EDERAZIONE I V L - F 2012 ITALIA LIBERA E UNITAcordi e di proposte per un'efficace attività futura...

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LIBERTÀ dal Popolo Aut. del tribunale di Cuneo n° 625 del 20 settembre 2010 - Sped. in a.p. art. 2 comma 20/C legge 662/96 filiale di Cuneo - Dir. resp. Aldo Benevelli Realizzazione e stampa GRAPHEDIT Boves (CN) Anno 2012 - Numero 1 NOTIZIARIO DELLA F .I.V .L.FEDERAZIONE ITALIANA VOLONTARI DELLA LIBERTÀ - FEBBRAIO 2012 PERCHÉ LIBERTÀ DAL POPOLO? Perché Libertà, Democrazia ed Unità le avevamo gradualmente perse per 20 anni dall’imbroglio fascista, dalla ignominosa fuga di Monarchia, Go- verno e Stato Maggiore e poi dalla fe- roce invasione nazista (8 settembre 1943). Ripartendo DAL basso DALLA gente comune (soldati sbandati, ope- rai e contadini, studenti, uomini e donne) l’abbiamo, con gli Alleati, ri- conquistata e restituita all’Italia. La F.I.V.L. ha assegnato la medaglia d’argento ai Partigiani e Patrioti vo- gheresi e oltre padani per il contri- buto dato alla lotta di liberazione. La cerimonia si è svolta sabato 3 dicem- bre scorso nei locali del Comune di Voghera, con la regia di Carlo Scotti, Presidente del RAP “Raggruppa- mento Autonomo Padano” alla pre- senza di numerose autorità e rappresentanti delle forze dell’or- dine. I riconoscimenti sono stati assegnati ai partigiani Benito Baldini Presi- dente Onorario del R.A.P., Giuliano Arcallini, Bruno Meriggi, Luigina Al- bergati, Giovanni Zanardi, Carlo Ta- verna, De Ambrosi Enrico, Magistrali Rag. Luciano, Mangiarotti Guido, Montagna Luigi, Bruggi Angelo, Cav, Ferrari Carlo, Cav. Giuseppe Tizzoni, Segretario Nazionale Fivl; alla memo- ria Comm. Luigi Minoli Rino Com.te Partigiano “Leonardi” della 2° Div. G.L. Masia Brigata Po, già Presidente RAP e Segretario Nazionale Fivl, Au- relio Ferrando Com.te “Scrivia” della VI^ zona operativa in Liguria ed ex Presidente Fivl, Luigi Gandini Presi- dente Comitato di Liberazione città di Voghera ed appartenente alla Bri- gata PO, Com.te Partigiano Cesare Pozzi “Fusco” della Divisione Matte- otti Oltrepo Pavese Brigata Dario Barni, Ammiraglio Giuseppe Cariddi; ai Patrioti benemeriti Comm. Silvano Pastori, Dott. Gianpiero Daglio, Mario Carniglia, Cav. Angelo Vermili, Mar.llo Loris Zunino, Cav. Carlo Scotti. Lelio Speranza, Vice Presidente Na- zionale FIVL e Presidente dell’AVL Li- guria, ha, a sua volta, introdotto l’incontro, con un saluto agli interve- nuti e reso un particolare omaggio alle numerose bandiere di combatti- mento, d’Arma e di Associazioni le- gate alla Resistenza, alle autorità civili e religiose presenti nella sala ed ai destinatari della “Medaglia d’Ar- gento della FIVL”. Speranza ha ri- chiamato alla memoria dei presenti l’attività svolta, nel corso di tanti anni, dalla AVL Liguria con incontri, erezioni di monumenti e cippi, atti- vità editoriali per ricordare la lotta per la Libertà e la Democrazia ed i suoi Caduti. La consegna della “Me- daglia d’Argento della FIVL” a dei fon- datori della FIVL nel Savonese e ad alcune delle istituzioni locali che le sono state particolarmente vicine ha luogo in occasione del 63° anniversa- rio della costituzione della FIVL e del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Come dice la motivazione del di- ploma che la accompagna, la “Meda- glia d’Argento della FIVL” rappresenta “un sentito gesto di gra- titudine da parte della nostra Asso- ciazione a chi fu protagonista dell’eroico “Secondo Risorgimento”, che ha riscattato la dignità di un po- polo oppresso e che ci ha donato l’Italia libera e democratica”. Spe- ranza ha poi ricordato ai presenti la vicenda che è stata all’origine della FIVL. Essa ebbe inizio nel giugno 1944, a Roma, con la costituzione dell’Associazione Nazionale Parti- giani d’Italia-ANPI. Dopo la Libera- zione appartennero all’ANPI, eretta in Ente morale, partigiani delle varie formazioni, d’ogni colore politico o sentire. Nel marzo 1948 dei partigiani cattolici e degli “Autonomi” di varie regioni italiane lasceranno l’ANPI e daranno vita alla FIVL., anch’essa Ente morale. Ciò accadeva nell’am- bito di tensioni politiche in atto in Italia ed in altri Paesi, che porteranno l’anno successivo alla istituzione del Patto Atlantico, con adesione anche dell’Italia, al termine d’un sofferto di- battito tra le forze politiche, parti- giane ed anche cattoliche. Al Patto Atlantico si contrapporrà, nel 1955, il Patto di Varsavia, costituito in fun- zione anti-NATO dall’URSS e dai Paesi dell’Europa orientale. La FIVL ebbe come primo Presidente il generale Raffaele Cadorna, già co- mandante del Corpo Volontari della Libertà. Facevano parte del primo Consiglio Direttivo Nazionale Enrico Mattei, Eugenio Cefis, Mario Ferrari Aggradi, Giovanni Marcora, Paolo Emilio Taviani, Aurelio Ferrando “Scrivia”, Aldo Sacchetti, Lelio Spe- ranza, le Medaglie d’Oro al Valor mi- litare Paola del Din, Rino Pacchetti, Enrico Martini “Mauri” ed altri espo- nenti della Resistenza. Nel 1949 dalle componenti azioniste, derivanti da Giustizia e Libertà, avrà a sua volta origine la Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane-FIAP. continua a pag. 3 Incredibile! Ma le prime amare offese alla celebrata Unità del Paese sono quegli strumenti che dovrebbero co- stituire la solida struttura della De- mocrazia: cioè i partiti. Nel loro grembo si sono annidati negli anni scorsi i mercanti, i cor- rotti, i ladri, i secessionisti e pur- troppo anche i diffamatori. Per di più ormai alla vigilia di una sta- gione elettorale per rinnovare sindaci e amministratori, i candidati di liste civiche e di partiti invadono con di- sinvoltura i muri delle città e paesi, scaricando decine di manifesti con il loro ampio sorriso, guance bellocce, promesse a fiume; rovesciano senza risparmio su una società sofferente nella sua disperazione, disoccupa- zione in crescita, scarsità di impie- ghi, cassa integrazione senza fine, impossibilità di pagare l’affitto, pen- sionati che non arrivano alla fine del mese...Eppure i candidati spendono con disinvoltura cifre enormi; è una delle tante offese alla gente che pati- sce la crisi economica. Ma c’è di più: il lombardo giornalista Michele Brambilla, alludendo a uno dei partiti più fuorviati scrive: “C’è da chiederesi, ora, se si possa conti- nuare a lasciar perdere. Dire che Monti deve stare attento perché il nord lo farà fuori (chissà di quale nord parla Bossi) e, diciamo così, un discreto salto di qualità anche nel- l’ambito del delirio!” (La Stampa 6-12-2012) Altro esempio: nella città medaglia d’oro dove si stampa questo giornale, il PD si è sfasciato nonostante i tenaci e pazienti sforzi del segretario citta- dino, un galantuomo con la schiena diritta. Meno male che il ramo catto- lico se n’è uscito; i restanti hanno vo- tato lo sposalizio con un gruppetto di “esuli”, neofiti della politica legati al partito di Rifondazione Comunista. continua a pag. 5 ITALIA LIBERA E UNITA GRAZIE AL 2° RISORGIMENTO: LA RESISTENZA! LELIO SPERANZA, VICE PRESIDENTE NAZIONALE FIVL, RIVOLGE UN INDIRIZZO DI SALUTO AGLI INTERVENUTI ALLA CERIMONIA PER LA CONSEGNA DELLA “MEDAGLIA D’ARGENTO DELLA FIVL”. ALLE SUE SPALLE LA BANDIERA DI COMBATTIMENTO DELLA DIVISIONE ALPINA AUTONOMA “FUMAGALLI”. VOGHERA IL 3 DICEMBRE - PARTIGIANI IN FESTA A SAVONA SOLENNE COMMEMORAZIONE E CONSEGNA DELLA MEDAGLIA FIVL PARTITI ALLO SBANDO OFFESA ALL’UNITÀ D’ITALIA TUTTE LE AUTORITÀ DELLA CITTÀ DI VOGHERA HANNO CONDIVISO LA SOLENNE GIORNATA ATTORNO AGLI EX PARTI- GIANI RIUNITI PER RICEVERE LA MEDAGLIA DARGENTO CONIATA PER IL 150° ANNIVERSARIO DELLUNITÀ DITALIA.

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LIBERTÀdal Popolo

Aut. del tribunale di Cuneo n° 625 del 20 settembre 2010 - Sped. in a.p. art. 2 comma 20/C legge 662/96 filiale di Cuneo - Dir. resp. Aldo BenevelliRealizzazione e stampa GRAPHEDIT Boves (CN)

Anno 2012 - Numero 1

NOTIZIARIO DELLA F.I.V.L. FEDERAZIONE ITALIANA VOLONTARI DELLA LIBERTÀ - FEBBRAIO 2012

PERCHÉ LIBERTÀ DAL POPOLO?Perché Libertà, Democrazia ed Unitàle avevamo gradualmente perse per20 anni dall’imbroglio fascista, dallaignominosa fuga di Monarchia, Go-verno e Stato Maggiore e poi dalla fe-roce invasione nazista (8 settembre1943). Ripartendo DAL basso DALLAgente comune (soldati sbandati, ope-rai e contadini, studenti, uomini edonne) l’abbiamo, con gli Alleati, ri-conquistata e restituita all’Italia.

