AMMINARE EDIFICARE CONFESSARE - Congregazione Suore … · Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo,...

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1 Nella Omelia del 14 marzo 2013, durante la celebrazione nella Cappella Sistina, dopo la sua elezione, Papa Francesco ha voluto fare una consegna, non solo ai Cardinali, ma a tutti i cristiani… Sentiamo e vogliamo fare nostre le sue parole, che tracciano una strada sicura: quella del dare un volto nuovo alla nostra vita di ogni giorno, dove si spendono ener- gie e speranze dietro Colui che ci ha amate e ha consegnato tutto Se stesso per noi…. (cfr. Gal 2, 20) In queste tre Letture tratte dalla Parola di Dio, c’è qualcosa di comune: è il movimento. Nella Prima Lettura il movimento nel cammino; nella Seconda Lettura, il movimento nell’edificazione della Chiesa; nella Terza Lettura, nel Vangelo, il movimento nella confessione. CAMMINARE, EDIFICARE, CONFESSARE. 1) CAMMINARE: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2, 5). Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii ir- reprensibile. Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella Sua promessa. 2) EDIFICARE: Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vi- ve, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare. 3) CONFESSARE: Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante co- se, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo – mi sovviene la frase di Leon Bloy: “Chi non prega il Si- gnore, prega il diavolo” – quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio. Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è cosi facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro.

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Nella Omelia del 14 marzo 2013, durante la celebrazione nella Cappella Sistina, dopo la sua elezione, Papa Francesco ha voluto fare una consegna, non solo ai Cardinali, ma a tutti i cristiani…

Sentiamo e vogliamo fare nostre le sue parole, che tracciano una strada sicura: quella del dare un volto nuovo alla nostra vita di ogni giorno, dove si spendono ener-gie e speranze dietro Colui che ci ha amate e ha consegnato tutto Se stesso per noi…. (cfr. Gal 2, 20)

In queste tre Letture tratte dalla Parola di

Dio, c’è qualcosa di comune: è il movimento.

Nella Prima Lettura il movimento nel

cammino; nella Seconda Lettura, il movimento

nell’edificazione della Chiesa; nella Terza Lettura, nel Vangelo, il movimento nella confessione.

CAMMINARE, EDIFICARE, CONFESSARE.

1) CAMMINARE: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2, 5).

Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii ir-

reprensibile. Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non

va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere

con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella Sua promessa.

2) EDIFICARE: Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vi-

ve, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra

angolare che è lo stesso Signore. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare.

3) CONFESSARE: Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante co-

se, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va.

Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore.

Quando non si cammina, ci si ferma.

Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla

spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza.

Quando non si confessa Gesù Cristo – mi sovviene la frase di Leon Bloy: “Chi non prega il Si-

gnore, prega il diavolo” – quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo,

la mondanità del demonio.

Camminare, edificare-costruire, confessare.

Ma la cosa non è cosi facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono

scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci

tirano indietro.

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Questo Vangelo prosegue con una situazione speciale.

Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo, gli dice: Io ti

seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la Croce.

Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessia-

mo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti,

Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.

Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di

camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul Sangue del

Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso.

E cosi la Chiesa andrà avanti.

Lo Spirito Santo, per la preghiera della Madonna, nostra Madre, conceda anche a noi questa

grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso.

Sulla scorta del bellissimo messaggio di Papa Francesco, in questi giorni di conclusione del mio mandato, ringrazio ciascuna di voi per il cammino di disponibilità e di accoglienza che in questi sei anni abbiamo percorso insieme per confessare che Gesù è il Signore della nostra vita, il Pastore Bello a cui ci affidiamo per edificare il Suo Regno e quella porzione che è la nostra Provincia, secondo il Carisma di Paola.

Intercedano per noi la Madonna e Santa Paola e ci concedano la grazia di cammina-re, edificare, confessare sempre Gesù Cristo, nostro Sposo.

Suor Porzia

Sono già trascorsi alcuni mesi dal mio arrivo a Tor de’ Cenci e sento che è arrivato il momento

di esprimere le mie valutazioni. Mi sono ambientata subito, complice il fatto che conoscevo in par-

te la casa e quasi tutte le Suore.

Ho fatto presto a conoscere e stabilire

un bel rapporto anche con le collaboratrici

che sono una decina…

Questa casa, che qualcuno ha ribattezza-

to “Villa Arzilla”, certo non si può definire

“casa di riposo”, nel senso nobile del termi-

ne, considerate le numerose attività che la

tengono sempre in fermento.

La casa è molto frequentata dalle perso-

ne esterne che partecipano alle diverse inizia-

tive: ginnastica dolce (2 volte a settimana),

gruppo di S. Egidio, gruppo missionarie (ri-

cami), “ Laboratorio mani d’oro” (oggetti

confezionati con materiale riciclato), il “Cir-

colo dei perché” durante il quale si cerca di dare una risposta a domande di vario genere, ma sem-

pre fondamentali e legate alla vita concreta. A questi gruppi può partecipare chiunque lo desideri.

C’è sempre l’incontro pomeridiano con la lettura per chi non partecipa alle suddette iniziative.

Punto fermo resta l’incontro comunitario del lunedì dedicato al cammino proposto dalla Pro-

vincia. La forza per vivere bene tutti i momenti ed essere un elemento di testimonianza per le per-

sone esterne, oltre che dalla preghiera personale, viene anche – e soprattutto – dall’Eucarestia cele-

brata ogni mattina e adorata comunitariamente ogni giovedì.

Il giorno 8 dicembre, festa della Madonna Immacolata, abbiamo avuto a pranzo i tre Sacerdoti

della parrocchia e le due Suore brasiliane che li coadiuvano per vivere insieme un momento di fra-

ternità in un giorno nel quale molte di noi ricordavano la vestizione religiosa e la Professione.

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Il tempo di Natale ha visto due iniziative di coinvolgimento delle persone esterne: prima di Na-

tale omaggio a Gesù Bambino con canti e poesie in cui si sono esibite Suore, grandi e piccini; dopo

Natale una bella tombolata con tanti doni per la gioia di tutti, nonni e bambini.

Il 27 dicembre abbiamo invitato, come da consuetudine, le Suore di Madre Speranza che lavo-

rano a Spinaceto per un momento di fraternità; con loro è venuto anche un Sacerdote della stessa

Comunità: abbiamo giocato a tombola e condiviso una dolce merenda.

Non potendo ospitare per la notte i ragazzi di Taizè, abbiamo dato la disponibilità per sei

pranzi il primo giorno dell’anno, ma, come successe ad Abramo, il Signore ha gradito l’intenzione in

quanto per motivi indipendenti da noi, disguido dei mezzi di trasporto… nessuno si è presentato.

Mi ha colpito soprattutto l’affetto di cui la Comunità è fatta segno e che si esprime nel contatto

affettuoso, come per esempio, nel saluto che la gente, dopo aver partecipato alla S. Messa domeni-

cale, dà fermandosi a scambiare qualche parola con le Suore, anche le nuove arrivate; per non par-

lare poi dei gesti concreti di condivisione, di dono, per cui la Casa può ben essere chiamata ”Casa

della Provvidenza”.

Venerdì 4 gennaio, nel pomeriggio, ci ha fatto visita Sr. Iacobelli con la Comunità di Casa Fati-

ma dimostrandoci tanto affetto anche con un dono per ciascuna e una cantata natalizia.

Grazie sorelle!

Che dire poi della Befana, anzi delle Befane?

Infatti ne sono arrivate ben due! (Si vede che siamo proprio buone!?!?) La prima ci è stata offer-

ta da una signora molto amica della Comunità, che è arrivata con un “vero grande sacco” di doni

trovato in refettorio dopo la S. Messa e che Sr. Luigina, con pazienza certosina, ha poi singolarmen-

te impacchettato e nel pomeriggio abbiamo sorteggiato con grande soddisfazione da parte di tutte.

Alla fine del pranzo, sempre del 6, è arrivata in persona la simpatica Vecchietta… ovviamente

sulla scopa di saggina, (uno strumento da museo ed una della pochissime ancora in circolazione!!I)

abbiamo fatto gran festa alla Befana e regalato un servizio fotografico sul suo delicato lavoro…

A tutte lei ha donata una “calza” bella e colorata ricca di tante cose buone.

Di tutto lodiamo e ringraziamo il Signore! Le nostre piccole miserie restano, ma cerchiamo tutte

di camminare con amore per la strada per la quale il Signore ci conduce.

