Economia Dell'Ambiente

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Economia dell'ambiente e dello sviluppo

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ECONOMIA DELLAMBIENTE

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ECONOMIA DELLAMBIENTE

Cap. 1

LA GENESI E LEVOLUZIONE STORICA

SOMMARIO

91.INTRODUZIONE

2.Il paradigma economico classico112.1.ADAMO SMITH (1723 - 1790)112.2.THOMAS MALTHUS (1766 - 1834)112.3.DAVID RICARDO (1772 -1823)112.4.JOHN STUART MILL (1806 - 1873)122.5.KARL MARX (1818 - 1883)122.6.Economisti Neoclassici132.6.1.Criterio di desiderabilit sociale132.6.2.Visione generale neoclassica142.7.Economisti umanistici142.7.1.Critica degli umanistici alla teoria neoclassica della razionalit142.7.2.Visione generale umanistica143.La teoria economica dal II dopoguerra153.1.La nascita dell'ambientalismo154.Leconomia istituzionalista175.Il modello di mercato di gestione dellambiente175.1.Lapproccio dei diritti di propriet175.1.1.Una speciale interpretazione del teorema di Coase.175.1.2.L'approccio basato sul paradigma dei diritti di propriet175.1.3.Spiegazioni sociobiologiche dell'agente economico razionale,185.1.4.Funzione dei diritti di propriet in un sistema di mercato185.1.4.1.Fallimento del mercato185.1.4.2.Fallimento dello Stato185.1.5.Approccio biologico deterministico195.1.5.1.Critica da parte dei sostenitori dei diritti di propriet205.2.Lapproccio in termini di bilancio dei materiali.206.L'approccio di politica economica: standard fissi versus analisi costi benefici206.1.1.Standard fissi206.1.2.Analisi costi benefici207.Valori economici e valori ambientali218.Crescita e sviluppo economico sostenibile219.Paradigma ecologista e paradigma economico co-evoluzionista229.1.Paradigma ecologista229.2.Lapproccio co-evoluzionista2210.Visioni riduzionistiche e visioni olistiche dei sistemi economici e dell'ambiente2511.L'interazione tra ambiente E sistema economico2611.1.Allinterno dei sistemi economici2611.2.Allinterno del sistema ambientale2812.il sistema economico circolare2912.1.Conversione in un sistema circolare3112.2.Seconda legge della termodinamica3212.3.Risorse rinnovabili e non3312.4.Il sistema economico circolare3312.5.I teoremi di esistenza3413.Le regole per la sostenibilit di sistemi economici chiusi3614.Complementarit e trade-off3714.1.Il primo approccio4014.2.Il secondo approccio4114.3.Approcci intermedi4115.La conservazione dello stock di capitale naturale4215.1.Sostituzione tra KU e KN4215.2.Il progresso tecnologico4415.3.Sostenibilit incertezza e irreversibilit4415.4.La capacit di recupero4515.5.Equit intergenerazionale4515.6.I diritti in natura4615.7.Il significato della costanza dello stock di capitale naturale4615.8.Stock esistenti e stock ottimali di capitale naturale4615.8.1.Alcune osservazioni.4815.8.2.In generale5016.linquinamento come esternalita5217.Il livello ottimale di esternalit5218.Definizione alternative di inquinamento5419.TIPI DI ESTERNALITA5520.CHI SONO GLI INQUINATORI?5521.Conclusioni5622.Appendice 1: la derivazione della curva del BMNP5623.I DIRITTI DI PROPRIET5823.1.Definizione del diritto di propriet5824.Negoziazioni di mercato in presenza di esternalit5824.1.Caso in cui chi viene inquinato possiede i diritti di propriet5824.2.Caso in cui i diritti di propriet appartengono allinquinatore5924.3.1 critica al teorema di Coase: la concorrenza6024.4.2 Critica al teorema di Coase: lassenza di negoziazione e lesistenza di una transazione6025.Lidentificazione delle parti coinvolte nella negoziazione6126.Le risorse a propriet comune6227.Le minacce6228.INTRODUZIONE6428.1.Le tasse pigouviane6429.La tassa pigouviana ottimale6430.Unanalisi formale della tassa pigouviana ottimale6531.Le tasse sullinquinamento e i diritti di propriet6732.Le tasse e i costi di riduzione dellinquinamento6733.Tasse pigouviane e concorrenza imperfetta6733.1.Concorrenza perfetta6733.2.Concorrenza imperfetta6834.Le tasse come soluzione a basso costo per la definizione di uno standard6835.Perch le tasse sullinquinamento sono poco diffuse?6835.1.Lincertezza circa la giustizia delle tasse pigouviane6835.2.La mancanza di conoscenza sulla funzione di danno6836.LINEFFICIENZA DEGLI STANDARD7037.Tasse rispetto a std7137.1.Le tasse come soluzione di min costo7137.2.Lincertezza e la funzione del beneficio7137.3.Efficienza dinamica7237.4.I costi amministrativi7337.5.La proibizione totale7338.I sussidi per ridurre linquinamento7338.1.Leffetto di una tassa7338.2.Leffetto di un sussidio7438.3.Che cosa accade allinquinamento?7439.la teoria dei permessi negoziabili7740.I vantaggi dei permessi negoziabili7740.1.Minimizzazione dei costi7740.2.I nuovi entranti7840.3.Le opportunit aperte a coloro che non inquinano7840.4.Inflazione e costi di aggiustamento79La dimensione spaziale79Lagganciamento tecnologico7941.I diversi tipi di sistemi di permessi8041.1.Permessi basati sui punti ricettori (Ambient Permit System, APS)80Permessi di emissione (Emissions Permit System, EPS)8041.2.Il sistema di controbilanciamento dellinquin (pollution offset, PO)8142.COSTI, BENEFICI, DAP, DAC UNA COMPENSAZIONE8343.Il valore economico totale vet8543.1.Valori duso8543.2.Valori intrinseci o desistenza8544.Il valore dopzione8644.1.Una modificazione con riferimento allincertezza dal lato dellofferta8744.2.Estensione dellincertezza alla domanda8844.3.Il valore di quasi opzione (VQO)8845.Il valore di esistenza8945.1.Altre motivazioni per il VAE8946.Misure empiriche del VO e del VAE9047.IL VET E IL PROCESSO DI DECISIONE9248.Valutazione diretta / indiretta9249.Lapproccio in termini di prezzo edonistico9349.1.La stima delle funzioni di domande inverse CD9450.IL Metodo della valutazione contingente MVC9551.Gli approcci basati sui costi di spostamento9552.IL CONTROLLO DELLINQUIN: TEORIA VS PRATICA9853.Le regolamentazioni dirette: filosofia del tipo comando e controllo9854.IL PROBLEMA10055.La giustificazione razionale dello sconto10055.1.Il TSPT10155.2.Costo opportunit sociale COS10155.2.1.Risultati analitici10255.2.2.La curva di indifferenza sociale SS10355.3.Conclusioni10456.Le critiche alloperazione di sconto10556.1.Preferenza temporale pura10556.2.Rischio e incertezza10556.3.Lutil marg decresc del consumo10556.4.I costi opportunit10656.5.Le generazioni future10657.Unalternativa allaggiustamento dei tassi di sconto10758.I VALORI AMBIENTALI10959.Etica dellambiente e preservazione della specie10960.La ricerca di una nuova etica dellambiente11060.1.Antropocentrismo versus ecocentrismo11060.1.1.Lecocentrismo: la Land Ethic11060.1.2.Lecocentrismo: lipotesi Gaia11160.2.Giustizia compensativa e distributiva11160.3.Individualismo versus collettivismo11261.INTRODUZIONE11462.Le curve di crescita11463.Il tasso di sfruttamento11564.Costi e ricavi11564.1.La massimizzazione del profitto11664.1.1.Osservazioni11664.2.Le soluzioni in termini di libero accesso e di propriet comune11764.3.La soluzione di libero accesso11764.3.1.Osservazioni alla soluzione di libero accesso11764.4.La soluzione di propriet comune11765.Il valore della preservazione della specie11865.1.Introduzione di esternalit11865.2.Conclusioni11966.Linterpretazione della regola fondamentale di utilizzo delle risorse rinnovabili11966.1.Regole marginaliste12066.1.1.La regola fondamentale per luso ottim delle risorse rinnovabili12066.2.Una visione alternativa delle regole marginaliste12066.3.La regola di utilizzo per le risorse rinnovabili quando i prezzi cambiano12166.3.1.Spiegazione intuitiva della regola di utilizzo delle risorse rinnovabili.12266.3.2.Due regole generali per lutilizzo delle risorse rinnovabili12267.INTRODUZIONE12468.la regola fondamentale di utilizzo delle rnr12468.1.Regola di Hotelling con costi di estraz > 012569.IL GRAFICO DELLUSO OTTIMALE DELLE RNR12870.I prezzi delle RNR e la teoria sostitutiva12871.Gli effetti derivanti dalla VAR dei PARAMETRI12971.1.La VAR di s13071.2.La VAR di PB13071.3.La VAR dello stock della risorsa13071.4.La VAR del costo di estrazione C13171.5.La VAR della domanda13172.Il monopolio e il tasso di sfruttamento delle RNR13173.Una sintesi delle regole ottimali di uso delle RI133

1. INTRODUZIONE

La fig. 1.1 presenta uno schema riassuntivo di alcuni tra i concetti le idee pi significative che hanno influenzato gli economisti dellambiente, mostrando le loro origini fino alle dottrine passate.

2. Il paradigma economico classico

Leconomia politica neoclassica sottolineava la capacit del mercato di stimolare sia la crescita sia linnovazione, ma rimaneva pessimista nel lungo periodo, reputando che la posizione finale - lo stato stazionario - coincidesse con un livello di esistenza di mera assistenza.

2.1. ADAMO SMITH (1723 - 1790)

Con la dottrina della mano invisibile, sosteneva che il comportamento razionale mirato allinteresse personale avrebbe potuto realizzare anche gli interessi della collettivit nel suo insieme, mentre lo stato assumeva un ruolo importante nel garantire solo i servizi di sorveglianza.

Lelemento vitale per il progresso sociale ed economico, quindi, consisteva nel permettere che gli scambi avvenissero in mercati di libera concorrenza.

2.2. THOMAS MALTHUS (1766 - 1834)

Pessimista, nel lungo periodo, come Smith circa le prospettive di crescita economica di lungo periodo, poich identificava i vincoli nella scarsit di terra fertile coltivabile e, quindi, temeva la presenza di rendimenti decrescenti nella produzione agricola.

Il vincolo di scarsit assoluta della terra, data in q.t fissa, implicava, al crescere della popolazione, la riduzione dellofferta pro capite di cibo, con conseguente caduta dei livelli di vita a quelli di sussistenza e la cessazione della crescita della popolazione.

2.3. DAVID RICARDO (1772 -1823)

Anche nel modello di Ricardo la crescita economica si esaurisce nel lungo periodo a causa della scarsit di risorse naturali ma anche a causa del fatto che la terra disponibile varia per qualit e la societ costretta a spostarsi su terre meno fertili.