La F.I.V.L. ha assegnato la medagliad’argento ai Partigiani e Patrioti vo-gheresi e oltre padani per il contri-buto dato alla lotta di liberazione. Lacerimonia si è svolta sabato 3 dicem-bre scorso nei locali del Comune diVoghera, con la regia di Carlo Scotti,Presidente del RAP “Raggruppa-mento Autonomo Padano” alla pre-senza di numerose autorità erappresentanti delle forze dell’or-dine.I riconoscimenti sono stati assegnati

ai partigiani Benito Baldini Presi-dente Onorario del R.A.P., GiulianoArcallini, Bruno Meriggi, Luigina Al-bergati, Giovanni Zanardi, Carlo Ta-verna, De Ambrosi Enrico, MagistraliRag. Luciano, Mangiarotti Guido,Montagna Luigi, Bruggi Angelo, Cav,Ferrari Carlo, Cav. Giuseppe Tizzoni,Segretario Nazionale Fivl; alla memo-ria Comm. Luigi Minoli Rino Com.tePartigiano “Leonardi” della 2° Div.G.L. Masia Brigata Po, già PresidenteRAP e Segretario Nazionale Fivl, Au-

relio Ferrando Com.te “Scrivia” dellaVI^ zona operativa in Liguria ed exPresidente Fivl, Luigi Gandini Presi-dente Comitato di Liberazione cittàdi Voghera ed appartenente alla Bri-gata PO, Com.te Partigiano CesarePozzi “Fusco” della Divisione Matte-otti Oltrepo Pavese Brigata DarioBarni, Ammiraglio Giuseppe Cariddi;ai Patrioti benemeriti Comm. SilvanoPastori, Dott. Gianpiero Daglio, MarioCarniglia, Cav. Angelo Vermili, Mar.lloLoris Zunino, Cav. Carlo Scotti.

Lelio Speranza, Vice Presidente Na-zionale FIVL e Presidente dell’AVL Li-guria, ha, a sua volta, introdottol’incontro, con un saluto agli interve-nuti e reso un particolare omaggioalle numerose bandiere di combatti-mento, d’Arma e di Associazioni le-gate alla Resistenza, alle autoritàcivili e religiose presenti nella sala edai destinatari della “Medaglia d’Ar-gento della FIVL”. Speranza ha ri-chiamato alla memoria dei presentil’attività svolta, nel corso di tantianni, dalla AVL Liguria con incontri,erezioni di monumenti e cippi, atti-vità editoriali per ricordare la lottaper la Libertà e la Democrazia ed isuoi Caduti. La consegna della “Me-daglia d’Argento della FIVL” a dei fon-datori della FIVL nel Savonese e adalcune delle istituzioni locali che lesono state particolarmente vicine haluogo in occasione del 63° anniversa-rio della costituzione della FIVL e del150° anniversario dell’Unità d’Italia.Come dice la motivazione del di-ploma che la accompagna, la “Meda-glia d’Argento della FIVL”rappresenta “un sentito gesto di gra-titudine da parte della nostra Asso-ciazione a chi fu protagonistadell’eroico “Secondo Risorgimento”,che ha riscattato la dignità di un po-polo oppresso e che ci ha donatol’Italia libera e democratica”. Spe-ranza ha poi ricordato ai presenti lavicenda che è stata all’origine dellaFIVL. Essa ebbe inizio nel giugno1944, a Roma, con la costituzione

dell’Associazione Nazionale Parti-giani d’Italia-ANPI. Dopo la Libera-zione appartennero all’ANPI, eretta inEnte morale, partigiani delle varieformazioni, d’ogni colore politico osentire. Nel marzo 1948 dei partigianicattolici e degli “Autonomi” di varieregioni italiane lasceranno l’ANPI edaranno vita alla FIVL., anch’essaEnte morale. Ciò accadeva nell’am-bito di tensioni politiche in atto inItalia ed in altri Paesi, che porterannol’anno successivo alla istituzione delPatto Atlantico, con adesione anchedell’Italia, al termine d’un sofferto di-battito tra le forze politiche, parti-giane ed anche cattoliche. Al PattoAtlantico si contrapporrà, nel 1955,il Patto di Varsavia, costituito in fun-zione anti-NATO dall’URSS e daiPaesi dell’Europa orientale.La FIVL ebbe come primo Presidenteil generale Raffaele Cadorna, già co-mandante del Corpo Volontari dellaLibertà. Facevano parte del primoConsiglio Direttivo Nazionale EnricoMattei, Eugenio Cefis, Mario FerrariAggradi, Giovanni Marcora, PaoloEmilio Taviani, Aurelio Ferrando“Scrivia”, Aldo Sacchetti, Lelio Spe-ranza, le Medaglie d’Oro al Valor mi-litare Paola del Din, Rino Pacchetti,Enrico Martini “Mauri” ed altri espo-nenti della Resistenza. Nel 1949 dallecomponenti azioniste, derivanti daGiustizia e Libertà, avrà a sua voltaorigine la Federazione Italiana delleAssociazioni Partigiane-FIAP.

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Incredibile! Ma le prime amare offesealla celebrata Unità del Paese sonoquegli strumenti che dovrebbero co-stituire la solida struttura della De-mocrazia: cioè i partiti.Nel loro grembo si sono annidatinegli anni scorsi i mercanti, i cor-rotti, i ladri, i secessionisti e pur-troppo anche i diffamatori.Per di più ormai alla vigilia di una sta-gione elettorale per rinnovare sindacie amministratori, i candidati di listeciviche e di partiti invadono con di-sinvoltura i muri delle città e paesi,scaricando decine di manifesti con illoro ampio sorriso, guance bellocce,promesse a fiume; rovesciano senzarisparmio su una società sofferentenella sua disperazione, disoccupa-zione in crescita, scarsità di impie-ghi, cassa integrazione senza fine,impossibilità di pagare l’affitto, pen-sionati che non arrivano alla fine delmese...Eppure i candidati spendonocon disinvoltura cifre enormi; è unadelle tante offese alla gente che pati-sce la crisi economica.Ma c’è di più: il lombardo giornalistaMichele Brambilla, alludendo a unodei partiti più fuorviati scrive: “C’è dachiederesi, ora, se si possa conti-nuare a lasciar perdere. Dire cheMonti deve stare attento perché ilnord lo farà fuori (chissà di qualenord parla Bossi) e, diciamo così, undiscreto salto di qualità anche nel-l’ambito del delirio!”(La Stampa 6-12-2012)Altro esempio: nella città medagliad’oro dove si stampa questo giornale,il PD si è sfasciato nonostante i tenacie pazienti sforzi del segretario citta-dino, un galantuomo con la schienadiritta. Meno male che il ramo catto-lico se n’è uscito; i restanti hanno vo-tato lo sposalizio con un gruppetto di“esuli”, neofiti della politica legati alpartito di Rifondazione Comunista.

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ITALIA LIBERA E UNITAGRAZIE AL 2° RISORGIMENTO: LA RESISTENZA!

LELIO SPERANZA, VICE PRESIDENTE NAZIONALE FIVL, RIVOLGE UN INDIRIZZO DI SALUTO AGLI INTERVENUTI ALLA CERIMONIA PER LA CONSEGNA DELLA“MEDAGLIA D’ARGENTO DELLA FIVL”. ALLE SUE SPALLE LA BANDIERA DI COMBATTIMENTO DELLA DIVISIONE ALPINA AUTONOMA “FUMAGALLI”.

VOGHERA IL 3 DICEMBRE - PARTIGIANI IN FESTAA SAVONA SOLENNE COMMEMORAZIONEE CONSEGNA DELLA MEDAGLIA FIVL

PARTITI ALLO SBANDOOFFESA ALL’UNITÀ D’ITALIA

TUTTE LE AUTORITÀ DELLA CITTÀ DI VOGHERA HANNO CONDIVISO LA SOLENNE GIORNATA ATTORNO AGLI EX PARTI-GIANI RIUNITI PER RICEVERE LA MEDAGLIA D’ARGENTO CONIATA PER IL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA.

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Le Associazioni Volontari della Li-bertà di Treviso, di Padova e di Vi-cenza, hanno celebrato lo scorso 30ottobre a Treviso (Città medagliad'oro al Valor Militare per la Guerradi Liberazione) una tra le più signi-ficative giornate della nostra storiarecente. Motivo della commemora-zione é stato il conferimento di unamedaglia d’argento appositamenteconiata che la FIVL, Federazione Na-zionale Volontari della Libertà, ha vo-luto dedicare ai partigiani ancoraviventi delle tre province interessatecon la seguente motivazione: "... nel150° anniversario di vita unitaria delnostro Paese - 66° della Liberazione -la Federazione Italiana Volontaridella Libertà ha intrapreso una so-lenne campagna di "gratitudine na-zionale" nei confronti dei suoiaderenti, partigiane e partigiani chehanno combattuto o comunque col-laborato alla Guerra di Liberazione1943-'45 e che, ancora viventi, noncessano di richiamare alla nostra at-tenzione il senso pieno di quel loroimpegno e dei valori che li anima-rono".La celebrazione ha avuto inizio con ilcorteo delle molte bandiere tricoloridal piazzale di ritrovo verso la chiesadi San Lazzaro dove si è celebrata laSanta Messa a ricordo soprattutto diquanti hanno dato la loro vita per lalibertà in quel periodo. Durante lastessa il Presidente dell’A.V.L. di Tre-viso - Ing. Aldo Tognana (già Coman-dante della "Brigata autonomaTreviso") - ha illustrato ai presenti lemotivazioni di tale giornata. Il par-roco ha quindi rivolto ai presenti,partigiani superstiti, loro famiglie,

membri dell'Associazione e simpa-tizzanti un caloroso ringraziamentoper l’impegno assunto in quel dolo-roso periodo della storia italiana, conil pensiero rivolto in particolare aquanti diedero la loro vita. Primadella benedizione finale, la prof.ssaMarilena Perin, della sezione A.V.L.di Vittorio Veneto (unica altra Cittàdecorata con la medaglia d'oro alValor Militare per la Guerra di Libe-razione della provincia), ha letto la"Preghiera del ribelle”; sul volto dimolti dei presenti sono scivolatedelle lacrime.La cerimonia é quindi proseguita conla deposizione di una corona di alloro“in onore e ricordo dei caduti dellaResistenza" presso il Monumento aloro dedicato situato nel cimitero cit-tadino di San Lazzaro. La Benedi-zione del parroco, le bandiereschierate ed il "Silenzio" intonatodalla tromba hanno creato un'atmo-sfera di sincera commozione fra ipresenti.Nella sala riunioni dell’hotel MaggiorConsiglio, alla presenza delle auto-rità civili e militari è proseguita la ce-rimonia ufficiale per la consegnadella medaglia d’argento e del di-ploma ai partigiani combattenti e an-cora viventi – 12 dell’AVL di Treviso,23 dell’AVL di Vicenza e 5 dell’AVL diPadova.Dopo i saluti dei rappresentati delComune e della Provincia di Trevisodei dirigenti di Vicenza e Padova del-l’AVL e del Presidente dell’ANPI diTreviso, hanno parlato il PresidenteAVL di Treviso Aldo Tognana e suc-cessivamente il Presidente nazionaleGuido De Carli, che ha voluto con

