ECUMENISMO - Barnabiti · 2015. 10. 12. · Essi possono non amarmi più con la loro volontà e col...

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zioni tra cristiani non erano al primo posto delle mie preoccupazioni e non le ho mai studiate seriamente». vivere l’unità in profondità In definitiva Madeleine ha consta- tato che «c’erano molti motivi di la- vorare all’ecumenismo», ammetten- do che «non è un puro caso se i con- tatti di Bossey sono stati per me come una luce sulla stessa Chiesa, sulla sua unità. Quanto a questa uni- tà durante l’incontro di Bossey ho appreso che viverla intensamente e nell’oscurità, nella profondità della Chiesa, era la prima condizione di una grande libertà di azione e di co- scienza davanti ai fratelli cristiani pri- vi di questa unità. Essa è come un senso interiore che aderisce familiar- mente ai discepoli della Chiesa e al suo intimo impulso di carità». In quel contesto «un desiderio non ha cessa- to di crescere in me». Madeleine elenca per sé e per le sorelle una se- rie di impegni che stupiscono quanto a esigenza e puntuale chiarezza che successivamente il Concilio Vaticano II indicherà nel decreto sull’ecumeni- smo Unitatis redintegratio, promulga- to da Paolo VI il 21 novembre 1964, l’anno in cui Madeleine si era spenta un mese prima di quella data storica per la Chiesa cattolica. A 50 anni dalla sua scomparsa è bello dedicar- le questo umile ricordo e affidare an- che alla sua preghiera la causa del- l’unità dei cristiani. Colgo l’occasio- ne per avvertire che i testi citati della Delbrêl, sono desunti in parte dai pochi volumi dell’Opera Omnia in italiano (ed. Gribaudi), mentre quelli relativi all’esperienza ecumenica a Bossey sono ricavati dal 9° tome des Oeuvres Complètes (éd. Nouvelle Ci- 2011, 142-195) e tradotti diretta- mente per questo articolo. Ecco di seguito alcuni suoi propositi e impe- gni ecumenici scritti a Bossey e altre riflessioni che sorprendono a motivo della loro correttezza, della franca determinazione e perspicace attuali- tà, peraltro già previsti e vissuti da Madeleine prima del decreto conci- liare sull’ecumenismo Unitatis redin- tegratio. Non è affatto temerario af- fermare che Madeleine ha preparato le vie del Concilio. gli impegni ecumenici di Madeleine «Manifestare poveramente, ma con tutta me stessa, ciò che è la Chiesa per coloro che vivono di essa; mani- festare la sua unità che rimane salva dai peccati che dilaniano ciascuno di noi e ci dividono tra noi; manifestare questa salda unità, dono gratuito e senza pentimento di Dio. Vivere apertamente questa unità che ama e non perde di vista alcuna separazione, che spera indefettibil- mente là dove c’è separazione. Offrire umilmente a Dio ciò che lui ci dona di soffrire al fine di custo- dire l’unità, con quello che soffrono i nostri fratelli per averla perduta. Essere molto attenti a ritrovare presso i Protestanti e presso gli Or- todossi ciò che è nostro patrimonio comune, che alcuni possono vivere meglio di noi, non perché la Chiesa ne ha come persa la memoria, ma perché noi stessi siamo distratti, su- perficiali, incostanti. ECUMENISMO Eco dei Barnabiti 3/2015 43 Bossey - Sala meeting studenti ecumenici a Bossey

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  • zioni tra cristiani non erano al primoposto delle mie preoccupazioni enon le ho mai studiate seriamente».

    vivere l’unità in profondità

    In definitiva Madeleine ha consta-tato che «c’erano molti motivi di la-vorare all’ecumenismo», ammetten-do che «non è un puro caso se i con-tatti di Bossey sono stati per mecome una luce sulla stessa Chiesa,sulla sua unità. Quanto a questa uni-tà durante l’incontro di Bossey hoappreso che viverla intensamente enell’oscurità, nella profondità dellaChiesa, era la prima condizione diuna grande libertà di azione e di co-scienza davanti ai fratelli cristiani pri-vi di questa unità. Essa è come unsenso interiore che aderisce familiar-mente ai discepoli della Chiesa e alsuo intimo impulso di carità». In quelcontesto «un desiderio non ha cessa-to di crescere in me». Madeleineelenca per sé e per le sorelle una se-rie di impegni che stupiscono quantoa esigenza e puntuale chiarezza chesuccessivamente il Concilio Vaticano IIindicherà nel decreto sull’ecumeni-smo Unitatis redintegratio, promulga-to da Paolo VI il 21 novembre 1964,l’anno in cui Madeleine si era spentaun mese prima di quella data storicaper la Chiesa cattolica. A 50 annidalla sua scomparsa è bello dedicar-le questo umile ricordo e affidare an-che alla sua preghiera la causa del-l’unità dei cristiani. Colgo l’occasio-ne per avvertire che i testi citati dellaDelbrêl, sono desunti in parte daipochi volumi dell’Opera Omnia initaliano (ed. Gribaudi), mentre quellirelativi all’esperienza ecumenica aBossey sono ricavati dal 9° tome des

