Eco della Solidarietà

16
ANNO 2 - N°3 - 2012 Copia gratuita

description

Accogliere, assistere, integrare e formare le persone ospiti nei nostri centri

Transcript of Eco della Solidarietà

Page 1: Eco della Solidarietà

ANNO 2 - N°3 - 2012Copia gratuita

Page 2: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

2

VIA SAPONARO, 40tel: 02 - 8265233 Mezzi pubblici con fermatanelle vicinanze: MM2 fermata AbbiategrassoTRAM 3 - 15 fermata Scuola Santarosa

Orari: Lunedi-Venerdi 8,30/12.30 - 14,30/17,00 - Via Bertoni, 9 - Milano - Tel 02.62545941

IL CENTRO SERVIZI

SEGRETARIATOSOCIALE

SERVIZIODOCCE

GUARDAROBA

SERVIZIOMENSA

CASE DIACCOGLIENZA

ASSISTENZASANITARIA

SCUOLA DI

ITALIANO

UNITA’ MOBILEASCOLTOITINERANTE

SERVIZI PER I MINORISTRANIERI

SERVIZI PERGLI ANZIANI

SOLIDARIETA’EVENTI

VIA BERTONI, 9Tel 02.62545941 Mezzi pubblici con fermatanelle vicinanze: MM3 fermata TuratiMM2 fermata MoscovaTRAM 1 - 2 fermata Turati

MM2 fermata AbbiategrassoTRAM 3 - 15 fermata Scuola Santarosa

PER SAPERECON CHI PARLARE

Rossella Zenoni - Responsabile

Rosamaria Vitale - Psicologa

Micaela Paleari - Assistente Sociale

Giancarlo Fenini - Responsabile Logistica

LA SEGRETERIA

LA CASA DI SOLIDARIETA’

Page 3: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

3

A ccogliere, assistere, integrare e formare le persone ospiti nei nostri centri, è un lavoro che richiede grandi competenze, avendo la consape-volezza che quanto facciamo oggi si rifl etterà sul loro futuro; tutti noi oggi, investiamo nelle loro vite, nel loro futuro e nelle loro speranze. E come bambini, li prendiamo per mano e insegniamo loro a parlare una nuova lingua ( l’italiano ), a conoscere un nuovo paese, una nuova città. Viene insegnato loro come richiedere dei documenti, come acquistare un biglietto atm, come scrivere un curriculum, come usare i mezzi per cercare un lavoro, come aprire un conto in banca; ma insegniamo loro anche la vita comuni-taria avendo rispetto l’uno dell’altro, li sproniamo al dialogo e al confronto con altre culture e religioni e soprattutto insegniamo loro, che una volta rag-giunta l’autonomia lavorativa, economica ed abitativa non dovranno maidimenticare i momenti di diffi coltà passati, non dovranno mai voltarsi dall’al-tra parte se incontreranno chi chiederà loro l’elemosina, ma dovranno loro stessi diventare esempio per tutti gli altri , di come con l’umiltà nel chiedere aiuto, si possa ricominciare una nuova vita.Tutto questo si chiama formazione, una formazione non solo culturale ma anche morale e umana; ed è solo attraverso questa formazione che possia-mo avere la certezza, che dal momento in cui la persona lascerà le nostre strutture per “ camminare “ da solo, avrà la forza e gli strumenti per non tornare più indietro. Fr Clemente Moriggi

LA FORMAZIONE

Fr Clemente dialoga con due richiedenti asilo politico, ospiti della Casa di Solidarieta’ di via Saponaro

Page 4: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

4

L’ esperienza si chiama: Scuola di Italiano per Minori stranieri con lezioni di Educazione Ci-vica e temi riguardante la Salute.E’ nata due anni fa, vive ancora oggi con diverse modalità e approcci, ma è sempre una signifi ca-tiva realtà di amore, di crescita umana, culturale e interiore.Un lungo tempo “speso bene” dai frutti abbon-danti e gustosi, defi nito da alcuni: “un tempo di preziosa relazione”, con momenti altalenanti comprensibili in ogni esperienza e storia.Imparare insieme una lingua, un comportamento più consono, una relazione libera ed educante, i principi per una buona integrazione nell’attuale contesto sociale sono stati i nostri principali ca-valli di battaglia e i risultati ci sono stati con una esperienza vivace rimasta scritta nell’anima dei ragazzi.Parecchi sono i racconti di noi insegnanti delle quattro classi iniziate con tante e davvero nume-rose diffi coltà, ma superate ogni volta da una profonda e vera relazione: il volto di ogni mi-nore è il volto della persona che tende la mano non con una semplice storia raccontata, ma con gli occhi di un vissuto che segna per sempre una storia sofferta e gioiosa, colma di vitalità e pro-gettualità.Ogni ragazzo è stato protagonista in modo si-gnifi cativo della propria esistenza e lo è tutt’ora con i desideri, i progetti, la fi ducia, le sconfi tte e le vittorie.L’intento della Scuola d’Italiano, nel suo piccolo spazio, è stato l’insegnamento della lingua italia-na, della relazione, delle scoperte culturali, delle differenze che uniscono come quelle religiose e delle origini.Una scuola davvero dai mille volti, una iniziativa