grande passione, mettere in evidenzai valori della resistenza che non de-vono essere mai dimenticati perchérappresentano un momento tragicoma ricco di indomito coraggio, disentito patriottismo, di lotta al fasci-smo e al nazifascismo.Un ricordo toccante è stato rivoltoalla nostra Tina Anselmi, un simbolodella Resistenza, che non ha potutoessere presente per motivi di salute.Diploma e medaglia sono stati con-segnati alla sorella.Molti di questi "giovanotti", nel lorosaluto rivolto alla platea, non hannomancato di rinnovare le motivazionied i valori che li animarono in queltragico periodo. Al riguardo, ciò chepiù ha colpito i presenti é stata sicu-ramente la lucida consapevolezza inloro che, la Libertà, la Giustizia, laDemocrazia per cui si batterono al-lora sono valori che devono essereancora oggi difesi ogni giorno. A pro-teggerli infatti non bastano i ricordi ele celebrazioni di quel periodo, madeve essere, per tutti i cittadini chein quei valori si riconoscono e cre-dono profondamente, un impegnocostante e quotidiano perché quelletragiche e dolorose vicende della sto-ria non abbiano più a ripetersi.La giornata si é quindi conclusa conun conviviale rinfresco che é statosoprattutto l'occasione per i parteci-panti per gli scambi di saluti, di ri-cordi e di proposte per un'efficaceattività futura e per quelle iniziativeche le Associazioni dei Volontaridella Libertà si impegnano a portareavanti da rivolgere, innanzi tutto, aigiovani.

D.A. - segreteria A.V.L. Treviso

CONTINUANO LE GIORNATEDI GRATITUDINE AI “SUPERSTITI”DI TREVISO, PADOVA E VICENZA

A PARMAOCCHI LUCIDI E ABBRACCI FRATERNI

DEPOSIZIONE DELLA CORONA D’ALLORO AL MONUMENTO DELLA RESISTENZA

QUI SOPRA TRE SCATTI PER REGISTRARE L’EVENTO DELLA FESTA FIVLINAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE FIVL A ODERZO (TV)

FOTOCRONACA A TREVISO

FOTOCRONACA A PARMA

I veterani ed ex combattenti si salu-tano come usa tra compagni discuola, con una pacca sulla spalla, losguardo complice, d’intesa. Gli occhiun po’ lucidi, il passo ancora fieroche cela qualche tentennamento, laconsapevolezza orgogliosa del ruolorivestito nella storia e dell’impor-tanza di ritrovarsi qui.Classe 1920 e dintorni, hanno condi-viso la lotta di liberazione nazionaledal nazifascismo. Ieri, duranteun’emozionante e partecipata ceri-monia che si è svolta all’Istituto Sto-rico della Resistenza i partigiani delParmense hanno ricevuto la medagliad’argento assegnata dalla Federa-zione Italiana Volontari della Libertànell’ambito delle celebrazioni per il150° dell’Unità d’Italia.La prima venne appuntata il 25 aprilescorso al Presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano che appellò il coe-taneo Guido De Carli, Presidente Na-zionale della FIVL “giovanotto”, comelo stesso ha amabilmente ricordato.La salvaguardia dei principi di costi-tuzionalità dello Stato e dello spiritodella Resistenza, imperniato su Giu-stizia e Libertà, gli obiettivi dell’ini-ziativa.Ricordiamo i nostri compagni – hadetto De Carli – i cui nomi sonoscritti nel libro d’oro che è la memo-ria segreta dello spirito nazionale,con l’impegno di voler continuare af-finchè questa libertà sia sempre viva.Coloro che dimenticano il passato

sono condannati a ripeterlo”Introdotta da Attilio Ubaldi, Presi-dente dell’Associazione Liberi Parti-giani di Parma,la manifestazione haavuto relatori ed ospiti illustri. Sonointervenuti Vincenzo Bernazzoli pre-sidente della Provincia di Parma,ilPrefetto Luigi Viana, Gabriele FerrariConsigliere regionale, Marco Minardidirettore Istituto storico della Resi-stenza della provincia di Parma, il di-rettore di quello di Modena, GiulianoAlbarani, Roberto Spocci, segretariodel comitato di Parma dell’Istitutoper la storia del Risorgimento. Nonha potuto essere presente don AldoBenevelli partigiano ribelle e valo-roso, divenuto poi sacerdote gene-roso nel volontariato missionario edeclettico nelle iniziative culturali.Una medaglia d’argento è stata asse-gnata all’Associazione mazzinianaitaliana di Parma, ricevuta da Fran-cesco Quintavalla, in ragione dei va-lori di libertà e giustizia.Insignito del riconoscimento ancheFausto Fornari, autore di una pre-ziosa pellicola cinematografica sullaResistenza, per la dedizione e l’impe-gno profuso nel ricordo del giovanis-simo eroico cugino Giacomo Ulivi,fucilato a Modena nel ’44.Giornata di gratitudine nazionale,l’hanno definita i relatori, in un fran-gente particolare per il nostro Paese,che, come ha detto Bernazzoli “cipuò ricordare che abbiamo vissutoaltri momenti gravi e siamo riusciti a

superarli facendo riferimento aigrandi ideali”Sono stati insigniti della medagliad’argento: Provincia di Parma, Co-mune di Parma, Comune di Traverse-tolo, Comune di Neviano Arduini,Comune di Palanzano, Comune diLanghirano, Comune di Collecchio,Comune di Borgo Val di Taro, Co-mune di Compiano, AssociazioneMazziniana Italiana di Parma, FaustoFornari.Partigiani decorati di Parma: Giu-seppe Baldi “Bosco”; Matteo Bernini“Mario”, Umberto Boni; Placido Bo-nugli; Arciso Carra “El Cico”; EnricoCarra; Pietro Del Rio; Pietro Colli“Pippo”; Angelo Morra “Angiolino oOrso”; Narciso Silva “Fanfulla”;Ennio Torri “Aramis”; Dino Sicuri.Nel comune di Palanzano: Enzo Bic-chieri “Erode”; Claudio Boraschi“Lampo”; Luigi Campelli “Clark”;Luigi Gandolfi “Stop”; Gino Rosati“Marte”; Arnaldo Boraschi “Porthos”.Nel comune di Mediano degli Arduini:Paolino Incerti “Paolino”; AzelioUbaldi “Veltro”. Nel comune di Tra-versetolo: Giovanni Dall’Orto; NelsonStocchi. Nel Comune di Langhirano:Remo Guatelli. Nel comune di Com-piano: Esilio del Nevo “Fracassa”; Re-nato Dallara “Renato”.Nel comune di Borgotaro: AntonioZozzi “Cric”. Nel comune di Coolec-chio: Francesco Ghillani “Cecco”.

Claudia Olimpia Rossi

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ANCHE AD IMPERIALE MEDAGLIE FIVL PER LASIGNIFICATIVA CERIMONIA

“I nostri eroi sono tutti giovani. Mi hacommosso vedere i nipoti ritirare lamedaglia per i nonni. Questo fazzo-letto me lo tengo stasera e poi, do-mani, lo metto a Sanremo quandoincontrerò i giovani. Questa gente ciha davvero permesso di essere liberi.Alcuni miei parenti hanno fatto la Re-sistenza e so cosa vuol dire.” Lo hadetto Roberto Vecchioni agli ex par-tigiani e alle loro famiglie, sedutinella platea del teatro Toselli diCuneo, imbandierato a festa con de-cine di tricolori. Poco prima l’abbrac-cio con don Aldo Benevelli, ultimopartigiano a ricevere la Medaglia d’ar-gento con altri 39 protagonisti (unicadonna, la staffetta Maria Cirio) dellaLotta partigiana dell’Associazione

“Ignazio Vian”, dal Comitato delle As-sociazioni ex combattentistiche, co-stituito in occasione dellecelebrazioni per il 150° dell’Unitàd’Italia sotto la Presidenza del Sin-daco della città di Cuneo, AlbertoValmaggia.Vecchioni ha vissuto intensamentela cerimonia :”Penso che questo siauno dei momenti più magici dellamia vita – ha aggiunto -. Il Governodovrebbe partire dalla Resistenza eda questi valori. Dobbiamo dirlo ainostri ragazzi che si deve amare laPatria, la terra e tutta l’Italia che èuna sola, anche se parliamo dialettidiversi. Quando ci mettiamo insiemepossiamo batterli tutti. Abbiamo co-raggio e fantasia. Siamo capaci di sa-lire sulle montagne e sconfiggere unesercito, come hanno fatto loro”.Uno scroscio di applausi ha accoltole parole del cantautore che ha ini-ziato il concerto sulle note di “BellaCiao”, accompagnandosi con la chi-tarra e con una sola “spalla”, il chi-tarrista Massimo Germini. Poi oltreun’ora e mezza di canzoni, semprecon il fazzoletto giallo al collo, con-trappuntate da racconti personali,qualche barzelletta, una riflessionesul senso della vita, sull’eternità, suDio. Vecchioni ha scelto fra le suecanzoni “Lettere d’amore”, “Sognaragazzo”, “Viola d’amore”, fino allanuova “I colori del buio”. E’ stata una “Festa” vera, significa-tiva, calda di amicizia e di sincerità.Ogni combattente della Libertà ha ri-cevuto la medaglia FIVL da un pa-

drino o una madrina: il Sindaco dellacittà, Il Questore, i Comandanti delleForze Armate, la Prefettura,.. ecc.

continua da pag. 1La FIVL è attualmente presente in 32province italiane, in numerose Asso-ciazioni, in Argentina ed in Australia.Essa è stata uno dei fondatori, a Pa-rigi, dell’Associazione internazionaledei partigiani.“E’ doveroso ricordare”ha sottolineato Speranza “che quinella nostra zona, e soprattutto nellacittà di Savona, tra noi della FIVL,fautori della democrazia senza agget-tivi, e gli allora sostenitori del Pattodi Varsavia i rapporti si mantennerosempre nella più ampia correttezza,

ispirati dalla cultura della tolleranzae della civiltà, tipiche della nostragente, e dal comune impegno profusonella lotta partigiana”. Testimonianzadi quel reciproco apprezzamento e ri-spetto sarà la costituzione a Savona,nel 1984, dell’ISREC, fra esponentidella FIVL, dell’ANPI, di Giustizia eLibertà e di altri membri della Resi-stenza. Da allora l’Istituto svolgeun’intensa attività per promuovere ediffondere i valori e la cultura dellaResistenza. Speranza ha concluso ilsuo intervento affermando che “l’am-

bizione nostra, dei partigiani qui pre-miati e di tutti gli altri che, assieme aloro, combatterono sulla montagna,nelle città e nei campi di prigionia, èquesta: essere giudicati da chi verràdopo di noi come comuni cittadini,come onesti patrioti, che nell’ora piùtragica della nostra Patria, incurantidella propria vita, hanno fatto, da Vo-lontari, quanto era nelle loro possi-bilità per ridare alla nostra Patria, alnostro Paese ed alla sua gente Di-gnità, Libertà, Democrazia”.

