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Edilia Arte e Tecnica del Costruire Anno XIV - n. 30 Quadrimestrale del Gruppo Magnetti Aprile 2006 - n. 7 Copyright 1993 by Finedil Servizi Finanziari SpA www.magnetti.it 3 Storie di copertina Fontivegge, Perugia 4 Convegni La città che non c’è Da Magnetti 6 Acquisizioni: - Anche in Umbria 8 Le realizzazioni: - Logistica sì, ma di rappresentanza - Una sosta in armonia 18 Pubblicità: - Young & Rubicam un anno dopo 21 In breve 22 Zoom Diario dell’architettura 24 Dal mondo Hotel Puerta America di Madrid 36 Riviste di architettura Domus 28 Itinerari Architettura moderna a Perugia 31 ArchiLetture Materiali in architettura Calcestruzzo Campagne urbane POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB BERGAMO - IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO DI BERGAMO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB BERGAMO - IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO DI BERGAMO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI

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Edilia Arte e Tecnica del CostruireAnno XIV - n. 30

Quadrimestrale del Gruppo MagnettiAprile 2006 - n. 7Copyright 1993 byFinedil Servizi Finanziari SpAwww.magnetti.it

3 Storie di copertinaFontivegge, Perugia

4 ConvegniLa città che non c’è

Da Magnetti6 Acquisizioni:

- Anche in Umbria8 Le realizzazioni:

- Logistica sì,ma di rappresentanza

- Una sosta in armonia18 Pubblicità:

- Young & Rubicam un anno dopo

21 In breve

22 ZoomDiario dell’architettura

24 Dal mondoHotel Puerta America di Madrid

36 Riviste di architetturaDomus

28 ItinerariArchitettura moderna a Perugia

31 ArchiLettureMateriali in architetturaCalcestruzzoCampagne urbane

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2 0 0 6 A R T E E T E C N I C A D E L C O S T R U I R E

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PerugiaLa riconversione di Fontivegge a cura di Aldo Rossi

Direttore ResponsabileMichela Gariboldi

Comitato editorialeRaffaello BarbaresiClaudio FaillaTiziano FerrarioAlfredo LamperticoGregorio MagnettiPaolo MagnettiRoberto Picco

RedazioneAnousch GregisSilvia Bargiggia

Le rubriche “Itinerari” e “Archiletture”sono a cura di Luigi SpinelliLe rubriche “Realizzazioni”sono a cura di Costanza Peretti

Progetto GraficoTosi Associati - Milano

ImpaginazioneRapido Grafico - Milano

FotolitoEnotti - Milano

StampaModulimpianti - Capriate S.Gervasio (BG)

EditoreFinedil Servizi Finanziari SpACarvico (BG)

Testata registrata presso il Tribunale di Bergamo con il n.19 del 10/06/1993

L’editore garantisce la massima riservatezzadei dati forniti dai destinatari della presentepubblicazione e la possibilità di richiedernegratuitamente la rettifica o la cancellazione,scrivendo a: Finedil SpA, Via Pedrinelli 118,24030 Carvico (Bg), che è titolare del tratta-mento dei dati. Le informazioni custodite nell'archivio della Finedil SpA verranno utiliz-zate al solo scopo di inviare documentazionicon finalità commerciali. (Legge 675/96Tutela dei dati personali). St

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“Non credo più di tanto al rapporto forma-funzione. Ho visto conventi trasformati in scuole, antichi palazzi abitati da

famiglie, anfiteatri utilizzati come campi da football”.

Aldo Rossi

Si chiama Fontivegge e Aldo Rossi ne è l'autore.Siamo a Perugia, agli inizi degli anni Ottanta e il tema è: riconciliarela città bassa con l'architettura. Obiettivo non facile da raggiungerese non altro perchè il luogo della “riconciliazione” si situa su livellidiversi e, comunque, perchè non può autoisolarsi dal centro storico.La pianta di questo centro assomiglia, grossolanamente, a untriangolo frastagliato e seghettato, con un lungo bitorzolo chefuoriesce dalla sua base. Fontivegge sta proprio sotto il bitorzolo.Ovviamente, non fa meraviglia che questo compito venga affidatoproprio ad Aldo Rossi. E' lui l'architetto che, alla fine degli anniSessanta, pubblica “Architettura della città”, una summa diesperienze condotta prima in ambito universitario e poi verificataattraverso vari progetti urbanistici. Ed è sempre lui che, una dozzinadi anni dopo, approda a "L'architettura razionale", il manifesto chelo porterà a sviluppare le sue proposte di tipologia residenziale invari contesti urbani: da Monza a Bellinzona, da Siviglia a Milano, daBerlino a Perugia. Proposte attualizzate attraverso quelle poche esemplici forme che lui predilige: cubo, cilindro, prisma, cono.Aldo Rossi non crede più di tanto al rapporto forma-funzione. Il suomotto è piuttosto "forma e memoria", ed è ciò che cercherà ditrasferire a Fontivegge.La città bassa dunque. Dove le trasformazioni del dopoguerra avven-gono in modo tumultuoso (come in molte altre città italiane) senza tenerconto dei valori urbani: nè quelli tradizionali, nè quelli moderni.Interpretando la volontà dell'amministrazione cittadina, rivolta atrasformare l'area (già occupata da edifici inutilizzati e degradati) inun nuovo polo urbano, Aldo Rossi riscopre il rapporto tra strada epiazza, monumento e residenza, istruzione e verde pubblico,commercio e zone pedonali. Oggetto di questo progetto sono alcunicomparti della zona di Fontivegge-Bellocchio che, ovviamente,dovranno poter comunicare con le zone limitrofe: e così sarà,attraverso viadotti metallici, sottopassi e il grande ponte dicongiunzione tra l'ampia piazza e il pendio laterale di Villa Buitoni.Le preesistenze verranno rappresentate da una sola realtà: laciminiera del vecchio complesso IBM.Questa è dunque la nuova Fontivegge, la cui grande piazza – attorniata dal teatro, dalla dimora per le attività pubbliche, dalcentro commerciale e dalla zona residenziale – bene rappresenta leforme di Aldo Rossi: cubo, cilindro, prisma, cono.

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quella di molte altre città europee.Paolo Crosignani (esperto di Epide-miologia Ambientale dell'Istituto deiTumori) si è soffermato sugli effettidell'inquinamento atmosferico sullasalute umana, con particolare ri-guardo alle polveri fini (il cosiddettoparticolato).Ludovico Grandi (presidente ACIMilano), dopo aver illustrato quanto èstato fatto a proposito di mobilità inno-vativa, da una parte ha invocato inter-venti strutturali e, dall'altra, ha criti-cato la iniziative una tantum (comepossono considerarsi le “domenicheecologiche”, del tutto inefficaci vistoche tra l'altro, di domenica, non cir-colano i veicoli commerciali.Marco Volpi (di Fondazione AmbienteMilano) si è soffermato sulle innova-zioni tecnologiche a tutela dell'am-biente, in particolar modo sul CarSharing (affitto di auto elettriche).Dopo il brunch delle ore 13, i lavorisono proseguiti con due Workshop,uno sul tema della mobilità e l'altrosu quello dell'edilizia. Per il GruppoMagnetti è intervenuto Pablo Bindache ha presentato le caratteristichedella “pavimentazione fotocatalitica”.