La fig. 1.2. mostra come la curva del prodotto totale (soggetta a rendimenti decrescenti) rimane fissa, mentre linnovazione (i fertilizzanti) sposterebbe la curva del prodotto totale verso lalto, facendo aumentare il prodotto per unit di input, senza, tuttavia, eliminare la tendenza verso rendimenti decrescenti.

2.4. JOHN STUART MILL (1806 - 1873)

Concepiva il progresso economico come un gara tra cambiamento tecnico e presenza di rendimenti decrescenti in agricoltura, ma, a differenza degli atri economisti classici, considerava con ottimismo il lungo periodo quando si sarebbe raggiunto lo stato stazionario, pensando che in tale stadio il progresso avrebbe fornito gli elementi di sussistenza.

2.5. KARL MARX (1818 - 1883)

Mutu la teoria del valore - lavoro degli economisti classici, secondo i quali il lavoro era lunica fonte di prodotto economico netto e fu ugualmente pessimista circa il futuro del livello di vita della classe lavoratrice, allinterno della socialista capitalista.

La societ capitalista sarebbe stata inevitabilmente rovesciata da una lotta di classe (lavoratori contro imprenditori) per la conquista del potere sociale.

Marx prevedeva un saggio di profitto declinante nel tempo, una crescente indigenza per i lavoratori e molti monopoli.

Si pu sostenere che Marx fece ricorso a quello che noi oggi chiamiamo un approccio in termini di bilancio dei materiali: il concetto quello di ridurre la q.t di lavoro necessaria al processo produttivo (labour saving), per accrescere la produttivit e il plusvalore e, quindi, il saggio di profitto e laccumulazione del capitale.

Ma nel lungo periodo le nuove tecnologie imporrebbero dei gravi costi sullambiente, costi di classe.

2.6. Economisti Neoclassici

A partire dal 1870, comincia a svilupparsi il pensiero economico neoclassico.

Viene abbandonata la teoria del valore - lavoro;

il prezzo di un bene non pi = misura del costo del lavoro stesso;

ma = scarsit del bene stesso.

L'attivit economica reale viene vista come:

incrocio tra offerta di un bene (= q.t disponibile) e domanda (= q.t richiesta) = prezzo di mercato del bene.

Metodologicamente, i neoclassici introducono:

il calcolo marginalista = studio delle relazioni tra variazioni piccole o incrementali.

Viene accantonato lo studio del modello di crescita di lungo periodo (dal 1870 al 1950).

I neoclassici ritenevano che la loro teoria del mercato fosse:

neutrale e scevra di giudizi di valore;

la definizione di un insieme di leggi economiche paragonabili a quelle della fisica di Newton:

basato su un modello di natura umana dell'individuo razionale ed egoista.

Nella sua versione moderna il modello neoclassico ipotizza:

un individuo economico con preferenze rappresentate da curve di indifferenza;

che agisce in base alla massimizzazione dell'utilit.

In questo modo l'individuo economico:

compie scambi al margine per garantirsi un'uguale soddisfazione personale;

le preferenze degli individui vengono rivelate dalle scelte che essi compiono;

l'efficienza della scelta compiuta esprime il comportamento razionale.

2.6.1. Criterio di desiderabilit sociale

Viene espresso in termini di CRITERIO DI PARETO:

uno stato sociale in cui impossibile migliorare la posizione di un individuo senza peggiorare quella di un altro.

Si dimostra che ogni equilibrio concorrenziale un ottimo paretiano sotto un insieme di ipotesi restrittive:

perfetta informazione;

assenza di esternalit, ecc.

Il teorema fondamentale dell'economia del benessere:

legittima il comportamento razionale come socialmente desiderabile;

giustifica alcuni interventi dello Stato nei casi in cui il privato non pu massimizzare il benessere collettivo, cosiddetti "fallimenti del mercato".

2.6.2. Visione generale neoclassica

Lo Stato viene, dunque, rappresentato come spinto da motivazioni etiche, che

interviene nel mercato solo nell'interesse pubblico,

per risolvere il contrasto tra razionalit individuale ed etica collettiva,

dal momento che eticit e moralit non sono riconosciuti a livello del singolo individuo.

2.7. Economisti umanistici

Gli umanistici, che rappresentano una posizione minoritaria,:

rifiutano il modello dell'individuo economico razionale;

in sostituzione, adottano un modello di psicologia comportamentista,

che pone l'enfasi sull'esistenza di una gerarchia di bisogni,

anzich su un insieme di desideri tra loro sostituibili.

Al contrario, i teorici umanistici sottolineano che:

i gusti non sono statici, indipendenti e determinati da fattori genetici,

ma, di fatto, interdipendenti e possono mutare nel tempo (in quanto appresi dalla cultura).

In assenza di una teoria che spieghi come vengono determinati i gusti, diversi da uomo a uomo, e come cambino nel corso del tempo, i neoclassici considerano i gusti esogeni, con la conseguenza che gusti e bisogni non sono separabili.

Recentemente, i teorici i della "teoria del capitale umano" hanno affermato che tutti gli agenti economici, di fatto, possiedono un insieme di "preferenze stabili", fondate sui bisogni umani fondamentali, che non possono essere scambiati senza minacciare la sopravvivenza umana.

2.7.1. Critica degli umanistici alla teoria neoclassica della razionalit

Gli umanistici sostengono che gli individui sono capaci di compiere azioni squisitamente altruistiche.

Vale un concetto di razionalit estesa:

ordinamenti multipli di preferenze che coesistono all'interno dello stesso individuo (interesse personale e altruistico).

Le motivazioni altruistiche potrebbero essere giudicate > a quelle personali in termini morali, poich gli individui hanno il senso del bene comune.

Con questo tipo di premesse, il sistema economico dovrebbe essere affidato alla direzione centrale dello Stato, che non sarebbe pi semplicemente ridotto alla correzione dei fallimenti del mercato.

2.7.2. Visione generale umanistica

L'approccio umanistico cerca di limitare il meccanismo di mercato per favorire un maggior intervento dello Stato per promuovere una distribuzione del reddito pi egalitaria.

3. La teoria economica dal II dopoguerra

La teoria neoclassica assumeva come fondamento che il sistema economico operasse al livello di attivit corrispondente alla piena occupazione della forza lavoro.

Ci grazie all'ipotesi della flessibilit dei saggi di salario, i quali aumenterebbero o diminuirebbero fino al raggiungimento della piena occupazione.

L'esperienza storica degli anni tra le due guerre (anni venti e trenta), quando, invece, la disoccupazione di massa divenne la regola, port alla formulazione della teoria di Keynes.

Tale teoria poneva in rilievo l'intervento dello Stato ed auspicava spese pubbliche finanziate col disavanzo.

Cos, durante gli anni 1950, la crescita economica, causata dall'innovazione tecnologica, sembrava offrire un progresso senza limiti.

3.1. La nascita dell'ambientalismo

Durante gli anni 1960, l'inquinamento ambientale aument e divenne un problema sempre pi diffuso e furono, quindi, elaborate nuove teorie ambientaliste, alcune delle quali si opponevano nettamente alla crescita economica.

Questi eventi fecero in modo che gli economisti riconsiderassero il problema della scarsit delle risorse.

Tra il 1870 e il 1970, sembrava alla maggior parte degli ambientalisti che la crescita economica potesse essere sostenuta senza limiti.

Dopo il 1970, si continu a pensare cos: ci che si richiedeva era un sistema di prezzi che funzionasse in maniera efficiente e che fosse in grado di favorire livelli pi elevati di attivit economica, mantenendo, tuttavia, un livello accettabile di qualit ambientale.

L'effetto di impoverimento derivante dall'esaurimento delle risorse sarebbe stato controbilanciato da cambiamenti tecnici quali sostituzioni e riciclaggio delle risorse non rinnovabili.

A partire dal 1970 si sono formate quattro visioni dell'ambientalismo, v. Fig. 1.3.

queste posizioni vanno da un estremo di crescita senza limiti all'altro estremo di rifiuto totale della crescita economica.

stato rispetto a questo scenario di ideologie che l'economia dell'ambiente si costituita come sottodisciplina.

In particolare, gli ecocentristi, nel libro I limiti dello sviluppo, la crescita economica di lungo periodo era incompatibile con l'ambiente.

Ma c' stata anche l'approccio dei limiti sociali.

La tesi contro la crescita stata sostenuta anche da analisi che:

mettono in luce i costi sociali e ambientali derivanti da una societ in crescita economica continua;

il paradosso di Easterlin: la ricchezza materiale e la felicit umana non sono strettamente correlate;

la nozione di Hirsch di beni posizionali, il cui godimento ristretto a un piccolo gruppo ma c' l'illusione che tutti, un giorno, possano prendere parte al consumo di questi beni;

l'analisi di Scitovsky dell'economia senza felicit.

4. Leconomia istituzionalista

Questa dottrina una collezioni di visioni differenti.

Ha adottato un paradigma basato sul processo, allinterno del quale leconomia viene presentata come un processo dinamico.

Il cambiamento socio economico va spiegato con riferimento al determinismo culturale,, un complesso crescente di idee, tendenze e credenze.

Le preferenze degli individui sono preferenze apprese che cambiano nel corso del tempo e ogni agente avr non solo preferenze individuali ma anche collettive.

I problemi ambientali vengono considerati un risultato inevitabile della crescita economica nelle economie industriali avanzate e tengono conto dei costi sociali dellinquinamento.

Viene sollecitato lintervento dello stato per controllare lattivit delle imprese transnazionali.

Rimangono, per, divisi sul grado dellintervento richiesto per raggiungere il consenso sociale: alcuni auspicano un sistema autoritario, altri un sistema socialista decentrato.

5. Il modello di mercato di gestione dellambiente

Vi sono due varianti di questo modello:

lapproccio dei diritti di propriet;

lapproccio del bilancio dei materiali.

5.1. Lapproccio dei diritti di propriet

Dapprima, alcuni studiosi hanno sostenuto che i problemi dell'inquinamento si sarebbero potuti risolvere in maniera adeguata attraverso un processo di ridefinizione della struttura esistente dei diritti di propriet, in particolare con una speciale interpretazione del teorema di Coase.

5.1.1. Una speciale interpretazione del teorema di Coase.

Secondo Coase, sotto alcune ipotesi, la soluzione pi efficiente alle situazioni in cui si manifestano dei danni ambientali a causa dell'inquinamento consiste in un processo di contrattazione tra colui che inquina e colui che viene inquinato, in cui ciascuno potrebbe compensare l'altro in base al possesso o meno di diritti di propriet: se l'inquinatore a possedere il diritto, allora chi viene inquinato pu risarcirlo affinch non inquini; se , invece, chi subisce l'inquinamento che possiede il diritto, allora l'inquinatore pu risarcirlo affinch questi sopporti il danno.

