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ECONOMICHE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO • N. 113 • MAGGI0 1952 • L. 250

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ECONOMICHE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO • N. 113 • MAGGI0 1952 • L. 250

I L V E R M U T H R E

A proposito

dell'esperimento Pinay in Francia I I E N K V L A U F i : . \ B L H < ; i ; i t

Avvenuta la liberazione, la Francia si è abbandonata alle

illusioni, ha sperato di poter mantenere il suo tenore di vita,

così nel settore privato come in quello dell'economia pubblica,

pure perseguendo tre finalità in parte nuove: la riparazione dei

danni di guerra; il superamento del ritardo verificatosi nel-

l'assestamento dell'agricoltura e soprattutto dell'industria, la cui

attrezzatura era smisuratamente invecchiata; e infine il riarmo

intensificato dopo il 1951.

Se si considera che la Francia è il paese più generoso fra tutti

gh altri in materia di assistenza sociale, poiché gli apporti dei

datori di lavoro superano di molto il livello di un salario com-

plementare, si deve riconoscere che il finanziamento di cumulo

di obbiettivi sopra elencati oltrepassa di molto le risorse del-

l'economia nazionale che non ha ancora raggiunto il livello della

produzione del 1929, ultimo anno di indiscussa prosperità nel

periodo fra le due guerre.

Durante i primi tre anni che hanno seguito la seconda guerra

mondiale, il carico degli investimenti trasferiti dal settore pri-

vato a quello pubblico, in funzione delle nazionalizzazioni, è

stato troppo grave per essere assunto, sia pure soltanto in parte,

dal reddito nazionale eccedente i bisogni vitali — o giudicati

tali — del consumo. Il costo della ricostruzione e dell'attrezza-

tura delle imprese statizzate (ferrovie) e nazionalizzate (gas,

elettricità, carbone, ecc.) gravanti sul bilancio statale è

stato tale che fu necessario attingere soprattutto dall'inflazione i

mezzi di finanziamento corrispondenti a circa il 20% del reddito

nazionale, tenuto conto dei « déficits » dei bilanci così detti or-

dinari di funzionamento. Le anticipazioni dirette, concesse dalla

Banca di Francia allo Stato, l'inflazione indiretta causata dallo

sconto di Buoni del Tesoro effettuato dalle banche, e anche, in

certa misura, la mobilizzazione in franchi della contropartita

degli aiuti americani: ecco altrettanti responsabili della svaluta-

zione del franco francese durante i primi anni del dopoguerra.

Malgrado il rallentamento e poi il fermo completo della

formazione artificiale del potere d'acquisto, la divisa francese

non rappresenta più attualmente che una esigua frazione di

quanto essa era anteriormente al secondo e soprattutto prece-

dentemente al primo conflitto mondiale. La diminuzione del

potere d'acquisto del franco francese invero, all'inizio del 1951

in rapporto alla fine del 1938 era del 94,50%, mentre per le altre

monete era assai inferiore e cioè:

3 9 , 5 0 % per il franco svizzero,

46,10% per il dollaro statunitense,

48,50% per la sterlina,

61,50% per il fiorino olandese,

espresso in oro il franco francese non rappresentava più di

2 mmg. e 32 nel 1950 contro 290 mmg. nel 1914.

A partire dal 1949, la tattica finanziaria si modifica. Tutte

le spese pubbliche e d'interesse pubblico sono riunite in un solo

bilancio formato da quattro sezioni:

— funzionamento dei servizi;

— investimenti nel demanio dello Stato (strade, ponti, edi-

fici [bàtiments) ;

— allestimenti (imprese di Stato soggette a nazionalizza-

zione, agricoltura, industrie private vitali come la siderurgia) e

riparazione dei danni di guerra;

— conti speciali del Tesoro, e cioè le spese fino ad un mas-

simo a carico del Tesoro in materia di commercio, di cambi,

di credito a breve e lungo termine, ecc.

L'imposta non copre solamente le spese cosiddette ordinarie

d'ordine civile e militare, ma anche un'importante aliquota dei

carichi pubblici d'investimento: allestimento, ricostruzione. Fino

al 1951 sono state devolute a tali scopi le seguenti imposte: avanzo

del prelievo eccezionale per la lotta anti-inflazionista ; tassa tem-

poranea sugli utili non distribuiti delle società; parecchi decimi

applicati ad imposte indirette (tassa di produzione, ecc.) e ai

diritti di registro; prodotto dall'inasprimento del tasso per l ' im-

posta sul reddito degli Enti morali, ecc. Il saldo dell'investimento

pubblico eccedente — ben inteso — l'autofinanziamento assai

scarso degl i stabilimenti industriali dello Stato o nazionalizzati

venne coperto dagli aiuti americani, da rari prestiti a lungo ter-

mine specialmente di provenienza estera, da emissione di teso-

reria effettuate - in ritmo crescente - al di fuori del settore ban-

cario, focolaio dell'inflazione.

La prima originalità del Piano Pinay è quella di riserbare

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l'imposta alle spese di funzionamento, agli stanziamenti mili-

tari, ecc. e di ripristinare il finanziamento classico a mezzo di

prestiti, per le spese già chiamate « straordinarie » di investimento,

mettendo al bando rigorosamente l'inflazione che nel 1951

aveva rivelato una nuova recrudescenza, a causa delle note riper-

cussioni della guerra in Corea e dell'adeguamento interno dei

salari, al rialzo assai notevole dei prezzi.

Il promotore di questo esperimento, il primo di grande por-

tata dopo quello dell'opposta ispirazione socialista di Leon Bluin,

ha perciò dovuto adottare misure preliminari atte a disporre

favorevolmente i detentori di capitali ed a incitare i tesaurizza-

tori a partecipare ad una operazione finanziaria vantaggiosa. Di

primo acchito, in un clima favorito dal non inasprimento delle

imposte, l'amnistia fiscale doveva assumere un ruolo essenziale.

Col favore di un largo gesto di generosità i contribuenti che

anteriormente al i° gennaio 1952 avevano nascosto al fisco una

parte del proprio reddito, credito o stocks, hanno beneficiato

automaticamente di una specie di prescrizione anticipata in ma-

teria di contributi riguardanti l'imposta sul reddito, le tasse

sulla cifra d'affari, i diritti di trapasso, ecc.; agli evasori è stato

accordato, a far tempo dalla pubblicazione della legge 14 aprile

1952, di regolarizzare la loro posizione, scansando multe e pe-

nalità, col solo pagamento dell'imposta. Andando ancora più

in là, una semplice istruzione ministeriale del 17 aprile, di dubbia

legalità, estende l'amnistia dal campo puramente fiscale a quello

del controllo sugli scambi. Fino al i° luglio 1952 ogni credito

all'estero, in condizione irregolare, può essere regolarizzato, sia

con la conversione delle divise in franchi, ove si tratti di rendita

o di corrispettivi di esportazioni, sia a mezzo di rimessa a dossier

di un intermediario di gradimento, sia con una dichiara-

zione all' Ufficio dei cambi, quando si tratti di capitali

dissimulati.

Queste misure che sono discutibili sotto il punto di vista

morale (nel senso che, al contrario degli astuti frodatori, quelli

che, scoperti, già sono stati perseguiti, verranno penalizzati, pur

avendo scontato l'integrità dell'imposta) saranno idonee a

rastrellare i fondi occultati in Francia e all'estero in una cerchia

produttiva di larga estensione >

Il Presidente Pinay ha pure pensato, anche e forse soprattutto,

ai tcsaurizzatori. Dopo la Cina, la Francia si inserisce in primo

posto fra i paesi che dispongono di importanti riserve auree pos-

sedute dalla massa dei privati detentori, in forma di lingotti o

di monete; si valuta a più di 3.000 tonnellate l'oro così sottratto

all'attività economica. Calcolandolo a 500.000 franchi al chilo-

grammo, le tonnellate d'oro corrispondono a più di 1.500 mi-

liardi di franchi-carta. La preponderante preferenza per la m o -

neta e in particolare per il « Napoleone », si appalesa nel premio

che ad essa si riconosce in rapporto al lingotto e che era ancora

del 3 7 % al momento dell'andata in vigore del Piano Pinay.

Il secondo obbiettivo del « N e w Deal », che è palesemente

d'ispirazione conservatrice, se non pure capitalista, all'opposto

del sistema Roosevelt agli Stati Uniti, è di convogliare le ecce-

denze del reddito, i capitali liquidi suscettibili di mobilitazione

verso il prestito emesso alla fine di maggio, la cui sottoscrizione

rimane aperta durante tutto il mese di giugno.

Ma il Presidente del Consiglio francese ha voluto attrarre

pure e innanzitutto i detentori di lingotti e monete d'oro, oltre

che di divise. Il prestito è quindi legato al « metallo giallo » senza

essere perciò un prestito in oro. Il collegamento a quest'ultimo

è stato operato con delicatezza. Si è dovuto prima d'ogni altra

cosa risolvere le modalità della sottoscrizione. La maniera più

semplice era quella di permettere ai detentori della moneta di

scambiarla direttamente con i titoli del prestito, ciò che avrebbe

evitato il risucchio sul mercato libero. In questo caso lo Stato

avrebbe dovuto rivendere l'oro; ma esistono al riguardo tassi

differenti, il corso fisso della Banca di Francia e i corsi liberi

nettamente superiori. Si è pertanto ammesso, come principio,

che i detentori dell'oro potessero procurarsi biglietti o depositi

in vista della sottoscrizione, realizzando essi stessi il valore del

metallo sul mercato libero, misura questa che si tradurrà in

un ribasso dei corsi se i venditori si presenteranno in gran numero

insieme con una massa importante di monete. Le grandi

banche accettano direttamente l'oro contro l'emissione di

titoli, come francobolli. Il rischio, in verità minimo, può consi-

derarsi compensato dalla garanzia dell'oro insita nel titolo > Tale

garanzia è realmente solo indiretta. L'interesse del 3,5 % ,

essendo calcolata e pagata sul prezzo di emissione, sfugge

alla garanzia che è riservata al capitale per quel che

si attiene al collegamento con l'oro. Lo Stato riprende i

valori garantiti secondo il corso dell'oro quotato sul mercato

Ubero, per il pagamento di certe imposte. Poiché l'imposta sul

reddito è esclusa per lasciare un margine ai pagamenti in moneta

fresca, sono i diritti di trapasso — acquisti di mobili ed immobili,

successioni, donazioni — che forniranno un canale di sfogo ai

titoli in conformità dalle fluttuazioni del valore dell'oro nei con-

fronti della moneta cartacea. Il rischio del ribasso dell'oro non è

risentito dal sottoscrittore, poiché lo Stato riprende il titolo sulla

base almeno del prezzo di emissione. Per contro, il pericolo

del ribasso del franco-carta in rapporto all'oro è eliminato per

il possessore dei titoli Pinay, in considerazione del fatto che i

corsi in borsa si svolgeranno, in forza della ripresa fiscale dei

titoli, secondo il mercato dell'oro, e che l'ammortamento sotto

forma di riscatto in Borsa dà la garanzia di « flessibilità ». Per la

misura con cui lo Stato prowederà all'ammortamento — poiché

il prestito dovrà essere estinto in 60 annualità — col metodo

del sorteggio annuale, si dovrà naturalmente tener conto

del valore di Borsa, se essa sarà in rialzo dopo la

emissione.

La garanzia è quindi più ristretta di quella concessa nei due

grandi prestiti emessi nel periodo fra le due guerre. Il pre-

stito Caillaux al 4 % del 1925 era stato collegato alla sterlina

sotto il duplice aspetto dell'interesse e del capitale; quello del

1937 al 4,50% perpetuo aveva per base l'equazione di un cambio

che comprendeva il franco francese, il dollaro e la sterlina. Ma,

ahimè! al momento della conversione nel 1942, la garanzia di

cambio è stato annullato nei confronti dei portatori francesi.

Conviene aggiungere, che con analogo tratto di penna, il G o -

verno Pétain ha cancellato l'immunità fiscale in rapporto sia

dell'imposto cedolare — tossa proporzionale — sia dell'imposto

generale sul reddito — sopratossa progressiva — del prestito

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Caiilaux del 1925. Ora il nuovo prestito che prende il nome

da Pinay comporta lo stesso impegno, particolarmente am-

pliato: non soltanto il portatore del titolo non sopporterà la

sopratassa progressiva per « tranches » (massimo 7 0 % ) e in più

i suoi eredi sfuggiranno al pagamento dei diritti di successione

sui titoli fino alla concorrenza del loro valore in oro.

Il successo dell'operazione è quindi, per un certo senso, in

funzione della dimenticanza della storia: benché lo Stato abbia

cosi spesso rinnegato i suoi impegni, non si vuol sempre pen-

sarci. Senza dubbio, le considerazioni d'ordine fiscale assicurano

una larga eco all'appello di Pinay. Il privilegio tributario durerà

almeno un discreto numero di anni, inoltre tutti i frodatori del-

l 'Erano, partecipando al prestito, si assicureranno la prova in-

confutabile d'aver sottoscritto con fondi dissimulati anterior-

mente al 10 gennaio 1952 — limite fissato dall'amnistia — e

cosi sfuggiranno al sospetto ch'essi abbiano potuto farlo a mezzo

di disponibilità conseguita e dissimulata posteriormente. La

garanzia dell'oro eserciterà una modesta attrattiva. Molti fra i

detentori di lingotti e in modo speciale di monete riterranno il

loro « collocamento » sterile più sicuro che non il titolo del

prestito agganciato all'oro.

Se si considera obbiettivamente, la garanzia in oro è un

segno di debolezza dello Stato e implica per esso un grave rischio.

Ammettendo che il franco-carta non è al sicuro nei riguardi

del deprezzamento, sia per sua colpa, sia in ragione, purtroppo,

delle congiunture interne e soprattutto di quelle internazionali

imprevedibili, lo Stato si impegna, in caso inverso, a fare tutto

ciò che è in suo potere per limitare gli slittamenti della moneta,

giacché altrimenti graverà il bilancio d'un sovraccarico intolle-

rabile per onorare la promessa garanzia in oro. Questa è d'al-

tronde contraria ai principii della gestione finanziaria tradizio-

nale da quando esiste un debito pubblico apprezzabile. Finora

lo Stato non ha potuto sopportare il crescente peso del suo de-

bito interno se non in grazia dello svilimento del franco, ciò

che è il modo più efficiente per procedere all 'ammortamento.

Eppertanto se il debito interno è salito nominalmente da 30

a 3000 miliardi in cifra tonda dal 1913 al 1951 - ossia si è molti-

plicato per 100 — U peso teorico in oro è sceso di circa il 20%.

Ma se valutiamo il debito, basando il potere d'acquisto della

moneta in rapporto ai prezzi del mercato al dettaglio o sul costo

della vita, registreremo una caduta nella proporzione di 100 a

60 almeno. Per attenuare il gravame eventuale della garanzia, è

augurabile che gli Stati Uniti svalutino il dollaro, in altri termini

rialzino il prezzo dell'oro espresso in divisa U.S.A. sensibilmente

al di sotto di 35 dollari l'oncia.

Qual è il rapporto tra le previsioni e i risultati ?

A l momento dell'emissione, il Governo aveva scontato al-

meno trecento miliardi di franchi-carta, somma minima per ri-

tornare ad una dolorosa compressione delle spese. Bisogna ren-

dere giustizia a Pinay di aver avuto il coraggio di indurre il

Parlamento, per la prima volta dopo la liberazione, ad operare

una certa scelta tra le spese eccedenti notoriamente la capacità

dell'economia. In tal modo per compensare i maggiori carichi

militari ha falcidiato parecchie spese di funzionamento, certi

approntamenti e soprattutto il programma di ricostruzione.

Tenuto conto delle risorse del credito a breve scadenza, i 300

miliardi attesi dal prestito permetteranno di far rivivere alcuni

investimenti pubblici.

Il prestito opererà su vasta scala lo spostamento dei fondi

già virtualmente a disposizione del Tesoro, come i depositi di

banca e i « chèques » postali, verso un definitivo impiego pub-

blico. Ma quale sarà l'importanza della contropartita realizzata

di monete e di lingotti d'oro ; Il « test » dell'operazione Pinay

è là; il successo, non nominale ma reale, dipende anche, fino ad

un certo punto, dall'importanza dei capitali rimpatriati; poiché,

a nostro parere, occorreranno nominalmente più di 300 miliardi,

data la massa dei titoli che rifluirà per compensazione, onde re-

golare certune tasse e anche in ragione all'ammissione, come

mezzo liberatorio, del prestito perpetuo 5 % 1949 e del 3 %

perpetuo.

Qual è la realtà?

N e parleremo in una nota che verrà pubblicata prossi-

mamente. (Trad. FrUettì)

Banca j&'JUnmra e b la t ta SOCIETÀ PER AZIONI - Capitale versato e riserve Lit. 8SO.OOO.OOO

S E D E S O C I A L E E D I R E Z I O N E G E N E R A L E : M I L A N O

Fondata da

A . P . G I A N N I N I Fondatore della

B A N K O F A M E R I C A

T U T T E

I N T O R I N O

N A T I O N A L T R U S T & S A V I N G S A S S O C I A T I O N

S A N F R A N C I S C O , C A L I F O R N I A

L E O P E R A Z I O N I D I B A N C A

Side: V i a A r c i v e s c o v a d o n. 7 A g e n z i a A : V i a G a r i b a l d i n . 5 7 a n g . C o r s o P a l e s t r o A g e n z i a B: C o r s o V i t t o r i o E m a n u e l e I I n. 38

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IL VINO AL CONVEGNO MEDICO DI ASTI

G I O V A N N I D A L M A S S O

A d Asti il 4 maggio — in occasione delle annuali manifesta-

zioni che si svolgono in quella città nel periodo della tradizionale

Fiera di San Secondo (che nel dopoguerra è divenuta soprattutto

per merito della Camera di Commercio di Asti , una « Fiera del Vino

d'Italia ») — s'è tenuto, f ra l 'altro, un « Convegno Medico Nazio-

nale » dedicato al problema dei « vini di regime nell 'alimenta-

zione dell 'uomo sano e del l 'ammalato ». Convegno al quale h a

voluto assistere lo stesso Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Non solo, ma un apposito stand della Fiera del vino era dedicato

appunto ad una « Mostra dei Vini di Regime ».

L ' a v v e n i m e n t o ha destato grande interesse anche f ra i profani

ai... misteri dionisiaci, e persino la s tampa politica se n'è larga-

mente occupata. Gli è che ha sorpreso più d'uno vedere tant i

illustri cultori della Bcienza d 'Esculapio riuniti per... non dire

male del v ino; anzi, per tesserne elogi.

Non ha, naturalmente, stupito noi, Accademici della Vite e

del Vino, chè una delle prime manifestazioni della nostra Acca-

demia è s tata infatt i quella di costituire nel suo seno una Com-

missione per lo studio biologico dei prodotti della vite, presieduta

dall 'illustre fisiologo Prof. S. Baglioni, allo scopo di riprendere

La Mostra dei vini di regime alla Piera di Alti.

quelle ricerche che già prima dell 'ultima guerra erano state feli-

cemente iniziate, sotto la guida dello stesso Baglioni, ad opera

di valenti studiosi, due dei quali furono appunto i relatori del

Convegno astigiano.

Del resto, si potrebbe risalire anche più in là. Fin dal primo

Congresso Internazionale della Vite e del Vino — quello di Bar-

cellona, del 1929 — era stato approvato un voto per l 'istituzione

in tutt i i paesi produttori o consumatori di vino, d 'una « Società

di medici amici del vino ». E la prima di esse è sorta poco dopo

in Francia, sotto gli auspici dell 'Associazione di propaganda per

il vino e degli Amici dei vini di Francia, allo scopo di dimostrare

scientificamente il valore alimentare, igienico, profilattico, tera-

peutico del vino ; il suo posto nell 'economia umana e nell'econo-

mia nazionale in relazione all'ufficio sociale ed economico del

medico.

Numerose sono state le manifestazioni d 'at t iv i tà svolte da tale

Società francese, non ult ima l 'organizzazione d'un Congresso

medico internazionale per lo studio scientifico dell'uva e del vino,

ad latere del V Congresso internazionale della vite e del vino

tenutosi in Lisbona nel 1938.

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Ma perchè i cultori di studi viti-vinicoli s'interessano tanto di problemi che entrano nel dominio del medico e del fi-siologo 1

Il motivo è chiaro, ed è appena il caso di sottolinearlo.

Noi, evidentemente, ci preoccupiamo del fenomeno ormai ben

noto e diffuso non solo in Italia, ma in tutt i i maggiori paesi viti-

coli: quello d'una graduale contrazione nel consumo del vino,

mentre, contemporaneamente, s 'avverte una tendenza pure co-

stante all 'aumento nella produzione mondiale di questa bevanda.

Superfluo dire con quali conseguenze.

Come arginare questo preoccupante duplice fenomeno T D a

un lato, evidentemente cercando di disciplinare e frenare l'ulte-

riore espansione della coltura della vite (cosa non facile, nè priva

di serii inconvenienti, soprattutto per un paese come il nostro

con eccessiva pressione demografica). Dall 'altro, cercando di

riportare il consumo individuale del vino al livello di un non

lontano passato.

I mezzi per raggiungere questo secondo scopo sono vari, ma,

indubbiamente, uno dei più efficaci può risiedere in un'intensa!

persuasiva opera di propaganda fra i consumatori. Ma la propa-

ganda, per riuscire efficace, non deve limitarsi a ripetere i soliti

luoghi comuni, le solite frasi fatte, anche se di uomini illustri,

ma deve basarsi su argomenti più solidi, più nuovi ; soprattutto

sui risultati di rigorose ricerche scientifiche. E qui s 'entra nel

vivo dell 'argomento.

Si è molto parlato recentemente sulla stampa quotidiana e

periodica dei risultati d 'una inchiesta sulle abitudini e preferenze

degli italiani nei riguardi del consumo del v ino: inchiesta con-

dotta dal noto Istituto Doxa di Milano per conto del Ministero

dell 'Agricoltura e Foreste (il quale, molto opportunamente, volle

accogliere un voto in tal senso del Comitato consultivo viti-vinicolo

e della sovracitata Accademia).

Ora, è molto significativo uno fra i numerosi risultati emersi

dalla suddetta inchiesta. Al la domanda rivolta a coloro che

« hanno smesso di bere vino » sui motivi che li han fatt i divenire

astemi, solo un quarto circa (il 2 6 % ) ha risposto «per ragioni

economiche », mentre la percentuale più elevata (42%) ha risposto per « ragioni di salute, consiglio del medico ».

Questo risultato fa pensare. Se la realtà fosse proprio quale

emergerebbe da queste risposte, i viticoltori italiani avrebbero

motivo di seriamente temere per l 'avvenire della loro dura fatica.

E noi, studiosi della vite e del vino, dovremmo sentirci molto

perplessi Dell'invocare un'intensa propaganda per l 'aumento del

consumo della nostra bevanda.

Ma noi siamo convinti che la realtà è alquanto differente da

quella che appare dalle cifre sovraricordate. L a verità è che ancora

troppo poco si conosce dei precisi effetti fisiologici del vino sul-

l'organismo umano, sano e malato.

Come acutamente osservava il Prof. E . Serianni, valoroso

allievo del Baglioni, nella sua interessantissima prolusione all'ini-

zio del 3» anno della nostra Accademia il gennaio scorso in Roma,

nel severo palazzo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, «il

problema generale fisiologico delle bevande alcooliche è ancor

oggi dominato dall 'arbitraria illazione dei fenomeni tossici del-

l'alcoolismo nel campo dell'uso alimentare del vino, che, se è carat-

terizzato dal suo principale componente, l 'alcool etilico, è altresì

ricco della presenza di composti da ascrivere specialmente alla

categoria di principii bioregolatori, che derivano direttamente

dall 'elemento originario: il succo d 'uva». E aggiungeva che il

movimento antivinista trae origine più che altro da « studi con-

dotti esclusivamente sull'alcool etilico (e non sul vino), e desunti

dal comportamento di quei poveri animali (costituzionalmente

astemi) di laboratorio (cavie, ratti, ecc.), cui si somministrano in

genere dosi piuttosto alte e non analoghe a quelle assunte dal-

l 'organismo umano ».

Di qui la necessità di rigorose, sistematiche, obbiettive ricer-

che, condotte con metodo moderno, sotto l 'aspetto fisiologico,

bromatologico, metabolico, fisiopatologico, ecc.

Tal i quelle che lo stesso Prof. Serianni sta conducendo presso

l ' Ist i tuto di Al imentazione e Dietologia di Roma, in parallelo

con quelle che in America, presso l 'Università di Yale , sta perse-

guendo il Prof. Giorgio Lolli, altro insigne allievo e collaboratore

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Lo stand dei vini di regime alla Piera di Asti.

del Baglioni. Dei risultati di dette ricerche il Serianni diede una

anticipazione nella sovraricordata prolusione alla nostra Acca-

demia della Vite e del Vino; e rimandiamo ad essa, e alla memoria

del Serianni che vedrà presto la luce, coloro che desiderino cono-

scerli in extenso.

Qui ci limitiamo a ricordare come l 'aspetto più interessante

e nuovo di tali ricerche sta nell'averle condotte simultaneamente

su due gruppi di soggetti, appartenenti bensì allo stesso ceppo

razziale, ma l 'uno costituito da italiani v iventi in Italia, l 'altro

da italo-americani di 1*, 2» e 3* generazione viventi negli Stati

Uniti. Ciò per poter seguire un individuo che, per tradizione era

abituato all'uso del vino, nelle, sue reazioni in un altro ambiente,

e con abitudini sostanzialmente e permanentemente mutate.

Furono e vengono considerati tutt i gli aspetti: dietetici, sanitari,

metabolici, psicologici, sociali, economici.

Pur essendo le ricerche solo da poco iniziate, l 'elaborazione

dei primi dati richiese non meno di 700 mila calcoli: ciò può dare

un'idea della loro complessità.

Ora, fra le molte constatazioni già fin d'ora emerse, è impor-

tante quella che gl ' italiani trapiantati nel Nord America vanno

gradualmente scostandosi, nel loro regime alimentare, dalle tradi-

zioni della loro patria. E così, in fa t to di bevande alcooliche,

mentre per gl ' italiani le calorie da alcool sono pressoché intera-

mente assunte dal vino, negli italo-americani esse si spostano

sempre più verso altre bevande di più forte tenore alcoolico. Non

solo, ma gl'italiani bevono vino quasi esclusivamente durante ì

pasti, mentre gli americani consumano le bevande alcooliche

pressoché solo fuori pasto (soltanto la prima generazione

di italiani conserva in gran parte la sana abitudine na-

zionale).

Ora, dalle ricerche di Lolli e Serianni è risultato che, mal-

grado che gli italiani bevano molto di più, sono soggetti assai

meno a fenomeni di alcoolismo che non gli americani.

Vennero pure prese in esame le condizioni sanitarie e le afie-

zioni che possono essere considerate più fisionomiche dei bevitori

di alcoolici : affezioni gastriche, gastro-intestinali, epatiche, respi-

ratorie, cardiache, circolatorie, endocrine. Non spetta a noi,

profani dell 'arte medica, addentrarci in simile delicata mater ia:

ci l imiteremo a ricordare come la conclusione esposta dal Serianni

a R o m a è stata che, grosso modo, la morbilità degli americani i

doppia di quella degli italiani.

Sorvolando su tante altre risultanze di queste ricerche, e

venendo senz'altro alla conclusione del Serianni, essa dice testual-

mente :

« Questi sono fat t i che potrebbero bastare per indurre coloro

che ancora emettono un verdetto di assoluta condanna per questa

bevanda millenaria della nostra alimentazione, a riflettere sulla

loro posizione mentale, a collaborare solidamente e obbiett iva-

mente per la miglior definizione delle proprietà fisiologiche, nutri-

tizie del vino, e della definizione anche, come per tutt i gli alimenti,

dei limiti imposti da criteri igienici.

« Se il vino, come giustamente lo definì il Baglioni, rappresenta

un'autentica conquista biologica, conquista biologica conseguita

attraverso i secoli, il vino dovTà entrare nell'alimentazione anche

dei popoli astemi, i quali a loro volta offriranno altre abitudini

alimentari ai popoli bevitori.

«... Guai, comunque, se il mondo latino, la civiltà mediter-

ranea, l 'Italia, non potessero difendere il loro tradizionale patri-

monio alimentare...». Ancora il Baglioni ammonisce: « V ' è sem-

plicemente da trasalire al pensiero delle possibili ripercussioni,

anche se non precisabili, sulla stessa civiltà mediterranea e per i

riflessi sull'intera razza umana ».

Non è quindi solo per l'interesse dei viticoltori (per quanto

tale interesse, in un paese come il nostro, dovrebbe sovrastare

quelli di tante altre forme di att iv i tà economica) che noi voghamo

difendere e difiondere l'uso del vino, ma perchè siamo fermamente

convinti che, così facendo, noi difendiamo anche la sanità fisica

e morale del nostro popolo. E auspicando che il buon vino italiano

(diciamo pure latino) riesca a conquistare anche i popoli oggi

pressoché astemi, siamo certi di formulare per essi l 'augurio di

un avvenire migliore. * * *

Questo, in sintesi, ciò che noi abbiamo detto, a mo' di prolu-

sione, al Convegno dei medici ad Asti . Ma, naturalmente, con assai

maggiore autorità ha trat tato il problema il principale relatore

del Convegno: il Dr . Et tore Debenedetti , Primario dell'Ospedale

Civile di Asti . L a sua relazione fu, oltreché dotta, sensata e corag-

giosa. Egl i non s'è peritato di mettere garbatamente sotto pro-

cesso molti suoi colleghi, insistendo anzittutto su questo concetto,

che dovrebbe essere tenuto presente da tut t i i medici quando

prescrivono ai loro clienti d 'ambo i sessi una particolare dieta:

che non solo è inutile, ma dannoso infliggere al sano o al malato

delle privazioni (che non di rado sono addirittura crudeli) che si

potrebbero evitare, o ragionevolmente attenuare ed addolcire.

I medici — ha detto il Dr. De Benedett i — sono spesso feroci e

senza una vera necessità.

I l metodo delle diete standardizzate è comodo (è sempre il

relatore che parla); anche più comodo quello delle restrizioni:

niente carne, niente uova, niente burro, niente vino.. . Si dimen-

tica che invece bisogna fin dove possibile tener conto delle abitu-

dini, del gusto dei malati.. . , e dei sani che temono di es-

sere malati e perciò si affidano alle mani dei sacerdoti di

Esculapio.

Noi qui vogl iamo limitarci al vino. Superfluo dire come una

quantità di medici lo guardano di malocchio. Nella migliore delle

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ipotesi (ha detto il Dr. De Benedetti)

0 contegno dei medici rispetto al vino

è agnostico.

Ora, ha continuato il De Bene-

detti, il proibizionismo dei medici non

risponde a convincimenti scientifici,

bensì all 'andazzo (come un po' tutto

il settore della dietetica è dominato

dalla routine).

Si dimentica che il vino « è so-

prattutto un fattore dietetico, un

grande condimento, un alimento vo-

luttuario, dotato di proprietà este-

tiche, in quanto suscita e modifica

sentimenti, agisce sull'umore e sulle

cenestesi ».

Lasciamo dunque bere modera-

tamente i sani, e lasciamo anche

bere (con tutte le precauzioni e gli

accorgimenti doverosi) i malati. E

facciamo soprattutto bere i conva-

lescenti.

Ma al Convegno di Ast i si è par-

lato soprattutto, e forse per la prima

volta ex professo, di « vini di regime ».