Suor Santina

Testimonianze bellissime e significative di due giovani – Daniela e Stella – che, ritor-

nando da Roma, hanno avuto un incidente automobilistico che doveva essere mortale per loro e per chi conduceva la macchina. Santa Paola le ha miracolate…

“IL SIGNORE TI RISTORA,

DIO NON ALLONTANA

IL SIGNORE VIENE AD INCONTRARTI,

VIENE AD INCONTRARTI".

Questo è uno dei tanti canti che dal 28 dicembre al 2 gennaio risuonava nelle maggiori Basili-

che di Roma. I canti e i silenzi erano le nostre preghiere che per tre volte al giorno facevamo insie-

me ad altri giovani provenienti da tutte le parti del mondo.

L’esperienza di Taizé, quindi, mi ha insegnato un nuovo modo di pregare: intervallando i canti

con Salmi e letture bibliche; ogni incontro si concludeva con la meditazione di Frère Alois seguita

dalla preghiera intorno alla Croce. Quest’ultima consisteva nell’affidare al Signore tutte le nostre

preghiere più intime, i nostri fardelli, le nostre preoccupazioni, i nostri cari e tutto ciò che il nostro

cuore, in quel momento, voleva dirgli. Inginocchiati andavamo a poggiare la nostra fronte su un

angolo della croce in modo da poter instaurare, anche, un contatto “fisico” con il Signore; il tutto

contornato da un’atmosfera di silenzio, di preghiera e di canto.

Un pellegrinaggio basato sulla fiducia in Dio che risveglia la nostra forza interiore, che ci per-

mette di guardare al futuro sotto una nuova luce: sotto la luce del coraggio scaturita da “LUI”!

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Oltre ad essere spirituale questo pellegrinaggio è stato anche culturale poiché, essendo una pre-

ghiera itinerante dovevamo spostarci tra le più importanti Basiliche di Roma; ogni giorno seguivamo

il percorso che la Comunità di Taizé ci aveva proposto facendoci visitare i luoghi più significativi di

Roma.

Prima di questa esperienza non avevo mai partecipato ad un incontro di Taizé né tantomeno

conoscevo quella Comunità; infatti, mi è stato proposto di partecipare a questo incontro da mia zia,

Suor Anna Iacotucci, e dalla sua Superiora, Suor Maria Sortino, della Comunità di Torre di Ruggiero.

Devo ringraziare loro per avermi proposto di vivere questa bellissima esperienza convincen-

domi a partecipare e ad estendere l’invito ad un’amica.

Tramite loro sono riuscita a mettermi in contatto con il gruppo proveniente dalla Calabria in

modo da poterci accodare poiché, a partire da Avellino, eravamo solo in due.

Nonostante non ci conoscessero, ci hanno accolto facendoci sentire in famiglia.

Tutti insieme abbiamo alloggiato nella palestra della Scuola delle Suore Dorotee di Roma, le

quali hanno reso il nostro soggiorno il più accogliente e confortevole possibile.

Quella grande palestra, in poche ore, si è riempita di sacchi a pelo di ogni tipo e colore, tutti

posizionati uno vicino all’altro. Lì, con noi, alloggiavano anche alcuni ragazzi provenienti da Milano

con cui abbiamo subito creato Comunità. Il canto è stato, sempre, nostro compagno di viaggio an-

che nei momenti di pausa, nella metropolitana e mentre camminavamo.

L’esperienza di Capodanno, poi, non è da dimenticare poiché è stata UNICA.

Mentre gli altri si affannavano a finire di mangiare il loro cenone prima delle 00.00 per poi

prodigarsi a sparare i botti, noi, con altri giovani, pregavamo per la pace nel mondo per poi festeg-

giare tutti insieme attorno ad un grandissimo falò. Quella sera tutti i popoli festeggiavano insieme

ballando, cantando, esibendosi, ma soprattutto divertendosi in semplicità.

La semplicità è ciò che più mi ha colpito di questa intensa esperienza: il sedersi per terra per

pregare, le basiliche illuminate soltanto da piccole candele. Porterò dentro di me il ricordo di quella

fiamma ardente di spiritualità e pace che ha riempito il mio cuore.

Da questa esperienza sono ritornata più coraggiosa per affrontare la vita quotidiana con la cer-

tezza che Dio è un dono che è dentro di noi, è il nostro compagno di viaggio.

Daniela

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TESTIMONIANZA TAIZE’

28 DICEMBRE 2012 - 2 GENNAIO 2013

Mi chiamo Stella, ho ventitré anni.

Sono stata a Roma al 75° incontro Europeo promosso dalla Comunità di Taizè. Non avevo mai

partecipato ad un incontro del genere e di Taizè conoscevo soltanto i suoi famosi canoni cantati.

Quest’esperienza mi è stata proposta da un’amica che a sua volta ha saputo dell’incontro dalle

Suore Dorotee che ci hanno ospitato.

Ho accolto subito l’invito perché avevo bisogno di cambiare un po’ aria, di fare un’esperienza

diversa lontano dai luoghi quotidiani dove sono sempre promotrice di qualcosa per gli altri.

E così ho ritagliato finalmente del tempo per me, tempo che era necessario per ridarmi la carica

giusta.

La novità e l’adattamento sono stati gli stendardi quotidiani perché sin dall’ inizio abbiamo la-

sciato i comodi letti di casa e abbiamo dormito in sacco a pelo, camminato tantissimo e mangiato

all’aperto.

È stato bello conoscere persone nuove con le quali ho condiviso idee per tutta la durata del

pellegrinaggio. “Pellegrinaggio di fiducia”: questo il tema proposto ad ognuno di noi; fiducia in Dio,

fiducia in se stessi.

Questa fiducia giorno dopo giorno è cominciata a nascere in me e continua a fare piccoli passi

anche oggi.

Mi è piaciuta la for-

formula dei sei giorni

perché è stato il tempo

giusto per poter com-

prendere fino in fondo il

vero messaggio dell’in-

contro.

Principalmente la

giornata era scandita

dalla preghiera comuni-

taria cantata e silenziosa,

dal cammino e dalla vi-

sita delle varie basiliche

di Roma; una formula

molto semplice ma al

tempo stesso ardua.

Un’altra cosa nuova

è stato il fatto di potersi

confrontare con persone di altre nazioni che parlavano lingue diverse.

Sicuramente non dimenticherò l’atmosfera davvero bella e suggestiva della basilica di San Paolo

fuori le mura in penombra, illuminata soltanto dalle candele disposte intorno all’abside e al transet-

to con al centro la Croce di Taizè e attorno ad essa centinaia di giovani provenienti da tutta Europa

che cantavano e pregavano insieme.

È proprio quella croce, sulla quale io e tanti altri come me hanno posto la fronte per condivi-

dere con Dio gioie e dolori, paura, angoscia e per permettere a Lui di esserci accanto, che mi rimarrà

nel cuore e nella mente e la semplicità di questo gesto con il quale si comprende come sia necessario

porre il proprio spirito nelle mani di Dio.

Poi naturalmente tutto il resto, ossia l’accoglienza e la simpatia delle Suore, gli incontri con altri

pellegrini, il capodanno insieme, le lunghe serate passate a cantare, non sono stati certo dei momen-

ti meno belli, anzi sono stati la cornice che ha racchiuso il tutto.

Ringrazio il Signore per questa esperienza e sono pronta a ripeterla ancora invitando altri a

provarla.

Stella

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Seguire il Cristo con cuore deciso, non è accendere un fuoco d’artificio che lampeggia e poi si spegne.

È entrare, poi rimanere, in un cammino di fiducia che può durare tutta la vita. La gioia del Vangelo, lo spirito della lode, supporrà sempre una decisione interiore.

Osare cantare il Cristo fino alla gioia serena… Non una gioia qualsiasi,

ma quella che proviene direttamente dalle sorgenti del Vangelo. Frére Roger di Taizé

Si dice che ogni viaggio cominci con il primo passo e tutto sta lì, in quell’attimo in cui decidi di

perdere l’equilibrio. E passo dopo passo ti ritrovi a sentirti parte di un unico respiro che anima il

ritmo di questo frammento di infinito chiamato Terra.

Sulle orme della fede, mi sono messa in "pellegrinaggio", alla ricerca di un senso profondo della

vita, della mia vita.

Arrivare a Roma è stato un po’ come tuffarsi nel cuore di un mondo caotico, che non ti lascia il

tempo di capire la direzione da prende-

re.

