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N.3 ANNO 98 SETTEMBRE-2017 Rivista della Federazione Italiana Exallievi ed Exallieve di Don Bosco PIANO FORMATIVO 2017-18 La Chiesa: casa per molti, madre per tutti EDIFICARE SOLANAS Incontro giovani: vivere l'associazione programmando il futuro

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N.3ANNO 98

SETTEMBRE-2017

Rivista della Federazione ItalianaExallievi ed Exallieve

di Don Bosco

PIANO FORMATIVO 2017-18La Chiesa: casa per molti,madre per tutti

EDIFICARE

SOLANASIncontro giovani: vivere l'associazione programmando il futuro

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editoriale

3 La bellezza ci salverà, promuoviamola!

4 lettera del presidente

formazione del delegato

5 Strenna 2018. Coltiviamo l’arte di ascoltare

e di accompagnare

gex

7 Vivere l’Associazione Exallievi programmando il futuro

donne

11 La femminilità è una forza in sé, potente

piano formativo 2017-18

13 La chiesa: casa per molti, madre per tutti

impegno sociale

19 Riprendiamo il cammino sull’esempio di Nazareth

speciale

20 Il tutore volontario per minori stranieri

non accompagnati

22 impegno salesiani per il sociale per i Msna

e ruolo del tutore

vita associativa

26 Un exallievo salesiano Procuratore capo della

Repubblica di Lamezia

27 Notizie dalle Unioni

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Sommario

luglio-settembre 2017 numero 3

N.3ANNO 98

SETTEMBRE-2017

Rivista della Federazione ItalianaExallievi ed Exallieve

di Don Bosco

PIANO FORMATIVO 2017-18La Chiesa: casa per molti,madre per tutti

EDIFICARE

SOLANASIncontro giovani: vivere l'associazione programmando il futuro

N.3SETTEMBRE

2017«Cari Exallievi, fate che la gente, domandando chi siete, possa

sentirsi rispondere stupefatta: è un figlio di Don Bosco» (MBVIII, 166).

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE:00185 ROMA - VIA MARSALA, 42 - TEL. E FAX 06/44.68.522

E-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:Valerio Domenico Martorana

[email protected]

REDAZIONE:Giovanni Costanza, Don Giovanni Russo, Giovanni Capurso,

Andrea Carbonari, Andrea Giulio Pirastu, Nicoletta Iuliano

Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)

art. 1, comma 1 MP-AT/C/RM

C.C.P. 45263001 intestato a

FEDERAZIONE ITALIANA EXALLIEVI DI DON BOSCO

La Rivista è registrata al n. 11733 del Tribunale di Roma il 15-9-1967

COPERTINA: Foto realizzata da Salvatore Barino, blog: “Arte e Dintorni”

www.salvatorebarino.blogspot.com/www.facebook.com/barinoarte

STAMPA: DigitaliaLab s.r.l. - Roma

La rivista è distribuita GRATUITAMENTE a tutti gli exallievi associati. Si prega comunicare

in tempo ogni eventuale cambio di indirizzo.

GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI EXALLIEVI/E: Assicuriamo la massima riservatezza sugliindirizzi custoditi nell’impianto elettronico della Federazione Italiana (come da legge n. 675/96). Li utilizziamo esclusivamente per l’invio di notizie dell’Associazione e della presente rivista.

Proprietà ed editore: Associazione Federazione Italiana Exallievi/e Don Bosco

Questo numero di «Voci Fraterne» è stato chiuso e stampato in 18.000 copie nel mese

di settembre 2017

www.exallievidonbosco.itFederazione Italiana Exallievi ed Exallieve di don Bosco

GLI EXALLIEVI NELLA FAMIGLIA SALESIANA - Il movimento degli antichi alunni di Don Bosco sorse spontaneamente per la nota iniziativa di Carlo Gastini a Torino il 24 giugno 1870; la Federazione Italiana Exallievi di DonBosco è sorta nel 1912 su ispirazione di Don Filippo Rinaldi. Don Bosco diceva agli exallievi: «Io vedo Iddio con voi e in voi»; e i suoi successori, Don Rua li chiamò «suoi fratelli»; Don Albera: «gli exallievi sono il più belloe vero monumento di Don Bosco»; Don Rinaldi li definì: «Salesiani nel mondo»; Don Ricaldone: «direttori di una piccola casa salesiana»; Don Ziggiotti: «combattenti in ogni campo del bene con la missione di diffonderelo spirito di Don Bosco nella vita, nella famiglia e nella società»; Don Ricceri definì l'associazione: «nucleo animatore delle altre forze spirituali e apostoliche della Famiglia Salesiana»; Don Viganò: «ogni exallievo sirapporta alla Famiglia Salesiana attraverso la sua associazione» (Lettera agli exallievi del 19/3/1987). L'art. 5 delle attuali «costituzioni salesiane (1984)» dichiara che: «gli exallievi fanno parte della Famiglia Salesiana».

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Non dimentichiamoci che Don Bosco èmolto più di quello che possiamo capirenoi! Abbiamo un sogno su cui ruota at-torno la nostra vita: l’idea di un mondodiverso. Non perdiamolo questo sogno,è tutto da riscrivere. Proteggiamo i valoridell’educazione ricevuta, questa genuinitàdel nostro modo di essere, trasmettiamolaa chi ci sta accanto. I colori della vita cidanno ottimismo, in fondo al tunnel c’èsempre la luce che ci aspetta.

Un appello a tutti gli operatori della co-municazione che collaborano con la nostrarivista: raccontateci il vostro territorio,fateci sapere in che modo siete testimoniattendibili e credibili del nostro Padre,Maestro ed Amico. Ci sono storie quoti-diane che rappresentano in modo vivol’educazione ricevuta, facciamole cono-scere agli altri.Volete essere felici per un istante? Ven-dicatevi! Volete essere felici per sempre?Perdonate! Non giudichiamo le personedai loro errori, ma dalla loro voglia di ri-mediare. Papa Giovanni Paolo II a tuttinoi ci ricorda che dobbiamo andare sem-pre avanti, anche perché quando lenostre gambe saranno stanche, cammi-neremo con il cuore.Cari lettori, il punto è che su Don Boscoavevo giurato di non affezionarmi, invececi ho perso la testa. C’est la vie! �

che spesso nulla è come appare, eccoperché dobbiamo avere la capacità dipensare, di agire e, da credenti, costruire.Per fortuna in mezzo a voi exallievi visono tante rose che lasciano profumo enon hanno bisogno di predicare, sta inqueste persone la nostra forza e la nostrasperanza. Non dobbiamo cambiare lanostra natura se qualcuno ci fa del male,non dobbiamo perdere la nostra essenza,dobbiamo prendere solo adeguate pre-cauzioni. Noi dobbiamo essere costruttoridi felicità, non la dobbiamo solamenteperseguire.Preoccupiamoci più della nostra coscienzache della nostra reputazione, perché lanostra coscienza è ciò che siamo e la no-stra reputazione è ciò che pensano glialtri di noi. E quello che pensano glialtri, non è un problema nostro, è unproblema loro. Avanti, con forza e de-terminazione!

obbiamo avere visione, passionee missione per lasciare un segno,per non tradire l’educazione ri-

cevuta, per essere dei veri figli di DonBosco. Attraverso la bellezza, che duranei secoli, possiamo smuovere le coscien-ze, possiamo parlare un linguaggio uni-versale. Di fronte al bello (interiore edesteriore), il cervello umano attiva deimeccanismi di riconoscimento che su-perano la mediocrità e la cattiveria uma-na. “L’adulazione- ricorda Charles Rollin- è un commercio di menzogne, fondatoda una parte sull’interesse, dall’altrasulla vanità”. Noi dobbiamo riscoprirela comunione, vivendo in comunità, par-tendo dalle nostre famiglie: è li la nostramissione, li ci giochiamo tutto, la nostracredibilità, il nostro credo a Don Bosco.Con la bellezza e la bontà cammineremoinsieme, per essere incisivi nelle realtàterritoriali in cui operiamo. Ricordiamoci

luglio-settembre 2017 numero 3 3

di Valerio MartoranaEditoriale

D

La bellezza ci salverà, promuoviamola!

Attraverso la bellezzapossiamo smuovere 

le coscienze, possiamo parlare 

un linguaggio universale

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le Unioni locali costituiscono gli elementi fondamentali per l’operatività e lasignificatività della nostra Associazione, i luoghi in cui si vive quotidianamentela missione affidataci da Don Bosco. Conseguentemente l’attenzione per la vitadelle Unioni è uno dei punti cardine del programma di questa Presidenza.Desideriamo, innanzitutto, mettere in evidenza i punti di forza delle nostreUnioni per riproporli a mo’ di esempio a quanti non li avessero ancoraindividuati, ma nel contempo ci ripromettiamo di far emergere anche i punti didebolezza per mettere in campo risorse comuni e metodologie operative atte asuperarli. Per questo scopo occorre approfondire la conoscenza delle realtàterritoriali, rendendola più dettagliata e concreta. A breve riceverete unquestionario che viene affidato alla vostra attenzione per una compilazionecondivisa, magari nel corso di un’apposita riunione degli associati.Il primo passo che si consiglia a ciascuna Unione è quello di interagire con ilterritorio locale, rendendo significativo ed evidente il ruolo sociale della nostraAssociazione. Uno dei possibili strumenti è la progettazione sociale, cheelabora sistematicamente e funzionalmente l’ideazione e la realizzazione diconcrete iniziative di solidarietà e/o utilità sociale.Don Filippo Rinaldi, terzo successore di Don Bosco, affermò: «Nel nostro sforzodi imitare Don Bosco, non dovremmo domandare: Che cosa egli ha fatto e comel’ha fatto? Ma piuttosto dovremmo domandare: Che cosa farebbe Don Bosco ecome lo farebbe se vivesse nei nostri tempi, se egli fosse al nostro posto?».È nostro dovere di figli di Don Bosco impegnarci a testimoniare l’amore di Dio inmaniera salesiana, con gesti concreti.

Giovanni Costanza

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Lettera del Presidente

luglio-settembre 2017 numero 3

Carissimi Exallieve ed Exallievi di Don Bosco,

Un piccolo gesto concretoCofinanziamento di progetti di solidarietà o di utilità socialeNel bilancio preventivo di questo anno sociale è stata prevista unasomma di 10.000,00 € da affidare alle Unioni quale cofinanziamentodi progetti (in numero massimo di quattro), da realizzare nel corsodel 2018.Le Unioni che volessero avanzare la propria candidatura al cofinan-ziamento potranno richiedere l’apposito modello alla segreteria (06-4468522 [email protected]).Le voci previste nel modello rispecchiano i parametri di valutazioneche utilizzerà la Presidenza in caso di eventuale scelta.La presentazione delle candidature dovrà avvenire entro la fine delmese di novembre.

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5luglio-settembre 2017 numero 3

Strenna 2018 «Signore, dammi di quest’acqua” (Gv 4,15)

a se stessi quello spazio che non può essere concesso a nes-suno. L’ascoltatore deve saper ascoltare con il “terzoorecchio”. Una delle caratteristiche di questo terzo orecchioè che esso funziona in due modi: può catturare ciò chel’altro pensa e sente, ma non lo dice, ma può anche percepire“voci interne” che altrimenti non si percepiscono, perchépossono essere tenute a bada dal nostro conscio. Da qui lacapacità nell’ascolto di leggere i segnali che vengono dal-l’interno delle persone, dal loro profondo. Questo è propriociò che ha fatto Gesù con la Samaritana presso il pozzo diGiacobbe (Gv 4,15), che è l’icona biblica di questa strenna;nell’incontro con Lui la donna si sente ascoltata, rispettatae apprezzata; ed ecco che il suo cuore la spinge a chiederequalcosa di più prezioso: “Signore, dammi di quest’acqua”(l’acqua di vita piena, che mi stai offrendo). “Da questa si-tuazione – dice don Ángel – possiamo cogliere qualcosa digrande interesse per noi: un luogo profano e ‘all’aperto’, un

a Strenna, di cui ci fa dono il nostro Rettor Maggioredon Ángel, evidenzia due valori fondamentali dellavirtù massima del cristiano che è la carità: saper

ascoltare e accompagnare. Due valori prettamente “umani”e, nello stesso tempo, massimamente cristiani; perché, so-prattutto in questo caso, Cristo porta veramente a compi-mento la nostra umanità. In primo luogo l’ascolto. Ascoltare significa assumere unacerta posizione nei confronti sia di se stessi che degli altri.Ascoltare è saper stare davanti a se stessi e agli altri e in-contrare la parola che dà senso. Senza ascolto non c’è nésenso, né conoscenza (della vita e di noi stessi). L’ascolto dinoi stessi, degli altri e della realtà che ci sta attorno è il re-quisito per una vera conoscenza. L’ascolto di se stesso èl’attitudine di chi conosce ciò che ha vissuto, di chi sasentire ciò che viene da se stesso. Non si tratta di farsi “si-lenzio attorno”, quasi da certosini, ma di occupare di fronte