Conv

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La città che non c’è

Come è stato preannunciatodal precedente numero diEdilia, il 9 febbraio scorso si è

tenuto presso il “Palazzo delle Stel-line” di Milano, il convegno “La cittàche non c'è”. Il titolo, volutamenteprovocatorio, fa da contraltare allacittà che c'è, dove l'inquinamento,soprattutto nel periodo invernale, èl'incontrastato protagonista da sva-riati anni.Il convegno nasce da un'idea nata incasa Magnetti, e più precisamentedal direttore generale Roberto Picco:presentare agli amministratori localie nazionali, ai progettisti, nonchè allapubblica opinione, quei prodotti-si-stemi che, in quanto correttamenteadottati, consentano inequivocabil-mente di abbassare la soglia dell'in-quinamento urbano.Ai due capicordata si sono benpresto accodate altre aziende, porta-trici di tecnologie d'avanguardia perciò che concerne il tema presentato.Così, mentre Magnetti e Italcementisi sono segnalate da tempo per laloro capacità di produrre pavimenta-zioni urbane in grado di trasformaregli inquinanti in sostanze chimica-

mente inerti (Renova), Vanoncini hadato vita ai cosiddetti Edifici E3 (Edi-fici Energicamente Efficienti), Belimopropone FLS (il sistema intelligente diautomazione e programmazionedelle finestre), Pirelli Ambiente distri-buisce Gecam (il “gasolio bianco”che permette la riduzione delle emis-sioni inquinanti).Queste aziende, e altre ancora (comeScania, Knauf, Leitner, Honeywell), con-sentono quindi di verificare le possi-bilità operative oggi offerte dalla tec-nologia in tema di soluzioni ambien-tali. Al “Palazzo delle Stelline” non siè dunque filosofato ma si sono pre-sentate proposte concrete, anche inomaggio alla ben nota “Agenda 21”:documento d’intenti per la promozionedi uno sviluppo sostenibile, adottato aRio de Janeiro nel 1992 da ben 178governi, Italia compresa. Per la verità,queste direttive, ormai vecchie di 14anni, evidenziano ancora di più il diva-rio esistente tra i buoni propositi e larealtà. Per quanto riguarda l’Italia poi,l’elusione (sia pure parziale) delle rac-comandazioni di “Agenda 21”, hafinora impedito il superamento dellemisure tampone tipo “targhe alterne”.

Nel corso del convegno, moderato daCristina Rapisarda Sassoon (coordi-natrice di Network Sviluppo Sosteni-bile) e aperto da Massimo Sordi (inrappresentanza della Camera diCommercio di Milano), si sono susse-guiti numerosi interventi.Giorgio Goggi (assessore Mobilità eTrasporti Comune di Milano), dopo averpassato in rassegna le realizzazionimilanesi per migliorare la mobilità, harilevato il fallimento delle iniziativerivolte a risolvere il problema dell'in-quinamento prodotto dai mezzi com-merciali, spesso vecchi e quindi al difuori delle norme europee.Arcangelo Merella (assessore Mobilitàe Traffico Comune di Genova), rilevandocome la questione dell'inquinamentosi ricolleghi a quello della congestioneurbana, ha presentato le soluzioni adot-tate a Genova, dove l'utilizzazione delmezzo pubblico sta riscuotendo unlusinghiero successo.Giuseppe Sgorbati (dell'AgenziaRegionale Lombarda per le PrestazioniAmbientali) ha illustrato la situazionedegli inquinanti che stazionano in tuttoil bacino padano, dove la velocità delvento è molto bassa se paragonata a

Nel Bacino Padano le giornate prive divento sono la regola. Come si vededalla foto aerea, il quadro dell’inqui-namento è impressionante.

Le cartine evidenziano le zone più inquinate della Lombardia a causa dalleemissioni di PM10, per il solo traffico (disegno sopra) e per il solo riscalda-mento (sotto). Il PM10 sta ad indicare il materiale particellare (costituito damicropolveri, fumo e microgocce da inquinanti liquidi) che staziona neglistrati bassi dell'atmosfera.

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Continua l’espansione territo-riale del Gruppo Magnetti. Lanew entry si chiama stabili-

mento Magnetti Building di Mon-tone, in provincia di Perugia.Questo nuovo insediamento, che richie-derà un investimento complessivo del-l’ordine di 14 milioni di euro, si avvarràa regime di un organico di 100 addetti,occupando un’area di 35 mila mq.La produzione è quella tipica dellaprefabbricazione evoluta: un sistemacompleto di elementi tecnici ed archi-tettonici prefiniti in stabilimento a cuisi aggiunge il servizio “chiavi in ma-no” (edifici finiti).Degna di considerazione l’ubicazionedi questa nuova unità produttiva.Montone è infatti posizionato a 40 Kmda Perugia, sulla grande direttriceCesena-Orte-Roma. Ciò significa, perMagnetti, aver messo un piede nel-l’ombelico dell’Italia Centrale, dovela domanda di edilizia industriale èdestinata a mantenersi vivace.Abbiamo quindi rivolto qualche do-manda a Paolo Magnetti, ammini-stratore delegato del Gruppo con il cugino Gregorio.

Ing. Magnetti, a quanto pare vi staterapidamente “allargando”. Conside-rando la tipologia delle vostre produ-zioni, che vi obbliga a rimuovere (ominimizzare) l’ostacolo costituitodalla difficoltà di trasportare grossimanufatti di cemento, la vostra pre-senza sul territorio può ora conside-rarsi ottimale?

Fino ad oggi era certamente una debo-lezza non disporre di uno stabilimentoal Centro e ora ci siamo. Consideri che,se anni fa si riteneva necessario averestabilimenti distanti tra loro 100-200Km, oggi con Montone (400-500 Km)copriamo adeguatamente il Nord e ilCentro-Sud.

In provincia di Bergamo, oltre 200anni or sono, avete cominciato coimattoni. Oggi siete leader nella pre-fabbricazione di edifici e sistemi in-dustriali “chiavi in mano”. A questopunto, ci fate un pensierino ancheal Meridione d’Italia?

Per ora, per quanto riguarda i prefab-bricati, il nostro campo base èMontone. Ma al Sud, con i blocchi, cisiamo già con i due stabilimenti di LecaSistemi (Bojano CB e Enna) di cui, dagennaio, siamo soci al 50% con lanostra partecipata Laterlite (Leca).

Considerando la vostra progressivaespansione, quanto incide il problemadella manodopera?

Oggi siamo focalizzati sulla disponi-bilità di manodopera qualificata (chescarseggia ovunque) e sulla flessibilitàdell’impiego della stessa. Sono pro-blematiche che al Nord gestiamo almeglio e che in Umbria dobbiamoancora sperimentare.

Carvico (Bg)Palazzago (Bg)Cisano Bergamasco (Bg)Sommariva Bosco (Cn)Sarzano di Rovigo (Ro)Castel San Pietro (Bo)Vigonovo di Fontanafredda (Pn)Montone (Pg)Cinisello Balsamo (Mi)

Lo stabilimento di Montone.

Presenze geografiche del GruppoMagnetti in Italia:

Anche in Umbria In cinque anni, da una presenza poco più chelombarda a insediamenti industriali anche inPiemonte, Triveneto, Emilia Romagna, Umbria. Ing. Paolo Magnetti

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CommittenteAkno S.p.A.Caleppio di Settala (Mi)

Progetto Architettonicoarch. Walter Bartoletti

Progetto Strutturaleing. Heratch Abdalian Sirki

Impresa EsecutriceMagnetti Building

Tipologia d’Interventoartigianale, commerciale e direzionale

LocalitàCarpiano (Mi)Settala (Mi)Truccazzano (Mi)

ProdottiMagnetti BuildingMagnetti MuratureMagnetti Pavimentazioni

EdificioMagnetti Building

Non i tradizionali capannoni industrialidi vecchia memoria, ma centri logisticiper lo smistamento delle mercidecisamente all’avanguardia sia per soluzioni architettoniche, sia per la scelta dei materiali e delletecnologie utilizzate.

Si tratta nello specifico di tregrandi lottizzazioni, realizzatenell’hinterland milanese (e,

più precisamente, nei comuni diTrucazzano, Settala e Carpiano) e pro-gettate da Benako Business Park, divi-sione della società Akno, che opera nelsettore immobiliare, acquisendo vastearee in posizione strategica alle portedi Milano. L’obbiettivo è quello di rea-lizzare, appunto, dei “Business Park”,

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Logistica sì, ma di rappresentanza

A lato, vedute aeree dei poli logisticidi Truccazzano, sede della DHL Italia, e di Settala, realizzati alle porte delcomune di Milano.Entrambi i business park sono caratterizzati da un’elevata immaginedi rappresentanza e prestigio.