Colori, voci, gesti, sguardi che si rin-

corrono, che si fondono e ti confondo-

no, per poi sopirsi nel silenzio dolce e

avvolgente di una Chiesa che parla un’u-

nica lingua, la lingua dell’Amore, quel-

l’Amore inchiodato ad una Croce, che

abbraccia l’umanità intera e ci genera

testimoni di una carità che percorre le

strade della storia e rinasce dentro di

noi.

In ogni colore Dio.

In ogni voce Dio.

In ogni gesto Dio.

In ogni sguardo Dio.

Che meraviglia questo miracolo che è la vita!

Ognuno con la sua storia, la sua cultura, le sue fragilità.

Le diversità si compongono e ci fanno cogliere la bellezza delle sfumature del creato.

Ogni giorno è stata una conquista, uno scoprire un nuovo volto di noi, un superare i propri li-

miti, un donarsi all’altro nella semplicità del proprio essere.

Sarebbe sterile e ci lascerebbe ancora vuoti se questo viaggio finisse con il ritorno alle nostre ca-

se, alle nostre certezze di sempre.

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Un cammino ci interroga, richiede “fiducia” e coraggio di vedere Cristo in ogni uomo che at-

traversa la nostra vita.

Così, al primo passo ne seguono tanti altri che tracciano il solco di un percorso in perenne ri-

cerca di un’”equilibrio sopra la follia”.

1, 10, 1.000 passi dentro di noi.

1, 10, 1.000 passi verso Dio.

Stefania S.

“Esperienza accattivante per la sua semplicità ed essenzialità.

In occasioni del genere non si può essere egoisti, e tutto contribuisce a far crescere dentro di noi

il germoglio della solidarietà, dell’”ACCORGERTI DEGLI ALTRI”… che è l’immagine di Dio che por-

tiamo dentro e non sempre siamo capaci di mostrare.

La preghiera corale con migliaia di persone così diverse perché così uniche, è stata come un uni-

co respiro, come un battito di cuore all’unisono che ci ha aiutati a prendere consapevolezza che il

Signore non è ancora stanco di noi.

Fiducia: è il riassunto di questa esperienza “.

don Ivan

”Beh. cosa dire… è stata davvero una grande esperienza, ricca di preghiera, di silenzio, di emo-

zione. Ma soprattutto di comunione tra fratelli di diverse parti d’Europa.

Sicuramente questo periodo trascorso

insieme aiuterà tantissimo la nostra forma-

zione di testimoni di Cristo e ci darà la

forza di continuare a costruire il Regno di

Dio. Ti lodino i Popoli Dio, ti lodino i Po-

poli Tutti”.

Francesco

“Solo grazie! Taizè nel cuore!”.

Salvatore

“Un’esperienza meravigliosa! Grazie!”

Carmen

“Taizè ci ha regalato l’opportunità di condividere una profonda esperienza di preghiera, in co-

munione con il mondo. Sono rimasta colpita dal silenzio, dall’essenzialità, dalla compostezza nono-

stante fossimo 50.000 persone!

Una vera occasione per incontrare Dio, approfondendone la conoscenza.

Nessun teatrino, niente spettacolarizzazioni, ma solo il desiderio di condividere con l’altro at-

traverso l’Altro (Dio).

Sicuramente è un’esperienza da ripetere, e non solo a Capodanno, ma anche in quel piccolo

villaggio che ha gettato una nuova luce e un nuovo sguardo sulla fede: Taizè “.

Francesca

“Gesù disse: lasciate che i bambini vengano a me.

Ecco, io mi sono sentita come quei bambini. ACCOLTA A BRACCIA APERTE!”

Cristina

“La vostra accoglienza è stata un dono di Dio… a casa, in palestra!”

Nicola, Giovanna, Paolo e Sushrl

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Sono stata benissimo qui dalle Suore, mi sono

sentita a casa! L’incontro è stato importante per la mia

vita, mi ha ricaricato e rilassato. LAUDATE OMNES

GENTES, LAUDATE DOMINUM!

Anonimo

È stato molto interessante perché ci ha aiutato a

condividere momenti di preghiera e a confrontarci con

paesi e culture diverse.

La cosa più bella per me è vedere cantare tutti lo

stesso canto anche senza conoscere la lingua: è questo

che secondo me ci ha uniti ancora di più”.

Andrea

L’atmosfera è stata di grande internazionalità e solidarietà tra popoli di lingua e cultura diverse.

Luca

È stato bellissimo, ci avete accolto con amore proprio come una grande famiglia! Grazie!.

Claudia e Manuela

Questo incontro è stato indispensabile per il mio cammino di fede e di vita quotidiana. Per rias-

sumere tutto in alcune parole, questo incontro è stato: PREGHIERA, RIFLESSIONE, CAMBIAMENTO

(molto difficile da realizzare!). Spero di partecipare ad altri incontri di questo tipo. Grazie.

Anonima

È stata un’esperienza bellissima! L’accoglienza ha superato di gran lunga le nostre aspettative e

porteremo questo ricordo sempre nel cuore. Grazie mille!

Ilaria, Federica e Martina

Nella semplicità si rivela Dio, nella preghiera ci parla.

In questi giorni l’ho visto. Gli ho parlato.

Alessandro

Possiamo di certo ritenerci fortunati per l’accoglienza ricevuta. Al contrario di altri gruppi ab-

biamo potuto godere delle disponibilità delle Suore Dorotee, che ci hanno ospitato, sia a livello di

pranzi, cene, bisogni particolari e non ultimo per gli spazi che ci hanno concesso.

Ringraziamo la Parrocchia per averci dato l’opportunità di incontrare altri gruppi con cui poter-

ci confrontare, mettendo in comune spazi per poter celebrare messe in diverse lingue.

Un’immagine che ci accompagnerà sempre è la “POTENZA” del silenzio durante l’incontro con

il Papa in San Pietro.

Pur non essendo ospitati in una famiglia com’è peculiare per gli incontri di Taizè, abbiamo di

certo potuto godere del grande spirito di condivisione e fraternità che sono alcuni tratti preponde-

ranti di questo incontro, creando fin da subito momenti in cui entrare in intimità. Grazie!

I ragazzi di Arcore

Vorrei iniziare con un grande GRAZIE per tutte voi.

Ringrazio Dio che mi ha dato l’opportunità di vivere questa esperienza con voi. Qui ho avuto

la fortuna di riflettere su me stessa e ritorno in Albania con una nuova conoscenza e un’idea diversa

della vita, della gente, dell’amicizia, della famiglia. Ma ciò che ho davvero scoperto è che Dio non è

semplicemente in cielo! È n ogni persona che incontriamo nella nostra vita. Se vogliamo fare qualco-

sa di bello/buono per Dio facciamolo a chi ci è vicino.

È stato molto interessante vedere tutti questi giovani pregare Dio insieme. Ma è stato anche un

piacere condividere con altri questa esperienza.

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Tutto quanto ho imparato e scoperto in questi giorni, cercherò di viverlo ovunque io sarò.

Per concludere vorrei sintetizzare il tutto dicendo che:

LA GENTE NELLA NOSTRA VITA VA E VIENE, NON RESTA CON NOI PER SEMPRE, MA TI

LASCIA DEI RICORDI VIVI. COSÌ ANCHE SE ORA SARÒ LONTANA DA ROMA, LA MEMORIA DI

QUESTA ESPERIENZA SARÀ SEMPRE PRESENTE NELLA MIA VITA!!!

With love

Mariana Ndreca dall’Albania

Penso che descrivere tutte le emozioni sentite non sia cosa semplice da raccontare eppure sicu-

ramente se lascio parlare il cuore qualcosa riuscirò a far trasparire con semplicità.

Posso dire: è stata un’esperienza grandiosa di incontro con Dio attraverso la preghiera; una

preghiera semplice ma penetrante, fino a renderti aperta all’ascolto e al silenzio non solo esteriore

ma anche interiore. Un silenzio che in quel momento accomunava migliaia di giovani provenienti

da diverse città europee anche di confessioni religiose diverse. Un silenzio che mi ha portato a pen-

sare che, nonostante tante differenze, lotte, siamo pur sempre figli/e di uno stesso PADRE.

Un Padre Amore che chiama tutti alla ricerca della Sua fiducia, un fidarsi al punto da sentirsi

abbandonati tra le sue braccia.

Trovarmi in mezzo a tanti giovani, in religioso silenzio, per un po’ di giorni, mi ha fatto trala-

sciare il chiasso del mondo e del tram tram quotidiano e scoprire che fermarsi, mettersi alla ricerca

di Dio con la preghiera, con i canti porta a sentire che Dio non è lontano dalla mia vita, ma abita in

me.

