Edificare 2015 n°1

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16 AGENDA APPUNTAMENTI Ogni sabato evangelizzazione alle 15:30 (Brugherio) Ogni sabato Riunione dei Giovani ore 19 (Brugherio) BRUGHERIO Ogni sabato ore 16.00 Scuola Domenicale mercoledì ore 20.30 studio; venerdì ore 20.30 preghiera; domenica ore 10.00 Culto CINISELLO BALSAMO Ogni domenica ore 16.00 Scuola Domenicale martedì ore 20.30 preghiera; giovedì ore 20.30 Studio/Culto; domenica ore 18.00 Culto IMPORTANTE RICORDIAMO CHE PER LA SOPRAVVIVENZA DI QUESTO GIORNALINO È INDI- SPENSABILE CHE TUTTI I FRATELLI E LE SORELLE CONTRIBUISCANO CON PENSIERI, TESTIMONIANZE, MEDITAZIONI, BREVI STUDI ECC. I CONTRIBUTI DOVRANNO ESSERE INVIATI (PER CHI È IN GRADO DI FARLO) VIA E-MAIL A : [email protected] PER CHI INVECE LO PRE- FERISCE PUO CONSEGNARE I MANOSCRITTI ALLA SORELLA ANDREINA MA- RIANI, SI RACCOMANDA DI FIRMARE I TESTI CON NOME E COGNOME GRAZIE. DOMENICA 1 MARZO Culto a chiese riunite (Brugherio e Cini- sello Balsamo) con Santa Cena e, a se- guire, Agape fraterna (nella chiesa di Bru- gherio). Nell’occasione avremo quale gradito ospi- te il fratello Michele Plasmati. Ricordiamo a tutti coloro che vogliono partecipare all’Agape, che è neces- sario fornire il nominativo per conoscere in anticipo il numero dei parteci- panti per ovvi motivi organizzativi. LA VITE, IL TRALCIO IL FRUTTO “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata . Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimo- ro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fat- to”. (Gv. 15:1-7) 2015 N°1 Notiziario a cura delle chiese cristiane evangeliche pentecostali A.D.I. di : Brugherio via F. Filzi, 32 e di Cinisello Balsamo via Lombardia,13 (MI) Se l'Eterno non edifica la casa, invano vi si affaticano gli edificatori; se l'Eterno non guarda la città, invano vegliano le guardie (Salmo 127:1) SOMMARIO GLI OCCHI DELLA FEDE Pag. 3 IL BRUCO E LA FARFALLA Pag 6 GIULIO III° E LA BIBBIA Pag. 10 SPAZIO BIMBI Pag. 12 IL PADRE NOSTRO PAG. 13

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AGENDA

APPUNTAMENTI

Ogni sabato evangelizzazione alle 15:30 (Brugherio)

Ogni sabato Riunione dei Giovani ore 19 (Brugherio)

BRUGHERIO

Ogni sabato ore 16.00

Scuola Domenicale

mercoledì ore 20.30 studio;

venerdì ore 20.30 preghiera;

domenica ore 10.00 Culto

CINISELLO BALSAMO

Ogni domenica ore 16.00

Scuola Domenicale

martedì ore 20.30 preghiera;

giovedì ore 20.30 Studio/Culto;

domenica ore 18.00 Culto

IMPORTANTE

RICORDIAMO CHE PER LA SOPRAVVIVENZA DI QUESTO GIORNALINO È INDI-

SPENSABILE CHE TUTTI I FRATELLI E LE SORELLE CONTRIBUISCANO CON

PENSIERI, TESTIMONIANZE, MEDITAZIONI, BREVI STUDI ECC.

I CONTRIBUTI DOVRANNO ESSERE INVIATI (PER CHI È IN GRADO DI FARLO)

VIA E-MAIL A : [email protected] PER CHI INVECE LO PRE-

FERISCE PUO CONSEGNARE I MANOSCRITTI ALLA SORELLA ANDREINA MA-

RIANI, SI RACCOMANDA DI FIRMARE I TESTI CON NOME E COGNOME GRAZIE.

DOMENICA 1 MARZO

Culto a chiese riunite (Brugherio e Cini-

sello Balsamo) con Santa Cena e, a se-

guire, Agape fraterna (nella chiesa di Bru-

gherio).

Nell’occasione avremo quale gradito ospi-

te il fratello Michele Plasmati.

Ricordiamo a tutti coloro che vogliono partecipare all’Agape, che è neces-

sario fornire il nominativo per conoscere in anticipo il numero dei parteci-

panti per ovvi motivi organizzativi.

LA VITE, IL TRALCIO

IL FRUTTO

“Io sono la vera vite e il Padre

mio è il vignaiuolo.

Ogni tralcio che in me non dà frutto lo toglie via; e ogni tralcio che dà

frutto, lo pota affinché ne dia di più.

Voi siete già puri a causa della parola

che vi ho annunziata .