Che cosa dobbiamo intendere con

questa espressione?

Ecco come li ha definiti il D e Benedett i :

«Per " vino di regime " s'intende un vino naturale non medi-

cinale, che per la sua composizione fisico-chimica, per i suoi

caratteri organolettici si possa utilmente somministrare a deter-

minati organismi, con particolare riferimento ai seguenti s tat i

morbosi: diabetici, ipertesi, cardiopatici, malattie febbrili, malat-

tie debilitanti, astenìe fisiche e nervose, eretismo nervoso, conva-

lescenze, talune malattie epatiche, coliti con stitichezza e coliti

con diarrea, gastropatie con ipercloridria, gastropatie con ana-

cloridria, anemia ».

B a s t a questa elencazione per far comprendere che... ben pochi ,

astemi o no, possono restare indifferenti davant i alle v irtù del

vino.

Naturalmente non tutt i i vini possono servire per tutt i i

malati. Come dice la definizione, occorre tener conto della com-

posizione fisico-chimica e dei caratteri organolettici di cia-

scun vino.

Come ha ben chiarito al Convegno il Prof. Carino Canina

nella sua precisa relazione sulla chimica del vino, bisogna soprat-

tutto badare alla gradazione alcoolica, all 'acidità totale, alla

energia acida (PH), all ' indice permanganico (espressione della

tannicità) di ciascun vino. S'è perciò ad A s t i tentata una pr ima

classificazione dei vini in 6 tipi (A, B , C, D, E , F), indicando per

ciascuno gli stati morbosi per quali esso meglio si consiglia (vedi

quadro grafico)

Troppo lungo sarebbe scendere in particolari, che, dopo tut to ,

non troverebbero qui la loro sede più a d a t t a ; daremo solo qualche

esempio, incominciando dalle malatt ie del ricambio, purtroppo

molto frequenti , e più precisamente dal diabete. Su di esso —

secondo il De Benedett i — non ci sono voci discordi; t u t t i con-

vengono sull 'util ità di prescrivere per i diabetici vini secchi,

preferibilmente bianchi, con elevato contenuto di acidi e

di sali.

Per le malattie articolari, basterà dire che ormai è accertato

che non occorrono particolari « vini di regime »; diciamo senz'altro

che essi possono bere vino.

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Per le malattie gastriche, il vino, grazie al suo contenuto in

sali organici, possiede un potere tampone che attenua la sua

natura acida, che potrebbe preoccupare i gastropatici per eccesso

di acido cloridrico (specialmente indicati i vini bianchi o rosati

o chiaretti). Che se poi trattasi di ipocloridrici o achilici, possono

loro consigliarsi vini di buona acidità.

Ma persino per i malati di fegato (cui si suole vie-

tare severamente il vino), si può oggi affermare che escluse le

epatopatie croniche da alcool, non c'è motivo di vietare vini

di moderata gradazione alcoolica e discreta acidità (esempio il

Soave).

Nelle coliti di forma diarroica giovano vini ricchi di colore e

tannino; in quelle con stipsi invece, vini ricchi di sali e acidi

organici, che han leggera azione lassativa.

Agl i obesi, per compensarli di tante altre privazioni gastro-

nomiche, possono essere concessi un paio di bicchieri di vino leg-

gero, meglio se un quarto d'ora prima del pasto...

Nelle malatt ie debilitanti e nelle convalescenze, consigliabile

vino bianco secco e rosso leggero tipo Grignolino durante il pasto ;

vino vecchio rosso, generoso (Barolo, Barbaresco e simili) a fine

pasto.

Nei casi (quanto frequenti!) d'ipertensione, come già ebbe a

consigliare l 'Alessandrini, è inutile (per dir poco) vietare al pa-

ziente anche il v ino: un bicchiere di vino colorato, sapido, di non

oltre 11° , farà certo loro più bene che male.

P e r le cardiopatie, il vino è un autentico farmaco per la sua

azione cardiotonica e vasodilatatrice; preferibili vini di buon

tenore alcoolico e scarsi di tannino.

E sorvoliamo sui vini adatt i per malatt ie acute... perchè

questa non è una rivista di medicina.

Ma bastano, crediamo, questi brevi cenni per far concludere

che molti t imori (potremmo dire ubbie) nei riguardi dell'uso del

vino da parte dei sani e dei malati vanno, a Dio piacendo, dissol-

vendosi.

T a n t o di guadagnato per tutti .

15

R A F F A E L E C A R L O N E

Prospettive

sulla frutticoltura

della Valle di Aosta

« Regione dei pascoli, dei prati e dei

boschi... », così definisce agronomicamente

la Valle d 'Aosta Marescalchi, nella sua bella

monografia sull 'Agricoltura italiana (1). E in

verità l 'economia agricola della Valle è ba-

sata prevalentemente sui prodotti legnosi

delle foreste, che rivestono più o meno fitta-

mente le zone montuose di questa tra le più

accidentate e pittoresche regioni alpine del

nostro territorio, nonché sull'utilizzazione

dei pascoli e dei prat i stabili, che forniscono

0 foraggio a parecchie decine di migliaia di

bovini e di caprini, dando v i ta ad una pro-

sperosa industria zootecnico-casearia.

Ma se queste sono le at t iv i tà rurali pre-

dominanti, un settore agricolo che ha pure

una non trascurabile importanza economica

per la Regione è rappresentato dalla frut-

ticoltura. L ' a r t e sacra a Pomona ha tradi-

zioni antiche nella Valle d 'Aosta e alle f rut ta

qui prodotte erano riconosciute anche nel

passato indiscussi pregi qualitativi . Sulla

passione per la frutt icoltura della fiera e ope-

rosa gente Salassa, sulla diffusione e la col-

tivazione degli alberi da frutto, abbiamo si-

cure testimonianze negli scritti e nelle opere

di storici e georgici piemontesi. Difatt i ,

senza andare molto indietro negli anni, da

D e Bartolomeis (2) apprendiamo che più di

un secolo f a il fico, il mandorlo e soprat-

tut to il melo e il pero erano oggetto di at-

tente cure. I f rut t i erano ricercati per la

bellezza e lo squisito sapore e già allora si

vendevano in gran copia fuori del D u c a t o

d 'Aosta . Naturalmente non esistevano frut-

teti specializzati, perchè gli alberi erano

consociati al prato, al campo o al v igneto;

gl ' impianti mancavano anche di una certa

regolarità, però erano sempre rispettate le

(1 ) MARESCALCHI A . , Il volto curricolo d'Italia. Touring Club Italiano, voi. X, Milano, 1936.

(2) D E BARTOLOMEIS G . L . , Notizie storiche e statistiche negli Stati Sardi. Stamperia Reale, Torino, 1540.

distanze fra pianta e pianta, per danneg-

giare il meno possibile le colture sottostanti,

e agli alberi non difettavano le normali cure

colturali.

L e zone più intensamente frutticole si

t rovavano nella parte meridionale della Valle

principale, specialmente nei territori di

Donnaz, Verrès e Chatillon, poi, risalendo

la Dora Bal tea , fino ad A o s t a e poco oltre.

Il melo e il pero nel fondo val le; sulle pen-

dici più assolate il cicliegio e il mandorlo,

insieme alla v i te e all 'ulivo, mentre il noce,

i cui f rutt i venivano util izzati anche per

l 'estrazione dell'olio per uso familiare, era

piantato ovunque, fino a considerevole al-

tezza.

Col passare degli anni, man mano che

a u m e n t a v a il consumo delle f rut ta , si este-

sero anche i f ruttet i , migliorò la tecnica col-

turale e soprattutto si sostituirono le va-

rietà scadenti con altre più pregiate e mag-

giormente richieste dai consumatori . A l l a

fine del 1800 quasi tut te le più comuni specie

frutticole erano colt ivate, m a il melo e il

pero superavano di gran lunga le altre per

numero di p iante e importanza di produ-

zione. E furono proprio queste due pomacee

— con le mele Renetta del Canada e le pere

Martin sec — che contribuirono maggior-

mente a far acquistare giusta r inomanza alla

f r u t t a della Regione.

Delle due varietà, la Martin sec è quella

che si colt iva da più antica d a t a : le pian-

tagioni erano distribuite t a n t o nel fondo-

valle quanto sulle pr ime pendici dei mas-

sicci alpini, e la produzione, anche se man-

chiamo di dat i statistici accertati , d o v e v a

essere cospicua, certamente di molto mag-

giore a quella attuale. L a pera — la più

apprezzata tra quelle da cuocere — alimen-

t a v a u n a corrente di traffico non indiffe-

rente, rifornendo i mercati vicini e lontani .

D a una quarantina d'anni a questa p a r t e

la varietà è però soggetta ad un fenomeno

degenerativo, che la rende estremamente

recett iva alle malattie crittogamiche, in

primo luogo la ticchiolatura, sicché le piante

invecchiano rapidamente e la produzione,

nonostante i r ipetuti trattamenti , oltre che

scarsa, è quasi sempre qualitativamente sca-

dente. Per questo motivo non incontra più il

favore dei frutticoitori e ha perciò perduto

l ' importanza che un tempo a v e v a nella Re-

gione. Solo a Chatillon, nei dintorni di Aosta ,

e a S. Cristophe e soprattutto a S. Vincent,

esistono ancora vecchi impianti di una certa

consistenza; nelle altre zone, invece, questi

sono ridotti a poche piante sparse qua e là,

sopravissute ai massicci abbatt imenti degli

ult imi anni.

L a var ietà di melo Renetta del Canada f u

introdotta in epoca relat ivamente più re-

cente, all ' incirca 70-80 anni or sono. D a l

principio di questo secolo h a rapidamente

guadagnato terreno, contendendo all'inizio

il primato per quanti tà di produzione alla

Martin sec e poi sovrastandola decisamente

a misura che a u m e n t a v a la r inomanza dei

suoi squisiti frutt i . Gli impianti si molti-

plicarono di più negli ult imi 30-40 anni e at-

tualmente tendono ancora ad estendersi. Fa-

vor i ta da una crescente richiesta, la varietà

si sarebbe però maggiormente diffusa se da

una diecina d'anni, al pari di quanto si sta

verif icando in Francia e in Svizzera, non

fosse s tata colpita da un grave deperimento

che ha al larmato non poco i frutticoitori.

I danni sono preoccupanti , non soltanto per

la perdita del prodotto, d o v u t a a scarsa o

m a n c a t a fruttif icazione, ma anche perchè

molte delle p iante colpite, dopo un periodo

p iù o meno lungo di s tentata at t iv i tà vege-

t a t i v a , finiscono per morire. Il fenomeno è

stato oggetto di attento esame da parte di

alcuni fitopatologici, m a finora sembra sia

escluso che si t rat t i di malatt ia d o v u t a a

17

Meleto di Renetta del Canada a Quart.

cause parassitarie. I l grave inconveniente

pare sia da imputare a non appropriate

cure colturali, alla siccità, forse a carenza

di sostanze nutrit ive e in particolare a

deficienza di micro-elementi (3).

* * *

D a l punto di v ista agrario questa vas ta

regione alpina non può presentare un'impor-

tanza molto grande a causa della sua costi-

tuzione orografica, che è particolarmente

accidentata. L a Valle principale, solcata

dalla Dora Bal tea , e rinserrata tra eleva-

tissimi monti, è talmente angusta che solo

in alcuni t rat t i ha una larghezza di poco

superiore ai 1800 metri, ta lvol ta invece è

così poco ampia da contenere il solo letto

del fiume.

L e valli secondarie, anch'esse strette e

dominate da colossi montani, sono percorse

da innumerevoli torrenti che le incidono

profondamente, fino a formare degli orridi

che insieme alle cime nevose e ai dirupi

dànno alla Regione un aspetto alpestre

grandioso, aspro e al tempo stesso bello.

È il bosco quindi che domina, sono i pascoli

e i prat i che prevalgono e soltanto una pic-

cola parte della superficie totale può essere

convenientemente util izzato per le altre

colture.

L a frutt icoltura dispone di una super-

ficie l imitata in senso assoluto, m a se si

confronta con quella adibita al seminativo

semplice e soprattutto se si considera la

particolare accidentalità del territorio, che

presenta solo pochi lembi di terreno colti-

vabile, allora la parte occupata dalle piante

arboree da frutto è re lat ivamente - estesa.

A t t u a l m e n t e la produzione frutticola, com-

prese le mandorle e le noci ed escluse l 'uva

e le castagne, si aggira complessivamente

Fioritura di giovani meli

sui 30.000 quintali, corrispondente ad un

valore di oltre un miliardo e mezzo di nostre

lire. Il maggiore apporto è dato dal pero e

soprattutto dal melo, le specie che meglio

si adattano alle condizioni ecologiche della

zona. L 'area occupata dagli impianti spe-

cializzati è piccola, talvolta insignificante ri-

spetto a quella promiscua. Il contadino per

sua stessa mentalità, per l 'ambiente parti-

colarmente difficile in cui vive, per l'isola-

mento cui è soggetto per una parte dell'anno

e anche per ragioni economiche, è poco in-

cline alla monocoltura e perciò tende a dare

al suo podere, grande o piccolo che sia, un

ordinamento colturale autositico, al fine di

assicurare a sè e ai familiari il fabbisogno

alimentare.

L a superficie a coltura specializzata del

pero non raggiunge i 10 ettari ed è confinata

oggi prevalentemente a S. Vincent, e in

minor misura nei comuni di Chatillon, in

alto dove c'è meno vento, a S. Cristophe e

nei dintorni di Aosta a Quart e sulla collina

di Roppo. Quella promiscua è sparsa varia-

mente in t u t t a la valle principale e sulle

prime rampe che conducono alle vall i se-

condarie di Cressoney, Champoluc, Valtour-

nanche e Valpelline, su una superficie di

oltre 240 ettari. Nel passato la varietà più

colt ivata era, come abbiamo detto, la Martin

sec, oggi invece è la Spinacarpi che sta pren-

dendo il sopravvento. È una varietà molto

antica (molto probabilmente originaria del-

l 'Italia) e perciò anch'essa, come la Martin

sec è soggetta ad un lento processo d'invec-

chiamento che la rende particolarmente re-

cett iva alle malattie. T u t t a v i a nella Valle

d 'Aosta , specie nelle zone ben esposte di

S. Pierre, Signay e S. Cristophe, produce

abbondantemente e i f rutt i sono di buona

qualità. L a pera è consumata allo stato

fresco, ma è anche ott ima da cuocere. Pure

col t ivata è una varietà locale denominata

Petrej, di poco pregio perchè fortemente

tannica, e perciò di scarsa importanza com-

merciale. Quando non viene destinata alla

fabbricazione del sidro, è consumata allo

stato fresco dalla famiglia del coltivatore,

oppure venduta a basso prezzo sui mercati

locali. T u t t e queste varietà sono innestate

sul franco e vengono allevate a pieno vento.

L e cure colturali vengono ef fettuate con una

certa diligenza soltanto nelle colture spe-

cializzate, invece in quelle promiscue sono

scarse e ta lvo l ta mancano del tutto. In

quest 'ult imo caso il proprietario si l imita a

piantare l 'albero e a rendergli visita una

vol ta all 'anno, in occasione della raccolta

dei frutt i . D a qualche tempo sono state in-

trodotte delle varietà di pregio, tra le quali

la Passa Crassana, la Williams, la Butirra

Clairgeau, ecc. Sono per ora piccoli impianti

(3) ScrRTi J.. Sui deperirnenti di alcuni frutti della ralle d'Aosta per carenza di clementi necessari per il loro chimismo. ° Annali rìella Sperimentazione Agraria », nuova serie, voi. V , n. 4, R o m a , 1951.

specializzati costituiti da peri innestati su

cotogno, ma che per essere ottimamente cu-

rati dànno delle produzioni abbondanti e di

qualità.

A l pari del pero, anche la coltura spe-

cializzata del melo occupa una superficie

ristretta, di appena una diecina di ettari,

enormemente inferiore a quella promiscua,

che supera i 400 ettari. Gli impianti sono

esclusivamente costituiti da alberi ad alto

fusto e i soggetti più diffusi sono il franco e

il selvatico. Le zone più intensamente colti-

vate sono quelle di Gignod, della Valpelline,

Aosta, Gressan, S. Marcel, S. Cristophe,

S. Pierre, Chatillon e S. Vincent. Però nella

valle principale il melo è presente dapper-

tutto da Pont S. Martin fino a Morgex;

s'inoltra anche per un buon tratto verso le

valli secondarie fino ad altitudini che rag-

giungono i 1000 metri, e in qualche caso

anche oltre, lino a 1400 metri. L a valle

d 'Aosta è il regno della Renetta del Oanadà,

e difatti l ' 8 0 % della produzione delle mele

è rappresentato da questa rinomata varietà.

Viene bene ovunque, però nelle zone di

mezza montagna i f rutt i acquistano pregi

qualitativi veramente superlativi, che si

concretano in una bellezza incomparabile,

in una bontà sopraffina e in una lunga

conservazione. L e migliori mele provengono

da Gignod e dalla Valpelline, nei luoghi dove

l 'alt itudine si aggira intorno ai 600-800 metri.

A S. Marcel invece viene ott imamente anche

nelle zone al disotto dei 600 metri.

Una varietà colt ivata da antica data è la

Ravencia, la quale però perdette la sua im-

portanza quando f u introdotta la Renetta

del Canada. L e mele si conservano a lungo,

ma sono di scadente qualità, cosicché ora

buona parte del raccolto è destinata alla

fabbricazione del sidro. Poiché è rustica,

poco esigente e vigorosa i frutticoitori uti-

lizzano i semi di piante colt ivate in a l ta

montagna per ottenere degli ottimi soggett i

per la Renetta del Canada. A Doue, e anche

in zone più elevate, fino a 1500 metri, si

colt iva la Culai, che produce dei f rutt i costo-

luti, molto serbevoli, ma di scarsa impor-

tanza commerciale. U n a varietà che ora v a

diffondendosi è la Pearmaine dorata d'in-

verno. L e piante, dotate di una buona

vigoria, producono con abbondanza e rego-

larità, e dànno ottimi frutt i tanto nel fondo

valle quanto in montagna, fino a 1200 metri

di altitudine. P e r questo suo largo adatta-

mento alle condizioni ecologiche della val le

e per le sue doti di rusticità la varietà merita

di essere più estesamente colt ivata.

Nella regione sono stati introdotti anche

meli di origine americana, tra cui la Delicious

rosso, la Starking, e la Golden Delicious.

I primi impiant i sono già a f rut to e dai

risultati sinora ottenuti si è constatato che

in questo ambiente vengono esaltati i pregi

qual i tat iv i e commerciali delle mele e si

migliora sopratutto il grado di serbevolezza.

I l pesco è poco coltivato in coltura spe-

cializzata : i piccoli impianti finora esistenti a

S. Vincent e in special modo nei pressi di

Aosta assommano appena a 3-4 ettari.

L u n g o il fondo valle, da Donnaz ad Aosta ,

la coltivazione di questa drupacea è confi-

nata negli orti e nei giardini, oppure nei

vigneti. L a produzione totale supera appena

i 250 quintali ed è costituita da pesche di

varietà per buona parte locali, conosciute

col nome generico di pesche delle vigne, dalle

quali i v ivaist i di altre regioni r icavano i

semi per ottenere portinnesti vigorosi e

rustici per lo stesso pesco. Nei pescheti

specializzati le varietà colt ivate sono la

Fior di maggio, YAmsden, la Elberta e la

Piale, le quali hanno dato p r o v a di un buon

adattamento al l 'ambiente.

P e r quanto riguarda altre drupacee, il

ciliegio, il susino e l 'albicocco hanno scarsa

Renetta del Canada in fiore.

importanza economica. L a produzione che

proviene da piante variamente sparse ai

piedi delle montagne fiancheggianti la Dora

Baltea, serve quasi esclusivamente per gli

usi familiari. Anche per il mandorlo non

esistono colture specializzate. Ogni anno si

raccolgono in media circa 300 quintali di

prodotto, il quale viene fornito da alberi

isolati, posti qua e là su una superficie di

ben 1090 ettari. L a produzione potrebbe

essere anche maggiore se si utilizzassero i

mandorli nat i da semi caduti per caso e che

ora v ivono sulle colline allo stato selvatico.

È un patrimonio non indifferente di facile

valorizzazione, mediante l ' innesto con qual-

che var ietà pregiata.

I l noce lo si t rova tanto in pianura che

in montagna fino ad un'alt itudine di 1500

metri. Il numero delle piante, una v o l t a

considerevole, si è notevolmente assottigliato

dopo gli sconsiderati tagli degli ult imi anni.

Frutteto del Priuré a S. Pierre.

H ^ H H H H H H H H ™ S É

• • H

L a produzione, che è di circa 160 quintali,

potrebbe essere maggiore se ogni anno non

fosse distrutta dai venti freddi primaverili. * * *

Abbiamo già detto che la valle d 'Aosta

offre poche possibilità in fatto di coltiva-

zione intensa di cereali e di altre specie

erbacee da campo. L a limitazione è una

conseguenza della eccezionale accidentalità

del territorio, costituito in massima parte da

formazioni alpine aspre e selvaggie, sui cui

fianchi dirupati e scoscesi v i sono testimo-

nianze dell'opera paziente ed eroica di gene-

razioni di montanari, che crearono lembi di

suolo coltivabile, raspando la terra dalla

montagna, oppure trasportandola con le

gerle da valle a monte.

Ma se nella regione sono sopratutto il

bosco, il pascolo e il prato che consentono

la migliore utilizzazione economica della

superficie agrario-forestale, sussiste peraltro

la convenienza per incrementare ulterior-

mente lo sviluppo della frutticoltura. In-

tanto, antiche tradizioni legano i valligiani

a questa nobile a t t iv i tà rurale e la stessa

configurazione della valle, nonché le parti-

colari condizioni di mercato sono quanto

mai propizie per estendere la coltivazione

dell'albero da frutto. L a frutt icoltura costi-

tuisce, poi, ima fonte di redditi elevati per

il coltivatore e rappresenta quindi una ric-

chezza non trascurabile per la regione; ma

oltre ad una funzione economica, essa ne

assolve un'altra, pure importantissima, ed è

quella sociale.

L 'e lemento primo della povertà della

montagna — dalla quale il montanaro si

allontana per andare ad accrescere nei

grandi agglomerati urbani il numero degli

operai senza alcuna qualifica e spesso senza

lavoro, — è la bassa produzione unitaria dei

boschi e dei pascoli, da cui deriva un basso

reddito lordo. L a frutt icoltura invece, non

solo è suscettibile di alti redditi, ma impegna

tante braccia quanto poche altre colture.

Difatt i , mentre per i cereali ci vogliono

40-50 giornate lavorat ive per ettaro, ne

occorrono invece da 300 a 400 per i f r u t t e t i ;

e se con le normali colture da campo una

famiglia vive appena su 3 ettari di super-

ficie, con le piante da frutto può essere suffi-

ciente poco più d'un ettaro.

Non mancano quindi gli elementi favo-

revoli allo sviluppo della frutticoltura, ma

affinchè ne sia assicurato il successo occorre

migliorare la tecnica colturale, che in certe

zone è ancora arretrata. Le concimazioni, la

potatura, la difesa contro i parassiti, eseguite

razionalmente, sono alla base del progresso

frutticolo, al quale si può giungere soltanto

mediante l'istruzione proiessionale dei col-

t ivatori e con la formazione di maestranze

specializzate.

Per quanto riguarda l 'avvenire, la frut-

ticoltura della valle d 'Aosta dovrà contare

principalmente sulla coltivazione del melo,

riordinando e intensificando gl ' impianti esi-

stenti ed estendendoli sopratutto sui declivi

delle montagne fino ai 1000 metri di altitu-

dine. Nei terreni in pendio il melo continuerà

ad essere consociato al prato stabile, che

oltre a fornire il foraggio necessario all'alle-

vamento del bestiame, impedirà l'erosione

del suolo da parte delle acque piovane scor-

renti da monte a valle. Naturalmente, la

presenza della cotica erbosa sotto gli alberi

non permetterà il normale interramento dei

concimi, ma la somministrazione si potrà

compiere ugualmente con l'ausilio del palo

iniettore. U n inconveniente sarà rappre-

sentato dalla difficoltà di eseguire i tratta-

menti durante il periodo del taglio dell 'erba,

però se gli at tacchi non si manifesteranno

particolarmente virulenti si potrà riuscire

a difendere le piante anticipando o postici-

pando di qualche giorno le irrorazioni.

L a Renetta del Canada continuerà a do-

minare incontrastata, ma accanto ad essa

dovranno trovare posto anche la Pearmain

dorata d' inverno, la Golden delicious, la De-

Licious rosso, e la Stayman Win.esap. Sono

varietà introdotte da poco, m a che hanno

dato buona prova e si sono già affermate.

TI pero, anche senza superare per impor-

tanza il melo, potrà avere maggiore sviluppo

lungo il fondo valle, ai piedi delle montagne,

e sulle prime rampe che portano alle vall i

secondarie. L a senilità da cui è af fetta la

Martin sec sconsiglia la coltivazione della

varietà, che potrà essere sostituita dalla

Madernassa, anch'essa ot t ima pera da cuo-

cere. L a Spinacarpi non merita maggior

diffusione, per la sua recett ivi tà alle malattie.

Bisognerà dare la preferenza alle varietà che

maturano nel periodo estivo, per consentire

il continuo rifornimento della f rut ta ai nu-

merosi vi l leggianti che in questa stagione

affollano le amene località della valle. L a

preferenza dovrà essere data alla Williams,

la regina delle pere, che con i suoi pregi

qualitativi potrà soddisfare anche il con-

sumatore più esigente. Eventualmente po-

tranno essere adottate anche la Butirra

Olairgeau, la Trionfo di Vienna, e la Butirra

Giffard.

Il pesco merita senz'altro maggiore dif-

fusione, potendo essere coltivato a sinistra

lungo la Dora Baltea, da Donnaz ad Aosta,

nei luoghi più soleggiati e protetti dal vento.

Le varietà che maturano dai primi di luglio

a metà settembre troveranno facile smercio

nei numerosi e affollati alberghi e pensioni

della regione. L'assortimento delle varietà

nazionali e internazionali offre soltanto l'im-

barazzo della scelta, che dovrà cadere su

quelle più pregiate, tra le quali gl'Incroci

Morettini, la Fior di Maggio, l'Amsden, la

Waddel, la Trionfo liscio, l'Elberta, la

Eale, ecc.

T r a le altre specie arboree da frutto una

particolare menzione merita l 'albicocco.

Nella valle pur non mancando le zone dove

si può coltivare con il massimo profitto, è

pochissimo diffuso. A Donnaz, per esempio j

vi sono speciali condizioni di cl ima che

anche le palme possono vivere d'inverno

all 'aperto. Qui l 'albicocco non avrebbe da

temere tanto per i geli invernali che per quelli

primaverili , ma anche altrove, sulla sinistra

della Dora Bal tea v i sono degli appezza-

menti, sia pure di l imitata estensione, ben

riparati dai vent i e soleggiati, adatt i alla

coltivazione di questa drupacea. Non si è

data ancora la dovuta importanza a questa

rustica specie arborea da frutto, invece nel

vicino Valais, dove le condizioni di clima

e di suolo non differiscono molto da quelle

della val le d 'Aosta, è uno dei fruttiferi più

diffusi. A Donnaz, Verrès, S. Vincent, Cha-

tillon, e così di seguito fino ad Aosta e poco

oltre, potrà fare la fortuna di queste zone

e fornire un prodotto squisito e gradito ai

numerosi vil leggianti del periodo estivo e

perciò di facile smercio sul posto.

In questi ult imi anni si è cominciato a

notare in valle d 'Aosta un att ivo risveglio

frutticolo, che f a bene sperare per l 'avve-

nire. Bisogna incoraggiare i coltivatori a

persistere nell 'opera intrapresa al fine di

accrescere la rinomanza delle loro f rut ta e

di contribuire al miglioramento economico

e sociale di una tra le più pittoresche e

operose regioni d 'Ital ia .

abbonatevi a CRONACHE ECONOMICHE

20

n o t e di C r o n a c a C a m e r a l e

O C O N F E R E N Z A P E R M A N E N T E D E L L E C A M E R E D I C O M M E R C I O F R A N C E S I E I T A L I A N E D E L L E P R O V I N C E C O N F I N A R I E

La nostra Camera di C o m m e r c i o a n o m e anche delle

altre Camere di C o m m e r c i o del Piemonte, aveva da tempo

preso l'iniziativa con le Camere di C o m m e r c i o d'oltre A lp i

appartenenti alla « X I I R e g i o n e E c o n o m i c a » (Annecy,

C h a m b e r y , Grenoble, Vienne) comprese quelle aggregate di

Digne , N i c e e Gap, di un incontro per l'esame delle que-

stioni di maggiore rilievo che da tempo formano oggetto

di discussione e di interessamento da parte dell 'opinione

pubblica e delle rappresentanze di Enti amministrativi ed

economici della zona confinaria.

Infatti la considerazione che un'azione c o m u n e degli

organi preposti all 'economia locale, al di qua e al di là della

frontiera, per l 'attuazione di progetti di vitale interesse per

le regioni confinanti, di cui si sente sempre più pressante la

necessità, ha rilevato la convenienza di far funzionare la

Conferenza permanente deliberata nel C o n v e g n o italo-

francese delle C a m e r e di C o m m e r c i o a Parigi e prevista

nella mozione conclusiva del C o n v e g n o stesso.

Pertanto, in un C o n v e g n o preliminare a Gap, promosso

dalla Camera di C o m m e r c i o di Grenoble, al quale inter-

venne la Presidenza della C a m e r a di T o r i n o , venne deciso

che a T o r i n o , nei giorni 16-17 luglio, fossero trattati tra

i rappresentanti delle Camere francesi e italiane di conf ine

alcuni problemi che furono già in linea di massima i m p o -

stati, sia nel p r i m o C o n v e g n o di T o r i n o , del settembre 1948,

sia in quello del decorso ottobre a Parigi fra le C a m e r e di

C o m m e r c i o italo-francesi, in ordine all'assestamento delle

comunicazioni che interessano le due zone di conf ine; alla

regolamentazione e all ' incremento del l 'emigrazione stagio-

nale della m a n o d'opera italiana; alla possibilità per i

turisti di passare la frontiera senza il passaporto (ricono-

scendosi c o m e documento sufficiente la carta d'identità

regolarmente stabilita da entrambi i Paesi); all ' intercambio

dei prodotti dei C o m u n i che si t rovano in un determi-

nato comprensorio di conf ine con il control lo del genere,

della qualità e della provenienza, allo scopo di r a v v i -

vare l ' economia dei territori l imitrof i ; al migl iora-

mento e alla semplif icazione delle formalità doganali e di

polizia per il transito in Valle R o j a ; alla integrazione del

servizio diretto ferroviario Lione-Torino-Milano.

La raccolta degli elementi e i primi studi sulle questioni

poste all'ordine del giorno sono stati senz'altro intrapresi e

sono stati sommariamente discussi in un riunione tra le

Camere piemontesi, svoltasi il 23 corrente mese, su relazione

del Presidente della Camera di Tor ino .

D a t o atto che le Camere francesi hanno delegato i propri

Presidenti ad intervenire al C o n v e g n o , i rappresentanti pie-

montesi hanno preso in esame la nomina dei rispettivi dele-

gati ed hanno considerato la convenienza di invitare a par-

tecipare ai lavori del C o n v e g n o stesso anche le rappresen-

tanze della Camera di Imperia (avuto particolarmente ri-

guardo all'interesse della Provincia confinaria ligure alle

comunicazioni ferroviarie e stradali T o r i n o - C u n e o - N i z z a -

Ventimiglia) e della R e g i o n e autonoma di Aosta, per i

molt i legami di carattere economico con la Savoia.