UN LUOGO PER CRESCERE INSIEME

che ha coinvolto molte persone diverse, una me-todologia didattica semplice ed effi cace orientata anche dal punto di vista psicologico alla promo-zione integrale della persona, una crescita nel bene.Vorrei ringraziare con cuore aperto i colleghi insegnanti che mi hanno insegnato ancora una volta lo stile della generosità: Angelo Ajroldi, Alessandro Gagliardi, Filippo Penati, Francesco Bonelli.L’offerta del loro dono nell’insegnamento è stato il segno di un bene vissuto e coraggioso.In questi due anni i ragazzi hanno partecipato ai corsi con le resistenze, gli entusiasmi, le noie e gli impulsi di tutti gli alunni del mondo e hanno rag-giunto quasi tutti una buona comprensione della lingua comunicando in modo soddisfacente. Dopo aver superato gli esami fi nali quarantaset-te di loro hanno ottenuto l’attestato di primo e secondo livello, gli altri completeranno la forma-zione il prossimo anno.Bisogna gioire per tutto questo. Fr Celeste Vecchi

non solo scuola d’italiano

Con gli esami fi nali, 47 ragazzi hanno ottenuto l’attestato di studio di primo e secondo livello. Ecco la testimonianza dell’insegnante coordinatoredi un progetto per la promozione integrale dell’io che si è fatto realtà

Il disegno di uno degli allievi della Scuola di Italiano per Minori stranieri.

Page 5: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

5

UN PENSIERO PERSONALESULL’INSEGNAMENTO

In quel momento apparve la volpe, vide il piccolo principe, lo salutò e gli chiese:Vieni a giocare con me, non sono addomesticata». «Che cosa vuol diraddomesticare» domandò il piccolo principe. «Non sei di queste parti, tu. Che cosa cerchi?» disse la volpe. «Cerco gli uomini… Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?» disse il piccolo principe. «È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…Tu fi no ad ora per me non sei che un ragazzino ugualea centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me.Io non sono per te che una volpe uguale a centomila altre volpi. Ma se tu miaddomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro e la mia vita sarà comeilluminata. Per favore... addomesticami». «Volentieri», rispose il piccolo principe «ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose». «Non si conoscono che le cose che si addomesticano», disse la volpe.«Che bisogna fare?» Domandò il piccolo principe. «Bisogna essere molto pazienti» rispose la volpe. «In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così,nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parolesono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…» da Il Piccolo Principe di A. de Saint-Exupery

Perché ho scelto questo strano incipit per un articolo sulla scuola, quando poi non mi era stato chiesto altro che un pezzo divertente? Perché la scuola è molto di più di un semplice centro di ag-gregazione dove passare qualche ora per ingan-nare la noia e magari portare a casa qualcosa. È un luogo dove sempre si accende una scintilla e le parole di Saint-Exupery non solo riassumono la mia personale visione e quella dei miei colle-ghi sul senso dell’incontro vero con l’altro, ma anche perché le ritengo molto adatte a spiegare, in modo non “libresco” o eccessivamente tecnico, che cosa intendo nel dire che l’approccio cui tutti noi ci ispiriamo s’incentra su due concetti chiave: motivazione e affettività.

Chi è e che cosa fa dunque uninsegnante di italiano Essenzialmente lo defi nirei un motivatore per-ché, in effetti, la motivazione è l’unica, vera molla che può spingere uno straniero (certo non un ma-nager o uno studente universitario, ma una per-sona che ha scelto di stravolgere la sua vita per migliorarne, in prospettiva, la qualità) a mettersi in gioco con un’impresa in molti casi davvero ar-dua. La motivazione, dunque, è il carburante, la scintilla che mette in moto il motore, l’hardware

del nostro cervello. Senza motivazione succede un fenomeno strano, quanto automatico: si alza il “fi ltro affettivo”, una sorta di porta blindata che si chiude ermeticamente e blocca l’accesso alle informazioni e, in ogni caso, impedisce loro di sedimentarsi e diventare parte integrante del pa-trimonio conoscitivo. Tenere desta la motivazione è ciò che induce lo straniero a tornare a scuola anche quando ha ormai trovato lavoro e quin-di apprendere l’italiano non appare più il primo passo importante da fare per guadare il fi ume. Questo è l’aspetto del mio lavoro che mi stimola maggiormente perché è davvero in questa fase che si gioca la possibilità di fargli compiere il vero salto di qualità.Al termine motivatore aggiungo però subito l’aggettivo amico, perché l’insegnante che i miei colleghi e io ci sforziamo di essere è infatti quel tipo di “volpe italiana” che assume una con-notazione particolare, come nelle parole del Pic-colo Principe. Quella che ti prende per mano e ti aiuta a promuovere e sostenere la tua autostima, la fi ducia nelle tue capacità espressive e comuni-cative, quella che ti rassicura dicendoti : «parlo veloce, parlo diffi cile, ma se capisci me, capirai chiunque e mi capirai sicuramente, fi dati di me e della mia esperienza». Nelle nostre classi, è