Dimorate in me, e io dimorerò in voi.

Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure

voi, se non dimorate in me.

Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimo-ro, porta molto frutto; perché senza di

me non potete fare nulla.

Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fat-

to”. (Gv. 15:1-7)

2015 N°1

Notiziario a cura delle chiese cristiane evangeliche pentecostali A.D.I. di : Brugherio via F. Filzi, 32 e di Cinisello Balsamo via Lombardia,13 (MI)

Se l'Eterno non edifica la casa,

invano vi si affaticano gli edificatori; se l'Eterno non guarda la città,

invano vegliano le guardie (Salmo 127:1)

SOMMARIO

GLI OCCHI DELLA FEDE Pag. 3

IL BRUCO E LA FARFALLA

Pag 6

GIULIO III° E

LA BIBBIA Pag. 10

SPAZIO BIMBI Pag. 12

IL PADRE NOSTRO

PAG. 13

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La vite e il tralcio. È impossibile dire dove cominci l’uno e dove finisca l’altro.

Il tralcio attinge nutrimento costantemente dalla vite e separarsi da essa significa seccare e morire.

Questa similitudine ci parla del nostro rapporto con Gesù. Come il tralcio resta attaccato alla vite, così noi vogliamo restare uniti a Lui e da Lui trar-re quella linfa che ci fa crescere, sviluppare e di conseguenza portare frutto.

Il frutto della vite è l’uva.

Qual è il frutto che deve maturare un cristiano?

È un frutto spirituale di cui parla l’apostolo Paolo in Galati 5:22 ed è:

“(…) amore, gioia, pace, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine,

autocontrollo,”

Come tanti acini vanno a comporre un grappolo, così queste qualità an-dranno a formare il carattere di chi vorrà assomigliare a Gesù dimorando in Lui.

Il frutto della vite è però stagionale, il nostro frutto spirituale deve essere permanente, cioè far parte di noi sempre, ad ogni età, in tutti i luoghi ed in ogni circostanza, se davvero dimoriamo in Gesù!

Graziella Cavallari

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vagi, sapete dare buone cose ai vostri figli. A maggior ragione Dio, il vostro Padre, darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono".

Su questi due passi biblici faremo la nostra ricerca.

La prima cosa che ci viene in testa potreb-be essere questa: perché dobbiamo prega-re? Perché Gesù ha detto che tutte queste richieste devono essere fatte presente a Dio in preghiera ?

La preghiera per molti credenti superfi-ciali e molti laici è una cosa strana. Molti di noi sono abituati a pensare, a riflettere e ad agire. Viene da dire: che c'entra la preghie-ra ! Queste perplessità nascono dal sempli-ce fatto che abbiamo un'idea sbagliata della preghiera, inoltre è pur vero che pre-gare non piace proprio per il fatto che si vive lontani dalle realtà del Signore. Ed allora la mancanza di preghiera rivela che il cuore, i sentimenti non sono ancora con-quistati da Dio.

Ma per i discepoli era più facile pregare che per noi, perché essi fin da fanciulli venivano educati alla preghiera. Il Sabato andavano nella Sinagoga dove ascoltavano la Parola

del Signore ed anche leggevano le preghie-re contenute nei Salmi di Davide. Perciò i discepoli avevano avuto da fanciulli l'attitu-dine alla preghiera. La preghiera che Gesù insegna non è soltanto per il sacerdote, non è solo per gli uomini e donne "di chiesa", ma è la preghiera del popolo: del muratore, del falegname, del commerciante, dell'im-piegato ... di tutti. E' la preghiera di chi vuo-le una vera vita migliore, un mondo miglio-re, dove pace e giustizia vanno sottobrac-cio. E' talmente popolare, questa preghiera, che il Signore l'ha insegnata nella lingua parlata del popolo, l'aramaico.

Gesù parla chiaro, egli non ama i "misteri". Quindi, concludendo questa intro-duzione, diciamo che tutta la preghiera "Padre nostro" è un invito a rifiutare il mon-do disumano per chiedere a Dio il dono di una vita veramente umana, piena di dignità e di presenza di Dio stesso. Bene, detto questo, cominciamo la nostra ricerca.

(segue sul prossimo numero)

Volto Di Gennaro

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di Giudei, invece, collaboravano con i Ro-mani (i pubblicani), ma venivano disprezzati dal popolo e per di più perdevano il diritto di frequentare la Sinagoga, perché venivano scomunicati. L'apostolo Matteo, come sap-piamo, era un pubblicano.

Il clero ebraico aveva il suo bel da fare per non farsi soverchiare dallo spirito pagano dei Romani. La vita dei sacerdoti era diffici-le, nonostante i loro mille difetti e mille errori che Gesù rilevò con tanta forza, purtuttavia non rinunciarono mai all'ebraismo e non permisero a Pilato di mettere l'aquila roma-na sul frontone del Tempio di Gerusalem-me. Avrebbero preferito la morte. Altri Giu-dei, precisamente gli ESSENI, erano certi che la venuta del Messia era prossima e si riunirono per vivere in comune sulle rive del Mar Morto.