La forza, la fiducia e la gioia vissute grazie allo scambio culturale, mi hanno permesso di sentire

che il cammino di fiducia in Cristo, in realtà non è, come si può pensare, lontano dalla mia vita, anzi

ho scoperto che la mia relazione con Dio ha bisogno di molto nutrimento.

Questo fiume di giovani sembrava trasformato, era non più nel mondo ma del mondo, un

mondo unito dall’amore di Cristo. Allora penso che si può vivere in un mondo di pace, di serenità e

non di divisione. Perché Dio è AMORE.

Graziella ssd

Icona dell’amicizia

Icona copta del VII sec. conservata al museo del Louvre

“Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo Maestro, ma vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio,

l’ho fatto conoscere a voi”. Gesù

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LA PROPOSTA DI FRÈRE ALOIS

AI GIOVANI IN PELLEGRINAGGIO DI FIDUCIA A ROMA

Quattro proposte

per scoprire la sorgente della fiducia in Dio

La lettera pubblicata l’anno scorso a Berlino, “Verso una nuova solidarietà”, continuerà a

sostenere la nostra ricerca nel corso dei prossimi tre anni. Stiamo dedicando l’anno 2013 per trovare

il modo di “scoprire le sorgenti della fiducia in Dio”.

L’”Anno della Fede” lanciato da Papa Benedetto XVI ci orienta in questa direzione. Qui ci sono

quattro proposte per aiutarci a proseguire con la nostra ricerca.

Prima proposta:

Parlare insieme del nostro cammino nella fede

Qual è il senso della nostra vita?

Come ci poniamo di fronte alla sofferenza e alla morte? Cosa dona la gioia di vivere?

Ecco delle domande alle quali ogni generazione ed ogni persona è chiamata a rispondere.

Le risposte non possono essere contenute in formule già fatte.

«E se Dio esistesse...?» La domanda su Dio non è sparita dall’orizzonte, ma si è profondamente

modificato il modo di proporla.

Il fatto che l’individualità sia centrale nella nostra epoca ha questo lato positivo: valo-

rizza la persona umana, la sua libertà, la sua autonomia.

Anche nelle società dove la religione è molto presente, la fiducia in Dio non viene da se stessa,

ma necessita di una decisione personale.

«Dio abita una luce inaccessibile. Nessuno fra gli uomini lo ha mai visto ne può veder-

lo» (1 Timoteo 6, 16). Questa parola dell’apostolo Paolo ha una risonanza molto attuale.

Quali conseguenze trarne?

Cerchiamo insieme, parliamone con altri, credenti, agnostici o atei! La linea che passa fra la fede

e il dubbio attraversa i credenti come i non credenti.

Quando dei cercatori di Dio sono meno assertivi nell’espressione della fede, non è perché sono

meno credenti, è che sono molto sensibili alla trascendenza di Dio. Rifiutano di rinchiudere Dio in

concetti.

Se nessuno può vederlo, in che modo, allora, i primi cristiani hanno potuto affermare

che in Gesù noi vediamo Dio? «Egli è immagine del Dio invisibile» scrive lo stesso apostolo

Paolo (Colossesi 1, 15).

Gesù è uno con Dio, vero Dio e vero uomo, senza separazione né mescolanza. Quanti combat-

timenti nel corso della storia per affinare il senso di queste espressioni paradossali del mistero di Dio!

Esse non si sostituiscono alla nostra ricerca personale, ne tracciano il cammino.

Gesù, attraverso tutto ciò che è stato e che ha fatto, mostra che Dio è amore, rivela il

cuore di Dio. Dio non è una forza arbitraria, ma Colui che ci ama.

I primi cristiani hanno testimoniato che Gesù si è rialzato dalla morte, che egli è in

Dio. E mette la vita stessa di Dio, come un tesoro, nel cuore di coloro che incontra. Questo

tesoro è ancora una presenza personale, si chiama Spirito Santo, egli consola ed incoraggia.

I nomi «Padre», «Figlio» e «Spirito Santo» indicano che Dio è comunione, relazione, dialogo,

amore … al punto che i tre non sono che uno. Quindi la fede cristiana contiene un paradosso così

grande che ci impedisce di diventare maestri di verità.

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Seconda proposta:

Cercare dove incontrare Cristo

Gesù non ha insegnato una teoria, ha vissuto una vita umana simile alla nostra, con la

sola differenza che in Lui l’amore di Dio risplendeva senza alcuna ombra.

Ma già durante la Sua vita, molti hanno diffidato di Lui: «è fuori di Sé» (Marco 3, 21), «si è fatto

uguale a Dio» (Giovanni 5, 18).

Nessuno è obbligato a credere in Lui. Credere, tuttavia, è più che un semplice senti-

mento. È anche un atto razionale: è possibile prendere una decisione consapevole sulla

fede in Cristo.

Cosa rende Gesù credibile?

Per quale motivo, da più di duemila anni, molte persone lo seguono?

Non è forse la Sua umiltà?

Egli non ha imposto nulla a nessuna persona. Non ha fatto che andare verso tutti, per

dire che Dio è vicino a loro.

Ha dato fiducia a donne e uomini ai quali la società rifiutava la fiducia. Ha restituito loro la di-

gnità. Ha accettato di essere incompreso ed escluso Lui stesso per non rinnegare l’amore di Dio per i

poveri e gli esclusi.

Noi possiamo incontrare Cristo leggendo la Sua vita nel Vangelo. Ancora oggi Egli ci

chiede: «Chi sono io per te?» (vedi Matteo 16, 15). Ed Egli ha detto che dona Se stesso, si

dona a noi nell’Eucaristia.

Possiamo incontrarlo nella comunione di coloro che credono in Lui, quando le nostre

Chiese sono comunità che accolgono.

L’anno prossimo, cercheremo delle possibilità concrete per contribuire alla realizzazione della

comunione visibile di tutti coloro che amano Cristo.

Lo incontriamo nei più poveri: Egli aveva un amore particolare per loro.

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»

(Matteo 25, 40); vorremmo verificare queste parole di Cristo in vista del nostro raduno del 2015.

Possiamo incontrarlo quando guardiamo verso i testimoni che fanno affidamento su di

Lui.

Andiamo, da soli o insieme ad altri, ad incontrare e interrogare una donna o un uomo la cui vi-

ta è stata cambiata dall’incontro con Cristo.

Oppure leggiamo insieme la vita di un testimone della fede: Francesco d’Assisi, Giuseppina Ba-

khita, Dietrich Bonhoeffer, Madre Teresa, Oscar Romero, Aleksandr Men, e molti altri.

Sono stati molto diversi, ciascuno con i suoi doni unici. Non si tratta di volerli copiare,

ma di vedere come la loro fiducia in Cristo li ha trasformati.

Hanno avuto i loro difetti, ma hanno tutti parlato a Dio nella preghiera, anche se alcuni fra di

loro hanno conosciuto notti interiori. L’amicizia con Cristo li ha resi liberi, e così il meglio di loro è

fiorito.

Terza proposta:

Cercare come affidarsi a Dio

Credere in Dio, avere fiducia in Lui, è far affidamento su di Lui.

Avere la fede non significa poter spiegare tutto o avere una vita più facile, ma trovare

una stabilità e un punto di partenza.

Non dipendere più dai successi o dagli insuccessi, dunque in ultima analisi da noi stessi, ma da

un Altro che ci ama.

Nessuno può vivere senza sostegno e, in questo senso, tutto il mondo crede in qualche

cosa. Gesù ci invita ad affidarsi a Dio, come ha fatto Lui e perché lo ha fatto Lui. Lui ci in-

segna a pregare «Padre nostro che sei nei cieli».

12

L’adorazione in silenzio nutre la riflessione e l’intelligenza. Ma, ancor più, ci mette di fronte al

mistero di Dio.

Suscitare momenti «sabbatici», momenti in cui fermarsi, momenti di vuoto, offrire del proprio

tempo per aprire la chiesa più vicina per due ore alla

settimana, pregare con altre persone, unirsi alla Chiesa

locale per fare memoria ogni settimana della morte e

della risurrezione di Cristo … tutto questo permette a

Dio di abitare il nostro quotidiano.

In ciascun essere umano c’è una vita interiore.

In essa si mescolano luce e ombra, gioie e pau-

re, fiducia e dubbio.

Aperture sorprendenti vengono alla luce.

Quando sappiamo di essere amati o quando noi

amiamo, quando viviamo legami di amicizia, o ancora

quando la bellezza della creazione o della creatività

umana ci colpisce, appare evidente che la vita è bella.