L’INTERVENTO DI DON ALDO BENEVELLI

All’intervento di Lelio Speranza è se-guito quello di don Aldo Benevelli,Vice Presidente Nazionale FIVL ePresidente dell’Associazione parti-giana “Ignazio Vian” di Cuneo.. Gio-vane cattolico, schedato come“sovversivo”, poi arrestato, Benevelli,ventenne, apparterrà nel settembre‘43 alle prime formazioni partigiane.In seguito, membro della “Bandadella Val Pesio”, di Piero Cosa, saràresponsabile del rischioso “GruppoQ” del Servizio X di “intelligence”ideato e promosso da Dino Giacosa.Nuovamente arrestato, sottoposto aduri interrogatori, sfuggirà alla morteper fucilazione; sarà ferito da una raf-fica tedesca nei giorni della Libera-zione di Cuneo. Nel dopoguerra sifarà sacerdote. Come altri religiosiparteciperà alla fondazione dellaFIVL. L’intervento di don Benevelli èstato incentrato su tre punti: l’analo-gia di valori e di cerimonie fra i primicristiani ed i combattenti della Resi-stenza; il messaggio della Resi-stenza; l’impegno per difenderne ivalori ed i simboli. La Libertà – ha ri-cordato don Benevelli – era un valorefondamentale per i primi cristiani.Per affermarla patirono la morte. E le

reliquie dei Martiri erano presentinella Messa. Anche gli aderenti allaResistenza avevano fra i loro valori laLibertà. Per essa patirono la morte. Eil rifarsi ai valori di quei Martiri, il ri-chiamo della loro figura sostanzianogli incontri, come quello odierno,“momento di memoria, di approfon-dimento, di dialogo”. Uno di queiMartiri, da non dimenticare, è statoIgnazio Vian. Scrisse col suo sanguesul muro della cella “morire, ma nontradire” e gridò, con un rantolo “vival’Italia!” prima di morire impiccato adun albero dai nazifascisti il 22 luglio,in una via di Torino. “Odio ci uccise,ci farà rivivere amore” sta scritto sul-l’ossario dei nostri Caduti. Dal-l’esempio di Vian, dalla scrittadell’ossario dei nostri caduti.Don Benevelli ha concluso il suo in-tervento ricordando che il Presidentedella Repubblica, Giorgio Napoletano,nella sua recente visita ufficiale aCuneo, per il 150° dell’Unità d’Italia,

durante l’incontro con gli anzianipartigiani - “i giovanotti” come li hadefiniti - della FIVL ha invitato gli ita-liani ad uno “sforzo comune” perl’unità del Paese ed ha richiamatol’importanza della Resistenza, il cui“capolavoro è stato quello di resti-tuire agli italiani l’idea di nazione el’amor di patria”.

Federico Marzinot

A CUNEO CON ROBERTO VECCHIONIRICONOSCIMENTO AGLI EX PARTIGIANICON AMICIZIA E SIMPATIA

Sabato 10 dicembre 2011, nel saloneconsiliare della provincia di Imperiaha avuto luogo la consegna a più disettanta protagonisti della Lotta diLiberazione e/o loro discendenti di-retti, di una memoria argentea com-memorativa della partecipazione, delcontributo e del sacrificio di im-pronta cattolica al secondo Risorgi-mento.La manifestazione si è svolta a curadella FIVL , Associazione partigianafondata nel 1948 dal generale Raf-faele Cadorna, da Enrico Mattei, daPaolo Emilio Taviani, da Enrico Mar-tini Mauri e molti altri riunendo leesperienze di area cattolico-liberale“bianca”, di “Giustizia e Libertà”,“Autonomia”, “Matteotti”, “Azione,ecc.Il conio è stato realizzato in occa-sione del 150° anniversario dell’Unitàd’Italia e dal 63° di fondazione dellaFederazione.Dopo l’introduzione del Presidenteprovinciale FIVL Gianni De Moro, delPresidente nazionale FIVL Guido DeCarli, del Presidente della Provinciadi Imperia (decorata di Medagliad’Oro al Valor Militare partigiano)Luigi Sappa, in un’atmosfera partico-larmente commossa e partecipe,sono stati gli anziani ed i giovani insala a caricare di particolare signifi-cato l’incontro, che rientra nel qua-dro di un’iniziativa nazionalerecentemente avviata a Cuneo allapresenza del presidente della repub-blica Giorgio Napolitano – titolare delprimo riconoscimento consegnato –

e replicata con successo crescente inmolti capoluoghi provinciali in Pie-monte, Lombardia, Liguria, Emilia,Veneto, ecc. La FIVL era rappresen-tata dal Medagliere Nazionale, dallebandiere delle sezioni di Ventimigliae di Albenga e da quella del Comitatoprovinciale imperiese.Erano presenti il Vescovo della Dio-cesi di Albenga-Imperia Mons. MarioOliveri, il Vicario generale della Dio-cesi di Ventimiglia-Sanremo Mons.Umberto Toffani, i Sindaci dei Co-muni di Albenga, Imperia, Ventimi-glia, Sanremo, Pornassio, ilPresidente dell’Istituto Storico dellaResistenza di Imperia, il Signor Vice-Prefetto Vicario della provincia di Im-peria, dott.ssa Antonella Pagano edun pubblico molto numeroso.Puntuali, sinceri ed applauditi inter-venti di Autorià e Cittadini hannotratteggiato vivacemente l’ampio af-fresco della partecipazione del movi-mento cattolico al secondorisorgimento ovvero la Resistenza,nell ’ambito della I^ Zona Liguria (daVentimiglia a Ceriale) senza dimen-ticare il contributo di sacrificio dellevittime dei bombardamenti sulleprincipali città della Riviera di Po-nente, delle stragi e delle rappresa-glie, della deportazione di militari ecivili; il contributo dei militari negliepisodi dell’Egeo e di Cefalonia o nel-l’esperienza dell’esercito del Sud. Daquesta grandiosa mobilitazione po-polare è nata la Repubblica Italianacon la sua Costituzione.

A.G.I.

IL SUPER VETERANO MARIO IRALDO CHE HA CONCLUSO LA SUA LUNGAESPERIENZA DI GUERRA CON I COMBATTIMENTI DI VOLONTARIO ACCANTOALLE TRUPPE ALLEATE, RICEVE LA MEDAGLIA DAL COL. COMANDANTEDEL 2° REGG. ALPINI E DALLA SEGRETARIA DEL COMITATOEX COMBATTENTI DELLA LIBERTÀ DOTT.SA BERGIA

IL 25 MARZO A ORNAVASSO(OSSOLA) DALLE ORE 8,45

INAUGURAZIONEDEL MUSEO

DELLA RESISTENZAIL RAGGRUPPAMENTO

DIVISIONI PATRIOTI“ALFREDO DI DIO”

ED IL COMUNEDI ORNAVASSO

INAUGURERANNOIL RINNOVATO MUSEODELLA RESISTENZA“ALFREDO DI DIO”

COM. GIANNI REINERI

FRANCO MOTTA

PRES. ANPI PROV. A. MARTINO

CAPO DELLA POLIZIA PINO UGLIENGO

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IL TUO GIORNALELIBERTÀ DAL POPOLO

VUOLE CRESCERE NELLA SUA IMMAGINE E NELLEPAGINE. SERVITI DEL BOLLETTINO POSTALE ALLEGATO.

MANDA IL TUO CONTRIBUTO! GRAZIE!

CHIEDIAMO SCUSA PER IL RITARDO DELL’USCITADI QUESTO NUMERO. CI DISPIACE DI NON RIUSCIRE

SEMPRE A PUBBLICARE ALCUNI ARTICOLIDI AMICI E COLLABORATORI.

ARRIVEDERCI AL SECONDO NUMERODI LIBERTÀ DAL POPOLO.

PER I CONTRIBUTI AL GIORNALE SUGGERIAMO L’USO DEL

C.C.P. N° 12220273VI RINGRAZIAMO PER LA VITA ED IL SUCCESSO DI

“LIBERTÀ DAL POPOLO!”

Nell’estate del 1944 il Comando dellaVII Divisione Monferrato si era tra-sferito nei boschi che circondavanoVilladeati. Pochi giorni prima un di-staccamento della Monferrato avevacatturato un autocarro tedesco neipressi di Cavagnolo; nel combatti-mento un tedesco era rimasto uccisoe l’autista illeso, fatto prigioniero, erastato trasportato al Comando di Vil-ladeati.Si chiamava Ernesto, era un abilemeccanico, riparò gli automezzi delComando, si acquistò la fi-ducia di tutti tanto che gi-rava liberamente per ilpaese, bene accolto nellecase, chi gli offriva un piattodi minestra, chi un pane ap-pena sfornato, un bicchieredi vino o del tabacco, edErnesto accettava ringra-ziando, sorrideva, accarez-zava i bimbi; e tutto questodurò circa due mesi.Una notte Ernesto scom-parve, raggiunse Casale, sipresentò al Comando delleSS e fece il suo rapporto. IlComando Partigiano accor-tosi della fuga al mattino,fece affannose ricerche perriprendere il fuggitivo, mainvano; allora decise di ab-bandonare la zona. Intanto acasa il maggiore Mayer pre-parava una spedizione di400 SS più elementi dellag.n.r. e brigate nere con au-toblinde e 24 autocarri per ilbottino.Giunsero all’improvvisoverso le sette del 9 ottobre,in una mattina grigia e pio-vosa, provenienti da Oda-lengo Piccolo con Ernestoche faceva da guida. Frat-tanto l’allarme era stato datoin paese ed i giovani erano fuggiticome avveniva solitamente in similicircostanze ed erano rimasti soltantogli anziani, le donne ed i bimbi.Appena giunto, il maggiore Mayerfece radunare tutti gli uomini e nefece estrarre a sorte dieci che dove-vano essere fucilati per rappresaglia;