In questo periodo di grande bisogno, di grande povertà, era viva la speranza mes-sianica nel popolo, cioè la speranza che il Signore inviasse il suo Unto (Uomo Scelto, Messia) per rimettere in piedi Israele, per dare libertà al popolo, per far rifiorire la na-zione. In questa visione di restaurazione e di liberazione si collocava con tutta la sua forza dirompente la preghiera del "Padre nostro".

Questa è una preghiera che mira, come

diremo meglio in seguito, a ribaltare la si-tuazione sociale, morale e spirituale di Israele. Questa preghiera vuole essere la leva per vincere le forze malefiche che ave-vano instaurata la schiavitù di Israele. Que-sta preghiera è il cuneo che spacca l'indiffe-renza e l'apatia dell'uomo di fronte alle gravi situazioni di abbrutimento degli uomini.

Fatta questa breve premessa, entriamo nel vivo della preghiera ed apriamo il van-gelo di Matteo, capitolo 6, versi da 7 a 14:

" Quando pregate, non usate tante parole

come fanno i pagani: essi pensano che a furia di parlare Dio finirà per ascoltarli. Voi non fate come loro, perché Dio, vo-stro Padre, sa di che cosa avete biso-gno, prima ancora che voi glielo doman-date. Dunque pregate così: Padre no-stro che sei in cielo, fa che tutti ti rico-noscano come Dio, che il tuo regno ven-ga, che la tua volontà si compia in terra come in cielo. Dacci oggi il pane neces-sario. Perdona le nostre offese, come noi perdoniamo a chi ci ha offeso. Fa che non cadiamo nella tentazione, ma liberaci dal maligno. Perché se voi per-donerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nel cielo perdonerà anche a voi. Ma se non perdonerete agli altri il male che hanno fatto, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.”

Anche lo scrittore Luca, nel suo vangelo, riporta il "Padre nostro" in una forma più breve, ma fa seguire alcune considerazioni di Gesù stesso che vogliamo riportare, giu-sto per avere un quadro più completo di questa grande preghiera.

Bene, apriamo allora il vangelo di Luca, capitolo 11, versi da 9 a 13 :

“Perciò vi dico: chiedete e riceverete! Cercate e troverete! Bussate e la porta vi sarà aperta: perché tutti quelli che chiedono ricevono, quelli che cercano trovano e a quelli che bussano viene aperto. Se vostro figlio vi chiede un pe-sce, voi gli dareste un serpente? Oppure se vi chiede un uovo, voi gli dareste uno scorpione ? Dunque voi, che siete mal-

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MEDITANDO

GLI OCCHI

DELLA FEDE

“…E il servo disse all'uomo di Dio: "Ah, signor mio, come faremo?" Quegli rispose: "Non temere, perché quelli che son con noi son più nu-merosi di quelli che son con loro". Ed Eliseo pregò e disse: "O Eterno, ti prego, aprigli gli occhi, affinché vegga!" E l'Eterno aperse gli occhi del servo, che vide a un tratto il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno ad Eliseo.” (II Re 15-17).

La preghiera di Eliseo: “O Eterno, ti prego, aprigli gli occhi, affinché veg-

ga”; rivela il grave handicap spirituale che aveva il suo servo. Possedeva una vista così acuta da notare la città accerchiata dai nemici, ma non riusciva a vedere che al di sopra vi era l’Eterno degli eserciti. Fu la sua “cecità” che dinanzi al problema lo indusse ad esclamare: “Ah, signor mio, come fare-mo?”. Quanti sinceri credenti alle volte non riescono a scorgere una via d’uscita nella prova, solo perché gli occhi della fede sono chiusi.

Eliseo a differenza del suo servo, mani-festa una profonda serenità: “Non te-mere, perché quelli che sono con noi sono più numerosi”. Se gli occhi della fede sono aperti, riusciremo a sperimentare la stessa tranquillità del profeta.

Analizzando la figura del servo possia-mo vedere che i suoi occhi erano chiusi a tre verità spirituali.

LA PROTEZIONE DI DIO

Dal racconto biblico vediamo che il ser-vo di Eliseo era sereno quando il Si-gnore rivelava al profeta le strategie del re di Siria (cfr II Re 6:8-10), ma quando la città venne assediata fu sopraffatto dalla paura.

A prima vista non è da biasimare una simile reazione, ma analizzando più a fondo la sua condizione, scopriamo che aveva un serio problema spirituale.

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La vera difficoltà, non era la città accer-chiata dal nemico, ma la cecità spiritua-le che gli impediva di guardare oltre e vedere che l’Eterno che li aveva aiutati ad evitare le angherie dei nemici, era Colui che li avrebbe sostenuti nella si-tuazione attuale.