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Settala

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vale a dire ampi complessi industrialie terziari dotati di elevati standardurbanistici e costruttivi, dove la dispo-sizione degli edifici – destinati preva-lentemente alla logistica – è dettatada criteri di estrema razionalità, cosìda garantire la massima accessibilitàsia alla struttura nel suo complesso, siaalle singole unità immobiliari.I requisiti di alta qualità costruttiva efunzionale sono caratteristica comu-ne di tutti gli edifici che compongonoi tre centri logistici: tra questi, le strut-ture prefabbricate per ottenere spaziampi e flessibili (con altezze di circa10 metri sottotrave e campate da 10-15 x 20-25 metri), i pavimenti indu-striali ad elevata portata (kg/mq.5000), i numerosi punti di carico conpedane e portoni automatizzati – al-meno uno ogni mille mq di superficiecoperta – e impianti sprinklers, se-condo quanto prevedono le normeNFPA, così da garantire la massimacapacità di stoccaggio merci. Un in-tervento, quindi di ampie proporzionie di standard qualitativi elevati, doveMagnetti Building ha partecipato co-me società costruttrice e come forni-tore di strutture, tamponamenti e co-perture prefinite.“A Trucazzano – spiega Walter Barto-letti coordinatore dell’équipe di ar-

chitetti che hanno seguito la proget-tazione dei i tre centri per conto di Ak-no - sono stati realizzati due fabbri-cati, due grandi blocchi oggi sede del-la Dhl, per una superficie complessi-va coperta di circa 40 mila metri qua-drati. Altri due edifici, uno ancora infase di completamento, hanno sede aSettala, sull’area dell’ex Fabbri Edito-ri, mentre a Carpiano i fabbricati so-no tre,ma di dimensioni minori. La no-vità assoluta e la particolarità di que-sti immobili industriali è data dal fat-to che in tutti le palazzine di rappre-sentanza - sede degli uffici - sono sta-te realizzate con elementi prefabbri-cati che meglio si coordinano con ilresto della struttura e, nello stessotempo, mantengono una forte iden-tità propria. A Trucazzano, i due bloc-chi – entrambi sede della Dhl – sonostati collegati da una galleria di vetroposta al primo piano, al centro dellapalazzina degli uffici come una sortadi ponte, proprio per sottolineare chela proprietà è una sola. In generale, èstata data grande attenzione alla scel-ta dei colori e a soluzioni che fosseroil più possibile piacevoli dal punto divista estetico”.Il deposito di Settala già ultimato (1945metri quadrati di superficie, più 850 dipalazzina) è un’altra sede della Dhl e

presenta una serie di soluzioni archi-tettoniche piuttosto originali. Il loca-tario – già individuato in fase di pro-gettazione – puntava su un edificiodi elevata immagine e rappresentanza,già favorito anche dalla sua posizioneprivilegiata, ad angolo tra due impor-tanti percorsi stradali. I progettisti sfrut-tando questa caratteristica hanno pen-sato a una struttura cangiante e mul-tiprospettica che mutasse con il cam-biare del punto di osservazione, aseconda che vi si giungesse percor-rendo l’una o l’altra strada.Tutto que-sto, però nel rispetto dei costi previstiper le precedenti realizzazione e dellivello di qualità tecnologica già garan-tito negli altri poli logistici. Il fronte delmagazzino è stato quindi trasformatoper costruire il corpo ufficio, tenendoanche conto di un limite urbanistico:un lato tagliato in diagonale. Sarebbestato più semplice scegliere il classicorettangolo finestrato, invece i proget-tisti hanno preferito deformare il frontetrasformandolo in parallelogramma eottenendo l’effetto di un edificio piùdinamico, percezione accentuata anchedall’inserimento in diagonale del nucleoascensore-scala e dall’aver lasciatoinvece “nuda” all’aperto l’atra scala intesta all’edificio, in posizione di scor-cio. Il tocco finale, dal punto di vista

Nella pagina a fianco, la scala lasciata“nuda” e a vista in testa all’edificio,accentua la dinamicità del fronte.In basso, un portale d’ingresso carrabile e le planimetrie dei tre interventi.

A lato, dettaglio della finitura levigatae scurettata dei pannelli di rivestimentoutilizzati per l’edificio che ospita gliuffici.

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estetico, è dato dalla vasca di riservaidrica antincendio che precede l’in-gresso alla palazzina e ha una formatrapezoidale che segue il profilo dellafacciata. Più che una vasca una piscina– profonda 1,40 metri – che aggiungeun ulteriore prestigio all’intero fab-bricato.A Carpiano, invece, il deposito dei tredi dimensione maggiore – 43.289 mqdi area coperta – era stato in origineprogettato con un soppalco che occu-pava una porzione centrale di facciatafronte strada da destinarsi a spoglia-toio di reparto, per una superficie com-plessiva di 205 mq. In un secondotempo, questo soppalco è stato inveceripensato come spazio per gli uffici edi conseguenza ampliato fino a coprirel’intera lunghezza della facciata, conun notevole vantaggio anche dal puntodi vista estetico. Risultato: la superfi-cie degli uffici ha raggiunto o 2.300mq e gli spogliatoi sono stati trasferitial piano terra.

In alto, i prospetti e le sezioni dell’inter-vento di Settala. A lato, la strutturamultiprospettica che definisce gli ufficicambia a seconda del punto di osserva-zione.Nella pagina a lato, la sede della DHLcaratterizzata da una galleria di vetroche, come una sorta di ponte, collegadue blocchi dell’ampio complesso.

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CommittenteUnione Metropolis (Pd),Comune di Stanghella (Pd)

Progetto e direzione lavoriArchpiùdue - Paolo Miotto,Mauro Sarti, Mariarosa Beda,Matteo Grassi Architetti associatiVigonza (Pd)

Impresa La Piana Giuseppe Impresa di costruzioniContrada Bosco Mussomeli,Caltanisetta

Tipologia d’interventoOpera pubblica, parcheggio

LocalitàStanghella (Pd)

ProdottiMagnetti Pavimentazioni

Un ampio posteggio di fronte a una villa del ‘700, concepito peressere in piena sintonia con il territorio circostante.Una pavimentazione dai caldi toni bruciati che si integra moltobene con i colori della campagna.

Una sosta in armonia

A Stradella, comune di circa9.000 abitanti a sud di Bre-scia tra il 2004 e il 2005 è

stato realizzato un intervento per lasistemazione di un’area di 4.150 mqdestinata al parcheggio di autovettu-re. La struttura si trova al margine edi-ficato del paese ed è circondata da unlato da terreni agricoli e dall’altro dal-la villa settecentesca Pisani - Salotto,vincolata dalla Soprintendenza.Il parcheggio è stato quindi pensatocome spazio di raccordo fra la villa –ad ovest – e l’edificazione residen-ziale prevista lungo l’intero lato adest. A questo fine il progetto utilizza

1 corsia di distribuzione in masselli autobloccanti2 stalli per le auto in masselliautobloccanti3 corsia di manovra in masselli auto-bloccanti bicolori a tessitura parallelaed irregolare4 lampada su telaio in tubo quadro10x10 cm in ferro arruginito5 siepe in lavandula spica (lavanda)6 telaio in tubo quadro 10x10 cm inferro arruginito di riferimento per lasiepe interposta di carpinus betulus(carpino)7 panca in calcestruzzo dipinto con resine8 percorso ciclopedonale9 flesso della corsia di distribuzione acontenimento della velocità10 area di sosta e pic-nic per camperombreggiata da quercus robur (farnia)11 siepe in salix viminalis (salice daceste) e spartium junceum (ginestra)12 accesso al parcheggio

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La pavimentazione realizzata condifferenti tipologie di masselli eschemi di posa, presenta le sfumature dei toni bruciati permimetizzare l’area di sosta, soprattutto in autunno, con lacampagna circostante.