Page 6: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

6

vero, si ride, si ride molto, perché nessuno ha vo-glia di imparare una cosa noiosa, soprattutto al termine di una giornata faticosa e di un percorso non breve in una sera di pioggia o di freddo. Le regole sono, appunto, noiose: in realtà si aspet-tano di impararle e taluni le pretendono come un buono pasto, sta a noi dimostrargli che non è da lì che si comincia. Qual è, infatti, il senso del frequentare un corso di italiano? Imparare a co-municare, in pratica a diventare autonomi, liberi dall’ignoranza linguistica che impedisce loro di esprimere se stessi in mille situazioni diverse. Così siamo arrivati alla foto, che non è qui per

LA SCUOLA DI ITALIANO

Il racconto dei momenti più stimolanti dei primi mesi di lavorodi un volontario alla sua prima esperienza di insegnante

A colpirmi sono state l’effi cienza e l’effi cacia dell’organizzazione. La serietà, la competenza e l’abnegazione con cui il lavoro di approccio con i volontari viene condotto. Per non parlare del calore umano che si percepisce, trasmesso nei se-gnali più convenzionali e della motivazione con cui vengono condotti gli incontri introduttivi per i nuovi volontari. Ho molto apprezzato la laicità con cui, pur all’interno di un’istituzione ispirata a valori religiosi, sono stati affrontati gli argomenti e la modalità di trattarli (quella stessa laicità, che si è concretizzata nella libertà che viene data di intervenire con osservazioni o punti di vista non confessionali purché non in contraddizione con i

principi e i valori dell’Associazione). In generale, il metodo non direttivo con cui vengono impostati gli incontri del corso base.

Dalla teoria alla praticaMa ora passiamo ai fatti. Nello specifi co, per quanto riguarda l’attività che svolgo come volon-tario nel servizio della scuola d’italiano, mi è sta-to affi dato un giovane adulto della Sierra Leone analfabeta. Un po’ una sfi da che mi ha costretto a un’esperienza a ritroso, anche personale, tor-nando con la memoria ai tempi del mio appren-dimento scolastico elementare: l’insegnamento dell’alfabeto della nostra lingua, dell’emissione

caso (anzi è un po’ dappertutto perché la fan-ciullina l’ha “taggata” su facebook).Nella foto ci sono due vecchie volpi.C’è Beatrice e ci sono io, e c’è anche la piccola Principessa Rusi, con un sorriso che le mangia il faccino, alla consegna dei diplomi.Rusi è arrivata da noi fresca dall’Indonesia due anni fa e ha fatto il giro di ben tre classi salendo, ogni volta, di grado.All’inizio non diceva una parola, ma salutava (come ancora fa), piegando la sua fronte sulla nostra mano in segno di rispetto.Adesso parla di sé e del suo mondo in Indo-nesia, si è “fi danzata” con un compagno del suo primo corso, lavora in un bar, a giugno ha sostenuto con successo l’esame di certifi cazione europea dell’Università di Roma 3 (compresa la prova orale registrata), si è fatta tanti amici e a settembre tornerà. Rusi e i tanti che ancora mi telefonano, che si ricordano del mio compleanno, che mi portano le foto del loro matrimonio, che quasi mi hanno scodellato i loro pulcini in classe, mi hanno total-mente addomesticata. Antonella, la volpe felice

In prima persona

Page 7: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

7

Corso intensivo di lingua e cultura italiana anno scolastico 2012 – 2013SEDE via Bertoni 9 - Milano

Per accedere è necessario un test d’ingresso.

Per il primo quadrimestre si svolgerà nei giorni 10 -11- 12-13 settembre 2012 - orario: 17.30-19.30.

Per il II quadrimestre nei giorni 7-8- 9-10 gennaio 2013 - orario 17.30-19.30

Per le iscrizioni successive al 17 settembre, verrà effettuato un breve colloquio di orientamento tutti i

lunedì alle ore 18 per i corsi serali, tutti i martedì alle ore 9.45 per i corsi del mattino.

ISCRIZIONISono aperte tutto l’anno. Orari: 8,30/12,30/14-16,30

Quota di iscrizione 30 euro comprensiva di tutto il materiale didattico

Inizio delle lezioni

primo quadrimestre: 17 settembre 2012secondo quadrimestre: 14 gennaio 2013

LIVELLIAlfabetizzazione – Principianti – Intermedio – Avanzato(con preparazione all’esame di certifi cazione europea)

ORARI DEI CORSIcorso diurno

Base, A1, A2, B1: martedì e venerdì dalle 10 alle 12corso serale

Base: martedì e venerdì dalle 18 alle 20 corso serale

A1, A2, B1, B2: lunedì, mercoledì, giovedì dalle 18,30 alle 20

A tutti gli allievi che avranno frequentato regolarmente il corso verrà rilasciato un attestato di frequenza

Vuoi entrare a far parte del gruppo dei volontari che si dedicano alla scuola d’italiano? Telefona allo 02.62545960 per un colloquio informativo

dei suoni, dei primi rudimenti della lettura e del calcolo, e soprattutto dello sviluppo della capa-cità di simbolizzazione. Il problema è che se per noi è del tutto naturale che i segni abbiano un signifi cato, non lo è affatto per chi vi ci s’imbatte per la prima volta. Tanto più se per una memoria non allenata a trattenere quello che apprende. Direi che proprio questo è l’aspetto più frustran-te, e in determinati momenti anche estenuante, per chi insegna. Per contro, l’accorgersi che con pazienza e con metodo si ottengono i primi risul-tati provoca un sentimento di gioia che ti ripaga di ogni sforzo e ti rende la persona con cui lavo-ri, almeno per il tempo che vi trascorri insieme, davvero un amico. Il che produce anche un ef-fetto emozionale che rende più vivo il lavoro.