Sono stati inoltre concordati gli incarichi ai relatori, di

parte italiana, per i singoli argomenti all 'ordine del giorno,

e date direttive sulla elaborazione degli studi e delle pro-

poste da compiere e da formulare in merito alle soluzioni

che si intendono proporre per raggiungere, c o m e megl io

possibile, pratici risultati dalla discussione che seguirà sui

singoli problemi e per la determinazione delle iniziative da

svolgere e da realizzare in base alle conclusioni che saranno

assunte nel C o n v e g n o .

Per l 'organizzazione del C o n v e g n o della Conferenza per-

manente sono state costituite una Segreteria a T o r i n o ed

altra a Grenoble con due Segreterie aggiunte a C u n e o e

a Gap.

Dalle due Segreterie sono già state esaminate e messe

a punto le n o r m e per lo svolg imento del C o n v e g n o e si è

addivenuto ad un p r i m o scambio di vedute circa alcuni

argomenti , mentre è in corso la raccolta degli elementi per

la compilazione delle relazioni da porsi in discussione.

L' intento perseguito è quello di intensificare e rendere

sempre più semplici, continui ed efficienti i rapporti econo-

mici attraverso 1 territori di frontiera,! c o m e mezzo parti-

colarmente adatto a ravvivare le intese e la collaborazione

perseguita nel più vasto campo delle relazioni tra le due

economie confinanti.

Sono di rilevante interesse locale, tra le altre, le questioni

che riguardano i rapidi e adeguati scambi e il passaggio

21

delle persone e degli automezzi, sia nella fascia territoriale

di confine, sia tra il Piemonte Occidentale e la Riviera di

Ponente, per l'unica strada che ne facilita il congiungimento.

Così pure la valorizzazione del turismo locale, il libero

transito dei prodotti nella zona alpina sono elementi che

possono contribuire a ravvivare l 'economia della montagna,

ove lo spopolamento e la depressione del tenore di vita

creano uno stato assai preoccupante per le popolazioni locali.

O S C H E M A D I R E G O L A M E N T O - T I P O P E R L E R O R S E M E R C I

In successive riunioni tenutesi, presso l 'Unione delle

Camere di C o m m e r c i o , la Camera di C o m m e r c i o di M i -

lano e la Camera di C o m m e r c i o di Genova, e alle quali

hanno partecipato dirigenti e esponenti di varie Borse merci

e — nelle riunioni conclusive — operatori segnatamente di

Genova, Milano e Tor ino, è stato compilato uno schema

di Regolamento-t ipo per il funzionamento delle Borse merci

che ora si trova all'esame del Ministero.

La finalità che si vo leva raggiungere era della massima i m -

portanza: si voleva compilare uno schema di R e g o l a m e n t o -

tipo che, mentre tenesse conto delle effettive necessità dei

mercati in cui le Borse sono chiamate ad operare, consentisse

anche che le operazioni — segnatamente del mercato a

termine — si potessero svolgere indifferentemente presso

l'una o l'altra Borsa, rendendo possibile l 'intercambiabilità

dei lotti, oggetto di contrattazione, almeno in quelle località

nelle quali fosse stato possibile ottenere uguali caratteristiche

merceologiche.

C o n lo schema predisposto si è raggiunto l ' indubbio ri-

sultato di una effettiva aderenza delle disposizioni regola-

mentari a quelle che sono le reali esigenze e le aspettative

degli operatori, è se — diversamente da com'era nei voti —•

le operazioni relative alla intercambiabilità dei lotti non si

sono potute ancora regolare, non è stata però compromessa

la possibihtà di raggiungere in seguito quelle utili intese

che sono già state in linea di massima intraviste attraverso

la istituzione —- almeno per le tre Borse di Genova,

Milano e Tor ino — di un'unica Cassa di garanzia e di

compensazione.

Essendo soprattutto il risultato di intese intervenute fra

gente pratica, il regolamento può presentare in qualche

punto qualche lacuna e qualche difetto di impostazione e di

tecnica giuridica; anzi alcune questioni a tale riguardo sono

state appena impostate, allo scopo di lasciare agli organi

ministeriali competenti di risolverle e di completarle, so-

prattutto in vista della eventualità di modificazioni che

si ritenesse di apportare alla legge e al regolamento

del 1913.

Però il lavoro compiuto è stato della massima utilità e

la Camera di C o m m e r c i o di T o r i n o — che ha svolto l'azione

mediatrice durante i lavori di compilaziojie dello schema

in parola per conciliare le varie tendenze affiorate nel corso

delle discussioni — sicura di interpretare anche il pensiero

delle Consorelle di Genova e di Milano, è lieta di darne

atto, ringraziando quanti vi hanno dato l 'apporto prezioso

di pensiero e di pratica conoscenza della materia, a incomin-

ciare dal dr. Italo Mancini, Ispettore Generale del Mini-

stero, al dr. Dragone, Vice Segretario Generale del l 'Unione

delle C a m e r e di C o m m e r c i o , al c o m m . Aurelio Pareto e

al dr. Davide Balbi di Genova, al cav. Carlo Barbieri e al

c o m m . Italo Pisa di Milano, nonché ai due esponenti degli

operatori di Tor ino , sig. Giuseppe Ferraris e rag. Giuseppe

Rattal ino, il quale ult imo si è sobbarcato, con encomiabile

buona volontà e sicura competenza, al coordinamento della

materia, oggetto di esame nelle varie riunioni.

Spetta ora agli organi ministeriali competenti esaminare

con la consueta comprensione la complessa materia, allo

scopo di dare al più presto alle ricostituite Borse merci lo

strumento necessario per il pratico svolgimento delle opera-

zioni, ponendo le Borse stesse in grado di esplicare l 'azione

regolatrice dei mercati per cui ne fu auspicata la ripresa del

funzionamento.

©P E R I L F U N Z I O N A M E N T O D E L L A B O R S A

M E R C I D I T O R I N O

L'azione intrapresa dalla nostra Camera per lo sviluppo

del mercato torinese — oltre alle utili intese con gli opera-

tori dei mercati viciniori, segnatamente di Genova e Milano,

c o m e è stato detto in precedenza a proposito delle riunioni

per la compilazione del R e g o l a m e n t o - t i p o delle Borse

merci — va conseguendo prof icui risultati. A g l i operatori

in cereali che si riuniscono, c o m e è noto, al g iovedì nei

locali della Borsa merci di via Andrea Doria , si sono ag-

giunti sempre più numerosi — raggiungendo il numero di

700 — quelli del legname che effettuano le loro contratta-

zioni nella giornata di sabato.

Intanto la Giunta camerale, nella sua ultima riunione, ha

deliberato di riaprire le iscrizioni a l l 'A lbo dei pubblici m e -

AMARO

a v a l l e (jL CtH • * / „ lagoso

A p e r i t i v o , d i g e s t i v o , t o n i c o

di p u r e e r b e a l p i n e e m e -

d i c i n a l i , o t t e n u t o c o n l a v o -

r a z i o n e e p r o c e d i m e n t i

c l a s s i c i c h e g a r a n t i s c o n o

i n a l t e r a t a la p r o p r i e t à d e l l e

e r b e di c u i è c o m p o s t o .

L ' e s p e r i e n z a a n t i c a ne ha

o t t e n u t o u n p r o d o t t o

s u p e r l a t i v o r i c o n o s c i u t o e

p r e m i a t o in t u t t o il m o n d o .

T O R I N O - V i a O r m e a 1 3 7

22

diatori e dei periti, in modo da dare alle operazioni che si

svolgono nella Borsa merci l'assistenza di un corpo scelto

di ausiliari che facilitino le contrattazioni.

Non resta ora che fare pieno assegnamento sugli opera-

tori che sono invitati a presentare le domande di iscrizioni

agli Albi suddetti, in quanto esperti nei vari rami merceolo-

gici, mettendo da parte ogni riluttanza a procacciarsi quei

documenti legali indispensabili al corredo delle singole do-

mande. La Camera di Commercio fa grande affidamento

specie nella presentazione delle domande di iscrizione al-

l 'Albo dei periti al quale dovrebbero appartenere soprat-

tutto quei produttori e commercianti che per trattare le

singole merci per professione abituale, sono in grado, se

richiesti, di porre a disposizione degli operatori della Borsa

merci, la specifica conoscenza dei prodotti, oggetto di con-

trattazione. N è la loro funzione sarà limitata al campo della

Borsa vera e propria, in quanto anche in altro campo, come

quello relativo alle perizie delle merci da warrantare da

parte dei Magazzini generali, è spesso richiesta l'opera di

periti perfetti conoscitori della merce e del relativo valore.

©R I F O R M A D E L L A L E G I S L A Z I O N E S U I M A G A Z Z I N I G E N E R A L I

In questi giorni la nostra Camera di C o m m e r c i o in

unione alla Federazione Nazionale Magazzini Generali

d'Italia, ha provveduto a diramare a tutte le Camere di

Commercio , ai Ministeri interessati, agli Enti e alle Associa-

zioni che inviarono a suo tempo propri rappresentanti al

C o n v e g n o di Studi di Torino gli « atti » relativi ai lavori

della Commissione di coordinamento nominata nel C o n -

vegno tenutosi presso la nostra Camera nell'aprile 1951.

Il 13 febbraio u. s., infatti, si era riunita in R o m a la pre-

detta Commissione e il delicato problema della riforma della

legislazione sui Magazzini generali era stato nuovamente

affrontato e impostato — in un ambiente più ristretto —

dando m o d o ai vari componenti di precisare ulteriormente

il proprio punto di vista in stretto riferimento a quanto aveva

formato oggetto di discussione nel C o n v e g n o di Torino.

D u e sono state le questioni maggiormente discusse: la

responsabilità dei Magazzini generali di fronte ai deposi-

tanti e ai successivi possessori dei titoli rappresentativi delle

merci affidate in deposito, e l 'opportunità di consentire la

costituzione nei magazzini generali di depositi di massa. N a -

turalmente tanto l u n a che l'altra questione ha portato al-

l'esame della possibilità e opportunità di rivedere la disci-

plina dei titoli rappresentativi (fedi di depositi e note di

pegno).

Il nostro Segretario generale, dr. Franco, che faceva

parte della Commissione, ha ribadito i suoi concetti già

esposti nel C o n v e g n o di Torino e che si possono riassu-

mere nei punti sotto indicati:

a) in ordine alla responsabilità dei Magazzini generali :

garantire sempre più l'espletamento della proficua funzione

degli stessi a favore degli scambi interni e internazionali,

snellendo sì la procedura dello svolgimento delle pratiche

relative al deposito, ma assicurando in pieno la custodia

della merce depositata a tranquillità del depositante stesso

e dei terzi possessori;

b) in ordine ai depositi di massa: devono essere costi-tuiti dove se ne riscontri la necessità e per determinate derrate. Il depositante deve essere sempre lasciato libero di costituire depositi normali che garantiscano la consegna della stessa merce data in deposito;

c) in ordine alla disciplina dei titoli rappresentativi : man-tenere al depositante la possibilità di usufruire della doppia funzione del titolo (fede di deposito e nota di pegno o warrant), nonché — nell'azione di regresso — espletare la procedura sulla merce, rimanendo quella prettamente per-sonale, com'è attualmente, per la differenza non realizzata dalla vendita della cosa depositata.

©I S T I T U Z I O N E D I U N A L D O P E R G L I A U T O T R A S P O R T A T O R I D I C O S E P E R C O N T O T E R Z I

In un'apposita riunione tenutasi presso la nostra Camera

fra i rappresentanti delle categorie interessate all'autotras-

porto di merci per conto di terzi, è stato esaminato il di-

segno di legge n. 2235 di iniziativa dei senatori Ottani ed

altri, presentato al Senato il 17 marzo 1952, al titolo « Isti-

tuzione dell 'Albo degli AutoTasportatori di cose per conto

di terzi e modificazioni alla legge 20 giugno 1935, n. 1349 »

D o p o un approfondita discussione generale sulla oppor-

tunità della istituzione dell 'Albo, in quanto in qualche inter-

venuto vi erano non pochi motivi di ritenere che l 'A lbo

stesso mirasse a garantire una sola categoria, quella degli

autotrasportatori, e quindi a costituire di fatto un mono-

polio; riconosciuta l'opportunità che si procedesse all'esame

dei singoli articoli del disegno per suggerire varianti al pro-

getto stesso il quale, poteva essere indirizzato al fine, non

trascurabile, di dare una disciplina al settore dove attual-

mente regna la più pericolosa anarchia e mirare in fondo

alla tutela degh interessi e degli autotrasportatori e di quanti

affidano le loro merci da trasportare, la Commissione ha

ritenuto di formulare alcune proposte di modifica al progetto

presentato all'esame del Senato per garantire soprattutto:

a) di non impedire con la formazione dell 'Albo l'af-

fermarsi di una sana concorrenza fra gli autotrasportatori,

inibendo praticamente l'ammissione all 'Albo stesso a ditte

ben attrezzate tecnicamente e dotate di mezzi finanziari

adeguati ;

b) che le tariffe e le condizioni di trasporto siano con-

cordate liberamente in seno ai Comitat i per la tenuta degli

A lb i previsti dal disegno di legge, ma nei quali gli utenti

devono essere adeguatamente rappresentati in m o d o da non

dover subire la volontà degli autotrasportatori e che ove

ciò non fosse possibile le tariffe stesse e le condizioni tutte

dei trasporti possano essere portate all'esame di organi col-

legiali (ad es. le Camere di Commercio) per la definitiva

approvazione.

©F I R M A D E L L ' A T T O C O S T I T U T I V O D E L " C . R . A . T . E . M . A . "

Il giorno 2 maggio ha avuto luogo, presso la Camera

di C o m m e r c i o , la firma dell'atto costitutivo del « Centro

di Ricerche e Assistenza Tecnica e Mercantile alle Aziende

23

( C . R . A . T . E . M . A . ) », costituito dalla Camera stessa in col-

laborazione con l 'Unione Industriale di Torino.

Significative adesioni sono già pervenute a detto Cenfro

da parte di alcuni importanti complessi industriali della

nostra provincia, sì che si ha motivo di ritenere che l'ini-

ziativa abbia incontrato il favore delle nostre maggiori atti-

vità produttive interessate al progresso tecnico delle minori

aziende, le quali in definitiva sono chiamate a lavorare e

ad operare anche per loro conto.

©C O N V E G N O N A Z I O N A L E T R I B U T A l i I S T I I T A L I A N I

Nei giorni 2, 3 e 4 maggio ha avuto luogo in Torino il

Convegno Nazionale dei Tributaristi Italiani.

La Camera ha dato all'iniziativa l 'appoggio opportuno

ed è lieta del pieno successo conseguito. Il nostro Presidente,

conte Marone, ha aperto i lavori del C o n v e g n o por-

tando il saluto della Camera di Commercio .

©D E T E R M I N A Z I O N E D E L L E A R E E D E P R E S S E R I C A D E N T I N E I B A C I N I M O N T A N I

Nelle « Cronache Camerali » pubblicate nel fascicolo di

gennaio c. a. riportammo il voto formulato dalla C o m -

missione consultiva dei problemi forestali per la determina-

zione delle aree depresse. Pubblichiamo ora che il Ministero

dell'Agricoltura e delle Foreste, ha comunicato che non ri-

tiene che possa essere accolta la richiesta per una estensione

delle aree depresse a tutti i perimetri dei bacini montani

classificati o classificabili del Piemonte, nè ravvisa l 'oppor-

tunità di una maggiore assegnazione di fondi a favore della

nostra regione per le sistemazioni montane.

Il predetto Ministero ha fatto presente, però, che è attual-

mente in corso un vasto programma di interventi di siste-

mazione idraulico-forestale in tutto il bacino idrografico del

Po e che quindi anche il problema della sistemazione della

montagna piemontese potrà essere affrontato e risolto qua-

lora sia provveduto a stanziamenti straordinari per la ese-

cuzione di tale programma.

Ha soggiunto inoltre che per quanto riguarda la valoriz-

zazione della montagna piemontese dal punto di vista zoo-

tecnico, gli interventi reclamati saranno tenuti presenti e

sarà fatto tutto il possibile nei limiti delle disponibilità di

bilancio.

©C O N V E G N I R E G I O N A L I P E R L E R I L E V A Z I O N I S T A T I S T I C H E

a) Rilevazioni dei prezzi al minuto e calcolo degli indici del costo della l'ita. - Indetta dall'Istituto Centrale di Statistica,

d'intesa col Ministero dell'Industria e del Commerc io , ha

avuto luogo presso la nostra Camera di C o m m e r c i o , nei

giorni 24 e 25 aprile una riunione interprovinciale (Pie-

monte e Liguria) per l'illustrazione delle nuove norme rela-

tive alla rilevazione dei prezzi al minuto per il calcolo degli

indici del costo della vita e la determinazione della con-

tingenza.

D o p o un breve saluto rivolto ai convenuti, dal dr. Franco,

sia a nome della Camera di Commercio, che dell'Ufficio

Provinciale di Statistica, i proff. Saibanti e Alberti, hanno

illustrato i criteri che debbono presiedere alla rilevazione dei

prezzi al minuto, ribadendo la necessità di attenersi rigorosa-

mente alle direttive dell'Istat e ciò al fine di conseguire la

dovuta omogeneità dei dati, soprattutto in considerazione

della necessità di raccogliere un materiale da elaborarsi al

Centro per la sintesi nazionale.

L'esposizione dei due chiarissimi oratori è stata seguita

con particolare attenzione da parte dei convenuti i quali

hanno frequentemente avuto modo di esporre e di discutere

particolari situazioni locali, ricevendo i necessari chiarimenti.

b) Rilevazioni delle produzioni dei prodotti agrari. - L'Isti-

tuto Centrale di Statistica, a mezzo dei suoi funzionari,

prof. Pampili e dr. Bardi, in una riunione tenutasi il

22 maggio 1952, presso la nostra Camera di Commercio,

ha provveduto ad illustrare le norme relative alle indagini

statistiche col metodo del campione, ai fini di determinare

la produzione dei prodotti agrari in genere e del frumento

in specie.

Alla riunione predetta erano intervenuti, oltre l'Ispettore

Compartimentale dell'Agricoltura, prof. Fregola, anche gli

Ispettori agrari provinciali delle province di Torino, Asti,

Alessandria, Novara, Vercelli, Cuneo, Imperia, Savona,

Genova, La Spezia e l'Ispettore dell'Assessorato della Valle

d'Aosta.

Il nostro Segretario generale, dopo aver rivolto un cor-

diale saluto ai convenuti ed espresso la soddisfazione della

Camera di ospitare i rappresentanti dell'Istituto Centrale di

Statistica ed i dirigenti degli organi periferici del Ministero

dell'Agricoltura, coi quali gli uffici e gli organi camerali

lavorano in stretta unione di intenti, ha sottolineato come

questi incontri fra funzionari centrali e periferici siano della

massima importanza perchè servono a chiarire le norme in

base alle quali occorre procedere alle rilevazioni statistiche

periferiche che dal lato metodologico presentano spesso con-

cetti che è sempre della massima utilità contempcrare fra

le affermazioni della teoria e le possibilità pratiche di applica-

zione ai casi concreti.

Ha poi parlato l'Ispettore compartimentale, prof. Fre-

gola, il quale ha sottolineato lo zelo e la passione con cui i

dipendenti Ispettori provinciali hanno sempre assolto le loro

mansioni di organismi rilevatori dei dati inerenti le varie

produzioni agrarie, facendo rilevare come, anche in parti-

colari contingenze e attraverso difficoltà di vario ordine,

hanno sempre ottemperato ai loro compiti con abnegazione

e intelligenza.

Circa le nuove incombenze, ha fatto rilevare che la

innovazione progettata, comporterà, specie per il primo

periodo di avviamento, difficoltà dovute a scarsezza di per-

sonale e di mezzi finanziari, per cui si rende necessario che

l'Istituto Centrale di Statistica, predisponga opportuni ac-

cordi col Ministero dell 'Agricoltura, al fine di fornire i

mezzi indispensabili ad attrezzare gli Uffici per le nuove

rilevazioni.

D o p o di che il dr. Bardi e il prof. Pampili hanno illu-

strato ai convenuti le norme da seguire nella rilevazione col

metodo del campione, dando luogo ad un ampia e proficua

discussione.

24

L INDUSTRIA CHIEDE

LA TECNICA RISPONDE

Per l'attuazione dell assistenza tecnica inquadrata nel Piano Marshall è stata posta a disposizione dei paesi aderenti

all'OECE, da parte del governo di Washington, l'organizzazione di consulenza e di informazioni costituita allo scopo di

facilitare l'applicazione delle ricerche tecnologiche americane nel campo della produzione industriale.

Il CIR - Comitato interministeriale per la ricostruzione - ha istituito a tal fine un apposito servizio in accordo con l'ECA di Washington e l'OECE di Parigi.

Coloro che desiderano usufruire della possibilità di avere notizie tecniche riguardanti la propria attività industriale

potranno rivolgere precisi quesiti alla redazione di « Cronache Economiche » che provvederà per l'opportuna indagine, pub-

blicando in questa rubrica i quesiti stessi, e le relative risposte.

Si riportano intanto varie domande su alcuni argomenti e le informazioni in proposito pervenute dalt'USA.

P R O D U Z I O N E D E L F O S F O R O P E R U N O S T A R I L I M E N T O

D I F E R T I L I Z Z A N T I

Q U E S I T O : A b b i a m o interesse a c o n o s c e r e : a) la s p e c i a l i z z a z i o n e dei m e t o d i di pro-d u z i o n e negl i S t a t i U n i t i ; b) l ' e l e n c o deg l i s t a b i l i m e n t i per la p r o d u z i o n e del fos foro es is tent i o in p r o g r a m m a negl i S t a t i Un i t i e, se poss ib i le , i da t i sul la loro c a p a c i t à p r o d u t t i v a , s u d d i v i s i se-c o n d o i t ip i di fo rno i m p i e g a t i ; c) la p iù recen te le t te ra tura r i g u a r d a n t e ques to set-tore e le p u b b l i c a z i o n i i l lust ra te , r e la t i ve a l le t e c n i c h e a m e r i c a n e .

I N F O R M A Z I O N I T R A S M E S S E : 1. Negli ultimi vent anni, sono stati notevolmente perfezionati negli Stati

Uniti, i metodi per la produzione del fosforo, dell'acido fosforico e dei loro prodotti derivati.

Le fasi iniziali, finale e di produzione dipendono dall'im-piego definitivo che si farà del prodotto e dalla forma in cui si trova il materiale grezzo. Per esempio i metodi che si adoperano per preparare fertilizzanti, quali il superfo-sfato. il superfosfato triplo e il superfosfato ammoniacale sono totalmente diversi dai sistemi per preparare il fosforo elementare e l'acido fosforico. I metodi che si impiegano attualmente negli Stati Uniti, sono descritti di seguito:

P r e p a r a z i o n e del f o s f o r o o de l l 'ac ido fos for i co . — La produzione del fosforo dipende dal grado di volatizza-zione dell'elemento, dai suoi composti. Prima si utilizzavano

le ossa come materiale grezzo, adesso invece si adopera la roccia fosfatica. La reazione approssimativa è:

2 ( C a F ) C a 4 ( P 0 4 ) 3 + 9 S i 0 2 + I5C - > CaF 2 + 9 C a 0 S i 0 2 + 6P + I5CO

In questo caso il fosforo elementare può essere preso come un prodotto intermedio, bruciato e trasformato in P 2 0 5 , e quindi sciolto in acqua per produrre acidi ed altri composti. Anche il vecchio sistema di produzione dell'acido fosforico può essere utilizzato per produrre acido fosforico diretta-mente dalla roccia fosfatica frantumata, come segue:

Ca 3 (P0 4 ) 2 + 3 H 2 S 0 4 > 3CaSO, + 2 H 3 P 0 4

Questo metodo presenta qualche difficoltà. Nella roccia che contiene fluoruri, si trova H F . È necessario eliminare il fango di C a S 0 4 , purificare e concentrare l'acido. Sono tutte operazioni complicate e attualmente si impiegano sistemi più moderni:

Nuovo metodo a l l 'H 2 S0 4 . — La roccia di fosfato si frantuma, si calcina e si fa reagire con H 3 P 0 4 debole. Si fa continuare la reazione negli agitatori. Si aggiungono poi addizionali quantitativi di H 3 P 0 4 debole e un po' di H 2 S 0 4 . Si ricupera la S A e quindi si filtra e si lava il C a S 0 4 . Il fango viene filtrato e lavato di nuovo. L'H3PO., forte, proveniente dal primo filtro, si fa evaporare per renderlo un acido più forte.

M e t o d o al f o r n o e le t tr ico . — Questo è il primo dei sistemi termici utilizzato commercialmente e permette l'im-piego di rocce più povere, rispetto al sistema con rH2S04. Infatti si preferiscono le qualità più scadenti perchè le impurità rendono di più, nella formazione del fango.

C O N O S C E R E P E R M I G L I O R A R E

La parte finale di una linea di montaggio nella fabbrica Studebacker.

La roccia fosfatica viene frantumata e quindi mescolata con sabbia e coke ; questo miscuglio si agglomera, si intro-duce in un forno elettrico e si riscalda alla temperatura di reazione (il60 gradi centigradi). Le scorie e il ferrofosforo vengono portati via (aggiungendo barre di ferro si può otte-nere una maggiore quantità di ferrofosforo). Il fosforo e il CO si estraggono come gas. A questo punto sono possibili due alternative: si può immettere aria e ridurre il fosforo in P 2 0 5 con perdita di CO. Oppure, ed è il sistema migliore, si raffreddano i gas, il fosforo condensato è raccolto sotto l'acqua e trasferito per essere bruciato, in una fase separata.

Metodo dell 'alto forno. — Il minerale fosfatico si frantuma e si buchetta con coke, quarzo e sabbia. Il miscuglio si carica in un forno verticale dove esso reagisce in presenza di aria riscaldata. Alla base del forno si raccolgono i residui e il ferrofosforo. I gas contenenti fosforo, CO e N 2 escono dalla sommità del forno e si fanno passare attraverso col-lettori di polvere. La maggior parte dei vapori di P si bru-ciano nelle stufe a soffiamento di calore.

L'aria proveniente da queste stufe, preriscalda l'alto forno. Alcuni dei vapori che escono dalla cima dell'alto forno, vanno direttamente nei condensatori dove il fosforo si condensa, poi bruciato e trasformato in pentossido di fosforo e quindi idrato per ottenere H 3 P 0 4 al 90%.

P r e p a r a z i o n e dei fer t i l i zzant i che contengono fos foro . — La situazione della materia prima e varia negli Stati Uniti. Il minerale degli Stati occidentali contiene dal 70 al 75% di fosfato osseo di calcio (b.p.l. che in realtà significa fosfato tricalcico). I minerali degli Stati meridio-nali ed orientali si trovano in superfice ed hanno un con-tenuto più basso di fosfato tricalcico (b.p.l.) che varia dal 66 al 68%. Si impiegano i sistemi di flottazione e di clas-sificazione.

Superfosfato. — Circa il 90-95% del fosforo adoperato negli Stati Uniti per fabbricare fertilizzanti, proviene dai superfosfati. Il superfosfato si produce nella seguente maniera:

[(CaF)Ca4(P04)31 + 7 H 2 S 0 2 + 17H 2 0 Roccia fosfatica (70-75% b.p.l)

-> 3 C a H 4 ( P 0 4 ) H 2 0 + 2 H F + 7 ( C a S 0 4 2 H 2 0 ) Fosfato monocalcico (contiene dal 16 al 20% di P 2 0 5 disponibili).

Si adoperano due procedimenti: 1° il processo Den, e 2° il processo di granulazione.

Nel processo Den la roccia fosfatica si frantuma in modo che passi attraverso un setaccio di maglia 100 e si mescola con H 2 S 0 4 , e il tutto si butta in un mescolatore dove si lascia riposare da 6 a 24 ore, ad una temperatura superiore ai 100 gradi centigradi. I composti gassosi sfuggono e lasciano un prodotto leggermente secco e poroso. Dopo di che il miscuglio si toglie dal Den e si ammucchia, lascian-dolo stagionare da 8 a 10 settimane.

Nel processo di granulazione, il materiale che si ricava quasi alla fine del processo Den, si essicca ulteriormente e si granula. Il superfosfato si prende umido e caldo dal Den. Il contenuto di acqua è critico. La polvere asciutta prove-niente dal classificatore si mescola con il superfosfato umido e quindi, in un cilindro ruotante, riceve getti di acqua che riducono la massa in granuli ; il materiale entra poi in un essiccatoio rotante e si lascia stagionare per dieci giorni. Il prodotto che si ottiene è migliore di quello derivante dal processo Den.

Superfosfato triplo. — Il superfosfato triplo è un pro-dotto più concentrato del superfosfato ordinario. Esso con-tiene dal 48 al 50% di P 2 0 5 , e si produce mediante il seguente sistema:

(CaF)Ca 4 (P0 4 ) 3 + 7H3PO4 + 5 H 2 0 Roccia fosfatica - > 5 C a H 4 ( P 0 4 ) 2 H 2 0 + H F

superfosfato triplo

Questo è un prodotto concentrato e quindi i costi per il suo trasporto rimangono considerevolmente ridotti.

Superfosfato ammoniacato. — Utilizzando il processo Den con qualche modifica, si può aggiungere un po' di

ammoniaca al superfosfato: al superfosfato triplo se ne può aggiungere circa il 5%. A questo scopo si possono adoperare d'versi composti d'ammoniaca, oppure anche i gas a seconda delle disponibilità e delle economie che si vogliono realizzare. La tendenza odierna è di adoperare direttamente ammo-niaca anidra o ammoniaca liquida, contenente urea sciolta. L'ammoniaca si aggiunge al superfosfato stagionato.

Metafosfato di calcio. — Un altro fertilizzante concen-trato che è stato recentemente sviluppato dalla Tennessee Walley Authority, si produce con la seguente reazione:

( C a D C a . t P O J a + 3 P 2 0 6 + HPO : , -> SCatPA^+HF

I vapori di pentossido di fosforo e l'aria si mettono a contatto con la roccia frantumata in un pozzo verticale, od anche si possono soffiare le sabbie di fosfato in un forno dove il fosforo si brucia.

Elenco di i m p i a n t i e di s tab i l iment i per la pro-duz ione del fos foro . — Tra i più grandi produttori, Va annoverata la Monsanto Victor General Works e la Inter-national Minerals ; la Victor Chemical Works sta costruendo un grande forno elettrico a Silver Pud, Montana, per estrarre il fosforo elementare dalla roccia di fosfato del Montana. Questo impianto entrerà in funzione nel 1951. Quattro degli altri impianti di questo gruppo industriale, sono stati allargati per utilizzare altri contingenti di fosforo. Inoltre verrà installato un secondo forno a Silver Bow.

È in progetto l'allargamento e l'installazione di altri impianti ed alcuni di questi sviluppi del settore per la produzione del fosforo, sono discussi negli articoli elencati.

La le t teratura più recente . — Gli articoli delle riviste elencate qui di seguito, sono stati scelti fra moltissimi altri, apparsi nelle più recenti riviste tecniche e commerciali. Anaconda Increases Phosphate Outpu t for Growing Mar -

kets, in «Mining World», September 1950, pages 8-10. New Fertilizer Production Methods Outlined at A. C. S.

Meeting, in « Chemical and Engineering News », Sep-tember '25, 1950, pages 5316-17.