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un’illuminazione pubblica integrataa telai metallici come dime per lasiepe di carpini, realizzando così unefficace schermo al bene vincolato.La siepe presenta qua e là apertureche regalano scorci della villa, in cor-rispondenza di sedute e punti disosta e pic-nic per i camper, al-l’ombra di alberi ad alto fusto. Lungoil perimetro confinante con la cam-pagna la stessa funzione di scherma-tura e raccordo è svolta da elementivegetali.Per la pavimentazione – che ha ilpregio di inserirsi con grande ar-monia nel contesto – sono stati uti-lizzati masselli autobloccanti dellaMagnetti di varie tipologie e con di-versi schemi di posa e finiture, chepresentano tutte le sfumature di tonibruciati. L’obbiettivo, quello di con-sentire di declinare la distribuzione

delle aree di manovra e degli stalliper le auto. La scelta cromatica in-vece è finalizzata a mimetizzare almeglio – effetto che si ottiene so-prattutto nella stagione autunnale –l’area di sosta con la campagna incui è inserita. Si tratta di un insiemedi soluzioni che, unite all’enfatizza-zione delle pendenze per lo sgrondodelle acque meteoriche, evitanoquella sensazione di uniformità equindi di straniamento che provo-cano generalmente i parcheggi digrandi dimensioni.Uno spazio di sosta che non presentain definitiva caratteristiche architet-toniche tradizionali. Al punto da averfatto nascere nei progettisti la per-plessità che una volta inaugurato, lagente non si sarebbe orientata a suf-ficienza e avrebbe avuto qualche dif-ficoltà nell’individuare il posto pre-

ciso in cui parcheggiare.Escludendo da subito la possibilitàdi inserire cartelli segnaletici classiciche avrebbero avuto l’effetto di“note stonate”, gli architetti hannotrovato una soluzione originale mamolto più discreta, decidendo di po-sizionare nei punti strategici alcunesilhouette di autovetture in legnoverniciato per indicare lo schemad’uso dell’area di sosta. Si tratta na-turalmente di strutture temporaneeper aiutare gli automobilisti adorientarsi nei primi mesi successiviall’apertura del parcheggio.Il progetto è stato premiato nel 2005con la prima menzione d’onore dellasezione provinciale del Premio Inter-nazionale di Architettura BarbaraCappocchin.

L’uso sapiente degli accostamenti tradiverse tipologie di pavimentazioni,evita la tipica sensazione di uniformità presente neiparcheggi più tradizionali.

Sotto, profili di autovetture in legnoverniciato indicano le aree di sosta.

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Young & Rubicam un anno dopo Nel corso del 2005, l'agenzia del Gruppo Magnetti ha proposto e sviluppato una vasta attività di comunicazione.Questo il bilancio nelle parole dei protagonisti.Pu

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itàmodo e a seconda del tipo di attivitàsvolta, almeno il 2% del fatturato.Voi siete su questa linea?Direi di sì, facendo peraltro una do-verosa precisazione. Noi non comuni-chiamo soltanto attraverso Young &Rubicam, ossia attraverso la pubbli-cità e tutte le altre iniziative collate-rali che l’agenzia di volta in volta cipropone. Noi comunichiamo ancheattraverso una copiosa messe di ca-taloghi e simili: strumenti necessariper la nostra forza di vendita datoche, per l’appunto, i nostri prodottisono prevalentemente “a catalogo”.Senza contare che il giornale che oraci ospita, Edilia, recentemente rivisi-tato nella sua struttura editoriale,viene distribuito, in quasi 20 milacopie. Insomma, nel nostro piccolo...

E per il futuro?L’ha detto lei che un anno è solo unbrodino. Il nostro motto è “andareavanti”, e non solo nella comunica-zione ovviamente. Quindi, mi rifacciala domanda fra qualche anno.

Anche Valerio Oliveto, direttoregenerale di Y&R, racconta come sonoandate le cose dopo un anno di intensorodaggio. Una collaborazione non sem-plice tra due aziende che parlano lin-gue diverse perché da sempre inge-gneri e markettari sono andati d’amoree d’accordo come cani e gatti.

Y&R è parte di WPP, il più grandegruppo mondiale del settore. Comemai avete deciso di lavorare per un’a-zienda che certo un gigante multina-zionale non è?L’ossatura industriale che sorregge ilnostro Paese è composta soprattuttoda piccole e medie imprese. I grandigruppi in Italia si contano sulle dita diuna mano. 2 dei 5 big spender nazio-nali sono già nostri clienti. Quindi, seun’agenzia che opera in Italia vuolecontinuare a crescere, deve investire

anche in clienti medi e promettenticome Magnetti.

Perché dice investire?Perché per una struttura come la nostra,che cerca continuamente di reclutaresul mercato i migliori cervelli emer-genti (e che quindi ha al suo interno costidi personale piuttosto alti), per i primi2/3 anni certi clienti non sono remu-nerativi. Ma la sfida sta proprio lì: sup-portarli nel loro sviluppo e quindi ren-derli poi sufficientemente profittevoli.Il loro successo e la loro crescita sonostrettamente legati al nostro poten-ziale profitto.

Qual’è stato l’approccio comunica-zionale che avete utilizzato per laMagnetti?Abbiamo operato secondo i classicicriteri Y&R: sicuramente ciò che si dicein comunicazione è molto importantema forse il modo di dirlo lo è ancoradi più. Insomma,noi crediamo nella crea-tività e nell’attenzionalità del messag-gio perché, se non riuscissimo a faremergere l’advertising dei nostri clientiin modo evidente dalla marea di comu-nicazione che ci sta intorno, nonfaremmo bene il nostro mestiere.Insomma, oggi in pubblicità l’aggres-sività paga, sia in termini di attenzio-nalità che in quelli molto importanti dimemorabilità.Ma, oltre al contributocreativo alla Magnetti,abbiamo dato ancheun apporto professio-nale nell’area delmarketing puro. Ab-biamo soprattutto cer-cato di trovargli un po-sizionamento univocoche, non solo li ha fattidistinguere dalla con-correnza, ma che li haposti sul mercato perquello che realmentesono: un Gruppo mo-

derno, dinamico e costantemente vo-tato all’innovazione.

Adesso ci parli dei rapporti con l’a-zienda. Quali sono state le maggioridifficoltà?Conoscerci. Spiegarci. Capirci. E soprat-tutto rendere tutto il managementMagnetti consapevole che, per conti-nuare a crescere, la comunicazione nonsolo è una strada obbligata ma senzaritorno e che, per cominciare a vederequalche risultato concreto, occorre per-severare almeno per 3 o 4 anni. Manon è tutto, perché spesso questo tipodi aziende, non essendo abituate adavvalersi di agenzie di pubblicità, leapprocciano come un fornitore qua-lunque, non come un partner di busi-ness. Per dirla in altre parole: la lorofiducia nell’agenzia all’inizio è stata unpo’ “a schiuma frenata”. Ma per for-tuna, con la Magnetti, grazie al suomanagement che è davvero di gran-dissimo spessore, questo scotto inizialeè stato superato in fretta.Oggi tra noi c’è un rapporto davveroottimo, basato su grande pragmati-smo e su grande onestà intellettuale.Ed è proprio questo che mi fa credereche il prossimo futuro potrà riservaread entrambi soddisfazioni tangibili.

R. B.

In alto. GregorioMagnetti (a destra),amministratore delegatodel Gruppo omonimo eValerio Oliveto, direttoregenerale di Young & Rubicam.

A destra. Uno dei pan-nelli, ubicati all’ingressodella sede di Young &Rubicam, con i nomi deiclienti vecchi e nuovi.

Nella sua qualità di amministratoredelegato, Gregorio Magnettiha il compito di affrontare i problemidi comunicazione delle sue aziende.Nessuno meglio di lui sa quindi fare ilpunto della situazione sui risultati fi-nora ottenuti e su quanto ci si as-petta dal futuro.

Dott. Magnetti, la Young & Rubicamè una agenzia pubblicitaria a respirointernazionale: i suoi clienti tradizio-nali si chiamano Telecom piuttostoche Barilla o Pirelli. Come mai avetescelto proprio lei?La risposta è molto semplice anchese può sembrare banale: visto che inquesto campo dovevamo imparare,abbiamo preferito puntare su unagrande nave scuola.Infatti, noi ci siamo affacciati siste-

maticamente alla comunicazione soloun paio d'anni or sono, puntandosoprattutto sul potenziamento delnostro marchio.Arrivati a un certo punto, abbiamocapito che tutte le attività derivate, acominciare dalla pubblicità, non pote-vamo affrontarle da soli. Il nostromestiere è un altro.Così, all'inizio del 2005, abbiamo chie-sto a Young & Rubicam di assisterci edi formulare un programma di sviluppo.

Anche se un anno è un po' poco perstilare bilanci, può dirci comunquecome stanno andando le cose?Direi bene, e noi stiamo imparandoin fretta. La nostra difficoltà iniziale èstata quella di accettare un presup-posto: e cioè che, prima di comunicarei nostri prodotti, bisognava comuni-care la nostra immagine. É stato un po'come mordere il freno, ma i motivi diquesta scelta li abbiamo poi condivisi.Quindi, pian piano e sempre sotto l'om-brello del nostro marchio, abbiamocominciato a comunicare le nostre atti-vità. Il tutto avendo acquisito la con-sapevolezza che non si può comuni-care una tantum e che tutte le inizia-tive di comunicazione vanno stretta-mente collegate tra loro.