Si potrebbe fare di più…Certo mi è parso più agevole e a tratti divertente, il lavoro con uno studente di egiziano che, cono-scendo già l’italiano, ci ha permesso di applicar-ci anche alla scrittura.Per tirare le somme: il limite che ho rimarcato con il primo studente è che, terminata la lezione diffi cilmente questo tipo di allievo lavora da solo per compiere cioè quel lavoro di “fi ssazione “ di quanto ha appreso che renderebbe il cammi-no molto più spedito. Così ogni volta è un po’ come ricominciare da capo! Sarebbe auspicabi-le che, nel luogo dove risiedono, queste persone potessero disporre di un affi ancamento, di una persona che per un’oretta al giorno li aiuti a… “rinfrescare” quello che già hanno appreso. Massimo Gallerani

Page 8: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

8

Di accoglienza abbiamo parlato nel numero scorso, ma i nostri statuti ci invitano ad andare oltre. Infatti che cosa viene dopo l’accoglienza e soprattutto perché dobbiamo accogliere?Che senso ha ascoltare, aprirsi agli altri se non per pensare al loro bene? E qual è il loro bene? Ma attenzione i protagonisti non siamo noi, sono loro Intanto siamo sicuri di aver capito chi sono, da dove vengono?Semplifi cando possiamo vedere tre provenienze tipiche. C’è chi nasce da famiglie (o non-famiglie) alla deriva, senza alimento per il corpo e per lo spirito e si trascina come può fi nché non riesce più. E di questi casi ce ne sono anche qui da noi, senza andare in altri continenti.Chi invece proviene da situazioni anche positive se non agiate, ma perso il lavoro, la salute o la casa o lacerata la famiglia e perso ogni sostegno è sceso fi no al gradino più basso e non ce la fa più. Infi ne c’è chi viene da lontano, scacciato o in cerca di migliorare situazioni già precarie e giunto fra noi si aggrappa al gradino più basso per sopravvivere.Ma noi vogliamo capire di più perché al di là di classifi cazioni ognuno ha una identità e una storia sua: unica e irripetibile. Ma torniamo alla nostra domanda: qual è il loro bene? Essere affamati, allo sbando, incompresi, esclusi non è certo il loro bene: è compromesso non solo il loro benessere materiale ma anche la loro identità, la loro dignità, la fi ducia in se stessi, la stessa percezione delle loro risorse, il senso stesso del domani.Il loro primo bene è quindi innanzitutto esse-re messi in condizione di sopravvivere, ma non basta. Occorre che riprendano in mano la loro vita, darsi un progetto e giocare le loro risorse per

PENSIERI SULL’INTEGRAZIONE(O SULL’INCLUSIONE?)

“Su tutte le diffi coltà riguardanti l’immigrazione, dico: diamo prima l’accoglienza e poi le diffi coltà le affronteremo” (Andrea Gallo)

realizzarlo. Questo in una società egocentrica e competitiva è assai arduo. Ed è proprio attraver-so l’impatto con questa società che sono crollati. Ma in questa società dovranno pur vivere. Ma-gari cercando ambiti più accoglienti o creando-si loro stessi contesti più ospitali. Ma soprattutto imparando (o re-imparando) a conviverci. Attra-verso un cammino di recupero e valorizzazione delle proprie capacità nella ricerca di nuove op-portunità.

Inclusione socialeEcco perché parliamo di integrazione o, meglio, di inclusione sociale.Perché integrazione potrebbe voler dire voi vi adattate a noi, mentre inclusione o coesione so-ciale vuol dire piuttosto ci confrontiamo e cer-chiamo una convivenza armonica senza però sconvolgere un ordinamento, ma anche senza escludere la possibilità di migliorarlo…Inclusione sociale perciò non vuol dire appiattire e nemmeno condizionare al di là dei diritti di li-bertà e dignità. Inclusione vuol dire confrontarsi, spiegare le regole della nostra convivenza, mo-tivarle, convincere e solo all’estremo imporle con la forza della legge.Inclusione sociale vuol dire assicurare gli stan-dard sociali di convivenza attiva e responsabile, ma anche condividere diritti e doveri.Inclusione sociale è primariamente responsa-bilità pubblica (vedere in proposito il riquadro sugli orientamenti della Unione Europea*), ma se vogliamo essere attori di cittadinanza attiva dobbiamo essere tramite e sostegno alle perso-ne in diffi coltà per consentire loro di poter intra-prendere questo cammino. E sempre ricordando che “i protagonisti non siamo noi, ma sono loro!” Che ne pensate? gpb

UE e inclusione sociale 2000, Agenda di Lisbona: programma politico per l’inclusione sociale basato su 3 tipi di attività:1. Garantire a tutti l’accesso alle risorse di base, servizi sociali e diritti necessari per la partecipazione nella società e promuovere la partecipazione al mercato del lavoro2. Combattere le forme estreme di esclusione e l’esclusione dei gruppi e individui più marginali3. Coinvolgere nel processo di progettazione e realizzazione delle politiche tutti i livelli di governo e gli attori rilevanti (da: politiche di coesione dell’Unione Europea prof. Wolleb)