C O N O S C E R E P E

Il nuovo e lussuoso transatlantico americano « lndependence » da 26.000 tonn. entra nel

porto di New York, dopo il viaggio inaugurale. Questa modernissima unità, che collegherà

gli Stati Uniti col Mediterraneo, è costata 25 milioni di dollari, può portare 1.000 passeg-

geri e sviluppare una velocità di 26 nodi. Come trasporto truppe può imbarcare 5.000

uomini e percorrere 32.000 chilometri senza scalo.

Un apparecchio « F. 94 » della aeronautica americana

con ali pieghevoli per facilitarne l'impiego da navi

portaerei.

«•««III.

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New Dream Plant at Dea Moines Where Iowa Plant Food Company Produces Granular Fertilizer, in « Agricultural Chemicals », March 1950, pages 36-7.

Western Phosphates, by W. H. Waggeman and R. E. Bell, in « Industriai and Engineering Chemistry », February 1950, pages 269-292.

Instrumentation for Superphosphate Manufacture, in «Industriai and Engineering Chemistry», 41: 1338-40 (1949).

Processing Phosphate Rock for Use in Agriculture, by T. L. Wilkerson, in «Industriai and Engineering Che-mistry». 41: 1316-17 (1949).

Phosphates for Agriculture Symposium, in « Industriai and Engineering Chemistry», July 1949, pages 1314-37.

Forty Years of Fertilizer Research, by R. 0. E. Davis. in « Chemical and Engineering News », 27: 410-12 (1949).

Phosphate Processes al Trail , B. C., in « Industriai and Engineering Chemistry, 41: 1318-24 (1949).

Properties of Diammonium Phosphate Fertilizer, by H. L. Thompson and others, in « Industriai and Engi-neering Chemistry », March 1949, pages 485-94.

Electric-Furnace Fertilizer, by R. W. Moulton, in « Che-mical Engineering 56: 102-4 (1949).

Phosphate Fertilizer Progress, by K. D. Jacob, in « Ferti-lizer Reoiew», 23: 1, 3-9, 19, 20 (1948).

Le seguenti riviste trattano della questione in modo suf-ficientemente completo:

« Agricultural Chemicals », published by Industry Publica-tions Inc., 123 Market Place, Baltimore 2, Maryland. 5 3.00 per year.

« American Fertilizer », published by Ware Brothers Com-pany, 317 North Broad Street, Philadelphia 7, Penn-sylvania. ? 3.00 per year.

« Fertilizer Review », published by the National Fertilizer Association Inc., 616 Investment Building, Washington 5, D. C„ Membership. Fra i libri ed i rapporti interessanti, citiamo i seguenti:

Commercial Fertilizers, Thei r Sources and Use, by Gilbert Collings, published by Blakiston Company, Phi-ladelphia, Pennsylvania.

Handbook of Fertilizers, Thei r Sources. Make-Up, Effects and Use, by A. F. Gustafson, published by Orange Judd Publishing Company, New York., N. Y.

« E S I S T E N Z A C O M P A R A T I V A

C O N D U T T U R E D I A C Q U A ;

Q U E S I T O : Q u a l e è la dura ta c o m p a r a t i v a de l le t u b a t u r e di gh isa , di ferro fuso, di a c c i a i o da cos t ruz ion i o di acc ia io r ivest i to di r a m e ; a) q u a n d o sono espo-ste a l l ' a z i o n e de l l ' a r ia ; b) de l l ' a r ia umi -d a ; c) d e l l ' u m i d i t à a c c i d e n t a l e ? Q u a l i sono i r i v e s t i m e n t i p ro te t t i v i che si a d o p e r a n o negl i S t a t i Uni t i , con part i -co lare r i f e r i m e n t o a que l l i cons is tent i in c a t r a m e c o n a g g i u n t e di res ina s i n t e t i c a ? Esiste u n a s o l u z i o n e al p r o b l e m a de l la p e l l i c o l a de i d e p o s i t i super f ic ia l i e de l le inc ros taz ion i che r i m a n g o n o sul le paret i de l le c o n d u t t u r e so t te r ranee per f o g n e ?

I N F O R M A Z I O N I T R A S M E S S E :

Corros ione a t m o s f e r i c a . — Mentre esistono i risul-tati di molte ricerche effettuate per stabilire il grado di corrosibilità dei metalli esposti all'azione dei terreni, del-l'acqua, ecc. non esistono, nella letteratura corrente, i risultati degli studi sulla corrosione dei metalli quando sono esposti all'azione dell'aria, dell'aria umida e dell'umidità accidentale.

Manual on Fertilizer Manufacture, by Vincent Sauchelli, published by Davison Chemical Corporation, Baltimore, Maryland.

Summary of Phosphorus Research in the U. S. Relating to Soils and Fertilizers, U. S. National Soil and Fer-tilizer Research Committec, Washington, D. C. 1950

A L L A C O R R O S I O N E D E L L E

R I V E S T I M E N T I P R O T E T T I V I

In sostanza, sono state fatte poche indagini sulla corro-sione atmosferica ordinaria dei metalli. In molte condizioni atmosferiche, quando si sceglie opportunamente il metallo e la lega metallica, non sono necessari speciali rivestimenti sulle tubature. Per esempio una lega contenente una piccola quantità di cromo, di nichel e di molibdeno ha una forte resistenza alla corrosione atmosferica.

Rives t iment i . — Le condizioni di servizio cui viene sottoposto il metallo, influisce enormemente sulla scelta del tipo di rivestimento da applicare. Le variazioni del tempo, 1 umidità e la temperatura determinano largamente la durata del rivestimento. Talvolta si adoperano i rivesti-menti elettrodeposti. La scelta dei rivestimenti per le con-dutture dell'acqua, cade spesso su questi tipi di rivestimento galvanico o sul rivestimento di zinco per immersione a caldo. I collaudi^ effettuati sui rivestimenti delle condutture da parte dell'American Petroleum Institute e da parte del National Bureau of Standards, hanno messo in rilievo che si ottengono successi con i rivestimenti di smallo a base di catrame di carbone, quando si tratta di rivestimenti esterni di tubature. Anche i rivestimenti a base di cemento, sul-l esterno delle condutture, sono molto efficienti.

Gli smalti al catrame di carbone, che si adoperano piut-tosto largamente per rivestire le tubature, sono fondamen-talmente preparati con la pece del catrame di carbone.

I G L I O R A R E

Un razzo composito americano, costituito da una V-2

tedesca contenente nella sua estremità anteriore un

razzo del tipo Wac Corporal con apparecchi per la

registrazione scientifica, fotografato mentre si solleva

dalla piattaforma di lancio in una base della Florida.

Il nuovo transatlantico americano « United States » che prenderà prossimamente servizio.

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C O N O S C E R E P E R M I G L I O R A R E

Veduta aerea di una importante fabbrica automobilistica americana.

Un ponte galleggiante sul lago Washington lungo 2.250 metri, collega la città di Seattle, sulla costa del Pacifico, con Mercer lsland. Così costruito a causa della grande profondità del lago, il ponte è sostenuto da 50 pontoni da 65 tonnellate, alcuni dei quali sono ancorati nel fondo del lago; un argano idraulico consente di rialzarne la parte centrale, onde permettere il pas-saggio alle. navi. La somma raccolta in nove anni con il pagamento della tassa di pedaggio da parte degli automobilisti, ha potuto ricoprire i 6 milioni di dollari spesi per la costruzione.

i

I rivestimenti di catrame di carbone sono spesso rinforzati da uno o più strati dì feltro di stracci o di feltro di amianto. Questo senza dubbio è il tipo di rivestimento che il richie-dente delle presenti informazioni, ha sentito essere in uso negli Stati Uniti. Questi rivestimenti possono essere per-meati di acqua e di ossigeno, sebbene lentamente, attraverso la diffusione molecolare, ma questi elementi non potranno permearli al punto da causare la corrosione della parte metallica sottostante.

Questi rivestimenti però si danneggiano facilmente e quindi bisogna aver cura nel maneggiarli. Tuttavia, atte-nendosi rigidamente alle norme e con un attento controllo dei metodi di applicazione, è possibile ottenere soddisfacenti rivestimenti per molti impianti ed installazioni. Per le tuba-zioni dell'acqua ad uso casalingo si adoperano rivestimenti di catrame di carbone unitamente a un bendaggio di sostanze vegetali sovrapposte il che consente una protezione soddi-sfacente. per periodi anche superiori ai 35 anni di servizio.

La maggior parte degli asfalti per rivestimenti si prepa-rano con una combinazione di operazioni (trattamento col Vapore, riduzione nel vuoto e soffiamento di aria). Quando il procedimento di preparazione è corretto, si ottiene un prodotto a bassa flessibilità di temperatura, nonché ad elevato tenore bituminoso e a deflusso lento ad atte tem-perature.

<< Standards Specifications for Coal-Tar Fnamel Pro-tective Coatings » (Prescrizioni standard per i rivestimenti protettivi di smalto al catrame di carbone) sono state pub-blicate dalla American Water Associated (500 Fifth Avenue. New York 18, New York) per condutture di diversa dimensione.

Le incrostazioni e le pellicole delle condutture di fognatura negli impianti domestici, si trovano in special modo negli impianti più vecchi delle abitazioni degli Stati Uniti. Il metodo solito al quale si ricorre per eliminarli è quello di aprire la conduttura da una parte e dall'altra e di togliere i depositi e le impurità con qualche mezzo meccanico, come le sonde ruotanti.

Nei più moderni impianti si previene la formazione di questo tipo di depositi, mettendo opportuni pozzetti del-l'acqua di scolo a tenuta idraulica, che si possono aprire a tempo debito, mediante una caviglia o un rubinetto. Inoltre si dà maggior pendenza alle tubature, in modo da aumentare la velocità di deflusso della corrente ed evitare il formarsi delle incrostazioni e dei depositi.

F A B B R I C A Z I O N E

D E L S O L F U R O D I S O D I O

Q U E S I T O : D e s i d e r e r e m m o c o n o s c e r e un p r o c e d i m e n t o p e r f e z i o n a t o per c o n c e n -t rare il so l furo di sod io dal 3 0 % al 6 0 % , n o n c h é ul ter ior i i n f o r m a z i o n i r e l a t i v e a l l a m i g l i o r e q u a l i t à di serba to i per t a l e s c o p o , ed i n o m i n a t i v i d e l l e d i t te c h e li for -n i s c o n o .

I N F O R M A Z I O N I T R A S M E S S E : Un metodo per-fezionato per la produzione di solfuro di sodio in fiocchi (60 ~ 62%) da una soluzione al 30%, è dato dall'impiego di un essiccatore atmosferico a tamburo. Si dovrebbero otte-nere risultati soddisfacenti sia con l'essiccazione a tamburo unico che con quello a tamburo doppio.

Il problema della corrosione può essere ridotto entro ter-mini minimi, impiegando tamburi fabbricati con '< Haste-loy C » (Haynes Stellite Division of Union Carbide and Carbon Corp., Kokomo, Indiana), oppure con « Durichlor » Duriron Company, 450 Findlay, Dayton, Ohio). Questi materiali dovrebbero compiere un eccellente servizio se impiegati per valvole, serbatoi, tubazioni, ecc., nel tratta-mento della soluzione al 30% ed a temperature che raggiun-gono anche il punto di ebollizione.

Si riportano qui di seguito i nominativi di due delle principali ditte fabbricanti di tutti i tipi di essiccatori a tamburo. Queste ditte possono fornire queste attrezzature fabbricate con i materiali di cui sopra. Tuttavia, si fa presente che i nominativi dati non significano una racco-mandazione — si tratta semplicemente di un suggerimento. J. F. Stokes Machine Company, 5930 Tabor Road, Olney P. 0., Philadelphia, Pennsylvania. Buflovak Equipmcnt Division, Blaw-knox Company, 43 Winchester Avenue, Buffalo lln New York.

Un altro metodo soddisfacente per la produzione di sol-furo sodico in polvere da una soluzione al 30%, consiste nell'essiccamento a spruzzo, ma non è consigliabile dato il suo costo iniziale molto maggiore. Non dà luogo ad un prodotto di qualità migliore di quello ottenuto mediante l'essiccatore atmosferico a tamburo.

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R O S S A N O Z E Z Z O S

Roma — Chiesa di S. Clemente - Masolino: S. Caterina fra le ruote.

Fedeli all 'appuntamento datovi nell'ul-timo nostro articolo, apparso su queste stesse colonne in marzo,

eccoci a voi, lettori benevoli e cortesi, per offrire alla vostra paziente attenzione la seconda parte — giusta giusta — del no-stro piccolo studio dedicato all'esame, gior-no por giorno, dei Protettori delle Art i e Mestieri piemontesi al tempo in cui il lavoro si fondeva armoniosamente con la preghiera nel cuore degli artigiani e dei commercianti di ogni classe e categoria.

Dal 1° luglio a tutto dicembre v a oggi la nostra perlustrazione attraverso le pagine di quel Calendario religioso-economico che abbiamo voluto stendere allo scopo di evocare una suggestiva tradizione.

Ma poiché per il 1° non abbiamo potuto scovare un qualsiasi Patrono di una qual-siasi att ività, dobbiamo prendere il v ia dal giorno 2, in cui troviamo Patrono dei nostri cordari, San Postumio monaco; al giorno 3, abbiamo San Foca caro ai nostri giardinieri e floricultori del passato. Per quanto in Roma vi sia una colonna del-l'epoca classica che porta il suo nome, Foca è uno dei Santi meno noti e meno... festeggiati, anche onomasticamente par-lando. L'oblio è ingiusto giacché, se pur piccolo giardiniere di Ponto, ove a v e v a un minuscolo giardino, egli è un gran Santo, di una tale lealtà che quando — avendo una sera ospitato e rifocillato due soldati di Diocleziano — questi, chiacchierando affa-bilmente con lui, gli dissero che stavano cercando un certo Foca cristiano, per ucci-

DEL PIEMONTE

L A B O R I O S O

derlo d'ordine dell 'Imperatore, subito escla-mò « Non cercate oltre : F o c a sono io ! ».

E poiché quelli, grat i per l 'ospital i tà r icevuta, non volevano fargli del male, si scavò in quattro e quat tr 'o t to la fossa è in ginocchio supplicò i militi di compiere il loro dovere. E r a l 'anno 303 di Cristo.

Sant 'Ulr ico, segue alle calcagna il nostro Foca, giacché lo troviamo sul calendario di luglio al giorno 4. Veramente S. Ulrico è un po ' il patrono di tut t i , proteggendo egli dalle calunnie; ma poiché f ra i più calunniati sono i commercianti e gli indu-striali, crediamo che — dopo quanto abbia-mo reso noto di lui — possa interessare anche agli uomini del grande e del piccolo

traffico i quali — di quando in quando — si rammenteranno di questo Santo uomo del X secolo, che f u Vescovo di A m b u r g o .

Sì, lo sappiamo che orafi e fabbroferrai hanno, in S. Eligio, Vescovo di N o y o n nonché direttore della Zecca di Clotario (festa al 1° dicembre) il loro patrono. . . mondiale; ma i ferrari piemontesi vollero avere una santa- t u t t a per loro nella persona di... Santa A m a l b e r g a (10 luglio). Sicuro, una donna, nipote di Pipino, che dovet te — sempre contro sua vo lontà — sposarsi due volte. Essa morì nel 670; uno dei suoi maggiori diletti pare consistesse nel f a b b r i -care serrature per il Monastero che riuscì a fondare a Maubensa, d 'accordo con il secondo marito, il conte Vidgero.

San Lucio Martire (di cui abbiamo inci-dentalmente parlato nell 'ultimo nostro arti-colo) protettore generale dei lavoratori del lat te (e per traslato dei formaggiai e dei pizzicagnoli) ricorre al giorno 12. Nato a Carvagna (Como) f u allogato ben presto dai poveri genitori come garzone presso un negoziante di prodott i casoari che un giorno lo scacciò preso dal dubbio che distribuisse ai mendicanti un po' della sua molta roba. Lucio non si scoraggiò : cercò e trovò subito un altro padrone di cui si mise a custodire i greggi e che lo considerò « una grazia del Cielo ». Intanto , l 'antico avaro padrone era caduto in miseria; superstizioso, pensava che le sue disgrazie fossero non f rut to della

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sua cattiveria, bensì delle « male arti » (li Lucio; onde, votandogli un odio terribile, un giorno che lo incontrò lo uccise. E qui, già che ci siamo, rammentiamo un altro Lucio: mercante fiorentino, è patrono dei mercanti fiorentini. Rinnegò il mondo dan-dosi alla vita penitente dopo aver ascoltato un discorso di S. Francesco d'Assisi. Morto nel 1232, la sua festa è segnata per il 15 aprile, e se non ne abbiamo parlato... nella prima parte del Calendario, è perchè è Patrono strettamente locale.

Pure al 12 luglio ecco un altro Santo che fa « anche per noi »: S. Giovanni Gualberto, da invocarsi per avere la serenità. In questi tempi, saper a chi ricorrere per ottenere questo bene tanto prezioso, è una gran bella cosa, vero, poveri commercianti nostri 1

Basta, vediamo di procedere con un po' più di alacrità, altrimenti non ce la facciamo. A l 13 abbiamo il Beato Franceschino

- vero « Cameade » nel mondo dei Santi, — ma di cui sarebbe bene che i bottegai, tante volte derubati nel loro negozio, si ricordassero. Egli, infatti , è Patrono, sì, dei portinai, ma anche — per traslato — dei guardiani notturni e pertanto protegge dai ladri case e negozi, così come S. Leone I V (giorno 17) protegge gli stabili dagli in-cendi. Ma in questo patronato S. Leone I V non è il solo: gli fanno concorrenza al 10 agosto: S. Lorenzo (protettore anche dei pompieri e delle stiratrici); al 10 settem-bre, S. Nicolò da Tolentino; al 25 settembre, S. Firmino.

A l 18 luglio, infermieri e farmacisti hanno dalla loro S. Camillo de Lellis, il Santo infermiere numero 1 che dedicò t u t t a la sua v i ta agli infermi e fondò ospedali.

Il 20 luglio è particolarmente laborioso per noi, giacché vi incontriamo, in ott ima armonia tra loro, S. Vulmano A b b a t e , Patrono dei cocchieri e dei cavallanti . Ora il suo daffare è molto ridotto, ma una volta

con tut t i i postiglioni che correvano, appollaiati sulle loro diligenze, tut te le strade spesso impervie — era invocatis-simo; S. Giusta e S. Ruffina, sivigliane, Patrone degli stovigliari, visto che fabbri-cavano stoviglie smerciandole sui mercat i ; e col piccolo guadagno t rovavano modo di aiutare i più poveri di loro. Erano cri-stiane ed un giorno, per aver rif iutato di vender due bellissimi vasi a certi pagani ohe di questi vasi si sarebbero serviti nei loro sacrifici agli dei, vennero arrestate e martir izzate nell 'anno 304.

Sempre al giorno 20 luglio, ecco S. Giu-seppe Giusto, che i malati di un tempo lontano invocavano quando... comperavano qualche medicina presso gli empirici far-macisti di allora, visto che questo Santo si è specializzato nel proteggere dagli avve-lenamenti. Ma anche i mangiatori di fun-ghi... odierni dovrebbero invocarlo, specie se i funghi sono il f rutto di qualche loro... scampagnata .

A l 25, S. Giacomo Maggiore protegge i cappellai, mentre S. Cristoforo protettore dei viaggi di terra, protegge le a t t i v i t à dedite al piccolo turismo.

San Pantaleone Martire (giorno 26) è Patrono dei medici piemontesi ; i quali però, non ripudiarono mai nè i Santi Cosma e Damiano, Santi « Generalissimi » del l 'Arte, con festa al 27 settembre — Patroni anche

dei barbieri-cerusici romani — nè S. L u c a (18 settembre) più conosciuto, però, come Santo dei pittori ohe come Santo dei discen-denti di Esculapio. Il Beato Oddino Con-fessore (giorno 30), proteggendo dai mali di testa, così frequenti nei contabili e nei padroni di ditte... dal bilancio difficile, può avere molti fedeli fra il nostro pubblico di lettori (chissà, poi, se lo possono invocare in... senso contrario, i fabbricanti e vendi-tori di « cachets » contro l 'emicrania?).

Bisogna proprio dire che luglio è il mese della... medicina! Infatt i lo chiude un altro Santo... terapeutico: S. Ignazio di Lojola, ottimo febbrifugo, visto che lui predicava anche con la febbre oltre i 40.

Il laboriosissimo 7° mese è finito: Agosto, mese delle gite in barca, ha — per il giorno 5 — il Santo proprio adatto, nel Beato Ar-naldo Umberto, barcaiolo, patrono dei barcaiuoli, anch'essi come i cocchieri ed i vetturali molto ridotti, mentre un tempo erano tanto numerosi, chè « il trasporto per via fluviale » era il più sicuro, allora.

San Gaetano da Thiene (giorno 7) è Santo... per tut t i : chi non ha bisogno della Div ina P r o v v i d e n z a ? E lui sa benis-simo come farla ottenere.

Se vetturali e cocchieri hanno in S. Vul-mano (ricordato al 20 luglio) un egregio Patrono, gli stallieri hanno pure un Santo dalla loro: e quanti ceri venivano accesi a questo Santo, maschio malgrado il nome di sesso... incerto, nel giorno a lui dedicato: 8 agosto. Non è colpa di Ormisda di chia-marsi così: egli era un nobile persiano, ma quando nella sua patria infierì la persecu-zione contro i cristiani, egli — per non aver voluto abiurare — venne condannato a curare i cavall i dell 'esercito, come l'ul-timo degli stallieri.

Sant 'Ormisda non è il solo nel patronato degli stallieri; infatt i lo divide con S. Mar-cello (festa al 16 gennaio, come certo ricorderete): anche lui, e per la stessa ragione, stalliere di Massenzio.

U n Santo modesto hanno i carbonai pie-montesi: S. Alessandro Vescovo (giorno 11) che, prima di essere eletto al l 'alta carica ecclesiastica da S. Gregorio, esercitava que-sto mestiere.

Santa Chiara d'Assisi (giorno 12), per via del suo nome, è Patrona delle lavandaie , che hanno bisogno di acqua chiara; e, per traslato ed in concorrenza (in parte) con S. Lorenzo, anche delle stiratrici.

San Bartolomeo Apostolo (giorno 24) è — manco a dirsi, dato il martirio subito — Patrono degli arrotini, mentre S. Luig i re (giorno 25) è Patrono dei nostri barbieri (protetti a Milano da S. Onofrio, ed a R o m a dalla Madonna).

San Genesio d 'Arles (giorno 26), cancel-liere e martire, sepolto in quel di Novara , è Patrono dei nota i ; bisogna stare attenti a non confonderlo con quel S. Genesio «tout c o u r t » (festa al 12 dicembre) che per aver esercitato la professione di co-mico, è il Patrono di tut t i i lavoratori del teatro, at tor i e « maschere » compresi.

San Agost ino, grande Santo dotto (gior-no 28) è il protettore dei t ipografi , per l 'amore che ebbe sempre ai libri; chiude agosto, S. R a i m o n d o N o n n a t o il quale — per essere... nato male — è il patrono

'.'HiSIM.vO !•: CRIH^IM.O'O .>!.»{.

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delle ostetriche piemontesi e non piemon-tesi.

Settembre si apre, quasi, (giorno 3) con l 'autentico Patrono dei mercanti esclusiva-mente nostrani: è questi S. Alberto Romito che, si capisce, esercitò la mercatura; ma durante una terribile tempesta, fece voto — se si sa lvava — di abbandonare questa professione e vivere in romitaggio dopo aver distribuito ai poveri tutto ciò che possedeva. Non è il solo a sostenere gli uomini del traffico: lo aiuta S. Francesco d'Assisi (giorno 4 ottobre) figlio di mercante e mercante lui pure. E non solo S. Francesco è Santo dei mercanti, bensì anche dei flo-ricultori (per il suo amore ai fiori, ed in con-correnza con il già nominato Foca) nonché dei funari — in armonia col già nominato Postumio — per aver egli sempre voluto portare intorno alla v i ta un cordone di canapa.

San Grato (giorno 7) dovrebbe essere particolarmente invocato, specie nei dì di sagra e di mercato, dai venditori ambulanti, visto che questo Santo può scongiurare le tempeste di terra, le quali (pare impossi-bile) scoppiano di preferenza proprio nelle ricorrenze festive con fuochi d'artificio e bancarelle!. . .

D i S. Nicola da Tolentino (giorno 10) già dicemmo a proposito di S. Leone I Y (17 luglio), così come dicemmo di S. Fir-mino (giorno 25) e di Cosma e Damiano (giorno 27). Ma non vogl iamo passare al-l 'ottobre, senza aver prima evocato un Santo che dovrebbe, ora, essere di gran moda ed avere t u t t i i suoi altari risplen-denti di ceri v o t i v i : S. Matteo Apostolo (giorno 21) esattore, Patrono di tut t i gli esattori, compresi quelli delle vendite a rate (così... à la page, nel nostro tempo) e delle tasse.

Ottobre, al giorno 2 offre — con la sua festa degli Angel i Custodi — i più efficaci Patroni che possa desiderare qualsiasi assistente a qualsiasi lavoro, i vice, i « per », eccetera: t u t t i coloro, insomma, che si prendono grandi responsabilità.. . in conto altrui. Per il giorno 4 (dato che di S. Fran-cesco d'Assisi già abbiamo detto quanto spet tava a noi di dire) abbiamo S. Ammo-nio, che con S. B a r b a r a (5 dicembre) pro-tegge artiglieri e minatori ; al 9 S. Andro-nico divide con il già detto Eligio il patro-nato degli argentieri, mentre S. Dionigi il lumina i giudici.

Adesso e... di corsa, vediamo gli altri giorni ottobrini:

A l l ' 1 1 abbiamo — proprio noi del Pie-monte — il B e a t o Giacomo, patrono dei ve tra i ; al 12 S. Serafino, protettore dei murator i ; al 18 S. L u c a (di cui già par-lammo al 26 luglio e al 27 settembre); al 25, i Santi Crispino e Crispiniano, protet-tori p a t e n t a t i « Urbi et Orbi » dei calzolai (« Crispini » per antonomasia già... m a i Crispini piemontesi hanno anche S. A m a n o e S. Eusebio. . . di cui t r a t t a m m o nel prece-dente nostro articolo.. .); al 28 S. Simone benedice t u t t i i segatori.. . essendo egli stato segato come un qualsiasi tronco d'al-bero; al 31 il B e a t o Tomaso Bel laggio offre la sua assistenza ai nostri macellai (che a Milano sono invece — ricordiamolo — patrocinati da S. Giovanni il B a t t i s t a , mentre a R o m a sono vigi lat i dalla Madon-na dell 'Olmo.

Chiuso, così, in fretta ottobre, cerchiamo di essere altrettanto solleciti ed esaurienti anche per Novembre che, al 3, nella persona di S. Uberto, invita alla preghiera — o propiziatoria o di ringraziamento — cac-ciatori e venditori di cacciagione; al 4 S. Vitale protegge tutt i i domestici e i sottoposti maschi (mentre S. Zita, al 27 aprile, protegge tutte le domestiche e le dipendenti); al 6, S. Vinoco, lungi dal patro-cinare i mercanti di vino, giusto il suo nome, patrocina i mugnai (è vero che « pane e vino » vanno d'accordo, tuttavia. . .) .

Ma per il buon vino piemontese, ecco ciò che ci vuole: S. Martino (giorno 11) che, con la sua ricorrenza, dà il via alle bevute di « quello nuovo ».

All ' indomani, S. Diego d 'Alcalà tende la mano ai tornitori di legno che fecero tante spine per le botti .

Sant 'Omobono (giorno 13) è il Patrono mondiale dei sarti, piemontesi inclusi (giacché ebbero tanto di altare ad esso de-dicato nella bella chiesa torinese di S. Fran-cesco)... Pure al 13 è la festa di S. Stani-slao K o s t k a che, per aver camminato molto e molto, protegge — in perfetto accordo con S. Cristoforo (25 luglio) — agenzia turistiche e turisti.

Santa Cecilia (giorno 22) è, dovunque (e quindi anche in Piemonte) Patrona di chi suona, di chi canta, di chi fabbrica o vende strumenti musicali; S. Clemente Papa , lui, più umile, incuora i poveri scal-pellini nella loro dura, umile fatica.

A l 25 ecco una Santa che non avremmo l 'obbligo di ricordare perchè... non ci appar-tiene (economicamente parlando) ; ma poiché il Piemonte non f u mai... isolazionista, volen-tieri rendiamo noto che S. Caterina della R u o t a f u Patrona degli osti senesi e dei cordari romani.

Chiudiamo novembre e apriamo dicembre.

Dicembre, in cui dovremmo occuparci subito subito, se non ne avessimo già par-lato •— e più volte nel corso di questo nostro articolo — di S. Eligio (a cui, nella già nomi-nata più sopra chiesa torinese, i nostri ferrai alzarono una cappella).

Così andiamo al giorno 4. A n c h e S. Fran-cesco Saverio si è dato al turismo, ma non in concorrenza né con S. Cristoforo né con S. Stanislao, in quanto che — lui — è decisamente e solamente per i v iaggi trans-oceanici, coma S. Nicolò da Bar i (giorno 6) che ricordiamo, saltando S. Barbara (gior-no 5) della quale abbiamo parlato il 4 otto-bre a proposito di S. Ammonio.

S. Emil iano martire (anche lui festeg-giato al 6 dicembre) è per gli speziali e dro-ghieri, mentre S. Trasone è per i terraglieri fabbricanti di mattoni e stufe in terracotta; in quanto a S. Lucia , t u t t i sanno che è P a t r o n a degli oculisti.

San Giovanni Evangel i s ta (giorno 27) è patrono dei calderai a ricordo della prova dell'olio da lui subita.

San Silvestro... patrono dei gaudenti , nonché dei mercanti di « galanterie » e dei mereiai (che vendono tanto in quest 'epoca) chiude il mese, chiude l 'anno e... fa chiudere anche a noi il nostro articolo.

Auguri anticipati a tutt i .

32

TRIBUNA DEGLI

E C O N O M I S T I Capitalismo ed iniziativa privata negli Stati Uniti

A N G I O L I N A R I G H E T T I H E N R Y P E Y R E T

Il noto economista francese Henry Peyret ha compiuto alcuni mesi or sono un viaggio negli Stati Uniti. Scopo principale del suo viaggio era di studiare il riarmo americano. Ma uno studioso acuto quale egli è, se pur dedito ad esaminare un particolare problema, non limita la sua attenzione ad esso soltanto, osserva invece con cura tutti i fatti che gli si presentano dinanzi nel corso delle sue indagini e ne trae le logiche deduzioni.

Così, visitando gli stabilimenti americani, il Peyret ha colto anche l'occasione per esaminare come essi fossero organizzati e su quali basi poggiasse l'economia americana, riferendo poi le sue impressioni sul settimanale « L'Economie », di cui è direttore.

A chi studi il problema un fatto, secondo il Peyret, salta subito agli occhi. Pur non rappresentando che il 7% della popolazione dell'intero universo, il popolo americano fornisce circa il 50% dei prodotti di cui il mondo dispone. Da che cosa deriva questa inaudita prosperità di cui esso fruisce ;

I marxisti credono di trovare la risposta a tale domanda nei libri di Marx o di Lenin. Vale a dire, per loro è il monopolio capitalistico che, poggiando sull'imperialismo e la lotta di classe, ha permesso all'econo-mia statunitense di conquistare una potenza che non è se non apparente e transitoria. I giorni dei trusts, parola che sintetizza in se stessa la potenza economica americana, secondo i marxisti, sono infatti contati. Ben presto una crisi di sovraproduzione precipiterà l'economia statunitense nel caos e nella miseria a tutto vantaggio del comunismo. Tuttavia la minaccia di una crisi generale non pare s'affacci per il momento all'orizzonte americano.