    Oeuvres Complètes (éd. Nouvelle Ci-té 2011, 142-195) e tradotti diretta-mente per questo articolo. Ecco diseguito alcuni suoi propositi e impe-gni ecumenici scritti a Bossey e altreriflessioni che sorprendono a motivodella loro correttezza, della francadeterminazione e perspicace attuali-tà, peraltro già previsti e vissuti daMadeleine prima del decreto conci-liare sull’ecumenismo Unitatis redin-tegratio. Non è affatto temerario af-fermare che Madeleine ha preparatole vie del Concilio.

    gli impegni ecumenicidi Madeleine

    «Manifestare poveramente, ma contutta me stessa, ciò che è la Chiesaper coloro che vivono di essa; mani-

    festare la sua unità che rimane salvadai peccati che dilaniano ciascuno dinoi e ci dividono tra noi; manifestarequesta salda unità, dono gratuito esenza pentimento di Dio.

    Vivere apertamente questa unitàche ama e non perde di vista alcunaseparazione, che spera indefettibil-mente là dove c’è separazione.

    Offrire umilmente a Dio ciò chelui ci dona di soffrire al fine di custo-dire l’unità, con quello che soffrono inostri fratelli per averla perduta.

    Essere molto attenti a ritrovarepresso i Protestanti e presso gli Or-todossi ciò che è nostro patrimoniocomune, che alcuni possono viveremeglio di noi, non perché la Chiesane ha come persa la memoria, maperché noi stessi siamo distratti, su-perficiali, incostanti.

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    Bossey - Sala meeting

    studenti ecumenici a Bossey

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  • Non redigere o registrare valuta-zioni sulle conseguenze delle divi-sioni, con le cause di certe sofferen-ze, ma semplicemente compatire esperare.

    Proclamare il rispetto della veritàin nome della fede e rifiutarsi allaconfusione tra ciò che è apparenza,similitudine, legame e ciò che è l’uni-tà. Presentare questo come un aspet-to della fedeltà alla speranza.

    Cogliere tutte le occasioni per ob-bedire insieme alla legge dell’amoreevangelico, ai suoi più semplici pre-cetti come quelli del discorso dellamontagna, come ai primi due co-mandamenti dei quali noi dobbiamodonare insieme la proclamazione vi-vente al mondo.

    Una scintilla di unità ardente di unfiglio della Chiesa, una scintilla diunità ardente tra due fratelli divisiche si dedicano alla carità possonoessere un piccolo mezzo per accen-dere il fuoco».Quanto segue ne è conferma e ap-

    profondimento.

    più cattolica e vera ecumenica

    A proposito del netto rifiuto dellaconfusione che arriva a «chiamareunità ciò che non lo è», Madeleineinviterà piuttosto a «raggiungere i

    fratelli là dove essi sono, a unirsi aloro nella ricerca della verità e a ri-fiutarsi con ripugnanza a ogni pseu-do-unità che trasformerebbe la spe-ranza in povera speranza». Conumiltà terrà a precisare: «Malgrado lamia ignoranza, il più grande timoreche ho è che per affrettare l’unità noiconfondiamo, gli uni o gli altri, ciòche è forse solo sintomo della nostrafutura unità, ma che utilizzato oggicome se fosse già unità, non la stabi-lirebbe su tutta la verità. Si rischiereb-be di lasciare al fondo delle cose deigermi di divisione». Quanto ho riferi-to rivela in modo sorprendente l’in-tensità della sua prima esperienzaecumenica vissuta per pochi giorni aBossey, come ne sia stata profonda-mente segnata e a quale livello direcezione delle vere esigenze ecu-meniche sia pervenuta, con equili-brio, realismo, sapiente discernimento,coinvolgimento e tanto amore.Madeleine, cresciuta nell’amore per

