico quat-trocentesco. Le tre vetrine, con cristalli“a vetro d’orologio” incorniciati conferro battuto e pietra d’Istria, mostra-vano tavolini appesi a bande di acciaioinox per esporre le macchine da scri-vere; a sinistra dell’ingresso asimme-trico, con un cancello in carabottino diferro, è una vasca d’acqua in marmonero del Belgio, nella quale si rifletteuna scultura di Viani. Il pavimento intessere di pasta di vetro è sollevatodi trenta centimetri dalla quota dellapiazza.Scarpa divide l’altezza interna conuna balconata in legno di teak, rag-giungibile con una scala in marmo diAurisina. L’illuminazione è fornita dascatole di vetro opacizzato e lam-pade in ebano che scorrono lungoaste di acciaio inox.

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