Altri, senza il menomo spirito di parte, rispondono che gli Stati Uniti sono riusciti ad accrescere la loro potenza, perchè i limiti delle loro ricchezze naturali indietreggiano di continuo e la popolazione cre-sce per contro a ritmo accelerato. L'unione dei due fattori in un clima di libertà basta a giustificare la preminenza dell'economia americana su quella delle altre nazioni.

Questa tesi, a parere del Peyret, si accosta molto più dell'altra al vero,

non fornisce però la completa spiegazione del fatto. Ciò che ha permesso

agli Stati Uniti di diventare la prima potenza economica mondiale e

di progredire ogni giorno più è, per il Peyret, un complesso di fattori

di ordine politico, psicologico, economico e perfino religioso.

Indipendentemente dalle ricchezze naturali del loro sottosuolo, gli

Stati Uniti hanno goduto imi anzi tutto di condizioni particolarmente

fortunate. Tali condizioni consistono nell'aver potuto continuare per

più di tre secoli, nonostante le guerre con la Gran Bretagna, la Spagna

e la guerra di Secessione, a lavorare e prosperare al riparo dei colpi della

sorte, delle invasioni e degli interventi stranieri. Gli Stati Uniti hanno

vissuto insomma sul loro immenso territorio fino a questi ultimi anni

come su un'isola dove nessuno era in grado di recar loro disturbo. La

stessa guerra dell'Indipendenza non si presenta se non come un'eccezione

che conferma la regola, poiché non ha mai assunto ampiezza tale da

minacciare le forze vive ed il potenziale di lavoro della giovane nazione

americana.

Le prime industrie statunitensi, di cui si ha ricordo, sorsero verso la

fine del XVII secolo nella Nuova Inghilterra, la cui popolazione era in

prevalenza di religione protestante. Furono dapprima di tipo artigiano,

nè mancarono di difficoltà per impiantarsi. La mano d'opera scarseggiava,

l'Inghilterra non vedeva di buon occhio il sorgere di una concorrenza diretta, specie per quel che riguardava la filatura e la tessitura. Tuttavia le immense ricchezze del sottosuolo fecero sì che i coloni, trapiantati dall'Europa agli Stati Uniti, giungessero a superare ogni ostacolo. Già nel 1750 l'attività tessile aveva assunto tale estensione, che il Parlamento, ad impedire una crisi di sovraproduzione, dovette interdire la creazione di nuove aziende sotto pena di forte ammenda.

La dichiarazione d'Indipendenza stimolò ancora maggiormente lo sviluppo dell'industria, poiché gli americani boicottarono tutte le merci di origine inglese.

Il ritorno della pace, la proclamazione della libertà favorirono in seguito l'immigrazione. All'inizio del X I X secolo la popolazione passò da 7.300.000 nel 1810 a 17 milioni nel 1840.

E a questo punto, secondo il parere del Peyret, che si compie quella evoluzione destinata a trasformare in pochi decenni gli Stati Uniti in una potenza industriale di prima grandezza. Non più la Nuova Inghil-terra soltanto volge il suo interesse all'industria, ma anche tutti gli altri Stati. La navigazione fluviale che, prima del 1840, era si può dire l'unico mezzo di comunicazione e di trasporto per le merci, si accoppia ora ad una rete ferroviaria sempre più fitta. Una prima linea telegrafica di 6.000 chilometri unisce l'Est all'Ovest. La necessità crescente di mano d'opera è coperta dall'emigrazione.

L'industria tessile passa dallo stadio artigiano a quello industriale. Industrie più ardite delle altre e fornite di capi dai concetti innovatori cercano fin dall'inizio di migliorare il rendimento della produzione. Nel 1807 Elie Withney inventa la standardizzazione nelle industrie dell' armamento e, nel 1814, una prima fabbrica concentra la filatura e la tessitura in un unico stabilimento.

La scoperta dell'oro in California permette agli Stati Uniti di procu-rarsi sul mercato internazionale i macchinari e le materie prime neces-sarie allo sviluppo industriale.

L'industria del ferro, chiave di ogni industria moderna, prende un enorme sviluppo, avendo dapprima come sede principale la Nuova Inghilterra, diffondendosi poi nel Centro e nell'Ovest, che ben presto sono alla testa di tale produzione.

Con la guerra di Secessione, se nel Sud l'industria del cotone va alla deriva, tutte le altre industrie conoscono una prosperità fino a quel momento insperata, prosperità che si può ritenere alla base della rivolu-zione industriale degli Stati Uniti.

Dal 18Ó0 al 1890 vengono registrati 440.000 brevetti d'invenzione

di fronte al 36.000 registrati prima del 1860. L'industria del ferro e del-

l'acciaio, protetta da alte tariffe doganali, si sposta sempre più verso

l 'Ovest a causa della scoperta di nuovi giacimenti minerari. L'industria

del petrolio inizia nel 1860 quello sviluppo che deve farne una delle più

potenti e spettacolari industrie degli Stati Uniti. La popolazione comin-

cia ad accentrarsi nelle città. Nel 1860 gli Stati Uniti sono già al quarto

posto per il valore dei prodotti manufatti, nel 1894 passano al primo.

La prima guerra mondiale non arresta questo slancio. Nel 1915 il

capitale investito nelle imprese industriali è ventidue volte quello del

1860, la mano d'opera non è però aumentata che di nove volte, il valore

dei prodotti fabbricati di quindici. Queste cifre danno un'idea dello

sviluppo dell'attrezzatura meccanica. A causa della guerra l'industria

33

I

I

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DAL S E M P L I C I S S I M O S T R U M E N T O PER IL CONTROLLO DIRETTO D E L P R O F I L O • AL M I S U R A T O R E O T T I -C O D i r / B A E C I S I O N E

ttICHOTECNlCA

americana si trova inoltre nella necessità di fronteggiare non solo i biso-gni del mercato interno, ma anche quelli degli alleati, il che la costringe ad aumentare di continuo la sua capacità di produzione.

Il crollo del mercato dei valori nel 1929, preludio di una crisi econo-mica quale gli Stati Uniti non avevano mai conosciuto, e che parve a tutta prima un'immensa iattura, fu invece con tutta probabilità, salutare al popolo americano.

Risanato infatti il mercato, gli affari riprendono e non vengono interrotti neppure dalla seconda guerra mondiale. L'economia ameri-cana sopporta senza troppe difficoltà prima la conversione dall'econo-mia di pace a quella di guerra e poi la conversione inversa, per giungere, a partire dal 1950, ad un'economia mista che lavora insieme per la pace e per la guerra.

La produzione raggiunge ogni anno un livello più alto, il lavoro è quasi assicurato a tutti.

Secondo le statistiche apparse sul National Income Supplemetit to the Snruey of Current Business la produzione reale dei beni e dei servizi è aumentata dal 1929 al 1950 dell'80%. Nello stesso periodo la popola-zione essendo cresciuta del 25%, l'aumento della produzione per persona è dunque del 44%.

Un così grande successo è dovuto, sempre secondo il Peyret, non solo alla fortunata posizione geografica degli Stati Uniti, ma anche al comportamento politico e morale del popolo statunitense, rimasto sempre fedele ai principi per cui i coloni si risolsero ad emigrare. I pro-testanti inglesi e scozzesi, sbarcati per primi nel Nuovo Mondo, appena insediati in esso cercarono infatti di dar vita ad una società conforme ai precetti di Calvino che essi professavano. Secondo tali precetti l'attività economica dell'uomo è un corollario della sua vita religiosa, ed il suc-cesso sul piano economico può essergli attribuito come merito. L'uomo può approfittare delle circostanze per accrescere il profitto del suo la-voro, il diritto alla vita della comunità ha lo stesso valore di quello del-l'individuo, il beneficio sociale lo stesso pregio del successo economico individuale.

Così il puritanesimo viene a fondersi in parecchi punti con 'le teorie democratiche e repubblicane più assolute. Partigiani della libertà, i suoi seguaci non confondevano però la libertà con la licenza o con l'anar-chia. Sebbene consci del valore dell'autorità, essi si oppongono infatti alla concezione di uno Stato forte e centralizzato. È inoltre presupposto fondamentale per loro che tutti gli uomini sono stati creati uguali ed investiti dal Creatore di alcuni diritti inalienabili, fra cui la vita, la libertà e la tendenza alla ricerca della felicità.

Tali principi, miscuglio di realismo politico e di metafisica, rimangono anche oggi, se ben si osserva a fondamento della società americana, non avendo fatto altro attraverso il tempo che adeguarsi alle nuove condizioni di vita e di lavoro. Ed è questa, a parere del Peyret, una delle ragioni, se non la principale, per cui il capitalismo americano sfugge al marxismo.

Quando si parla degli Stati Uniti, non bisogna tuttavia fraintendere il significato della parola « capitalismo ». Negli Stati Uniti il capitale riceve

indubbiamente la sua remunerazione, ma tale remunerazione non ha cessato di diminuire proporzionalmente col passare degli anni. L'in-sieme dei dividendi rappresentava, tre decadi fa, il 6% del reddito na-zionale, oggi la percentuale oscilla appena fra il 2 e il 3%. Il capitale non domina più. L'azienda è una cellula economica e sociale dell'intera na-zione, forma una comunità le cui responsabilità oltrepassano di gran lunga la sua struttura personale e limitata.

Se le aziende grandi o piccole fanno ancora largo appello al capitale, non è che per metterlo al servizio di una tecnica sempre più sviluppata e di un'attrezzatura in continuo perfezionamento. Tecnica ed attrezza-tura sono gli strumenti d'una produzione che progredisce ogni giorno. Di conseguenza il lavoro umano, un tempo principale strumento della produzione, è oggi aiutato e sostituito il più possibile dai mezzi mecca-nici. L'operaio ha bisogno d'una sempre maggiore formazione profes-sionale, diventa progressivamente un collaboratore più che un subordi-nato del padrone, partecipa sempre più alla gestione diretta dell'azienda, acquista nuova dignità, passa a poco a poco dal proletariato ad una spe-cie di classe media, realizzando in certo qual modo l'ideale del capita-lismo americano di una società priva di classi.

Convinti che lo sfruttamento delle masse non è la soluzione per giungere alla prosperità, e che al contrario salari elevati uniti ad una produzione in massa, fabbricata al più basso prezzo possibile, creano un ciclo economico generatore di ricchezza, i produttori volgono ogni sforzo a raggiungere la perfezione in tale sistema. Così il capitalismo americano, che ha fede nel progresso, riesce a conciliare il perseguimento della ricchezza con la ricerca della libertà e della dignità umana, ed è perchè il popolo americano non ha modificato mai lo scopo che asse-gnava fin dalla sua origine alla società, vale a dire la prosperità nella disciplina liberamente conseguita, che gli Stati Uniti sono diventati la prima potenza del mondo. Una potenza dove non prosperano soltanto, come ama far credere il marxismo, i monopoli ed i trusts, ma dove vi-vono e si sviluppano anche le medie e piccole aziende, che sole permet-tono all'operaio, al caporeparto, all'impiegato di diventare a loro volta imprenditori.

Sotto la pressione dell'opinione pubblica lo Stato è intervenuto infatti per condannare ogni attentato alla libertà di commercio ed ogni forma di monopolio. Una legge spietata e la minaccia di inchieste precise c di severissime sanzioni costringe, se pure a malincuore, le grandi aziende alla saggezza ed a ricercare con le piccole un modus vivendi in cui cia-scuna trovi il suo vantaggio.

Questo l'insieme di principi filosofici intangibili e di organizzazione economica e sociale progressiva e meticolosa che ha dato vita all'ecoon-mia americana ottenendo, a parere del Peyret, risultati più che soddisfa-centi. Se le colossali fortune, che precedettero la prima guerra mondiale, sono andate infatti scomparendo, per contro il reddito medio delle fami-glie americane è di continuo aumentato, passando in dieci anni da 1231 dollari a 2949, la vita per la massa è divenuta migliore e più degna di essere vissuta. Chiedere di più ad una civiltà, la cui ricerca costante è il benessere nella libertà individuale, sarebbe, secondo il Peyret, un assurdo.

V I A A R G E N T E R Ò 6 (P. N I Z Z A )

TORINO T E L . 6 0 . 9 1 1 . 6 1 . 0 8 0

f A R B O N V

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D e c a l c o m a n i e c o n a d e s i o n e a d a c q u a ( s c i v o l a n t i s e m p l i c i , a d o p p i o

u s o , o p a c h e o t r a s p a r e n t i , g i g a n t i i m p e r m e a b i l i c h e s o s t i t u i s c o n o l e

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Cartellone per la « Alostra della Meccanica e Metallurgia ».

Cartellone per la « Mostra della edilizia e della ricostruzione ».

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P a o l a L e v i M o n t a l c i n i è n a t a a T o r i n o , " c i t t à m o n a r c h i c a f l u v i a l e r e g o l a r e " c o m e la c h i a m a v a G i o r g i o D e C h i r i c o c h e n e l 1939 le d e d i c a u n a m o n o -g r a f ì a p r e s e n t a n d o 4 0 d e l l e s u e o p e r e .

In q u e g l i a n n i l a p i t t r i c e g i o v a n i s s i m a n o n a v e v a d i s e g n a t o c a r t e l l o n i e a c c o r d a v a il s u o t e m p e r a -m e n t o r a z i o n a l e e m a l i n c o n i c o c o n il r i c o r d o r e c e n t e d e l l a s c u o l a C a s o r a t i a n a .

L a c r i s t a l l i n a a r c h i t e t t u r a C a s o r a t i a n a v e n i v a p e r ò s f a l d a n d o s i i n u n a v i b r a z i o n e e s p r e s s i o n i s t i c a il c u i a l l u s i v o r o m a n t i c i s m o p i a c e a G i o r g i o D e C h i r i c o , p i t t o r e d i c a s t e l l i d i s a b i t a t i e d i c i t t à s i l e n z i o s e .

L a p i t t u r a d i P a o l a L e v i M o n t a l c i n i " s p o g l i a d i o g n i d e b o l e z z a f e m m i n i l e , d ' o g n i f a c i l i t à , d ' o g n i s u p e r f i c i a l i t à " è d a q u e g l i a n n i m o l t o c a m b i a t a . E c a m b i a t a è a n c h e l a p i t t u r a d i G i o r g i o D e C h i r i c o .

D a u n p u n t o d i i n c o n t r o e d i c o m p r e n s i o n e s i d i p a r t o n o o r a d u e s t r a d e d i v e r g e n t i .

E p p u r e s e G i o r g i o D e C h i r i c o p o t e s s e r i g u a r d a r e c o n g l i o c c h i d i a l l o r a l e p i ù r e c e n t i p i t t u r e d e l l a p i t t r i c e t o r i n e s e t r o v e r e b b e c h e l a l o r o e s s e n z a , q u e l l a c h e g l i s u g g e r ì le b e l l e p a r o l e i n l o d e d i T o r i n o , n o n è p r o f o n d a m e n t e m u t a t a .

P a o l a L e v i M o n t a l c i n i s i è i m p o s t a u n r i g o r o s o r a z i o c i n i o c h e l ' h a p o r t a t a a d a b b a n d o n a r e le a l l u s i -v i t à e s p r e s s i o n i s t i c h e ; p e r a d e g u a r s i a l l o s p i r i t o d e l s u o t e m p o h a a b b a n d o n a t o d e c i s a m e n t e e c o r a g g i o -s a m e n t e u n a f o r m a e s p r e s s i v a c h e e r a s t a t a p e r le i n a t u r a l e e s p o n t a n e a .

M a le a l l u s i o n i e s p r e s s i o n i s t i c h e t a c i u t e n e l n u o v o l i n g u a g g i o r i m a n g o n o n e l s u o t e m p e r a m e n t o e a f f i o r a n o a n c h e d a l l ' a s t r a t t o s i l e n z i o c o m e c o n t e -n u t o u m a n o e ~ i n d i s t r u t t i b i l e .

Il d i s t a c c o e l a r i c e r c a s o n o a v v e n u t i s e n z a c r i s i , a t t r a v e r s o e l a b o r a t i p a s s a g g i .

In u n o d i q u e s t i p a s s a g g i P a o l a L e v i M o n t a l c i n i i n i z i a l a s u a a t t i v i t à p u b b l i c i t a r i a .

L a i n i z i a d a p r i n c i p i o q u a s i u n i c a m e n t e p e r a i u t a r s i a r i s o l v e r e i n u o v i p r o b l e m i p i t t o r i c i , P o i c h é l a p u b b l i c i t à è u n e s e r c i z i o d i s e m p l i f i c a z i o n e , u n m o d o d i i m m e t t e r s i p i ù d i r e t t a m e n t e n e l c i r c o l o d e l l a v i t a c o n t e m p o r a n e a .

M a l a r e a l i z z a z i o n e d e i s u o i c a r t e l l o n i o l t r e p a s s a s u b i t o il p r i m o i n t e n t o d i d a t t i c o e s i r i s o l v e i n u n a t r o v a t a c h i a r e z z a c o m p o s i t i v a c h e è f i n e a s e s t e s s a ,

A v u t a c o s c i e n z a d i q u e s t a c h i a r e z z a P a o l a L e v i M o n t a l c i n i c o n t i n u a a d i s e g n a r e c a r t e l l o n i c o n lo s t e s s o i d e a l e d i s t a c c o c o n c u i d i p i n g e q u a d r i .

CARTELLONI A N N A P A C C H I O N I

N e i c a r t e l l o n i le a l l u s i v i t à e s p r e s s i o n i s t e p o s s o n o a f f i o r a r e q u a s i s e m p r e p i ù i m m e d i a t e e p i ù s c o p e r t e p e r c h e t r o v a n o u n a g i u s t i f i c a z i o n e n e l l a n e c e s s i t à d e l s i m b o l i s m o p u b b l i c i t a r i o , c h e c o m e v i n c o l o e s t e r n o l i b e r a la p i t t r i c e d a l l a p r e o c c u p a z i o n e d i r o m a n t i c i r i t o r n i .

Le a l l u s i v i t à e s p r e s s i o n i s t i c h e d i v e n g o n o c o s i c h i a r e t r a s p a r e n t i l e g g i b i l i e s i t r a d u c o n o i n r a p p o r t i i m m e d i a t i e s c a r n i c h e e s c l u d o n o o g n i s u g g e s t i o n e i m p r e c i s a e s e n t i m e n t a l e .

N e l m a n i f e s t o p e r la M o s t r a d e l l a E d i l i z i a e d e l l a R i c o s t r u z i o n e d e l 1946 l ' a r m a t u r a d e l l a n u o v a c a s a s o r g e n e r a s u l f o n d o b i a n c o d a u n a g g l o m e r a t o d i m a c e r i e r o s s e : i s i m b o l i d e i c o l o r i e d e l l e c o s e s i r i f e r i s c o n o s e n z a r e t o r i c a a g l i o g g e t t i c h e r a p p r e -s e n t a n o . La s i c u r e z z a d e l l a c o s t r u z i o n e c h e s o r q e d a la r o v i n a è e s p r e s s a s e n z a s e n t i m e n t a l e o t t i m i s m o n e l t r a c c i a t o g e o m e t r i c o s o l i d o , n e l l e p a u s e e n e q l i s p a z i c h e la a l l e g g e r i s c o n o v e r s o l ' a l t o .

N e l c a r t e l l o n e p e r la M o s t r a d e l l a M e c c a n i c a e M e t a l l u r g i a d e l l o s t e s s o a n n o i l t e m a p u b b l i c i t a r i o e i n d i c a t o s e n z a t r a s p o s i z i o n e a n c o r a p i ù s e m p l i c e -m e n t e in u n a s e l v a d i a l t i s s i m i c a m i n i d i f a b b r i c a a t t r a v e r s a t i d a n u b i d i f u m o .

N e l c a r t e l l o n e d e l l a B i e n n a l e V e n e z i a n a d e l 1950 p r e s c e l t o f r a t u t t i i b o z z e t t i c o n c o r r e n t i il t e m a p i ù i l l u s t r a t i v o , s i c o n c e n t r a i n i n d i c a z i o n i c h i a r e e s o m -m a n e : la g r a n d e t a v o l o z z a , le b a n d i e r e d e l l e v a r i e n a z i o n i e la c o n c a v i t à n e r a c h e s ' i n c u r v a s u u n a s u p e r f ì c i e c h i a r a c o m e lo s p a z i o i r r e a l e d e l c i e l o e d e l m a r e i n t o r n o a l l a c i t t à d i V e n e z i a .

M a n o n s e m p r e il t e m a p u b b l i c i t a r i o s i p r o p o n e o e i n t e s o c o m e u n a d i m o s t r a z i o n e c o s ì i m m e d i a t a e s e m p l i c e .

n p r L t C M p e + r t i n a p e r l a r i v i s t a " C l u b " , il m a n i f e s t o p e r la M o s t r a i n t e r n a z i o n a l e d e l p e r i o d i c o i n f a n t i l e e p e r f i n o la s i g l a d e l l a M a r t i n i o f f r o n o a l l a p i t t r i c e s p u n t i p i ù c o m p l e s s i p i ù c o n c e n t r a t i e p i ù r e t i c e n t i

N e l l a c o p e r t i n a p e r la r i v i s t a " C l u b " le f i g u r e d e g l i ' ' i n t e l l e t t u a l i " l e t t o r i s i s p e z z a n o n e i f r a m m e n t i d i u n l i m i t e c a l c o l a t o .

N e l c a r t e l l o n e p e r la M o s t r a d e l p e r i o d i c o i n f a n -t i l e la d i d a s c a l i a d i m o s t r a t i v a s i c o n t i e n e n e l r i t m o c h i u s o d i u n c o l l a g e i l l u s t r a t o i n t e r r o t t o q u a s i i r o n i -c a m e n t e d a n e t t e s c r i t t u r e t r a s v e r s a l i .

N e l c a r t e l l o n e p e r il C o n c o r s o M a r t i n i l a c o p p a e la m a n o t r a c c i a n o i n t o r n o a l l a s i g l a u n a l i n e a a r a l -d i c a e d e r m e t i c a .

In q u e s t i c a r t e l l o n i la d i m o s t r a z i o n e r e c l a m i s t i c a e la c h i a r e z z a c o m p o s i t i v a s o n o r a g g i u n t e c o n l a n i m o p i ù t e s o e p i ù g u a r d i n g o p e r c h è i n e s s i è e s p l i c i t a u n a i n t e r f e r e n z a c o n la r i s o l u z i o n e d e i p r o -b l e m i p i t t o r i c i c h e P a o l a L e v i M o n t a l c i n i s i p r o p o n e n e l l a e s i g e n z a c o s c i e n t e d i u n a c o n t i n u a i n d a g i n e

infernaziona a arfe Venezia

g i u g n o - o t t o b r e 1 9 5 0 Cartellone per la « Biennale di Venezia » prescelto al concorso.

Cartellone per la «Mostra internazionale del periodico infantile» (rro Cultura femminile)

IRREALI

7 L MONDO OFFRE E CHIEDE

A R A B I A

Syed ralla Thabet Shop No. 71/25 - Street n. 2 A D E N - Steamer Point Importa: tappeti di velluto, co-priletti di rayon, tessuti di co-tone (corrisp. in inglese).

C I P R O

ktinnì Samuel Bizdildan Post Box No. 156 L A R N A C A Desidera rappresentare ditte italiane che trattino i seguenti articoli : maglieria, biancheria, tessuti e articoli di abbiglia-mento, vetrerie, terraglie, posa-tene, articoli casalinghi, rasoi e pennelli per barba, articoli per fumatori, orologi e sveglie, giocattoli, articoli per regalo, spazzole, bottoni, gioielleria di fantasia, chincaglierie, merce-rie, carta e cancelleria, pellet-terie, articoli novità, articoli per toeletta (corrisp. in inglese).

K. J. Tsokkos P. O. Box 175 - F A M A G U S T A

Importa: carta metallizzata e carta paraffinata (corrisponden-za in inglese).

E G I T T O

G. E. Mochos & C. Tanta Street n. 6 P O R T SAID Importa utensili casalinghi di alluminio (corrisp. in inglese).

F R A N C I A

Pierre Lebhar Rue de la Terre - Neuve 25 P A R I S (20°) Importa: tessuti di cotone, ra-yon e lana; tessuti e asciuga-mani spugna, coperte, copriletti e biancheria di casa. Desidera prendere contatti con fabbri-canti italiani che desiderino af-fidare la rappresentanza di tali articoli per la Francia (corri-spondenza in francese).

G E R M A N I A

Heinz Koschan Deidesheimer Strasse 8 B E R L I N - W I L M E R S D O R F

Offrono la loro « macchina pie-gatrice Rabo » per pieghettare tessuti. Si tratta di un apparec-chio che ha incontrato il favore della clientela non solo in Ger-mania ma anche sui mercati esteri. Pregano le ditte interes-sate di rivolgersi direttamente a loro (corrisp. in italiano).

Alfons C. M. Rolfs Deichstrasse 48/50 H A M B U R G 11 (Germania) Cerca rappresentante in Italia per le seguenti merci: carne conservata, giocattoli, strumenti fotografici, macchine agricole, orologi, ecc. (corrispondenza in italiano).

Karl Seidel & Co. Selbecker Strasse 160 HAGEN/Westf . Desiderano nominare un rap-presentante generale in Italia per introdurre sul mercato ita-liano le loro macchine per la lavorazione del legno nonché le loro seghe a nastro per l'indu-stria mineraria. Materiale illu-strativo presso la Sezione Com-mercio Estero della Camera di Commercio di Torino ( corri-spondenza in tedesco).

Inco G. M. B. H. Werftstrasse 10 F R A N K F U R T / M A I N Importa: vini (corrispondenza in italiano).

I N D I A

The M. B. R. Industries Ltd. 15, Sadar Thana Road D E L H I Importa: trementina, foglie e polvere di enna, droghe india-ne, emblemi, medaglie, borsette ricamate, ecc. Campioni e prezzi a richiesta (corrispondenza in inglese).

I N G H I L T E R R A

Alliance Export Company Ltd. 12/13, Poultry LONDON, E. C. 2. Esporta: metalli di cadmio (cor-rispondenza in inglese).

Corri Corry & C. Ltd. 65, Great Portland Street, Oxford Circus - LONDON, W. 1 Importa: tappezzerie e tessuti per arredamento (corrisponden-za in inglese).

Bruno Rimini Ltd. 4, Carmelite Street L O N D O N E. C. 4. Importa: parti di biciclette (cambi di velocità, cerchioni) (corrispondenza in italiano).

VV. Stevens Via Medina n. 5 - N A P O L I Rappresenta una ditta inglese esportatrice dei seguenti pro-dotti: oli vegetali per uso indu-striale, saponi e detergenti per uso industriale, cere, resine, gomme, prodotti ausiliari per le seguenti industrie: tessile, conciaria, pittura e vernici, car-taria. Desidera mettersi in con-

tatto con ditte grossiste impor-tatrici dei suddetti prodotti (corrispondenza in italiano).

I S R A E L

Hannan Export Corp. B. Postale 1530 T E I ^ A V I V (Israel) Cerca rappresentanza di case e ditte italiane per l'Israele e per l 'Africa per le seguenti mer-ci: tessuti di lana, di cotone e di seta, articoli di confezione, abbigliamento per uomo e don-na, articoli di bonnetteria, ar-ticoli di novità; biciclette, mo-tociclette, articoli di utensili di lavoro, materiale elettrico, mo-tori elettrici; carne conservata (di maiale), giambone e pro-sciutto crudo e fumato, morta-della, salsicce ed altri prodotti, salcicce di carne di maiale, con-serve di pesce, conserve di ver-dura, marmellate. Prega le dit-te italiane di far pervenire le offerte dei loro prodotti e se possibile dei campioni (corri-spondenza in italiano).

L Y B I A

Nessim Gean Via Taormina 41 - T R I P O L I Desidera importare bilance e bascule (corrispondenza in ita-liano).

Latino Luigi Via Michelangelo n. 17 T R I P O L I (Lybia) Si offre come rappresentante a case italiane produttrici di tutti i tipi di merci, che intendessero estendere il loro commercio con la Tripolitania (corrispondenza in italiano).

Frigia Dabusc Import and Export P. O. Box 7 - B E N G A S I Importa: carta da imballaggio, carta oleata, quaderni e regi-stri di ogni genere, matite, pen-ne, lapis (corrispondenza in italiano).

M A L T A

Dominiom & Colonial Trading C. Import - Export Consignments 11/d, Zachary Street V A L L E T T A (Malta) P r e g a le ditte italiane interes-sate a voler sottoporre offerte di macchine per ritagliare car-taccia in striscie della larghez-za di millimetri 2 o 3. Occor-re una illustrazione accompa-gnata da tutti i dettagli ine-renti alla larghezza dell'avan-zamento, spessore della carta per avanzamento, rendimento per una giornata da otto ore, prezzo C I F Malta, ecc. (corri-spondenza in italiano).

« Olovas » Imp. & Exp. Agency 20/H, St. Paul's Bldg V A L L E T T A (Malta) Importa: cilindri di ossigeno per saldatura ( corrispondenza in italiano).

Carmelo Delia & Sons 163, St. Lucia Street V A L L E T T A (Malta) Importa: riviste per disegni di mobili (corrisp. in italiano).

M A R O C C O

Compagnie Africaine de Distri-bution

Boite Postale 299 C A S A B L A N C A Esporta: galena pura di piom-bo (solfuro di piombo) 83 % Pb, minerale d'antimonio, minerale di piombo contenente il 60 % e più di piombo. Desidera pren-dere contatti immediati con im-portatori italiani. Caratteristi-che dei prodotti presso l'Ufficio Commercio Estero di Torino, via Lascaris 10 (corrispondenza in francese).

N I G E R I A

D. O. A. Akano Brothers P.O. Box 902 - L A G O S Cappelli di panama, di paglia, di velluto, berretti; pizzi e ri-cami; orologi da polso; cinture di plastica. Desidera prendere contatti con ditte italiane in-teressate ad esportare tali pro-dotti in Nigeria (corrisponden-za in inglese).

P O R T O G A L L O

Egon Orbach R u a Augusto Gii 37 L I S B O N A Importa: ossido di zinco, lito-pone, acido tartarico, acido ci-trico, carbonato di bario, ace-tone, nerofumo (corrispondenza in tedesco, portoghese, francese e spagnolo).

S I R I A

Kemal Daghistani & Cie. Rue Sandjakdar B. P. 592 D A M A S C O (Siria) Importa: radio e accessori P i c k - U p , grammofoni, dischi, elettro-domestici, frigidaires, la-vatrici, radiatori, apparecchi fo-tografici e accessori, orologi, sveglie, pendole, strumenti mu-sicali, corde, batterie d'anodi, batterie per lampade tascabili, insetticidi, cancelleria, chinca-glierie, articoli di bellezza. De-sidera prendere contatti con fabbricanti - esportatori italiani (corrispondenza in francese e inglese).

40

Sulfan Freres B.P. 703 - A L E P Importa: tessuti di cotone stam-pati, tessuti di lana, tessuti di rayon, tela di lino, pizzi, tes-suti per mobili, coperte di lana e cotone, velluti, bottoni di fan-tasia, baschi, feltri, biancheria, piume ed accessori per cappelli, ecc. /corrisp. in francese).