Don Gianni russoDelegato nazionale

Formazione del delegato

Coltiviamo l’arte di ascoltare e di accompagnare 

L

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Perciò, accompagnare comporta conoscere il cammino chefa l’altra persona, a che punto si trova e verso dove sidirige, per poter camminare insieme. L’accompagnatore ecompagno di strada deve farsi testimone e annunciatoredell’azione dello Spirito nell’accompagnato, ma in modo di-screto, rimanendo al fianco. In verità l’accompagnatorespirituale si forgia nell’esperienza fondante di essersi primaincontrato con Gesù. Ed è importante, dice don Ángel, ac-compagnare i giovani con le famiglie, con i papà e con lemamme, che hanno bisogno di percorrere questo cammino. Ascoltare e accompagnare sono dunque i due valori che cipredispongono alla bella esperienza dello Spirito che saràil prossimo Sinodo sui giovani: “I Giovani, la fede e il di-scernimento vocazionale”. È centrale per tutta la nostraFamiglia salesiana coltivare l’arte preziosa dell’ascolto edell’accompagnamento, nel cammino della crescita personalecristiana e vocazionale dei giovani. Ascoltare e accompagnaresono gli ambiti fondamentali del discernimento, che è “lostrumento principe, che permette di salvaguardare lo spazioinviolabile della coscienza, senza pretendere di sostituirsiad essa” (Francesco, Documento preparatorio al Sinodo),perché “siamo chiamati a formare le coscienze, non a pre-tendere di sostituirle” (AL 37), proprio come Gesù con laSamaritana, ascoltando e accompagnando per discernerela chiamata di Dio. �

pozzo in mezzo alla campagna, e un incontro, che si tra-sformerà in luogo di incontro con Dio. Gesù, vero protagonistae soggetto primo dell’incontro, dell’ascolto e del dialogo ini-ziale, ‘disegna’ la strategia di questo incontro, incominciandocon l’ascolto dell’altra persona e della situazione, che Egliintuisce. Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare,quell’arte che richiede attenzione sollecita verso la persona,le sue lotte e le sue debolezze, le sue gioie, le sue sofferenzee le sue attese; non ci limitiamo, infatti, ad ascoltarequalcosa, ma siamo in ascolto di qualcuno”.L’altro valore è l’accompagnamento. L’accompagnamentoè anzitutto la condizione dell’esser compagni, di uno stareinsieme benevolo e pieno di presenza. Anzi, l’accompagna-mento è fondamentalmente presenza, esserci, essere insiemenella gioia e nella prova, nella bellezza del sogno della vitae nella solitudine che a volte invade il cuore dell’uomo. Ac-compagnare è esserci, è prossimità e comprensione dellostato che l’altro vive, è quasi un affrontare insieme il pro-blema. Nell’accompagnamento l’esperienza di pace e di se-renità interiore sono possibili perché trasfusi dalla presenzafedele del compagno, una presenza che è un sì alla vita,sempre, fedeli fino in fondo. La fedeltà gioca il valore de-terminante, perché indica la gratuità dell’accompagnamentostesso e qualifica la vita come valore trascendente ogniumana convenienza. La fedeltà del compagno consiste nelpoter contare sulla sua solidarietà e disponibilità, sul suosostegno e conforto, sul suo bagaglio di valori.

Il Rettor Maggiore ci dice che di fatto, i giovani non si avvi-cinano tanto in cerca di accompagnamento ma piuttostospinti dalla necessità, quando si trovano di fronte a dubbi,problemi, urgenze e difficoltà, conflitti, tensioni, decisionida prendere, situazioni problematiche da affrontare. E, ingenerale, succede che essi si avvicinino se vi è qualcunoche fa un primo gesto di avvicinamento, di interesse versodi loro, se va loro incontro, se si mostra disponibile. Gesùstesso in tanti momenti del Nuovo Testamento si fa prossimoe compagno di strada per comunicarsi e per incontrarsi inmodo personale con le persone del suo tempo, come Gesùcon i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35) e con la donna, chesi era recata al pozzo solamente per attingere acqua.

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Formazione del delegato

luglio-settembre 2017 numero 3

Siamo chiamati a formare le coscienze,

non a pretendere di sostituirle,proprio come Gesù con la Samaritana,

ascoltando e accompagnando per discernere la chiamata di Dio

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dopo a raccontarsi i problemi riscontrati sconfortati e ama-reggiati, facendo a gara per chi ha avuto più difficoltà. Pre-messa: questa non è una associazioni di giovani e i giovanine costituiscono una piccola minoranza (non più di qualchepunto percentuale del totale). Comprensibile, se non inevi-tabile, che alcune resistenze possano formarsi naturalmente.Persone con esperienze di vita differenti alle volte nonvedono gli stessi problemi di un giovane e viceversa. Questoche sembrerebbe una grave debolezza, costituisce invero lanostra maggiore forza, siamo infatti dotati di una sorta dieclettismo generazionale ampio che giace infruttato.

Alcune volte siamo noi stessi che creiamo le resistenze,vorremmo tutto e subito, ci sentiamo investiti di un doveremorale al cambiamento e davanti al primo ostacolo che in-contriamo montiamo sulle barricate, interrompiamo ildialogo e andiamo verso un trinceramento delle posizioni.Dobbiamo invece sforzarci di tenere aperto il dialogo, ri-spettoso delle idee differenti, sapendo che non vi è disonorenel rinunciare a una propria posizione. D’altro canto i giovani non sono trofei da esibire in occasionedi manifestazioni ed eventi utili solo a rimpolpare l’organiconei posti assegnati in esclusiva ai giovani.

Questo è stato il secondo incontro (dopo Catania dell’annoscorso), incentrato in particolare sulla possibilità che nelle

ormai diventato un appuntamento obbligato l’incontroannuale dei giovani exallievi, sebbene sfugga allenorme, non previsto dai lacci e laccetti dei regola-

menti, ogni anno si riuniscono organizzandosi, rileggendoe riscoprendo il modo di vivere l’associazione. Nelle variestagioni ha assunto differenti nomi, variato i temi, pur re-stando sostanzialmente il momento per preparare i nostrigiovani ad assumere maggiori responsabilità all’interno eall’esterno delle unioni e per consolidare nelle nuove level’identità dell’exallievo. Sia chiaro, so che alcuni consideranociò come una vacanza, magari per di più spesata; pur nonpotendo essere escluso in assoluto, conta quanto facciamoconvinti; magari non porterà frutto, forse ci vorrà deltempo, probabilmente sarà sprecato. Resto convinto che lastrada migliore sia quella di gettare le reti senza saperemai quando e quanto sarà il pescato. Questa resta uno dei migliori investimenti che la federazionein questi ultimi venti anni ha portato avanti per favorire ilricambio generazionale. D’altro canto, quando vi fosserosoluzioni migliori, i critici hanno il dovere di mostrare lastrada ed impegnarsi per esse; per adesso altro non è statoancora proposto.

Non è sempre facile riportare in concreto quanto appreso,discusso e vissuto nelle realtà locali, qualche volta potrebbesembrare un percorso irto di difficoltà e ci si ritrova l’anno

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VIVERE L'ASSOCIAZIONE EXALLIEVIPROGRAMMANDO IL FUTURO

luglio-settembre 2017 numero 3

di Matteo LaiGex

È

Non ci verrà regalato nulla, raccoglieremo solo una parte del seminato

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c’è chi ha fatto tutta l’esperienza diprogettazione, dai laboratori di Milania questi giorni di Solanas. Le prove-nienze sono tante – Campania, Lazio,Lombardia, Puglia Sicilia, Trivenetoe gli amici della Sardegna – e sonotante le realtà rappresentate, le par-ticolarità, i bisogni di ogni unione exal-lievi salesiana che ha i propri delegatia Solanas.Si discute della forma giuridica e dellagestione delle associazioni, del modo incui costituire le associazioni con le qualiavviare la progettazione futura partendodalle singole unioni. Si trona a con-frontarsi con don Enzo Giammello e lasua grande esperienza nella progetta-zione sociale con il Centro OrizzonteLavoro a Catania, e si torna a parlarecon lui di progettazione sociale “maniin pasta”, affrontando bandi a livellonazionale e locale che possano davvero I giovani exallievi al centro, l’obiettivoè quello chiaro di progettare giovaniper i giovani, giovani exallievi per ancora

più giovani (o futuri) exallievi. C’è lavoglia di progettare tenendo presentiobiettivi locali e nazionali, guardandoai bisogni del territorio ma anche agliindirizzi nazionali a lungo termine.Il lavoro è un altro obiettivo centrale.Aiutare, supportare i giovani exallievinella loro immissione sul mercato dellavoro, costruendo le opportunità percreare il lavoro, per generare nuoveopportunità sui territori qualificandoi giovani ed offrendo, al contempo,una occasione di più facile ricerca qua-lificata per quegli exallievi imprenditorialla ricerca di nuova forza lavoro.C’è il contributo di don Gianni Russo,del presidente Giovanni Costanza, delvice gex Federico Parodi e di tutto ilconsiglio di presidenza, vicini o lontani(via hangout). C’è voglia di stare in-sieme, di lavorare insieme, di condivi-dere ogni istante della giornata, diparlare, sentirsi a casa, di divertirsi,di fare famiglia salesiana. Il tempodello studio, il tempo del lavoro, iltempo dello svago (con l’opportunitàdi visitare anche la colonia salesianadi Gea), il tempo della preghiera.Si chiude l’esperienza con un bagaglioricco di speranze, di obiettivi condivisie di progetti in cantiere. E, poi, c’è ilmare. Sulla spiaggia abbiamo condivisole idee, pianificato, navigato obiettivivicini e lontani attraverso l’impegnoed il bisogno di essere exallievi. C’èun altro anno di lavoro davanti ed unmare, davvero, di progetti che aspet-tano l’Unione. �

Aiutare i giovani exallieviad inserirsi sul mercatodel lavorodi Gianrolando Scaringi

A Solanas, la notte, si sente il mare.Attraversa la spiaggia, scavalca il bal-cone, si infila dalla finestra e si mescolaal respiro. Potrebbe essere tutto moltobanale, perché a Solanas c’è il mare,anzi, siamo a pochi metri dal mare.Ma, qui, il mare è diverso. Qui il mareha un sapore diverso, sa in modo di-verso. Eppure me ne sono reso contosolo l’ultimo giorno. L’ultimo dei quat-tro giorni di formazione da giovaniexallievi a Solanas.Dopo Milano (ospitati in Expo) e dopoCatania (a Zafferana Etnea) si giungea Cagliari (meglio, a Solanas) con lavoglia di fare, di continuare ad imparare,di confrontarsi e, finalmente, mettersiin gioco con la progettazione sociale.Il gruppo è compatto e, in gran parte,

nostre realtà vi sia un maggiore sviluppo dei progettisociali. Si è parlato di strumenti, si sono presentati esempidi realtà differenti dalla nostra e impegni su come migliorarela comunicazione associativa. Ora è tempo che i giovanipropongano le loro idee, che le vaglino all’interno deiconsigli locali, provino a metterle in pratica e che vi sia uncoordinamento generale che a scadenze temporali verifichi,aiuti e supporti.Se qualcuno ha idee migliori le proponga, sarà un arricchi-mento; se si notano degli errori, fateli presenti ne trarremotutti giovamento. Il nostro dialogo deve avvenire prevalen-temente di persona, con la voce viva, anche quando è

aspro, riduciamo le chat su Facebook e Whatsapp che sem-brano avere l’esclusiva e assuefanno. Non ci verrà regalatonulla, raccoglieremo solo una parte del seminato e nessunaltro lo farà per noi.Se invece si tace, se non ci si adopera collaborativamente esi aspetta il confronto saltuario per lamentare mancanzecosmiche, in genere solo altrui, beh dico loro -ai profeti disventura- che abbiamo bisogno di persone in grado di spen-dersi per un sogno anche a costo di qualche sacrificio per-sonale. Certo ognuno è tenuto a collaborare nel limite delleproprie possibilità e capacità, il prossimo anno dobbiamoincontrarci discutendo di quanto abbiamo fatto, ci raccon-

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Gex

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Cronaca dell’Incontro GEx in Terra SardaQuattro giorni passati a Solanas tra mare, divertimento e formazionedi Andrea Pirastu