nel frattempo il resto della masnadaper non perdere tempo iniziava il sac-cheggio delle case.Sopraggiunse Don Erensto Camurati,il parroco di Villadeati a difendere isuoi parrocchiani; invano si rivolse almaggiore Mayer facendogli presenteche in ogni modo quei padri di fami-glia, armati soltanto dei loro attrezzidi lavoro, non potevano opporsi agliarmati di mitra che passavano sulleloro terre, di qualsiasi parte essi fos-sero. Invano, poiché l’altro Ernesto,

il tedesco che aveva accettato sorri-dente le gentilezze ed i doni di quegliinfelici, che aveva accarezzato i lorobambini, accusava ora implacabile:tu hai dato il pane ai partigiani, tu haidato la carne e tu hai dato il vino, ituoi ragazzi facevano le staffette aipartigiani. Qui Don Ernesto, che era

adorato dai suoi parrocchiani, ri-cordò il passo del Vangelo di San Gio-vanni:”Io sono il buon pastore. Ilbuon pastore dà la vita per le sue pe-core” e rivoltosi al maggiore tedescodisse: “ Se vi occorre una vittimaprendete me e risparmiate questipadri di famiglia, non create delle ve-dove e degli orfani.” Ma la ferocia deltedesco non si commosse all’offertadell’eroico prete ed ordinò che ancheil parroco fosse fucilato insieme aisuoi parrocchiani, tanto, disse, era

anch’egli un favoreggiatoredei partigiani. All’ultimomomento si accorsero che icondannati già allineati perl’esecuzione erano undici(in seguito al generoso in-tervento di don Camurati) ela meticolosità teutonicafece sì che l’ultimo della filaa destra ebbe salva la vita.Il sacerdote chiese al mag-giore di concedere almeno aicondannati dieci minuti dicolloquio coi familiari ancheper regolare i loro interessi;ma anche questo venne ne-gato, la risposta fu : “ Se vo-lete pregate e fate presto”.Allora don Ernesto uscì conpasso fermo dalla fila deimorituri e voltando le spalleal plotone d’esecuzione giàallineato, si mise di fronte aisuoi parrocchiani, li guardòad uno ad uno negli occhi econ voce calma e serena,quella stessa voce che tantevolte avevano udito durantele funzioni domenicali dellachiesetta parrocchiale,disse loro le parole dellagrande speranza, recitò lapreghiera dei morti, poi trac-ciato nell’aria un gran segnodi croce andò a mettersi in

fila per affrontare il martirio insiemecon il suo gregge e condurlo dinnanzia Dio.Un secco comando, una scarica, il sa-crificio era compiuto ed altri diecimartiri si aggiungevano all’eroicaschiera dei caduti per la Libertà.

Il Comandante “Gabriele”

“Ero un bambino, avevo cinque anni,Vivevo con i miei genitori e mia so-rella a Calolziocorte, la nostra erauna famiglia ebrea” – così ha ricor-dato a L’Eco di Bergamo di giovedì 27gennaio l’ingegnere ebreo Guido Ar-turo Tedeschi che ha dichiarato aPaolo Aresi, autore del servizio – “Iodon Achille Bolis non me lo ricordodi persona, ma lo conosco per via deiracconti dei miei genitori e di mio fra-tello che ne parlavano con rispetto ericonoscenza e dicevano che era me-rito di don Achille se ci eravamo sal-vati. A Calolziocorte c’erano altre duefamiglie ebree protette da don Bolis.Vorrei che venisse riconosciuto “giu-sto fra le nazioni” da Israele. So cheCalolziocorte era un centro dove ve-nivano portati ebrei e persone che ri-schiavano la vita. Venivano ospitatinell’oratorio, in qualche casa e poiavviati verso la Svizzera. Certamentedon Achille non era estraneo a que-sti movimenti. Ma la dimensioneesatta non è stata ancora ben indivi-duata; dell’attività dell’arciprete diCalolzio in quei terribili anni non sisa molto. Quando venne arrestatoprotestò sempre la sua innocenza edisse di non interessarsi di politica.

Egli infatti voleva salvare le vite.Per questo conosceva bene anche ipartigiani e in più di una occasione liaveva aiutati – come confermò il par-tigiano Giuseppe Carrara, internato aMauthausen e fra i pochi ad essere ri-tornato a casa.Don Bolis era nato a Calolzio il 14 ot-tobre 1873; nel gennaio 1931 vennechiamato a guidare la parrocchia na-tiva .L’arresto da parte dei fascisti av-

venne, in seguito alla delazione diuna persona del luogo, nella gelidanotte tra il 21 ed il 22 febbraio 1944.Raccontò il prete coadiutore, don Fri-gerio: “Fu condotto nella strada pro-vinciale a fatto salire su un camion;vi fu lasciato fino alle quattro delmattino sino alla sua parte per Ber-gamo. Furono presi con lui un altrosacerdote don Tomaso Rota, il me-dico del paese Oscar Zanini e un im-piegato comunale di nome Ferrario.Vennero rinchiusi nei gelidi sotterra-nei del “Palazzo del Littorio”; il sa-cerdote aveva settant’anni e soffrivadi problemi bronchiali. Raccontò donTommaso Rota “Verso le nove delmattino venimmo interrogati uno aduno, separatamente….Non è possi-

bile trascrivere le insolenze, le villa-nie, le bestemmie ed i titoli rivol-tici…quel miserabile era un satanicoincarnato” Il 23 febbraio vennero tra-sferiti al Milano e, dopo una penosaattesa, portati al carcere di San Vit-tore…Erano circa le 18,10 del 23 feb-braio 1944. Cosa accadde dopo? Sembra che lamorte sia avvenuta tra le sette emezzo e le otto della stessa sera.Un’inchiesta arrivò a conclusione di-ciannove anni dopo, nel maggio del1963, dice Aresi che trascrive la te-stimonianza della guardia carcerariaLuigi Ceraso: “Don Achille Bolis ,non appena giunto fu condotto all’uf-ficio matricola e lì selvaggiamentebattuto dal tenente Manlio Melli, del-l’Ufficio Politico Investigativo, e da al-cuni graduati tedeschi. Era tuttoinsanguinato e sulle ferite dell’an-ziano sacerdote con un pennello ave-vano passato dell’inchiostro. Me loaffidarono perché lo portassi in cella,scortato da alcuni soldati”.La vita di don Bolis si concluse inquella cella, pochi minuti dopo.Le autorità nazifasciste affermaronoche era morto per un aneurisma.

I E R I - OGG I - DO -MAN I

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DOVEROSA PAGINA TUTTA DI “RELIGIOSI” PROTAGONISTI DELLA RESISTENZA

Sabato 6 agosto, in Villanova Mon-dovi, abbiamo accompagnato al-l’estrema dimora Suor Caterina dopouna lunga vita consumata nella pre-ghiera e nell’aiuto alle persone biso-gnose.Suor Caterina era stata una delleprime giovani a rispondere al ri-chiamo di Madre Margherita Lazzari,fondatrice dell’Istituto delle Suoremissionarie della Passione in Villa-nova.Si era appena agli inizi dell’opera cheMadre Margherita voleva realizzare esi valutavano le difficoltà da superarequando l’Italia, ad un certo punto,entrò in guerra e la partecipazionedelle Suore a quel terribile terremotosi intensificò moltissimo perché vi sitrovarono coinvolte : le Suore ebberospesso l’incarico di andare a trovare iparenti delle vittime della guerra, aportare una parola di conforto, a re-citare una preghiera per i Caduti.Dopo l’8 settembre la guerra arrivòanche in casa e le valli che si dipar-tono da Villanova furono teatro dellaguerra partigiana; per le Suore si apri

un nuovo scenario di attività e inquel scenario esse recitarono unaparte molto importante e rischiosa.Guidate da Madre Margherita, sul-l’esempio di Madre Carla, di suor Ca-terina e delle altre Suore dell’Istitutodella Passione, furono a fianco dellemadri che piangevano la morte del fi-glio, dei giovani ventenni che milita-vano nelle formazioni partigiane, deiferiti, dei morituri, collaboratrici del“Prete dei Ribelli“ don GiuseppeBruno, di don Pietro Servetti, delCap.no Piero Cosa, dell’Avv. Dino Gia-cosa. Aprirono le porte del conventodi Santa Lucia per accogliervi i ricer-cati, furono staffette partigiane nellecittà della pianura fino a Torino; sfi-darono il buio, i rastrellamenti, lepaure come se sentissero ancora ilgrido di Pierre l’Ermite, al tempodelle Crociate ,”Dio lo vuole”.E sempre in silenzio, recitando tantirosari, sacrificandosi quando era ne-cessario, furono d’esempio a tanti, ela porta del convento era sempreaperta a tutti coloro che avevano bi-sogno di riposo, di aiuto, di incorag-giamento.Spesso le Suore si privarono del ne-cessario per darlo a chi ritenevano neavesse più bisogno di loro.La primavera del 1945 giunse adaprire le corolle dei fiori, a rinverdirei fianchi della montagna: tutto parevaannunciare la fine di quel periodobellico che tante lacrime e sangueera costato alla popolazione; in moltimomenti si aveva la sensazione di es-sere forse finalmente alla fine e lapace pareva a portata di mano.Un giorno però una tristissima noti-zia si spande per tutto il territorio:l’illusione di una pace vicina si dile-