*Da una presentazione a cura di Chiara Gorreri, Elena Quagliotti, Deborah Pezzani 2009

Page 9: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

9

FORMAZIONE NON È SOLOSPECIALIZZAZIONE

Parlare di formazione in un sistema complesso come il nostro,formato di 3 entità (una Fondazione, una Associazionee una Cooperativa sociale) e 18 servizi, assicuratidalla presenza di operatori professionali, volontari e altri addettiper servizi ausiliari, vuol dire lavorare su due fronti

E su due fronti davvero importanti. Da una parte, quello della specializzazione. Per aiutarci ad aumentare le nostre consapevolezze e cono-scenze al fi ne di migliorare la qualità con inizia-tive mirate nell‘ambito di ciascun servizio.Dall’altra il fronte della trasversalità. Per cono-scerci meglio fra noi, per collaborare sempre meglio nell’interesse delle persone in diffi coltà che si rivolgono a noi, ma anche per sviluppare sinergie (1+1=3) che sono sempre più necessarie con l’aumento della complessità e la riduzione di risorse che caratterizzano le nostre condizioni operative.Il rischio di investire solo sulla specializzazione rischierebbe infatti di favorire compartimenti sta-gni, persone preparate ma che hanno diffi coltà a parlarsi e a lavorare insieme, a sentirsi parte di un unico sistema.Un esempio che ha incontrato molto interesse e una partecipazione decisamente signifi cativa è stato il corso Prendersi cura organizzato lo scor-so anno e che è stato condiviso fra 4 servizi: Ac-coglienza, Centro di ascolto, Centro di aiuto e Unità mobile/ascolto in strada.

La mensa:una unità complessaAnche quest’anno è in cantiere una iniziativa all’insegna della trasversalità. Infatti, anche se interessa un solo servizio, la mensa, riunisce in un cammino comune operatori professionali, au-siliari e volontari impegnati nei vari ruoli che si esprimono in questo servizio reso oggi partico-larmente complesso anche per la eterogeneità delle persone che vengono ospitate con esigenze e aspettative assai diversifi cate.Il programma, sotto la guida dei Responsabili e con la partecipazione anche di esperti esterni -

sotto la supervisione del direttore delle Opere - prevede colloqui individuali e lavori di gruppo non solo sui principi e sulle logiche organizzative (ruoli, procedimenti, metodi…), ma anche sugli aspetti concreti delle attività operative sul campo. Il tutto per ottenere un livello di qualità non solo nel servizio diretto (buoni cibi serviti in modo adeguato), ma anche uno stile di accoglienza fraterno e rispettoso della dignità delle persone pur in condizioni per diversi aspetti sempre più complesse e stressanti.I lavori consentiranno anche di aggiornare il ma-nuale organizzativo che consentirà di assicurare nel tempo gli obiettivi previsti, salvo, naturalmen-te, ulteriori aggiornamenti secondo le necessità che insorgeranno. gpb

Volontari, operatori e ospiti della mensa di via Saponaro

Page 10: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

10

Gli è stato consegnato nella Giornata della Riconoscenza 2012 dal presidente della Provincia di Milano alla presenza del cardinale Scola

A FRATE CLEMENTE MORIGGI IL PREMIO ISIMBARDI

Ricevere un premio o un riconoscimento per chi lavora nel sociale è una di quelle occasioni in cui si realizza come ogni singolo giorno passato ad aiutare gli ultimi, i clochard, i richiedenti asilo politico, i minori abbandonati, abbia contribui-to a far diventare la Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus, un Centro di primaria importanza su Milano. Ed è quanto abbiamo pensato tutti noi lo scorso 15 giugno, alla noti-zia che il Presidente della Provincia di Milano, l’onorevole Guido Podestà, avrebbe consegna-to a Fr Clemente Moriggi il PREMIO ISIMBARDI 2012, con un discorso di accompagnamento che riassume tutte le attività svolte: “Anima di Fonda-zione Fratelli di San Francesco D’assisi Onlus, da sempre impegnato nella cura e accoglien-za dei più bisognosi. Instancabile e determina-to, a Milano è una vera e propria istituzione e punto di riferimento per le emergenze umani-tarie, capace di accogliere persone in diffi col-tà e di guidarle all’integrazione e al ritorno in società. Nell’ultimo anno Fr Clemente Moriggi nelle strutture della Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus, ha accolto richieste di 12.500 persone in diffi coltà, effettuato 40.000 visite generiche e specialistiche, accolto 3.200

senza fi ssa dimora, clochard anziani e richie-denti asilo politico, accolto 70 minori non ac-compagnati, seguito 1.950 anziani tramite i custodi sociali, 173 tramite call center per un totale di 9.230 chiamate e consegnato 12.440 pasti caldi a domicilio. Numeri che danno la di-mensione della sua grande missione.”La consegna della pergamena è avvenuta in via Vivaio 7 presso la Sala Barozzi dell’Istituto dei ciechi. Sul palco a ritirare il premio insieme a Fr Clemente Moriggi era presente anche il Prof. Giulio Cesare Maggi – Direttore Sanitario non-ché Presidente della Fondazione Fratelli di San Francesco D’Assisi Onlus. Fr Clemente Moriggi ha espresso per primo un ringraziamento a tutti i nostri volontari, a seguire ai collaboratori e a tutti gli enti e le istituzioni che ci supportano. Al termi-ne ha manifestato come sempre la sua vicinanza a tutti i poveri, quasi a voler ricordare le parole del Cardinale Scola, presente all’evento, che ha auspicato «una vita sociale buona» e «l’amici-zia civica», concludendo con: «Ricordo a me e a tutti che l’uomo cammina bene quando sa dove andare, ma dobbiamo rimanere in relazione e avere un rapporto buono con noi stessi, con gli altri e con Dio».