Dal 27 al 30 luglio si è tenuta in Sardegna, precisamente aSolanas – una località di mare a sud est, poco distante daCagliari – la Consulta Nazionale dei giovani Exallievi.Presso la casa salesiana che si affaccia direttamente sulladorata spiaggia e le limpide acque racchiuse tra Capo Boie la scogliera prospicente alla località Genn’è mari, hannotrovato prosecuzione i lavori di quest’ultimo incontro deigiovani Exallievi impegnati nell’avanzamento delle attivitàassociative, sia a livello locale che territoriale ed unionale.Prosecuzione delle idee, delle aspirazioni e dei progettipensati nel precedente incontro tenuto, l’anno scorso, aCatania, che aveva come tema principe la progettazionesociale. Pochi i giovani partecipanti – circa una ventina – provenientida quasi tutta Italia, con prevalenza netta – è d’obbligo se-gnalarlo - del sud. Si è percepita la mancanza di unaadeguata organizzazione e, soprattutto, di una appropriatacomunicazione. Questa combinazione – secondo il pareredi molti, che riporto – ha condotto palesemente ad una cosìscarsa partecipazione all’evento. Ma d’altro canto, come al-trettante persone pensano, meglio pochi e buoni... Giovedì 27 i primi arrivi a Cagliari dalla prima mattina,sino agli ultimi del tardo pomeriggio e della sera. I primiarrivati, per assaporare meglio il gusto delle vacanze sarde,sono andati a fare qualche tuffo presso il rinomato Lido del

teremo gli aspetti positivi e negativi delle nostre esperienze;in caso differente è meglio fare un passo indietro, lasciamoil posto ad altri. Davanti a noi si prospettano anni duri, non è una questionedi escludere o meno, c’è in gioco la nostra stessa sopravvi-venza, non si tratta di attivismo ma di metterci il cuore,perché lì sta il vero tesoro e di una associazione senzacuore non se ne sente proprio il bisogno. �

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10 luglio-settembre 2017 numero 3

Gex

presieduto da Valerio Martorana, direttore di Voci Fraternee Gianrolando Scaringi, esperto di comunicazione e re-sponsabile di numerose iniziative in ambito sociale, i qualihanno esposto alcune delle migliori strategie in ambito co-municativo e quali, tra esse, è auspicabile mettere in attoper le esigenze della Federazione. In seguito, il presidentedell’Unione Salvatore Loi ed il delegato don Angelo Manca,hanno rivolto il proprio saluto ai giovani convenuti. Versole 18, concluso l’incontro formativo, non poteva mancare ilgiro turistico per le vie panoramiche del Castello (storicoed antico quartiere cagliaritano) e le strette e tortuoseviuzze della Marina. Dopo la cena, a tarda notte, si è fattoritorno a Solanas.Sabato mattina si è svolto il terzo incontro, presieduto dadon Enzo Giammello -ideale prosecuzione di quello che cifu a Catania l’anno scorso-, durante il quale, in manierapiù approfondita, ha spiegato quali siano le strade migliorie più produttive per accedere ai bandi europei e delle fon-dazioni bancarie per il finanziamento dei progetti sociali.Nel pomeriggio, attraverso l’Ogliastra, si è giunti allamarina di Cea, in cui i Salesiani hanno un vasto terreno -su cui si può campeggiare ed esercitare molteplici attività-prospiciente alla spiaggia omonima che, secondo il pareredi molti, sarebbe una delle più belle dell’Ogliastra. Laserata è proseguita con tuffi e cena –molto abbondanteanche per i più affamati- all’aperto: non poteva mancare ilceleberrimo proceddu!A Solanas, la mattina della domenica, dopo la Messa, si ètenuto il quarto ed ultimo incontro formativo, utile a rias-sumere e concentrare tutte le attività e le esperienzevissute in questi giorni, ma, soprattutto, per fare un puntodella situazione generale, utile a capire quanto sia statofatto nell’ultimo anno in materia di progettazione sociale. Iprodotti ed i tentativi -fatto un breve ma intenso sondag-gio- sono parsi scarsissimi. Tanti furono i fasti, le proposte,le promesse e le intenzioni dell’incontro catanese, quantiscarni e magri – o del tutto assenti ed inconcludenti – i ri-sultati portati. I propositi sono buoni (e lo sono stati), anziottimi, ed a parole si dice quanto poi il braccio e la mente -in molti casi- non è in grado o nell’intenzione di fare, e diquesto ce ne rammarichiamo tutti. Auspichiamo che, nelbreve periodo, si giunga ad un’azione comune che facciatesoro degli insegnamenti e dei risultati portati, fruttuosio meno che siano. Ci si concentri nel mettere realmente alcentro i giovani, ad avere molto più coraggio di quanto sene sia dimostrato sino ad ora, prendendosi la responsabilitàanche di sbagliare, iniziando, magari, a sburocratizzare lamacchina della Federazione nazionale, snellendola e mo-dernizzandola. Fare ciò non solo a parole ma con i fattiperché, come diceva il poeta latino Virgilio, (...) fugit irre-parabile tempus! �

Poetto, nota spiaggia distante dieci minuti dal centro diCagliari. Alle 18.30, preciso come un “bus svizzero”, il pul-lman per Solanas (con prevista sosta per ritiro bevande)attendeva i partecipanti. Alle 20, arrivati presso la strutturasalesiana e sistemati nelle proprie stanze per il pernotta-mento, la cena era già servita con l’aggiunta propria (ovverodi competenza sarda) di bevande quali: vermentino, Ichnusa,fil’è ferru, mirto ed altre leccornìe mangerecce. Indimenti-cabili le mozzarelline e la ricotta di bufala trasportate –non con poche difficoltà – dai Gex campani.La mattina del venerdì hanno inizio i lavori della consulta,aperti dal nostro Delegato nazionale don Gianni Russo, se-guiti dalla lettura dei saluti inviati dal presidente mondialeMichael Hort e, successivamente, da quelli di Nicoletta Iu-liano, componente gex della presidenza nazionale, che hainoltre illustrato il programma delle giornate, sino adallora sconosciuto ai più. Il primo argomento dell’incontro,tenuto dal commercialista Corrado Pani, presidente dellaassociazione federata Asi della provincia di Cagliari, ilquale ci ha illustrato, in maniera abbastanza esaustiva ecompleta, la legislazione delle associazioni di promozionesociale, proprio come la “Marvelli” della quale, attraversola costituzione delle emanazioni locali, ci si dovrebbe servireper le attività di progettazione sociale all’interno delleunioni locali. L’attività formativa, come nelle migliori tra-dizioni degli incontri gex passati, viene alternata a momentidi svago e, questo di Solanas non ha subito eccezioni; forseanche per la peculiarità del luogo e per la vicinanza almare, poco prima del pranzo ci si è recati in spiaggia, perun tuffo in mare rigeneratore.Nel pomeriggio, tornati a Cagliari, precisamente presso lasede dell’Unione Exallievi di viale Sant’Ignazio, si è tenutoil secondo incontro formativo sulla comunicazione sociale,

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Ilaria è una giovane exallieva dell’unione di Cagliari, operativa a livello locale enazionale, che ha deciso di “lasciare il segno” grazie alla sua femminilità e allasua sensibilità. Ilaria ha deciso di osare e perseguire il suo obiettivo con coraggio,il coraggio di vivere e combattere “piccole battaglie” in pieno stile salesiano.

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Donne

troppo forti, troppo aggressivi, isolantie respingenti per gli uomini.Perché la verità è che una donna chepensa sia giusto che le sia dato lostesso rispetto che è riservato agli uo-mini, fa scomodo. Sottrarsi ad unacondizione di sottomissione, rialzarela testa può creare resistenze. Vuoldire sabotare secoli di schemi, di dogmi,di stupide certezze.Gli uomini meno progressisti, i piùchiusi, si domandano: “perché improv-visamente manifestate indipendenza?Perché volete diventare nostre pari?”.I loro punti di riferimento crollano,devono affrontare una situazione im-prevista. Sono superati e si sentonoprivati di una parte della loro virilità.Dobbiamo volergliene per questo?Ci spetta ribattere a quella mancanzadi lucidità e di intelligenza facendo ri-corso all'aggressività?Io credo nelle possibilità della genera-zione più giovane e in una forza ance-strale femminile.I doveri nei confronti della società,degli uomini, dei figli, allontanano ladonna da questa forza.Per ritrovarla occorre risvegliare leproprie passioni, avere il coraggio diviverle e tenere a distanza chiunquecerchi di imbavagliarle. Forse è perquesto che tra premier e capi di stato,in Europa le donne sono solo nove.E nemmeno nel mondo del cinema lecose cambiano: quattro sceneggiatori

nella società, ancora è insito in molti.Ho iniziato a essere confusa sui pre-concetti di genere da quando avevootto anni e, mentre giocavo ad arram-picarmi con dei bambini, la maestrami disse di smetterla perché non erocerto un maschiaccio. Sono stata con-fusa quando i miei amici maschi eranoincapaci di esprimere le proprie emo-zioni. Sono stata confusa quando scrissiun testo per il giornalino dell'unionecirca i sentimenti ed un uomo si misea schernirmi chiamandomi “la psico-loga”. Sono stata confusa quando di-scutendo con un ragazzo, questo èstato definito “incapace di difendersida una ragazza”.A quanto pare, sono una di quelle per-sone i cui modi di fare sono visti come

a cinque anni sono parte del-l'unione exallievi di Cagliari eda poco più di due, sono stata

nominata vice-GEx e, con un po' dipersonale orgoglio, la prima vice-Gexdonna.La nostra, è un'associazione a compo-sizione prevalentemente maschile, con-dizione dettata probabilmente dal fattoche la scuola sia stata aperta alle ra-gazze solo nel 1991.Il nostro anno sociale ha inizio con lastesura di un programma (che constafondamentalmente di attività culturali)che ci consente di partecipare al bandoindetto ogni anno dall'università diCagliari per le associazioni studente-sche, al fine di ottenere supporto.Il nostro operato ruota quindi attorno aquesto e ad altre attività fisse, come lamessa della seconda domenica di ognimese o la catechesi del nostro delegato.Ho spesso riflettuto su come la miafemminilità potesse avere un'influenzasu tutto questo. Ed oggi, con un po'più di esperienza alle spalle, vorreiche la mia diversa sensibilità lasciasseveramente un segno.In questo contesto, fatto di una giovanedonna che si rapporta ad una miriadedi uomini adulti, nessuno mi ha maiesplicitamente detto che, per via delmio sesso, non avrei potuto fare qual-cosa, ma il fine pensiero, forse annidatonel subconscio, che non esista paritàdei sessi in politica, in economia e

D

di nicoletta iuLiano

La femminilità è una forza in sé, potente

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verità non venisse chiamata “isterismo”quando ad un maschio non verrebbedetto altrettanto.Vorrei che i nostri ragazzi non fosseroincapaci di chiedere aiuto per paurache la cosa faccia sembrare loro menovirili. Vorrei che loro non diventasserouomini resi fragili e insicuri da un’ideadistorta di quello che significa averesuccesso per un maschio.Vorrei che ogni uomo ci rispettassecome vorrebbe che fosse rispettata lapropria madre, la propria sorella, lapropria figlia o la propria moglie.Vorrei insegnare il culto della bellezza:l'importanza di andare oltre il tipicoatteggiamento maschile che mira alpragmatismo delle cose, l'importanzadel creare un ambiente che sia specchiodi decoro ed eleganza per suscitarepiacere in chi lo vive.E vorrei, infine, ringraziare Nicolettaed il suo “piccolo obbiettivo” che nascedalla volontà di questa rubrica al fem-minile, sperando che questo esempioincoraggi tutte noi a portare avanti,come solo noi sappiamo e possiamofare, le nostre “piccole battaglie”, ri-cordandoci che la femminilità è unaforza in sé, potente. Come la bellezza,non ha bisogno di essere spiegata epuò intimidire alcuni uomini, così comealcune donne che non la riconosconoin se stesse. �

guersi e del mettere via il vecchio perdare spazio al nuovo: una domenicamattina sistemavamo la sede. Mariellaed io, con particolare disinvoltura, but-tavamo via tutto ciò che non riusciva atrovare una propria collocazione o unapropria utilità, mentre i ragazzi si af-faticavano a recuperare dalla spazzaturatutto ciò che buttavamo. Sicché Mariellami disse: “io pensavo fosse un problemadegli anziani, invece è proprio un pro-blema del maschio. Dev'essere una spe-cie di malattia dell'accumulo!”.Proseguendo poi con la lista dei mieipiccoli obbiettivi, vorrei che la mia se-

su cinque, sono uomini che descrivonotroppo spesso donne poco autentiche,offrendo al mondo, attraverso i propripersonaggi femminili, allarmanti ver-sioni. Alla luce di questo, il mio apportofemminile nella mia unione continueràcon piccole battaglie e piccoli obbiettiviproprio perché penso che la nostrapresenza, in questa associazione, siaessenziale.E lo è perché abbiamo in noi peculiarileggi della natura, legate ad una ge-netica che è fondamentalmente istinto:noi capiamo la necessità di evolvere edi adattarci ai tempi per poter soprav-vivere, noi sentiamo di dover proteggereciò che è nostro, noi conosciamo la dif-ferenza tra sentire ed ascoltare e solonoi sappiamo che possiamo far felicigli altri dando loro un po' del nostrocuore anziché parte delle nostre ra-gioni.E, nel concreto, tra i miei desideri c'èquesto: vorrei innanzitutto che il ruolodelle signore che sono parte della nostraassociazione, non fosse relegato allapreparazione della colazione la secondadomenica del mese. Vorrei che la loropresenza fosse attiva, come quella diMariella: una donna adulta con ideegiovani ed una mente brillante, la cuipresenza, da me fortemente voluta, nelnostro consiglio, è oggi essenziale. E aproposito dell'evolvere per non estin-