5.1.2. L'approccio basato sul paradigma dei diritti di propriet

L'approccio all'economia dell'ambiente basato sul paradigma dei diritti di propriet pi sofisticato. Le assunzioni neoclassiche cruciali (ad esempio, la massimizzazione dell'utilit) sono state estese per comprendere anche le attivit dei funzionari del settore pubblico (facendo ricorso alla letteratura sulle scelte collettive) e, contemporaneamente, sono state mantenute le nozioni di razionalit estesa (ovvero, il possesso di motivazioni diverse dal mero interesse personale).

5.1.3. Spiegazioni sociobiologiche dell'agente economico razionale,

Sono state proposte anche spiegazioni sociobiologiche dell'agente economico razionale, secondo le quali il comportamento mirante alla soddisfazione dell'interesse personale geneticamente programmato nell'uomo e, perci, inevitabile.

A livello del singolo individuo, si ipotizza che l'agente compia degli scambi al margine per identificare posizioni che gli garantiscano un'uguale soddisfazione, ma al modello tradizionale si aggiunge l'idea di una ignoranza razionale, cio a dire, si pensa sia razionale per gli individui avere un'informazione non completa prima di prendere una decisione, perch l'informazione scarsa e costa ad esempio, tempo, fatica e denaro per ottenerne una quantit maggiore.

5.1.4. Funzione dei diritti di propriet in un sistema di mercato

Si sostiene poi che in un sistema economico con diritti di propriet ben definiti e trasferibili gli individui e le imprese hanno ogni incentivo ad utilizzare le risorse naturali nel modo pi efficiente possibile.

I mercati e i prezzi nascono dal comportamento economico collettivo, a patto che sia possibile l'esclusione cio a dire, a patto che qualunque agente che consumi un bene possa escludere altri individui dal consumo del medesimo bene e che esistano diritti di propriet.

5.1.4.1. Fallimento del mercato

L'inquinamento ambientale allora una forma di fallimento del mercato, che deriva di solito dall'eccessivo sfruttamento di risorse di propriet comune o non possedute da nessuno: il mercato fallisce quando i diritti di propriet non sono specificati in maniera adeguata o non sono controllati da coloro che possono trarre beneficio personale dall'impiegare le risorse nel modo per loro pi proficuo.

5.1.4.2. Fallimento dello Stato

Secondo l'approccio dei diritti di propriet ci si dovrebbe opporre, tuttavia, ad un intervento sempre pi massiccio da parte dello Stato, dal momento che la propriet pubblica di molte risorse naturali la causa dei conflitti per il controllo delle risorse: esisterebbe una sorta di fallimento dello Stato, che porta a sostenere che la teoria del settore pubblico dovrebbe essere fondata sulle medesime ipotesi l'interesse personale, ad esempio utilizzate nell'analisi del comportamento individuale privato, con il decisionmaker che cercher di massimizzare la propria utilit e non quella di una qualche istituzione o quella dello Stato, in qualunque situazione si venga a trovare. Il settore pubblico, d'altro canto, non offre incentivi ai politici o ai propri dipendenti per resistere alle pressioni provenienti da particolari gruppi di interesse, i cui vantaggi spesso vanno a spese di quelli della societ.

L'errata allocazione delle risorse ambientali non , quindi, solo un problema di fallimento del mercato ma anche di fallimento dello Stato dal momento che alcune politiche d'intervento da parte dello Stato sono state esse stesse la causa della distruzione dell'ambiente: ad esempio, i conflitti per l'uso della terra negli ecosistemi delle zone umide (wetland) e conseguenti livelli subottimali di protezione delle zone umide sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo.

5.1.5. Approccio biologico deterministico

I sociobiologi interpretano le scoperte della biologia molecolare come la dimostrazione che la natura umana determinata dai geni e che le caratteristiche degli individui sono una conseguenza delle loro propriet biologiche.

Attraverso un processo di evoluzione darwiniano la societ umana, come il resto della natura, progredisce attraverso la sopravvivenza dei pi adatti in competizione tra di loro e, nel corso dell'evoluzione, la selezione naturale ha prodotto forme generali di organizzazione sociale basate sulla componente genetica.

Per alcuni, quindi, il processo con cui opera il mercato competitivo rappresenta nient'altro che un processo di sopravvivenza di tipo darwiniano: la competizione garantisce che tra i sopravvissuti ci saranno solo coloro che di fatto massimizzano i profitti e, quindi, ci che conta per la teoria se essa prevede in modo corretto questo risultato.

In questo senso, allora, il mercato concorrenziale determinato da fattori genetici sarebbe un prodotto della selezione naturale e, perci, dovrebbe essere in un qualche senso ottimale o adottivo.

I meriti dell'approccio biologico deterministico verranno esaminati in maniera critica dopo la discussione sullo sviluppo sostenibile (p. 35), ma, fin da ora, possiamo dire che esiste una evidente circolarit nell'argomentazione sociobioeconomica.

5.1.5.1. Critica da parte dei sostenitori dei diritti di propriet

Questi sostenitori dellapproccio dei diritti di propriet ammetterebbero probabilmente che i mercati sono imperfetti, ma, nello stesso tempo, sottolineano che questi fallimenti non ammetterebbero che l'azione collettiva sia preferibile, dal momento che il meccanismo di mercato viene giudicato superiore a qualunque altra alternativa.

L'azione contraria creerebbe problemi ambientali anzich risolverli.

5.2. Lapproccio in termini di bilancio dei materiali.

I critici pi innovatori hanno cercato di incorporare nell'analisi economica i modelli di bilancio dei materiali e i limiti imposti dall'entropia.

E mentre l'inquinamento viene visto come un segnale di fallimento del mercato si riconosce anche che esso un fenomeno diffuso e inevitabile (a causa delle leggi della termodinamica), che richiede l'intervento dello stato attraverso un pacchetto di strumenti di regolamentazione e di incentivi.

6. L'approccio di politica economica: standard fissi versus analisi costi benefici

Sono stati proposti due approcci alternativi:

analisi costi - benefici

standard fissi.

6.1.1. Standard fissi

Gli standard macroambientali potrebbero comprendere la politica di suddivisione della terra tra i vari usi e la definizione di livelli di qualit dell'aria e dell'acqua, standard di vincoli effettivi.

Non pi accettabile, ormai, l'assioma di sostituibilit infinita e di tassi di sconto positivi, nonch la fiducia nelle capacit di resistenza di lungo periodo da parte dellecosistema.

In questo ambito stato suggerito un approccio alla politica economica in termini di "margine di sicurezza".

Nel caso di probabili danni ambientali localmente irreversibili provocati dallo sviluppo economico stato proposta l'idea del "progetto ombra", secondo i quali dovrebbero essere aumentati i costi del progetto di sviluppo responsabile di questi danni di una ammontare sufficiente a rimpiazzare il patrimonio ambientale perduto.

6.1.2. Analisi costi benefici

Si pensa che siano necessarie reinterpretazioni radicali del metodo e delle tecniche dell'analisi costi benefici (ACB): ad esempio, i sostenitori dell'ACB estesa, in contrapposizione all'ACB tradizionale, hanno adottato un approccio in termini di "sensibilit ai valori", secondo criteri di decisione non in termini di efficienza.

La valutazione delle politiche ambientali che coinvolgono rischi e costi considerevoli per le future generazioni ha anche spinto alcuni studiosi a considerare le implicazioni di sistemi etici alternativi.

7. Valori economici e valori ambientali

gli economisti si sono concentrati sul valore monetario che viene espresso attraverso le preferenze individuali del consumatore: su questa base il valore nasce solo se c' interazione tra un soggetto e un oggetto.

I valori economici assegnati sono espressi in termini della disponibilit individuale a pagare (DAP) e della disponibilit ad accettare una compensazione (DAC).

Esistono tre relazioni fondamentali tra i valori della politica economica e dell'etica:

i valori espressi attraverso le preferenze individuali;

i valori collettivi che trovano espressione attraverso le norme sociali;

i valori delle funzioni fisiche dell'ecosistema.

La deep ecology pone l'enfasi, soprattutto, sulla distinzione tra

valore strumentale (= valore posseduto dagli individui) e

valore intrinseco, non collegato alle preferenze.

Nozione di valore di esistenza

Per quanto riguarda la valutazione monetaria dei beni ambientali, bench siano stati fatti notevoli progressi, ancora in stato di transizione.

Poich non esistono una curva di domanda e un prezzo di mercato per molti beni ambientali, sono stati elaborati alcuni metodi per la stima del valore che utilizzano valutazioni di mercato con quattro tecniche di raccolta dati:

il metodo dei costi di spostamento

il participation / unit day value

valutazione in termini di prezzi edonistici

valutazione contingente.

Inoltre, i valori non di uso (le eredit e i valori di esistenza) e il valore di opzione dovrebbero essere calcolati come una parte del valore economico totale.

8. Crescita e sviluppo economico sostenibile

Negli anni 1980 si assistito ad un riorientamento di una parte del pensiero ambientalista e il termine sostenibilit apparso nella World Conservation Strategy.

La conoscenza accumulata nelle scienze naturali dovrebbe essere applicata ai processi economici.

Ad esempio, i volumi e il tasso di materie prime messe in lavorazione (materia ed energia) che passano attraverso il sistema economico sono soggetti a un vincolo di entropia, che il mercato da solo non in grado di rispecchiare, per cui si rende necessario l'intervento pubblico.

I moderni sistemi economici non hanno ci che si chiama un

teorema di esistenza = la garanzia che ad un qualunque ottimo economico sia associato uno stabile equilibrio ecologico.

L'ottimalit paretiana di un'allocazione, ad esempio, indipendente dal fatto che la quantit di materie prime messe a lavorazione sia o meno sostenibile sotto il profilo ecologico, per cui esiste il rischio che alcune situazioni di esternalit rilevanti sotto il profilo ecologico possano provocare danni all'ecosistema stesso.

Una definizione operativa di sviluppo sostenibile potrebbe essere:

lo sviluppo sostenibile implica la massimizzazione dei benefici netti dello sviluppo economico sotto il vincolo del mantenimento dei servizi e della qualit delle risorse naturali nel tempo

oppure

lo sviluppo economico deve includere, non solo incrementi nei redditi reali pro capite, ma anche altri elementi che entrano nella definizione di benessere sociale.Ci implica l'accettazione delle seguenti regole:

utilizzare le risorse naturali a un tasso < a quello di rigenerazione delle risorse stesse;

ottimizzare l'efficienza nell'utilizzo delle risorse non rinnovabili con il vincolo della sostituibilit tra risorse e progresso tecnologico.

Inoltre, sviluppo economico e conservazione delle risorse naturali sono cos collegate:

1. relazione di complementarit: fino a un certo livello di utilizzazione dello stock delle risorse probabile che esista uno scambio tra sviluppo economico e servizi dello stock di risorse naturali;

2. oltre questo livello, probabile che lo sviluppo economico implichi riduzioni di alcune delle funzioni dellambiente naturale (fornitura di materie prime, assimilazione rifiuti, offerta di paesaggi, ecc.).

9. Paradigma ecologista e paradigma economico co-evoluzionista

9.1. Paradigma ecologista

I sostenitori del primo approccio [Norgaard 1984] hanno posto seriamente in dubbio la validit sia del determinismo biologico che del determinismo culturale come spiegazioni dello sviluppo e del cambiamento, poich la realt, dal loro punto di vista, pi complessa e dinamica a causa dell'esistenza di una costante e attiva interazione tra l'organismo e l'ambiente in cui esso vive.