    la Chiesa una e unica, a Bossey hatrovato ulteriori motivi per confer-marne la fedeltà e crescere nella per-sonale convinzione che «per donarcil’unità il Signore mi domanda di es-sere più essenzialmente cattolica»,arrivando ad ammettere però che«un protestante guarda una realtàdella Chiesa, la conosce, si stupisce e

    ama qualcosa della Chiesa…La amacome qualcosa che lui riconosce,perché la vive già nella speranza, nel-la sua anima». Riconoscerà che «leragioni dottrinali della rottura sonosovente sconosciute», perché non fa-cilmente comprensibili, ma non ri-nuncerà a insistere nella ricerca dellaverità con i fratelli, senza frenarne iprocessi; nell’unirsi con loro nellapreghiera, rifiutando di giudicarli econdannarli, con un impegno: «esse-re prudente per difendere, ma essereper loro, soprattutto, ciò che non è‘separabile’, ciò che vive ‘l’unità’ perloro. Per cui questa unità è una stes-sa cosa con la speranza: essere incarne e ossa un frammento dellaChiesa cattolica romana per la qualecustodire e sperare l’unità non sonoche la stessa cosa». Madeleine dacattolica convinta impara a scoprirebene quale è il suo posto in tale im-presa e a discernere il da farsi, tor-nando sempre all’essenziale: «esserein mezzo a loro l’unità che ama, cheglorifica Dio per ciò che lui muove afavore dell’unità, che spera da Diotutta la sua unità».

    la Chiesa è sempre madre

    Colpisce in particolare la sua insi-stenza nel sottolineare la vocazionematerna della Chiesa che non puòdimenticare i suoi figli a motivo dellatrasmissione della vita, anche se han-no fatto altre scelte e hanno seguitoaltre strade. Si tratta infatti di «unaunità materna che non può cessaredi esserlo! Quando una madre dice:‘ho dei figli’, non vuol dire: ‘sonoproprietaria di certi uomini’». È il do-no della vita che permette a una ma-dre di dire: «Degli uomini sono vivi amotivo della vita che io ho donato lo-ro. Essi sono liberi. Essi possono nonamarmi più con la loro volontà e colloro cuore. Ma tra loro e me rimaneper sempre l’amore, un’unità chenon si può annientare; ciò che restanella loro vita è la stessa vita della lo-ro madre».

    prossimità di vita e doveri

    A questo punto, scrive nei suoi ap-punti, «non penso a discorsi, ma a in-contri provvidenziali di cui è tessutala vita di alcuni cattolici con i prote-stanti. In questa prossimità di vita mipare che c’è da parte nostra un com-

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    Bossey - torre medievale all’interno dell’Istituto ecumenico internazionale

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  • pito doveroso, quello di vivere aper-tamente la nostra stessa vita all’inter-no della Chiesa, di vivere apertamen-te l’unità fondamentale della Paroladi Dio, dell’Eucaristia, della preghiera,nella Chiesa; l’unità organica, funzio-nale della Chiesa, la sua unità parago-nabile a quella del corpo; l’unità libe-ratrice della Chiesa per chi vuole tut-ta la sua Fede e nient’altro che la suaFede; l’unità tra il dovere di custodireil deposito e il dovere di parteciparealla redenzione attraverso l’evangeliz-zazione, la sofferenza e la preghiera;l’unità tra il custodire nella Chiesa lepromesse del Signore, fondata su diesse, e il lavorare a completarle, co-me lui ha chiesto».

    dopo la settimana a Bossey

    Verso la conclusione della sessio-ne, Madeleine ha trasmesso all’équi-pe degli organizzatori una valutazio-ne della sua esperienza, quasi unarevisione della vita trascorsa tra so-relle e fratelli cristiani diversi, trasoddisfazioni e qualche delusione.Consapevole delle sue lacune inizialie dei suoi limiti ecumenici in fatto distudio serio, conoscenza, preparazio-ne, ammetterà: «Io classificavo le per-sone in ‘credenti’ e ‘non credenti’.Convertita, ho continuato a fare lastessa cosa». Ma pure rispettandole,non dava eccessiva importanza allediscipline della Chiesa, alle diver-genze e alle separazioni, e ammette-rà con franchezza quanto segue.«Dopo la settimana trascorsa a Bos-