L’aiuto di Dio si manifesta, non solo quando ci fa evitare il problema ma anche quando ci sostiene in esso.

La reazione del servo purtroppo è mol-to comune, in quanto vi sono alcuni disposti a credere nel Signore e ad affi-darsi a Lui solo quando ci fa evitare i problemi, la malattia e gli ostacoli. Ma quando questi sopraggiungono perdo-no ogni speranza.

Alle volte si cercano delle attenuanti alla nostra poca fede ma la Parola di Dio ci ricorda: “Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare”(I Cor.10:13).

Eliseo era certo che L’Iddio che li ave-va aiutati, rivelandogli le mosse del nemico, li avrebbe liberati anche nella battaglia.

Il Signore continuerà a prendersi cura di noi anche se la nostra vita è accer-

chiata da mille problemi: “Mille ne ca-dranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma tu non ne sarai colpi-to. Basta che tu guardi, e con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi. Poiché tu hai detto: « O SIGNORE, tu sei il mio rifugio », e hai fatto dell’Altissimo il tuo riparo, nessun male potrà colpirti, né piaga alcuna s’accosterà alla tua tenda” (Salmo 91:7-10).

Riponiamo la nostra speranza in Lui e realizzeremo il suo sostegno mirabile.

LA PRESENZA DI DIO

Ritornando al servo di Eliseo possiamo vedere che gli occhi della sua fede era-no chiusi anche alla realtà della pre-senza di Dio. Pensa che dinanzi a quei nemici siano da soli.

Mentre Eliseo era certo che Dio fosse con loro, difatti dice al suo servo: “Quelli che sono con noi, sono più numerosi di quelli che sono con lo-ro”.

A volte vediamo solo problemi è diffi-coltà perché i nostri occhi sono chiusi alla realtà della Sua presenza.

Forse ti stai rispecchiando nella figura di questo servo, non riesci a vedere Dio, pensi di essere da solo a difenderti dagli attacchi sferrati dai tuoi problemi. Chiedi anche tu al Signore di aprire i tuoi occhi per vedere che Lui è con te e vuole salvare la tua vita, vuole benedir-ti, vuole aiutarti a superare ogni cosa. Se non riesci a vedere che Lui ti ama e che vuole il tuo bene, Egli può aprire i tuoi occhi se glielo domandi. Nessun uomo ma solo Dio può compiere que-st’opera, difatti il profeta si rivolse al Signore affinché aprisse gli occhi del suo servo: “Signore, ti prego, aprigli gli

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Confessiamolo pure: sappiamo a memoria la preghiera del "Padre nostro" ma il suo significato originario ci è sfuggito. Infatti, con l'andare del tempo, per molti è diventa-ta una preghiera della sera, prima di spe-gnere la luce e di addormentarsi. Ma Gesù voleva proprio dare una sorta di "camomilla" ai suoi discepoli? Proprio non ci crediamo. Ed allora, perché ci ha inse-gnato questo preghiera, cosa voleva dire ai discepoli con questa preghiera? Questo è lo scopo per cui facciamo questa ricerca. E poiché ci addentriamo su di un terreno sa-cro, ci togliamo le scarpe ed invochiamo l'aiuto del Signore. Che il Signore ci illumi-ni.

Quando un governo fa un programma di risanamento economico tiene ben presente la situazione da sanare, i vari elementi, e poi emana una serie di provvedimenti di legge che hanno, appunto, lo scopo di sa-nare quella certa situazione economica. Questi provvedimenti non vengono a caso, ma sono tutti rivolti ad ottenere uno stesso risultato. Possiamo allora comprendere meglio la portata della preghiera "Padre nostro" se conosciamo la situazione nella quale viveva il Signore Gesù con i suoi di-scepoli. Ed allora, brevemente, rifacciamo un po' la storia di Israele.

Bene, siamo intorno all'anno 30 d.C., Gesù, ha una trentina d'anni ed è all'inizio del suo ministerio. E' vissuto nella sua bella Galilea, ricca di vegetazione, di colori, con un bellissimo lago chiamato, appunto, Lago di Galilea che era un'autentica ricchezza naturale.

Molti pescatori traevano da questo lago

il cibo per sfamare le loro famiglie e le cui acque fresche davano vita ad Israele per-ché era come una vena dalla quale sgorga-va, o meglio pulsava la vita vegetale. Ma faceva da contrasto a questa bellezza della natura la situazione sociale. Tutta la nazio-ne dì Israele era sotto il pesante giogo dei Romani i quali imponevano delle fortissime tasse al punto da affamare tutta la nazione.