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Donne

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Rubrica

luglio-settembre 2017 numero 3luglio-settembre 2017 numero 3 13

Piano formativo 2017-18 

PremesseIl tema generatore di quest’anno, pertutta l’Italia salesiana, si focalizza suldono dell’appartenenza gioiosa allaChiesa ed è strettamente collegato altema della proposta pastorale 2016-2017, centrato sul fascino dell’incontropersonale con Gesù. Decisamente espli-cativa in questo senso è l’affermazionedel Vescovo e Padre della Chiesa SanCipriano: «Non può avere Dio per padrechi non ha la Chiesa per madre» (DeCatholicae Ecclesiae Unitate, c. 6). Aquesti due temi ne seguirà un terzo, nel2018-2019: il coraggio e la gioia del ser-vizio responsabile. Le fonti principali acui ci si è ispirati nell’ideare e pensare ilcammino di questi tre anni sono: l’Evan-gelii Gaudium, la Christifideles Laici,la Spiritualità Salesiana, il Magisterodel Papa e la tradizione salesiana.

1. Pregnanza e Centralità del temaParlare di Chiesa agli adulti e ai gio-vani non è facile per le tante obiezionie recriminazioni che spesso questo su-scita a causa del clima culturale e me-diatico che ormai da decenni si respira.Se poi si chiede cosa si intende perChiesa, emergono chiaramente i limitidi una conoscenza superficiale e ripe-titiva, spesso fatta di luoghi comuni e

Secondo la delibera effettuata al Consiglio Nazionale di Pacognano (12-14 maggio 2017), per un convergente missione laicale di Famiglia Salesiana, seguiamo la Proposta Formativa dei Salesiani Cooperatori, con alcune modifiche di adattamento.

Tema dell’annoLA CHIESA: CASA PER MOLTI,MADRE PER TUTTI#nessunoescluso

a cura di Don Gianni russo

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Piano formativo 2017-18 

3. l’iCona L’icona scelta è un dipinto del pittoreSieger Köder dal titolo “La frazione delpane” (v. qui sotto). Ci è sembrata moltoesplicativa del tema dell’anno. Ci aiutanell’osservazione e comprensione deldipinto il testo di padre Theo Schmid-konz, SJ.• «Una tavola comune per tutti, sarà

mai possibile? • In alto a sinistra un uomo africano e

un indiano che hanno appena ricevutoun pezzo di pane da una mano ferita.Entrambi guardano, grati, verso l’altoda dove aspettano e ottengono aiuto.

• Alla mensa siedono anche due amantiche si scambiano segni di tenerezza.

• In alto a destra, una donna che anelaa ricevere e dare amore. Il pittorepensa a Maria Maddalena.

• Sotto di lei una donna asiatica conun bambino che guarda a colui chedice di se stesso: “Io sono il panedella vita. Chi mangia non morirà.”

• La donna ha sulla sua spalla lamano protettiva di un uomo africanoche, a lungo, ha sofferto la fame e lapovertà, ma ora beve vino squisito,

2. titolo e hashtagIl titolo è tratto da un’espressione diPapa Francesco, contenuta nella Evan-gelii Gaudium al 288: «Le chiediamo (aMaria, ndr) che con la sua preghiera ciaiuti affinché la Chiesa diventi unacasa per molti, una madre per tutti

i popoli e renda possibile la nascita diun mondo nuovo». Subito ci è parsa in-cisiva, chiara nella sua formulazione,potentemente evocativa e carica di si-gnificati: familiarità, accoglienza, rispetto,affetti, maternità, universalità…e iltutto avvolto nelle braccia premurose esollecite di Maria, madre della Chiesa.Anche il sottotitolo messo in forma dihashtag, piccolo strumento comunicativoche si usa molto sui social per raggrup-pare eventi, situazioni ed esperienze, èstato ripreso da un’espressione del Papa,che al n. 3 di Evangelii Gaudium cita ilBeato Paolo VI: «nessuno è esclusodalla gioia portata dal Signore» (Gaudetein Domino, 1975). Questo concetto vieneribadito in diversi modi altre cinquevolte in Evangelii Gaudium (nn. 14, 23,24, 35, 113) e in modo diffuso nel suomagistero ordinario.

di tanta astiosità. Siamo certi che unamaggiore comprensione del Misterodella Chiesa, sia importante per noiExallievi ed Exallieve di Don Bosco eper i giovani ai quali siamo mandati.Il rinnovamento e lo slancio del ConcilioVaticano II sono linfa vitale per il cri-stiano del terzo millennio. La Chiesaè il Corpo di Cristo ed Egli ne è ilCapo, e non li si può separare, senzariportarne gravi conseguenze.A conferma di ciò riportiamo una cita-zione di Papa Francesco che ci aiuta acogliere il valore della Chiesa per lafede di ogni singolo discepolo e il legamematerno e mariano che intercorre tra ilfedele e il Popolo di Dio, offrendo ancheulteriori ragioni e fondamento alla fra-ternità che intercorre tra tutti i discepolidel Signore Gesù e, in Lui, con tutte lecreature: «Anzitutto una mamma generaalla vita, porta nel suo grembo per novemesi il proprio figlio e poi lo apre allavita, generandolo. Così è la Chiesa: cigenera nella fede, per opera dello SpiritoSanto che la rende feconda, come laVergine Maria. La Chiesa e la VergineMaria sono mamme, ambedue; quelloche si dice della Chiesa si può dire anchedella Madonna e quello che si dice dellaMadonna si può dire anche della Chiesa!Certo la fede è un atto personale: “io cre-do”, io personalmente rispondo a Dioche si fa conoscere e vuole entrare inamicizia con me (cfr. Lumen fidei, n.39).Ma la fede io la ricevo da altri, in unafamiglia, in una comunità che mi insegnaa dire “io credo”, “noi crediamo”. Uncristiano non è un’isola! Noi non diven-tiamo cristiani in laboratorio, noi nondiventiamo cristiani da soli e con lenostre forze, ma la fede è un regalo, è undono di Dio che ci viene dato nellaChiesa e attraverso la Chiesa» (Udienza,Roma 11 settembre 2013).

«Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre» 

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Prima tappa. eVangelizzare

Il mandato missionario del Signorecomprende l’appello alla crescita dellafede quando indica: «insegnando loro aosservare tutto ciò che vi ho comandato»(Mt 28,20). Così appare chiaro che ilprimo annuncio deve dar luogo anchead un cammino di formazione e di ma-turazione. L’evangelizzazione cerca an-che la crescita, il che implica prenderemolto sul serio ogni persona e il progettoche il Signore ha su di essa. Ciascunessere umano ha sempre di più bisognodi Cristo, e l’evangelizzazione non do-vrebbe consentire che qualcuno si ac-contenti di poco, ma che possa direpienamente: «Non vivo più io, ma Cristovive in me» (Gal 2,20). (EG,160).

io e la Chiesa

Dagli Atti degli Apostoli (At 2,5-11)5Abitavano allora a Gerusalemme Giudeiosservanti, di ogni nazione che è sotto ilcielo. 6A quel rumore, la folla si radunòe rimase turbata, perché ciascuno liudiva parlare nella propria lingua. 7Era-no stupiti e, fuori di sé per la meraviglia,dicevano: “Tutti costoro che parlano nonsono forse Galilei? 8E come mai ciascunodi noi sente parlare nella propria linguanativa?  9Siamo Parti, Medi, Elamiti,abitanti della Mesopotamia, della Giudeae della Cappadòcia, del Ponto e del-l’Asia,  10della Frìgia e della Panfìlia,dell’Egitto e delle parti della Libia vicino

Le singole tappe sono state pensateper invitarci a riflettere e ad agirecome uomini e donne, che hanno fattola scelta di essere salesiani ben consa-pevoli del non poter prescindere dal-l’essere cristiani e quindi membri dellaChiesa. La prima sezione io e la Chie-sa, è un invito a rivitalizzare l’appar-tenenza di ciascuno di noi alla Chiesa,la seconda, Verso il sinodo sui gio-vani, ci sprona ad interessarci di unevento che la Chiesa mondiale celebrerànell’ottobre del 2018 e che ci vede tutti,direttamente o indirettamente, coinvoltisoprattutto in quanto Famiglia Sale-siana dal momento che i protagonistidel Sinodo saranno i giovani.

5. Finalità e obiettiViFinalità: Crescere nell’appartenenzagioiosa alla Chiesa per essere segni eportatori dell’amore di Dio ai giovani.Ciascuna tappa conterrà le seguentisezioni:• introduzione (presentazione del

verbo con un breve testo ed eventualeicona);

• io e la Chiesa (riferimento biblicocommentato con documenti del ma-gistero della Chiesa);

• Verso il sinodo sui gioVani (ri-flessione sui temi proposti dal docu-mento preparatorio al Sinodo deivescovi su: “I giovani, la fede e il di-scernimento vocazionale”.

la bevanda dell’immortalità di Gesù.Nessuno è inibito o ansioso!

• L’ospite di questo pasto, di cui si ve-dono solo le mani, invita tutti allasua tavola ricca, nessuno è escluso.

• Nel centro, il segno della nuova alle-anza, il “mistero della fede”. Il voltodi Cristo si riflette nel calice, il donodella sua vita è evidenziato dallemani forate. “L’amore per l’estremo”,voglia contagiosa di agire, per questoil dono di cinque pani e due pesci diun ragazzo. Se portiamo i nostridoni ed accogliamo il Dono, il mira-colo della moltiplicazione si ripeteancora oggi per noi. I colori dell’ar-cobaleno ne manifestano la gioia.

• Gesù, tu sai di cosa abbiamo bisogno:un orecchio attento, uno sguardo d’in-tesa, una mano di guarigione, unaparola di incoraggiamento, un gestodi tenerezza, un cuore premuroso.

• Tu ci dai tutto nel pane della vita enel calice della salvezza. Fa’ cheanche noi possiamo condividere ge-nerosamente e dare noi stessi aglialtri come hai fatto tu.»

(Cfr. Theo Schmidkonz, http://www.ver-sacrum.de/tischgemeinschaft-mit-den-ausgegrenzten-p-93.html).

4. taPPeLe tappe sviluppano le dimensioni fon-damentali della Chiesa (v. schema quisotto).

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concentra e si dispiega l’intera missionedella Chiesa, il cui cammino storico sisnoda sotto la grazia e il comando diGesù Cristo: «Andate in tutto il mondoe predicate il Vangelo ad ogni creatura»(Mc 16, 15); «Ecco, io sono con voitutti i giorni, fino alla fine del mondo»(Mt 28, 20). «Evangelizzare – scrivePaolo VI – è la grazia e la vocazionepropria della Chiesa, la sua identitàpiù profonda» (CL,33).La partecipazione all’ufficio profeticodi Cristo, «il quale e con la testimo-nianza della vita e con la virtù dellaparola ha proclamato il Regno del Pa-dre», abilita e impegna i fedeli laici adaccogliere nella fede il Vangelo e adannunciarlo con la parola e con leopere non esitando a denunciare co-raggiosamente il male. Uniti a Cristo,il «grande profeta» (Lc 7,16), e costituitinello Spirito «testimoni» di Cristo Ri-sorto, i fedeli laici sono resi partecipisia del senso di fede soprannaturaledella Chiesa che «non può sbagliarsinel credere» sia della grazia della pa-rola (cfr. At 2, 17-18; Ap 19, 10); sonoaltresì chiamati a far risplendere lanovità e la forza del Vangelo nellaloro vita quotidiana, familiare e sociale,come pure ad esprimere, con pazienzae coraggio, nelle contraddizioni del-l’epoca presente la loro speranza nellagloria «anche attraverso le strutturedella vita secolare»(CL,14).

riflettiamo:• Quando mi guardo allo specchio

“vedo” sulla mia fronte il sigillodi Cristo? Sento la gioia di ap-partenere a Lui e il desiderio digridarlo al mondo intero?