    sey, un fatto si impone. Constato unaforza di unità in azione, sia dei cuori,sia delle comunità; talvolta essa va inprofondità e quasi nulla appare in su-perficie; alle volte agisce a larghi ri-succhi, come un turbine. So chel’amore è unità e che lo Spirito di Dioè amore. Proprio io so che, celluladella Chiesa cattolica romana, è nelsuo ordine, nelle sue relazioni vitali,organiche, funzionali, nel suo corpoche io posso essere allo stesso tempoin questo corpo e personalmente, sot-to l’influsso dello Spirito Santo. Ma soanche che non conosco le vie delloSpirito Santo accanto a tutti gli uomi-ni. Ma io so infine che la vocazionecristiana è la gloria di Dio, che lo Spi-rito Santo è incessantemente all’operaper questa gloria, che servire questagloria è servire un mistero e nel miste-ro. Questa gloria non incombe, non si

    insegue: si attende. Avevo pensatoche il terreno di incontro più facile sa-rebbe quello dell’applicazione dellalegge evangelica alla nostra vita quoti-diana. Al contrario vi ho trovato delledifficoltà inattese, non nelle sedutegenerali, ma nelle riunioni di gruppo enegli scambi. In questi due casi è evi-dente che la parola del Signore ha unposto fondamentale nella vita, manon vedo come essa agisce sulla vita,nella vita. L’impressione che ho è chela maggioranza dei miei interlocutorinon sembra fare di questa parola unaforza attuale. Prendo l’espressione at-tuale in tutti i significati pratici che es-sa ha: attuale come attualità, capacedi azione…Questo lo dico non percriticare, ma solo mosso da una ricer-ca sincera di un cammino solido ver-so l’unità. Tengo a precisare che perme il Vangelo è un dono di Dio sem-pre attuale: mi invita, mi illumina, miguida, mi dice dove ristorarmi. Mi mo-stra come scegliere il Cristo e come iosono stata scelta da lui. Il Vangelo el’Eucaristia, insieme, mi permettonodi vivere disponibile a Dio…».

    verso la pienezza dell’unitànella verità

    «Malgrado la mia ignoranza, il miopiù grande timore è che per ‘accele-

    rare’ l’unità noi confondiamo, gli unio gli altri, ciò che è, forse, solo sin-tomo della nostra futura unità, mache utilizzato oggi come se fosse giàunità, non la stabilirebbe su tutta laverità. Si rischierebbe così di lascia-re, al fondo delle cose, dei germi didivisione». La preoccupazione diMadeleine era per la verità. Ha leidee chiare a proposito della verameta del cammino ecumenico – tut-tora problematica per alcune Comu-nità ecclesiali – e punta decisamentesulla pienezza dell’unità che implicala pienezza della verità, come condi-tio sine qua non, per arrivare al rista-bilimento anche della sua visibilità,mettendo in guardia da fughe impa-zienti, scorrette interpretazioni e sel-vagge anticipazioni che non fareb-bero altro che ostacolare il suo com-pimento. In una lettera del 1950 alp. J. Loew aveva già annotato che «perquel che riguarda la Chiesa, gioche-relliamo con faciloneria con la suaunità. Siamo pieni di riguardi per nonrompere l’unione con i non credentie mettiamo in gioco con leggerezzal’unione con i cristiani». Concluden-do la valutazione scritta alla direzio-ne del seminario di Bossey, Madelei-ne non esita a formulare una richie-sta: «È inutile che io sottolinei chequesta lettera è personale, come ri-

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    cappella del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra, da cui dipendel’Istituto di Bossey

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    sulta da sé. Sarei felice che da partevostra mi deste delle spiegazionisulle questioni che essa ha potutosollevare. Al contrario personalmen-te mi assicurerei di essere rimastanel senso della Chiesa cattolica, di-cendovi quanto precede. Altrimentiio lo rettificherò e ve lo segnalerò.Fraternamente, nell’amore del Signo-re, Madeleine».

    i punti forti dell’unitàche esiste già

    Dopo Bossey, l’attività ecumenicadi Madeleine continuerà. Il 9 dicem-bre 1959 incontrerà fr. Roger Schutza Taizé, dove si confronterà con luisul battesimo. Al termine di un sog-giorno di riposo a Nant de Pry nel1961, nel libro degli ospiti della ca-sa, luogo delle celebrazioni nellapiccola cappella sotterranea dei preticattolici che lavoravano nel vicinoIstituto ecumenico di Bossey, scriveràuna dedica: «Posto di frontiera, luogodi pace e immagine viva di tutte leunità difficili di cui il Signore detienei piani». Dal 2 al 5 gennaio 1964,durante un convegno terrà due con-ferenze alle Sorelle consacrate prote-stanti della comunità di Grandchampe, sempre invitata da loro, vi ritorne-rà in aprile.Come ognuno ha potuto cogliere