Israele era così povera da somigliare ad una piccola India dei nostri giorni. I vangeli col loro linguaggio scultoreo e penetrante ci mostrano una nazione che soffre terribil-mente. Moltissimi erano i lebbrosi, gli am-malati di mente, gli affamati. Che fare? I Giudei in quel tempo erano molto divisi tra loro, in comune avevano soltanto due cose: la fede religiosa (anche se con diverse sfu-mature) e l'odio verso i Romani. La "Pax Romana" (pace Romana) nel mentre con-cedeva dei privilegi ad alcuni, a molti invece dava sofferenza e lacrime. Gli stessi Procu-ratori Romani, come Ponzio Pilato, che ben conosciamo, spesso e volentieri provocava-no il popolo razziando tutto l'oro che riluce-va in qualsiasi posto, compreso quello del Tempio di Gerusalemme. Ora questa situa-zione diventava sempre più insostenibile, al punto che molti Giudei non ne potettero più e incominciarono a organizzare la resisten-za armata. Questi venivano chiamati ZELO-TI, di cui parlano gli stessi vangeli. I Roma-ni con gli Zeloti non erano affatto teneri, quando li prendevano li inchiodavano senza pietà sulle croci per dare un esempio a tutti.

Ai giorni in cui nacque Gesù, i Romani fecero un macabro spettacolo appiccando in croce ben 2000 Zeloti. Un certo numero

STUDIANDO

LE SCRITTURE

IL PADRE NOSTRO

di VOLTO DI GENNARO

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CLELIA E DAVIDE

Nella lezione di Scuola Domenicale che abbiamo fatto domenica scorsa, abbia-

mo parlato della storia scritta in 2° Samuele 4:4; 9:1-13

In questa storia abbiamo visto come Dio si serve del re Davide per prendersi

cura di un ragazzo mala. Dio amava Mefiboset, e anche il re Davide fu molto

buono con lui.

Anche noi bambini possiamo essere gentili come Davide dando questo messag-

gio d’amore a qualcuno che è ammalato, per fargli capire che Dio lo ama e an-

che noi gli vogliamo molto bene.

Monitrici: Pinuccia e Caterina, (orario scuola domenicale ore 10,00—12,00 durante il culto)

SPAZIO

BIMBI

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occhi, perché veda!” (v.17).

A volte anche il credente, quando è particolarmente provato, potrebbe ave-re un vista spirituale offuscata. Come mai? Guardando alcune esperienze possiamo notare che fu la paura che non permise ai discepoli nella tempesta di identificare bene Gesù pensando che fosse un fantasma. Altre volte le delusioni possono accecare i nostri occhi, come ai due discepoli sulla via d’Emmaus, che sulla strada dello sco-raggiamento non riconobbero Gesù.

Ma la realtà è ben diversa da quella che riusciamo a vedere con i nostri oc-chi soltanto. La vera fede, ci aiuta a vedere che non siamo mai soli nell’av-versità: “Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada?... Poiché io son persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potestà, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Si-gnore.” (Romani 8:35-39).

Come Davide vogliamo esclamare an-che noi: “Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché tu sei meco…”.(Salmo23:4).

3. LA POTENZA DI DIO

Eliseo possedeva un‘altra certezza che il servo non aveva è cioè che Dio è più potente dei nemici.

Difatti dopo che il Signore aprì gli occhi del servo, egli vide quello che prima non vedeva: “vide ad un tratto il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco

intorno ad Eliseo” (v.17).

Non basta vedere che Dio è con noi è necessario riconoscere anche la Sua Potenza. Qualcuno ha detto: “Non dire al tuo Dio quanto grandi sono i tuoi pro-blemi, ma di ai tuoi problemi quanto grande è il tuo Dio.”

Il servo di Eliseo pensava che solo la buona volontà non avrebbe potuto af-frontare l’esercito che aveva accerchia-to la città.

Alle volte ci troviamo dinanzi a situazio-ni che vanno al di là delle nostre capa-cità e non possiamo dipendere dalle nostre forze, ma è necessario affidarsi al nostro Dio.

Con Lui possiamo ogni cosa perché è potente: “L’Eterno s’avanzerà come un eroe, ecciterà il suo ardore come un guerriero; manderà un grido, un gri-do tremendo, trionferà dei suoi ne-mici” (Isaia 42:12).

Forse stai combattendo con le tue for-ze, che Dio ti aiuti a vedere che tu hai bisogno del Suo aiuto e che Lui vuole combattere per te.

Eliseo lo sapeva bene, difatti quando i Siri sferrarono l’attacco, lui pregò il Signore: “« Ti prego, acceca questa gente! » E il SIGNORE li accecò, se-condo la parola di Eliseo” (II Re 6:18).

Attraverso la preghiera potremo vedere anche noi la potenza di Dio dispiegata in nostro favore.

CONCLUSIONE

Nelle battaglie della vita, non permettia-mo che gli occhi della fede rimangano chiusi, affinché possiamo continuare a vedere e sperimentare, la Sua preziosa vittoria.

Vincenzo Longobardi

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Un piccolo bruco saliva sopra il ramo di un albero arrancando faticosamente con le sue corte e tozze zampette, im-provvisamente venne a posarsi, proprio davanti a lui, una farfalla; il suo aspetto

era magnifico: aveva due antenne lun-ghissime e le sue ali doppie erano de-corate con splendidi disegni multicolo-

ri.