Il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, consegna il premio a Fr Clemente che ha voluto accanto a sé il professor Giulio Cesare Maggi, Direttore Sanitario e Presidente della Fondazione Fratelli di San Francesco D’Assisi Onlus.

Page 11: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

11

Da questo numero iniziamo una serie di approfondimenti dedicati ai servizi della Fondazione Fratelli San Francesco D’Assisi Onlus

Per saperne di più

IL POLIAMBULATORIO DI VIA BERTONI

Si tratta di un servizio che non limita il suo notevole impegno al quotidiano: grazie agli studi e alle ricerche che ne derivano, cui si dedica da più di una decina d’anni, ha portato il suo contributo in un importante convegno tenutosi in Bocconi

Presso la sede di via Bertoni 9 è attivo il servi-zio del Poliambulatorio diretto dal professor Giu-lio Cesare Maggi direttore Sanitario del Centro, nonché Presidente della Fondazione Fratelli San Francesco D’Assisi Onlus. Un servizio di grandissima eccellenza e, non solo perché tra i medici volontari, spiccano nomi di primari di grande fama ed esperienza, ma an-che per i numeri delle visite prestate: soltanto nel 2011 hanno toccato le 40.000.Ma non è tutto: i dati relativi agli studi e alle ri-cerche che si svolgono nel Poliambulatorio sono stati presentati all’Università Bocconi di Milano dal 21 al 23 Giugno 2012 nel corso della 4th Conference on Migrant and Ethnic Minority He-alth in Europe, e sono quindi stati oggetto di di-scussione, in quanto utile e valido monitoraggio delle condizioni sociali e sanitarie della popola-zione migrante. Come ha riferito il presidente del comitato orga-nizzatore, professor Carlo Maccheroni «Obietti-vo principale di questi tre giorni di lavori è con-frontare i risultati scientifi ci e sostenere le best practice per controbilanciare i possibili svantaggi dei migranti e dei cittadini stranieri in quanto a condizioni di salute e accesso ai servizi sanitari».

Una ricerca che abbracciapiù di 10 anni, protagonisti più di 40.000 soggettiIl contributo della Fondazione, presentato con il titolo “Outpatients’ department for migrants: experience of the medical centre of the Fonda-zione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus in Milan” è stato presentato dal professor Francesco

Caviezel. Uno studio che ha potuto rivelarsi di notevole interesse sia perché si tratta di un’osser-vazione ultradecennale sia per l’elevato numero di soggetti che ne sono protagonisti: 40.410 pa-zienti visitati e curati di un periodo che abbraccia dal 2000 al 31 dicembre 2011. Cifre che sono lo specchio della situazione reale e che consentono di verifi care il volume e la visione delle malattie che colpiscono i migranti.

Prezioserilevazioni statistiche«Dal punto di vista scientifi co si è potuto rileva-re come in un panel comprendente diverse etnie, alcune rilevazioni statistiche coincidano per fre-quenza con analoghe osservazioni sulla popo-lazione italiana e più generalmente europea, in particolare nel campo delle malattie metaboliche di larga diffusione (per esempio, Diabete Mellito tipo 2), nonché malattia ipertensiva e sue com-plicanze cardiovascolari» sottolinea il professor Caviezel. Un dato importante, perché mostra, in linea di principio, l’adozione di un impegno diagnostico e terapeutico analogo con quanto si tende ad adottare nel nostro Paese.Per altri tipi di patologia (malattie gastrointesti-nali, malattie cutanee, malattie infettive), i dati indicano invece un maggior divario tra la po-polazione italiana ed europea e popolazione migrante. «Queste informazioni» spiega il pro-fessor Maggi «evidenziano la necessità di un ulteriore approfondimento di studio», un’attività che nei programmi vedrà pienamente coinvolta la Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus.

Page 12: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

12

Il Poliambulatorio di via Bertoni 9 è aperto dal lunedì al venerdì.Gli orari: dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.00.