guò in un attimo!Sul trenino che faceva servizio daMondovi a Villanova si avventarono icaccia alleati. Sul trenino era salita,reduce da una “missione” a Torino,Madre Carla per tornare in conventoa Villanova; una sventagliata di mi-tragliatrice ed una pallottola passò daparta a parte il viso della Madre.Accorse il dott. Fenoglio, scosse ilcapo come per avvertire che speranzene esistevano ben poche, per farcomprendere come la vita dellaMadre Carla fosse appesa ad un filosottilissimo; fece quanto poteva edera tipo da non retrocedere davantialle difficoltà ma la situazione era ve-ramente grave.Troppo grave era la ferita; troppo infrantumi le ossa della mandibola,troppo sangue aveva perso MadreCarla: che cosa si poteva ancora fareper salvare la vita a Madre Carla?Solo un miracolo poteva salvarla!Madre Margherita conservava un faz-zoletto che era appartenuto al suc-cessore di Don Bosco, Don MicheleRua, lo pose sulla parte ferita provo-cata dalla pallottola e……… il mira-colo fu istantaneo e lo stesso dottorFenoglio, che non era uno troppocredente e non accettava facilmentela presenza di Dio nella vita del-l’uomo, dovette ricredersi e ammet-tere subito che di miracolo si trattavaperché la scienza non aveva e nonavrebbe potuto escogitare altre solu-zioni.E la vita dell’Istituto continuò “cre-scendo e moltiplicandosi”. Le Suore,per anni, continuano ad essere puntodi riferimento per i Volontari della Li-bertà: ogni lunedì di Pentecoste livollero ospiti ad una cena nel chio-stro di Santa Lucia; erano ore mera-vigliose con le suore che sitrasformavano in cameriere ai gio-vani che trascorrevano le ore rievo-cando i fatti di cui erano statiprotagonisti e soprattutto facendo ri-vivere la memoria di chi era cadutocombattendo o, ogni anno, ci la-sciava per la pace eterna del cielo.Suor Caterina era stata una delleprime seguaci di Madre Margherita edaveva vissuto in prima persona letante tappe della vita dell’Istituto: eraun punto fermo al quale si potevafare riferimento per il carisma che lederivava dal fatto di essere stata delleprime sorelle ed essere stata compa-gna di viaggio dei due pilastri del-l’Istituto. Ogni anno, in occasione delNatale, i Volontari dell’AssociazioneIgnazio Vian tornano a Villanova perfare gli auguri alle Suore e ricordaregli aiuti ricevuti, nei momenti soffertie gloriosi della Resistenza: trovano lapiccola Cappella adorna di fiori edella bandiera tricolore, i dolci pre-parati dalle Suore e le anziane che ri-cordano e le nuove Sorelle chevogliono sapere… per tramandare ilricordo e la tradizione!Suor Caterina, con la sua memorialucida e sorridente, ci raccoglievatutti intorno e ricordava… di cammi-nate fatte sulla neve con i piedi gelatiper fare da avanguardia ai partigiani,di gerle portate a spalla cariche diarmi….di ragazzi che arrivavano fe-riti, affamati e che al Monastero rice-vevano cure, affetto, cibo (anche solopatate quando non c’era altro..) Etutti insieme, giovani e vecchi, si can-tava la canzone della Banda di ValPesio “Oh partigian non piangerpiù…” Ai funerali l’Associazione Viansi è stretta intorno alle Suore e l’hasalutata e ringraziata, a nome del-l’Associazione, il Prof. Giovanni Rai-neri ricordandone l’opera maternasvolta a favore dei volontari della li-bertà.

Giovanni Raineri

SUOR MARGHERITA GUIDA EDAVANGUARDIA DEI PARTIGIANI

DON ERNESTO CAMURATI VOLLE ESSEREFUCILATO CON I SUOI PARROCCHIANI

DON ACHILLE BOLISAMMAZZATO A PUGNI E BASTONATE IN UNA CELLA

DEL CARCERE DI SAN VITTORE

UNA FOTO D’EPOCA DELL’ARCIPRETE DI VILLADEATI

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Tullio Mario Valle, conosciuto da tutticome Mario, fu una figura leggenda-ria nella lotta partigiana di VallePesio (Cuneo). Gli eventi storico-bellici che segui-rono l’armistizio dell’8 settembre1943, lo indussero a schierarsi con laBanda del Capitano Cosa in VallePesio , una delle tante bande parti-giane che stavano al tempo creandosiin tutto il paese nel tentativo di osta-colare l’oppressione nazifascista. Legesta eroiche del partigiano sono ri-cordate in numerosi libri così comele sue virtù di uomo retto, onesto,leale e giusto.Ferito a Carnino l’11 aprile 1944 du-rante la diaspora seguita alle celebre

“battaglia di Pasqua” riuscì a na-scondersi e a raggiungere la vallePesio, trovando sistemazione nellazona di Gambarello, località “Rocàs”insieme ad un gruppo di compagnipartigiani.Nel maggio del 1944 il gruppo fu og-getto di rappresaglia ad opera del co-mando fascista di stanza a Chiusa

Pesio. Diversa fu la sorte dei parti-giani: il giovane Raffaele Sabatino,nascostosi in mezzo alle foglie sec-che usate come lettiera per il be-stiame, fu colpito a morte in pienovolto; Mario Valle fu catturato e por-tato prigioniero, dopo una brevetappa presso l’albergo dell’Angelo diChiusa Pesio, all’Ospedale SantaCroce di Cuneo, dove ricevette le curedel caso; gli altri compagni furonotutti fatti prigionieri e subito avviatiai campi di concentramento in Ger-mania, ma riuscirono almeno inparte ad evadere durante il viaggio intreno.Fortunosa fu l’avventura di MarioValle: piantonato a vista all’ospedale

di Cuneo, riuscì anche lui a fuggire etornare in Valle Pesio, raggiunto al-cuni giorni dopo dal giovane carce-riere che lo aveva aiutato nella fugadall’ospedale.Qui sotto il documento dove è pre-sentata la ricostruzione del fatto se-condo il verbale redatto dal comandoprovinciale G.N.R. di Cuneo:

“Cuneo, lì 14 giugno 1944 n° 164”RAPPORTO GIUDIZIARIO relativo alreato di evasione commesso dal de-tenuto VALLE Tullio di Pasquale,d’anni 35 da Chiusa Pesio ed ivi do-miciliato.AL TRIBUNALE SPECIALE DI PARMAIl detenuto VALLE Tullio di Pasqualesopra generalizzato, si trovava rico-verato nell’ospedale civile di questacittà dal giorno 6 maggio u.s. pianto-nato continuamente da militi di que-sto distaccamento. Il medesimo erarimasto ferito in un azione di rastrel-lamento contro ribelli effettuata damiliti della Guardia Nazionale Repub-blicana, alla Certosa di Chiusa Pesio.Il piantonamento era stato richiestodalla direzione delle carceri giudizia-rio del luogo. Il giorno 11 corrente,dalle ore 18 alle ore 24 comandato ilservizio di piantonamento a tale de-tenuto era stato il milite MonticoneGiuseppe di questo distaccamento, ilquale verso le ore 22 si sera allonta-nato momentaneamente dal letto delValle per recarsi al gabinetto, il dete-nuto ne approfittò per uscire dal-l’ospedale e rendersi irreperibile. IlMonticone accortosi dell’assenza dalValle invece di dare l’allarme, se neritornò in caserma, senza attendereil cambio, e senza informare chi diragione dell’evasione del detenuto inparola.Alle ore 24 il milite Giaccheri Angeloandò all’ospedale per dare il cambioal Monticone, ma non trovò né costuiné il detenuto, perciò fece le ricerchedel Valle in ogni angolo dell’Ospedalema invano. Verso le ore 5 informò loscriventedell’evasione.Lo scrivente unitamente al militeGiaccheri fecero ricerche del Valle, leestesero ai comandi di distacca-mento vicini, specie a Chiusa Pesio,ma con esito negativo. Evidente-mente costui ritornò con i ribelli,nella località ove era stato catturatoferito.

L’aiutante comandante De Magistris Francesco)

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Nel quattrocentesco castello di Torredegli Alberi, abita il conte-partigianoLuchino Dal Verme, con la moglie lacontessa Francisca Paravicini, spo-sata 62 anni fa. Lo scorso 25 novem-bre ha compiuto 98 anni. Per la suapartecipazione alla lotta partigianaebbe numerosi riconoscimenti comeuna Medaglia di Bronzo americanadal gen. Clark nel 1945 e poi la cit-tadinanza onoraria di Torrazza Costee di Casteggio.Con un filo di emo-zione, mi ha raccontato, le vicendestoriche, che l’hanno visto protago-nista:”Quando il 10 giugno del 1940,Mussolini dichiarò la guerra alle po-tenze occidentali, fui richiamato inservizio, presso la caserma SantaBarbara di Milano, come ufficiale nelReggimento d’artiglieria “ Batteria acavallo”. Dopo alcuni giorni par-timmo alla volta del fronte francese,precisamente al passo del Monceni-sio, con i cavalli, il mio si chiamavaUrbino e con i cannoni addiritturadella prima guerra mondiale.Durante il tragitto dissi al mio co-mandante:” Perché dobbiamo fare laguerra alla Francia, cosa ci ha fattodi male” Lui mi rispose: “ Tu devi fareil tuo dovere di militare, cioè obbe-dire”. Non capii proprio l’assurdità diquesto conflitto.Agli inizi di luglio del 1941 partii peril fronte russo, fu un'esperienza ter-ribile. Vidi galleggiare lungo il fiumeDnepr, diversi cadaveri di ebrei russi,uccisi dai tedeschi. Nella steppa ri-

schiai la vita, vidi la morte in faccia.Per un normale avvicendamento io ei miei soldati ritornammo in Italianell’ottobre del 1942 e fummo desti-nati a Lugo di Romagna ( Forli). Inquesta località la sera dell’otto set-tembre del 1943, ci sorprese l’an-nuncio dell’armistizio e fuggii.Verso la metà di settembre, ritornai aTorre degli Alberi dai miei familiari enon mi ripresentai più, ai vari bandidi arruolamento della R.S.I. Per la prima volta in vita mia, nonseppi quale fosse il mio dovere. Dopoqualche mese incontrai i partigianied Italo Pietra (Edoardo), al quale ri-masi affezionato tutta la vita. Era ve-ramente una brava persona. Decisi diaderire alla lotta partigiana e presi ilnome di battaglia “ Maino” (sotto-marca della bicicletta Legnano).Il nostro rifugio fu realizzato nei bo-schi e nei fienili della frazione Sca-gni di Fortunago. Fondamentale fu