Il piccolo bruco si fermò stupefatto: “Come sei bella…meravigliosa…!” escla-mò, “e poi puoi anche volare, sei libera di andare dove vuoi, persino di salire fino al cielo! Io invece sono costretto a strisciare sul mio ventre per pochi centi-metri alla volta; come vorrei essere co-

me te!” La farfalla lo guardò sorpresa “perché parli così? Anche tu puoi di-ventare come me e forse anche più bello, questo è il tuo destino!” “non prendermi in giro” replicò il bruco “, come posso io diventare come te? Sia-mo tanto diversi… è impossibile…” Ma la farfalla insistette “ si che è possibile, non dovrai fare altro che isolarti dal mondo e rinascerai come una nuova creatura” “in che modo potrò isolarmi dal mondo?” “ogni cosa a suo tempo, quando sarà venuto il momento lo sa-prai” detto questo se ne volò lontana,

ESAMINANDO

NOI STESSI

IL BRUCO E

LA FARFALLA

Qualche tempo fa un ragazzo di circa 10 o 11 anni, figlio di credenti, mi ha posto

una domanda che, data la sua età, mi ha sorpreso; non dovrei più sorprendermi

poiché so da tempo quanto possano essere profondi con le loro domande i nostri

ragazzi, ma tant’è !

La domanda era questa: “Fratello Sergio, non riesco a capire che cosa si intende

quando si dice che dobbiamo nascere di nuovo, come si può nascere di nuovo?

che cosa vuol dire esattamente?”

Confesso che sul momento mi sono sentito in imbarazzo, ma il Signore mi è ve-

nuto in soccorso ispirandomi la piccola parabola che ho trascritto qui di seguito:

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Vangelo non deve essere permessa che iI meno possibile specialmente nelle lingue moderne, e nei paesi sottomessi alla Vostra autorità Il pochissimo che vien letto general-mente alla messa, dovrebbe bastare e devesi proibire a chiunque di leg-gere di più.

Finche il popolo si contenterà di quel poco, i vostri interessi prospe-reranno; ma nel momento che se ne vorrà leggere di più, i vostri interes-si cominceranno a soffrire.

Ecco iI libro, che più di nessun altro, provocò contro di noi le ribellioni e le tempeste che hanno arrischiato perderci.

Difatti se alcuno esamina accurata-mente l’insegnamento della Bibbia e lo paragona a quanto succede nelle nostre chiese, troverà ben presto le contraddizioni e vedrà che il nostro insegnamento spesso si scarta da quello della Bibbia e più spesso an-cora in opposizione ad essa.

Se il popolo si rende conto di que-sto, ci provocherà senza requie fin-che tutto venga svelato ed allora diventeremo l’oggetto della derisio-ne e dell’odio universale.

E necessario dunque che la Bibbia venga tolta e strappata dalle mani dei popolo però con gran prudenza per non provocare tumulti.

L’originale di questo documento, natu-ralmente con le firme autografe dei tre vescovi, è intitolato: “Avvisi sopra i mezzi più opportuni per sostenere la Chiesa romana” è datato: Bologna, 20 ottobre 1553 (alcune sessioni del con-cilio si tennero a Bologna ndr) e si tro-va conservato alla Biblioteca nazionale di Parigi, foglioB, n° 1088, vol. II°, pag. 541-650.

I vescovi che affrontarono il problema, redigendo questo documento, furono chiarissimi affermando espressamente che le dottrine cattoliche sono molto diverse e più spesso contrarie alla Bib-bia ed al Vangelo; ragione per cui sug-gerirono a Giulio III° di sottrarre la Bib-bia alla vista del popolo onde evitare le sicure reazioni del popolo stesso. Sei anni più tardi, nel 1559, venne isti-tuito e pubblicato dalla Chiesa cattolica l’indice dei libri proibiti, l’elenco ufficiale dei libri e pubblicazioni ritenuti contrari alla fede o ad alla morale cattolica. Tra questi libri proibiti era inserita an-che la Bibbia ed il Vangelo (sic.) Da allora in poi, con l’introduzione della “Santa Inquisizione”, per oltre 400 anni, furono gettate sul rogo migliaia di Bib-bie ed altrettante persone accusate di eresia ma, i veri eretici furono (ed an-cora lo sono) altri. Come già detto l’indice fu abolito da Paolo VI° nel 1965.

Sergio Sartirana

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Molti sanno che la lettura della Bibbia. In particolare in lingua “volgare” cioè nella lingua parlata comunemente, ri-mase proibita sino al 1965 anno in cui fu abolito da papa Paolo VI° l’indice dei libri proibiti, tra i quali era compresa la Bibbia la cui lettura (rigorosamente in latino) era riservata esclusivamente al clero; non tutti sanno però quando, perché ne da chi fu presa questa deci-sione.