    dai testi citati, sorprende la ricchezzadelle riflessioni provocate in Made-leine dall’inattesa esperienza ecume-nica, affatto programmata quindi,vissuta nell’Istituto di Bossey. Era il

    suo primo impatto con la complessarealtà ecumenica, eppure ne è rima-sta toccata profondamente, si è la-sciata interpellare e traspare dal suodire un esemplare coinvolgimento alquale ha saputo risponde con equili-brio e rettitudine di intenti. Il suomodo di procedere aiuta a compren-dere che l’ecumenismo non è cosafacile, semplice e superficiale, macosa seria, opera che richiede tantapazienza ed esige un rigoroso per-corso, chiarezza di metodo e diobiettivi, senza peraltro dimenticarele esigenze dell’amore, che già di persé è unità, ma il cui ristabilimentonon può che avvenire nella verità.Vanno inoltre evidenziate le pun-

    tualizzazioni di Madeleine e la suadisponibilità al confronto, all’ascoltoe alla correzione. Sì, ha fatto una sin-golare esperienza, una vera scoperta,e l’ha sinceramente ammesso, ma almomento di farne una rilettura com-plessiva o revisione non cede a im-pressioni sommarie, anzi, arriva acogliere i temi cruciali, ecclesiologi-ci in particolare, che rimangono dachiarire, i veri nodi da sciogliere per-ché l’unità sia vera. Quindi non im-pressioni a caldo soltanto, ma ogget-tiva lettura di una realtà dolorosache non può lasciare indifferenti tuttii battezzati, «fedeli e pastori» (UR 5).

    l’unità in pantofole è falsa

    Madeleine, e lo si percepisce intutti gli scritti, non è buonista, né ri-nunciataria, né ingenua, ma sempre

    autentica e determinata, tutta deditaall’amore di Cristo e del prossimo,dovunque, nella sua Chiesa e fuori diessa, donna che sa soffrire e offrirepure per l’avvento della piena unitàecclesiale, facendo leva sull’impe-gno missionario dell’evangelizzazione.Già nel 1952 scriveva: «Contro laChiesa vi sono due tradimenti ripu-gnanti: quello di rompere la sua uni-tà in nome dell’evangelizzazione equello di rinunciare all’evangelizza-zione a motivo della sua unità. Ognievangelizzazione che non rinsalda lenostre giunture con il corpo è unafalsa evangelizzazione: è la nostrapropria avventura. Ogni unità che citrattiene lontani dalle estremità dellaterra, una unità in pantofole, è unafalsa unità. La Chiesa è una per lasalvezza del mondo. La Chiesa è mis-sionaria perché è una… Una unità ti-morosa, ripiegata su se stessa, sareb-be un’ingiuria alla Redenzione». Èl’intenzione della preghiera di Gesùal Padre: «Tutti siano una sola cosa,perché il mondo creda» (Gv 17).Come ebbe a dire il p. Pietro Favre

    nel suo Memoriale: «Chi vuole ama-re il Signore Gesù deve amare anchetutto quello che egli ama» (cfr. inEco dei barnabiti 2015/2, p. 16), an-che Madeleine ha indicato alle sorel-le de La Charité lo stesso orientamen-to ecumenico fondamentale: «aminociò che Cristo ama, come ama lui,per essere pronte a partire ovunque ecomunque, per vivere il Vangelo nellaChiesa e nel mondo insieme».A circa 50 anni dalla scomparsa di

    Madeleine Delbrêl, trovata esanimenella casa di Ivry il 13 ottobre 1964,un mese prima dalle promulgazioniconciliari della Costituzione dogma-tica sulla Chiesa, Lumen gentium, edel Decreto sull’ecumenismo, Unita-tis redintegratio, avvenute il 21 no-vembre 1964, mi è parso doverosoricordare, anche se brevemente, unadonna totalmente consacrata a Dio,evangelica e tanto esemplare per lasua fede incarnata, umile e dedita aifratelli – grande quindi – ardente diamore per Cristo e per la Chiesa, ap-passionata della verità, sempre colVangelo tra le mani e nel cuore, con-templativa, animata da reale passio-ne ecumenica e grande mistica, chemerita tutta la nostra ammirazione evenerazione.

    Enrico Sironi

    ECUMENISMO

    panoramica del complesso ecumenico di Bossey

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