L’attività sanitaria del Poliambulatorio della Fondazione Fratelli di San France-sco d’Assisi Onlus è nata nel 2000, quando l’allora Assessore alle Politiche Sociali Girola-mo Sirchia, nell’ottica di riqualifi cazione dell’a-rea intorno alla Stazione Centrale, promuove l’avvio di interventi sanitari in una vecchia pa-lazzina nel cortile di via Bertoni 9. Nel 2002, grazie al contributo della Fondazione Cariplo, diventa possibile dare inizio alla ristrutturazio-ne della palazzina e il 31 gennaio del 2004 viene fi nalmente inaugurato il Poliambulatorio. Così oggi, dalle duemila visite mediche esegui-te nel 2004 si è arrivati alle 40.000 del 2011! Ad accedere al Poliambulatorio sono uten-ti sia stranieri sia italiani, per lo più an-ziani ed emarginati non in grado di sostenere il costo del ticket necessario per usu-fruire delle prestazioni specialistiche pubbliche. Le prestazioni richieste più frequentemente, fra le circa 30 erogate, sono quelle di medicina generale (in pratica i medici volontari del Po-

liambulatorio si sostituiscono al medico di base per un grande numero di immigrati che non possono approfi ttarne per una serie di barriere economiche, linguistiche…), seguite da quel-le di oculistica, odontoiatria e ginecologia. Il merito del livello elevatissimo delle specialità offerte non sta solo nella disponibilità offerta da medici e paramedici volontari che offrono il loro tempo e la loro professionalità, ma an-che nella collaborazione attiva di numerosi centri esterni che offrono la loro fondamentale competenza al nostro Centro. In più, grazie al Banco Farmaceutico, che periodicamente fornisce tutti i medicinali necessari, il Poliam-bulatorio della Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus può assi-curare a chi non può permettersi di acquistare le medicine di cui necessita per guarire dalla patologia di cui sono affetti o i salva-vita ca-paci di tenerla sotto controllo. Ma non basta: grazie all’accordo con la Asl di Milano il Po-liambulatorio potrà gestire i ricettari “rosa”.

Page 13: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

13

I ragazzi minori, seguono una lezione di lingua e cultura italiana

A volte è diffi cile andare a ripescare da dove è nata un’idea. Forse da una serie di bei voti in italiano presi a scuola. O da un raccon-to fatto con un’enfasi particolare. O semplice-mente dal fatto che spesso si sentono nominare i MINORI, ma la maggior parte di noi volontari non ha idea di chi sono, di che cosa fanno, dove stanno… Fatto sta che, verso fi ne luglio, poco prima che partissero per le vacanze (2 settimane in mon-tagna in val Seriana) li abbiamo radunati tutti in sala San Francesco e abbiamo fatto loro una proposta. «Che ne direste di scrivere di voi sul notiziario dei volontari?». Ovviamente la domanda non è stata fatta così a freddo. Si è cominciato, con una serie di esempi pratici, a parlare di quanto lo scrivere per se stessi possa essere di aiuto e conforto; di come ci costringa a chiarire i nostri pensieri; di come possa agire sul morale dato che, in un certo senso, ci offre la possibilità di sfogare tri-stezze, delusioni, arrabbiature; di come possa essere utile quando ci si propone un obiettivo o di esaminare bene tutti gli aspetti, pro e contro, di una situazione. A questo punto si è passati allo “scrivere per gli altri”. Su un giornale è spiegata la prima regola elementare (quella del Chi–Come–Quando–Dove–Perché), è stata lanciata la sfi da:«Ragazzi, vogliamo conoscervi e per questo vi invitiamo a scrivere di voi sul nostro notiziario. Appuntamento al vostro rientro dal-le vacanze: saremo qui ad attendervi per fare ancora qualche incontro sull’argomento. E, a chi pensa di partecipare a questo corso: per-ché non inizia a buttare giù qualche cosa che si sente di dover raccontare approfi ttando delle

giornate in montagna?».Pensavamo che l’incontro fosse fi nito qui, ma la conclusione è stata un’altra. Dionis, uno dei ragazzi della comunità, ha fatto una proposta: «Proviamo a dire a voce quello che vorremmo scrivere, così tanto per vedere se abbiamo ca-pito!?». Un po’ di bagarre dovuta alla timidez-za di essere il primo a parlare, poi sono uscite le prime voci. «Io vorrei parlare di chi mi vuole bene e di chi invece mi cerca solo quando ha bisogno». Io di quello che è stato fatto qui per me». «Io, invece penso che…»La sorpresa ora sarà vedere in quanti si ritro-veranno intorno al tavolo a settembre con il loro primo testo e con il desiderio di continuare questo breve corso per mettersi in condizione di scrivere su queste pagine dandoci così modo di… alzare il sipario sui minori della comunità dei Fratelli di san Francesco.

Minori

Che cosa può esserci di meglio che ascoltare le voci, dei nostriragazzi, i loro racconti, le esperienze vissute e quelle che stanno vivendo, i sogni, le gioie, i desideri, i programmi, le speranze...Ma anche le diffi coltà, le incomprensioni, le delusioni.

UN’IDEA PER CONOSCERLI MEGLIO

foto

di Fr

anc

o B

oss

i

Page 14: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

14

Un po’ di storia

LE NOSTRE RADICI

Siamo ormai alla fi ne ‘800 e... non c’è pace per i nostri frati!Nei loro confronti si riaccende l’accanimento. Eppure continuanoa prestare il loro impegno in favore dei poveri e dei rifi utati

A seguito della ricostituzione legale del 1854 i frati tornano a insediarsi in sant’Angelo, ma in spazi decisamente ristretti, non certo tali, per esempio, da supportare l’apertura del Semi-nario Filosofi co per le nuove vocazioni in cui la comunità ripone grandi speranze. E, ancora una volta, è grazie all’interessamento di due milanesi, il duca Lodovico Melzi d’Eril e il conte Giacomo Mellerio, che i problemi vengono superati: viene loro donato un appezzamento di terreno in cui diventa possibile costruire un edifi cio a tre piani, 10 camerette e 4 grandi stanze al piano terreno.