Tutto ebbe inizio, ovviamente, da fra Martin Lutero e dalla sua scomunica per eresia da cui scaturì la rivolta che venne poi definita “protestante” e che infiammò ben presto tutta l’Europa (recentemente Lutero è stato riabilitato ed il papa ha dichiarato che no, non era affatto un eretico, ma ci sono voluti oltre 400 anni di “santa inquisizione” con persecuzioni, caccia alle streghe torture e roghi).

Per contrastare la Riforma luterana, papa Paolo III° indisse, nel novembre del 1544, un concilio che si aprì il

13/12/1545, le riunioni si tennero per la maggior parte a Trento nella cattedrale di san Vigilio e che durò per ben 19 anni !

Alla morte di Paolo III° (1549) fu eletto papa il cardinale Giovanni Maria Cioc-chi Dal Monte con il nome di Giulio III°.

Questo personaggio, sulla cui moralità è opportuno stendere un pietoso velo, poiché al di la delle intenzioni ufficiali (trovare un accordo per riconciliare “papisti “e “protestanti “) lo scopo reale del concilio era di contrastare in ogni modo il propagarsi delle idee luterane e riaffermare i privilegi del clero cattolico, nel 1553 ebbe l’idea di incaricare tre eminenti prelati del tempo cioè i vesco-vi Vincenzo De Durantibus, Egidio Fal-ceta e Gherardo Busdrago affinché studiassero i mezzi più confacenti per frenare la diffusione della Riforma.

I suddetti vescovi svolsero diligente-mente il loro compito e presentarono un documento con tutti i loro suggeri-menti. È ovvio che non lo riporto inte-gralmente ma il capitolo conclusivo è chiarissimo ed inequivocabile:

“(…)infine Fra tutti i consigli che possiamo avere a presentare alla Sua Santità, ne riserviamo il più im-portante in ultimo. Dobbiamo tenere gli occhi bene aperti ed intervenire con tutta la potenza nostra nell’affa-re che abbiamo da considerare Trat-tasi di quanto segue: - La lettura del

BRICIOLE

DI STORIA

PAPA GIULIO III°

E LA BIBBIA

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mentre il bruco sconsolato riprese il suo faticoso cammi-

no.

Qualche tempo do-po il nostro bruco fu preso da una strana frenesia, dalla sua

bocca prese ad usci-re un sottile ed ap-piccicoso filo di seta; fu in quel momento che comprese il sen-

so delle parole che gli aveva detto la farfalla “dovrai isolarti dal mondo…”, ma certo! era questo che intendeva dire. Fissò quindi il filo al ramo, si lasciò pen-zolare nel vuoto e, con movimenti re-golari e circolari avvolse tutto il suo cor-

po con il filo di seta, quando l’opera fu

compiuta si addormentò.

Passò dell’altro tempo, ed il bruco si risvegliò. Si sentiva diverso, ricordò an-

cora una volta le parole della farfalla: “…rinascerai come una nuova creatura” cominciò allora a dibattersi per liberarsi dal suo involucro; La cosa non era di facile realizzazione, non conosceva an-cora il suo nuovo corpo, non sapeva come coordinare i movimenti, le nume-rose e tozze zampette non esistevano più, ora possedeva quattro lunghe zampe sottili ed articolate che avevano la tendenza ad impigliarsi in ogni picco-

lo ostacolo, per di più sia l’involucro che tutto il suo nuovo corpo erano umidicci ed appiccicosi, inoltre aveva sopra la schiena come un grande fagotto stro-picciato ed anch’esso impregnato della stessa sostanza umida ed appiccicosa; insomma l’impresa appariva lunga e

difficile se non addirittura impossibile.

Fu in quel momento che venne a po-sarsi vicino a lui una figura che ricorda-va bene: la farfalla multicolore ! “Sei qui, grazie! Sei venuta per aiutarmi? Ne ho

proprio bisogno !” esclamo, ma non ebbe la risposta che si aspettava “ No, non posso aiutarti, posso solo darti dei consigli, indicarti la via, ma il percorso lo devi fare tu con le tue forze” il bruco

rassegnato disse: “Va bene dimmi dun-que cosa devo fare, io lo farò” “Per pri-ma cosa devi liberarti da questo guscio che ti trattiene, devi farlo al più presto, prima che si asciughi e cominci ad in-durire, dopo sarebbe impossibile riuscir-ci e diventeresti vittima dei predatori che infestano questo mondo e senz’al-tro moriresti; non fermarti finché non sarai libero, fai in modo che neppure un pezzettino ti rimanga attaccato, in seguito potrebbe costituire una zavorra che ti impedirebbe di alzarti in volo ! Ci sarà tempo dopo per il riposo.

Quando sarai libero potrai riposare, fallo al sole è importante poiché è dal sole che ti verrà il calore e la forza.