Questi momenti talvolta ci sorprendono, avvengono

anche in tempi di sofferenza, come una luce che viene da

altrove.

Con semplicità possiamo trovarvi la presenza

dello Spirito Santo nella nostra vita.

Nel nostro tempo dove molti conoscono rotture o

cambiamenti inattesi nella loro vita, la relazione con Cri-

sto può donare continuità e senso.

La fede non dissolve tutte le nostre contraddi-

zioni interiori, ma lo

Spirito Santo ci dispone ad una vita vissuta nella

gioia e nell’amore.

Quarta proposta:

Aprirci senza paura all’avvenire ed agli altri

La certezza della fede non ci chiude in noi stessi.

La fiducia in Cristo ci apre alla fiducia nell’avveni-re ed alla fiducia negli altri.

Essa ci sprona ad affrontare coraggiosamente i problemi della nostra esistenza e del

nostro tempo.

La fede è come un’ancora che ci salda nell’avvenire di Dio, nel Cristo risorto al quale essa ci le-

ga inseparabilmente. Se il Vangelo non permette alcuna speculazione sulla vita dopo la morte, esso

ci comunica tuttavia la speranza che noi vedremo Cristo, già ora nostra vita.

La fede ci porta a non avere paura né dell’avvenire né dell’altro.

La fiducia della fede non è ingenua.

È cosciente del male presente nell’umanità, fin nel nostro stesso cuore.

Ma non dimentica che Cristo è venuto per tutti.

La fiducia in Dio fa nascere in noi uno sguardo nuovo sugli altri, sul mondo, sull’avve-

nire, uno sguardo di riconoscenza e di speranza, uno sguardo per la bellezza.

La fiducia in Dio libera la creatività.

E noi, insieme a san Gregorio del 4° secolo, possiamo cantare:

«Tu che sei oltre ogni cosa,

chi potrà mai afferrarti?

Ogni creatura ti onora.

Verso Te i desideri di tutti».

13

Lettera da Taizè

n° 274 Edizione straordinaria IT

Per la prima volta uno dei nostri incontri europei si svolge a Berlino. Berlino: città segnata dalle più grandi diversità; città rivolta verso il futuro ma anche

alla ricerca di una integrazione della dolorosa memoria del passato; città la cui popolazione ha mostrato di non lasciarsi scoraggiare da situazioni difficili.

Pur essendo una minoranza, i cristiani cercano di vivere il Vangelo. Appartenenti a dif-ferenti confessioni, la loro comune testimonianza ed il loro impegno ecumenico non sono una semplice opzione bensì una vitale necessità. Numerose parrocchie sono luoghi di soli-darietà umana dove i poveri trovano accoglienza.

La prima visita di un fratello di Taizé a Berlino risale al 1955. Da quando, nel 1961, venne costruito il muro che divideva in due la città, i fratelli han-

no moltiplicato le loro visite a Berlino Est. Numerosi gruppi di preghiera vi si sono formati negli anni ‘80. Frère Roger vi si è recato nel 1986 per una tappa del “pellegrinaggio di fiducia”. Fu necessario chiedere alle autorità comuniste il permesso di celebrare una preghiera

che si svolse poi simultaneamente in due grandi chiese, cattolica e protestante, riunendo seimila giovani della Germania dell’Est. I

l permesso era stato accordato a condizione che non vi fossero partecipanti dell’Ovest. Questo periodo è adesso superato e Berlino è un simbolo per tutti coloro che, in tutto il

mondo, cercano di oltrepassare muri di separazione per diffondere la fiducia.

LETTERA 2012

Verso una nuova solidarietà

Affinché una nuova solidarietà fra gli esseri umani fiorisca ad ogni livello, nelle famiglie, nelle

comunità, nelle città e nei villaggi, fra i paesi ed i continenti, sono necessarie decisioni coraggiose. 1

Consapevoli dei pericoli e delle sofferenze che pesano sull’umanità e sul pianeta, non vorrem-

mo lasciarci andare alla paura ed alla rassegnazione. 2

Tuttavia la bella speranza umana è continuamente minacciata dal disincanto. Le difficoltà eco-

nomiche sempre più pesanti, la complessità talvolta opprimente delle società, l’impotenza di fronte

alle catastrofi naturali, tendono a soffocare i germogli di speranza. 3

Per creare nuove solidarietà, non è forse venuto il momento di scoprire ancor di più le sorgenti

della fiducia?

Nessun essere umano, nessuna società può vivere senza fiducia.

Le ferite di una fiducia tradita lasciano tracce profonde.

La fiducia non è ingenuità cieca, non è una parola facile, è il risultato di una scelta, il frutto di una

lotta interiore. Ogni giorno siamo chiamati a ripercorrere il cammino che dall’inquietudine porta

verso la fiducia.

1 Se la solidarietà umana è sempre stata necessaria, ha bisogno di essere costantemente rinnovata, rin-

vigorita attraverso nuove espressioni. Oggi, forse come mai nella storia, è vitale che le giovani gene-

razioni si preparino ad una condivisione più equa delle risorse della terra, ad una più giusta distribu-

zione delle ricchezze, fra i continenti, all’interno di ogni paese.

2 Uno slancio verso una nuova solidarietà è possibile. Si nutre della convinzione che la storia del

mondo non è determinata in anticipo. Ricordiamo soprattutto qualche esempio: dopo la seconda

guerra mondiale, un pugno di responsabili politici hanno creduto, contro ogni speranza, alla riconci-

liazione ed hanno iniziato a costruire una Europa solidale; una rivoluzione pacifica è riuscita a modi-

ficare profondamente la situazione delle Filippine nel 1986; il grande movimento popolare polacco

Solidarność ha preparato senza violenza una strada di libertà per molti paesi europei; la caduta del

muro di Berlino nel 1989 era inimmaginabile pochi anni prima che avvenisse; nel medesimo periodo

14

alcuni paesi dell’America Latina hanno iniziato il cammino della democrazia e avviato uno sviluppo

economici mai conosciuto, di cui si spera che i più poveri potranno approfittare senza indugio; la fi-

ne dell’apartheid in Sudafrica e la mano tesa di Nelson Mandela hanno portato una insperata riconci-

liazione; più recentemente si è assistito alla fine delle violenze politiche in Irlanda del Nord e nei

Paesi Baschi.

3 Le scosse dell’economia mondiale ci interrogano. Gli equilibri geopolitici cambiano. Crescono le di-

seguaglianze. Le sicurezze del passato si rivelano oggi deboli. Potrebbe essere questa una ragione

per riflettere maggiormente sulle scelte da prendere per la nostra vita?

Fiducia fra gli esseri umani

Aprire delle strade di fiducia risponde ad un’urgenza: malgrado le comunicazioni siano sempre

più facili, le nostre società umane rimangono divise e frammentate.

Dei muri esistono non soltanto fra popoli e continenti, ma anche molto vicino a noi, e fin nel

cuore umano. Pensiamo ai pregiudizi fra popoli differenti. Pensiamo agli immigrati così vicini e tut-

tavia così lontani. Fra le religioni rimane una reciproca ignoranza, ed i cristiani stessi sono separati in

molteplici confessioni.

La pace mondiale inizia nei cuori.

Per avviare una solidarietà, andiamo verso l’altro, talvolta a mani vuote, ascoltiamo, cerchiamo

di capire colui o colei che non la pensa come noi… e già una situazione di stallo può trasformarsi.

Cerchiamo di essere attenti ai più deboli, a coloro che non trovano lavoro… La nostra atten-

zione ai più poveri può esprimersi in un impegno sociale. Essa è, ad un livello più profondo,

un’attitudine di apertura verso tutti: anche i nostri vicini, in un certo senso, sono dei poveri che

hanno bisogno di noi. 4

Di fronte alla povertà ed alle ingiustizie, alcuni si schierano per la rivolta, o sono anche tentati

dalla violenza cieca. La violenza non può essere un modo di cambiare le società. 5

Tuttavia stiamo in ascolto dei giovani che esprimono la loro indignazione, per comprenderne

le ragioni essenziali. 6

Lo slancio verso una nuova solidarietà si nutre di convinzioni radicate: una di queste è la neces-

sità della condivisione. È un imperativo che può unire i credenti di differenti religioni, ed anche i

credenti ed i non credenti. 7

4 La povertà non riguarda soltanto l’esistenza materiale. Essa può essere mancanza di amicizia, di

senso di vita, impossibilità di accesso a ricchezze come la poesia, la musica, l’arte, tutto quanto

apre alla bellezza del creato.