Gli organismi, soprattutto gli uomini, non ricevono un ambiente dato e costante, ma cambiano ci che trovano e sono continuamente alla ricerca di alternative; in questo senso, gli organismi non sono semplicemente il risultato, ma anche le determinanti dell'ambiente in cui vivono.

Lo sviluppo economico pu, perci, essere considerato sia un processo di adattamento ad un ambiente che cambia continuamente, sia esso stesso origine del cambiamento dell'ambiente.

Esistono tre fonti distinte di modificazione dell'ambiente, nessuna delle quali, per, presa singolarmente, spiega tutto il cambiamento:

a) la rottura dell'equilibrio ecologico, definito come la combinazione di un metodo e di un tasso di utilizzo delle risorse che l'ambiente in grado di sostenere per lunghi periodi;

b) le esigenze di compatibilit tecnica;

c) e, infine, lo sviluppo di nuove categorie di bisogni al variare del costo reale della vita.

Lo sviluppo allora un processo di spostamento attraverso una successione di nicchie ecologiche, dove l'occupazione di una nicchia variabile e, inoltre, pu accadere che una nicchia venga distrutta con mezzi estranei al processo di sviluppo proprio di una societ.

Nel corso del tempo, il processo di sviluppo si traduce in un livello crescente di sfruttamento delle risorse ambientali, la quantit disponibile di bassa entropia viene ridotta in seguito allo sfruttamento delle risorse naturali e alla produzione di rifiuti, i sistemi di produzione economica divengono pi indiretti e complessi col procedere dello sviluppo e, di conseguenza, per la gestione di questi sistemi complessi diviene rilevante il lavoro compiuto dagli scienziati naturali sulle strutture di dispersione. Di nuovo, sembra che l'evoluzione di questi sistemi sia n completamente deterministica n totalmente stocastica, ma piuttosto sia una combinazione delle due componenti.

9.2. Lapproccio co-evoluzionista

L'approccio co-evoluzionista, dove con il termine

co-evoluzione = ci si riferisce ad un processo di retroazione in corso tra due sistemi in evoluzione,

ha cercato di stabilire un legame tra ecologia e teoria economica.

Durante la co-evoluzione, all'interno dei sistemi vengono prodotti dei surplus di energia, che divengono poi disponibili per stimolare nuove interazioni tra i sistemi in questione, se le interazioni risultano favorevoli per la societ, il processo di sviluppo continua. D'altro canto, i sistemi di retroazione dello sviluppo co-evoluzionista si spostano spesso dall'ecosistema al socio-sistema, ossia, i sistemi di produzione divengono pi indiretti e complessi ed aumenta lo sfruttamento delle risorse ambientali; di conseguenza, dal momento che l'apprendimento, la conoscenza e l'evoluzione sono interrelati, non si sfrutta l'ulteriore possibile sviluppo co-evoluzionista la cui ampiezza e grado rimangono incerti e che determiner il livello di tollerabilit della sopravvivenza.

I limiti fisici allo sviluppo sono manifestazioni della crescente complessit del sistema produttivo.Poich ci che serve per la sussistenza individuale dipende dalla tecnologia e dalla cultura della societ contemporanea, evidente che, al crescere della complessit del sistema sociale, aumentano anche le cose necessarie per la sopravvivenza. Le preferenze cambiano perch, come conseguenza dello sviluppo, si modificato il contesto in cui gli individui apprendono le loro preferenze, e questo fornisce una giustificazione sia del paradosso di Easterlin, (cio, l'esistenza di dati che non indicano una stretta correlazione tra ricchezza materiale e felicit dell'uomo), sia delle spiegazioni in termini o dell'interdipendenza tra le preferenze (ipotesi del reddito relativo) o dei beni posizionali.

Si pu pensare che i modelli di steady state richiedano la selezione deliberata di un nuova nicchia di un tipo particolare, cio a dire, di una nicchia che sia in grado di offrire la prospettiva di una permanenza duratura (si parla allora di sostenibilit).

Alcuni che reclamano la necessit di strategie volte ad uno sviluppo economico pi sostenibile invocano un maggiore intervento da parte dello Stato che imponga, ad esempio, regolamentazioni pi rigide per la protezione della qualit dell'ambiente, adducendo come motivazione che l'ottimalit paretiana indipendente dal fatto che la quantit di materie prime messe a lavorazione nel sistema economico sia o meno sostenibile sotto il profilo ecologico. D'altro canto, questa posizione a favore del intervento dello Stato implica anche l'accettazione di una qualche morale globale operante nei riguardi della sopravvivenza, poich, diversamente, esiste la possibilit che possiamo scambiare la sopravvivenza e un livello pi basso di qualit della vita con un orizzonte temporale pi breve associato ad un livello di qualit della vita pi elevato.

ECONOMIA DELLAMBIENTE

Cap. 2

IL SISTEMA ECONOMICO CIRCOLARE

10. Visioni riduzionistiche e visioni olistiche dei sistemi economici e dell'ambiente

La figura 2.1 rappresenta un quadro stilizzato delle interazioni tra sistema economico e ambiente; per ora, il diagramma volutamente non dettagliato, ma lo renderemo pi significativo a p. 46.

Il quadrato, o matrice, che appare in alto rappresenta il sistema economico: tra breve specificheremo gli elementi della matrice, ma, per il momento, ricordiamo che i manuali di economia si occupano solo di questa matrice.Il quadrato in basso rappresenta l'ambiente, formato da tutte le risorse in situ quali le fonti di energia, le zone peschiere, la terra e la capacit di assimilazione dei rifiuti da parte dell'ambiente.

Ovviamente, anche all'interno di questa matrice esistono delle interazioni: la quantit di acqua, ad esempio, influisce sulle riserve di pesca, le foreste influenzano la quantit di acqua e la qualit del terreno, la quantit di prede determinante per il numero dei predatori.L'economia dell'ambiente si occupa di entrambe le matrici della figura 2.1 e, in particolare, delle interazioni tra le due matrici cio a dire,

studia in che modo la domanda di acciaio influisca sulla domanda di acqua,

o che effetti abbia la variazione della dimensione del sistema economico (la crescita economica) sulle funzioni dell'ambiente.In questo senso, l'economia dell'ambiente tende ad essere pi olistica rispetto all'economia tradizionale, perch assume una visione pi ampia ed onnicomprensiva del funzionamento del sistema economico.

Dal momento che l'economia dell'ambiente pi olistica, si tentati di pensare che sia, in qualche modo, migliore rispetto all'economia tradizionale.

Si tratta per di una visione ingenua e, in questo libro, anzich cercare una teoria economica differente, tentiamo di estendere l'orizzonte del pensiero economico tradizionale.

Questo non significa che non possa esistere una teoria economica alternativa (si veda il capitolo 1), ma che questa, qualora esista, dovrebbe modificare i paradigmi del nucleo del pensiero economico moderno.

11. L'interazione tra ambiente E sistema economico

Dobbiamo ora rendere pi significativa la figura 2.1 e vediamo quali interazioni abbiano luogo

all'interno dei sistemi economici,

quali all'interno dei sistemi ambientali,

e quali, infine, tra i due tipi di sistemi.

11.1. Allinterno dei sistemi economici

Nella figura 2.2 il sistema economico viene rappresentato come un insieme di relazioni tra input e output; il diagramma appare un po' complicato ma, in realt, di facile interpretazione.

C' un quadrato grande, o matrice, formato da una serie di quadrati o matrici pi piccole, con le voci beni e settori che compaiono sia sull'asse verticale che su quello orizzontale.

Un bene qualunque cosa venga sottoposta a lavorazione, scambiata e prodotta nel sistema economico: una fabbrica, ad esempio, una macchina, un televisore.

Nella figura 2.2 tra le voci in entrata della matrice abbiamo anche gli input primari, tra i quali figurano il lavoro e il capitale, ma non la terra che verr considerata a parte in una successiva modificazione della figura 2.2.

La voce domanda finale fa riferimento all'insieme delle domande che provengono dai consumatori finali tipicamente le famiglie, domande che si suppone siano determinate da fattori esterni al modello (sono cio esogene).

I numeri all'interno di ogni matrice piccola indicano il numero di componenti della matrice stessa: ad esempio, ci sono M settori, N beni e G domande finali.

Sono state contrassegnate le matrici rilevanti:

cos, ad esempio, la matrice A contiene l'input di beni ai settori e, per un dato settore supponiamo quello dell'acciaio - questa matrice ci dice la quantit di ogni altro bene richiesta nella produzione dell'acciaio.

La matrice B indica l'output di ogni bene da parte di ogni settore,

la matrice C mostra quanto spenda ogni settore per l'acquisto dei fattori primari lavoro e capitale;

nella matrice D c' la domanda finale dei beni, ovvero quanto di ciascun bene venga richiesto per soddisfare ciascun tipo di domanda finale,

nella matrice E troviamo, infine, la spesa per ogni input primario secondo ciascuna categoria di domanda finale.

Rimangono infine la riga e la colonna intitolate totali, che non sono, in realt, delle matrici:

1. il quadrato F contiene la domanda totale di beni, costituita sia dalla domanda di beni da parte dei settori (matrice A) che dalla domanda finale di beni (matrice D); nella matrice F, tuttavia, questa domanda totale apparir come un'unica lista di domande, o vettore, classificate in base agli N beni: cos, ci potrebbero essere x unit del bene 1, y unit del bene 2, z unit del bene 3, e cos via.2. Nel riquadro G troviamo, sotto forma di vettore, gli output totali di ciascun settore,

3. il vettore H contiene la spesa totale per gli input primari, che si ottiene sommando gli elementi delle matrici C ed E,

4. il vettore K rappresenta l'output totale di beni,

5. il vettore L gli input totali ai settori,

6. il vettore M la spesa totale per tutti gli input da parte della domanda finale;

7. infine, il riquadro J che indica la spesa totale per tutti i beni e tutti gli input primari, non n una matrice n un vettore, ma uno scalare cio un numero.

A cosa pu servire una rappresentazione del sistema economico come quella nella figura 2.2.? Innanzitutto, precisiamo che quella della figura 2.2 una forma particolare di una tavola input - output che, mostrando le interazioni all'interno del sistema economico, si rivela estremamente utile per scopi di pianificazione economica.

Se, ad esempio, lo Stato decide di espandere la domanda finale creando inflazione, utile conoscere le implicazioni di questa manovra sulla domanda di lavoro, sulla domanda di acciaio, sulla domanda di carbone, ecc.

In secondo luogo, anche se questo va oltre gli scopi della nostra analisi, ricordiamo che possibile modificare le tavole input - output cos da poter valutare l'effetto di prezzo derivante dal mutamento di alcune caratteristiche chiave del sistema economico: se, ad esempio, decidiamo di aumentare il prezzo dell'energia elettrica, si pu mostrare l'impatto sui costi dei settori che utilizzano l'energia elettrica.