Mentre ti riposerai abbi cura di esporre al sole ciò che si trova sulla tua schiena, sono le tue ali! Esse si asciugheranno al calore, non solo, ma assorbiranno ener-gia per rinforzarsi in modo che in segui-to ti potranno sollevare in volo!

Questo è ciò che dovrai fare per com-pletare la tua trasformazione.

Un ultimo ma importante consiglio: non fare voli troppo lunghi, di tanto in tanto fermati al sole per ricevere nuove energie, ricorda che è dall’alto che rice-verai forza e potenza. Questo è tutto.” “Ci rivedremo?” chiese il bruco “Chissà, forse, il cielo è grande, tutto è possibile, addio amico mio” la farfalla si levò alta

nel cielo e scomparve.

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Mentre raccontavo spiegandone il sen-so, mi venne un pensiero: “è normale che un ragazzo trovi difficoltà a com-prendere questo concetto, ma gli adulti lo comprendono veramente?”

Cominciai a pensare alla situazione all’interno delle nostre comunità. Certa-mente la crescita spirituale non è uni-forme, ciascuno vive la sua in modo diverso come diverso e personale è il rapporto che ciascuno di noi ha con il Signore.

Ognuno di noi ha iniziato il suo percor-so di fede in tempi e modi diversi, la crescita non ha, non dovrebbe aver termine se non quando saremo davanti a Lui; deve essere continua e costante, ma è davvero così?

Raccontando mi resi conto che la para-bola non era adatta solo per i fanciulli ma anche per chi ritiene di essere or-mai maturo e forse non lo è.

Ricordiamo che la “nuova nascita” è indispensabile per la salvezza infatti: “(…)In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio(…)“ (Gv 3:3 ed ancora “(…)In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spi-rito, è spirito” (Gv 3:5,6

L’argomento della nuova nascita l’ho

affrontato già in altre occasioni su que-ste stesse pagine, tuttavia questa rifles-sione mi spinge ad un approccio diver-so partendo proprio dal bruco.

Tutti noi su questa terra, nessuno escluso, nasciamo “bruchi”, poi in un modo o nell’altro alcuni conoscono il Signore attraverso una evangelizzazio-ne od anche tramite una ricerca perso-nale; quindi attraverso un patto, sigilla-to con il battesimo in età adulta, deci-dono di appartenere a Cristo ed inizia-no il loro percorso di Fede e crescita spirituale.

Nella Bibbia la comunità Cristiana vie-ne paragonata spesso ad un gregge in cui convivono agnellini, pecorelle e pe-core a simboleggiare i vari gradi di cre-scita. Nel nostro caso voglio invece paragonarlo alla metamorfosi dei bru-chi; Il percorso è simile a quello de-scritto nella parabola: bruco-crisalide-farfalla ma non tutti lo portano a termi-ne.

Troviamo infatti alcuni che nascono bruchi, vivono da bruchi e muoiono da bruchi, avendo solo una metamorfosi apparente mentre hanno cambiato solo la denominazione religiosa mentre la loro vita rimane inalterata con tutti i desideri le contraddizioni e le meschini-tà tipiche di questa società terrena, altri che si isolano dal mondo nella loro cri-

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salide come se fosse uno scudo a pro-tezione da ogni contaminazione senza completare la loro evoluzione e muoio-no da crisalide senza avere una vera nuova vita, limitandosi ad una sorta di formalismo religioso simile a quello dei Farisei “(…)aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza.” (II° Ti:3:5) altri invece arri-vano solo al momento della liberazione dalla crisalide ma non riescono ad ab-bandonare interamente i loro legami con il mondo “(…)temo che vi siano tra di voi contese, gelosie, ire, rivalità, maldicenze, insinuazioni, superbie, disordini;” (II° Co 12:20) cosa che, come zavorra, impedisce loro di innal-zarsi al di sopra delle miserie umane; altri ancora che riescono finalmente a spiccare il volo sulle ali dello Spirito Santo ma si inorgogliscono e dimenti-cano di attingere continuamente dalla Fonte di ogni Grazia per ricevere po-tenza e guida dall’Alto e quindi cadono con le ali bruciate senza poter raggiun-gere la meta. “Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusa-lemme, e in tutta la Giudea e Sama-ria, e fino all'estremità della terra". (At 1;8)

Come dice l’apostolo Paolo quella del Cristiano è una corsa ad ostacoli, sen-za prove non ci può essere crescita:

nessuno pensi di raggiungere il tra-guardo e ricevere la Corona dalla Vita senza lottare, superare gli ostacoli e vincere; ciascuno non solo con le pro-prie forze, ma soprattutto con l’aiuto che il Signore non ci farà mai mancare: “(…)Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, per-ché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai".” (Gs 1:9) non c’è modo di aggirare gli ostacoli ! “(…)solo sii forte e coraggioso” (Gs) 1:18.

Che Dio ci aiuti e benedica

Sergio Sartirana