Gli specialisti del settore sostengonoche, perchè la comunicazione “siveda”, è necessario investire, grosso

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Da Magnetti

In breveBergamo, gennaio 2006Da inizio anno Magnetti ha acquisito il 50% di Lecasistemi da Laterlite

S.p.A. (società nella quale è socio di riferimento dalla costituzione).

Con l’acquisizione di tale partecipazione il Gruppo Magnetti consolida e

rafforza la leadership nelle murature tecniche ed architettoniche in blocchi,

con copertura geografica estesa a tutto il territorio nazionale.

Cologno al Serio, 27 - 28 gennaio 2006Sono i due giorni dedicati alla convention annuale con le forza vendita del

Gruppo. Il titolo dell'incontro è alquanto esplicito: "Competere in un mer-

cato che cambia". La convention si è sviluppata sui temi strategici per lo

sviluppo, ponendo come elemento centrale il tema dell’innovazione siste-

matica di prodotto, servizio, tecnologia, approccio al mercato e comunica-

zione, per una differenziazione competitiva rilevante e distintiva.

In sostanza come essere il riferimento del mercato per soluzioni tecniche

ed architettoniche, efficienza produt-

tiva e logistica, qualità ed affidabilità

delle realizzazioni.

Ai lavori è intervenuto il dott. Giorgio

Squinzi, Amministratore Unico della

Mapei, per portare una qualificata te-

stimonianza di come l’innovazione nel

suo complesso sia stata il motore dello

sviluppo della sua azienda.

Milano, 15 febbraio 2006La struttura del Gruppo Magnetti, i suoi prodotti, la sua storia, le sue

scelte. Questi, e molti altri, gli argomenti presentati da Gregorio Magnetti

alla riunione dell’AIDAF (Associazione Italiana delle Aziende Familiari), te-

nutasi a Milano presso la sede dell’associazione. L'accento è stato soprat-

tutto posto sull'innovazione tecnologica e sull'espansione geografica.

In un settore assai tradizionale come l'edilizia, il Gruppo ha infatti com-

piuto una decisiva scelta di campo: fornire un servizio "chiavi in mano" te-

nendo conto che il vero rappresentante del cliente finale è sempre più

spesso rappresentato dall'architetto. Va da sè che questa scelta presup-

ponga un alto livello di prestazioni in ordine, non solo ai materiali, ma

anche alla progettazione, all'innovazione tecnica e architettonica, al de-

sign, alla qualità dell'ambiente.

Negli ultimi anni, il Gruppo è progressivamente passato da una presenza

lombarda all'apertura di nuovi fronti: il Piemonte, il Triveneto, l'Emilia Ro-

magna, l'Umbria. Recentemente è stata pure avviata un'attività Magnetti

in Romania.

Sopra. La locandinadella conventionMagnetti.

Sotto. A sinistra, Giorgio Squinzi (Mapei) e Gregorio Magnetti.

É stato recentemente pubblicato il nuovo catalogo generale “Sistemi per Pavimentazioni” di Magnetti,uno strumento di comunicazione innovativo che non tradirà le attese di tutti i tecnici di settore.Due gli obiettivi fondamentali del progetto: da un lato valorizzare al meglio la grande esperienza e lastraordinaria gamma di soluzioni per pavimentazioni esterne che solo Magnetti può offrire, con particolareriferimento al settore pubblico, dall’altro presentare queste peculiarità, fornire supporto, dare forma a tuttele opportunità progettuali che ne derivano, conl’attenzione ad un target ben preciso: il proget-tista, geometra, architetto e ingegnere, e le impresedi costruzioni che operano in questo settore.Uno strumento ambizioso quindi, che vuole pro-porsi come un nuovo riferimento in questo business.Scopriamolo assieme.Una essenziale presentazione aziendale fa dapremessa ad una Guida alla lettura del catalogo,pensata appositamente per valorizzare l’approc-cio sistematico dell’opera. Una vera e propria chiave di volta che guida il lettore attraverso tre macrosezioni,Progettare, Prodotto, Servizio, ed i loro contenuti.La prima è “Progettare”. Rappresenta decisamente la parte più innovativa del lavoro: contiene un’intro-

duzione alle destinazioni d’uso e al processo di definizione del prodottopiù adatto in relazione alle principali situazioni ambientali di applicazioni(spazi urbani e della viabilità, aree industriali, commerciali, residenziali). Aseguire gli approfondimenti tecnici, con particolare attenzione alla Moderazionedel Traffico, ovvero la progettazione delle strade con soluzioni tese a miglio-rare le condizioni dell’ambiente urbano; infine le pavimentazioni fotocataliti-che Renova®, i primi masselli mangia-smog dalle straordinarie capacità di abbat-timento delle sostanze inquinanti. Per concludere, i principali parametri ditipo architettonico ed estetico, le linee, i formati, i colori e le finiture.La sezione “Prodotto” presenta in modo esauriente la gamma massellie le altre soluzioni di pavimentazione (cordoli, piastre e muri di conteni-mento terra) corredando tutti i prodotti delle relative voci di capitolato.Infine in “Servizi” un efficace supporto in tema di normative e posa, conla guida per migliorare l’impiego delle pavimentazioni ad esempio anchenelle fondamentali fasi di preparazione dei sottofondi.A fronte di una gran mole di contenuti, il catalogo adotta diversi accorgi-menti per garantirne la fruibilità e la facilità di consultazione. Una strut-tura pratica e razionale, a partire dal formato caratterizzato dal layout oriz-zontale, in grado di valorizzare ottimamente le foto di prodotto. Per poi pas-sare a sette funzionali rubricature.– Destinazioni d'uso – Approfondimenti tecnici – Approfondimenti archi-tettonici – Masselli – Altre soluzioni – Normative – Posa.Un poster di grande formato costituisce inoltre il riferimento per la sceltadei colori e delle finiture tipiche di ogni area progettata.Richiesta presentazione catalogo a [email protected]

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ità

Un catalogo per chi progetta aree esterne

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Diario dell’architettura

24 Febbraio 1902Viene portata la corrente elettrica alla Basilica dei Ss. Pietro ePaolo di Agliate (Mi). L'affascinante costruzione, edificata tra il Xe XI secolo in stile protoromanico lombardo, riprende nella parteabsidale il modello di S. Ambrogio.

7 Dicembre 2004Il Teatro alla Scala riapre ibattenti, dopo gli interventi diristrutturazione affidati aMario Botta, durati tre anni. Il teatro, opera di GiuseppePiermarini, dal momento dellasua inaugurazione (1778), mai aveva subito interventitanto massicci.

13 Gennaio 1972A cura del civico Archivio Storico, siapre presso il Centro Pirelli la mostrasull'Architettura Liberty a Milano. Trail materiale esposto, disegni eprogetti originali del tutto inediti.

6 Ottobre 1953Nasce ufficialmente il nuovo PianoRegolatore di Milano. Il CentroDirezionale è tra le opere previste.

3 Aprile 1894Durante i lavori di rimozione della scialbatura cheimbiancava l'attuale Sala delle Asse del Castello Sforzescodi Milano, viene alla lucel'originaria decorazionepittorica di Leonardo. L'operaviene commissionata almaestro da Ludovico il Moronel 1497.

19 Novembre 374A Milano, Ambrogio riceve la consacrazione vescovile. Il tempio, che prenderà il suo nome, viene edificato in formeromaniche tra il IX e l’XI secolo.A tutt’oggi la Basilica di S. Ambrogio, non solo si identificacon l’edificio sacro più solenne della città, ma è daconsiderarsi come la punta avanzata dell’architetturaromanica in Italia.

10 Gennaio 1932Benito Mussolini boccia il progetto della Torre del Parco a Milano(Torre Littoria) perché considerata “troppo minuscola” (altezza 70 m). La torre verrà quindi realizzata l'anno successivo ad operadi Gio Ponti e Cesare Chiodi. (120 m)

5 Febbraio 1977Per i tipi dell'EnteProvinciale per il Turismodi Milano viene messo invendita il volume“Cascine del territorio diMilano”, una rara presadi coscienza nei riguardidell'architetturacontadina locale.