11.2. Allinterno del sistema ambientale

Ma ci che a noi sta a cuore l'ambiente. Abbiamo parlato abbastanza dell'analisi I-O per accennare agli usi che questo approccio potrebbe avere nell'economia dell'ambiente.

Se fosse possibile introdurre nella rappresentazione le funzioni dell'ambiente, saremmo in grado di vedere l'impatto di un cambiamento economico sull'ambiente, ed in questo senso che la figura 2.3 estende la figura 2.2, dove non abbiamo fatto altro che prendere la figura 2.2 ed aggiungere un'altra riga e un'altra colonna:

la riga aggiuntiva rappresenta i beni ambientali, intesi come l'insieme di tutte le risorse naturali, quali la terra, l'aria e l'acqua; nella voce terra includiamo le risorse naturali come il carbone e il petrolio, il patrimonio ittico e le foreste.

La riga intitolata beni ambientali indica, perci, in che modo l'ambiente fornisce input al sistema economico.

Tutte le matrici nella figura 2.2 erano espresse in termini monetari, nella figura 2.3, tuttavia, la nuova riga e la nuova colonna saranno espresse in termini fisici.

FIG. 2.3

BENISETTORIDOMANDA FINALETOTALESCARICO RIFIUTI NELLAMBIENTE

BENIADFN

SETTORIBGO

INPUT PRIMARICEH

TOTKLMJP

BENI AMBQRS

La matrice N = q.t rifiuti scaricati da consumi misurati da F;

la matrice O = rifiuti prodotti da ciascun settore;

il vettore P = q.t complessiva di rifiuti del sistema economico;

la matrice Q = input di beni ambientali, quali acqua e terra;

la matrice S = input tot. di beni ambientali alla domanda dei settori e alla domanda finale.

Di fatto, la figura 2.3 formalizza le relazioni generiche introdotte nella figura 2.1 e se fosse possibile quantificare le varie relazioni tra beni ambientali e sistema economico, potremmo avere un'idea pi chiara delle interazioni tra il sistema economico e l'ambiente.

Ci preme dimostrare che sistema economico e ambiente sono collegati in vari modi e che, almeno in linea di principio, possibile modellare formalmente queste connessioni estendendo l'analisi input - output originariamente sviluppata per scopi non collegati all'ambiente.

Questo ci permetter anche di riflettere su cosa faccia l'ambiente per il sistema economico.

12. il sistema economico circolare

Se non prendiamo esplicitamente in considerazione l'ambiente, l'economia appare come un sistema lineare: la produzione P finalizzata alla creazione di beni di consumo, C, e di beni capitale, K, i quali, a loro volta, produrranno beni di consumo in futuro; lo scopo dell'attivit di consumo quello di creare utilit, U, o benessere.

Tralasciando U e K, possiamo aggiungere il flusso delle risorse naturali N, input per il sistema economico, ottenendo un quadro pi completo e ancora un sistema lineare.

Con questo sistema, tuttavia, si considera solo la prima funzione dell'ambiente naturale, quella di generatore di risorse che servono come input al sistema produttivoIl quadro rimane ancora incompleto perch non dice nulla circa i prodotti di rifiuto.Riflettendo un momento, ci si rende conto che l'ambiente naturale rappresenta il deposito ultimo dei materiali di rifiuto.

Tuttavia, la differenza fondamentale tra sistemi naturali e sistemi economici sta nel fatto che

i primi tendono a riciclare i propri rifiuti.

I sistemi economici, invece, non hanno questa propensione automatica al riciclaggio.

Ci concentriamo sui rifiuti prodotti dal sistema economico.

I rifiuti compaiono in ogni fase del processo produttivo: la lavorazione delle risorse genera rifiuti, come ci testimoniano le discariche colme di rifiuti.

Potremmo allora riprendere il sistema lineare ed espanderlo un poco in questo modo:

Ora, la cosa interessante qui la relazione tra N e la somma dei flussi di rifiuti prodotti in ogni periodo:

la q.t di rifiuti in ogni periodo = q.t risorse naturali utilizzate.Ovvero

N = R = RN + Rp + RC

Questa equivalenza assicurata dalla

1 LEGGE DELLA TERMODINAMICA = NON E POSSIBILE CREARE O DISTRUGGERE ENERGIAma solo convertirla e disperderla.12.1. Conversione in un sistema circolare

La rilevanza della 1 legge della T. stata messa in evidenza da BOULDING nel suo famoso saggio del 1966, leconomia dellastronave Terra.

Secondo questa metafora la terra un sistema economico chiuso, in cui lambiente e il sistema economico hanno una

relazione di tipo circolare = ogni cosa un input per qualunque altra cosa.Alla luce ditale contributo, si pu convertire il sistema lineare in uno circolare, nel modo seguente:

Il quadrato r = lattivit di riciclaggio (parziale) dei rifiuti R.

Purtroppo, la maggioranza dei rifiuti non viene riciclata.

12.2. Seconda legge della termodinamica

Perch non tutti i rifiuti vengono riciclati?Qui entra in gioco LA 2 LEGGE DELLA TERMODINAMICA: il riciclaggio non sempre realizzabile perch le materie prime vengono utilizzate ENTROPICAMENTE, cio disperse allinterno del sistema economico stesso.

In altri casi, il riciclaggio non tecnicamente realizzabile: es. il piombo nel gasolio o lanidride carbonica.Lentropia pone un ostacolo fisico, nel senso che modella il sistema economico come un sistema chiuso.12.3. Risorse rinnovabili e non

Si pu, allora, ampliare nel diagramma il riquadro delle risorse naturali N per tenere conto dei due tipi di risorse naturali:

NON RINNOVABILI (RNR): es. petrolio, carbone.

RINNOVABILI (RR): es. foreste.

Le RR vanno usate in modo da non superare il loro tasso di capacit di rigenerazione.Il settore delle risorse naturali appare, allora, cos definito:

12.4. Il sistema economico circolare

Il sistema economico circolare, a causa delle leggi della termodinamica, anzich essere aperto e lineare, diventa chiuso e circolare.Nella fig. 2.4 mostriamo il quadro completo:

In questo flusso circolare, denominato bilancio dei materiali, si identificano le funzioni economiche dellambiente:

1. fornire risorse

2. ricettore di rifiuti

3. fonte diretta di utilit (funzione estetica paesaggistica).

Se scarichiamo i rifiuti R in q.t > alla capacit di assimilazione A dellambiente, poniamo in forte rischio la terza funzione.Tutte hanno un valore economico positivo.

Il pericolo nasce dallutilizzo sbagliato di questi valori economici.

12.5. I teoremi di esistenza

Non abbiamo alcuna analisi che dimostri se un particolare sistema economico sia compatibile con lambiente naturale: non sappiamo, cio, che cosa occorra perch il sistema economico e lambiente coesistano in equilibrio tra loro.

Non conosciamo, appunto, il cosiddetto teorema dellesistenza.

ECONOMIA DELLAMBIENTE

Cap. 3

IL SISTEMA ECONOMICO SOSTENIBILE

13. Le regole per la sostenibilit di sistemi economici chiusi

Lo sviluppo del modello chiuso del sistema economico e dell'ambiente ha sollevato immediatamente il problema della capacit dell'ambiente di sostenere l'economia, dove sostenere qualcosa = renderlo duraturo.

Sostenere un sistema economico, tuttavia, non significa solo mantenerlo in vita: pu accadere infatti che esista un'economia duratura in cui, per, il livello di vita peggiora nel corso del tempo, ma stabilire cosa sia il livello di vita rappresenta una questione controversa.

Ovviamente, non pu essere un unico valore come il reddito reale pro capite: potremmo, quindi, pensare al livello di vita come a un insieme o ad un vettore di componenti, tra le quali ci sono

1. l'utilit procurata dal reddito reale,

2. la cultura,

3. lo stato di salute

4. il benessere spirituale.

La questione rilevante, allora, diviene la seguente: come dovremmo utilizzare l'ambiente naturale affinch possa svolgere il suo ruolo nella sostenibilit del sistema economico quale fonte di un migliore livello di vita?

Nel capitolo 2 sono gi state suggerite alcune regole nella gestione delle risorse e dell'ambiente se si desiderava che quelle funzioni venissero mantenute per lunghi periodi di tempo. Queste regole comprendevano:

1) un impiego delle risorse rinnovabili tale che il tasso di utilizzo (il tasso di raccolto) non sia superiore al tasso di rigenerazione naturale;2) il mantenimento del flusso di rifiuti nell'ambiente sia pari o al di sotto della capacit di assimilazione dell'ambiente.In simboli, le due regole possono essere espresse in questo modo:

[1] u < p

[2] R < A

Se rispettiamo le regole [1] e [2], sappiamo che lo stock di risorse rinnovabili e lo stock di capacit di assimilazione dei rifiuti da parte dell'ambiente non diminuiranno.

Per ora, ricordiamo alcuni dei molti caveat che si devono tenere presenti in questa fase.

1. Non abbiamo preso in considerazione le risorse non rinnovabili, il cui stock in termini fisici non pu essere mantenuto costante (a meno di non utilizzarle del tutto! )

2. p e A non sono statici poich possiamo gestire le risorse naturali in modo da migliorare la produzione sostenuta e la capacit di assimilazione dei rifiuti da parte dell'ambiente

3. Sembra che le regole di gestione dell'ambiente accentuino il ruolo delle risorse naturali e la capacit di assimilazione dei rifiuti da parte dell'ambiente.

14. Complementarit e trade-off

Dal momento che le risorse non rinnovabili, per definizione, devono essere consumate in un giorno, necessario pensare a come modificare le regole di gestione per comprendere anche tali tipi di risorse.

Esistono due modi in cui esse possono essere integrate nelle regole di gestione dell'ambiente:

1) assicurare che, quando le risorse non rinnovabili vengono sfruttate, la riduzione del loro stock venga compensata da un incremento delle risorse rinnovabili2) Permettere che un dato livello di vita possa essere garantito con una riduzione nello stock di risorse naturali.La prima modificazione d spazio alla sostituibilit tra risorse non rinnovabili e risorse rinnovabili: a titolo di esempio si pu citare la sostituzione dell'energia derivante dal combustibile fossile con le fonti di energia solare, con il vento, con le maree e con le onde.La seconda modificazione consente una maggiore efficienza nell'utilizzo delle risorse: oggi le economie pi avanzate utilizzano una quantit minore di energia per produrre una unit del Prodotto nazionale lordo rispetto a cento anni fa.

L'idea di mantenere lo stock di risorse rinnovabili almeno costanti nel tempo per garantire la sostenibilit del sistema economico deve essere modificata, al fine di comprendere questi due fattori che si compensano a vicenda:

a) la necessit di accrescere le risorse rinnovabili per compensare la diminuzione degli stock di risorse non rinnovabili, e

b) la minore necessit che tutte le risorse servano a sostenere un dato livello di vita poich sembra che la considerazione in termini di efficienza si possa applicare anche alle risorse rinnovabili.