• In virtù del Battesimo che ab-biamo ricevuto ci sentiamo partedella grande famiglia di Dio, laChiesa, e quindi legati tra di noida un vincolo spirituale?

• Mi sento parte integrante dellaChiesa? Sento, penso e voglio ciòche la Chiesa propone? Vivo nel-l’umiltà, nella fedeltà e nel ser-vizio della preghiera il mio essereChiesa?

nell’invisibile può procurarci una certavertigine: è come immergersi in unmare dove non sappiamo che cosa in-contreremo. Io stesso l’ho sperimentatotante volte. Tuttavia non c’è maggiorlibertà che quella di lasciarsi portaredallo Spirito, rinunciando a calcolaree a controllare tutto, e permettere cheEgli ci illumini, ci guidi, ci orienti, cispinga dove Lui desidera. Egli sa beneciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e inogni momento. Questo si chiama esseremisteriosamente fecondi!” (EG,280)I fedeli laici, proprio perché membridella Chiesa, hanno la vocazione e lamissione di essere annunciatori delVangelo: per quest’opera sono abilitatie impegnati dai sacramenti dell’ini-ziazione cristiana e dai doni dello Spi-rito Santo.

Leggiamo in un testo limpido e densodel Concilio Vaticano II: «In quantopartecipi dell’ufficio di Cristo sacerdote,profeta e re, i laici hanno la loro parteattiva nella vita e nell’azione dellaChiesa (...). Nutriti dell’attiva parte-cipazione alla vita liturgica della pro-pria comunità, partecipano con solle-citudine alle opere apostoliche dellamedesima; conducono alla Chiesa gliuomini che forse ne vivono lontani;cooperano con dedizione nel comunicarela parola di Dio, specialmente mediantel’insegnamento del catechismo; met-tendo a disposizione la loro competenzarendono più efficace la cura delle animeed anche l’amministrazione dei benidella Chiesa».Ora è nell’ evangelizzazione che si

a Cirene, Romani qui residenti,11Giudeie prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamoparlare nelle nostre lingue delle grandiopere di Dio”.L’evento di Pentecoste ha reso gli apo-stoli persone “nuove”, anche noi con ilBattesimo siamo diventati personenuove. Un dono grande è quello delloSpirito Santo, è Dio che si rende pre-sente in noi e ci consacra re, sacerdotie profeti: re per il servizio, sacerdotiper celebrare le meraviglie di Dio eprofeti per portare agli altri la suaparola. La Chiesa Cattolica, ammini-strando il battesimo ai neonati hascisso i due sacramenti dell’iniziazionecristiana legati allo Spirito Santo: ilBattesimo e la Cresima. Se nel primoil dono è ricevuto ma non compreso,nel secondo il dono è invocato e diventaun grande impegno di vita: diffonderela gioia della vita cristiana non solo aparole ma soprattutto con la testimo-nianza di vita.“L’inserimento in Cristo per mezzodella fede e dei sacramenti dell’inizia-zione cristiana è la radice prima cheorigina la nuova condizione del cri-stiano nel mistero della Chiesa, checostituisce la sua più profonda «fisio-nomia», che sta alla base di tutte levocazioni e del dinamismo della vitacristiana dei fedeli laici: in Gesù Cristo,morto e risorto, il battezzato diventauna «creatura nuova» (Gal 6,15; 2Cor5,17), una creatura purificata dal pec-cato e vivificata dalla grazia.” (Chri-stifideles Laici, 9).In tal modo, solo cogliendo la misteriosaricchezza che Dio dona al cristianonel santo Battesimo è possibile deli-neare la «figura» del fedele laico.Papa Francesco, nell’esortazione apo-stolica Evangelii Gaudium ci propone:“Per mantenere vivo l’ardore missio-nario occorre una decisa fiducia nelloSpirito Santo, perché Egli «viene inaiuto alla nostra debolezza» (Rm 8,26).Ma tale fiducia generosa deve alimen-tarsi e perciò dobbiamo invocarlo co-stantemente. Egli può guarirci da tuttociò che ci debilita nell’impegno mis-sionario. È vero che questa fiducia

16 luglio-settembre 2017 numero 3

Piano formativo 2017-18 

In quanto partecipi dell’ufficio di Cristo 

sacerdote, profeta e re, i laici hanno 

la loro parte attiva nella vita e nell’azione

della Chiesa

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Gesù (“fissatolo, lo amò”) nei confrontidel “giovane ricco” e le parole di DonBosco “amate ciò che amano i giovani,affinché essi amino ciò che amate voi”.Con Gesù superiamo ogni barriera didiffidenza e pregiudizio, consolandocianche nel caso in cui i giovani non cor-rispondano alla nostra proposta; conDon Bosco ci facciamo “tutto a tutti”per loro e con loro, ci rendiamo presenti,ci mettiamo sulla stessa lunghezzad’onda. Poi, dove noi non possiamo oriusciamo ad arrivare, punteremo sullapreghiera e sosterremo chi può farlo,anche economicamente se possibile.

la parola a noi• Abbiamo davvero paura di cam-

biare come dice la giovane Ales-sandra?

• Nei nostri ambienti non capitaspesso di dire “ si è fatto semprecosì, perché cambiare?”. In qualisituazioni per esempio?

• Conosciamo dei giovani che sono“vecchi dentro”?

• La nostra Unione (ma anche al-cuni di noi) è impegnata a soste-nere o a promuovere attività spor-tive, musicali, artistiche? Pos-siamo fare qualcosa eventual-mente in tal senso?

• Quale e quanto spazio diamonella nostra vita al silenzio, allacontemplazione e alla preghiera?C’è un’esperienza comune chepossiamo proporre?

Riconosciamo in particolare nello sportuna risorsa educativa dalle grandi op-portunità e nella musica e nelle altreespressioni artistiche un linguaggioespressivo privilegiato che accompagnail cammino di crescita dei giovaniLa cura educativa e i percorsi di evan-gelizzazione. Nell’azione pastorale coni giovani, dove occorre avviare processipiù che occupare spazi, scopriamo in-nanzi tutto l’importanza del servizioalla crescita umana di ciascuno e deglistrumenti pedagogici e formativi chepossono sostenerla. Tra evangelizza-zione ed educazione si rintraccia unfecondo legame genetico, che, nella re-altà contemporanea, deve tenere contodella gradualità dei cammini di matu-razione della libertà. Rispetto al pas-sato, dobbiamo abituarci a percorsi diavvicinamento alla fede sempre menostandardizzati e più attenti alle carat-teristiche personali di ciascuno (...).Silenzio, contemplazione, preghiera.Infine e soprattutto, non c’è discerni-mento senza coltivare la familiaritàcon il Signore e il dialogo con la suaParola. In particolare la Lectio Divina èun metodo prezioso che la tradizionedella Chiesa ci consegna (...).

QualChe Parola Per riFlettereNel cercare vie per la nuova evange-lizzazione e per coinvolgere i giovaninon servono atteggiamenti giovanili-stici, ma tenere presente lo sguardo di

Verso il sinodosui gioVanigli strumenti della nuova evangelizzazione e l’importanza della testimonianza

la Parola dei gioVani (tratto da http://www.vinonuovo.it/in-dex.php?l=it&art=2703)

ALESSANDRA: «Da parte di alcuniadulti esiste davvero il desiderio diaprirsi ai giovani, ma spesso in en-trambe le generazioni c’è paura di cam-biare: si dà spazio ai giovani, ma al-l’interno di forme già costituite, oppuresono i giovani stessi che pensando diesprimersi in modo originale diventanoi più forti sostenitori degli schemi. Ser-virebbe più coraggio da parte di tutti».

la Parola della Chiesa (dal Documento preparatorio del Sinodosui giovani)I linguaggi della pastorale. Talvoltaci accorgiamo che tra il linguaggio ec-clesiale e quello dei giovani si apreuno spazio difficile da colmare, anchese ci sono tante esperienze di incontrofecondo tra le sensibilità dei giovani ele proposte della Chiesa in ambito bi-blico, liturgico, artistico, catechetico emediatico. Sogniamo una Chiesa chesappia lasciare spazi al mondo giova-nile e ai suoi linguaggi, apprezzandonee valorizzandone la creatività e i talenti.

luglio-settembre 2017 numero 3 17

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18 luglio-settembre 2017 numero 3

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Piano formativo 2017-18 

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19luglio-settembre 2017 numero 3

di Giovanni Capurso

Riprendiamo il cammino sull’esempio di Nazareth

dello efficentista. Eppure non è così.Questo lungo silenzio ci fa capire comeGesù è cresciuto, ha amato e lavorato,potremmo dire, ha dato testimonianzadella sua divinità senza clamori. Nonha dato notizie roboanti di sé. Ma anche della sua breve vita pubblicatroviamo molti passi, soprattutto dimomenti significativi, che vedono Gesùalla ricerca di luoghi appartati in cuimettersi in disparte. Quando per esem-pio dopo la moltiplicazione dei pani, lafolla lo acclama ed egli, “sapendo chevenivano a prenderlo per farlo re, si ri-tirò sul monte, tutto solo” (Gv 6,15),oppure nell’evento della trasfigurazionesul monte Tabor riportato dai tre van-geli sinottici, o ancora prima della pas-sione quando si ritira sul monte degliUlivi (Mt 26,30-35)Ecco di questo nascondimento che riem-pie di senso dobbiamo fare tesoro, ab-biamo il dovere di custodirlo e proteg-gerlo dinanzi ad una società dominatadalle prepotenze dell’esibizionismo. �

vi dico: hanno già ricevuto la loro ri-compensa. Invece, quando tu digiuni,profùmati la testa e làvati il volto,perché la gente non veda che tu digiuni,ma solo il Padre tuo, che è nel segreto;e il Padre tuo, che vede nel segreto, tiricompenserà. (Mt 6,1-6.16-18)

Il pericolo è proprio quello di badarepiù alla visibilità pubblica e alla stimaaltrui che al servizio donato gratuita-mente. Davvero è necessario trasformarein esibizione tutto quell che facciamoper noi stessi e per gli altri? È una que-stione sulla quale abbiamo il doveredentro di noi di fare discernimento.A tal proposito mi viene in mente il si-lenzio della casa di Nazareth. Su diesso si riflette sempre molto poco. Ose-rei dire che è anche troppo poco onorato. Basta leggere il Vangelo così com’è.In apparenza sembra che Gesù abbiacominciato ad esistere dai trent’anniin poi. Trent'anni sprecati, se giudi-cassimo le cose secondo il nostro mo-

on la fine del periodo estivo cisiamo portati via i suoi lentiritmi. Per molti di noi è stata

l’occasione per assaporare una parentesidi tranquillità. Ma ritornando alle con-suete cadenze frenetiche c’è il rischiodi cadere nelle tentazioni sempre moltopresenti anche negli ambienti cristiani,quelli dell’attivismo e del protagonismo.E aggiungo, anche tra noi exallievi/e.Incarichi, posti d’onore o ricerca di me-daglie, prendono non di rado il soprav-vento sul sincero interesse verso i giovanie non ci rendono degni della figliolanzaa don Bosco e Maria Ausiliatrice. Su questo punto Gesù, durante la suapredicazione, è sempre stato moltochiaro. Il direttore mi perdonerà se ri-porto integralmente il passo evangelico:

… quando fai l’elemosina, non suonarela tromba davanti a te, come fanno gliipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade,per essere lodati dalla gente. In veritàio vi dico: hanno già ricevuto la lororicompensa. Invece, mentre tu fai l’ele-mosina, non sappia la tua sinistra ciòche fa la tua destra, perché la tua ele-mosina resti nel segreto; e il Padre tuo,che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando pregate, non siate similiagli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negliangoli delle piazze, amano pregarestando ritti, per essere visti dalla gente.In verità io vi dico: hanno già ricevutola loro ricompensa. Invece, quando tupreghi, entra nella tua camera, chiudila porta e prega il Padre tuo, che è nelsegreto; e il Padre tuo, che vede nel se-greto, ti ricompenserà.E quando digiunate, non diventatemalinconici come gli ipòcriti, che as-sumono un’aria disfatta per far vedereagli altri che digiunano. In verità io

Impegno Sociale

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20 luglio-settembre 2017 numero 3

SPECIALE 

Carissimi amici,

componenti della Famiglia Salesiana,

il documento finale del Capitolo Generale dei Salesiani(CG27) del 2014 ci invita a prestare una particolareattenzione agli immigrati, profughi, e giovani disoccupatiche ci interpellano come Salesiani in tutte le parti delmondo. Siamo invitati a trovare forme di collaborazioneper dare risposte concrete. L’attuale situazione italiana deiminori stranieri non accompagnati rappresenta questa ri-chiesta che al contempo è anche una sfida educativa.Una ulteriore sollecitazione proveniente dal CG 27 è la sen-sibilità dei confratelli nei confronti dei diritti umani ed inparticolare dei minori.