5 Nel 1989, in Germania Est, alla vigilia della caduta del muro di Berlino, gli organizzatori delle

manifestazioni nelle strade erano attenti affinché ciascuno avesse una candela accesa: una mano

teneva la candela e l’altra doveva proteggerla dal vento, e non restava una mano libera per gesti di

violenza.

6 Alcuni giovani spagnoli impegnati a Madrid nel movimento degli indignados mi hanno scritto:

«Non sappiamo cosa può succedere se la situazione non migliora. Ci sono molte persone disoccu-

pate, che perdono la loro casa ed i loro fondamentali diritti, molta confusione e collera a causa di

un sistema legale, economico e sociale ingiusto, una falsa democrazia che non garantisce i diritti,

scritti nella nostra costituzione, ad un alloggio dignitoso, all’integrità fisica e psichica… Ci avete

chiesto ciò che Taizé potrebbe fare per noi. Rispondiamo: fate ciò che già state facendo, insegnarci

a conservare la pace interiore. Da voi ci aspettiamo la vostra preghiera e tutto l’affetto che ci avete

mostrato. Potete anche facilitare l’informazione ai giovani che condividono le nostre stesse preoc-

cupazioni.»

7 Comprendere per esempio che i paesi occidentali non sono tanto chiamati alla generosità umanita-

ria nei confronti dell’Africa, quanto a garantire di rendere giustizia a questo continente. Lo stesso

vale nei confronti di altri paesi, come Haiti, il cui popolo, così dignitoso e così autenticamente cre-

dente, è uno dei più maltrattati ed umiliati nella storia.

15

Fiducia in Dio

La solidarietà fra gli esseri umani potrebbe trovare nel riferimento a Dio un solido fondamento,

ma ecco che la fiducia in Dio è spesso messa in discussione. Molti credenti ne fanno la difficile espe-

rienza nei loro posti di lavoro o di studio, talvolta nella loro famiglia.

Numerosi sono coloro che non possono credere in un Dio che li ama personalmente. Numerosi

anche coloro che, con grande onestà, si pongono questa domanda: come sapere se ho la fede?

La fede si presenta oggi come un rischio, il rischio della fiducia.

Essa non è in primo luogo l’adesione a delle verità, ma è una relazione con Dio. 8 E ci chiama a

rivolgerci verso la luce di Dio.

Lungi dal rendere servile o da soffocare la realizzazione personale 9, la fede in Dio rende liberi:

liberi dalla paura, liberi per una vita al servizio di coloro che Dio ci affida. 10

Più aumenta la fiducia in Dio, più il cuore si allarga a tutto ciò che è umano, in ogni parte del

mondo, in ogni cultura. Diventa accogliente anche verso le scienze e le tecniche che permettono di

alleggerire le sofferenze e sviluppare le società.

Dio, come il sole, è troppo abbagliante perché noi lo possiamo guardare. Ma Gesù lascia tra-

sparire la luce di Dio. Tutta la Bibbia ci porta verso questa fiducia: il Dio assolutamente trascendente

entra nella nostra realtà umana e ci parla in un linguaggio accessibile.

Qual è la specificità della fede cristiana? La persona di Gesù ed una relazione vivente con lui.

Non avremo mai finito di comprenderlo.

8 Più volte, il papa Benedetto XVI ha sottolineato che una relazione personale con Dio era il fonda-

mento della fede, per esempio quando ha scritto: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una deci-

sione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla

vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.» (Benedetto XVI, Deus caritas est, Intro-

duzione, n°1)

9 La nostra fede necessita di essere costantemente purificata dalle proiezioni, dalle paure, talvolta at-

traverso una lotta interiore tra dubbi e fiducia. L’intelligenza partecipa a questo combattimento e

non si accontenta di semplici ripetizioni. Così, oggi, molti giovani non si accontentano di riferirsi

alle tradizioni della Chiesa; per motivare la fiducia della fede, una adesione ed una convinzione

personale sono per loro indispensabili.

10 Commentando le parole dell’apostolo Paolo «pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tut-

ti» (1 Corinzi 9,19), Martin Lutero ha scritto: «Il cristiano è un uomo libero, signore di tutte le co-

se; non è sottomesso a nessuno. Il cristiano è un servitore obbediente, si sottomette a tutti.» (Lute-

ro, Della libertà del cristiano)

Il Cristo di comunione

Noi tutti siamo pellegrini, cercatori della verità. Credere a Cristo non significa possedere la veri-

tà, ma lasciarsi afferrare da lui, che è la verità, e camminare verso la sua rivelazione in pienezza.

Ciò che è e che resterà la grande novità sorprendente è che Gesù ha trasmesso la luce di Dio at-

traverso una vita semplicissima. La vita divina lo rendeva ancora più umano. 11 Esprimendosi pie-

namente nella semplicità di una vita umana, Dio rinnova la sua fiducia nell’umanità, ci permette di

credere nell’uomo. Da allora, non possiamo più disperarci, né del mondo né di noi stessi.

Accettando la morte violenta senza rispondere con la violenza, Gesù ha portato l’amore di Dio

là dove non v’era che odio. 12 Sulla croce, ha rifiutato il fatalismo e la passività. Fino alla fine ha

amato e, nonostante il carattere assurdo ed incomprensibile della sofferenza, ha conservato la fidu-

cia che Dio è più grande del male e che la morte non avrà l’ultima parola. Paradossalmente la sua

sofferenza sulla croce è diventata il segno del suo infinito amore. 13

E Dio lo ha resuscitato. Cristo non appartiene soltanto al passato, egli è presente per noi ogni

giorno. Dona lo Spirito Santo che ci fa vivere della vita di Dio.

16

Il centro della nostra fede è il Risorto, presente in mezzo a noi, che ha un personale legame

d’amore con ciascuno. Guardare verso di lui risveglia uno stupore ed una comprensione più pro-

fonda della nostra esistenza.

Quando, nella preghiera, guardiamo verso la sua luce, essa a poco a poco entra in noi. Il miste-

ro di Cristo diventa il mistero della nostra vita. Le nostre contraddizioni interiori, le nostre paure,

forse non scompaiono. Ma, attraverso lo Spirito Santo, Cristo penetra ciò che di noi ci inquieta, al

punto che le oscurità si illuminano. 14

La preghiera ci conduce contemporaneamente verso Dio e verso il mondo.

Come Maria Maddalena, che il mattino di Pasqua vede il Cristo vivente, noi siamo chiamati a

condividere questa buona notizia con gli altri. 15

La vocazione della Chiesa è di radunare nella pace di Cristo donne e uomini e bambini di ogni

lingua, di ogni popolo, in tutto il mondo. Essa è segno che il Vangelo dice il vero, essa è il Corpo di

Cristo, animata dallo Spirito Santo. Essa rende presente il “Cristo di comunione”. 16

«Quando instancabilmente la Chiesa ascolta 17, guarisce, riconcilia, diventa ciò che è di più lu-

minoso in se stessa, una comunione di amore, di compassione, di consolazione, limpido riflesso di

Cristo risorto. Mai distante, mai sulla difensiva, liberata dalle rigidità, può irradiare l’umile fiducia

della fede fin dentro i nostri cuori umani.» 18

11 Gesù non era un grande asceta. Faceva dei miracoli, soprattutto delle guarigioni, ma al momento

decisivo dove avrebbe potuto provare di essere l’inviato di Dio, sulla croce, ci fu il silenzio di Dio,

silenzio che accettò di condividere con tutti coloro che soffrono. I discepoli faticavano a capire che

Gesù fosse un messia povero. Speravano forse che avrebbe cambiato le condizioni sociali o politi-

che di quel tempo, non coglievano che era venuto innanzitutto a sradicare il male alla radice.

12 «Insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui

che giudica con giustizia.» (1 Pietro 2, 23)

13 Di fronte all’incomprensibile sofferenza degli innocenti, spesso restiamo sconcertati. E la doman-

da, il grido, che attraversa la storia umana tocca il nostro cuore: dov’è Dio? Non abbiamo risposte

fatte, ma possiamo affidarci a Cristo che ha vinto la morte e ci accompagna nella sofferenza.