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Un gioco di interpretazioni, di incontri, di materiali e di colori che ha datovita a una delle realizzazioni architettoniche più stravaganti degli ultimianni. E' il risultato del lavoro di venti professionisti tra architetti e designer.

Dal m

ondo

Hotel Puerta America di Madrid

A luglio 2005 è stato inaugu-rato un progetto esclusivodel gruppo alberghiero spa-

gnolo Silken, attivo dal 1995 con l’o-biettivo di introdurre un nuovo con-cetto di ospitalità.Dodici piani di creatività, ognuno affi-dato a uno fra i 20 architetti e designerche hanno messo a disposizione tuttala loro espressività per la realizzazionedi un “hotel d’autore”, in cui libertà dipensiero e ispirazione si fondono inuna straordinaria struttura che interpretaventi modi di comprendere lo spazio,gli arredi e la tecnologia.Il progetto del Puerta America è statopensato per essere realizzato proprio aMadrid, capitale della nuova trasfor-mazione politico-culturale, in Avenidade America 41, ossia in una posizionestrategica per gli affari e vicina allearee commerciali.Le immense vetrate della facciata per-

mettono agli spazi comuni, caratteriz-zati da forme rigorose, di essere attra-versati da ampi fasci di luce, che met-tono soprattutto in evidenza il chiaroree il minimalismo della reception. Ai latidella reception si trovano il ristorante eil bar. Il primo, firmato da ChristianLiaigre, si ispira alle atmosfere galizia-ne e andaluse, grazie alle decorazionicon arabeschi astratti riprodotte sulbancone retroilluminato e al mobilecantina contenente più di 4000 botti-glie. Un imponente bancone di mar-mo bianco domina quindi il ritmo spa-ziale del bar, disegnato da MarcNewson, che ha deciso di incorniciarela vetrata da una serie di pilastri in al-luminio alti 7 metri.Teresa Sapey ha cercato di riprodurrela sensazione di luminosità che attra-versa la vetrata, anche nel luogo soli-tamente più buio e oscuro: il par-cheggio sotterraneo. E’ riuscita a

ricreare uno spazio divertente, colo-rato dove la segnaletica è realizzata conuno stile che echeggia il fumetto.Arte e design si incontrano anche neglispazi esterni dove la scultura, a formadi falce del brasiliano Oscar Niemeyer,è installata nelle terrazze di sabbia colormattone costruite da Harriet Bourne eJonathan Bell.Lo schema planimetrico dei dodici pia-ni è standard e prevede 4 ascensoripanoramici da cui si sviluppa un corri-doio che porta ai molteplici mondi del-le camere e delle suites.Total white per il primo piano, domi-nato dai “paesaggi fluttuanti” di ZahaHadid e dalla luce, vera protagonistadi questi spazi. Lampade Vortexx valo-rizzano, attraverso i riflessi cromatici,gli arredi costruiti con il nuovissimo LGHi-Macs. Inoltre una serie di led posi-zionati sulle porte d’entrata permet-tono all’ospite di instaurare un dialogo

con le zone esterne alla stanza.Norman Foster sceglie, per il secondopiano, di giocare con una combina-zione di spazi pieni e vuoti, dati dai vo-lumi elissoidali, come per esempio ilbox-doccia, che diventa il centro dellastanza, simbolo di un’unica area in cuibagno e letto condividono gli stessiluoghi e gli stessi arredi.L’atmosfera diventa più scura e minimaleal terzo piano progettato da DavidChipperfield, che assembla materialidiversi, come le terracotte per i pavimentie i marmi per i bagni, in un ambienteche trova il giusto equilibrio fra il lussosofisticato e una semplicità essenziale.Lo spazio continua a essere reinterpre-tato e destabilizzato anche al quartopiano,dove si trova l’impronta di PlasmaStudio, che gioca con lo sviluppo dellesuperfici e con le geometrie, facendo cor-rere e combinando insieme, lungo unastessa parete, elementi diversi come vetritrasparenti, acciai inox e led.Dal minimalismo high-tech allo stilebarocco del quinto piano affidato allasfarzosità dei sivigliani Victorio &Luchino, che arredano le stanze conimportanti velluti colorati alle pareti etessuti dalla stravaganti fantasie.I contrasti di colori e di materiali conti-nuano anche al sesto piano, progetta-to dall’australiano Marc Newson, chesceglie di abbinare il legno laccato ros-so delle pareti al marmo bianco del pa-vimento nella lobby, mentre capovolgela situazione nelle stanze, dove allepareti chiare si appoggia un prestigio-so letto in cuoio.Se si prenota una stanza al settimopiano ci si ritrova in un’ambientazionefuturistica, in cui l’ovale e le forme cir-colari trovano la loro massima espres-sione creativa, grazie anche ai nuovis-simi materiali impiegati. Ron Arad svi-luppa una progettazione soprattuttofunzionale, in cui si susseguono unaserie di forme concatenate e indipen-denti, costruite in rosso o bianco.Tecnologia luminosa e interattività ancheper l’ottavo piano realizzato da Kathryn

Findlay, in collaborazione con il designerJason Bruges. I movimenti dell’ospitevengono registrati da una fibra otticagià nella lobby e sono riproiettati inun’immagine nuova sulle pareti.Al nono piano, di Richard Gluckman,ritorna la commistione di materiali egli accostamenti imprevisti di allumi-nio, vetro, fibra di cemento e plasticausati per realizzare nicchie e scatole atutt’altezza.Al decimo piano si ritrova tutta l’essen-zialità degli spazi giapponesi, riprodotticon elegante ingegnosità da ArataIsozaki.Toni scuri si alternano alla lumi-nosità dorata del bagno in legno hinoki,visibile grazie alla finestra in rame chepermette di mettere in comunicazionela zona letto con quella bagno.I colori brillanti e vivaci diventano i pro-tagonisti dell’undicesimo piano proget-tato da Javier Mariscal e Fernando Sala.Pareti in formica zebrata e pavimentiin ceramica policroma regalano allestanze uno stile tipicamente anni ’50.L’ultimo piano, ideato da Jean Nouvel,è dedicato interamente alle 12 suites ealla piscina, collegate fra loro da pas-serelle semicircolari in vetro e a una fan-tastica terrazza da cui è possibile vederetutta Madrid.In un progetto come questo infinenon poteva mancare lo spazio ancheper la creatività dell’ospite che, nellestanze dell’ultimo piano, grazie a unsistema di pannelli scorrevoli, puòriorganizzare gli ambienti secondo lasua libera interpretazione.Questo è l’Hotel Puerta America. Ungioco di interpretazioni, di incontri dimateriali, di forme, di colori che ha datovita a una delle realizzazioni architetto-niche più stravaganti degli ultimi anni.

G. T.

A sinistra. Vista esterna dell’edificio.A destra. Alcuni esempi di interpreta-zione degli spazi interni. (Dall’alto:Arad, Findlay, Glucman, Mariscal eSalas, Newson, Sapey, Hadid, Nouvel,Plasma Studio.

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Domus

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Nasce nel 1928 ed èquindi la rivista diarchitettura più“vecchia” d'Italia.Esplorati tutti gliitinerari paralleli:dall'arredamento aldesign, dagli eventid'avanguardia ainuovi materiali, dallamoda ai personaggiemergenti.