Anche Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mon-diale del migrante e del rifugiato di quest’anno, esorta tuttii cristiani ad avere una attenzione particolare “verso ifanciulli che sono il gruppo di migranti più vulnerabileperche sono invisibili e senza voce”. Potremmo essere noiquella voce.

La proposta di Salesiani per il Sociale (FederazioneSCS/CNOS) ricade in questa direttrice di azione che

chiama a raccolta le forze di salesiani consacrati e laici dibuon cuore a rispondere a questo appello che si concretizzanella figura del Tutore volontario così come è definito dallaLegge 47/2017 meglio conosciuta come “Legge Zampa”.

Vi invito quindi a prendere in seria considerazione questaproposta sia come singoli che come comunità.Don Bosco ha ancora bisogno di noi.Grazie ed un fraterno saluto

Don Stefano MartoglioSuperiore Regione Mediterranea

IL TUTORE VOLONTARIO PER MINORISTRANIERI NON ACCOMPAGNATISFIDA ED OPPORTUNITà PER LA FAMIGLIA SALESIANA

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21luglio-settembre 2017 numero 3

ottica salesiana è da leggere come l’amico che si prendecura del più piccolo e fragile (se questi giovanetti avesseroavuto forse un amico, che si fosse presa amorevole cura diloro), un impegno che Don Bosco ci propone.

È un appello a “uomini e donne di buona volontà” con uncuore sensibile che guarda alle necessità dei nostri tempi,che ascolta il grido di aiuto “silenzioso” che viene dalle mi-gliaia di minori che dopo peripezie e rischi sono arrivatinel nostro paese. È un invito, come dice la Legge 47/2017 a“Privati cittadini, selezionati ed adeguatamente formati[…] disponibili ad assumere la tutela di un minore stranieronon accompagnato” (art.11).

A giugno 2017 ne sono sbarcati più di 9.000, la fascia d’etàprincipale è tra i 15 ed i 17 anni, potrai prenderti cura diloro, è una bella sfida educativa come quella affrontata daD. Bosco, non possiamo essere da meno.

C’è bisogno di te che leggi questo appello, potresti essere tuun tutore volontario e magari farti portavoce e promotorepresso i tuoi amici, parenti e conoscenti. Mi auguro chequesto appello trovi uno spazio di riflessione nel tuo cuore epossa condurti a fare una scelta d’amore per chi è meno for-tunato di noi e non ha un amico che si prenda cura di lui.Grazie!

Don Giovanni D’AndreaPresidente Salesiani per il Sociale

(Federazione SCS/CNOS)

Tra il 1841 ed il 1844 il giovane prete Giovanni Bosco hatra le sue attività pastorali la visita alle carceri della “Ge-nerala” di Torino. Qui trova rinchiusi, anche per futilimotivi, diversi giovani. Quella vista di giovani vite aimargini della società e con un futuro tristemente segnatoscuotono l’animo e la coscienza di D. Bosco. Nella sua rifles-sione così si esprime: “Chi sa, se questi giovanetti avesseroavuto forse un amico, che si fosse presa amorevole cura diloro, li avesse assistiti ed istruiti nella religione nei giornidi festa, chi sa se non si sarebbero tenuti lontani dal malfare e dalla rovina, e se non avrebbero evitato di venire e diritornare in questi luoghi di pena? […] E pregava il Signoreche gli volesse aprire la via per dedicarsi a quest’opera disalvamento per la gioventù”. (MB II, 61-62)

Una scena simile si presenta sotto i nostri occhi ancheoggi. Tra le tante difficoltà e pericoli in cui può incorrere lagioventù si registra il triste fenomeno dei Minori StranieriNon Accompagnati, i MSNA. La Legge 47/2017 “Disposizioniin materia di misure di protezione dei minori stranieri nonaccompagnati”, anche nota come “Legge Zampa”, offre unaopportunità per prendersi cura dei MSNA attraverso lafigura del Tutore Volontario (art. 11 della L. 47/2017). In

C’È BISOGNO

DI TE !

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22 luglio-settembre 2017 numero 3

SPECIALE 

impegna circa 100 educatori e tra questi diversi Salesiani.Queste attività di accoglienza e accompagnamento possonoessere ulteriormente rinforzate e migliorate se al lavoroeducativo si affianca un’azione competente e motivata ditutela e di sostegno.A motivo di questo la figura del Tutore Volontario, previstodall’articolo 11 della “Legge Zampa”, riveste un ruolochiave. Per quanto riguarda le modalità di reperimento ditutori per MSNA, fino ad oggi si è fatto ricorso a figure am-ministrative o a liste presenti nei Tribunali.

Salesiani per il Sociale (Federazione SCS/CNOS) è l’ente ci-vilistico dei Salesiani d’Italia che ha come mission il sostegnodei bambini e giovani in grave disagio ed emarginazione. Da25 anni è la “sentinella” che vigila e monitora le situazioni dipovertà ed esclusione che con dinamiche repentine interessanoil nostro paese. Da qualche anno il fenomeno dei MSNA ciinterpella fortemente e ci chiama a dare risposte concrete.Sono circa 400 i MSNA accolti in prima e seconda accoglienzanelle diverse strutture che Salesiani per il Sociale hanno di-slocate sul territorio nazionale. Questa è una prima fase che

IMPEGNO SALESIANI PER IL SOCIALEPER I MSNA E RUOLO DEL TUTORE

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forme di collaborazione e ci spronano a dare risposteconcrete e ad avere una mentalità più aperta, solidale e co-raggiosa”.Il Tutore Volontario può essere una risposta concreta cherichiede una mentalità aperta, solidale e coraggiosa. Ciserva da stimolo un proverbio africano: “Chi vuol farequalcosa di buono trova la strada, chi non vuol fare trovala scusa”, siamo qui nel nome di D. Bosco per trovarestrade, gli indifferenti hanno già trovato le scuse.

Visto il moltiplicarsi di minori che arrivano nel nostro ter-ritorio è necessario trovare nuove e motivate risorse. Èuna scelta di grande solidarietà e di “carità cristiana” inambito della Fede (“Ero forestiero e mi avete ospitato” Mt25,35). Non si tratta di ospitare in casa propria un minorestraniero, ma incontrarlo ed instaurare un rapporto difiducia nella quale possa sentirsi tutelato ed accompagnatonel vivere dignitosamente i suoi diritti.

Nel fare questo non si è soli, Salesiani per il Sociale con lesue articolazioni territoriali è ben lieto di fare il camminoassieme con azioni di formazione, supporto, e rete territorialein dialogo con le autorità preposte a questo in primis iGaranti Regionali per l’infanzia e l’adolescenza.Riteniamo che in questo modo rispondiamo all’invito delCapitolo Generale dei Salesiani del 2014”: “Gli immigrati,i profughi e i giovani disoccupati ci interpellano come Sale-siani in tutte le parti del mondo: ci invitano a trovare

luglio-settembre 2017 numero 3

Chi è il tutore volontario e cosa fa

“Chi vuol fare qualcosa di buonotrova la strada, chi non vuol fare

trova la scusa”

to una rappresentanza giuridica del minore, ma un tutoreattento alla relazione umana ed educativa con il minore, aisuoi bisogni e problemi.

il tutore Volontario:• svolge compiti di rappresentanza legale;• persegue il riconoscimento dei diritti della persona minore

di età senza alcuna discriminazione;• promuove il benessere psico-fisico della persona di minore

età;• vigila sui percorsi di integrazione ed educazione tenendo

conto delle capacità, inclinazioni naturali, aspirazioni;• vigila sulle sue condizioni di accoglienza, sicurezza e

protezione;• amministra l’eventuale patrimonio della persona di

minore età.

La legge n. 47 del 7 Aprile 2017“Disposizioni in materia di

misure di protezione dei mi-nori stranieri non accom-pagnati” istituisce la figura

del Tutore Volontario: privaticittadini che si assumono la

tutela di un minore stranieronon accompagnato o di

più nel caso di fratellie sorelle. Tale figuraè espressione di unagenitorialità socialee cittadinanza atti-va, infatti il tutorenon esercita soltan-

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24 luglio-settembre 2017 numero 3

SPECIALE 

Chi può fare il tutore volontario

Come diventaretutore volontario

I privati cittadini selezionati e adeguatamente formati daparte dei Garanti regionali e delle province autonome diTrento e di Bolzano per l’infanzia, devono possedere alcunirequisiti:• cittadini italiani o dell’Unione Europea;• residenza anagrafica in Italia;• aver compiuto 25 anni;• godimento dei diritti civili e politici;• non aver riportato condanne penali e non aver in corso

procedimenti penali o procedimenti per l’applicazione dimisure di sicurezza e prevenzione;

• assenza di condizioni ostative:• • non deve essere stato oggetto di provvedimenti di deca-

denza, limitazione o sospensione della responsabilitàgenitoriale;

• • non deve essere stato rimosso da altra tutela;• • non deve essere iscritto nel registro dei falliti;• • deve avere una “ineccepibile condotta”;• • deve avere disponibilità di tempo ed energie per realizzare

la sua funzione;• • non deve trovarsi in situazione di conflitto di interessi

nei confronti del minore.

Il candidato può indicare anche il possesso di particolarititoli di studio, esperienze e qualità.

L’obiettivo è quello di formare ed accompagnare personequalificate, a partire dalle motivazioni personali che abbianole conoscenze per adempiere ai suoi doveri con responsabilità,efficienza e appropriatezza relazionale.

Per i tutori individuati è previsto un periodo di formazioneiniziale, supporto ed accompagnamento.

Il cittadino che è interessato deve fare domanda all’ufficiodel Garante del proprio territorio che verifica la presenzadi requisiti richiesti e ammette i candidati alla formazione.All’esito della quale viene iscritto, dopo aver confermato lapropria disponibilità, nell’elenco dei tutori tenuto pressoogni tribunale dei minorenni.

È prevista una formazione iniziale della durata di 3 modulidi 8/10 ore ciascuno (modulo fenomenologico, giuridico,psico-sanitario) e un periodo di accompagnamento con in-contri formativi periodici e confronto esperienziale.

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salesiani Per il soCiale sede nazionale (roma)don giovanni d’andreaCell. 340 9840657Email: [email protected]

salesiani Per il soCiale siCiliarosalinda CastaldoCell. 348 5692366Email: [email protected]

salesiani Per il soCiale italia Centralemichela VallarinoCell. 347 5203848Email: [email protected] FarinaCell. 328 0011540Email: [email protected]

salesiani Per il soCiale Piemonte e Valle d’aostaTel. 011 5224231 / Fax 011 5224665

luglio-settembre 2017 numero 3

A CHI RIVOLGERSI

salesiani Per il soCiale Federazione sCs/CnosVia Marsala, 42 - 00185 RomaTel.: 06 4940522 - Fax: 06 44701712info@salesianiperilsociale.itwww.salesianiperilsociale.it

salesianiperilsociale

@salesociale

Salesiani per il Sociale

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Soverato – Il 27 giugno, davanti alle più alte cariche civili, militarie religiose, un exallievo salesiano, Salvatore Curcio, è stato

insediato quale Procuratore capo della Repubblica di Lamezia. Ilmagistrato, frequentatore dell’opera salesiana “Beato Michele Rua”di Soverato, ha concluso il suo discorso introduttivo di insediamentocon le parole che riportiamo di seguito, convinti che ogni 'ragazzo'di don Bosco possa dire grazie per l'educazione ricevuta tra lemura, i cortili e i banchi di scuola di una casa salesiana.“Nella mia vita da magistrato mi hanno sempre guidato due elementi:equilibrio ed umanità. Caratteristiche che ho imparato anche nellamia formazione salesiana presso l'istituto salesiano di Soverato”.Nell'ufficio del nuovo procuratore capo, non poteva mancarel'immagine di don Bosco.