14 Sguardo verso la luce di Dio, la preghiera è anche ascolto. Attraverso le Scritture comprendiamo

che Dio è colui che ci parla e che talvolta ci interroga. E qualche volta Cristo è per noi il povero

che aspetta di essere amato e che ci dice: «Sto alla porta e busso.» (Apocalisse 3, 20)

15 Vedi Giovanni 20, 11-18.

16 Il “Cristo di comunione” è una espressione di frère Roger. Da parte sua il teologo berlinese Die-

trich Bonhoeffer, ancora molto giovane, quando aveva 21 anni, ha forgiato l’espressione «Cristo

esistente in quanto comunità». Egli scrisse che «attraverso Cristo l’umanità è realmente reintegrata

nella comunione in Dio.» (Bonhoeffer, Sanctorum communio)

17 Dovunque nella Chiesa, un ministero dell’ascolto potrebbe essere vissuto da uomini e donne che vi

si consacrano. Ci sono laici capaci di esercitare questo ascolto, complementare al ministero ordina-

to.

18 Frère Roger, In te la pace del cuore.

Cercare di essere “Sale della terra”

Il Cristo di comunione non è venuto per costituire i cristiani in una società isolata e separata,

egli li manda per servire l’umanità come fermento di fiducia e di pace. 19 Una comunione visibile

fra cristiani non è fine a se stessa, ma un segno nell’umanità: «Voi siete il sale della terra.» 20

Attraverso la sua croce e la sua resurrezione Cristo ha instaurato una nuova solidarietà fra tutti

gli esseri umani. In lui la frammentazione dell’umanità in gruppi opposti è già superata, in lui tutti

formano una sola famiglia. 21 La riconciliazione con Dio implica la riconciliazione fra gli uomini. 22

17

Ma se il sale perdesse il suo sapore… Dobbiamo riconoscere che noi cristiani spesso offuschiamo

questo messaggio di Cristo. In particolare, come possiamo irradiare la pace rimanendo divisi fra di

noi?

Siamo in un momento storico dove occorre rivivificare questo messaggio di amore e di pace.

Faremo di tutto affinché sia liberato da malintesi e risplenda nella sua originaria semplicità?

Potremo, senza nulla imporre, camminare insieme a chi non condivide la nostra fede ma cerca

con tutto il cuore la verità? 23

Nella nostra ricerca per creare nuove solidarietà ed aprire vie di fiducia, ci sono e ci saranno

delle prove. Sul momento, sembreranno forse sommergerci. Che fare allora? La nostra risposta alle

prove personali, ed a quelle che altri sopportano, non è forse quella di amare sempre di più?

19 Se questo servizio implica andare contro corrente rispetto a ciò che rende disumane le nostre socie-

tà, si vive soprattutto e sempre in un dialogo rispettoso e costruttivo con le differenti culture del

mondo e di ogni epoca. «Il lievito non mostra la sua forza se non quando lo si mette nella pasta, e

non basta metterlo vicino, lo si deve mescolare e lo si deve confondere.» (san Giovanni Crisosto-

mo, Omelia 46 su Matteo)

20 Matteo 5, 13.

21 Cristo dice: «Innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Giovanni 12,32). E l’apostolo Paolo: «Non c’è

Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina» (Galati 3,28).

22 Vedi Efesini 2,14-18. Cristo ha distrutto il muro di separazione fra il popolo di Dio e gli altri, tutti

possono accedere a Dio. La solidarietà non può limitarsi alla famiglia o ad un popolo, essa supera

ogni particolarismo.

23 Per esempio condividendo su domande quali: Qual è il senso della mia esistenza? Che cosa orienta

la mia vita? Quale obiettivo unifica la mia esistenza?

Prossime tappe

del pellegrinaggio di fiducia sulla terra

Con un gruppo internazionale di giovani, frère Alois andrà a Ginevra venerdì 2 marzo 2012 in

visita al Consiglio ecumenico delle Chiese.

Il 3° incontro interna-

zionale di giovani in Africa

si svolgerà in Ruanda, a

Kigali, dal 14 al 18 novem-

bre 2012.

Il 35° incontro euro-

peo dei giovani si terrà dal

28 dicembre 2012 al 2 gen-

naio 2013 in Italia, nella

città di Roma.

Con alcuni fratelli e

dei giovani di differenti

continenti, frère Alois si re-

cherà ad Istanbul, dal 3 al

6 gennaio 2013, per cele-

brare la festa dell’Epifa-nia

con il patriarca ecumenico

di Costantinopoli, Barto-

lomeo I, e con i cristiani della città.

Messaggi ricevuti per l’incontro di Berlino: vedi http://www.taize.fr

18

Nel 2015: Raduno per una nuova solidarietà

Per tre anni e mezzo, il nostro “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” cercherà come mettere in

pratica gli appelli di questa lettera ad una nuova solidarietà.

Una nuova solidarietà che può riunire tutti coloro che sono pellegrini di pace, pellegrini della

verità, credenti o non credenti.

Tre anni e mezzo per permettere a giovani di tutti i continenti di mobilitare le loro energie, di

mettere insieme le loro attese, le loro intuizioni e le loro esperienze.

2012: Aprire vie di fiducia fra le persone.

2013: Scoprire le sorgenti della fiducia in Dio.

2014: Cercare la comunione visibile di tutti coloro che amano Cristo.

2015: Diventare «sale della terra».

E per mettere insieme questa ricerca e prendere slancio,

in agosto 2015:

A Taizé, raduno per una nuova solidarietà

75° anniversario della comunità di Taizé

centesimo anniversario della nascita di frère Roger

Affinché il più grande numero possibile di giovani sia ascoltato, questo raduno sarà preparato

attraverso incontri su ciascun continente.

19

Sono Blerina, una tra le persone che frequen-

tano il “CORSO DI TAGLIO E CUCITO”.

Sono molto contenta di questo corso.

Abbiamo imparato a confezionare diversi capi

di abbigliamento: la blusa, la gonna, i pantaloni

ecc…. e tutto questo grazie alle Insegnanti.

Oltre ad imparare un mestiere impariamo a

stare insieme e c’è armonia tra di noi.

Questa esperienza mi sta insegnando molto

per la mia vita e sono profondamente grata alle

Suore che mi aiutano, ma più di tutto ringrazio il

Signore.

Blerina

Sono molto contenta!

Questo Corso è per me una provvidenza di Dio; mi so-

no ripresa anche fisicamente e spiritualmente.

Frequentare il “CORSO DI TAGLIO E CUCITO”mi ha fatto

un gran bene. Ringrazio il Signore di aver incontrato le Suo-

re. Anche le mie tre figlie si sono attivate e sono molto con-

tente di partecipare.

Il mio bimbo, che è Down, va all’asilo con Sr. Mariana e

non so come esprimere la mia gioia e il mio grazie. Venendo

a questo Corso ho superato anche alcune mie difficoltà e

intanto impariamo a cucire cose molto belle.

Giustina

Il primo giorno di febbraio abbiamo iniziato il “CORSO

DI TAGLIO E CUCITO”. Sono felicissima di imparare e di stare

con un bel gruppo di persone.

Ringrazio di cuore chi ci insegna questa bellissima arte e

le Suore.

Kristiana

…e oltre al “CORSO DI TAGLIO E CUCITO”

che ha riaperto i battenti a febbraio, Corso di

Chitarra, Coro, varie attività sportive; e sempre,

al primo posto, la Catechesi…

Festa per i 100 anni di Indipendenza dell’A-

lbania… e molto altro ancora, raccontato più

con le foto, che con le parole!

E sono immagini che dicono i fatti concreti

di vita della nostra missione in Albania…

Peccato davvero non poterle mettere tutte!

La classe che Denada segue per il Catechi-

smo a Shelqet è stata a casa nostra in una sorta

di visita-incontro ufficiale!

In cantiere… anche i preparativi per celebrare il ventennio della nostra Fondazione…

20

Vau Dejes – Corso di Chitarra e Coro

I nostri bambini della Scuola Primaria, hanno fatto

fiorire l’albero della Fede, arricchendolo di fiori,

simbolo del loro impegno nel cammino quaresi-

male; cammino concluso poi con la celebrazione

eucaristica di tutta la Scuola, alla quale hanno par-

tecipato anche i genitori che si sono sentiti coinvolti

nell’esperienza dei loro figli nel vivere la gioia della

Risurrezione.

21

22

Non è facile scegliere cosa raccontare di un’esperienza e come raccontarla, proprio perché di

esperienza si tratta. L’obiettivo del fine settimana formativo che si è svolto, nella medesima modali-

tà, prima a Roma in novembre e poi ad Arenzano (Genova) in gennaio, è stato quello di lavorare…

lavorare la terra del luogo a cui siamo principalmente inviate nella nostra missione: il cuore, sede

delle nostre decisioni e delle nostre scelte.