I l primo numero di “Domus” è delgennaio 1928. Il che significache - anche tenendo conto delle

brevi pause forzate dovute aglieventi bellici - a tutt'oggi di numerine sono usciti poco meno di un mi-gliaio. Chi li volesse conservare tutti,dovrebbe disporre di un paio di metricubi, ossia di una libreria disposta suuna grande parete, ovviamente diuna grande camera.Se “Domus” nasce dunque 78 annifa col dichiarato intento di “rinno-vare l'architettura, l'arredamento e learti decorative italiane”, vuol sempli-cemente dire che si tratta della ri-vista di architettura più “vecchia”d'Italia. É inoltre assodato che, nelsuo settore, sia la seconda delmondo riguardo alle vendite.Il suo primo direttore è Gio Ponti eil suo editore (milanese) si chiamaAccomandita Domus. Durante i suoi

inizi, scanditi da alterne vicende, si faluce un tal Gianni Mazzocchi, unaspecie di direttore marketing ante lit-teram. E' lui che, nel 1928, porta acasa contratti pubblicitari per ben 20mila lire ed è sempre lui che, in so-cietà con Gio Ponti rileva la casa edi-trice. Così, l'11 luglio 1929, presso lostudio milanese del notaio Barassi inpiazza Cordusio, nasce l'EditorialeDomus (che rimane a tutt'oggi l'edi-tore di “Domus”).Fin dai suoi esordi, la rivista si rivolgea quella borghesia radicata allora so-prattutto nel Nord Italia e, per di più,a forte incidenza femminile: la qualcosa assicura da subito una vasta pe-netrazione anche verso quelle fascesociali altrimenti non raggiungibili daun prodotto di impostazione tecnico-professionale.Nel corso di tre quarti di secolo, ilmondo è mutato e gli stili di vita

pure. É quindi ovvio che i temi divolta in volta proposti da “Domus”siano venuti cambiando in misuranotevole. I tredici direttori sin quisuccedutisi (da Gio Ponti a StefanoBoeri) hanno del resto contribuito amantenere quella coerenza editorialeindispensabile per tener dietro almutare delle mode e delle idee. In

proposito, di tendenze “Domus” neha viste e raccontate tante: dal lon-tano Razionalismo al più recente De-costruttivismo.I numeri della rivista usciti in questiultimi decenni, oltre a dilatare i temidedicati allo sviluppo dell'architettu-ra nel mondo, hanno dedicato sem-pre più spazio all'arredamento, al de-

sign, ai nuovi materiali, alla moda,agli eventi d'avanguardia e, ovvia-mente, ai personaggi emergenti.Insomma, nei suoi 78 anni, “Domus”ha percorso tutte le variazionipossibili sul tema “architettura edintorni”.

R. B.

1948

1968

1988

2006

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Architettura moderna a Perugia

Nel 1540 Antonio da Sangallo il Giovane co-struisce per papa Paolo III la Rocca Paolina,

un’imponente architettura simbolo dell’affermazionepapale su una città ribelle. Il cantiere distrugge un in-tero quartiere medievale e i palazzi di Gentile eBraccio Baglioni, la famiglia che aveva fatto costruirenel ‘400 i palazzi del Capitano del Popolo e dell’Uni-versità Vecchia, un’istituzione che ha contrassegnatola storia della città. Lo schema della città chiusadentro le sue mura comincia a saltare nella primametà dell’800, con il decentramento delle funzioni diservizio della città borghese, e con la demolizione nel1860 della Rocca Paolina, simbolo di uno Stato Pon-tificio soppresso.

Oggi scale mobili percorrono le mura della città, par-tendo dal portico del Palazzo della Provincia, e con-ducono tra i muraglioni di sostegno della Rocca, nel-la sotterranea via Bagliona, che attraversa i resti delquartiere medievale interrato. Il programma dell’am-ministrazione comunale di contenere il traffico all’e-sterno del centro storico, ha portato negli anni ’80 adun progetto guida per dotare Perugia di una serie diparcheggi collegati al centro con percorsi pedonalimeccanizzati. L’esempio di piazzale Europa ne costi-tuisce l’episodio più recente. Destinato a caratterizza-re la parte bassa della città attorno alla stazione fer-roviaria, il progetto per il centro direzionale di Fonti-vegge tende a trasformare le aree dismesse della In-

dustria Buitoni Peruginanel tentativo di riequili-brare le funzioni tra cittàvecchia e nuova.

Itine

rari

Le trasformazioni della città fortificata dei Papi.

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Refettorio e servizi della “ProCivitate” ad Assisi1962-64Giovanni AstengoAssisi, via di borgo S. Pietro 14,via degli Ancajani, via del pozzo

Il complesso per la Pro Civitate Chri-stiana della cittadina umbra ha unadoppia natura: attenzione al con-testo e declinazione dei materiali tra-dizionali del centro storico, in altreparti coraggiosa applicazione di unlinguaggio tecnologico proprio deglianni in cui è stato costruito.L’edificio principale su via di Borgo S. Pietro completa il primo piano diun antico palazzo in pietra a vista,cucendo questa preesistenza con lascansione regolare di aperture verti-cali alternate a pannelli lapidei daldisegno quadrettato.I corpi edilizi retrostanti, più bassi earticolati attorno ad un giardino in-terno verso la più alta via degli An-cajani, sono coperti a terrazzo, pro-tetti da un portico con pergolato inlegno. I materiali architettonici diquesta seconda parte sono strutturemetalliche con un’ampia percentualedi superfici vetrate, parapetti in ferrodal disegno stilizzato, adottati perraccordare i differenti livelli dellospazio aperto.

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L’involucro esterno della chiesa è unasequenza di volumi cilindrici cavi,distanziati tra loro tanto da consenti-re alla luce naturale di entrare. Unasoluzione con forti valori plastici echiaroscurali, eseguita con pareticurve in c.a. rivestite con mattonipieni sabbiati. I cilindri sono apertiverso l’interno, formando una serie dispazi concavi che costituiscono lecappelle. Nel pavimento dell’aulaliturgica, grandi aperture alla basedei cilindri danno luce alla criptaseminterrata, delimitata dalle fonda-zioni di questi. Alla sommità, invece,i cilindri sono legati da una grandelastra di copertura in c.a.Nel centro focale della grande navata,illuminata dai fasci di luce che pene-trano lateralmente, gli elementi chiavedello spazio liturgico – altare, ambonee cattedra – sono in marmo bianco.Del complesso fa parte anche l’al-bergo “Casa del Pellegrino” (1967-70), poco distante.

Santuario dell’Amore Misericordioso a Todi1962-67Julio Lafuente, Gaetano RebecchiniTodi, località Collevalenza,strada E7 tra Acquasparta e Todi

3Istituto Tecnico Industriale“Alessandro Volta”1966-70Paola Coppola Pignatellilocalità Piscille, via Assisana 40/E

Si tratta di un intervento di circa10.000 mq, con volumi digradantiche seguono la sezione del terreno,disponendosi a ferro di cavallo attor-no a una piazza interna.A nord sono i corpi lineari alti 2-3 pianidelle aule del triennio – in tutto tren-totto – delle aule video e informatiz-zate, dell’aula magna, della bibliotecae degli uffici. Ad ovest il volume ret-tangolare della palestra; ad est e sudi corpi orizzontali ad un piano dei labo-ratori di Meccanica e dei laboratori

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Aula Magna e bibliotecadell’Università1950Giuseppe NicolosiPerugia, via Francesco Innamorati

Accanto all’università rinascimen-tale, l’edificio è circondato da terrenidigradanti a sud, e risolve il dislivellotra due giardini a quote diverse. Il li-vello dell’aula è quello dell’ingressoall’ateneo. Al livello sottostante,quello del giardino basso, è la biblio-teca, con le sale di lettura affacciatecon grandi vetrate verso valle e versoil complesso antistante di S. Fran-cesco. Un terrazzo panoramico correlungo il fianco dell’aula.Gli alti lati dell’edificio sono scanditidalla struttura in calcestruzzo a vista.Ai tamponamenti in mattoni a manosabbiati è delegato un ruolo anchetecnologico: sulla parete interna imattoni sono disposti a 45° e inter-vallati tra loro da un breve spazio cheospita lana di vetro, una soluzionevantaggiosa agli effetti acustici chepermette un assorbimento equilibra-to sulle varie lunghezze d’onda,mentre sulla parete di fondo i matto-ni disposti a cortina determinano unrisultato di riflessione acustica.

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Centro direzionale e commercialeFontivegge1982-88Aldo Rossi, Gianni Braghierilocalità Fontivegge-Bellocchio,via Fontivegge, viale Mario Angeloni,via Cortonese

Il progetto di Piano Particolareggiatosu aree dismesse della Buitoni-Peru-gina si articola in una serie di edificiattorno a una grande piazza, pavi-mentata in laterizio e pietra, che se-gue la sensibile pendenza naturale del terreno, analogamente alle piaz-ze dell’Italia centrale. Il centro civico,preceduto da una torre troncoconica,è il fulcro prospettico dello spazio ur-bano. L’edificio è costituito da unagrande sala su due livelli, con due alilaterali ad uffici. Lo spazio conico dell’ingresso è destinato ad esposi-zioni e manifestazioni, mentre al pianoinferiore è il teatro a gradoni per 300posti a sedere.A sud est la piazza è definita da unlungo edificio, con portici che proteg-

di Chimica, Elettronica e Fisica.Il sistema costruttivo, curato da N.Germano e M. Starita, è decisamentevotato alla prefabbricazione, con coper-ture a shed orientate a nord e com-pletamente trasparenti sui fianchi,alternate a tratti di copertura pianacon tegoli orizzontali.I ventuno laboratori prendono luceanche lateralmente dalla piazza internamediante pannelli in vetrocemento.Verso valle, a sud ovest, è stato realizzato nel 2003 il planetario “Ignazio Danti”.