Comptoir Syrien de Représentation K Mairi Azmeh

Boite Postale 699 - D A M A S C O Importa: macchine impastatri-ci per panetteria. Desidera pren-dere contatti immediati con fab-bricanti italiani che intendano esportare in Siria. Inviare of-ferte dettagliate dirette (corri-spondenza in francese).

Mouhamed Kher Houloubi Souk El-Ebi - A L E P Importa: tessuti rodia, tulle, drapperie, sete naturali e arti-ficiali, moerre e tessuti di arre-damento di ogni genere, arti-coli novità. Desidera prendere contatti con fabbricanti italiani che intendano af f idare la rap-presentanza di tali articoli per la Siria (corrisp. in francese).

S O M A L I A

!.. A. M. A. di Barresi Gregorio Via Principe di Piemonte 4/5 M O G A D I S C I O (Somalia)

Importa: materiale elettrico per auto (corrisp. in italiano).

S T A T I U N I T I

American Product Co. P.O. B o x 569 M O N T E R E Y (California) Esporta: pesce congelato (cala-mari, sardine, acciughe) (cor-rispondenza in italiano).

Vincent Scuderi Enlerprises 83/33 Edgerton Boulevard J A M A I C A 3 - N. Y. Importa: carrozzelle per bam-bini (corrisp. in italiano.

Anthony Cincotti Funeral Home 325 Trapelo Roacl B E L M O N T (Mass.) Importa: immagini sacre (cor-rispondenza in italiano).

S U D A F R I C A

Metal Art P.O. B o x 1483 - P R E T O R I A Importa: pietre preziose, semi preziosi, sintetiche, macchina-rio industriale inerente alla fab-bricazione della gioielleria, mac-chine per la riproduzione arti-stica per qualsiasi oggetto per gioielleria, modellini, forme, for-naci per fonderie artist iche (corrispondenza in inglese).

S U D A N

M. Alianak P.O. B o x 161 - K H A R T O U M Importa : generatori elettrici (corrispondenza in inglese).

S V E Z I A

Hagbarth & Son Ab K a t a r i n a v à g e n 20 S T O C K O L M Importano: articoli casal inghi e per cucina. Desiderano pren-dere contatt i con importatori italiani. Cataloghi e listini prez-

zi completi a disposizione pres-so la Sezione Commercio Este-ro (corrispondenza in inglese).

S V I Z Z E R A

Una ditta segnalata dalla Ca-mera di Commercio Italiana per la Svizzera chiede la rappresen-tanza di una buona fabbrica di vermouth disposta a cedere la rappresentanza per la Sviz-zera (corrispondenza in italiano presso: « Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Palaz-zo La Fenice, Lugano ».

T U N I S I A

Jacques Assai 33 rue de la K a s b a h - T U N I S Importa: biancheria per donna e per uomo, confezioni per bam-bini, lenzuola, servizi da tavola con ricamo e senza, cravatte di seta e cinture, guanti in pelle donna e uomo, cioccolatini e confetti (corrisp. in italiano).

Sotucor 11 rue du Soudan - T U N I S I

Importano: chincaglierie, carta vetrata, fornelli, stufe e cucine economiche, scaldabagni (corri-spondenza in italiano).

Giudice Stefano 26 Rue de P a t r a s T U N I S I

Si offre come rappresentante a ditte industriali, fabbricanti di pezzi di ricambio, accessori, at-trezzi per automobili.

Guido Rombi 16, Rue d'Angleterre T U N I S I

Si offre come rappresentante a ditte italiane interessate al commercio con la Tunisia (corrispondenza in italiano).

Henri Gozlan 8 rue de Provence - T U N I S Desidera rappresentare produt-tori italiani di: occhiali in ge-nere e occhiali da sole, vetri per occhiali, materiale per ar-ticoli ottici, apparecchi e ma-teriale fotografico (corrispon-denza in francese).

T U R C H I A

S. Modiano Boite Postale 1875 I S T A N B U L (Galata) Importa: chincaglierie, ferra-menta, filati di cotone e di lana « tops », cristallerie, porcellane, giocattoli, fr igoriferi , lavatrici, scope elettriche, stufe a petro-lio, macchine calcolatrici, pezzi di ricambio per camion e auto, motopompe, innaffiatrici e stru-menti antincendio. Per fe t ta-mente introdotto sul mercato turco desidera prendere con-tatti con fabbricant i italiani che desiderino affidare la rappre-sentanza per tali articoli (cor-rispondenza in francese).

Impex <. Import Export.. E s k i G u m r u k S o k a k K i i k u k 7/8 - I S T A N B U L (Turchia) Importa: films per cine, 16 mm.; larghezza in scatole da 100 a 300 metri ; carte postali (per fo-tografia) c a r t a semplice e seri-ca (dimensioni 9X14 e 18X24); dischi registrati per fono e pick-up 33, 45, 78 giri (musica c lassica e moderna) (corrispon-denza in italiano).

Hamit Kalaycioglu Arslan Han K a t 2 n. 1 G A L A T A , Istanbul

Si offrono come rappresentanti a ditte industriali ed esporta-trici italiane (in particolare produttrici d i : macchinario agricolo, concimi chimici, zol-fo, la cui importazione in Tur-chia è libera) (corrispondenza in italiano).

Huseyin R. Behman Importation Representation Commission P.O.B. 43 - I Z M I R Importa: ordigni di lavoro (te-naglie, cacciaviti, martelli, pin-ze, ecc.) ; chiodi per ferri da cavallo, di pitture e vernici e di ossidi di zinco (corrisponden-za in italiano).

J. Ojalvo & V. Mesulan Tahtakale Prevuatans Han 9/11 I S T A N B U L

Desidera importare un impian-to completo per la fabbricazio-ne della carta da giornale (cor-rispondenza in francese).

A. R. Lacin Boite Postale 457 IZMIR (Turchia)

Importa: cuoio artificiale per mobili e sedili per automobili (corrispondenza in francese).

A. R. Lacin Posta K u t u s u 457 - I Z M I R

Importa: occhiali da sole, sve-glie di qualsiasi genere (corri-spondenza in francese).

D. Kohen P.O.B. 1806 - Calata I S T A N B U L

Desidera assumere la rappre-sentanza per la Turchia di una fabbrica italiana produttrice di polverizzatori agricoli (corri-spondenza in francese).

La C a m e r a di Commercio Ita-liana a Madras, ci comunica che, sin dall 'anno scorso, pub-blica un bollettino mensile men-zionando i nominativi delle fab-briche e ditte italiane che de-siderano far conoscere le loro merci ai commercianti dell'In-dia, Ceylon e P a k i s t a n . Per ulteriori informazioni e det-tagli, r ivolgersi al: « Italian Chamber of Commerce for Great Bri ta in and Common-wealth » (Indian e Ceylon Sec-tion) - 30, Mount, Road, Madras (corrispondenza in italiano).

U R U G U A Y

•A. I. U. F. R. E .» Associat ion I ta lo-uruguaya para el fomento de las relaciones eco-nomicas Rincon 468 E s c 66-67-68 M O N T E V I D E O

Comunica che nel mese di giu-gno del corrente anno, v e r r à pubblicato "L'Annuario Aiufre 1952", con notizie di reale inte-resse sulla produzione e sul commercio estero uruguayano, con particolare r i ferimento alle possibilità d ' interscambio con l 'Italia. S a r à corredato di estesi ed aggiornat i elenchi di ditte u r u g u a y a n e suddivise per atti-vità. Sarà largamente distribui-to in Italia, U r u g u a y e Paes i del l 'America del Sud, nonché

alle Camere di Commercio Ita-liane all'Estero. Uffici Diploma-tici e Consolari italiani ed uru-guayani in tutto il mondo.

V E N E Z U E L A

Foto Sandra Madrices a Marron 29/5 C A R A C A S

Importa: ceramica, cuoio, pelle album per fotografie in pelle naturale, imitazione pelle, pla-stici, cornici per fotografie, in legno, in plastico, in metallo e qualsiasi altro materiale (cor-rispondenza in italiano).

La Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Torino e < Cro-nache Economiche . non assumono responsabilità per gli annunci dui pubblicati.

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N o n c h é di tutti coloro cui occor-rano prestazioni del g e n e r e per ragioni di lavoro o di studio.

41

§ I H O § § I D E L L ' I I P O R T - E X P O R T

AUSTRIA

Fiera di Innsbruck- Dal 21 al 31 agosto p. V. si svolgerà, per la terza volta dalla fine della guerra, la Fiera di Innsbruck, dedicata soprattutto agli articoli sportivi per l'alpinismo, lo sci e la pesca. Hanno assi-curato la loro partecipazione alla Fiera 200 Ditte italiane ed altrettante della Germania occidentale. Numerose prenotazioni sono pervenute anche dalla Svizzera, dall'Olanda, dalla Gran Bretagna, dalla Svezia, dagli Stati Uniti e dal Brasile.

Le esportazioni complessive dell'Austria durante il mese di febbraio 1952 sono salite a 881 milioni di scellini contro 856 milioni in gennaio. Al primo posto fra i mercati di sbocco si è mantenuta ancora la Ger-mania occidentale, che ha assorbito merci per un valore di 174 milioni di scellini, con un aumento di 17 milioni rispetto al mese precedente. Sono invece diminuite le esportazioni verso l'Italia, passate a 88 milioni di scellini contro 93 milioni in gennaio. Al terzo posto figura la Francia, con 51 milioni contro 51,6 milioni in gennaio. Il valore delle esportazioni alla Polonia è salito a 40 milioni da 35,8 milioni in gennaio.

Le importazioni complessive hanno raggiunto in febbraio un valore di 1,3 miliardi di scellini, e pre-sentano una diminuzione di 51 milioni rispetto al mese precedente. Le importazioni commerciali sono dimi-nuite di 74 milioni di scellini, mentre le importazioni in conto ERP sono aumentate da 263 milioni di scellini in gennaio, a 286 milioni in febbraio. Più della metà degli aiuti ERP erano costituiti da grano, e quasi un terzo da carburanti minerali.

La Export Import Bank ha accordato all'industria lessile austriaca un credito di 6 milioni di dollari, rimborsabile in 18 mesi, per l'acquisto di 6000 ton-nellate di cotone. Il tasso di interesse concordalo è del 2,75 %. le 6000 tonnellate di cotone corrispondono ad un quarto del fabbisogno annuale dell'industria tessile austriaca: i rimanenti 314 vengono coperti mediante l'importazione da diversi paesi d'oltremare.

BRASILE

Fino al 1936 il Brasile importava quasi lutto il suo fabbisogno di juta, ed in quell'anno la prima juta coltivata nel suolo nazionale raggiungeva la esigua cifra di 9 tonnellate. Nell'ultimo decennio c'è invece stato un notevole incremento nella produzione, da

3204 tonnellate nel 1942 a 14054 tonnellate nel 1950. La produzione del 1951-52 è prevista in misura di 22-25 mila tonnellate circa, e si ritiene che entro pochi anni il Brasile sarà in grado di produrre juta in quantità sufficiente al jabbisogno del mercato interno, non solo, ma anche di produrre per l'esportazione.

CANADA

Nel 1951 si è verificato il più largo afflusso di immi-granti degli ultimi 38 anni, con 194.391 unità. Tale immigrazione rappresenta il 2 % della forza lavora-trice del Canadà, e ilV2% della popolazione. Il maggior contingente è rappresentato dai tedeschi, con 32.395, seguiti dai britannici con 31.370 (aumentati questi del 134 % rispetto all'anno precedente). Tra le altre nazionalità figurano: 24.351 italiani, 19.130 olandesi, 12.938 polacchi, 6804 ucraini, 4613 danesi, 4130 finlandesi, e 4144 jugoslavi. Una diminuzione rispetto agli anni precedenti sul numero degli immi-granti si è avuta solamente con gli americani.

CILE

Un notevole aumento delle esportazioni durante il terzo quadrimestre del 1951 ha procurato una notevole diminuzione al deficit del bilancio del commercio estero che alla prima metà dell'anno ammontava a 53 milioni di dollari. Per i primi 9 mesi dell'anno il bilancio del commercio estero si presentava così: importazioni: dol-lari 214.000.000 ; esportazione: dollari 184.000.000 ; deficit: dollari 30.000.000. Tale deficit è ulteriormente ridotto a dollari 12.000.000 se si considerano i 18 mi-lioni di dollari in moneta oro conferiti dalla Banca

Centrale di Riserva del Perù. Queste statistiche indi-cano che il commercio estero peruviano registrerà un altro primato nel 1951.

GIAPPONE

Una delegazione del Centro Economico Scambi Italo-Nipponico (Camera di Commercio Italo-Nippo-nica) con sede centrale in Roma e sede corrispondente a Tokyo, è stata costituita in Torino, corso Beccaria 2.

Nei giorni 26, 21 e 28 giugno 1952 avrà luogo a Roma il « Convegno sui rapporti economici italo-asia-tici », durante il quale verrà esaminata l'attuale situa-zione ed i possibili sviluppi degli scambi economici italo-asiatici. Nella esposizione delle loro relazioni, i relatori ufficiali del Convegno terranno conto delle comunicazioni, delle segnalazioni e delle proposte di ogni genere che saranno tempestivamente pervenute alla Segreteria del Convegno stesso. La partecipazione e la collaborazione al Convegno sono aperte a tutti.

L'esportazione di manufatti di cotone ha raggiunto un nuovo primato del dopoguerra, con 133,7 milioni di yarde quadrate di tessuti, e 3449 milioni di libbre di filati, nel dicembre del 1951. L'esportazione com-plessiva di filati di cotone nel 1951 ha raggiunto i 21,6 milioni di libbre, che rappresentano un aumento del 12 % rispetto ai 24,5 milioni di libbre del 1950. Nonostante lo spettacoloso incremento delle esporta-zioni complessive del Giappone dai 183,5 milioni di dollari del 1950 ai 1409 milioni di dollari del 1951,

che rappresentano un aumento di circa 180 %, la quota delle esportazioni di tessili è rimasta pressoché la stessa, cioè poco meno del 50 % complessivo. Secondo la « Bank of Tokyo Revieu) », le esportazioni di tessili nel 1951 furono valutate a 660,9 milioni di dollari, seguite dai prodotti del ferro e dell'acciaio in 242 mi-lioni, e dai macchinari in 111,5 milioni di dollari.

GRAN BRETAGNA

La produzione britannica è aumentata nel 1951 del 3 %, mentre nel 1950 l'aumento rispetto all'anno precedente era stato dell'8,5%. Tale rallentamento nel ritmo dello sviluppo produttivo è dovuto a diversi fattori, tra cui il principale è dato dalla scarsità di materie prime essenziali, che ha cominciato a farsi sentire al principio del 1951. Tra le materie prime scarseggianti di maggior importanza figurano l'acciaio, il minerale di ferro, il manganese, il molibdeno, il rame e lo zolfo. L'indice ufficiale della produzione industriale, che ha come punto di partenza il 1946, salì nel 1941 a 108, nel 1948 a 121, nel 1949 a 129, nel 1950 a 140, giungendo a 144 durante l'anno scorso.

MESSICO

Con decreto del dicembre 1951 sono state emanate norme per l'esenzione fiscale ai nuovi impianti indu-striali costruiti nel Messico. Oltre a queste esenzioni sono previste riduzioni ed esenzioni da diritti doganali per l'importazione di materiali da costruzione, macchi-nari, equipaggiamenti, parti di ricambio ed utensili richiesti dall'estero per la costruzione e la produzione di impianti industriali.

PAKISTAN

Si ritiene che l'intervento del Governo nello sforzo industriale del Paese al momento attuale aiuterà ad affrettare l'industrializzazione. Un progresso notevole nel campo industriale è stato registrato durante il cor-rente anno. Tre jutifici saranno in piena efficienza nel 1953, dei quali uno è entrato in azione durante il corrente anno. Si ritiene che l'entrata dei manufatti pakistani di juta sul mercato mondiale sarà di grande importanza per questo articolo, sia dal punto di vista del prezzo che della qualità, e rafforzerà l'economia dell'Est Bengala, apportando lavoro e prosperità alle popolazioni di quella regione.

Delle undici tessiture da installare come parte del piano biennale per ottenere l'indipendenza nel campo tessile, otto sono già state installate e si stanno facendo piani per l'acquisto delle altre tre. Il Paese potrà così

rendersi indipendente per quanto riguarda i tessuti di cotone fino e comune.

Anche il progetto per le cartiere è quasi completato, ed entrerà in azione nel prossimo anno. Si spera di poter raggiungere l'indipendenza anche per il cemento, poiché altre tre fabbriche di tale prodotto verranno create molto presto. Altre iniziative industriali degne di interesse sono: fonderie, laminatoi, industrie chi-miche, un impianto per il D.D.T., e l'installazione di una fabbrica di concimi.

SPAGNA

Il Ministro spagnolo dell' Industria ha autorizzato la fabbricazione in Spagna dell'automobile francese Renault 4 CV. La vettura sarà costruita dalla Società Fabricación de Automobiles S. A., che agirà con bre-vetto ed appoggio tecnico fornito dalla società francese.

La vettura dovrebbe essere disponibile sul mercato spagnolo entro un anno dall'arrivo del macchinario dalla Francia, e dovrebbero potersi fabbricare 1000-1500 vet-ture all'anno.

* * *

È stato firmato un contratto fra la ditta tedesca Auto Union e la ditta spagnola Industrias del Motor, riguardante diritti di fabbricazione e collaborazione alla produzione della vettura tedesca D.K.W., mediante il quale la ditta spagnola pagherà alla tedesca una quota ammontante al 2% del prezzo unitario del pro-dotto della nuova fabbrica. Saranno create fabbriche a Barcellona, Bilbao, e probabilmente a Madrid, per facilitare l'accesso all'industria delle parti motrici ed alle sorgenti di materie prime. Lo stabilimento prin-cipale sarà a Vitoria, nella provincia di Alava. La produzione inizierà nel 1952,ve" l'obbiettivo è di riu-scire a fabbricare circa 3000 unità all'anno. Si ritiene che anche le parti della vettura in programma possano essere fabbricate localmente.

STATI UNITI

L'ufficio commerciale presso il Consolato Generale d'Italia a New York segnala le richieste dei seguenti prodotti italiani da parte di ditte statunitensi:

tessuti per camicie - tessuti di lana - macchine tessili - prodotti tessili in genere - lavori in legno scolpito - lavori in bronzo - lavori in vetro colorato

- mobili - coltelli da pesca (con impugnature di sughero) - forbici trinciapolli - forbici da cucina e per sarti -sciarpe e foulards per bambini - telai per la costruzione di reticelle per filtri in acciaio inossidabile - colle e gelatine - fecola di patate - destrina - camere d'aria, copertoni ed accessori per automobili, biciclette e moto-ciclette - ceramiche - riproduzioni in vetro - fosfato di calcio - cloromphenicolo - macchine per avvolgere ed incartare - macchine tipografiche - macchine per rilegare - spilli - accessori per orologi elettrici - uten-sileria da cucina in alluminio - molinelli da pesca -stampi di acciaio'speciale per la fabbricazione di guar-nizioni di mica per valvole radio.

L'elenco dei nominativi delle ditte richiedenti è in visione presso la Sezione Commercio Estero della Ca-mera di Commercio.

SUD ~ AFRICA

Nel novembre 1951, le importazioni complessive nell'Unione e nell'Africa del Sud-Ovest sono state di Lst. 35,6 milioni rispetto ai 43,5 milioni di sterline del mese precedente. Le esportazioni complessive, invece, hanno presentato un aumento, con Lst. 25,8 milioni, rispetto a Lst. 24,4 milioni in ottobre. La differenza passiva, perciò, è diminuita da Lst. 19,1 milioni in ottobre a Lst. 9,8 milioni in novembre. La differenza passiva fra esportazioni ed importazioni per i primi 11 mesi è stata di Lst. 169,3 milioni, non comprendendo tra le esportazioni l'oro ed i suoi prodotti. Per quanto riguarda le esportazioni complessive dei primi 11 mesi, ammontanti a 264,9 milioni di sterline, esse sono siate così ripartite: lana, Lst. 66,9 milioni ; diamanti, Lst. 23,8 milioni; frutta, Lst. 11 milioni; pellami, Lst. 9,1 milioni. Oltre a tali prodotti, sono stati espor-tati 64,4 milioni di sterline di oro lavorato e semi-lavorato.

42

B R U N O C O L A G R A N D E

L E T T E R E

D ' O L T R E

C O N F I N E Il patrimonio zootecnico

cieli9 Uruguay

E noto che l'economia dell'Uruguay si basa essenzialmente sul patrimonio zootecnico, trovando il bestiame nel clima e nel ter-reno situazioni particolarmente favorevoli a vivere e a riprodursi.

Sull'origine di questa ricchezza del paese varie versioni sono raccolte in documenti storici e pubblicazioni locali, ma la più generalizzata e accettata è quella che la fa risalire al bestiame che Don Pedro de Mendoza, fondatore di Buenos Aires, portò con sè al R i o de la Piata nella spedizione effettuata nel 1534, a mezzo di quattordici navi.

Da quel bestiame sarebbero sorte le attuali ingenti ricchezze zootecniche dell'Argentina e da esse provenivano i 100 bovini e le due mandrie di cavalli che, alcuni anni dopo, furono imbar-cate sul R i o Paranà, per essere lasciate allo stato brado sulla costa orientale dell'Uruguay, la più ricca di pascoli.

Secondo uno storiografo, poco tempo dopo lo sbarco di questo primo contingente, già le mandrie di bovini e cavalli trottavano per tutto l'oriente dell'Uruguay. Gli indios cambia-vano completamente il loro modo d'esistenza e il paese riceveva la semente necessaria per iniziare a produrre gli elementi immen-samente ricchi, che dovevano convertire la sua esistenza politica, sociale ed economica.

La procreazione del bestiame progredì con tale straordinaria

rapidità che in pochi anni tutto il territorio si vide popolato.

In una memoria dell'epoca si racconta come nel 1Ó04 il parroco

della località denominata Yapeyu, per fondare una nuova « estan-

cia » nella sua parrocchia, ordinò una battuta nel territorio adia-

cente, riuscendo in breve a raccogliere 40.000 capi di bovini.

La popolazione indigena, mescolata con i primi europei, inco-minciò a prendere una dimora stabile, si vincolò alla terra per possederla e lavorarla e si diede origine alla proprietà, orandosi i primi elementi dell'industria e del commercio.

Dopo il 1830 vennero introdotti nel paese i primi esemplari ovini di razze fini inglesi e spagnuole e si iniziarono i primi saggi di incroci con tipi puri.

La « estancìa » coloniale ebbe una rapida evoluzione e vennero adottate le prime discipline scientifiche per l'allevamento e lo sfruttamento del bestiame bovino ed ovino.

Nonostante il paese fosse stato completamente devastato da una guerra durata nove anni (1842-1851), al suo termine la popo-lazione rurale ebbe una reazione straordinaria e le fattorie rinac-quero come per incanto. La guerra di Crimea, che portò i prezzi del bestiame a livelli sconosciuti sino allora, preparò il paese ad un forte incremento della produzione laniera, che acquistò rapi-damente importanza con l'arrivo di capitali stranieri dedicati a tale sfruttamento.

Attualmente, e secondo il censimento del 1951, il patrimonio zootecnico dell'Uruguay si fa scendere a 8.154.000 bovini e 23.400.000 ovini.

Se si considera che la popolazione del paese non raggiunge 1 tre milioni di abitanti e si tiene presente, ad esempio, che la consi-stenza di bovini in Italia è poco meno di 8 milioni e quella di ovini e caprini non raggiunge complessivamente i 12 milioni di capi, può aversi un'idea Hi quel che costituisce per l 'Uruguay questa sua ricchezza.

Esemplare della razza « Merilin ». Campione maschio della razza « Corriedale ».

4i5

Gran Campione maschio della razza « Merino Australiano ».

Campione maschio e campione da carne della razza « Lincoln ».

Gran Campione maschio della razza « Romney Marsh ».

Campione femmina della razza « Merino Australiano ».

44

Anche in relazione alla sua estensione (circa i tre quinti di quella dell'Italia), la consistenza numerica del bestiame è rilevante. Per i bovini si hanno le seguenti cifre comparative dello stock, di cui dispongono i principali paesi allevatori, per kmq.

Uruguay 38,1 Nuova Zelanda 14,5 Argentina 11,5 Unione Sudafricana 8,6 Stati Uniti 8,2 Brasile 5,0 Australia 1,5 Canada 1,0

Dal punto di vista della qualità del bestiame trattasi per la maggior parte di razze selezionate tra le più pregiate.

Tra i bovini da carne le più diffuse sono la Hereford (4.257.656 capi) la Shorthom (476.785) e, per quanto con una consistenza numerica assai più limitata, la Aberdeen Angus.

La Hereford si vede particolarmente favorita dal suo notevole adattamento alle condizioni e sistemi di sfruttamento nelle « estan-cias » locali. I suoi vivai puri, formati con le più notevoli correnti di sangue e selezionati scrupolosamente, d'accordo alla caratteri-stiche del tipo da carne moderno, produttore di bestiame precoce,

Gran Campione maschio della razza « Ideal ».

hanno raggiunto un alto grado di perfezionamento che li colloca

tra i migliori del mondo e si ripercuote favorevolmente sul tipo

di bestiame in generale.

Il secondo posto è occupato dalla razza Shorthorn che vive

preferentemente nelle zone di sfruttamento intensivo, nelle quali

si alleva con la finalità di ottenere la duplice produzione di latte

e carne.

Secondo il censimento realizzato sugli animali di pedigree

regolarmente registrati, tra i bovini da carne, si ha la seguente

percentuale: Hereford 82,06%, Shorthorn 15-73%. Aberdeen

Angus 2,21%.

Tra le razze da latte la Olandese e la Normanna sono le prin-

cipali, rispettivamente con 418 mila e 131 mila capi. Circa 2 mi-

lioni 700 mila capi da carne e latte sono la risultante di incroci

tra le varie razze indicate, mentre esistono altri 130 mila capi

appartenenti a razze pure varie, diverse da quelle menzionate.

Anche per quanto si riferisce agli ovini, oltre la metà dello

stock esistente appartiene alle razze pure più pregiate: la razza

Menno, con le sue varietà, tra le quali particolarmente diffusa

l'Australiano che produce essenzialmente lana; la Corricdale

(oltre 7 milioni di capi); la Romney Marsh; la Lincoln; la Ideal.

Meno numerosi i capi ovini delle razze: Leicester, Shropshire,

Southdown. Prodotti di particolare interesse sono anche costituiti dagli

incroci accuratamente realizzati tra alcune delle razze sopraindi-cate e che hanno dato ottimi risultati, com'è per esempio per la razza Mcrilin, ottenuta localmente mediante selezionati incroci di Merino e Lincoln.

La favorevole situazione del patrimonio zootecnico, tendente al sempre crescente miglioramento, si vede favorita oltre che dal clima, che permette la crescita e l'ingrasso in pascoli naturali, anche nei periodi invernali più rigidi, dal continuo perfeziona-mento del lavoratore rurale; dalla selezione delle razze e tipi meglio adattabili alle condizioni locali e alla possibilità effettive offerte dai mercati, dalla importazione permanente di riprodut-tori selezionati tra i migliori del mondo; dall'organizzazione dell'Herd Book; dalla formazione di centri puri di pedigree e puri per incroci; dall'ordinamento e classificazione del bestiame in genere; dalla realizzazione di esposizioni e concorsi periodici in tutte le zone del paese, per coordinare e orientare la selezione, facilitando la diffusione dei riproduttori di qualità; nonché dall'organizzazione di molteplici entità associative di allevatori e produttori per l'incremento e il miglioramento delle razze.

Quanto sopra trova valido appoggio ed è integrato dalle misure adottate dal governo per incrementare l'attività privata mediante una serie di opportune iniziative.

Esemplari della razza « Shorthorn ».

Cosa rappresenti per l'economia dell'Uruguay il suo patri-

monio zootecnico può dedursi dai seguenti dati: sulle esporta-

zioni totali del paese, che nel 1949, 1950 e 1951 ammontarono

rispettivamente a dollari 200 milioni, 254 milioni, 236 milioni,

le seguenti percentuali si riferivano ai prodotti dell'allevamento:

1949 1950 1951 L a n a 35% 59,82% 43%

Carne e derivati 20,8% 17,01% 17,93%

P c l l i 14,6% 11,53% 10,18% Per l'ultimo anno va anche considerata l'esportazione di tops

di lana per il 12%.

Per quanto sul piano del mercato internazionale l'apporto dei prodotti dell'allevamento uruguayano costituisca percentuali limitate, esso va preso nella dovuta considerazione.

Su una produzione di lana di circa 80 milioni di kg. annui, circa 70 milioni vengono destinati all'esportazione; carni e loro sottoprodotti, coperto il fabbisogno interno (l'Uruguav è il paese che ha il maggior consumo mondiale di carne prò capite) si espor-tano per circa 120 milioni di kg., mentre nelle pelli si raggiun-gono i 50-60 milioni di kg.

I detti quantitativi, esportati annualmente dall'Uruguay,

rappresentano più o meno per lana, carni e pelli rispettivamente

'1 150%, il 300% e il 160% dei quantitativi importati dall'Italia

nel 1951, complessivamente dai vari paesi fornitori.

Campione maschio « Junior » della razza « Olandese ».

Campione maschio « Senior » della razza « Olandese ».

Gran Campione femmina della razza « Olandese ».

Esemplari della razza « Hereford ».

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MOSTRE

ASPETTI DELLA FIERA TECNICA DI H A N N O V E R 1952

La Fiera di Hannover si è quest'anno divisa nella sessione di primavera ed in quella di au-tunno (settembre) che prenderà il nome di Espo-sizione Europea delle macelline utensili.

Per ciò che riguarda la Fiera di primavera te-sté chiusa si nota che lo sviluppo è stato notevole sia nella quantità che nella qualità dei prodotti.

L'industria elettrotecnica, meccanica (macelli-ne tessili e da legno, macchine per ufficio, mezzi di imballo), chimica (con materie plastiche, gom-ma) saranno presenti per attestare ai visitatori lo stato attuale della produzione germanica.

Tra gli elementi di interesse si riporta la de-scrizione di alcune macchine e strumenti esposti:

Macchina automatica a formare.

Tali macchine automatiche (fig. i) sono pre-viste per formare delle masse plastiche e trovano impiego nell'industria dei dolciumi, ceramica, chimica, cosmetica e farmaceutica. In un ciclo di lavoro continuo, completamente automatico si ottiene da una massa senza forma di prodotto finito (palline, dadi, lastrine, ecc.). I prodotti fi-niti sono di un peso esattamente dosato e di deter-minata lunghezza di taglio. La costruzione com-prende anche delle macchine automatiche com-binate per la fabbricazione di corpi tondi e di prodotti da tagliare in lamine sottili.

Quale caratteristica particolare è da rilevare il dispositivo di taglio che a mezzo di pulsante può essere registrato senza salti per lunghezze di taglio di i o - i ó o mm. Tale dispositivo è indi-cato anche a produrre delle palline e bastoncini cavi, ed applicando un attrezzo speciale si pos-sono ottenere anche dei corpi riempiti. La mac-china, provvista di cilindri prementi, si presta infine a produrre contemporaneamente diversi fili plastici. La massima capacità di produzione della macchina automatica sopradescritta è di un milione di corpi sagomati nel tempo di 8 ore.

Sego a pendolo a braccio snodato.