Di anni ne sono trascorsi 60 dall’ormai lontano 1957, anno in cuiil Sindaco della Città dei Templi, Enzo Lauretta, assunse l’iniziativa

di traslare le ceneri dello scrittore agrigentino Luigi Pirandello dalMuseo Civico di Piazza Municipio, dove erano provvisoriamentecustodite fin dal 1946 alla Casa Natale di Contrada Caos.In quella occasione, a cinque Exallievi di Don Bosco: Pippo Micciche’,Francesco Pancucci, Vincenzo Vanadia, Enzo Lauretta, 1° Presidentedell’Unione Exallievi Don Bosco di Agrigento, scomparso nel 2014all’età di 90 anni e Calogero Patti, in atto Presidente dell’Unioneagrigentina, toccò il privilegio di scortare l’arca lignea, al cui internoera custodito il cratere attico contenente le ceneri del drammaturgoagrigentino, dal Museo Civico alla Casa Natale di Contrada Caos.Il 6 Luglio 2017 è stato celebrato ad Agrigento il 150° Anniversariodella nascita di Pirandello, evento a cui non è voluto mancare ilPresidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale, con la suapresenza, ha inteso onorare uno dei figli più illustri di questa terra diSicilia. Durante la sua breve permanenza, ha visitato il Parco Archeologicocon gli scavi del ritrovato teatro ellenistico-romano, la Casa Natale delPremio Nobel agrigentino e, al Tempio della Concordia, ha presenziatoalla cerimonia della consegna del Premio Pirandello all’attore TonyServillo e della Targa Speciale all’attore Michele Riondino.Presenti alla cerimonia, tra gli altri , il Cardinale Francesco Montenegro,il Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, Exallievo diDon Bosco di Gela, l’On. Angelo Errore, Presidente Emerito dell’Unione

Exallievi Don Bosco di Agrigento e l’Avv. Gaetano Allotta, Exallievo diDon Bosco dell’Unione agrigentina.Gli Exallievi di Don Bosco dell’Unione di Agrigento si sono associatialla città nel rendere omaggio a Luigi Pirandello, volendo cosìonorare questo “figlio del caos” (nel dialetto girgentino “cavusu”) –come lui stesso si definì nel 1893 in una lettera inviata all’amico PioSpezi – che il 28 Giugno 1867, non per caso, cadde “una notte digiugno come una lucciola sotto un pino solitario in una campagnad’olivi saraceni affacciata agli orli d’un altipiano di argille azzurre sulmare africano”.

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Vita Associativa

Un exallievo salesiano Procuratorecapo della Repubblica di Lamezia

Gli Exallievi di Don Bosco agrigentini rendono omaggio a Luigi Pirandello nel 150° Anniversario della sua nascita

luglio-settembre 2017 numero 3

Pirandello, Mattarella e Servillo

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Vita Associativa

ospite dei Salesiani di San Marone, che aveva fatto parte del gruppo deipellegrini e, nella liturgia della parola, una lettura venne fatta in spagnoloda uno dei ciclisti civitanovesi, il dott. Antonio Frassini. Inoltre, in tutte letappe furono realizzati dei collegamenti in diretta con “Radio C1 In Blu”,emittente delle Marche molto seguita, e di conseguenza i familiari inItalia ebbero modo di conoscere l’andamento e il racconto delpellegrinaggio. Ancora viaggi, pedalando, per i luoghi di San Francesco,Padova, Pompei, Montecassino, Lourdes, con partenza in bicicletta daNimes e in quella occasione furono superati i mitici colli pirenaici deTourmalet (m. 2114) e dell’Aspin (m.1489). Certamente i partecipanti aipellegrinaggi, quasi sempre con qualche donna nel gruppo, compostonormalmente da venti-trenta partecipanti, avevano un buon allenamentodi base e il tragitto in salita veniva percorso, dai meno preparati,lentamente e con adeguati rapporti del cambio della bici. In unacircostanza, proprio Claudio Ripa ebbe a dire nella programmazione diun viaggio: “Coraggio e non aver paura…delle salite: “per aspera adastra” (famosa incitazione) ed Egli, in questo nostro sforzo, pedaleràinsieme a tutti noi, per darci forza ed esserci di Guida”. Nei vari viaggi,sempre l’incoraggiamento dei parrocchiani e dei presidenti dell’UnioneExallievi che hanno proseguito l’incarico di Claudio Ripa e che sonostati: Federico Pezzoni, anche lui in veste di ciclista, e l’attuale GianfrancoPalmieri. Impossibile accennare ai contenuti dei i viaggi compiuti in di-ciassette anni di attività, nel corso dei quali sono stati percorsi inbicicletta ben 9.955 km, un qualcosa come la somma degli ultimi tre girid’Italia, dal 2015 al 2017, che è stata di 10.484 km, e in aggiunta allelocalità alle quali si è fatto cenno, sono da ricordare quelle di Cascia,Altötting (il cuore cattolico della Baviera), con partenza in bicicletta daBenediktbeurrn, cittadina della Baviera sede di un antico monastero,Santa Maria di Leuca, Montevergine, Trieste e Redipuglia. In occasionedi un nuovo pellegrinaggio nei luoghi di don Bosco, avvenuto nel 2015,il parroco, don Giovanni Molinari, ebbe modo di esprimere: “Il più vivocompiacimento per aver scelto in questa edizione del ciclo pellegrinaggioi luoghi più significativi della vita di Don Bosco: Torino, Chieri, il Colle. Èsicuramente un’esperienza che vi porta a contatto con la fonte della spi-ritualità salesiana”. Una bella storia, dunque, di fede e di sport che havisto protagonisti numerosi Exallievi e appassionati di ciclismo delterritorio, sempre ben felici di sostenere, nel loro canto: “Siamo noi diSan Marone / la più lieta e gaia schiera / l’allegria è la bandiera / dellanostra balda gioventù”. Proprio così. Vittorio De Seriis

Èdiventato un corposo Almanacco il racconto dei Ciclo pellegrinaggiche gli Exallievi di don Bosco, della Parrocchia dei Salesiani di San

Marone di Civitanova Marche, hanno portato avanti nell’arco degli annidal 2000 al 2016 e che hanno rappresentato degli straordinari momentidi fede e di imprese ciclistiche. Il merito della raccolta data alle stampe,va attribuito a Claudio Ripa, che dell’Unione Exallievi di Don Bosco delluogo è stato pure presidente, anche lui in bicicletta in tante edizioni deiviaggi, con la collaborazione di Sorrento Diomedi, ottimo ciclista delPedale Civitanovese, molto esperto nel predisporre gli aspetti tecnici deipercorsi e la rappresentazione grafica degli stessi. Un ottimo lavoro tipo-grafico, dunque, che riporta una dovizia di fotografie, notizie di un’infinitàdi luoghi di culto, abbazie, a cominciare dal pellegrinaggio in biciclettaavvenuto nel settembre del 2000 per assistere in Vaticano alla Messa diPapa Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo della Terza Età. Unviaggio ispirato a quanto il Santo Padre del momento ebbe a dire e cioèche: “Il pellegrinaggio è momento significativo dei credenti. Esso evocail cammino personale del credente sulle orme del Redentore”. Nellaprogrammazione di quel viaggio, l’allora parroco don Alvaro Forcellini,anche lui ciclista e presente in alcune edizioni, rivolse ai partecipanti il“Benvenuto a te - scrisse - che hai accettato di unirti all’allegra carovanache in bicicletta affronterà la tappa giubilare Civitanova M. – Roma”. Ilpercorso di complessivi 283 km fu coperto in tre tappe. Nella gremitissimapiazza del Vaticano, quel gruppo di sportivi, non certamente giovanissimie con le magliette colorate, non sfuggì alle telecamere: le bici erano stateriposte in un locale della sede Vaticana. Negli anni successivi unsusseguirsi di pellegrinaggi, sempre ovviamente in bicicletta, con alcunifamiliari al seguito sul pullman che avrebbe riportato la comitiva a casa.Le mete furono quelle di San Giovanni Rotondo, Torino, nei luoghi didon Bosco, Santiago di Compostela (18-25 agosto 2003), con partenzain bicicletta da Pamplona e il percorso di 724 chilometri fu compiuto insette giorni, in uno dei quali fu affrontata la salita della “Crux de fer “.luogo mitico di “el Camino de Santiago” con i suoi 1504 metri dialtitudine. Il giorno successivo a quello dell’arrivo, la messa nellaCattedrale di Santiago venne concelebrata da don Michele Korceba,

UNIONE DI CIVITANOVA MARCHE

IN BICICLETTA UNA BELLA STORIA DI FEDE E DI SPORT

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Domenica 25 giugno 2017 ha visto gli exallievi ancora protagonistidellagioia salesiana. quella dei tempi passati e dei tempi odierni,

con lo spirito del san giovanni bosco di sempre. A Pizzo Calabro, nellamagnifica cornice del mar tirreno, in un lido appostamente scelto perl’occasione, dalla dinamicissima presidente della unione di Vibo Valentia,Carmela Genco, si sono riuniti i soci vibonesi e lametini. Con gli exallievierano presenti: - alcuni soci dei giuristi cattolici di Lamezia; - del masci(movimento educativo di azione cattolica) di Lamezia, con la suapresidente, costanza d’amico; i focolarini, rappresentati dagli exallievifranca e giovanni condello; alcuni soci del gruppo biblico di ViboValentia; alcuni simpatizzanti del carisma salesiano. Tema dell’incontroquello della famiglia ieri ed oggi, sapientemente condotto da carlaputrino, psicologa,la nutrita presenza ha reso l’incontro particolarmentevivo e piacevole, tanto da vedere anche a tavola quaranta allegri com-mensali, allietati dalla simpatica accoglienza di michele, putrino, giàpresigente ispettoriale. Al saluto iniziale, formulato dalla padrona dicasa, carmela genco, è seguito quello di antonio mellace nella suaqualità di presidente della federazione calabra degli exallievi di donbosco. Mellace ha apprezzato tanta autorevole e nutrita presenza e si ècomplimentato con affetto. La ricca relazione di carla putrino è servitaad alimentare un crescente interesse sociale e culturale per un tema digrande attualità qual’è quello della famiglia. Cosi variegata e sottopostaa continui attacchi da parte di un mondo in evidente crisi di identità.senza nulla togliere alla ricca relazione, l’uditorio ha portato un suo con-tributo che ha visto il culmine nella profondità di pensiero espressa daldalegato dell’unione di vibo valentia, don tescione, fine biblista epersona di forte caratura culturale. La sua omelia ed il suo sentire

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UNIONE DI VIBO VALENTIA

EXALLIEVI DI DON BOSCO A CONFRONTO

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hanno conferito un tono di alta spiritualità, dall’inizio alla fine dell’incontro.Ma gli exallievi non si sono fatti attendere. perché gli interventi siadurante la relazione sia durante il pranzo hanno dimostrato quanto siaimportante testimoniare “osando” e partecipando. Tra gli inteventiquelli del sottoscritto, vito cesareo, il quale ha riferito sul cammino asso-ciativo della propria unione di lamezia, presieduta da mariella crisalli,anche lei presente con la sua vice teresa taballi e Pietro Spena,incaricato per il costituendo gruppo cooperatori. Sono seguiti gli interventidella suddetta presidente masci, costanza d’amico, con quelli di linacimino, socia del masci. Vibo e Lamezia si sono incontrati nel nomedon bosco al quale in definita hanno detto di volersi aiutare per farevera comunione e per servire le chiese locali di lamezia e di mileto-ni-cotera-tropea. alle quali hanno fatto riferimento con un particolaresaluto ai due rispettivi vescovi. s.e.mons. luigi antonio cantafora e s.e.mons. luigi renzo. D’altronde l’unione di lamezia tiene le proprieriunione nel palazzo vescovile, sede naturale per un laicato che siaespressione di una cosciente appartenenza ecclesiale, tanto necessariain un momento altamente qualificato e qualificante per la presenza diun papa eccezionale come francesco. Gli exallievi fanno la loro parte, ilresto lo fa certamente Gesù Salvatore. Vito Cesareo

A5 anni dalla morte del Cardinal Carlo Maria Martini (31 agosto2012), gli Exallievi don Bosco di Alassio, con la preziosa

collaborazione dell'Istituto Salesiano, hanno organizzato un eventounico. Sabato 24 giugno nel campo dell'Oratorio la signora MarisMartini, sorella del Cardinale, con cui ha trascorso ad Alassio levacanze estive durante l'infanzia, ha ricordato con affetto il fratello,preparando anche un montaggio di fotografie di ben tre generazioni diMartini in vacanza nella Città del Muretto. Dopo la consegna da partedel sindaco Enzo Canepa di una pergamena, attestato di riconoscenzadelle sue estati in Liguria, il numeroso pubblico ha assistito allaproiezione del docufilm del Maestro Ermanno Olmi vedete, sono unodi voi. L'opera del regista si concentra sull'uomo di fede e di scienza,consapevole che senza giustizia non c'è libertà; e di conseguenza,una Chiesa non più di dogmi, ma di fede, il cui fondamentale coman-damento è un percorso libero e condiviso quale incessante testimonianzanel riconoscere e difendere il diritto alla dignità di ciascun uomo. Unaserata di crescita per tutti i presenti che hanno (ri)vissuto la storia di unprotagonista del nostro tempo, un profeta di speranza che ha camminatocon il popolo della Chiesa. Ilaria Falcone

UNIONE DI ALASSIO

UNA SERATA DEDICATA AL CARDINAL CARLO MARIA MARTINI

Da sinistra il sindaco prof. Enzo Canepa, la signora Maris Martini, Ilaria Falcone consi-gliere Unione di Alassio.