Residenze sperimentali “Il Rigo”a Corciano1978-82Studio Piano & Rice e Ass.Corciano, località Ellera,via Quasimodo 28

Una realizzazione concepita da RenzoPiano per la parte architettonica ePeter Rice per le strutture, e commis-sionata a Vibrocemento Perugia S.p.A.Il risultato della sperimentazione diun sistema costruttivo standardizzato,ripetibile e flessibile, costituito da unmodulo cubico del lato di sei metri, costi-tuito da solaio di pavimento, due paretiesterne, soffitto, in cemento armato econ valenze antisismiche. La costruzioneè definita sul fronte e sul retro da duepareti vetrate.All’interno, questo modulo è divisibileverticalmente da un soppalco in due

ArchiLettureA ll’inizio degli anni Sessanta Louis

Kahn sceglie il calcestruzzo a vistacome materiale per il suo progetto del SalkInstitute, affacciato sull’oceano nei pressidi San Diego, facendolo gettare in cas-seri di legno di teak e sottolineando i giuntidi ripresa dei getti con sottili liste di marmo.Si tratta di un episodio esemplare dell’a-dozione di questo materiale da parte deibuoni architetti, all’interno di una alternavicenda che ha registrato iniziale esaltazione,sconforto, diffidenza, innamoramento.Tragli architetti moderni c’è chi del calce-struzzo ha fatto un alfabeto del proprio lin-guaggio, chi ne ha sperimentato le valenzemateriche e cromatiche, come Paolo Solerinelle sue architetture earthcasted in Arizona,chi ne ha semplicemente scelto l’econo-micità del risultato e la velocità di impiego.I 44 esempi che costruiscono le pagine dellibro - distribuiti non si sa come in cate-gorie tipologico-funzionali come Casa,Lavoro, Gioco, Paesaggio - sono solo lavetrina di innumerevoli esperienze quoti-diane. L’introduzione intitolata La sfida delcalcestruzzo ripercorre in modo completoe avvincente una querelle che ha accom-pagnato strettamente l’affermazione del-l’architettura del secolo scorso, chiamando

in causa protagonisti più omeno prestigiosi.Vale la pena di affrontare ladimensione e il taglio non ac-cattivanti di questo volumeedito a Modena e stampatoin Cina, saltando subito lapresentazione nel risvolto dicopertina. E’ interessante adesempio leggere le perples-sità di Mies van der Rohe nel1923: “…sono stati effet-tuati ripetuti tentativi di in-trodurre il cemento armatocome materiale da costruzione nell’edi-lizia abitativa, ma la maggior parte è daritenersi fallita…“Altrettanto interessante leggere, a distanzadi ottanta anni, invenzioni di impiegocome nel campus scolastico di Diamond Bardei Morphosis, dove il calcestruzzo, sceltoper la sua idiosincrasia ai graffiti, ben si adattaalla concezione “sismica” dei volumi califor-niani, o nel magazzino di vernici di Hild undK a Eichstätt, sulle cui superfici lateraliuna casseratura ad incastro a maschio efemmina dalla finitura ruvida produce unatessitura disegnata solo dalla luce naturale.

I l libro è la traduzione italiana del sag-gio Campagnes urbaines pubblicato

nel 1998 per Actes Sud.Pierre Donadieu è un ingegnere che sioccupa di agronomia, geografia ed eco-logia e dirige il Laboratorio di ricerca del-l’École nationale supérieure du paysage diVersailles, un ateneo che ha consolidatoattorno a sé la scuola francese alla qualeappartengono Augustin Berque, MichelConan, Bernard Lassus, Alain Rogers.Oggetto di studio sono i territori agricoliai confini della città urbanizzata – de-scritti variamente come “frammentati”,“aperti”, “interclusi” – nati all’interno diuna cultura rurale e facile terra di con-quista e contaminazione da parte di nuo-ve pratiche sociali, ma possibile occasio-ne di nuovi principi di abitabilità ed equi-libri ecologici.Nel corso del lavoro di traduzione sononate alcune idee editoriali che hannoportato ad un progetto più costruito, in-trodotto da un vero e proprio saggio diMariavaleria Mininni, curatrice dell’edi-zione italiana, che va salutato – insiemead un “Glossario” al termine del libro –

come uno dei primi rari contributi su untema che non manca di impacciati tenta-tivi di definizione, ma ha ancora bisognodi sistematizzazioni teoriche.Donadieu assegna al paesaggio, intesocome entità non solo spaziale, ma ancheculturale e sociale, il compito di garantirecondizioni di benessere alla società. Una“società paesaggista”, auspicata in un suolibro del 2001, che ha la prerogativa dicostruire relazioni non solo fisiche, ma sim-boliche e di equilibrio ecologico, con il ter-ritorio. Uno dei concetti guida della scuolafrancese è l’idea che il paesaggio sia inuna condizione di continua mutevolezzaed instabilità, rispondendo ad un processoevolutivo in sintonia con le leggi dinami-che della natura (mouvance).Mutabilità delle forme, ma anche del mododi pensare e di rappresentare il mondo, vistoche il paesagio nasce dalla relazione dina-mica tra chi percepisce e ciò che è perce-pito. Una sezione ulteriore del libro è costi-tuita da venti fotografie a colori di PaoloDe Stefano con immagini di marginalità ruraledei centri abitati nel mezzogiorno d’Italia.

Pierre Donadieu, Campagne urbane. Una nuova proposta di paesaggio della città, Donzelli editore, Roma, 2006205 pagine, prezzo 28,00 Euro

Catherine Croft, Materiali in architettura. Calcestruzzo, Logos, Modena, 2005 (ed. originale: ConcreteArchitecture, Laurence KingPublishing Ltd, 2004) 240 pagine, prezzo 34,95 Euro

livelli di altezza netta di 2.70 m., conuna superficie utile variabile così da50 a 120 mq. Il solaio intermedio ele pareti interne sono in legno, inte-laiati da una struttura in acciaio. Lastandardizzazione e la leggerezza strut-turale dei componenti e delle soluzionidi connessione tra questi consente unalibertà compositiva agli utenti delle sin-gole unità e una facile reversibilità dellospazio abitativo.

gono funzioni commerciali e collettive.Ad ovest un blocco quadrato per atti-vità direzionali e amministrative, chia-mato “Broletto”, si richiama ai palazzipubblici delle città italiane nell’etàcomunale.Solo quest’ultimo edificio è stato rea-lizzato, scegliendo in gran parte criteridi prefabbricazione.

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Parcheggio pluripiano e piazza pedonale1994-99Paolo Vinti, con Silvio Amendolapiazzale Europa

Il parcheggio pubblico su più livellipuò contenere oltre 630 posti auto,di cui 15 riservati ai disabili.Un intervento delicato nel contestoambientale del centro storico, che haspinto ad adottare volumi semplici ealtezze limitate dei fronti fuori terra,realizzando sulla copertura duepiazze pedonali sfalsate tra loro, perun totale di 6.000 mq.Lo schema strutturale è semplice, inc.a. prefabbricato, impostato su treluci di un asse centrale rigido a se-zione scatolare, setti radiali che so-stengono le rampe, setti perimetralicontro terra, e garantisce fluidità ailivelli interni del parcheggio.L’attenzione funzionale alla viabilitàinterna ha portato all’inserimento di5 rampe di scale mobili e 3 ascensorioleodinamici.La struttura è tamponata esterna-mente con mattoni sabbiati faccia avista e grigliati zincati elettroforati.Le coperture sono in acciaio zincatocon lastre di alluminio e rame, gli in-fissi in alluminio elettrocolorato.

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