La sega parallela a pendolo di nuova costru-zione (fig. 2) consente di ridurre ad un minimo

le articolazioni occorrenti per il meccanismo di guida parallela. Tale sistema di costruzione assi-cura la massima rigidezza laterale che a sua volta non consente alla lama da sega una devia-zione laterale. La marcia in parallelo, applicando delle piccole lame da sega assicura una grande profondità e larghezza di taglio. La marcia di ritomo della sega avviene automaticamente. Un dispositivo di sicurezza incorporato nel mecca-nismo per la marcia di ritomo blocca qualsiasi avanzamento involontario. Per ottenere una re-gistrazione esatta della larghezza di taglio ri-chiesta è previsto un dispositivo di arresto appli-cato al braccio posteriore della cassa. I due di-spositivi di sicurezza in parola permettono di evitare qualsiasi infortunio.

Per lo spostamento verticale della sega è previsto un volantino ed in tal modo si ottiene

uno sfruttamento completo della lama. La sega può essere anche spostata lateralmente e con-sente di eseguire tutti i tagli d'angolo senza alcuno spostamento dell'arresto. Per registrare la macchina in modo da ottenere il taglio d'an-golo richiesto, è prevista una scala. Il diametro del disco della sega è di 450 mm e si raggiunge una profondità di taglio di 125 mm. La larghezza di taglio è di 700 mm.

Utensile elettrico universale.

L'utensile elettrico « Stein-Max » (fig. 3) è costituito da un trapano a mano per una potenza assorbita di 200 Watt ed una velocità di 400 giri al m'. Quale comando è previsto un motore per corrente di qualsiasi natura di 110-220 Volt. Il supporto speciale, sul quale trova fissaggio il

Fig. 4 (a sinistra) : Apparecchio «Divisore per tubi» e per la tornitura di spigoli «StMwiUe Rotor» {senza albero motore di

comando). - Fig. 5 (a destra): Cacciavite a « momento torcente »; a sinistra : «Torsiomcter», un attrezzo di controllo, di veri-

fica e di registratone-, al centro: «Torsiomax» cacciavite registrato a «momento torcente» massimo e di disinnesto auto-

matico; a destra: «Torsiomax» in combinazione con il «Torsiomcter» per la registrazione del valore di disin-

nesto del « Torsiomax ».

46

1ERCATI MANIFESTAZIONI trapano, serve quale guida se l'attrezzo dovrà servire quale fresa da muro. Ad un'estremità è montato un supporto ed all'altra un rullo di scorrimento onde poter cosi fissare il disposi-tivo di sostegno al muro anche con questa estremità. Il trapano può essere attrezzato anche di fresa accecatrice a tamburo, nonché di di-spositivo a praticare dei fori ad angoli ed al muro. Quale f r- a di scanalature al muro, l'uten-sile si presta a lavorare la maggior parte dei materiali da costruzione più usuali, esclusi però i mattoni di cottura dura, calcestruzzo e pietre dure. La profondità di fresatura richiesta può essere registrai, volta per volta. Con l'applica-zione di una fresatrice doppia la zona d'azione si limita al 20% della larghezza della scanala-tura, e l'anima può essere facilmente distaccata con altro mezzo. Per ottenere delle scanalature di maggior larghezza non occorre che eseguire l'operazione in più cicli di lavoro. La velocità di lavoro della macchina varia secondo il mate-riale da lavorare e risulta di 20-40 m" per una scanalatura della lunghezza di un metro. Il peso della macchina è di circa 6 kg.

La macchina, equipaggiata di fresa acceca-trice a tamburo, si presta ad accecare dei fori di barattoli, imbocchi di tubi da fumo ed aper-ture per il posamento di condutture. Tutte le frese accecatrici a tamburo richiedono l'appli-cazione di un cambio riduttore onde ridurre cosi la velocità a 100 giri al m'. Quale trapano per angoli l'attrezzo è indicato a praticare delle aperture nel muro in luoghi ed angoli di diffi-cile accesso e consente così guadagnare molto tempo nella posa di tubazioni. Applicando il mandrino « Stein Max » l'attrezzo fondamen-tale viene trasformato in un trapano normale, adatto per punte del diametro fino a 13 mm. Il mandrino provvisto di cono a vite può essere facilmente applicato all'asta per forare.

Apparecchi divisori per tubi.

L'attrezzo che verrà lanciato sul mercato sotto la denominazione « Stahlwille Rotor» (%• 4) si presta a dividere dei tubi di ghisa for-mati a sabbia, tubi a fusione centrifuga, tubi d'acciaio a pareti spesse nonché dei tubi legati e tubi ad alta pressione resistenti al calore e pre-cisamente in senso perfettamente verticale al-l'asse, anche qualora i tubi non fossero tondi oppure avessero delle pareti di spessore irrego-lare. L'applicazione di tale nuovo attrezzo con-sente evitare eventuali screpolature che spesso si verificano impiegando lo scalpello oppure altri mezzi. Merita rilevare che l'attrezzo « Rotor » non si presta soltanto a dividere ma bensì, applicando un dispositivo a copiare è in-dicato anche a tornire degli spigoli di saldatura in forma V ed a bicchiere. Per la lavorazione di tubazioni senza fine, il « Rotor » può essere applicato attorno al tubo come un collare con serraggio a bolloni.

Il « Rotor » è composto di due parti princi-pali: a) dalla parte fissa che porta 4 ganascic di fissaggio e che a mezzo di asta viene avvitata al tubo per essere poi centrata; b) dalla parte rotante con i due utensili di taglio ai quali il rotore in movimento conferisce un avanza-mento automatico. L'avanzamento può essere registrato per 1 oppure per 2 mm. per ogni giro. I differenti profili di taglio dei due utensili provvedono ad un'asportazione regolare dei trucioli.

A richiesta l'apparecchio « Rotor » può es-sere attrezzato di dispositivo a copiare. Con l'applicazione di tale dispositivo e di apposite guide si possono tornire degli spigoli di salda-tura. Le guide sono intercambiabili. Il comando avviene a mano a mezzo di cricchetto oppure a mezzo di motore a corrente trifase (1,5 HP a 1420 giri al m' e 220 rispett. 380 Volt). Il motore é del tipo completamente chiuso, equi-paggiato di invertitore di marcia per una rota-zione a destra ed a sinistra. Il motore, assieme al cambio, è applicato su carrello a due ruote. L'albero di comando è collocato nel timone tu-bolare del carrello ed agisce attraverso di in-granaggio. La velocità del rotore è di 100 — 160 giri al m'.

momento torcente Ca cciaviti a

regolabile.

Oltre alle ben note chiavi per dadi a mo-mento torcente che si applicano per ottenere un serraggio regolare dei dadi delle viti, vennero creati anche dei cacciaviti a momento torcente (fig. 5) e precisamente: il « Torsiometer » ed il « Torsiomax » di cui quest'ultimo è previsto per l'impiego nella fabbricazione a massa.

Il « Torsiometer » è un attrezzo di misura che consente rilevare da una scala il momento torcente in cm-kg. raggiunto dal serraggio. Quale meccanismo di funzionamento sono pre-viste alcune molle torcenti collocate nel manico Tale attrezzo trova applicazione ovunque se si tratta a serrare delle singole viti con un mo-mento di serraggio spesso variabile. Il « Torsio-meter » si impiega inoltre per lavori di controllo e di verifica nonché quale attrezzo di registra-zione e di verifica per il cacciavite a momento torcente « Torsiomax ». Quest'ultimo è invece un attrezzo registrabile ad un determinato mo-mento torcente. L'attrezzo in parola, raggiunto il valore registrato, disinserisce automaticamente, e può essere maneggiato anche da manovali comuni, dato che non consente che il valore di serraggio venga oltrepassato. Il funzionamento è basato sul distacco di un rullino da un intaglio sotto l'azione di una molla di pressione.

La novità ed il progresso consistono nel-l'applicazione combinata dei due attrezzi di cui uno serve a completare l'altro. Il «Torsio-meter» è l'attrezzo indicato per il serraggio di

Fig. 1. - Macchina automatica a formare per la lavorazione (ti masse plastiche.

Fig. 2. - Sega parallela a pendolo

standardizzato « EP ». 1 Elektro-Piccolo », tipo

Fig. 5. - Utensile elettrico « Stein Max » quale fresa dì scanalature da praticarsi al muro.

47

LA MOSTRA DELLA CHIMICA A FRANCOFORTE

Da lunghi anni, le manifestazioni di Fran-

coforte hanno lo scopo di porre in evidenza la

indissolubile identità delle mète perseguite dai

tecnici e dai chimici, senza la cui collaborazióne

non sarebbe immaginabile l'evoluzione attuata

negli ultimi deccnni da questo ramo di atti-

vità umana. All'inizio del secolo presente, in-

fatti, gli studiosi di chimica, nel cercar di sfrut-

tare praticamente le loro scoperte attraverso una

produzione di massa, si sono trovati di fronte

al problema della costruzione di apparecchi com-

plicati, con i quali adempiere compiti fino al-

lora ignoti.

La padronanza della teoria delle pressioni

elevate e del vuoto, deEe alte e delle basse tem-

perature, dei fenomeni di corrosione e delle

qualità speciali di alcuni materiali di base, ven-

nero a costituire tanti problemi di importanza

primordiale, senza la cui soluzione l'evoluzione

della tecnica chimica si sarebbe arrestata. L'ori-

gine dello sviluppo decisivo che ha caratteriz-

zato l'immenso cammino percorso dalla chimica

applicata è contenuta tutta nella ricerca sistema-

tica e nelle applicazioni pratiche realizzate nel

campo costruttivo delle apparecchiature e degli

impianti per la fabbricazione in grande dei

prodotti chimici.

Il Convegno di quest'almo a Francoforte ha

assunto una importanza europea ed internazio-

nale quale finora non aveva avuto nessuna altra

manifestazione del genere. Ad esso hanno preso

parte ingegneri, chimici e tecnici di 37 Paesi

diversi. L'Esposizione è stata visitata da una

massa di 50.000 persone, cifra considerevole,

qualora si rifletta che il materiale in essa rac-

colto poteva interessare una ristretta cerchia di

specialisti.

La scienza e l'industria italiana erano ampia-

mente rappresentate alle manifestazioni di Fran-

coforte, a cui avevano data le loro adesione la

Società Chimica Italiana, per la scienza, e le

più importanti fabbriche di prodotti chimici

per l'industria.

Fig. 6. - Piccola macchina ossitaglio " Minimor "

singole viti, però nel contempo si presta anche quale istrumento di verifica e di controllo nonché a registrare e verificare l'utensile « Tor-siomax ». Quest'ultimo è un utensile di produ-zione. Il « Torsiometer » quale istrumento di misura è tarato e provvisto di scala graduata, graduazione applicata con apposita macchina e si presta a riesaminare in certi intervalli il « Tor-siomax», nonché ad eseguire delle correzioni oppure a registrare un valore qualsiasi entro la portata del suo campo di misurazione. Per ese-guire la registrazione, il « Torsiomax » può essere collegato al torsiometro a mezzo di apposito bullone di accoppiamento.

Macchina ossitaglio « Minimor ».

Senza l'impiego di alcun mezzo di guida i

tagli eseguiti col cannello ossiacetilenico diffi-

cilmente riusciranno perfetti. Assai più facile e

perfetto riesce tale lavoro con l'applicazione

della macchina ossitaglio « Minimor ». Quale

pregio di tale attrezzo é da rilevare il sistema

di funzionamento regolare dovuto ad un'avan-

zamento elettro-automatico regolabile ed inoltre

alla sua applicazione universale. « Minimor »

taglia dei materiali dello spessore da 3 a 50 mm.

e consente ottenere degli spigoli perfettamente

acuti. La macchina si presta ad eseguire dei

tagli diritti, impiegando la riga con guida a

rulli, tagli sagomati, con guida a mano (impu-

gnatura), tagli obliqui di qualsiasi angolo e tagli

automatici circolari applicando il compasso ad

asta e la punta da centrare. Rispetto al cannello

ossiacetilenico a mano, la macchina in parola

richiede un piano di scorrimento minore ed è

indicata ad eseguire dei tagli particolarmente

corti. L'attrezzo è equipaggiato di supporto ro-

vesciabile e spostabile, e portato in posizione ro-

vesciata, permette di eseguire dei tali circolari

particolarmente piccoli. Durante l'operazione di

tagli la velocità può essere regolata a mano senza

gradini. Per il motore di comando è previsto

il raffreddamento ad aria. Il peso della mac-

china è di soltanto 5 kg.

Per ottenere dei tagli perfetti occorre natu-

ralmente osservare le premesse generali, ossia

gli ugelli devono essere puliti, esatta la distanza

degli stessi, precisa la velocità di avanzamento

(rispondente alla tabella) e perfetta la regolazione

della pressione del gas.

( Weherwerke Siegeit, Maschiiicn-

fabrik, Siegen Westj.)

(Da Ubersee-Post).

M o s t r a de l l 'Aeronaut ica a l l ' A e r o p o r t o For lan in i

La Mostra dell'Aeronautica sarà effettuata

all'Aeroporto Forlanini nel periodo 14-23 set-

tembre 1952.

Da circa due anni l 'Aero Club di Milano

aveva messo allo studio le possibilità di ripren-

dere la serie delle grandi Mostre Aeronautiche

milanesi che era rimasta interrotta con la chiu-

sura dell'ultimo salone.

Questa possibilità fu opportunamente fornita

ai primi dell'anno in corso dalla locale, beneme-

rita Camera di Commercio che, con realistica

visione delle necessità ambientali e nazionali,

prese l'iniziativa di impostare su basi concrete

il problema di realizzare in Milano una Mostra

dell'Aeronautica.

A sostegno della sua iniziativa, la Camera

di Commercio chiese ed ottenne la collabora-

zione dei tecnici e degli esperti e, primissima,

quella dell'Aero Club di Milano il quale portò,

con la sua entusiastica adesione, il contributo

delle sue precedenti esperienze.

Date le circostanze e le condizioni generali

della nostra produzione aeronautica, si convenne

unanimemente sulla opportunità che la Mani-

festazione non risultasse una rassegna di carattere

puramente industriale, ma che essa venisse im-

postata con criteri propagandistici e divulgativi,

allo scopo di muovere la coscienza degli italiani

in rapporto al fenomeno aeronautico odierno,

offrendo un'ampia documentazione delle attuali

conquiste tecniche e dell'intero panorama aero-

nautico dell'epoca che attraversiamo.

Queste direttive sono state raccolte dal C o -

mitato Ordinatore della Mostra il quale, accet-

tando il mandato conferitogli, si è proposto e si

propone di organizzare una Mostra pratica,

che sia di richiamo non solo ai tecnici, ma anche

alle masse, allo scopo di renderle partecipi di

tutto quanto riguarda la moderna tecnica aero-

nautica, lo sviluppo delle comunicazioni aeree e

le possibilità dell'aviazione che, se oggi sono

grandi, si prospettano enormi per il domani.

La scelta dell'Aeroporto Forlanini come sede

della Manifestazione, è stata ispirata alle moderne

formule adottate all'Estero per simili Manife-

stazioni, dove esposizione e presentazione in

volo degli aeromobili avvengono nello stesso

ambiente.

L'Aeroporto Forlanini, con i suoi eleganti

edifici, con le sue ottime attrezzature e con la

sua vicinanza alla città, offre veramente una sede

ideale, che non è certo facile trovare altrove.

Ed è con la preziosa collaborazione delle

autorità militari e civili che sovrintendono a

questa famosa aerostazione che il Comitato

Ordinatore si è accinto al non facile compito

di inquadrare e potenziare la Mostra nell'ambito

48

dell'Aeroporto stesso, senza recare pregiudizio

alla normale attività dell'aerostazione stessa.

La Mostra occuperà oltre ventimila metri

quadrati di padigl ioni utilizzando anche il graudc

hangar clic costituirà il nucleo centrale della

esposizione, la quale si estenderà anche nelle

limitrofe zone aperte, comprese fra la darsena

ed il campo di volo.

Si accederà alla Mostra da tre ingressi per

facilitare l'afflusso del pubblico, mentre è pre-

vista l'istituzione di speciali servizi di comunica-

zione fra il Centro e l'Aeroporto.

Inoltre nel periodo compreso fra il 14 e

23 settembre si succederanno congressi, convegni

ed altre manifestazioni.

E già stato stabilito clic la ormai tradizionale

e famosa giornata della Madonnina si svolgerà

domenica 21 settembre e ad essa prenderanno

parte stormi di reattori italiani pilotati da italiani.

Quantunque l'organizzazione della Mostra

sia stata mantenuta nella sua prima fase di atti-

vità in una atmosfera di prudente riserbo, si

può dire fm d'ora che l'avvenimento, che Milano

si accinge ad ospitare ed a potenziare, ha susci-

tato il più lusinghiero interesse negli ambienti

aeronautici ed il calore di questo interessamento

lascia prevedere con giustificato ottimismo che

la ripresa delle grandi manifestazioni aeronau-

tiche milanesi sarà confortata da un lieto successo.

F I E R A D I P A D O V A

IMBALLAGGIO

argomento d'attualità

Molti forse non sanno, o non si sono mai

preoccupati di saperlo o di pensarci, quale

enorme importanza abbia nella vita economica

e commerciale il problema dell'imballaggio.

E non è soltanto perchè dall'imballaggio deriva

una migliore presentazione dei prodotti, ma

anche perchè dall'imballaggio dipende la mi-

gliore conservazione di talune merci, la sicu-

rezza nello stivaggio e nel trasporto, la preoc-

cupazione d'una minore incidenza nei costi.

Tutta una serie di problemi, direttamente con-

nessi al problema principale dell'imballaggio:

da qui la preoccupazione dei produttori e dei

commercianti, la ricerca di una tecnica adeguata,

il sorgere di fiorenti industrie specializzate nel

ramo.

Questo vasto panorama, che sfugge al con-

sumatore, ma che interessa quanti partecipano

alla vita economica in tutte le sue varie fasi,

ha spinto l'on. Saggin, Presidente della Fiera

di Padova, a promuovere la costituzione del-

l'Istituto Italiano Imballaggio, che si avvia ora

a concludere il suo primo ciclo annuale di

attività.

I suoi scopi sono presto detti: studiare sotto

l'aspetto tecnico, economico e pubblicitario tutti

I problemi dell'imballaggio; rendersi promotore

di una reciproca collaborazione tra produttori

e utenti di imballaggio; costituire un centro in-

formativo e bibliografico; istituire un centro

sperimentale; promuovere riunioni c congressi.

La più importante manifestazione della pro-

mettente vitalità dell'Istituto Italiano Imbal-

laggio e della sua feconda attività nel campo

della sua specifica competenza, si sta. ora con-

cretando nel i ° Salone Internazionale dell'Im-

ballaggio che, in collaborazione con la Fiera di

Padova, avrà luogo dal 7 al 22 giugno p. v.

Per la prima volta in Italia viene così orga-

nizzato, con larghezza di mezzi, con organicità

di programmi, con un'ampia visione panora-

mica del settore, una manifestazione che consen-

tirà una diretta osservazione dei macchinari,

accessori, mezzi di trasporto, materie prime, ine-

renti a tutta la vasta gamma degli imballaggi.

Va altresì rilevato che nell'odierna tecnica molte

e non lievi esigenze si sono prospettate in questo

campo. Qualità e resistenza delle materie prime,

processo di produzione in serie, diversità di

tipi, funzionalità di fronte al prodotto ed al

trasporto. Oltre questi motivi è facile intrav-

vedere il classico motivo di ogni processo di

produzione; il problema dei costi. Produttori

ed utenti auspicano, pertanto, il perfeziona-

mento tecnico, la normalizzazione e la disci-

plina dell'imballaggio, senza sacrificare l'ori-

ginalità e l'attrattiva pubblicitaria, che l'in-

cremento delle vendite impone.

II Salone Internazionale dell'Imballaggio, nel

quadro della Fiera di Padova, si pone tutti questi

problemi e tende alla loro risoluzione, o quanto

meno all'avvio della loro risoluzione. Appare,

quindi, in tutta la sua evidenza il motivo domi-

nante dell'iniziativa e l'importanza che esso ri-

veste nella vita economica e commerciale.

Da aggiungere che nei giorni 9, 10 e 11 giu-

gno si avranno a Padova, promossi dall'Istituto

Italiano Imballaggio, tre convegni di studio sui

seguenti temi: «L'Imballaggio alimentare c la

sua unificazione, unificazione degli imballaggi

ortofrutticoli, il pioppo e altri legni da im-

ballaggio ».

M O S T R A I N T E R N A Z I O N A L E DEL T R A F F I C O E DELLA SICUREZZA

Dal al 30 giugno prossimo si svolgerà a

Milano, per iniziativa dell'Automobile Club

d'Italia la 2 0 Mostra Internazionale del traffico

e della sua sicurezza che sarà tenuto presso il

Palazzo dell'Arte.

A detta Mostra, che ha ottenuto l'alto Pa-

trocinio del Presidente della Repubblica, parte-

ciperanno varie Amministrazioni Statali ed Enti,

unitamente alle rappresentanze di Nazioni

estere. A distanza di oltre 20 anni, dalla sua

prima edizione che venne tenuta nel 1931, questa

manifestazione presenterà un quadro completo

di quanto in questi ultimi anni si è fatto in

Italia e nelle altre Nazioni, nell'affrontare i pro-

blemi del traffico. Sarà suddivisa in tre settori:

sicurezza del traffico, macchine e materiali per

la costruzione, protezione c manutenzione delle

strade, turismo automobilistico. L'industria pre-

senterà macchinario ed attrezzi per costruzioni

stradali, apparecchi da segnalamento e quegli

accessori automobilistici che servono ad aumen-

tare la sicurezza di marcia.

La manifestazione assume notevole impor-

tanza ai fini della generalizzazione dei sistemi

e delle norme che regolano il traffico nonché

del progresso sugli studi della viabilità in genere.

CONFERENZA MONDIALE SULLE COMUNICAZIONI S T R A D A L I

Promossa dalla Federazione Stradale Inter-

nazionale e con la partecipazione di delegati di

25 paesi — fra cui l'Italia — ha avuto luogo nei

giorni 13, 14, i j maggio a Washington una

conferenza internazionale sulle comunicazioni

stradali: si tratta della prima manifestazione del

genere promossa dalla Federazione Stradale In-

ternazionale. Fra i principali problemi che sa-

ranno discussi è quello relativo ai progressi rea-

lizzati nel campo delle costruzioni stradali, par-

ticolarmente nelle due Americhe, in Europa e

in Africa. Sarà pure trattato il problema dello

sviluppo di strade rurali di traffico commerciale,

quale fattore per l'aumento della produzione

agricola e per il miglioramento del tenore di

vita.

INGEGNERI DI TREDICI PAESI EUROPEI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI METALLURGIA

A l Congresso Internazionale di Metallurgia"

che ha avuto luogo in Atlantic City, hanno par-

tecipato circa 150 tra ingegneri e tecnici metal-

lurgici di tredici paesi europei (Austria, Belgio,

Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna,

Grecia, Italia, Jugoslavia, Norvegia, Olanda,

Portogallo, Turchia).

Gli ospiti europei, giunti negli Stati Uniti

sotto gli auspici dell'MSA e nel quadro del suo

programma di assistenza tecnica per l'incre-

mento della produttività, si tratterranno varie

settimane in America per visitare i più impor-

tanti stabilimenti metallurgici, allo scopo di

rendersi personalmente conto dei metodi se-

guiti dall'industria americana per la lavorazione

dei metalli.

49

A S S E G N A T E C N I C O « I N D U S T R I A L E

O S S E R V A T O R I O I N D U S T R I A L E D E L L A C A M E R A DI COMMERCIO I N D U S T R I A E A G R I C O L T U R A

A U T O M O B I L I S M O

C A R R O Z Z E R I E

I N M A T E R I A P L A S T I C A

Sono state costruite negli Stati Uniti le prime automobili con carrozzeria interamente realiz-zata in materia plastica e pannelli di fibra di vetro. Carrozzerie di questo genere presentano numerosi e importanti vantaggi. Esse resistono magnificamente all'azione corrosiva degli agenti atmosferici e non sono quindi soggette nè alla ruggine ne a qualsiasi tipo di ossidazione. Inoltre, a parità di peso, la loro resistenza risulta supe-riore a quella di analoghe carrozzerie costruite in acciaio.

Ma la caratteristica più importante di queste nuovissime carrozzerie è quella di essere assolu-tamente refrattarie alle ammaccature. II materiale con cui sono fabbricate possiede infatti elevate proprietà elastiche e, anche dopo un duro colpo, l'ammaccatura scompare da sola e il materiale riprende esattamente la forma primitiva. Le rot-ture sono naturalmente possibili quando avven-gono urti troppo forti, ma anche inconvenienti del genere risultano di lieve entità, perchè, con un poco di fibra di vetro e di resina sintetica, la riparazione può essere eseguita da chiunque in brevissimo tempo.

Un'automobile di questo tipo è stata fatta

cozzare, per prova contro un albero alla velocità

di 40 chilometri orari. Lo squarcio che ne è

risultato nella carrozzeria, lungo 35,6 centi-

metri, è stato riparato in un'ora soltanto. Anche

dal punto di vista estetico e della durata le car-

rozzerie in materia plastica non hanno nulla da

invidiare a quelle in lamiera d'acciaio. Esse

hanno una elevata durezza superficiale, una

grande resistenza all'usura, e possono inoltre

essere verniciate senza alcuna particolare diffi-

coltà. Ma oltre tutti i pregi fin qui elencati, esse

ne possiedono un altro che attira in modo par-

ticolare le grandi fabbriche di automobili: la

facile lavorabilità, che permette di stamparle e

di modellarle senza bisogno delle pesanti e co-

stose attrezzature necessarie per le carrozzerie in

acciaio.

La realizzazione delle prime automobili in

materia plastica è dovuta alla collaborazione fra

la « Glasspar Company » di Coast Mesa, nella

California, e la « Naugatuck Chemical Division »

della « Unistates Rubber Company ».

P e r la s i c u r e z z a di c i r c o l a z i o n e è in s t u d i o

U N N U O V O S I S T E M A D I G U I D A P R O T E T T I V A

In diversi paesi esteri si va estendendo l'uso di rotaie protettive a bordi delle strade o quanto meno all'esterno delle curve, allo scopo di limi-tare i bordi, ma soprattutto di evitare la fuoru-scita del veicolo che venisse a trovarsi — per una causa qualsiasi — dirottato, o di ridurre in ogni caso le conseguenze dell'incidente.

Si sono studiati anche parecchi profili, i quali, entro determinati angoli di imbatto, con-corrono ad invitare il veicolo verso l'interno. Uno di questi, tra i più noti, è in elementi pre-fabbricati.

Si è recentemente sperimentato in Italia, e precisamente sulla Trento-Bolzano, presso Ora, una guida protettiva stradale, a profilo speciale, con struttura continua, dovuta a due tecnici italiani, che presenta non pochi pregi sia sotto il punto di vista costruttivo, che sotto il punto di vista pratico.

Gli attuali sistemi di protezione — ringhiere

in ferro, e muretti, per non parlare dei danno-

sissimi paracarri — si sono dimostrati non solo

inefficienti ma tali da provocare a volte incidenti

maggiori. In essi un eventuale urto, che sempre

avviene ad una notevole altezza dal terreno, ge-

nera un momento flettente che difficilmente la

struttura sopporta. Quella che batte è necessa-

riamente la struttura resistente della macchina e viene così a determinarsi un contraccolpo con conseguenze a volte anche molto gravi, ed è inevitabile un irreparabile danneggiamento del mezzo.

La guida protettiva stradale R . N . (così viene distinta), per la sua configurazione è stata studiata e curata in modo da dare i seguenti risultati :

1) crea un bordo stradale continuo al quale, eliminato il pericolo dell'urto frontale contro un singolo paracarro, ci si può avvicinare fino a venire a contatto, senza danneggiare ne alla carrozzeria nè alla struttura;

2) La forma elittica della curva riportata la macchina automaticamente verso l'asse sta-dale correggendo la deviazione dello sterzo:

3) l'urto eventuale, che può avvenire sotto una incidenza dai 200 ai 300 viene sopportato da una parte elastica (gomma) anziché da una parte rigida;

4) la sezione elittica adottata (proiezione

di una circonferenza su di un piano ad essa in-

clinato permette che il contatto avvenga sulla

maggior superficie possibile, evitando lo scoppio

del pneumatico e permettendo che parte dello

sforzo venga assorbito per attrito;

5) l'urto avviene in basso anziché in alto.

La sollecitazione sull'appoggio non è più un

momento ma uno sforzo che agisce quasi a li-

vello del piano stradale.

La centrale termoelettrica di Klip nel Sud-Africa ja parte di ma rete di distribuzione di energia elettrica gestita dalla Commissione per 1 energia elettrica e comprendente 1 7 centrali in junzione e 7 in costruzione.

51

Uno dei primi trattori agricoli, l'Ivcl, costruito nel 11)02.

Anno Vetture Autobus Autocarri Rimorchi Motocicli Motocarri Totale

1950 342.021 6.411 223.520 26.754 146.963 29.688 785-457

1951 443-855 6.635 255-304 28.989 172.926 31.201 938.300

% + 29,8 + i,9 + 14,3 + 5,7 + 10,2 + 5,1 + 19,5

Dopo molto cammino percorso sia dal motore che dagli organi di trasmissione del moto, si è giunti a trattori a cingoli come quello indicato in figura.

Nell'Istituto di Studi e Ricerche Aeronau-tiche di Moffet Field, in California, è stata re-centemente costruita la più grande galleria aero-dinamica del mondo, nella quale possono essere eseguite esperienze su veri apparecchi, sotto-ponendoli ad un vento artificiale di intensità superiore a quella di un uragano. Essa è costruita per conto del National Advisory Committee for Aeronautics e gli impianti coprono un'area di tre ettari ed un quarto, con dimensioni in pianta di m. 122 X 265 ed un'altezza massima di m. 52,70. La galleria vera e propria ha una sezione retta ovalizzata, in corrispondenza della camera delle esperienze, larga m. 24,38 ed alta m. 12,19, ed una sezione rettangolare in corrispondenza del tratto di ritorno con dimen-sioni massime di m. 52,73.40,54. Il vento è generato da sei eliche a sei pale, con le loro in-stallazioni, occupano completamente una se-zione retta della galleria. La grandiosità dell'opera risulta anche più evidente dal fatto che ciascuna delle sei eliche, del diametro di m. 12,19, è mossa da un motore elettrico della potenza di 6000 HP.

Molti dettagli e particolari del progetto e del funzionamento della galleria sono ancora soggetti al segreto militare e pertanto nel pre-sente articolo ci si diffonde più ampiamente sui particolari della costruzione e del montaggio della grande struttura metallica della galleria.

Una galleria aerodinamica con ritorno con-siste essenzialmente in un grande condotto chiuso in se stesso, lungo il quale una corrente d'aria è generata da eliche apposite, e si può distinguere in due tratti: il tratto delle espe-rienze e quello di ritorno. Il tratto delle espe-zienze è una grande tubazione, a sezione varia-bile, formata da lamiere saldate tra loro con coprigiunti, sostenute da correnti longitudinali, che sono fissati a telai anulari esterni. All'inizio essa ha sezione rettangolare, larga m. 52,58 ed alta m. 40,39, che attraverso un raccordo conico diventa ovale della larghezza di m. 24,38 e del-l'altezza di m. 12,19 all'inizio della camera delle esperienze; in questo tratto, per compensare l'attrito delle pareti le dimensioni aumentano nei due sensi di 9 cm. ; nel tratto conico di uscita la sezione retta si trasforma in un rettan-golo largo m. 33,10 ed alto m. 20,90. La rima-nente porzione della galleria costituisce il tratto di ritorno. In esso sono collocate le eliche in sei tubi distinti, del diametro di m. 12,19 e della lunghezza di m. 42,67, disposti in due file oriz-zontali di tre unità ciascuna. Detti tubi sono rac-cordati alle loro estremità con le gallerie e con-tengono le eliche ed i relativi motori. La strut-tura è metallica con parti in cemento armato, con speciali incastellature a sostegno delle eliche c dei motori. Il complesso può generare vento con velocità superiore a 320 km/h.