Di fatto, senza un'approfondita indagine empirica non siamo in grado di dire quale di questi due fattori sia pi importante.

D'altro canto, esiste un terzo fattore che ha un'importanza maggiore sull'equazione, e cio, la crescita demografica: l'effetto dell'aumento della domanda di risorse pu affondare velocemente i guadagni in termini di efficienza.

Quello che a noi interessa stabilire se si possono ottenere dei miglioramenti nel livello medio di vita qualora lo stock di risorse naturali si riduca.La figura 3.1 mostra come potrebbe essere rappresentata la questione:

a) Sull'asse verticale indicato il livello di vita (LDV),

b) mentre sull'asse orizzontale abbiamo lo stock delle risorse ambientali o capitale naturale (KN); l'origine O rappresenta un certo livello di vita positivo (che potremmo pensare come un livello di sussistenza),

c) cosicch gli spostamenti verso la parte negativa dell'asse verticale implicano una notevole riduzione della probabilit di sopravvivenza, una minore alimentazione, un'estrema povert e, forse, la fame in corrispondenza del punto L;

d) K . corrisponde al livello minimo di stock di capitale naturale necessario a sostenere un livello di vita di pura sussistenza.

Si possono allora immaginare due visioni estreme della relazione tra stock di capitale naturale e LDV.

14.1. Il primo approccio

Il primo approccio suggerisce che per i sistemi economici caratterizzati da bassi livelli di KN si possono ottenere miglioramenti nel LDV solo accrescendo il capitale naturale, ovvero, crescita del capitale naturale e LDV appaiono complementi.

Un sentiero attraverso il quale questi sistemi economici poveri si possono sviluppare indicato da K min WJ, che denominiamo paradigma della sostenibilit:

una volta che il sistema economico decollato e raggiunge, ad esempio, il punto W, sarebbe possibile migliorare il LDV collocandosi in qualunque punto appartenente all'area ombreggiata PWQ, vale a dire, aumentando, o, almeno, mantenendo costante lo stock di capitale naturale.

Al contrario, un sentiero di sviluppo che aumenti il LDV e nel quale il capitale naturale si riduca sarebbe possibile, ma, solo temporaneamente, con limplicazione che sviluppo e ambiente sono complementi.

14.2. Il secondo approccio

Il secondo approccio, pi tradizionale, denominato il paradigma del trade - off:

suppone che il sistema economico si trovi sempre in un punto come W, e che sia possibile garantire lo sviluppo solo rinunciando a una parte di KN per ottenere dei miglioramenti nel LDV;

il sentiero, in questo caso, simile a XWY: se desideriamo pi risorse ambientali, il LDV, per come stato definito, deve diminuire; se, invece, preferiamo un migliore LDV, dobbiamo allora ridurre il capitale naturale.

Da questo punto di vista, la stessa situazione si verifica sia in A che in B, ovvero, la situazione caratterizzata da trade - off sempre rilevante.

14.3. Approcci intermedi

Tra queste due visioni estreme vi sono ovviamente molte posizioni intermedie.

Sotto l'ipotesi che tutti sarebbero d'accordo sul concetto di K , la situazione di trade-off potrebbe non essere rilevante finch non venga raggiunto un punto come W, con la conseguenza che si possono ottenere miglioramenti nel LDV percorrendo il sentiero da W a X a Z, nel quale punto si raggiungono nuovamente stock minimi di capitale naturale.

In questa variante del modello, ambiente e sviluppo sono complementi solo nelle fasi iniziali dello sviluppo; una volta che il sistema economico decollato, essi divengono sostituti, con l'avvertenza che possono essere scambiati l'uno con l'altro solo fino ad un certo limite e solo per alcune funzioni ambientali:

Tuttavia, K min potrebbe diventare significativamente rilevante, come, ad esempio, nel caso dell'effetto dei residui di gas sulla fascia di ozono, o degli effetti della combustione del combustibile fossile sulla quantit di anidride carbonica presente nell'atmosfera (l'effetto serra).

La figura 3.1, che ha uno scopo puramente illustrativo, solleva la questione di come sia realizzabile un sentiero come WXZ, nel quale il capitale naturale si riduce, se il nostro interesse rivolto alla sostenibilit di un sistema economico.

Abbiamo gi suggerito in che modo questo sentiero potrebbe essere compatibile con la sostenibilit, ossia, mediante incrementi nell'efficienza di utilizzo delle risorse, dove la fonte principale di questi cambiamenti nell'efficienza il progresso tecnologico, che, tuttavia, non dovrebbe essere considerato come un bene libero, perch produce anche effetti collaterali di inquinamento.

Abbiamo, infine, rilevato che la crescita demografica potrebbe influenzare negativamente le possibilit di spostamento verso un sentiero come WXZ nella figura 3.1.

Vi poi un altro tipo di sostituzione da tenere presente in questo contesto gli economisti parlano di sostituire il capitale prodotto dall'uomo (KU), come ad esempio i macchinari, le fabbriche e le strade, al capitale naturale.

Se questo vero, il capitale naturale pu diventare non essenziale per il miglioramento del livello di vita; nei termini della figura 3.1, si pu raggiungere il sentiero WXZ rinunciando a KN in cambio di KU.

Se i due tipi di capitale producessero gli stessi miglioramenti nel LDV, saremmo indifferenti tra i due, oppure potremmo preferire KN per altre caratteristiche, ad esempio, per le bellezze paesaggistiche; ma, qualora KU permettesse di realizzare un miglioramento maggiore nel LDV, allora la scelta potrebbe ricadere su KU.

15. La conservazione dello stock di capitale naturale

Abbiamo visto nel paragrafo precedente che sia il cambiamento tecnologico- che migliora l'efficienza nell'utilizzo delle risorse - sia la sostituzione di KN con KU prodotto dall'uomo - che pi produttivo - spiegano perch non sia essenziale, dopo tutto, per un sistema economico sostenibile conservare lo stock di capitale naturale.

15.1. Sostituzione tra KU e KN

Si presenta subito un problema nella distinzione tra KU e KN in quanto il capitale prodotto dall'uomo non indipendente dal capitale naturale, che spesso necessario per la produzione di KN.La prima legge della termodinamica citata nel capitolo 2 ci ricorda che per produrre qualsiasi bene dobbiamo consumare alcune risorse naturali.L'idea di sostituzione, allora, potrebbe essere giustificata se potessimo dimostrare che il guadagno di produttivit che si otterrebbe utilizzando KU supera la quantit aggiuntiva di risorse naturali che vengono utilizzate nella produzione di KU.

A questo punto della discussione tutto ci che possiamo affermare che questo fatto non assolutamente ovvio.

Secondo, sempre per quanto concerne la sostituzione tra KU e KN, non bisogna dimenticare che il capitale naturale svolge altre funzioni economiche, dal momento che assolve alle funzioni di sostegno della vita che non sono garantite dal capitale prodotto dall'uomo: tra queste, ricordiamo la regolazione del clima, la protezione dei bacini idrografici e il mantenimento dello stock di risorse biologiche.Dire che KU pi produttivo di KN, quindi, evade in un certo senso la questione, poich importante considerare la multifunzionalit delle risorse naturali, caratteristica questa che non posseduta dal capitale prodotto dall'uomo.

A questo fattore dobbiamo aggiungere anche le differenze nel profilo dell'inquinamento dei due tipi di capitale: l'utilizzo dell'elettricit prodotta con combustibile fossile, ad esempio, provoca un inquinamento maggiore dell'utilizzo dell'energia solare, e persino l'energia nucleare, che un tempo ci si illudeva che fosse pulita e conveniente, non pi considerata nella stessa prospettiva.

Terzo, si tenga presente che la sostituibilit pu non essere realizzabile per tutte le risorse naturali, mentre la teoria economica neoclassica spesso guidata dall'idea di una sostituzione perfetta tra gli input, grazie alla quale possibile, a livello analitico, ottenere risultati che riducono l'importanza da noi attribuita alle risorse naturali.

D'altro canto, queste ultime non sono identiche alle altre risorse perch tra le molte loro funzioni c', ad esempio, il mantenimento dei cicli biogeochimici nell'ambiente, dal quale dipende la stessa sopravvivenza dell'uomo: solo se potessimo sostituire interamente queste funzioni potremmo sostituire KN con KU.

15.2. Il progresso tecnologico

Non esiste alcun dubbio che il progresso tecnologico sia una fonte importante di accrescimento dell'efficienza''.

I caveat, a questo punto, sono di due tipi:1) non detto che la nuova tecnologia inquini meno;

2) lecito chiedersi se il progresso tecnologico continuer per sempre, o almeno per un lungo periodo di tempo.

Qualcuno risponderebbe che la capacit inventiva dell'uomo mostra scarsi segni di rallentamento - se mai nel ventesimo secolo aumentata.

Ma questa visione ottimistica sul ruolo svolto dalla tecnologia nell'affrancarsi dalle risorse naturali dipende dall'esistenza di una qualche risorsa che si rinnova in maniera quasi indefinita e che, alla fine, sostituisce le risorse non rinnovabili quando queste si sono esaurite.Nella letteratura si parla di tecnologia sostitutiva: un esempio l'energia proveniente dai reattori autofertilizzanti veloci, quella prodotta dai reattori a fusione e, infine, l'energia derivante dalla conversione dell'argillite petrolifera.

Potranno esistere delle tecnologie sostitutive che ci possono affrancare dalle risorse naturali; ma anche vero che queste tecnologie non possono essere realizzate assumendo semplicemente che esistano.

15.3. Sostenibilit incertezza e irreversibilit

Se potessimo avere la certezza dei benefici derivanti dalla sostituzione del capitale naturale con il capitale prodotto dalluomo, allora il trade off tra i due non costituirebbe un problema serio; nella realt, non conosciamo con certezza le modalit di funzionamento dell'ambiente, sia al suo interno che nelle interazioni con il sistema economico.Inoltre, la decisione di rinunciare al capitale naturale presenta un tallone dAchille costituito dal problema delle irreversibilit: se commettiamo un errore, spesso non pi possibile porvi rimedio.Le foreste tropicali, ad esempio, non possono essere create, almeno in modo fattibile, ed assai difficile rendere nuovamente coltivabili le terre desertificate: se una specie si estingue, non pi possibile farla ricomparire.

La presenza congiunta di incertezza e irreversibilit dovrebbe, quindi, renderci pi circospetti prima di rinunciare al capitale naturale.Nei termini della figura 3.1, questo significa che la curva del trade off ZXWY pi piatta: riduzioni di KN possono permettere miglioramenti sostenibili nel LDV solo per un periodo di tempo limitato.

15.4. La capacit di recupero

Grande attenzione stata posta in anni recenti ai problemi che devono fronteggiare le nazioni pi povere del mondo, che, invariabilmente, dipendono dalle risorse naturali in modo molto pi diretto rispetto ai sistemi economici pi avanzati.Nei Paesi pi poveri, per combustibile di solito si intende il legname, l'acqua zampilla senza alcun trattamento direttamente dalle sorgenti in superficie e da quelle sotterranee, le case sono di legno, le provviste di cibo dipendono da una agricoltura di sussistenza e, quindi, dalla qualit del suolo.