Lavorare la terra del nostro cuore richiede strumenti e capacità che, anche se acquisiti nel tem-

po, a volte hanno bisogno di aggiornamento.

Per questo,

Discernimento e Parola di Dio

è il tema che ha guidato il nostro incontro.

Due giorni di riflessione, preghiera, scambio che hanno permesso di ri-scoprire l’arte del discer-

nimento come strumento ordinario, come mezzo della quotidianità per compiere scelte secondo il

cuore di Dio, a partire dall’ascolto di Dio attraverso la sua Parola.

Due giorni intensi e piacevoli, quelli che ci siamo concesse.

Due giorni per ri-imparare a “lavorare la terra di missione che è in nostro cuore di donna”, at-

traverso la possibilità di riconoscere e ascoltare la voce di Dio in tutto e in tutti, attraverso

l’apprendimento della possibilità di coltivare un atteggiamento abituale di discernimento, attraver-

so la possibilità di un ascolto-condivisione-accoglienza della Parola trasformante nel quotidiano

della vita.

Un breve corso

per rispolverare alcuni strumenti,

di cui già siamo in possesso,

per un migliore uso

nella concretezza della vita.

Al centro

della nostra esperienza

abbiamo posto

l’attitudine all’ascolto,

come dimensione fondante

della qualità della vita

personale

e relazionale.

Innanzitutto l’Ascolto come Principio e fondamento della capacità di amare (Dt 6, 4-9).

Gesù ha raccontato Suo Padre; Dio stesso si è lasciato raccontare nella Sua relazione con gli

uomini – attraverso la Scrittura.

L’ascolto della Parola di Dio è l’ascolto di una Parola che mi dice da dove vengo e mi indica la

direzione verso cui tendere. Questo ascolto richiede la capacità di mettere a disposizione di questa

parola tutto il mio corpo, tutto ciò che ho imparato nell’arco della mia esistenza.

La Parola di Dio, offerta a tutti, è destinata alla scrittura definitiva nella singolarità del cuore di

ciascuno, passando attraverso la scrittura sugli stipiti e sulle porte delle case e attraverso l’ornamento

del corpo.

La Parola di Dio, fissata nel cuore è ripetuta ai figli; legata alla mano guida l’agire, tra gli occhi

orienta lo sguardo… per non dimenticare e per destinare ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola…

23

Il primo comandamento è ASCOLTA poiché dall’ascolto nasce ogni possibile decisione pratica,

ogni possibile forma dell’amore.

L’ascolto interpella la mia esistenza e mi spinge a rispondere a ciò che l’altro, attraverso la sua

voce, mi sta chiedendo: cosa ne fai di me?

Poi l’Ascolto come Principio e fondamento della felicità (Mt 7, 24-27)

L’ascolto si muove dentro uno spazio di libertà e quindi di decisione, tra l’ascolto e l’azione io

esercito la mia libertà. A volte è meno difficile metterci dalla parte di chi ascolta rispetto a chi ha

bisogno e desidera essere ascoltato, ma è molto difficile ascoltare qualcuno se non sperimentiamo la

nostra consegna a qualcuno che ci ascolti.

L’altro parla, con le parole, con i silenzi, con il grido, con il riso, con i gesti, ha qualcosa da dire

e ha il diritto di dirlo. L’ascolto coinvolge in modo particolare lo spazio e il tempo.

Chi e che cosa, per me, è difficile ascoltare?

Cosa provo al pensiero che Dio chiede di essere ascoltato da me?

E ancora, l’Ascolto come Principio e Fondamento dell’annuncio (Mc 7,31-37)

Partendo da questo testo abbiamo chiesto la grazia al Signore di ricevere il suo aiuto per vince-

re la paura di ascoltare e la grazia di scoprire cosa mi rende sordo e muto, incapace di decidere per

la mia vita secondo lo stile di Dio.

In compagnia del sordomuto ci siamo chieste: cosa lo ha portato alla sordità? Vuole guarire?

Quali rischi ci sono a recuperare l’udito e la parola?

Cosa vorrei dire di me, se potessi parlare… e attraverso questo percorso scoprire che la sordità

si vince solo nella discrezione e nell’intimità, che dalla sordità si guarisce con la fiducia nel contatto e

nella vicinanza. Per riconoscere che da sempre il Signore ha fatto bene ogni cosa: che tutta l’azione

di Dio è bella e buona e ci rende capaci di ascoltare e di parlare.

Siamo infine approdate

all’Ascolto come Principio e fondamento della riuscita della Vita (Lc 4,14-21).

L’Ascolto di Gesù

avviene nel Suo ambiente familiare,

tra gesti ripetuti e abitudini.

Per Ascoltare la Parola

non servono effetti speciali.

A Nazareth, luogo della ferialità

è possibile scoprire

l’orienta mento

per una vita felice.

Gesù ascolta gli eventi,

ciò che legge, ciò che gli è dato,

è capace di scorgere

la presenza di Dio per Lui

in ciò che in apparenza è casualità.

L’Ascolto affina l’orecchio,

ci aiuta a discernere, cercare, trovare e riconoscere la voce di Dio tra le tante che ascoltiamo.

La nostra vita si realizza nel tentativo continuo di compiere quella Parola che abbiamo sentito

carica di felicità per la nostra vita.

Il Signore non ci invia ad annunciare la Buona Notizia perché abbiamo già realizzato la sua pa-

rola ma perché ha fiducia nelle nostre capacità e nella nostra disponibilità a farlo.

Giorni di lavoro e di piacevoli relazioni fraterne che ci hanno messo in movimento, nel deside-

rio di ascoltare, cercare, trovare e fare, nella quotidianità, il meglio che Dio offre e propone alla vita

di ciascuna.

Sr. Francesca Balocco

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Così scriveva Sr. Faustin Kowaska:

“O giorno luminoso e bello che sarà l’ultimo della mia vita. In quel giorno io canterò al Cielo e alla Terra l’inno della Misericordia del Signore”.

Il Sabato che precede la festa della Divina Misericordia del Signore, Sr. Clara ha potuto

sperimentare la carezza di Dio come sigillo della sua sofferenza accettata con amore.

È passata, dalle braccia della Madonna che tanto amava, nel Cuore di Gesù Misericordioso.

Oggi, Sr. Clara, sono qui per dirti grazie per la tua intensa vita di preghiera che ha reso il tuo

cuore sensibile alle necessità del prossimo e, in particolare, dei poveri, ai quali hai sempre dato un

aiuto concreto.

Ora prega per noi, affinché possiamo fare tesoro della tua preziosa testimonianza.

Sr. Giovanna Patrì

Non sono arrivati proprio i così i fogli delle notizie che ci hanno portato la “vita” ve-ra delle Comunità, quella impastata di “po-che” parole, ma di “molti” fatti…

Ora, arricchiti reciprocamente della bel-lezza che raccontano, se tornano leggeri e spensierati a farsi conoscere da tutte… e non per una certa… – non condivisibile, ovvia-mente – potremmo dire “vanità”, ma sempli-cemente perché la vita è vita se scorre!

Ecco, allora, le notizie che alcune Comu-nità hanno condiviso, per renderci partecipi di qualche frammento del dono immenso che, giorno dopo giorno, si consuma per gli altri, quelli che il Signore ha messo sui nostri pas-si e con i quali costruiamo il Suo Regno…

Vedo queste “briciole” di vita esattamen-te come la punta di un iceberg: ne emerge una piccolissima parte, tutto il resto è immerso nel profondo di una autenticità che solo Dio sa nella sua interezza… solo Lui conosce…

Grazie, dunque, a chi, nonostante le fatiche di un anno di attività già in corsa verso le conclusioni, è riuscita ad inviare qualcosa…

Sarebbe consigliabile far conoscere “a fresco” ciò che si vive, magari appena trascorsa un’esperienza, in modo da avere sempre disponibile qualche notizia, senza la consueta co-strizione a lesinarla tramite richieste dell’ultimo momento, penose sempre: per chi non può fare a meno di “cercare”, “chiedere”, “bussare”… e per chi, dall’altra parte, si trova, forse, “con l’acqua alla gola”, o “tra le canne”, come si usa dire…

Ebbene! Con l’augurio di un buon mese di maggio, per mano a Maria che ci è Madre, e di una serena conclusione di tutti gli impegni apostolici, così diversi, ma così straordina-riamente ricchi della fantasia della Carità, anche l’invito ad inviare qualche notizia per il prossimo numero… che uscirà… in base al materiale che volerà leggero verso di noi.

La Redazione