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Domenica 4 giugno scorso ai Salesiani di Canelli, durantel'incontro annuale degli Exallievi ed Amici di Don Bosco, si è

svolta la cerimonia di intitolazione del Salone-Teatro Don Bosco, -posto sotto il Santuario salesiano di Maria Ausiliatrice, in RegioneSan Giovanni, - alla memoria della benefattrice, la professoressaMarì Mera, morta nel 2015 a 65 anni, particolarmente legata aCanelli dove vivono ancora numerosi parenti con i quali aveva man-tenuto stretti rapporti e dove aveva la vecchia casa di famiglia. Allacerimonia, hanno partecipato i Salesiani Don Italo Spagnolo,missionario in Nigeria, Don Valeriano Barbero, missionario in PapuaNuova Guinea e Isole Salomone (Oceania) Don Giampiero Olearo,ed il delegato Exallievi e Rettore del nostro Santuario di MariaAusiliatrice Don Franco Parachini, (tutti già studenti o chierici dell'exIstituto Salesiano “Faravelli” di Canelli), i nostri Parroci e parecchiExallievi provenienti dal Piemonte, e dal Veneto in particolare, (pochii canellesi), autorità civili e religiose, e i famigliari della Prof.ssa MarìMera: il vedovo Mario Giarda e la cognata Maria Grazia Giarda. Ilteatro-salone don Bosco di Canelli, è uno dei pochissimi luoghi diincontro della comunità canellese. Grazie infatti alla generosità diuna insegnante di Novara, il locale (200 posti circa) è statoampiamente rimodernato ed è stato ufficialmente presentato allacittà. Oltre ai lavori, alcuni già eseguiti, altri in via di ultimazione, si èprovveduto anche ad aggiustare l'impianto elettronico delle campanedel nostro Santuario, che un fulmine ha colpito durante la settimanasanta. La congregazione religiosa e l'associazione Exallievi di DonBosco di Canelli hanno ritenuto che questo fosse il modo migliore

UNIONE DI CANELLI

INTITOLATO ALLA PROF.SSA MARI' MERA IL SALONE - TEATRO DON BOSCO

per ricordare il ruolo di educatrice svolto per 40 anni con amore epassione dall'insegnante. Alla quale peraltro la sua scuola (la mediadi Cameri) aveva intitolato a gennaio la biblioteca, in deroga allalegge che non consente di dedicare una struttura pubblica a unapersona prima che siano passati almeno dieci anni dalla scomparsa.Per lei si è fatta un'eccezione, segno evidente del profondo esincero rimpianto che Marì Mera ha lasciato in tutti coloro chel'hanno conosciuta. Come è testimoniato, del resto, dall'autorizzazionedella Prefettura di Novara: “in considerazione dell'elevato e nobileimpegno civile e didattico, soprattutto nei confronti degli alunni ca-ratterizzati da difficoltà e fragilità e della conseguente stima e ammi-razione incondizionata goduta presso la comunità civica camerese”.Il teatro-salone, nato in contemporanea al santuario (consacrato neiprimi anni Trenta del secolo scorso) è stato variamente frequentatonel tempo da generazioni di canellesi: un po' oratorio, un po' teatro,un po' centro di incontro religioso e laico. Si deve soprattutto allavoro costante e volontario dell'associazione Exallievi la conservazione– e lo sviluppo – di un centro prezioso per la vita cittadina. Oggi siapre una nuova fase per il teatro-salone “Professoressa Marì Mera”:verrà destinato non solo a incontri conviviali, feste di famiglia,cerimonie; ma anche, su prenotazione, a cineforum, iniziativeculturali, manifestazioni per le scuole. “Vogliamo – dice un portavocedell'associazione Exallievi – far diventare questo spazio come loavrebbe voluto don Bosco: luogo di incontro dove ognuno può dareil meglio di sé, in allegria, capace di unire le varie generazioni su unprogetto educativo che sia “luce” per tutti”. Dopo la cerimonia di in-titolazione alla Prof.ssa Marì Mera, tutti hanno partecipato ed assistitoalla S. Messa Solenne in Santuario, presieduta da Don Italo Spagnolo,infine il pranzo degli Exallievi e non, nel salone. Durante la giornatasono stati esposti nel teatro alcuni quadri del nostro delegato Exallievidon Franco Parachini.

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visitato la Basilica di San Domenico, il Santuario di Santa Caterina,il Duomo, il Battistero (esterni), Piazza del Campo, Torre del Mangia,Basilica di San Francesco (Miracolo delle sante particole). Poi lapausa pranzo e ripartenza per Firenze dove siamo arrivati alle ore17:00 presso la casa Salesiana di Firenze a Via del Ghirlandaio. Ilgiorno successivo Mercoledì dopo la S. Messa e la colazione ci haraggiunto la guida Silvia presso la casa salesiana e dopo un brevespostamento con l’autobus presso le vicinanze del centro storico diFirenze ci ha condotto a vedere raccontadoci la loro storia lemaggiori attrazioni. In particolare abbiamo visto: la Cattedrale diSanta Maria del Fiore con la imponente Cupola del Brunelleschi, ilCampanile di Giotto, il Battistero, la Chiesa di San Lorenzo, ilMercato di San Lorenzo, il Palazzo Medici Riccardi, Piazza dellaRepubblica, Piazza della Signoria, Palazzo Vecchio, gli Uffizi, con-cludendo con il Ponte Vecchio. Il pomeriggio e tutta la giornata diGiovedì è stata dedicata alle visite libere che ogni partecipante de-siderava fare alle principali attrazioni di Firenze. In particolare, oltrea quanto illustrato dalla guida Silvia, sono stati visitati anche PalazzoVecchio, il museo del Bargello, la Chiesa di Santa Croce con laCappella dei Pazzi, la galleria dell’Accademia, Le cappelle mediceee la Cappella Brancacci. Venerdì16 Giugno dopo la S Messa e laColazione siamo partiti sempre accompagnati dalla nostra guidaSilvia per Piazzale Michelangelo dal quale si gode il meravigliosopanorama di Firenze e subito dopo abbiamo visitato la Chiesa SanMiniato al Monte vero gioiello dell’architettura romanica. Poi pranzoin ristorante caratteristico e ripartenza per Civitavecchia. Una gitaveramente istruttiva anche se un po’ faticosa ma che ha arricchitotutti i partecipanti delle bellezze di Firenze e Siena. Gli Exallievi/eDon Bosco della Unione di Civitavecchia ringraziano Gianni e Alfioper l’ottima organizzazione della gita.

Martedì 13 Giugno 2017 alle ore 07:00 44 Exallievi/e con i lorofamiliari e con la guida spirituale del nostro parroco Don Enzo

e con Suor Ornella siamo partiti da Civitavecchia per una gita aSiena e Firenze di quattro giorni. Dopo una sosta dopo Grossetosiamo arrivati a Siena alle ore 10,30 dove abbiamo incontrato laguida Cristian che dopo aver spiegato le origini storiche di Siena ciha condotto a visitare il centro Storico. In particolare abbiamo

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Vita Associativa

UNIONE DI CIVITAVECCHIA

GITA SIENA FIRENZE

Giovedì 1 giugno, il Santuario della Madonne delle Penne, doveDon Bosco celebrò la messa il 25 agosto 1881 e dove tornò per

un periodo di ritiro spirituale, è stato il protagonista di una giornataindimenticabile. L'Unione Exallievi di Alassio ha percorso a piedi ilcammino da Alassio fino a Laigueglia, insieme agli alunni dellaScuola Media e del Liceo e agli insegnanti. L'occasione speciale, inuna splendida giornata di sole, è stata il tesseramento dei maturandi2017, futuri Exallievi. A questa importante celebrazione, era presentel’amministrazione comunale di Laigueglia, è intervenuto con unsentito saluto di benvenuto il vicesindaco ed Exallievo Giancarlo Ga-rassino accompagnato dall’assessore alla Cultura Fabio Macheda.Felice Schivo, dell’Associazione Amici della Chiesa delle Penne, haripercorso la storia di questa splendida Chiesa a picco sul mare. Letessere della nostra Unione sono state consegnate nella suggestivachiesetta. Alla fine c'è stato un piacevole momento conviviale, perriprendere le forze e il cammino.

UNIONE DI ALASSIO

GRANDE SUCCESSO PER IL TESSERAMENTO 2017 

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Firenze ed in atto esponente del Movimento “Lapiriano” di Giorgio LaPira, riprendendo alcuni punti dell’ampia analisi sviluppata dal prof.Navarra, suggerisce di coinvolgere i giovani a fare gruppo, dialogarecon tutti, grandi e piccoli, mettere al centro la persona umana, imma-ginare il futuro guardando ai valori della nostra Costituzione. Il prof. egiornalista UCSI, Alfonso Saya, innamorato del Sistema preventivo diDon Bosco, ricorda la riconoscenza ai Salesiani degli oltre cinquemilioni di Exallievi sparsi in tutto il mondo, che da loro hanno tratto iprincipi morali per la formazione della loro personalità, non dimenticandomai i valori cristiani. Ha concluso gli interventi il Consigliere ispettorialedegli Exallievi della Sicilia, prof. Ninì Cubeta che, nel proseguo dell’in-tervento è di grande importanza la sua affermazione: “Noi Exallieviandiamo avanti non cercando gli errori ed i difetti degli altri”. Con laconsegna delle targhe al prof. Pietro Navarra ed all’avv. GiuseppePedullà, direttore del Liceo Scientifico “Empedocle” di Messina,seguite dalla Santa Messa e dall’Agape Fraterna, si è conclusa la tra-dizionale giornata dell’Exallievo di Don Bosco. Francesco Berenato

Al “glorioso” Istituto Salesiano San Luigi si è svolto il Convegnoannuale 2017 degli Exallievi. Dopo il saluto di benvenuto rivolto ai

numerosi presenti dal presidente dell’Unione San Luigi “Boccetta”,cav. Antonino Berenato, è seguito l’intervento del Delegato salesianodon Angelo Calabrò, che ha auspicato una sempre maggiore parteci-pazione al Convegno, definito giorno di festa per gli antichi allievi diDon Bosco. La Conferenza, sul tema “La formazione dell’Exallievo diDon Bosco”, tenuta dal prof. Pietro Navarra, Magnifico Rettore del-l’Università degli Studi di Messina ed Exallievo del “San Luigi”, hatrattato contenuti riferiti alle varie discipline scolastiche ed umane, al-tamente dottrinate dai bravi e preparati docenti religiosi e laici, che in-sieme agli alunni, compongono quella “squadra” ideale per laformazione. Alla Conferenza, seguita attentamente ed applaudita daipresenti, si sono susseguiti numerosi interventi, tra i quali quello deldott. Walter Bramanti, che ha espresso il suo personale apprezzamentoalla “lectio magistralis” del Rettore, affermando, tra l’altro, laragguardevole incidenza formativa dell’esempio, anzi incidenzaaddirittura fondante della persona, sia in termini caratteriali e sia nellaconcreta operosità. Per il dott. Renato Grassi, ex presidente nazionaledel Movimento giovanile ed ex componente della Direzione nazionaledella Democrazia Cristiana, ex oratoriano del “San Luigi”, le attivitàoratoriane teatrali, culturali, sportive, religiose ed in genere, coinvolgonoampiamente i giovani alla loro formazione e ne valorizzano lapersonalità, con uno spirito di squadra negli impegni sociali e profes-sionali. Dal prof. Nino Giordano, ex docente del Liceo salesiano di

UNIONE DI MESSINA S. LUIgI

CONVEGNO ANNUALE

NELLA PACE DEL SIGNORE

ENZO CELONE - TORRE ANNUNZIATA RENATO GAMBARDELLA - PORTICI GIOVANNI SANNINO - TORRE ANNUNZIATA SERGIO BRUSCHI - UNIONE DI PAVIAMARIO SALVATORE - TORRE ANNUNZIATA SERGIO PATIES - VENEZIA MARIO SICCHIERO - ESTE LUIGI TRONCONI - UNIONE DI PAVIA

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RIVISTA DELLA FEDERAZIONE ITALIANAEXALLIEVI ED EXALLIEVE DI DON BOSCO

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IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE A:UFFICIO POSTALE ROMA - ROMANINA,PER PERMETTERE LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO ADDEBITO

DESTINATARIO� SCONOSCIUTO� PARTITO� TRASFERITO INDIRIZZO� IRREPERIBILE � INSUFFICIENTE� DECEDUTO � INESATTO