l’aiuto dei contadini, i quali regala-rono, quelle poche derrate alimentariche possedevano.DOPO LA GUERRA MI RIFIUTAI DIINCONTRARE UMBERTO DI SAVOIALa partecipazione alla lotta di libera-zione, fu una naturale reazione allosfascio dell’esercito italiano dovutoalla fuga ignobile del re ed all’occu-pazione militare tedesca. VittorioEmanule III non adempiì ai doveri diun sovrano, perché scappò con tuttala sua famiglia. Al termine dellaguerra, mi chiesero di incontrare ilprincipe Umberto di Savoia, ma io ri-fiutai senza esitazione ed anche se difamiglia monarchica, in occasionedel referendum 2 giugno del 1946votai per la Repubblica.Numerose furono le azioni bellichecontro i nazifascisti. I nostri obiettivifurono, secondo le direttive degli Al-leati, tendere delle imboscate sullavia Emilia e distruggere i binari dellaferrovia Genova-Piacenza.LA LIBERAZIONE DI 22 OSTAGGIINCARCERATI A VOGHERAPer i successi ottenuti comandai labrigata garibaldina “Casotti” e dalmarzo del 1945 ebbi la direzione ad-dirittura , della divisione garibaldina”A. Gramsci”, che comprendeva di-verse brigate partigiane. Nella forma-zione partigiana che comandai,numerosi furono i comunisti, ma ionon fui mai iscritto al PCI, anche sedopo la guerra mi vollero candidarenelle varie elezioni .I nazifascisti delpresidio di Voghera, per rappresaglia,il 17 novembre del 1944 arrestaronoa Torrazza Coste circa 22 cittadini eli rinchiusero nelle carceri della ca-serma di cavalleria in Voghera conl’intenzione di fucilarli. Alcuni par-tigiani mi informarono di questograve pericolo ed allora trattai la li-berazione con un ufficiale repubbli-chino all’ospedale militare diVoghera, perché era ricoverato in se-guito ad una ferita ad un piede. Que-sto militare lo conobbi durante lacampagna di Russia. Dopo alcunigiorni gli ostaggi furono liberati. Al-cuni giorni prima della liberazione,mi recai a Rivazza di Borgo Priolo,per trattare la resa con i capi del pre-sidio di Casteggio, per evitare un inu-tile spargimento di sangue. Ma inazifascisti non vollero arrendersi.Nella notte tra il 25 e il 26 aprile at-taccammo il presidio nazifascista diCasteggio. Dopo tante ore di accaniticombattimenti, la mattina del 26aprile, il paese fu liberato.Un presidio tedesco, localizzato vi-cino al ponte del torrente Rile, nonvolle arrendersi, allora inviai il miocapo di stato maggiore Franco An-selmi ( Marco), una persona moltogentile e disponibile, il quale prese ilcomando dell’azione e nell’attaccofrontale cadde colpito da una rafficadi mitragliatrice tedesca.CONOBBI IL GENERALE CADORNAE SANDRO PERTINIIl generale Raffaele Cadorna, coman-dante del C.V.L., mi chiese di recarmiurgentemente a Milano ed arrivai il27 aprile ed con altri partigiani allog-giammo nelle scuole di viale Roma-gna e qui conobbi esponenti dispicco della resistenza come SandroPertini.

Giancarlo Bertelegni

LUCHINO DAL VERMENOVANTOTTO CANDELINEPER IL CONTE PARTIGIANO

RAGAZZI DELL’ALTRO IERICOM’ERA TRISTE IL “SABATO FASCISTA”

UNA FIGURA DI LEGGENDA ALEGGIA NELLA VALLE PESIOMARIO VALLE E LE SUE AVVENTURE

I l n o n n o r a c c o n t a . . .RUBRICA DI STORIE VERE DELLA RESISTENZA RACCOLTE 60 ANNI DOPO

Per Mussolini la Gran Bretagna era"La perfida Albione" dove quei debo-sciati di Inglesi trascorrevano i"week-end" sdraiati nei parchi o in-tenti a coltivare fiori nei loro giardini.Gli italiani, invece, a fine settimanasfilavano per le vie delle città, i ra-gazzi con a tracolla moschetti chenon avrebbero mai potuto sparare, ele ragazze con una "M" (= Mussolini)puntata sulla camicetta e la solitagonna nera che secondo un ottimistale rendeva simili a rondinelle mentreal contrario molte di loro si sentivanopiù simili a tristi cornacchie. Al po-meriggio che sovente a Cuneo, so-prattutto nei lunghi mesi invernali,era freddo e nevoso, i ragazzi conti-nuavano a marciare per le vie citta-dine, probabilmente per prepararsiad affrontare un avvenire guerrieroaccanto agli alleati tedeschi. Per leragazze era previsto un destino mi-gliore: si andava in palestra a cantareinni patriottici, incominciando con"Giovinezza" e continuando con uninno composto da un musicista cu-neese che aveva inizio con le parole"Nizza, Malta , Corsica fatal''. Si con-sumava così tutto il sabato, mentre ilnostro pensiero andava ai numerosicompiti e lezioni che generosamenteci avevano assegnato i nostri profes-sori. Credo sia chiaro che il nostroweek-end italiano era decisamentesconfortante e ci rendeva molto invi-diosi dei "debosciati inglesi".

Maria Teresa

A NOVANTOTTO ANNI IL CONTE PAR-TIGIANO SENZA OCCHIALI LEGGE ILNOSTRO GIORNALE!

IL SUPERFUGGIASCO POSA SERENO COL SUO CAVALLO IN OCCASIONE D’UNA FIERA

VESTIVAMO CAMICETTA BIANCA E GONNA NERA COME RONDINELLE...

CUNEO CHIUDE IL 20 MARZO LE CELE-BRAZIONI DEL 150° UNITÀ D’ITALIA.

SERATA AL TEATRO TOSELLI ALLE ORE

21 CON “CUNEESI ALL’ITALIANA”RASSEGNA CON ARTISTI GIOVANI

E IL GIORNALISTA MIMMO CANDITO

CHE PARLERÀ SU:“UNITÀ RAGGIUNTA VA DIFESA.”

continua da pag. 1L’anzianotto portavoce dell’insieme dif-fonde da tempo (a titolo personale), lita-nie diffamatorie del sindaco uscente, uncattolico che per due sindacature ha rettoonestissimamente la città e frazioni.Ci si scusa ricorrendo al risultato delleprimarie che, vivaddio non è ancora undogma, tant’è che il saggio Montanelliusava dire che “in democrazia conta ilnumero dei voti sì, ma conta molto di piùsaper gestire la collettività che ha dato ivoti e l’opposizione”.Se un tuo fratello sbaglia, dice Gesù, ac-costalo e correggilo.Qualche cosa di simile dice Socrate: “Tumi hai evitato e non hai voluto avere rap-porti con me e correggermi”.(Apologia di Socrate pag. 85).Guai ai partiti che si fidano unicamente

del numero che li ha votati e non si im-pegnano invece a realizzare una buonagestione della collettività, fatta di simpa-tizzanti e avversari.La Resistenza assumerà una posizionenetta contro le eventuali disgustose pia-ghe che insidiano i valori di un paesedove Unità, Uguaglianza e Fraternità sonostati celebrati in questi dodici mesi del-l’anniversario dell’Unità Italiana.Si tratta di un tesoro di tutti come ha af-fermato il Cardinale Bagnasco; il Presi-dente Napolitano ha confermato: “L’Italiaha bisogno di più unità, di nuova e piùforte coscienza unitaria.”Noi ex combattenti della libertà, ci affian-chiamo a queste due voci profetiche e ledifenderemo!

I Partigiani d’Italia

Page 6: EDERAZIONE I V L - F 2012 ITALIA LIBERA E UNITAcordi e di proposte per un'efficace attività futura e per quelle iniziative che le Associazioni dei Volontari della Libertà si impegnano

SU LIBRI E CRONACHE PARTIGIANE

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UOMINI E DONNE

Un volume curato da Tommaso Piffer dà unadimensione storiografica nuova al sacrificiodegli Osovani – Le cerimonie commemora-tive sui luoghi del sacrificio di Francesco DeGregori (Bolla) e degli osovani morti per lalibertà e per la Patria.Il dibattito storiografico sull’orribile eccidioche avvenne alle malghe di Porzus si è ar-ricchito di un nuovo ed importante contri-buto che senza dubbio contribuirà a dareuna svolta alle ricerche su questo episodioche ha visto cadere “per mano fraterna”,una ventina di appartenenti alla “Osoppo-Friuli” il 7 febbraio 1945. Sinora vi era statauna contrapposizione fra due diverse let-ture, dettate da una storia non condivisaproprio su una vicenda che ha riassunto insé il conflitto fra democrazia e totalitarisminegli ultimi mesi della seconda guerra mon-diale e agli inizi della cosiddetta guerrafredda.Il tempo è trascorso, ma l’Associazione Par-tigiani Osoppo, che ha raccolto l’eredità mo-rale delle vittime, non ha mai smesso diindicare il loro esempio di amor di Patria edi dedizione alla libertà, riunendosi in coin-cidenza con l’anniversario, ai primi di feb-braio, sui luoghi del sacrificio per ricordaree rendere omaggio a Francesco De Gregori(Bolla), al delegato politico Gastone Valente(Enea) e a quanti dei “fazzoletti verdi “ eb-bero a dare la vita in quelle tragiche circo-

stanze.Nell’imminenza del 67° anniversario del-l’eccidio, iniziata nella sala del Consiglioprovinciale in piazza Patriarcato a Udine,con l’affollata presentazione del libro dal ti-tolo “Porzùs. Violenza e Resistenza sul con-fine orientale”, edito dalla casa editrice IlMulino di Bologna e curato da Tommaso Pif-fer, ricercatore di Storia contemporanea al-l’Università di Milano. Il libro raccoglie itesti degli studiosi che presero parte al con-vegno “Violenza e conflitti all’interno dellaResistenza italiana”, tenutosi a Udine nelfebbraio 2010. Perciò, insieme al contributodello stesso Piffer, il libro riporta gli inter-venti di Orietta Moscarda Oblak, RaoulPupo, Patrick Karlsen, Elena Aga-Rossi ePaolo Pezzino. Alla presentazione nella sala del Consiglioprovinciale gremita di pubblico in ogni dove,con il curatore Tommaso Piffer sono inter-venuti Cesare Marzona, presidente dell’As-sociazione partigiani Osoppo le cui nobilied argute parole danno sempre un alto li-vello a tutte le manifestazioni osovane, Gio-vanni Belardelli, docente di Storia delledottrine politiche all’Università di Perugia,Andrea Romoli, giornalista della sede Raidel Friuli Venezia Giulia, mentre il presi-dente della Provincia Pietro Fontanini hafatto gli onori di casa.La presentazione del volume ed il dibattito

che ne è seguito hanno dimostrato come siatuttora viva nella memoria, come nella let-tura dei fatti, la complessità di quanto ac-cadde alle malghe del sacrificio, dellemotivazioni e delle responsabilità. Tom-maso Piffer ha evidenziato, tra l’altro, che,oggi più che mai, “non si può certo parlaredi memoria condivisa, perché le memorie di-vise restano tali, qualsiasi sia il lavoro dellostorico. Sembra invece oggi possibile au-spicare una condivisione nella ricostru-zione dei fatti storici, sulla lealtà nell’usodei documenti e nel tentativo, sempredrammatico, di approssimarsi il più possi-bile alla verità dei fatti storici”. E’ una pagina di storia italiana che con l’im-pegno di Piffer ora può essere letta conmaggiore serenità ed entrare a far parte diun patrimonio condiviso che trova signifi-canza nell’ormai prossima determinazioneche le malghe abbiano a diventare monu-mento nazionale. E accanto a ciò è attesauna storica visita ad esse del Presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano, ilquale, per la sua storia personale, consa-crerebbe nel migliore dei modi l’eroismodegli osovani caduti, considerandoli allastessa stregua degli eroi di quel Risorgi-mento al quale essi si richiamavano, mo-rendo per la Patria.