La sostenibilit di queste societ dipende in maniera evidente dal mantenimento degli stock di risorse naturali, che, tuttavia, possono essere conservati senza che questo implichi la sostenibilit della societ stessa, dato il basso margine di flessibilit: bastano, infatti, pochi anni di siccit, una guerra o una crisi drammatica perch la societ venga fatta arretrare di molti anni per quanto riguarda le sue prospettive di sviluppo.Se, invece, gli stock risorse fossero pi grandi, ci sarebbe un maggior margine di flessibili per adeguarsi a questi shock esterni.

Ora, poich il capitale prodotto dall'uomo spesso non disponibile in queste societ, non possiamo affermare con certezza che esso assicurerebbe una capacit di recupero uguale, se non addirittura maggiore: potrebbe accadere, ma non possiamo verificarlo perch esso non disponibile.

In questi casi, una maggiore quantit di capitale naturale pu significare una maggiore capacit di ripresa dagli shock e, quindi, una societ pi sostenibile.15.5. Equit intergenerazionale

Unaltra ragione per conservare lo stock di risorse naturali quella di assicurare un uguale accesso ad esso alle varie generazioni.Lequit intergenerazionale fa riferimento all'idea di uguaglianza o giustizia tra generazioni diverse, istanza che, se accolta come obiettivo sociale (lo vedremo nel capitolo 14), segnerebbe un punto a favore della conservazione di KN .Ogni irreversibilit implica leliminazione di una alternativa per le generazioni future, poich non possibile garantire l'accesso alle risorse se queste si sono estinte.

15.6. I diritti in natura

Nessuno pone in dubbio che gli uomini possiedono dei diritti: ma si pu dire lo stesso anche per gli altri esseri viventi?

D'altro canto, se accettiamo che gli animali abbiano dei diritti, uno di questi certamente quello di vivere per poter esercitare gli altri diritti.

Quando distruggiamo il capitale naturale stiamo invariabilmente distruggendo l'habitat, ossia, l'ambiente di cui gli animali hanno bisogno per la loro stessa esistenza; , quindi, probabile che la riduzione di KN sia in conflitto con i diritti degli animali.

15.7. Il significato della costanza dello stock di capitale naturale

La nostra discussione ha suggerito che la sostenibilit pu essere analizzata in termini del requisito di mantenimento dello stock di capitale naturale, requisito che implica l'esistenza di limiti posti dal funzionamento dell'ambiente nel suo ruolo di sistema di sostegno per l'economia.

Quanto sia possibile rendere meno stringente quel requisito dipende dalle nostre idee sul:

a) grado di sostituibilit tra risorse rinnovabili e risorse non rinnovabili

b) tra capitale prodotto dall'uomo e capitale naturale

c) dal ruolo del progresso tecnologico nel ridurre il fabbisogno di risorse naturali quali input per un miglioramento unitario nel livello di vita,

d) dagli effetti della crescita demografica sul deperimento dello stock di capitale naturale.

Le implicazioni sono di questa natura:

1. Il capitale naturale costante se la sua quantit fisica non cambia: di fatto, non abbiamo alcun modo di sommare quantit fisiche differenti (ad esempio, tonnellate di carbone, metri cubi di legname, litri di acqua).

L'approccio economico tradizionale imporrebbe di valutare ogni tipo di risorsa in termini monetari e poi di calcolare, per somma, il valore monetario aggregato, se questo fosse possibile.

2. Potremmo ragionare in termini del valore unitario dei servizi di KN cio a dire, potremmo fare riferimento ai prezzi delle risorse naturali e cercare di mantenere costanti questi in termini reali; a patto di credere che i prezzi riflettono la scarsit assoluta questione che verr discussa nel capitolo 16 abbiamo che prezzi reali costanti implicheranno uno stock costante di capitale naturale nel senso appena definito.

Molte risorse, tuttavia, non hanno prezzi osservabili, per cui avremo bisogno di trovare in qualche modo dei prezzi impliciti o prezzi ombra.3. Potremmo pensare a un valore costante dei flussi di risorse che derivano dallo stock di capitale naturale; diversamente dal caso dei prezzi costanti, si permetterebbe alla quantit di diminuire, ma al prezzo di salire, mantenendo il valore costante.15.8. Stock esistenti e stock ottimali di capitale naturale

La conservazione dello stock di capitale naturale compatibile con parecchie situazioni.

Lo stock in questione potrebbe essere quello esistente nel momento in cui vengono prese le decisioni lo denomineremo stock esistente oppure, potrebbe essere lo stock che dovrebbe esistere.

Secondo la teoria economica ci sono dei costi e dei benefici derivanti dalla modificazione dello stock di capitale naturale;

se viene ridotto, deve esserci qualche scopo: lo spazio lasciato libero dalle foreste, ad esempio, serve all'agricoltura.

Ogni opera dell'uomo che distrugge una risorsa naturale ha, quindi, dei benefici in termini dei guadagni che derivano dall'uso al quale destinata la terra; analogamente, l'impiego dell'atmosfera o degli oceani come ricettori di rifiuti produce dei benefici in quanto i mezzi alternativi di smaltimento dei rifiuti sono spesso pi costosi;.

l'ambiente, quindi, nella sua funzione di ricettore di rifiuti, riduce i costi di produzione e delle attivit di consumo.D'altro canto, la distruzione dell'ambiente ha anche dei costi dal momento che molte persone usano le risorse ambientali, ad esempio, quando ammirano la natura nei momenti di svago, per scopi scientifici o per la caccia.L'ambiente possiede non solo dei valori d'uso, ma anche un valore di esistenza, come dimostra il fatto che a molti piace pensare che l'ambiente vada conservato per se stesso.Questi valori non d'uso devono allora essere sommati ai valori d'uso per ottenere il valore economico totale delle risorse o dell'ambiente conservati (si veda il capitolo 9).

Nella figura 3.2 viene raffigurato il confronto tra i costi e i benefici:

sull'asse orizzontale compare lo stock di capitale naturale, mentre

sull'asse verticale sono indicati i costi e i benefici.

La curva dei costi indica che, al crescere dello stock di capitale naturale KN, ci sono dei costi crescenti nella forma dei benefici perduti per non aver conservato l'ambiente; la curva dei benefici rappresenta i benefici sia per coloro che utilizzano che per quelli che non utilizzano le risorse naturali.L'analisi economica indicherebbe in K*N lo stock ottimale di risorse naturali: se lo stock esistente si trova alla destra di K*N allora ci sar un beneficio in termini netti a ridurre lo stock, ovvero, a danneggiare e distruggere l'ambiente;

ma, se lo stock esistente collocato alla sinistra di K*N, allora saranno necessari dei miglioramenti nella qualit dell'ambiente.

Lo sviluppo sostenibile sar compatibile solo se ci troviamo alla sinistra del punto di ottimo indicato nella figura 3.2, o in coincidenza con esso, dal momento che la sostenibilit compatibile con laccrescimento delle risorse naturali.

15.8.1. Alcune osservazioni.

1) Si indotti a pensare che in molti Paesi in via di sviluppo gli stock esistenti siano inferiori al livello ottimale.

In qualche misura, perci, per questi Paesi risultano quasi inutili le considerazioni in merito a ci che costituisce precisamente un ottimo.

2) La seconda osservazione si ricollega allidentificazione dellottimo nella figura 3.2: l'affermazione secondo la quale gli stock di capitale dovrebbero essere ottimali risulta, infatti, essere una tautologia, mentre la caratteristica interessante dell'ottimalit consiste nel modo in cui vengono calcolati i benefici derivanti dall'accrescimento del capitale naturale.In questo contesto, il fattore critico sta nel riconoscimento della multifunzionalit delle risorse naturali, compreso il loro ruolo di sistemi integrati di sostegno alla vita.E ancora una questione aperta fino a che punto l'analisi costi benefici riesca a catturare le funzioni di sostegno alla vita come, ad esempio, i contributi ai cicli geochimici.Di fronte all'incertezza e ai fenomeni di irreversibilit, la conservazione del patrimonio esistente potrebbe essere una strategia profondamente avversa al rischio o, in altri termini, persino nei Paesi in cui sembrerebbe possibile ridurre gli stock di capitale naturale esistono i rischi seguenti:

a) la nostra comprensione delle funzioni di sostegno alla vita da parte dell'ambiente imperfetta;

b) la nostra capacit di sostituire quelle funzioni, anche qualora la loro perdita sia, in teoria, reversibile, presenta dei limiti;

c) le perdite sono spesso irreversibili.

3) Osserviamo che c' la tendenza a definire l'ottimalit in termini di efficienza economica, mentre la conservazione dello stock di capitale naturale serve a realizzare altri obiettivi sociali; a questo proposito, la figura 3.2 utile, ma non comprende i benefici degli stock di capitale naturale che non sono misurati in termini dell'efficienza, tra i quali troviamo alcuni obiettivi distributivi, sia all'interno delle generazioni presenti che tra generazioni presenti e future. Ovviamente, dobbiamo avere la certezza che questi obiettivi non misurati in termini di efficienza non possano essere meglio realizzati con la conversione del capitale naturale nel capitale umano una questione su cui ritorneremo tra breve.

4) Una quarta ragione per sostenere che gli stock esistenti sono importanti emerge dalla ricerca recente sull'uso della disponibilit a pagare e della disponibilit ad accettare una compensazione come misure del beneficio. Una base concettuale per la stima di un beneficio consiste nel riuscire a determinare cosa siano disposti a pagare gli individui per assicurarsi tale beneficio: ad esempio, se abbiamo un bene ambientale e se esiste la possibilit di aumentare la sua dimensione, allora una misura del valore economico di quellaccrescimento della dimensione consister nelle somme di denaro che gli agenti sono disposti a pagare per ottenere la terra o un'altra risorsa naturale. Non , quindi, di grande rilevanza sapere se esista un reale mercato per quel bene ambientale, poich possiamo determinare ancora cosa sarebbero disposte a pagare le persone se solo ci fosse stato un mercato (si veda il capitolo 10). Allo stesso modo, se si deve ridurre la quantit di una risorsa naturale, possiamo chiedere quale compensazione sarebbero disposti ad accettare gli individui per rinunciare a questa risorsa. La teoria economica sostiene che la differenza tra le misure della disponibilit a pagare e della disponibilit ad accettare una compensazione (la variazione equivalente e la variazione compensativa del benessere) non differiranno in maniera significativa, ossia, una misura della disponibilit a pagare in cambio di un piccolo guadagno sar uguale, all'incirca, a ci che viene richiesto per essere compensati per la rinuncia ad una piccola quantit del bene. Sul fronte della ricerca empirica, invece, giungono conclusioni differenti, nel senso che ci sarebbero grandissime discrepanze tra disponibilit a pagare e disponibilit ad accettare una compensazione. La prospect theory, ad esempio, offre una giustificazione logica del perch la compensazione sia molto pi grande: ci che esiste viene considerato come un punto di riferimento, e l'atteggiamento verso ci che gi si possiede o si sperimentato differente da quello che si assume nei confronti d una prospettiva di guadagno; in altri termini, la funzione di valutazione nella figura 3.2 ha un punto d'angolo in corrispondenza dello stock di risorse esistente. La figura 3.3 il risultato della modificazione della figura 3.2: l'esistenza dello spigolo implica che il livello ottimale di K sembra essere quello in corrispondenza dello spigolo, cio a dire, stock esistente e stock ottimale di capitale naturale coinciderebbero, e questo, nei termini dell'idea delcapitale costante nel contesto di uno sviluppo sostenibile, implica che si dovrebbe attribuire un valore elevato alle riduzioni dello stock esistente di capitale confermando, in tal modo, la visione secondo la quale la conservazione degli stock esistenti abbia essa stessa un'alta priorit.