Tutto il resto del tratto di ritorno c una costruzione del tipo industriale corrente, con ossatura metallica e pareti in lastre di ardesia artificiale ondulata. Essa comprende quattro deviazioni ad angolo retto della galleria, in ognuna delle quali vi è una serie di alette curve

A E R O N A U T I C A

L A G R A N D E G A L L E R I A A E R O D I N A M I C A D I M O F F E T F I E L D

verticali clu- occupa tutta la sezione retta. Tali alette, nel numero complessivo di 4488, sono di struttura mista, legno e metallo, e provvedono alla guida dei filetti fluidi.

La struttura metallica della camera delle esperienze è compresa in un più vasto fabbri-cato del tipo industriale corrente, lungo metri 38,10, largo m. 54,85 ed alto m. 49,25, con ossa-tura metallica e pareti e copertura in lastre di ardesia artificiale. Una coppia di grandiose porte a cerniera, mosse idraulicamente, forma il cielo della camera delle esperienze vera e propria; le dimensioni di questa sono tali da permettere lo studio di aeroplani veri o di modelli di grandi dimensioni. Un complesso sistema di incastel-lature, su fondazioni indipendenti, permette il montaggio dell'apparecchio o del modello in varie posizioni, ed è studiato in modo da tras-mettere i carichi, cioè i dati sperimentali, ad un sistema di bilance situato in un locale sotto-stante. L'osservazione del modello durante le esperienze è possibile attraverso finestrini di vetro plastico disposti sulle pareti della camera; per tutte le manovre necessarie vi è un carro-ponte con un paranco da 3 ed uno da 10 t., una gru mobile da 5 t. ed un montacarico elettrico.

Le fondazioni della struttura sono costituite da plinti e palificate in cemento armato. Locali vari per uso di ufficio e per magazzino, nonché per gli impianti termici ed elettrici sono rica-vati in corrispondenza del tratto più piccolo della galleria di ritorno e nelle adiacenze; tra 1 altro è notevole un serbatoio d'acqua sopra-elevato della capacità di 760 m3.

Nella costruzione si impiegarono più di 12.000 t. di laminati e lamiere e furono eseguiti circa 2000 disegni per tutti i particolari co-struttivi. Solo pochi elementi in corrispondenza ai sostegni dei motori ed alla camera delle espe-rienze erano pesanti, mentre la maggior parte degli elementi da montare erano leggeri. Vi erano pochi elementi in serie e di conseguenza la esatta disposizione di un gran numero di ele-menti diversi durante la costruzione, il trasporto, ed il montaggio costituì il più importante pro-blema.

11 Poster G.A. 5 con ali a delta. È dotato di 2 turboreattori Armstrong - Siddeley " Sapphire ".

aste rigide montati su alte torri mobili su bi-nario, provvista ciascuna di tre argani a tam-buro di sollevamento; una di esse fu impiegata al centro della galleria e le altre due agli estremi; esse lavorano in collegamento od indipendente-mente al montaggio. Dette torri avevano le di-mensioni in pianta di m. 12 x 15, erano alte

m. 41; i derrik avevano uno sbraccio di 38 m. ed una portata di 25 t. in posizione orizzontale.

Le strutture verticali di parete furono collo-cate m sito con le gru e poi collegate; molte delle capriate di copertura furono costruite a terra e poi sollevate in posto da una o da due gru agenti insieme; le più grandi capriate ri-

i T Z l u t B a m i s - p e r n traspo"°di 14 m i l i o n i d i tom-di °u°

La maggior parte dei materiali metallici fu trasportata per ferrovia: fu raddoppiato per una lunghezza di circa 3 km. un binario di raccordo esistente e la maggior parte dei materiali fu depositata lungo di esso. Ivi essi furono ripuliti con spazzole metalliche rotanti e vi fu applicato uno strato di vernice. Per avere il necessario controllo durante la fabbricazione, il trasporto ed il montaggio, tutto il lavoro fu diviso in gruppi, contrassegnati da una lettera. Tale let-tera fu riportata su ciascun pezzo, insieme con i numeri relativi alla sua fabbricazione ed al suo montaggio e furono redatte apposite schede, sia in officina che in cantiere, elencati ciascun pezzo secondo l'ordine richiesto. All'atto del-l'arrivo in cantiere i vari carri ferroviari veni-vano istradati al posto di scarico dei pezzi con-tenuti nel carro; tutto ciò in relazione ad un dettagliato impianto del cantiere stesso.

In relazione ai diversi pesi dei singoli ele-menti, varianti da pochi quintali a 50 e più ton-nellate, come pure alle diversissime altezze alle quali essi dovevano essere montati, si installa-rono in cantiere vari apparecchi di sollevamento. Si impiegarono tre derrik di grande portata ad

Rulli strizzabiancheria dotati di indicatore di pressione. Le alte pressioni tra i rulli sono adatte per tessuti di cotone, tovaglie, fazzoletti; le medie per tessuti in cretonne; le basse per sete delicate, rayon, lana, indumenti.

chiesero l'impiego di sostegni provvisori pure

metallici. Data la grande leggerezza ed il loro

grande numero, per gli arcarecci si impiega-

rono molti piccoli montacarichi elettrici fìssati

alle strutture già in sito. Speciali ponti mobili

allungabili orizzontalmente a talescopio, prov-

visti di piccoli arganelli a mano, scorrenti su

travi a doppio T , furono impiegati per le chio-

dature in sito.

Particolare importanza assunse il problema

dell'aria compressa necessaria per il funziona-

mento delle chiodatrici, delle punzonatrici, dei

trapani, delle sbavatrici, delle spazzole metalliche

rotanti, dei frantoi, dei martelli pneumatici, delle

chiavi di serraggio e delle sabbiatrici. Si decise,

in base alla convenienza ed all'economia, di

impiantare una centrale di produzione d'aria

compressa, costituita da tre compressori da

96 m 3 azionati da motori elettrici da 75 HP e

da un compressore da 168 m 3 a motore Diesel.

Tutti e quattro i compressori erano collegati

ad un serbatoio da 80 m 3 da cui partiva la tuba-

zione principale, del diametro di 203 mm. Allo

scopo di avere una distribuzione uniforme del-

l'aria compressa in tutti i punti di impiego, fu-

rono accuratamente studiate le perdite di carico

lungo la linea e furono in conseguenza adottati

diametri decrescenti delle tubazioni da 203 a

25 mm. Spesso fu necessario l'impiego di tutti

e quattro i compressori.

L'energia elettrica, fornita alla tensione di

6600 volt, veniva ridotta convenientemente di

tensione da un trasformatore centrale e poi di-

stribuita alle singole macchine per la saldatura,

ai compressori e per l'illuminazione.

Tutti i collegamenti delle travature erano

generalmente fatti con chiodature, mentre le

lamiere della galleria sono state saldate con co-

prigiunti, curando che le superfici a contatto

fossero liscie e pulite. Tutte queste lamiere erano

abbastanza leggere (da 95/10 nella camera delle

esperienze ed in corrispondenza alle eliche e

circa 71/10 nelle altre zone) e pertanto non si

presentarono difficoltà speciali per il loro mon-

taggio e per la loro saldatura. Una considere-

vole cura fu tuttavia richiesta nel montaggio

della camera delle esperienze, di parte del cono

di accesso e degli anelli in corrispondenza alle

eliche, per la grande precisione richiesta; gli

anelli in corrispondenza delle eliche dovevano

infatti essere dei cerchi esatti, con tolleranza in

più od in meno di soli 6 mm. Particolare cura

richiese pure il montaggio delle due grandi

porte della camera delle esperienze; tali porte,

del peso di 103.000 kg. dovevano infatti essere

costruite e montate con una minima tolleranza,

in quanto esse, in posizione di chiusura, costi-

tuiscono il cielo della camera delle esperienze.

A causa del loro grande peso non era possibile

montarle complete e pertanto fu necessario

montarle in due pezzi su sostegni provvisori e

tener conto esatto dei cedimenti di questi e delle

strutture di sostegno delle porte.

(Da Engineering News Record, 20-9-1945).

P R O V E A L B A N C O D I M O T O R I A E R O N A U T I C I

Tutti i motori degli aeroplani sottoposti a

revisione vengono provati al banco per accer-

tare definitivamente la loro attitudine ad essere

nuovamente impiegati. Queste prove, nella

prima fase di funzionamento a bassa velocità,

servono anche per il rodaggio delle parti sosti-

tuite durante la revisione, per permettere l'asse-

stamento delle fasce elastiche sui cilindri dei cu-

scinetti, degli ingranaggi, per rilevare gli even-

tuali difetti di lubrificazione, ecc. Durante le

prove si controllano il numero dei giri, la pres-

sione di alimentazione, quella dell'olio ed il

raffreddamento.

Le prove al banco possono essere eseguite

in quattro tipi diversi d'installazione: quella al-

l'aperto, la cella ad U , la cella a L, la cella di-

ritta. La prima presenta l'inconveniente, rispetto alle altre tre, dell'impossibilità di evitare il ru-more e della soggezione alle condizioni atmo-sferiche.

Le celle sono costruite in legno, mattoni o calcestruzzo; per attutire il rumore si adope-rano materiali acusticamente isolanti.

La cella può avere sezione circolare o qua-drata: la seconda provoca disturbi nella cor-rente ; la prima è scomoda per chi deve lavorare sul motore, a cagione della curvatura del pavi-mento.

La forma più conveniente è la quadrata per l'entrata e l'uscita, e la rotonda per la parte centrale, ove è montato il motore, con oppor-tuno raccordo per il passaggio da una sezione all'altra.

La cella a U mantiene il motore al riparo, con qualunque tempo, ne riduce il rumore e ne assorbe le vibrazioni; l'aggiunta di un impianto di riscaldamento ne facilita la potenza e lo man-tiene ad una temperatura costante.

Questa forma di cella rende necessario l'uso di palettature di guida, nei gomiti di raccordo ai tratti d'ingresso e d'uscita.

Analogamente le palettature sono necessarie nella cella del tipo a L.

Più economica risulta, invece, la cella diritta. Il motore deve essere montato in modo ana-

logo a quello in cui è montato sull'aeroplano, cioè la sua installazione non deve essere rigida. Esso è sostenuto da un tamburo di lamiera d'ac-ciaio dello spessore di 12 mm., lungo circa m. 2,40, del diametro di I m., il quale può essere sospeso con cavi d'acciaio o essere fissato su di un'incastellatura rigida con l'interposizione di supporti elastici.

La cabina di controllo, adiacente alla cella, deve essere protetta dal rumore e contenere tutti i comandi e gli strumenti necessari all'ese-cuzione delle prove; è fornita di una finestra, attraverso la quale si può sorvegliare il funzio-

Questo termometro tascabile è stato progettato specialmente

per ingegneri e chimici, ed ha un quadrante con graduazione

di facile lettura.

54

namento del motore; deve essere ben scaldata e ventilata; i vapori di benzina ed olio debbono essere opportunamente eliminati.

Gli strumenti della cabina vanno periodica-mente sottoposti a controllo e taratura; l'instal-lazione comprende: contasecondi, orologio elet-trico, barometro, flussometri per la benzina, bi-lance per pesare l'olio, interruttori d'accensione, estintori, contagiri, manometri per la pressione della miscela immessa nei cilindri. I comandi sono quello della manetta, il dosatore della mi-scela, il comando del compressore.

L impianto della benzina è costituito da ser-batoi, filtri, misuratori di portata e rubinetti. Per impedire che l'aria penetri nei tubi, questi devono essere senza saldature, di diametro non inferiore a 25 mm., non presentare brusche de-viazioni, avere poche connessioni ed essere ab-bastanza flessibili per resistere alle vibrazioni. Se l'impianto è disposto in alto, bisogna mettere inizialmente in pressione il carburatore con una pompa a mano fino a che la pompa del motore non dia la pressione sufficiente. Occorre sorve-gliare attentamente l'afflusso della benzina e anche le eventuali perdite di benzina dal motore.

Il sistema d'impianto acqua-benzina è pre-feribile, perchè essendo completamente chiuso, elimina il pericolo d'esplosione di miscele d'aria e benzina nel serbatoio; permette di controllare bene la temperatura e di ridurre al minimo le formazioni di vapore. L'impianto dei serbatoi in alto è invece antiquato; esso fornisce una pressione costante alla pompa d'alimentazione del motore, ma comporta il riscaldamento della benzina e la formazione di vapori nelle tuba-zioni; inoltre polvere, acqua e particelle di corpi estranei possono arrivare al carburante.

L'impianto di lubrificazione deve essere co-struito colla massima cura per evitare una pos-sibile interruzione nella circolazione dell'olio, con conseguente grippaggio del motore; si deve facilmente poter pulire; esso comprende una pompa, un filtro, e un radiatore. Il serbatoio dev'essere montato su di una bilancia per la misura dei consumi; i tubi d'entrata e d'uscita devono essere sistemati in modo da pescare sempre nel lubrificante, ma senza toccare le pa-reti del serbatoio.

Il sistema per il raffreddamento a liquido dei motori comporta l'impiego delle consuete at-trezzature.

L'aria che giunge al carburante dev'essere

filtrata e raffreddata, specie quando le prove

sono eseguite in zone calde e polverose; può

giungere al carburatore direttamente o attra-

verso un compressore; in ogni caso la pressione

non deve mai superare quella di quota zero.

La manutenzione dell'impianto e la buona

riuscita delle prove implicano poi l'osservanza

di speciali norme, che riguardano tutte le varie

parti dell'installazione, i controlli degli stru-

menti di misura e dei comandi, quelli sul carbu-

rante, sul lubrificante, sul liquido refrigerante e

l'equilibramento dei molinelli freno.

(Da Aero Digest, 15-8-1945).

Speciali celle sono in funzione per provare la resistenza ielle carrozze ferroviarie i orizzontai, e verticali nelle condizioni più gravose e misurandone le deformazioni.

gera, sottoponendole a carichi

A t t a c k e r

Costruito nelle officine Supermarine della Vickers-Armstrong, Attacker è un caccia mo-noposto a turboreattore disegnato per operazioni da portaerei e dotato d'un motore a reazione Nene Rolls Royce con una spinta di kg. 2268. L'armamento fisso consiste di quattro mitraglia-trici Hispano da 20 mm. con 624 cariche com-plessive; inoltre, l'apparecchio può portare, senza diminuire sensibilmente le sue prestazioni, due bombe da 450 kg. o quattro proiettili razzo da 135 kg. La cabina di pilotaggio è a tenuta stagna, con sedile ad espulsione. Apertura alare: m. 11,25; lunghezza: m. 11,39; altezza: m. 2,89; peso (da vuoto): kg. 3698; velocità massima: 950 km orari a livello del mare; autonomia di volo: km. 1900 con media oraria di km. 570 a 9000 metri.

S e a V e n o m

Caccia diurno e notturno, su portaerei: viene prodotto su larga scala per la Roya l Navy . E dotato d'attrezzatura radar, con due uomini d'equipaggio (pilota e operatore radar). Questo apparecchio è la versione navale del caccia not-turno Venom-, disegnato per alte prestazioni, ha ah sottili a freccia, ciascuna con serbatoi sub-alari per una maggiore autonomia di volo. I serbatoi sono costruiti in modo da non diminuire la libertà di manovra e la velocità dell'aereo in combattimento.

Il Sea Venom è dotato d'un motore Ghost con spinta di kg. 2268, che peraltro non costi-tuisce affatto il limite delle sue possibilità: re-centemente sono stati annunciati due nuovi tipi più potenti. Discende direttamente dal Sea Vam-pire, con cui la Royal N a v y ottenne i primi attcrraggi diurni e notturni su portaerei di appa-recchi a reazione.

VVyvern

Caccia navale per attacchi a terra, azionato

da un turboreattore Python. L'armamento con-

siste in un siluro di 450 mm. o in due bombe

da 450 kg., oltre a quattro mitragliatrici da

20 mm. Apertura alare: m. 13,37; lunghezza:

m. 12,66; altezza: m. 4,78.

P A N O R A M A D E L L ' A V I A Z I O N E N A V A L E B R I T A N N I C A

(Le note seguenti sono una rassegna dei tipi d'apparecchi attualmente in servizio presso la Royal Navy):

S c a H a w k

E uno degli ultimi tipi di caccia intercettori

per portaerei: un monoposto azionato da tur-

boreattore, con ali pieghevoli per agevolare lo

stivaggio. L'armamento consiste di quattro mi-

tragliatrici da 20 mm. montate nella parte infe-

riore del muso della fusoliera. Apertura alare: m. 11,85; larghezza ad ali ripiegate: m. 4,05; lunghezza: m. 12,02; altezza: m. 2,63.

F i r c l l y

Del Firefly Fairey sono state prodotte parec-chie versioni. Il tipo antisommergibili è azio-nato da un motore Rolls-Royce Griffon 74, e dispone d'attrezzatura radar e radio, oltreché d'un apparecchio per la segnalazione dei som-mergibili sotto le ali e la fusohera. L'armamento consiste in quattro mitragliatrici Hispano da 20 mm. ; un dispositivo esterno sotto le ah con-sente il lancio di proiettili razzo e di due bombe da 450 kg. Apertura alare: m. 11,51; lunghezza: m. 11,51; velocità massima: 620 km. orari a 4200 metri.

S c a f l r c

Versione navale dello Spitfire. È un caccia

monoposto con ah pieghevoli, fornito di cata-

pulta e d'altra attrezzatura specializzata. Azio-

nato da un motore Rol ls-Royce Griffon 87, il

suo armamento consiste di quattro mitraglia-

trici da 20 mm. ; può portare inoltre tre bombe

fino a 260 kg. ciascuna sotto le ah e la fusohera,

ed ha, pure sotto le ali, dispositivi per il lancio

di proiettili razzo. Apertura alare: 11,25; lun-

ghezza: m. 10,19; peso (da vuoto): kg. 3458;

velocità massima: 727 kmyh a 6200 metri.

•Sea F u r y

Caccia Hawker con motore a pistoni: ha maggiore autonomia di volo e più libertà di manovra del Seajire, che supera anche per le sue prestazioni. L'armamento consiste in quattro mitragliatrici Hispano da 20 mm. Apertura alare: m. 11,67; lunghezza: m. 10,53; peso (da vuoto): kg. 4081; velocità massima: 724 km orari a 6000 metri.

S e a H o r n e t

Prodotto dalla de Havilland, il Sea Hornet

(versione navale dell'Homet della R A F ) è un

caccia da ricognizione biposto a medio raggio

con ali pieghevoli, dispositivo d'arresto, e attrez-

zatura radio-radar. L'armamento consiste in

quattro mitragliatrici Hispano da 20 mm. mon-

tate sotto il muso della fusoliera; sotto le ah

può portare due bombe da 450 kg. e proiettili

razzo. Apertura alare: m. 13,68; lunghezza (a

coda rialzata): m. 11,24; peso (carico): kg. 8278;

v e l o c i t à m a s s i m a : 693 km. orari a 3000

metri.

55

Una grande mortasatrice idraulica (corsa 1500 mm.) di costruzione tedesca, con velocità indipendenti, slitta portautensile

inclinabile, tavola portapezzo con avanzamento regolabile.

G a n n e t

Costruito per la Royal N a v y come appa-

recchio antisommergibili, il Gannet Fairey è do-

tato d'un doppio motore coassiale a turbina

Armstrong Siddeley Doublé Mamba, che aziona

due eliche a rotazione inversa. Può volare anche

con un'elica sola, risparmiando carburante e pro-

lungando la durata.

L A N U O V A C A T A P U L T A D E L L A R O Y A L N A A T

L'Ammiragliato ha in preparazione un nuovo

tipo di catapulta, capace di lanciare gli appa-

recchi più moderni dal ponte di volo d'una por-

taerei, che verrà sperimentata fra breve agli

Stati Uniti. U n prototipo, disegnato per aero-

plani più veloci e di maggior mole, venne in-

stallato nel 1949 sulla portaerei leggera HMS

Perseus, e durante lo scorso anno ha avuto luogo,

con esito del tutto soddisfacente, una serie di

prove preliminari. Tali prove fanno ritenere

che la catapulta in questione costituisca la più

importante innovazione nel campo dell'avia-

zione navale dalla fine della guerra. Per conti-

nuare gli esperimenti con la collaborazione della

marina americana, e per permettere agli esperti

statunitensi di valutare i pregi della catapulta,

la Perseus sta visitando Filadelfia e Norfolk (Vir-

ginia); durante la visita, destinata a durare sei

settimane, la portaerei britannica effettuerà col

nuovo dispositivo il lancio di vari tipi d'appa-

recchi americani. Se queste ulteriori prove dànno

esito soddisfacente, la nuova catapulta verrà

installata sulle portaerei della marina britannica,

australiana e canadese.

L e p r i m e p r o v e

Le prime prove ebbero luogo nel 1950. Dap-

prima si usarono, per il lancio, carichi di vario

peso e struttura; in seguito vennero lanciati con

successo aerei privi di piloti. Il primo appa-

recchio pilotato catapultato col nuovo disposi-

tivo fu un Firejly, gli tenne dietro un aereo a

reazione, l'Attacker. Fino ad oggi 127 velivoli

con pilota a bordo hanno superato felicemente

la prova; i tipi usati comprendono il Sea Vam-

pire, il Sea Hornet, il Sea Fury, e lo Sturgeon,

quest'ultimo più pesante di tutti. Sono stati

lanciati inoltre circa 1000 fra carichi vari ed aerei

senza pilota.

La velocità che s'ottiene con questa cata-

pulta è assai maggiore di quella possibile coi di-

spositivi normali; la partenza avviene con acce-

lerazione molto superiore, e quasi senza scosse.

S E R V I Z I O G U A R D A M I N E

Secondo un annuncio dato dal Primo Mi-

nistro alla Camera dei Comuni (6 dicembre) la

Roya l N a v y sta istituendo un Servizio Guarda-

mine. In caso di guerra, il Servizio dovrà sor-

vegliare le coste e i principali canali navigabili

del R e g n o Unito, per scoprire le mine sganciate

da aerei segnalandone quindi l'ubicazione alle

autorità competenti.

Le mine, insieme agli attacchi aerei, costi-

tuirebbero probabilmente la minaccia più grave

per i porti e per l'uso dei medesimi. A differenza

delle navi di superficie e dei sommergibili, gli

aerei possono deporle fin dentro agli estuari,

nei fiumi, nei cantieri: e se ne videro gli effetti

durante l'ultima guerra. Bisognerebbe quindi

sorvegliare continuamente i canali e gli ingressi

portuali, che sono gli obbiettivi naturali degli

apparecchi sganciamine. Solo così si potrebbero applicare contromisure rapide e precise, invece di far affidamento su metodi più o meno empi-rici quali quelli usati finora.

Fra il 1939 e il 1945 circa 22.000 mine ven-vero deposte da apparecchi nemici nell'Europa nord-occidentale, per lo più nelle acque co-stiere britanniche. Lanciate in genere col para-cadute, ve n'erano di vari tipi: magnetiche, acustiche, a pressione, o di tipo misto. Pure, delle navi perdute a causa delle mine vicino alle coste britanniche, solo pochissime affon-darono entro il raggio visivo dei posti di sorve-glianza. Il nuovo servizio dovrà agire con pron-tezza ed efficacia contro questo genere d'at-tacchi; posti di sorveglianza saranno istituiti in tutta una serie di porti, e lungo le coste, nei canali e nei punti d'accesso. Il R N M S (Royal Naval Minewatching Servicc) dovrà altresì custodire i principali canali navigabili, come quello di Manchester, o il Tamigi in regime d'alta marea.

Il R N M S sarà un'organizzazione civile, amministrata dalla Royal Navy. I Comandanti in capo degli « Home Commands » avranno nello stato maggiore ufficiali del Servizio Guar-damine. Il piano attuale richiede circa 30.000 volontari, fra permanenti e temporanei, ma questa cifra non è definitiva; si spera comunque che il R N M S sarà composto per oltre la metà di volontari pronti a prestare servizio perma-nente in caso di guerra. Le iscrizioni sono aperte agli uomini di 45 anni o più; l'età minima per le donne è di 26 anni.

" N E P T U N E S " P E R I L C O M A N D O C O S T I E R O

L'arrivo a una base della R A F dei due primi

apparecchi antisommergibili Neptune P2V-5,

provenienti dagli Stati Uniti, ha dato nuovo

impulso al Comando Costiero. I due aerei

aprono una serie di P2V-5 che saranno conse-

gnati alla Gran Bretagna entro il 1952, in base

al Programma americano per la Sicurezza

Mutua, e serviranno ad equipaggiare alcune

squadriglie antisommergibili e per la ricogni-

zione marittima.

Il P2V-5, l'ultima versione prodotta su larga

scala, è un monoplano con due motori Wright

a pistoni e turbine. Dotato dei più recenti dispo-

sitivi radar ed elettronici per la segnalazione

dei sommergibili, dispone di « gavitelli sonori »

che gettati in mare trasmettono automaticamente

la posizione e la rotta dei sottomarmi nemici.

Può portare mine, siluri, bombe, razzi, mitra-

gliatrici, e sarà usato, oltre che dalla Marina

americana e dalla R A F , dall'aviazione austra-

liana.

I M P I A N T I

L A N U O V A C E N T R A L E T E R M O E L E T T R I C A D A 1 2 0 M I L A K W . E N T R A T A I N S E R V I Z I O A G E N O V A

La nuova centrale termoelettrica da 120.000

k w . entrata in servizio recentemente a Genova,

consta di due turbo-generatori, rispettivamente

della capacità di 60.000 kw. e di altre quattro

unità piro-generatrici, di progettazione ed ese-

cuzione americana.

56

I nuovi impianti di Genova rientrano nel quadro generale di un piano a suo tempo con-cordato e che prevede un aumento del poten-ziale elettro-generatore italiano di 720.000 kw. A questo risultato si prevede di giungere con un vasto programma di realizzazioni idro-elettriche; d'altra parte è stato rilevato che lo sfruttamento in Italia del potenziale idrico ha quasi raggiunto il suo limite economico. È pertanto indispensabile provvedere con oppor-tune realizzazioni nel settore termo-elettrico.

È opportuno rilevare a questo riguardo che i costi delle nuove installazioni termo-elettriche vanno diminuendo in quanto intervengono nuove fonti di combustibile quali il metano della Pianura Padana e il carbone della Sardegna. A prescindere da queste considerazioni, è da rilevare come le nuove installazioni, grazie al moderno progresso della tecnica, sono in grado di generare un kw-h utilizzando una quantità di combustibile che oscilla tra i 0,50 ed il 0,75 di quella precedentemente assorbita da impianti consimilari.

Le nuove attrezzature termo-elettriche di Genova, come si è detto, rientrano in un vasto programma che prevede anche la costruzione di impianti a Palermo (60.000 kw.), a Napoli (90 .000 kw.), a Civitavecchia (60.000 kw.), a Venezia (90.000 kw.), a Torino (2 impianti, uno da 60.000 ed uno da 30.000 kw.), a Tavaz-zano (120.000 kw.) e a Piacenza (120.000 kw.). In totale, il programma, avrà il risultato di portare la disponibilità in Italia di elettricità 29 miliardi di kw-h, contro i 21 miliardi del 1949.

D E P O S I T I P E R D I N A M I T E

Un recipiente di acciaio saldato resistente all' azione degli agenti atmosferici è stato stu-diato dalla Dravo Corporation di Pittsburg, Pennsylvania ed è utilizzato dalle imprese di costruzione degli Stati Uniti, per immagazzi-

nare la dinamite sul lavoro. Un deposito di sicurezza per un esplosivo così pericoloso è sempre stato un problema serio per tutte le imprese di costruzione e per tutte quelle ditte che sono costrette ad adoperare la dinamite.

Il recipiente Dravo, noto come « Transportai-nep>, è munito di chiusura così che la dinamite non può essere rubata nè incendiata. I recipienti da 275 piedi cubi ne contengono 6 tonn. Ado-perando queste casse, h imprese di costruzione possono acquistare grosse partite di dinamite e quindi avvalersi delle agevolazioni di acquisto per grossi quantitativi (sconti e diminuzione del costo iniziale della merce).

Essendo resistenti all'azione degli agenti atmosferici, i Transportainer possono essere tenuti all'aperto. Essi sono rivestiti con una guaina protettiva per minimizzare il pericolo delle scintille provenienti dai chiodi delle scarpe o dagli attrezzi di lavoro quando vengono a contatto con pavimenti o pareti metalliche. Questa guaina fa anche da barriera contro l'urto provocato da eventuali colpi di fucile sbagliati dai cacciatori che si trovassero nei dintorni della zona, dove è tenuto il recipiente pieno di dinamite.

La Dravo ha studiato i Transportainer per linee marittime con bastimenti a vapore, in modo da eliminare i furti, minimizzare i casi di rottura e facilitare lo spostamento, sul molo e a bordo, dei carichi di esportazione. Questi speciah recipienti, possono essere trasportati sui barconi, sulle navi, sui vagoni ferroviari e sugli autocarri. Sono muniti di pattini e possono essere trascinati dai trattori. I Transportainer sono muniti, sulla sommità, di ganci di solle-vamento e possono essere spostati con la gru.

Le imprese di costruzioni degli Stati Uniti hanno trovato che i recipienti «Transport-ainer» sono ideali per contenere la dinamite sui posti di lavoro. Ma questo non è che uno dei tanti sistemi di utilizzazione cui possono

essere adibiti questi cassoni di acciaio saldari. In tutti quei casi in cui bisogna trasportare o conservare, in lecipienti resistenti all'azione degli agenti atmosferici, materiali infiammabili, stru-menti o altri oggetti o altre merci, sembra che il Transportainer, o qualsiasi altro recipiente analogamente costruito, possa rendere servizi inestimabili, senza andare incontro a forti spese.

V A R I E

* I laboratori per le ricerche della « Mond Nickel Co. », di Birmingham, hanno prodotto una nuova lega di nichelio e cromo, il « Nimo-nic 95 », che verrà usata per la costruzione delle pale dei rotori dei motori a turbina a gas.

La nuova lega offre la stessa elevata resistenza del « Nimonic 90 », ma sopporta temperature di 50 gradi più alte; essa è già in produzione nello stabilimento della « Henry Wiggin and Com-pany », Wiggin Street, Manchester, e presto sarà disponibile in forti quantitativi.

* Una ditta inglese ha prodotto una nuova macchina che fabbrica i coperchi di alluminio per le fiale di penicillina, streptomicina e altri antibiotici, e contemporaneamente li applica e li sigilla alle fiale.

La macchina consiste di una pressa per la produzione dei coperchi, che lavora su fogli di alluminio di ogni spessore fino a mm. 0,3 ed è capace di produrre fino a 10.000 coperchi all'ora; una tramoggia di caricamento con dispo-sitivi di controllo, che indicano quando la tra-moggia è piena o vuota; un dispositivo che applica i coperchi alla velocità di 6000 l'ora; due controlli di sicurezza che eliminano le fiale con coperchio difettoso; un dispositivo rotante che assicura la perfetta aderenza dei coperchi alle fiale.

(.Fords Ltd., Kempston, Bedford, Inghilterra).

Un nuovo tipo di carrozza per la metropolitana di Londra costruita in lega leggera.

57

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