Tornano i tempi bui Ma non è ancora il momento della pace. Non trascorrono che poco più di 12 anni, quand’ecco che, con la Soppressione Italica del 30 maggio 1866, chiesa e convento vanno ancora una vol-ta perduti. Assegnati dallo Stato al Tribunale di Milano, la chiesa viene trasformata con i suoi an-nessi in stalla per i cavalli e il patrimonio artistico

viene interamente distrutto o trafugato. Chiude così i suoi giorni anche il Pio Consorzio della Ca-rità, che deve essere sciolto.

Nasce l’ordine dei frati minoriCon la bolla Felicitate quadam, Leone XIII, l’an-no seguente (1867) riunirà le diverse famiglie francescane in un unico ordine, quello dei Frati Minori. Instancabili e mai scoraggiati dalle op-pressioni e dalle vessazioni ben mirate di cui vengono fatti oggetto, i frati non si scoraggia-no. Continuano ad adoperarsi più che mai con un fi ne ben preciso: riuscire a ripristinare i loro conventi per poter tornare a mettere in atto al meglio e al passo con i tempi (in verità, la loro opera non fu mai interrotta nemmeno negli anni più bui) quelle opere sociali caritative, materia-li e spirituali ispirate all’insegnamento di Gesù: quello che farete a uno di questi piccoli, lo riterrò fatto a me stesso. Avevo fame e mi deste da man-giare. Avevo sete e…

UNA RIFLESSIONE

Ci deve essere un segreto per

riuscire a non fermarsi, a non

rassegnarsi, a non cedere mai.

Certo, l’obiettivo deve esse-

re forte. E condiviso. Ma non

basta. Afferma San Francesco

«Il Signore mi dette dei fratelli

perché vivessimo insieme secon-

do la forma del santo Vangelo».

Come dire: quello che conta e

fa la differenza è sapersi aprire

all’accoglienza, imparare a met-

tersi in relazione e a mettersi in

gioco con e in favore degli altri.

c.v.

Page 15: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

15

VUOI FARE IL VOLONTARIO?

Ecco come entrare nel pool della Associazione dei Volontari dei Fratelli di San Francesco

Colloquio di orientamento all’Associazione Volontariper appuntamento tel.0262545960

e-mail [email protected])

Partecipazione al corso base dedicato a tutti i nuovi volontari

(3 incontri)

Scelta del servizio più consono da parte dell’aspirante volontario

Inizio del servizio con un mese in affi ancamento

Colloquio di inserimento a fi ne percorso

A tutti i volontari è richiesta la conoscenza dello statutodella Associazione Volontari Fratelli di San Francesco, l’iscrizione

all’Associazione, il versamento della quota annualecomprensiva di assicurazione, la partecipazione alle riunioni

dei gruppi e alla formazione permanente

Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi OnlusVia Moscova, 9 - 20121 Milano - Tel. 02.6254591 - [email protected]

Come aiutarci: Conto Corrente Postale: 27431279Conto Corrente Bancario: Credito Artigiano Agenzia Milano Stelline

IT 08 Y 03512 01614 0000 0000 7463 - 5 X 1000: C.F. 97237140153

Associazione Fratelli di San Francesco d’AssisiP.zza Sant’Angelo, 9 - 20121 Milano - Tel. 02.6254591 - [email protected]

DIREZIONE: Via Moscova 9, 20121 Milano Tel. 02.6254591 - [email protected] EDITORIALE: T. Cesare Azimonti

Registrazione presso i l Tr ibunale di Milano n. 239 del 1 Giugno 2012REDAZIONE: Paolo Bonfanti , Ettore Buccianti , Celeste Vecchi, Giorgio Honorati , Clemente Moriggi, Vera

Grandi, Walter Nappa, Caterina VezzaniGRAFICA E IMPAGINAZIONE: Studio Pizzi STAMPA: Brain Print & Solutions s.r. l .

Per sostenere le iniziat ive: 5x1000 - C.F. 97237140153

L’ECO DELLA SOLIDARIETA’

Page 16: Eco della Solidarietà

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

16Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus - via della Moscova, 9 - 20121 Milano

contatti: tel.02.6254591 - [email protected] - www.fratellisanfrancesco.it

Conto Corrente Postale

27431279Filiale Sede Milano - StellineCorso Magenta, 59 - 20123 Milano

Intestato a:Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus

Via della Moscova, 9 . 20121 Milano

Bonifico Bancario - conto corrente IBANIT41C0521601614000000007463

CREDITO ARTIGIANO SPAC.F. 972371401535X1000

© F

oto

di F

abriz

io C

apso

ni

Insieme per aiutarei piu’ deboli

Tutti noi possiamo aiutarli offrendo loro pasti caldiogni giorno, nella nostra Casa di Solidarietà di

via Saponaro, 40 a Milano.

FRATELLI DI SAN FRANCESCO D’ASSISI Fondazione e Associazione - Onlus