15.8.2. In generale

Mentre nella teoria economica esiste una potente giustificazione per pensare in termini di mantenimento dello stock ottimale di capitale piuttosto che di quello esistente come condizione fondamentale per la sostenibilit, esistono tuttavia delle ragioni per la conservazione almeno dello stock esistente di capitale: per le nazioni povere che dipendono dalle risorse naturali.La conservazione delle risorse permette di realizzare obiettivi non in termini di efficienza, mentre l'ottimalit tende ad essere definita unicamente in termini di efficienza. Infine, anche in termini di efficienza, l'esistenza di una funzione di valutazione che ha un punto d'angolo in corrispondenza della dotazione esistente di risorse naturali aggiunge importanza alla conservazione degli stock esistenti.

ECONOMIA DELLAMBIENTE

Cap. 4

IL LIVELLO OTTIMALE DI INQUINAMENTO

ECONOMIA DELL'AMBIENTE.DOC16. linquinamento come esternalita

La definizione economica di inquinamento dipende da:

un effetto fisico dei rifiuti sullambiente

da una reazione delluomo a quelleffetto fisico, di natura biologica, chimica, ecc.

Chiameremo queste reazioni da parte delluomo perdita di benessere.

Linquinamento pu avere due significati economici:

1. un costo esterno, noto anche come esternalit o diseconomia esterna.

2. Oppure un beneficio esterno, noto anche come esternalit positiva o economia esterna.

Siamo in presenza di un costo esterno se prevalgono le due condizioni seguenti:

unattivit intrapresa da un agente provoca una perdita di benessere a un altro agente.

La perdita di benessere non viene compensata.

Entrambe le condizioni sono necessarie: infatti, se la perdita viene compensata si dice che leffetto stato internalizzato.17. Il livello ottimale di esternalit

stato messo in rilievo che

la presenza a livello fisico dellinquinamento non implica che esista linquinamento a livello economico.

Anche se esiste, linquinamento a livello economico improbabile che esso debba essere eliminato.Si pu dimostrare questa proposizione con riferimento alla fig. 4.1.

Sullasse orizzontale = livello di attivit economica Q dellinquinatore.

Sullasse verticale = costi / benefici in termini monetari.

Retta BMNP = BENEFICI MARGINALI NETTI PRIVATI.

(In appendice 1 vedi derivazione formale della retta nel caso in cui linquinatore sia unimpresa).

Chi inquina sosterr dei costi per la sua attivit e, daltra parte, ricever dei benefici sotto forma di ricavi.

La differenza

Ricavi Costi = beneficio netto privatoLa BMNP la versione marginale = ( beneficio netto / ( unitaria attivit.Retta CMAE = COSTO MARGINALE ESTERNO = valore del danno addizionale causato dallattivit Q (qui una funzione crescente delloutput Q: in appendice 2 vedi altri funzioni).

Siamo ora in grado di identificare

il livello ottimale di esternalit l dove BMNP = CMAEcio beneficio = costo marginalein quanto area sotto BMNP = beneficio totale netto privato dellinquinatore

mentre area sotto CMAE = costo totale esterno.

Si potrebbe, quindi, stabilire che lo scopo di una societ consiste nella massimizzazione della somma dei benefici meno la somma dei costi.Se cos fosse, allora

triangolo OXY = area massima del BN

e, quindi, Q* = livello ottimale attivit.

Ne segue che, a questo livello di attivit,

liv. fisico inquin. = liv. ottim. inquin.

Infine

q.t ottimale danno economico per liv ottim inquin Q* = area OYQ* = area B in fig. = liv ottim esternalit.

Formalmente abbiamo che in Q*

BMNP = CMAE

Ma dallappendice 1

BMNP = P CMA

Dove CMA = costo marg produz prodotto inquinante, P = prezzo.

Da cui

P CMA = CMAE

P = CMA + CMAE = CMAS = COSTO MARG SOCIALE

Ma luguaglianza

PREZZO = COSTO MARG SOCIALE = ottimalit Paretiana.

18. Definizione alternative di inquinamento

I testi popolari parlano di eliminazione dellinquinamento.

Ma, osservando la fig. 4.1. vediamo che ci possibile solo non producendo affatto il bene che inquina.

Daltra parte le leggi della termodinamica implicano che non esiste un bene non inquinante, per cui avere

Un livello zero di inquinamento = avere un livello zero di produzione.Tuttavia, la situazione non cos estrema come pu sembrare: si tratta di considerare la fig. 4.1. da un importante punto di vista.

Abbiamo visto in precedenza che lambiente pu essere caratterizzato da una certa capacit di assimilazione A: esso, cio, pu ricevere un certo livello di rifiuti R, degradarlo e convertirlo in prodotti non dannosi o addirittura utili.

Allora se

R < A = emerge una esternalit temporanea positiva

Se R > A = degrado dellambiente.In presenza di una capacit di assimilazione dellambiente, i livelli ottimali di inquinamento sono espressi nella fig. 4.2.

Al di sotto del livello di attivit economica Qa, lunico tipo di esternalit sar temporanea, cio lambiente torner alla normalit una volta che abbia smaltito i rifiuti.Da notare che lanalisi non influenzata dalla posizione dellorigine della curva CMAE.

La fig. 4.2. non modifica sostanzialmente lanalisi precedente circa il liv econom ottim dellinquin.

Tuttavia possiamo ora constatare che lidea di liv zero di inquin non cos banale come sembrava: il liv zero di inquin rimane ancora un liv non ottim, ma non implica pi un liv nullo di attivit economica, come appare dalla fig. 4.2.

Questultima fig mostra anche in che modo

Il liv di attiv econom sia collegato al liv di rifiuti emessi.

Assumendo che i rifiuti siano diret proporz al liv attiv econom, possiamo trasformare una q.t di Q in un corrispondente livello di R, cos

Q* = liv ottim attiv econom = R* = liv ottim di rifiuti che producono inquin.19. TIPI DI ESTERNALITA

Siamo, ora, in grado di definire qualche altro termine, riferendoci alla fig. 4.1.

Area BLiv ott estern

Area A + BLiv ott BNP per inquinatore

Area ALiv ott BNS (benefici soc netti)

Area C + DLiv ester non ott da eliminare con regolamentazione

Area CLiv BNP socialmente ingiustificati

Q*Liv ott attiv econom

Q(Liv attiv econ che produce max BP

Con riferimento alla fig. 4.1. si dimostra che

IN PRESENZA DI ESTERNALITA ESISTE UN DIVARIO TRA COSTO PRIVATO E COSTO SOCIALESe questo divario non viene corretto linquinatore continuer ad operare al punto Q(, dove

BP = A + B+ C =max, mentre

COSTO ESTERNO = B + C +D.

Cos

BNS = A + B + C B C D = A D, cio < A

dove A = BNS quando attiv inquin = Q*.

Si dice che

Il liv ester = C + D Pareto rilevante

poich la sua rimozione porta a un guadagno netto in termini di BS mentre

Il liv ester B Pareto irrilevantepoich la sua rimozione non affatto necessaria.

20. CHI SONO GLI INQUINATORI?

PRODUTTORE DI ESTERNALITARICEVITORE DI ESTERNALITA

ImpresaImpresa

ImpresaIndividui

IndividuiImpresa

IndividuiIndividui

StatoImpresa

StatoIndividui

Lo stato spesso genera effetti esterni attraverso una legislazione e regole deboli.21. Conclusioni

1. Gli scienziati tendono a definire linquinamento in modo diverso rispetto agli economisti

2. Per leconomista linquin un costo esterno che ha luogo solo se uno o pi individui subiscono una perdita di benessere.

3. Anche in questo caso, gli economisti non consigliano leliminazione dellesternalit poich

Liv ottim estern ( zero.4. Ma lidea di un liv = zero di inquin non assurda per i seguenti motivi:

5. lambiente tende ad avere una CA (capac assimil) > ZERO

6. possibile separare lattivit economica dagli scarichi di rifiuti mediante linstallazione di impianti di depurazione.

7. Sono inquinatori non solo le Imprese, ma anche gli individui e lo Stato.

8. Nellanalisi svolta si supposta la condizione della concorrenza perfetta: se si abbandona questa ipotesi, alcune conclusioni cambiano.

22. Appendice 1: la derivazione della curva del BMNP

Vediamo, in modo formale, in che modo pu essere derivata la curva BMNP, nel contesto della teoria dellimpresa in concorrenza perfetta.

Nella fig. A 4.1. sono rappresentate:

una curva di domanda

una curva di CMA per unimpresa in concorrenza perfetta.

Sottraendo dal prezzo P il CMA, otteniamo una curva del profitto marginale (v. curva sotto) = ( MA = ( di profitto / ( unitaria di produzione (( = PROFITTO).

In questo modo

(( = area sotto curva ( MA = max

se ( MA = 0.

Il ( = BN ottenuto dallimpresa e, quindi, ( MA = BMNP.

E VALIDO SOLO IN CONDIZIONI DI CONCORRENZA PERFETTA.ECONOMIA DELLAMBIENTE

Cap. 5

RAGGIUNGIMENTO DEL LIVELLO OTTIMALE DI INQUINAMENTO ATTRAVERSO IL MECCANISMO DEL MERCATO

ECONOMIA DELL'AMBIENTE.DOC23. I DIRITTI DI PROPRIET

Nel capitolo 4 abbiamo dimostrato che

Un liv soc ottim di attiv econom ( da ottimo priv

Se vi sono costi esterni

Come raggiungere, allora, lottimo sociale?

In questo contesto sembra necessario lintervento dello Stato.

Ma approfondiamo il perch i mercati non raggiungono in modo naturale il livello ottimale di esternalit.

Ronald Coase ha espresso per la prima volta lidea che i mercati possono essere spinti nella direzione di garantire la q.t ottim di esternalit, senza che sia necessaria una regolamentazione su scala completa.23.1. Definizione del diritto di propriet

Un diritto di propriet si riferisce al diritto alluso di un bene: questi diritti raramente sono assoluti, ma risultano circoscritti in qualche misura dalle regole universalmente accettate di una societ: ad esempio, il diritto di coltivare la terra non comprende anche il diritto di far crescere piante doppio.

Si dice che i diritti sono attenuati.

I diritti possono essere

Privati

Comuni (propriet comune).

24. Negoziazioni di mercato i