Questa attesa per la visita del Capodello Stato si è fatta particolarmentesentire nelle cerimonie tenutesi aFaedis, a Canebola e su alle malghecon il tradizionale pellegrinaggio. Almonumento ai Caduti di Faedis difronte ad una nutrita rappresentanzadi Associazioni d’Arma e di cittadiniil Sindaco Cristiano Shaurli ha an-cora una volta proposto un inter-vento equilibrato e pienamenterispettoso della storia delle vicenderesistenziali nel Friuli orientale. Il sa-luto dell’Osoppo è stato portato dalvice Presidente Roberto Volpetti che,a nome del Presidente Marzona, hamesso in luce il valore di questo ap-puntamento annuale per tutti coloroche si riconoscono nei principi di li-bertà e democrazia.Nella chiesa di Canebola don GianniArduini, Presidente della Casa del-l’Immacolata di don Emilio De Rojaha celebrato la S.Messa di suffragionel ricordo dei Caduti con alcune ri-flessioni ed un appello ai numerosipresenti affinché a Don Emilio DeRoja, nel ventennale della scom-parsa e per i cinquant’anni della suabenemerita istituzione, venga con-cessa la medaglia d’oro al valor civile.E’ seguita la cerimonia civile con gliinterventi della Medaglia d’oro alvalor militare Paola Del Din Car-gnelli, del Presidente della ProvinciaFontanini, del Presidente dell’AVL diTreviso il comm. Aldo Tognana,dell’Assessore regionale RiccardoRiccardi, il quale ha preannunciatoche la Regione, attraverso il suo Pre-sidente Tondo, ha promosso la visitadi Napolitano probabilmente nelprossimo mese di maggio,un evento

di grande significato e portata sto-rica.Il discorso ufficiale è stato poi tenutodal prof. Belardelli il quale, ripren-dendo anche il contributo portato daRaoul Pupo al convegno del 2010, hasostenuto che “nella Venezia Giuliaaccadde quel che successe non nelresto d’Italia, ma nel resto della Ju-goslavia. In quella zona la lotta di li-berazione antinazista fece tutt’unocon la spietata pulizia del territoriodai nemici di classe finalizzata allacostruzione di un regime comunista.In tutta la vicenda un punto di svoltadecisivo è rappresentato dall’incon-tro che nell’ottobre 1944 si tenne aRoma tra Togliatti e i dirigenti comu-nisti jugoslavi, nel quale il leader delPci accettò di fatto le loro pretese sui

territori italiani. Pochi giorni dopoemanò la direttiva di favorire in ognimodo l’occupazione della regionegiuliana da parte delle truppe del ma-resciallo Tito.In tale contesto, le formazioni del-l’Osoppo rappresentavano per la stra-tegia jugoslava un ostacolo daannientare. Cosa che avvenne il 7febbraio 1945, per mano di partigianicomunisti italiani, ma nell’interessedegli jugoslavi. Porzùs ha rappresen-tato a lungo una ferita aperta per ilPci e per una storiografia troppospesso incline a difenderne le ra-gioni”. Una folta delegazione è poi sa-lita alle malghe per un omaggiofloreale nei luoghi che sono stati de-finiti “le Termopili del Friuli”.

Roberto Tirelli

LA STORIA E I FAZZOLETTI VERDI DELLA RESISTENZA NEL FRIULIIL NUOVO LIBRO DI TOMMASO PIFFER

LA RISTAMPA A MONDOVÌ (CN)DE “IL PRETE DEI RIBELLI”

LA CERIMONIA ALLE MALGHE DI PORZUS

Sono uno degli ultimi partigiani del di-staccamento della Tura. Sono salito inmontagna nel giugno 1944 con i ribellialla chiamata alle armi nella Repub-blica di Salò alleata dei nazisti in unaguerra sbagliata e disastrosa. "La vitaal pian per noi erafinita , ahi quanto adir qual era finita cosa dura", canta-vamo per darci coraggio.Con i giovani del circolo cattolico di Ca-rassone e con quelli del Ferrini avevoimparato a prendere la distanze dallafollia e dalla propaganda del Regime.Sulla Tura mi trovai con altri amicimonregalesi, operai, studenti, conta-dini: chi formatosi all'ombra del cam-panile, chi in ambienti diversi.Non potevamo avere subito le ideechiare. La lunga disinformazione ciaveva condizionato; ma aprimmo gliocchi a contatto con la dura realtà, di-scutendo fra di noi, ascoltando le espe-rienze di chi era reduce da uno deifronti di guerra e non voleva affatto tor-narci, tanto meno dalla parte sbagliatacon Graziani e i repubblichini di Salò.Il nostro capo naturale fu fin da subitoil tenente Beppe Milano, di Farigliano,tornato dalla Russia con un bagaglio diesperienze che gli dava autorevolezza edeterminazione, e con una maturitàumana affrettata dalle difficoltà a cuiera sopravvissuto. Un buon capo, unbel gruppo collegato con la brigata ValPesio del capitano Piero Cosa, di DinoGiacosa , di Gigi Scimé, di Aldo Sac-chetti . ..Sistemati nel rifugio Mettolo Castellinodovevamo presidiare un luogo molto

esposto e strategico fra le valli Ellero eMaudagna e provvedere alla faticosaraccolta dei materiali lanciati dagliaerei alleati, nasconderli e smistarlianche ad altre formazioni.Sotto di noi, al Pino di Baracco, si suc-cedevano le Missioni alleate insiemecon Gianni Raineri e altri villanovesi.Dalla pianura i nazifascisti ci tenevanod'occhio, e più volte tentarono di sni-darci. Non sempre era possibile respin-gerli; più.volte dovemmo spostarci,filtrando a valle o in pianura, o vagaredi notte nella neve dopo aver dolorosa-mente fatto saltare il rifugio con il pre-zioso materiale che conteneva e chenon doveva assolutamente finire nelleloro mani. Un rastrellamento partico-larmente drammatico, quello del di-cembre 44, perché il nostrocomandante Beppe Milano era grave-mente malato e avvampava di febbre.Una piccola grotta, non distante dal ri-

fugio ma difficile da individuare, ciospitò in una ventina. Giorni e nottid'angoscia; ma ci sosteneva la pre-senza di don Beppe Bruno, il nostrocappellano che non ci abbandonava,che si esponeva ad ogni rischio, anchese non godeva di buona salute neppurelui. Una vigilia di Natale davvero da pre-sepio, senza nemmeno il fiato caldo diun bue e di un asinello , ci disse donBeppe celebrando la Messa. Poi il te-nente Beppe Milano si aggravò; fu ca-lato nel buio su una slitta da fienoverso Roccaforte, santa Lucia e l'ospe-dale di Mondovì , dove coraggiosi me-dici lo ricoverarono in incognito,purtroppo inutilmente.Quante vicende, sofferenze, speranzerievoca il libro di Morandini! Oggi il no-stro tempo è molto cambiato, ma èugualmente bisognoso di partecipa-zione, di impegno, di fedeltà ai valori dilibertà e di democrazia che allora ab-biamo contribuito a costruire con lanostra lotta, nello slancio dei nostrivent'anni.Albino Morandini allora non aveva an-cora l'età per salire in montagna connoi, ma già condivideva quei valori equelle speranze. Le ha sapute raccon-tare nel libro che ha don Bruno per pro-tagonista e noi per comprimari. Haraccolto pazientemente tante testimo-nianze, le ha confrontate, ha dato lorovivezza di racconto, e noi ci ritroviamoin esse con commozione. Ritroviamo lanostra giovinezza, quei tempi aspri ecrudi, gli amici perduti allora e poi -don Bruno, Beppe e Nicola Milano,

Nandino Picco, Piero Chionetti, Um-berto Oggerino, Marino Botto, CesareCauda, Sandro Comino, Giuseppé Dal-masso, Giuseppe Mondino, Beppe Mon-chiero, Ferdinando Rittano, MarioToscano, Vanni Turbiglio; e Matteo Ma-gnino e Marco Botto fucilato a Ma-gliano, Matteo Giraudo fucilato a Prea;mentre altri restano con me a testimo-niare.Ma oltre ai ricordi e ai rimpianti, il rac-conto di Albino suscita qualcosa di più,non meno importante: ci regala la fie-rezza di una stagione che meritava diessere vissuta con quello slancio, conquella fiducia, con quelle speranze chenoi partigiani sopravvissuti auguriamoalle generazioni odierne di conoscere erispettare per coltivarle a loro volta conmodalità nuove, per il bene di tutti,della libertà, dell'Italia democratica,unita e repubblicana.

Franco Luigi Motta

DON BEPPE CON ALCUNI PARTIGIANI AL PINO SEDE DELLA MISSIONE INGLESE

LA CERIMONIA HA RICHIAMATO AUTORITÀ ED EX PARTIGIANI PER IL DISCORSO CELEBRATIVO

a ROBECCHETTO (Milano)Presentato un libro sulla 2° Linea Go-tica su Partigiani e RepubblichiniGiovedì 1° Marzo 2012, nella Sala Consiliare delpalazzo Fagnani-Arese, alla presenza di un foltopubblico, è avvenuta la presentazione del libro,ampiamente illustrato sulla Resistenza dal ti-tolo: “Fascisti, Repubblichini – La seconda lineaGotica (1943-1945)”, pubblicazione sponsoriz-zata dalla Fondazione.L’avvocato Luisa Vignati ha introdotto, sottoli-neando le direttrici sulle quali si è articolato illibro, che si muove negli anni bui (1943-1945)della Repubblica di Salò che ha visto, solo nelterritorio del medio Ticino, contare più di una

ventina di giovani partigiani fucilati, a CastanoPrimo, alla Padregnana di Robecchetto con In-duno, a Cuggiono e a Robecco sul Naviglio.Guido De Carli, classe 1923, oggi Presidentedella FIVL ha ricordato alcuni momenti che lohanno visto protagonista nei tempi di guerra. Te-renzio Gomarasca, classe 1926, appartenne allaDivisione partigiana “ Alto Milanese”, inqua-drato nella brigata “Colombini”, operante nellazona di Magenta-Boffalora, ha mostrato le cica-trici che porta ancora sulle mani – conseguenzadi una baionettata inflittagli dai tedeschi, perfarlo parlare. Era addetto al Servizio Informa-zioni Militari Nord Italia.

Giuseppe Leoni